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CENTRO STUDI P.A.N.I.S. poesia arte narrativa ideazione spettacolo e e v v i i c c e e v v e e r r s s a a Arte e Poesia C S P

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CENTRO STUDI P.A.N.I.S.

poesia arte narrativa ideazione spettacolo

ee vviicceevveerrssaa

Arte e Poesia

C S P

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ee vviicceevveerrssaa

A cura di Anna Rita Zara

Arte e Poesia

CENTRO STUDI P.A.N.I.S.

(poesia arte narrativa ideazione spettacolo)

C

C S P

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Copertina: Acquerello di Mirella Rosso Cappellini

Ex Libris: Acquerelli, oli su tela e tempere di Mirella Rosso Cappellini

Pag. 30 fotografia di Roberto di Pietro

Realizzazione grafica: Elisa Ghirardi

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Prefazione di Andrea Maia

Keats, che con Shelley e Byron forma la triade della seconda

generazione romantica inglese, conclude una celebre

composizione, Ode su un’urna greca, facendo trasmettere

dall’urna stessa un messaggio all’uomo:

“La bellezza è verità, la verità bellezza”, questo è tutto

ciò che voi sapete in terra, e tutto ciò che vi serve sapere.

La scelta del titolo dell’antologia poetica di PANIS 2008, “Il

bello, il vero… e viceversa” deriva – immagino – non solo

dalla tematica proposta dalla Fiera del Libro di Torino di

quest’anno, ma anche da questo celebre passo.

“Ancora una antologia poetica?” , domanderà qualcuno,

come quel mio conoscente che sostiene, da un punto di vista

pratico e concreto, l’inutilità della poesia. Ma talvolta - come

osserva Elias Canetti in un suo aforisma, le cose inutili

risultano poi le sole veramente indispensabili. Inutili, dal

punto di vista della funzione concreta, sono la Venere di

Botticelli, il Davide di Michelangelo, o l’Amleto, inutile il

Don Giovanni di Mozart; inutili i Canti di Leopardi o i I fiori

del male di Baudelaire. Ma se per un miracolo (infausto

miracolo) quelle opere non fossero mai esistite, quanto

sarebbe più povero il mondo degli umani! Senza Silvia ed

Ofelia, privo di Zerlina, senza albatri volanti su gorghi amari,

senza quel giovane eroe che s’avvia a sfidare il gigante, senza

la bellissima dea che nasce dal mare...

L’antologia realizzata dai poeti di Panis è formata dalle

creazioni di undici autori per un totale di 57 testi; ma non

possiamo dimenticare Mirella Rosso, poetessa del pennello,

che contribuisce al libro con lo splendido acquerello della

copertina e con altri dipinti che lo variano ed arricchiscono.

Le poesie sono tutte inedite, originali ed interessanti, ma non

posso naturalmente analizzarle tutte quante; sceglierò quindi

un testo per ciascun autore; il criterio di scelta non ha alla sua

origine un motivato giudizio critico, ma una impressione, un

“segno” derivato da uno spunto, un lampo, una immagine che

mi ha colpito o attirato e che trova istintiva consonanza nel

mio animo di lettore. Quanto all’ordine, che nel libro è

alfabetico, mi consentirete, per una volta, di seguirlo sì, ma a

ritroso, partendo dalla Z per risalire fino alla A. Consideratela

una licenza…critica.

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Pur apprezzando i notturni e la sensibilità musicale presente

in altri testi di Milena Zirafa, la mia preferenza va a Lindos,

luminoso omaggio al mondo mediterraneo e classico: dal

borgo (che si trova nell’isola di Rodi), con le sue candide

casette circonfuse di luce, lo sguardo sale ai resti della

maestosa Acropoli e l’anima ricupera come attuale il mitico

passato.

Anna Rita Zara, oltre a cantare con disteso affetto la nascita

di una nipotina, scrive un’amara ed irridente critica sugli

strumenti usati un tempo e su quelli oggi diffusi per

“costruire” una “bellezza clonata”, trattando così in modo

ironico il tema della Fiera del Libro.

Le poesie di Stefania Marello colpiscono per l’attenzione

umanitaria verso gli emarginati (un prigioniero, una badante)

che cerchiamo di dimenticare; ma il testo ove ho ritrovato un

mio sentimento – che non saprei esprimere con pari efficacia

– è Habitat condominiale; qui il recupero dell’idea di “casa”,

come rifugio e guscio protetto, anche all’interno di una

disumana metropoli, trova un’espressione suggestiva e

profonda.

Tra le esercitazioni di acrobatico sperimentalismo di

Lorenza Manfredi, mi ha colpito, per l’appassionata

adesione al tema e per il ricco e suggestivo “ritratto” che

viene delineato, l’omaggio al papa Giovanni Paolo II,

rievocato con partecipe sintonia nella sua gloria di sostenitore

di pace, giustizia e libertà, ma anche nel suo calvario.

Renzo Guerci offre all’antologia un esito del lungo studio e

del grande amore per l’opera di Dante, traendo spunto dalla

Vita Nova del poeta fiorentino; la poesia Il centro – tripartita

- presenta un io narrante che compie un mistico percorso per

foreste oscure alla ricerca della luce, arso dalla bruciante sete

di immortalità; dall’ermetismo che balena nei versi emerge

un vivido senso di mistero.

La lunga litania, ritmata e veloce, ora ansante ora limpida,

intitolata Cuore, con i suoi versi lunghi e movimentati,

continuamente oscillanti fra tragedia ed ironia, fra il pianto e

il riso e la paura e l’ira, offre un esempio convincente della

singolare quanto suggestiva originalità della voce poetica di

Elisa Ghirardi.

Dopo interventi di psicologia applicata alla cronaca, di

esortazione alla solitudine, riflessioni di amara arguzia su un

barcone “scopamare”, Roberto Di Pietro mi sorprende e

commuove con la ripresa dell’Albatro baudeleriano e con

l’immagine contrapposta (di pascoliana tenerezza) del

tremulo pulcino nascosto nelle stoppie (ma subito ritorna

all’ironia epigrammatica, tipica del suo poetare recente).

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Una poesia impostata sull’assenza di una figura femminile,

Lui pota, di Rina d’Alessandro, è caratterizzata da una

efficace semplicità: un uomo pota, e parla con una donna che

non c’è; il fatto che il motivo dell’assenza resti celato, suscita

la curiosità del lettore e circonda il quadro quotidiano di

un’atmosfera arcana e colma di mistero.

Di Edvige Cervellera ho trovato suggestiva Mattinata, in cui

una serie di quadretti contribuisce a definire l’atmosfera di un

mattino di settembre; profili di alberi, una donna che batte un

tappeto, un suono distante di campana, una coppia di

scriccioli bastano per offrire un senso di pace e di bellezza ad

una donna colpita dal dolore.

In Ardente passione Raffaella Carrisi Martini, con

l’intensità passionale che caratterizza i suoi testi, sogna il

ritorno dalle nebbie del Nord alla luminosa terra d’origine, la

Puglia, dove ancora vivono i miti classici (dove di notte

cantano le sirene), e in un assorto silenzio s’ode solo il

bisbigliare degli uccelli.

E siamo risaliti fino a Miriam Bonamico, di cui ho

apprezzato in particolare una critica pittorica in forma di

poesia: L’urlo di Munch. Il celebre dipinto rivive nei brevi

versi ritmati e in esso la poetessa scopre un significato

universale: la sofferenza dell’uomo che urla appartiene a tutti

gli uomini, che chiedono aiuto, ma non trovano risposta.

Ecco i nostri poeti ed i loro testi, nati dalla loro fantasia, dal

pensiero, dal cuore. Leggiamoli attentamente, godiamoci i

versi, e manifestiamo gratitudine a chi ogni giorno,

umilmente, senza sperare in vantaggi concreti, persiste nel

dedicarsi a conseguire, attraverso la parola, per citare

Ungaretti, la limpida meraviglia / di un delirante fermento,

per chi dimostra che esistono valori che vanno al di là della

semplice sopravvivenza, che ci sono nutrimenti che stanno

oltre il cibo materiale, che esiste un mondo interiore in cui

“la bellezza è verità, la verità bellezza”.

