Caterina chiude la pagina Facebook. Capua porta il suo caso in Parlamento

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Don Contarini La vita delle persone conta di più di quella degli animali Chi è Caterina Simonsen è una studentessa padovana di 25 anni colpita da quattro malattie rare aggravate da tumore ipofisario, asma allergico, reflusso gastroesofageo e tiroidite autoimmune. La fotografia La ragazza ha pubblicato sulla sua pagina Facebook una foto che la ritrae con il respiratore sulla bocca e un cartello in mano che recita: «Io, Caterina S. ho 25 anni grazie alla vera ricerca, che include la sperimentazione animale. Senza la ricerca sarei morta a nove anni. Mi avete regalato un futuro» Le minacce In seguito alla pubblicazione della fotografia, sulla sua pagina Facebook c’è stata una pioggia di reazioni. Nell’arco di poche ore Caterina ha ricevuto trenta minacce di morte e cinquecento insulti. Ieri la sua pagina risultava inesistente, ma sul social network sono nati molti gruppi per sostenere le sue posizioni La scienziata e deputata: «Il governo adotti la direttiva europea» Scontri in Congo, paura per i trevigiani PADOVA — Da ieri è sparita la pagina Facebook di Caterina Simonsen, la 25enne studen- tessa di Padova, colpita da quattro gravi malattie geneti- che, insultata e minacciata di morte su internet per aver dife- so i test sugli animali («Se non fosse stato per gli esperimenti, io sarei morta a 9 anni»). La scelta è stata fatta probabil- mente dalla stessa ragazza, in accordo con familiari e medi- ci, dopo che sulla sua «vetri- na» virtuale, in questi giorni, si era acceso un dibattito dai toni sempre più accesi, a volte addirittura violenti. Troppo per una ragazza provata in mo- do pesante, sia psicologica- mente che fisicamente, dalla malattia. Sempre su Facebook, invece, fioriscono una dopo l’altra le pagine di sostegno a favore della giovane. «Senza scienza non c’è futuro» ha rac- colto in poche ore oltre 800 sottoscrizioni; mentre «Non mollare, siamo con te», ha già superato quota 2.300. E altre ancora stanno aprendo. Il caso, dunque, continua a far discutere. Ieri è intervenu- ta anche Ilaria Capua, parla- mentare di Scelta Civica e ricer- catrice veterinaria di fama mondiale. «Caterina è matura, coraggiosa e lucida - dice la Ca- pua - un esempio per tante persone. Lei ha toccato la par- te emotiva del Paese e molti politici si sono esposti a suo fa- vore, Renzi in primis. Ma vor- rei ricordare che l’Italia sta per recepire in modo estremamen- te restrittivo, con un decreto legislativo, una direttiva euro- pea sulla tutela al benessere degli animali da esperimento. Significa, cioè, che rispetto al- l’Europa il nostro Paese potreb- be avere meno libertà nella sperimentazione. Con una se- rie di ricadute, non ultima quella che ci vedrà tagliati fuo- ri dalle cordate di ricerca inter- nazionali. Per questo ho pre- sentato un ordine del giorno, che impegna il governo a ri- spettare la norma europea co- sì com’è e quindi tutti i politi- ci più importanti, più che fare enunciazioni formali di soste- gno alla ragazza, potrebbero impegnarsi per fare in modo che il mio ordine del gi0rno sia effettivamente rispettato». Intanto nel dibattito si inse- risce anche don Cesare Conta- rini, rettore dell’Istituto Barba- rigo, la scuola superiore di Pa- dova che ha frequentato Cateri- na. E lo fa con parole forti: «Quando si arriva a offendere le persone siamo fuori da ogni criterio di umanità - afferma il sacerdote -. Credo che se per guarire una persona serva ucci- dere un animale, non ci sia niente da dire. È giusto così. La vita delle persone conta più di quella degli animali. C’è una gerarchia nella creazione: piante e animali sono a servi- zio dell’uomo, non il contra- rio». Prende le distanze, invece, Paolo Mocavero, anima patavi- na di «Cento per Cento anima- listi». «Mi dissocio dalle offese alla ragazza. E, con me, si dis- socia il nostro gruppo». Moca- vero la mette così: «Lo sosten- go da "radicale", nel senso che non mai paura di dire la mia. E sono sempre pronto a offende- re gli "aguzzini certificati"». E a quest’ultima categoria appar- tengono, inevitabilmente, i cacciatori: «C’è da festeggiare quando si sparano tra di loro; ma la ragazza non c’entra nien- te». Il leader dell’associazione animalista è netto: «Quella po- vera ragazza non ha mai fatto niente di male a nessuno. Non è una cacciatrice. Non pratica la vivisezione. Ha espresso del- le opinioni che personalmente non condivido; ma non merita- va, solo per questo, di essere offesa da qualcuno». E Moca- vera non nega una stoccata: «Mi dispiace che non stia bene e anche del fatto che forse non si è resa conto di essere stata strumentalizzata dalle case far- maceutiche e da altre lobby -che hanno montato il caso per coprirne un altro: quello su Stamina e sulle cure com- passionevoli». Marco de’ Francesco Giovanni Viafora © RIPRODUZIONE RISERVATA La coppia ❜❜ Caterina chiude la pagina Facebook Capua porta il suo caso in Parlamento Insieme Marco e Francesca La vicenda Il dibattito La ragazza malata che sostiene i test sugli animali. L’ex preside: «Prima vengono gli uomini» TREVISO — «Per fortuna, almeno per ora siamo al sicuro, ma non sappiamo ancora cosa dobbiamo fare». È il commento di Francesca e Marco