Centro Studi C.N.I. - 01 giugno 2014 · sicurezza tutti gli edifici sco-lastici italiani. Per il...

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Centro Studi C.N.I. - 01 giugno 2014

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Centro Studi C.N.I. - 01 giugno 2014

INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Centro Studi C.N.I. - 01 giugno 2014

Pagina I

EDILIZIA SCOLASTICA

Soffitti che crollano amianto e vetri rotti la scuola cade a pezziRepubblica 01/06/14 P. 14 Salvo Intravaia 1

"Qui si sbriciola il futuro": l'emergenza continua nelle lettere dei sindaciRepubblica 01/06/14 P. 14 Corrado Zunino 3

Nelle scuole italiane 342 mila alunni vicini all'amiantoCorriere Della Sera 01/06/14 P. 16 Valentina Santarpia 5

OPEN DATA

Nella Pa l'obbligo di open data deriva dalla CostituzioneSole 24 Ore 01/06/14 P. 15 Giovanna De Minico 7

EXPO

Expo, rapporto-shock a Cantone appalti in deroga per 500 milioniRepubblica 01/06/14 P. 1 Giuliano Foschini,Fabio Tonacci

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PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA

The end of architetture?Financial Times 31/05/14 P. I-II Edwin Heathcote 12

The oblique world of Claude ParentFinancial Times 31/05/14 P. II Edwin Heathcote 15

SEMPLIFICAZIONI

Dalla Pa autorizzazioni «light»Sole 24 Ore 01/06/14 P. 3 19

Soffitti che crollanoamianto e vetri rottila scuola cade a pezziInchiesta del Censis: 24 mila edifici senza impianti a normaIl governo: pronti 2 miliardi, da luglio primi 8mila interventi

ILTWEETAppena insediato,Renzi lanciòsul web il pianoper raccoglieredai sindacile segnalazionicon gli interventipiù urgentiper le scuole

L'IMPASSEPer finanziaregli interventi,è stato necessariosbloccareil Patto di stabilitàche impedivadi sostenere,tra l'altro, la spesaper le scuole

I CANTIERIIprimi 8200interventi,ha annunciato ierii I sottosegretariocon delegaall'ediliziascolastica RobertoReggi, partirannoa luglio

SOFFITTI che cedono, impianti fatiscenti, altissimo rischioamianto. II Censis lancia l'allarme sugli edifici scolastici.Un'indagine dell'istituto parla di «intonaci che crollano, ru-binetti che perdono e vetri rotti» e si spinge fino a denuncia-re problemi strutturali in 3 600 scuole e il rischio amianto per342 mila studenti. Oltre 24 mila edifici, la metà di quelli cheospitano scuole, hanno «impianti (elettrici, idraulici, termi-ci) che non funzionano, insufficienti o non a norma». E poi«sono novemila le strutture con gli intonaci a pezzi e in 7200edifici occorrerebbe rifare tetti e coperture». Il perché è pre-sto detto: il patrimonio edilizio delle scuole italiane è vec-chissimo. Tre edifici su dieci sono stati costruiti prima del1960 e oltre quattro su dieci prima del 1980. La manuten-zione è scarsa e i lavori sono spesso eseguiti male. Secondo i2600 dirigenti scolastici consultati dal Censis, per il 36% de-gli edifici è prioritario avviare lavori di manutenzione straor-dinaria. Ma nella maggioranza dei casi - il 57% - l'esigen-za è dare continuità agli interventi di manutenzione ordina-

ria. Non solo. «Di lavori se ne fanno pochi, e quando succedesono fatti male». Per i dirigenti, «negli ultimi tre anni, sonopiù di un quarto le strutture in cui sono stati effettuati lavori

ritenuti scadenti o inadeguati».Il governo corre ai ripari emette in campo un Piano da 7 mi-

liardi di euro: 2 miliardi di fondi già stanziati, 900 milioni dimutui erogati dalla Banca europea per gli investimenti e trai 2,2 e i 4 miliardi provenienti dai fondi di coesione. Nei mesiscorsi il premier Renzi invitò i sindaci a segnalare le situa-zioni più gravi e a luglio partiranno i primi lavori. «I dati dif-fusi oggi dal Censis -spiega Roberto Reggi, sottosegretario

all'Istruzione - non ci colgono imprepa-rati. Abbiamo fatto dell'edilizia scolasticauna priorità con oltre 8200 interventi inprogramma da far partire nel 2014 e altriundicimila che partiranno all'inizio del2015. Le opere previste quest'anno inte-resserannounquarto dellescuolee duemi-

lioni di studenti». Si tratterà di piccoli interventi di decoro eripristino funzionale: «Tinteggiature, ripristino di impiantiidraulici ed elettrici, sistemazione di aree verdi, serramentie vetri rotti», spiega Reggi, in oltre 12 mila scuole. Ancora,interventi di manutenzione straordinariae, grazie allo sbloc-co del patto di stabilità, nuove costruzioni e ristrutturazionesu un totale di oltre ventimila edifici scolastici.

C RIPRODUZIONE RISERVATA

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Edilizia scolastica Pagina 1

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Edilizia scolastica Pagina 2

"Qui si sbriciola il futuro": l'emergenza continua nelle lettere dei sindaci

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ROMA. Ci sono 4.400 segnalazionidai sindaci d'Italia, ora impac-chettate in un ufficio di PalazzoChigi . Ogni tanto il premier Renzifotografa il pacco a doppio spagoe twitta la foto: «Abbiamo iniziatoa smistare le lettere dei primi cit-tadini, le scuole da rifare». Sonoottomila i sindaci in Italia, quindiuno su due ha una scuola malmes-sa nel suo territorio . L'iniziativa digoverno, che si è chiusa lo scorso15 marzo, prevedeva la segnala-zione dell'istituto nelle condizionipeggiori . Soltanto uno . Molti sin-dacinonsi sono contenuti e hannoallegato l 'elenco: «Caro collega, tisegnalo poi ...». Renzi è il collega.

Il sindaco di Avezzano provin-cia dell'Aquila , Gianni Di Pangra-zio, ha scritto una lettera al pre-mier per ringraziare e segnalare.«Condivido in pieno l a tua scelta dipartire con l'azione di governodando priorità alle scuole poiché èlì che si formano le nuove genera-zioni . Ad Avezzano , terra balleri-na, stiamo lavorando da tempo,con i tempi biblici della burocra-zia, per avere la disponibilità deifondi del progetto "Il futuro in si-curezza" ». In quell 'elenco di edifi-ci congelati dalla burocrazia nonc'è, tuttavia , la scuola simbolo diAvezzano , l'immobile Corradini-

Fermi. E degli anni Venti, è un De-co, è vincolato per comprensibiliragioni storico-architettoniche.Di Pangrazio l'ha scelta tra tante.«Non possiamo toccarlo per milleragioni, ha bisogno di un inter-vento di consolidamento». Ri-schia di venire giù, serve l'azionecoordinata dal governo.

