Catalogo a lume di naso

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DRAMMATICO VEGETALE • RAVENNA TEATRO ISTITUZIONE BIBLIOTECA CLASSENSE

11 APRILE - 9 MAGGIO 2015

A LUME DI NASO ESPOSIZIONE COLLETTIVA D’ARTE

pin occhioPROGETTO

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VIAGGIO CREATIVO INTORNO ALLA FIGURA DI PINOCCHIOESPOSIZIONE COLLETTIVA D’ARTE

• RAFFAELLA ZAVALLONI • MONICA ZANI • SIMONETTA VENTURINI •• STEFANO TEDIOLI • MARGHERITA TEDALDI • FABRIZIO PAVOLUCCI • • ROBERTO PAPETTI • ANDREA MORDENTI • LUCA MANDORLINI •• CLAUDIA MAJOLI • SARA MAIOLI • ALICE IAQUINTA • • FABIANA GUERRINI • RICCARDO GALEATI • PIETRO FENATI • • NICOLA FAGNANI • ROBERTO DAVID • LUCA D’ANTUONO • • SILVIA CASAVECCHIA • ANTONIO CARANTI • GIAN PAOLO BERTO • • MARILENA BENINI • ANTONIO BARBADORO • EZIO ANTONELLI •

A LUME DI NASO

Sezione speciale in omaggio all’Opera di Gian Paolo Berto, in Manicalunga.Sezione speciale con Luca Mandorlini, dedicata alla produzione di Opere con giovani artisti della Officina Creativa Holden.

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BIBLIOTECA CLASSENSE RAVENNAdal 10 Aprile al 10 Maggio, nei locali delle sale di lettura al piano terra, primo Chistro, Spazio Hoden e Manicalunga.

INAUGURAZIONE 10 APRILE ORE 10:30

produzione Ravenna Teatro un progetto Drammatico Vegetaledi Pietro Fenati, Elvira Mascanzoni, Ezio Antonellivisite guidate Jenny Burnatto, Sara Maiolirealizzazione e allestimento Alessandro Bonoli, Giovanni Cavalcoli, Fabio Ceroni, Luca Fagioli, Riccardo Galeati, Enrico Isola, Danilo Maniscalco, Dennis Masotti, Francesca Pambiancografica Federica Caraboniufficio stampa Matteo Cavezzalicomunicazione Barbara Fusconiamministrazione Chiara Maroncelli, Roberta Staffa, Stefania Nanniorganizzazione William Rossano, Sara Maioli

in collaborazione con Istituzione Biblioteca Classense direzione Claudia Giulianipercorso bibliografico Nicoletta Bacco, Silvia Travaglinilaboratorio Sala Holden Luca Mandorlinisegreteria organizzativa Marta Zocchi Comune di RavennaU.O. Progetti e Qualificazione Pedagogica Mirella Borghi coordinatrice Pedagogica Maria Grazia Bartolinisi ringraziano Morgan Bonoli, Margherita Fenati, Olimpia Isola, Maurizio Martini, Giuseppe Viroli

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Quando è nata l’idea di realizzare una collettiva intorno alla mitica figura di Pinocchio, immaginavamo ingenuamente una bellissima raccolta di burattini dal lungo naso, una serie di raffigurazioni del personaggio collodiano, sparse nel chio-stro della Classe a fare capolino dietro i tronchi secolari, tra le fronde degli arbusti, nel verde prato animato da una sorgente primavera...

Innanzitutto gli artisti non hanno pensato semplicemente a Pinocchio: i personaggi della storia sono infiniti, un vero e proprio zoo zeppo di protagonisti. Ogni autore la vede a modo suo, non solo dal punto di vista tecnico, come era del resto inevitabile e auspicabile, ma anche nel contenuto. C’è chi ama il personaggio e chi lo ha subito, chi ne fa una bandiera per la libertà d’espressione e chi un ostacolo al divenire, chi uno slancio iperbolico e chi un momento di riflessione sociologica, un’occasione di libera digressione trasgressiva o un momento di meditata e lentissima riflessione. Ci sono Pinocchi maturi, secchi legni contorti, e giovanissimi virgulti ancora in fieri; Pinocchi materici, riesumati o ancora vivi; Pinocchi virtuali e immateriali, Pinocchi concettuali...Insomma, cosa meglio di questa varietà che nell’insieme dipinge un piccolo grande affresco-marionetta animato dal pensiero creativo di un collettivo Mangiafuoco-artista?Nonostante il contenuto numero di partecipanti, la variabile interpretativa è ampia e questo credo sia il miglior risultato che potevamo augurarci.

Bugie d’artista

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Bugie d’artista

Ezio Antonelli

Ogni opera comunica. Opere creative che esprimono le personalità sottese degli artisti, con le loro interpretazioni non solo del mondo e di Pinocchio ma di se stessi in primo luogo.Ognuno mostra ciò che fa e ciò che è, il proprio carattere. Si vede così nella tecnica di ognuno una passione, un desiderio, un piacere, un’espressione e un dialogo estremamente intimo e inesprimibile in altro modo. Così Pinocchio diventa occasione per una bugia dal naso lungo e, per tutti,il momento creativo di verifica della realtà attraverso un’interpretazione assolutamente, imperativamente, soggettiva. Ritorna il tema dell’arte come puro impulso a interpretare in modo infantile, cioè libero da regole e schemi, dai vincoli di codici adulti. Ognuno mette in campo il suo fare e il suo essere, la materia che usa e predilige, parla senza dire e fa quello che sa e più gli piace fare.Non è forse quello che fa Pinocchio?Non è forse quello che tutti vorremmo fare? E farlo sempre, e il più possibile?Allora Pinocchio è l’occasione di ritrovarci bambini e sentirci ancora liberi, finché ragioniamo con la nostra cocciuta testa di legno creativa, che non vuole ancora crescere e uniformarsi alle regole o per le regole essere uniformata.Credo che questa collettiva calzi proprio bene a fianco dell’installazione Pin’occhio di Drammatico Vegetale, dedicata alla prima infanzia.È bello vedere gli adulti ritornare bambini (e questo accade in entrambi i casi) e accompagnarli per mano tra i balocchi e giocare con loro primadi diventare ciuchini.

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Ezio Antonelli

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Laureato al DAMS, Bologna. Svolge attività professionale come fotografo, grafico ed illustratore. Disegna e realizza scene e figure per film animati, storyboard per programmi tv e cinema. Dagli anni ’80 prevale l’attività teatrale. Come scenografo e visual designer, opera in forma stabile con la Compagnia Drammatico Vegetale-Ravenna Teatro; in forma autonoma collabora a produzioni di prosa, danza, lirica, musical e sperimentale in vari Teatri e Festival (tra gli altri, Ravenna Festival, Teatro alla Scala, Arena di Verona, Teatro dell’Opera di Roma). Dal 2009 è Art Director di Unità C1, team di professionisti operanti nell’ambito delle Performing Arts.

[email protected],http://www.ezioantonelli.comhttp://www.unitac1.com

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Le mie frecce non hanno un intento aggressivo.Non è nella mia natura.Semmai sono una sorta di ferita masochista, una sofferenza ancestrale, quasi un rimosso che si fa ironia.La freccia mistica e un po zen e la freccia fisica che io arciere per innato amore creo le mie mani, sono come da sempre con me, come spirito simbolico di fanciullo che gioca con la materia bellicosa.Una specie di paradosso e metafora della vita che è bella e sofferta insieme, forte e fortemente fragile.Una scaramantica ironia dunque, qualcosa che rasenta la filosofia ma resta una espressione ancora o quasi inconscia. Una espressione comunicativa di una creatività ancora emotiva.Tanto che se vado ancora ad indagare mi si rovina e frantuma nella coscienza.