Morandin, i trevigiani bloccati in Congo con il figlioletto adottivo Simon di 14 mesi. La loro situazione si è ulteriormente complicata: ieri nel Paese africano c’è stato un duplice attentato messo a segno da un gruppo di ribelli armati all’aeroporto della capitale Kinshasa e alla sede della tv di Stato. Una vera e propria guerriglia, a pochi chilometri dai residence dove vivono. La situazione è tornata sotto controllo, ma per la coppia di trevigiani l’incubo continua perché pare ormai scontato che debbano lasciare il Congo senza il loro bambino. M.C. Altri servizi sul Corriere © RIPRODUZIONE RISERVATA Il ministro Zanonato: «Per me era un padre» Venerdì i funerali di Giuliano Lenci scomparso domenica a 92 anni. Fu il primo a soccorrere il leader comunista nel 1984, dopo il malore in piazza La Liberazione e Berlinguer, addio al professore toscano che ha fatto la storia di Padova Sinistra La sua mano, da Enrico a Walter Il lutto Piero Ruzzante Mi mancheranno la tua saggezza, la tua classe e il tuo bellissimo accento toscano ❜❜ PADOVA — «Addio, profes- sore». Si terranno venerdì prossimo 3 gennaio, alle 10.30 nella chiesa della Sacra Famiglia a Padova, i funerali di Giuliano Lenci, partigiano, medico, politico e studioso scomparso domenica all’età di 92 anni. Nato a Pisa nel 1921, Lenci era ormai da pa- recchio tempo un padovano a tutti gli effetti, tanto che ap- pena quattro giorni fa, in oc- casione del consueto scam- bio di auguri di fine anno con i cronisti, il vicesindaco reg- gente Ivo Rossi aveva regala- to ad ognuno di loro una vo- luminosa raccolta dei saggi pubblicati proprio dal profes- sore, già docente di Pneumo- logia al Bo e primario all’ospe- dale Busonera (l’attuale Istitu- to oncologico veneto), sulla rivista culturale «Padova e il suo territorio». L’ennesima conferma, se mai ce ne fosse bisogno, della stima e dell’af- fetto nutriti dal Comune e, a dire il vero, dall’intera città nei confronti di quel giovane medico che era arrivato al- l’ombra del Santo nel 1955, dopo essersi laureato alla Nor- male nella sua Pisa e, soprat- tutto, aver combattuto, da partigiano, lungo la linea goti- ca nella divisione «Folgore». Smesso il camice bianco, al- l’inizio degli anni ’80, Lenci si era poi impegnato in politica, con il Pci, coi Ds ed infine col Pd: consigliere a Palazzo Mo- roni per cinque legislature consecutive, fino al 2009, i suoi interventi venivano se- guiti nel silenzio assoluto del- l’aula, un segno di ammirazio- ne e rispetto da parte sia dei compagni che degli avversa- ri. Impossibile, nel dipingere un veloce ritratto del profes- sore, non ricordare l’episodio del 7 giugno 1984, in piazza dei Frutti a Padova, quando Lenci era stato il primo a soc- correre (invano) il leader co- munista Enrico Berlinguer, colto da un improvviso e leta- le malore durante un comi- zio. E ventisei anni dopo, esta- te 2010, un’altra immagine aveva fatto il giro della città e non solo: quella dell’ex parti- giano abbracciato ad una gio- vane modella, dietro di loro una splendida veduta di Fi- renze, per una campagna pub- blicitaria dei jeans «Roy Ro- gers», curata da suo nipote Vanni. Uno scatto che, a ri- guardarlo oggi, restituisce ap- pieno la bonarietà, tutta to- scana (anzi, pisana), del pro- fessore. «Se ne è andato un amico, una persona colta e di- sponibile, che ti catturava con tratto gentile, a cui non potevi non voler bene - le pa- role del vicesindaco reggente - L'ho incontrato l'ultima vol- ta poche settimane fa, nell’Au- la Magna del Bo, in occasione del settantesimo anniversa- rio del discorso inaugurale dell'anno accademico e del- l'appello agli studenti di Con- cetto Marchesi. Nonostante fosse ormai in carrozzina, Giuliano non era voluto man- care ad un appuntamento in cui si celebrava il ricordo di uno dei momenti più alti del- la nostra Liberazione. Una pa- gina che lui, in qualità di pre- sidente dell'Istituto veneto per la storia della Resistenza, aveva coltivato con passione. In consiglio comunale - sotto- linea poi Rossi - era un ascol- tato punto di equilibrio fra le persone, grazie al suo tratto umano, alla innata pacatezza, alla saggezza con cui affronta- va anche i temi più spinosi». «Consideravo Giuliano come un padre e un maestro - ag- giunge Flavio Zanonato, ex sindaco della città, oggi mini- stro dello Sviluppo economi- co - Lo conoscevo da più di quarant'anni. La lunga mili- tanza nello stesso partito mi ha consentito di apprezzarne le doti straordinarie di antifa- scista, di uomo libero anche mentalmente, di storico del Risorgimento e della Resi- stenza. Ha vissuto una vita piena, da protagonista». «Mi mancherai, caro Giuliano - scandisce il consigliere regio- nale del Pd, Piero Ruzzante - La tua saggezza, la tua classe, il tuo bellissimo accento to- scano». Pisano, prego. Davide D'Attino © RIPRODUZIONE RISERVATA La memoria Giuliano Lenci era nato nel 1921 a Pisa. Qui in una foto del 2006 Il lungo viaggio A sinistra Giuliano Lenci, inconfondibile nei suoi baffi bianchi, mentre sorregge Enrico Berlinguer. È il 7 giu- gno 1984, il leader del Pci ha appena avuto un malore in piazza dei Frutti e di lì a poco morirà. Sopra il profes- sore nel settembre 2010 mentre stringe la mano a Wal- ter Veltroni 6 Regione Attualità Martedì 31 Dicembre 2013 Corriere del Veneto PD

