Carta de Pio XI Vicario en Lengua Italiana

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7/17/2019 Carta de Pio XI Vicario en Lengua Italiana http://slidepdf.com/reader/full/carta-de-pio-xi-vicario-en-lengua-italiana 1/33 LETTERA ENCICLICA QUADRAGESIMO ANNO  DEL SOMMO PONTEFICE PIO XI AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI, PRIMATI, ARCIVESCOVI, VESCOVI E AGLI ALTRI ORDINARI LOCALI CHE HANNO PACE E COMUNIONE CON LA SEDE APOSTOLICA, SULLA RICOSTRUZIONE DELL'ORDINE SOCIALE  NEL 40° ANNIVERSARIO DELLA RERUM NOVARUM  INTRODUZIONE 1. Quarant'anni sono passati dalla pubblicazione della magistrale enciclica Rerum novarum di Leone XIII, Nostro Predecessore di v. m., e tutto il mondo cattolico, mosso da un impeto di calda riconoscenza, ha preso a celebrarne la commemorazione con uno splendore degno del memorabile documento. 2. ero ! che a "uell'insigne testimonianza di sollecitudine pastorale il Nostro Predecessore aveva gi# in certo modo spianata la via con altre encicliche, come "uella sui $ondamenti della societ# umana, la $amiglia cio! e il venerando %acramento del matrimonio &enc.  Arcanum del 1 $ebbraio 1(()* sull'origine del potere civile &enciclica Diuturnumdel 2+ giugno 1((1)* sull'ordine delle sue relazioni con la hiesa &enc. Immortale Dei del 1- novembre 1(()* sui principali doveri del cittadino cristiano &enc. Sapientiae Christianae del 1 gennaio 1(+)* contro gli errori del socialismo &enc. Quod apostolici muneris del 2( dicembre 1(/() e la prava dottrina intorno all'umana libert# &enc.Libertas del 2 giugno 1((() e altre di ugual genere, dove Leone XIII aveva gi# espresso ampiamente il suo pensiero. 0a l'enciclica Rerum novarum, rispetto alle altre, ebbe "uesto di proprio, che allora appunto "uando ci era sommamente opportuno e anzi necessario, diede a tutto il genere umano norme sicurissime, per la debita soluzione degli ardui problemi della societ# umana, che vanno sotto il nome di questione sociale. L'occasione della « Rerum Novarum » 

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LETTERA ENCICLICA

QUADRAGESIMO ANNO

 DEL SOMMO PONTEFICE

PIO XI

AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI,

PRIMATI, ARCIVESCOVI, VESCOVIE AGLI ALTRI ORDINARI LOCALI

CHE HANNO PACE E COMUNIONE

CON LA SEDE APOSTOLICA,

SULLA RICOSTRUZIONE DELL'ORDINE SOCIALE

 NEL 40° ANNIVERSARIO DELLA RERUM NOVARUM

 

INTRODUZIONE 

1. Quarant'anni sono passati dalla pubblicazione della magistraleenciclica Rerum novarum di Leone XIII, Nostro Predecessore di v. m., etutto il mondo cattolico, mosso da un impeto di calda riconoscenza, hapreso a celebrarne la commemorazione con uno splendore degno delmemorabile documento.

2. ero ! che a "uell'insigne testimonianza di sollecitudine pastorale ilNostro Predecessore aveva gi# in certo modo spianata la via con altreencicliche, come "uella sui $ondamenti della societ# umana, la $amigliacio! e il venerando %acramento del matrimonio &enc. Arcanum del 1$ebbraio 1(()* sull'origine del potere civile &enciclica Diuturnumdel 2+giugno 1((1)* sull'ordine delle sue relazioni con la hiesa&enc. Immortale Dei del 1- novembre 1(()* sui principali doveri delcittadino cristiano &enc. Sapientiae Christianae del 1 gennaio 1(+)*contro gli errori del socialismo &enc. Quod apostolici muneris del 2(dicembre 1(/() e la prava dottrina intorno all'umana libert#&enc.Libertas del 2 giugno 1((() e altre di ugual genere, dove LeoneXIII aveva gi# espresso ampiamente il suo pensiero. 0a l'enciclica Rerumnovarum, rispetto alle altre, ebbe "uesto di proprio, che allora appunto"uando ci era sommamente opportuno e anzi necessario, diede a tutto

il genere umano norme sicurissime, per la debita soluzione degli arduiproblemi della societ# umana, che vanno sotto il nome di questionesociale.

L'occasione della « Rerum Novarum » 

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. 3 veramente, verso la 4ne del secolo XIX, il nuovo sistema economicoda poco introdotto e i nuovi incrementi dell'industria erano giunti a $ar s5che la societ# in "uasi tutte le nazioni apparisse sempre pi6 recisamentedivisa in due classi7 l'una, esigua di numero, che godeva di "uasi tutte lecomodit# in s5 grande abbondanza apportate dalle invenzioni moderne*

l'altra, composta da una immensa moltitudine di operai i "uali, oppressida rovinosa penuria, indarno s'a8annavano per uscire dalle lorostrettezze.

9. : tale condizione di cose non trovavano certo di;colt# ad adattarsicoloro che, ben $orniti di ricchezze, la ritenevano e8etto necessario delleleggi economiche e perci volevano a;data soltanto alla carit# la cura disovvenire agli indigenti, come se alla carit# toccasse l'obbligo distendere un velo sulla violazione mani$esta della giustizia, sebbenetollerata non solo, ma talvolta sancita dai legislatori. 0a di tale

condizione invece erano pi6 che mai inso8erenti gli operai oppressi dallaingiusta sorte e perci ricusavano di restare pi6 a lungo sotto "uel giogotroppo pesante. :lcuni perci, abbandonandosi all'impeto di malvagiconsigli, miravano a una totale rivoluzione della societ#, mentre altri,trattenuti da una solida educazione cristiana a non trascorrere in cos5insani propositi, persistevano tuttavia nel credere che molte cose in"uesta materia $ossero da ri$ormare interamente e al pi6 presto.

. N< altrimenti pensavano "uei molti cattolici, e sacerdoti e laici, i "uali,mossi da un sentimento di una carit# certamente ammirabile, si

sentivano gi# da lungo tempo sospinti a lenire l'immeritata indigenza deiproletari, n< riuscivano in alcun modo a persuadersi come un cos5 $orte eingiusto divario nella distribuzione dei beni temporali potesse davverocorrispondere ai disegni del sapientissimo reatore.

=. In tale disordine lacrimevole della societ# essi cercavano bens5 consincerit# un pronto rimedio e una salda di$esa contro i pericoli peggiori7ma per la 4acchezza della mente umana anche nei migliori, vedendosirespinti da una parte "uasi perniciosi novatori, dall'altra intralciati daglistessi compagni di opere buone, ma seguaci di altre idee, esitando tra levarie opinioni, non sapevano dove rivolgersi.

/. In cos5 grande urto e dissenso di animi, mentre dall'una parte edall'altra si dibatteva, e non sempre paci4camente, la controversia, gliocchi di tutti, come in tante altre occasioni, si volgevano alla attedra diPietro, deposito sacro di ogni verit#, da cui si di8ondono le parole disalute in tutto il mondo* e accorrendo, con insolita $re"uenza, ai piedi delicario di risto in terra, s5 gli studiosi di cose sociali, come i datori di

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lavoro e gli stessi operai, andavano supplicando unanimi perch< $osseloro 4nalmente additata una via sicura.

(. >utto ci il prudentissimo Ponte4ce ponder a lungo tra s< al cospettodi ?io, richiese consiglio ai pi6 esperti, vagli attentamente gli argomenti

che si portavano da una parte e dall'altra, e in ultimo, ascoltando la vocedella coscienza dell'u;cio :postolico &enc. Rerum novarum del 1maggio 1(+1), per non sembrare, tacendo, di mancare al proprio dovere&c$r. Rerum novarum n. 1), deliber in virt6 del divino magistero, a luia;dato, di rivolgere la parola a tutta la hiesa, anzi a tutta l'umanasociet#

+. @ison dun"ue, il 1 maggio 1(+/, "uella tanto desiderata voce, la"uale, non atterrita dalle di;colt# dell'argomento, n< a;evolita dallavecchiaia, ma anzi ra8orzata da ridestato vigore, ammaestr l'umana

$amiglia a tentare nuove vie in materia di dottrina sociale.

Punti fondamentali della « Rerum Novarum » 

1. oi conoscete, venerabili Aratelli e diletti Aigli, anzi avete $amiliare lamirabile dottrina onde l'enciclica Rerum novarum rester# gloriosa neiricordi dei secoli. In essa l'ottimo Pastore, lamentando che una s5 grandeparte degli uomini, si trovano ingiustamente in uno stato misero ecalamitoso, con animo invitto prende a tutelare egli stesso in persona lacausa degli operai che le circostanze hanno consegnati soli e indifesi allainumanit dei padroni e alla sfrenata cupidigia dellaconcorrenza &enc. Rerum novarum, n. 2), senza chiedere aiuto alcuno n<al liberalismo n< al socialismo, dei "uali l'uno si era mostrato a8attoincapace di dare soluzione legittima alla "uestione sociale, l'altroproponeva un rimedio che, di gran lunga peggiore del male, avrebbegettato in maggiori pericoli la societ# umana.

11. Il Ponte4ce dun"ue, nel pieno esercizio del suo diritto e "uale buoncustode della @eligione e dispensatore di "uanto con essa in strettovincolo si connette, trattandosi di un problema del quale nessunasoluzione plausibile si potrebbe dare! senza richiamarsi alla Religione e

alla Chiesa &c$r. enc. Rerum novarum, n. 1), partendo unicamente dagliimmutabili principi attinti dal tesoro della retta ragione e della divina@ivelazione, con tutta sicurezza e come avente autorit# &"t  /,2+), indice proclam i diritti e i doveri dai quali conviene che vicendevolmente sisentano vincolati e ricchi e proletari! e capitalisti e prestatorid#opera &enc. Rerum novarum, n. 12), come pure le parti rispettive della

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hiesa, dei poteri pubblici e anche di coloro che pi6 vi si trovanointeressati.

12. N< "uella voce apostolica rison invano* che anzi l'udirono constupore e l'accolsero con il pi6 grande $ervore non solo i 4gli obbedienti

della hiesa, ma anche un buon numero di uomini lontani dalla verit# edall'unit# della $ede e "uasi tutti coloro che d'allora in poi s'occuparonodella "uestione sociale ed economica, sia come studiosi privati, sia comepubblici legislatori.

1. 0a pi6 di tutti accolsero con giubilo "uell'enciclica gli operai cristiani,i "uali si sentirono patrocinati e di$esi dalla pi6 alta :utorit# della terra, etutti "uei generosi, i "uali gi# da lungo tempo sollecitati di recaresollievo alla condizione degli operai, sino allora non avevano trovato"uasi altro che la noncuranza degli uni e persino gli odiosi sospetti, per

non dire l'aperta ostilit# di molti altri. 0eritatamente dun"ue tutticostoro d'allora in poi tennero sempre in tanto onore "uell'enciclica che! venuto in uso di commemorarla ogni anno nei vari paesi con variemani$estazioni di gratitudine.

