Casa famiglia 2012

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Vieni a nascere con me, fratello” Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Postale D.L. 353/03 Conv. in L. 27/02/04 n. 46 art. 1 Comma 2 e 3 Teramo/Aut. n. 70/2008 Un’attenzione speciale per la vita in crescita Periodico di cultura religiosa e informazione della Fondazione di Religione "Maria Regina" e della Casa "Madre Ester" di Scerne di Pineto. Anno XXVI - n. 28 - Novembre 2012 Autorizzazione del Tribunale di Teramo n. 318 del 31.01.91.Direttore Responsabile: Andrea Bollini.

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Periodico della Casa Madre Ester di Scerne di Pineto

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Vieni a nascere con me, fratello”

Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Postale D.L. 353/03 Conv. in L. 27/02/04 n. 46 art. 1 Comma 2 e 3 Teramo/Aut. n. 70/2008

Un’attenzione specialeper la vita in crescita

Periodico di cultura religiosa e informazione della Fondazione di Religione "Maria Regina" e della Casa "Madre Ester" di Scerne di Pineto.Anno XXVI - n. 28 - Novembre 2012 Autorizzazione del Tribunale di Teramo n. 318 del 31.01.91.Direttore Responsabile: Andrea Bollini.

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IndiceRegistrazione:

N° 318 del 31-01-91

Direttore Responsabile:

Andrea Bollini

Redazione:

Suor Cecilia Pepe

Suor Caterina Battaglia

Suor Pina Martella

Andrea Bollini

Gianfranco Visci

Cristina Leonetti

Katia del Vinaccio

Sede e contatti:

Casa Madre Ester, piazza Unicef,

64020 SCERNE DI PINETO (TE)

tel. 085/946.11.27 - fax 085/946.12.82

e-mail: [email protected]

www.ibambini.it

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10.000 copie

La Lettera del Vescovo

Il Ricordo di Don Silvio

Le Sfide dell’Adolescenza

La Violenza sui Minori in Abruzzo

Un’esperienza che Cambia la Vita

Una Serata Speciale

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Il Calendario 2013...storie di bambini accolti

...storie di speranza, storie d’amore...

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Cari Amici,

un anno non facile volge al termine e si annuncia un altro anno denso di incognite, ma ancora più ricco di tante parole e promesse che si dissolvono nel tempo come pie illusioni! Ma l’Amore che nasce dalla Fede ed è alimentato dalla certa Speranza, garantita dalla nascita del Bambino a Betlemme, cioè da Dio Padre che ha tanto amato gli uomini da inviare il suo Figlio Gesù, ci spinge a guardare oltre i limiti, le delusioni. Su questa base continua il dialogo iniziato da don Silvio e che con gioia intendo proseguire ed estendere agli amici di ieri, di oggi e di … domani!

Così, grazie agli amici dell’Associazione di Volontariato L’Angelo custode, siamo qui ancora una volta, con il semplice segno della piantina dei ciclamini per ribadire la nostra ferma determinazione nel coltivare il seme piantato da don Silvio De Annuntiis e Madre Ester, perché, come i granelli di senape del vangelo (Lc 13,18-19), diventato un albero, custodisce fra i suoi rami nidi accoglienti preparati con amore. Una crescita non nei numeri, ma certamente nella qualità e nel fedele servizio di amore per la VITA! Si, la vita non accolta perché troppo fragile; non amata perché ridotta ad oggetto; non curata perché troppo onerosa; non accompagnata e sostenuta per alcuni che, già provati dalla sofferenza, si ritrovano in piena solitudine! Non viene meno, pur nelle difficoltà, il perseverante impegno che da molti anni la Fondazione Maria Regina continua a sostenere con risultati concreti e altamente professionali!

