CARLO La miaMALVEZZI Terra · provincia Capitolo I Politica in viaggio ... Bellini Azienda Agricola...

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Storie di uomini al lavoro CARLO MALVEZZI La mia Terra

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Storie di uomini al lavoro

CARLO MALVEZZI

La miaTerra

CARLO MALVEZZI

Storie di uomini al lavoro

La mia Terra

Carlo Malvezziwww.carlomalvezzi.it

Coordinamento editoriale: Associazione CivitasProgetto grafico, impaginazione: Proworld Studio s.r.l.s. - CremonaStampa: Fantigrafica, Cremona

Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta o trasmessa inqualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazionescritta dei proprietari dei diritti e dell’autore.

L’editore è a disposizione degli eventuali detentori di diritti che non sia stato possibile rintracciare.Copyright © Salvatore Carlo Malvezzi

A mia moglie Barbara e ai miei figli Giulia, Stefano e Maria

Gianni LettaUn territorio in cui il lavoro è “bellezza”

Roberto Maroni Ascoltare e osservare: la prima regola di un buon politico

Giandomenico AuricchioQui si vede il cuore produttivo della nostra provincia

Capitolo I Politica in viaggioIn prima persona Carlo Malvezzi racconta sé e il perché del libro

Capitolo IIL’impresa della bellezza Ancorotti Cosmetics - Omnicos Inzoli Cav. Pacifico - Stefano Trabucchi Liutaio Fonderia Allanconi

Capitolo IIICon lo sguardo rivolto al futuroGhidoni Azienda Agricola - Terre Davis Mais Corvino - Prophos Chemical Cantini Distribution Service

Prefazione

Indice

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pag. VII

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Capitolo IVNon si parte mai da zeroImecon Engineering - Panificio CremonaSteel Color - Fabbrica Digitale Caldaie Melgari - Ravara

Capitolo VImpresa e famigliaEurotecno - Oleificio Zucchi - Cantieri CapelliLegatoria Venturini - Fantigrafica - MultitraxStabili - Omz Torneria

Capitolo VIL’impresa del gustoBettella Azienda AgricolaPanificio Pasticceria Badioni - Acetificio GallettiDolciaria Rivoltini - Cazzamali Enoteca Vineria Fuoriporta

Capitolo VIII frutti buoni della terraCarioni Food - Bellini Azienda AgricolaFerraroni Mangimi - MartinoRossi Chiodo Ferrante

Un viaggio in più di 600 tappe: le aziende visitate, le persone incontrate

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pag. 87

pag. 121

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Guido Piovene nel suo memorabile “Viaggio in Italia” definisce Cremona «la provincia più grassa del nostro paese, in cui alcuni motivi lombardi si sviluppano fino all’ipertrofia» (passò da qui tra il 1953-1956). Continua descrivendo la natura di questa terra, ricchissima di acque e «copiosa d’erbe, di frumento, di latte». Sembra un quadro di Segantini. Poi, lapidario, improvvisamente dice: «Bellissima a propria insaputa, abitata a propria insaputa da una profonda civiltà». Ecco: Cremona è civiltà, civiltà del lavoro, misconosciuta a se stessa, senza aridità tecnocratiche, anche quando si impegna in progetti 4.0.

Di Cremona, ho in mente l’ergersi del Torrazzo, la più alta torre in muratura d’Europa. Ho nella memoria il Duomo di Crema, gli splendidi palazzi rinascimentali. Ma i cremonesi non si soffermano su questi particolari. L’essenza per loro è il lavoro. Da abruzzese di Avezzano trasferito a Roma so bene che da queste parti padane nessuno penserebbe mai di fare un film tipo “La grande bellezza”.Non per umiltà, ma perché c’è altro da fare che contemplarla, rimarcarla, accorgersene. La bellezza è lavorare. Questo vale per Milano, per Brescia, per Bergamo.Per Cremona però vale

Un territorio in cui il lavoro è “bellezza”di Gianni Letta

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ancora di più, vale in modo “ipertrofico”. La propria bellezza non la imbelletta, non la mostra. Milano sa di essere capitale, sa mettersi l’abito da sera per la Scala. Cremona ha da badare a cose più basilari. Mi diceva un amico che ai paesani (che in Lombardia sono sinonimo di contadini) quando dalla Brianza o dal Cremonese si recavano a Milano, inconfondibili per il loro cappello e arrivavano in piazza Duomo, i milanesi orgogliosi domandavano ironici: “Lo sapete quanto vale il Duomo?”. E i paesani rispondevano contropelo: “Meno di una giornata di pioggia quando è secco”.

La Lombardia ha un suo carattere unico, ma molti toni. C’è così una praticità lombarda che in questa bassa padana risulta al resto d’Italia più simpatica dell’orgogliosa Milano che sa di essere la prima della classe.

Troppa modestia: è come se Cremona non si rendesse conto fino in fondo che l’essere stata il luogo sommo dei liutai la rende unica al mondo, la rivela come una terra carismatica. Perché è proprio qui che i violini hanno saputo dare musica ai dolori e alle gioie del cuore come in nessun luogo dell’universo? Non può essere una combinazione.Il segreto è la straordinaria costanza di questa gente, che non si stanca di perfezionare il certosino lavoro della propria mente e delle proprie mani, affrontando le difficoltà vicine e lontane sempre perseverando. E qui si innesta un plus che ha un timbro particolare, proprio come gli Stradivari.

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Ad esempio - e Carlo Malvezzi ne è eccellente testimone e portavoce - in questi anni di crisi, imprenditori cremonesi vecchi e nuovi, piccoli e grandi, in tutti i settori, dall’agricoltura alla meccanica di precisione, hanno saputo resistere, inventare, mai sbruffoni, sempre in lotta, e stanno provando, riuscendoci, a generare un avvenire di prosperità.

A questo punto bisogna riconoscere quanto di buono ha fatto la Regione Lombardia, guidata da Roberto Maroni, e a cui Malvezzi, da consigliere regionale, ha dato un contributo importante con passione, competenza e impegno. E con amore sincero per la propria terra.E si capisce il perché dei risultati ottenuti proprio leggendo questo libro, dove si evidenzia il metodo politico praticato dagli esponenti migliori di questa classe dirigente del centrodestra lombardo: appartenere alla propria gente, ascoltarla, trasferire in leggi adeguate esigenze e desideri di un popolo conosciuto e amato.

Sono passati più di sessant’anni dalle osservazioni del grande scrittore-giornalista veneto. Le geniali intuizioni di Piovene trovano, a mio giudizio, conferma in quello che oso ribattezzare “Viaggio nel Cremonese” di Carlo Malvezzi.Il titolo del volumetto non è questo ovviamente; sarebbe parso presuntuoso all’autore. Il quale, con molta umiltà, che fa pensare a tutto, meno che a un politico, si fa da parte, e in questo suo diario da esploratore della propria casa non armeggia con le

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proprie teorie riformatrici, ma lascia che ad avere voce siano le esperienze imprenditoriali che ha incontrato calcando le strade e le stradine della sua provincia.Da cui ha estratto il libro di bordo “La mia terra. Storie di uomini al lavoro”. Si chiamano “aziende” queste realtà, ma Malvezzi, nel suo semplice racconto, riesce a cancellare da questo termine il significato burocratico-sociologico di un expertise fatto solo di numeri: c’è cuore in queste pagine, ci sono battiti e sentimenti, non dibattiti.La Lombardia scende verso il Po. È la parte meno conosciuta: essa di solito è vista con le guglie del Duomo di Milano sullo sfondo delle Alpi, verso il Nord. Esiste - lo scopriamo qui - anche la Lombardia del Sud.Politicamente è stata tradizionalmente rossa e insieme conservatrice. Il grande fiume, come lo chiama Giovannino Guareschi, che ispira con il suo “Mondo piccolo” lo sguardo di Malvezzi, è come se lo si sentisse scorrere in ogni pagina.

Allo stesso modo che nei racconti di Guareschi, che pur si svolgono nella dirimpettaia Emilia, anche nel Cremonese “terra e persone” non sono scindibili. Terra-e-uomini non sono due protagonisti che si sommano ma formano un’endiadi, due parole per dirne una.

Buona lettura.

Gianni Letta

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Ascoltare e osservare: la prima regola di un buon politico

Una sorta di “diario di viaggio” per svelare la bellezza del territorio cremasco, cremonese e casalasco, attraverso il racconto degli uomini e delle donne che vi lavorano: è in estrema sintesi ciò che ci propone in queste pagine Carlo Malvezzi.

Questo è un libro pieno di affetto e ammirazione per le persone che ogni giorno, tra le mille difficoltà della concorrenza globale e delle complessità normative, continuano a “fare impresa”. Non conta se la realtà produttiva è piccola, come una azienda agricola o il laboratorio di un artigiano, o enorme come una acciaieria: importa la passione, la voglia di sperimentare e produrre qualcosa di buono e bello, restando però legati alla propria terra.

Carlo Malvezzi, nella sua esperienza di Consigliere Regionale, ha girato in lungo e in largo la provincia di Cremona facendo la prima cosa che è richiesta a un buon politico: ascoltare e osservare, perché è proprio da lì che bisogna partire, dai bisogni concreti delle persone.

I bisogni di chi vive e produce sono i più disparati e, in questi anni, Regione Lombardia ha cercato di dare risposte

di Roberto Maroni

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concrete con le sue politiche a favore della competitività, dell’internazionalizzazione, dell’innovazione, della formazione e riqualificazione professionale per citarne alcune.

Molto abbiamo fatto, ma potremo fare ancora di più se la trattativa che stiamo conducendo sui tavoli istituzionale nazionali, che vede tra gli attori anche Carlo Malvezzi, riconoscerà alla Lombardia maggiore autonomia, in virtù della specialità della nostra regione e delle straordinarie persone che la popolano.

Roberto MaroniPresidente di Regione Lombardia

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Qui si vede il cuore produttivo della nostra provincia

Quando Carlo Malvezzi mi ha proposto di scrivere una breve introduzione a questo volume, ho accettato subito perché è un libro che parla delle esperienze umane e professionali di «uomini e donne che faticano, per sé, per la propria famiglia e per le famiglie di chi lavora con loro. Che guadagnano, anche, e ci mancherebbe altro. Ma che avrebbero mille modi più semplici e comodi per trovare fonti di guadagno».

E questa è sicuramente la cifra distintiva dei nostri imprenditori che, anche in questi anni terribili della crisi, hanno caparbiamente resistito, trovato altri mercati, individuato nuovi percorsi, innovato e rischiato e che meritano, perciò, uno spazio dove essere protagonisti, dove vengano raccontate le loro esperienze al tempo stesso particolari, perché riferite alla singola impresa, e universali, perché rappresentative dei comuni valori di riferimento.

Se per politica si intende l’amore per la polis e il buon governo, è proprio dall’ascolto attento dei protagonisti che bisogna iniziare. E certamente la visita a oltre 600 attività imprenditoriali ha permesso a Carlo Malvezzi di conoscere a tutto tondo le esigenze del nostro territorio. L’insieme delle 35 aziende descritte in

di Giandomenico Auricchio

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questo volume ben rappresenta la struttura produttiva della nostra “provincia lunga e stretta”, dove troviamo imprese di tutti i settori e di tutte le dimensioni. E se il settore meccanico e quello agroalimentare contano i numeri maggiori, altrettanto significativa è la presenza di imprese del settore della cosmesi, della liuteria, dell’edilizia, delle tante imprese che operano in settori tradizionali con modalità innovative e di quelle che lavorano nel campo delle nuove tecnologie.

C’è anche un secondo motivo per cui scrivo volentieri queste brevi righe: ho sempre considerato la Camera di Commercio come la “casa” delle imprese e delle loro Associazioni, uno spazio democratico dove i rappresentanti delle imprese, del lavoro e delle professioni possono confrontarsi e fare sintesi di esigenze e di tematiche condivise; un Ente che, in ogni epoca e sotto ogni governo, ha sempre sostenuto la competitività del nostro sistema economico.

Per questo sono grato a Carlo Malvezzi che, nel suo ruolo di Presidente della Commissione Affari Istituzionali di Regione Lombardia, in questo periodo di riorganizzazione istituzionale che ha toccato anche il sistema camerale, non solo è stato propulsore di una risoluzione votata all’unanimità dal Consiglio regionale lombardo per rendere più efficiente l’azione delle Camere di Commercio senza metterne a rischio la sopravvivenza, ma ha anche operato con determinazione affinché fosse tutelata la mission camerale, con specifico riferimento all’attività di

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sostegno alle micro e piccole imprese.Partire “dalla bellezza, dalla concretezza e dalla positività” riscontrate nelle nostre imprese è l’auspicio che deve essere formulato a quanti amministrano le nostre comunità, è ilmessaggio forte di queste pagine, delle esperienze riportate, che ci fanno riflettere anche su noi stessi, uomini e donne che vivono e lavorano condividendo fatiche e soddisfazioni, delusioni e idee innovative, valori saldi e grandi ambizioni.

Giandomenico AuricchioPresidente della Camera di Commercio di Cremona

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Capitolo IPolitica in viaggioIn questo libro si parla fondamentalmente di due cose: di uomini e di terra. Però se ne parla insieme, come di una cosa sola: sono appunto “gli uomini della mia terra”, esempi significativi di cosa vuol dire per me essere nati e cresciuti in questi luoghi che amo, e che ho deciso di servire mettendomi a fare quella cosa un po’ particolare e passata di moda che si chiama “politica”.Uomini e terra, qui e forse anche altrove, sono un tutt’uno. Un po’ come il “Mondo piccolo” di Guareschi, che altro non era che «un puntino nero che si muove, assieme ai suoi Pepponi e ai suoi Smilzi, in su e in giù lungo il fiume per quella fettaccia di terra che sta tra il Po e l’Appennino». È una definizione molto bella, che vale anche per noi che ci troviamo dall’altra sponda del fiume, in questa bislacca provincia, lunga e stretta, che dalle spianate del Po nel casalasco ci porta verso la punta industriosa del cremasco, che ormai quasi confina col milanese.In questa strana lingua di terra che è la provincia di Cremona si trovano tanti uomini e donne al lavoro che lasciano quotidianamente il loro segno con imprese di tutti i tipi, che spaziano dall’agricoltura all’industria di precisione, dal lavoro artigiano di altissima qualità all’innovazione tecnologica. Uomini e donne che faticano, per sé, per la propria famiglia e per le famiglie di chi lavora con loro. Che guadagnano, anche, e ci mancherebbe altro. Ma che avrebbero mille modi più semplici e comodi per farlo. E se scelgono, in un paese complicato come il nostro, di dedicare la loro vita a fare impresa, significa che hanno uno spirito che va oltre l’impresa stessa: che passa attraverso di essa, ma che è qualcosa di più.In questi cinque anni da consigliere regionale sono andato in quasi 700 aziende, per conoscere sempre meglio queste persone, e ricordarmi ogni giorno chi sono gli uomini della mia terra. Perché non si può fare politica se non conoscendo sempre più a fondo chi sono le persone per cui un politico deve lavorare. Quante volte si è detto che «la politica è servizio». Ecco: il primo servizio è proprio quello di mettersi al lavoro per guardare, per conoscere, per osservare.Questo libro nasce da qui.

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I veri protagonisti sono loroNon scrivo un libro su di me. E non faccio nemmeno un libro per dare libero sfogo a mie opinioni personali. Chi mi conosce sa che tutto questo non è affatto nelle mie corde. Se ho deciso di mettere nero su bianco quello che di più bello mi è accaduto in questi cinque anni da consigliere regionale è perché ho sentito il bisogno di fare una cosa diversa: parlare di loro, di questi uomini e donne al lavoro che ho incontrato, di dare loro una voce che troppo spesso in questo paese purtroppo non hanno. Quando mi è venuta l’idea di fare questo libro? Non una sola volta, ma tante volte. Quando ho visto due ragazzine minute di poco più di vent’anni che scendevano da un trattore in cui quasi scomparivano, capaci però di portare avanti con passione e dedizione un’azienda agricola; quando sono entrato in una grande azienda meccanica e ho visto innanzitutto un ambiente bello e pulito, curato anche esteticamente, segno di un modo di fare impresa che mi ha incuriosito; quando ho visto il coraggio e la tenacia di una donna rimasta vedova, che dopo la morte del marito è diventata lei stessa imprenditrice per portare avanti la sua opera. E molte altre volte ancora, come leggerete in questo libro.Ho deciso che fosse, non dico necessario, ma certamente giusto, e forse utile, lasciare traccia di tutta questa bellezza che ho visto e che è stata di stimolo per alcune delle azioni più significative nella mia attività di consigliere regionale. Mi riferisco in particolare alla legge 11 del 2014, di cui sono stato relatore, denominata “Impresa Lombardia”, concepita proprio per favorire la libertà di impresa, il lavoro e la competitività: una riforma che riaccende i motori delle imprese attraverso misure di semplificazione e agevolazioni. E lo stesso valga anche per un’altra legge, la 26 del 2016 che mi ha visto sempre protagonista in qualità di relatore, denominata “Manifattura diffusa 4.0”.Partire dalla bellezza, dalla concretezza e dalla positività incontrate mi ha consentito di svolgere al meglio il mio impegno. La discussione politica oggi è quasi interamente basata sulla lamentela, sulla provocazione, sull’urlare e mettere in grande evidenza tutto ciò che non va, ciò che manca, ciò che fa arrabbiare, ciò che genera malessere tra la gente. Per carità: la politica deve cercare di risolvere i problemi, e quindi è giusto che si metta anche in rilievo ciò che deve essere corretto. Soprattutto in tempi difficili come i nostri, con tante persone che si trovano in difficoltà e con una lunga crisi economica che ci ha messo tutti a dura prova.Ma per me resta imprescindibile il fatto che in ogni campo si può partire solo dal

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positivo, se si vuol veramente fare qualcosa di buono. Questi uomini e donne che costruiscono, che fanno impresa, che fanno lavori straordinari e di altissima qualità per me sono esempi da seguire. E Dio solo sa quanto la politica avrebbe bisogno, soprattutto oggi, di partire da esempi belli e sani, e non da chiacchiere inutili.

Una passione che dura negli anniAver avuto la possibilità di incontrare le persone straordinarie che parleranno in questo libro (perché la voce principale, come detto, sarà la loro) è forse il dono più grande che ho ricevuto nel mio impegno politico. Un impegno e una passione che sono iniziati tanti anni fa.Tutto è cominciato con l’esperienza della condivisione, in cui ho deciso di impegnarmi subito dopo gli studi. Ho fondato con altre persone il Centro di Solidarietà per dare una mano a chi cercava lavoro: e questa per me è stata la prima, vera esperienza “politica”, nel senso più profondo del termine, che ho fatto nella mia vita. Perché si trattava di condividere un bisogno con persone che erano alla ricerca di un ambito in cui potersi realizzare. E la politica serve a questo: non dare la felicità (guai a chi promette questo!), ma favorire o difendere ambiti in cui le personalità si possano sviluppare, come dice molto bene la nostra Costituzione.Con questo impegno nei Centri di Solidarietà ho iniziato anche a fare i conti con un’esperienza altrettanto importante in politica, e cioè quella del limite, il rendersi cioè conto del fatto che non ci si può illudere di avere il potere di risolvere fino in fondo i problemi delle persone con cui si ha a che fare. Un tesoro prezioso, di cui non dimenticarsi mai.Altro passaggio per me fondamentale è stato poi la creazione della scuola di musica “Ponte Sound”: assieme ad alcuni amici che con me condividevano l’amore per la musica, ho deciso di trasformare questa passione in un lavoro culturale ed educativo, aperto agli altri. Come la precedente, dunque, un’esperienza di servizio. È stata una sorta di marcia di avvicinamento, una verifica di un’intuizione che in me non era ancora chiara, ma che in tutte queste attività stava maturando e andava manifestandosi. E che si è compiuta soprattutto attraverso lo sguardo verso persone più grandi di me che già erano impegnate in politica e vivevano questa sfida in un modo interessante: non schiacciati dal problema dell’affermazione personale, ma protesi in un impegno che si traduceva in frutti buoni, in proposte buone per la

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gente. Quindi il passo verso la politica in prima persona: nel 1999 ho incominciato a fare vita di partito, occupandomi prima dei dipartimenti e poi - esperienza per me importantissima - degli Enti locali. Questo incarico mi ha consentito di conoscere moltissime persone sul territorio, bravi amministratori che con una gratuità pressoché totale si dedicano ogni giorno con passione alla propria gente e alla propria terra. Con loro ho lavorato per alcuni anni in un rapporto strettissimo, e sono nate anche amicizie profonde e durature. Non si trattava solo di costruire liste in vista delle elezioni, ma anche e soprattutto di lavorare insieme per formulare proposte amministrative serie, studiate e condivise.

La “palestra” dell’amministratoreÈ in questo contesto che è nata la mia candidatura a consigliere comunale nella città di Cremona. Nel 2004 sono stato eletto ottenendo 436 preferenze. È stato l’inizio di un’esperienza entusiasmante, seppure esercitata dai banchi dell’opposizione. Un percorso fatto di molto impegno, di costruzione quotidiana di rapporti con tantissime persone diverse, che mi ha permesso di capire quanto conoscere direttamente il territorio e farlo diventare mio sia il punto di partenza per fare diventare miei anche le preoccupazioni delle persone, i loro problemi, le loro domande, la loro voglia di essere ascoltati e rappresentati. Allo stesso modo è stato un passo importante il fatto di essere diventato nel 2007 capogruppo in Consiglio Comunale: una prospettiva di lavoro utilissima per non concepirsi da solo nell’impegno politico e amministrativo, ma dentro rapporti con altre persone che, ognuno con le proprie idee, storie e sensibilità, condividono con te questa grande responsabilità.Nel 2009 poi la rielezione in Consiglio comunale, con la vittoria di Oreste Perri, e l’incarico di vicesindaco della mia città. Sono stati anni in cui, mettendo a frutto quel lavoro fatto a contatto diretto con tante persone nei periodi precedenti, ho potuto dare il massimo in un ruolo così importante e delicato. Ed è stata una vera e propria palestra, che a mio avviso dovrebbe essere imprescindibile per chiunque poi decida di fare passi in quella che solitamente viene chiamata “carriera politica”.Vorrei quasi dire che dovrebbe essere obbligatorio fare prima un’autentica e faticosa “gavetta” come amministratori, non solo per abituarsi a vedere la politica come una cosa concreta, fatta di decisioni molto pratiche da prendere con attenzione, studio e competenza, ma anche per imparare a guardare in faccia le persone a cui

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devi rispondere, in un rapporto diretto che solo un buon amministratore può avere. Tutto questo è il bagaglio di esperienza che mi ha portato a diventare, nel 2013, consigliere regionale, ottenendo quasi 3000 preferenze nel territorio della provincia di Cremona.

Un percorso che continua, al servizio della mia terraDa consigliere regionale ho sperimentato il passaggio, per così dire, dall’altra parte della barricata: quella parte in cui si possono prendere in prima persona decisioni di carattere legislativo. È un salto di qualità notevole, che in un certo senso mette quasi i brividi. E come tale può essere fatto solo se si ha alle spalle un tesoro di esperienza e di rapporti personali che ti permette di avere i piedi ben piantati a terra, e di rimanere saldamente attaccati alla realtà. Il rischio più grande che corrono i politici, infatti, è quello di entrare in un vortice autoreferenziale in cui si perde completamente la bussola e il significato della propria azione quotidiana. Invece noi dobbiamo essere alimentati dalla realtà, dai rapporti umani, dall’amore per la nostra terra.Questo il motivo per cui ho deciso di andare avanti, e di tornare a fare quella cosa un po’ faticosa e non sempre piacevole che è chiedere il voto dei cittadini. Perché quando si chiede di esser votati viene un po’ da guardarsi dentro, e rendersi conto dei tanti limiti personali. E guai al politico che pensa di non averne, e che si elogia chiedendo di essere votato. Io sono qui, e continuo a stare su questa strada, perché ho ancora tanta voglia di imparare, e penso di avere ancora qualcosa da dare ai tanti uomini e donne della mia terra, alcuni dei quali parleranno in prima persona nelle pagine che state iniziando a leggere.Quel rapporto stretto con gli uomini e con la mia terra, che è alla base stessa dell’idea di questo libro e da cui sono partito raccontandovi un po’ anche di me, è il motivo per cui vado avanti. E penso in particolare anche al valore e al significato della parola “terra”. Chi vive in questo territorio sa che da lì vengono frutti buoni, ed è per questo che la terra va amata, rispettata, servita. Terra che non è solo un elemento fertile, che dà frutto e sostentamento. Fosse solo così, sarebbe solo uno strumento da cui ricavare qualcosa. La terra è di più: è quasi un fattore educativo, che ti obbliga ad essere attaccato alla realtà. È fertile, ma sa anche essere cruda,

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dura. Non ti fa sconti. Ti dà sì dei frutti, ma a patto che tu la lavori, e ci metti del tuo. Sempre però facendo i conti con le sue esigenze, con i suoi tempi e ritmi, con le sue stagioni. E questo è un paradigma straordinario per la vita: senza l’implicazione dell’io, senza responsabilità e libertà personale non si genera niente.La terra è anche un elemento di appartenenza: si appartiene a un luogo se si è legati a un’origine, se si ha una casa, se si sa da dove si viene e dove ritornare. E quindi quando dico “la mia terra” dico tante cose: la preziosa tradizione in cui sono nato; i principi che hanno intessuto il mio modo di essere; i volti delle persone che ho amato, cioè la mia famiglia e i miei amici, le tante persone a cui voglio bene. Alla mia famiglia, poi, dedico un pensiero particolare: mia moglie e i miei figli sono stati, sono e resteranno i miei primi compagni di viaggio in questa avventura.È il mio “mondo piccolo”, come quello di Peppone e don Camillo, un puntino che si muove in coincidenza con il cuore di chi sa fare proprio questo stesso mondo. È fatto di passioni vere e concrete, di vita vissuta, di gioie e dolori, di sacrifici e di soddisfazioni.È il mondo che leggerete in queste pagine, in cui avrei voluto far parlare tutti i rappresentanti delle oltre 600 aziende visitate, ma purtroppo ho dovuto selezionarne solo trentacinque. Ma fate conto che insieme a loro parlino anche tutti gli altri. E provate a entrare in questo mondo fatto di lavoro e di sogni da realizzare, tanto bello da meritare di essere servito fino all’ultima energia residua.

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Capitolo IIL’impresa della bellezzaI primi imprenditori che parleranno in questo libro sono riconducibili al tema, per me fondamentale, della bellezza. Entrando in una grande azienda meccanica ho visto una cura dei luoghi che sarebbe stupefacente in una casa privata. Perché un imprenditore deve tenere tanto a un aspetto come questo, che non genera direttamente profitto? È stata una delle tante occasioni in cui ho capito che l’impresa rappresenta l’uomo, il suo tentativo di fare qualcosa nel mondo, lasciando un segno di sé e del proprio modo di essere. Parlando di bellezza nel nostro territorio non si può non pensare al grande settore della cosmesi, una delle eccellenze del Cremasco. Ma anche al grande artigianato di qualità, artistico, legato alla musica, un elemento fondamentale per la nostra terra.

ANCOROTTI COSMETICSOMNICOS INZOLI CAV. PACIFICOSTEFANO TRABUCCHI LIUTAIOFONDERIA ALLANCONI

13 Dicembre 2016Crema

Il successo del Made in Italy affonda le sue radici nella grande tradizione del Rinascimento italiano

ANCOROTTICOSMETICS

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Renato Ancorotti ha fondato la Ancorotti Cosmetics a Crema nel 2009 insieme alla figlia Enrica. L’azienda, con 350 dipendenti e 90 milioni di fatturato, è specializzata nella produzione di mascara, ombretti, rossetti. Un make up di assoluta qualità. Ancorotti, che nel 2008 ha venduto ad una società francese la Gamma Croma, è considerato uno dei grandi pionieri della cosmesi italiana.«Mi ha sempre affascinato - ci racconta - la stretta correlazione tra la bellezza e il fare impresa. La bellezza non è mai casuale ma è il frutto di un lavoro quotidiano. È un connubio di disciplina e di libertà. Se pensiamo ai grandi maestri del Rinascimento italiano è facile accorgersi che in fondo, prima ancora di essere dei grandi artisti, erano grandi artigiani. Ed erano alla guida di officine dove lavoravano squadre di aiutanti e dove si gestivano commesse importanti. È così che si è espresso il talento di Raffaello, Leonardo, Michelangelo. Una tradizione che è giunta fino a noi grazie alle aziende del Made in Italy. Un successo fondato sulla realizzazione di un prodotto di qualità: ben concepito, ben fatto, capace di esprimere cura per i dettagli e innovazione».La Ancorotti Cosmetics ha acquistato di recente altri 30.000 metri quadri del complesso dell’ex Olivetti, che si aggiungono ai 13.000 precedenti: «Amo tutte le forme di creatività in cui l’elemento della funzione si sposa alla genialità. Il design, certamente, ma anche e soprattutto l’architettura. Ho avuto la fortuna di poter insediare la mia azienda nei luoghi che due personalità eccezionali dell’architettura contemporanea, Marco Zanuso e Renzo Piano, hanno ideato per ospitare il sito industriale della Olivetti. Abbiamo acquistato di recente il blocco principale. Uno spazio nel quale, negli anni ’60, lavoravano oltre duemila persone secondo standard ambientali ed ergonomici all’avanguardia. Credo che Adriano Olivetti sia stato il vero pioniere del Made in Italy e lo ritengo una fonte d’ispirazione a livello manageriale e imprenditoriale. Tutto ciò che ha fatto era legato al concetto di bellezza nella consapevolezza che l’estetica non può essere disgiunta dall’etica. Prendiamo le sue macchine da scrivere dotate di un design giovane, accattivante, personale, finalizzato ad avvicinare la tecnologia alle giovani generazioni e alle donne. Un altro esempio? Gli immobili dell’Ancorotti Cosmetics: ampi, ariosi e con i locali interni inondati di luce, non invasivi rispetto all’ambiente circostante. Si tratta di edifici nati per esaltare l’umanità del lavoro e realizzare l’idea di fabbrica come comunità di persone».Oltre il 50% dei dipendenti della Ancorotti Cosmetics è costituito da donne. Alcune rivestono ruoli apicali nell’organizzazione aziendale. «Il make up afferma l’idea di

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una donna libera, emancipata, legittimata ad esprimere la propria femminilità, decisa ad essere protagonista del mondo in cui vive, coraggiosa, attiva, intraprendente. Nel mio staff è costante la presenza di donne con incarichi di responsabilità a partire da mia figlia Enrica che da 17 anni lavora al mio fianco. È stato per merito suo che, dopo una pausa, sono tornato a mettermi in gioco. Mi sorprende ogni giorno per la serietà e la professionalità che dimostra nei frangenti più critici. Confesso che i nostri ruoli si sono invertiti nel tempo. Prima ero io a fare da guida. Ora sono io a fidarmi del suo intuito e della sua concretezza. In un decennio siamo cresciuti molto sul piano del fatturato e della reputazione. Enrica ha avuto un ruolo cruciale nell’espansione del nostro progetto industriale. È grazie a lei se riusciamo a comprendere ciò che desidera il pubblico femminile con la rapidità e il tempismo degli innovatori». Ho visitato ripetutamente la Ancorotti Cosmetics proprio per la sua centralità nel settore della cosmesi. Una realtà che rappresenta al meglio l’eccellenza di un saper fare impresa che nel territorio cremasco ha dato vita al Polo della Cosmesi. Una filiera competitiva e internazionalizzata che riunisce decine di operatori nel giro di 40 chilometri. La Lombardia è leader mondiale nella produzione cosmetica. E le aziende cremasche sono leader in Lombardia. Qui è sorta una realtà denominata “The Beauty Valley” che svolge la funzione di traino dell’economia locale sul piano imprenditoriale e occupazionale. Renato Ancorotti è un imprenditore lombardo e italiano esemplare. Ha uno stile inconfondibile. Ogni sua idea ha una carica distintiva che deriva dalla profonda eleganza e dalla capacità di fare cose che altri non riescono a realizzare. Ha una prospettiva autenticamente internazionale. Quando ci sentiamo al telefono difficilmente è nello stesso luogo. Si sposta da un continente all’altro partecipando alle principali fiere del settore della cosmesi ed utilizzando il viaggio come fonte d’ispirazione per realizzare prodotti innovativi che possano essere apprezzati in tutto il mondo. È un cittadino del mondo che resta però fortemente attaccato alle radici del territorio. È animato dalla responsabilità di costruire un’azienda che non recida il legame con il luogo nel quale è nata. L’investimento nell’area ex Olivetti è la testimonianza di un atteggiamento che vuole realizzare il bene della comunità di appartenenza e che non percorre la via sbrigativa della delocalizzazione. Renato è un imprenditore vero che seguita a investire nella propria terra nonostante i forti limiti alla competitività imposti da uno Stato avido e inefficiente. Costruisce

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posti di lavoro per le giovani generazioni. È grazie ad uomini come lui che il territorio cremasco e l’Italia possono avere un futuro pari alla grandezza del proprio passato.

