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Centro Studi C.N.I. 28 febbraio 2019

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INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Centro Studi C.N.I. 28 febbraio 2019

Pagina I

APPALTI

APPALTI, OPERAZIONE IN DUE TEMPI: OGGI IL DDL DELEGA IN CDMSole 24 Ore 28/02/19 P. 7 SANTILLI GIORGIO 1

CONFINDUSTRIA

ANNO "DIFFICILE", SOFFRE L'INDUSTRIA DALLO SBLOCCO DEI CANTIERI +1% DI PILSole 24 Ore 28/02/19 P. 5 PICCHIO NICOLETTA 2

DISSESTO IDROGEOLOGICO

DISSESTO IDROGEOLOGICO: VARATO PIANO DA 11 MILIARDISole 24 Ore 28/02/19 P. 1 PERRONEMANUELA

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FONDO PROFESSIONI

ANTICIPATO IL FONDO SOLIDARIETÀItalia Oggi 28/02/19 P. 33 4

IMPRESE

IL MADE IN ITALY PUO' BATTERE RECESSIONE E CONCORRENZASole 24 Ore 28/02/19 P. 23 FORTIS MARCO 5

GOVERNO

BASSA PRODUTTIVITÀ, IL VERO FRENO ALLO SVILUPPO DEL PAESEMessaggero 28/02/19 P. 29 Domenico Crocco 6

DECRETI

SICUREZZA DEL TERRITORIO, PRONTI 11 MLD DI EUROItalia Oggi 28/02/19 P. 33 7

TRASPORTI

IL CASO BRENNERO E I CORRIDOI NECESSARI PER CRESCERESole 24 Ore 28/02/19 P. 7 CASCETTA ENNIO 8

MERCATO DELLE COSTRUZIONI

COSTRUZIONI, CRESCITA RIVISTA AL RIBASSOSole 24 Ore 28/02/19 P. 9 SALERNO MAURO 9

ORDINI

«URGENTE LA RIFONDAZIONE DEGLI ORDINI PER TUTELARE ATTIVITÀ D'INTERESSEPUBBLICO»

Sole 24 Ore 28/02/19 P. 33 Massimo Miani 10

PREVENZIONE PROFESSIONISTI

LA RIFORMA DI BANKITALIA UNA BATOSTA PER LE CASSEItalia Oggi 28/02/19 P. 39 D'ALESSIO SIMONA 12

PREVIDENZA PROFESSIONISTI

ADEPP: GIUSTO AMPLIARE LA PLATEA INPGISole 24 Ore 28/02/19 P. 39 MICARDI FEDERICA 13

SOLE 24 ORE

COMUNICATO SINDACALESole 24 Ore 28/02/19 P. 18 14

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D Sole28

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Foglio

Appalti, operazionein due tempi: oggiil Ddl delega in CdmINFRASTRUTTURE

Poi arriverà il decretoIn Consiglio anche noveleggi di semplificazione

Giorgio Santilli

ROMA

La partita dello «sblocca cantieri»e della riforma del codice appaltidiventa centrale nel confronto in-terno al governo e il premier Giu-seppe Conte accelera l'operazio-ne in due tempi annunciata nel-l'intervista al Sole 24 Ore pubbli-cata il 26 febbraio. Oggi ilConsiglio dei ministrivarerà il di-segno di legge delega che prevedela riforma organica del codicementre nelle prossime settimanearriverà il decreto legge che dovràanticipare alcuni pezzi della ri-forma. Su cui però le idee sem-brano ancora non mature, conposizioni anche diverse e un tirae molla fra Lega da una parte eCinque Stelle e Palazzo chigi dal-l'altra (si veda l'articolo a fiancoper gli aspetti politici).

Nel Consiglio dei ministri dioggi saranno approvati anche al-tri nove disegni di legge di sem-plificazione che usciranno dallariunione di governo dopo esservientrati con un bloccone unico. Lenorme riguardano - fra gli altri te-mi - le imprese, le autorizzaizoniedilizie, i beni culturali. La deci-sione di "spacchettare" il disegnodi legge unico, che per altro ebbeuna prima approvazione in Con-siglio dei ministri del 12 dicembree poi si fermò per ricevere le pro-poste dei singoli ministeri, nasceda esigenze parlamentari: con unsolo Ddl si sarebbe mandato tuttoal ritmo del più lento, mentre oggil'esigenza del governo è proprioquella di accelerare sugli appalti.In questo modo sarà anche sem-plificato il lavoro delle commis-sioni di merito.

Nel disegno di legge sugli ap-palti ci sarà una delega, da eserci-tare entro un anno, per adottare«un nuovo codice degli appalti insostituzione di quello» approvatocon Dlgs 50/2016 «ovvero modi-ficandolo per quanto necessario».Qui la novità più importante, se

sarà confermata nel testo di usci-ta, è la previsione di «un unico re-golamento per dettare la discipli-na esecutiva ed attuativa» che do-vrà essere emanato entro 24 mesi.Il regolamento unico dovrebbe ri-dimensionare (o azzerare) il ruolodelle linee guida dell'Anac, chepotrebbero essere parzialmenteassorbite nel nuovo strumento oridimensionate ad atti interpreta-tivi «non regolamentari e nonvincolanti».Il regolamento unico sarebbe poiin realtà un ritorno al vecchio per-ché fino al codice del 2006 (il co-siddetto codice De Lise) il sistemaera imperniato proprio su un re-golamento generale, come era findal 1895. Il nuovo codice, varatodal governo Renzi nel 2016, avevainvece scelto la strada della softlaw, cioè della regolazione nonvincolante affidata all'Autoritàguidata da Raffaele Cantone.Un'esperienza che questo gover-no considera fallita. Sarebbe in-vece rafforzato il ruolo di Anacnegli ambiti della vigilanza in ge-nerale e di quella «collaborativa»in particolare.

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L'INTERVISTA A CONTE

IL SOLE 24 ORE,26 FEBBRAIO2019 , PAG. 2 E 3

In una intervista esclusiva sulSole24Ore di martedì il premierGiuseppe Conte ha detto: lavoribloccati? «È arrivato il momentodi premere sull'acceleratore sulfronte delle infrastrutture». Lariforma del codice degli appalti?«In settimana invieremo alParlamento una legge delega,poi procederemo speditamentecon un decreto legislativo checonterrà una riforma organica delcodice degli appalti, ma,parallelamente , abbiamoelaborato uno schema di decretolegge per riavviare, già dalleprossime settimane, varicantieri».