Per cui voglio ancora un po’ di mistero in questo sofferto godimento del lanciare e subire gli strali della vita.

E la vita e la vitalità di Pinocchio stanno soprattutto nel suo naso, meravigliosa fonte di bugie. Fantastici tentativi di colpire nel segno, centrare le verità del mondo. Soffrendo, ma andando a fondo, nel cuore delle cose.

MeditAzione

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MeditAzione

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Antonio Barbadoro

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Antonio scenografo e cartellonista, riserva uno spazio e un tempo alla ricerca personale e così, dal 1989 crea, anno dopo anno, i “tipi”contemplativi. Personaggi in meditativa attesa, fatti in ceramica in copia unica che seguono , intuiscono o siglano le varie fasi del lavoro professionale.Non sono le uniche fughe o meglio i soli momenti di voluttà operativa: i premi e le menzioni, ricevuti al concorso internazionale “ Libri mai visti” nonché la presenza alle mostre di New York nel 2000, Parigi nel 2002 testimoniano di oltre un decennio di forte slancio creativo. (W.P.)

Antonio Barbadoro è nato a Ravenna nel 1971 dove vive e lavora. Dopo essersi diplomato geometra presso l'istituto statale “C. Morigia”, ha conseguito la qualifica di “ tecnico della comunicazione icastica2 presso il C.F.P. Albe Steiner di Ravenna e ha ottenuto la qualifica di “ Ceramista progettista con utilizzo di tecniche musive” sempre presso lo stesso istituto.

[email protected]

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Alla base di un vecchio albero tagliato, un bambino (10 anni circa) si è addormentato con il libro di Pinocchio sul volto e il suo telefonino in terra …

Dal tronco tagliato escono i personaggi della favola, come per fuggire dall’incanto della loro natura fatata per introdursi nel mondo reale.

La scultura vuole rappresentare la crescita interiore del ragazzino che si nutre di sogni e immaginazione, in un mondo moderno troppo reale, fatto di illusioni tecnologiche che solo in apparenza toccano la sua anima...

Il sogno

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Marilena Benini

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Marilena Benini, vive e lavora a Cotignola (Ra). Consegue la maturità scientifica al liceo “G.R. Curbastro” di Lugo e la laurea all’ISIA di Urbino ad indirizzo Progettazione grafica.Dal 1996 insegna Progettazione grafica presso l’IP «Persolino-Strocchi» di Faenza.Dal 1991 svolge l’attività di progettista grafica e illustratrice free lance e realizza opere pittoriche che espone in mostre collettive e personali.Principali mostre1991 «Figures Futur», Salon du Livre de Jeunesse a Montreuil.1994 Collettiva di calcografia, Galleria «Nuova Ostrava» Ostrava, Repubblica Ceca.1996 Personale «Gatti, lune, omini volanti e grattacieli, su fondo blu», La Fabbrica di Architettura, Faenza; Personale: Osteria di piazza Nuova, Bagnacavallo (Ra)1997 Personale «Confronti», Casa Rossini, Lugo; Collettiva «Palazzo Sforza Cantiere delle Arti – Nuove Proposte», Cotignola1999 Artemisia: collettiva, Centro sociale, Massalombarda, e Magazzini del sale, Cervia2000 Artemisia: collettiva «Contaminazioni veneree», Palazzo Sforza, Cotignola e Sede 2001 Personale: «Fairy tales?», La Clessidra, Lugo

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2003 Collettiva «Lèggere leggère» Palazzo Sforza, Cotignola; «Mostre in mostra» Centro Culturale Le Cappuccine – Bagnacavallo2004 Collettiva «Lèggere leggère poesia: femminile singolare» Palazzo Sforza, Cotignola;Personale, Enoteca Enò, Lugo.2005 Collettiva «Ordinata coppia», Circolo degli artisti, Faenza2006 Personale «Tratti Folk Festival» Casa del teatro, Faenza2008 Personale, Osteria da Noè, Faenza; Nell’ambito di «Selvatico Rassegna di campagna – Out of the map» personale a Casa Magnani, Cotignola2009 Personale «Il Segno incantato» a cura di Alessandro Giovanardi, caffè l’Assenzio, Rimini; Personale, Ristorante Barakà, Lugo2010 Personale «Lom a Merz» Torre di Oriolo dei fichi; Personale «Arialdo Magnani nel collezionismo cotignolese», Casa Magnani, Cotignola; Installazione “La casa delle ombre sul fondo del fiume” Arena delle balle di paglia, Cotignola; Personale, salone Luca Rossi per la testa, Bagnacavallo2011 Personale, caffè Novecento, Faenza; Collettiva, Vernice art fair, Forlì; Personale, studio Angeli e Brucoli, Faenza2012 Personale, Bottega Bertaccini, Faenza2013 Personale, Bottega Matteotti, Bagnacavallo; Collettiva, “Piccola Bottega dei giocattoli” Studio Tedaldi, Bagnacavallo; Personale, Arca dei Savori, Brisighella2014 Collettiva, “Quasi storie” palazzo Sforza, Cotignola; Installazione “Nido giardino” e “Sala da balle”, Arena delle balle di paglia, Cotignola; “Stravaganti libri”, Magazzini del sale, CerviaPrincipali collaborazioni Comune di Cotignola, Associazione Primola Cotignola, Edizioni Artebambini – Bologna, Immaginante – Ravenna, Edizioni Fulmìno – Rimini, Teatro Due Mondi – Faenza, Agenzia Image – Ravenna, Cooperativa Ricercazione – Faenza, Comune di Ravenna, Associazione Cantieri – Ravenna, Strade blu – Sacri cuori – Brutture Moderne, Associazione Il lavoro dei contadini, Unione Atei Agnostici Razionalisti – Ravenna.

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Ho davvero scoperto Pinocchio solo da un anno, con la scusa di leggerlo a mia figlia che ne va pazza, così adesso so della lumachi-na, del pescatore verde, del delfino, del tonno, del colombo, della capretta e tutti gli altri incredibili personaggi di questa intricata storia.Di recente una fonte attendibile mi ha rivelato che in realtà Collodi voleva terminare il romanzo con la morte del protagonista mangia-to dal pescecane, fu l’editore a minacciare di non pubblicare il libro senza un lieto fine.Meno male, le storie destinate anche ai bambini dovrebbero sem-pre finir bene secondo me, per dare speranza.Infatti il mio teatrino cristallizza il momento in cui per la prima volta la bella bambina dai capelli turchini salva Pinocchio, impiccato alla quercia grande dagli assassini. Altre volte lo salverà, ma questo è il loro primo incontro.Da tanti anni dipingo - non spesso, purtroppo - con lo stile illustra-tivo appreso a Urbino dai miei compagni di corso, rubacchiando qua e là atmosfere dal paesaggio visto in viaggio, da Chagall, Folon, Mattotti, e riutilizzando materiali che conservo gelosamen-te: vecchie carte da parati, pagine in braille, sacchettini da aglio e giornali stranieri ingialliti.Ultimamente mi piace molto costruire mobile o elementi vegetali, questo, insieme all’incantamento per le macchine teatrali e le scenografie in miniatura, mi ha dato la direzione per le ultime produzioni: teatrini nel cassetto.