Un binomio perfetto di stile e industria

13 Giugno 2014Bagnolo Cremasco

OMNICOS

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Omnicos Group di Bagnolo Cremasco è un’azienda della cosmesi a 360 gradi. I proprietari sono Marco e Domenico Cicchetti, a capo di una realtà imprenditoriale nata nel 1998. Grazie alla loro visione e al loro impulso nel gruppo è diventato prevalente un forte istinto verso l’innovazione. All’interno del nuovo headquarter ideato dal designer Beppe Riboli, che ospita i laboratori di ricerca e sviluppo, lavorano oltre 70 dipendenti. Dal 2012 al 2013 il gruppo ha visto aumentare il fat- turato del 68% spostandosi gradualmente dal confezionamento alla realizzazione dei prodotti del make up. Una crescita resa possibile dagli ingenti investimenti sul fronte della tecnologia, pari al 10% del bilancio, e da una filosofia attenta a conciliare i tempi di vita e di lavoro. Omnicos ha ottenuto la Certificazione Family Audit da parte della Provincia di Trento e ha vinto il Premio Prodotto dell’Anno alla Fiera Cosmetics 360 di Parigi.«Lavorare in un campo dove la bellezza gioca un ruolo fondamentale ti costringe ad una innovazione continua» spiega Domenico Cicchetti. «Il ciclo di vita del prodotto è molto breve proprio perché è legato alla moda e al fashion. È una sfida avvincente che richiede sempre un’idea nuova. In una dimensione in cui la creatività è così importante la struttura aziendale deve evolversi secondo un’impostazione che mira a tradurre il futuro nel presente. La parola d’ordine è anticipare. Non è più sufficiente immaginare spazi dove poter condurre a termine la filiera produttiva. Il luogo di lavoro deve accogliere i processi dell’innovazione attraverso laboratori di ricerca e sviluppo di ultima generazione. La realtà di Omnicos, a partire dalla quotidianità più stretta, ha recepito il messaggio di una vitalità inesauribile. Sondiamo ogni giorno i nostri limiti».«Siamo presenti su tutti i mercati mondiali. Ci viene riconosciuto il merito che sta all’origine del Made in Italy. La capacità di coniugare stile e industria attraverso la realizzazione di prodotti di successo. I competitors beneficiano di vantaggi strutturali come un costo più vantaggioso dell’energia o della manodopera, ma non riescono ad eguagliare le aziende italiane sul versante della creatività e della cultura del bello. Il territorio cremasco, all’interno di un polo di eccellenza mondiale quale è la Lombardia, ha saputo sviluppare una filiera altamente competitiva che richiama l’attenzione dei brand più prestigiosi. È un contesto decisamente favorevole ed è molto stimolante».«La nostra crescita è imprescindibile dalla qualità dei prodotti e dalla qualità delle persone che collaborano con noi. Siamo fermamente convinti che il fattore umano debba essere il motore di un’attività imprenditoriale. Interpretiamo il welfare come

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lo strumento per generare il benessere del lavoro. Il maggiordomo aziendale, la palestra e i corsi di lingua inglese per tutti sono solamente alcune delle opportunità che vengono garantite ai nostri dipendenti. Un approccio che valorizza non solo il lavoratore ma anche tutto il nucleo famigliare. È una scelta che premia la libertà e il merito delle persone e che, alla luce dei risultati ottenuti, ci ha incoraggiato nel prendere decisioni sempre più fondate sulla fiducia e sull’unicità delle competenze. Abbiamo imboccato un percorso in cui sarà concesso più spazio ai manager più capaci e motivati. Non crediamo nel modello della piccola azienda familiare. Vogliamo avere un respiro internazionale. Ci interessano l’operatività e gli orizzonti della grande impresa. È un traguardo che impone alla proprietà di fare un passo di lato. Abbiamo la maturità e l’esperienza per farlo. Ma perché l’operazione abbia successo è inevitabile concentrare la nostra attenzione nella scelta delle persone che ci affiancheranno in questo cammino di crescita. Omnicos deve continuare ad essere un luogo dove progetti professionali e piani di vita possano conciliarsi in modo autentico e gratificante».Marco e Domenico Cicchetti sono due grandi imprenditori. Quando mi hanno mostrato la loro azienda, Omnicos Group, ho conosciuto una realtà contoterzista del settore cosmetico che in pochi anni ha fatto passi da gigante. Una crescita che si è concretizzata grazie all’intuito imprenditoriale di chi ha scommesso fin dall’inizio sull’innovazione, non solo di prodotto, ma anche di processo, promuovendo la ricerca di nuove soluzioni di automazione e robotica. Il risultato è stato straordinario: una realtà in cui linee di produzione all’avanguardia si sposano con un rispetto assoluto per la bellezza. La nuova sede di Bagnolo Cremasco incarna plasticamente questa attitudine tipicamente italiana e lombarda di unire l’esigenza industriale con la fantasia e con la creatività. Una realizzazione curata nei minimi particolari che vuole tradurre nella realtà di ogni giorno le mi- gliori condizioni di lavoro per i dipendenti. Uno sguardo che pone l’uomo al centro del fare impresa e che ritiene la bellezza come un fattore cruciale per far emergere i talenti di chi ha deciso di dare il proprio contributo allo sviluppo dell’azienda.

20 Febbraio 2015Crema

Qui rivive la gloriosa storia dell’arte organaria

INZOLICAV. PACIFICO

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La famiglia Bonizzi è erede della grande tradizione dell’arte organaria, che nel Cremasco vanta grandissimi rappresentanti. E la storia di questa azienda traspare già dal nome: Inzoli Cav. Pacifico, di Bonizzi F.lli. Racconta Claudio Bonizzi: «Abbiamo mantenuto il nome del fondatore della ditta, nata nel 1867: Pacifico Inzoli, grande organaro che aveva imparato l’arte da maestri del calibro dei Cavalli di Lodi e dei Lingiardi di Pavia. E proprio sulla scia dei suoi maestri, per un certo periodo di tempo costruì organi nel pieno rispetto della tradizione. L’esempio più straordinario di questa sua produzione è l’organo della Cattedrale di Cremona, con canne di facciata della lunghezza di 8,5 metri. È uno dei più grandi d’Europa: la canna più grande ha un peso di due quintali, e l’intera facciata ne pesa quindici. Le forme di legno appositamente costruite per questo organo sono state conservate, e oggi sono esposte nel Museo dell’arte organaria di Crema. In seguito ha introdotto innovazioni nel suo lavoro, ampliando tastiere e pedaliere, ed è stato uno dei primi ad esportare organi, in Calabria, in Sicilia, in Puglia».Pacifico Inzoli muore nel 1910, continuano l’attività i figli Lorenzo e Giuseppe. Siamo negli anni che precedono la Prima guerra mondiale, e Inzoli ha dato vita a quella che per l’epoca era una vera e propria industria con più di 40 dipendenti. Un’interessante curiosità: «L’elettricità a Crema l’ha portata Pacifico Inzoli, come ci è stato confermato anche dall’Enel». E dall’opificio Inzoli escono tutti gli altri organari cremaschi, come i Benzi e i Tamburini. «La storia dei Bonizzi alla guida della ditta inizia invece nel 1970 con mio padre Luigi, che già da 24 anni lavorava alla costruzione di organi, e che porterà avanti la ditta fino alla sua morte, nel 1984». Ora l’azienda è in mano ai fratelli Claudio ed Ennio, coadiuvati dalle sorelle Cristina e Maria Teresa.«Negli ultimi anni», racconta ancora Claudio, «anche attraverso varie vicissitudini, vista la difficoltà del momento in questo settore, siamo tornati a costruire strumenti nello stesso modo con cui li costruiva il fondatore, il Cavalier Pacifico Inzoli, e cioè facendo organi a trasmissione integralmente meccanica e lavorando molto sul restauro degli organi antichi. Il fatto di coniugare le due attività ci permette proprio di mantenere in vita la grande tradizione di cui siamo eredi, e che con passione e dedizione continuiamo a portare avanti».Tra i restauri più importanti, da segnalare l’organo nella Chiesa di Santo Spirito a Lodi, del 1555; l’organo del Santuario della Madonna dell’Oglio a Orzinuovi, opera di Pacifico Inzoli del 1872; l’organo di Carlo Sanarica nella Chiesa di Santa Maria Assunta a Soleto in provincia di Lecce, databile alla prima metà del diciottesimo

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secolo; l’organo della Chiesa di San Michele Arcangelo a Roccaspinalveti in provincia di Chieti, di autore anonimo a cavallo tra diciassettesimo e diciottesimo secolo. «L’ultimo restauro, il più recente, è invece su un piccolo strumento del 1573, conservato nella Chiesa di San Martino a Castrezzone, in provincia di Brescia, costruito dall’organaro tedesco Wilhelm Hertelmann. Ma a breve torneremo ancora al restauro di organi costruiti da Pacifico Inzoli: dopo il restauro di Robecco, andremo a operare sull’organo conservato a Paderno Ponchielli, del 1874. E questo è un tipo di lavoro che ci dà grande soddisfazione».Nel modo di costruire, e nel restauro di opere del Cavalier Pacifico, c’è dunque tutta la volontà di mantenere viva una tradizione gloriosa per il Cremasco: «E questo non avviene solo con il nostro lavoro, ma anche con la formazione. Per questo motivo circa vent’anni fa abbiamo dato vita a una scuola, unica in tutta Italia, dove abbiamo formato tanti allievi. Tutto questo perché siamo convinti che formare nuove persone in grado di portare avanti questa tradizione sia il modo migliore per tenerla viva. Non mi importa se così facendo si crea in un certo senso una nuova concorrenza: il fatto che si crei movimento, che si crei un ambito di persone ancora capaci di fare questo mestiere è un bene per tutti. Anzi, devo aggiungere che sono rammaricato del fatto che recentemente l’esperienza della scuola si è arenata, e ora siamo fermi. Spero in un sostegno anche da parte delle istituzioni per continuare in questa esperienza che ritengo centrale».Una passione anche per l’aspetto educativo che mette in luce come il lavoro dei fratelli Bonizzi abbia innanzitutto un rilevante valore culturale: «C’è anche una grande componente umana nel nostro lavoro. A differenza, ad esempio, del liutaio, che lavora in bottega, noi ci spostiamo continuamente, non è un lavoro stanziale ed entriamo spesso in contatto con ambienti e situazioni umane straordinarie, dalla grande città fino al paese sperduto di montagna, dal Nord al Sud dell’Italia. Tutte le volte è una scoperta nuova, e si instaura un clima di amicizia e di rispetto profondo che è una delle grandi componenti di questo mestiere. È capitato a volte, alla fine di un concerto di inaugurazione per un organo restaurato, di vedere una persona anziana che si avvicina e dice “Da piccolo io tiravo i mantici dello strumento, e ora finalmente ho sentito risuonare il mio vecchio organo”. E poi l’emozione di avere tra le mani uno strumento magari ormai in pessime condizioni, e farlo rivivere e ridargli una funzione nel posto in cui è stato creato, nella chiesa per la quale è stato costruito. Un organo è un tutt’uno con il suo ambiente, con le caratteristiche architettoniche della chiesa: quando si entra in chiesa, magari non si sente l’organo

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che suona, ma lo si vede. E noi lavoriamo anche su questo aspetto». È evidente quanto nelle parole di Claudio Bonizzi emergano tutta la passione e il trasporto per un mestiere antico ma che ha tanto da dire ancora oggi. È la bellezza che traspare da queste parole l’elemento caratterizzante di un modo di lavorare che ho potuto vedere in tante imprese visitate, nei confronti delle quali la politica non può che mettersi in atteggiamento di servizio.

Per un liutaio vivere e lavorare a Cremona è una vera e propria magia

23 Ottobre 2015Cremona

STEFANO TRABUCCHILIUTAIO

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Una delle grandi eccellenze della provincia di Cremona è la tradizione legata alla costruzione di strumenti musicali. Dai violini di Stradivari, Amati e Guarneri del Gesù, fino alla grande tradizione organaria di maestri come Pacifico Inzoli, il territorio della nostra provincia è interamente segnato da questa grande storia che collega la bellezza della musica all’operosità di grandi artigiani e artisti nella creazione di strumenti musicali. Ho avuto modo di conoscere in più riprese questo grande tesoro della nostra terra, e lo racconto innanzitutto attraverso la vicenda di un maestro come Stefano Trabucchi.Originario della Valtellina, Stefano Trabucchi è un liutaio che vive interamente immerso nella propria passione per la musica e per gli strumenti. Un amore nato quando era ancora bambino: «Ho iniziato a suonare il violino a 8 anni. Mio padre aveva una grande passione per la musica, e io e i miei quattro fratelli abbiamo tutti studiato fin da piccoli uno strumento. Lui era pianista e organista, dirigeva il coro della Chiesa parrocchiale, e coinvolgeva l’intera famiglia in questa dedizione alla musica. Ricordo bene il pianoforte a coda nel salone di casa nostra, e il periodo in cui abbiamo iniziato a fare dei duetti piano-violino. Insomma: fin da piccolo ho vissuto la musica come una parte essenziale della mia vita, ed era un po’ come l’aria che respiravo».A un certo punto è nata in Stefano Trabucchi la curiosità di conoscere e imparare a fondo come è fatto un violino. Ma su questo c’era un ostacolo: «Io sono di Sondrio, e in Valtellina non c’era nessuno che svolgeva questo lavoro. Aggiungiamo che al tempo non c’era internet, e capiamo subito che per poter perseguire questa strada era necessario fare qualche cambiamento radicale. A un certo punto mi è capitato di venire a Cremona in gita scolastica, e lì ho potuto vedere di persona la scuola di liuteria. Un ambiente che subito mi ha conquistato. E così, a 14 anni, la decisione di trasferirmi nella città di Stradivari per studiare la liuteria. Non fu certo una scelta facile, sia per me che per i miei genitori: eravamo nel 1984, e mio padre e mia madre furono coraggiosi nell’assecondare il mio desiderio, accettando un distacco dalla famiglia che al tempo non era cosa tanto usuale».Dopo la scuola, la bottega: «Iniziai a muovere i primi passi nella bottega del maestro Nolli. E lì mi sono specializzato e ho conquistato quel possesso del mestiere che solo in bottega si può acquisire, cioè solo con l’esperienza diretta e con il contatto quotidiano con un maestro che ti insegna il mestiere. Il grande salto avvenne poi nel 1992, quando decisi di aprire la mia bottega personale».Oggi Stefano Trabucchi continua a vivere con entusiasmo la sua professione come

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se fosse il primo giorno. E in particolare gli si accendono gli occhi quando descrive la fortuna di lavorare in un contesto straordinario come quello di Cremona: «È veramente una città speciale. Per un liutaio essere qui significa andare oltre la semplice costruzione dei violini, ma è acquisire giorno per giorno la consapevolezza di trovarsi in un ambiente assolutamente unico. Ci sono più di 150 botteghe, tante manifestazioni, da qualche anno poi l’eccellenza straordinaria del Museo del Violino. Insomma: i liutai ci sono in tutto il mondo, e ci sono professionisti sicuramente molto bravi, in Giappone come negli Stati Uniti. Ma nessuno di loro può vivere un’esperienza unica come quella di lavorare a Cremona, una città in cui ogni mattina, bevendo il caffè, ti incontri con i tuoi colleghi liutai, parli del tuo lavoro, condividi esperienze e impressioni. Una città in cui la liuteria è presente in ogni angolo».Naturalmente anche il mestiere del liutaio ha le sue criticità: «Anche il mondo della liuteria, col passare degli anni, è completamente cambiato. Basti pensare che nel ’92 qui c’erano 65 botteghe, ora ce ne sono quasi il triplo. In un contesto come questo bisogna rendersi conto che è necessario accompagnare la qualità del proprio lavoro con altre caratteristiche, come il fatto di farsi conoscere, di comunicare la propria attività. Da questo punto di vista un grande aiuto viene fornito da una realtà come il “Consorzio liutai”, di cui sono stato anche dirigente per diversi anni. Grazie al Consorzio, infatti, vengono organizzati eventi, mostre e fiere all’estero, spesso negli Stati Uniti, con importanti esiti positive sul piano commerciale. Per quanto riguarda l’aspetto lavorativo la giornata del liutaio si svolge sostanzialmente tutta in bottega; ma oltre a questo bisogna anche diventare capaci di vendere il proprio prodotto, di farsi conoscere e mettersi in mostra, senza pretendere che siano i clienti a venirti a cercare».Per un liutaio ogni strumento ha un valore in sé, e ogni creazione ha una propria particolarità, una propria storia. Esattamente come un’opera d’arte. «Lo strumento a cui sono più legato e di cui vado maggiormente fiero è un violino che ho costruito due anni fa, dedicato alla città di Cremona. Sul fondo, il violino riproduce lo stemma della città in foglia d’oro 24 carati, e sulle fasce è riportato il motto della città “Fortitudo mea in brachio”. Sono molto orgoglioso di questo lavoro».Trabucchi non costruisce solo violini, ma anche viole, violoncelli e, su ordinazione, vista la grande mole di lavoro che richiedono, contrabbassi. «Ogni strumento si caratterizza per elementi tutti suoi - spiega - già a partire dalla materia prima. Bisogna scegliere il tipo di legno, e anche all’interno della stessa pianta vi possono essere tantissime variabili. Proprio a partire dal legno scatta la scintilla dello

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strumento da creare secondo una determinata idea e impostazione, che può essere legata al tipo di suono che si vuole creare, o anche alla tipologia del committente per cui viene realizzato. Ma quel che conta rilevare è che gli strumenti non sono mai uguali, e l’esperienza decennale nel trattare la materia prima, nell’apprezzare le varie tipologie di marezzatura del legno, nel maturare una particolare sensibilità per capire come trattare lo spessore del fondo e della tavola, tutto questo crea quel bagaglio che permette di dare una vera e propria personalità ad ogni strumento che si va a costruire».Si tratta veramente di un’arte antica, ricca di fascino e di suggestione. E Stefano Trabucchi è a mio avviso un grandissimo interprete di questa straordinaria realtà che è la liuteria cremonese. Ho voluto raccontare la sua storia per parlare al tempo stesso di un intero sistema, un’eccellenza che tutto il mondo ci invidia.

23 Dicembre 2017Ripalta Cremasca

Vicino a Crema vive intatta la secolare tradizione campanaria

FONDERIAALLANCONI

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Il suono delle campane è per noi quanto di più normale e consueto. Fin da piccolo vi siamo abituati, e diamo quasi per scontato che il rintocco delle ore, che il richiamo per le Messe venga scandito da questi strumenti tanto particolari quanto a noi familiari. Non avrei mai immaginato che dietro la costruzione delle campane ci potesse essere un’arte, una tradizione secolare, una perizia e una complessità di fattori, come invece ho potuto scoprire nella visita presso la fonderia Allanconi di Bolzone. Un momento veramente unico, che mi ha aperto gli occhi su una realtà per me entusiasmante.L’azienda è oggi guidata da Emanuele Allanconi, 36enne pieno di passione per questo lavoro così particolare. «Appena finito il liceo ho iniziato a lavorare qui in fonderia, sentivo che questa era la mia strada, e la passione per questo mestiere antico, carico di fascino e di storia è stata per me una scelta sicura». La fonderia Allanconi porta avanti, infatti, una tradizione di campanari cremaschi che affonda le proprie radici addirittura nel XIV secolo. Il nonno di Emanuele, Angelo Allanconi, apprese il mestiere dai fonditori Crespi, e dalla fine degli anni Sessanta ha poi iniziato la lavorazione in proprio.Se la storia dei fonditori di campane è affascinante, il presente è altrettanto avvincente: «Stiamo crescendo di anno in anno, e il lavoro non manca affatto. Costruiamo circa trecento campane all’anno, e cento di queste vanno all’estero, in tutto il mondo». Entrati in fonderia, infatti, ci accoglie una grande campana di undici quintali, appena conclusa, pronta per la spedizione. Destinazione: un monastero montolivetano della Corea del Sud. Stupisce subito il colore: un grigio quasi argenteo. A prima vista potrebbe sembrare dipinta, ma non è così: «Le campane sono fatte in bronzo che, come noto, è una lega di rame e stagno. Più alta è la presenza dello stagno, più alta è la qualità del bronzo. Le campane hanno bisogno di un bronzo di altissima qualità, molto più elevata di quella a cui siamo normalmente abituati, e che viene usata, ad esempio, per forgiare le medaglie. Ecco il perché di questo colore».È solo uno dei tanti dettagli del lavoro, che presso la fonderia Allanconi viene svolto con le stesse identiche modalità con cui veniva effettuato nel tardo medioevo. «La parte moderna riguarda semplicemente la fase di progettazione e il controllo della qualità che oggi effettuiamo a computer», spiega Emanuele. «Ma per quanto riguarda la lavorazione vera e propria, la creazione degli stampi, la fusione, e la cesellatura finale, abbiamo voluto mantenere tutto invariato, per garantire un prodotto di altissima qualità. L’anno scorso, partecipando all’Eurocarillon Festival in Olanda, ci è stato riconosciuto che siamo verosimilmente gli unici al mondo ad avere mantenuto

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intatta questa tradizione della lavorazione delle campane». Una lavorazione che ci è stata poi spiegata in tutti i minimi passaggi, e che lascia veramente a bocca aperta per la precisione e la cura di tutti i dettagli. «Per arrivare al prodotto finale, bisogna procedere per strati, e realizzare una sorta di “matrioska” di campane. Il primo strato è una campana fatta con una piramide di mattoni, sopra la quale viene stesa l’argilla “armata” con una ragnatela di canapa e crine di cavallo, materiali che nella creta svolgono la funzione che ha il ferro nel cemento armato. Questo primo strato viene infine ricoperto con un distaccante, che noi facciamo in maniera assolutamente naturale, e cioè con latte e cenere, senza usare nessun prodotto chimico. Si passa poi al secondo stampo, ancora fatto con strati di argilla, ricoperto poi con grasso animale, che lo rende completamene liscio. Su questo secondo strato vengono realizzate le decorazioni in cera d’api. Infine arriva il terzo strato, fatto di terra. Il tutto viene poi lasciato cuocere per diversi giorni. Al termine la “matrioska” viene aperta, lo strato intermedio viene tolto, e rimane così il buco interno pronto ad accogliere il bronzo fuso che darà origine alla campana con la forma e le decorazioni stabilite. A quel punto la campana viene posta sottoterra, e dall’alto viene colato all’interno il bronzo fuso. Rimanendo nella terra, il bronzo andrà a raffreddarsi lentamente, per diversi giorni o settimane, a seconda delle dimensioni della campana, così da ottenere omogeneità senza che il raffreddamento venga forzato o accelerato in maniera innaturale. Al termine di questa fase si va a rompere lo stampo esterno e si ottiene la campana vera e propria. Ma il processo non è ancora ultimato: c’è poi un lungo lavoro di rifinitura delle decorazioni, e al termine la lucidatura». Una vera e propria opera d’arte. Essere dentro la fonderia, e vedere anche il momento in cui il bronzo fuso viene fatto colare nella terra, è un’emozione straordinaria. Un lavoro che sembra veramente d’altri tempi, e che si fatica a pensare che ancora oggi possa esistere ed essere fiorente: «Il lavoro non ci manca, anzi, cresce sempre più. Facciamo campane per chiese, per torri civiche, e anche per carillon, una tradizione forte soprattutto nel Nord Europa, e ancor oggi molto vivace. Le nostre campane si trovano nella Basilica della Natività di Betlemme». Un tipo di lavorazione che può essere definito un vanto per la terra cremasca, che non a caso ha una grande tradizione in questo campo: «Qui il terreno è molto argilloso, quindi la materia prima non manca. Così come tutti gli altri elementi: il lino che qui veniva coltivato, il latte e il grasso animale, tutti prodotti che servono per i vari passaggi della produzione». Passaggi che, per chi vuol visitare la ditta Allanconi, vengono anche accuratamente spiegati in un piccolo museo allestito di fianco alla fonderia, meta di scolaresche e turisti che vogliano

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scoprire questa realtà così affascinante. La visita presso la fonderia Allanconi, lo dico in tutta sincerità, è stata una di quelle che, in questo lungo viaggio, più mi ha stupito. Un tesoro nascosto, che va assolutamente conosciuto, valorizzato, anche in chiave turistica. Il filone, che in parte ho voluto ricostruire in queste pagine, che dalla liuteria porta all’arte organaria e infine all’arte campanaria è un bene unico e straordinario, che solo la nostra provincia può vantare.

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Capitolo IIICon lo sguardo rivolto al futuroSe la bellezza di cui avete letto nel capitolo precedente è un fattore distintivo di un modo di fare impresa che va oltre il limite dell’azione quotidiana, ampliando l’orizzonte, ancor di più questo diventa evidente quando si ha a che fare con persone che strutturalmente dimostrano di avere uno sguardo alto, e rivolto al futuro.Sono soprattutto due le categorie di imprenditori che sono contraddistinti in maniera radicale da questo sguardo: i giovani, che hanno gli anni di una vita davanti a sé e vivono tutto con freschezza ed entusiasmo, e gli innovatori, persone che con la loro inventiva e intuizione sanno guardare alle generazioni future, al mondo che verrà, senza mai stancarsi di trovare soluzioni nuove e sorprendenti.

GHIDONI AZIENDA AGRICOLATERRE DAVISMAIS CORVINOPROPHOS CHEMICALCANTINI DISTRIBUTION SERVICE

Due ragazze straordinarie, di passione ed entusiasmo

27 Marzo 2015Izano

GHIDONIAZIENDA AGRICOLA

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Emma e Daniela Ghidoni sono due sorelle di 27 e 26 anni, titolari dell’azienda agricola Ghidoni ad Izano. Hanno seguito le orme del padre Angelo e dello zio Domenico decidendo di assumersi la responsabilità di guidare l’impresa di famiglia nata nel 1978. La stalla ha ottanta vacche in lattazione e produce trenta quintali di latte al giorno. Emma e Daniela, con l’aiuto del padre e dello zio, lavorano trentacinque ettari di terra coltivata a mais, prato stabile ed erba medica. Daniela ha conseguito il diploma presso l’Istituto di Agraria, mentre Emma si è iscritta all’università laureandosi nel corso di Allevamento e benessere animale. L’azienda Ghidoni offre un esempio di alto livello nell’ambito delle imprese zootecniche di piccole dimensioni. Una caratteristica distintiva dell’agricoltura del territorio cremasco.«Sono nata con questa passione - racconta Daniela - e non ho mai desiderato fare altro se non guidare i trattori, coltivare la terra e mungere le nostre mucche. È il mio lavoro. La nostra è un’azienda che si tramanda da generazioni. Mio papà a volte mi racconta ancora delle sei vacche che possedeva mio nonno, sei quanti i figli che aveva. Amo lavorare nella stalla e amo la vita all’aria aperta. Vivere a diretto contatto con la natura mi fa sentire libera».La nuova generazione ha portato anche migliorie e investimenti sul piano tecnologico. «I tempi sono cambiati rispetto al momento in cui mio padre e mio zio hanno avviato l’azienda che oggi è dotata di sistemi all’avanguardia. La salute dell’anima evoluzione sia per ciò che riguarda le nuove tecnologie sia per la parte relativa alle leggi e alle normative. È normale che anche in un’azienda piccola come la nostra ci sia una divisione e una specializzazione delle mansioni».Mentre Daniela preferisce occuparsi della coltivazione dei campi ad Emma piace dedicarsi soprattutto all’allevamento: «Voglio curare ogni dettaglio e questo è possibile solo se l’impresa è di piccole dimensioni e chi ha la responsabilità di guidarla unisce all’umiltà della generazione dei fondatori le conoscenze più aggiornate che sono fornite da una scolarizzazione di alto livello. A questo si deve aggiungere, nel caso mio e di mia sorella, l’istinto materno. Siamo donne e credo che questo sia un vantaggio nel momento in cui ci dobbiamo prendere cura dei nostri animali. Abbiamo davanti un grande esempio di generosità e di altruismo. Nostra mamma Aurora ci ha insegnato la pazienza e la comprensione. Per noi è sempre stato un punto di riferimento». Continua Emma: «I vitelli e le vacche hanno bisogno di molta attenzione soprattutto nella fase del parto. L ’animale è sotto stress, calano le difese immunitarie e servono maggiori cure. Inizio a lavorare

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alle cinque del mattino. È un grande sacrificio ma mi riempie di soddisfazione. Credo che il benessere dell’animale sia l’elemento principale per il successo di un’azienda come la nostra. Un traguardo che lottiamo ogni giorno per raggiungere e che nel tempo ci ha spinto a cambiare le strategie. All’interno di una struttura che è rimasta immutata nella capienza e nelle dimensioni abbiamo ridotto il numero di vacche, passando da cento a ottanta, proprio per garantire standard di allevamento più rispettosi delle prerogative degli animali. Abbiamo ottenuto la stessa quantità di latte migliorando decisamente i parametri della qualità: grassi, proteine, cellule somatiche. È la strada che vogliamo percorrere: far crescere il valore della produzione senza snaturarci, rimanendo fedeli all’impostazione che abbiamo ricevuto dalla nostra famiglia. L’agricoltura è prima di tutto amore per la terra e per gli animali». Ho visitato l’azienda agricola Ghidoni e ho conosciuto Emma e Daniela. Sono le figlie che ogni padre vorrebbe avere. Ma soprattutto sono due ottime imprenditrici che hanno ereditato l’azienda di famiglia e hanno saputo migliorarne le performance sfruttando le nozioni imparate a scuola e all’università. Il legame con la generazione precedente è sano ed equilibrato. C’è il rispetto. C’è l’ammirazione per ciò che è stato realizzato. Ma anche la voglia di dare il proprio contributo. E l’intraprendenza per vincere le sfide di un mercato che si fa sempre più difficile e che possono essere superate attraverso il valore del proprio lavoro. Emma e Daniela hanno riconosciuto l’importanza del lavoro che le ha precedute ma hanno portato nuova linfa dimostrando coraggio e spirito d’iniziativa, rendendo l’attività di famiglia al passo dei tempi e più competitiva. Il passaggio generazionale è un momento molto delicato nella storia delle imprese italiane. E lo è a maggior ragione in un settore come l’agricoltura, dove molto spesso le imprese di piccole dimensioni sono soggette a pressioni intollerabili da parte dei grandi gruppi industriali. Questo ha spinto le giovani generazioni a non impegnarsi direttamente nella conduzione delle attività, ad abbandonare le campagne e a cercare altrove il proprio futuro lavorativo. Un fenomeno che ha disperso saperi, energie, speranze. Emma e Daniela, con il loro esempio, mi hanno insegnato il valore autentico di una famiglia unita, con i genitori che lavorano al fianco dei figli, quotidianamente, duramente, ognuno impegnato a fare la propria parte. Il legame fra le generazioni non va spezzato. In questo modo le comunità diventano più forti, oneste, dinamiche e combattive sul piano imprenditoriale, capaci di una maggiore giustizia e umanità.

9 Settembre 2016Torre de’ Picenardi

Un’azienda di nicchia nata da un’idea geniale

TERRE DAVIS

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La Terre Davis è stata fondata da Umberto Garavelli nel 1975 a Torre de’ Picenardi. Le figlie Anna e Rita sono entrate in azienda dopo aver conseguito rispettivamente una laurea in lingue straniere e in economia. Si occupano della parte commerciale e amministrativa. I titolari della Terre Davis sono i più grandi produttori mondiali di terra battuta per campi da tennis. Un record raggiunto sul piano della qualità e dei volumi. Umberto Garavelli, già tecnico esperto nell’attività di frantumazione di inerti, ha iniziato l’attività coinvolgendo fin dal principio i familiari nel mulino che ha rappresentato il primo nucleo della produzione. I mattoni polverizzati e riciclati, che rappresentano la materia prima, devono avere caratteristiche uniche per ottenere le migliori condizioni di gioco. A partire dal colore, un rosso vivo e acceso, che deriva dall’alta percentuale di ferro, e che appartiene in modo esclusivo ai mattoni prodotti nelle fornaci della zona del fiume Po. L’azienda opera nella filiera del riciclo: dopo il recupero dei laterizi di demolizione si prosegue con la frantumazione, il vaglio e il confezionamento. Terre Davis ha firmato i campi degli Internazionali di Roma al Foro Italico, del torneo Atp di Montecarlo, del Melbourne Park dove si allenano i giocatori che prendono parte all’Australian Open, del nuovo centro federale Usta (United States Tennis Association) a Orlando in Florida. Una realtà di nicchia che si è imposta come un’eccellenza a livello mondiale.«Terre Davis esiste e prospera grazie alla qualità straordinaria del prodotto che è legato alla nostra terra - racconta Anna Garavelli - e può essere realizzato solo con le argille della zona del Po, che sono molto ricche di ferro. È una caratteristica indispensabile sia sul versante estetico, dal momento che la presenza concentrata del ferro conferisce il colore rosso molto amato dai tennisti in tutto il mondo, sia sul versante della tenuta del terreno di gioco. Queste argille, infatti, sono il punto di partenza per ottenere un prodotto con una curva granulometrica che favorisce il drenaggio dell’acqua. È un dettaglio che fa la differenza. Un campo dotato di maggiore drenaggio, in caso di pioggia, asciuga prima e con più facilità. Per gli organizzatori dei grandi tornei è molto importante che sia garantita la continuità di gioco. Cercano di ridurre al minimo il rischio connesso alle precipitazioni atmosferiche. Sotto questo punto di vista il nostro prodotto è il più performante e offre le garanzie migliori. È il motivo per cui siamo presenti sulle principali piazze tennistiche a livello internazionale». Molto importante è stata la strategia di dotarsi delle certificazioni ambientali più qualificanti per soddisfare le esigenze della clientela: «Siamo la sola azienda del settore in Italia e in Europa che opera rispettando determinate procedure di sicurezza. Escludiamo ogni procedimento chimico. Non è

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stato facile percorrere questa strada soprattutto in un momento in cui, a causa della crisi economica, gli investimenti erano venuti meno. Ma abbiamo insistito, non ci siamo dati per vinti e abbiamo intrapreso la strada della qualità con convinzione. Siamo stati premiati. Personalmente mi occupo del commerciale. I nostri sforzi sono stati premiati. Le commesse sono arrivate, molto prestigiose, proprio perché la Terre Davis ha fatto scelte coraggiose e lungimiranti che all’inizio sembravano solamente aumentare i costi di produzione. In realtà, mentre facevamo quelle scelte, stavamo garantendo alla nostra azienda un futuro più solido e duraturo».«È stato mio padre Umberto a fondare l’azienda - racconta Anna - lavorando nel fine settimana con i parenti. Erano gli anni settanta. Gli anni in cui la Coppa Davis era all’apice del suo splendore. Il tennis spopolava. Solo a Milano c’erano cinque aziende come la nostra. Oggi ci sono cinque aziende in tutta Italia. La selezione è stata durissima. Noi siamo sopravvissuti. Anche se il fatturato ha modificato le sue componenti nel corso del tempo: oggi sono più importanti le manutenzioni delle costruzioni di nuovi campi. Ma abbiamo aperto nuovi mercati nelle patrie del tennis: Stati Uniti e Australia. In Florida abbiamo partecipato alla realizzazione del nuovo insediamento sportivo della federazione americana. Terre Davis si è assicurata gli otto campi in terra battuta».Rita Garavelli ribadisce l’importanza della materia prima e del servizio per fidelizzare i clienti: «Siamo interessati soprattutto alla demolizione di antichi cascinali. Trattiamo direttamente con i fornitori specializzati in questo tipo di operazioni. Dobbiamo ringraziare il fiume Po. In quest’ottica siamo a tutti gli effetti un’azienda del territorio che ha saputo vincere la sfida della globalizzazione. Ma siamo una tipica Pmi italiana. Un’azienda flessibile. Abbiamo risorse umane che lavorano alla produzione e squadre esterne specializzate nella costruzione e nella posa. La reputazione è tutto ciò che abbiamo e facciamo di tutto perché sia sempre all’altezza delle sfide che ci poniamo. È una soddisfazione immensa vedere i grandi campioni come Federer, Nadal o Djokovic mentre calpestano un nostro campo. Confesso che a volte, al termine di un partita importante, abbiamo fotografato l’impronta lasciata sulla terra rossa. Ma lavoriamo con la stessa passione e dedizione per realizzare i campi dei circoli italiani e internazionali che si affidano a noi. Il tennis è uno sport meraviglioso e nel mondo sta conoscendo un grande sviluppo. I nostri contatti in Russia, nei Paesi dell’Est Europa e in Cina stanno aumentando proprio a seguito della crescita dell’affluenza».«Amo il mio lavoro - conclude Rita - e devo ringraziare mio padre che ha avuto il coraggio di inseguire un sogno. Fare impresa significa affrontare ogni difficoltà e

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imprevisto. Il suo esempio, la sua presenza costante in azienda e la vicinanza di mia sorella Anna sono tutti elementi che mi spronano a fare sempre del mio meglio nella consapevolezza che oggi, anche per un’azienda piccola come la nostra, il mercato coincide con il mondo intero».Umberto, Anna e Rita sono una bella famiglia, unita dall’amore per un’azienda che a poco a poco si è costruita una reputazione eccelsa in tutto il mondo. È incredibile come da un prodotto destinato alla demolizione si possa ricavare la terra rossa che viene richiesta dagli operatori più prestigiosi del mondo del tennis. Questa è la testimonianza della genialità italiana che nasce da un’osservazione attenta della realtà, capace di individuare il dettaglio che può fare la differenza. In questo caso è la trasformazione della materia a dare avvio all’azione imprenditoriale. Ma dietro questo risultato c’è l’azione di un uomo, e ora di un’intera famiglia, che si dedica totalmente ad un progetto facendo dell’innovazione e della qualità estrema del prodotto il punto di forza per affermarsi sui mercati internazionali. La Terre Davis è un’azienda che ha valorizzato al massimo la sua appartenenza ad una determinata area geografica puntando su un prodotto unico e ineguagliabile. Un’azienda del territorio, a conduzione famigliare, ma con la forza per superare ogni confine e con il coraggio per misurarsi a testa alta con un circuito esclusivo che richiede una professionalità assolutamente non comune.