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Appalti Pagina 1

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CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA

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Foglio

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.Anno «difficile» , soffre l 'industriaDallo sblocco dei cantieri +1I'Y.' di PilExport debole, investimentiattesi in calo. Rilanciareil settore delle costruzioni

Nicoletta PicchioROMA

Un anno difficile per l'Italia, conexport debole, investimenti attesi incalo, l'industria che soffre. Anche peri consumi il futuro è incerto, con lamanifattura che è in calo anche nel-l'eurozona. È lo scenario che emergedall'analisi Congiuntura Flash, dif-fusa ieri dal Centro studi Confindu-stria. Una possibile spinta al Pii arri-verebbe dallo sblocco dei cantieri.«Potrebbe avere un forte impattoespansivo sulle costruzioni e su di-versi settori», scrive la nota, con uneffetto di aumento del Pil italiano dioltre l'1% in tre anni rispetto allo sce-nario previsivo di base, con un au-mento molto limitato del deficit.

L'attività economica in Italia ainizio del 2019, scrive il CsC, di cui èdirettore Andrea Montanino, restadebole. A gennaio per la produzioneindustriale è atteso un piccolo rim-balzo, anche per la ricostituzionedelle scorte, ma il trasporto di gas auso industriale è sceso del 5% e pre-occupa il calo degli ordini, -2,0% afine 2018. Nei mesi successivi, quin-di, la dinamica della produzione ri-schia di essere ancora negativa, do-po il forte calo dell'ultimo quarto del2018 (-1,1%), quando si è ridotto di

molto il fatturato (-1,6%), specie neibeni intermedi.

La minore fiducia delle imprese,che giudicano peggiorate le condi-zioni per investire, fa prevedere unafrenata della spesa in macchinari, at-trezzature e altro capitale fisso. Laproduzione di beni strumentali inItalia è scesa bruscamente nel 4o tri-mestre 2018, -1,3%da inizio 2019, re-stano in campo minori incentivi fi-scali per gli investimenti produttivi.

Il tutto in uno scenario, scrive ilCsC, in cui il commercio globale è incalo, gli scambi continuano ad inde-bolirsi, -0,9% nel quarto trimestre.Restano incertezze legate a fattorigeopolitici, protezionismo, vulnera-bilità nei paesi emergenti, volatilità

NEL FOCUS CSC

-2%Gli ordini a fine 2018A gennaio perla produzioneindustriale è atteso un piccolorimbalzo. Nei mesi successivi ladinamicadella produzione rischiadiessere ancora negativa

65 miliardiValore aggiunto nelle costruzionii I settore conta circa 5oomilaimprese. La riapertura dei cantieripotrebbe avere un traino sul Pii dioltre l'i% in tre anni

dei mercati finanziari, che creano ri-schi al ribasso per la crescita. Ancheper gli Usa ci sono rischi di una fre-nata economica, ipotizza il Centrostudi confindustriale, e i dati quali-tativi indicano un «rallentamentoforte» della Cina nei prossimi mesi,come traspare dalla frenata dellevendite auto a gennaio:-18% annuo,settimo calo consecutivo. Le policycomunque mirano ad evitare unafrenata brusca: è previsto un tagliodelle tasse per imprese e famiglie di196 miliardi di euro nel 2019.

Resta attivo uno stimolo moneta-rio nell'area euro, dice il CsC: i tassia breve saranno fermi almeno finoall'estate 2019 e la Bce proseguirà ireinvestimenti in titoli pubblici eprivati delle somme incassate daquelli in scadenza. Il CsC comunquevede dall'andamento dei mercati ri-schi sul credito: anche se il creditoalle imprese è in leggera crescita,+1,3% annuo, e il costo è ai minimi,1,5%, incombe la stretta creditiziamostrata dalle indagini già dalla se-conda metà del 2018. È importanterilanciare il settore delle costruzioni,che genera un valore aggiunto paria 65 miliardi di euro, il 5% del totale,occupa 1,6 milioni di persone, oltreil 6%, ha un tessuto produttivo di cir-ca 5oomila imprese, 11%, e gli inve-stimenti valgono circa il 45% del to-tale realizzato in Italia, 130 miliardidi euro nel 2017, su 290. Il mancatorecupero del settore zavorra la dina-mica complessiva del pil italiano.

RIPROD.;Z'OVE RISERVATA

- Allarn,c Ul' nnn Bolopc[ i conti pubblicima por lu lla l'connnmia

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Confindustria Pagina 2

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D So1e28

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AMBIENTE

Dissesto idrogeologico:

varato piano da u miliardi

Undici miliardi di euro per interven-ti contro il dissesto idrogeologico neltriennio 2019-2021(3 miliardi soloquest'anno). Altri 3 miliardi di euronel triennio per l'emergenza delleregioni colpite dal maltempo nel-l'autunno scorso. Sono i contenutidel piano ProteggItalia, presentatoieri dal premier Conte. a pagina 9

Pagina

Foglio

Devastazione . Alberi abbattuti dal forte vento a San Pietro in Cadore (Belluno)

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Proteggltalia, nel piano del territorioi fondi per le zone colpite dal maltempo

Nel triennio 2019-2021

stanziati 10,85 miliardiper il dissesto idrogeologico

Oggi a Palazzo Chigil'incontro tra Contee i presidenti delle Regioni

Manuela Perrone

ROMA

Un piano da 10,85 miliardi nel trien-nio 2019-2021 per la messa in sicurez-

za del territorio e la lotta al dissestoidrogeologico, con 3 miliardi a dispo-sizione quest'anno per opere urgentiimmediatamente cantierabili e 2,4miliardi per l'agricoltura. Oltre a 1,6miliardi di fondi europei. Si chiama"Proteggltalia" il programma presen-tato ieri a Palazzo Chigi dal premierGiuseppe Conte e dai ministri del-l'Ambiente, Sergio Costa, del Sud,Barbara Lezzi, e dell'Agricoltura, GianMarco Centinaio.

«È il più grande piano contro il dis-

sesto mai fatto: i suoi pilastri sonoemergenza, prevenzione, manuten-zione, rafforzamento della gover-nance. L'Italia è un Paese fragile, ser-ve una terapia del territorio per met-terlo in sicurezza».