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MIRIAM BONAMICO

Miriam Bonamico ha compiuto gli studi al liceo classico

Andrea Doria di Genova. Laureata in giurisprudenza

coltiva, da sempre, una grande passione per la letteratura.

La sua predilezione per la poesia, espressione in cui trova

conforto e armonia, è un piacere personale che negli ultimi

anni condivide con gli amici dell’Associazione P.A.N.I.S.

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L'URLO DI MUNCH

Il tuo urlo

pover'uomo

si spande

in fasce colorate

e contorte.

L'arancio

il verde

il blu gelido

Forse un'alba

dopo una notte

insonne.

Il tuo tormento è di tutti

di tutti quelli che chiedono

aiuto.

E nessuno risponde.

Oslo, 2006

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UNA GOCCIA D'INFINITO

Non corre la luna

fra cirri e cumuli

in questo cielo

di pianura.

Né il sole appare lucente.

Nessun messaggio

dal piatto cielo grigio.

Sul mare, invece, i cieli

mutano, parlano,

i colori incantano.

E la luna corre limpida

fra riccioli di nubi.

Tutto un mondo

in quel cielo di stelle occhieggianti.

Un linguaggio segreto

fra cielo e terra.

Son qui, Signore, a braccia aperte,

chiusi gli occhi, proteso il viso

nel buio d'una notte stellata,

son qui, in attesa d'una goccia

d'Infinito.

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C'E' UNA CASA

C' è una casa

per te

nel mio cuore.

Abitala

per dormire,

per sognare,

per amarmi.

Se esci

aspetterò

e quando tornerai

accosterò i lembi.

LA LUNA ESTIVA

La luna estiva

della prima sera

è così grande e gialla

così vicina e bella.

Oh, luna, non muoverti,

non fare il tuo corso.

Tu, sola resta.

Si spengano le luci

tutte.

Tu, sola,

ed io ,sola,

ti guardo.

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NUVOLE OBLUNGHE

Nuvole oblunghe

appese

nel cielo baltico.

Dolce è navigare

sull'onda breve.

Forse la pace sognata

è in questo arcipelago.

Ma quale sarà

l'isola perfetta

lo scoglio prediletto

nel cui mare gettare

l'ancora della mia vita?

Stoccolma, 2007

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RAFFAELLA CARRISI MARTINI

Di origine pugliese, giovanissima si trasferì a Zoldo Alto,

presso Belluno, e successivamente a Torino, dove risiede

tuttora.Membro di varie istituzioni nazionali e straniere, ha

ricevuto importanti premi nazionali e internazionali e titoli

onorifici per la sua opera di poetessa e di scrittrice. Con le

sue opere e con la sua attività di giornalista è presente in

Inghilterra, in Francia, in U.S.A, Svizzera, Spagna, Turchia,

Argentina, Cina; Santo Domingo, Grecia e altrove.

Le è stata conferita la medaglia d’oro per l’opera svolta per

l’umanità, per il Premio V. Hugo, per le Città di Vienna e di

Torino, per il Premio Athena; anche l’Istituto Europeo della

Cultura Popolare Ambientale e l’Accademia Mediterranea

l’hanno insignita di medaglia d’oro.

Le sono stati conferiti i seguenti titoli onorifici:

1977- Cavaliere Ordine Cavalleresco La Rosa Dei Valori-

Duca d’Aosta- Torino; 1982- Senatrice delle Scienze

Letterarie- Firenze; 1982- Senatrice per le Lettere

dell’Accademia delle Scienze di Roma; 1983- Oscar del

Golfo di Napoli dal Senato Accademico S.Marco 1983-

Commendatore delle lettere Orden In.Le. De Guliermo I,

Spagna; 1983- Laurea H.S. in Sociologia e Psicologia,

Londra 1983- Laurea H.S.Humanistir Disciplines Univ.

Popolare, Ischia (NA); 1988- Ambasciatrice d’Italia per la

Comunità Europea Li.S.S.P.A.R.E., CEI, Brindisi 1988-

Membro onorario Comunità Europea dei Giornalisti, Roma;

1988- Corporations- H.S. Doctor in Letras Ist. Universale of

Humanistic, U.S.A.1997- Premio Della Cultura dalla

Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma

Opere Edite:

1981- GRANELLI DI SABBIA, poesie, ed. Opinioni Libere ,

Torino. 1981- UNA VITA, poesie, ed. CIAC, Roma.

1986- RICERCA DELLA POESIA POPOLARE DAL 400 AI

NOSTRI GIORNI sulla rivista Arte Pensiero, Firenze.

1988- IL BORGO DEI SILENZI, poesie, ed. Seledizioni,

Bologna. 1989- FRAMMENTI DI VITA, poesie, ed. Nuovi

Autori, Milano. 1989- TRA LE VERDI ANTENNE, ed.

Gabrieli, poesie, Roma. 1990- AMANDO LE TEMPESTE AL

TRAMONTO, poesie, ed. Il Grappolo, Salerno.

1991- DIARIO DI GUERRA INGIALLITO Narrativa,

premiato dal Cons. Dei Ministri, Taranto. 1991- LA

POTENZA DEL DOLORE, poesie, ed. Lorenzo, Torino.

2005- CADONO LE FOGLIE, poesie, ed. Gabrieli, Roma

2006- IL SEGRETO DI UN ALPINO, narrativa, ed Nero Su

Bianco, Belluno. 2006- IL MISTERO DEL CASTELLO

INCANTATO.

Opere inedite: LE PAURE DI IERI E DI DOMANI -

DOVE I SUONI S’ANNULLANO

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DIALOGANDO CON LA LUNA

Anima mia,

parla, chiedi alla luna.

Fermati ora,

rammenta la pineta nera.

lo sguardo è annebbiato

con tanti rimorsi ricordati.

Il mio io s’è spento quella sera

senza poter coronare

il desiderio d’amare.

La luna illumina il muschio

coperto di rugiada, pare sia scesa

dal dirupo di questa montagna.

Sott’al fogher

vi sono due tizzoni accesi,

la fiamma illumina le pareti gelide

che sostano fra queste quattro mura.

la notte nutre l’alba,

l’Aurora si veste di viola,

cresce e fiorisce

come quella lontana primavera:

chiederò alla luna se rammenta ciò

che sgorgò dall’animo, nella sonora Valle

del cuore, a palpitare, ad assumere calore,

impulso, sino a germinare l’Amore.

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CANTO VELATO… DI MALINCONIA

Non so come o perché

la mente

non trova riposo:

non riesce a inforcare

il sentiero, per valicare

il sentiero dell’amore.

Anima mia,

sollecita il passo,

non curarti delle ombre spettrali

che si proiettano

nel tuo cammino.

Fra i silenzi della sera

i sogni danzano come fantasmi,

quelle ombre

t’inseguono,

affiorano

come a volerti insegnare

quali sono o chi sono

quei bagliori filtrati

fra la nebbia

dove sembrano fuochi accesi

invece è il fumo delle ceneri

di quei fantasmi.

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ARDENTE PASSIONE

Tornare

dove di notte cantano le sirene,

solo la luna ne è testimone.

Tornare…

per quelle vie polverose, semivuote,

s’ode solo il bisbigliare degli uccelli.

E’ forse la strada dei sogni?

in un crescendo di nubi

tutto s’infrange,

scrivere si vorrebbe quella trama.

Passione ardente,

l’animo brucia come la cerulea gemma

colpita dal gelo.

La nebbia

si strofina sulle panchine scivolose

sostando a lungo sulla scena,

è una storia vissuta, accaduta

in una morbida notte d’agosto.

Avremo ancora tempo per tornare,

per dare l’ultimo addio

alla terra del cuore?

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AURORA… RITROVATA

Perché meravigliosa aurora

quest’incertezza di proseguire

in questo giorno. Forse…

mi restano pochi giorni!

per desiderare di

raggiungere

la Vetta?

Sono come pianta

arsa nel deserto.

Perché ostruire

il presente?

Non morire,

splendida

Aurora!

scalda la terra

di quest’aiola.