19. >uttavia la dottrina di Leone XIII, cos5 nobile, cos5 pro$onda e cos5inaudita al mondo, non poteva non produrre anche in alcuni cattolici unacerta impressione di sgomento, anzi di molestia e per taluni anche discandalo. 3ssa in$atti a8rontava coraggiosamente gli idoli del liberalismoe li rovesciava, non teneva in nessun conto pregiudizi inveterati,preveniva i tempi oltre ogni aspettazione* ond'! che i troppo tenacidell'antico disdegnavano "uesta nuova 4loso4a sociale, i pusillanimipaventavano di ascendere a tanta altezza* taluno anche vi $u, che pureammirando "uesta luce, la riputava come un ideale chimerico diper$ezione pi6 desiderabile che attuabile.

Scopo della presente enciclica

1. Per "ueste ragioni, venerabili Aratelli e diletti Aigli, mentre con tantoardore da tutto il mondo, e specialmente dagli operai cattolici, ched'ogni parte convengono in "uest'alma itt#, si va solennemente

celebrando la commemorazione del "uarantesimo anniversario dellaenciclica Rerum novarum, stimiamo opportuno di serviri di "uestaricorrenza, per ricordare i grandi beni che da "uella enciclicaridondarono alla hiesa, anzi a tutta l'umana societ#* per rivendicare ladottrina di tanto 0aestro sulla "uestione sociale ed economica, controalcuni dubbi sorti in tempi recenti e per svolgerla con maggior ampiezzain "uesto o in "uel punto* e in4ne, dopo una accurata disamina

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dell'economia moderna e del socialismo, per scoprire la radice delpresente disagio sociale, e insieme additare la sola via di una salutarerestaurazione, cio! la cristiana ri$orma dei costumi.

Queste cose, che ci proponiamo di trattare, costituiranno i tre punti,

nell'esposizione dei "uali si svolger# tutta intera la presente enciclica.

I - Frutti dell'enciclica « RERUM N!"RUM »

1=. 3 anzitutto, per cominciare di l# donde avevamo appunto in animo diesordire, seguendo l'avvertimento di sant':mbrogio che diceva nonesservi nessun dovere maggiore del ringraziare &%. :mbrogio, Dee$cessu fratris sui Sat%ri, lib. I, 99), non possiamo trattenerci dal rendereamplissime grazie a ?io onnipotente per gli insigni bene4ci dell'enciclicaLeoniana, provenuti alla hiesa e all'umana societ#. I "uali bene4ci se

volessimo anche di volo accennare, dovremmo richiamare alla memoria"uasi tutta la storia dell'ultimo "uarantennio per "uanto riguarda la"uestione sociale. 0a li possiamo tutti ridurre a tre capi principali,secondo le tre classi di aiuti che il Nostro :ntecessore desiderava per ilcompimento della sua grande opera restauratrice.

# - L'opera della $%iesa

1/. In primo luogo lo stesso Leone XIII aveva splendidamente dichiaratoche cosa si dovesse aspettare dalla hiesa7Difatti la Chiesa & quella chetrae dal 'angelo dottrine atte a comporre o certo a rendere assai menoaspro il con(itto) essa procura con gli insegnamenti suoi! non pur diilluminare la mente! ma d#informare la vita e i costumi di ognuno) essacon un gran numero di bene*che istituzioni migliora le condizionimedesime del proletario &enc. Rerum novarum, n. 1).

a) nella dottrina 

1(. Bra la hiesa non lasci stagnare nell'inerzia "ueste preziose $onti,ma a esse attinse copiosamente per il bene comune della pacedesiderata. Lo stesso Leone in$atti e i suoi %uccessori non desistettero

mai dal proclamare e inculcare ripetutamente, ora a voce, ora con gliscritti, la dottrina stessa dell'enciclica Rerum novarum sulle materiesociali ed economiche, e adattarla opportunamente secondo le esigenzedelle circostanze dei tempi, mostrando sempre carit# di padri e costanzadi pastori nella di$esa massima dei poveri e dei deboli. Lo stesso $ecerotanti escovi, spiegando la medesima dottrina con assiduit# e saggezza,

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chiarendola con i loro commenti, e applicandola alle condizioni dei paesidiversi, giusta la mente e le istruzioni della %anta %ede.

1+. Non $a "uindi meraviglia che sotto il magistero e la guida dellahiesa molti uomini dotti, ecclesiastici e laici, prendessero a trattare con

ardore la scienza sociale ed economica secondo le esigenze dei nostritempi, mossi particolarmente dall'intento di opporre con pi6 e;cacia ladottrina immutata e immutabile, della hiesa alle nuove necessit#.

2. os5, additata e rischiarata la via dall'enciclica Leoniana, ne sorseuna vera sociologia cattolica, che viene ogni giorno alacrementecoltivata e arricchita da "uelle scelte persone che abbiamo chiamatoausiliari della hiesa. 3 "uesti non la lasciano gi# con4nata all'ombra dieruditi convegni, ma la espongono alla pubblica luce, come ne dannosplendida prova le scuole istituite e $re"uentate con molta utilit# nelle

Cniversit# cattoliche, nelle :ccademie, nei %eminari* e i congressi o Dsettimane E sociali, tenuti con una certa $re"uenza e $econdi di lieti$rutti* e l'istituzione di circoli di studi e in4ne la larga e industriosadi8usione di scritti sani e opportuni.

21. N< va ristretto a "uesti limiti il bene derivato dal documentoLeoniano* perch< gli insegnamenti della enciclicaRerum novarum a pocoa poco $ecero breccia anche in persone che, stando $uori della cattolicaunit#, non riconoscono il potere della hiesa* sicch< i principi cattolicidella sociologia penetrarono a poco a poco nel patrimonio di tutta lasociet#. 3 non raramente avviene che le eterne verit#, tanto altamenteproclamate dal Nostro Predecessore di $. m., non solamente siano ri$eritee sostenute in giornali e libri anche cattolici, ma altres5 nelle amerelegislative e nelle aule dei >ribunali.

22. he pi6F ?opo l'immane guerra, "uando i governanti delle nazioniprincipali, al 4ne di reintegrare una vera e stabile pace con un totaleriassetto delle condizioni sociali, ebbero sancito $ra le altre norme allorastabilite "uelle che dovevano regolare secondo e"uit# e giustizia illavoro degli operai, tra "uelle norme non ne ammisero $orse molte, cos5concordanti coi principi e i moniti Leoniani, da sembrare di proposito

dedotte da "uelliF 3 veramente l'enciclicaRerum novarum resta unmonumento memorando a cui si possono applicare con diritto le paroledi Isaia7 Alzer un vessillo alle nazioni &Is 11, 12).

b) nella pratica applicazione

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2. Arattanto, mentre le prescrizioni Leoniane, previe le investigazioniscienti4che, avevano larga di8usione nelle menti, si venne pure alla loroapplicazione pratica. 3 anzitutto con un'operosa benevolenza si rivolserotutte le cure alla elevazione di "uella classe di uomini, che, per i moderniprogressi dell'industria cresciuti immensamente, non occupava ancora

nella societ# umana un posto o grado conveniente, e perci giaceva"uasi trascurata e disprezzata* la classe operaia, diciamo, alla cuicultura, seguendo l'esempio dell'3piscopato, lavorarono assaialacremente con gran pro4tto delle anime, sacerdoti dell'uno e dell'altroclero, "uantun"ue gi# sopra8atti da altre cure pastorali. 3 "uestacostante $atica, intrapresa per in$ormare a spirito cristiano gli operai,proponendo loro con chiarezza i diritti e i doveri della propria classe,giov pure in gran maniera a renderli pi6 consapevoli della loro veradignit# e abili a progredire per vie legittime e $econde nel campo socialeed economico, e a divenire altres5 guide degli altri.

29. Quindi un pi6 sicuro ri$ornimento di pi6 copiosi mezzi di vita* giacch<non solo si moltiplicarono mirabilmente le opere di bene4cenza e dicarit# secondo le esortazioni del Ponte4ce, ma si vennero pure istituendodappertutto associazioni nuove e sempre pi6 numerose nelle "uali, colconsiglio della hiesa e per lo pi6 sotto la guida di sacerdoti, si danno ericevono mutua assistenza e aiuto operai, artieri, contadini, salariati diogni specie.

& - L'opera dello Stato

2. Quanto al potere civile, Leone XIII, superando arditamente i limitisegnati dal liberalismo, insegna coraggiosamente che esso non !puramente un guardiano dell'ordine e del diritto, ma deve adoperarsi inmodo checon tutto il complesso delle leggi e delle politiche istituzioniordinando e amministrando lo Stato! ne risulti naturalmente la pubblicae privata prosperit &enc. Rerum novarum, n. 2=). 3' bens5 vero che sideve lasciare la loro giusta libert# di azione alle $amiglie e agli individui,ma "uesto senza danno del pubblico bene e senza o8esa di persona.%petta poi ai reggitori dello %tato di$endere la comunit# e le parti di essa,ma nella protezione dei diritti stessi dei privati si deve tener conto

principalmente dei deboli e dei poveri. Perch<, come dice il Nostro:ntecessore,il ceto dei ricchi! forte per s+ stesso! abbisogna meno della pubblica difesa, le misere plebi invece! che mancano di sostegno proprio! hanno somma necessit di trovarlo nel patrocinio dello Stato. - per agli operai! che sono nel numero dei deboli e bisognosi! deve loStato a preferenza rivolgere le cure e la provvidenzasua &enciclica Rerum novarum, n. 2+).

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2=. Non neghiamo che alcuni reggitori di popoli, anche primadell'enciclica di Leone XIII, provvidero ad alcune necessit# pi6 urgentidegli operai e repressero le ingiustizie pi6 atroci a loro $atte. 0a ! certoche allora 4nalmente, "uando rison dalla attedra di Pietro la parolaponti4cia per tutto il mondo, i reggitori dei popoli, $atti pi6 consci del

proprio dovere, rivolsero i pensieri e l'attenzione loro a promuovere unapi6 intensa politica sociale.

2/. In verit# l'enciclica Rerum novarum, mentre vacillavano le massimedel liberalismo, che da lungo tempo intralciavano l'opera e;cace deigovernanti, mosse i popoli stessi a promuovere con pi6 sincerit# e pi6impegno la politica sociale, e indusse i migliori tra i cattolici a prestare in"uesto il loro utile concorso ai reggitori dello %tato sicch< spesso sidimostrarono nelle amere legislative sostenitori illustri di "uesta nuovapolitica* anzi le stesse leggi sociali moderne $urono non di rado proposte

ai voti dei rappresentanti della nazione e la loro esecuzione $u richiesta ecaldeggiata da ministri della hiesa, imbevuti degli insegnamentiLeoniani.