A Villafranca in Lunigiana ilsindaco Pietro Cerutti ha chiesto- dritto per dritto - 3,9 milionida investire nel nuovo plesso sco-lastico pensato per ospitare un li-ceo scientifico e l'Istituto profes-sionale Belmesseri . Con il primomiliardo e due speso sono fermi al-le strutture portanti . I liceali diVillafranca sono costretti nel vec-chio convento di San Francesco ecosì hanno scelto di affiancare l'i-niziativa del sindaco con una car-tolina a testa recapitata al presi-dente del Consiglio : fotografa lostato dell 'arte del nuovo plessoantisismico.

Il Comune di Livorno ha indica-to le scuole medie Pazzini di viaSan Gaetano : c'è già un disegnoper rifare la copertura in allumi-nio e migliorare l'efficienza ener-getica, risistemare la facciata e

Oltre 4 mila segnalazioniE in molti si rivolgonoa Renzi dandoglidel "caro collega"

dare la possibilità di un accesso ci-vile alle aule per chi ha difficoltà.Un ascensore, un nuovo percorsoper andare in palestra . La ristrut-turazione dei bagni. Costa, tutto,703 mila euro . Già che c'era il sin-daco Alessandro Cosimi ha rac-contato a Renzi di tutte le scuolebisognose di interventi a Livorno:cinquantuno tra nidi, materne,elementari e medie per un costodi 3,7 milioni . «Non sbricioliamo ilfuturo dei nostri ragazzi».

In Veneto le lettere inviate alpremier sono passate, per cono-scenza, all'attenzione dell'Ufficioscolastico, che così ha realizzatoun censimento locale . Solo per lariqualificazione e la bonifica dal-l'amianto sono stati presentati203 progetti : ne sono andatiavan-ti 83 . Servivano 150 milioni, ce nesono 10. A Belluno il sindaco Jaco-po Massaro chiede 5 milioni perrestituire a trecento scolari laprincipale scuola elementare, laAristide Gabelli . Padova ha indi-viduato la primaria Ardigò : il pro-getto preliminare è pronto, man-cano 700 mila euro, potrebberoarrivare con lo sblocco del patto distabilità sugli investimenti per

l'edilizia scolastica (decreto 66, agiorni convertito in legge). Perl'intera città ci sono 10 , 6 milionipronti, fin qui non si sono potutitoccare per l'austerity impostadall'Unione europea. A Cesena ilpatto di stabilità ha fermato l'am-pliamento del complesso di SanVittore (6,4 milioni, Iva compre-sa).

Il primo cittadinodi San Giuliano di Puglia:dopo la morte di 27bimbi s'è fatto poco

Anche un sindaco d'opposizio-ne come il leghista Flavio Tosi hapresentato l'elenco di necessitàper Verona: «Speriamo non sia lasolita l'elemosina». Federico Piz-zarotti, Cinque stelle inquieto, hascritto al "caro Matteo" per averefondi per tre strutture di Parma.Una, è la contestata scuola euro-pea: costata 35 milioni, non è fini-ta. Il Comune di Ariccia alle portedi Roma ha puntato alto e chiestola realizzazione di un polo scola-stico «in grado di includere in ununico, ampio e moderno spaziotutto il ciclo dell'obbligo e dell'in-fanzia». Progetto ambizioso,mancano 13 milioni. «Si possonorecuperare con l a vendita delle cu-bature delle scuole Bernini e viaVittoria», ha assicurato il sindacoEmilio Cianfanelli.

A Bari lo spot si è acceso sullamaterna Regina Margherita nelrione Madonnella, a Foggia sullamedia De Sanctis . Il sindaco di An-dria, Nicola Giorgino , vorrebberiaprire il Riccardo Jannuzzi nelquartiere di Santa Maria Vetere:è una secondaria , chiusa dal si-sma del 2002 . Servono 3 milioni.Ecco, il terremoto che colpì SanGiuliano di Puglia, Campobasso.Ventisette bambini e una mae-stramorti schiacciati. Progettisti,costruttori , tecnico comunale,sindaco dell 'epoca: tutti condan-nati in Cassazione. Il sindaco incarica , Luigi Barbieri: «Dopolano-stra tragedia gli sforzi fatti sonostati pochi».

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Edilizia scolastica Pagina 3

L'allarme del Censis

Gli edifici vetusti

58,5%

gli edificiscolastici statalicon impiantinon funzionanti,insufficientio non a norma

le strutturecon gli intonacia pezzi

edificioccorrerebberifare tettie coperture

le sedi chenecessitanodi interventisulle struttureportanti

quelle cheespongono342mila alunni alrischio amianto

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15%Costruitotra 1945 e 1960

Ldegli interventirealizzatinegli ultimi3 anni(in 10 mila edifici)è inadeguato

Gli interventi in programma

8.200 11.000 LE OPERE

interventi interventi decoro e ripristinoda far partire previsti funzionalenel 2014 nel 2015 :......................... tinteggiature,

impianti elettriciimpianti idraulici

vetri rotti

sistemazione di aree verdi

Edilizia scolastica Pagina 4

II rapporto del Censis: migliaia di edifici cadenti

Nelle scuole italiane342 mila alunnivicini all'amiantoE in 24 mila istituti impianti fuori no

MILANO - Per il ministerodelle Infrastrutture, ci vorreb-bero iio anni per mettere insicurezza tutti gli edifici sco-lastici italiani. Per il presiden-te del Consiglio Matteo Renzibasterebbero tre miliardi emezzo, da sbloccare entro il2014. Ma queste sono le ipote-si. I fatti sono altri: 24 mila

LentezzeA metà 2013 erano statiusati solo 143 milioni dei500 attivati con delibereCipe nel 2004 e nel 2006

scuole statali su 41 mila, cioèpoco meno di sei su dieci,hanno gli impianti (elettrici,idraulici, termici) che nonfunzionano, sono insufficien-ti o non a norma. Novemilastrutture hanno gli intonaciche cadono a pezzi, in 7.200edifici bisogna rifare tetti ecoperture, 3.600 sedi necessi-tano di interventi sulle strut-ture portanti, 2.000 sonoquelle che espongono i loro342 mila studenti al rischioamianto.