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Articolo apparso sul Corriere del Veneto del 31 dicembre 2013

Transcript of Caterina chiude la pagina Facebook. Capua porta il suo caso in Parlamento

Page 1: Caterina chiude la pagina Facebook. Capua porta il suo caso in Parlamento

Padre Lauretta: «Mi hanno ferito, cosa c’è di male?»

È bufera sul parroco che si è detto vicino alla destra extraparlamentare. La Curia tace. Il vicesindaco: «Le parole andrebbero misurate meglio»

È polemica sul prete fascistaSel attacca: «Sconcertante»I fedeli: «Non va giudicato»

Addio a Lenci, fu il primo a soccorrere Berlinguer

A Padova

Malore fatale Lenci sorregge Berlinguer

PADOVA — «Addio, professore». Siterranno venerdì alle 10.30 nellachiesa della Sacra Famiglia a Padova,i funerali di Giuliano Lenci,partigiano, medico, politico estudioso scomparso domenica all’etàdi 92 anni. Nato a Pisa nel 1921,Lenci era ormai da parecchio tempoun padovano a tutti gli effetti. Eraarrivato all’ombra del Santo nel 1955,dopo aver combattuto, da partigiano,lungo la linea gotica nella divisione«Folgore». Smesso il camice bianco,all’inizio degli anni ’80, Lenci si erapoi impegnato in politica, con il Pci,

coi Ds ed infine col Pd: consigliere aPalazzo Moroni per cinque legislatureconsecutive, fino al 2009, i suoiinterventi venivano seguiti nelsilenzio assoluto dell’aula, un segnodi rispetto da parte sia dei compagniche degli avversari. Il suo nome silega all’episodio del 7 giugno 1984,in piazza dei Frutti a Padova: Lenci fuil primo a soccorrere (invano) illeader comunista Enrico Berlinguer,colto da un improvviso e letalemalore durante un comizio.