2(. ?a tale continua ed inde$essa $atica sorse un nuovo ramo delladisciplina giuridica del tutto ignorato nei tempi passati, il "uale di$endecon $orza i sacri diritti dei lavoratori che loro provengono dalla dignit# diuomini e di cristiani* giacch< "ueste leggi si propongono la protezionedegli interessi dei lavoratori, massime delle donne e dei $anciulli7l'anima, la sanit#, le $orze, la $amiglia, la casa, le o;cine, la paga, gli

in$ortuni del lavoro* in una parola tutto ci che tocca la vita e la $amigliadei lavoratori. he se tali statuti non si accordano dappertutto e in ognicosa con le norme di Leone XIII, non si pu tuttavia negare che in moltipunti vi si sente una eco dell'enciclica Rerum novarum, alla "ualepertanto ! da attribuirsi in parte assai notevole la migliorata condizionedei lavoratori.

- L'opera delle parti interessate

2+. Insegnava per ultimo il sapientissimo Ponte4ce come i padroni e glioperai medesimi possono recarvi un gran contributo, con istituzioni cio&

ordinate a porgere opportuni soccorsi ai bisognosi e ad avvicinare eunire le due classi tra loro &enc. Rerum novarum, n. =). 0a il primoposto tra tali istituzioni egli voleva attribuito alle corporazioni cheabbracciano o i soli operai o gli operai e i padroni insieme. 3nell'illustrarle e raccomandarle insiste a lungo, dichiarandone conmirabile sapienza, la natura, la causa, l'opportunit#, i diritti, i doveri, leleggi.

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. Quegli insegnamenti $urono pubblicati in un tempo veramenteopportuno* "uando in parecchie nazioni i pubblici poteri, totalmenteasserviti al liberalismo, poco $avorivano, anzi avversavano apertamentele menzionate associazioni di operai7 e mentre riconoscevano consimiliassociazioni di altre classi e le proteggevano, con ingiustizia esosa

negavano il diritto naturale di associarsi proprio a "uelli che pi6 neavevano bisogno per di$endersi dallo s$ruttamento dei potenti. N<mancava tra gli stessi cattolici chi mettesse in sospetto i tentativi di$ormare si8atte organizzazioni, "uasi sapessero di un certo spiritosocialistico o sovversivo.

a) associazioni dei lavoratori

1. %ono dun"ue sommamente raccomandabili le norme dateautorevolmente da Leone XIII, perch< valsero a in$rangere le opposizioni

e dissipare i sospetti. 3 d'importanza anche maggiore riuscirono per averesse esortato i lavoratori cristiani a stringere $ra di loro similiorganizzazioni, secondo la variet# dei mestieri insegnandone loro ilmodo, e molti di essi validamente rassodarono nella via del dovere,mentre erano $ortemente adescati dalle associazioni dei socialisti, le"uali, con incredibile impudenza, si spacciavano per uniche tutrici evindici degli umili e degli oppressi.

2. 0a assai opportunamente l'enciclica Rerum novarum dichiarava che,nel $ondare tali associazioni, queste si dovevano ordinare e governare inmodo da somministrare i mezzi pi/ adatti e spediti al conseguimento del*ne! il quale consiste in questo! che ciascuno degli associati ne tragga ilmaggior aumento possibile di benessere *sico! economico! morale) ed &evidente che bisogna avere di mira! come. scopo principale il perfezionamento religioso e morale! e che a questo perfezionamentovuolsi indirizzare tutta la disciplina sociale &enc. Rerum novarum, n. 92).Poich<, posto il fondamento nella religione! & aperta la strada a regolarele mutue attinenze dei soci per la tranquillit della loro convivenza e peril loro benessere economico &enc. Rerum novarum! n. 9).

. :d istituire simili sodalizi, si consacrarono dappertutto con lodevole

ardore sacerdoti e laici in gran numero, bramosi di attuare davverointegralmente il disegno di Leone XIII. 3 cos5 "ueste associazioni$ormarono dei lavoratori schiettamente cristiani, i "uali sapevano bencongiungere insieme la diligente pratica del loro mestiere coi salutariprecetti della religione, e di$endere con e;cacia e $ermezza i propriinteressi e diritti temporali, mantenendo il debito osse"uio alla giustizia

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e il sincero intento di cooperare con le altre classi della societ# alrinnovamento cristiano di tutta la vita sociale.

9. Questi consigli poi e "uesti moniti di Leone XIII, $urono messi in attodove in un modo dove in un altro, secondo le varie circostanze nei vari

luoghi. os5 in alcuni paesi una stessa associazione si propose diraggiungere tutti "uanti gli scopi assegnati dal Ponte4ce* in altre, cos5richiedendo e consigliando le condizioni locali, si venne a una certadivisione di lavoro e $urono istituite distinte associazioni, di cui le une siassumessero la di$esa dei diritti e dei legittimi vantaggi dei soci neicontratti di lavoro, altre si occupassero del vicendevole aiuto da prestarsinelle cose economiche, altre 4nalmente si dedicassero tutte alla cura deidoveri morali e religiosi e di altri obblighi simili.

. Questo secondo metodo $u adoperato principalmente l# dove i

cattolici non potevano $ormare sindacati cattolici, perch< impediti o dalleleggi del paese o da altre tali istituzioni economiche, o da "uellacrimevole dissidio delle intelligenze e dei cuori, tanto largamentedisseminato nella societ# moderna, e dalla stringente necessit# diresistere con $ronte unico alle schiere irrompenti dei partiti sovversivi. Intali circostanze pare che i cattolici siano "uasi costretti ad iscriversi asindacati neutri, i "uali tuttavia pro$essino sempre la giustizia e l'e"uit# elascino ai loro soci cattolici la piena libert# di provvedere alla propriacoscienza e di obbedire alle leggi della hiesa. %petta per ai escovi,dove secondo le circostanze credano necessarie tali associazioni e le

vedano non pericolose per la religione, acconsentire che gli operaicattolici vi aderiscano, avendo sempre l'occhio ai principi e alle garanzie,che il Nostro Predecessore Pio X, di s. m., raccomandava &Pio X,enc. Singulari quadam, del 29 sett. 1+12)7 delle "uali garanzie la prima eprincipale sia "uesta, che insieme con "uei sindacati, sempre vi sianoaltri sodalizi, i "uali si adoperino con diligenza a educare pro$ondamentei loro soci nella parte religiosa e morale, a;nch< "uesti possano di poicompenetrare le associazioni sindacali di "uel buono spirito, con cui sidevono reggere in tutta la loro condotta* e cosi avverr# che tali sodalizirechino ottimi $rutti, anche oltre la cerchia dei loro soci.

=. :ll'enciclica Leoniana dun"ue si deve attribuire se "uesteassociazioni di lavoratori 4orirono dappertutto in tal modo, che ormai,sebbene purtroppo ancora in$eriori di numero alle corporazioni deisocialisti e dei comunisti, raccolgono una grandissima moltitudine dioperai e possono vigorosamente rivendicare i diritti e le aspirazionilegittime dei lavoratori cristiani, tanto nell'interno della propria nazione,

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"uanto in convegni pi6 estesi, e con ci promuovere i salutari principicristiani intorno alla societ#.

b) associazioni fra altre classi

/. Bltre ci, le verit# tanto saggiamente discusse e validamentepropugnate da Leone XIII, circa il diritto naturale di associazioni, sicominciarono ad applicare con $acilit# anche ad altre associazioni e nonsolo a "uelle degli operai* onde alla stessa enciclica Leoniana si deve innon poca parte il tanto ri4orire di simili utilissime associazioni* anche traagricoltori e altre classi $elicemente si unisce al vantaggio economico lacultura delle anime.

c) associazioni padronali

(. Non si pu dire lo stesso delle :ssociazioni vivamente desiderate dalNostro :ntecessore, tra gli imprenditori di lavoro e gli industriali. he sedi "ueste dobbiamo lamentare la scarsezza, ci non si deve attribuireunicamente alla volont# delle persone, ma alle di;colt# molto pi6 graviche si oppongono a consimili associazioni e che Noi conosciamobenissimo e teniamo nel giusto conto. i arride tuttavia la $ermasperanza che anche "uesti impedimenti si possano tra breve rimuovere,e 4n d'ora con intima consolazione del cuore Nostro salutiamo alcuni noninutili tentativi $atti in "uesta parte, i cui $rutti copiosi ripromettono unapi6 ricca messe in avvenire &c$r. Lettera della Sacra Congregazione delConcilio al escovo di Lilla, giugno 1+2+).

( - $onclusione) la « Rerum Novarum » Ma*na $%arta dell'ordinesociale

+. >utti "uesti bene4ci dell'enciclica Leoniana, venerabili Aratelli e dilettiAigli, da noi accennati piuttosto che ricordati, sorvolando piuttosto cheillustrando, sono tanti e cos5 grandi che dimostrano chiaramente come"uell'immortale documento sia ben lungi dal rappresentarci un ideale disociet# umano bellissimo s5, ma $antastico e troppo lontano dalle vereesigenze economiche dei nostri tempi e per ci stesso inattuabile. Per

contrario, essi dimostrano che il Nostro :ntecessore attinse dal angelo,e perci da una sorgente sempre viva e vitale, "uelle dottrine chepossono, se non subito comporre, mitigare almeno in gran parte "uellalotta esiziale e intestina che dilania la $amiglia umana. he poi una partedi "uel buon seme, tanto copiosamente sparso or sono "uaranta anni,sia caduta in terra buona, vediamo dalle messi lietissime che la hiesa diristo, e "uindi l'intero gregge umano, con la grazia di ?io, ne ha

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raccolto a sua salvezza. 3 ben a ragione si pu dire che l'enciclicaLeoniana nella lunga esperienza si ! dimostrata come la "agna Charta,sulla "uale deve posare tutta l'attivit# cristiana del campo sociale comesul proprio $ondamento. oloro poi che mostrano di $are poco conto di"uell'enciclica e della sua commemorazione, bisogna ben dire che, o

bestemmiano "uel che non sanno, o non capiscono "uello di cui hannosolo una super4ciale cognizione, o se la capiscono meritano d'esseresolennemente tacciati d'ingiustizia e di ingratitudine.

9. %e non che, nello stesso decorso di anni, essendo sorti alcuni dubbicirca la retta interpretazione di parecchi punti dell'enciclica Leoniana ocirca le conseguenze da trarsene, dubbi che hanno dato origine acontroversie non sempre serene $ra gli stessi cattolici* e d'altra parte lenuove necessit# dei nostri tempi e la mutata condizione delle coserichiedendo una pi6 accurata applicazione della dottrina Leoniana o

anche "ualche aggiunta, cogliamo ben volentieri "uesta opportunaoccasione per soddis$are, "uanto ! da Noi, ai dubbi e alle esigenze deitempi moderni, secondo l'apostolico Nostro mandato per cui siamo atutti debitori &c$r. Rom 1, 19).