Resta, se vuoi com’io

lo voglio in

questo giorno.

Il sole sta per tramontare,

resterà solo questo mio dolore

nutrendomi del profumo delle viole.

Fra questi petali appassiti, cosa può

sussistere in me di speranza di vita,

se manca il tuo splendore.

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E’ UN’ALBA DI GELO

In quest’alba di gelo

vegeta il pensiero:

incute solo tristezza,

non lascia nutrirsi

dal nettare dell’amore.

Resta solo, e poi solo,

la solitudine e il silenzio.

In quest’alba

l’ombra mia vacilla, vorrebbe parlare,

alzare la voce, ma è tanto roca.

E’ un’alba nebulosa,

il freddo è terrificante,

penetra le ossa;

il vuoto divora l’anima, l’annienta.

Il cielo è ovattato di silenzio

un silenzio profondo.

La valle è imbiancata,

come fare per trovare la strada?

Perché il sole s’attarda!...

resta la via smarrita, senza comprendere

che ti toglie la vita.

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EDVIGE CERVELLERA

Le sue poesie ed i suoi racconti si nutrono dell’amore per la

natura e degli studi classici: ora sospesi tra sogno e realtà

ora nel ricordo della terra d’origine, essi esaltano i valori

della maternità e della natura con una costante ricerca

dell’essenziale.

Vive la poesia come momento unico e irripetibile, in cui è

possibile sciogliere i nodi interiori, le lacerazioni o le

carezze degli abissi e delle estasi dell’animo.

I suoi racconti sono stati inseriti nel periodico

CONTROLUCE di Chianciano ed ha partecipato alle

raccolte antologiche del Centro Studi P.A.N.I.S., di

ARTECULTURA di Milano e dell’Associazione di Firenze

A.C.S.I.

Dei premi ricevuti segnala PROMETHEUS di Massa

Marina e vari diplomi del PREMIO DI NARRATIVA E

POESIA di Rivoli.

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SHAKESPEARIANAMENTE

Vieni, mio caro,

uomo più di qualunque altro,

apriamo la finestra,

che la tua fronte si arrossi del tramonto.

A me le guance, pallide

per così lungo lacrimar d’amore,

Ascolta:

giungono a noi orme di suoni antichi,

canta l’usignolo con voce pura,

leggero e mesto di smemorati voli.

Leggeri i tuoi pensieri,

uccelli piumati

vestiti di colore verde-azzurro

nella sera che già l’autunno accende.

Tienmi per mano: vorrai?

Ti condurrò fuori dal tuo nuraghe

e opalescenti e tersi,

e fatti noi stessi nuvole,

alle nuvole ruberemo

la fonte arcana

del loro facile pianto.

Mostrami ora la stella

che in una notte tranquilla ci guardava,

quando senza domande si scialava il tempo,

e le pupille

fissavano insieme la stessa eternità.

Vedi? è sempre lì, lei:

ferma, immutata, solamente nostra.

Con la punta dell’indice,

ricordi?

una ciocca bagnata di mare

a me scostavi lungo il viso

quella strana notte.

Strana carezza! e,

lieve mantello sopra la mia pelle,

piovevano i tuoi lunghi sguardi,

verdi

di quella strana luna che smagava.

Scrollami ora dalle spalle

l’immane peso della tua leggerezza:

nell’angolo io deporrò i rimbrotti

e poi, sbocconcellati e triti,

per questa notte

fingeremo di amarci come allora.

20

PENSIERO CONFUSO

Tu

il mio universo

le cime gli abissi

e la fatica di tenerti dietro.

Tu

insaziato magnete

scandagli i miei pensieri

i miei orizzonti chiudi

non oltre la tua ombra al mezzogiorno.

Apriti Sesamo

Sesamo no, non aprirti

e che a nessuno venga mai in mente

di avvicinarsi a me con altra chiave.

Mi si lasci dondolare sospesa

a fissare negli occhi

la mia povera certezza di funambola.

ARKE’

Nel porto di dimena la goletta

da un molo all’altro

ad occhi chiusi la respinge l’onda.

Ancorarsi non può

né uscire dai bracci

ad affrontarlo decisa

il nemico che fuori sa aspettare.

La goletta… l’abbraccio del mare

la sera che discende

il ritorno alla Madre

l’urlo che taglia la tenebra

e il petto squarciato

e la ferita del cielo…

Sarà poi il silenzio

a ricomporre il fumo delle cose:

l’urlo hai strozzato,

il petto ha sempre il suo respiro,

il cielo è invulnerabile.

E la Madre

cercala alle spalle della luna.

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TI CERCHERO’

Ti cercherò

come il viandante sfinito la taverna,

il pescatore all’alba il faro nella nebbia,

la donnetta nella casa la sua dracma perduta.

Ti cercherò

lontano dalle mie abitudini

e dalle mie certezze,

fuori dai binari ben noti

e dai codici impressi a fuoco,

fuori dalle mille tavole della Legge

e dai costumi smessi dell’uomo.

Ti cercherò

dove il canto di cieche nebbie

sospinge verso il vuoto

e il sentiero s’inerpica sdrucciolevole

e il respiro si fa affanno,

e non c’è alcuno,

proprio non c’è alcuno

cui rivolger la parola

e che ridica poi la tua storia e la tua fine.

E in quel deserto, trasmutata

in essenziale crosta di lichene,

incontrerò redenta il mio Signore.

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MATTINATA

Trapassa le ossa

questa ferma aria esangue

di mezzo settembre

che felpa i rumori

dilava i pensieri.

Nel cortile alberi immoti

come acquerellati

al balcone una donna

stancamente batte tappeti.

Rallenta il passo l’ora

nel tardo mattino

la campana lontana

sminuzza dilata i rintocchi.

Vien sulla soglia

lo scricciolo a visitarmi

la compagna

d’un frullo gli è accanto.

I sensi impazziti di pace

melagrana matura

il cuore frantumato di bellezza

su questa mia sedia a rotelle.

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RINA D’ALESSANDRO

Vive a Torino, dipinge e scrive da molti anni: è autrice di

poesie, di racconti, saggi e recensioni d’arte.

Collabora a riviste letterarie. Ha fatto parte di giurie di

premi di poesia. Per la sua attività ha ricevuto premi e

riconoscimenti.

24

PIAZZA

Amorosa luce di giugno è questa piazza.

Un polline trasvola sulla mano:

è sfiorare di te, quasi ala d’uccello.

Lo spazio saturo di vita, già insieme solcata

evocata da voci presenti

sul fiato soave di tiglio.

Sento la misura colma

infinita e breve l’eternità che bevo

l’attimo vergine

e ancora ancora

l’insaziabile ancora

che morde l’impulso di narrare

per non perdersi.

L’ASSISTENTE

Ogni tanto s’attorcigliava nei tuoi occhi

un cielo disperato

eppure era impetuoso il tuo ridere

o il sorridere di piccole vene azzurre alla tempia

per la condivisione d’un sollievo.

Andavi svelta tra i letti

ti muovevi attenta

il camice spandeva un chiarore puro.

Inquieta disponibile

un tampone sull’anima ferita.

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A GIULIA

Tu, voce viva d’uccello.

Scivolano ciliege e mele verdi nei canali dell’aria.

Gioia repentina dentro mi ride

fugge come pesce inseguito.

Ai tuoi suoni

cose annuvolate si sollevano in luci di latte

colori irradiano gli angoli

la muta dei dolori si disperde.

S’avvolge l’anima attorno a te

nel benessere vitale.

PASCOLANDO

Intorno a te sto pascolando

al sole.

Lembi di te vagano in trasparenze alterne;

aperta

sparsa per raggiungerli,

sento il respiro, carezze

sento voci, che non so più se mie

o calde del tuo corpo.

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PAUSA

Intima pace

rarefatta aria di montagna.

Respirare calmo.

Racconto forse

ascoltato con l’anima

senza domande.

Caduto il vento

le sue percosse.

Poesia baluginare

in brandelli.

Sparire con la grazia di una nuvola.

Camminare

senza stirare il viso per evitare lacrime.

LUI POTA

Lui pota la vigna

e intanto parla:

parla con lei

ma senza lei davanti.