Il sogno di uno studente diventa realtà

20 Aprile 2016Formigara

MAIS CORVINO

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La “Mais Corvino srl” è un’azienda con sede a Formigara e Castelleone, nata dal sogno di Carlo Recchia, un giovane imprenditore che, dopo aver conseguito il diploma in agraria, ha riscoperto una qualità di mais antichissima con proprietà molto particolari e ricercate dal mercato. Un’avventura iniziata nel 2103 e che in pochi anni ha dato vita ad un’impresa unica nel settore del food di qualità, nota a livello nazionale e che si sta proponendo con successo anche all’estero.«Fin da piccolo ho sempre voluto fare l’agricoltore - racconta Carlo Recchia - ed è per questo motivo che mi sono iscritto alla scuola di agraria. È stata una ricerca ai tempi delle superiori ad aprirmi gli occhi. Dovevo presentare uno studio sulle qualità di mais coltivate in pianura padana prima della seconda guerra mondiale. L’argomento mi ha affascinato molto e ho continuato ad approfondirlo fino a quando mi sono imbattuto in questa tipologia, il mais corvino, utilizzato dalle antiche popolazioni. Esistono prove del suo utilizzo che risalgono al 3500 a.C. Ha lo stesso pigmento mirtillo, è un potente antiossidante che previene i radicali liberi, ha un livello doppio di proteine ed è senza glutine. Siamo davanti ad un prodotto super food che racchiude caratteristiche di elevato pregio in un unico alimento».«Perché ho scommesso sul mais corvino? Non vengo da una famiglia di agricoltori. La mia è stata una scelta lavorativa dettata dalla passione, ma per raggiungere l’obiettivo ho sempre saputo di dover inventare qualcosa di eccezionale. Non potevo riuscire se non rimanendo al di fuori degli schemi, garantendo un prodotto non scontato, innovativo, capace di esprimere una grande qualità in un periodo storico in cui il mondo del food è diventato molto esigente. Ai tempi della scuola ho scritto alla Banca mondiale dei semi in Norvegia che mi ha spedito quaranta semi di mais corvino. Ad oggi coltivo quindici ettari che l’anno prossimo diventeranno venti, ho acquistato un mulino a pietra dove poter implementare una macinazione antica con l’ausilio di tecnologie innovative. Nel capannone di Castelleone il processo produttivo è completo: dalla granella alla farina fino alla pasta senza glutine, alla birra artigianale e ai prodotti da forno. Ho sviluppato una rete di vendita su tutto il territorio nazionale. I miei clienti sono pasticcerie, ristoranti, negozi specializzati, botteghe gastronomiche, hotel. Sto lavorando molto anche sul fronte dell’internazionalizzazione con due importatori in Spagna e in Inghilterra».«Gli affari stanno andando bene. Il mais corvino è un prodotto capace di incontrare il favore di target diversificati. Il fatto che sia senza glutine rappresenta certamente un vantaggio. Piace molto anche agli sportivi per la qualità energetica e antiossidante. L’impresa cresce giorno dopo giorno a ritmi che non avrei mai sospettato. Mi sto

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impegnando al massimo e sono molto felice di farlo». Carlo è un giovane pieno di risorse e con un coraggio che dovrebbe essere preso ad esempio dai suoi coetanei. E non solo. Raramente ho incontrato una persona che ha creduto tanto in una idea al punto da perseguirla fino a costruire un’impresa dal nulla, senza appoggi, ma fidandosi unicamente del suo istinto e di una passione sconfinata per l’agricoltura. La sua storia mette in luce una caratteristica tipica dei pionieri dell’ultima generazione, che, ispirati dal passato, devono poi mettere in campo studio e conoscenza per individuare con esattezza il focus che può rappresentare una svolta. In un mondo che sembra essere saturo di tutto c’è chi, come Carlo, non si scoraggia e si impone di elaborare un elemento di novità. Serve intuito, naturalmente, ma questo non basta. Bisogna dotarsi di un sapere che richiede momenti di approfondimento e di riflessione. Poi è necessario essere molto pratici, concreti, immediati nel reperire le risorse indispensabili per fare in modo che l’idea si trasformi finalmente in realtà. Stiamo parlando del corredo dell’imprenditore italiano di razza che unisce alla capacità della visione e del sogno uno spiccato senso pratico e una volontà di applicazione ai limiti dell’eroismo. Tutte caratteristiche che devono essere necessariamente presenti, proprio come rivela la storia di Carlo e del suo mais corvino, per vincere gli ostacoli di un mercato ipercompetitivo e un contesto legislativo nazionale che molto spesso sopprime sul nascere lo spirito di iniziativa. Ma i veri imprenditori come Carlo, grazie alla fiducia nella loro idea e alla volontà di non tradire il proprio sogno, proseguono nel cammino lottando duramente e superando gli ostacoli.

L’istinto per l’innovazione

31 Luglio 2013San Giovanni in Croce

PROPHOSCHEMICAL

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La Prophos Chemical di San Giovanni in Croce è la prima Pmi innovativa della provincia di Cremona. I due titolari Wiliam Grandi e la moglie Vania Manfredi, hanno trasformato un’azienda di produzione di polveri per estintori (solfato di ammonio e fosfato di monoammonio) in una realtà dinamica impegnata nella realizzazione di progetti e di processi estremamente innovativi.«Abbiamo tre linee di settore: produciamo polvere per estintori, fertilizzanti microgranulari e ignifuganti per pannelli truciolari. Dal 2009 al 2011 - racconta William Grandi - abbiamo sperimentato nuovi processi per poter utilizzare le polveri di recupero degli estintori che normalmente lavoriamo, come fertilizzante in agricoltura. Siamo riusciti così ad ottenere da un rifiuto speciale un prodotto completamente rigenerato. Questo è stato il punto di approdo di un percorso nato alcuni fa quando, sulla base delle normative italiane ed europee che prevedono un limite di tempo per le polveri contenute negli estintori, mi sono chiesto come fare in modo che questo materiale non andasse sprecato. Con i nostri collaboratori abbiamo ideato il processo per utilizzare di nuovo il fosforo contenuto nelle polveri antincendio come fertilizzante in agricoltura. L’esperimento è riuscito e abbiamo ufficializzato tutto con un brevetto di proprietà dell’azienda. Ora, invece di attingere alle riserve minerarie in Russia piuttosto che in Cina o in Marocco, abbiamo la possibilità di dare un nuovo ciclo di vita al prodotto realizzando una tipologia di fertilizzante microgranulare che ha il vantaggio di essere localizzato in fase di semina diminuendo gli sprechi e aumentando la superficie di assorbimento del nutriente. Anche questo è stato un progetto fortemente innovativo che ci ha permesso nel 2016 di avere accesso al bando dell’Unione Europea “Horizon 2020”».«Parallelamente abbiamo realizzato i nuovi impianti. Nel 2011 abbiamo acquistato l’impianto per la produzione dei fertilizzanti microgranulari che vengono commercializzati con il brand “ProPHOS Fertilizers” attraverso la rete di consorzi agrari e grandi distributori. Siamo presenti su tutto il mercato nazionale e a anche a livello europeo. Ma stiamo per mettere le basi per il grande salto nel mercato della globalizzazione. I nostri prodotti sono indirizzati ai campi destinati alla normale coltivazione, ai campi da golf e nel settore garden».«Non abbiamo mai smesso di innovare. Credo che sia questo il significato prevalente della nostra modalità di lavoro e fare impresa. Collaboriamo attivamente con tre università: Politecnico di Milano, Università Statale di Milano, Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica di Piacenza. Nel 2017 ci siamo aggiudicati il bando di Regione Lombardia “Investimenti in favore della crescita e occupazione” per

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la ricerca e sviluppo nelle Pmi con un progetto molto ambizioso denominato “Foodtech” che vuole vuole sviluppare soluzioni innovative, introducendo nei mangimi principi attivi o nutrienti tecnologicamente protetti: molecole naturali con proprietà immunostimolanti e/o miglioratrici della salute intestinale e nuovi vaccini. A breve completeremo la costruzione del nuovo laboratori dove i nostri tecnici coordineranno un team di cinquantadue ricercatori. Saremo noi a guidare la partita. La nostra attitudine è innovare e investiamo circa 240mila euro all’anno in ricerca e sviluppo, abbiamo un tasso elevato di laureati in azienda e i nostri brevetti ci consentono di avere margini di crescita notevoli anche all’interno di mercati molto evoluti. Il passo successivo sarà aprire impianti in Europa esportando la nostra tecnologia in Paesi economicamente all’avanguardia come Francia e Germania».«Perché ho deciso di diventare un imprenditore? Le risposte sono diverse. La prima, indubbiamente, riguarda le motivazioni personali. Volevo fare qualcosa di buono. E volevo qualcosa che fosse davvero mio. Ho sempre avuto un carattere molto indipendente. Volevo migliorare anche la mia qualità di vita. Ma c’è sempre stato un elemento in più. L’azienda ha il compito di creare gratificazione per chi la fonda e la dirige, ma non basta. Un’azienda deve essere anche una fonte di ricchezza e di crescita per le persone che decidono di farne parte, lavorano ogni giorno, contribuiscono con il loro impegno al raggiungimento dell’obbiettivo. È il motivo per cui, tra le certificazioni che abbiamo ottenuto, ho voluto che ci fosse anche il bollino etico sociale che ha lo scopo di monitorare le condizioni di lavoro dei dipendenti. È stata una scelta per me necessaria. Ma vorrei fare un’ultima considerazione. Ho fondato l’azienda con mia moglie negli anni più duri della crisi. Siamo stati incoscienti? Forse. Ma in questo modo abbiamo realizzato il nostro sogno».Conoscere i titolari William Grandi e Vania Manfredi, visitare la sede della Prophos Chemical a San Giovanni in Croce, osservare il grande fermento che unisce tutti i loro collaboratori è stata un’esperienza straordinaria sul piano umano e professionale. La loro storia evidenzia al meglio la capacità di riscatto e di innovazione degli imprenditori più qualificati della nostra economia. Non è un risultato comune rivoluzionare la filiera di un prodotto per ricavarne un fertilizzante dalle proprietà uniche, risolvendo in questo modo forti criticità sul versante ambientale e dell’inquinamento. Non è poi un risultato scontato che un’azienda di prima generazione si predisponga alla collaborazione con il mondo universitario non solo per migliorare i prodotti e i processi, ma per battere nuove strade e individuare soluzioni inedite davanti a problemi irrisolti e complessi. Un’azienda come la Prophos

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lavora secondo una prospettiva anticipatrice e pionieristica mostrando la flessibilità e la reattività tipiche delle nostre migliori Pmi. Sono queste le imprese che consentono alla Lombardia di avere un futuro, lottando alla pari con i territori più competitivi e rivolti allo sviluppo. Per riuscire in questa missione bisogna essere consapevoli dell’importanza della ricerca, della conoscenza e del sapere, profondamente attenti alle risorse umane, che rappresentano con le loro competenze il vero patrimonio di un’impresa. Ma soprattutto bisogna avere il coraggio di porsi sfide ambiziose e apparentemente impossibili da vincere.

CANTINIDISTRIBUTION SERVICEL’eroismo nell’affrontare la sfida dell’internazionalizzazione

7 Marzo 2014Casalmaggiore

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L’azienda Cantini ha sede a Vicomoscano. Nasce nel 1954 e si specializza nella produzione di scope di saggina. Negli anni 60 i fratelli Renato, Pierluigi e Ildebrando Cantini prendono in mano il destino dell’impresa di famiglia e cominciano a commercializzare prodotti per la pulizia della casa. Nel 1971 iniziano le importazioni dalla Cina e da altri paesi esteri come Russia, Jugoslavia, Romania e Madagascar. Inizia il rapporto con la grande distribuzione: Upim, Esselunga, Supermercati Stella, Carrefour. Una relazione che negli anni cresce fino a trasformare la Cantini Distribution Service nel principale partner italiano di tutti gli attori attivi nel campo della grande distribuzione organizzata. Oggi l’azienda ha trentotto dipendenti, un fatturato in espansione ed una superficie coperta di 20mila metri quadrati. È presente sul mercato nazionale della grande distribuzione e del retail con 3.800 prodotti promozionali e stagionali in diversi settori merceologici: pulizia della casa, pulizia della persona, casalinghi, ferramenta, cancelleria, arredo, giardinaggio, animali. In azienda hanno fatto il loro ingresso i figli dei soci anziani: Fabrizio, attuale presidente del Consiglio di Amministrazione, Marco e Alberta.«Nella vita ho deciso di fare l’imprenditore perché questo era il lavoro di mio padre - racconta Renato Cantini - e d’altronde è la stessa strada che hanno scelto i miei due fratelli: Ildebrando e Pierluigi. Mio padre aveva un solo operaio e si occupava direttamente della vendita. Allora comprava la saggina dagli agricoltori. Nei mesi estivi venivano ingaggiate le lavoranti e si accumulavano le scorte per vendere le scope nel corso dell’anno. Ho iniziato a vendere scope quando avevo 17 anni. Avevo due piazze: Cremona e Piacenza. I clienti erano i proprietari dei negozi. Vendevo anche spazzole. A metà degli anni ’60 ho iniziato a viaggiare. L’obiettivo era procurarsi stock di materiali a prezzi più vantaggiosi per il mercato ma soprattutto avere una maggiore flessibilità nella gestione del magazzino. Ho iniziato ad importare anche lampadine elettriche. Per acquistare la saggina sono arrivato in Cina. Io ed i miei fratelli siamo stati dei veri pionieri. È in Cina che ho iniziato a comprare le borse di paglia fiorate per fare la spesa. È stato un successo incredibile. In Russia e in Madagascar ho trovato altri prodotti che potevano essere utili alle casalinghe italiane. Il rapporto qualità-prezzo era ottimale. Ben presto il settore della grande distribuzione ci ha aperto le porte. Un filone che si è dimostrato molto importante in termini di fatturato e che, proprio per i numeri che ci consentiva di fare, ha superato il mercato tradizionale dei negozi. Abbiamo brevettato anche alcune idee che si sono rivelate vincenti. Ne ricordo una in particolare: una scopa con il manico svitabile collegato ad un canotto esterno. È piaciuta moltissimo e

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aveva il vantaggio di fornire un risparmio notevole sul fronte dei trasporti». «In tutti questi anni abbiamo fatto passi da gigante. Non abbiamo mai smesso di crescere. Oggi i nostri prodotti sono tutti con marchio Cantini, certificati e coperti da rischio assicurativo e occupano le corsie centrali negli scaffali della grande distribuzione. È chiaramente un motivo di orgoglio. I miei fratelli sono scomparsi ma è grazie all’unità che ci ha sempre legato che l’azienda ha potuto raggiungere i livelli attuali di fatturato e di reputazione. Personalmente lavoro ancora ma ho accolto con grande favore l’ingresso della nuova generazione che sta dimostrando di essere all’altezza della sfida. È grazie a loro che è nata la formula “tutto a un euro” che ci ha consentito di imporci come il punto di riferimento nelle vendite degli articoli in promozione». «Abbiamo sempre cercato di fare le cose per bene. Offrire prodotti utili e di qualità. Non abbiamo mai avuto paura. Anche quando abbiamo iniziato a viaggiare per il mondo senza conoscere la lingua inglese. Non ci siamo mai fermati. Avevamo uno scopo e volevamo raggiungerlo. Eravamo curiosi. E soprattutto avevamo voglia di fare nuove esperienze, capire che cosa succedeva in altre nazioni, cercare di trovare soluzioni utili per il nostro lavoro. Ci siamo sempre riusciti. Un po’ perché non siamo stati tipi che si lasciano abbattere dalle difficoltà. E un po’ perché sono un ottimista, guardo alla vita con grande positività, ho fiducia nelle persone. I rapporti umani sono fondamentali. Non mi ha mai pesato viaggiare o trattare prodotti diversi. Parto dal presupposto che è sempre possibile fare un percorso insieme. Se hai questa mentalità fare l’imprenditore diventa un’opportunità per conoscere gli altri e te stesso allargando ogni volta gli orizzonti. È una sfida che appassiona e alla fine, se la prendi nel verso giusto, è anche molto divertente». Renato Cantini è un vulcano di idee. Un uomo dotato di un entusiasmo e di una forza di carattere inesauribili. Un imprenditore vero che ha sempre cercato di inventare qualcosa di nuovo per fare in modo che la sua azienda fosse più competitiva. E ha dimostrato che questo traguardo è possibile anche in settori dove apparentemente i margini della creatività sembrano ridotti. Anzi, è proprio qui che la fantasia fa davvero la differenza. Le fortune della Cantini Distribution Service sono nate da un’attitudine imprenditoriale fondata sulla capacità di osservare la realtà per trovare ogni volta soluzioni diverse e innovative. Una produttività delle idee che ha ottenuto esiti di grande successo, capaci di sfociare in brevetti ufficiali, e che ha conosciuto la fase eroica dell’internazionalizzazione. Immaginare i fratelli Cantini che prendono la via dell’estero quando erano in pochissimi a percorrere questa strada mi riempie di ammirazione. È il segnale di una genialità e di un coraggio che sono alla base di tutte

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le grandi esperienze imprenditoriali lombarde e italiane, riconosciuta anche dal Presidente dela Repubblica Giorgio Napolitano che nel 2013 ha conferito a Renato Cantini l’onorificienza di Cavaliere della Repubblica Italiana.

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Capitolo IVNon si parte mai da zeroTanti imprenditori hanno la caratteristica di aver costruito ex novo, con il proprio sforzo, la propria creatività e l’aiuto di collaboratori preziosi, delle realtà di altissimo livello, che si sono affermate sullo scenario nazionale ed internazionale. Solitamente siamo abituati a dire che imprenditori di questo tipo “si sono fatti dal nulla”, “sono partiti da zero”, e altre espressioni simili. In realtà, conoscendoli e sentendo raccontare le loro storie, si capisce che un uomo non parte mai da zero, ma da un insieme di esperienze, di rapporti, di circostanze che fanno scattare quella molla di creatività e di curiosità che è alla base dell’attività imprenditoriale. E la cosa bella è proprio scoprire questo intreccio di fattori umani da cui nascono delle grande aziende, di cui leggerete le storie in questo capitolo..

IMECON ENGINEERINGPANIFICIO CREMONASTEEL COLORFABBRICA DIGITALECALDAIE MELGARIRAVARA

Dalla piccola Fiesco, un’azienda che compete con i colossi internazionali

5 Dicembre 2014Fiesco

IMECON ENGINEERING

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La Imecon Engineering con sede a Fiesco è un’azienda leader in Europa nel settore dei pannelli LCD/LED pubblicitari. I fondatori dell’azienda sono Fabio e Alessio Vairani sono ingegneri specializzati in informatica ed elettronica. Il primo si occupa della parte commerciale e di marketing, mentre il secondo è responsabile della produzione. Insieme collaborano con gli ingegneri del reparto ricerca e sviluppo alla progettazione, prototipazione e produzione industriae di nuove tecnologie per innovare prodotti e mercato. La Imecon realizza display LED/LCD di ogni formato, e garantisce ai clienti la progettazione, secondo specifiche, della meccanica, dell’hardware e del software di controllo. È un’impresa giovane che ha realizzato tutta la tecnologia per Expo 2015, collabora con Samsung, LG, Telecom Italia, CNR, Ferrovie dello Stato, le società aeroportuali di Roma, Aroporti di Venezia, Trieste, Bologna. In Italia ha conquistato una quota pari all’80% del mercato delle installazioni professionali dal 2007 ad oggi e di recente è stato ampliato lo stabilimento dove lavorano piu di cento dipendenti. Il fatturato ha raggiunto 23 milioni di euro, ma ha già all’attivo piu di 30 milioni di euro di commesse. La Imecon è riuscita a vincere la gara internazionale per assicurarsi la fornitura di schermi LCD e LED della metropolitana di Londra.«Ho sempre sentito l’esigenza di costruire qualcosa di nuovo - racconta Fabio Vairani - e mio fratello Alessio ha sempre condiviso questa aspirazione. Siamo partiti insieme, consapevoli che l’obiettivo di entrambi era avviare un’impresa. Ci siamo arrivati sulla base di una grande passione per l’informatica, l’elettronica, la meccanica, il lavoro in rete e la connettività. Tutti temi che alla fine degli anni ’90 si sono imposti all’attenzione del mondo economico. Erano gli anni in cui stava esplodendo la new economy. Noi eravamo pronti a intercettare un fermento che necessitava di soluzioni all’avanguardia ma capaci di essere prototipate e industrializzate. E così è stato nel nostro caso. Abbiamo intercettato la richiesta di un cliente che voleva installare nelle vetrine propria rete di negozi display LCD esposti alla luce del sole, ma la tecnologia LCD, che pure si era già imposta, non era in grado di fornire una risposta adeguata. L’esposizione al sole degli schermi provocava guasti e alterazioni nella qualità delle immagini. Ci siamo posti la sfida di realizzare pannelli LCD che potessero essere esposti al sole senza surriscaldarsi e garantendo una piena funzionalità. Un progetto al quale stavano lavorando anche Sony, Sharp LG e Samsung. Ma siamo arrivati prima noi elaborando un processo di gestione dei cristalli liquidi che avrebbe consentito di risolvere tutte le criticità. Siamo a tutti gli effetti i pionieri di un mercato che dopo la nostra innovazione non è stato più lo stesso». «Lavorando con

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importanti partner nazionali abbiamo migliorato le nostre performance e quelle dei nostril prodotti fino a proporci su scala europea. Qui abbiamo vinto la gara per la fornitura di impianti informative/pubblicitari per la città di Madrid, per la città di Stoccolma, per l’intera rete ferroviaria olandese ed, in ultimo, per la metropolitana di Londra. Si tratta del più grande progetto al mondo di comunicazione digitale in un luogo pubblico. Una commessa che ci ha fatto crescere molto sul piano delle dimensioni, dell’organizzazione e della mentalità. Londra è a un’ora di volo, ma la cultura anglosassone è profondamente diversa dalla nostra. Noi siamo abituati a fare. È questa la nostra priorità. Ora ci stiamo misurando con una realtà dove sono altrettanto prioritarie le fasi della progettazione, della documentazione e dell’organizzazione aziendale. Dopo questo step il mercato europeo si è aperto con una serie di opportunità che vogliamo cogliere attraverso un piano triennale in cui ci siamo posti l’obiettivo di sviluppare una rete commerciale più solida per rispondere alle esigenze dei potenziali clienti. Vogliamo diversificare anche i target di clientela. Lavorare con i più grandi player è stimolante ma c’è tutto un mondo di realtà più piccole che possiamo e vogliamo coinvolgere. È anche in quest’ottica che continuiamo a investire moltissimo in ricerca e sviluppo. Abbiamo dimostrato di avere le capacità, la determinazione e la flessibilità per trasformare una piccola realtà imprenditoriale in un operatore capace di imporsi nelle gare internazionali superando i colossi del settore. Ci siamo riusciti grazie ad una predisposizione verso l’innovazione, alla passione e all’impegno che ci ha accompagnato nelle tappe cruciali e dalle quali dipende anche il futuro della Imecon».Visitando la Imecon ho avuto la possibilità di capire come sempre la genialità del made in Italy risiede nella capacità di individuare i dettagli più importanti. Utilizzando materiali innovative e sviluppando nuove tecnologie per la gestione degli LCD, Fabio e Alessio hanno trovato il modo di evitarne il surriscaldamento e permetterne l’installazione in ambienti pubblici con esposizione solare diretta. Risolvendo questa criticità che limitava fortemente l’utilizzo degli LCD la Imecon ha, di fatto, reinventato il proprio mercato di riferimento aprendo vie di crescita che sono state puntualmente valorizzate dai titolari. È molto importante che ci sia un esempio di successo imprenditoriale che dimostri in modo inequivocabile come il tema dell’innovazione possa essere affrontato in termini così positivi e vincenti da una piccola azienda. È la prova che l’intera economia italiana, per il 90% costituita da aziende di scala dimensionale ridotta, può ancora giocare un ruolo propulsivo e strategico sul piano internazionale. La capacità d’innovazione appartiene agli

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imprenditori illuminati che sanno agire in modo nuovo e lungimirante sul singolo particolare. Non è quindi una prerogativa delle multinazionali e delle grandi aziende. La Imecon testimonia che il traguardo può essere non solo raggiunto ma confermato nel tempo in presenza di investimenti adeguati e della passione che caratterizza l’approccio dei nostri migliori imprenditori.

Le sfide continue di Stefano e Massimo Allegri

15 Novembre 2013Grontardo

PANIFICIOCREMONA

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Panificio Cremona Italia S.r.l. è un’azienda fondata nel 2005 da Stefano e Massimo Allegri (assieme ad altri soci) a Levata di Grontardo. Produce prodotti da forno precotti e surgelati come pane, pizza e focaccia. Ma non è la sola attività del gruppo di famiglia, che comprende anche Glutens S.r.l. a Persico Dosimo e M.A. Group S.r.l. a Cremona. Stefano e Massimo sono due fratelli, laureati in ingegneria elettrotecnica al Politecnico di Milano, i quali, subito dopo aver terminato il percorso universitario, hanno deciso di mettersi in proprio, grazie anche all’aiuto dai genitori: il padre Gianni, che è stato un importante dirigente d’azienda, e la madre Ketty, insegnante. Gli ambiti lavorativi nei quali si misurano sono molto diversificati, dalla progettazione di impianti per la produzione di energia al food di alto livello, dove stanno dimostrando doti imprenditoriali e manageriali davvero eccellenti.«Io e mio fratello Massimo - racconta Stefano - siamo stati abituati a pensare la nostra vita lavorativa con indipendenza e libertà. Abbiamo subito aperto la partita Iva, dopo l’iscrizione all’albo professionale. Il 1998 ha visto la nascita della nostra prima società di ingegneria M.A. Group S.r.l., che successivamente si è trasformata. Nel 2005 abbiamo intuito grosse potenzialità nel settore farmaceutico e abbiamo creato Astrim Solution S.r.l. assieme ad un eccezionale socio: una società nell’ambito del settore della medicina nucleare che è andata fin da subito molto bene e che abbiamo venduto, per motivi strategici, due anni fa. Richiedeva un impegno totalizzante. Troppo per entrambi, che nel frattempo avevamo aperto il fronte del Panificio Cremona Italia S.r.l.. Una realtà che personalmente mi ha costretto fin da subito ad una dedizione assoluta. All’inizio, infatti, abbiamo pagato pesantemente la scarsa conoscenza del mercato e del settore. Dopo pochi anni dalla sua costituzione, nel 2009, abbiamo liquidato i soci di minoranza, investendo ulteriormente nell’attività sia da un punto di visa tecnologico sia , soprattutto, organizzativo. Le scelte sono state premiate ed il 2011 è stato l’anno di passaggio che ha dimostrato la correttezza del percorso intrapreso. Il fatturato ha seguito il progetto di crescita secondo una tendenza che non si è mai interrotta e che, nel 2017, si è confermata a quota 20%. Oggi l’organigramma aziendale conta 45 persone ed un fatturato di circa 8 milioni di euro. Negli anni abbiamo, con fiducia, seguito il progetto di crescita acquistando macchinari ed attrezzature, non appena se ne presentava la possibilità: questo ci ha reso nel tempo sempre più forti e competitivi e sempre più produttivi, senza perdere mai in qualità, anzi, posizionandoci come azienda di riferimento proprio per le caratteristiche dei prodotti offerti. Nel 2012 abbiamo realizzato il secondo impianto produttivo: Glutens s.r.l., azienda che produce prodotti da forno, esattamente come

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Panificio, però privi di allergeni ed additivi e dotati di un involucro protettivo da contaminazione che consente la cottura in qualsiasi tipo di forno senza necessità di precauzioni. Oggi lavoriamo su tre turni e produciamo circa 18 tonnellate di prodotto tradizionale finito al giorno e circa 1,5 tonnellate di prodotti senza glutine. Le nostre ricette si basano esclusivamente su ingredienti di altissima qualità e la nostra produzione avviene in un ambiente che segue i principali standard di riferimento (BRC, IFS) in ambito di sicurezza alimentare. Siamo presenti nella grande distribuzione, negli hotel e nei ristoranti che offrono menù selezionati. Lavoriamo con le principali compagnie aeree. La nostra rete commerciale è in espansione anche su mercati esteri».«Che cosa caratterizza il nostro modo di fare impresa? Ci sono vari aspetti, dal punto di vista operativo: sicuramente una forte tendenza all’organizzazione. L’efficienza dei processi organizzativi e produttivi è ciò che fa la differenza, ecco perché da noi vengono continuamente ritoccati con l’obiettivo di un costante miglioramento della produttività. Dal punto di vista delle scelte: una forte tendenza a realizzare nuovi prodotti caratterizzati da una importante componente innovativa. Fare cose nuove è stimolante e soprattutto ti rende primo in una continua competizione dove copiare è un po’ una regola».Stefano e Massimo sembrano nati per fare impresa. Hanno la caparbietà e l’intelligenza pratica di chi non si rassegna a tenere i sogni nel cassetto ma vuole realizzarli a tutti i costi. E riesce a farlo. La cosa che mi sorprende è che questi due giovani imprenditori si sono cimentati in campi molto diversi fra di loro. Alcuni rappresentavano una sorta di continuità con gli studi universitari altri, come la farmaceutica e il food, completamente sconosciuti. È sufficiente questo dato, insieme alla capacità di avviare aziende di successo, per comprendere come Stefano e Massimo siano in possesso del dna degli imprenditori di razza. Un istinto che denota fiducia in sé stessi ma anche nel mondo, un’apertura che interpreta l’esperienza della vita a 360 gradi, senza paura e come un’occasione costante di crescita e di progresso. Il risultato di questo approccio è davanti ai nostri occhi quando si visitano gli impianto del Panificio Cremona e della Glutens. Nuove aziende del territorio, nuovi posti di lavoro, nuove competenze e professionalità. Un futuro più certo e sicuro per l’economia locale.

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28 Ottobre 2016Pescarolo ed Uniti

Lavorare l’acciaio collaborando con i grandi maestri dell’arte contemporanea

STEEL COLOR

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La Steel Color di Pescarolo è tra i leader mondiali nella lavorazione delle lastre di acciaio inossidabile. Attraverso sofisticate lavorazioni meccaniche e chimiche la comune lastra di acciaio inox diventa un pregiato elemento di arredo. Le applicazioni sono moltissime e vanno dall’architettura all’arte, dagli ascensori all’interior design. I proprietary, Stefano Ricci e Cristoforo Guindani, partecipano alle più importanti fiere del mondo e si sono conquistati la fiducia di grandi architetti come Frank Gehry, Carlo Scarpa, Norma Foster. I loro tecnici e operai lavorano l’acciaio partendo dalla bobina, effettuando tagli complessi e aggiungendo cromie assolutamente uniche. Ogni volta che sono richieste soluzioni costruttivamente difficili, impegnative e ardite la Steel Coloro dimostra di poter fare la sua parte, riuscendo dove i competitor hanno fallito. Le operazioni sono rese possibili dalle macchine di esclusiva proprietà dell’azienda. Il fatturato ha raggiunto i 32 milioni di euro, e in questo i mercati esteri hanno una quota prevalente. La Steel Color ha realizzato la scultura in acciaio inox di otto metri ‘L’anima della città’ che svetta nel Piazzale della stazione ferroviaria di Cremona. Un’azienda che è fattivamente inserita all’interno della comunità territoriale promuovendo iniziative di spessore umanitario e solidale, a testimonianza di una vocazione civile e responsabile del fare impresa.«L’estero per noi rappresenta il vero mercato - racconta Stefano Ricci - con un’esportazione diretta che ormai cuba il 75% del nostro fatturato. In Italia abbiamo sviluppato un volume di affari in cui il 50% dei prodotti è comunque destinato all’export. Direi che questa è la nostra attitudine principale, insieme alla forte innovazione che tentiamo di garantire attraverso ingenti investimenti nell’ambito della ricerca e dello sviluppo. È stata una scelta strategica, presa in tempi non sospetti, che si è rivelata decisiva per la tenuta e il progresso dell’azione negli anni più duri della crisi. Dal 2007 abbiamo visto che il crollo dell’edilizia è stato imponente, ma fortunatamente si è verificato con tempistiche differenti. Non tutti i Paesi hanno collassato contemporaneamente, alcuni sono precipitati prima nella spirale della recessione e altri dopo. Questo ci ha consentito di avere un ricambio continuo, puntando su quelle realtà che, di volta in volta, avevano la forza per continuare ad offrire occasioni di lavoro. Lavoriamo in settori di nicchia dove riusciamo a distinguerci in virtù di una qualità e di un’eccellenza del lavoro che viene riconosciuta a livello internazionale. Lo sforzo sul fronte dell’innovazione è forte e continuo. Ma sappiamo che è questa la nostra sfida principale. Le nostre novità interessano il versante del prodotto e del processo. Siamo sistematicamente presenti

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in 65 nazioni. Una caratteristica che ci ha permesso di stabilizzare la produzione».«L’acciaio inossidabile è semplice da usare, dura nel tempo ed è riciclabile. È un elemento che piace molto ai grandi maestri dell’architettura contemporanea e noi siamo in grado di proporre soluzioni fatte apposta per sodisfare le richieste più creative. Certo, per rimanere a questi livelli, abbiamo sostenuto un impegno enorme. Siamo continuamente impegnati sul fronte delle nuove tecnologie per acquisire le competenze e le capacità che ci consentono di innovare. La nostra offerta è la testimonianza di una forza organizzativa e progettuale che siamo i soli a poter garantire sul mercato. Abbiamo il catalogo di prodotti finiti più ampio e dettagliato che esista al mondo. Un valore aggiunto che rientra all’interno di un programma di crescita che non abbiamo mai interrotto e che seguita a fare passi in avanti nell’era dell’industria 4.0. Non ci fermiamo mai e guardiamo al futuro con l’ambizione di chi sa che il risultato finale si conquista duramente con il sacrificio e la bellezza del lavoro quotidiano. Tutto ciò esalta al massimo la nostra propensione a sostenere nuove sfide e ad anticipare le tendenze del mercato. Si tratta in fondo di realizzare l’unione di forze a volte contrapposte, come la libera fantasia e la severa progettazione industriale, ma è proprio dall’equilibrio e dal bilanciamento di queste due componenti che nasce la nostra competitività. Fare sempre qualcosa di nuovo, prima degli altri, farlo in modo unico cercando ogni volta la perfezione, proporlo al mercato in modo corretto. È così che ci rapportiamo ai nostri interlocutori».La Steel Color ha realizzato opere memorabili sulla scena dell’architettura internazionale. Stefano Ricci e Cristoforo Guindani hanno trasformato l’acciaio inossidabile in un materiale all’altezza della reputazione che in ambito estetico si è sempre conquistato il Made in Italy. Visionare il catalogo delle commesse portate a termine della Steel Color significa prendere in esame alcuni dei nomi più prestigiosi ed illustri dell’architettura. Il fatto che un’azienda del territorio sia riuscita ad inserirsi in un mercato così difficile e competitivo è tutto tranne che scontato. Significa che l’azienda è seria, capace, reattiva, fantasiosa. In fondo le nostre aziende migliori hanno successo proprio perché sono guidate da persone illuminate che abbinano realismo e creatività, capacità di anticipare il mercato e la libertà di sognare. Riuscire a dare una concretezza sul piano della gestione imprenditoriale ad un connubio di questo tipo non è da tutti. È un talento. È la dimostrazione di una visione non comune della vita e del mondo.Stefano Ricci incarna alla perfezione questo genere di doti. Uno standard elevatissimo di tecnologia e una naturale predisposizione allo stile e al buon gusto hanno fatto in

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modo che il destino dell’azienda di Pescarolo si incrociasse con i nomi di architetti e artisti blasonati. Un traguardo che ha alle spalle un lavoro estremo sul fronte della qualità, della cura del prodotto, e richiede a monte capacità manageriali raffinatissime per industrializzare processi produttivi che solo la Steel Color può garantire alla clientela internazionale. Un’impresa di genialità e valore, assolutamente unica, che contribuisce a diffondere il nome della nostra terra in tutto il mondo.