II - L" +,,RIN" +ELL" $IES" IN M",ERI"S$I"LE E+ E$NMI$"

91. 0a prima di iniziare a dare "ueste spiegazioni, occorre premettere ilprincipio, gi# da Leone XIII con rara chiarezza stabilito, che cio! risiede inNoi il diritto e il dovere di giudicare con suprema autorit# intorno asi8atte "uestioni sociali ed economiche &enc. Rerum novarum, n. 1).erto alla hiesa non $u a;dato l'u;cio di guidare gli uomini a una$elicit# solamente temporale e caduca, ma all'eterna. :nzi non vuole n&deve la Chiesa senza giusta causa ingerirsi nella direzione delle cose puramente umane &enc. 0bi arcano del 2 dicembre 1+22). In nessunmodo per pu rinunziare all'u;cio da ?io assegnatole, d'intervenire conla sua autorit#, non nelle cose tecniche, per le "uali non ha n< i mezziadatti n< la missione di trattare, ma in tutto ci che ha attinenza con lamorale. In$atti in "uesta materia, il deposito della verit# a Noi commessoda ?io e il dovere gravissimo impostoi di divulgare e di interpretare

tutta la legge morale ed anche di esigerne opportunamente edimportunamente l'osservanza, sottopongono ed assoggettano alsupremo Nostro giudizio tanto l'ordine sociale, "uanto l'economico.

92. %ebbene l'economia e la disciplina morale, ciascuna nel suo ambito,si appoggino sui principi propri, sarebbe errore a8ermare che l'ordineeconomico e l'ordine morale siano cos5 disparati ed estranei l'uno

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all'altro, che il primo in nessun modo dipenda dal secondo. erto, leleggi, che si dicono economiche, tratte dalla natura stessa delle cose edall'indole dell'anima e del corpo umano, stabiliscono "uali limiti nelcampo economico il potere dell'uomo non possa e "uali possaraggiungere, e con "uali mezzi* e la stessa ragione, dalla natura delle

cose e da "uella individuale e sociale dell'uomo, chiaramente deduce"uale sia il 4ne da ?io reatore proposto a tutto l'ordine economico.

9. %oltanto la legge morale ! "uella la "uale, come ci intima di cercarenel complesso delle nostre azioni il 4ne supremo ed ultimo, cos5 neiparticolari generi di operosit# ci dice di cercare "uei 4ni speciali, che a"uest'ordine di operazioni sono stati pre4ssi dalla natura, o meglio, da?io, autore della natura, e di subordinare armonicamente "uesti 4niparticolari al 4ne supremo. 3 ove a tal legge da noi $edelmente siobbedisca, avverr# che tutti i 4ni particolari, tanto individuali "uanto

sociali, in materia economica perseguiti, si inserirannoconvenientemente nell'ordine universale dei 4ni, e salendo per "uellicome per altrettanti gradini, raggiungeremo il 4ne ultimo di tutte lecose, che ! ?io, bene supremo e inesauribile per se stesso e per noi.

# - Il dominio o diritto di propriet.

99. 3d ora, per venire ai singoli punti, cominciamo dal dominio o dirittodi propriet#. oi conoscete, venerabili Aratelli e diletti Aigli, come ilNostro Predecessore di $. m., abbia di$eso gagliardamente il diritto dipropriet# contro gli errori dei socialisti del suo tempo, dimostrando chel'abolizione della propriet# privata tornerebbe, non a vantaggio, ma aestrema rovina della classe operaia. 3 poich< vi ha di "uelli che, con lapi6 ingiuriosa delle calunnie, accusano il %ommo Ponte4ce e la hiesastessa, "uasi abbia preso o prenda ancora le parti dei ricchi contro iproletari, e poich< tra i cattolici stessi si riscontrano dissensi intorno allavera e schietta sentenza Leoniana, i sembra bene ribattere ognicalunnia contro "uella dottrina, che ! la cattolica, su "uesto argomento,e di$enderla da $alse interpretazioni.

a) sua indole individuale e sociale 

9. In primo luogo, si ha da ritenere per certo, che n< Leone XIII n< iteologi che insegnarono sotto la guida e il vigile magistero della hiesa,negarono mai o misero in dubbio la doppia specie di propriet#, dettaindividuale e sociale, secondo che riguarda gli individui o spetta al benecomune* ma hanno sempre unanimemente a8ermato che il diritto deldominio privato viene largito agli uomini dalla natura, cio! dal reatore

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stesso, sia perch< gli individui possano provvedere a s< e alla $amiglia,sia perch<, grazie a tale istituto, i beni del reatore, essendo destinati atutta l'umana $amiglia, servano veramente a "uesto 4no* il che in nessunmodo si potrebbe ottenere senza l'osservanza di un ordine certo edeterminato.

9=. Pertanto occorre guardarsi diligentemente dall'urtare contro undoppio scoglio. Giacch<, come negando o a;evolendo il caratteresociale e pubblico del diritto di propriet# si cade e si rasenta il cosiddettoD individualismo E, cos5 respingendo e attenuando il carattere privato eindividuale del medesimo diritto, necessariamente si precipita nel Dcollettivismo E o almeno si scon4na verso le sue teorie. 3 chi non tengapresente "ueste considerazioni, va logicamente a cadere negli scogli delmodernismo murale, giuridico e sociale, da Noi denunciati nella Nostraprima enciclica &enc. 0bi arcano del 2 dicembre 1+22). 3 di ci si

persuadano coloro specialmente che, amanti delle novit#, non siperitano d'incolpare la hiesa con vituperose calunnie, "uasi abbiapermesso che nella dottrina dei teologi s'in4ltrasse il concetto paganodella propriet#, al "uale bisognerebbe assolutamente sostituire un altro,che con strana ignoranza essi chiamano cristiano.

b) doveri inerenti alla propriet

9/. Per contenere poi nei giusti limiti le controversie, sorti ultimamenteintorno alla propriet# e ai doveri a essa inerenti, rimanga $ermo anzituttoil $ondamento stabilito da Leone XIII7 che il diritto cio! di propriet# sidistingue dall'uso di esso &enc. Rerum novarum, n. 1+). La giustizia,in$atti, che si dice commutativa, vuole che sia scrupolosamentemantenuta la divisione dei beni, e che non si invada il diritto altrui coltrapassare i limiti del dominio proprio* che poi i padroni non usino se nononestamente della propriet#, ci non ! u;cio di "uesta specialegiustizia, ma di altre virt6, dei cui doveri non si pu esigerel'adempimento per vie giuridiche &c$r. enc. Rerum novarum, n. 1+). Bndea torto certuni pretendono che la propriet# e l'onesto uso di essa sianoristretti dentro gli stessi con4ni* e molto pi6 ! contrario a verit# il direche il diritto di propriet# venga meno o si perda per l'abuso o il non uso

che se ne $accia.

9(. Per il che compiono opera salutare e degna di ogni encomio tutti"uelli che, salva la concordia degli animi e l'integrit# della dottrina, "uale$u sempre predicata dalla hiesa, si studiano di de4nire l'intima natura ei limiti di "uesti doveri, coi "uali o il diritto stesso di propriet# ovverol'uso o l'esercizio del dominio vengono circoscritti dalle necessit# della

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possesso dei beni, voluto dal sapientissimo :utore della natura asussidio della vita umana, generi danni intollerabili e cos5 vada in rovina*n< abolisce i privati possessi, ma li assicura* n< indebolisce la propriet#privata, ma la rinvigorisce.

d) i redditi liberi

. Non sono neppure abbandonate per intero al capriccio dell'uomo lelibere entrate di lui, "uelle cio! di cui egli non abbisogna per un tenore divita conveniente e decorosa* ch< anzi la sacra %crittura e i santi Padrichiarissimamente e continuamente denunciano ai ricchi il gravissimoprecetto da cui sono tenuti, di esercitare l'elemosina, la bene4cenza, laliberalit#.

1. L'impiegare per pi6 copiosi proventi in opere che diano pi6 larga

opportunit# di lavoro, purch< tale lavoro sia per procurare beniveramente utili, dai principi dell':ngelico ?ottore &c$r. %. >hom., Summ.3heol., IIHII, ". 19) si pu dedurre che non solo ci ! immune da ognivizio o morale imper$ezione, ma deve ritenersi per opera cospicua dellavirt6 della magni4cenza, in tutto corrispondente alle necessit# dei tempi.

e) titoli della propriet

2. he la propriet# poi originariamente si ac"uisti e con l'occupazionedi una cosa senza padrone &res nullius) e con l'industria e il lavoro, ossiacon la D speci4cazione E, come si suol dire, ! chiaramente attestato siadalla tradizione di tutti i tempi, sia dall'insegnamento del Ponte4ce Leone

XIII, Nostro Predecessore. Non si reca in$atti torto a nessuno, checch<alcuni dicano in contrario, "uando si prende possesso di una cosa che !in balia del pubblico, ossia non ! di nessuno* l'industria poi che da unuomo si eserciti in proprio nome e con la "uale si aggiunga una nuova$orma o un aumento di valore, basta da sola perch< "uesti $rutti siaggiudichino a chi vi ha lavorato attorno.

& - $apitale e lavoro 

. :ssai diversa ! la natura del lavoro, che si presta ad altri e si esercitasopra il capitale altrui. : "uesto lavoro soprattutto si addice "uelche Leone XIII disse essere cosa verissima7 cio! che non d#altronde & prodotta la pubblica ricchezza! se non dal lavoro deglioperai &enc. Rerum novarum, n. /). Non vediamo noi in$atti con gliocchi nostri, come l'ingente somma dei beni, di cui ! $atta la ricchezzadegli uomini, esce prodotta dalle mani degli operai, le "uali o lavorano

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da sole, o mirabilmente moltiplicano la loro e;cienza valendosi distrumenti, ossia di macchineF Non v'! anzi chi ignori come nessunpopolo mai dalla penuria e dall'indigenza sia arrivato a una migliore opi6 alta $ortuna, se non mediante un grande lavoro compiuto insieme datutti "uelli del paese, tanto da coloro che dirigono, "uanto da coloro che

eseguiscono. 0a non meno chiaro apparisce che "uei sommi s$orzisarebbero riusciti del tutto inutili, anzi non sarebbe stato neppurepossibile il tentarli, se ?io reatore di tutti non avesse prima largito, persua bont#, le ricchezze e il capitale naturale, i sussidi e le $orze dellanatura. he cosa ! in$atti lavorare se non adoperare ed esercitare le$orze dell'animo e del corpo, circa "ueste cose e con "ueste cosemedesimeF @ichiede poi la legge di natura e la volont# di ?io, dopo lapromulgazione di "uesta legge, che si osservi il retto ordinenell'applicare agli usi umani il capitale naturale* e tale ordine consiste inci, che ogni cosa abbia il suo padrone.