Teatrino Pinocchio

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Teatrino Pinocchio

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Gian Paolo Berto

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Giampaolo Berto, artista colto e profondo, traduce con vulcanica creatività intuzioni, memorie ed emozioni nei propri lavori. Il “suo amore furibondo per l’arte” ( l’espressione è di Renato Guttuso) lo ha portato a vivere in prima persona i momenti salienti dell’arte contemporanea della seconda metà del Novecento, testimoniandoli con la propria opera. Dipinti su legno, su carta, su tavola, incisioni, stampe, collages, frottages, ready made, installazioni, appropriazioni e assemblaggi, saranno tra le opere fruibili dai visitatori nelle sedi espositive della mostra. Accanto ai soggetti “classici” dell’iconografia pittorica bertiana, gli “Erranti”, le “J.B.”, gli “Alessandri”, le “Entelechie”, le “Venezie”, le “Lamentazioni”, ecc., saranno presentati lavori di ispirazione più manifestamente dadaista e pop, quali le “Madonne”, gli “Snoopy”, i “Pockemon”: cartelloni pubblicitari “rettificati” dalla mano dell’artista, che recupera ed eleva a rango artistico la selva di riviste, film, abbigliamento, profumi, cibi confezionati, nella quale l’uomo contemporaneo si muove nel quotidiano. Tutto è registrato e tutto è alchemicamente tradotto nel linguaggio dell’arte.

http://www.gianpaoloberto.com

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Gian Paolo Berto è nato e cresciuto nel circoscritto ma fervente ambiente artistico adriese del dopoguerra dove, a parte il genio isolato e non ancora riscoperto dell’anglosassone Foster, un nuovo clima culturale si andava formando accanto alle figure di Scarpari, Reali, Rizzi, Palmieri, Gioli. Poi a Rovigo è a studio con Prudenziato e Breseghello e in amicizia con Gabbris Ferrari. L’incontro con i maestri Zancanaro e Levi è folgorante e costituisce il trampolino di lancio di questo eclettico artista nel mondo della pittura contemporanea italiana. Pur essendo stato tra i pochissimi ammessi allo studio di De Chirico (ma anche di Guttuso e Picasso), e aver esposto in prestigiose gallerie e musei, Berto si è sempre esentato dall’apparire nelle vetrine del grande mercato dell’arte, prediligendo il contatto, in chiave anti-elitaria, con le cerchie di pubblico più genuino: allievi, gente semplice, artisti e intellettuali che conducono la propria ricerca con rigore a autonomia rispetto a mode e correnti. Ciò non significa che la sua pittura sia avulsa dal contesto dell’arte contemporanea. Anzi, la caratteristica appropriazione del pittore della realtà che lo circonda e alle forme in evoluzione della pittura, in Berto è esplicita e, come spesso accade nell’arte, vaticinatoria. È noto infatti il debito contratto dalla Pop americana nei confronti di quella europea: un fronte che a suo tempo trovava un Berto attento e operativo e poi, nei decenni a seguire, pronto a cogliere le fioriture delle successive frontiere dell’arte.

L’artista, che oggi insegna tecnica dell’incisione all’Accademia di Belle Arti di Roma, ha esordito nel 1956, a soli quindici anni, con la prima personale tenutasi nella “Piccola galleria del Polesine” di Livio Rizzi a Rovigo, con dipinti di drammatico realismo. Conoscerà poi l’insegnamento e l’affinità di molti maestri, traendo dal flusso della vita e della storia dell’arte veri e propri “segni ritrovati”, che riutilizzerà all’interno della pro-pria opera, rendendone palesemente riconoscibile la matrice. E’ un modo operativo di derivazione Dada e Pop, ma certamente non estraneo all’arte di ogni tempo e luogo, basti pensare alla pittura vascolare greca, alle icone bizantine o alle Madonne del Bellini. 

Infatti il vissuto del pittore, come grande conquista novecentesca, si riversa nel presente della tela sintetizzando esperienza e memoria nell’attualità dell’intuizione di un opera unica ed eclettica. Nell’arte di Gian Paolo Berto vi è perciò ogni volta un autoritratto, un cosmo, che è frutto di una costante ricerca introspettiva, dove spesso compaiono serie iconologiche, come quella della Madre, del Figlio e dell’Errante, in cui la mitologia personale dell’autore viene a coincidere con gli archetipi storici e universali dell’umanità. Il motore di tale “furibondo e ostinato amore per la pittura”, come ebbe a dire di lui Guttuso, risiede nel suo “appassionato desiderio di definire figurativamente i sentimenti” e nella sua religiosa ricerca di verità nella vita e nell’arte, realtà di cui non si fa distinzione.

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Non ci si dovrà stupire quindi se la produzione dell’artista veda, accanto all’incisione e alla classica pittura di paesaggio ad olio su tavola o su tela, figurare un’esplosione di acrilici, collages, assemblaggi, appropriazioni, creati con materiali di recupero e vario merchandising, in un puro spirito di ricerca, nel senso di una sintesi dell’intera esperienza figurativa del Novecento. Ma, nella pittura di Berto, la libertà del segno plastico, netto, e costruttivo, l’operare sia con i colori primari che con trasparenze ceruleee, con formati, tecniche e materiali tradizionali e nuovissimi, con simboli e storie antiche e moderne, consente all’autore di toccare ogni corda dell’animo umano, e di arrivare così ad ognuno. 

Le mistiche entelechie, le fulgide e maestose Venezie, le più recenti colte in gotici notturni, il diafano lirismo del paesaggio polesano, gli “Erranti” che navigano verso l’ignoto, metafora della condizione umana, lo sguardo del fanciullo, Alessandro, fisso sulla “madre cosmica” J.B., sono raffigurazioni generate dalla visione interiore dell’artista che si confrontano con l’ironia “neocubofuturista” di “Redi Made”, delle installazioni e degli assemblaggi e degli oggetti ritrovati, anch’essi composti ad arte con la stessa perizia e conoscenza tramandata dagli antichi. 

La pittura di Berto si dimostra infatti sorvegliatissima, colta e ispirata, al di là dell’apparente facilità e immediatezza che consegna al fruitore più livelli di lettura: nulla è lasciato al caso in questi microcosmi dove la classicità incontra il contemporaneo e in cui tutto intrinsecamente tende alla corrispondenza tra numero, forma e armonia.

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Gian Paolo Berto con Carlo Levi

con Giorgio De Chirico

con Tono Zancanaro e Giovanni Majoli

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con Anna Magnani

con la sorella Gabriella e Ugo Attardi

con Renato Guttuso

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Pinocchi

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Antonio Caranti

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Lugo 1971. Vive e lavora a MassaLombarda.Frequenta la scuola Arti e Mestieri “Umberto Folli” di Mas-saLombarda. Nel frattempo frequenta l’istituto d’arte per la Ceramica G.Ballardini di Faenza, specializzandosi nei rivestimenti ceramici di interni ed esterni.Sin dagli esordi è pittore, ceramista, scultore.Dai forti accenti espressionistici, in gran parte dei suoi la-vori è presente un’ironia potente e dissacrante che avvolge la figurazione nei suoi tratti surreali fino a spingersi oltre, verso un mondo grottesco,dove prendono vita maschere ed icone della nostra contemporaneità, mostruose a volte, altre volte, brutalmente tenere. In gran parte dei suoi lavori utilizza materiali riciclati.Dal 2006 realizza le prime scenografie per gli spettacoli di danza di Barbara Zanoni ed apre in collaborazione con Roberto Morini lo STUDIO ARTECONTEMPORANEA SanVitale41.Ha esposto in varie mostre collettive e personali in Italia ed all’estero.