La visibilità dei ciclamini, richiama la fragilità, la bellezza e la necessità di un’attenzione speciale per tutti coloro che manifestano o nascondono ferite profonde nel fisico o nella psiche per la violenza subita. Ma è anche un delicato invito a volgere il pensiero a quanti quotidianamente, insieme a Sr. Pina, Sr. Caterina e Sr. Cecilia sostengono con gioia e dedizione il peso quotidiano del lungo cammino. Un cammino motivato dall’Amore e vissuto come una costante sfida che mira a trasformare il ricordo incancellabile della violenza o del male in nuova potenzialità di vita, a convertire la paura del buio in luce di speranza. La conoscenza diretta delle realtà nate dalla “fantasia della carità” di don Silvio verso i piccoli più bisognosi di attenzione [dalla Casa Famiglia Madre Ester, al Nido del Focolare, al Centro Primavera, alla Casa per il Dopo di noi, sino al Centro Studi] mi spinge a manifestare una convinta e sincera gratitudine verso tutto il personale impegnato quotidianamente nelle più diverse mansioni, come verso gli occasionali operatori e collaboratori, che nelle modalità complementari, condividono le finalità proprie dell’Opera. Penso sia a quanti operano nel silenzio, sia ai collaboratori che, mantengono alto il livello scientifico dell’approccio riabilitativo a sostegno della persona che ha subito violenza, senza avere la possibilità di difesa o tutela. Penso a coloro che offrono le proprie competenze culturali e professionali per l’annuale formazione sia del personale sia di quanti desiderano acquisire una specializzazione in un settore che, purtroppo, invece di tendere a sparire, fa registrare quotidianamente vittime innocenti. Penso ai “master” di specializzazione resi possibili grazie alla collaborazione dell’Auxilium di Roma, di docenti e professionisti di diverse Università o Istituti specializzati d’Italia, alla Fondazione TERCAS di Teramo.

In questo quadro complesso ed armonico, purtroppo non ancora abbastanza conosciuto e/o ri-conosciuto nel nostro territorio, l’apporto dato, anche in termini di formazione, da volontari e volontarie de L’Angelo Custode é importante e va ben oltre l’impegno profuso nella penultima settimana di novembre con l’iniziativa di solidarietà: Un Fiore per Amore. Sono, infatti, volontari che frequentano le realtà suindicate. I diritti fondamentali dei bambini non vanno solo solennemente enunciati e proclamati in alcune occasioni di richiamo, ma vanno piuttosto divulgati, tutelati, vissuti e garantiti nella quotidianità delle relazioni pubbliche e private. Quanti piccoli subiscono e soffrono traumi inimmaginabili in occasione della separazione dei genitori o quando diventano solo oggetto di sfruttamento per il mancato rispetto della loro dignità. Non è possibile, in una società e in una cultura che sbandiera l’attenzione ai diritti di tutti, specie dei più indifesi, dover constatare il progressivo calo di tensione etica, specie nelle famiglie, e di attenzione sociale, politica, amministrativa, verso i minori. Spesso demandando al volontariato di farsi carico di alcuni problemi che pure hanno una rilevante incidenza sociale per l’oggi e il domani.

A quanti, dopo aver portato a casa la piantina dei ciclamini con un concreto segno di solidarietà, chiedo di dedicare un po’ di attenzione a quanto raccolto in questa pubblicazione divulgativa per conoscere e far conoscere ancora meglio l’Opera iniziata da don Silvio e Madre Ester nel 1988, e portata avanti con grande dedizione dalle religiose che, con tanti collaboratori, continuano nel solco tracciato. A tutti e a ciascuno di voi con gli auguri per il Santo Natale 2012 ormai prossimo, formulo anche l’augurio di vivere questo Anno della Fede, con un particolare impegno nel tradurre la fede in carità operosa.

Di cuore benedico le vostre famiglie e in modo speciale tutti i bambini.

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La lettera del Vescovo

Michele Vescovo

Il Calendario 2013...storie di bambini accolti

...storie di speranza, storie d’amore...