9. ?i "ui avviene che, tolto il caso che altri lavorino intorno al propriocapitale, tanto l'opera altrui "uanto l'altrui capitale debbono associarsi inun comune consorzio, perch< l'uno senza l'altro non valgono a produrrenulla. Il che $u bene osservato da Leone XIII, "uando scrisse7 4on pusussistere capitale senza lavoro! n+ lavoro senza capitale&enc. Rerumnovarum, n. 1=). Per cui ! del tutto $also ascrivere o al solo capitale o alsolo lavoro ci che si ottiene con l'opera unita dell'uno e dell'altro* ed !a8atto ingiusto che l'uno arroghi a s< "uel che si $a, negando l'e;caciadell'altro.

a) ingiuste rivendicazioni del capitale

. Per lungo tempo certamente il capitale troppo aggiudic a s< stesso.Quanto veniva prodotto e i $rutti che se ne ricavavano, ogni cosa ilcapitale prendeva per s<, lasciando appena all'operaio tanto chebastasse a ristorare le $orze e a riprodurre. Giacch< andavano dicendoche per una legge economica a8atto ineluttabile, tutta la somma delcapitale apparteneva ai ricchi, e per la stessa legge gli operai dovevanorimanere in perpetuo nella condizione di proletari, costretti cio! a untenore di vita precario e meschino. 3' bens5 vero che con "uesti princ5pi

dei liberali, che volgarmente si denominano di 0anchester, l'azionepratica non si accordava n< sempre n< dappertutto* pure non si punegare che gli istituti economicoHsociali avevano mostrato di piegareverso "uei princ5pi con vero e costante s$orzo. Bra, che "ueste $alseopinioni, "uesti $allaci supposti siano stati $ortemente combattuti, e nonda coloro solo che per essi venivano privati del naturale diritto di

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procurarsi una migliore condizione di vita, nessuno vi sar# che se nemeravigli.

b) ingiuste rivendicazioni del lavoro

=. Perci agli operai angariati, si accostarono i cosiddetti intellettuali,contrapponendo a una legge immaginaria un principio morale parimentiimmaginario7 che cio! "uanto si produce e si percepisce di reddito,trattone "uel tante che basti a risarcire e riprodurre il capitale, si deve didiritto all'operaio. Questo errore, "uanto ! pi6 lusinghevole di "uello divari socialisti, i "uali a8ermano che tutto ci che serve alla produzione siha da tras$ondere allo %tato, o come dicono da D socializzare E, tanto !pi6 pericoloso e pi6 atto a ingannare gli incauti7 blando veleno, che $uavidamente sorbito da molti, che un aperto socialismo non aveva maipotuto trarre in inganno.

c) principio direttivo di giusta ripartizione

/. erto, ad impedire che con "ueste $alse teorie non si chiudessel'adito alla giustizia e alla pace tanto per il capitale "uanto per il lavoro,avrebbero dovuto giovare le sapienti parole del Nostro Predecessore, checio! la terra,sebbene divisa tra i privati! resta nondimeno a servizio eutilit di tutti, &enc. Rerum novarum, n. /). 3 ci stesso Noi pure abbiamoinsegnato poc'anzi nel ria8ermare che la spartizione dei beni in privatepropriet# ! stabilita dalla natura stessa, a;nch< le cose create possanodare agli uomini tale comune utilit# stabilmente e con ordine. Il checonviene tenere di continuo presente, se non si vuole uscire dal rettosentiero della verit#.

(. Bra, non ogni distribuzione di beni e di ricchezze tra gli uomini ! taleda ottenere il 4ne inteso da ?io o pienamente o con "uella per$ezioneche si deve. Bnde ! necessario che le ricchezze le "uali si ampli4cano dicontinuo grazie ai progressi economici e sociali, vengano attribuite aisingoli individui e alle classi in modo che resti salva "uella comune utilit#di tutti, lodata da Leone XIII, ovvero, per dirla con altre parole, perch< siserbi integro il bene comune dell'intera societ#. Per "uesta legge di

giustizia sociale non pu una classe escludere l'altra dalla partecipazionedegli utili. he se perci ! violata "uesta legge dalla classe dei ricchi,"uando spensierati nell'abbondanza dei loro beni stimano naturale"uell'ordine di cose, che riesce tutto a loro $avore e niente a $avoredell'operaio* ! non meno violata dalla classe proletaria, "uando, aizzataper la violazione della giustizia e tutta intesa a rivendicare il suo solodiritto, di cui ! conscia, esige tutto per s<, siccome prodotto dalle sue

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mani, e "uindi combatte e vuole abolita la propriet# e i redditi o proventinon procacciati con il lavoro, di "ualun"ue genere siano o di "ualsiasiu;cio $acciano le veci nell'umana convivenza, e ci non per altraragione se non perch< son tali.

+. 3 a "uesto proposito occorre osservare che $uori di argomento ebene a torto applicano alcuni le parole dell':postolo7 chi non vuolelavorare non mangi &2 3ess , 1), perch< la sentenza dell':postolo !pro$erita contro "uelli che si astengono dal lavoro, "uando potrebbero edovrebbero lavorare, e ammonisce a usare alacremente del tempo edelle $orze del corpo e dell'anima, n< aggravare gli altri, "uando da noistessi ci possiamo provvedere* ma non insegna punto che il lavoro sial'unico titolo per ricevere vitto e proventi &c$r. 2 3ess ,(H1).

=. : ciascuno dun"ue si deve attribuire la sua parte di beni e bisogna

procurare che la distribuzione dei beni creati, la "uale ognuno vede"uanto ora sia causa di disagio, per il grande s"uilibrio $ra i pochistraricchi e gli innumerevoli indigenti, venga ricondotta alla con$ormit#con le norme del bene comune e della giustizia sociale.

- La eleva/ione dei proletari

=1. >ale ! l'intento che il Nostro Predecessore proclam doversiraggiungere7 la elevazione del proletario. 3 ci si deve asserire tanto pi6$orte e ripetere tanto pi6 instantemente, in "uanto non di rado leprescrizioni cos5 salutari del Ponte4ce $urono messe in dimenticanza, operch< di proposito passate sotto silenzio, o perch< l'eseguirle si reputnon possibile, mentre pure e si possono e si debbono eseguire. N< sonoesse diventate ai nostri giorni meno sagge ed e;caci perch< menoimperversa oggi "uell'orrendo D pauperismo E da Leone XIII considerato.erto, la condizione degli operai s'! $atta migliore e pi6 e"ua. massimenegli %tati pi6 colti e nelle Nazioni pi6 grandi, dove non si pu dire chetutti gli operai siano aitti dalla miseria o travagliati dal bisogno. 0adopo che le arti meccaniche e le industrie dell'uomo sono penetrate e sisono di8use con tanta rapidit# in regioni senza numero, tanto nelle terreche si dicono nuove, "uanto nei regni del lontano Briente, gi# $amosi per

antichissima civilt#, ! cresciuta smisuratamente la moltitudine deiproletari bisognosi, e i loro gemiti gridano a ?io dalla terra. %'aggiunga ilgrandissimo esercito di braccianti della campagna, ridotti ad una in4macondizione di vita e privi di speranza d'ottenere mai alcuna porzione disuolo &enc. Rerum novarum, n. ) e "uindi sottoposti in perpetuo allacondizione proletaria, se non si adoperino rimedi convenevoli ede;caci.

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=2. 0a bench< sia verissimo che la condizione proletaria debba bendistinguersi dal pauperismo, pure la stessa $oltissima moltitudine deiproletari ! un argomento ineluttabile, che le ricchezze tantocopiosamente cresciute in "uesto nostro secolo detto dell'industrialismo,non sono rettamente distribuite e applicate alle diverse classi di uomini.

=, J necessario dun"ue con tutte le $orze procurare che in avvenire icapitali guadagnati non si accumulino se non con e"ua proporzionepresso i ricchi, e si distribuiscano con una certa ampiezza $ra i prestatoridi opera, non perch< "uesti rallentino nel lavoro, essendo l'uomo nato allavoro come l'uccello al volo, ma perch< con la economia aiutino il loroavere, e amministrando con saggezza l'aumentata propriet# possano pi6$acilmente e tran"uillamente sostenere i pesi della $amiglia, e usciti da"uell'incerta sorte di vita, in cui si dibatte il proletariato, non solo sianoin grado di sopportare le vicende della vita, ma possano ripromettersi

che alla loro morte saranno convenientemente provveduti "uelli chelasciano dopo di s<.

=9. >utti "uesti suggerimenti $urono dal Nostro Predecessore nonsoltanto insinuati, ma apertamente proclamati e Noi con "uesta Nostra3nciclica torniamo a vivamente inculcarli. he se ora non si prende4nalmente a metterli in esecuzione senza indugio e con ogni vigore,niuno potrebbe ripromettersi passibile un'e;cace di$esa dell'ordinepubblico e della tran"uillit# sociale contro i seminatori di novit#sovversive.

( - Il *iusto salario

=. 0a tale attuazione non sar# possibile se i proletari non giungeranno,con la diligenza e con il risparmio, a $arsi un "ualche modestopatrimonio, come abbiamo detto ri$erendoci alla dottrina del NostroPredecessore Leone XIII. Brbene, chi per guadagnarsi il vitto e ilnecessario alla vita altro non ha che il lavoro, come potr#, pur vivendoparcamente, mettersi da parte "ualche $ortuna se non con la paga, chetrae dal lavoroF :8rontiamo dun"ue la "uestione del salario, da LeoneXIII de4nita assai importante &enc. Rerum novarum, n. 9), svolgendone

e dichiarandone, ove occorra, la dottrina e i precetti.

"0 il contratto di lavoro non 1 di sua natura in*iusto

==. 3 da prima l'a8ermazione che il contratto di o8erta di prestazioned'opera sia di sua natura ingiusto, e "uindi si debba sostituire concontratto di societ#, ! a8ermazione gratuita e calunniosa contro il Nostro

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Predecessore, la cui enciclica Rerum novarum non solo lo ammette, mane tratta a lungo sul modo di disciplinarlo secondo le norme dellagiustizia.

=/. >uttavia, nelle odierne condizioni sociali, stimiamo sia cosa pi6

prudente che, "uando ! possibile, il contratto del lavoro vengatemperato al"uanto col contratto di societ#, come gi# si ! incominciato a$are in diverse maniere, con non poco vantaggio degli operai stessi e deipadroni. os5 gli operai diventano cointeressati o nella propriet# onell'amministrazione, e compartecipi in certa misura dei lucri percepiti.

=(. N< la giusta proporzione del salario deve calcolarsi da un solo titolo,ma da pi6, come gi# sapientemente aveva dichiarato Leone

XIII scrivendo7 Il determinare la mercede secondo la giustizia dipende damolte considerazioni &enc.Rerum novarum, n. 1/). on le "uali parole 4n

da allora con$ut la leggerezza di coloro i "uali credono $acilmente,ricorrendo a un'unica misura, e "uesta, ben lontana dalla realt#.