Una leadership fondata sull’innovazione e sulla creatività

11 Marzo 2016Casalmaggiore

FABBRICADIGITALE

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Fabbricadigitale è leader in Italia nel campo della produzione dei software e dei servizi per l’Information Technology. La sede principale si trova a Casalmaggiore. L’azienda è nata grazie all’impulso e alla genialità di Francesco Meneghetti. Nell’ambito dell’organizzazione aziendale hanno ruoli importanti Aldo Sartori e Nicola Masseroni, rispettivamente Ceo e responsabile dell’innovazione. Fabbricadigitale è nata nel 2001 e ha 92 dipendenti. Un’impresa che, grazie alla guida sicura e lungimirante di Francesco Meneghetti, si è imposta come una delle realtà maggiormente capaci di fare innovazione destinando risorse molto importanti all’attività di ricerca e sviluppo. Un obiettivo che nel 2016 ha spinto Meneghetti a realizzare un campus interno, aperto a tutti, destinato alla contaminazione della conoscenza e delle tecnologie.«Il nome che ho scelto per l’azienda - racconta Francesco Meneghetti - vuole esprimere un significato ben preciso: da un lato volevo che fosse ben individuabile fin da subito l’importanza del concetto di produzione. Qui fabbrichiamo i prodotti del futuro. Software e servizi sono i beni che ci proiettano in un domani che si sovrappone al presente. È nostro compito idearli, realizzarli e diffonderli. Proprio come si è sempre fatto all’interno delle fabbriche. Ma con la differenza che i nostri prodotti sono immateriali. Resta in ogni caso prioritario ai miei occhi il messaggio che qui, nella nostra impresa, si crea qualcosa che prima non esisteva e che viene proposto al mercato grazie ai nostri sforzi e alla nostra determinazione. È molto importante per me. Questo è primariamente un luogo di produzione di idee e di beni che, vista la destinazione che hanno, hanno lo scopo di migliorare gli standard di vita della comunità».«Siamo sul mercato dal 2000. Non abbiamo mai rinunciato alla sfida d’innovare. Un atteggiamento che ci ha permesso di crescere sia sul piano del fatturato che dell’ offerta occupazionale. Siamo un partner molto importante per Microsoft e Telecom Italia. Ora siamo inseriti a pieno ritmo in un processo di internazionalizzazione che ci sta dando grandi soddisfazioni. Vendiamo i nostri software in tutti i Paesi del Mondo. Per certi versi siamo riusciti a vendere il ghiaccio agli eschimesi. Alcuni dei nostri migliori clienti hanno sede negli Stati Uniti, in India, nel Nord Europa. Ovvero nei luoghi che sono riconosciuti come leader a livello mondiale nella produzione di software. Expo ci ha consentito di testare in profondità la piattaforma Xuniplay che ha conosciuto nel frattempo altre evoluzioni ma che è stata certamente un episodio di successo. Abbiamo vinto la sfida di gestire l’esperienza digitale degli oltre venti milioni di visitatori di Expo fornendo informazioni in

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tempo reale geolocalizzate e profilate sulla base delle preferenze degli interlocutori che di volta in volta si connettevano tramite app, siti web, totem. Un risultato che è stato possibile raggiungere attraverso l’impiego dell’intelligenza artificiale e che è stato ulteriormente sviluppato con il progetto tuttora in corso di Mantova Capitale Italiana della Cultura. È attraverso queste tappe che abbiamo realizzato le complesse tecnologie descrivibili attraverso il concetto di ‘Phigital’, un termine nato dalla crasi di Phisical e Digital, che rappresenta il manifesto dei nostri orizzonti. Un’esperienza, in breve, che non mette in contrapposizione la concretezza della realtà con la immaterialità e la volatilità del digitale. Piuttosto i due poli sono legati senza soluzione di continuità. Si sovrappongono. Si penetrano. È un mondo dove le informazioni utili non sono più cercate dall’utente ma vengono offerte sulla base dell’identità dell’utente, delle sue prerogative, delle condizioni di tempo e di spazio».Nel 2016 nasce l’OpenInnovationCampus: «È un’idea che mi piace molto. La storia dell’Information Technology ci dice che le grandi innovazioni, molto spesso, non hanno avuto nulla a che fare con i percorsi ufficiali di studio o con i master più blasonati. Ma provengono da pionieri, come Steve Jobs o Bill Gates, che hanno lasciato l’università per realizzare quello che avevano in mente. All’interno della nostra azienda abbiamo predisposto un laboratorio di 400 metri quadri per ascoltare e ospitare chi vuole fare innovazione. Un luogo aperto, trasversale, libero, gratuito. Una sorta di circolo della conoscenza aperto a tutti. È un ponte tra noi e la società. Un ponte tra noi e il mondo. Non ci sono barriere. Qui se hai una buona idea in testa puoi trovare chi ti aiuta a realizzarla. E non ci interessa che lingua parli o da quale nazione vieni. A noi interessa solo elaborare un sapere utile che possa essere condiviso. Credo che un laboratorio di questo tipo manifesti plasticamente la fase che stiamo vivendo e che è tutta rivolta alla globalità. La grande sfida è rimanere al passo dell’innovazione confrontandoci con i migliori e questo, oggi, significa puntare ad un’eccellenza che ha come riferimento non il nostro Paese ma tutto il pianeta. Le domande che ci facciamo ogni giorno sono le seguenti: vogliamo farlo davvero? Abbiamo il coraggio necessario per metterci continuamente in discussione? Penso che l’OpenInnovationCampus sia una risposta a questi interrogativi e dimostri che siamo pronti per conoscere e farci conoscere dal mondo».Francesco Meneghetti è vulcanico, pieno di idee e di entusiasmo per quello che fa, sempre rivolto all’innovazione e alla volontà di porsi nuove sfide. È riuscito ad emergere in un campo dove spesso sono le aziende di altri Paesi a dominare. Ma con Fabbricadigitale il talento, la fantasia e la creatività del Made in Italy hanno

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contagiato l’Information Techonoloy. L’innovazione, grazie a Francesco, si sposa con lo stile italiano e con la grande laboriosità lombarda lanciando un’idea di impresa in cui lo sviluppo condiviso della conoscenza è il pilastro sul quale costruire una competitività che ha come terreno di dimostrazione tutto il mondo. Sono convinto che in questo progetto imprenditoriale sia presente una proposta educativa che vuole responsabilizzare l’iniziativa dei giovani secondo un modello aperto e fiducioso di società, dove l’altro è concepito come una elemento di completamento e di stimolo. Un rapporto che va ben oltre i ruoli consolidati del datore di lavoro e del dipendente, e che afferma una visione incentrata sulla collaborazione e sul merito. Perché, come ripete spesso Francesco, chiunque è in grado di fornire innovazione e un’impresa è sempre e comunque il risultato di una coordinazione e della capacità di fare squadra.

Una realtà famigliare che ha saputo innovare coraggiosamente

20 Giugno 2016Gadesco Pieve Delmona

CALDAIEMELGARI

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L’azienda Caldaie Melgari nasce nel 1936 a Vescovato, in provincia di Cremona. Si occupa inizialmente della manutenzione delle centrali termiche nei primi caseifici che nascevano a poco a poco nella zona. Primo Melgari, il fondatore, lascia presto l’attività nelle mani del promettente figlio Gabriele. «Avevo 14 anni - racconta Gabriele Melgari - quando ho iniziato a lavorare insieme a mio padre aiutandolo con le prime manutenzioni nei caseifici del territorio. Oggi i prodotti chimici, le strumentazioni all’avanguardia ed i software offrono un grande aiuto ma una volta le incrostazioni nelle caldaie si toglievano a mano usando delle spazzole apposite». Nel 1997 entra in azienda la terza generazione, con Michele, classe 1969 e figlio di Gabriele. Grazie a lui, ingegnere meccanico con specializzazione energetica, l’azienda si arricchisce di un ufficio tecnico interno, per la gestione delle pratiche più complesse.Ma la governance di Caldaie Melgari si arricchisce poco dopo di altre due figure chiave: Sonia Cantarelli e Andrea Ferrari. «Il mio ingresso risale al 2003 - racconta Sonia Cantarelli. Ho trascorso i primi sei mesi studiando il mercato. Avevo intuito le grandi potenzialità dell’azienda ma sapevo che era necessario imprimere una svolta radicale rispetto al core business. Era necessario individuare un mercato in espansione dove fosse possibile emergere. È nata così l’area strategica del noleggio sulla quale vennero dirottati elevati investimenti. Da qui, una crescita vertiginosa del parco caldaie che ha presto richiesto nuovi e più ampi spazi. Ecco allora che nel 2007 viene realizzata la sede di Gadesco Pieve Delmona su un’area di 22mila metri quadri ai quali se ne sono aggiunti di recente altri 16mila, con un parco di oltre 150 caldaie a noleggio. Una forza che ci ha consentito di conquistare la leadership del mercato italiano ed europeo e ha contribuito a migliorare le performance aziendali sotto ogni punto di vista. Abbiamo assicurato profitti e continuità ad un’impresa che vanta oggi oltre 80 anni di storia».Nel 2009, a pochi anni dall’apertura della nuova sede, entra in azienda anche Andrea Ferrari, figlio di Sonia. Con una preparazione fortemente orientata al marketing e alla pianificazione strategica, Andrea rilancia i canali commerciali dell’azienda, intercettando le opportunità offerte dall’internazionalizzazione. «A seguito della crisi economica e con il modificarsi dell’economia - dice Andrea Ferrari, oggi Managing Director della società - è oggi imprescindibile per la sopravvivenza di un’azienda non solo dotarsi di una strategia rinnovata rispetto al passato, ma riadattarla continuamente cercando di volta in volta il miglior match possible tra le richieste del mercato e le risorse e le competenze interne. Ho creduto fin da subito nell’importanza

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di mettere a frutto il know-how sviluppato in tanti anni di esperienza nel mondo delle caldaie industriali. Da qui, l’idea di progettare e sviluppare una nostra gamma di generatori di vapore, calore e olio diatermico. Una scelta coraggiosa considerando gli investimenti richiesti ed il periodo di crisi. In pochi anni, tuttavia, i risultati sono stati incoraggianti: abbiamo raddoppiato il fatturato e continuiamo a crescere a un tasso annuo a due cifre. Vendiamo i nostri generatori in tutto il mondo, soprattutto Europa, Nord Africa, America, Arabia Saudita ed Emirati Arabi. In breve tempo siamo riusciti a sviluppare un importante network di rivenditori e installatori. Per il futuro, l’intenzione è quella di consolidare la presenza nei Paesi dove siamo già attivi e penetrare i mercati emergenti.».«Per sostenere e alimentare questa crescita - spiega Michele Melgari - siamo costantemente alla ricerca di personale qualificato e giovani talenti. Negli anni abbiamo saputo sviluppare un solido rapporto con le istituzioni educative del territorio: scuole superiori di matrice tecnica e università. Non solo: abbiamo avviato programmi di formazione interna che prevedono trasferimento della conoscenza “peer-to-peer” grazie al coinvolgimento dei nostri collaboratori e alla valorizzazione delle figure che manifestano una spiccata propensione all’apprendimento. Identificare, sviluppare e mantenere i talenti è fondamentale per il successo a lungo termine della nostra impresa. Inoltre, ci prodighiamo affinché tutti i nostri dipendenti siano costantemente focalizzati sul cliente. Vogliamo che tutte le aree funzionali acquisiscano la consapevolezza dell’importanza di generare prodotti e servizi dal valore elevato per la clientela. È sicuramente impegnativo coinvolgere ingegneri e personale tecnico su questi temi, ma i risultati ci stanno dando ragione».L’impresa ha maturato una reputazione impeccabile sul fronte del servizio alla clientela, con squadre di tecnici altamente formati, grazie alla stretta collaborazione con gli istituti tecnici e le università del territorio. La fase dell’internazionalizzazione sta producendo grandi risultati, al punto che l’impresa cresce ogni anno di oltre il 10%, aprendo nuovi mercati in tutti i continenti. Con oltre cinquanta dipendenti e circa 3500 clienti, che comprendono tutti grandi gruppi industriali ma anche moltissime Pmi attive in ogni settore, Caldaie Melgari è sicuramente una delle realtà imprenditoriali più dinamiche e innovative del territorio.« L’innovazione – spiega Andrea Ferrari – è da sempre un tratto distintivo del nostro DNA. Ma l’innovazione non è rappresentata unicamente da nuovi dispositivi o invenzioni. Può derivare anche dalla scoperta di nuovi modi di fare le cose: la modifica del proprio modello di business e l’adattamento continuo ai cambiamenti per

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ottenere prodotti e servizi migliori. Questo è il nostro caso. Abbiamo implementato un approccio innovativo alla manutenzione delle centrali e alle assistenze nelle fasi di emergenza. Per ridurre i tempi di intervento ed i costi a carico del cliente abbiamo sviluppato un software di knowledge sharing che consente a ogni squadra di assistenza di accedere in qualsiasi momento e in tempo reale ai dati della centrale termica del cliente. Inoltre i nostri tecnici sono stati dotati di smart-glasses. In questo modo, in caso di problematiche complesse, i nostri ingegneri possono collegarsi da remoto e guidare letteralmente le azioni del personale. La stessa tecnologia è stata implementata anche nella produzione di generatori. Ciò consente di unire le caratteristiche della produzione su commessa all’efficienza della produzione in serie. Crediamo fermamente che un’azienda con una cultura innovativa possa crescere - aggiunge Michele Melgari. È per questo che abbiamo creato un’area Ricerca & Sviluppo interna per studiare e sviluppare nuove soluzioni soprattutto per il contenimento delle emissioni in atmosfera e per la riduzione dei consumi. Sono entrambi due obiettivi molto importanti per le imprese e noi possiamo offrire soluzioni che consentono di ottimizzare la combustione dei generatori, inquinare meno e risparmiare sui consumi, con rendimenti molto elevati».L’azienda Caldaie Melgari ha una storia affascinante: prima la fase artigianale e poi l’incontro tra due persone, il proprietario Gabriele Melgari e Sonia Cantarelli, ha fatto sì che l’azienda mettesse a frutto nuovi talenti e opportunità straordinarie di crescita. Oggi Caldaie Melgari realizza impianti in tutto il mondo e collabora con i principali gruppi multinazionali non sono in ambito petrolifero ed energetico, ma praticamente di ogni settore industriale. Una realtà che ha saputo innovarsi profondamente anche nell’approccio al mercato e alla clientela, trasformando la logica del calore da impianto a servizio. Un’evoluzione che, insieme al varo di una gamma di prodotti con il brand Caldaie Melgari, ha permesso all’azienda di affermarsi nel panorama nazionale e internazionale. Una leadership incontrastata in Italia e in Europa che si prepara a sfidare i principali competitor internazionali.

La grande reazione di fronte alla crisi dell’edilizia

6 Giugno 2014Cremona

RAVARA

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Ravara Spa ha sede a Cremona ed è specializzata nella realizzazione di manufatti in cemento armato, nella produzione di calcestruzzi premescolati in impianto, consegnati a destinazione con mezzi propri, e nella produzione di acciai sagomati per cementi armati. L’amministratore delegato, da oltre quindici anni, è Alberto Ravara che guida una realtà imprenditoriale giunta alla quarta generazione. Paola Ravara, cugina di Alberto, è membro del consiglio di amministrazione e si occupa della gestione dei punti vendita di materiali per l’edilizia e delle attività nate a seguito di una strategia di diversificazione nell’ambito dell’abbigliamento da lavoro, antiinfortunistico e sportivo. La Ravara Spa ha recentemente acquisito una importante rivendita di camini, stufe e caldaie a Castelverde. La famiglia Ravara ha una lunga storia imprenditoriale: il fondatore Giovanni ha dato vita all’azienda 115 anni fa, poi è stato il figlio Luigi a imprimere uno sviluppo notevole negli anni ’50 quando ha avviato e completato la fase della industrializzazione. In seguito è toccato ai figli Adriano e Renato condurre l’attività ed ora ad Alberto e Paola. Negli anni più duri della crisi la Ravara Spa ha reagito alle difficoltà del settore attraverso una capillare opera di razionalizzazione sul piano dei costi e della finanza, ma soprattutto mediante lo sviluppo di partnership con i propri clienti per non interrompere la continuità delle gestioni di ciascuno. I titolari hanno attuato anche una strategia di diversificazione e di ampliamento del portafoglio clienti, intercettando le richieste che venivano da settori fino ad allora poco frequentati, come l’agroalimentare, ed estendendo il proprio raggio d’azione nelle regioni del centro-nord.«Abbiamo reagito alla crisi dell’edilizia e continuiamo a farlo – racconta Alberto Ravara – dal momento che segnali di ripresa non se ne vedono. Almeno se consideriamo l’ambito del residenziale. Su altri fronti invece, e mi riferisco all’edilizia industriale legata prevalentemente ai comparti dell’agroalimentare e dell’Information Technology, ho potuto riscontare maggiore tonicità. Ma il residenziale è ancora in affanno, come peraltro testimoniano i grandi fornitori di acciaio e cemento. Bisogna tenere duro. Le generazioni che precedentemente hanno guidato la Ravara Spa hanno avuto la fortuna di conoscere periodi di prosperità e di espansione del settore dell’edilizia. Erano gli anni in cui l’ordinario poteva bastare per fare in modo di non essere espulsi dal mercato. Oggi non è più così. La leva finanziaria deve essere tenuta costantemente sotto controllo, alla ricerca di un equilibrio che deve conferire solidità all’andamento aziendale. Un aspetto di cui mi occupo direttamente. Dopo di che è indispensabile essere presenti in quei settori produttivi, come appunto l’industria pesante o anche branche della manufatturiera in genere o l’informatica

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oppure l’agroalimentare, che sono premiati dal contesto di una globalizzazione dove la flessibilità e la qualità delle aziende del made in Italy sono caratteristiche molto apprezzate. È una sfida molto dura ma, a fronte di una intraprendenza che non cede di un millimetro e di una determinazione inflessibile, stiamo reggendo».«Se è vero che la crisi ha molto spesso mostrato il profilo più cinico dell’economia e della finanza è anche vero, però, che laddove c’è una situazione di criticità può prevalere con beneficio di tutti gli attori lo spirito di collaborazione. Nei momenti più drammatici alcuni nostri clienti storici, per ragioni di mercato o per difficoltà di carattere finanziario, hanno avuto un blocco. Ci siamo attrezzati con modelli di comportamento inediti. Di comune accordo abbiamo iniziato a collaborare rilevando i cantieri e dando il nostro sostegno perché le commesse fossero portate a termine. In questo modo le imprese hanno avuto la possibilità di beneficiare di un sollievo che, in diversi casi, ha consentito di evitare la chiusura. Ora la crisi del residenziale è ancora drammaticamente in essere e soprattutto da ormai dieci anni. Uno stimolo importante potrebbe essere fornito in sede legislativa con politiche ad hoc e con un rilancio della liquidità bancaria. Se l’edilizia riparte a pieno è l’intera economia nazionale a ricevere una spinta propulsiva».«Oggi siamo presenti con cantieri importanti in Alto Adige, nelle province di Bergamo e di Brescia, in Toscana, in Friuli Venezia Giulia, in Umbria. Allargare la nostra capacità di azione significa avere ossigeno per gestire l’ordinario. Il segreto è proprio questo: non rassegnarsi alle certezze di sempre ma sviluppare nuove opportunità provando a conferire continuità a quelle operazioni che solo pochi anni fa potevano essere interpretate come straordinarie. Il mercato non offre più posizioni di rendita. Bisogna essere pronti, umili, attenti a non dare mai niente per scontato, ma sempre molto determinati nel sondare nuove soluzioni e occasioni di crescita».La Famiglia Ravara è un simbolo dell’economia del territorio. Più generazioni che hanno sempre fatto quadrato intorno alla storia illustre dell’azienda di famiglia, rendendola una fonte di prosperità per la comunità. Oggi la guida è Alberto, aiutato dalla cugina Paola. Sono due persone che sanno perfettamente qual è la responsabilità insita nel loro compito e che vivono con grande passione il lavoro degli imprenditori. Una passione che si associa all’eleganza, alla serietà e all’onestà che ha sempre caratterizzato il loro operato anche negli anni più duri della crisi dell’edilizia. Hanno saputo uscire dalle strade più note per toccare nuovi ambiti di lavoro, fino ad allora inesplorati, intercettando opportunità di crescita e di progresso. Persone

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capaci, profondamente umane, che danno il massimo perché l’azienda di famiglia seguiti ad essere all’altezza dell’importanza della sua storia e del suo prestigio.

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Capitolo VImpresa e famigliaDifficile racchiudere in un solo capitolo le esperienze imprenditoriali in cui la famiglia ha avuto un ruolo fondamentale. Ne ho selezionate alcune; ma in realtà anche in altre parti di questo libro si incontrano storie di imprenditori che condividono l’avventura dell’azienda con i propri famigliari, o che hanno ereditato da genitori, nonni o addirittura bisnonni l’impresa in cui lavorano.Perché la famiglia è uno degli elementi fondamentali delle tante storie che vi sto raccontando. Nella famiglia l’uomo cresce, prende coscienza di sé e del proprio ruolo nel mondo, e su queste fondamenta parte per quell’avventura straordinaria che è l’attività di impresa. Un bene per sé, per i propri figli, per la propria comunità. E spesso si tratta di un bene che è stato ereditato, che è passato di generazione in generazione e viene portato avanti con un senso di responsabilità di fronte al quale non si può far altro che provare il più profondo rispetto. Tutto questo perché impresa e famiglia costituiscono in tanti casi un connubio imprescindibile, straordinario e non di rado commovente.

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La forza di Gabriella e il coraggio di ripartire

13 Marzo 2015Castelverde

EUROTECNO

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Eurotecno ha sede a Castelverde ed è un’azienda leader in Italia nel settore del noleggio di piattaforme aeree e di veicoli commerciali. Una realtà nata dal genio imprenditoriale di Pierluigi Guarneri che negli anni ’90 ha voluto proporre al mercato italiano attrezzature e macchinari per il lavoro in quota che provenivano dagli Stati Uniti.Oggi Eurotecno è un’azienda all’avanguardia con trentuno dipendenti ed un fatturato di circa 7 milioni di euro con un incremento del 20% nel 2015 e nel 2016, un parco mezzi di oltre 500 unità con un valore di 25 milioni di euro. Tra questi anche piattaforme elevabili fino a 75 metri di altezza. I settori di intervento sono molteplici: impianti di telecomunicazione, centri commerciali, beni culturali, infrastrutture. Oltre a Eurotecno e alla holding Serfin, fanno parte del Gruppo Guarneri le aziende Silver Rent, Master, Formamentis. Dopo la scomparsa del fondatore è stata la moglie, Gabriella Martani, ad assumersi la responsabilità di guidare le società di famiglia. «Mio marito - racconta Gabriella Martani - ha avuto l’intuizione di applicare al mercato italiano macchine che venivano utilizzate negli Stati Uniti già nella seconda metà degli anni ’70. Ha sempre voluto fare l’imprenditore. Ben presto ha capito che era necessario specializzarsi per poter offrire un servizio caratterizzato dalla migliore qualità. Ha ristretto il campo della sua attività puntando sul settore del sollevamento delle persone. Mi riferisco a quello che viene definito il lavoro in quota, che richiede grande competenza sia sul fronte dell’attrezzatura tecnica sia sul fronte della formazione degli addetti e della sicurezza. Una scelta, quella di abbandonare un ambito di lavoro generalista, che ci ha permesso di affrontare il momento della crisi da una posizione di vantaggio».«Quando mio marito è venuto a mancare mi sono trovata in grande difficoltà dal momento che fino ad allora mi ero interessata poco del destino dell’azienda. Dopo il diploma di infermiera e aver lavorato per dodici anni, mi sono dedicata completamente alla famiglia e ai nostri quattro figli. Ma dopo la scomparsa dell’uomo alla quale questa azienda deve tutto è scattato qualcosa dentro di me. Ho sentito profondamente la responsabilità di dare continuità al suo sogno e al suo lavoro. Una decisione che ho preso sicuramente per non far morire l’azienda, ma anche perché non volevo deludere i dipendenti e le loro famiglie. Nel momento del bisogno ho trovato persone che hanno fatto di tutto per aiutarmi e soprattutto tra i dipendenti c’è stato chi ha trattato questa azienda come fosse una cosa propria. A tutte queste persone vanno sicuramente i miei ringraziamenti. Il momento era molto critico ma insieme ce l’abbiamo fatta e ora il Gruppo Guarnieri è più forte di prima. Un’esperienza

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che ha fatto emergere aspetti di me che mi erano del tutto sconosciute. Ognuno di noi, davanti alle situazioni critiche, ha sempre due possibilità. Può abbattersi oppure può tentare di farcela con i mezzi che ha a disposizione. Se scegli la prima strada è la fine; se scegli la seconda, invece, è l’inizio di un percorso ignoto ma che prima o poi dona la salvezza. Un traguardo, la salvezza, che passa sempre attraverso le persone. Io ho fiducia negli altri. L’ho sempre avuta. E credo che si possa costruire qualcosa di buono e di duraturo solo credendo davvero nelle persone. Oggi con me lavorano due dei nostri quattro figli: Sara, che si occupa del Centro di formazione e Simone, che coordina le attività post vendita. Confesso che vederli qui, nell’impresa fondata dal padre, pieni di passione e di entusiasmo è una cosa che mi riempie di gioia. È il dono più grande».È stato sorprendente conoscere Eurotecno, l’azienda di punta del Gruppo Guarneri che ha sede operativa a Castelverde. Dopo la scomparsa di Pierluigi Guarneri la moglie Gabriella, impegnata come madre, ha preso le redini dell’azienda per continuare il sogno del marito. Una donna in gamba, Gabriella, dal carattere buono e determinato, che si è messa a disposizione con coraggio e umiltà quando l’azienda ha avuto bisogno di lei. Ho conosciuto una persona seria e professionale, circondata da collaboratori affiatati, competenti e pronti a cogliere le opportunità che le nuove tecnologie mettono a disposizione. Oggi intorno a questa comunità di persone è fiorita un’azienda che guarda con grande fiducia al futuro proprio sulla base di un rapporto vivo e sano con il presente. Ognuno è chiamato a fare la sua parte sapendo che tutti, a partire da Gabriella e dai figli che hanno fatto il loro ingresso in azienda, si impegneranno perché il sogno comune possa progredire ed espandersi. Nel 2016, per ricordare Pierluigi Guarneri, è nata l’associazione Piper con lo scopo di promuovere l’incontro tra persone, imprese, luoghi di formazione attraverso eventi culturali, artistici e formative. Un altro frutto buono nato da un percorso umano e professionale di una famiglia straordinaria, e che sta offrendo concrete occasioni di crescita per tutta la comunità.

200 anni di storia, per una delle migliori esperienze dell’agroalimentare italiano

6 Novembre 2015Cremona

OLEIFICIOZUCCHI

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200 anni di storia, per una delle migliori esperienze dell’agroalimentare italiano

L’Oleificio Zucchi ha duecento anni di storia ed è un’azienda di Cremona che ha partecipato alle grandi trasformazioni dell’economia nazionale grazie ad una guida imprenditoriale che ha sempre manifestato grande coraggio e lungimiranza. Agli inizi dell’Ottocento l’oleificio, nato nel Lodigiano, rappresenta una realtà artigianale fondata sull’estrazione dell’olio di semi. Nel 1922 la famiglia Zucchi realizza il sito industriale di Cremona. Nel ’46 nasce la Oleificio Zucchi S.p.A. con il commendatore Gianni Zucchi che, intuendo le potenzialità della grande distribuzione, sigla un accordo con un importante gruppo commerciale per produrre olio in bottiglia. Il boom economico e la capacità continua di rinnovarsi creano le condizioni ottimali per definire i nuovi processi industriali finalizzati alla cura estrema del prodotto. L’esperienza e la capacità imprenditoriale di Vito Zucchi hanno permesso all’azienda cremonese di affermarsi come un attore leader del settore. Negli anni ’90 è stato realizzato il grande stabilimento di oltre 80mila metri quadri nell’area collocata sull’asta navigabile del fiume Po. Alessia e Giovanni Zucchi, rispettivamente Amministratore Delegato e Vice Presidente con delega alle relazioni esterne, hanno fatto il loro ingresso in azienda prendendo in mano il destino di una realtà che ormai si sta espandendo anche sui mercati esteri. L’olio di oliva Zucchi oggi, nel mondo, è considerato una delle eccellenze del dell’agroalimentare italiano. Un’azienda che guarda al futuro, dunque, ma con un passato lontano e illustre. «È una responsabilità sia per me che per mio fratello che oggi gestiamo la società» dice Alessia Zucchi. «La nostra famiglia ha tramandato di generazione in generazione il sapere oleario. Siamo la sesta generazione. Io e Giovanni abbiamo sempre vissuto l’azienda come una comunità nella quale i nostri collaboratori contribuiscono alla crescita aziendale e ne sono elemento centrale. Abbiamo contribuito nel tempo anche alla crescita del nostro territorio, cercando di portare valore all’intera collettività, facendo anche scelte difficili. Una storia ricca di discontinuità che ha interpretato l’evolversi del contesto esterno per saper rispondere alle sfide che il mercato poneva. Oleificio Zucchi oggi è un’azienda con centotrenta collaboratori che opera in quaranta paesi nel mondo. Produttore di olio di semi e di oliva, promuove filiere certificate sostenibili ed è autorevole interlocutore del mondo agricolo. Un’azienda da 200 milioni di fatturato. Composta da una divisione sfuso, dedicata al mercato dell’industria agroalimentare nazionale, e una consumer, focalizzata sui principali player del mondo retail italiani ed esteri».«Siamo l’Azienda Italiana dell’olio e vogliamo portare sulle tavole un olio di qualità, tracciato e sostenibile. Abbiamo creato rapporti duraturi e proficui con tutti gli attori

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della filiera del mondo agricolo, dell’industria alimentare, della distribuzione, del consumatore finale innovando con una filiera tracciata, sostenibile e certificata. Ci sentiamo parte attiva della società. È all’interno delle comunità umane e dei territori che operiamo con le nostre scelte quotidiane, che scriviamo la nostra storia e il nostro futuro. Il nostro è un saper fare tutto italiano che è fiero della propria tradizione ma che si confronta con l’evolversi della società, è caratterizzato da multiculturalità, attenzione e ascolto per le esigenze dei diversi consumatori». «Siamo un’azienda del territorio che è pienamente inserita nelle dinamiche dell’internazionalizzazione. Ma tutto nasce a Cremona. L’insediamento nella zona Industriale del Porto Canale all’inizio degli anni ’90 è stato decisivo. Un’operazione ispirata all’intermodalità e con uno sguardo rivolto al futuro che oggi ci qualifica come azienda sostenibile. Abbiamo fatto scelte coerenti: la ferrovia per ridurre al minimo la movimentazione via gomma, l’impianto di depurazione sul quale continuiamo ad investire, l’investimento sulla cogenerazione, che consente la produzione e l’utilizzo contemporaneo di diverse forme di energia attuata in un unico sistema integrato. Una soluzione che ci ha consentito di ottenere un significativo risparmio di energia primaria rispetto alle produzioni “classiche” ed un immediato risparmio ambientale. Abbiamo sviluppato un dialogo franco con il Comitato di quartiere per cercare di comprenderne le esigenze. Viviamo la comunità attraverso le numerose collaborazioni con realtà culturali, sociali e sportive cremonesi e attraverso le iniziative con il mondo della scuola e dell’università, dove lavoriamo per diffondere la cultura dell’olio di qualità e per cercare nuovi talenti sul fronte occupazionale». «La nostra sfida per il domani - conclude Alessia Zucchi - coincide con la volontà di garantire lo sviluppo della nostra offerta di olio extravergine di oliva promuovendo il Brand Zucchi, per condividere con i nostri consumatori scelte consapevoli di acquisto, che abbraccino sostenibilità e gusto. Un programma che è legato alla crescita sui mercati esteri, dove abbiamo l’onore già oggi di servire player internazionali del mondo retail. Il progetto sulla sostenibilità delle nostre filiere è solo l’inizio di un percorso virtuoso che ci coinvolgerà sempre più in futuro. L’augurio è che sempre più giovani vogliano condividerlo con noi sposando la passione per materie prime di qualità e portando il nostro saper fare tutto italiano per il mondo».Colpisce l’importanza data al piano umano in questa azienda che, con duecento anni di storia alle spalle, continua a dare il proprio contributo alla prosperità della città di Cremona e del territorio. Una realtà caratterizzata da una solida crescita che si traduce nella costruzione di nuovi posti di lavoro e che fa ben sperare dopo che

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Alessia e Giovanni hanno deciso di mettersi al servizio di un progetto imprenditoriale che non si accontenta di essere celebre in tutto il mondo ma si pone in continuazione nuove sfide mettendo al centro del proprio operato il rispetto del consumatore e la qualità del prodotto. Una realtà tutta improntata all’innovazione e dove le nuove tecnologie si fondono perfettamente con un sapere antico che nasce dalla capacità di lavorare in armonia con la natura e con la terra. L’entusiasmo e le nuove visioni suggerite da Giovanni e Alessia, insieme alla grande lezione imprenditoriale di chi li ha preceduti, hanno fondato una delle esperienze di maggior successo dell’agroalimentare italiano.