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Il Ricordo di Don Silvio

A parlare di Don Silvio oggi, quattro anni della sua morte, ci dà la vera sen-sazione che Lui è qui con noi, ci guarda, ci sorride, ci ascolta. Noi Suore abbiamo avuto con don Silvio il grande incontro della nostra vita, condividendo con lui il progetto di amore per l’u-manità sia durante la vita parrocchiale che durante la nascita e la realizzazio-ne delle opere di carità e solidarietà. Con don Silvio abbiamo vissuto circa 40 anni della nostra vita, anni che sono anche la sto-ria di questa comunità di Scerne, che don Silvio ha reso per sempre comunità accogliente e solidale, 40 anni che sono la storia di centinaia di bambini, di fa-miglie, di persone speciali, che attraverso l’incontro

con lui hanno cambiato la loro vita scoprendo la parte migliore di se stessi.Noi sentiamo che don Sil-vio non ha solo amato pro-fondamente, ma che egli ama ancora i suoi parroc-chiani ed i suoi volontari. Dovunque sia passata, nel suo viaggio terreno, l’ani-ma di don Silvio ha lasciato ricordi, affetti, segni indele-bili, in ogni persona ed ha cambiato anche l’aspetto dei luoghi.

Amava il mare dove era nato e la montagna dove aveva vissuto i suoi primi anni di parroco.Così ha dato a Scerne un volto dignitoso, ad Isola del Gran Sasso un piccolo villaggio della solidarietà. Come parroco ha amato in profondità ogni persona, in particolare i bimbi, perché

tramite loro riusciva ha ca-pire le vere esigenze della famiglia. Parlava con tutti, piccoli e grandi, si interes-sava dei loro problemi, or-ganizzava gite, vacanze, al mare, in montagna; per i ragazzi, Don Silvio era un grande papà affettuoso, premuroso e saggio che ha amato i suoi parrocchia-ni sempre, fino alla fine. È molto significativo oggi per noi essere qui come segno di affetto, di ricono-scenza, di gratitudine per ciò che ci ha insegnato. Oggi noi tutti continuiamo a credere e a sentire il suo aiuto e la sua vicinanza.Nel 1968 Don Silvio volle avere un incontro con la nostra carissima Madre Ester, per chiedere a Lei la possibilità di avere le suore nella sua parrocchia. La ri-sposta fu “Sì’”, lo scopo era

Suor Cecilia, Suor Caterina,Suor Pina4

Dovunque sia passata, nel suo viaggio terreno,

l’anima di don Silvio

ha lasciato ricordi, affetti,

segni indelebili, in ogni persona ed ha cambiato anche l’aspetto

dei luoghi”

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quello di aprire una casa fa-miglia, per ospitare bimbi, affidati a noi dai tribunali, ma mancava la parte più importante “La casa”. Così noi suore giungemmo a Scerne.Dentro di noi c’era la gran-de voglia di lavorare e ab-biamo sempre creduto alla Divina Provvidenza.

Il Signore aveva già un di-segno, sia sull’Opera, che sulla scelta delle persone, per cui nacquero amici e benefattori, tra questi il no-stro carissimo Carlo Mare-sca che vide in Don Silvio la persona giusta, capace di attuare questo piano di-vino in un suo caro dise-gno, che era quello di com-piere azioni umanitarie nei confronti dei bisognosi. Questo gesto così grande e sostanzioso ebbe la for-za per dare inizio al nostro grande sogno: cioè alla co-struzione di una casa per ospitare bimbi e mamme in difficoltà. Nell’attesa del-la costruzione della casa iniziammo a lavorare per la Parrocchia.Sono stati anni speciali, pieni di emozioni, di spe-ranze, perché le mansio-ni, che si doveva portare avanti erano significative,

e soddisfacenti, come fare catechismo ai bimbi e Ca-techesi per i genitori, prima di battezzare il neonato, prepararsi alla Liturgia, reci-tare il Santo Rosario, porta-re la Comunione agli am-malati, organizzare colonie estive per disabili, aprire una scuola materna.