Vagamente ascolta uccelli

sente l’odore della terra che si apre.

La luce, aureolata di brume

lo accarezza.

Il gusto più segreto della pianta

quello più nascosto della donna

nel cuore si confondono.

Si aprono radici in un ventaglio

dentro il respiro.

Lui pota la vigna e intanto parla.

27

NATURA OFFESA

L’angolo più bello della spiaggia

ancora verde d’alberi antichi e fiori

percorso da stradine innamorate

ecco viene inumato nel moderno:

sarà un prezioso porticciolo, corredato.

Serrato tra adunchi bracci di moli

diviso fra parcheggi, aiuole, alberetti inamidati

centro benessere, centro shopping, mini market

boutiques, minigolf, minibill, miniball.

E nell’angolo in fondo così, tanto per evocare,

una spiaggetta di sabbia riportata.

Infierisce avido l’uomo

che tira penne alla viva natura.

In riva al mare puoi guardare solo il mare.

28

ROBERTO DI PIETRO

“Dopo il recente volume, Come versi, murici, secondo (dopo

Come conchiglie, liriche) e massiccio pannello relativo a un

individuabile progetto di scrittura di ampio respiro e peso

nell’ambito della poesia contemporanea, alcune nuove

pagine mostrano già ulteriori articolazioni in una poetica tra

le più sismiche, polivalenti e affilate del nostro tempo: essa

affronta la 'insoddisfacente ragione' e se ne intride per

vivisezionarla fra le sponde di un'ironia spesso drammatica,

sempre rovente, che in ogni caso non rinuncia al lirismo e

non teme il peso del concetto di 'divenire' il quale, peraltro,

sta alla base dell'umano significarsi come sta alla base della

poesia. E quella di Roberto Di Pietro tocca vertici di

inusitato e imprevedibile dinamismo formale, contenutistico,

e - non in ultima istanza - fonico, dando voce a un 'teatro del

pensiero' capace di trasformare la strofa in una oltremodo

allarmante e insieme disarmante lanterna magica della

psiche e della parola."

(da: Agenda Arte e Pensiero/Labirinto Catottrico, Ed.

Helicon, Arezzo, 2008)

29

Si dovrebbe essere fieri di ciò che non si è fatto.

Ma è una fierezza che resta da inventare.

(E. M. Cioran)

Si lascia in pace

chi ha appiccato l’incendio,

e si punisce chi ne dà l’allarme.

(Nicolas de Chamfort)

“SEI BELLISSIMA…” (Epigramma)

(Moraleggiando intorno ad un misfatto,

un altro, che fa cronaca del giorno)

Ti bisbigliò all’orecchio “Sei bellissima…”

(lusinga troppo dolce?...troppo ardita?...)

e tu, sincera, in lacrime, corresti

a fucilare un altro di quei molti

che colpe ne hanno poche, e vanno al muro.

“Ma va scusaaata!” – incalza un telegenico

psicologo, l’oracolo di turno –

“E’ questo il buon consiglio che vi porgo

da bravo padre, saggio e comprensiiivo…”

E tu?...vuoi quel perdono?... Ma è veleno!

T’arresta il cuore mentre già lo invita

a discolparsi e, senza un buon tremore,

finanche a replicare… oh un peccatuccio:

la morte ti dà in premio, t’assassina

con un sol bacio in fronte!… quell’ amico.

Consiglio c’è, per un miglior domani.

Se onesta sei e vorrai che ti si creda,

fa’ che tu più non copra a suon di pianti,

sussulti e gridi ingenui, una menzogna:

per i teatri osceni – e, o Dio, perfetti…-

sui giusti afflitti calano i sipari.

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E' la Liguria una terra leggiadra...

(V. Cardarelli)

Prese Iddio un musico mare!

e lo spinse a sospirare

contro ciottoli d'argento…

(Angiolo Silvio Novaro)

B A N D I E R E B L U (e “lavori subacquei”)

E p i g r a m m a

Riviera solatia, dolce paese

cui regnaron sagaci condottieri

d'aviti ostelli, che quel tuo Stellone

di zaffìri e diamanti l'ingemmaron --

e di smalti oggidì se l'inazzurrano.

Ma fosca è l'aria; e c'è una luna (piena, ah...

ìnvida? o schietta?...) che dall'alto addita

il ventre (giallo) di un barcone in rada;

“Mitilus” l'han chiamato, e cozza sembra!

sospinta a galla poi che andata a male.

“Dragaggi/Scopamare”: in blu, sbandiera

da prua a poppa. E...che farà? Che ausculti unnn...

paio di vasi?... di Eufronio?... il Ceramografo?...

Crateri arcani – che, modestamente,

son detti appena “lavori subacquei”.

31

La vita di società ha questo di buffo:

che ognuno crede di recitarvi la parte principale.

(Ennio Flaiano)

I.

NARCISISMO… FRUSTRATO (Epigramma)

Non esserci: supremo

gesto di narcisismo?

Parrebbe: indegno è scegliersi un’eclissi

negando il beneficio di uno specchio

a quei presenzialisti

che lo aspettano.

II.

ALLEGRA PARVENZA (impoetica postilla)

Di contro a una magnifica incoscienza

del triste isolamento nel sociale,

sarà immorale assumere un’allegra

parvenza di felice solitudine?

***

Canzone, io credo che saranno radi/ color che tua ragione

intendan bene/ tanto la parli faticosa e forte…(Dante, Conv.)

LA SPADA E IL FODERO (letterina destinata al mittente)

Carissima Ironia,

lo scotto che ti pago è giusta ammenda

quando tu mi tradisci: come spada,

trafiggi tuo malgrado chi t’affida

nuda pur sempre ai troppi che suppongono

un’arma sempre priva del suo fodero.

32

Mai come nel dolore l’uomo percepisce

la falsità delle parole di conforto

dette in modo estrinseco,

senza autentica partecipazione.

(Gianfranco Ravasi)

Mi lanci addosso truppe sempre fresche!

Quando la finirai, tu, di spiarmi?

Mi lascerai inghiottire la saliva?

(Giobbe – 7,19)

NEL MONDO DELLE OMBRE

(o: voyeurismo edificante)

Cultura capillare? Non si scappa!

Eccoci accalappiati: qui anche noi

nei corridoi di un carcere, irretiti

da un’agenzia fra mille che, animate

dai viscerali moti filantropici

di un umanitarismo a tutto campo,

programmano nel mondo delle ombre

“tours del sorriso” o “visite cordiali” –

come quest’altra, tesa a comprovare

che gli anaconda in gabbia a San Vittore,

se vai a trovarli, sono più felici

di quelli a zonzo per il Mato Grosso.

*

C’è un vecchio; è gobbo, magro. Oltre le sbarre

mi sfida mentre passo. Quasi un Cristo

sorpreso nel Getsèmani in ginocchio,

sembra volermi urlare: “Almeno tu…

sta’ sveglio!... Forse tu saprai pregarlo

quel Padre nostro che da un pezzo ormai

non mi saluta più! Non vuol saperne…

perché s’aspetterebbe – te l’immagini?...—

ch’io qui me li baciassi, addirittura,

quei luridi guardiani! Che mi stanno

sul collo da una vita! Che mi schifano

come sti…amici buoooni! Come teee…”

33

Ecco imbrunir la notte, e farsi scura

la gran faccia del ciel ch’era sì bella,

e la dolcezza in cor farsi paura...

(G Leopardi – Appressamento della Morte)

E disse: “Il temporal foco e l'eterno

veduto hai, figlio; e sei venuto in parte

dove io per me più oltre non discerno.”

(Dante, Purgatorio XXVII)

E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce…

(Giovanni 3, 19)

Pigionanti della casa,

pensieri di una mente inaridita

in un’arida stagione.

(T. S. Eliot – Gerontion)

PER UN PASSEGGIO

Vecchiette mie, antiche

consunte ciabatte,

dagli anni vostri e dai miei deformate,

amiche ancora con me?...che a tastoni

vi cerco in sonno dal ciglio del letto?