=+. %ono certamente in errore coloro i "uali non dubitano di proclamarecome principio, che tanto vale il lavoro ed altrettanto deve essererimunerato, "uanto valgono i $rutti da esso prodotti, e perci il prestatoredel lavoro ha il diritto di esigere "uanto si ! ottenuto co !"o #$o%o& %(nc((o

# c"( #!!"%)(*+ ##%(!ce #nce )# -"#n*o #..(#/o e!o!*o, *%#**#n)o )e# %o%(e*+

20 carattere individuale e sociale del lavoro

/. Bra ! $acile intendere che oltre al carattere personale e individualedeve considerarsi il carattere sociale, come della propriet#, cos5 anchedel lavoro, massime di "uello che per contratto si cede ad altri* giacch<se non sussiste un corpo veramente sociale o organico, se un ordinesociale e giuridico non tutela l'esercizio del lavoro, se le varie parti, leune dipendenti dalle altre, non si collegano $ra di loro e mutuamente nonsi compiono, se, "uel che ! pi6, non si associano, "uasi a $ormare unacosa sola, l'intelligenza, il capitale, il lavoro, l'umana attivit# non puprodurre i suoi $rutti* e "uindi non si potr# valutare giustamente n<retribuire adeguatamente, dove non si tenga conto della sua natura

sociale e individuale.

$0 tre punti da tener presenti

/1. ?a "uesto doppio carattere, insito nella natura stessa del lavoroumano, sgorgano gravissime conseguenze, a norma delle "uali il salariovuole essere regolato e determinato.

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a) il sostentamento dell#operaio e della sua famiglia

/2. In primo luogo, all'operaio si deve dare una mercede che basti alsostentamento di lui e della sua $amiglia &c$r. enc. Casti connubii del 1dicembre 1+). J bens5 giusto che anche il resto della $amiglia,

ciascuno secondo le sue $orze, contribuisca al comune %ostentamento,come gi# si vede in pratica specialmente nelle $amiglie dei contadini, eanche in molte di "uelle degli artigiani e dei piccoli commercianti* manon bisogna che si abusi dell'et# dei $anciulli n< della debolezza delladonna. Le madri di $amiglia prestino l'opera loro in casa sopra tutto onelle vicinanze della casa, attendendo alle $accende domestiche. he poile madri di $amiglia, per la scarsezza del salario del padre, sianocostrette ad esercitare un'arte lucrativa $uori delle pareti domestiche,trascurando cos5 le incombenze e i doveri loro propri, e particolarmentela cura e l'educazione dei loro bambini, ! un pessimo disordine, che si

deve con ogni s$orzo eliminare. Kisogna dun"ue $are di tutto perch< ipadri di $amiglia percepiscano una mercede tale che basti perprovvedere convenientemente alle comuni necessit# domestiche. he senelle presenti circostanze della societ# ci non sempre si potr# $are, lagiustizia sociale richiede che s'introducano "uanto prima "uellemutazioni che assicurino ad ogni operaio adulto si8atti salari. %onoaltres5 meritevoli di lode tutti "uelli che con saggio e utile divisamentohanno sperimentato e tentano diverse vie, onde la mercede del lavoro siretribuisca con tale corrispondenza ai pesi della $amiglia, che,aumentando "uesti, anche "uella si somministri pi6 larga* e anzi, se

occorra, si soddis$accia alle necessit# straordinarie.b) la condizione dell#azienda

/. Nello stabilire la "uantit# della mercede si deve tener conto anchedello stato dell'azienda e dell'imprenditore di essa* perch< ! ingiustochiedere esagerati salari, "uando l'azienda non li pu sopportare senzala rovina propria e la conseguente calamit# degli operai. J per vero chese il minor guadagno che essa $a ! dovuto a indolenza, a inesattezza e anoncuranza del progresso tecnico ed economico, "uesta non sarebbe dastimarsi giusta causa per diminuire la mercede agli operai. he se

l'azienda medesima non ha tante entrate che bastino per dare un e"uosalario agli operai, o perch< ! oppressa da ingiusti gravami, o perch< !costretta a vendere i suoi prodotti ad un prezzo minore del giusto, coloroche cos5 la opprimono si $anno rei di grave colpa* perch< costoro privanodella giusta mercede gli operai* i "uali, spinti dalla necessit#, sonocostretti a contentarsi di un salario in$eriore al giusto.

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/9. >utti adun"ue, e operai e padroni, in unione di $orza e di mente, siadoperino a vincere tutti gli ostacoli e le di;colt#, e siano aiutati in"uest'opera tanto salutare dalla sapiente provvidenza dei pubblici poteri.he se poi il caso $osse arrivato all'estremo, allora dovr# deliberarsi sel'azienda possa proseguire nella sua impresa, o se sia da provvedere in

altro modo agli operai. Nel "ual punto, che ! certo gravissimo, bisognache si stringa ed operi e;cacemente una certa colleganza e concordiacristiana tra padroni e operai.

c) La necessit del bene comune

/. Ainalmente la "uantit# del salario deve contemperarsi col pubblicobene economico. Gi# abbiamo detto "uanto giovi a "uesta prosperit# obene comune, che gli operai mettano da parte la porzione di salario, cheloro sopravanza alle spese necessarie, per giungere a poco a poco a un

modesto patrimonio* ma non ! da trascurare un altro punto diimportanza $orse non minore e ai nostri tempi a8atto necessario, checio! a coloro i "uali e possono e vogliono lavorare, si dia opportunit# dilavorare. 3 "uesto non poco dipende dalla determinazione del salario* la"uale, come pu giovare l# dove ! mantenuta tra giusti limiti, cos5 allasua volta pu nuocere se li eccede. hi non sa in$atti che la troppatenuit# e la soverchia altezza dei salari ! stata la cagione per la "uale glioperai non potessero aver lavoratoF Il "uale inconveniente, riscontratosispecialmente nei tempi del Nostro Ponti4cato in danno di molti, gett glioperai nella miseria e nelle tentazioni, mand in rovina la prosperit#

delle citt# e mise in pericolo la pace e la tran"uillit# di tutto il mondo. Jcontrario dun"ue alla giustizia sociale che, per badare al propriovantaggio senza aver riguardo al bene comune, il salario degli operaivenga troppo abbassato o troppo innalzato* e la medesima giustiziarichiede che, nel consenso delle menti e delle volont#, per "uanto !possibile, il salario venga temperato in maniera che a "uanti pi6 !possibile, sia dato di prestare l'opera loro e percepire i $rutti convenientiper il sostentamento della vita.

/=. : ci parimenti giova la giusta proporzione tra i salari* con la "ualeva strettamente congiunta la giusta proporzione dei prezzi, a cui si

vendono i prodotti delle diverse arti, "uali sono stimate l'agricoltura,l'industria e simili. on la conveniente osservanza di "ueste cautele, lediverse arti si comporranno e si uniranno come in un sol corpo, e cometra membra si presteranno vicendevolmente aiuto e per$ezione. Giacch<allora l'economia sociale veramente sussister# e otterr# i suoi 4ni,"uando a tutti e singoli i soci saranno somministrati tutti i beni che sipossono apprestare con le $orze e i sussidi della natura, con l'arte

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tecnica, con la costituzione sociale del $atto economico* i "uali benidebbono essere tanti "uanti sono necessari sia a soddis$are ai bisogni ealle oneste comodit#, sia promuovere tra gli uomini "uella pi6 $elicecondizione di vita, che, "uando la cosa si $accia prudentemente, non solonon ! d'ostacolo alla virt6, ma grandemente la $avorisce &c$r. %. >h., De

regimine principum, 1, 1* enc. Rerum novarum, n. 2/).

3 - Restaura/ione dell'ordine sociale

//. Le indicazioni 4nora date intorno all'e"ua divisione dei beni e allagiustizia dei salari riguardano gli individui e solo per indiretto toccanol'ordine sociale, alla cui restaurazione soprattutto secondo i principi dellasana 4loso4a e i precetti altissimi della legge evangelica che loper$ezionano, applic ogni sua cura e attenzione il Nostro:ntecessoreLeone XIII.

/(. Au allora aperta la via* ma perch< siano per$ezionate molte cose cheancora restano da $are e ne ridondino pi6 copiosi ancora e pi6 lietivantaggi all'umana $amiglia, sono soprattutto necessarie due cose7 lari$orma delle istituzioni e la emendazione dei costumi.

a) riforma delle istituzioni

/+. 3 "uando parliamo di ri$orma delle istituzioni, pensiamoprimieramente allo %tato, non perch< dall'opera sua si debba aspettaretutta la salvezza, ma perch<, per il vizio dell'individualismo, comeabbiamo detto, le cose si trovano ridotte a tal punto, che abbattuta e"uasi estinta l'antica ricca $orma di vita sociale, svoltasi un tempomediante un complesso di associazioni diverse, restano di $ronte "uasisoli gli individui e lo %tato. 3 si8atta de$ormazione dell'ordine socialereca non piccolo danno allo %tato medesimo, sul "uale vengono aricadere tutti i pesi, che "uelle distrutte corporazioni non possono pi6portare, onde si trova oppresso da una in4nit# di carichi e di a8ari.

(. J vero certamente e ben dimostrato dalla storia, che, per lamutazione delle circostanze, molte cose non si possono pi6 compiere se

non da grandi associazioni, laddove prima si eseguivano anche dellepiccole. 0a deve tuttavia restare saldo il principio importantissimo nella4loso$a sociale7 che siccome ! illecito togliere agli individui ci che essipossono compiere con le $orze e l'industria propria per a;darlo allacomunit#, cos5 ! ingiusto rimettere a una maggiore e pi6 alta societ#"uello che dalle minori e in$eriori comunit# si pu $are. 3d ! "uestoinsieme un grave danno e uno sconvolgimento del retto ordine della

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societ#* perch< l'oggetto naturale di "ualsiasi intervento della societ#stessa ! "uello di aiutare in maniera suppletiva le membra del corposociale, non gi# distruggerle e assorbirle.

(1. Perci ! necessario che l'autorit# suprema dello stato, rimetta ad

associazioni minori e in$eriori il disbrigo degli a8ari e delle cure di minormomento, dalle "uali essa del resto sarebbe pi6 che mai distratta * eallora essa potr# eseguire con pi6 libert#, con pi6 $orza ed e;cacia leparti che a lei solo spettano, perch< essa sola pu compierle* didirezione cio!, di vigilanza di incitamento, di repressione, a seconda deicasi e delle necessit#. %i persuadano dun"ue $ermamente gli uomini digoverno, che "uanto pi6 per$ettamente sar# mantenuto l'ordinegerarchico tra le diverse associazioni, con$orme al principio della$unzione suppletiva dell'attivit# sociale, tanto pi6 $orte riuscir# l'autorit#e la potenza sociale, e perci anche pi6 $elice e pi6 prospera la

condizione dello %tato stesso.