I numeri snocciolati dal«Diario della transizione» del

Censis, che fa il punto sullostato dell'edilizia scolastica,non fanno che confermare irapporti di Legambiente, Cit-tadinanza attiva, e le segnala-zioni che giungono ogni gior-no da decine di scuole di tuttaItalia. Eppure fanno l'effetto diuno schiaffo in pieno viso.Perché una cosa è stilare aridibilanci di interventi necessari,e altro è rendersi conto che al-la maggior parte delle nostrescuole, il 57%, basterebbe te-nere in piedi la manutenzioneordinaria per poter garantireuna permanenza dignitosanelle aule a migliaia di stu-denti: lo dicono i 2.600 diri-genti scolastici consultati, chesegnalano come solo il 36%delle scuole abbia bisogno dimanutenzione straordinaria,quindi di interventi speciali especifici.

Nella maggioranza dei casibasterebbero i lavoretti co-muni che si fanno in qualsiasicasa per evitare che diventimalandata. Eppure parliamodi edifici vetusti, che risalgo-no anche a settant'anni fa: piùdel 15% è stato costruito pri-ma del 1945, un altro 15% èdatato tra il 1945 e il 1960, il44% risale al ventennio 1961-1980, e solo un quarto è statocostruito dopo il terremotodell'8o, quindi adeguandoloalle nuove norme antisismi-che.

Ma i lavori, anche quandosi fanno, sono fatti male.Sempre stando alle conside-razioni dei presidi, che hanno

valutato la qualità degli inter-venti realizzati in oltre io milaedifici scolastici pubblici ne-gli ultimi tre anni, sono più diun quarto le strutture in cuisono stati fatti interventi ina-deguati, se non addiritturasbagliati: l'abbattimento dellebarriere architettoniche è ri-sultato scadente o insufficien-te in una scuola su cinque, il22,5% dei lavori di manuten-zione ordinaria non è andatoa buon fine, il 33,7% delle retidigitali è risultato scarso, co-me il 32,8% delle opere di ma-nutenzione straordinaria. Êun problema di risorse, maanche di utilizzo di risorse. Fi-no ad oggi la farraginosa mac-china burocratica ha previstoche le scuole potessero riceve-re fondi solo dopo una serie dicomplessi passaggi che pre-vedevano l'intervento di ufficiscolastici regionali, Regioni,sindaci e ministero dell'Istru-zione (Miur): una macchinaburocratica lenta e pesante incui sono spesso rimasti inca-strati i buoni propositi.Dei 500 milioni di euro atti-vati con le delibere Cipe del2004 e del 2006, a metà del2013 ne erano stati utilizzati143 milioni, relativi a 527 in-terventi sui 1.659 previsti, ri-leva il Censis. E andata un po'meglio con i fondi europei: ilprogramma operativo 2007-2013 gestito dal Miur e relati-vo al Fondo di sviluppo regio-

nale attivo nelle regioni Cam-pania, Calabria, Sicilia e Pu-glia, ha assegnato più di 220milioni di euro a 541 scuoleper interventi sulla sicurezzadegli edifici, il risparmioenergetico, l'accessibilità del-le strutture e le attività sporti-ve. Il dl fare, varato dal gover-no Letta, ha stanziato 15o mi-lioni per l'avvio immediato di603 progetti di edilizia scola-stica: «La recente assegnazio-ne del 95,7% di queste risorserappresenta sicuramente uncambio di passo», sottolinea ilCensis. Ma bisogna ammette-re che se di soldi in ballo ce nesono tanti, finora se ne sonovisti troppo pochi.«T dati dif-fusi non ci colgono imprepa-rati - replica il sottosegreta-rio all'Istruzione con delegaall'edilizia scolastica, RobertoReggi -. Il governo conoscebene la situazione. Proprioper questo abbiamo in pro-gramma già oltre 8.200 inter-venti da far partire nel 2014.Altri undicimila scatterannoall'inizio del 2015. Con le ope-re previste solo quest'annointeresseremo circa un quartodelle scuole e quindi due mi-lioni di studenti». Bisognaaspettare, dunque: che le ipo-tesi si trasformino finalmentein fatti.

Valentina Santarpia

Edilizia scolastica Pagina 5

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Edilizia scolastica Pagina 6

Osservatorio Fondazione Bruno Visentini - CeradiA cura di Valeria Panzironi

1 premier Renzi e la ministraMadia hanno anticipato le li-nee guida di riforma della

pubblica amministrazione: ri-cambio generazionale, tagliagli sprechi e open data. Questariflessione è rivolta al solo ter-zo rimedio: ci chiederemo cosasi intende per dato aperto, a qua-le finalità obbedisce e quale lasua praticabilità.

L'espressione non è un inedi-to nella cultura pubblica italia-na, già il codice dell'amministra-zione digitale consentiva allaPa di rendere pubblici i dati insuo possesso, purché anonimi ocomunque non idonei a indivi-duare la persona. Questa libera-zione del patrimonio conosciti-vo pubblico avrebbe consenti-to al cittadino il riutilizzo del da-to anche a fini commerciali.

Si pensi ai dati ecologicisull'inquinamento atmosferi-co, che se aggregati daun Comu-ne in ragione della zona di rile-vamento consentirebbero achiunque di ideare e concentra-re un servizio di car sharing convetture elettriche anche in ra-gione del tasso di anidride car-bonica e non solo in base alla do-manda di utilizzo.

Ritorniamo al dato normati-vo e chiediamoci se col trascor-rere degli anni il concetto di be-ne pubblico si sia evoluto. L'in-tervento convulso di leggi e li-nee direttive ha lasciato peròimmutata l'iniziale configura-zione giuridica del open data:una mera facoltà graziosamen-te concessa dalle amministra-zioni ai propri cittadini, salvoipotesi di obblighi posti da leggidi settore e debolmente assisti-ti da sanzioni.

Descritto lo stato dell'arte,avanziamo una diversa idea dicultura pubblica dell'open data.

Proviamo a mettere bene ilprimo passo, il resto verrà di

Nella Pa l'obbligodi open data derivadalla Costituzionedi Giovanna De Minico

conseguenza. Se il dato detenu-to dall'amministrazione appar-tiene al patrimonio indiviso diuna collettività, sudi esso il sog-getto pubblico non può vantareun titolo proprietario esclusivoperché il dato è della collettivi-tà, mentre l'amministrazionene è semplicemente il custode,peraltro temporaneo. E allorala Pa è obbligata a diffonderloperché non fa altro che restitui-re al suo legittimo proprietariociò che gli appartiene.