Siete un impegno che giace e non dorme,

una ragione che a notte non posa,

ritorna, bussa: “Su, sveglia!”, ripete,

“Andiamo! Alziamoci insieme!... A trovare

per le vie oscure di casa il buon lume…

che spento sembra?... Dall’ombra inghiottito,

ma è là che aspetta…vacilla, e non cede:

fedele anch’esso, ti vuol rammentare

come sia caro quel certo che assiste

quanto più infermo è il sol piede che resta

per un passeggio

nel buio

quando è sera.

34

…ora sai che non può nascere l’aquila

dal topo.

(E. Montale – Satura)

…semblable au prince des nuées…

A TE…

A QUEL POETA CHE NON SONO

O grand’alato, che ti libri e spazi

oltre ogni altura, in quei siderei venti

ove il respiro indomito s’incontra

con le sepolte rinvenute tracce

di un palpito superno nell’umano!

Unirmi, ah se vorrei, al tuo spiegato

volarcantando che lassù scolora

senza un affanno i cori delle stelle:

con te, o Piumato! che, alitando appena,

disperdi le bufere, e le svergogni.

Io, pigolante tremulo pulcino,

scivolo rasoterra… ad ogni soffio

nascondo il corpicino fra le stoppie:

sai, temo troppo che un viandante incauto

mi scambi per un àlbatro ferito.

35

ELISA GHIRARDI

Elisa Ghirardi vive in provincia di Torino.

I suoi versi incontrano l’inestinguibile stupore dell’essere e

s’intrecciano al disincanto, al dolore: luoghi inevitabilmente

percorsi ma, soprattutto, dimensioni reali che sanno di poter

essere riscattate dal segno profondo e luminoso della poesia.

Ha pubblicato versi in alcune sillogi contemporanee.

36

LUCE SO DI TE

Luce so di te calmi movimenti,

le parole d’acqua nei tocchi lenti

del sole, quanto il mare d’alabastro

attira e riflette stranamente

negli abissi del cuore.

So quando tregue stupite

sottovoce attanagliano gli occhi

e l’allegria dorata, incandescente

e distratta tocca l’anima piano

il cielo mio coloratissimo, sbadato.

So di te, Luce, l’armonia sfrontata,

intrappolata in schermaglie di sogni

e i bagliori ombrosi, ridenti

come stupide stelle un attimo

un solo attimo, silenziosamente.

37

GELIDE LE CHIAMIAMO STELLE

si distribuiscono uniformemente

su argentee braccia di platani

e brillano replicandosi in voci

ghiacciate, s'attardano inquiete

in lenti vapori di luci: gelide,

le chiamiamo stelle

s'intravedono in certi lievi

riflessi di lenti a contatto

in un'assenza estemporanea

del cielo consueto: si allineano

vaghe tra rughe d'aria, tossiscono

le osserviamo con l'inquietudine

che un pericolo meraviglioso

improvviso si addensi, non è qui

è già stato, vive nel sogno che

sogna in prima fila e s'addormenta

tutte le parole del mondo, neanche

una dimenticata, ammiccano

con noncurante approssimazione

in guisa di astri sorprendenti:

e freddo si risveglia il silenzio

in quelle che - gelide - chiamiamo stelle

38

LET IT SNOW

lascia che nevichi

che tutto il ciarpame

del terrestre affollarsi

incantevolmente fiorisca

nei cristalli turbinanti

nei silenzi d'ovattante

ripensarsi

lascia una sera trasparire

in tramontana un soffio,

lasciati smarrire

tradire l'assedio notturno

sognando e ripetendo

la lentezza della neve

pazza, inconsistente, lieve

lascia che nevichi

nei chiaroscuri anteriori

e soprattutto qui

tra le balze del sonno

cadenzando il ripetuto

estinguersi del tempo

lascia che sia

un pianto, una dolcezza

imprecisa e improvvisa

il solo rumore di neve

che cade, ricade

incessantemente

sino a terra esalando

un ultimo respiro breve

39

CUORE

cuore senza ascensore

tra un graffio di parole e un silenzio indiscreto

cuore da confinare nelle notti senza una prevista fine

nei giorni che il grigio incatena ad un letargo strano

cuore come un cioccolatino sopra un termosifone

cuore sfogliato come un libro letto e riletto

sempre nuovo e sempre dimenticato

cuore senza paracadute, centometrista della

spensieratezza

cuore rischiarato da lune d'arancio,

cuore, cuore stanco

cuore navigante, esploratore di stelle non catalogate

cuore sul montacarichi - preferirei salire -

cuore in insalata condito con baci a cascata

cuore infrangibile e catarinfrangente

cuore silente -

cuore addomesticato, cuore che corri a perdifiato

cuore senza coscienza, cuore a galassia avvolto sul

tuo batticuore

cuore dai sospiri lenti, troppo impaziente

cuore invisibile respiro dai battiti fiamma

cuore spericolato speleologo di sogni

cuore introverso ripiegato e addormentato

cuore minuscola lucciola, cuore di stagnola nella

favola del mago

cuore legato con lo spago, cuore di leonessa,

cuore trasparente

cuore di principessa, cuore alla catena di montaggio

cuore mio imprevedibile ingranaggio

cuore, cuore nelle rose di maggio, cuore pellegrino

cuore sulle scale della torre, cuore in caduta libera,

cuore in virata

cuore dolce come marmellata

cuore amaro come un caffè ristretto e non zuccherato

cuore che rimbalzi impertinente sul selciato, cuore di

gomma

cuore d'acciaio più duro d'un marmoreo sospetto

cuore dal silenzioso andirivieni di lancette, cuore

cuore senza rete di protezione

cuore che ti risvegli senza convinzione, cuore igloo

senza porta d'entrata

40

cuore affacciato sulla soglia d'una domanda

disperata

cuore, cuore che non mente, cuore assiderato,

cuore vigile e attento,

cuore come foglia al vento,

cuore quarta dimensione: quella immateriale della

luce e della notte senza fine apparente

cuore altalena, pulsazione di follia

e invisibile

funambolica

ragione

CILIEGI

S’inclina al passo lento una luce

strati d’un tiepido tempo

betulle rivoli foglie

rovi sole rovi tra le macchie.

Rincorre silenzi chiari

l'abilità dell'usignolo

vento fragile tra l'erica e la felce

intensamente nuvole

alberi di silenzio

affreschi lacerati nel tramonto.

Soffiano petali scendono un sorriso

intorno al mormorio serale

volano pezzi d'anima

nudi colori a velo:

cado tra l'erba e l'ape deliziosa

gli occhi nel cielo intenti

vento

nei veli bianchi sui ciliegi.

41

RENZO GUERCI

Renzo Guerci è nato ad Alessandria e dal 1970 risiede a

Torino ove svolge attività di consulente ed operatore

culturale.

Fondatore e presidente dell’Associazione Studi Danteschi e

Tradizionali e direttore della Rassegna di studi danteschi

“Sotto il Velame” edita a cura dell’Associazione con Il

Leone Verde ed. di Torino.

Membro del Consiglio Direttivo del Centro Studi PANIS di

Torino.

Autore di opere di poesia, narrativa e saggistica, con alcune

delle quali ha conseguito premi e riconoscimenti.

Ha pubblicato: la raccolta di poesie “L’uomo che è in me”

(ed. Firenze Libri, Firenze 1988); il romanzo allegorico “La

città” (ed. Era – Il Leone Verde, Torino 2000); alcuni

racconti nell’antologia “Novilunio” (ed. Era – Il Leone

Verde, Torino 2000); la raccolta di poesie “Nostra meta

costante” (Edizioni Penna d’Autore, Torino 2007).

42

IL CENTRO

Ond’io cominciai a parlare così con esso:

“Segnore della nobilitate e perché piangi tu?” E quelli

mi dicea queste parole: “ Ego tamquam centrum

circoli, cui simili modo se habent circumferentie

partes; tu autem non sic”.

(Dante – Vita Nova – XII, 19-23)

I.

Camminavo. La notte

era uno stanco ribollire

di vetuste domande .

Il sentiero nel buio

dipanava un filo inesauribile.

Ero un cespuglio ansante

perduto in mare d'erbe,

oscura linfa, germe

ignaro delle foglie.

