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vegetali produce sostanze tossiche non sempre pericolose per l’uomo: i veleni non sono nocivi per tutti! Ad esempio le foglie del Ricino (Ricinus communis) contengono ricinina , un alcaloide tossico per l’uomo ma fonte alimentare per alcuni bachi da seta. La tossicità dipende soprattutto dalla quantità assunta: le capre brucano le foglie di Belladonna (Atropa belladonna) senza alcun danno se ingerite in modo non eccessivo, ma il latte e la carne sono tossici per l’uomo se consumati appena dopo il pascolo. Di seguito una carrellata di alcune specie per evitare pericoli soprattutto per i bambini. www.cassano- addaonmymind.it/

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Un terzo delle specie vegetali produce sostanze tossiche non sempre pericolose per l’uomo: i veleni non sono nocivi per tutti! Ad esempio le foglie del Ricino

(Ricinus communis) contengono ricinina, un alcaloide tossico per l’uomo ma fonte alimentare per

alcuni bachi da seta. La tossicità dipende soprattutto dalla quantità

assunta: le capre brucano le foglie di Belladonna (Atropa

belladonna) senza alcun danno se ingerite in modo non

eccessivo, ma il latte e la carne sono tossici per l’uomo se consumati appena dopo il

pascolo. Di seguito una carrellata di alcune specie per evitare

pericoli soprattutto per i bambini.

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Il COLCHICO AUTUNNALE (Colchicum autumnale) è

una piccola pianta erbacea perenne, bulbosa la cui

altezza varia da 5 a 40 cm. facilmente individuabile

per la sua fioritura anomala in autunno (da cui il nome). Cresce nei

prati con vistosi fiori color rosa-violetto. Pianta velenosa e altamente

tossica soprattutto nei semi e nei bulbi. La sostanza, definita

"arsenico vegetale“, è l’alcaloide colchicina che

ingerita causa bruciore alla bocca, nausee, diarrea

sanguinolenta, coliche, delirio e morte. La sola manipolazioni del fiore causa danni alla pelle.

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La GENZIANA MAGGIORE (Gentiana lutea) è un’ erbacea perenne alta da 40 a 140 cm. dalle radici molto sviluppate. L‘appellativo "maggiore", con cui è denominata, si riferisce alle sue dimensioni rispetto a quelle delle altre piante del genere Gentiana. Più che tossica è una pianta medicinale per cui deve essere usata con cautela. È considerata un eupeptico (stimola l'appetito e aiuta la digestione) per cui viene usata anche per la produzione di liquori e diversi amari. La sostanza tossica specie per gli animali è il violetto di genziana.

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Il VERATRO (Veratrum album) è una pianta perenne rizomatosa alta fino a 150 cm. con foglie alternate verde scuro. La protoveratrina e germerina sono alcaloidi tossici sia per l'uomo che per gli animali.

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L’ ANTURIO (Anthurium andreanum ) è un sempreverde da appartamento che raggiunge i 45

cm di altezza. Pianta prevalentemente erbacea,

coltivate sia per la bellezza della spata, colorata in maniera vivace,

lucida che deriva da foglie trasformate e cresce attorno ad una infiorescenza a spiga detta spadice, che per la particolarità delle foglie cuoriformi di un bel

colore verde scuro. La sua tossicità è dovuta alla sostanza

tossica triterpene che per ingestione causa irritazione alle

mucose orali, bruciore a labbra e lingua, salivazione eccessiva, difficoltà nella deglutizione e

vomito.

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La MANCINELLA (Hippomane mancinella) è considerato come l'albero più pericoloso del mondo. Le sostanze contenute nei suoi rami, quando

vengono spezzati, possono irritare gli occhi e la pelle.

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I frutti di mancinella sono velenosi e la loro ingestione causa un forte gonfiore alla gola, problemi respiratori e gastrointestinali. La tossina,

denominata hippomane, è presente in ogni parte della pianta.

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La BELLADONNA (Atropa belladonna) è una

pianta erbacea e perenne, con una altezza compresa tra i 70–

150 cm. appartenente alla famiglia delle Solanaceae,

(come i pomodori e le patate), ma dagli effetti letali perché

l'ingestione delle bacche causa la morte provocata

dall‘atropina che agisce direttamente sul sistema nervoso parasimpatico. L'epiteto belladonna si

riferisce all'impiego cosmetico che nel Rinascimento le dame

usavano per dare risalto e lucentezza agli occhi per la

capacità di dilatare le pupille.