E tale obbligo non occorreche esibisca una legge comesuo titolo giustificativo, perchédiscende in linea diretta dall'ar-ticolo 97 della Costituzione, inquanto se il dovere di trasparen-za impone all'amministrazionela visibilità dei suoi percorsi de-cisionali, essa prescriverà an-che l'esibizione dei risultatidell'agire pubblico: i dati.

Collegare l'open data a unpreciso obbligo di messa a di-sposizione comporta conse-guenze non trascurabili quantoalla modalità di accesso del da-to che dovrà essere fruibile dachiunque senza condizioni tec-niche di acquisizione (registra-zione) o di legittimazione; allaforma di presentazione e allasua tendenziale gratuità.

Ma la cosa più importante èun'altra: un obbligo rimandasempre all'esistenza di un cor-relativo diritto al suo adempi-mento, diritto questo che spet-terà a chiunque, cittadino o

La pubblica amministrazioneè solo la custode dei datiLa trasparenza è un doveregenerale non una facoltàdegli uffici virtuosi

straniero, in quanto il dato nonè una conoscenza funzionale aiprocessi politici, bensì, come ciricordano le direttive europee,all'esercizio di una libertà eco-nomica (creazione di servizi di-gitali e applicazioni) o anche diun diritto fondamentale, quel-lo della persona a sostituirsi oaffiancarsi all'amministrazio-ne nel rendere un'attività dipubblica utilità in ragione delvincolo solidaristico.

Nella mia prospettazionel'open data diventa la premes-sa conoscitiva anche alla colla-borazione tra persone e ammi-nistrazione: una condizione dieffettività del diritto alla sussi-diarietà orizzontale. Infine, sequesto obbligo venisse disatte-so, la sanzione non dovrà giova-re allo Stato, perché qui il dan-neggiato sono le persone comu-ni, private di quanto spettavaloro conoscere, e quindi l'azio-ne appropriata dovrebbe esse-re una class action con finalitàrisarcitorie e di esecuzione informa specifica.

E ora il cerchio si chiude: l'ob-bligo di accessibilità ai dati ri-torna alla sua fonte, l'articolo97 della Costituzione. E allorase il Governo Renzi continuas-se inlinea con chilo haprecedu-to a non intenderlo come un do-vere imposto a ogni ammini-strazione, si creerebbe una si-tuazione di palese ingiustizia:le amministrazioni virtuose

renderebbero i servizi, pubbli-cherebbero i dati, e si potrebbe-ro anche avvalere dei propri cit-tadini pronti a collaborare conloro nello svolgimento di attivi-tà sociali; mentre le amministra-zioni inoperose, rimarrebberoinerti nell'agire e silenti nel pub-blicare i dati e insostituibili dailoro cittadini, i quali lasciatinell'ignoranza non saprebberoa chi sostituirsi e per cosa.

Rendiamo allora questa facol-tà un obbligo: restituiamo allapersona la conoscenza di ciòche le appartiene!

© RIPR.OD0=1ONE RISERVATA

Open data Pagina 7

DENUNCIA DEIVAUTHORM DO CO

Expo, rapporto-shock a Cantoneappalti in deroga per 500 milioni

E STATO più facile costruire le fonda-menta dell'Expo che una pista ci-clabile a Monza, più semplice affi-

dare uncontratto divigilanza da qualchemilione di euro che non assumere due bi-delli in una scuola pugliese. In attesa divedere quello che sarà, l'Esposizione uni-versale del 2015 siè giàrivelata perquel-lo che è : una delle più grandi deroghe chelo Stato abbia mai concesso a se stesso.

SEGUEALLE PAGINE8 E9

EXPO Pagina 8

Expo, il rapporto shock"Appalti senza controlliper me miliardo"La denuncia dell'Authority dei contratti a Cantone"Deroghe a ottanta regole, così la spesa è lievitata"

GIULIANO FOSCHINIFABIOTONACCI

ezzo miliardo di euro di denaro pub-blico sottratto «alle norme e ai con-trolli» in nome dell-emergenza"

più prevista del mondo. «Ben 82 disposizio-ni del Codice degli appalti sono state abro-gate con quattro ordinanze della Presiden-zadel consiglio-denuncia Sergio Santoro,l'Autorità garante per la vigilanza dei con-tratti pubblici - così hanno escluso noi e laCorte dei conti da ogni tipo di reale control-lo».

Dopo gli arresti dell'inchiesta di Milano,però, è scattato l'allarme e gli uffici tecnicidell'Authority hanno analizzato tutti i con-tratti per capire cosa sarebbe accaduto sequelle deroghe non ci fossero state, se il Co-dice nato nel 2006 apposta per combatterei fenomeni di corruzione fosse stato rispet-tato alla lettera. Edeccoche sonovenutifuo-ri affidamenti diretti oltre le soglie consen-tite, goffi riferimenti a commi di legge ine-sistenti, procedure ristrette poco giustifi-cabili. «Le nostre sono osservazioni-ci tie-

Da Mantovani alla Ducati energiaecco tutte le commesse giustificatedall'emergenza e gli affidamentidiretti oltre la soglia consentita

ne a specificare Santoro - fatte sui docu-menti disponibili online». Numeri, casi,segnalazioni, appunti, finiti in un dossierche Repubblica ha avuto modo di consulta-re e che è stato consegnato al magistratoRaffaele Cantone, il commissario voluto dalpremier Matteo Renzi per evitare altriscempi.

LE FALLE NELSIST APer capire di cosa stiamo parlando basta

prendere l'opera al momento più famosadell'Expo, le cosiddette "Architetture diservizio" per il sito, cioè le fondamenta deicapannoni. Famosa per il costo, 55 milionidi euro, ma soprattutto perché attorno aquel contratto ruota l'indagine di Milanosulla banda di Frigerio. Lo ottiene la Mal-tauro, ma come? Per l'affidamento Exposceglie di non bandire una gara europea,aperta atutti, ma di seguire laprocedurari-stretta. Partecipano sette aziende e dopo lavalutazione della commissione vince un 'A-ti che ha come capofila appunto la Maltau-ro, l'azienda che è accusata di aver pagatomazzette a Frigerio e Greganti. La procuradi Milano accerteràcosaè accaduto e come.

Per il momento si può dire che a spalan-care la porta alla corruzione è stata propriola legge, permettendo la procedura abbre-viata. «Come in molti altri casi per l'Expo-scrive il Garante nel suo dossier - si è se-guito il criterio di aggiudicazione dell'offer-ta economicamente più vantaggiosa». A in-dividuare quale sia deve essere una com-missione di 3 o 5 membri, «imparziale e al-tamente qualificata».