La prima gamba del piano è rap-presentata dai 3,124 miliardi di fondia disposizione fino al 2021 per le 16Regioni e le Province autonome diTrento e Bolzano colpite dal maltem-po a ottobre e novembre 2018, per lequali è stato decretato lo stato diemergenza. Le risorse e gli interventi,compresi i contributi ai privati per leabitazioni danneggiate, saranno co-ordinati dal Dipartimento della Prote-zione civile. Due miliardi e 6oo milio-ni (800 milioni nel 2019, 900 nel 2020e altrettanti nel 2021) sono previstinella legge di bilancio, frutto dellaflessibilità chiesta e ottenuta da Bru-xelles, e già ripartiti con un Dpcm ap-pena firmato da Conte. Gli altri 524milioni sono stati stanziati nel decretofiscale e vanno suddivisi: oggi Contevedrà i presidenti delle Regioni per«affrontare tutti i nodi».

I governatori sono protagonistianche della seconda gamba del piano,quella della prevenzione del dissesto,

IL PROVVEDIMENTO IN NUMERI

10.85Miliardi di euroLe risorse messe a disposizione diRegioni ed Enti locali per iltriennio 2019-2021 ammontano a10,85 miliardi

3Miliardi di euroLa parte di risorse messe adisposizione già nel 2019 peropere immediatamentecantierabili

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gestita dal ministero dell'Ambiente:qui i fondi in campo ammontano a3,96 miliardiper il triennio 2019-2021e di altri 2,64 miliardi fino al 2030, alritmo di 900 milioni a triennio. «Sa-ranno destinati a interventi struttura-li su impulso dei presidenti di Regio-ne, commissari straordinariperil dis-sesto», ha ribadito Costa (che avevaanticipato il piano sul Sole 24 Ore del4 febbraio). Per risolvere l'annosoproblema della scarsa capacità pro-gettuale (500 milioni la spesa stimatacon Italia Sicura), nascerà in ogni Re-gione un nucleo tecnico di supporto alcommissario. «Green manager», a lo-ro volta sostenuti da una segreteriatecnica di 9 persone al ministero. Peraiutare i Comuni sarà erogato un ac-conto pernon meno del 3o%. E arrive-rà un Ddl "cantiere ambiente" con al-cune semplificazioni, come l'antici-pazione del vaglio dell'Autorità di-strettuale di bacino a prima della fasedi validazione. Cambierà anche l'al-goritmo del portale Rendis, che sele-zionale priorità. Obiettivo: nonpena-lizzare le aree meno popolate. La spe-ranza, cara al M5S, è una: far partirecantieri "ecocompatibili".

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Dissesto idrogeologico Pagina 3

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Al C OMUNI

Anticipatoil fondosolidarietà

«Per dare una risposta con-creta alle esigenze di cassa deicomuni italiani, stiamo lavoran-do affinché la seconda tranchedel Fondo di solidarietà comu-nale, prevista in pagamentoper fine maggio possa essereanticipata a fine marzo». Loha dichiarato Laura Castelli,sottosegretario all'Economia,a margine della Conferenzastato-città. «Cosa analoga è giàavvenuta all'inizio di febbraio,quando abbiamo ottenuto dianticipare di due mesi la primatranche. Stiamo cambiando ilmodo di approcciarci anche alleesigenze delle diverse ammi-nistrazioni, in questo caso deicomuni, andando a risolverequelli che sono i problemi quo-tidiani. Cosa, purtroppo, maiavvenuta negli anni recenti.Questa ulteriore iniezione diliquidità consentirà ai comunidi operare meglio e di garantireservizi più puntuali e miglioria tutti cittadini». «Siamo soddi-sfatti. Ricordiamo al Governo,che sono molte le poste di spesacorrente per le quali aspettia-mo risposte. Non ultima quelladei 560 milioni il cui taglio an-nuale doveva scadere nel 2019e che invece non sono tornati aicomuni», ha detto presidentedell'Anci e sindaco di Bari,Antonio Decaro.

© Riproduzione riseruata-

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Fondo professioni Pagina 4

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ui(/ ' Foglio i

L'ANALISI

Il made in Italypuò battererecessionee concorrenza

Marco Fortis

N onostante la recessioneche ci ha colpito nelsecondo semestre 2018 e laprospettiva di un

aggravamento del quadromacroeconomico nel 2019,l'industria italiana possiede moltipiù anticorpi per reagire rispettoalle precedenti crisi del 2008-2009e del 2012-2013. E non vi è alcundubbio che il made in Italy sia oggiestremamente più competitivo diun tempo. Con circa 1.500 prodottiin cui siamo nei primi cinque postial mondo per migliore bilanciacommerciale, l'Italia detiene ilquinto surplus manifatturiero conl'estero, ex aequò con Taiwan, dopoCina, Germania, Corea del Sud eGiappone. Le nostre piccole e medieimprese manifatturiere con 10-249addetti sono prime per exportnell'area Ocse, con 18o miliardi didollari, mentre le nostre grandiimprese manifatturiere con oltre250 addetti, pur essendo appenapiù di 1.000, da sole esportano 191miliardi di dollari. In pratica,l'export manifatturiero italiano valegrosso modo due volte quellodell'industria spagnola, che siferma a 189 miliardi.

Il made in Italy non ha alcuntimore reverenziale di fronte aiconcorrenti mondiali. Ancheperché negli ultimi anni hainvestito molto in ricerca esviluppo, qualità dei prodotti,tecnologie, internazionalizzazione,connessione in rete con fornitori eclienti. In un fascicolo statistico diprossima pubblicazione, preparatoin occasione del suo ventennale(1999-2019), la Fondazione Edisonevidenzia lo straordinario sforzo ditrasformazione compiuto dallanostra industria dal 2014 in poi. Neltriennio 2015-2017 gli investimentiitaliani in macchinari eattrezzature, grazie al super-ammortamento e al piano Industria

4.0, sono cresciuti ad un tassoannuo record del 6,7%, doppio diquello tedesco. Nei comparti dinostra maggiore specializzazionesiamo ai vertici in Europa per spesadelle imprese in R&D: primi neltessile-abbigliamento-pelli-calzature-mobili nel 2016 con 686milioni di euro e secondi solo allaGermania nelle macchine eapparecchi meccanici con imiliardo e 635 milioni. Dati chesfatano il luogo comune secondocui le nostre imprese non farebberoricerca. Non solo. L'Italia detiene unimportante sesto posto a livellomondiale per stock complessivo dirobot installati (64.356 unità nel2017). Siamo preceduti soltanto daCina, Giappone, Corea del Sud, StatiUniti e Germania, che hannonumeri più grandi di noi. Fatto cheperò dipende dall'alta densità dirobot in settori come l'automotive el'elettronica in cui il nostro Paese èscarsamente presente. In realtà,l'Italia primeggia nei suoi campi dispecializzazione, essendo quarta almondo con 7.023 robot installatinell'alimentare-bevande-tabacco, apoca distanza dalla Germania.Siamo inoltre secondi solo alla Cinanel tessile-abbigliamento-pelli-calzature e alla Germania nel legno-arredo. La crescita dei robot in Italiaè stata impressionante negli ultimitre anni: +48% nell'alimentare,+27% nella moda, +21% nel legno-arredo, +23% nella metalmeccanica.Le politiche per l'industria 4.0hanno messo il turbo al made inItaly e lo hanno reso più forte.