Che dire poi del grande sogno di noi Suore: quello di avere una casa tutta no-stra per mettere in azione il quarto voto: “la dedizione totale a favore dei bam-bini”, realizzatasi con la Casa Madre Ester nel 1988. Don Silvio ha accettato con grande amore e responsa-bilità la nostra Opera e ogni giorno si è messo a fianco di chi aveva bisogno, con grande spirito di amore: il suo amore per i bambini, incontratosi con la nostra missione e con la ragione della nostra presenza a Scerne, si è poi incarnato in tutte le altre opere succes-sive: dal Centro Primavera al Nido alla Casa Debora ed alla Casa Cara.

Caro don Silvio, tutti i bimbi ti hanno voluto bene, gio-cavi con loro, tutti cercava-no la tua presenza, tutti ve-nivano sulle tue braccia per

essere coccolati, ma anche per prendersi i rimproveri che loro sentivano sempre dettati dall’amore: eri lo strumento di Dio per loro.

Caro don Silvio, tu eri pro-fondamente convinto che Maria Regina, mamma dei bimbi e dei poveri, abbia mosso la tua mano ed il tuo cuore, abbia agito dentro la nostra piccola storia di so-lidarietà regalandoci que-ste opere, ci abbia dato la forza per sostenere ancora con noi, in umiltà e pace il dolce peso dell’amore. Tut-te le tappe importanti delle opere, ce lo ricordavi sem-pre, erano ricorrenze lega-te alla Madonna. In quei giorni dedicati a Maria, una speciale protezione scendeva sulle nostre ope-re. Così siamo diventate le Suore che custodiscono il Focolare di Maria Regina.

Ecco, oggi, ti vogliamo dire che attorno a questo Focolare ci sei sempre tu, che dentro noi tre Suore, il fuoco che ci anima ancora lo continui a tenere acceso con l’amore di sempre, nel-la fiducia che noi possiamo continuare in quest’opera grazie al tuo esempio ed al tuo insegnamento. Grazie.

Il suo amore per i bambini, incontratosicon la nostra

missione e con la ragione della nostra presenza a Scerne,

si è incarnato in tutte le altre opere ”

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Le Sfide dell’Adolescenza e le responsabilità degli adulti

Il processo di crescita

dell’individuo è particolarmente

complesso giacché in esso

confluiscono aspetti organici,

aspetti psicologici,

aspetti relazionalie sociali ”

Gianfranco Visci - Medico Pediatra

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Gli anni dell’adolescen-za hanno rappresentato da sempre un periodo “parti-colare” per la crescita e lo sviluppo dell’individuo.

Infatti, questi anni costi-tuiscono una cerniera tra l’infanzia e la giovinezza e, come tutti i periodi di transizione, segnano da un lato il superamento di un’età caratterizzata fonda-mentalmente dalla dipen-denza da altri e soprattutto dalla famiglia, ad un’età in cui si acquisiscono decisio-ni e comportamenti propri ed autonomi.

Questa transizione non si verifica in un tempo asso-luto né procede in modo lineare : il processo di cre-scita dell’individuo è par-ticolarmente complesso giacché in esso conflui-scono aspetti organici (la

crescita e la modificazione del corpo, dei suoi organi e delle loro funzioni), aspetti psicologici (il superamen-to dei vissuti infantili e la loro elaborazione mentre si aprono aspettative e pul-sioni nuove), aspetti rela-zionali e sociali (il gruppo dei pari, l’allargamento del-le relazioni, l’influenza del mondo esterno soprattut-to attraverso gli strumenti della comunicazione ed il mondo dei media).

Questa complessità, an-che se abbozzata, rende facilmente comprensibile la tensione costante che l’adolescente vive e che si trova a dover comprendere e governare.