Davide D’Attino© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Don ContariniLa vita dellepersone contadi più di quelladegli animali

Chi èCaterina Simonsen è unastudentessa padovana di 25anni colpita da quattromalattie rare aggravate datumore ipofisario, asmaallergico, reflussogastroesofageo e tiroiditeautoimmune.La fotografiaLa ragazza ha pubblicato sullasua pagina Facebook una fotoche la ritrae con il respiratoresulla bocca e un cartello inmano che recita: «Io, CaterinaS. ho 25 anni grazie alla veraricerca, che include lasperimentazione animale.Senza la ricerca sarei morta anove anni. Mi avete regalatoun futuro»Le minacceIn seguito alla pubblicazionedella fotografia, sulla suapagina Facebook c’è stata unapioggia di reazioni. Nell’arco dipoche ore Caterina haricevuto trenta minacce dimorte e cinquecento insulti.Ieri la sua pagina risultavainesistente, ma sul socialnetwork sono nati moltigruppi per sostenere le sueposizioni

La scienziata e deputata: «Il governo adotti la direttiva europea»

Scontriin Congo,paura peri trevigiani

Don BruseganSono sempre più lerichieste, anchescortesi, ai parroci,che sono lasciati soli

Padova, medico e partigiano

PADOVA — Da ieri è sparitala pagina Facebook di CaterinaSimonsen, la 25enne studen-tessa di Padova, colpita daquattro gravi malattie geneti-che, insultata e minacciata dimorte su internet per aver dife-so i test sugli animali («Se nonfosse stato per gli esperimenti,io sarei morta a 9 anni»). Lascelta è stata fatta probabil-mente dalla stessa ragazza, inaccordo con familiari e medi-ci, dopo che sulla sua «vetri-na» virtuale, in questi giorni,si era acceso un dibattito daitoni sempre più accesi, a volteaddirittura violenti. Troppoper una ragazza provata in mo-do pesante, sia psicologica-mente che fisicamente, dallamalattia. Sempre su Facebook,invece, fioriscono una dopol’altra le pagine di sostegno afavore della giovane. «Senzascienza non c’è futuro» ha rac-colto in poche ore oltre 800sottoscrizioni; mentre «Nonmollare, siamo con te», ha giàsuperato quota 2.300. E altreancora stanno aprendo.

Il caso, dunque, continua afar discutere. Ieri è intervenu-ta anche Ilaria Capua, parla-mentare di Scelta Civica e ricer-catrice veterinaria di famamondiale. «Caterina è matura,coraggiosa e lucida - dice la Ca-pua - un esempio per tantepersone. Lei ha toccato la par-te emotiva del Paese e moltipolitici si sono esposti a suo fa-vore, Renzi in primis. Ma vor-

rei ricordare che l’Italia sta perrecepire in modo estremamen-te restrittivo, con un decretolegislativo, una direttiva euro-pea sulla tutela al benesseredegli animali da esperimento.Significa, cioè, che rispetto al-l’Europa il nostro Paese potreb-be avere meno libertà nella

sperimentazione. Con una se-rie di ricadute, non ultimaquella che ci vedrà tagliati fuo-ri dalle cordate di ricerca inter-nazionali. Per questo ho pre-sentato un ordine del giorno,che impegna il governo a ri-spettare la norma europea co-sì com’è e quindi tutti i politi-

ci più importanti, più che fareenunciazioni formali di soste-gno alla ragazza, potrebberoimpegnarsi per fare in modoche il mio ordine del gi0rnosia effettivamente rispettato».

Intanto nel dibattito si inse-risce anche don Cesare Conta-rini, rettore dell’Istituto Barba-

rigo, la scuola superiore di Pa-dova che ha frequentato Cateri-na. E lo fa con parole forti:«Quando si arriva a offenderele persone siamo fuori da ognicriterio di umanità - afferma ilsacerdote -. Credo che se perguarire una persona serva ucci-dere un animale, non ci sianiente da dire. È giusto così.La vita delle persone conta piùdi quella degli animali. C’èuna gerarchia nella creazione:piante e animali sono a servi-zio dell’uomo, non il contra-rio».