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Imprese Pagina 5

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atervento

Bassa produttività, il vero freno allo sviluppo del PaeseDomenico Crocco*

C aro direttore, nel suo editoriale didomenica scorsa sul MessaggeroLuca Ricolfi concludeevidenziando che da anni le

politiche governative italiane nonaffrontano il problema dei problemi:quello della bassa produttività che èferma da quasi un quarto di secolo.Finché non avremo il coraggio diaffrontare questo problema avisoaperto, scrive Ricolfi, potremo anchecrescere di qualche decimale in più o inmeno ma non eviteremo di restarequello che siamo diventati dalla metàdegli anni '90: un Paese che precipitaquando gl i al tri cado no c ristagnaquando gli altri crescono.

Ricol fi ha ragione. Mentre in Europaaleggia lo spettro della stagnazione,come anticamera della recessione,Confindustria lancia un allarme: maicome ora occorre aumentare laproduttività delle no stre aziende peraumentare la loro competitività. Con lamoneta unica, infatti, chi ha piùproduttività è come se avesse svalutatonei confronti del Paese più debole.Quindi: si possono avere salari alti solose c'è un'alta produttività. Per questo:più produttività, più salari, piùoccupazione.

Ma come è possibile stimolarelaproduttività senza un effettivocoinvolgimento dei lavoratori nei

risultati d'impresa? È un problema chesta affrontando anche la CommissioneEuropea, alla ricerca di una strada checonduca allavera partecipazione.Occorre infatti una via che nonstravolga la governante delle imprese,appesantendola con organismi dicontrollo (come in Germania con lacogestione), ma che ugualmentecoinvolga al massimo i dipendenti nelmiglioramento delle performancedelle imprese.

E allora: come favorire lapartecipazione dei lavoratori alleimprese in una forma moderna, senzaalterare la governante delle impresema consentendo di agganciarerealmente le retribuzioni agliincrementi di produttività, diredditività, di efficienza e diinnovazione? Come rendere, sempre dipiù, imprenditori e dipendenti alleatinel con segui re le migliori performanceaziendali in un mercato sempre piùconcorrenziale? Attualmente le formepartecipative, che anche alivello Uevengono considerate positivamente,sono ostacolate dagli scarsi incentivimessi in campo. In Italia i premi diproduttività sono diffusi soprattutto inalcune grandi imprese. Ma vi è untessuto di piccole e medie impresepoco stimolate a contrattare e adefinire obiettivi di produttività eredditività, che invece si gioverebberodi una maggiore partecipazione deilavoratori ai risultati d'impresa. E vi è

una platea di lavoratori che spesso nonvede adeguatamente corrisposti ipropri sforzi permigliorarelaproduttività e l'efficienza.

In questo senso sarebbe importanteincentivare esplicitamente unacontrattazione di carattere terri torialeche possa supportare le imprese adotarsi di premi di ri sultato. Di qui lanecessità di altre misure che possanorendere ulteriormente efficaci l eattuali disposizioni in tema didetassazione parziale dei premi dirisultato, favorendo la contrattazionecollettiva aziendale in questo senso.

Una di queste misure è quella delladecontri buzione (di non meno di 15punti) in favore delle imprese che puòfinalmente stimolare concretamente leaziende ad adottare scelte dipartecipazione in favore dei lavoratori.Per fare in modo cheladecontribuzione non pesi sulleprospettive previdenziali dei singolilavoratori, si può prevedere unafiscalizzazione della minorecentri buzione aziendale, chesalvaguardi i versamenti pensionisticinel regime contributi vo. Un'altramisura stimolante sarebbe la completadetassazionedei premi di risultato,attualmente tassati al 10% (passandoquindi dagli odierni 3.000 europarzialmente detassati a 4.000 euroconipletamente detassati). L'ultimapuò essere una migliore definizione deicriteri che consentono di erogare il

premio di risultato, attualmentetroppo rigidi. Basterebbero dunquepoche modifiche normative allaleggedi stabilità per il 2016 (legge 208 del2015) per favori re una riforma chemetterebbe d'accordo sia il sindacatodelle imprese che quello dei lavoratori.

E la copertura economica di questemodifiche? Sarebbe logicamente daritrovare nelle proiezione degli effettidi i n crem en to di fatturato delleimprese, sottoposto a sua volta atassazione, derivante dagli incrementidi produttività, efficienzaedinnovazione.

Qualche anno fa una fabbrica di vasidi terracotta in provincia di Vicenzaebbe l'idea di coinvolgeremaggiormente i propri dipendentidistri buendo loro azioni aziendali. Ilcoinvolgimento fu tale che quando unanevicata fece cadere il tetto delprincipale capannone azi en dal e iproprietari ed i dipendenti si miseroinsieme a spalare la neve perconsentire all'impresa di far frontepuntualmente agli ordini numerosipervenuti. Dopo pochi anni l'aziendavicentina diventò leader mondialenella produzione di vasi di terracotta.