A questi connotati di sempre si sommano quelli derivanti dalle ca-ratteristiche della società

e degli ambienti in cui gli adolescenti vivono: non si fa fatica a compren-dere le tensioni cui gli adolescenti di oggi sono sottoposti e che sono amplificati dalla società e dalle diverse espressio-ni in cui si articola, dalla famiglia alla scuola, alla città, al gruppo dei pari, agli ambienti di relazione e di divertimento agli in-flussi derivanti dalla gran-de disponibilità di infor-mazioni e di connessioni universali fino alle pro-spettive di vita personale presente e futura.

Peraltro, l’adolescente non si trova solo a vivere queste spinte, spesso contraddit-torie, deve anche misurarsi con un percorso formativo e professionale che carat-terizzerà la sua vita futura e che si compie molto spes-

so in condizioni proble-matiche e con aspettative – almeno in questi anni – molto nebulose.

Questo mondo complesso é, nello stesso tempo, esal-tante perché apre nuovi orizzonti di vita, di interessi, di relazioni e avrebbe biso-gno – come in nessun’altra epoca della vita – di una presenza “educante” degli adulti e delle Istituzioni, a cominciare da quella scola-stica. L’adolescente “sente” con particolare intensità questa apertura al “nuovo”, al fu-turo, “annusa” l’evoluzione dei costumi e dei compor-tamenti e tutto questo lo porta a voler sperimentare nuovi modelli di relazione interpersonali da un lato e dall’altro ad assumere ini-ziative di grande altruismo e generosità.

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E’ anche “intransigente” nelle sue convinzioni e nei suoi giudizi sul mondo dei familiari e degli adulti e le contraddizioni che avverte lo portano spesso a radi-calizzare le sue valutazioni ed i comportamenti conse-guenti.

E qui, soprattutto, è presen-te una palese inadegua-tezza da parte degli adulti ad “intercettare” gli adole-scenti e le loro esigenze: ascoltarli ed accettarli per come sono ed aiutarli a tro-vare le giuste chiavi di lettu-ra per conoscere se stessi ed il mondo. Di fatto, poi, il rapporto con gli adulti, soprattutto con i genitori, sconta l’esperienza della “relazione infantile”: quan-to più questa è stata gratificante ed emotiva-mente ricca, tanto più nell’adolescenza il dialogo e la relazione d’aiuto saran-

no facilitati ed utili.

In caso contrario, tutti i conflitti avvertiti nell’infan-zia riesploderanno e ren-deranno problematico un rapporto che potrà protrarsi nel tempo e molto spesso radicalizzarsi.

Non va neanche trascurata la tentazione frequente dei genitori a sentirsi “giovani” e ad entrare “in competi-zione” con i loro figli ado-lescenti : in questo modo il modello genitoriale che dovrebbe costituire il riferi-mento per la vita e le scelte del figlio si dissolve lascian-do l’adolescente alla mercé di altri modelli non sempre positivi.

Come in tutte le età del-la vita, la qualità delle fasi successive si prepara nelle fasi che le precedono e per questo risultato il ruolo

della famiglia e dei genito-ri assume un’importanza strategica.

Di fronte alla complessità delle fonti di informazione e dei “modelli” formativi di cui dispone l’adolescente, la presenza e la competen-za della famiglia e dei ge-nitori assumono un ruolo insostituibile nel processo di costruzione della propria identità personale e socia-le.

I genitori devono essere consapevoli della necessi-tà di assolvere ad un ruolo difficile, spesso incompre-so e rifiutato: quanto più sapranno essere genitori – non amici e fratelli e so-relle maggiori – nel rispet-to delle individualità dei figli adolescenti, tanto più riusciranno negli anni suc-cessivi a intessere con loro relazioni forti e durature.