[email protected]://www.sanvitale41.it

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-C’era una volta.......-Un re!- direte voi-No, ragazzi, avete sbagliato.-C’era una volta un pezzo di legnoTutto qui. Così inizia anche per me la storia.Come nella favola un pezzo di legno capitò nella bottega di ma-str’Antonio.Coincidenze? Ma!Osservavo questo pezzo di legno: mi trasmetteva impulsi creativi, lo vedevo vivo, ma privo di anima, privo dell’essenza dell’essere.Nel legno era racchiusa una metamorfosi , ci vedevo la sofferenza dell’uomo e della natura, la drammaticità del vivere, dell’essere o non essere.Con questa mia installazione-scultorea voglio ricreare in chiave contemporanea la favola di Pinocchio, esprimendo l’essenza della storia che narra la perenne mutazione del legno in uomo.

Metamorfosi

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Silvia Casavecchia

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Ha frequentato il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Ravenna diplomandosi in decorazione con corso quadriennale di mosaico. Dal 1986 al 1989 ha insegnato decorazione pittorica all’istituto statale d’arte di Ravenna.Negli stessi anni ha collaborato ad allestimenti della compagnia teatrale Drammatico Vegetale,in occasione della presentazione Renardo storie della volpe” ha partecipato alla mostra “Teatro Mosaico” presso il teatro Rasi di Ravenna. Appassionata di grafica, fotografia ed arteha esposto dal 2007 al 2014 in varie mostre qui di seguito le principali:• “C-arte in-chiostri e scrittura/e” nell’ambito del I° SCRITTURA Festival a cura di Matteo Cavezzali• “I Vestiti Nuovi dell Imperatore” - Palazzo Rava - Ravenna, a cura di Silvia Casavecchia• LIBERO LIBRO ESSEGI. alla Fiera dell’editoria BOOKCITY a Milano a cura di Paola Babinie Patrizia Dal Re • Libriste - libro d’ artista “diario di una settimana” - Biblioteca Classense - Ravenna; • “Libri Mai Mai Visti”- Vaca Russi (Ra) con l’opera “Liquid Thinking - Pensiero Liquido” e “ Kit di sopravvi-venza Pollicino “ • “Gatto Mio” - Palazzo Guiccioli - Ravenna, Una mostra collettiva proposta dal Comune di Ravenna, curata da Claudia Majoli e Silvia Casavecchia, affiancata da un concorso rivolto alle scuole teso, alla valorizzazione del rapporto con gli animali e la loro cura“sostenibile”• “Immaginare Isole”- Manica Lunga della Biblioteca Classense • “Dal Fiore amato al frutto” - Palazzo Rasponi - Ravenna, mostra collettiva • “Nella cura del fiore, di quello più strano, è compresa l’accettazione di una parte di sé e del mondo, e quella parte doniamo agli altri,come un dono nuovo, ogni giorno”.• “Qualcosa da Salvare”- Via Ponte Marino, 25 - Ravenna ...“Lo spazio è un’altra idea di salvataggio, un recupero di spazi vuoti. Se c’è la crisi ed i negozi chiudono, cosa c’è di meglio che invadere quegli spazi con l’arte? L’arte esce dalle gallerie per trovare altre gallerie vuote, luoghi che hanno ospitato altri oggetti e altre cose, con una storia, anche questa, perché no, da salvare;”• “La liberazione dei Nani” Palazzo A. Rasponi - Ravenna.

[email protected]

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Il campo dei miracoliOGM una spina nella terraAl posto delle monete d’oro, i semi geneticamente modificati, e in rappresentanza del gatto e la volpe, i vantaggi e gli alti profitti solo per pochi e la formulazione di ricatti economici, a discapito della libertà e della biodiversità.Io non voglio gli OGM.L’ispirazione alla creazione di questa opera trova origine nella riapertura del dibattito sugli OGM e dalla lettura del libro La favola degli OGM di Daniela Conti e Ferdinando Cerbone

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Luca D’Antuono

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Mi chiamo Luca D’Antuono,molti mi conoscono come d’ants, nome che ho sempre utilizzato per firmare i miei lavori e che ho dato anche al mio studio grafico alla fine degli anni ‘80.Ho 53 anni e appartengo a quella generazione di grafici che hanno iniziato ed imparato a lavorare senza il computer, a mano, con i trasferibili e in camera oscura...ci tengo a dirlo in quanto allora era un mestiere difficile che solo pochi potevano fare, poi con l’avvento del computer è diventato ancora più difficile perché chiunque si è creduto capace di farlo.L’unico modo per distinguersi è stato quello di credere nelle proprie idee, far tesoro delle regole e crescere al fianco delle tecnologie e comunque nel rispetto di una nuova generazione che il computer lo “masticava” come noi le figurine Panini...In questi anni il mio modo di fare grafica è stato sempre più elaborato, nella continua ricerca di qualcosa che creasse emozione, sentivo il bisogno della materia, la carta stampata non mi bastava più e quando potevo intervenivo inserendo elementi fisici e reali, una chiusura a borchia, una rilegatura con punto Singer o un vero spazzolino da denti che diventava il biglietto d’ingresso di un evento.Così dopo anni di esperienze al fianco di colleghi, fotografi, illustratori e direzione artistica in agenzie ho iniziato ad orientarmi molto più sul design creando delle linee complete di packaging che mi hanno traghettato verso un nuovo mondo.Nel 2009 per distinguere l’attività di grafica da quella del design nasce Qlab design,un progetto nato dalla voglia di cambiare, da venticinque anni di grafica e comunicazione, dalla noia delle cose già viste e dalla consapevolezza di vincere la paura che uccide la creatività.Una scommessa, il coraggio di ribaltare i punti di fuga, di guardare le cose da dietro e scoprirne altre sfumature, di elaborare un idea per renderla reale, concreta e design.Mi diverte disegnare cose semplici, prendere un foglio di carta piano e traformarlo in un oggetto tridimensionale per realizzarlo in materiale povero e leggero.Mi entusiasma ridare vita a oggetti che cestiniamo tutti i giorni creandone altri che tutti i giorni useremo...Mi piace lavorare con chi e per chi crede che si possa ancora stupire.

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Roberto David

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Roberto David nacque.Non appena ebbe consapevolezza di sé sempre colse giovamento nella pittura e lo disegno, nella scultura e lo ingegno.Di qui, disparate scuole, ma più, nello districarsi di queste, furono vitali nella giocosità alcune belle figure d’oltre cattedra.Trovò poi qualche lavoro.Lo suddetto Roberto David ancora vive. Correndo.

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Dove scappa quel Pinocchio?

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Nicola Fagnani

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Nicola Fagnani, scenografo e scultore, vive tra Segni (Rm) e Ravenna. Dal 2007 è scenografo, scenotecnico e realizzatore per la Compagnia Fanny & Alexander, per la quale sta ora curando scene e luci per il Flauto Magico di Mozart in scena al Teatro Comunale di Bologna dal 16 al 24 maggio, diretto da Michele Mariotti, regia di Luigi De Angelis.La sua prima formazione è avvenuta presso la Scuola di Scenografia del Melodramma dell’Accademia di Belle Arti di Bologna e del Conservatorio di musica Bruno Maderna di Cesena . Insieme a Chiara Crupi (Artinconnessione, Roma) cura la direzione artistica del Festival CONTEMPORANEA TEATRO, teatro, arti visive e musica d’avanguardia a Segni, Gavignano e Colleferro, borghi in provincia di Roma, giunta quest'anno alla VI edizione.

