Carnevale

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Mascherati in bauta o in uno dei tanti fantasiosi travestimenti i veneziani hanno sempre vissuto intensamente il periodo carnevalesco. Lungo le calli, per i canali, nei "liston" invasi da maschere ecco il saluto: “Buongiorno siora maschera“: l'identità personale, il sesso, la classe

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Mascherati in bauta o in uno dei tanti fantasiosi travestimenti i veneziani hanno sempre vissuto intensamente il periodo carnevalesco. Lungo le calli, per i canali, nei "liston" invasi da maschere ecco il saluto: “Buongiorno siora maschera“: l'identità personale, il sesso, la classe sociale non esistono più, ed è questa la grande illusione del Carnevale.

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Il Carnevale a Venezia è un momento magico, che coinvolge tutta la città. È la "trasgressione" a tutte le regole sociali e dello Stato. È la soddisfazione del bisogno tipico dell'uomo di abbandonarsi al gioco nell'ebbrezza della festa.

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L'uso delle maschere di Carnevale ha origini teatrali: La commedia dell'arte ha dato vita a personaggi tipici che sono entrati a fare parte del costume italiano. Nascono dal teatro buffonesco e popolare delle fiere e più tardi giungono alla tipizzazione universale sottolineando i vizi e i difetti degli uomini.La prima figura comica, diventata poi personaggio fisso della commedia, era lo "zanni". Originario del bergamasco, rappresentava il contadino povero e ignorante. Con gli anni la figura degli zanni si distinse in due categorie: il servo furbo, o primo zanni, e il servo sciocco, o secondo zanni.

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La prima volta che s'incontra la definizione di "commedia dell'arte" è nel 1750, nella commedia "Il teatro comico", di Carlo Goldoni.L'autore veneziano parla di quegli attori che recitano "le commedie dell'arte" usando delle maschere e improvvisano le loro parti, ed usa la parola "arte" nell'accezione di "professione", "mestiere“.

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PANTALONE ARLECCHINO

BRIGHELLA BALANZONE

COLOMBINA

PULCINELLA

RUGANTINOGIANDUIA

MENEGHINO

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Pantalone è un vecchio mercante veneziano, un vecchio del tutto particolare, e, nonostante l'età, è capace di fare "avances" amorose che non si concludono mai in modo positivo. È un uomo di grande vitalità negli affari.Originario della "grassa e dotta" Bologna, il dottore appresenta il personaggio comico di un "dottore" soltanto di nome, a volte medico, a volte notaio o avvocato saccente. È una maschera presuntuosa, superba, amante di sproloqui, si dilunga spesso in "prediche" con citazioni in latino quasi sempre fuori posto.

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È una maschera del teatro romano ed impersona il tipico eterno personaggio romanesco: “er bullo de Trastevere”, svelto co’ le parole e cor’ coltello”, il giovane arrogante e strafottente, ma in fono buono. Oggi è rappresentato dal tipico coatto della periferia romana.

È elegante. Ama i piaceri della vita e lo scherzo. Ha finezza di cervello e lingua arguta che adopera per mettere in ridicolo i suoi avversari. Da buon piemontese è gentile, ma schietto.

Servitore rozzo ma di buon senso. È molto abile nel deridere gli aristocratici. Da buon milanese è generoso e sbrigativo

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È Maschera napoletana per antonomasia, e dei napoletani ha la gestualità vivacissima.un servitore furbo e sciocco allo stesso tempo, e a volte assume personalità contraddittorie: può essere infatti tonto o astuto, coraggioso o vigliacco.Impersona lo spirito genuino, fatto di arguzia di spontaneità e di generosità. È un poltrone, sempre affamato e alla ricerca di qualcosa da mettere sotto ai denti.

Brighella, non fa solo il servo come il suo compaesano Arlecchino, è anche un attaccabrighe.Si ritrova sempre in mezzo agli intrighi. La prontezza e l'agilità che Arlecchino ha nelle gambe, lui ce l'ha nella mente, per escogitare inganni e reparare trappole.

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Arlecchino è un bergamasco dal carattere stravagante e scapestrato. Ne combina di tutti i colori, e non gliene va bene una. È un po’ingenuo, se non sciocco, ma ricco di fantasia e immaginazione. Il lavoro non è il suo forte, però fa  lavorare la lingua e molto. Quando poi non sa come cavarsi da un impaccio o a liberarsi da un guaio, Arlecchino diventa un  abile maestro nel far funzionare

le gambe.

Maliziosa e vezzosa servetta, non sempre specchio di virtù Così come il suo eterno spasimante Arlecchino,

si rende simpatica per le sue civetterie,tipiche dell'astuzia femminile.Parla il dialetto toscano ma non disdegna gli altri dialetti.

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La stagion del Carnevaletutto il Mondo fa cambiar.Chi sta bene e chi sta maleCarnevale fa rallegrar.Chi ha denari se li spende;chi non ne ha ne vuol trovar;e s'impegna, e poi si vende,per andarsi a sollazzar.Qua la moglie e là il marito,ognuno va dove gli par;ognun corre a qualche invito,chi a giocare e chi a ballarBuon

divertimento!