Ma, ed ecco l'anomalia, nell'offerta dellaMaltauro hanno avuto più peso gli elemen-ti qualitativi «per loro natura soggettivi»,quali l'estetica e il pregio, rispetto al prezzoe ai tempi di esecuzione, «che sono invecedati oggettivi». Il punteggio qualitativo era65 punti, quello quantitativo 35 punti. Insintesi, basta avere dei commissari amici eil gioco è fatto. «Ne abbiamo due su tre», sicompiacevano Frigerio e Greganti, al te-

lefono. E lo stesso Maltauro, interrogato do-po l'arresto, ha confermato il sistema.

L' GE C E CMa a impressionare l'Authority è

l"'emergenza perenne" che tutto giustifi-ca. Perché, per esempio, viene affidato "inderoga" a Fiera di Milano spa l'allestimen-to, la scenografia e l'assistenza tecnica (2,9milioni)? «Non si ravvisano evidenti motividi urgenza - annota Santoro - per un ap-palto assegnato il 28 novembre scorso, unanno e mezzo prima della data del terminedei lavori».

Ancora: con procedura "ristretta sempli-ficata" sono stati dati i 2,3 milioni per il ser-vizio di vigilanza armata a un Ati (la man-dataria è la Allsystem Spa), nonostantequella modalità «è consentita solo per con-tratti che non superino il milione emezzo dieuro». Sforamenti simili, ma di entità infe-riore, sono avvenuti con 1-affidamento di-retto", utilizzato 6 volte. «Il tetto massimoammissibile è 40mila euro», segnala San-toro, ma nella lista figurano i 70mila a unprofessionista per lo sviluppo del conceptdel Padiglione 0 e i 65mila per servizi infor-matici specialistici.

Ben 72 appalti sono stati consegnati"senzapreviapubblicazionedelbando", tracui figurano il mezzo milione a Publitaliaper la fornitura di spazi pubblicitari e i78mila euro per 13 quadricicli alla Ducatienergia, impresa della famiglia del mini-stro dello Sviluppo Federica Guidi. A FieraMilano congressi - il cui amministratoredelegato era Maurizio Lupi fino al maggio

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scorso, quando si è autosospeso -viene in-vece affidata l'organizzazione di un mee-ting internazionale dal valore di 881milaeuro.

Ancheinquestaoccasione Expodecidediseguire la via della deroga, appoggiandosia una delle quattro ordinanze della presi-denza del Consiglio (il dpcm del 6 maggio2013). Lo fa in maniera quantomeno mal-destra, perché nel giustificativo pubblicatosul sito ufficiale «si rileva un riferimento alcomma 9 dell'articolo 4 che risulta inesi-stente». Un refuso.

IE AN VANISu un caso, la realizzazionedella "piastra

del sito espositivo", l'Authority si soffermaun pá di più. È l'appalto più consistente, labase d'asta è fissata a 272 milioni di euro.Con un ribasso addirittura del 41 per centoe un offerta di 165 milioni lo ottiene, il 14settembre di due anni fa, una cordata gui-data dal colosso delle costruzioni Mantova-ni, il cui presidente Piergiorgio Baita saràarrestato il febbraio successivo nell'ambitodi un'inchiesta sul Mose di Venezia.

«Con lo stesso aggiudicatario - rileva il

Sotto la lente del Garante anchequelle settantacinque procedurenegoziate senza la preventivapubblicazione del bando

garante - Expo ha stipulato però altri duecontratti, rispettivamente di 34 milioni e 6milioni, in opere complementari alla pia-stra».Uñ osservazionecherimanetale,chenon arriva ad assumere le forme di una qual-che accusa specifica contro lacordata di im-prese vincitrici, ma che per Raffaele Canto-ne (che martedì si incontrerà con Santoro)potrebbe valere un approfondimento.

GARA PER PEDEMONTANAQuando l'Authority ha potuto ficcare il

naso, sono stati guai. «Solo per la costruzio-ne della Pedemontana - spiegano - nonsiamo stati esautorati dal nostro ruolo di vi-gilanza». Amarzo del 2013, dopo uno scree-ning dello stato di avanzamento, oltre a se-gnalare gravi ritardi il Garante ha indivi-duato un incremento del costo complessivodell'opera complementare all'Expo di 250milioni di euro.

Non sarebbe un caso. Nella relazioneispettiva si legge che l'appalto era stato af-fidato con «elementi oggettivi di distorsio-ne della concorrenza e conseguente altera-zione del risultato della gara». In sostanzaappalto sbagliato, costi impazziti, auto-strada che rischia di non essere mai termi-nata.

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tra questi

6con affidamento diretto

16con cottimo fiduciario- affidamento in economia

I lavori dell 'Expo 2015

1,35miliardi di euro

Gli appalti

già aggiudicati

21con procedure aperte

474milioni di euro

I lavori assegnatiin deroga alCodice degli

appalti

82le disposizioni del Codice derogate

I numeri degli appalti161

gli appalti già assegnati

75con procedure negoziate senza previa

pubblicazione di bando

5con procedure ristrette semplificate

con procedura ristretta

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Fit RA MILANRSPAI lavori per l'al lesti mento,la scenografia el'assistenza tecnica sonostati affidati con deroga"senza reali motivi diurgenza"

PP,OFESSIONISFAPRIVATOLo sviluppodel conceptdei Padiglione0 è statodato con l'affidamentodiretto, "che è ammesso-scrive il garante-- solofino a 40mila euro"

DRAVOSOLUTION SPAi I contratto per"supportospecialistico" rientra neiparametri del cottimofiduciario,"ma potrebbeesserci stata la divisionea rtìf ciosa degli appalti`

ANGELO PARIS GIANSTEFANOFRIGERIO PRIMOGREGANTIEx direttore Acquisti L'ex parlamentare Il compagno G, moltodi Expo 2015, è stato della Dc Frigerio era - legato alle Coop nelarrestato un mese fa secondo la procura - il gruppo aveva laperché "membro della capodella "Cupola funzione di procurarsicupola delle tangenti" dell'Expo" "coperture asinistra"

ALLSYSTEMSPA E ALTREII servizio di vigilanzaarmata è statovintodauna Rti con procedurastretta semplificata,"sforando il limiteconsentito di 1,5 min"

1861 UNITED SRLPer Expo il contratto perla realizzazione dello spotdi lancio della campagnapubblicitaria era esclusodalle norme del Cod iceappalti, per i l ga rante no

DIICATIENERGIAPer la fornitura di 13quad ricicli è stata sceltalaprocedura negoziatasenza pubblicazionedelbando, "consentita soloin particolari circostanze'

EN RICO MALTAUROI I costruttore avrebbepagato più di 600milaeurodi mazzetteaFrigerio egli altri perpilotare gli appalti