Passione e cura estrema del prodotto

10 Ottobre 2014Spinadesco

CANTIERICAPELLI

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Passione e cura estrema del prodotto

I Cantieri Capelli di Spinadesco rappresentano una realtà leader nel mercato delle imbarcazioni medio-piccole. Una realtà di successo che deve la sua nascita alla grande passione per il fiume Po di Davide Capelli. L’azienda è sorta nel 1974 e si è specializzata nella realizzazione di gommoni.Nel 1986 è realizzato il primo Fisherman di 4.70 metri, che al Salone Nautico di Genova incontra un grande successo. Nel 1992 la linea di battelli pneumatici con chiglia in vetroresina si impone nel mercato. Oggi l’azienda, che è gestita dai figli del fondatore, Umberto e Nunzia, produce 16 modelli di imbarcazioni in vetroresina e 29 modelli di battelli pneumatici.I Cantieri Capelli hanno conquistato a livello internazionale una reputazione degna del migliore made in Italy. Un successo costruito su più fattori: progettazione avvenieristica, cura estrema del prodotto a partire da ogni dettaglio, impiego dei migliori materiali, personale estremamente qualificato.«Grande dinamismo e una passione immensa - racconta Nunzia Capelli - è così che ci siamo distinti nel mercato della nautica fin dall’inizio della nostra storia. È stata e continua ad essere la lezione che io e mio fratello Umberto abbiamo ereditato da nostro padre. Non ci fermiamo mai davanti alle questioni inerenti il budget o il bilancio. Certo, abbiamo l’obbligo di far quadrare i conti. Ma questa concretezza, imprescindibile per chi fa impresa, non ci limita mai nella volontà di offrire sempre qualcosa di nuovo al mercato. Lavoriamo costantemente alla progettazione di nuovi modelli per soddisfare o se possibile anticipare le richieste dei clienti presenti e futuri. Non ci fermiamo mai. Una vocazione che si sposa perfettamente con le dimensioni di un’azienda che è sempre cresciuta senza perdere la flessibilità propria delle realtà a conduzione familiare».«Subito dopo l’avvento della crisi alla fine dello scorso decennio siamo emersi grazie alla nostra solidità patrimoniale e aziendale. Molte aziende sono state spazzate via o indebolite dalla crescente difficoltà dei mercati. Noi abbiamo avuto la fortuna di essere arrivati in questa fase alla guida di un’azienda che era in grado di offrire continuità ai partner internazionali e ai fornitori. Nel 2011, soprattutto, ricordo un’edizione del Salone nautico di Genova in cui ho capito che molti dei principali attori del settore guardavano a noi come ad un soggetto imprenditoriale serio e degno di stima. Oggi siamo partner di Yamaha e Suzuki. Una collaborazione così stretta con le grandi case produttrici di motori è molto importante. Ci ha consentito di essere presenti in tutti i mercati mondiali facendo conoscere il brand e la nostra capacità di lavorare, che negli anni è sempre rimasta fedele ad una impostazione artigianale. Noi offriamo

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prodotti che possano gratificare il cliente in tutte le sue richieste. Il nostro target, viste anche le conseguenze della crisi, è medio alto. Parliamo di gommoni a partire dai 7 metri di lunghezza». «Le condizioni del mercato nautico stanno migliorando. Stiamo crescendo di anno in anno del 15% e abbiamo ormai raggiunto i livelli pre-crisi. Siamo molto soddisfatti. La nostra specialità è la personalizzazione del prodotto. È un approccio che io e mio fratello Umberto abbiamo voluto mantenere seguendo le orme di nostro padre e richiede onestà, correttezza e una forte attenzione al prodotto dal punto di vista qualitativo. Il nostro segreto è semplice: lavoriamo con passione trasmettendola ai nostri partner, ai collaboratori, all’utente finale. La cura che mettiamo nella produzione non viene meno nella fase successiva alla vendita, dove vogliamo dimostrare di essere disponibili, pronti, sempre presenti. C’è in gioco la nostra serietà e il nostro impegno. Non possiamo deludere i clienti. Per noi è una priorità».Quando ho visitato i Cantieri Capelli a Spinadesco ho provato orgoglio e gratitudine. Orgoglio perché conoscere un’azienda che ha come orizzonte il mondo riempie di fierezza. I titolari Umberto e Nunzia hanno risposto alla grande passione del padre Davide continuando il suo sogno. Oggi questa impresa è leader mondiale nel proprio settore ed è stata una delle poche realtà ad aver retto i colpi di una crisi durissima. Gratitudine, perché Umberto e Nunzia mi hanno contagiato con il loro entusiasmo per il proprio lavoro. I Cantieri Capelli hanno ricevuto il Premio Barca dell’Anno al Salone di Genova 2014. L’ultimo di tanti prestigiosi successi per chi, come Umberto e Nunzia, ha costruito un progetto imprenditoriale dove una indispensabile strategia di delocalizzazione non ha fatto venir meno la responsabilità di garantire posti di lavoro sul territorio. Una visione etica che appartiene ai più generosi e illuminati dei nostri imprenditori.

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Un progetto che unisce in una comune passione genitori e figli

30 Dicembre 2014Cremona

LEGATORIAVENTURINI

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Un progetto che unisce in una comune passione genitori e figli

La Legatoria Venturini ha sede in via delle Industrie a Cremona. L’insediamento produttivo, collocato in un’area di oltre 7mila metri quadri con una copertura di 4.500 metri quadri, è il frutto di un investimento realizzato nel 2009. L’azienda ha venticinque dipendenti e ha saputo reagire con forza e innovazione alla crisi dell’editoria. Al fianco di Giancarlo e Franca lavorano ormai da anni i figli Michele e Vittorio a cui è stato passato il testimone. L’ingresso dell’ultima generazione ha consentito di recepire nuove dinamiche produttive e commerciali, lanciando prodotti inediti all’interno di un mercato estremamente maturo e messo in discussione da un cambio epocale nel modo di comunicare. La Legatoria Venturini si occupa da sempre e con grande professionalità della rilegatura di volumi, riviste e cataloghi a livello industriale fin dal 1964, l’anno della fondazione.Una realtà storica, che ha continuato a investire in macchinari all’avanguardia e che è dotata di una reputazione all’altezza dei suoi prodotti di grande qualità. «La nostra è un’azienda famigliare. Il fondatore, mio marito Giancarlo, aveva acquisito i segreti del mestiere prima di mettersi in proprio alla fine degli anni ’50. Le qualità che gli riconosco nell’ambito lavorativo sono la precisione, la serietà e l’onestà. Ha desiderato avermi accanto nel progetto imprenditoriale ed io ho accettato di buon grado. A differenza sua avevo un’esperienza di tipo amministrativo, cosa che ci ha consentito di essere complementari e di costruire insieme un’attività artigianale solida, unendo il cammino di vita e quello professionale. Due dei nostri tre figli sono entrati in azienda 20 anni fa ed il nostro sogno ha avuto un impulso ulteriore. Grazie a loro l’impresa ha saputo affrontare con successo le sfide dell’innovazione e dell’evoluzione che il mercato ha richiesto e continua a chiedere. Cambiare passo, metterci in discussione e modificare il modo di fare il nostro mestiere in funzione delle nuove logiche del mercato è stata la strategia che ci ha premiato nel tempo. Questo è stato possibile grazie alla visione e all’entusiasmo della nuova generazione che ha saputo tracciare nuovi percorsi, affiancati da me e da mio marito, che abbiamo dato fiducia e il contributo di anni di esperienza. Il nostro successo forse è proprio nel mix di questi fattori e nelle singole peculiarità di ciascun socio che, messe a servizio dell’azienda, ognuno nel proprio ambito (tecnico, amministrativo, gestionale, commerciale), contribuiscono quotidianamente a dare un valore aggiunto al nostro mestiere. Il nostro stile di conduzione aziendale fonde tradizione e modernità, fantasia e concretezza, attenzione alla qualità e controllo dei conti, lavoro e serietà, insieme all’entusiasmo di realizzare oggetti belli e ben fatti. L’innovazione tecnologica, la riorganizzazione dei flussi di lavoro,

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il controllo gestionale, l’organizzazione delle risorse umane, la gestione dei clienti, la pianificazione finanziaria ed il riposizionamento su asset strategici sono tutte tappe importanti del nostro percorso, ma la più preziosa e fondamentale è la cultura imprenditoriale che matura passo dopo passo, nella consapevolezza quotidiana del dare lavoro alle persone, rendere possibili progetti di vita, del creare valore sul territorio e all’interno di una filiera produttiva, del provare a reinterpretare oggi questa professione quasi in via d’estinzione, eppure ancora necessaria e capace di creare ricchezza non solo economica».Una storia famigliare esemplare. I genitori Giancarlo e Franca, che ho conosciuto di persona, hanno fondato l’azienda di famiglia condividendo le loro precedenti esperienze lavorative. Appartengono di diritto a quegli imprenditori che, alla fine degli anni ’60, hanno creduto in un loro progetto imprenditoriale realizzando le proprie aspirazioni e permettendo ad altre persone di avere un posto di lavoro. Hanno cresciuto i figli trasmettendo loro la convinzione che gli obbiettivi si possono realizzare attraverso i sacrifici, il duro lavoro e anche la capacità di guardare orizzonti lontani. Michele e Vittorio hanno portato in azienda una sensibilità più attuale, molto attenta al mondo della cultura, ricca di spunti manageriali che hanno determinato nuovi e coraggiosi investimenti. Sono due giovani con una grande voglia di fare. Sono consapevoli della grande lezione morale e imprenditoriale ricevuta dai loro genitori. Oggi la legatoria ha intrapreso un progetto di micro editoria, “Matti da Rilegare”, che guarda al mondo dell’infanzia e degli albi illustrati, un settore di nicchia dove è diventata sinonimo di eccellenza. Michele e Vittorio, accomunati dalla passione per la musica al fratello Alberto, hanno riversato questo loro interesse anche nel lavoro: “Matti da Rilegare” prevede non solo l’utilizzo di parole e immagini , ma anche di libri in formati particolari, la creazione di musiche ad hoc per le varie storie, l’impiego della danza ed infine la partecipazione a laboratori creativi dove si impiegano gli scarti di produzione (refili di carta, cartoncini colorati, cartoni ondulati ecc.). Anche questo progetto testimonia la capacità di intraprendere di questa famiglia. Un risultato raggiunto attraverso la collaborazione che ha unito due generazioni e che ha saputo fondere le esperienze del passato con una sensibilità tutta rivolta al presente e al futuro. Una continuità che rappresenta il vero segreto della nostra migliore imprenditoria.

Tre fratelli uniti, un’azienda profondamente legata al territorio

11 Giugno 2014Cremona

FANTIGRAFICA

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La tipografia Fantigrafica ha sede a Cremona in via delle Industrie. I proprietari sono tre fratelli: Palmiro, Mauro e Massimo. Una realtà imprenditoriale storica, molto legata al territorio, sempre dinamica e capace di reagire positivamente davanti alla crisi del settore. Un’intraprendenza che nasce dalla forte unione dei fratelli, al fianco dei quali lavorano sei collaboratori, e che mette al centro dell’impresa il nucleo familiare evidenziando una delle caratteristiche più virtuose dell’imprenditoria lombarda. Un’azienda che affianca la capacità di offrire flessibilità ed una prontezza di risposta alla clientela con l’abilità di chi è consapevole di lavorare all’interno di un settore antico e longevo, dove è sempre più necessario unire la qualità artigianale del lavoro alla prospettiva di garantire una piena applicazione delle nuove tecnologie. «È verissimo che per noi è importante la famiglia ai fini della competitività dell’impresa - dice Mauro Fanti - ed è così che abbiamo sempre lavorato. Uniti e affiatati. Il pioniere è stato Palmiro. È il più anziano ed è stato il primo ad entrare in azienda maturando un’esperienza preziosa che ancora oggi resta un punto di riferimento per tutti noi. È lui che si occupa dei clienti e delle relazioni con i fornitori. Conosce il mercato come pochi altri e in tutti questi anni ha saputo individuare in modo corretto i cambiamenti del settore, mettendoci nelle condizioni di fare le scelte migliori. Se siamo arrivati a questo punto, superando tante difficoltà, continuando a lavorare con passione e risultati positive, è soprattutto grazie a lui. Ci ha trasmesso il gusto della libera impresa, la soddisfazione di avere una propria attività, la libertà ma anche la forte responsabilità che comporta una decisione di questo tipo. Io e Massimo ci occupiamo soprattutto della fase della produzione. Ognuno di noi ha dei compiti specifici anche se alla fine tutti dobbiamo essere in grado di fare tutto. Per noi è importante condividere le scelte di fondo e questo è possibile grazie al fatto che condividiamo la stessa impostazione del lavoro. Un approccio ancora artigianale, fondato esclusivamente sulla qualità del lavoro e del prodotto. D’altronde il nostro settore è per sua natura legato all’arte e richiede una capacità manuale di altissimo livello se si vuole continuare ad essere protagonisti nel mercato».«Operiamo in un settore dove la crisi è stata molto dura. Molte realtà sono state condannate alla chiusura. Noi abbiamo resistito lavorando sodo e non smettendo mai di porci nuove sfide. Siamo reduci da un investimento superiore al milione di euro. Si tratta di un macchinario che ci consentirà una migliore produttività e qualità del prodotto. Gratificare i nostri clienti per noi resta un elemento prioritario e inderogabile. Tendiamo a costruire con loro un rapporto che va ben oltre le dinamiche di una semplice commessa. In molti casi si tratta ormai di un

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vero e proprio rapporto di amicizia. Mostriamo comprensione, rispetto e onestà. E veniamo ripagati con la fiducia davanti alla quale rispondiamo con serietà. Manteniamo sempre la parola data. Crediamo moltissimo in quello che facciamo. È la nostra vita. Una lezione che Palmiro ci ha trasmesso fin dall’inizio. I valori, per noi, sono prioritari almeno quanto le decisioni più importanti per consentire alla nostra azienda di crescere e di prosperare. Siamo persone oneste che fanno il loro lavoro con grande passione e devo dire che, a distanza di anni, mi commuovo ancora quando un nuovo cliente bussa alla nostra porta. È un attestato di stima. Una prova di fiducia. Un gesto davanti al quale ci sentiamo profondamente responsabili e che da parte nostra impone il massimo dell’ascolto e dell’impegno».Quando ho conosciuto Palmiro, Massimo e Mauro ho compreso subito le ragioni di un successo imprenditoriale che li premia anche in un periodo di crisi del settore in cui lavorano. L’unità e l’attaccamento che hanno l’uno verso l’altro è il cuore pulsante di un’azienda che ha risposto nel tempo alle sfide di un mercato sempre più difficile e competitivo. A ciò si aggiunge una capacità sopraffina nella realizzazione del lavoro e la volontà di aggiornarsi in continuazione, facendo investimenti, esplorando nuove opportunità e nuovi mercati senza mai abbandonare il legame con il territorio. Questo è l’aspetto cruciale di una concezione del lavoro che affonda le radici nell’artigianato più nobile. Un saper fare che richiede serietà, applicazione, amore per ciò che si fa ed una dedizione che da sempre rappresentano le caratteristiche qualificanti e più apprezzate degli imprenditori della nostra terra e della nostra regione. È l’attitudine di chi inizia un progetto sapendo che deve durare nel tempo, superare gli ostacoli della contingenza, promuovere un’idea di azienda che si pone al centro della comunità. È qui che il profitto si unisce all’etica, dimostrando che il lavoro può davvero fare la differenza nella vita degli uomini affermando una visione civile e solidale del vivere comune. È qui, attraverso l’impegno di chi rischia in proprio e dà fiducia ai propri collaboratori, che si genera la ricchezza di un territorio. La generosità di questi tre imprenditori è molto nota nel mondo del terzo settore, al quale spesso forniscono aiuto e sostegno, a testimonianza del fatto che si sentono parte di una comunità di cui condividono le iniziative benefiche. In loro vedo all’opera una capacità di sopportare la fatica e una dedizione al lavoro che, insieme al coraggio e all’energia di puntare sull’innovazione per essere più competitivi, rappresenta la lezione più alta ed efficace da proporre alle nuove generazioni. Credo, infatti, che sia possibile vivere la dimensione del lavoro con entusiasmo e dedizione guardando ad esempi positivi come loro. Ma perché ci siano degli esempi è necessario incontrare persone

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che credono fino in fondo in quello che fanno avendo la consapevolezza che altri possono condividere il loro cammino. I dipendenti ed i collaboratori, prima di tutto, e subito dopo i clienti. Vivere in questo modo significa introdurre la missione imprenditoriale dentro un contesto più ampio, umanamente più ricco ed efficace, più aperto e rivolto al futuro. È così che si comportano da sempre Palmiro, Massimo e Mauro. Tre imprenditori che sono legati alla loro terra e che fanno del rispetto della relazione umana l’elemento di forza e di successo della loro esperienza.

Le sfide del mondo dei trasporti gestite con grande lungimiranza

1 Luglio 2016Gadesco Pieve Delmona

MULTITRAX

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La Multitrax ha sede a Gadesco Pieve Delmona ed è stata fondata nel 1996 da Rinaldo Maggi. Oggi sono i figli Alberto e Andrea a condurre una realtà specializzata nel commercio di rimorchi e semirimorchi in esclusiva per alcune delle migliori aziende estere. Un’azienda che è sempre riuscita a immettere nel mercato italiano soluzioni innovative e che, dopo la crisi delle immatricolazioni del 2009, quando nel settore si è verificato un crollo pari al 70% del volume di affari complessivo, ha reagito puntando sui servizi alla clientela e su ambiti di nicchia. Una strategia tutta incentrata sulla qualità, che ha aperto nuovi filoni: ricambistica, mezzi per l’agricoltura e il noleggio. Una rivisitazione integrale delle strategie aziendali che ha dato i suoi frutti riposizionando l’azienda cremonese ai vertici del settore. Oggi la Multitrax ha quattro divisioni interne ed una squadra di giovani che hanno fatto il loro ingresso lavorando al fianco di Alberto e Andrea Maggi.«Mio padre ha fondato l’azienda nel ’96 - racconta Aberto Maggi - e fin dall’inizio ha sempre cercato di capire i bisogni del mercato. Il suo obiettivo era anticiparli per consentire alla nostra impresa di essere sempre più competitiva. Ha intuito che c’era una grande esigenza da parte degli autotrasportatori italiani di poter utilizzare veicoli di qualità superiore alla media. Ha siglato accordi di rappresentanza in esclusiva con le aziende estere che erano leader nei propri settori. Importava i mezzi e li proponeva con successo ad un mercato che fino ad allora, in una quota pari al 90%, era dominato dalle case italiane. È stato un modello di business improntato all’efficienza e all’affidabilità. Ha generato profitti fino al 2006 quando è stato necessario intervenire per far fronte ai cambiamenti che nel frattempo si erano verificati. I clienti chiedevano più flessibilità per ampliare i servizi. Abbiamo stretto accordi con altri partner raggiungendo il traguardo di un’offerta che per ogni tipologia di trasporto era in grado di garantire l’intera gamma dei prodotti. È stato un passaggio importante perché abbiamo ampliato le nostre competenze. Il mercato è continuato a crescere fino al 2009».«Un anno molto difficile. È venuto a mancare nostro padre che era il fulcro dell’azienda. E poi c’è stato il crollo del mercato con gli effetti devastanti di una crisi economica prolungata. Abbiamo dovuto correggere il tiro puntando ancora di più se non in modo esclusivo, sui mezzi tecnologicamente evoluti, e raffinando tutto il comparto dei servizi e dell’assistenza al cliente. Alcune attività fino ad allora marginali si sono imposte al centro del nostro modello di business. Abbiamo implementato i settori dell’area service e ricambi, del noleggio e della commercializzazione dei veicoli stradali per il trasporto agricolo, come le cisterne per il digestato e i liquami. Abbiamo proseguito la vendita in esclusiva per l’Italia

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di cinque marchi europei, e contestualmente abbiamo fatto crescere moltissimo il settore del noleggio, che ci ha consentito di diventare la prima flotta in Italia, per varietà di tipologie di offerte, con cinquanta veicoli impiegati all’anno. Nell’ambito agricolo, per esempio, siamo in grado di accollarci i rischi d’impresa agevolando l’agricoltore che ha l’opportunità di testare il mezzo noleggiato sia dal punto di vista delle prestazioni tecniche sia per ciò che riguarda la redditività. Oggi guardiamo alle nuove frontiere tecnologiche collaborando con i nostri partner per soluzioni innovative come il primo semirimorchio biuso per utilizzo su strada e in campo. Un mezzo che assolve alla doppia funzione del trasporto e del lavoro agricolo. Una novità per il mercato italiano».«Mio padre Rinaldo ha insegnato a me e a mio fratello l’onestà nel rapporto con il cliente. La sua lezione è ancora viva in noi e, anzi, la ritengo un ingrediente insostituibile per spiegare il successo della nostra azienda. Ci ha insegnato che la parola di un uomo è una sola e che una volta data non si può venire meno alla promessa fatta. Ci ha insegnato ad essere responsabili verso i nostri dipendenti che si aspettano certezze nel lungo periodo. E ci ha insegnato a non aver paura di prendere decisioni, come anche ad essere sempre noi stessi. In azienda io e mio fratello Andrea ci occupiamo di cose diverse. La mia curiosità mi porta naturalmente ad essere maggiormente concentrato sulle soluzioni tecniche. Andrea, invece, ha acquisito un’esperienza ventennale nell’ambito della commercializzazione ed è in grado di stimare il valore di un prodotto in riferimento alle esigenze del mercato come pochi altri nel settore. È un talento che gli riconosco e che è evidentemente importantissimo per un’azienda che lavora in un settore dove è proprio il rapporto tra la domanda e l’offerta a determinare il prezzo di un bene. Amiamo l’azienda che ha fondato nostro padre e ogni giorno cerchiamo di lavorare al meglio per consentire a questa realtà di progredire. Lo facciamo con umiltà, passione e gratitudine».Alberto e Andrea Maggi hanno una grande dedizione al loro lavoro che si fonde con la competenza e con il rispetto verso la figura del fondatore, il padre Rinaldo, che è ancora molto vivo nei loro racconti. Ma ciò che mi ha soprattutto colpito è la loro grande capacità di accettare i cambiamenti senza temerli, ma operando perché la svolta possa sempre diventare un’occasione per crescere e migliorarsi. Una filosofia che ha consentito alla Multitrax di cambiare pelle diverse volte, andando incontro alle nuove esigenze del mercato in una prospettiva di cura assoluta della qualità nel rapporto con il cliente. Una lezione di umiltà e di concretezza che mi ha fatto capire, ancora una volta, come l’imprenditore sia in fondo una persona profondamente connessa con la realtà che lo circonda e verso la quale si pone costantemente in

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ascolto. Il fare azienda si traduce allora in una vera apertura alla vita. Ciò che motiva l’azione imprenditoriale è la fiducia verso il mercato e verso l’esistenza stessa che viene percepita come un campo dove misurarsi positivamente, con l’intento di mettersi alla prova e dimostrare il proprio valore. Tutto ciò implica fiducia nelle persone, speranza, ottimismo, voglia di lottare. L’azienda diventa una scuola di vita per i giovani che ne entrano a fare parte e che sono chiamati ogni giorno a dare il loro contributo. È questo lo spirito che Alberto e Andrea condividono con i loro collaboratori e che diventa tangibile dopo pochi minuti che si varca la soglia di un’impresa che da vent’anni è collocata ai vertici del proprio settore.

Sempre vicino al proprio territorio e ai propri clienti

7 Marzo 2014Casalmaggiore

STABILI

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Stabili Srl nasce a Casalmaggiore quasi 40 anni fa e ad oggi è un’azienda specializzata in scavi, movimento terra ed edilizia industriale. Nel 1979 i fratelli Giuseppe ed Eugenio Stabili, seguendo le orme del padre Antenore, decidono di avviare una piccola realtà a conduzione familiare, ma questo è stato solo l’inizio. Negli anni, infatti, l’impresa è cresciuta puntando a migliorare i propri standard di qualità e cercando di soddisfare al meglio le esigenze dei propri clienti. Oggi la ditta è attiva in diversi settori edili, tra cui: scavi e movimento terra, reti tecnologiche e fognarie, opere di urbanizzazione, pavimentazioni e di edilizia industriale. Inoltre negli ultimi anni ha aperto un importante impianto di riciclaggio che raccoglie, gestisce e ricicla rifiuti inerti non pericolosi.« L’importante crisi dell’edilizia del 2008 - racconta il titolare dell’azienda, Eugenio Stabili - ha colpito duramente il mondo delle costruzioni, ma sinceramente la nostra azienda è sempre riuscita a far fronte alle grosse difficoltà del settore e, anzi, siamo riusciti a crescere notevolmente in questi ultimi anni grazie a una duplice strategia: da un lato abbiamo puntato sulla filiera del riciclo. Abbiamo, infatti, aperto un impianto dedito al ritiro di materiale inerti, dando così nuova vita ai materiali che provengono da opere di demolizione e dalle lavorazioni di cantiere. Dall’altro lato abbiamo continuato a puntare sul nostro cavallo di battaglia: l’edilizia industriale, abbandonando quasi completamente l’edilizia residenziale.Un altro nostro punto di forza è l’aver sempre deciso di mantenerci vicini al nostro territorio natio, infatti il nostro raggio d’azione interessa prevalentemente Lombardia e Emilia Romagna, dove le aziende attive, soprattutto, nel settore agroalimentare, non hanno mai smesso di investire, grazie, anche, alla continua espansione dovuta al crescente successo dei prodotti del Made in Italy nei mercati internazionali. Siamo, inoltre, dotati di diverse certificazioni riconosciute a livello europeo, che ci consentono di lavorare sia con gli Enti Pubblici, sia in aree in situazioni critiche, come i paesi terremotati del modenese. Sicuramente un contesto dove si può operare solo con la massima serietà e professionalità: una volta messa alla prova, però, le nostre capacità devo dire che non abbiamo più incontrato particolari problemi e siamo stati individuati come partner affidabili nella fase di ricostruzione di edifici industriali, soprattutto a uso agricolo.Grazie a tutto ciò abbiamo avuto un incremento del fatturato a doppia cifra negli ultimi anni e anche per il 2017 si prospetta un aumento di oltre il 20%. Certo, la crisi ci ha costretto a fare dei cambiamenti nel nostro modo di operare, ma sono convinto che il rapporto e la fidelizzazione con i nostri clienti storici e affezionati è

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stato fondamentale. Ha richiesto molta flessibilità e prontezza nell’accogliere le loro esigenze, ma ciò si è rivelato vincente. Oggi, infatti, siamo in grado di consegnare complessi industriali realizzati in ogni dettaglio, “chiavi in mano”, proprio per agevolare al massimo il cliente.Sono proprio forse questi rapporti e queste collaborazioni a lungo termine che mi rendono fiero e orgoglioso ogni giorno di quello che faccio e dei sacrifici che compio. Sono abituato a fare della fiducia il punto di avvio e di approdo di ogni rapporto di lavoro sia con i clienti, che con i fornitori, che con i miei dipendenti, molti dei quali si può dire che siano nati con l’azienda stessa e siano cresciuti quotidianamente con essa e con me».Eugenio Stabili è il tipico esempio di imprenditore lombardo: operoso, sincero, umile. Un uomo che si fa carico della responsabilità di dover dare delle risposte concrete ai clienti, impostando il rapporto sulla franchezza e sulla semplicità. Caratteristica che è propria di chi nella vita ha lavorato molto, ha conosciuto la fatica e ha sempre tentato di migliorarsi sapendo che per riuscirci c’era una sola strada da percorrere: la strada della serietà.Un uomo che può sembrare di poche parole, ma che proprio per questo motivo rivela la sua natura pragmatica, le cui azioni valgono più di mille discorsi e che ammette solo un rapporto sano e autentico con la realtà. Un uomo generoso che, anche negli anni più duri della crisi economica, ha continuato a investire e a credere nel proprio lavoro sviluppando idee nuove che, con l’andare del tempo, si sono rivelate vincenti per un’azienda che oggi guarda al futuro con ottimismo e determinazione.

La sfida continua dell’innovazione tecnologica

25 Febbraio 2015Crema

OMZ TORNERIA

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La sfida continua dell’innovazione tecnologica

L’Azienda O.M.Z. (Officina Meccanica Zanotti) è stata fondata nel 1983. È una realtà di assoluta eccellenza nel settore della torneria automatica per conto terzi. Tra i propri clienti annovera il Gruppo Brembo, Bosch, Gruppo Lagrand BTicino. L’azienda, grazie alla competenza del fondatore Cesare Zanotti, è stata in grado di collocarsi con successo nel mercato dell’automotive, realizzando prodotti di altissima precisione, offrendo un servizio completo al cliente: tornitura, assemblaggio, imballaggi speciali. Partendo da acciai speciali, ottone, alluminio, rame, teflon e bronzo OMZ crea componenti per sistemi di sicurezza per il settore automobilistico, elettrico, oil & gas, idraulico e pneumatico. L’altissima efficienza e flessibilità ha permesso all’Officina Meccanica Zanotti di essere leader nel mercato meccanico di alta precisione. Cesare Zanotti ha lasciato il comando alla figlia Marina, chairman, che da molti anni si è assunta la responsabilità di dare continuità allo straordinario lavoro del padre. Di recente ha fatto il suo ingresso il figlio di Marina, Pietro, che giorno dopo giorno dimostra di avere la stoffa del nuovo leader.«Il settore dell’auto - racconta Marina Zanotti - richiede un’innovazione continua. È un settore per sua natura proiettato nel futuro. Il mio staff collabora alla realizzazione di progetti che vedranno la luce anche fra cinque anni. In un contesto di questo tipo è evidente che la dotazione in macchinari e attrezzature deve sempre essere connessa con le proposte più all’avanguardia. Ma ciò che conta davvero, oltre ad un sistema aziendale che è in grado di fornire gli strumenti migliori, è il fattore umano. E prima ancora il fattore culturale. Un insegnamento che deriva da mio padre, Cesare, che ha sempre reputato strategico l’investimento nel personale. Il percorso tecnico deve essere ineccepibile. Ma alla base ci deve essere una mentalità forte ed equilibrata, curiosa, aperta al cambiamento, coraggiosa nella sperimentazione di nuove strade. I nostri dipendenti devono avere una spiccata vocazione alla concretezza e devono sentirsi protagonisti dentro un processo produttivo che richiede una dedizione totale. In azienda facciamo di tutto perché ci sia un reale scambio delle conoscenze. Ogni mio collaboratore deve dimostrare capacità di decisione e di visione futura. Deve cogliere le reali opportunità di crescita non solo aziendale, ma soprattutto personale: quella che noi abbiamo definito la #OMZexperience. OMZ è prima di tutto una squadra. Una comunità di persone che vivono e lavorano per lo stesso obiettivo. Quale? Dimostrare di essere i migliori in ciò che facciamo. Una sfida che si rinnova ogni giorno e che necessita di importanti risorse sul piano psicologico e morale. Questa è la mentalità della nostra azienda. Ed è una mentalità vincente che ci ha consentito di superare la grande crisi dell’auto diventando più solidi

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e competitivi di quanto lo eravamo in precedenza». «Ritengo cruciali il fattore culturale, l’atteggiamento, la corrispondenza tra pensiero e azione. È la prima e forse più grande lezione che ho ricevuto da mio padre. Un uomo che sapeva dare l’esempio. Così tento di fare io. Ogni giorno. Non mi risparmio ma pretendo il massimo. Per realizzare i progetti ambiziosi che abbiamo in mente dobbiamo essere animati da motivazioni comuni. Questa è la mentalità con la quale mi ha forgiato mio padre. È stato un imprenditore lungimirante». «Come deve essere un imprenditore? Non credo che ci sia una formula unica. Posso riferire quello che mi ha trasmesso mio padre Cesare. Strategia, buon senso, concretezza e passione. Ma soprattutto la capacità di rimanere fermi nei momenti in cui l’emergenza fa tremare i polsi. E poi la volontà di creare rapporti umani dettati dall’armonia, dal rispetto e dall’equilibrio personale. E, alla fine, anche una dose calibrata di fantasia, che forse rappresenta il vero valore aggiunto degli imprenditori italiani, i quali esprimono il loro talento soprattutto quando i competitors più agguerriti hanno gettato la spugna o non sono capaci di fornire risposte adeguate. Ma perché ciò sia possibile serve una squadra. Per questo motivo è così fondamentale condividere lo stesso approccio, lo stesso metodo di lavoro e gli stessi valori. Un percorso autenticamente culturale che va implementato il prima possibile e che può essere rafforzato aumentando il tempo trascorso in azienda anche all’interno dei progetti di alternanza scuola-lavoro. Servono molti anni per formare un tornitore capace e autonomo e la pratica è più importante della teoria. I ragazzi devono studiare nel 50% del tempo stabilito dal percorso di studio ma l’altro 50% devono trascorrerlo in officina a contatto con i materiali e gli strumenti che poi dovranno dimostrare di padroneggiare quando faranno il loro ingresso nel mondo del lavoro. Il fattore pedagogico ed educativo rappresenta la grande sfida del mondo del lavoro. E per vincerla devono essere valorizzate le imprese come i luoghi principali e più appropriati, per una formazione di qualità». Marina Zanotti è un’imprenditrice che ha collocato la sfida culturale al centro della vita dell’azienda che dirige con successo. Una donna coraggiosa e intraprendente che è riuscita a dare continuità alla grande esperienza del padre Cesare, riconosciuto unanimemente come un autentico innovatore, creando una squadra che deve garantire ogni giorno uno standard altissimo di competitività e di efficienza. OMZ è certamente una delle imprese che danno maggiore lustro al tessuto economico cremasco e di tutta provincia di Cremona, portando nel mondo il nome di un territorio che dimostra di poter fornire esempi di successo in settori ad elevato contenuto innovativo. La passione, la determinazione e la voglia di fare

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di Marina esprimono al meglio il carattere dei nostri imprenditori più capaci. Persone che lottano per il bene della propria azienda, sapendo che questa è una parte importante della comunità in cui vivono. Persone che conoscono molto bene il valore delle proprie decisioni, dalle quali dipendono le vite dei collaboratori e delle rispettive famiglie. Imprese pensate e gestite in questo modo, la OMZ ne è un esempio tangibile, diventano luoghi dove le nostre comunità trovano, anche nei momenti più difficili, gli stimoli per andare avanti e vincere le sfide più dure. Sono i luoghi in cui l’agire imprenditoriale ed il benessere della comunità si sposano generando speranza e sviluppo.