Ancora in alto, lontano,

si librava consapevole luce.

Ma Tu eri già in attesa

al limitare del cammino.

43

II.

Tu fai sbocciare rose di misteri

sopra il cammino evanescente

delle nostre scientifiche certezze.

Il fragore possente

dei Tuoi imperscrutabili silenzi

dominava la voce inconcludente

dei miei giorni assopiti.

Hai scavato solchi di fiamma

tra le zolle dei miei dubbi fecondi

44

III.

E' questo rotolare sul domani

che ci sprofonda nella nebbia,

il lento persistente sgretolarsi

dei giorni e delle ore,

percezione del tempo che rimane,

sconosciuto ed ambito

per un progetto smisurato,

troppo grande per esser contenuto

nell'intervallo di una vita.

Così perdiamo nella corsa

la voce dell'Essere:

assetati di immortalità,

dimentichiamo l'eternità.

45

LORENZA MANFREDI

Lorenza Manfredi. Perenne interesse artistico-culturale,

fiorito nel segno della pittura, della scrittura.

La poesia: il mio canto, il mio sogno.

46

IL BELLO, IL VERO E VICEVERSA

passo di danza

la

paròla, òcchio del dire, bocca del fare,

il bèllo, il vero…

traghetto di vita, tocco di memòria

profumo

.

buòno

dove

sèi

?

danzo sui tetti, miro le stelle, canto l’avvenire

talora

nascosto

fra

solstizi, equinòzi, le pièghe del dolore, del libro, del tram, del pil

.

ècco

il bèllo, il vero, il buòno,

il buòno, il vero, il bèllo

io

buòno

il

re

!?!?!?

il bèllo, il vero, il buòno

asta del giorno

grazia del respiro

icòna

47

°

PAESAGGIO

° ° °

dubbi certezze pesi miopie memorie ambiguità glòrie misèrie

trapuntano

il paesaggio del cuòre

°

°

onde curve piani cime spigoli stille tetti rèsti squilli

trapuntano

il paesaggio di natura

°

anthropos

tu

grande-piccola sintesi universale

èco dei giorni

tocco della campana

maèstro di speranza

vai

!

fuòri-dentro

la sapida pèlle

lo

sguardo incantato

°

canta

il

paesaggio visibile-invisibile

la

zòlla imponènte

la

stella regale

il

vènto fiato di luce

. . .

48

NASCITA

Dove come quando nasci, univèrso? Soffio di matèria

viva, il tuo fiato.

tu

?

Ghiotto di piaceri, spii pròvi deliberi gèsti atti discipline.

Cònscio – incònscio, lì, nel giorno che va. Lusso di natura,

figlio dell’ideale e del travaglio, giuòchi il presente, tasti

l’avvenire, nell’urna del tèmpo – spazio issato come un dio.

Unto di giòie e dolori, il segreto succhi d’ogni vivente, potere

delizia follia. Folle – savio come il tast. Atto di sostanza, il

còrpo. Fonda l’anima di ricòrdi dubbi incanti, di certezza

ardente. Felicità, o bèlla!

“Il grillo, infine, eh?” “Ehi, caro mio!”

uòmo !

Unico nel fasto esistenziale. Unto l’intelletto, indago

l’orizzonte sèmpre nuòvo. Innesco minerali vegetali animali,

stupendi compagni di viaggio. Pure me li mangio. Rilèggo,

inesausto, tèrra mare cièlo, l’inguine della tròta, il domani…

E, me ne vèsto. Virtù sovrana, la sapiènza ricrea arti sciènze

religioni: castèlli di stòria ispirazione riscatto. Come per

miracolo, reinvento colori sapori odori suòni carezze: fluide

trame di passaggio presa resa. Frugo atomi cèllule molècole,

regale pappa sorgiva. Lùdico di speranza, svèntolo il verme,

la bandièra, l’avvenire. Edifico miti riti siti, balòcchi fiòcchi,

rimembranze. Ritocco valori mète inflorescènze raduni

sponde figli. Cauto nel sospètto, chissà!, fluido nel piglio,

agisco rischio mischio. Casto – lussurioso come il cup. Il

sole corteggio, la luna, le stelle: gloriose amanti dello

sguardo, del pòllice, del pòi. Ahi! Che fate lì, fulmini uragani

terremòti tignòle pugni carcasse barzellette abrador… Mi

suda, la pèlle del cuòre! A che, il dolore, la paura, lo

schianto, l’ammanco, il tuch? Pago forse il respiro, il

peccato, il vizio, il DNA incartato? Doppia la faccia del

mastèllo. Libertà – schiavitù: moneta corrènte. Ecco, qui,

caro mio! Come? Scopèrchio coraggio paziènza èstro.

Coltivo senso sentimento pensièro volontà: eccellènze del

mio sé. Dici? Ambigua la certezza dei mortali, servi del più,

del meno che sovrasta scompiglia striglia? Già! Come te,

alle prese con l’enigma universale… E l’altro, il carino, la

carina… Teatro, la spècie, concèrto di suoni rumori silènzi…

49

Bloch! Sfido la vita che mi sfida: il vagito, il lutto, la

merenda, la malizia. Bacio il giorno, la nòtte. Mangio la

luce. Contemplo la fede. Macché, dici? Perché nò, caro mio.

Ecco, lì, vive il cièlo spirituale: pura verità bellezza bontà,

là, lì, qui, con me, con te se ti rièsce il cuòre. Mi passo, fra le

dita, la tecnologia, la margherita, l’òcchio, l’ala, la

campana… A buon intenditor basta la ciòcca. Coltiva il

sonno, lo sguardo, l’alfabeto. Mira la potènza del

linguaggio, l’arte del… fare la vita. Come? Frullìo

sempitèrno, il sèsso, rurale asta del mondo? Cip! cip! cip!

Ridi, caro mio, anzi sorridi al vènto. “Uomo misura di tutte

le còse?” “Sènza Dio, niènte uòmo?”

eleganza stile dono, l’avvènto!

fiore pasqua – frutto amore

mamma Emma – Achille papà

sfreccia, il mio canto

vive e vive

il sogno della vita

NATALE, TEMPO DI PACE

° nasci

ancora

nasci

in

Cièlo

nasci

con

Gesù

sommo bène

amore dell’amore

tu e tu

°

50

GIOVANNI PAOLO II

° ° °

continènti popoli nazioni

genti e genti d’ogni età apprèsso al tuo sonno

chiare nel pianto nel sorriso

Tu

maèstro

di

fede speranza carità virtù di comunione

e

sèi

!

svettano i valori mandano rintocchi

gèsti paròle silènzi liturgici

apostolici viaggi lì nei giorni fugaci

segnano il Tuo passo largo di anni e di sospiro

aprico monte, il pontificato, occhio di stella

l’èssere sussurra: “stai con me apri l’ala mangia la vita

Io

Dio dei crocifissi

Io

amico tuo se cingi la buona volontà baci il mattino

Io

Cristo Gesù Dio dell’amore”

come ogni carne

anche

Tu

Papa

colpito frugato spènto

anche

Tu

supino nel guado esistenziale

sofferènza impotènza cruccio del limite

anche

Tu

figlio della Vergine cantica di luce

“TOTUS TUUS”

canta

il

Cièlo

canta

la

nuòva promessa antica

canta

giustizia pace libertà

sorèlle

in

fiore

!

51

STEFANIA MARELLO

Torinese, nata nel 1952, lavoro presso una grande azienda.

Nel tempo libero scrivo racconti e poesie. Ho vinto alcuni

premi e segnalazioni di merito in vari concorsi letterari.

Da sempre affascinata da ogni genere di poesia leggo con

curiosità e interesse le opere di poeti sia classici che

contemporanei e da tutti traggo insegnamento e ispirazione.

Le mie composizioni, a volte essenziali e sintetiche altre

volte narranti vere e proprie storie di vita quotidiana,

rivelano la ricerca di un ritmo musicale, anche se non

sempre obbediscono a corrette regole di metrica.

Ogni poesia è sottoposta ad un lavoro paziente di scelta e

collocazione delle parole fino al raggiungimento di un

equilibrio soddisfacente tra desiderio e realtà, tra bellezza e

razionalità, tra ammirazione e ironia.