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Pinocchio

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Pietro Fenati

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Autore e regista teatrale.Cofondatore di Ravenna TeatroFondatore e direttore artistico di Drammatico Vegetale.

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Pinocchio, prequel

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Riccardo Galeati

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Nato nell’anno dello Sputnik comincio la vita correndo tra i prati incolti ed i tubi innocenti della periferia ravennate in espansione. Continuo la corsa fra i chiostri del liceo artistico e le aule dell’ISIA d’Urbino cercando di raggiungere i compagni di corso (di corsa) e i misteri della grafica. Vengo poi scagliato nel mondo del lavoro e zigzagando attraverso studi ed agenzie offro i miei servigi come illustratore e grafico. Alla fine degli anni ’80 subisco lo scontro frontale con un Mac riportando profonde contusioni, sopratutto nell’orgoglio, poi mi immergo nel labirinto di hardware e software. Dopo una faticosa risalita dal fondo di bit e megabyte, abbandonate ansie inutili, insieme a Sara Maioli riscopro il piacere di fermare lo sguardo sul progetto, assaporando il profumo dei prati incolti, liberati dalle impalcature.

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L’opera nasce grazie alla mia passione per la musica e dal mio lavo-ro di liuteria: costruttore di tamburi a cornice e riparatore di danni, apparentemente irreparabili, su strumenti musicali vari.

Un laboratorio intitolato “Somari sonori”, tenuto a VulKano, segna l’inizio del percorso dell’opera. Con i bambini io e Sara abbiamo costruito dei tamburi, con vasi di coccio e pelli, l’entusiasmo dei bambini è stato grande, soprattutto la scoperta del suono e di come organizzare un’orchestra composta da tamburi e voci.

Pinocchio, bambino, disubbidiente, pur di giocare, si trasforma in asino, ecco un primo punto di collegamento con i tamburi: la pelle dell’asino. Un secondo punto: la forma del vaso di coccio, (Pinoc-chio è “zuccone come un coccio”) ricorda il muso di un asino, ma Pinocchio è triste, non accetta l’idea di essere un animale, per cui accasciato su se stesso, come se si tenesse la testa fra le mani e le ginocchia al petto, sta. Il suo lamento? Va ascoltato, va suonato, una sorta di tamburo da Griot, coccio, pelle e quelle orecchie soli-tamente di metallo che in questa opera sono invece di pelle.

Ciuchinocchio da menar sonoramente

... e con la tua pelle faranno un tamburo!

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Fabiana Guerrini

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Fabiana Guerrini nasce nel 1980 a Lugo (Ravenna). Laureata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2008. Vive e lavora tra Milano e Fusignano RA

Personali2014 • Segni Particolari, Bi – personale, Fabiana Guerrini Marco Nanni, Ass. Culturale La Loggia (BO) 2013 • Borderline, Casa Rossini, Lugo (RA)2009 • Altro da sé, galleria C.etrA, Castelbolognese (RA), a cura di S. Monari

Collettive2014 • Spazio allo Spazio, Contemporanea Forlì Fiera, a cura di O. Dominguez • Hotel Cabiria, Il Cantiere Artistico, spazio MIR MAR San Mauro Pascoli, (FC) • Sogni ombre del vero, Centro Culturale, Russi (RA) , testo in catalogo Roberta Bertozzi

2013 • Vernice art-fair, 4 x 4 , Forlì fiera, a cura di O. Dominguez • R.A.M. (vincitrice sezione scultura), MAR Museo D’Arte della Città di Ravenna, testo in catalogo Sabina Ghinassi

2012 • E bianca. Una parola diversa per dire latte, (selvatico spore due), Centro Giovani Massa Lombarda (RA)

2011 • Arte a Sud, Unione dei Comuni del Versante Ionico, (CS) • Femminile,Plurale , Spaziarti Ungallery, Milano

2010 • 4° premio internazionale Arte Laguna, Arsenale di Venezia, cura e testi in catalogo di A.Trabucco, I. Zanti, V. Siviero. (Artista premiata) • Save Ours Skiers, Galleria De Faveri Arte, Feltre (BL)

[email protected]

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2009 • Degli uomini selvaggi e d’altre forasticherie, Galleria De Faveri, Lab 610 XL, Sovramonte (BL), cura e testi in catalogo di V. Siviero e K. Andersen • Liberolibroessegi, rielaborazione artistica del libro, galleria del Mercato, Argenta (FE), a cura di P. Babini e P. Del Re, testi in catalogo Z. Somhegyi

2008 • Arte Aliena, Palazzo dei Congressi, Atene (Grecia) • premio Celeste 2008, a cura di G. L. Marziani, selezione pittura a cura di I. Quaroni • Dovadola e i giovani ravennati, chiesa di Sant’ Antonio, Dovadola (FC), cura e testo in catalogo M. Zattini • il falò delle vanità, rassegna d’arte contemporanea, Mosciano S.Angelo (TE) cura e testi in catalogo S. Ruggero • La memoria dell’acqua, galleria del Mercato, Museo delle Valli, Argenta (Fe) testi in catalogo R. Matano • Pentaedro, San Vitale 41 studio artecontemporanea, Massa Lombarda (RA)

2007 • Stanze aperte, Altidona (AP) a cura di N. Luciani e ass. culturale officina San Giacomo, testi in catalogo di A. Morelli • 6arte, Ex macello comunale, Padova, a cura dell’ass. politiche culturali e spettacolo e ZEROUNOcontemporanea (Padova) testi in catalogo di A. P. Vita • Operaliberolibroessegi (rivisitazione di un libro), Il Portico, Bologna, a cura di P. Babini • luoghipersonecose (selvatico rassegna 4, pescherie della rocca, lugo (Ra), Musei di Cotignola Lugo e Fusignano a cura di M. Fabbri e P. Trioschi, testi in catalogo di A. Savini, G. R. Manzoni, S. Foschini, M. Bonaffini

2006 • Open Studio 2006, comuni e musei di Ravenna Russi e Faenza, studio P. Babini, Ravenna, a cura di S.Mazzotti e D.Savoia • Elekta : L’importanza di essere onesti, ovvero “Sull’app-arte-nenza” Palazzo delle videoconferenze facoltà scienze politiche, Spinetoli (AP) • Segni 06, II edizione, Galleria Il cenacolo Felice Casorati in Campidoglio, Torino, a cura di D. Gianti (collettiva artisti selezionati),testi in catalogo di G. A. Mossa, F. Baboni, A. Mistrangelo

2005 • Overture, under 30 fine arts, Premio Campigna, Galleria d’Arte Contemporanea Vero Stoppioni, Santa Sofia (FC) cura e testi in catalogo di A. Baccilieri • La mia cosa nella casa + nuovi abitanti, Palazzo Sforza Cotignola (RA) • Il valore del tempo, spazio espositivo Accademia di Belle Arti di Bologna, a cura della società Steer Davies Gleave e dall’Accademia di Belle Arti di Bologna • 6° Concorso Nazionale di Pittura - premio giovani artisti , Chiostro delle Clarisse, Terlizzi (Ba), a cura di G. Sgarra e Fondazione Gaetano Morgese, Accademia di Belle Arti di Bologna • Vernice art-fair, 4 x 4 progetto giovani emergenti, Forlì fiera, a cura di O. Dominguez.