Prende le distanze, invece,Paolo Mocavero, anima patavi-na di «Cento per Cento anima-listi». «Mi dissocio dalle offesealla ragazza. E, con me, si dis-socia il nostro gruppo». Moca-vero la mette così: «Lo sosten-go da "radicale", nel senso chenon mai paura di dire la mia. Esono sempre pronto a offende-re gli "aguzzini certificati"». Ea quest’ultima categoria appar-tengono, inevitabilmente, icacciatori: «C’è da festeggiarequando si sparano tra di loro;ma la ragazza non c’entra nien-te». Il leader dell’associazioneanimalista è netto: «Quella po-vera ragazza non ha mai fattoniente di male a nessuno. Nonè una cacciatrice. Non praticala vivisezione. Ha espresso del-le opinioni che personalmentenon condivido; ma non merita-va, solo per questo, di essereoffesa da qualcuno». E Moca-vera non nega una stoccata:«Mi dispiace che non stia benee anche del fatto che forse nonsi è resa conto di essere statastrumentalizzata dalle case far-maceutiche e da altre lobby-che hanno montato il casoper coprirne un altro: quellosu Stamina e sulle cure com-passionevoli».

Marco de’ FrancescoGiovanni Viafora

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La coppia

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PADOVA - Al telefono, po-che parole. «Mi hanno distrut-to. Mi sento ferito». Ma la li-nea non cambia: «Sono di de-stra, e allora? Devo essere perforza di sinistra? Ma dove stascritto?». Parole di padre Fede-rico Lauretta, monaco benedet-tino dall’aspetto bonario e datre settimane parroco di SantaGiustina. Pochi giorni, ma ab-bastanza per finire nel tritacar-ne.

Il fatto è che sul proprio pro-filo Facebook (dove comparein compagnia dell’ex ministrodella Difesa, Ignazio La Russa,ma anche del vicesindaco reg-gente Ivo Rossi), si è dettoorientato verso il Partito nazio-nale fascista. In un post, haprecisato di essere della «de-stra extra parlamentare». E hadichiarato, in tema di acco-glienza e inegrazione, che «Pa-dova è giunta a un punto dinon ritorno. La situazione, aPadova, si è fatta davvero in-tollerabile. Furti e prepotenzed’ogni genere sono ormai al-l’ordine del giorno. La gente,ormai, ha paura di uscire di ca-sa».

Abbastanza per sollevare unpolverone. Ma chi ha «distrut-to» padre Lauretta? «Chi travi-sa le mie parole. Preciso sonodi destra, ma non vado in girocon l’olio di ricino e il manga-nello». Vabbé, e le frasi sul

web? «Facebook è un gioco.Non è la realtà. Posso scriverequello che voglio ma la realtàè che non ho mai fatto male anessuno. Per il resto, preferi-sco stare in silenzio: sono sicu-ro che i miei parroccchiani migiudicheranno in base al miooperato».

Comunque sia, il responsa-bile diocesano della pastoraleuniversitaria don GiovanniBrusegan (noto, dopo il casodi Sante Sguotti, che fu destitu-ito per aver avuto un figlio du-

rante il sacerdozio, come il«monsignore dei preti in cri-si») la vede così: «Non è unaquestione di appartenenza po-litica; è l’esasperazione. Con lacrisi, sono aumentate le richie-ste di aiuto, talvolta espresse

in modo scortese, e anche conprovocazioni, ai parroci. Parro-ci che sono lasciati soli di fron-te all’emergenza. È chiaro cheè difficile gestire situazioni co-sì; e talvolta i parroci si trova-no frustrati».

L’assessore comunale allepolitiche educative Claudio Pi-ron non la vede così: «L’acco-glienza, qui a Padova, è un si-stema coordinato: Chiesa, pri-vato sociale e Comune, agisco-no con modalità concordate esecondo schemi sperimentatida anni. Poi è chiaro che difronte a singole richieste si fail possibile; si è sempre soliquando un cinquantenne cheha perso il lavoro ti chiede aiu-to. Siamo tutti sotto pressio-ne. Ma non per questo biso-gna lasciarsi prendere dallosconforto, e non è vero che siè soli veramente».