* Dirigente Direzione AffariIstituzionali-Rapporti Internazionali

Anas spaPrimo delegato e segreteriogeneraleComitato Italiano dell'Associazione

Mondiale della Strada (Piarc)tZ RIPRODUZIONE RISERVATA

Governo Pagina 6

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Foglio i

Il premier Conte ha firmato il decreto su Proteggiltalia

Sicurezza del territorio,pronti 11 mld di giuro

Undici miliardi di euro per il prossimotriennio, 2019-2021 per la messa in si-curezza del territorio e per opere im-mediatamente cantierabili. E' il piano

Proteggiltalia presentato ieri dal presidente delConsiglio, Giuseppe Conte, durante una confe-renza stampa a palazzo Chigi insieme ai mini-stri Sergio Costa, Barbara Lezzi e GianmarcoCentinaio. «Un'ora fa ho firmato un decreto delpresidente del Consiglio che attiva il piano nazio-nale per la sicurezza del territorio, si inserisce nelpiano che abbiamo chiamato Proteggiltalia», hadetto il premier, «il più grande piano nazionalemai concepito contro il dissesto idrogeologico ela messa in sicurezza del territorio che riguardatutte le regioni da Sud a Nord». «Quattro sono ipilastri: emergenza, prevenzione, manutenzione,semplificazione e rafforzamento della governante,ossia modelli di controllo e gestione. L'Italia è

tante indagini scientifiche. Diretta perchè legataalla spesa che si effettua per interventi di ripa-razione del territorio», ha spiegato il premier,«indiretta perchè le superfici vengono recupe-rate ad attività produttive, aumentano il valoredelle aree urbane, danno sicurezza per iniziativeeconomiche». «Le premesse, ha spiegato Conte,sono che «l'Italia ha un territorio per il 78% sot-toposto a instabilità idrogeologica che costa 2miliardi e mezzo l'anno, le regioni spendono peril dissesto il 7% delle loro risorse», inoltre ci sono«norme confuse, perciò serve un coordinamentonormativo. Abbiamo stanziato quasi 11 miliardidi euro per il triennio 2019-21 a disposizione diregioni e enti locali, non risorse aggiuntive mariconduciamo a unità varie risorse stanziate inlegge di bilancio e decreto fiscale e altri provve-

dimenti». Queste sono le «risorse per il

un paese fragile: fenomeni sismici e danninaturali causano danni incalcolabili allepersone, alla società e all'economia. Lamessa in sicurezza del territorio ha rap-presentato sin dall'inizio una prioritàdel governo e questo è lo strumento concui noi agiamo». «Proteggere il territorioe i cittadini significa interveniresubito e presto e non agiresolo sull'emergenza,quando il disastro si èverificato in funzionedi rimedio. C'è poi unaltro aspetto: inve-stire in tutela delterritorio generaricchezza diret-ta e indirettacome è statocertificato da

bili che vannoeseguiti giàquest'anno».

Soiveáliati speciali, più tutele

triennio ma il piano ha un orizzonteche supera il triennio, altre risorseverranno ulteriormente stanzia-te negli anni a venire. A questisoldi si devono poi aggiungerei fondi strutturali europei. Peril 2019 mettiamo a disposizio-ne 3 miliardi di euro per opere

immediatamente cantierabi-li. Entro fine aprile la

protezione civile e iministeri interes-sati sottoporrannoalla cabina di regiaStrategia Italial'elenco dei pro-getti immediata-I mente cantiera-

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Decreti Pagina 7

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D Sole28

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TRASPORTI TRANSALPINI E COMPETITIVITÀ PAESE

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Foglio

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IL CASO BRENNERO E I CORRIDOI NECESSARI PER CRESCEREdi Ennio Cascetta

La celebrazione dei 6o annidella Autostrada del Brenne-ro A22 è l'occasione per unariflessione sul ruolo di que-

sto importante asse del sistema deitrasporti italiano ed europeo maanche sulle prospettive della nostraeconomia e il ruolo dei trasportitransalpini per il futuro del Paese.

La risposta dell'economia italia-na alla durissima crisi che attana-glial'Italia dal 2008, ancorapreca-ria e insufficiente, è stataprincipal-mente la crescita degli scambi in-ternazionali di persone e merci.L'export delle merci italiane nel2018 ha rappresentato 1131% del Pil,la bilancia import/export è passatadai -20 miliardi del 2oo6 ai +47 del2018. Il Pil italiano nel 2018 è ancorasolo il 97 % di quello che avevamonel 2oo6, l'import è il llo e l'exporti112o%. L'Europa è il mercato privi-legiato dell'Italia con il 60,2% diexport, a fronte del 2 T. della Cina eil 5 del nord America.

Un discorso del tutto analogo va-le per il turismo internazionale chedal 2006 al 2o17 è aumentato di benil 45% contribuendo moltissimo alrilancio di un settore che nel 2o17era l'11,ß del Pil con un saldo positi-vo dell'economia del turismo di 14,6miliardi di euro.

Le Alpi sono una straordinariarisorsa ambientale e culturale, madal punto di vista degli scambi so-no una sorta di "cintura di castità"dell'Italia che, come diceva Ca-vour, è un'isola circondata per trelati dal mare e per il quarto dalleAlpi. L'anno scorso il traffico mer-ci ai valichi alpini è stato di 161 mi-lioni di tonnellate, più della metà

del traffico internazionale di tuttii porti italiani.

Ma queste merci hanno attra-versato le Alpi in modo diverso.Nel settore austriaco, e dunquesull'asse del Brennero, il 70% dellemerci si è spostata su strada e il30% sulla ferrovia.

Nel settore svizzero all'oppostoil 30% si è spostato su gomma e il70% su ferro grazie alle politiche diinvestimento nei tunnel ferroviaridel Lotscheberg, del San Gottardo,del Ceneri. Uno sforzo gigantescodella Svizzera che ha investito 20miliardi di euro e realizzato 116 kmdi gallerie, fra cui il tunnel di basedel San Gottardo che con i suoi 57chilometri è il più lungo del mondo.

Gli scambi con il settore franceseinvece avvengono per il 92% sugomma e solo per l'8% su ferroviaper la assoluta insufficienza delFrejus ad offrire servizi ferroviaricompetitivi pur con un trafficotransalpino in crescita.

In questo contesto l'asse delBrennero (autostrada e ferrovia)gioca un ruolo assolutamente cen-trale. Nel 2o18 sono transitate ol-tre 5o milioni di tonnellate, il10,5% di tutti gli scambi commer-ciali dei nostro Paese con il restodel mondo. Ho definito il Brennero"la porta d'Italia", infatti è di granlunga il primo valico per volumi eserve un traffico superiore a quellototale dei valichi Italia-Francia eItalia-Svizzera.

Eppure si può dire che la A22 siaun caso di eterogenesi dei fini nelcampo delle infrastrutture e ci facomprendere come è difficile fareprevisioni, e ancor di più semplici

analisi benefici costi, su decisionistrategiche di questo livello.