Altri eventi2010 • Gli artisti del territorio incontrano il festival dell’arte contemporanea, C/off festival dell’arte contemporanea, incontro/intervista presso il museo Carlo Zauli, Faenza (Ra), a cura di G.R. Manzoni.

Pubblicazioni 2012 • Borderline una Parigi di meno, Libro di poesie di Raffaele Ferrario, Casa Editrice L’arcolaio (FC)

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Io non dico mai bugie...

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Alice Iaquinta

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Nata a Ravenna nel 1979Lavora presso la Scuola di Arti e Mestieri di Cotignola per Selvatica Associazione Culturalee si occupa di attività espressivo – manipolative rivolte a bambini e ragazzi. Raccoglie e recupera forme attraverso la carta per volgerle al nuovo.

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Lumi come bianchi cuori larghi e allungati che mutano forma e si aprono come una bocca o profonda conchiglia, per essere eco di quell’acqua marina toccata dal Bimbo – Pinocchio più volte; un cercare con occhi di vetro che diventano perle e si perdono e scendono per crescere, in cambio, anche solo, di un cavolo o di un confetto e alla fine rivelano il turchino miracolo del “seme di legno” che nasce e germoglia da un’acqua fatta di sale.

Un’installazione composta da paralumi di cartapesta in foggia di mitili bianchi e cuori aperti che dispiegano nello spazio espositivo circostante una rosa di oggetti simbolici legati al racconto di Carlo Collodi; allora saranno perle e confetti, cavoli e pesci, un falco turchino e un pescecane ad aprire e chiudere il cerchio su questa figura umana e burattina, delicata e quasi prenatale miniatura in legno e resti marini.La scelta degli oggetti in mostra (tutti manufatti in cartapesta; cuori, conchiglie, pesci, il falco turchino, il pescecane, perle, confetti e cavoli) risiede nella volontà di avvicinare il pubblico ai simboli che la lettura del classico fa emergere; inconsueti e dinami-ci elementi, che siano cibi o animali, rivelano un ‘etica del Bene e della Cura dell’Altro veri e fuori da ogni retorica, poiché carichi di quelle mancanze che abituano il cuore e lo sguardo a crescere anche alla luce di imperfezioni e diversità.Inoltre, una scelta interpretativa ispirata ad echi di infanzia, poiché personalmente ho sempre vissuto il racconto avvolto dal grigio di un’acqua e dal verde di un’aria estremamente salmastre.

Un’acqua fatta di sale

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Sara Maioli

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Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Bologna con diploma a pieni voti in scenografia, entro a far parte di Drammatico Vegetale.In questi 20 anni ho attraversato vari ruoli lavorativi all’interno della compagnia: dalla scenografia, all’a-nimazione in scena, all’organizzazione di cui tutt’ora mi occupo.Ritengo importante mantenere una mia autonomia artistica in quanto come Riga&Sara, con Riccardo Galeati, creiamo spettacoli, laboratori per bambini, opere visive ed organizziamo eventi musicali legati soprattutto alla musica popolare.

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Pinocchio andata e ritorno L’opera “Pinocchio andata e ritorno.” È nata dall’antipatia che pro-vo fin da bambina, per il personaggio di Pinocchio: questo pezzo di legno che nel corso della storia, si trasforma fino a diventare un ragazzino.Ho individuato quelle che secondo me sono le trasformazioni prin-cipali: da pupazzo di legno ad asino, a ragazzino, ma considerato il carattere dispettoso e irrispettoso, forse anche l’essere uomo, non lo soddisferà e così decide, o decido io, di farlo ritornare pupazzo di legno. Forse anche la mia affinità con il teatro di figura, mi indirizza verso questa scelta.

Sono le impronte che indicano la direzione della scelta di Pinoc-chio. Si tratta di una camminata nel tempo, nella vita di Pinocchio: piccole tracce di piedi di legno, tracce di zoccoli di asino, tracce di piedi nudi di ragazzino.La scelta è decisiva e sofferta: si può individuare una traccia appe-na percettibile e accanto, l’altra, con molto più colore, con goccio-latura di colore rosso, da sempre il colore con cui si rappresenta il protagonista.

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Segnalo i passi del testo che mi hanno suggestionato per questa opera.

“…quando Geppetto ebbe finito di fargli i piedi, sentì arrivarsi un calcio sulla punta del naso”“Il povero pinocchio, che aveva sempre gli occhi fra il sonno, non si era ancora avvisto dei piedi, che gli si erano tutti bruciati…”

“Ohimè! Non mi riesce più di star ritto sulle gambe.… e intanto che correvano, i loro bracci diventarono zampe, i loro visi si allungarono, e diventarono muti e le loro schiene si ricoprirono di un pellame grigiolino chiaro, brizzolato di nero.”

“… Dopo andò a guardarsi allo specchio, e gli parve di essere altro. Non vide più la solita immagine della marionetta di legno, ma l’immagine vispa e intelligente di un bel fanciullo…”

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Claudia Majoli

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Nata a Jolanda di Savoia (Fe) vive e lavora a Ravenna. Ha frequentato il corso di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Ravenna ed è stata allieva prima di Umberto Folli e in seguito di Sergio Cicognani. Inizia nel 2001 le prime esposizioni e nel 2007 cura la prima collettiva a Palazzo Sforza; vince nello stesso anno il 1° concorso “Arte Laguna” a Treviso, mostra itinerante. Partecipa a diversi concorsi ed è sempre selezionata per la loro mostra finale; organizza collettive, l’ultima delle quali nel 2012 dal titolo “Gatto mio & Gatto mio sostenibile”, partecipa nel 2013 alla mostra “Libriste”, curato dall’Istituto Biblioteca Classense di Ravenna “Libri di Artiste”, nel 2013 “PASSIONE, MI PIACE” a Palazzo San Giacomo di Russi, nel 2014 “C-ARTE IN CHIOSTRI E SCRITTURE/E” in occasione di Scrittura Festival all’interno della Biblioteca Classense a Ravenna ed infine “CAMBIARE LE CARTE” all’Ostello antico convento di San Francesco a Bagnacavallo.

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Dall’inconsapevole al consapevole, dalla morte del Burattino alla nascita del bambino vero.Questo il percorso a ostacoli di Pinocchio e della realizzazionedel suo desiderio più grande.

(“Non si trasforma la propria vita senzatrasformare se stessi” Simone De Beauvoir).

Naso Lungo

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Luca Mandorlini

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Luca Mandorlini classe 1977, disegno e dipingo da vent’anni quasi tutti i giorni.Adoro farlo con le altre persone da 0 a 150 anni.

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Andrea Mordenti

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Andrea Mordenti, classe 1970, è musicista con all’attivo due album e un 45gg per l’etichetta Tetsuo Records, filmaker negli anni ‘90 con partecipazione a importanti festival nazionali e attualmente light e visual designer per teatro, opera ed eventi.

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Vertigine è un laboratorio emotivo e quindi organico.Un intrusione mediatica nell’universo privato della paternità.Il selvaggio che reclama il suo luogo sulle scorie del presistente.Germoglio inebriato della sua luce.Convogliare, indirizzare, imbrigliare.Un tutore.Forza bruta o minuscoli ferretti,bisturi, forcipi cesàrei.Il ricordo del dolore.Il sonno dei padri.Le bugie necessarie.