Comunque sia, le parole diLauretta hanno lasciato il se-gno. «No comment» dalla co-munità israelitica di Padova.Secondo Piron «forse non è no-to a tutti cosa abbia rappresen-tato il fascismo: la fame, laguerra, le leggi razziali. Forsein Italia se ne sa poco. In tutti icasi, chi svolge una funzionepastorale deve assumersi leproprie responsabilità, quan-do parla così». Secondo il de-putato di Sel, Alessandro Zan,

«sono affermazioni sconcer-tanti; appunto perchè la crisic’è e colpisce i più deboli, nonbisogna in alcun modo alimen-tare la guerra tra poveri».

I fedeli di Santa Giustina del-la vicenda non ne voglio sape-re: «Chi siamo noi per giudica-re?».

Prudente, anche il vicesin-daco reggente Ivo Rossi: «Ne-gli ultimi giorni, con Laurettaci siamo sentiti al telefono di-verse volte. Volevo capire qua-li fossero le sue reali preoccu-pazioni, alcune peraltro condi-visibili. Non mi va, però, dicommentare le sue parole. Milimito soltanto a dire che chioccupa un ruolo di responsabi-lità dovrebbe misurare meglioil tono di certe affermazioni.Tutto qua». E la Chiesa «pren-de tempo», forse in attesa dicapire cosa stia succedendo:«Non ho parlato con l’interes-sato, né con l’abate - afferma ilvicario del Vescovo don PaoloDoni - per cui, almeno peradesso, non dico niente».

Si organizzano, invece, i so-stenitori di padre Lauretta.«Troviamoci tutti il 5 gennaioalle 9,30 in Santa Giustina perla messa di Don Federico Lau-retta, uomo di profonda fedeingiustamente attaccato e stru-mentalizzato politicamente.Senza colori e senza segni di-stintivi Vi invitiamo tutti, vitti-me della criminalità, associa-zioni e sportivi simpatizzantidel Calcio Padova. Dimostria-mo a Don Lauretta, in prima li-nea con i più bisognosi e pove-ri, che la sana comunità gli èvicina» si legge sulla paginaFacebook di Enrico Pavanetto,assessore provinciale alla sicu-rezza.

M.d.F.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Caterina chiude la pagina FacebookCapua porta il suo caso in Parlamento

Insieme Marco e Francesca

Cuore a destra Padre Federico Lauretta, parroco della centralissima chiesa di Santa Giustina a Padova

La vicenda

Il dibattito La ragazza malata che sostiene i test sugli animali. L’ex preside: «Prima vengono gli uomini»

TREVISO — «Per fortuna,almeno per ora siamo alsicuro, ma non sappiamoancora cosa dobbiamofare». È il commento diFrancesca e MarcoMorandin, i trevigianibloccati in Congo con ilfiglioletto adottivo Simondi 14 mesi. La lorosituazione si èulteriormente complicata:ieri nel Paese africano c’èstato un duplice attentatomesso a segno da ungruppo di ribelli armatiall’aeroporto dellacapitale Kinshasa e allasede della tv di Stato. Unavera e propria guerriglia,a pochi chilometri dairesidence dove vivono. Lasituazione è tornata sottocontrollo, ma per lacoppia di trevigianil’incubo continua perchépare ormai scontato chedebbano lasciare il Congosenza il loro bambino.

M.C.Altri servizi sul Corriere

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il ministro Zanonato: «Per me era un padre»

Venerdì i funerali di Giuliano Lenci scomparso domenica a 92 anni. Fu il primo a soccorrere il leader comunista nel 1984, dopo il malore in piazza

La Liberazione e Berlinguer,addio al professore toscanoche ha fatto la storia di Padova

SinistraLa suamano,daEnrico aWalter

Il lutto

Piero RuzzanteMi mancheranno la tuasaggezza, la tua classee il tuo bellissimoaccento toscano