L'autostrada del Brennero nac-que da una forte spinta degli entilocali, poco appoggiato dallo StatoItaliano che ha contribuito all'ope-ra con un finanziamento simbolicodel 5%. Oggi laA22 svolge un ruolofondamentale per l'intero Paese eper la Ue essendo parte fondamen-tale del corridoio Scandinavo-Me-diterraneo. Nel 2018 circa 8,5 mi-lioni di auto e 2,4 milioni di Tir han-no attraversato il confine con l'Au-stria creando notevoli problemicon i nostri vicini. La A22 è oggetti-

Tutte le risorse disponibili

si trasformino in

infrastrutture e si completiil sistema dei corridoi Ten

vamente ai limiti della sua capacitàambientale e funzionale. Se gliscambi commerciali con l'Europanord orientale continueranno acrescere nel futuro, come è forte-mente auspicabile, c'è bisogno diun'ulteriore capacità di trasportoche affianchi la A22.

La risposta è nelle reti transeuro-pee, il Tunnel di base del Brenneroe il progetto di collegamento deltreno merci europeo (Tem) e del-l'alta velocità europea (Tav) attra-verso questo asse. La scelta strate-gica della Ue è stata quella di affida-re alla ferrovia l'integrazione deimercati e dei cittadini europei. Tre-ni merci lunghi 750 metri e capaci di

trasportare i semirimorchi per

competere con il "tutto strada" perpercorrenze di oltre 300 chilometrie treni Tav, con velocità di punta dioltre 200 km/h, per collegare le cit-

tà europee fino a iooo km in com-petizione con la strada e l'aereo.

L'Italia sta investendo molto sulleferrovie e sui porti per completare

la rete nazionale coerentementecon il programma europeo. Oggi

sono attivi cantieri sul tunnel di ba-se del Brennero, sui collegamenti

ferroviari Tem lungo il Tirreno el'Adriatico, sui raccordi ferroviaridegli interporti lombardi e veneti,sui porti di Trieste, Venezia, Raven-

na, Ancona, La Spezia e Livorno per

un totale di circa 8,5 miliardi.Ma non bastano perché per spo-

stare traffico dal "tutto strada" alferro è necessaria una rete articola-ta ben collegata con i nodi logisticidel sistema. Investimenti molto im-portanti per oltre 8 miliardi sonodisponibili all'interno del contrattodi programma di Rfi ad esempiosulla Brescia-Verona, ma i cantieria oggi non sono attivi per le indeci-sioni del Governo sul completa-mento della rete ferroviaria.

C'è veramente da augurarsi chetutte le risorse disponibili si tra-sformino in infrastrutture al piùpresto e si trovino quelle ancora ne-cessarie per completare il sistemadei corridoi Ten e per evitare che leAlpi diventino un freno allo svilup-po economico del Paese.Professore ordinario di Programmazione

dei trasporti all'Università Federico II di

Napoli e già coordinatore della struttura

tecnica di missione del Mit

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Trasporti Pagina 8

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Il Sole28

0IS Pagina

Foglio

OSSERVATORIO ANCE

Costruzioni, crescitarivista al ribasso

Nel 2019 atteso un +1,1%rispetto al +2% stimatoBuia: ripartire dalla Pa

Mauro Salerno

ROMA

C'è un piccolo segno positivo, manon è ancora il momento di parlaredi ripresa. Tutt'altro. Il settore dellecostruzioni nel 2019 salirà solodell'1,1% invece che del 2% stimatopochi mesi fa. Anche il 2018 si èchiuso con un dato peggiore delprevisto. La risalita, nel baratro diuna crisi che dura ormai da undicianni, è stata limitata un modesto1,5% dopo lo o,8% (primo anno conil segno positivo) del 2017. In estre-ma sintesi sono questi i dati salientidell'osservatorio sugli investimentinelle costruzioni presentato ieridall'Ance a Roma.

Per i costruttori il motivo princi-pe dell'impasse è che la macchinapubblica nonvapiù. È perquesto cheil presidente degli imprenditori ediliGabriele Buia ha chiesto con forza alGoverno di concentrarsi sulla rifor-ma del sistema decisionale della Pa.

«Abbiamo bisogno di semplificazio-ne: subito. Chiediamo al governo dinominare una "commissione costi-tuente" formata da esperti di altroprofilo morale e professionale, conil compito di velocizzare iprocessi didecisione e di spesa pubblica, evitarele duplicazioni, disboscare la giun-gla dipareri, anche nel campo priva-to, in modo da impegnare le risorsein tempi rapidi».

L'incapacità di spesa, dicono leimprese, è il primo fattore di bloccoche impedisce di rimettere in motoi cantieri. Solo un anno fai costrutto-ri avevano previsto per il 2019 un au-mento degli investimenti in costru-zione del 2 per cento. Oggi l'Ancenon crede più a questa possibilità eabbassa le stime all'i,i per cento. Ilmotivo è da ricercare negli effettidell'ultima a legge di Bilancio cheanziché rilanciare gli investimentipubblici taglia i fondi di un miliardodi euro. Una parabola al ribasso chele imprese del settore fanno semprepiù fatica a digerire, tanto che ormainon si nasconde più l'intenzione disperimentare forme di protesta emobilitazione, non proprio usualitra gli industriali.

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pro[eggl(al(a. nel piano del rcrriinrioi fondi per le zone colpire dal n,allr np

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Mercato delle costruzioni Pagina 9

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«Urgente la rifondazione degli Ordiniper tutelare attività d'interesse pubblico»INTERVISTA

MASSIMO MIANI

«Occorre puntaresulle competenze per ridarevalore al nostro ruolo»

«L'85% dei commercialistiha ancora il core businessnegli adempimenti»

Maria Carla De Cesari

li Ordini vanno ri-fondati. Devono da-re garanzie su atti-vità di interesse

pubblico. Altrimenti eludiamo la pro-vocazione che ci viene da tanti iscritti:perché mai ci si dovrebbe iscrivere aun Albo, sottostare a regole e controlliquando l'attività può essere svoltali-beramente?». È da tempo che Massi-mo Miani, presidente del Consiglionazionale dei dottori commercialisti,ragiona sul ruolo e sui presuppostidegli Ordini e sulle condizioni dellaloro attualità. Questi enti pubblici, in-fatti, dopo essere scampati agli attac-chi esterni dell'Antitrust sono oraerosi, in modo subdolo, dall'internocon conflitti sulle competenze tra lestesse professioni ordinistiche e conla derivaverso attività a basso valoreaggiunto. E poi c'è il mercato che ar-chivia attività e cerca nuove compe-tenze. La riflessione sulla funzionedegli Ordini si colloca sullo sfondodella proclamazione dello sciopero:comunque la si giudichi, un segno delmalessere della categoria.