MANTOVANIEALTRISul maxi appalto perlapiastra il garante segnalail ribasso in gara dei 41 percento e la "successivaconcessionedi4l milioniin opere complementari"

PIERGIORGIO BAITADirigeva la Mantovani,che si èaggiudicata unappalto da 165 milioni.Arrestato nel 2013 perl'inchiesta sul Mose

FIERA MILANO CONGRESSIL'affidamento è statodato in deroga al Codiceperii dpcm del 6 maggioscorso, per il quale sirileva "il riferimentoa uncomma inesistente"

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The end ofarchitecture?From Houston toDoha, Dubai to LaDéfense, corporatemodernism has takenover the world. By

Edwin Heathcote

A s the 14th edition of the Venicé Bien-nale of Architecture prepares toopen, the pavilions of the Giardinimight be the perfect venue for ananalysis of the architectural mani-

festations of national identity.Here is a series of buildings each attempting

to say something serious and legible about thenation that built them . They represent extremesof hubris, humility and hope. There are build-ings here by the masters of modernism, AlvarAalto, Carlo Scarpa, Gerrit Rietveld and JosefHoffmann , and others by one-time names nowso obscure that even historians struggle torecall them . Here is the 1938. German pavilion,with its severe Nazi-era façacle, the rather feyRussian pavilion designed by Aleksey Schusev_architect of the Lenin mausoleum. The Britishpavilion is an odd, feebly domed work by EdwinRickards , an almost impossible space to showwork in. There is the beautifully minimal Nor-dic pavilion by Sverre Fehn and the extraordi-nary maximal , green ceramic-clad Hungarianpavilion by Géza Maróti.

Each pavilion tells us about the desire toexpress something of the national character -and the prevailing political aesthetic . And it is

Continued on page 2

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The end of architecture?Continued from page 1

this idea - and what hap-pened to it - that is at theheart of the theme set bythis year 's curator, RemKoolhaás. The question isposed through the juxtaposi-tion of cities acentury ago -with their distinctive, bus-tling streetscapes , busy witharchitectural detail - withshots of contemporary cen-tral business districts, theanonymous cityscapes ofglass towers and urban free-ways that could be Houstonor Dubai, La Défense orDoha. The question Kool-haas poses is: How did thishappen? How did thesediverse cities absorb thisidea of modernity in such ahomogenous way, how didone type of architectureattain such hegemony?

It is, in its way, an obvi-ous question. And superfi-cially at least, it addresses ataboo subject in architec-tural discourse - style.That's because modernism,which started as a radical,often political idea aboutremaking cities for a tech-nocratic , classless age ofautomobiles and sun ter-races, was almost immedi-ately co-opted as a style, away of expressing taste,fashion and a perceivedmodernity. The most endur-ing monuments of modern-ism are, you could argue,

not communal housingblocks or private villas butthe elegant mid-centurycommercial office slabs thatinspired the "blandscapes"of the contemporary city.

Architecture is a curiousworld in which the thingswe hate might look verysimilar, to a less-inured eye,to the things we love. It is aquestion of degrees, offinesse. Koolhaas exempli-fies the paradox. Here is an

Architects havebeen enfeebled:their role is nowprincipally asshapemakers

architect Who might on onehand scathingly point outthe inadequacies of contem-porary architecture, itshopelessness and its pros-tration to the power ofmoney and commerce - yetis also in thrall to. its ubiq-uity and the very universal-

were in love with massproduction - than many ofhis contemporaries.

And here in Venice, he isattempting to analyse thisparadox with a study not of

ity for which it is disliked.Koolhaas has professed a

love of the "generic" inarchitecture: his own build-ings are usually made ofcheap, off-the-shelf materi-als and standard parts, aworld away from the obses-sions of his contemporarieswho strive to make thingsof their place - or at leastprofess to do so while actu-ally just building thingsthey like. He eschews thegenius loci and the particu-lar, which brings him closerto the modernity of themodernist pioneers - who

the special (which is the Clockwise fromusual subject of the Bien- top left: thenale) but of the ordinary. national pavilionsIn the main Italian pavilion, of Norway,his theme "Elements of Germany,Architecture" is about the Britain andpieces that go together Hungaryto make a building. In theirinvention, evolution andstandardisation, these partshave contributed to exactlythat generic nature of con-temporary architecture.Skyscrapers, for instance,would have been impossiblewithout elevators; mallsand airports without escala-tors and air-conditioning.

Koolhaas is interested inthe banal: the suspendedceiling, the disabled accessramp, the repetitive apart-ment balcony and the mod-ern wall. The modern blockrelies on curtain walling:whether it is glass, brickor stone, the contemporary

façade is never more than askin overlaid on a steelarmature and that thinness,that sense of architecturehaving been reduced to aveneer accounts in part foritsapparent superficiality.

Although Koolhaas begant>is presentations about theBiennale with those juxta-positions, the radically dif-ferent cityscapes of a cen-tury ago and today, it was,in a way, a little disingenu-ous. After the explosion ofnational expression andsculptural architecturesthat occurred around thefin-de-siècle (Arts and Crafts,art nouveau, nationalromanticism, secessionismand so on), there was actu-ally a period of reaction inwhich the French beauxarts model, the monumentalclassical architecture of theacademy, became theworld's. default architecturejust as corporate modernismis today. From London andMilan to Washington DCand Moscow, the dominantstreetscape of 1914 was

influenced more by Paristhan by any ideas of localtradition. National romanti-cism had been crushed byan idea that taste emergedfrom Paris, much as it alsodid in fashion or cuisine.

The innovations of thatperiod were being madein industrial architecture(where an exemption wasmade for a kind of proto-functionalism) and in thecolonies. There, the rulingpowers were keen to displaythat they had absorbedlocal architectural ideasand combined them withtheir own (superior) stylesto create a hybrid. Thisrooted them in place whileshowing exactly who was inpower - think of Lutyens'New Delhi or French archi-tecture in Casablanca.

A century ago we werealso seeing the emergence

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of the first truly modemskyscraper (Cass Gilbert'sWoolworth Building in NewYork, 1913). Here it was notthe style that emerged fromthe" particularities of theplace (it was clad ina kind of Westminster-cum-Addams Family gothic), butthe form. It was a towerthat was extruded from, agrid on bedrock.

Koolhaas's brilliant dis-section of the meaning ofthe skyscraper in his 1975book Delirious New Yorkincludes the insight thatthe elevator - which finallymakes the long-dreamt-ofskyscraper possible - alsoallows its expression to bedisassociated from its struc-ture. The endless extrusionno longer has any struc-tural logic or rationale thatcan be expressed on theexterior; instead its archi-tecture - its style - is nowpurely applied.