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Capitolo VIL’impresa del gustoL’Italia è famosa in tutto il mondo per la straordinaria qualità e bontà dei propri prodotti alimentari. A noi italiani piace star bene, vivere bene, e la bontà di ciò che apparecchiamo sulle nostre tavole è parte integrante di questa nostra visione positiva della vita. Non si tratta solo di cibo. È qualcosa di più: è cultura, è gusto per la vita, è consapevolezza del fatto che la convivialità appartiene alla natura stessa dell’uomo. Mangiare insieme, in famiglia o tra amici, è un elemento fondamentale per la nostra crescita umana. E non c’è niente di più triste che mangiar male e mangiar soli. A questa grande eccellenza che è l’agroalimentare italiano, come frutto di una cultura e di un modo di concepire l’essere umano, la nostra terra dà un contributo di primissimo livello. Abbiamo già parlato dell’impresa della bellezza; ora parliamo dell’impresa della bontà. E cos’è la vita senza il bello e il buono?

BETTELLA AZIENDA AGRICOLAPANIFICIO PASTICCERIA BADIONIACETIFICIO GALLETTIDOLCIARIA RIVOLTINICAZZAMALIBANDIRALI VINERIA FUORIPORTA

I salumi dei grandi chef, frutto di una storia lunga e sempre nuova

27 Luglio 2015Gabbioneta Binanuova

BETTELLAAZIENDA AGRICOLA

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I salumi dei grandi chef, frutto di una storia lunga e sempre nuova

Quella condotta dai cugini Giuseppe e Mario Bettella, e con loro da Stefano, figlio di Giuseppe, e Ada, moglie di Mario, è un’azienda che, per chi conosce il mondo dell’alta ristorazione, rappresenta al meglio quella grande qualità e quell’attenzione a ogni dettaglio che rende i nostri prodotti tra i più desiderati e invidiati al mondo. I salumi di Bettella sono esattamente questo: un’eccellenza tutta italiana, fatta di passione per la terra e per gli animali, caratterizzata da un’altissima qualità della materia prima e dei processi di produzione.«Siamo agricoltori da più di un secolo», raccontano i cugini Bettella. « Una storia che affonda le radici in pieno Ottocento. L’iniziatore della lunga storia che, con il passare dei decenni, ha poi portato all’azienda Bettella di oggi è nostro nonno. Classe 1865, povero e rimasto orfano di padre (il nostro bisnonno fu l’ultimo a morire di colera a Rovato), decise di emigrare in Argentina, dove lo stato assegnava agli immigrati terre da coltivare. La madre però continuava a scrivergli, e voleva che tornasse: e lui così fece dopo due anni. Da lì tutta una lunga serie di passaggi: andò a lavorare come fattore in un’azienda che importava bestiame dalla Svizzera, sposò la figlia del padrone, ed ebbe da suo suocero un pezzo di terra da coltivare, pochi ettari in affitto a Rovato. Dopo che già aveva messo al mondo quattro figli, nel 1922 decise di spostarsi a Isorella, presso la cascina San Nazzaro, sempre come affittuario, poi a Pessina Cremonese, alla Cascina Quadri».Nel 1959 il primo cambiamento nella decennale attività agricola della famiglia Bettella: «Fu comprato il fondo dove siamo ancora adesso, la Cascina Casamento di Gabbioneta», racconta Giuseppe Bettella. «Qui, a partire dal 1962, inizia l’allevamento delle galline da uova, e dei galli per la riproduzione. Arrivammo ad avere fino a 10 capannoni, con 75mila galline e la produzione di 50mila uova al giorno. Un settore allora prospero, che poi però andò in crisi. Quando nel 1985 la grande nevicata fece crollare uno dei capannoni, cogliemmo la palla al balzo e decidemmo di cambiare. Ci buttammo sull’allevamento dei suini: avevamo il progetto pronto, e decidemmo allora di costruire ex novo questa nuova attività, cioè un allevamento a ciclo chiuso per far nascere i maiali, farli crescere e poi vendere gli animali vivi. A poco a poco entrammo nel Consorzio Prosciutto Parma e San Daniele. Vendevamo 8000 capi all’anno, intorno ai 160 chili, secondo le indicazioni e il disciplinare fornito dal consorzio stesso».Ma anche questa nuova attività ha dovuto affrontare il momento della crisi: «Io e mio cugino Mario ci siamo guardati in faccia e abbiamo detto: “Abbiamo due soluzioni: o chiudere, o trasformarci”. E lì - eravamo circa nel 2009 - abbiamo deciso

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che era il momento di cambiare. Riduciamo l’allevamento al numero di circa 2500 capi, e prendiamo la decisione di allevarli per macellarli e fare salumi con il nostro marchio, anziché vendere l’animale vivo». È con questa scelta, fatta per reagire con intelligenza e forza di volontà alla crisi del settore, che nasce la grande qualità del marchio Bettella che oggi tanti conoscono: «Abbiamo due linee di maiali: quelli che vengono portati a 240-250 chili, con un’età di circa 13-14 mesi; e quelli invece che vengono portati fino a un peso di circa 340 chili, che garantiscono una qualità altissima dei salumi che produciamo. Il tutto è frutto di una procedura molto curata: alimentiamo il maiale come si faceva 50 anni fa. Non compriamo mangimi industriali: compriamo la materia prima, e poi il mangime lo facciamo noi. Una modalità di allevamento da noi brevettata con il nome di “Maiale tranquillo”». Il maiale così allevato viene portato al macello e poi, con camion frigo, il prodotto macellato viene trasportato presso lavoranti selezionati a seconda delle necessità: «Le mortadelle vengono lavorate a Modena, i prosciutti a Lagrimone, il culatello a Zibello, lo speck a Cavalese. E così via. Abbiamo una serie di lavoranti scelti solo in base al criterio della qualità che può essere garantita».E gli effetti si vedono: «Non c’è solo il fatto che, a quanto ci dicono, il nostro prodotto piace. Ci sono anche differenze concrete: il nostro prosciutto, dopo 3 anni di stagionatura, pesa 18-19 chili, mentre normalmente ne pesa 8 o 9. E tante altre caratteristiche particolari, per ciascuno dei nostri prodotti: culatello, culaccia, pancetta, coppa, spalla cotta, il “Cotto di Gioia”, prodotto brevettato. E molto altro ancora».Sembrano schermirsi, i cugini Bettella, di fronte agli attestati di stima che i loro prodotti ricevono. Ma la realtà è proprio questa: «Noi non spendiamo un centesimo in pubblicità. Eppure di noi hanno parlato le testate della grande stampa, come il Corriere e il Sole 24 Ore. Certo, rimaniamo tutto sommato una realtà piccola, e la nostra intenzione non è quella di spingere troppo sulla quantità. Anzi, già ora le richieste che abbiamo sono addirittura troppe. Manteniamo comunque la nostra clientela, dai ristoranti stellati ai negozi e alle gastronomie di alta qualità». Basti pensare che tra coloro che apprezzano i prodotti Bettella figurano nomi come quello dello chef francese Paul Bocuse, nientemeno che tre stelle Michelin conservate per più di 50 anni consecutivi.Tutto questo, però, viene vissuto con grande umiltà e naturalezza: «La qualità, in fondo, è un segreto di Pulcinella. Certo, ha costi più alti, e noi non potremo mai andare a vendere i nostri prodotti al supermercato. Facciamo le cose nel modo che

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riteniamo più opportuno. E, come detto, a quanto pare quello che facciamo piace». Parlare di Bettella, per me, vuol dire parlare della genialità dentro la semplicità. Quelli dei cugini Bettella non sono prodotti che ci rimandano semplicemente alla buona cucina, alla qualità del mangiare. In tutto questo c’è qualcosa di più: c’è un gusto per le cose fatte bene, la ricercar accurate di un’alta qualità, un modo equilibrato di approcciarsi al tema del lavoro.

Un forno centenario, capace di rinnovarsi continuamente

20 Febbraio 2015Casalbuttano

PANIFICIO PASTICCERIA BADIONI

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Un forno centenario, capace di rinnovarsi continuamente

«Ciò che deve essere fatto, merita di essere fatto bene»: è questo il motto che campeggia nel negozio di Casalbuttano dove i fratelli Badioni, sotto lo sguardo vigile dei loro genitori ancora in attività, vendono i loro ottimi prodotti: pane e dolci. Parlando con loro e visitando forno, si comprende subito che quel motto non è solo uno slogan per conquistare i clienti, ma la modalità concreta con la quale si vive il lavoro quotidiano. Una sapienza che si alimenta della conoscenza di un’arte antica i cui ingredienti principali sono la passione e il sacrificio.«Il motto è stato adottato quando abbiamo preso la decisione di ingrandire l’azienda», racconta Andrea Badioni. «Prima era una panetteria, poi a poco a poco ci siamo evoluti verso la produzione di dolci. Sempre però rimanendo ben legati alla tradizione e ai prodotti del nostro territorio, con fornitori locali». E i dolci dei fratelli Badioni vengono prodotti adottando una forma che a mio avviso si può definire geniale: «Teniamo in vita le vecchie ricette delle nostre case. Abbiamo proprio dei nostri clienti storici, per lo più casalinghe, che ci affidano le loro ricette, e noi le traduciamo a livello professionale. E i prodotti che ne nascono conservano il nome dei nostri clienti, come ad esempio la “Torta Saffo”, così denominata perché questo era il nome della signora che ci ha affidato la ricetta».Il forno Badioni è ancora a completa conduzione famigliare: vi lavora Andrea con il papà Roberto, mentre in negozio c’è Susetta con la madre Giuseppina. «Oltre all’impostazione ancora famigliare, manteniamo ancora la produzione del pane come una volta. Il pane deve essere fresco e venduto nell’arco delle 24 ore, quindi la produzione avviene ancora di notte. E, soprattutto, utilizziamo ancora il vecchio forno: un manufatto di più di 100 anni, che conserviamo ancora con cura e che è il cuore del nostro laboratorio. Mantenere quel forno è per noi il segno dell’innovazione nel rispetto della tradizione. La panificazione notturna dura fino alle 10 del mattino. Poi inizia tutta la fase della pasticceria: classica, lievitata, prodotti secchi, biscotti, panettoni». Nell’azienda Badioni lavorano anche un collaboratore fisso, Arturo, altri famigliari come stagionali nei momenti di maggiore attività, per esempio durante le fiere, ed è attivato un rapporto con la scuola professionale di Cremona, Enaip, da cui arrivano ragazzi che alternano il lavoro con la scuola e imparano il mestiere direttamente in bottega.Sembra una storia semplice, ma la decisione di cambiare e modificare la propria attività è stata una scelta coraggiosa. «Il passaggio è avvenuto circa una ventina di anni fa», racconta ancora Andrea. «Nel momento in cui la grande distribuzione ha cominciato a fornire molti prodotti da forno, noi artigiani della cosiddetta “arte

PANIFICIO PASTICCERIA BADIONI

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bianca” ci siamo dovuti ingegnare. Già allora mio padre faceva qualche dolce, e allora abbiamo deciso di puntare su quello per fornire qualcosa di più alla nostra clientela. È stato un momento di crisi, ma come tutti i momenti di crisi è stata un’opportunità e un incentivo per farci crescere».Il tutto puntando sempre sull’alta qualità del prodotto: «La qualità è garantita innanzitutto dal fatto di poter disporre di materia prima eccellente, grazie alla collaborazione con le aziende del territorio, tra cui la Latteria Soresina. E il nostro prodotto lo vendiamo direttamente al cliente, ristoranti o consumatori privati, innanzitutto nella nostra provincia, ma da tre o quattro anni anche fuori dal territorio provinciale. In negozio passano circa duecento clienti al giorno».I fornai per me sono una categoria speciale: sono avanti rispetto a tutti gli altri, anticipano le nostre giornate, lavorando il pane di notte e permettendoci, al risveglio, di avere il nostro principale cibo quotidiano. Ma tutto questo, me ne sono reso conto parlando con Andrea e i suoi famigliari, non è nostalgia del passato: è l’attività presente di una famiglia che ha saputo investire, innovare, scommettere su un cambiamento della propria attività, pur nel solco della tradizione, ben rappresentata da quel forno centenario.Quello dei fornai non è solo un lavoro, ma anche e soprattutto un servizio alle persone. Un’idea di servizio che Andrea incarna bene, impegnandosi anche nel mondo associativo a difesa della propria categoria. Un impegno a tutto tondo, cementato da un contesto famigliare straordinario, che genera quegli ottimi dolci nati nelle nostre case e diventati, grazie a Badioni, prodotti di alta qualità.

L’azienda con un laboratorio di analisi e ricerca al suo interno

10 Ottobre 2017San Daniele Po

ACETIFICIOGALLETTI

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L’azienda con un laboratorio di analisi e ricerca al suo interno

L’Acetificio Galletti è un’azienda storica a conduzione familiare gestita da Aurelio Galletti insieme al figlio Paolo. Produce aceto da oltre 5 generazioni. Nata nel 1871, oggi la ditta Galletti vanta l’appellativo di “Antico Acetificio Artigiano”. Nel corso degli anni l’azienda si è ampliata ed oggi è in grado di offrire il massimo delle garanzie al consumatore, avvalendosi delle più moderne tecnologie di lavorazione dei prodotti. Proprio per questo, il 27 novembre 2017, ha ricevuto in Regione Lombardia il premio “Imprese di valore”, ideato dalla Regione per «valorizzare le migliori idee di chi, per la capacità di operare in una dimensione che continua a muovere la produttività e l’economia, riesce a crescere e innovarsi in uno scenario sempre più competitivo, a generare attrattività nel territorio in cui opera e a dare “valore pubblico” alla propria funzione». Una descrizione che ben si attaglia all’azienda Galletti: una tradizione secolare che continua grazie al grande processo di innovazione tecnologica che da sempre è il punto di forza e cardine dell’azienda.«Il nostro primo obiettivo è quello di fare prodotti buoni in quanto naturali e senza additivi», spiega il titolare Aurelio Galletti. «Il punto di partenza è la consapevolezza di quanto sia importante quello che mangiamo e quello che troviamo negli alimenti che consumiamo. Noi vogliamo produrre bene, anche se spesso il mercato italiano non premia chi lavora con determinati standard di qualità».Pur conservando nella produzione di aceto il cuore della propria attività, la Galletti negli anni è andata diversificando la propria gamma di prodotti: tante varietà di aceto, come l’aceto di vino, aceti aromatizzati, aceto di mele, aceto di malto, aceto di riso, e poi i condimenti, gli estratti di malto e gli sciroppi di cereali, tutti prodotti che vengono lavorati e realizzati nei due stabilimenti di San Daniele Po; e poi l’aceto balsamico di Modena IGP, che viene prodotto nella cantina di Modena.«Diversificando in questo modo siamo cresciuti nel tempo», racconta ancora Aurelio Galletti, «e mentre quindici anni fa avevamo 3 dipendenti, oggi ne abbiamo 35. Puntiamo molto sull’estero, dove va l’80% della nostra produzione di aceto. Su alcuni prodotti, come l’aceto di riso, siamo gli unici in Europa. L’attività degli estratti e degli sciroppi, poi, è iniziata circa 12 anni fa e sta crescendo molto». Ma il grande cuore dell’azienda, il punto che più di ogni altro ne fa un’eccellenza unica in grado di puntare costantemente sulla massima qualità, è il laboratorio di analisi agroalimentari “Veridat”, creato dall’azienda stessa, che ha deciso di investire in moderne attrezzature e personale qualificato. Il laboratorio dispone infatti di efficienti e moderni impianti in grado di offrire una vasta gamma di determinazioni con limiti di sensibilità elevati e idonei anche ai prodotti destinati al baby food. Dal

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2010 “Veridat” ha esteso i propri servizi anche all’esterno, operando con continuità con Aziende dei comparti alimentari, conservieri e industriali e ottenendo tutte le più elevate certificazioni di qualità. «Puntare su questo aspetto dell’altissima qualità, del controllo, dell’innovazione è il cuore della nostra vocazione. Si parla tanto oggi di 4.0, ma noi tutto questo lo facciamo ormai da tempo, per rispondere al meglio alle esigenze sempre nuove dei clienti. Si pensi al problema sempre più diffuso della celiachia: noi produciamo sciroppi per celiaci, e aceto di mele con doppia fermentazione per chi ha problemi gastrici».Per Aurelio Galletti il cruccio rimane però l’incapacità dell’Italia di riconoscere in modo adeguato il lavoro di chi punta così tanto sulla qualità: «Ho un ottimo rapporto con le istituzioni locali, e trovo che si spendano molto per le aziende del territorio. Lo stesso però non accade a Roma e a Bruxelles. Abbiamo bisogno che il nostro lavoro sia più tutelato, in particolare di fronte a una concorrenza internazionale a volte molto sleale, soprattutto nei rapporti con i paesi dell’est come la Cina, con tutta la diversa situazione che c’è sul tema dei dazi. Le nostre aziende, piccole di dimensione ma grandi di qualità, hanno bisogno di essere supportate. Certo, innanzitutto dobbiamo farlo noi. Io non sono un fautore del “piccolo è bello”, e per questo motivo lavoro già da tempo sulle reti di imprese».Sollecitazioni importanti, quelle di Aurelio Galletti, che devono essere accolte e fatte proprie da chi ha responsabilità a livello politico. È giusto che chi lavora e fatica ogni giorno puntando sulla qualità e sull’alto livello del proprio prodotto, soprattutto in un ambito delicato per la nostra salute come quello alimentare, ottenga non solo riconoscimento ma anche tutela. Un impegno da portare avanti con serietà, anche per un senso di profonda gratitudine nei confronti di chi, come Galletti, dà il massimo ogni giorno per garantire qualità e sviluppo.

La magia del torrone rivive in mille forme

22 Gennaio 2016Vescovato

DOLCIARIARIVOLTINI

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La magia del torrone rivive in mille forme

Parlare di Cremona vuole dire parlare di torrone. E parlare di torrone vuol dire parlare di Rivoltini. Un’azienda storica, che è stata capace non solo di produrre torroni di qualità sempre più alta, ma anche di modificare il prodotto, farlo uscire dalla sua visione solo stagionale e natalizia, e trasformarlo in un dolce a 360 gradi, buono per ogni circostanza e per ogni uso.«Abbiamo ereditato una grande storia, e abbiamo deciso di onorarla apportando innovazioni che erano non solo necessarie, ma rappresentavano anche il pieno rispetto di quella tradizione in cui siamo nati», racconta Massimo Rivoltini. «D’altronde la stessa nascita del torrone è un’innovazione. Quindi per rispettare la natura del prodotto abbiamo pensato col tempo di apportare quelle modifiche e quei cambiamenti che ci hanno portato fin qui».L’azienda nasce nel 1928, «il fondatore è stato il bisnonno Esilio, con i due figli Guido e Attilio. Importante il fatto che nasca a Vescovato, un paese con sue caratteristiche particolari: è stato un possedimento dei Gonzaga e, come enclave all’interno di un territorio tutto agricolo, aveva leggi speciali che l’hanno portato ad avere una sua particolare vocazione commerciale, dove grande importanza aveva la professione del carrettiere. La produzione del torrone è iniziata quasi per caso: facendo come lavoro l’autotrasportatore, è capitato una volta che il nostro bisnonno ricevesse in pagamento una caldaia per fare il torrone, e anziché venderla ha incominciato, diciamo così, a “giocarci”, producendo torrone e vendendolo alla domenica. A poco a poco la cosa ha preso piede, ed è nata l’azienda “Fratelli Rivoltini”, fondata da Guido e Attilio. Un lavoro di tipo stagionale, legato al Natale e alle fiere».La terza generazione arriva negli anni Cinquanta, con Vincenzo, padre di Massimo, Marina e Cristiano, ed il cugino. «Si trattava ancora di lavoro stagionale, ma andava scomparendo in quel periodo la vendita diretta su mercati e fiere, per passare alla vendita a grossisti e ambulanti. Il primo torrone fatto per questo tipo di commercializzazione si chiamava “Delizia”, e conserviamo ancora una pubblicità fatta sul giornale locale, che allora si chiamava “La voce del Po”, in cui campeggiava una scritta filosofica: “L’invidioso sta bene quando gli altri stanno male. Noi no”». Sono tanti gli aspetti della storia della ditta Rivoltini che si intrecciano con la storia del nostro paese. «La nostra azienda - racconta ancora Massimo - ha risentito di tutte le fasi di evoluzione della storia italiana nel secolo scorso. Io sono cresciuto in azienda, e mio nonno mi raccontava tutto: mi parlava dell’autarchia, quando non c’erano le arachidi e allora si sopperiva con le caramelle di zucchero, così dure che facevano le scintille; mi parlava dell’importanza nel Dopoguerra del Giro d’Italia,

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che portava con sé una carovana commerciale di grandissimo impulso economico. Negli anni Sessanta, poi, si è incominciato anche a portare modifiche nell’assetto lavorativo dell’azienda, che è stata in un certo senso antesignana della conciliazione e del welfare aziendale. C’era molta manodopera femminile, donne che lavoravano da dopo Ferragosto fino al 23 dicembre, e per loro sono stati pensati orari particolari, ben calibrati, che durano ancora oggi: si smette di lavorare mezz’ora prima di pranzo, alle 11.30. E poi per queste donne, per lo più massaie, che in quattro mesi si guadagnavano un gruzzolo che durava tutto l’anno a sostentamento di tutta la famiglia, il lavoro era un mezzo per rafforzare la propria dignità».A partire dagli anni Sessanta nasce il quesito intorno al futuro dell’azienda: come proseguire? Espandersi e diventare una realtà industriale, o mantenere l’impianto originario, cioè quello artigianale? «Si scelse la seconda strada. E ancora oggi portiamo avanti con convinzione e orgoglio questa scelta». Non una scelta di retroguardia, bensì un modo per affrontare con forza nuove sfide, a partire dalla diversificazione dei prodotti: «Prima si è iniziato con la linea dei croccanti. Poi nel 1979 arriva un signore, Carlo Patrucco, con cui lavoriamo ancora, che propone l’idea del biologico, a cui allora non credeva nessuno. Mio padre invece decise di starci, e così partì la linea delle merendine e degli snack bio. Poi negli anni Ottanta un altro incontro, con Stefano Callistri, body-builder e “mister Universo”, che ci parla della diffusione negli Stati Uniti delle barrette energetiche. E anche qui mio padre ci credette, e iniziò una nuova produzione. Una serie di novità che hanno permesso di iniziare il processo di destagionalizzazione del lavoro dell’azienda».Negli anni Novanta arriva la quarta generazione. Racconta Massimo: «C’eravamo io e i miei fratelli, poi le figlie di mio cugino. Nel 1992 abbiamo realizzato che l’azienda era arrivata al massimo sviluppo che poteva raggiungere sia come assetto societario che come “location” nel centro storico del paese. Bisognava cambiare passo. Si è allora deciso che la “Rivoltini fratelli” era arrivata alla fine della sua storia, ed è iniziata la nuova avventura con la “Rivoltini Alimentari Dolciaria”. Mio padre aveva più di sessant’anni e decise di rimettersi in gioco con i suoi tre figli. Partiamo con diceci dipendenti, e oggi siamo a circa cinquanta. Nel giro di poco tempo le aspettative vengono superate, e il problema diventa la troppa richiesta di prodotto. Rimane sempre un punto fisso: cambieranno i macchinari, saranno perfezionati i processi, ma il torrone sostanzialmente lo si deve fare sempre nello stesso modo, come quando “lo si menava a mano”».Sempre con il connubio fra tradizione e innovazione: «Al torrone classico

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affianchiamo il torrone fatto come dolce da consumare tutto l’anno. Poi i torroni morbidi, con uno studio particolare sulle materie e sui leganti, che permettono al prodotto di non squagliarsi d’estate e di non gelare d’inverno. E poi le creme da gelati artigianali, le torte di torrone, e altro ancora».La storia di Massimo Rivoltini, e di tutta la sua famiglia, è in effetti segnata da scelte, da decisioni che hanno innanzitutto un valore culturale e umano: «Noi non pensiamo di produrre un alimento, vorremmo dare un piacere. La gente oggi mangia meno, ma mangia meglio. E la nostra filosofia è proprio quella di attestarci su questo livello. Anche perché dentro il lavoro, dentro all’impresa, uno cerca una propria realizzazione personale. Cerca di fare qualcosa di buono. E per noi, in particolare, qualcosa di buono in tutti i sensi». Un’impostazione che travalica i limiti dell’azienda, e che è diventata per Massimo Rivoltini anche impegno a livello di associazione di categoria, alla guida della Confartigianato locale: «Non si può morire nella propria azienda, accontentandosi della pigna di lavori fatti. Ci vuole una gratificazione più grande, non solo economica, ma che abbia a che fare con l’idea di uomo che uno ha. Non si tratta di fare i missionari, ma semplicemente di alzare lo sguardo e coniugare il proprio interesse con quello della comunità. Il bene di ciascuno è il bene di tutti, e il bene di tutti è il bene di ciascuno. Viver bene in un contesto degradato non serve a nulla, e non dà nemmeno grande soddisfazione. Un esempio pratico lo vediamo in occasione di quello straordinario evento che è la Festa del Torrone: ognuno è lì per dare il massimo, e si collabora anche tra competitori. Si coopera alla buona riuscita di qualcosa da cui tutti traggono un beneficio. Non solo noi produttori, ma la città intera».E questo è il senso del fare impresa. Ciò che mi affascina tutte le volte che entro in un’azienda non è solo la qualità dei prodotti, ma un’umanità come quella di Massimo Rivoltini. L’intelligenza nel produrre bene, nel fare cose buone, nell’avere soddisfazione inventando e realizzando prodotti di qualità sempre maggiore; e al tempo stesso guardare oltre i limiti della propria azienda, mettendo il proprio lavoro a servizio della comunità.

Quando la macelleria diventa un’arte

27 Febbraio 2015Romanengo

CAZZAMALI

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Quando la macelleria diventa un’arte

Non trovo parola migliore per definire Franco Cazzamali di questa: un rivoluzionario. Ma non un rivoluzionario finto, di quelli che semplicemente spaccano tutto. No: un rivoluzionario vero, che non piega la testa di fronte a nessun diktat, e che fa le cose a modo suo. E in quel far le cose a suo modo, le trasforma, le “rivoluziona”, appunto, fino a farle diventare qualcosa di nuovo, buono, stupefacente. Basta vedere quello che fa con la carne.Chi volesse andare per la prima volta alla macelleria Cazzamali a Romanengo è bene che si faccia indicare con precisione la strada. Perché di insegne, fuori dal negozio, non c’è traccia. «Chi viene da me, non va in un negozio a comprare e basta», spiega Cazzamali. «Chi viene qui entra in casa mia, è invitato a entrare nel mio mondo, a conoscerlo e a condividerlo. Il mio cliente non mi dice: “Voglio un chilo di questo o un chilo di quello”. Mi dice: “Voglio fare il brasato”, “Voglio fare il bollito”. E da lì inizia un rapporto tra me e lui, fatto di consigli, di condivisione, di conoscenza».La storia straordinaria che ha portato il nome Cazzamali ad essere sinonimo di macelleria di altissima qualità inizia quando Franco aveva ancora 15 anni: «Per prima cosa, tutto nasce perché c’è una famiglia. Io devo tutto al fatto di avere avuto due grandi genitori, che mi hanno permesso di fare quello che desideravo, e mi hanno sostenuto in tutto il mio percorso. A 15 anni sono andato in macello, a 17 in un negozio a Milano. All’età di 25 anni, già sposato, con un figlio e un secondo in arrivo, ho aperto il negozio con mia moglie Raffaella. Era il 4 novembre del 1983. L’11 novembre, una settimana dopo, nasceva il secondo figlio».Fin dalla prima apertura della macelleria, sono stati subito chiari il criterio e il modo di concepire la propria attività: «Abbiamo deciso fin dall’inizio che non avremmo mai venduto quello che noi stessi non volevamo mangiare. Questo significa rispetto per il consumatore, ma soprattutto rispetto per l’allevatore. Non dimentichiamo che con la terra e con gli animali siamo insieme 365 giorni all’anno. È una cosa importante, da riconoscere. E invece troppo spesso questo è un fatto che si dimentica, e allora di conseguenza chi fa questi mestieri non ha la giusta remunerazione». Proprio questa sua passione e questo rispetto nei confronti degli allevatori lo porta all’impegno di una stretta collaborazione da oltre vent’anni: «Quando ho iniziato, l’età media degli allevatori era di 62 anni. Ora l’età media è di 32. Questo vuol dire che siamo riusciti a far sì che i figli continuassero questa attività, che rimanessero attaccati a una tradizione importante. E questo è poi successo anche a me: ho la fortuna che i miei figli sono entrati nell’attività, e ora loro gestiscono il rapporto con la ristorazione, mentre io e mia moglie Raffaella ci curiamo del negozio». I figli Danilo

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e Marco gestiscono Dacma, l’azienda nata nel 2005 per i servizi alla ristorazione, che permette all’arte di Cazzamali di entrare nei luoghi dell’alta cucina, tra grandi chef e ristoranti stellati. La macellazione viene fatta direttamente in Piemonte scegliendo l’animale dall’allevatore, e a Romanengo arrivano le mezzene. La razza, naturalmente, è quella piemontese, italiana, autoctona, con mantello bianco e con ottima resa alla macellazione. Dalla lavorazione si arriva alla ristorazione, in Italia e all’estero, fino a Londra: i grandi ristoranti scelgono Cazzamali perché sanno che possono contare su una qualità altissima, e su un prodotto e un servizio fatto su misura, su cui poi non devono più lavorare. Ma in tutto questo Cazzamali non si sente mai un uomo arrivato: «Io dico sempre che sono un apprendista in alimentazione. Quello che so e che faccio oggi è sempre meno di quello che saprò e farò domani. Mentre parliamo, io so che domani mi arriveranno qui, sempre dal Piemonte, specificatamente da Carmagnola, capponi e galline, e su questo farò delle ricerche particolari. Ma questo vale anche per il bovino, per il maiale, per tutte le specie che trattiamo. E anche per tutti gli altri alimenti che vendiamo qui in negozio». Una propensione alla formazione continua che Cazzamali ha trasmesso anche a giovani apprendisti: «A tanti giovani dell’Istituto Sraffa che sono passati di qui ho cercato di trasmettere tutto questo. Ma senza la pretesa di dire: “Ora ti insegno cosa devi fare”. Anzi, io ho sempre detto loro che non dovevano copiare nessuno. Semplicemente ho cercato di trasmettere qualcosa, e poi da lì ciascuno inizia il proprio percorso. E sono contento del fatto che tanti usciti di qui, abbiano trovato lavoro». Sentendo parlare Cazzamali, che rende tutto semplice e che fa sembrare naturale un luogo che da molti è guardato come un vero e proprio tempio dell’alimentazione di qualità, viene da chiedersi perché allora le macellerie e i piccoli negozi chiudano: «Si dice spesso che questo succede per colpa dei supermercati. Ma secondo me non è così. Il problema è che se in una macelleria si trova lo stesso identico prodotto, allora la signora Maria fa bene ad andare al supermercato, dove spende meno e ha meno problemi. Siamo noi macellai che dobbiamo essere più professionali, professionisti, e soprattutto essere padroni in casa nostra». E sul fatto di essere padroni a casa propria e di non scendere a patti col sistema, Franco Cazzamali non transige: «Per me è un punto essenziale». La storia e il carattere di Franco Cazzamali sono per me un punto di riferimento. Come giustamente emerge dalle sue parole, non c’è solo un fatto di professionalità o di cura del prodotto: c’è un’approccio culturale originale e una ricchezza umana che traspare e che si trasmette in tutto ciò che fa. Per questo ritengo che luoghi come la macelleria Cazzamali siano dei veri e propri presidi della specificità dei

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prodotti italiani. Mi verrebbe da dire che sono “luoghi da tutelare”; ma in realtà non serve, perché persone come Cazzamali si sanno tutelare benissimo da sole. A noi il compito di riconoscere il pregio del loro lavoro e di valorizzarlo al massimo.

