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1 Carlo Galimberti, Giuseppe Riva, La comunicazione virtuale. Dal computer alle reti telematiche: nuove forme di interazione sociale, Guerrini e Associati, Milano, 1997, pp. 193. Recensione di Alida Favaretto – 31 maggio 2006 Abstract Questa raccolta di saggi sulle problematiche relative alla Realtà virtuale si articola in cinque saggi. nella prima vi è la comunicazione virtuale con la teoria della presenza sociale; nella seconda la dimensione della realtà virtual; nella terza quarta e quinta parte viene condotta un’analisi della relazione interpersonale e il cyberspazio. This collection of essays on the problems related to Virtual Reality consist of fifth parts: in the first one there is Virtual communication with Social presence theory; in the second one the dimension of Virtual reality; in the third fourth and fifth parts there are an analysis of the relationships to be going to cyberspace and information and communication. Recensione Obiettivo del volume è la definizione delle coordinate fondamentali “di un approccio psicosociale allo studio delle forme assunte dall’interazione tra umani. all’interno di ambienti virtuali”. Per raggiungere questo obiettivo gli autori hanno tenuto conto degli apporti scientifici provenienti dalla psicologia della comunicazione per quanto riguarda la CmC, sottoponendo al lettore un percorso “all’interno della comunicazione virtuale che […] ci appare […] come terra incognita1 Una tra le caratteristiche principali delle tecnologie, come ribadiscono Galimberti e Riva, é quella di sostenere e mediare la nostra interazione e comunicazione con gli altri: da un sistema uomo-computer siamo passati a sistemi comunicativi e collaborativi più complessi persona-computer-persona-computer-persona. Negli ultimi anni la diffusione degli strumenti telematici ha raggiunto quasi ogni nucleo famigliare, dopo aver insediato gli ambienti di lavoro. Le innovazioni tecnologiche nella comunicazione a distanza hanno fatto in modo che la percezione si dilatasse consentendo di vedere, ascoltare cose lontane e passate, rendendo possibile la presenza simultanea, in momenti e luoghi differenti. Nel lessico delle scienze sociali non è inconsueto imbattersi in definizioni non del tutto chiare inerenti alla comunicazione virtuale. Le modalità di comunicazione sono diverse da quelle della vita reale, ragione per cui non deve sorprendere il fatto di riscontrare sentimenti di ambivalenza riguardo il significato, ad esempio, di appartenere a un gruppo virtuale. Esempi di strumenti tecnologici - mailing list, chat-line e gruppi di discussione - che mediano la comunicazione, costituiscono degli “artefatti” di cui le persone si servono per svolgere le loro attività e, nello stesso tempo, per cambiare in modo sostanziale il loro modo di lavorare, fare ed apprendere. Essi non sono mezzi per sviluppare compiti già dati e strumenti definibili “cognitivamente neutri”, ma compiono azioni sociali e prescrivono determinati comportamenti comunicativi e lavorativi, sostenendo andamenti d'azione specifici . 2

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Carlo Galimberti, Giuseppe Riva, La comunicazione virtuale. Dal computer alle reti telematiche: nuove forme di interazione sociale, Guerrini e Associati, Milano, 1997, pp. 193. Recensione di Alida Favaretto – 31 maggio 2006 Abstract Questa raccolta di saggi sulle problematiche relative alla Realtà virtuale si articola in cinque saggi. nella prima vi è la comunicazione virtuale con la teoria della presenza sociale; nella seconda la dimensione della realtà virtual; nella terza quarta e quinta parte viene condotta un’analisi della relazione interpersonale e il cyberspazio. This collection of essays on the problems related to Virtual Reality consist of fifth parts: in the first one there is Virtual communication with Social presence theory; in the second one the dimension of Virtual reality; in the third fourth and fifth parts there are an analysis of the relationships to be going to cyberspace and information and communication. Recensione Obiettivo del volume è la definizione delle coordinate fondamentali “di un approccio psicosociale allo studio delle