Koolhaas extends thisidea in his 2001 essay"Junkspace", where he indi-cates that out-of-townlocations, air-conditioningand the escalator havefinally broken any notionsof architectural responsibil-ity to context and anyties between scale andarchitecture. "Architecturedisappeared in the 20th cen-tury," he wrote.

Architects have beenenfeebled: their role is nowprincipally as shapemakers,sculpting profiles for devel-opers' logos. They work forcontractors, way down theconstruction food chain,and have been complicit intheir own decline. Citieswant skylines with recog-nisable towers and archi-tects have been anxious tocreate them.

The most sophisticatedarchitects, who work atground level creating partsof real cities, engaging withconditions, remain cult fig-ures. Meanwhile, the global

stars - of whom Koolhaas isof course one - create theirmasterpieces across the sky-lines of the world. It is thesuperstars who are emu-lated and the internationalcorporate practices - whodigest and dilute the worlç ofthe sometimes priclçly"starchitects", making sóme-thing similar, but chegperand friendlier, for deveiop-ers, councillors and contrac-tors - homogenise the wcirldinto a bland non-place, asimulacrum of Singapore,

There was a momEnt,sometime in the 1970s,when it seemed like theremight be an alternative.The idea of a "criticalregionalism" represented anattempt by a few architects

and academics to escapefrom the low point of globalcorporate banality and tointroduce an idea of localbuilding tradition, materi-als and typologies. This wasnot, it needs to be stressed,an outpost of the parallelstrand of postmodernismwith its tacked-on historicalreferences and attempts athumour; it was, rather, arefined idea of a modernismadapted to its locality.

Those figures who wereput forward as its propo-nents (although they didn'talways necessarily seethemselves in that way)

Juhani Pallasmaa, AlvaroSiza, Eduardo Souto deMoura, Carlo Scarpa andothers, have remainedwidely admired. Yet theidea never quite took off.These were all brilliantarchitects building theirown versions of modernism,mostly in small to medium-scaled buildings in citiesthey knew intimatelyor had lived in most oftheir lives; buildings thatcould afford to be rootedin a particular traditionof craftsmanship.

Throughout all of thisthere has been the curiouspretence that modernism isnot a style but somehow thedefault architectural lan-guage of our age - as if it

was inevitable. It is, in fact,merely easier than otherstyles: easier to design andto build. The architecturaland construction industryhas talked itself into andgeared itself up for a way ofproducing buildings thatlooks as if it's the most func-tional solution to a problem.

In fact, as Koolhaas hasshown, the exterior (iearchitecture) has becomecompletely detached fromthe interior, from what goeson inside, through techno-logy and through sheerscale. In a way, architectureis over. All that is left arethe handful of boutiqueprojects that serve to assureus there is still some ration-ale behind all those years ofeducation and all those cen-turies of culture. Architec-ture has absorbed moder-nity and modernity haschewed it up and spat itout. Modernity, not modern-ism, has won.

Fundamentals ; the 14thInternational ArchitectureExhibition, runs from June7 to November 23labiennale.org/en/architecture

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The obliqueworld ofClaude Parent

Today's architects are reappraising the workof the `supermodernist: ByEdwin Heathcote

t was an alien landscape oframps and sloping ceilings, alittle bit Dr Caligari, a littlebit sinking cruise-liner, a littlebit spaceship. The interior of

the French pavilion at the Veniceart Biennale in 1970, with its neongrid ceiling, its sloping floors anddisorientating surfaces gave astriking taste of the weird world ofClaude Parent.

Parent, "the supermodernist", wasone of the most influential Frencharchitects of his generation, a figurewho both inspired and infuriated, whowas tireless in his questioning oforthodoxy, who went from designingradical concrete houses to nuclearpower stations. He exploded on to thescene in the 1960s and fell profoundlyout of fashion in the 1980s. Yet with-out him it is difficult to imagine thesubsequent jagged lines of DanielLibeskind, the fluid landscapes ofZaha Hadid or the buildings of hisprotégé Jean Nouvel. Now this mostremarkable of designers is being reap-praised as a new generation of archi-tects looks to the utopian modernismof the postwar era as a golden eraof invention.

And at this year's biennale,Parent's work will be on show inthe main Italian pavilion underdirector Rem Koolhaas's "Elements ofArchitecture" banner.

Parent's big idea was the architec-ture of the "oblique". He came tointernational prominence with hiscollaborator, urban planner andintellectual Paul Virilio; theyformed Architecture Principe, a team

determined to shake up architecturalconvention. There is some confusionabout exactly where this notion ofoblique architecture came from. Oneseductive story suggests that Virilio,who grew up in Brittany, had beenimpressed by the second worldwar German bunkers on the Atlanticcoast, and one in particular whichhad subsided in the sand, its...floor now sloping, its interiors darkand disorientating.

In a characteristically Parisian1960s manner (an era when everystatement became a manifesto),Virilio claimed that the agriculturalera was the age of the horizontal. Theindustrial era with its chimneys andskyscrapers was the era of thevertical (which culminated in thelaunch of space rockets, the ultimate

vertical gesture) but the newly forgedcontemporary world would be definedby the oblique.

I visit Parent in his Paris studio, setover three floors of a slim apartmentbuilding in bourgeois Neuilly-sur-Seine, and ask him why he has beenso fixated by the sloping floor. Hetakes a book and opens it up, placingit spine upwards to form a kind ofroof. "Look," he says, "there are nowalls, no barriers." He walks his fin-gers up the slope of the hardback cov-ers. "With a wall you need to smashopenings, to break them, with aramp" - here he switches to a sketch -"you have the incline and, on theother side, it is open."

He shows me a sketchbook witha drawing of a fractured hyper-market: "I liked the slippage, I never

liked closed forms. If a building isclosed, you lose half the information.The fracture allows you to see."The ideas are startlingly close tothe style of deconstruction twodecades later.

Dapper in black shirt, black pleatedsilk waistcoat and black-and-whitetie, Parent is charming company.

`Every house I've everdesigned has beenrefused plaamingpe " ion. But theyget built. Eventuallly'

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Maison Drusch(1963);Claude ParentClaude Parent,Ed Alcock/MYOP

What was once a luxurious handlebarmoustache linking up with radicalsideburns has shrunk in stages to asmall, avuncular brush. Parent iseager to show me his work andexplain it, occasionally pronouncinghis age. "Ninety-one," he says - orrather "quatre-vingt-onze".