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Il DITTAMO (Dictamnus albus) è un arbusto perenne

di 30–100 cm di altezza, fortemente aromatico e ricoperto di ghiandole

secernenti il tujone (chetone) sostanza irritante

per la pelle. È chiamato anche frassinella per la forma delle foglie che

ricordano quelle del frassino o limonella che se sfregate,

emanano un intenso profumo simile a quello del limone. In Italia è una pianta abbastanza rara: la si trova

negli aridi boschi collinari di querce e castagni, dove

vegeta ai margini dei sentieri tra i cespugli.

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L‘ ACONITO (Aconitum napellus) è una pianta erbacea perenne molto tossica la cui altezza va da pochi decimetri

fino a 2 metri, dalla tipica infiorescenza a spiga e dai fiori

velenosi con la sommità del fiore somigliante ad un elmo antico. È una delle piante più tossiche della flora italiana

diffusa nelle zone montagnose delle Alpi dove trova l'habitat ideale: le zone a mezz'ombra

nei pascoli alpini e sulle sponde dei torrenti. In

particolare molto tossico è l’ alcaloide aconitina che colpisce principalmente il cuore, il sistema nervoso

centrale e periferico perchè viene rapidamente assorbito se

ingerito o anche solo per contatto dermico se raccolto.

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La CALTA PALUSTRE (Caltha palustris) è una piccola pianta erbacea perenne, amante degli ambienti umidi, alta fino a 50 centimetri dai

fiori giallo intenso. Il suo alcaloide (saponina) provoca ulcerazioni.

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La DIGITALE PURPUREA (Digitalis purpurea) è una pianta erbacea biennale spontanea alta 1 – 2

metri. I suoi fiori tubulari, pendenti, sono disposti in

grappoli e sono di color rosso porpora (ma esistono altre varietà dal colore rosa, giallo o bianco).

Cresce nei boschi e nei prati aridi dell'Europa centro-meridionale. Le

foglie contengono infatti alcuni glicosidi farmacologicamente

attivi (digitossina e digossina) che hanno potenti effetti sul cuore:

aumentano la forza di contrazione del muscolo cardiaco per cui sono

indicate nella terapia dell'insufficienza cardiaca; ma le

stesse sostanze sono letali se assunte in dosi eccessive;

possono causare seri problemi, quali aritmie e blocchi cardiaci.

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L‘ EUFORBIA ARBOREA (Euphorbia dendroides) è una pianta tipica della macchia mediterranea che prospera su scogliere e rupi. Si

presenta in forma di cespugli, con fusto e rami alti sino a 2 m. che se strappati, secernono un lattice irritante bianco velenoso e caustico.

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La sostanza triterpene, della

“Stella di Natale” (Euphorbia

pulcherrima), può essere nociva. Il

lattice, proveniente dalla lacerazione delle foglie o dal

taglio del fusto, se viene a contatto con l’epidermide provoca

eritema, prurito, bruciore della

congiuntiva e della mucosa orale e

faringea; se ingerito dà luogo a nausea, vomito, diarrea e

perdita di coscienza.

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Lo STRAMONIO COMUNE (Datura stramonium), conosciuto anche come erba del diavolo ed erba delle streghe per le sue proprietà

narcotiche, sedative ed allucinogene. È una pianta molto velenosa a causa dell'elevata concentrazione di diversi alcaloidi presenti nei

semi, provocando nausea, crampi, dolori addominali fino alla morte.

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L‘ EDERA (Hedera helix) è un rampicante perenne sempreverde,con fusti

legnosi che aderiscono a qualsiasi supporto. Tutta la

pianta è velenosa. Per contatto si possono avere

irritazione e dermatite allergica. Per ingestione si

possono presentare vomito, diarrea, dolori

addominali, nausea dovuti alle sostanze nocive contenute, quali: le

saponine, i flavonoidi, l’alcaloide emetina, e i glicosidi ederagenina e

ederina.

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Il TASSO (Taxus baccata) è una pianta sempreverde alta tra i 10 e i 20 metri appartenente alla famiglia delle conifere e per i suoi semi velenosi, è conosciuto anche con il nome di "albero della morte".

I rami, le foglie e i semi contengono la tassina, un alcaloide, che ha effetto narcotico e paralizzante sull'uomo e sugli animali domestici.

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La pianta è usata come siepe ornamentale o per l‘ ars topiaria che consiste nel potare alberi e arbusti per dare loro una forma.

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L‘ OLEANDRO (Nerium oleander) naturalizzato e spontaneo nelle regioni

mediterranee è un arbusto sempreverde con portamento

cespuglioso per natura, ma può essere allevato ad albero e

coltivato a scopo ornamentale per la fioritura lunga e

variegata nei colori. Il fusto come le foglie sono velenosi

dovuto all’ oleandrina una sostanza resinosa, amara.