forme assunte dall’interazione tra umani. all’interno di ambienti virtuali”. Per raggiungere questo obiettivo gli autori hanno tenuto conto degli apporti scientifici provenienti dalla psicologia della comunicazione per quanto riguarda la CmC, sottoponendo al lettore un percorso “all’interno della comunicazione virtuale che […] ci appare […] come terra incognita”1 Una tra le caratteristiche principali delle tecnologie, come ribadiscono Galimberti e Riva, é quella di sostenere e mediare la nostra interazione e comunicazione con gli altri: da un sistema uomo-computer siamo passati a sistemi comunicativi e collaborativi più complessi persona-computer-persona-computer-persona. Negli ultimi anni la diffusione degli strumenti telematici ha raggiunto quasi ogni nucleo famigliare, dopo aver insediato gli ambienti di lavoro. Le innovazioni tecnologiche nella comunicazione a distanza hanno fatto in modo che la percezione si dilatasse consentendo di vedere, ascoltare cose lontane e passate, rendendo possibile la presenza simultanea, in momenti e luoghi differenti. Nel lessico delle scienze sociali non è inconsueto imbattersi in definizioni non del tutto chiare inerenti alla comunicazione virtuale. Le modalità di comunicazione sono diverse da quelle della vita reale, ragione per cui non deve sorprendere il fatto di riscontrare sentimenti di ambivalenza riguardo il significato, ad esempio, di appartenere a un gruppo virtuale. Esempi di strumenti tecnologici - mailing list, chat-line e gruppi di discussione - che mediano la comunicazione, costituiscono degli “artefatti” di cui le persone si servono per svolgere le loro attività e, nello stesso tempo, per cambiare in modo sostanziale il loro modo di lavorare, fare ed apprendere. Essi non sono mezzi per sviluppare compiti già dati e strumenti definibili “cognitivamente neutri”, ma compiono azioni sociali e prescrivono determinati comportamenti comunicativi e lavorativi, sostenendo andamenti d'azione specifici .2

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I curatori del testo – Riva e Galimberti – condividono, nel primo saggio del volume “L’interazione virtuale. Nuove tecnologie e processi comunicativi”, la posizione di Mantovani per quanto riguarda la “Teoria dell’azione situata” (TAS) – teoria definita nella prima parte del volume nel capitolo: “L’interazione virtuale. Nuove tecnologie e processi comunicativi” - sottolineando come, adottando una prospettiva situata all’analisi dell’azione, il contesto non possa essere più definito come un qualcosa di pre-determinato ma diventi necessario considerare lo scenario d’azione come uno spazio che sia allo stesso tempo fisico e concettuale.3 All’interno del contesto delineato dalla TAS gli attori avvertiranno la situazione complessiva in cui si trovano a procedere usufruendo di modelli concettuali propri della loro cultura. Attraverso l’azione stessa i modelli culturali di colui che agisce verranno riconsiderati e mutati utilizzando delle informazioni che il contesto dinamicamente prospetta. Come è possibile intuire l’approccio situato all’interazione sottintende una radicale ridefinizione del pensiero di comunicazione. La comunicazione da scambio di informazioni fra individui si trasforma in condivisione di conoscenza, o meglio, utilizzando le parole degli autori stessi, co-costruzione di un contesto fisico e sociale per mezzo dello scambio di significati condivisi, partecipati. Precisamente è possibile sostenere che è ineluttabilmente un vero e proprio contesto comunicativo quello che affiora dall’avere in comune esperienze e conoscenze attraverso l’interpretazione delle situazioni in cui i diversi attori si trovano ad essere coinvolti. La ricerca sociale ed educativa ha progressivamente posto l’attenzione alla specificità e alla individualità a scapito del primato del dato oggettivo e della quantificazione generale dei fenomeni. Le dimensioni della soggettività e dell’interattività sono state assunte a fondamento delle prospettive di conoscenza delle azioni educative. Tale mutamento di paradigma trova chiarimenti nella equivalente evoluzione che, in ambito formativo, ha segnato il passaggio da una concezione della formazione come trasferimento di conoscenze