Ieri il Consiglio nazionale ha vi-sto i sindacati . Che considerazioniavete fatto?Lariunione non era collegata allo scio-pero, che è prerogativa dei sindacati.Il Consiglio nazionale stalavorando aun manifesto della professione in vi-

sta degli Stati generali di maggio. IlConsiglio hal'ambizione di ridefinirei presupposti della professione attra-verso un percorso condiviso con tutticoloro che hanno responsabilità nelsistema. Il 2o marzo ci saràl'incontrocon i presidenti degli Ordini.

Il manifesto deve fare i conti conil malessere . Quando si è fatto l'Albounico si diceva che laprofessione sa-rebbe stata più forte . Che cosa nonha funzionato?Inutile fare il processo al passato.Probabilmente quando si sta bene sivive il presente e basta. Certo, il pro-blema delle specializzazioni andavaposto anni fa.

Le specializzazioni hanno pro-vocato, nel 2017, una sollevazionenella categoria. Perché sarebberola medicina?Bastaguardare a cosa accade. Ci sonoelenchi di specialisti che nascono al difuori degli Ordini. L'ultimo è quellodei curatori, tenuto dal ministero del-la Giustizia, il cui accesso è subordi-nato aunpercorso specifico. Lo stes-so potremmo dire dei revisori, anchese in questo caso l'elenco è di matriceeuropea. Il mercato ha bisogno dicompetenze specialistiche e se gli Or-dini non sono in grado di certificarlevorrà dire che ci si rivolgerà altrove.

Gli ordinamenti del 900 non sonopiù sufficienti a giustificare gli ordi-ni, visto che tante attività , anche pro-tette, sono superate dal mercato e al-tre sono diventate di routine e pocoprofittevoli?Come Ordini ci dobbiamo porre ilproblema di garantire la qualità diprestazioni specialistiche che hannoun interesse pubblico. Non possiamopensare di fondare il nostro ruolosulla protezione di attività collegateagli adempimenti, prestazioni di ser-vizi che fino a qualche anno fa eranomolto redditizie e ora si stanno rive-lando attività di scarsa o nulla soddi-sfazione economica.

Però la protesta si è coagulata in-torno alla fattura elettronica.

..............................Al vertice dei commercialisti . Massimo Miani

L'85% dei commercialisti ha ancora ilcore business negli adempimenti. Bi-sogna avere il coraggio di cambiare,focalizzandoci sulle competenze.

Il vostro ordinamento professio-nale non prevede esclusive ma leat-tività tipiche coprono uno spettroamplissimo di competenze . Si deveripartire da lì?È vero, abbiamo un campo amplissi-mo in cui giocare ma gran parte dinoi preferisce affollare lo stesso an-golo. Occorre ripartire dalle compe-tenze, che non possono coincideresolo con l'esperienza.

Il timore è che la specializzazionesi trasformi in un corsificio inutile edispendioso.Bisogna fare le cose per bene. In Ve-neto, per esempio, si sono organizza-ti corsi di altissimo livello. Un mioamico, titolare di uno studio impor-tante, alla consegna del diploma miha confidato: «Ero convinto di sapere

tutto sulla valutazione, ho capito chenon sapevo granché».

Perché oggi il tema della specia-lizzazione dovrebbe funzionare ri-spetto a quanto accadde nel 2017?Sono passati quasi due anni, abbia-mo discusso alungo e siamo arrivatia una condivisione. Per esempio, laspecializzazione dopo due anni dianzianità di iscrizione all'Albo, inve-ce di cinque.

Non si danneggiano i giovani?Ho detto che la competenza noncoincide con l'esperienza ma credoche quest'ultima sia un elemento disupporto. Il percorso lo immaginia-mo così: cinque anni di universitàcon corsi che siano tagliati per laprofessione, il tirocinio, l'iscrizioneall'Albo, il corso di formazione chedura un anno e mezzo, con la possi-bilità di acquisire due titoli di spe-cialista. Credo che i giovani abbianograndi chance se sceglieranno di

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giocare in unaparte del campo pocoaffollata. Dobbiamo valorizzare leattività che possiamo fare al di fuoridei servizi. Altrimenti le attività diconsulenza verranno svolte al difuori dell'Ordine.

Per gli Ordini la sfida è rifon-darsi. Come?Occorre individuare attività di inte-resse pubblico che devono essere ga-rantite sotto il profilo della compe-tenza e della correttezza di chi lesvolge. Mi riferisco per esempio alleattività di certificazione delle infor-mazioni per l'accesso al credito ban-cario o dei dati fiscali. La certificazio-ne presuppone responsabilità e rive-ste un interesse pubblico. Il suo valo-re va pagato. Ecco perché non avreitimore di riaprire, in questo contesto,un confronto sulle tariffe minime.

La politica è sensibile a questeistanze?Il compito di chi guida la professio-ne è di non nascondere le difficoltàe di proporre soluzioni. Certo, su unpiano complementare mi aspettereiche la flat tax premi anche le aggre-gazioni. Così come è congegnata, seuno studio ha tre soci, l'obiettivo di-venta mettersi ognuno per sé e staresotto i 65mila euro di ricavi. A quelpunto la redditività è data dalla tas-sazione al 15% e non dall'efficienzae dall'innovazione.

Intanto sulle proroghe di speso-metro ed esterometro si è arrivati atermine quasi spirato.Si tratta di proroghe che il Consiglionazionale aveva chiesto da tempoed è dunque importante che sianoalla fine arrivate. D'altro canto nonpossiamo che stigmatizzare ilfattoche ancora una volta giunganoall'ultimo minuto, cosa che ci ha co-stretti a lavorare nell'incertezza. Èevidente che si tratta di un altro de-gli elementi che causano problemie stress alla categoria. Occorre uncambio di passo nella gestione delcalendario delle scadenze.