23 Dicembre 2017Crema

L’arte di scoprire il gusto e proporlo in mille forme

ENOTECA VINERIA FUORIPORTA

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L’arte di scoprire il gusto e proporlo in mille forme

In queste pagine vi ho fatto viaggiare fra alcune delle tante “imprese del gusto” che sono presenti nella nostra terra, così ricca di quella tradizione agroalimentare che si traduce in prodotti di altissima qualità per la nostra tavola. Un gusto che è frutto di un lavoro, ma anche di una cultura, di un modo di essere e di vivere.Il gusto, però, oltre ad essere creato con prodotti di alto livello, deve anche essere scoperto, e in un certo senso custodito. A questa attività provvede in modo egregio Luca Bandirali, titolare, insieme alla sua valente collega Delfina Piana, dell’Enoteca e Vineria “Fuoriporta” a Crema. Un vero e proprio scrigno di sapori e di bellezza, in cui il vino la fa da padrone, ma in cui si trovano tanti altri prodotti di altissima qualità, selezionati con cura e provenienti da ogni angolo del nostro paese. Il tutto in un luogo che col tempo ha saputo trasformarsi e creare soluzioni sempre nuove per rispondere alle esigenze dei clienti.«Vengo da una lunga esperienza come sommelier», spiega Luca Bandirali. «Dal 2000 al 2009 sono stato presidente dell’associazione sommelier della Lombardia. Poi ho deciso di rientrare pienamente in azienda, e l’ho fatto nel momento più forte della crisi economica. Ho comunque deciso di rimettere qui dentro tutte le mie energie e la mia progettualità. E così, a un certo punto, è scattata l’idea di dare una marcia in più, e di trasformare l’enoteca in qualcosa di diverso, posizionandosi in maniera originale in un mercato che si evolve in continuazione. Ecco che, dal 2013, prende corpo il progetto della Vineria, con mescita e ristorazione. Da marzo a ottobre questo luogo si trasforma, cambia aspetto, cambia in parte la propria attività. Forniamo un’esperienza diversa: al centro c’è sempre il vino, con una selezione di 30 vini al bicchiere, a ciascuno dei quali viene abbinato un piatto, creato selezionando solo prodotti di primissima scelta».Il tutto mettendo a frutto un’esperienza che già si era consolidata ancor prima dell’apertura della vineria: «Come enoteca, già da tempo avevamo iniziato a specializzarci nella selezione di questi prodotti alimentari molto scelti, soprattutto per la proposta di regali nel periodo natalizio. Ora questa opera di selezione è alla base delle scelte operate nel periodo di apertura della vineria». Un progetto pensato e creato in maniera perfetta, che di conseguenza ha incontrato il successo di clientela: «Abbiamo 52 posti, lavoriamo tre sere a settimana, da venerdì a domenica. Un format che è diventato di successo, e che ha veramente dato una svolta a questo luogo». Visitando l’elegante e ospitale enoteca, posta in prossimità delle “Quattro vie” a Crema, ho anche avuto la fortuna di essere condotto da Luca nel punto più prezioso di questo luogo così affascinante: la cantina. Esattamente

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sotto il negozio, si trovano queste volte costruite tra il Seicento e il Settecento, dove vengono custoditi i loro tesori: grandi vini, soprattutto italiani e francesi, e non poche bottiglie di grandissimo valore, da lasciare senza fiato. Un posto magico dove non solo si conservano le bottiglie, ma dove a volte ci si ritrova anche con amici per degustazioni mirate. Sempre all’insegna dell’altissima qualità. «Il punto fermo nella nostra attività è stato sempre questo», spiega ancora Luca Bandirali: «Nonostante ci siano stati momenti di difficoltà, non abbiamo mai voluto retrocedere di un passo rispetto alla qualità. Non abbiamo mai, mai abbassato il criterio della selezione, e questo alla fine ha premiato. Naturalmente ci siamo in un certo senso specializzati, andando a cercare e anche a scoprire cantine di alta qualità, ma magari ancora poco note, rifuggendo quella che è la semplice proposta delle grandi etichette. Ma proprio questo andare a scoprire e a valorizzare i piccoli produttori, capaci di fare cose eccezionali, è uno degli aspetti più entusiasmanti di questo mestiere». Selezione che, come detto, non riguarda solo il vino: «Anche per quanto riguarda i cibi, sia per la vendita in negozio, sia per la ristorazione, operiamo un’attenta scelta di prodotti di piccoli artigiani da tutta Italia. Dalla cioccolateria più raffinata, alla produzione di miele artigianale, solo per fare alcuni esempi, proponiamo solo il livello qualitativo per noi migliore». Un’attenzione al tema del gusto e della qualità a tavola che va anche al di là dell’attività lavorativa, e che ha dato vita a un’associazione di appassionati di buona tavola, denominata VOG: un acronimo che, dietro l’apparente suono “modaiolo”, indica in realtà i tre sensi utilizzati dagli amanti del vino e della buona tavola, cioè la vista, l’olfatto e il gusto.E nel connubio di questi tre sensi si riassume questo viaggio all’interno di alcune delle grandi eccellenze della gastronomia e dell’agroalimentare nel nostro territorio. Un viaggio che giustamente si è concluso con chi queste eccellenze le sa riconoscere e valorizzare, abbinandole ad altre provenienti da ogni parte del nostro paese.

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Capitolo VIII frutti buoni della terraSiamo partiti in questa avventura tra le storie di uomini al lavoro parlando dell’importanza della terra, che non solo dà buoni frutti e ci sostenta, ma ci impone anche uno sguardo autentico di fronte alla realtà. Chi lavora a contatto con la terra e con gli animali, ne raccoglie i prodotti e li trasforma, contribuisce anche alla conservazione di una cultura buona e sana, fatta di concretezza e realismo. Concludiamo allora il nostro viaggio con alcune imprese agricole che in diversi modi sono in grado di rappresentare questo rapporto sano con la terra e con la realtà che ci circonda. Altre ne abbiamo già incontrate, perché le storie degli imprenditori si intrecciano e difficilmente possono essere incasellate in una categoria piuttosto che in un’altra.Perché uomini e terra, come abbiamo detto all’inizio, sono un tutt’uno: imprevedibili, non incasellabili in categorie precostituite e, soprattutto, sempre in grado di stupire.

CARIONI FOODFERRARONI MANGIMIMARTINOROSSIBELLINI AZIENDA AGRICOLACHIODO FERRANTE

Formaggi di qualità, e un’azienda con lo sguardo rivolto al futuro

20 Febbraio 2015Trescore Cremasco

CARIONIFOOD

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Nel cuore della campagna cremasca, a Trescore Cremasco, ha sede l’Azienda Agricola e Caseificio Eredi Carioni Francesco: una realtà agricola centenaria che, anche grazie ai cambi generazionali, si è diversificata e potenziata, pur sempre nel segno della più genuina tradizione agricola. Oggi l’azienda è un punto di riferimento, non solo nel nostro territorio, per la produzione di formaggi di alta qualità, come il tradizionale “salva”, una delle perle della gastronomia cremasca.La storia dei Carioni inizia nel 1920, e ora è giunta alla terza generazione, con i fratelli Tommaso, Mario e Tiziana, mentre già anche la quarta generazione sta iniziando a fare capolino in azienda. «Tutto è nato con nonno Tommaso, che con sua moglie Giovanna andava col cavallo e il carretto a Milano per vendere le verdure che venivano coltivate nei campi. Quindi fin da subito c’era un dna, una vocazione sia agricola che commerciale», raccontano i fratelli Carioni.La seconda generazione, con Francesco Carioni, ha poi lavorato all’ampliamento dell’attività, incrementando sia la produzione degli ortaggi sia il numero degli animali. «L’ingresso della terza generazione in azienda è stato improvviso, a causa della morte di nostro padre», racconta Tommaso. «Io e i miei fratelli Mario e Tiziana ci siamo buttati anima e corpo nell’azienda, per portare avanti una tradizione che si stava consolidando, e al tempo stesso mettendo in gioco tutte le nostre capacità e la voglia di innovare. Partendo innanzitutto dallo sviluppo dell’aspetto caseario, puntando sulla trasformazione e poi la vendita dei nostri prodotti».Un passaggio aziendale significativo e per nulla scontato: «Di solito la terza generazione in un’azienda fa due cose: o mantiene ciò che ha ereditato, o vende. Noi invece abbiamo cercato di conciliare la tradizione e l’innovazione. Da un lato il fatto di essere e di restare agricoltori. Dall’altro mettere in azienda la nostra visione, facendola evolvere in qualcosa di nuovo e sempre più adatto alle sfide di oggi. Il nostro tentativo è quello di capire fino in fondo le opportunità del settore agricolo, cercando sempre di modificare e adattare la nostra azione sulla base delle esigenze del consumatore». Ed è proprio il consumatore, per Tommaso, il vero protagonista delle scelte che vengono attuate: «Qualsiasi cosa noi facciamo, è il cliente, il consumatore che giudica e che decide. Soprattutto al giorno d’oggi, in cui si diventa sempre più consapevoli e attenti anche ad aspetti nuovi, in particolare quelli relativi alla salute e al benessere».Proprio basandosi sull’attenzione alle esigenze sempre nuove del consumatore, l’azienda Carioni ha iniziato a puntare a partire dal 2015 sull’abbinata gusto/salute, con “Carioni Food & Health”: «Ogni anno introduciamo una novità, cercando di

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essere attenti al bisogno di chi vuol mangiare cose buone che siano al contempo sane e favoriscano quell’atteggiamento del “volersi bene” che è tanto importante oggi. Ecco allora la scelta di prodotti con Omega3; poi la produzione della linea senza lattosio, che tiene conto del problema sempre più diffuso delle intolleranze; e infine la grande scommessa del biologico, con i prodotti “Carioni Bio”, su cui stiamo puntando e su cui lavoreremo con sempre maggior attenzione nel prossimo periodo».La sfida del biologico è proprio, per i fratelli Carioni, il modo migliore per coniugare tradizione e innovazione: «Noi abbiamo la responsabilità di portare avanti il lavoro sulla terra che i nostri genitori ci hanno lasciato. Lavorando in questo modo sentiamo di trattare la terra come un bene comune, da mantenere nel tempo. Lo stesso vale anche per il modo con cui vengono trattati gli animali dal punto di vista dell’alimentazione e del pascolo. Solo lavorando così, garantendo una qualità che è ciò che noi vorremmo sempre sulla nostra tavola, ci sentiamo veramente soddisfatti. Vendere agli altri quello che tu stesso sceglieresti, e vorresti sempre sulla tua tavola, per te e per i tuoi figli. Certo, non sempre chi lavora in questo modo può permettersi di fare grandi guadagni, ma questo è il nostro spirito: lo spirito che abbiamo ereditato e che continueremo a portare avanti, sia pure con modalità sempre nuove e diverse». Per i Carioni la produzione casearia è iniziata proprio con il re dei formaggi cremaschi: il salva. «Sì, è stato il primo prodotto di questo caseificio, all’inizio fatto ancora senza marchio. Da lì sono iniziati poi tutti i passi che abbiamo fatto per arrivare alla DOP. Garantendo sempre la semplicità e la cura di tutti i passaggi, a partire dal latte, che viene munto e dopo poche ore è già in caseificio, per essere filtrato, e poi lavorato con l’aggiunta di fermenti, del caglio e di tutti gli ingredienti naturali per la coagulazione. Tutto ad opera dei nostri casari, con pieno controllo della genuinità e della qualità in ogni singolo segmento».Importante, nella vita di un’azienda agricola di oggi, è anche la diversificazione e l’apertura alle nuove possibilità che vengono offerte, compreso anche l’aspetto della produzione di energie rinnovabili. «Anche noi abbiamo investito nel biogas», spiega Tommaso Carioni. «Una scelta che per un certo periodo è stata anche contrastata, e ha subito critiche da diverse parti, giustificate anche dal fatto che c’è stato un boom in questo settore che ha complicato a volte la situazione. Ma io ritegno che sia stata una scelta giusta, e da difendere. Da un lato per noi è importante la diversificazione, ma al tempo stesso è anche giusto sottolineare che ha un suo grande valore il fatto di creare l’energia che consumiamo. Non andiamo a sprecare risorse, ma creiamo un ciclo perfetto in cui l’energia che ci serve viene prodotta da noi. Rimaniamo in

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un discorso di tutela e di rispetto per la terra e per l’ambiente che non può essere trascurato, al di là poi di tutti gli aspetti normativi che vanno sicuramente calibrati per far sì che anche in questo settore non ci siano degenerazioni o storture». Per il futuro l’azienda Carioni ha ancora tante sfide da affrontare: «Continueremo nell’impegno sul biologico, che per noi in questo momento è fondamentale. Dal punto di vista commerciale, vogliamo investire sempre di più sull’estero. Per quanto riguarda invece la nostra azienda, vogliamo impegnarci sull’efficienza della struttura, del personale, per far sì che sia sempre più un lavoro condiviso, in cui ognuno ha la propria responsabilità. Infine ci sarà la sfida della robotizzazione di parte dell’allevamento, che non va assolutamente a snaturare la genuinità del lavoro, ma va al contrario a creare grandi benefici per l’animale stesso».Insomma: un’azienda famigliare, che mantiene intatta la tradizione che ha alle spalle, ma al tempo stesso guarda in maniera instancabile al futuro, accogliendo sempre nuove sfide e guardando con intancabile coraggio ai nuovi mercati. C’è una sana irrequietezza in Tommaso Carrioni che lo spinge a non accontentarsi mai.

27 Marzo 2015Inzano

Tre fratelli, cinque nipoti e un’eccellenza del latte italiano

BELLINIAZIENDA AGRICOLA

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L’azienda agricola e zootecnica Bellini di Izano è una realtà nata nel 1973: un allevamento di circa vacche 400 in lattazione e 170 ettari di terreno in conduzione. In azienda lavorano oltre ai tre fratelli Felice, Luigi e Gianbattista anche i 5 nipoti: Roberto, Andrea, Stefano, Marco e Alessandro. Persone appassionate e competenti, mai stanche di migliorare i metodi di allevamento e di cura degli animali.«Siamo tutti impegnati nella conduzione dell’azienda fin da quando nostro nonno Antonio, insieme alla nonna Anna, ha rilevato l’impresa», spiega Roberto che dopo la laurea in economia ha deciso di dedicarsi all’impresa di famiglia. «È venuto a mancare nel 2013 ed è stato un esempio per tutti noi. È lui che ha voluto trasferirsi dalla provincia di Bergamo per iniziare la nuova attività. Aveva una passione incredibile per la coltivazione della terra e per l’allevamento. Ha insegnato a tutti noi un mestiere e soprattutto il grande rispetto che bisogna dimostrare verso gli animali che sono il bene più grande. Oggi i proprietari sono i tre figli che lavorano in azienda insieme a noi nipoti. Siamo molto uniti e siamo stati cresciuti con l’idea che ognuno deve dare il proprio contributo per la buona gestione della stalla. Certo, non è facile. Non nascondo che bisogna fare molti sacrifici. La disponibilità è assoluta ma siamo abituati ad aiutarci l’uno con l’altro e la collaborazione, insieme alle competenze maturate negli anni, rende il lavoro più semplice. Ognuno tenta di specializzarsi in un aspetto della produzione per evitare imprevisti e raffinare anche i minimi dettagli anche se, alla fine, è necessario avere una visione ampia e complessiva, capace di gestire tutte le fasi della lavorazione. Il segreto di un’azienda agricola di successo? La passione assoluta per il proprio lavoro. Poi bisogna aggiungere la voglia di aggiornarsi continuamente nella consapevolezza che la qualità, oggi, non può prescindere dall’utilizzo delle nuove tecnologie».«I nostri genitori ci hanno insegnato che bisogna credere profondamente in quello che si fa. Credo che sia impossibile non avere un atteggiamento di questo tipo quando si ha la responsabilità di allevare centinaia di animali. Sono esseri viventi e come tali vanno trattati. Hanno bisogno di cure e attenzione. E non venire meno a questo compito è il nostro lavoro. Lo sentiamo come un dovere. Rispettare la vita animale è il solo modo che abbiamo per ottenere un prodotto finito di qualità. L’approccio di filiera deve essere rigoroso. Un animale allevato secondo criteri elevati e scientificamente fondati produce di più e meglio. Noi lavoriamo quotidianamente con questa finalità. D’altronde il latte italiano è il migliore al mondo proprio per questo motivo. Noi abbiamo sempre tentato di essere fedeli a questa tradizione che comporta certamente più costi e più fatica ma è l’unica soluzione per portare al

successo un’impresa. Qui siamo alla terza generazione ormai e ci interessa mantenere alta la nostra reputazione nel tempo». «Non è facile in questi anni vedere giovani che si dedicano all’agricoltura e alla zootecnia – racconta Roberto – e le cause di questo allontanamento sono note. Ma ci sono elementi sui quali si può intervenire fin da subito per agevolare il nostro lavoro, promuovendo l’ingresso dei giovani nel settore. Le istituzioni potrebbero sviluppare un ruolo fondamentale sul piano schiettamente operativo e manageriale, ma anche e soprattutto su quello culturale. Sburocratizzazione, informatizzazione, regole chiare e sicure oltre ad un’opera di promozione culturale nelle scuole e presso l’opinione pubblica per trasmettere il messaggio che l’agricoltura e la zootecnia non sono un mero sfruttamento ma una fonte continua di rispetto e di tutela per la natura e gli animali».Visitando l’azienda Bellini mi ha colpito la vicinanza fra le generazioni. Padri e figli uniti nella missione di portare avanti l’impresa di famiglia, con i primi a fare da guida e gli altri impegnati a seguire le indicazioni, ma con la volontà di introdurre qualcosa di nuovo. Qui è doveroso il doppio impegno: lo studio universitario e il lavoro. A testimonianza che c’è la consapevolezza di quanto sia importante oggi avere dimestichezza con le nuove tecnologie e con una una visione autenticamente manageriale dell’azienda. E infatti nell’azienda Bellini nulla è lasciato al caso. Un esempio di impresa che ha nella famiglia il proprio nucleo pulsante e in cui l’esperienza delle generazioni precedenti viene trasmessa con rispetto e amore con l’obbiettivo però di crescere i giovani. Un percorso che deve portare alla maturità e all’autonomia. Un vero patto generazionale che vale come una prova di grande serietà etica e che si riflette nel profondo rispetto con il quale sono trattati gli animali che, in ogni discorso che si sente fare dai membri della famiglia, emergono come il vero bene comune. Ogni azione è finalizzata al benessere animale. Un’impostazione che ha consentito di ottenere un prodotto finito di altissima qualità trasformando questa realtà imprenditoriale in una testimonianza dell’eccellenza della zootecnia padana e lombarda. Tra le migliori della nostra Lombardia.

L’agricoltura di oggi, basata su innovazione e formazione

4 Marzo 2016Bonemerse

FERRARONIMANGIMI

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L’agricoltura di oggi, basata su innovazione e formazione

La ditta Ferraroni Mangimi vanta una storia che già si può definire “secolare”, avendo superato da poco i 100 di vita. Nasce, infatti, nel 1914 con Enrico Ferraroni, il quale fondò l’azienda molitoria, mettendo a frutto l’esperienza della famiglia che operava in questo settore fin dall’inizio del secolo. E la “culla” dell’azienda fu un mulino a Stagno Lombardo, denominato Mulino Nuovo. Già agli inizi degli anni ’30, dando il via a quell’impostazione famigliare che caratterizzerà in maniera ininterrotta la vita dell’azienda, il fondatore venne affiancato dai figli Ettore e Annibale, e nel 1935 iniziò la commercializzazione dei cereali.«Storia e famiglia sono i due pilastri su cui si fonda la solidità della nostra azienda», racconta Maurizio Ferraroni, uno dei quattro soci che oggi gestiscono l’azienda. «La nostra coesione è una grande fortuna, e al tempo stesso è il frutto di un’educazione e un’impostazione che abbiamo ricevuto e che portiamo avanti. E i valori della famiglia si trasmettono a tutta l’azienda. È un punto di forza che permette sia di caratterizzare dal punto di vista valoriale la nostra attività, sia di dare quella solidità economica che solo una società in cui i soci hanno una tale comunanza di vedute può garantire». E seguire la storia famigliare e aziendale dei Ferraroni è come costruire un attento albero genealogico: dopo il fondatore Enrico, le redini dell’azienda passano al figlio Ettore nel 1949. Ettore viene poi affiancato dal figlio Eraldo, presidente dell’azienda fino alla sua scomparsa avvenuta pochi mesi fa, e dai suoi cugini Attilio ed Emilio. Dalla metà degli anni Novanta, poi, diventa protagonista la quarta generazione, con gli attuali quattro soci: Maurizio ed Ettore Giovanni, figli di Eraldo, Enrico, figlio di Emilio, ed Ettore Carlo, figlio di Attilio.Produttori di mangimi per bovini in ogni fase della loro crescita, i Ferraroni puntano molto sull’aspetto dell’innovazione e della ricerca, in partnership con centri universitari specializzati. Spiega ancora Maurizio Ferraroni: «Non abbiamo la possibilità di fare ricerca di primo livello, ma nonostante questo da vent’anni a questa parte ci siamo affiliati a centri di ricerca per studiare sempre più nel dettaglio i nostri prodotti. Dopo di che, abbiamo la fortuna di poterli testare in campo, direttamente negli allevamenti di vacche da latte. Abbiamo così la possibilità di verificare in maniera attenta la validità del mangime, per poi lanciare il prodotto sul mercato. Possiamo dire che la vera nostra eccellenza, che ci permette di avere un ruolo importante nel mercato dei mangimi per bovini, è proprio questa nostra precisa volontà di continuare a investire nelle tecnologie innovative al fine di ottenere il più alto livello possibile di qualità del prodotto finale».L’alta qualità, frutto di lavoro e di investimenti in ricerca, è dunque il segreto del

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successo di questa vera eccellenza del settore agricolo nel nostro territorio. E i risultati si vedono: «Abbiamo un tasso di crescita della produzione che si attesta sul 25% all’anno. Ci riteniamo ancora un’azienda piccola, ma sicuramente la crescita è costante, e anche l’apprezzamento continua a crescere. Il che per noi è naturalmente una grandissima soddisfazione». C’è un altro elemento fondamentale accanto alla ricerca: la formazione. «Anche questo è un altro fattore di cui andiamo orgogliosi. Per noi la formazione è talmente importante, che da tre anni abbiamo avviato l’organizzazione di un master per capo-stalla pensato per i neodiplomati. Abbiamo venticinque studenti all’anno che frequentano questo corso, della durata di centotrenta ore, con docenti trovati direttamente da noi e realizzato in accordo con un centro di Lodi che ci permette di fare tutto al meglio».Non c’è solo l’azienda nella prospettiva e nello sguardo di Maurizio Ferraroni e dei suoi famigliari: «Per noi è importante che l’azienda abbia anche una vocazione sociale, e che sia di stimolo alla crescita globale del territorio in cui è collocata. Per questo motivo sosteniamo le iniziative sportive nel nostro paese, Bonemerse, e siamo anche proprietari della squadra di basket Juvi Cremona. Quella che - così dicono i nostri tifosi - è l’unica squadra di basket di Cremona. Ma, scherzi a parte, siamo convinti della bontà di un’azione di questo genere: un’azienda deve concepirsi come parte di un tessuto che deve crescere sotto ogni punto di vista. E noi ci sentiamo in dovere di dare il nostro contributo a questa crescita globale, proprio in un’ottica di servizio».Uno sguardo ampio sul territorio, e una capacità di osservare con attenzione anche la situazione generale del settore agricolo nel nostro paese: «I punti di forza dell’agricoltura italiana risiedono nell’alto livello che possiamo garantire, anche attraverso le varie certificazioni che attestano l’origine e la qualità. Pesano molto però, e questa è la debolezza, gli alti costi produttivi e la burocrazia. Quello che comunque rimane secondo me l’elemento essenziale, su cui gli agricoltori e gli allevatori devono crescere sempre di più, è quello di concepirsi in una vera e propria ottica imprenditoriale. Come dico sempre agli allevatori che lavorano con noi, il mercato non butta fuori nessuno, ma al tempo stesso non trascina nessuno. C’è per forza di cose una selezione, e allora bisogna essere pronti dal punto di vista dell’innovazione e dell’aggiornamento tecnologico».Questa intelligenza e questa lungimiranza è proprio ciò che ho potuto vedere con i miei occhi, visitando l’azienda Ferraroni. Guidato da Maurizio, ho potuto constatare l’alto livello di professionalità che viene garantita, la voglia di continuare a investire

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in ricerca, innovazione e in formazione. Aziende come questa, con tutta la carica che esprime e la spinta a mettersi al servizio del territorio, siano veramente un fattore in grado di generare un bene per tutti. Soprattutto in un ambito così importante e vitale come quello agricolo.

4 Marzo 2016Gadesco Pieve Delmona

Il gluten free garantito al 100%

MARTINOROSSI

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Il gluten free garantito al 100%

L’azienda MartinoRossi Spa, di Malagnino, è uno dei produttori di riferimento delle industrie alimentari per i cereali e legumi gluten free, convenzionali o biologici, provenienti da coltivazioni controllate di mais, sorgo, riso, ceci, piselli, lenticchie e altro ancora. Gestisce proprie filiere di approvvigionamento distribuite in differenti paesi europei. È guidata da Giovanni e Giorgio Rossi, con il figlio di quest’ultimo, Stefano, che è direttore commerciale.«Tutto nasce grazie all’iniziativa di nostro padre Martino, nel 1954», spiega Giorgio Rossi. «A fine 2016 abbiamo deciso, proprio per senso di gratitudine nei confronti del fondatore, di intitolare a lui l’azienda, che prima si chiamava Cerealicola Rossi. Nostro padre era partito con la vendita di mezzi tecnici e prodotti per l’agricoltura. L’attività è via via cresciuta: negli anni Ottanta, abbiamo aggiunto la commercializzazione di cereali zootecnici; negli anni Novanta abbiamo implementato le prime filiere di coltivazione di mais per uso alimentare. Nel 2000 il passaggio più impegnativo: la costruzione di un mulino, per una filiera completa dal campo fino alle industrie alimentari».Oggi la MartinoRossi fornisce un’ampia gamma di ingredienti gluten free e senza allergeni derivati da filiere di coltivazioni di cereali, legumi e superfood, ingredienti ideali per la pastificazione, la panificazione e la pasticceria: farine crude o termo trattate per pasta, backery e snack; semole crude o termo trattate per snack e per polenta; hominy grits e spezzati di mais per produttori di corn-flakes, snack e gallette; mais intero calibrato per produttori di alimenti masa; mix speciali per panature. «Particolare rilievo abbiamo voluto dare al settore del gluten free», spiega ancora Giorgio Rossi. «E da questo punto di vista possiamo dire che la nostra impostazione del lavoro garantisce una qualità e una sicurezza assolute». La MartinoRossi, come detto, imposta infatti il proprio lavoro partendo dal campo: dalle aziende agricole che da anni sottoscrivono contratti di filiera per la coltivazione di cereali e di legumi, sia in Italia che all’estero, dove opera attraverso società controllate o gemelle. L’azienda è dotata di importanti impianti di prima lavorazione, per mettere in sicurezza i prodotti delle filiere, e di un’ampia gamma di impianti di trasformazione, tecnologicamente avanzati, per produrre, appunto, la varietà completa di ingredienti gluten free e senza allergeni. «Con questa impostazione noi garantiamo una tracciabilità completa: il fatto di garantire i nostri prodotti fin dai campi e, passo passo, per tutta la filiera, permette di dare maggior sicurezza ai nostri clienti. I nostri prodotti gluten free e senza allergeni hanno una sicurezza totale. Dal nostro processo sono compleatamente esclusi il grano, la soia e tutti gli allergeni: si va dal campo di mais

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o di legume per il gluten free, e si arriva direttamente allo stoccaggio interno pronto per la macinazione. Nessun passaggio che possa contaminare accidentalmente il prodotto, come trebbie e trasporti non convenzionati o stoccaggi temporanei esterni all’azienda: di fatto non demandiamo l’eliminazione delle infestanti solo ad un ultimo processo di pulitura dei raccolti, ma evitiamo che le stesse siano presenti nei raccolti. È una garanzia veramente importante, in un settore come quello delle intolleranze alimentari. E questo ci ha permesso di guadagnare quel posto nel mercato che oggi abbiamo».Per questo motivo la MartinoRossi oggi esporta in tutto il mondo: quasi il 50% della produzione è destinato all’estero, con prodotti di alta gamma consegnati dal Nord America alla Cina. Senza mai fermarsi, e sempre cercando soluzioni e nuovi mercati. Come la nuova iniziativa in Toscana, con uno stabilimento a Grosseto, a sostegno di una filiera locale per la coltivazione del tipico cece rugoso toscano e per creare una linea di prodotti dedicati a quella specifica origine geografica. Insomma, un’altra iniziativa per la valorizzazione del primo patrimonio nazionale, l’agricoltura di qualità che rende il nostro paese così centrale a livello mondiale per l’importanza del settore agricolo. «La nostra agricoltura è un’eccellenza assoluta, che potremmo sfruttare ancora di più», commenta Giorgio Rossi. «Basti pensare che i nostri clienti cinesi ci dicono che il prodotto italiano, per il semplice fatto di essere “italiano”, sullo scaffale può essere venduto al 30% in più di quelli di qualunque altro paese. Così come è significativo il fatto che vendiamo a molte aziende francesi, che hanno una certa rivalità nei nostri confronti. Ma la nostra qualità e la nostra reputazione supera tutto, e su questa reputazione il nostro paese deve investire sempre di più. D’altronde le nostre grandezze nel mondo sono due: tutta la filiera della cultura, dell’arte e quindi del turismo; e l’agricoltura, con l’importanza dell’intero settore agroalimentare. Certo, si tratta di un settore delicato, molto importante, su cui bisogna sempre avere un’attenzione al massimo livello, perché parliamo dell’elemento base, ciò che le persone mangiano. Però ripeto: è su queste nostre caratteristiche che dovremmo concentrare i nostri sforzi, come sistema paese». Parole importantissime, che fanno capire come sia grazie ad aziende come questa che l’Italia ha un nome nel mondo. L’importanza innanzitutto di prendersi a cuore la salute delle persone, andando a garantire prodotti certificati al massimo livello di salubrità, sopratutto per chi soffre di problematiche alimentari che stanno diventando sempre più frequenti, senza dimenticare il valore economico legaro alla diffuzione delle nostre eccellenze agroalimentari. Come si fa a non essere orgogliosi di un’azienda come la MartinoRossi?

L’importanza centrale dei rapporti umani

28 Giugno 2013Ripalta Cremasca

CHIODO FERRANTE

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L’importanza centrale dei rapporti umani

«Dietro ogni prodotto c’è un vissuto, c’è un rapporto umano». Sono queste le parole con cui Stefano Chiodo ha concluso la visita che ho avuto il piacere di fare presso la “Chiodo Ferrante srl” di Ripalta Cremasca. Una frase in cui già è racchiuso tutto il valore di questa azienda, gestita dai fratelli gemelli Andrea e Stefano Chiodo, che produce formaggi di alta qualità partendo da un modo corretto e sano di concepire il lavoro, il rapporto con i produttori, la relazione con i clienti. «In particolare nel rapporto con i nostri fornitori», spiega Stefano Chiodo, «non ci può essere solo una contrattazione e una decisione basata sul prezzo. Insieme costruiamo un progetto, e per questo motivo dobbiamo essere in grado di fare squadra. Abbiamo una meta da conquistare insieme. Dicendo che dietro c’è un rapporto umano intendo proprio questo: è una filosofia imprenditoriale e di vita, basata sull’affermazione della dignità umana».L’azienda Chiodo produce formaggi da tre generazioni. L’avventua inizia con Giovanni Chiodo nel 1954, e l’impresa viene poi portata avanti dal figlio Ferrante. Puntando sull’innovazione e diversificando l’offerta, Ferrante ha dato negli anni Settanta una svolta decisiva alla storica attività fondando la ditta “Chiodo Ferrante”, che oggi, con tutta la passione che da anni accompagna un’eredità di famiglia, continua con i figli Andrea e Stefano. Alla sapienza artigianale e alla tradizione familiare si è unita quella dell’innovazione, basata sui più moderni criteri produttivi e distributivi che sono diventati fondamentali per rispondere al meglio alle esigenze di una moderna evoluzione del commercio. «Nei caseifici con i quali lavoriamo la produzione avviene ancora in modo tradizionale. Tutti gli aspetti innovativi che vengono introdotti nel modo di concepire l’azienda non vanno mai comunque a intaccare quella che è l’originalità nella produzione dei formaggi. Ad esempio, in questi caseifici si lavora ancora con le caldaiette, con pochi quantitativi di latte e con grande flessibilità nella lavorazione. Così, nel rispetto della tradizione lavorativa, riusciamo anche a creare prodotti sempre nuovi e originali. Una cosa molto diversa da quanto accade nelle realtà con grandi linee produttive, in cui bisogna sottostare a determinati ritmi in maniera costante. Nei nostri caseifici si lavora ancora come “artisti del latte”, senza una macchina produttiva esasperata che rischia di andare a snaturare il lavoro. Ciò permette di capire perché, come dico di solito, noi vendiamo progetti, non semplicemente dei prodotti».Ed è proprio con questa modalità attenta e curata che vengono realizzati formaggi di altissima qualità, coprendo una vastissima gamma di tipologie: ricotte, mozzarelle, stracchini, prodotti DOP, gorgonzola, taleggi, pecorini, provoloni, Grana Padano,

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Parmigiano Reggiano, Emmental. «Ogni anno creiamo una ventina di prodotti nuovi»; grazie al lavoro dei caseifici che fanno parte della “rete” di Chiodo, collocati in Lombardia, in Sardegna e in Toscana. Ma la qualità del lavoro dei fratelli Chiodo passa anche attraverso la commercializzazione e la vendita dei prodotti. Sempre mantenendo il connubio fondamentale tra tradizione e innovazione, dall’azienda Chiodo si sviluppa l’esperienza del negozio “Alle Origini” a Crema: «Nasce come un punto di vendita di prodotti freschi: formaggi, salumi, frutta e verdura, carne. Io e mio fratello abbiamo sempre sostenuto l’importanza di creare un punto vendita come questo, riconoscendo con umiltà che non avremmo avuto la capacità di fare tutto da soli. Ecco perché è nata l’idea di questo “format”, che si concretizza in un punto vendita aggregato, con tre gestioni: la nostra gestione per i formaggi e i salumi; la gestione di Enrico Bellini di “Nuova Cascina lombarda” per la carne; e quella di Cavallaro di Milano per la frutta. Abbiamo messo insieme le nostre capacità imprenditoriali e la nostra conoscenza nel merito. A ciò si aggiunge anche il ruolo fondamentale di personale specializzato che opera all’interno del punto vendita, in grado di dare consigli e di instaurare un rapporto di fiducia con i clienti. Questo insieme di fattori determina il successo del negozio, che attua ancora quella modalità di rapporto umano con il cliente che nella grande distribuzione manca. Sono un progetto e un format talmente ben riuscito che la stessa grande distribuzione ci chiede informazioni, incuriositi perché sentono parlare di questo modello di successo».Le parole di Stefano Chiodo sono chiare: l’importanza del rapporto umano è centrale, sia in relazione al fornitore, sia in relazione al cliente. I formaggi di qualità che nascono in questa realtà straordinaria non si ottengono per caso: sono l’esito di un lavoro di questo genere. Solo lavorando così, con questa passione e con questa «filosofia imprenditoriale e di vita», come detto da Stefano Chiodo, si possono ottenere grandi risultati. A partire dal risultato più importante di tutti: la soddisfazione per il proprio lavoro.