Questo mondo complesso

avrebbe bisogno di una presenza

educantedegli adulti

e delle Istituzioni, a cominciare

da quella scolastica”

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Andrea Bollini - Direttore del Centro Studi

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Il Centro studi sociali sull’infanzia e l’adolescen-za ed il Centro “Primavera”, strutture per la protezione dei bambini volute da don Silvio De Annuntiis, hanno svolto la più ampia ricerca mai effettuata nella nostra Regione, analizzando un largo campione di 450 casi di minori abusati in Abruz-zo e presi in carico in 15 anni di attività del progetto obiettivo.La ricerca ha messo a fuo-co, in particolare, le carat-teristiche dei bambini vit-tima, i fattori di rischio del maltrattamento, il profilo degli autori della violen-za, la diagnosi dei danni prodotti e gli interventi di cura messi in atto. Sono dati importanti per capire il fenomeno della violen-za sui bambini in Abruzzo perché, per la prima volta, disponiamo di informazio-

ni su un largo spettro di tipologie di maltrattamen-to. Questo quadro ci aiuta anche ad attivare interventi più specifici di riparazione dei bambini, ma anche di prevenzione della violen-za. Su questo speriamo che la Regione aumenti gli sforzi per combatterla.

I bambini vittima di violen-za sono per il 58% maschi e per il 42% femmine. La fascia di età in cui l’abuso si manifesta è fra i 6 e i 10 anni (47% dei casi) e dagli 11 ai 14 anni (32%). Il 97% è di nazionalità italiana, il 3% di nazionalità stranie-ra. Le violenze più diffu-se sono la trascuratezza (58%), che colpisce i bam-bini per omissioni fisiche e psicologiche dei genito-ri di fronte ai bisogni dei bambini, il maltrattamento psicologico (50%), che si esprime con pressioni psi-cologiche, aggressioni e violenze verbali, la violen-za assistita (23%, un totale

di 71 bambini sui 315 ana-lizzati), che si ha quando i bambini vengono esposti a liti violente e aggressio-ni fisiche in famiglia, la violenza sessuale (18%), il maltrattamento fisico (16%, 50 bambini del campione), consistente spesso in vio-lenze fisiche, percosse, morsi.

Sono in prevalenza vittime di maltrattamento psico-logico (50%) e di trascu-ratezza (58%), ma anche di violenza assistita (23%) ed abuso sessuale (18%), i bambini abruzzesi, che ricevono le violenze nel 91,6% dentro la propria casa, il luogo che invece dovrebbe proteggerli e farli stare al sicuro. Spes-so a scatenare la violenza sono le conflittualità fami-liari (44%), le separazioni (36%), la dipendenza da al-cool e droga (17%), la ma-lattia mentale (17%). Nella maggior parte dei casi le vittime di violenza hanno

La violenza sui minori in Abruzzo:il maltrattamento si nasconde in casa

Sono dati importanti per capire

il fenomeno della violenza sui

bambini in Abruzzo

perché, per la prima volta, disponiamo

di informazioni su un largo spettro

di tipologie di maltrattamento

fra i 6 e i 10 anni (47%) e sono bambini maschi (58%). E’ questo, in sinte-si, il ritratto dell’infanzia e dell’adolescenza vittima di violenza in Abruzzo, presentato dal Centro per l’età evolutiva “Primavera” di Scerne di Pineto, che da 15 anni gestisce il progetto obiettivo regionale di in-terventi sanitari per minori a rischio e loro famiglie, promosso dalla Regione Abruzzo e convenzionato con l’Azienda ASL di Tera-mo.

Ma quali sono le caratte-ristiche di chi commette queste violenze? Il più del-le volte le violenze avven-gono a casa (91,6%) e gli autori della violenza sono spesso i genitori: nel 55,8% dei casi sono entrambi i genitori a commetterla, nel 12% solo la madre, nel 9,9% solo il padre, nell’8% dei casi il genitore insieme ad altri familiari. A scatena-re queste violenze sono

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spesso la conflittualità fra i genitori (44%), le sepa-razioni difficili (36%), l’e-strema deprivazione e la povertà (24%), ma anche le patologie mentali (18%), la dipendenza da droghe e alcool (17%), i problemi dei familiari con la giustizia (9%).