"It takes so long to say. It's soold. I can't quite believe it."Certainly there's something strangelyunsettling about this gentle fellowshowing me these radical, angular,almost angry pencil drawings ofjagged concrete utopias, space-age structures, unfamiliar, extra-terrestrial landscapes.

Most of these remained fantasies,but some were realised. "This house,"he tells me, pointing to the 1963Maison Drusch, a structure which

looks like it has been dropped froma spaceship, "this was the firstoblique house. The owner, a rational-ist engineer, didn't like the plans.It took him a year to accept them.Then the planners refused it permis-sion - they said it couldn't be done.I don't think they even understoodthe drawings. Actually, every houseI've ever designed has been refusedplanning permission. But they getbuilt. Eventually."

"I always assumed people wouldcome round to my way of thinking."

Parent's architecture was strangebut it was also irresistiblytheatrical. He must have learnt some-thing from working with Le Corbus-ier, I suggest. "Oh yes," he says,"but actually, I didn't do much there.We didn't get any instructions at

all. We'd ask about the dimensionsof a piece of concrete and Corbuwould say: 'It needs to be bigenough for a pigeon to land on.' Itwas difficult." '

How, I wonder, did he splitwith Virilio when the two of themseemed so close in their ideas? "Itwas May 1968," he says. "Virilio wason the barricades, but for me, itwasn't my fight. The young architectsin the office would leave here inthe afternoon and take thedustbin lids with them and fight thepolice. They'd return late and sleepthrough the day. I stayed here,working. I wanted to build. Viriliowent on to become Mr Catastrophe."By which he means thephilosopher of disaster, a prescientcritic of the interdependence of

Untitled drawingsby Claude Parent(2013)

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the media, terrorism and themilitary machine.

Their ' most famous work togetherwas, oddly, a church. Sainte Berna-dette du Banlay in Nevers (1963-66) isa bunker, a forbiddingly brilliant mas-sive concrete structure split down themiddle to bring in a band of light, itsfloors, naturally, sloping towards thealtar: After the pair parted, Parentwent on to design bigger and biggerbuildings, culminating in a series ofnuclear power stations, megastruc-tures which seemed to embody thedynamic mass he had always beensearching for - although the endresults seem less impressive than thegorgeous drawings. He fell out offavour and fashion. "I was neverliked," he says of his reputation. "ButI was not hated. Being headstronggave me an identity. As soon as I wastold I shouldn't do something I hadto do it."

The reams of new drawings andmodels in his office include one of hisinstallation at Tate Liverpool, part ofthis year's Biennial. "They said they'might' let me put some ramps in," hetells me, grinning broadly. I askwhether he had himself lived in anoblique house. "Oh yes," he says, "forseven years. But I wasn't at homemuch, I was always working. Mydaughter was the true guinea pig. Shewas the one who really lived with it."I ask if she liked it. "She became agraphic de'signer," he says, avoidingthe question. "I had a heart attackand we had to move. The only onewho really didn't like it was the clean-ing lady. She said there were toomany gaps between the ramps wheredirt could gather."

'Liverpool Biennial: Claude Parent,Tate Liverpool, July 5-October 26tate.org.uk/Liverpool

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Antarctopia

Building in aglorious wasteland

Is it just me, or does the idea of building in thewhite wastes of Antarctica evoke an inner cryof "Noooo!!" ?

However much one loves architecture, there issomething magnificent about the absolute lack ofit. About the notion of a place on the planet wherehumankind cannot plant a permanent footprint.A tranche of virgin land, forbidding and innocent inequal parts.

But that's already just a distant dream. Science,exploration, meteorology, research into mineralreserves, the inevitable television crews, theequally inevitable high-priced tourism - no doubteven penguin-watching parties - have all plantedthemselves firmly on the continent. There is apopulation of 1,162 during the dark winter months,rising to 4,000 in the summer, as well as some26,000 visitors each year.

So it's as well, perhaps, that good architecture,with a sensitive regard for the environment andthe aesthetics of the nascent community, getsinvolved from the start. This is the spirit in whichAntarctopia - the "[trans]National Pavilion" of theAntarctic, commissioned by artist AlexanderPonomarev and curated by Nadim Samman -comes to this year's Biennale of Architecture.

It is the first time a continent will have beenrepresented, a telling comment on the old-fashioned notion of national pavilions. Russianarchitect Alexey Kozyr's studio creates an overallimagery of the provisional or transient building onthe continent, and a plethora of internationalarchitectural names explore present and futuremodels of living there.

And after all - how much more fun could anarchitect possibly have?

Jan Dalley

Alexy Kozyr's Arctic Poppy Orangery in Antarctica

Robert Schwartz

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"w . IL piano «Italia semplice» nella riforma al Com de[ 13 giugno

Dalla Pa autorizzazioni «light»ROMA

Ridurre i procedimenti in

cui è necessario un interventoautorizzativo della Pubblica am-ministrazione che deve recupe-rare un ruolo più incisivo nellaregolazione e nel controllo. In-trodurre procedure amministra-tive standard per consentire adogni cittadino di usare la stessaforma e la stessa modalità di in-terlocuzione con la Pa, a partiredai settori dell'edilizia, ambien-te e attività produttive. Elimina-re ogni richiesta di documenta-zione o certificato di cui il siste-ma pubblico possa disporre.

Sono alcune misure contenu-

te nelpacchetto di semplificazio-ni del piano "Italia semplice"all'interno della riforma della Pache sarà oggetto del consigliodei ministri del 13 giugno . Nell'ul-timo incontro tecnico con Regio-ni e autonomie locali, il ministrodella Pa Marianna Madia ha pro-posto l'adozione di un 'Agendaper la semplificazione condivi-sa: per ogni azione verranno in-dividuati obiettivi, resp onsabili-tà, scadenze e modalità diverifi-ca del raggiungimento dei risul-tati.I1 "cantiere perla semplifica-zione" affronterà le prioritàindi-cate da cittadini e imprese nellaconsultazione telematica sulle

roo procedure da semplificare,che riguardano l'edilizia, i diver-samente abili, i malati, le autoriz-zazioni all'avvio dell'attivitàd'impresa, l'ambiente. Si punta arivedere il sistema decisorio,con l'obiettivo di trasformare laconferenza di servizi in un orga-nismo veloce di decisione. L'uni-ca forma di dialogo con la Pa do-vrà essere quella digitale. Entroi12o16 deve scomparire ogni for-ma di utilizzo della comunicazio-ne cartacea e devono essere atti-vate in ciascun ente forme avan-zate di servizi digitali.

G.Pog.

0 RIPR0DDZ10N1 RISERVATA

Semplificazioni Pagina 19