52

AMORE NEL BRACCIO DELLA MORTE

Ho portato una coperta di lana

e una sporta di arance per te.

Un secondino te le porterà

oltre il cancello sbarrato

oltre la barriera di cristallo

avrà lo sguardo indifferente

o crudele o sprezzante

e alla cintura il manganello.

Amore mio che importa

se le guardie rideranno

del mio amore malcelato

per un uomo sfortunato

rinchiuso e dimenticato

per un uomo già morto

per te.

Intanto scorre un tempo freddo bianco,

un tempo asciutto di lacrime, privo di sole,

finale scontato di una storia d’amore

interrotta da un viaggio senza ritorno.

Il desiderio di te così intoccabile

si nutre di tue poche scarne parole

che ripeterò come una preghiera

al tuo triste deserto funerale.

Amore mio non sai

quanto può essere ostinato

l’amore di una donna

per un uomo sfortunato

rinchiuso e dimenticato

per un uomo già morto

per te.

53

LA BADANTE

Non mi lascia sola mai, sorride

mentre mi lava con energia

mentre mi veste con mano agile

come fossi una vecchia bambola fragile.

Lei non teme il contatto con i segni

del tempo, abilmente mi volta e rivolta

senza smettere di parlare un attimo.

Ha scintille negli occhi neri

fronte imperlata di sudore

fiato che sa di erbe montane

mani calde e ruvide.

Quando esce dalla stanza

io la sento camminare ancora,

dietro la porta sento rumori,

canzoni straniere e nostrane

di chi non sa lavorare in silenzio.

Così mi addormento.

Quando mi sveglio è buio

(già o ancora? Non so)

sento il suo respiro,

sento che mi dorme accanto

sulla sua branda di fortuna.

Mi riaddormento pensando

fortuna, fortuna per me

averla accanto.

54

HABITAT CONDOMINIALE

Enormi solidi colorati

posati su un prato stento

rivelano il senno geometrico

di qualche architetto scontento.

Eppure in tali luoghi abito,

e quando la sera mi avvicino,

stanca di promiscuità forzate,

distinguo il mio cubo tra gli altri

con l’emozione antica

di chi ritorna a casa, a cercarvi

uno spazio privato e famigliare,

un meritato silenzio, un rifugio

adatto al riposo ed al pensiero

ALL’OMBRA DEL CIELO

Anche morire sarà inutile passaggio:

sarò ancora sotto questo cielo

così lontano misterioso e sacro

che non rivelerà alle mie spoglie

ciò che in vita mi nasconde.

Maledetto allora sia quel cielo

che di luce pare fatto,

ma sulla terra getta quasi un’ombra.

55

MEMORIA METROPOLITANA

Ho consumato il tempo dell’infanzia

in una città del Nord dal clima ostile.

Poche indulgenze tra lavoro e sonno:

una musica alla radio, una partita a dama,

una scatola sfondata di fotografie,

un bagliore di sole inaspettato

che nell’ora più pietosa dell’inverno

nella nebbia disegnava un’ombra.

Ombra … ombra delicata, cantilenavo

tra balcone e cortile, ricordando

le ombre nitide giù al paese, in piazza,

cielo azzurro e brezza

di mare dal pontile.

Dalla finestra, la mattina presto

logori panni stesi ad asciugare,

nel buio una sirena e un opificio:

entravano spettri, altri ne uscivano,

stanche le mani sulle biciclette,

la barba lunga, lo sguardo rassegnato

ad aspettare come un dono raro

la luce piena del giorno di festa.

Luce … luce malata, cantilenavo

tra balcone e cortile, ricordando

il sole giù al paese, in piazza,

cielo azzurro e brezza

di mare dal pontile.

56

PENSIERO BALNEARE

In te ritrovo il mistero

dei fondali azzurri e profondi,

l’acre sapore dell’acqua salsa.

Tra schiume d’ira furibonda

e l’immenso limite dell’orizzonte

solo apparente è il tuo moto:

tu, come il mare, resti.

In te ritrovo il ritmo instancabile

dell’onda e la tempesta in agguato

nella bonaccia, divinità di fuoco

invincibile, placata solo per poco.

In te ritrovo il fresco abbraccio

che reca sollievo alla calura,

il piacere di ascoltare e di guardarti

come guardo e ascolto, senza

stancarmi mai, questo mare

57

ANNA RITA ZARA

Quando scrivo un saggio, percorro un sentiero complesso,

che però riesco a controllare, quando scrivo un racconto o

un romanzo, gioco con personaggi e situazioni che io stessa

creo, ma la poesia …la poesia mi fa lievitare quel senso

doloroso dell’esistenza che ci appartiene ab origine e che

inutilmente cerco di mitigare aggrappandomi agli affetti, alla

solidarietà, all’ironia…

58

B…COME BAMBINO

A Francesca Alba

Prima d’ogni Tempo

Prima d’ogni Memoria

Da una cometa cadde

Un minuscolo seme

Da cui nacque e crebbe

GIGANTESCO

L’Albero della Vita.

Ora sui suoi rami

S’è posato un nuovo nido

Intessuto di leggere piume

Un mondo piccino

Come te, Francesca Alba,

Dove ti culla rara

E preziosa la musica

Del tuo cuore nuovo.

Ali di farfalla e petali

Di rosa le tue manine

Ricamano nell’aria

Danze misteriose.

Nuvole gentili

Compongono e disfano

Scelgono scenari

Disegnano il tuo Tempo

Appena nato.

Sei ancora sogno,

Ma già realtà

Magia di un dono

Che ridona innocenze

Appannate dalla vita

Speranze rinnovate

Di domani sereni,

Francesca Alba,

perché

Quando nasce un Bambino

L’Albero della Vita

Rinnova le sue foglie

59

PLENILUNIO D’INVERNO

La luna d’inverno

incombe gelida

non indica la via.

Ombre smarrite

s’aggirano sgomente

lungo il fiume in piena

che trascina nel mare

della vergogna

il fiero volto sfregiato

di Benazir Bhutto

e tanti troppi corpi

violati e fatti a pezzi.

Il candore del plenilunio

inargenta tetti e campanili

di finto zucchero filato,

ma non soffoca il lutto

nelle case dove si piange

chi è morto sul lavoro.

Nel plumbeo cielo

s’addensano grumi

di pensieri brumosi

di ricordi sfilacciati

di verità sommerse

di bellezze perdute.

BIANCA LA LUNA

BIANCA LA CITTA’

BIANCA LA MORTE

60

UVA ACERBA

Nel cerchio chiuso

della perfezione

gelosa custode di se stessa

culla Armonia

beatamente

forma

d’immagine

di pensiero

di sogno

inutile meta

per l’arrogante

invidioso.

Finge d’ignorarla

-uva acerba negletta

da insoddisfatta

volpe ghiotta-

ma intanto evita

la luce temendo

di vedersi nello specchio.

Non si paga così

il biglietto di viaggio

capace d’imbrigliare

il Biancoalato Pegaso.

61

DURA LEX SED LEX

E’ che il male di vivere

sfrangia e corrode

i fiori troppo delicati

quelli che si disfano presto

al primo soffio di vento.

Il dolore è l’unico

maestro capace

d’insegnarti

a condividere la pena

di chi vorresti forte

e vedi invece

declinare nell’ombra

e di chi patisce

per ferite non rimarginate

e di chi s’aggrappa

a cari affetti perduti.

Troppo fugaci furono

i sogni, la vita

mette alla prova

ogni tesoro custodito

dentro la tua torre

di lucente avorio.

Siamo prigionieri del presente

incapaci d’avanzare

incapaci di tornare indietro

povere rondini smarrite

senza orizzonti.

Trasciniamo stancamente

la nostra grigia danza

sotto il gelido raggio

della luna d’inverno.

62

B…COME BELLEZZA

Se la bellezza è l’illusione

che un tempo cercavi

strizzando il busto

fra stecche di balena

fino a strozzarti il respiro,

ti consolava il detto antico

che per esser bella

dovevi un po’ soffrire.