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La CICUTA (Conium maculatum) è una pianta

erbacea biennale notevolmente velenosa

dovuta alla sostanza tossica contenuta: la

cinapina. Originaria dell‘ Europa il fusto può

raggiungere 1-2 metri di altezza ed è passata alla storia quale leggendaria bevanda che sotto forma di infuso portò alla morte il famoso filosofo Seneca.

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L‘ABRO (Abrus precatorius) è un arbusto che si distingue per la presenza di bacche di colore rosso aventi una delle estremità di

colore scuro contenente l’abrina una sostanza tossica.

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L’abrina impedisce la sintesi delle proteine, uno dei più importanti compiti svolti dalle nostre cellule. Provoca disidratazione, nausea,

malfunzionamento dei reni e del fegato, causando la morte.

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L‘ EUPATORIUM (Eupatorium rugosum) è una pianta erbacea perenne di media grandezza alta un metro e mezzo. Contiene una

quantità elevata di tremetolo, una sostanza altamente tossica, presente nelle foglie e negli steli che provoca tremori, crisi cardiaca

e può causare la morte. Ingerita dalle mucche contamina il latte.

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La PATATA, come i pomodori, contiene solanina. La sua presenza aumenta quando esse germogliano o quando la loro buccia diventa verde. Quindi bisogna evitare di

consumarle. Per la presenza di solanina, le patate non possono essere consumate crude perchè assunta in eccesso provoca nausea, vomito e irritazioni della mucosa

gastrica; raramente la morte ma può causare emorragie, specie alla retina.

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Le CICERCHIE, sono legumi che contengono, oltre a proteine, una neurotossina (amminoacido, conosciuto come ODAP) che causa la malattia del neurolatirismo,

una patologia neurodegenerativa che provoca la paralisi degli arti inferiori.

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I FUNGHI rappresentano una delle cause più comuni di avvelenamento e di intossicazione alimentare. La famiglia dei funghi comprende esemplari velenosi

come la ben nota Amanita phalloides che contiene una microtossina e per questo è bene non improvvisarsi raccoglitori di funghi ma rivolgersi ad esperti. Amanita phalloidesAmanita muscaria

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I POMODORI le cui foglie e gli steli, oltre ai frutti stessi, contengono la solanina un alcaloide considerato tossico, per cui si credeva che fossero velenosi, ma le

possibilità di soffrire di sintomi di avvelenamento da solanina per via del suo consumo risultano scarse. In soggetti sensibili può provocare allergie e

intolleranze quindi si consiglia di non mangiarne quando non sono maturi.

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Il RABARBARO è una pianta erbacea perenne le cui foglie contengono acido ossalico (un composto chimico presente nei prodotti anti-ruggine) e presentano inoltre sostanze che possono provocare una sensazione di bruciore a livello della

bocca e della gola, nausea e vomito, dolori gastrici e convulsioni.

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La MANIOCA nota anche come cassava o yucca, come le mandorla amara, contiene cianuro quindi l’amido che si ottiene (farina di tapioca) deve essere

consumato con precauzione. In Africa, fondamentale alimento di sussistenza, molti soffrono di "konzo“, una forma cronica di avvelenamento da cianuro.

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A differenza delle mandorle dolci, le MANDORLE AMARE che condividono proprietà antitumorali con quelle dei nòccioli di albicocca, possono contenere una quantità tale

di cianuro, (ne bastano 20), tanto elevata da causare la morte di una persona adulta. Per tale motivo si consiglia di consumarne solo 2 - 3 al giorno.  

mandorle dolci

mandorle amare

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In passato l’olio di ricino non rappresentava un pericolo, era considerato la purga per eccellenza, una panacea per tutti i mali. I benèfici effetti erano comprovati da parte

della scienza. Temibili invece sono i SEMI DI RICINO che se masticati rilasciano una sostanza molto tossica come detto all’inizio: la ricinina, uno dei più potenti veleni

conosciuti dall'uomo, che può provocare la morte.  

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Poche persone sanno che il nòcciolo della CILIEGIA, questo irresistibile frutto, contiene una sostanza molto tossica: l’acido cianidrico (detto anche acido

prussico), che insieme ai suoi derivati, se inalato, è tra i veleni più pericolosi esistenti data la celerità delle manifestazioni venefiche. In ogni caso la tossicità si manifesta solo se il nòcciolo si danneggia nella masticazione e se ingerito in dosi eccessive.

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I FAGIOLI DI SPAGNA possono contenere un alto livello di tossicità, per cui si consiglia di cuocere lungamente questi legumi, senza coperchio, in modo da

permettere alla fasina (sostanza velenosa presente nella pianta come difesa) di evaporare. Per maggior sicurezza, l'acqua di cottura deve essere scolata. I semi di

fagiolo crudi e i frutti acerbi sono spesso causa di avvelenamenti nei bambini.

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