“brace yourself my dearbrace yourself my dearit’s a holiday in Cambodia”

Vertigine: montaggio di foto consecutive (time lapse) su supporto video. Durata: 2’30” colore 2015

Vertigine

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Vertigine

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Roberto Papetti

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Roberto Papetti è stato creatore del giocattolo Museo Tintinnabula nel centro di Ecologia la lucertola del Comune di Ravenna.Costruisce piccoli congegni per far giocare i bambini.

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Busto museo del paese dei balocchi

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Casette di fata

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Lucignolo segnavento

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Fabrizio Pavolucci

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Nato a Rimini nel 1976, fin da bambino manifesta passione e talento per il disegno. Nel 1999 inizia la frequentazione – che sarà pluriennale - della scuola di disegno e pittura “Umberto Folli” di Miramare di Rimini, condotta da Enzo Berardi. La formazione ricevuta gli affina la naturale predisposizione all’arte ed amplia in lui il desiderio di conoscere nuove forme materiche e tecniche con cui esprimersi, sperimentare e sperimentarsi. In considerazione di ciò, partecipa a diversi corsi di approfondimento legati alla stampa d’arte, tra cui a Urbino, di incisione su lastra di zinco, sotto la guida del professore Rossano Guerra; di xilografia tradizionale con Umberto Giovannini, di xilografia giapponese e di incisione coi polimeri, ma si cimenta anche con la decorazione ceramica e l’installazione.Realizza con piglio ironico e profondità psicologica dipinti, disegni, incisioni, libri d’artista. Ha illustrato “Il gatto con gli stivali” e “Cappuccetto Rosso” con testi in dialetto romagnolo e il libro “Favole di Esopo”, selezione di brevi prose del famoso favolista greco.

[email protected]

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L'opera si compone di 12 disegni ad inchiostro su carta che formano una sorta di breve story board. Il punto di partenza è rappresentato dal momento in cui Pinocchio, dopo aver ucciso il Grillo Parlante, tentato invano di mangiare una frittata ed essersi bagnato completamente alla ricerca di cibo, torna a casa e si siede accanto al fuoco per scaldarsi un po'. Interpretando liberamente la storia, il burattino si addormenta, i suoi piedi prendono fuoco e le fiamme divampano fino a bruciarlo per intero.Nell'ultima immagine rimane solo il suo cuore.Ho cercato di puntare su un linguaggio sintetico e minimale, liberandolo da orpelli e inutili virtuosismi, cercando piuttosto di valorizzare l'aspetto lirico ed evocativo, lasciando così libera interpretazione allo spettatore.Il fuoco è rappresentato mediante colori fosforescenti che, al buio, si illuminano.

Pinocchio burning

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Margherita Tedaldi

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Laureata presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna, ha arricchito la sua formazione frequentando diversi stage di pittura e incisione.Attualmente segue corsi di pittura per ragazzi e adulti presso la scuola d’arte B.Ramenghi di Bagnacavallo, svolge servizio presso le scuole per l’infanzia, ele-mentari e doposcuola come esperta di immagine e tecniche espressive.Vede diverse collaborazioni artistiche con associazio-ni ed enti pubblici, oltre che con aziende che operano nel campo del design.Come artista, da molti anni si presenta al pubblico esponendo in collettive e mostre personali, e parte-cipando a numerosi concorsi nazionali.Organizza mostre ed eventi presso “Mirabilia-officina della fantasia”: lo studio diventa una piccola bottega d’arte e un luogo d’incontro.

[email protected]://www.sognoelektra.com

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I miei quadri e i disegni sono racconti di un mondo apparentemente irreale ma esistente nei nostri sogni, nelle fantasie o nei ricordi.Tra realtà e immaginazione, piccoli elementi pittorici si uniscono a fili di lana, frammenti di carta, striscioline di stoffa, unendosi al colore, ai segni del pennello, agli scarabocchi a matita che riemergono dalla memoria.

I miei lavori raccontano tenere visioni d’infanzia, il mondo dei bambini mi ha rapito, mi ci sono ritrovata dentro ed è come tornare indietro, vedere con occhi nuovi, riscoprire una realtà fatta di cose semplici e pulite. La magia del gioco, giocattoli ritrovati, impolverati, escono dai vecchi bauli e dalle soffitte riprendendo vita. Sono immagini della memoria, ora sfocate dallo sforzo di un ricordo che tenta di riemergere dal passato, ora precise nell’ appagamanto di un attimo che pareva irrimediabilmente perduto ma che, invece, si ripropone con la stessa forza del presente.

Alla pittura si affianca a volte un lavoro più rivolto all’uso dei materiali, ed ecco nascere istallazioni giocose in legno e cartone , personaggi in cartapesta, assemblaggi di stoffe, sempre con uno guardo al mondo dell’infanzia, del gioco, della fantasia.

Pinocchio di Pezza

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Stefano Tedioli

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Stefano Tedioli si occupa di fotografia e video in stop-motion, lavorando a una personale ricerca sul mondo del gioco. Conduce laboratori e ha esposto in numerose mostre personali e collettive, in Italia e all’estero. Le sue foto sono state pubblicate da La Repubblica, Fulmino Edizioni, Edizioni Artebambini, Damiani Editore, Editoriale Scienza, Junior Edizioni, Gagarin.

http://www.stefanotedioli.com/

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Se si ha la fortuna di essere amici di Roberto Papetti spesso si fanno incontri interessanti, e così mi è addirittura capitato di conoscere “mastro Geppetto”.Vive fra le montagne vicino a Omegna, (il paese di Gianni Rodari) ed è un uomo molto corteggiato: l’ultimo invito gli è arrivato dal Giappone, da un’a-zienda che produce giocattoli in legno. Ma lui, Giuseppe Piana, in arte «mastro Geppetto», ha scosso la testa incorniciata da una folta barba bianca in un rispettoso diniego. «Pinocchio non si muove dalla valle Strona per tutto l’oro del mondo - dice Piana - qui lo produco dal 1959 e continuerò a farlo e spero dopo di me continui a farlo anche la mia famiglia».Se si va in Valle Strona non si deve chiedere della ditta Piana, ma di mastro Geppetto, lo chiamano tutti così. Nella sua fabbrica sembra che il tempo si sia fermato: «Mia figlia con un pennellino colora ogni singolo pezzo, dipinge i capelli, gli occhi, i bottoni della marsina. Possiamo dire che non c’è nemmeno un pinocchio uguale all’altro e ogni pezzo è un pezzo unico».Per questo motivo i giapponesi, che sono saliti in valle Strona a trovarlo, sono rimasti incantati da questo personaggio da favola. «Una trentina di anni fa mi fecero ponti d’oro per trasferirmi vicino a Collodi. Confesso che ero tentato dall’idea di fare una fabbrica in Toscana e mi recai a vedere i luoghi. Indubbia-mente molto belli. Mi avevano offerto anche la casa. Poi guardai fuori dal mio laboratorio, qui a Piana di Fornero dove vivo e lavoro. Sentii scorrere l’acqua del torrente Strona che è proprio sotto casa mia, i colori della mia valle, i visi degli amici. Tutto questo mi mancherà, dissi fra di me. Così sono rimasto in Valle Strona». Senza rimpianti.