Un viaggio in più di 600 tappe: le aziende visitate, le persone incontrate

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2IN TRASLOCHIA.C.M.A. ESSEAUTOAB-CONSULENZEACCIAIERIA ARVEDI ACETIFICIO GALLETTIACMACTIVEADAMAS EXCLUSIVE ITALIAN CAVIARAGAROSSI AUTOFFICINAAGENZIA CREMONAAGRI MILKAGRICOLA PAGLIARI - LE TAVERNAZZEAGRIEVOAGRIMECCANICAAGRITERAIFTINCA GABRIELAL CASCINETTOALECAMICIE SARTORIAALFIERI RAFAELLIALINORALKIMALLEVAMENTO PIROVANOALLIANZ - CAPETTI ALESSANDROALLIANZ - CREMONA STRADIVARIAMOS PLATZANCOROTTI COSMETICSANGELO SPERZAGA LIUTAIOANGHINETTI CAMPTELANGYSIXANSELMI FALEGNAMERIAANTARES GIOIELLERIAANTICA ROCCAAPISARCARI ARREDAMENTIARCARI OSCARARCHIDUEARGOS PROPERTYARISARKPABIARPINIARTIGIANA TRASPORTIARVEDI TUBI ACCIAIOASCHIERI-DE PRIETIASEDASINARI SANDRO LIUTAIOASSICONATPAUREAAURICCHIOAURORA SOCIETÀ AGRICOLAAUTOTECNICA MOTORIAUTOTORINO GRUPPOAVIGESTAVISCOAZIENDE AVOGADRIAZIMUTAZZALI ANDREAAZZINI SPAAZZONI B.T.B.B&P RECYCLINGBALESTRERI AZIENDA AGRICOLABANCA CREDITO COOPERATIVO - ADDA SUDBANCA CREDITO COOPERATIVO - CREMONABANCA POPOLARE DI SONDRIOBAR GIARDINOBARBÀGLIO GIUSEPPE AZIENDA AGRICOLABARBIERI FRATELLI SRLBARBIERI LUIGI AZIENDA AGRICOLABARBIERI SRLBARBISELLE SOCIETÀ AGRICOLABARCHETTI AZIENDA AGRICOLABARILLABASSO RICCI MIRKOBDM FLUID TRADEBELLINI AZIENDA AGRICOLABENELLI MACCHINEBERTA AZIENDA AGRICOLABERTOLI ROBERTO SERVIZI TECNICIBETTELLA AZIENDA AGRICOLABETTINELLI SPABETTONI GIANMARIA AZIENDA AGRICOLABETTONI SERRAMENTIBETTY POLI FOTOGRAFABIANCHI FLEXPALLBIENNE HOLDINGBIO NINFEABIOMABOERO BAR

BONEMERSEMARTIGNANA POCREMONACREMONASAN DANIELE POCREMOSANOSAN GIOVANNI IN CROCEPALAZZO PIGNANOCINGIA DÈ BOTTICREMONASOLAROLO RAINEROBONEMERSECASALMAGGIORECREMACREMACICOGNOLOCREMONACINGIA DÈ BOTTIOSTIANORIPALTA CREMASCASERGNANOVAILATECREMACREMONACREMACREMACREMONAGUSSOLASONCINOGERRE DÈ CAPRIOLICREMONASONCINOVESCOVATOISOLA DOVARESEANNICCOCREMONACREMONACREMONACREMONACHIEVECASTELVERDECREMONACASALMAGGIORECREMONACREMONACREMASPINO D’ADDAFORMIGARAPIEVE SAN GIACOMOCREDERA RUBBIANOCASALMAGGIORECREMONASCANDOLARA RAVARARIVOLTA D’ADDASONCINOCREMAPADERNO PONCHIELLICASALMORANOBONEMERSECASALMAGGIORESAN DANIELESTAGNO LOMBARDOCARAVAGGIOCREMONACREMONAAGNADELLOCASTELVISCONTICASALETTO CEREDANOCAMISANOSCANDOLARA RAVARAPERSICO DOSIMOGRONTARDOCREMONASPINO D’ADDACREMONAIZANOCASTELLEONEGRONTARDOCREMAGABBIONETA BINANUOVABAGNOLO CREMASCOGRONTARDOSOLAROLO RAINEROCREMONAPIADENACORTE DÈ CORTESI CON CIGNONECAPERGNANICACREMONACREMONA

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BONETTI COSTRUZIONI MECCANICHEBOOTYFLAGSEATBOSELLI SRLBOSH - VHIT SPABOSSONI AUTO GRUPPOBOTTEGA DEL BISCOTTOBRAGALINI ROBERTO FALEGNAMERIABREDINA AZIENDA AGRICOLABRESSANI GIOVANNIBRMBROGLIO GIOVANNABRUGNINI & BECK LIUTAI IN CREMONA BRUGNOLE AZIENDA AGRICOLABRUNELLI E FEDERICI AZIENDA AGRICOLABRUNO FOLCIERIBRUSAFERRI & COBUTTARELLI EXPERTBV FRUTTACA’ BARBIERICACTUS CAFFÈCAFFÈ VIENNESECAGNANA SALUMI &FOODCALDAIE MELGARICALZA CLEMENTECAMO DUECANTIERI CAPELLI CANTINI DISTRIBUTION SERVICECAPPELLANA-SOLDI AZIENDA AGRICOLA CAR SITEM SNCCARBON NANOMATERIALS SRLCARIONI FOODCARLO COLOMBO SPACARPENTERIA CORRADICARROZZIERE ROBERTOCARTOTECNICA GOLDPRINTCARULLI AUTOCASA D’ORGANI GIANICASANOVA AZIENDA AGRICOLACASCINA GILLI AGRITURISMOCASEIFICIO DEL CIGNOCASELLA BURROCASTELLINA AZIENDA AGRICOLACASTRIXCAVAGNOLI VAIOLINSCAZZAMALICENTRO GIARDINOCERATI AZIENDE AGRICOLECEREALIACG STUDIO COMMERCIALISTACHIARI AZIENDA AGRIOLACHIMARCHIODO FERRANTECHIOZZI AZIENDA AGRICOLACHIOZZI SALUMICHRISTIAN GEOM. ALMICIBO FELICECIMBALICIMEX SRLCINCINELLICLOETTA ITALIACMF GROUPCO.ME.CACOCCODÌCOMAND TOOLCOMANDULLI COSTRUZIONI MECCANICHECOMETALCOMPIANI AZIENDA AGRICOLACONFEZIONI KATYCONSORZIO AGRARIOCONSORZIO GRANA PADANOCONSORZIO LIUTAI “ANTONIO STRADIVARI”CONTRACT ITALIACORI RICICLO INERTICORNA GIUSEPPECORNEL MARINCORTELLAZZI-CARMINATI STUDIO LEGALE COSMACCOSMEICOVA GOMMECOZZINI FALEGNAMERIACPFCRCCREMARREDACREMONA CIRCUIT SRLCREMONA ECOLOGIACREMONA FIERECREMONA LYMP INTERNATIONALCREMONA VIVAICREMONAHOTELS

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CRHOMECROCI SALUMIFICIOCRYSTALMODADALLEDONNE SOCIETÀ AGRICOLADANONEDE ANGELI ROBERTO E GIAN BATTISTA SOC. AGR. S.A.S. DE CARLI ANDREADELLA VALLE GIARDINIDELLA ZOPPA AZIENDA AGRICOLADELMA SRLDELTA SRLDIALMA BROWNDIANADIGILANDDIGIUNI E MARCHESIDISAITALIADIVERSEYDOLCIARIA RIVOLTINIDOMINONIDOTTORI COMMERCIALISTI ASSOCIATI - PELLIZZARI LUCADREAMCOS COSMETICSDUEMMEDURANTINI AZIENDA AGRICOLADYNASTYPLASTE-WORKE.M.G. SRLE.T.P.ECT SRLEDICOLA STAZIONEEDIL GEOEDILCURCIOEDILKAMINELASTOPOLELCOSELETTROFAR SNCEMPORIO VINO E SAPORIENERGEI GRUPPOENOTECA CATULLOENOTECA VINERIA FUORI PORTA EPS GROUPEREDISALAMI LITOGRAFIAERGOKITCHENESTETICA LELLAEUGENIO CERIOLIEURO IMPIANTIEURO INOX SRLEUROIMBALLIEUROMETEURORISTORO SRLEUROSYNEUROTECNO SRLEUWATT SRLEVONIK INDUSTRIESF.B.F SPAFABBRICA DIGITALEFACOTFACTORYFALEGNAMERIA RUGGERIFALEGNAMERIA SPINELLIFANTASY BAR FANTIGRAFICAFANTINI MECCANICAFARIAS VIOLINSFARMACIA BRUTTOMESSOFARMACIA ZAMBONIFEDIL COSTRUZIONIFERABOLIFERRARONI MANGIMIFIAMENGHI SOCIETÀ AGRICOLAFILIPPINI SOCIETÀ AGRICOLAFIMIFIN ARVEDIFINDOMESTICFINETTI S.R.L.FINGENIUMFIORENTINI S.N.C.FOLLI AZIENDA AGRICOLAFONDAZIONE LUCCHIFONDERIA ALLANCONIFONDINOX SPAFORMAZIENDAFORNACI LATERIZI DANESIFORNASARI GABRIELE AVVOCATOFORNO MANINIFOTO MUCHETTIFOTO STUDIO GAIMARRIFRABOFRANCA E LUCIANO TRATTORIAFRANCESCONI CICLI

CREMONAPIZZIGHETTONEOFFANENGOSAN DANIELE POCASALE CREMASCO-VIDOLASCORIPALTA GUERINACAPRALBADRIZZONASTAGNO LOMBARDOGENIVOLTAFIESCOCICOGNOLOCREMARIVOLTA D’ADDACREMONACREMONABAGNOLO CREMASCOVESCOVATOCAMISANOCREMABAGNOLO CREMASCOMADIGNANOSAN MARTINO DEL LAGOSONCINOCREMONAPOZZAGLIO ED UNITICASTELVERDECREMACREMONASORESINAPOZZAGLIO ED UNITIGABBIONETA BINANUOVAGADESCO PIEVE DELMONAGRUMELLO CREMONESERIVOLTA D’ADDACREMONACREMACREMONACREMAVAIANO CREMASCOROBECCO D’OGLIOCREMONACREMONACAPERGNANICACREMONACAPPELLA CANTONEROMANENGOVOLONGOSPINO D’ADDACAPRALBACASTELVERDECREMONAPANDINOROMANENGOCASALMAGGIORECAPRALBACREMADRIZZONABAGNOLO CREMASCOCREMACREMONACREMONACREMONACREMACREMONAPANDINOCREMONABONEMERSESAN BASSANOFIESCOIZANOCREMONACREMONASONCINOCREMONASTAGNO LOMBARDOGRUMELLO CREMONESECREMONARIPALTA CREMASCASERGNANOCREMASONCINOCREMONACREMONACREMONACREMONABORDOLANOCASTELVERDESALVIROLA

02/04/1606/03/1511/09/1510/10/1710/09/1406/08/1414/10/1716/12/1603/02/1720/06/1705/12/1428/11/1420/05/1624/10/1431/03/1711/03/1617/10/1722/01/1614/02/1421/09/1510/05/1310/11/1726/06/1512/05/1414/11/1606/08/1513/03/1517/10/1601/02/1410/08/1719/07/1328/02/1423/01/1526/05/1724/10/1408/07/1620/05/1623/09/1422/01/1714/02/1417/10/1409/06/1615/03/1730/10/1530/03/1621/04/1727/03/1514/10/1612/02/1614/07/1713/03/1521/05/1714/11/1427/03/1508/11/1414/07/1713/09/1615/04/1617/10/1726/02/1619/09/1419/09/1410/11/1405/06/1511/02/1514/11/1424/09/1404/03/1606/06/1705/12/1427/03/1524/10/1420/10/1412/05/1413/09/1603/02/1726/05/1726/09/1722/01/1716/01/1511/08/1612/05/1418/09/1609/10/1515/09/1406/05/1305/05/1713/03/1502/04/16

Azienda Luogo Data visita

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FRATELLI DE POLIFREE GFUSARI IMPERATORE AZIENDA AGRICOLAFUTURA SALUMIG&G CONSULENZAGADESCHI DOLCIARIA GAMMA 3 S.N.C.GB GENETICSGDMGEI SPAGELATERIA BANDIRALIGENERALE CONTROLLI SRLGENERALI - TORO ASSICURAZIONIGEREVINI PIERLUIGI E VITO SOCIETÀ AGRICOLAGEROLDI.COMGGI IMPIANTIGHIDONI AZIENDA AGRICOLAGINELLI AZIENDA AGRICOLAGIORGIO SCOLARI LIUTAIOGLOBEHOUSEGM BUSINESSGO FARMGOLBIGOMEDO RISTORANTEGRABI CHEMICALGRAFICART PADANAGREEN OLEOGREENLINEGRIMALDELLIGTCGUARNERI AZIENDA AGRICOLAGUARNERI ERNESTO E FIGLIE AZIENDA AGRICOLAGUINDANI VIAGGIHASHTAGHDI SPAHORTI PADANIHOSTELLO CASTELLO MINA DELLA SCALAHYDRO-TECHICASICEA SRLICFIDEAL CUCINEIL CAMPAGNINO AZIENDA AGRICOLAIL FEUDO RESORTIL GANASCINOIL GIOVANEIL SICOMOROIL VIOLINO CENTRO EQUESTREILTA INOX - ARVEDIILTOMIMB - INDUSTRIE MECCANICHE BAGNOLOIMECON ENGINEERINGIMMOBILIARE SIGNORIIMPEA SRLIMPIANTI SOFFIENTINIIMPRESA EDILE ARCARIIMPRESA TORCHIO SNCIN CREMONAINDUSTRIAL CONSULTINGINDUSTRIE EMILIANA PARATIINTEC SRLINTERCOSINVERNIZZI SPAINZOLI CAV. PACIFICOIRISITAGRI AZIENDA AGRICOLAITALCOPPIEITALIA ONLINEITALIAN UNDERWRITINGITALMODULARITALTRADE SRLJAM JOVISKATOEN NATIEKEROPETROLLKID’S PLANNERKOMET LAVANDERIAKONDITALL’AIRONEL’UMBRELEERLA BOTTEGA DEL BISCOTTOLA CASA DEI VINILA CICOGNA SRL - LUCCINILA CITTADINALA GALLERIA ARMONICA LA GUARNERA AZIENDA AGRICOLALA PICCOLALA PIOPPALA PROTECLA QUERCIA

RIVOLTA D’ADDAPIADENAMONTE CREMASCOSALVIROLACREMONACORTE DÈ FRATICASTELVERDEGADESCO PIEVE DELMONAOFFANENGOCREMACREMARIPALTA CREMASCACREMONASPINADESCOCREMONAVAILATEIZANOBAGNOLO CREMASCOCREMONACREMONACASALMAGGIORECASALMORANOMOSCAZZANOGOMBITOGADESCO PIEVE DELMONACASALMAGGIORECREMONACINGIA DÈ BOTTISALVIROLABORDOLANOVESCOVATOANNICCOCREMONACREMONACASTELLEONEPIEVE D’OLMICASTELDIDONESAN BASSANOVAIANO CREMASCOCASALBUTTANOPALAZZO PIGNANOPIADENAPESSINA CREMONESEAGNADELLOSAN MARTINO DEL LAGOCREMONACAMISANOGERRE DÈ CAPRIOLIROBECCO D’OGLIOROMANENGOBAGNOLO CREMASCOFIESCOCREMONAPIADENACREMAANNICCOSOLAROLO RAINERIOCREMONASORESINACASALMAGGIORECREMONADOVERASOLAROLO RAINEROCREMACASTELDIDONESOLAROLO RAINEROMALAGNINOCREMONAROMANENGOPANDINOSPINADESCOGENIVOLTACREMONACREMONACREMONACAPERGNANICAOFFANENGODRIZZONACICOGNOLOISOLA DOVARESEISOLA DOVARESECICOGNOLOROMANENGOCREMONAPADERNO PONCHIELLICREMONASTAGNO LOMBARDOSAN GIOVANNI IN CROCESAN GIOVANNI IN CROCE

24/10/1415/04/1609/04/1520/11/1508/02/1718/07/1411/10/1320/04/1603/11/1620/05/1626/02/1627/03/1522/07/1410/10/1421/05/1324/03/1727/03/1517/10/1710/11/1417/07/1308/11/1426/09/1413/12/1618/12/1523/01/1522/07/1612/09/1623/01/1514/09/1605/05/1724/05/1425/07/1729/06/1615/08/1731/07/1505/02/1607/07/1720/06/1714/02/1408/11/1424/05/1615/04/1615/04/1627/01/1726/06/1511/11/1714/02/1414/04/1717/10/1427/02/1517/10/1705/12/1415/03/1715/04/1628/06/1525/07/1710/07/1521/05/1710/07/1308/11/1406/09/1321/11/1410/07/1520/02/1507/07/1710/07/1524/10/1409/07/1627/02/1514/11/1410/10/1420/06/1712/09/1422/05/1704/08/1630/10/1511/09/1516/12/1628/11/1429/01/1629/01/1628/11/1427/02/1510/11/1412/05/1730/10/1403/02/1713/02/1713/02/17

Azienda Luogo Data visita

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LA SOSTALABUAQ ITALIA SRLLAMERI CEREALSLANDOLLLATTERIA PIZZIGHETTONELATTERIA SOCIALE CA’ DÈ STEFANILATTERIA SORESINALAZZARI ISAIA SRLLE ALBERELLE SPACCIO AGRICOLOLE GARZIDELE ROSE AZIENDA AGRICOLALE TENDE DI SISSILEGATORIA VENTURINILEGNOEDILIZIALEMILEONI GIOVANNI GEOMETRALEONIDAS RAFAELIAN LIUTAIOLEXIS STUDIOLINEA GROUP HOLDINGLITOCARTOTECNICA AMERICANOLOCANDA DEL GHEPPIOLOCANDA LA LOGGIALOCATELLI AZIENDA AGRICOLALOCATELLI SOCIETÀ AGRICOLALODIGRANALOMBARDI AUTRASPORTILORENZO LOCATELLI LIUTAIOLUCCHI CREMONA LUMSON COSMETICLUNA RESIDENCELUPO STANGHELLINI GIUSEPPE AVVOCATOM.T. COSTRUZIONE MECCANICHE S.R.L.MA/AG SRLMABLEMACELLERIA COMPIANI SANTOMACELLERIA PIZZAMIGLIOMADI VENTURAMAESTRELLI ARREDAMENTI SRLMAGHENZANI AZIENDA AGRICOLAMAGIC FRUIT AZIENDA AGRICOLAMAGIC PACKMAGLIFICIO RIPAMAIL UPMAIS CORVINO SRLMANIFATTURA SAN MAURIZIOMANITOBA SRLMAR-PLASTMARCHI GROUPMARIANI MACCHINE DI PRECISIONEMARISTELLA SRLMARO GROUPMARSILLIMARTEO SRLMARTINOROSSI SPAMASCARINI ANTICHITÀMASCHIO GASPARDOMAURI ARTE GRAFICAMAURO SPINELLI RESTAUROMAUS ITALIAMAZZINI SERRAMENTIMAZZOLENIMAZZOTTI AZIENDA AGRICOLAME.COM SRL - METALLIFILATIMEDI DIAGNOSTICIMEDIOLANUM BANCAMI-FO SOCIETÀ AGRICOLAMICRODATA GROUPMIGLIORATI SALUMIMILANESI & COMMILANESI FRANCESCO AZIENDA AGRICOLAMILLEMIGLIA AGENZIA VIAGGIMILLUTENSILMILTONI PASTAMINELLI BRUNA DECORATRICEMINUTEKMIRRI PAOLO AVVOCATOMONSANTOMOSCONI SRLMULTIPIUMAMULTITRAXNANO GRAPH SRLNATURALLY ENERGYNET4MARKET - CSAMEDNEWCITYNICRONOEMI ACCONCIATURENOVALIBRA SRLNTC ENERGY GROUPNUOVA LAVANDERIA

CREMONAGRUMELLO CREMONESESAN BASSANORICENGOPIZZIGHETTONEVESCOVATOSORESINASCANDOLARA RAVARASALVIROLAOFFANENGOSAN MARTINO DEL LAGOCREMONACREMONACAMISANOCASALBUTTANOGUSSOLACREMONACREMACREMONARIVAROLO DEL RESCANDOLARA RIPA D’OGLIOSABBIONETAOLMENETACASTELVISCONTICASALETTO CEREDANOGUSSOLACREMONACREMONACAPERGNANICACASALMAGGIORECREMAISOLA DOVARESECASALBUTTANOCREMACREMONAPADERNO PONCHIELLICHIEVEOSTIANOCREMONAOLMENETAGADESCO PIEVE DELMONASPINO D’ADDACREMONAFORMIGARACASALMAGGIORESAN GIOVANNI IN CROCESALVIROLACICOGNOLOCASTELLEONEPOZZAGLIO ED UNITIBONEMERSECASTELLEONECREMONAMALAGNINOCREMONACREMONACREMONABAGNOLO CREMASCOBAGNOLO CREMASCOCINGIA DÈ BOTTICAPPELLA CANTONEVESCOVATOCREMONACAPPELLA CANTONEROBECCO D’OGLIOCAPRALBACREMONACREMOSANOSPINO D’ADDAFIESCOPANDINOIZANOCREMONACASALMAGGIOREAGNADELLOCREMONAOLMENETAANNICCOCAPPELLA DÈ PICENARDIGADESCO PIEVE DELMONACREMONADOVERACREMONACASTELVERDEVAILATECREMONACAMPAGNOLA CREMASCAISOLA DOVARESECREMONA

12/10/1520/04/1606/06/1717/06/1607/02/1422/01/1610/07/1307/11/1420/11/1518/07/1426/06/1515/03/1730/12/1430/01/1708/11/1412/06/1322/09/20530/03/1529/11/1603/10/1410/04/1703/10/1424/11/1707/08/1405/06/1519/02/1619/06/1526/09/1720/02/1508/11/1408/05/1729/01/1608/11/1416/01/1508/10/1412/05/1713/10/1519/06/1508/10/1424/11/1717/02/1724/03/1724/06/1520/04/1611/03/1613/02/1520/11/1528/11/1409/10/1506/08/1504/03/1631/07/1508/12/1504/03/1622/09/1704/05/1419/09/1417/10/1717/10/1723/01/1521/04/1722/01/1628/08/1421/04/1717/10/1404/03/1524/06/1520/06/1312/02/1605/12/1414/11/1427/03/1523/10/1505/08/1427/01/1721/07/1324/11/1725/07/1728/11/1401/07/1604/08/1610/02/1704/11/1613/03/1509/06/1711/11/1427/02/1429/01/1615/03/17

Azienda Luogo Data visita

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NUOVA OLEODINAMICA BONVICININUOVA RUGGERIO.R.M.OCHETTA SOCIETÀ AGRICOLAOCLOCRIMOFD - OFFICINE FAMIGLIE DENTIOFFICINE AIOLFIOFFICINE MAZZOLARI SRLOLEIFICIO ZUCCHIOLIVER INTONACIOLMO DR. LUIGIOMAOMNICOSOMZ TORNERIAONGINI AZIENDA AGRICOLAONORANZE FUNEBRI ROFFIAOPERGREENOPPI SRLOREFICERIA BONINIORSINI SOCIETÀ AGRICOLAOSTERIA DEL NAVIGLIOOYSTEERPADANIA LATTEPAGLIARI AZIENDA AGRICOLAPALAZZO SOCIETÀ AGRICOLAPANCERA OFFICINA MECCANICAPANE & AMOREPANETTERIA PEDRONI ALIMENTARIPANETTERIA QUARANTANIPANIFICIO CREMONAPANIFICIO PASTICCERIA BADIONIPANTALEONIPAOLO BELTRAMI S.P.A.PAREDES Y CEREDAPARMIGIANI MACCHINEPARMOVOPARONI AZIENDA AGRICOLAPASQUALI E GAMBA SOCIETÀ AGRICOLAPASQUALI SOCIETÀ AGRICOLAPD - PIERANGELO DONARINIPEGASOPELIZZARI SASPENNELLI FAROPERI RAFFAELE AZIENDA AGRICOLAPESSINA CONFORTPHARMA BIOPIACENTINI AZIENDA AGRICOLAPIAZZI ERNESTO SRLPICASSO AZIENDA AGRICOLAPIEVE ECOENERGIA SOC. COOP.PINI ALFREDO AND CO.PISANI COSTRUZIONIPISCINE LAGHETTOPISTONI M.RO PRIMO LIUTAIOPLACPLASTIFERPLGPODERETO AZIENDA AGRICOLAPOLIMERPOMÌ - CONSORZIO DEL POMODOROPREMOLI AZIENDA AGRICOLAPRIME KEY CONSULTINGPRINCIPE ASSICURAZIONIPRO CREMONAPRO SUSPRO WORLDPROPHOS CHEMICALSPULCINELLA SRLPULISYSTEMRADIOIMMAGINARIARAGGIO DI SOLERANELLI ANNA DILANI AZIENDA AGRICOLARASTELLI SNCRAVARARAZZA LUIGIRC SRLREGI COSMETICSRGM IMPIANTIRIBONI MAURIZIORINALDI AZIENDA AGRICOLARIVETTI AZIENDA AGRICOLAROBBY MOTO INGENEERING SRLROGIPROMAGNOLI MASSIMILIANO GEOMETRARONCA AZIENDA AGRICOLAROSETTAROSSI CARROZZERIAROULLIER GRUPPO

GRUMELLO CREMONESECREMONAFIESCOGUSSOLASALVIROLACREMONAGENIVOLTAMADIGNANOCORTE DÈ CORTESI CON CIGNONECREMONACREMONACREMARICENGOROMANENGOCREMABORDOLANOCASALMAGGIOREGADESCO PIEVE DELMONAPIADENACREMONASONCINOPERSICO DOSIMOCREMONACASALMAGGIORESPINEDASPINEDASOLAROLO RAINEROCREMONAPADERNO PONCHIELLICREMONAGRONTARDOCASALBUTTANOFORMIGARAPADERNO PONCHIELLISPINO D’ADDACREMONACINGIA DÈ BOTTICASALMAGGIORETORRE DÈ PICENARDICAPPELLA DÈ PICENARDISPINO D’ADDACREMONAPIERANICACASALMAGGIORECA’ D’ANDREACREMONACREMAOLMENETACREMONASAN DANIELE POCINGIA DÈ BOTTICASTELLEONECREMONAVESCOVATOCREMONAGRONTARDOMONTE CREMASCOSERGNANOSONCINOSOSPIRORIVAROLO DEL RERICENGOISOLA DOVARESECREMONACREMONAVESCOVATOCREMONASAN GIOVANNI IN CROCEPERSICO DOSIMOAZZANELLOCREMONACREMONACORTE DÈ CORTESI CON CIGNONECREMONACREMONASALVIROLARIPALTA CREMASCABAGNOLO CREMASCOCASTELVERDECREMONACASTELVISCONTICASALMAGGIORECASALMAGGIORESAN BASSANOCASALETTO CEREDANOCA’ D’ANDREACAPERGNANICAMONTE CREMASCORIPALTA ARPINA

26/05/1727/07/1705/12/1419/02/1602/04/1614/09/1320/06/1710/11/1710/04/1509/01/1505/03/1620/05/1607/04/1727/02/1525/02/1505/05/1711/03/1623/01/1520/06/1730/05/1606/08/1417/05/1610/10/1425/07/1407/07/1707/07/1710/07/1529/07/1612/05/1726/02/1420/06/1408/11/1416/05/1412/05/1712/02/1611/12/1523/01/1512/12/1428/11/1428/11/1412/02/1612/09/1417/06/1616/10/1505/07/1516/03/1503/03/1724/11/1719/09/1410/10/1723/01/1531/07/1516/03/1522/01/1623/10/1523/02/1309/04/1528/06/1312/05/1408/04/1603/10/1407/04/1729/01/1613/04/1724/07/1725/07/1424/07/1713/02/1722/11/1724/11/1712/09/1425/06/1510/04/1523/11/1406/06/1402/04/1627/03/1513/09/1619/09/1407/07/1307/08/1405/08/1425/01/1606/06/1720/05/1605/07/1520/02/1509/04/1520/10/17

Azienda Luogo Data visita

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SALERA AZIENDA AGRICOLASALUMIFICIO ANTICA VALLE SRLSALUMIFICIO BRESSANISALUMIFICIO CASTELLEONESESALUMIFICIO MARCHESISANATECSANTA RITASANTINISAPIENS SPASCATOLIFICIO RIVAROLISCOTTI GIUSEPPESCRSECCHI SRLSECUR SHOPSERENI COPERTURE S.R.L.SERIARTSERVET SRLSETEDSEVERGNINI TRATTORIASI.ME SRLSICREM SPASILVA ARREDAMENTISILVESTRI GIUSEPPE SNCSIPRAL PADANA SPASISTER  S.P.A.SMART CITY CENTERSO.G.I.S.SOCIETÀ AGRICOLA SCARAVONATISOGRAF SRLSOLDANI MARZIA AVVOCATOSOLDI MARCO VITTORIO AVVOCATOSPARKASSE BANCA SPAZIO MODASTABILI SRLSTEEL AND CO. SRLSTEEL COLORSTEFANO TRABUCCHI LIUTAIOSTERITEK S.R.L.STILIACSTOGITSTORTI ELETTROMECCANICASTORTI SPA SINCE 1960STUDIO ARCHITETTURA GOZZISTUDIO ARCHITETTURA URBANASTUDIO ASSOCIATO BUSISTUDIO ASSOCIATO CERATISTUDIO ASSOCIATO CERIOLISTUDIO ASSOCIATO ROMAGNOLI TODESCHINISTUDIO BARBETTA - CONSULENTE DEL LAVOROSTUDIO BERTOLISTUDIO BODINISTUDIO BORSIERISTUDIO CAVEDASCHI E POLISTUDIO D’AMBROSIOSTUDIO ERRESTUDIO GABBANI SALADINOSTUDIO GAZZINA E FASANISTUDIO INGEGNERIA CIVILE AMBIENTALE ZANIBELLISTUDIO INGIA SRLSTUDIO LA GAMBASTUDIO NEXUSSTUDIO SINICA STUDIO STELLA MONFREDINISTUDIO TECNICO GROPPELLI GIACOMOSTUDIO VALCARENGHI DONIDA & ASSOCIATISUPERTISYNGENTA ITALIATALENTO AGILETEB SNCTECNIMETAL INTERNATIONALTECNO AUTOMAZIONETECNO IMBALLI SRLTECNO-VENTILTECNOMAC SRLTEICOSTEKNOWEBTERMICA SRVIZITERMOIDRAULICA FASOLITERRE DAVISTERRE DEL VINOTG - TORRIANI GIANNITHE ORGANIC FACTORYTHERMO ENGINEERINGTIMBRIFICIO LAMPOTMW - TOOLS METAL WORKINGTONINELLI SPATORREFAZIONE CREMASCATORREFAZIONE VITTORIATORRIONI SOCIETÀ AGRICOLA

CASTELVISCONTIMOTTA BALUFFIDOVERACASTELLEONESALVIROLACASTELVERDEDOVERATORRE DÈ PICENARDICREMONASCANDOLARA RAVARACREMACREMONACREMONAVESCOVATOMARTIGNANA POCREMONACREMACREMONACAPRALBAGABBIONETA BINANUOVAPIZZIGHETTONEPANDINOACQUANEGRA CREMONESEBAGNOLO CREMASCOPALAZZO PIGNANOCREMONASOSPIROSAN DANIELECREMONACREMONACREMONACREMASAN BASSANOCASALMAGGIORECREMONAPESCAROLO ED UNITICREMONAMALAGNINOCASALMAGGIOREBORDOLANOCASALMAGGIOREMOTTA BALUFFICREMONACREMONACASALMAGGIORECREMONACREMONACREMONACREMONACREMACREMONACREMACASALMAGGIORECREMONACREMONACREMONACREMONACREMONACREMACREMONACREMONACASTELVERDECREMONACREMACREMONAVESCOVATOCASALMORANOCREMONADOVERASAN GIOVANNI IN CROCECREDERA RUBBIANOPANDINOSPINO D’ADDAPERSICO DOSIMOPANDINOPALAZZO PIGNANOCREMONAANNICCOTORRE DÈ PICENARDICREMONASONCINOVAILATEMALAGNINOCREMONACREMONAPIADENAMOSCAZZANOCREMONAGERRE DÈ CAPRIOLI

07/08/1417/04/1510/02/1731/07/1520/11/1513/03/1510/02/1709/09/1613/05/1607/11/1425/02/1515/07/1612/06/1422/01/1601/10/1330/05/1404/12/1708/05/1414/07/1724/07/1506/03/1514/11/1423/06/1717/10/1724/05/1621/07/1608/04/1610/10/1706/06/1411/05/1501/04/1626/01/1606/06/1707/03/1413/02/1728/10/1623/10/1524/10/1422/07/1605/05/1715/07/1617/04/1503/11/1503/11/1530/08/1315/12/1527/02/1611/10/1704/03/1525/03/1513/10/1530/03/1505/08/1405/11/1301/04/1612/11/1612/05/1326/10/1314/09/1624/10/1418/06/1601/04/1626/10/1308/10/1514/09/1522/01/1626/09/1418/07/1610/02/1713/02/1724/02/1714/11/1412/02/1622/11/1714/11/1424/05/1624/10/1425/07/1709/09/1615/03/1512/05/1409/06/1704/04/1622/09/1715/03/1715/04/1613/12/1605/11/1314/04/17

Azienda Luogo Data visita

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TOSCA CREMONATOSCANI ARCHITETTOTRASPORTI PESANTI SRLTRATTORIA IL GABBIANOTRATTORIA LA BASSAUNDERDRIPUNICREDIT BANCAUSAVALSERIO PROSCIUTTIFICIOVANOLI FERRAMENTAVERGANIVETRERIA TACCAVIA MILANOVIANDER NORD SRLVILLA BELUSSIVINICOLA DECORDIVISA CARVISCAT FULGORVITA SAFERVIVAIO DORDONIWALCORWEBTEC POLIWITOR’SWONDER ITALIA S.RL.XESA SYSTEMSZEMA SRLZETA WEBZOOGAMMA

CREMONACASTELLEONECASALMAGGIORECORTE DÈ CORTESI CON CIGNONESALVIROLAMALAGNINOCREMONABORDOLANORIPALTA CREMASCASONCINOCREMONABAGNOLO CREMASCOPANDINOSAN GIOVANNI IN CROCECORTE DÈ CORTESI CON CIGNONEMOTTA BALUFFICREMONASALVIROLACREMONASPINO D’ADDAPOZZAGLIO ED UNITICAMISANOCORTE DÈ FRATICREMONACREMONASALVIROLACREMONACASALBUTTANO

04/08/1631/07/1504/12/1510/04/1520/11/1524/10/1426/07/1505/05/1727/03/1512/05/1408/11/1512/06/1714/11/1413/02/1510/04/1517/04/1516/09/1420/11/1526/04/1612/02/1606/08/1514/02/1421/10/1308/10/1409/01/1520/11/1515/09/1408/11/14

Azienda Luogo Data visita

“a Cristiano, Pier Giorgio, Rossano , Roberto e Davide, i miei compagni di viaggio, che

mi hanno accompagnato nel percorso di conoscenza di questi anni e che mi hanno

supportato nel descrivere e approfondire la bellezza che ho incontrato”.

Il territorio Cremonese,Cremasco e Casalasco

In questo libro si parla fondamentalmente di due cose: di uomini e di terra. Però se ne parla insieme, come di una cosa sola: sono appunto “gli uomini della mia terra”, esempi significativi di cosa vuol dire per me essere nati e cresciuti in questi luoghi che amo, e che ho deciso di servire mettendomi a fare quella cosa un po’ particolare e passata di moda che si chiama “politica”.