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La riforma di Bankitaliauna batosta per le CasseLo spettro della nazionalizzazione della Banca d'Ita-

lia (l 'ipotesi , cioè, di trasferire , a decorrere dal lomarzo 2019 , al ministero dell 'economia e finanze lequote di capitale dell 'Istituto di via Nazionale dete-nute da soggetti privati , acquisendole al «loro valorenominale» secondo la legge 141 del 1938 ) agita i sonnidelle Casse di previdenza dei professionisti , che temo-no per le sorti dei propri investimenti . Ad andare nel-la direzione di consentire che nelle «vene» di palazzoKoch debbano affluire soltanto risorse pubbliche è unaproposta di legge di Fratelli d'Italia , che ha iniziatoin questi giorni il suo iter nella commissione Finanzedella Camera , avendo come relatrice una parlamentaredella maggioranza , Francesca Anna Ruggiero (M5s).Circostanza , questa , che crea inquietudine nell'Adepp(l'Associazione degli Enti previdenziali privati), allaluce, tra l 'altro , di un recentissimo aumento delle quo-te detenute all'interno del suo perimetro : se, infatti,lo scorso anno la percentuale era del 14 ,53% (quandoera diventato , subito dopo Intesa San Paolo, il «se-condo maggior azionista», avendovi investito global-mente «oltre un miliardo e ottantaquattro milioni dieuro», si veda ItaliaOggi del 30 marzo 2018), l'ultimarilevazione del capitale di Bankitalia vede un'ascesafino al 15 ,71%, giacché se l'Enpam (medici e odontoia-tri), Inarcassa ( architetti ed ingegneri) Cassa forense(avvocati) ne avevano già il 3% (che è la soglia limi-te fissata dall 'Istituto), a salire sullo stesso gradinoc'è adesso la Cnpadc (dottori commercialisti ) che nel2018 era al 2%, poi c'è l'Enpaia ( impiegati e dirigentidell 'agricoltura ) al 2,15%, l'Enpacl (consulenti del la-voro ) allo 0 ,93%, la Cassa ragionieri (0,5%) e, infine,l'Enpap (psicologi) con lo 0,13%.

Lo sconcerto dell 'Adepp, dinanzi ad un'iniziativa chesi prefigge di «restituire la Banca d 'Italia all 'esclusivaproprietà pubblica» (volendo , in particolare , abroga-re le norme del decreto legge 133/2013, che ne hannomodificato l'assetto, aprendo così ai privati ), si con-centra soprattutto sull 'idea di veder crollare il valoredelle quote possedute : a fronte di un valore nominaledi acquisto di 25 mila euro per quota , è stato calcola-to, infatti , verrebbe corrisposto un indennizzo di 0,52euro.

Simona D'Alessio

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Foglio i

Reddito di cittadinanza , si parte.e ra <Gomo.. .

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Prevenzione professionisti Pagina 12

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Adepp: giusto ampliare la platea InpgiIl sottosegretario Durigonrilancia l'idea di iscriverenell'ente i comunicatori

Federica Micardi

L'Adepp, l'associazione che rappre-senta le Casse di previdenza dei pro-fessionisti, condivide le preoccupa-zioni del sottosegretario al LavoroClaudio Durigon (si veda il Sole 24 Oredi ieri) sulla situazione dell'Inpgi,l'istituto di previdenza dei giornalisti,che subisce da molti anni le conse-guenze della grave crisi dell'editoria.L'Adepp - si legge inun comunicato di

ieri - «auspica che il Governo inter-venga con urgenza nella direzione in-dicata proprio dal sottosegretario Du-rigon, quella diun allargamento dellaplatea dei contribuenti all'Inpgi checonsentirebbe all'ente di riportare ipropri contiin sicurezza. Questasolu-zione non solo garantirebbe all'Inpgidi restare autonomo e continuare asvolgere la propria funzione istituzio-nale nell'ambito del sistema previ-denziale, ma sarebbe anche un giustoriconoscimento delle profonde tra-sformazioni che il mondo delle pro-fessioni sta attraversando c che devo-no poter trovare rappresentazione etutela nella previdenza».

L'Inpgi risente della cri si del setto-re, che oramai va avanti da anni e nonsembra dare cenni di ripresa. Anzi. Se

altre categorie professionali stannoregistrando un'inversione di tenden-za lo stesso nonsipuò dire del giorna-lismo, che paga non solo la crisi eco-nomicama anche una rivoluzione delsistema dell'informazione.

Continua il calo di contributi ver-sati perché continuano le uscite perpensioni o licenziamenti. «Attual-mente - raccontala presidente InpgiMarina Macelloni - ci sono 7mila col-leghi assistiti dagli ammortizzatorisociali» su un totale dii5milaprofes-sionisti che versano regolarmente icontributi. Ma non è tutto: «In cinqueanni - aggiunge Macelloni - non solosi sono persi più di 3mila posti di lavo-ro, mala spesa per gli ammortizzatorisociali è cresciuta del 58 per cento».

Di fronte auntale "esodo" il contri -

buto di solidarietà sulle pensioni più al-te - applicato dal 2017- e il passaggio alcontributivo non sono stati sufficientiasalvare iconti dell'istituto. «L'allarga-mentodella platea - commenta MarinaMacelloni - è una soluzione che con-sente si ritrovare la stabilità dei contima soprattutto ci aiuta a rappresentaremeglio laprofessione. Perchéogginonsi èridotta la domanda diinformazio-ne, anzi, è addirittura aumentata, mapassa attraverso canali che non sonopiù solo quelli tradizionali, per cui haanche senso che la cassa di previdenzaper rimanere al passo con i te mpi accol-gaqueste nuove professionalità». Cheandrebbero se "dipendenti" nella ge-stione principale, altrimenti nella ge-stione separata (Inpgi 2).

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Sono il legittimo ile misureontro condoUe generiche

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Previdenza professionisti Pagina 13

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COMUNICATO SINDACALE

La procura di Milano ha chiestoieri il rinvio a giudizio per gli exvertici del Sole 24 Ore: l'expresidente Benito Benedini, l'examministratore delegatoDonatella Treu e l'ex direttoreresponsabile, RobertoNapoletano. I reati contestatisono false comunicazioni socialie aggiotaggio informativo. Per lasocietà, il rischio è quello didovere pagare una sanzionepecuniaria a causa delladisciplina sulla responsabilitàamministrativa degli enti.L'inchiesta riguarda i conti del2015 del gruppo editoriale. Lanotizia arriva a pochi giornidalla richiesta di sanzioniamministrative, per la

medesima vicenda, formulata aConsob da parte dell'Ufficiocompetente della stessaCommissione (tra l'altro, conmulta per l'azienda di 14o milaeuro, oltre all'obbligo dirispondere in solido per lesanzioni chieste per i suoi exvertici in caso di incapienza).Tutto ciò, come scritto più voltein vari comunicati, rende quantomai urgente che l'aziendaeserciti l'azione diresponsabilità nei confronti deiresponsabili a tutela degliinteressi del gruppo e deilavoratori.

Il cdr del Sole 24 Ore

Il cdr di Radiocor Plus

Il cdr di Radio 24

LSTP, -11, -11 ol- ' mìIìardlAn;alzoirendimenti i, "I,

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SOLE 24 ORE Pagina 14