Le foto che ho presentato sono state scattate frettolosamente nella bottega di mastro Geppetto, mentre lui parlava con Roberto di giocattoli

Pinocchi

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Simonetta Venturini

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Si sposta fra le arti performative e visive. Concentra la sua ricerca negli interstizi bui e di passaggio tra una materia e l’altra, nella vertigine dell’ inconoscibilità del senso e dell’operato. Le sue materie: teatro, opera, scultura, installazioni site-specific, video.Affonda le mani nella creta e nella parola, espone la voce e il corpo.

Il suo eterogeneo percorso artistico è fortemente influenzato dall’incontro con l’autore e regista Arnaldo Picchi che giovanissima la sceglie per il progetto teatrale Per Fedra.È l’inizio di una lunga collaborazione che la vede presente sia come attriceche come assistente alla regia.Approfondisce gli aspetti della recitazione, del movimento e della regia in Italia e all’estero. In qualità di attrice lavora con E. De Kuyper, L. Ronconi, Pier’Alli, A. Calenda, G. Marchesini, S. Strocchi, P. Klimovitskaja, H. Gahanem.Nel 2004 viene selezionata da Jurij Alschitz, regista e pedagogo teatrale per ilprogetto internazionale Women Project in qualità di attrice e poi assistente perl’European Association for Theatre Culture coordinato dal G.I.T.I.S di Mosca.Sedi di lavoro Mosca e Berlino.

E’ autrice e regista di pièce teatrali. Con Gertrude, ispirata ad Amleto di W. Shakespeare, è finalista al Festival Internazionale di Regia Fantasio Piccoli di Trento;selezionata al 53° Festival dei Due Mondi di Spoleto e a Indifferenza 9th International arts and film festival, Bologna 2011.

Per l’opera lirica firma regia, costumi e spazio scenico per le opere:La Conchiglia di Visnu di M. Deoriti, direttore M° S. Massarelli, orchestra Conservatorio F. Venezze di Rovigo. 2009.La Traviata di G. Verdi, direttore M. Sparagna, Coro e Orchestra dell’Accademia dell’Opera di Roma. Ariccia (RM). 2009Le Mystère de Midi da La Didone di F. Cavalli e dal Primo libro dei Preludi per pianoforte di C. Debussy, direttore Stefano Celeghin, orchestra Conservatorio F. Venezze di Rovigo, in collaborazione con Conservatorio di Verona. 2012

Come artista e performer firma SUB, installazione site specific, Ravenna, Piazza del Popolo, 2011; M opera scultorea al Valmarecchia Festival, Novafeltria, 2011.

selezionata da Pietro Franesi per Dubai Art Biennale 2014 e New York Art Biennale 2015.

Vive a Ravenna.

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La fatina sta. Una riflessione sulla pausa e su tutto il possibile. Pinocchio esiste e vuole davvero abbracciare la fatina. Essere tenuto solo un poco di tempo da lei. Entrambi, strane creature. Un giramento di testa.

La terra, la natura più bassa dell’uomo

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Monica Zani

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Maturità artistica presso L’Istituto d’Arte Ceramica Ballardini Faenza (Ra)Specializzazione in graphic Design “International Scool of Design” ModenaSpecializzazione in mosaico presso ALbe Stainer RavennaCorso annuale di Illustrazione presso Octavia Monaco, BolognaSeminario di illustrazione presso Scuola int. d’Illustrazione a Sàrmede tenuto da Arcadio LobatoVari Seminari di illustrazione presso Scuola int. d’Illustrazione a Sàrmede tenuti da Linda Wolfsgruber

Esperienza di 12 anni in azienda settore grafico:ideazione e loghi e immagine coordinata, cataloghi, manifesti, depliant, illustrazioneDal 2008 lavora come illustratrice freelance, collabora con agenzie pubblicitarie, studi, professionisti della comunicazione, case editrici, periodici, privati.Ha esposto in varie collettive e personali in ItaliaDal 2008 attualmente espone i suoi quadri con Gallerie d’Artistes in Francia, Brasile, Spagna

Concorsi e riconoscimentiSelezione alla fiera del Libro Bologna 2000 Quadriportico della Biblioteca dell’Artigianato;Selezione al concorso “Immagini per una favola” Pasiano di Pordenone 2006;Selezione alla Mostra Internazionale di Sarmede 2006;Selezione al concorso per l’illustrazione Lucania Buskers Festival VI 2008 3° premio;Selezione al concorso di illustrazione Disegni al Sole II° edizione 2008; Biennale Città di Faenza 2008 3° premio;Selezione alla Mostra illustratori della Fiera del Libro di Bologna 2009;Selezione alla Mostra illustratori della Fiera del Libro di Bologna 2010;Concorso internazionale di pittura e grafica Roberto Grivetto “L’arte in bottiglia” 2° premio,Segnalazione Biennale Città di Faenza 2010;Menzione speciale 8° concorso illustratori Premio “Fondazione Cassa di Risparmio di Cento;Selezione al concorso “Metamorfosi del Viaggiatore” 2012 Milano.

[email protected]

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Le avventure di Pinocchio

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Raffaella Zavalloni

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Raffaella Zavalloni nasce nel 1956. Vive e lavora a Savignano sul Rubicone.Felicemente autodidatta, dopo gli studi di Filosofia all’Università di Bologna, indirizzo estetico, ha disegnato e realizzato costumi teatrali, pubblicato atlanti naturalistici di animali e piante, dipinto arazzi. Da una ventina d’anni il cartone ondulato è al centro della sua ricerca artistica.

ATTIVITA’ ESPOSITIVE2006 - Personale “Onduline”, Foyer del Teatro Bonci, Cesena - Rassegna “della Natura”, Il Vicolo, Cesena - Rassegna “del Labirinto”, Il Vicolo, Cesena2007 - Personale “Piccole Eternità”, Il Vicolo. Cesena2008 - Personale “Sismografie”, Foyer del Teatro Bonci, Cesena2009 - Collettiva “L’arte del riciclaggio”, Il Vicolo, Cesena - Mongarte. Racconti plurimi del riciclaggio, Sogliano al Rubicone2011 - Collettiva “Dal fiore amato il frutto”, Palazzo Rasponi, Ravenna - Collettiva “Onde d’arte”, Milano Marittima - Collettiva “Mosaico interiore”, Santa Maria delle Croci, Ravenna2013 - Collettiva “Bella da vivere”, Magazzini del Sale, Cervia

ALTRI EVENTI1995/2009 -.Quadri e installazioni per Fustelpack, Macfrut, Cesena2009 - Performance con abiti di carta e modella per Bestck, Macfrut, Cesena - Sfilata di abiti di carta alla trasmissione RAI “Alle falde del Kilimangiaro”2010 - Installazione “Farfalla” per Bestack, Macfrut, Cesena, 2011 - Installazione “Tappeto volante”, Agrifil, Fiera di Rimini - “Gioielli d’arte”, A Casa di Anna, Bagnacavallo

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Il mio è un Pinocchio inquietante, misterioso, notturno. E’ di notte, nel sonno, che Pinocchio si rigenera e che sceglie di morire.E’ una maschera della paura: quella di Pinocchio che affronta la morte, e la mia, di lettrice bambina che si specchiava nel suo terrore.Dentro, le sue origini vegetali, la foresta materna, e la luce turchina, speranza e promessa di amore.

Pinocchi

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Si ringraziano gli artisti per la collaborazione, per i testi e per le immagini.

Catalogo a cura di Federica Caraboni.