E quanta sofferenza

per farti bella

continui a provare:

il seno raddoppiato

appena maggiorenne

il nasino all’insù

prodotto in serie

e la palestra

e le diete

e la liposuzione

e i tiraggi di qua

e i riempimenti di là.

Finalmente ti specchi

e miri soddisfatta

la tua bellezza clonata

dopo tanto soffrire

conquistata.

63

VERA MILENA ZIRAFA

Dopo gli studi magistrali si è specializzata in pedagogia, è

diplomata in lingua inglese, francese e spagnola. Scrive

racconti e poesie.

Ha vinto importanti premi nazionali ed europei con poesie in

lingua italiana e spagnola; nel 2000 è stata premiata a

Barcellona la sua silloge Sensaciones de l’alma e a Madrid

l’anno seguente con la silloge Chorros.

Le è stato conferito il titolo alla carriera dal Centro

Italiano Arte e Cultura di Roma. Nel 2004 è finalista al

Concorso Internazionale Città di Lerici con la silloge Il volto

dell’anima e nel 2005 ha ricevuto il Premio D’Oro San

Valentino proposto dal Lyons di Moncalieri e UNITRE

Torino ed è finalista al Premio S.Marco; ha ricevuto

anche il Premio speciale di Radio Italia sul tema delle

Olimpiadi invernali di Torino.

64

NOTTURNO

Profondo respiro di natura.

Il cielo cupo

in uno spicchio di luna.

Giochi di luci

tra bianche nuvole

sparse, ovattate.

La terra profuma

con aghi di pino.

Un cerbiatto fermo

guardingo scruta

gli umani movimenti.

Folate di vento

su rami d’alberi

sulle foglie

una carezza sui monti.

L’abbraccio del mondo.

Scompiglia i capelli

le vesti

i pensieri.

65

INVERNO

Melanconica stagione

quando s’addormenta la natura.

Il freddo intorpidisce il corpo.

Al parco:

filari di alberi spogli.

Corti i giorni.

Chioccolio d’uccelli

gorgoglio della fontana.

Zampilli sull’acqua.

Rivedo

riflesso

il tuo viso, il tuo sorriso.

E a passi lenti

m’avvio

verso casa.

66

LA PIANISTA

Buio profondo.

Gli occhi velati.

Angoscia, dolore, tormento.

Giorni d’oblio

lacrime

il pianto frantuma il mondo.

Sorge l’alba.

Raggi di luce filtrano nella stanza.

Candide, snelle dita

animano la tastiera.

Armonia di suoni

note di melodia

sul pentagramma.

Ricomposto lo spartito

in nuovi orizzonti

a ritrovar lo spirito.

67

INCENDIO DOLOSO

Costiera amalfitana.

Il paesaggio tra alture

a strapiombo sul mare;

rigogliosa la flora dei boschi.

Al crepuscolo

il contadino

ritto, in piedi

con il fuoco negli occhi.

Lo sguardo alla sua terra

divorata dalle fiamme.

Sul volto sofferto

profondi i segni.

In cuore la morte.

Impotente all’incendio.

Alte lingue

s’alzano al cielo.

Sfuma una vita

di fatica, lavoro, rinunce.

Il futuro: un nuovo

nero mondo.

68

LINDOS

La strada in una verde pianura:

tra ali bianche di mulini a vento

Lindos appare

lucente la piccola baia

con candide case dalle persiane azzurre.

Stradine e viottoli

negozietti:

famosi i piatti

dai colori intensi

dipinti floreali, animali e pesci.

In alto l’acropoli

dal profilo frastagliato

luogo suggestivo.

Austero il portico

in stile dorico.

Nel brillio del sole

da una scarpata di roccia

a strapiombo sul mare

il Santuario di Athena Lindia.

Maestose le colonne.

Vibra l’anima e ricalca l’antico passato

che diventa

d’incanto

presente

69

INDICE DEGLI AUTORI E DELLE OPERE

Miriam Bonamico pag. 7

L’urlo di Munch

Una goccia d’infinito

C’è una casa

La luna estiva

Nuvole oblunghe

Raffaella Carrisi pag. 12

Dialogando con la luna

Canto velato… di malinconia

Ardente passione

Aurora… ritrovata

E’ un’alba di gelo

Edvige Cervellera pag. 18

Shakespearianamente

Pensiero confuso

Arké

Ti cercherò

Mattinata

Rina D’Alessandro pag. 23

Piazza

L’assistente

A Giulia

Pascolando

Pausa

Lui pota

Natura offesa

Roberto Di Pietro pag. 28

Sei bellissima

Bandiere blu

Narcisismo… frustrato

Allegra parvenza

La spada e il fodero

Nel mondo delle ombre

Per un passeggio

A te… a quel poeta che non sono

70

Elisa Ghirardi pag. 35

Luce so di te

Gelide le chiamiamo stelle

Let it snow

Cuore

Ciliegi

Renzo Guerci pag. 41

Il centro:

I

II

III

Lorenza Manfredi pag. 45

Il bello, il vero… e viceversa

Paesaggio

Nascita

Natale tempo di pace

Giovanni Paolo II

Stefania Marello pag. 51

Amore nel braccio della morte

La badante

Habitat condominiale

Memoria metropolitana

All’ombra del cielo

Pensiero balneare

Anna Rita Zara pag. 57

B… come bambino

Plenilunio d’inverno

Uva acerba

Dura lex sed lex

B… come bellezza

Milena Zirafa pag. 63

Notturno

Inverno

La pianista

Incendio doloso

Lindos

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Mirella Rosso Cappellini – Pittrice

Il pennello di Mirella Rosso Cappellini, autrice delle opere

inserite nell’antologia, percorre luci ed ombre reali

trasportandole in una limpida dimensione di veglia-sogno.

Luminosi graffi di vento, buio e penombre, inarrestabili

carezze di luce movimentano le immagini di questo libro,

scorrono in essenziali visioni emotive, ricche di grande

coinvolgimento ed intensità.

Hanno scritto di lei:

“I suoi cieli non sono limitati dai tetti rossi delle nostre case

di città, ma da sottili cespugli dai colori primaverili, che si

possono allargare all’azzurro con il leggero gesto delle

nostre mani. I suoi fiori non muoiono per avvelenamento

ma, vivi, in una sinfonia di mille colori, sono raccolti in vasi

trasparenti”. Paolo Levi.

“ … non è che l’effetto del vento, tanto amato dalla pittrice,

portatore di profumi lontani, di una forza interiore che rende

libero ogni elemento…”. Silvia Casali.

“Fantasia, prontezza d’esecuzione, visione di luoghi

lungamente amati, sanciscono l’essenza della sua scrittura

per immagini in una sorta di riscoperta delle macchie

d’arbusti che si ramificano nell’aria come simboli di un

mondo arcano, magico, misterioso.

E’ la magia di una natura rivisitata, riconsiderata, ridefinita

come parole di un lungo racconto che è vita, sogno, recupero

di istanti di un tempo lontano che riemergono con tutta la

loro evocativa tensione”. Angelo Mistrangelo.

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Le poesie dell’antologia poetica Il bello, il vero… e

viceversa sono di proprietà degli autori che ne hanno

concesso la presente stampa.

Centro Studi P.A.N.I.S.

Via B.De Canal 59 – 10137 Torino

Tel. e fax 011 3090442 – Tel. 011 3140682

www.panistudi.info

e-mail: [email protected]

Aprile 2008

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COLLANA P.A.N.I.S.

Arte e Poesia

Autori vari Le vie del mare 1997

Damascati Joe Espansione dell’essere 1997

Guerci Renzo Nostra meta costante 1997

Autori vari Il tempo e le stagioni 1999

Autori vari Almanacco 2000 2000

Mondo Adriana Conclave d’amore 2000

Autori vari Torino…città di nettari sepolti 2000

Autori vari Voci di tenebra azzurra 2001

Autori vari La donna e la guerra 2001

Autori vari La casa del tempo 2002

Autori vari Linea di respiro 2003

Autori vari Ad Ventura 2006

.Autori vari Vortici 2007

Autori vari Il bello, il vero… e viceversa 2008