A scoprire e ad inviare i casi di bambini abusati sono i servizi sociali nel 29%, i pe-diatri e i medici di famiglia nel 33% (spesso su richie-sta stessa dei genitori invia-no i bambini al Centro), i consultori familiari (8%), le Comunità educative (22% degli utenti). Al momento dell’ammissione i bambini vittime di violenza presen-tavano disturbi psicologici nel 94% dei casi, un bambi-no abusato su 4 presenta-va ritardi cognitivi, motori e nel linguaggio, un bambi-

no su 3 disturbi relazionali (36%), mentre il 6% risul-tava affetto da sindrome post-traumatica da stress, il 5% da disturbi dell’atten-zione e dell’iperattività, un altro 5% da danni fisici ed il 4% dei bambini abusati anche da disturbi del com-portamento alimentare.

Quali percorsi di cura dei bambini maltrattati il Cen-tro Primavera ha messo in atto nel 48% la psicotera-pia individuale, nel 10% la psicoterapia familiare, nel 29% il sostegno psicolo-gico e nel 15% la terapia riabilitativa. La media del periodo di cura è fra i 2 e 3 anni, che salgono nei casi di abusi con danneggia-menti più gravi.

Un approfondimento spe-cifico meritano i dati relativi agli abusi sessuali (esami-

nati 56 bambini vittime di abuso sessuale in Abruz-zo). Le bambine vittime di abuso sessuale rappresen-tano il 57% ed i bambini maschi il 43%. Un dato quest’ultimo no-tevolmente alto, che fa comprendere come oggi la violenza sessuale non colpisca più solo le bam-bine, ma anche i bambini, soprattutto per il diffonder-si di casi di pedofilia, che prima raramente venivano denunciati. Gli abusi ses-suali avvengono nel 72% solo a casa, il 5% fuori casa ed il 4% attraverso l’uso della rete internet. Gli auto-ri di abuso sessuale sono il padre (31%), lo zio/a (12%), dal nonno/nonna (4%), dal convivente (11%), dal vici-no o conoscente (11%), dal genitore insieme ad altri familiari e non (23%), da sconosciuti (4%).

Questo quadro ci aiuta

ad attivare interventi

più specifici di riparazione dei bambini,

ma anche di prevenzione della violenza ”

Minori vittime di violenza suddivisi per fascie di età Minori vittime di violenza suddivisi per sesso

Autori di violenza a danno dei minori Tipologia di Ente che ha segnalato la violenza

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Un’esperienza che cambia la vita

Il senso di una Casa-Famiglia

è anche questo: dare ai ragazzi l’educazione

e gli strumenti necessari per avere

risultati positivi e lasciarli andare per la loro strada

con questo bagaglio ”

Cristina Leonetti - Volontaria

La mia esperienza nella casa-famiglia “Madre Ester” è iniziata con un tirocinio, per completare i miei studi di psicologia. Prima di ini-ziare quest’attività, la mia paura era tanta; avevo la sensazione di non esse-re pronta, di non avere i requisiti e le competenze adatte per affrontare un cammino con questi bam-bini “sfortunati” (come spesso li definiamo) e, in-vece, con il tempo ho sco-perto che l’unico requisito indispensabile era l’amore!Quando sono entrata nel-la Casa-Famiglia mi hanno spiegato che, visto la mia esperienza come assisten-te scolastico per disabili, mi avrebbero affiancato ad un ragazzo di 11 anni, Luca, che a scuola aveva il sostegno scolastico e il mio compito sarebbe stato quello di aiutarlo nello stu-