❜❜PADOVA — «Addio, profes-

sore». Si terranno venerdìprossimo 3 gennaio, alle10.30 nella chiesa della SacraFamiglia a Padova, i funeralidi Giuliano Lenci, partigiano,medico, politico e studiososcomparso domenica all’etàdi 92 anni. Nato a Pisa nel1921, Lenci era ormai da pa-recchio tempo un padovanoa tutti gli effetti, tanto che ap-pena quattro giorni fa, in oc-casione del consueto scam-bio di auguri di fine anno coni cronisti, il vicesindaco reg-gente Ivo Rossi aveva regala-to ad ognuno di loro una vo-luminosa raccolta dei saggipubblicati proprio dal profes-sore, già docente di Pneumo-logia al Bo e primario all’ospe-dale Busonera (l’attuale Istitu-to oncologico veneto), sullarivista culturale «Padova e ilsuo territorio». L’ennesimaconferma, se mai ce ne fossebisogno, della stima e dell’af-fetto nutriti dal Comune e, adire il vero, dall’intera cittànei confronti di quel giovanemedico che era arrivato al-l’ombra del Santo nel 1955,dopo essersi laureato alla Nor-male nella sua Pisa e, soprat-tutto, aver combattuto, dapartigiano, lungo la linea goti-ca nella divisione «Folgore».Smesso il camice bianco, al-l’inizio degli anni ’80, Lenci si

era poi impegnato in politica,con il Pci, coi Ds ed infine colPd: consigliere a Palazzo Mo-roni per cinque legislatureconsecutive, fino al 2009, isuoi interventi venivano se-guiti nel silenzio assoluto del-l’aula, un segno di ammirazio-ne e rispetto da parte sia deicompagni che degli avversa-ri. Impossibile, nel dipingereun veloce ritratto del profes-sore, non ricordare l’episodiodel 7 giugno 1984, in piazzadei Frutti a Padova, quando

Lenci era stato il primo a soc-correre (invano) il leader co-munista Enrico Berlinguer,colto da un improvviso e leta-le malore durante un comi-zio. E ventisei anni dopo, esta-te 2010, un’altra immagine

aveva fatto il giro della città enon solo: quella dell’ex parti-giano abbracciato ad una gio-vane modella, dietro di lorouna splendida veduta di Fi-renze, per una campagna pub-blicitaria dei jeans «Roy Ro-

gers», curata da suo nipoteVanni. Uno scatto che, a ri-guardarlo oggi, restituisce ap-pieno la bonarietà, tutta to-scana (anzi, pisana), del pro-fessore. «Se ne è andato unamico, una persona colta e di-

sponibile, che ti catturavacon tratto gentile, a cui nonpotevi non voler bene - le pa-role del vicesindaco reggente- L'ho incontrato l'ultima vol-ta poche settimane fa, nell’Au-la Magna del Bo, in occasionedel settantesimo anniversa-rio del discorso inauguraledell'anno accademico e del-l'appello agli studenti di Con-cetto Marchesi. Nonostantefosse ormai in carrozzina,Giuliano non era voluto man-care ad un appuntamento incui si celebrava il ricordo diuno dei momenti più alti del-la nostra Liberazione. Una pa-gina che lui, in qualità di pre-sidente dell'Istituto venetoper la storia della Resistenza,aveva coltivato con passione.In consiglio comunale - sotto-linea poi Rossi - era un ascol-tato punto di equilibrio fra lepersone, grazie al suo trattoumano, alla innata pacatezza,alla saggezza con cui affronta-va anche i temi più spinosi».«Consideravo Giuliano comeun padre e un maestro - ag-giunge Flavio Zanonato, exsindaco della città, oggi mini-stro dello Sviluppo economi-co - Lo conoscevo da più diquarant'anni. La lunga mili-tanza nello stesso partito miha consentito di apprezzarnele doti straordinarie di antifa-scista, di uomo libero anchementalmente, di storico delRisorgimento e della Resi-stenza. Ha vissuto una vitapiena, da protagonista». «Mimancherai, caro Giuliano -scandisce il consigliere regio-nale del Pd, Piero Ruzzante -La tua saggezza, la tua classe,il tuo bellissimo accento to-scano». Pisano, prego.

Davide D'Attino© RIPRODUZIONE RISERVATA

La memoria Giuliano Lenci era nato nel 1921 a Pisa. Qui in una foto del 2006

Il lungo viaggioA sinistra Giuliano Lenci, inconfondibile nei suoi baffibianchi, mentre sorregge Enrico Berlinguer. È il 7 giu-gno 1984, il leader del Pci ha appena avuto un malorein piazza dei Frutti e di lì a poco morirà. Sopra il profes-sore nel settembre 2010 mentre stringe la mano a Wal-ter Veltroni

6 Regione Attualità Martedì 31 Dicembre 2013 Corriere del VenetoPD