(2. Questa poi deve essere la prima mira, "uesto lo s$orzo dello %tato edei migliori cittadini* mettere 4ne alle competizioni delle due classiopposte, risvegliare e promuovere una cordiale cooperazione delle variepro$essioni dei cittadini.

b) concordia delle classi

(. La politica sociale porr# dun"ue ogni studio a ricostruire lepro$essioni stesse* giacch< la societ# umana si trova al presente in unostato violento, "uindi instabile e vacillante, perch< appunto si $onda suclassi di diverse tendenze, $ra loro opposte e propense, "uindi, a lotte einimicizie.

(9. 3 per verit#, "uantun"ue il lavoro, come spiega egregiamente ilNostre Predecessore nella sua enciclica &enc.Rerum novarum, n. 1=), nonsia una vile merce, anzi vi si debba riconoscere la dignit# umanadell'operaio e "uindi non sia da mercanteggiare come una merce"ualsiasi, tuttavia, come stanno ora le cose, nel mercato del lavorol'o8erta e la domanda divide gli uomini come in due schiere* e la

disunione che ne segue tras$orma il mercato come in un campo di lotta,ove le due parti si combattono accanitamente. 3 a "uesto gravedisordine, che porta al precipizio l'intera societ#, ognuno vede "uanto sianecessario portare rimedio. 0a la guarigione per$etta si potr# ottenereallora soltanto, "uando, tolta di mezzo una tale lotta, le membra delcorpo sociale si trovino bene assestate, e costituiscano le variepro$essioni, a cui ciascuno dei cittadini aderisca non secondo l'u;cio che

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ha nel mercato del lavoro, ma secondo le diverse parti sociali. che isingoli esercitano. :vviene in$atti per impulso di natura che, siccome"uanti si trovano congiunti per vicinanza di luogo si uniscono a $ormaremunicipi, cos5 "uelli che si applicano ad un'arte medesima $orminocollegi o corpi sociali* di modo che "uesto corporazioni, con diritto loro

proprio, da molti si sogliono dire, se non essenziali alla societ# civile,almeno naturali.

(. %iccome poi l'ordine, come ragiona ottimamente san >ommaso &c$r.%. >hom., Contra 5ent ., , /1* c$r. Summ. 3heol., I, ". =, a. 2, i. c.), !l'unit# che risulta dall'opportuna disposizione di molte cose, il vero egenuino ordine sociale esige che i vari membri della societ# sianocollegati in ordine ad una sola cosa per mezzo di "ualche saldo vincolo.La "ual $orza di coesione si trova in$atti tanto nell'identit# dei beni daprodursi o dei servizi, da $arsi, in cui converge il lavoro riunito dai datori

e prestatori di lavoro della stessa categoria, "uanto in "uel benecomune, a cui tutte le varie classi, ciascuna per la parte sua, devonounitamente e amichevolmente concorrere. 3 "uesta concordia sar# tantopi6 $orte e pi6 e;cace, "uanto pi6 $edelmente i singoli uomini e i varicorpi pro$essionali si studieranno di esercitare la propria pro$essione e disegnalarsi in essa.

(=. ?al che $acilmente si deduce che in tali corporazioni primeggiano digran lunga le cose che sono comuni a tutta la categoria. >ra esse poiprincipalissima ! il promuovere pi6 che mai intensamente la

cooperazione della intiera corporazione dell'arte al bene comune, cio!alla salvezza e prosperit# pubblica della nazione. Quanto agli a8ariinvece, in cui si devono specialmente procurare e tutelare i vantaggi egli svantaggi speciali dei padroni e degli artieri, se occorrer#deliberazione, dovr# $arsi dagli uni e dagli altri separatamente.

(/. :ppena occorre ricordare che, con la debita proporzione, si puapplicare alle corporazioni pro$essionali "uantoLeone XIII insegn circa la$orma del regime politico, che cio! resta libera la scelta di "uella $ormache meglio aggrada, purch< si provveda alla giustizia e alle esigenze delbene comune &enc. Immortale Dei del 1- novembre 1(().

((. Brbene, a "uel modo che gli abitanti di un municipio usanoassociarsi per 4ni svariatissimi, e a tali associazioni ognuno ! libero didare o non dare il suo nome, cos5 "uelli che attendono all'artemedesima, si uniranno pure $ra loro in associazioni libere per "uegliscopi che in "ualche modo vanno connessi con l'esercizio di "uell'arte.0a poich< su tali libere associazioni gi# $urono date ben chiare e distinte

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spiegazioni nell'enciclica del Nostro Predecessore di illustre memoria,crediamo che basti ora inculcare "uesto solo7 che l'uomo ha libert# nonsolo di $ormare "ueste associazioni che sono di ordine e di diritto privato,ma anche di introdurvi "uell'ordinamento e "uelle leggi che si giudichinole meglio conducenti al 4ne &enc. Rerum novarum, n. 92). 3 la stessa

libert# si ha da rivendicare per le $ondazioni di associazioni chesorpassino i limiti delle singole arti. Le libere associazioni poi, che gi#4oriscono e portano $rutti salutari, si debbono aprire la via alla$ormazione di "uelle corporazioni pi6 per$ette, di cui abbiamo gi# $attomenzione, e con ogni loro energia promuoverle secondo le norme dellasociologia cristiana.

c) principio direttivo dell#economia

(+. Cn'altra cosa ancora si deve procurare, che ! molto connessa con la

precedente. : "uel modo cio! che l'unit# della societ# umana non pu$ondarsi nella opposizione di classe, cosi il retto ordine dell'economianon pu essere abbandonato alla libera concorrenza delle $orze. ?a"uesto capo anzi, come da $onte avvelenata, sono derivati tutti gli erroridella scienza economica individualistica, la "uale dimenticando oignorando che l'economia ha un suo carattere sociale, non meno chemorale, ritenne che l'autorit# pubblica la dovesse stimare e lasciareassolutamente libera a s<, come "uella che nel mercato o liberaconcorrenza doveva trovare il suo principio direttivo o timone proprio,secondo cui si sarebbe diretta molto pi6 per$ettamente che per "ualsiasi

intelligenza creata. %e non che la libera concorrenza, "uantun"ue siacosa e"ua certamente e utile se contenuta nei limiti bene determinati*non pu essere in alcun modo il timone dell'economia* il che !dimostrato anche troppo dall'esperienza, "uando $urono applicate nellapratica le norme dello spirito individualistico. J dun"ue al tuttonecessario che l'economia torni a regolarsi secondo un vero ed e;cacesuo principio direttivo. 0a tale u;cio molto meno pu essere preso da"uella supremazia economica, che in "uesti ultimi tempi ! andatasostituendosi alla libera concorrenza* poich<, essendo essa una $orzacieca e una energia violenta, per diventare utile agli uomini ha bisognodi essere sapientemente $renata e guidata. %i devono "uindi ricercarepi6 alti e pi6 nobili principi da cui "uesta egemonia possa esserevigorosamente e totalmente governata7 e tali sono la giustizia e la carit#sociali. Perci ! necessario che alla giustizia sociale si ispirino leistituzioni dei popoli, anzi di tutta la vita della societ#* e pi6 ancora !necessario che "uesta giustizia sia davvero e;cace, ossia costituisca unordine giuridico e sociale a cui l'economia tutta si con$ormi. La carit#sociale poi deve essere come l'anima di "uesto ordine, alla cui tutela e

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rivendicazione e;cace deve attendere l'autorit# pubblica* e lo potr# $aretanto pi6 $acilmente se si sbrigher# da "uei pesi che non le sono propri,come abbiamo sopra dichiarato.

+. he, anzi, conviene che le varie nazioni, unendo propositi e $orze

insieme, giacch< nel campo economico stanno in mutua dipendenza edebbono aiutarsi a vicenda, si s$orzino di promuovere con saggeconvenzioni e istituzioni una $elice cooperazione di economiainternazionale.

+1. Pertanto, se le membra del corpo sociale saranno cos5 rin$rancate, ene verr# raddrizzato il principio direttivo "uale timone della economiasociale, si potr# dire in "ualche modo dell'ordine sociale ci che dicel':postolo del corpo mistico di Ges6 risto7 che tutto il corpocompaginato e connesso per via di tutte le giunture di comunicazione! in

virt/ della proporzionata operazione sopra di ciascun membro! prendel#aumento proprio del corpo per la sua perfezione mediante la carit &-f  9, 1=).

+2. @ecentemente, come tutti sanno, venne iniziata una specialeorganizzazione sindacale e corporativa, la "uale, data la materia di"uesta Nostra Lettera enciclica, richiede da Noi "ualche cenno e anche"ualche opportuna considerazione.

+. Lo %tato riconosce giuridicamente il sindacato e non senza caratteremonopolistico, in "uanto che esso solo, cos5 riconosciuto, purappresentare rispettivamente gli operai e i padroni, esso soloconcludere contratti e patti di lavoro. L'iscrizione al sindacato !$acoltativa, ed ! soltanto in "uesto senso che l'organizzazione sindacalepu dirsi libera* giacch< la "uota sindacale e certe speciali tasse sonoobbligatorie per tutti gli appartenenti a una data categoria, siano essioperai o padroni, come per tutti sono obbligatori i contratti di lavorostipulati dal sindacato giuridico. ero ! che venne autorevolmentedichiarato che il sindacato giuridico non escluse l'esistenza diassociazioni pro$essionali di $atto.

+9. Le orporazioni sono costituite dai rappresentanti dei sindacati deglioperai e dei padroni della medesima arte e pro$essione, e, come veri epropri organi ed istituzioni di %tato, dirigono e coordinano i sindacatinelle cose di interesse comune.

+. Lo sciopero ! vietato* se le parti non si possono accordare, intervieneil 0agistrato.

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+=. Kasta poca riessione per vedere i vantaggi dell'ordinamento per"uanto sommariamente indicato* la paci4ca collaborazione delle classi,la repressione delle organizzazioni e dei conati socialisti, l'azionemoderatrice di une speciale magistratura. Per non trascurare nulla inargomento di tanta importanza, ed in armonia con i principi generali "ui

sopra richiamati, e con "uello che inibito aggiungeremo, dobbiamo purdire che vediamo non mancare chi teme che lo %tato si sostituisca allelibere attivit# invece di limitarsi alla necessaria e su;ciente assistenzaed aiuto, che il nuovo ordinamento sindacale e corporativo abbiacarattere eccessivamente burocratico e politico, e che, nonostante gliaccennati vantaggi generali, possa servire a particolari intenti politicipiuttosto che all'avviamento ed inizio di un migliore assetto sociale.