dio e nelle diverse attività extra-scolastiche. Devo dire che il primo incontro con lui non è stato dei migliori: non faceva altro che arram-picarsi su una finestra del refettorio e io, osservando-lo, pensavo che non sarei mai riuscita a svolgere il compito che mi era stato assegnato. Ma non è stato così!All’inizio in me c’era molta apprensione per questo ra-gazzo costretto a crescere lontano dalla famiglia, che voleva apparire forte e ri-belle per non mostrare la sofferenza e la confusione che lui aveva dentro. Ma dopo qualche giorno ho notato che Luca era riuscito a cogliere questi miei sen-timenti e ad usarli per lavo-rare di meno. E da qui ho avuto una grande “rivela-zione”: loro sono bambini comuni, che fanno le stes-

se cose dei loro coetanei, e ho compreso anche che la casa-famiglia non è una pu-nizione ma un’opportunità di crescita e di formazione, lontano dall’ ambiente che magari non poteva permet-tere loro un futuro sereno. Dopo questa riflessione, lo scopo è rimasto lo stesso, ma il mio comportamento è totalmente cambiato: ho iniziato ad essere un po’ più autorevole, cercando di fargli rispettare quelle re-gole che lui, molto spesso, faceva finta di non ricorda-re o di non comprendere. Così non ci si alzava dal banco se non si finivano i compiti, se ci si compor-tava male non si poteva andare a giocare in giardi-no… queste sono cose che noi facciamo a casa con i nostri figli e questi bambi-ni vogliono essere trattati proprio così, perchè con il tempo comprendono che un rimprovero nasce da un sentimento di affetto e pro-tezione che abbiamo nei loro confronti.Tornando a Luca, questo cambiamento per lui è sta-to duro perché pensava di avermi “addomesticato” e invece non ci era riuscito, così spesso chiedeva se poteva fare i compiti con

l’assistente di turno per non farli con me e mostra-va anche una grande chiu-sura nei miei confronti. Quando, però, ha iniziato a vedere che il suo impegno (fortemente stimolato dalla mia insistenza) lo portava ad avere dei buoni voti a scuola, tra di noi si è cre-ato un forte legame, una complicità e confesso che, quando un giorno è torna-to a casa contento e sod-disfatto per aver preso un 8 a storia, una lacrimuccia mi è scappata! Con il pas-sare del tempo, purtrop-po, si è avvicinata anche la fine del mio tirocinio ed è stato difficile pensare di doverlo lasciare dopo tutto il lavoro che avevamo fat-to insieme, ma il senso di una Casa-Famiglia è anche questo: dare ai ragazzi l’e-ducazione e gli strumenti necessari per avere risulta-ti positivi e lasciarli andare per la loro strada con que-sto bagaglio. In fondo loro stanno nella struttura per un tempo limitato e non tutta la vita. Visto che questa esperien-za mi ha arricchito molto (personalmente e profes-sionalmente), ho deciso di non farla finire qui e di di-ventare una volontaria. L’at-tività di volontario è sicura-mente meno impegnativa ma è altrettanto gratifican-te perché sento che le mie capacità possono essere una risorsa all’interno della struttura. Inoltre ho deciso di trasci-nare anche mio marito nel volontariato perché ognu-no di noi ha delle qualità che, messe al servizio de-gli altri, diventano un teso-ro prezioso! E incrociare lo sguardo di Luca ogni volta che mi vede tornare… mi ripaga di tutti i miei sforzi.

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7 Luglio 2012 Una serata speciale per i bambini di Casa Madre Ester. Grazie

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un 5 x mille bambiniE ricordati!

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Per le tue ricorrenze trasforma la tua normale bomboniera in un gesto di solidarietà. Rivolgiti alla associazione di volontariato “L’Angelo Custode” e scegli tra la pergamena, la cartolina o il segnalibro.La tua donazione ci aiuterà a sostenere i servizi e i progetti di tutela all’infanzia, promossi dalla Fondazione Maria Regina e dall’Associazione Focolare Maria Regina.

“Ciò che si fa per amore

non si perde

ma rimane e si moltiplica.”

Per lbomallaCustil segLa tuprogRegi