+/. Noi crediamo che a raggiungere "uest'altro nobilissimo intento, convero e stabile bene4cio generale, sia necessaria innanzi e soprattutto la

benedizione di ?io e poi la collaborazione di tutte le buone volont#.rediamo ancora e per necessaria conseguenza che l'intento stesso sar#tanto pi6 sicuramente raggiunto "uanta pi6 largo sar# il contributo dellecompetenze tecniche, pro$essionali e sociali e pi6 ancora dei principicattolici e della loro pratica, da parte, non dell':zione attolica &che nonintende svolgere attivit# strettamente sindacali o politiche), ma da partedi "uei 4gli Nostri che 1':zione attolica s"uisitamente $orma a "ueiprincipi ed al loro apostolato sotto la guida ed il 0agistero della hiesa*della hiesa, la "uale anche sul terreno pi6 sopra accennato, comedovun"ue si agitano e regolano "uestioni morali, non pu dimenticare o

negligere il mandato di custodia e di magistero divinamente con$eritole.+(. %e non che, "uanto abbiamo detto circa la restaurazione e ilper$ezionamento dell'ordine sociale, non potr# essere attuato in nessunmodo, senza una ri$orma dei costumi come la storia stessa ce ne d#splendida testimonianza. i $u un tempo in$atti in cui vigeva unordinamento sociale che, sebbene non del tutto per$etto e in ogni suaparte irreprensibile, riusciva tuttavia con$orme in "ualche modo alla rettaragione, secondo le condizioni e la necessit# dei tempi. Bra"uell'ordinamento ! gi# da gran tempo scomparso* e ci veramente nonperch< non abbia potuto, col progredire, svolgersi e adattarsi alle mutatecondizioni e necessit# di cose e in "ualche modo venire dilatandosi, maperch< piuttosto gli uomini induriti dall'egoismo ricusarono di allargare,come avrebbero dovuto, secondo il crescente numero della moltitudine, i"uadri di "uell'ordinamento, o perch<, traviati dalla $alsa libert# e da altrierrori e intolleranti di "ualsiasi autorit#, si s$orzarono di scuotere da s<ogni restrizione.

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++. @esta adun"ue che, dopo aver nuovamente chiamato in giudiziol'odierno regime economico, e il suo acerrimo accusatore, il socialismo, eaver dato giusta ed esplicita sentenza sull'uno e sull'altro, indaghiamopi6 a $ondo la radice di tanti mali e ne indichiamo il primo e pi6necessario rimedio, cio! la ri$orma dei costumi.

III - MU,"4INI PRFN+E +ELL" S$IE,"'+P LENE 5III

1. 3 veramente pro$onde sono le mutazioni che dai tempi di Leone

XIII in "ua hanno sub5to tanto il regime economico "uanto il socialismo.3 anzitutto, che le condizioni economiche siano pro$ondamentetras$ormate ! una cosa a tutti evidente. 3 voi sapete, venerabili Aratelli ediletti Aigli, che il Nostro Predecessore di $. m. nella sua enciclicacontemplava soprattutto "uell'ordinamento economico con cui

generalmente si contribuisce all'attivit# economica dagli uni col capitale,dagli altri con il lavoro, secondo che egli de4niva con $eliceespressione7 4on pu esservi capitale senza lavoro n+ lavoro senzacapitale &enc. Rerum novarum, n. l).

# - Muta/ioni nell'ordinamento economico 

a) relazioni fra capitale e operai 

11. Brbene, Leone XIII adott ogni mezzo per disciplinare "uestoordinamento economico, secondo le norme della rettitudine* sicch< !evidente che esso non ! in s< da condannarsi. 3 in$atti non ! di suanatura vizioso7 allora per viola il retto ordine, "uando il capitale vincolaa s< gli operai, ossia la classe proletaria, col 4ne e con la condizione dis$ruttare a suo arbitrio e vantaggio le imprese e "uindi l'economia tutta,senza $ar caso, n< della dignit# umana degli operai, n< del caratteresociale dell'economia, n< della stessa giustizia sociale e del benecomune.

12. ero ! che neppure oggi ! "uesto il solo ordinamento economicovigente in ogni luogo* un'altra $orma vi ! che abbraccia ancora grande

moltitudine di persone, importante per numero e potere, "uale, adesempio, la classe degli agricoltori, in cui la maggior parte del genereumano si procura con probo e onesto lavoro "uanto ! necessario allavita. :nche essa ha le sue angustie e le sue di;colt#, alle "uali allude ilNostro Predecessore in parecchi tratti della sua enciclica e Noi pure in"uesta vi abbiamo pi6 di una volta accennato.

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b) capitalismo industriale

1. 0a, l'ordinamento capitalistico dell'economia, col dilatarsidell'industrialismo per tutto il mondo, dopo l'enciclica di Leone XIII si !venuto esso pure allargando per ogni dove, a tal punto da invadere e

penetrare anche nelle condizioni economiche e sociali di "uelli che sitrovano $uori della sua cerchia, introducendovi in certo modo la suaimpronta.

19. Perci "uando invitiamo a studiare le tras$ormazioni chel'ordinamento capitalistico dell'economia sub5 dopo il tempo di Leone XIII,non solamente procuriamo il bene di coloro che abitane in paesidominati dal capitale e dall'industria, ma di tutto intero il genere umano.

c) concentrazione della ricchezza

1. 3 in primo luogo ci che $erisce gli occhi ! che ai nostri tempi non vi! solo concentrazione della ricchezza, ma l'accumularsi altres5 di unapotenza enorme, di una dispotica padronanza dell'economia in mano dipochi, e "uesti sovente neppure proprietari, ma solo depositari eamministratori del capitale, di cui essi per dispongono a loro grado epiacimento.

1=. Questo potere diviene pi6 che mai dispotico in "uelli che, tenendoin pugno il danaro, la $anno da padroni* onde sono in "ualche modo idistributori del sangue stesso, di cui vive l'organismo economico, ehanno in mano, per cos5 dire, l'anima dell'economia, sicch< nessuno,contro la loro volont#, potrebbe nemmeno respirare.

1/. Cna tale concentrazione di $orze e di potere, che ! "uasi la notaspeci4ca della economia contemporanea, ! il $rutto naturale di "uellas$renata libert# di concorrenza che lascia sopravvivere solo i pi6 $orti,cio!, spesso i pi6 violenti nella lotta e i meno curanti della coscienza.

1(. : sua volta poi la concentrazione stessa di ricchezze e di potenzagenera tre specie di lotta per il predominio7 dapprima si combatte per la

prevalenza economica* di poi si contrasta accanitamente per ilpredominio sul potere politico, per valersi delle sue $orze e della suainuenza nelle competizioni economiche* in4ne si lotta tra gli stessi%tati, o perch< le nazioni adoperano le loro $orze e la potenza politica apromuovere i vantaggi economici dei propri cittadini, o perch< applicanoil potere e le $orze economiche a troncare le "uestioni politiche sorte $rale nazioni.

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d) funeste conseguenze

1+. Cltime conseguenze dello spirito individualistico nella vitaeconomica sono poi "uelle che voi stessi, venerabili Aratelli e diletti Aigli,vedete e deplorate* la libera concorrenza cio! si ! da se stessa distrutta*

alla libert# del mercato ! sottentrata la egemonia economica* allabramosia del lucro ! seguita la s$renata cupidigia del predominio* e tuttal'economia ! cos5 divenuta orribilmente dura, inesorabile, crudele. : cisi aggiungono i danni gravissimi che sgorgano dalla deplorevolecon$usione delle ingerenze e servizi propri dell'autorit# pubblica con"uelli della economia stessa7 "uale, per citarne uno solo tra i pi6importanti, l'abbassarsi della dignit# dello %tato, che si $a servo e docilestrumento delle passioni e ambizione umane, mentre dovrebbe assidersi"uale sovrano e arbitro delle cose, libero da ogni passione di partito eintento al solo bene comune e alla giustizia. Nell'ordine poi delle

relazioni internazionali, da una stessa $onte sgorg una doppia corrente7da una parte, il nazionalismo o anche l'imperialismo economico*dall'altra non meno $unesto ed esecrabile, l'internazionalismo bancario oimperialismo internazionale del denaro, per cui la patria ! dove si stabene.

e) i rimedi

11. Bra, con "uali mezzi si possa rimediare a un male cos5 pro$ondo, gi#l'abbiamo indicato nella seconda parte di "uesta enciclica, dove neabbiamo trattato di proposito sotto l'aspetto dottrinale7 "ui ci baster#ricordare la sostanza del Nostro insegnamento. 3ssendo dun"uel'ordinamento economico moderno $ondato particolarmente sul capitalee sul lavoro, devono essere conosciuti e praticati i precetti della rettaragione, ossia della 4loso4a sociale cristiana, concernenti i due elementimenzionati e le loro relazioni. os5, per evitare l'estremodell'individualismo da una parte, come del socialismo dall'altra, si dovr#soprattutto avere riguardo del pari alla doppia natura, individuale esociale propria, tanto del capitale o della propriet#, "uanto del lavoro. Lerelazioni "uindi $ra l'uno e l'altro devono essere regolate secondo le leggidi una esattissima giustizia commutativa, appoggiata alla carit#

cristiana. J necessario che la libera concorrenza, con4nata in ragionevolie giusti limiti, e pi6 ancora che la potenza economica siano di $attosoggetti all'autorit# pubblica, in ci che concerne l'u;cio di "uesta.In4ne le istituzioni dei popoli dovranno venire adattando la societ# tutta"uanta alle esigenze del bene comune cio! alle leggi della giustiziasociale* onde seguir# necessariamente che una sezione cos5 importante

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7/17/2019 Carta de Pio XI Vicario en Lengua Italiana

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della vita sociale, "ual ! l'attivit# economica, verr# a sua volta ricondottaad un ordine sano e bene e"uilibrato.

& - ,rasforma/ione del socialismo

111. Non meno pro$onda che "uella dell'ordinamento economico ! latras$ormazione che dal tempo di Leone XIIIebbe il socialismo, con cuispecialmente lott il Nostro Predecessore. :llora in$atti esso poteva"uasi dirsi uno e propugnatore di principi dottrinali ben de4niti o raccoltiin un sistema7 ora invece va diviso in due partiti principali, discordantiper lo pi6 $ra loro e inimicissimi, ma pur tali che nessuno dei due siscosta dal $ondamento proprio di ogni socialismo, e contrario alla $edecristiana.

a) socialismo pi/ violento o comunismo

112. Cn partito in$atti del socialismo and soggetto alla tras$ormazionestessa che abbiamo spiegato sopra, rispetto all'economia capitalistica, eprecipit nel comunismo* il "uale insegna e persegue due punti, n< gi#per vie occulte o per raggiri, ma alla luce aperta e con tutti i mezzi,anche pi6 violenti una lotta di classe la pi6 accanita e l'abolizioneassoluta della propriet# privata. 3 nel perseguire i due intenti non v'hacosa che esso non ardisca, niente che rispetti7 e dove si ! impadronitodel potere, si dimostra tanto pi6 crudele e selvaggio, che sembra cosaincredibile e/o!*%"o!# D( ce !ono %o$# e !*%#1( !#$en*o!e e e %o$(ne ce e!!o #

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b) socialismo pi/ mite