e abilità da esperti a neofiti, ad una più complessa realtà nella quale il soggetto che apprende è al centro di un insieme di opportunità, risorse, vincoli che costituiscono la sua situazione di potenziale apprendimento. Comunque, cercare di conoscere la realtà virtuale delimitandosi all’analisi della tecnologia su cui è fondata non consente di comprenderne totalmente le caratteristiche. Come argutamente nota Steuer, nel secondo capitolo “Definire la realtà virtuale: le dimensioni che determinano la telepresenza”, tale orientamento è completamente inadeguato, in modo particolare nell’ottica della psicologia cognitiva, perché: «non valuta gli effetti determinati dall’uso di questi sistemi, non permette di creare un quadro concettuale in riferimento al quale operare scelte di fondo, non fornisce criteri estetici in base ai quali creare prodotti per i media»4 I ricercatori che per primi hanno utilizzato il termine Realtà Virtuale (Rv), afferma Steuer, si sono ritrovati di fronte ad un «luogo completamente manufatto» ma non hanno potuto far a meno di considerare che l’essere immersi in esso forniva loro un’esperienza raffrontabile a quella comunemente possibile in una realtà non simulata. Mantovani in proposito mostra come in Rv un’esperienza sia capace di presentarsi illusoria e al contempo vivace5 nonché convincente da un punto di vista sensoriale. Ma il punto nodale ruota attorno alla domanda: cosa si intende per comunicazione virtuale? Seguendo le indicazioni di Steuer, riusciamo a definire realtà virtuale «un ambiente reale o simulato in cui un percettore sperimenta la telepresenza» dove per telepresenza si intende «l’esperienza della presenza di un ambiente attraverso un mezzo di comunicazione»6 Dalla ragionamento sulla telepresenza si è approfondita la definizione di presenza che attualmente è in maggior misura approvata all’interno del mondo delle tecnologie: “l’illusione percettiva di non mediazione”. “In altri termini , presenza si

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riferisce alla percezione naturale di un ambiente e telepresenza alla percezione mediata dello stesso”7 Secondo questa visione, essere “presenti” all’interno di un medium significa sperimentare un’esperienza in cui il singolo è inconsapevole della mediazione della tecnologia. Questo significa che, in misura minore il soggetto è consapevole della mediazione del medium, più elevato è il livello di presenza. Le caratteristiche comunicative della realtà virtuale vengono delineate nel capitolo successivo “Applicazione di Realtà virtuale nell’ambito della comunicazione” di Biocca e Levy. Anche questi autori partono, come Steuer, dalla definizione di Rv, passando per l’esperienza ludica della Rv, sottolineando come anche gli ambienti virtuali non abbiano l’esigenza di simulare la realtà fisica per essere efficaci. Biocca e Levy evidenziano come la Rv costituisca un’interfaccia comunicativa anche in un ambiente esplorabile da un singolo utente e dimostrano come la possibilità d’immersione8 e la schedatura del movimento corporeo in un sistema VR realizzi l’evoluzione delle interfacce comunicative: attraverso questo processo gli ambienti VR sono in grado di generare esperienza e supportare l’acquisizione di conoscenza. Con l’introduzione della VR ogni movimento corporeo diviene l’informazione che modifica l’ambiente creando nuovi scenari comunicativi. Utilizzando l’approccio comunicativo è possibile arrivare ad una definizione di realtà virtuale in termini di esperienza umana. A consentire questa operazione sono i concetti di presenza e telepresenza. Il capitolo di Palmer “La comunicazione interpersonale e la Realtà virtuale: la frontiera delle relazioni interpersonali” è un proseguo del capitolo di Biocca e Levy. Essi evidenziano come l’esigenza di ampliare l’analisi sulla Rv nel senso di coinvolgimento, nel senso dell’appartenenza in una comunicazione attraverso un medium tecnologico, transitando nell’analisi dei contenuti delle comunicazione, conduce allo studio dei comportamenti messi in atto dai soggetti coinvolti in una interazione virtuale (sospesa tra immaginazione – come “i giardini immaginari” dei racconti drammatici - e spazio illusorio9). Gli autori focalizzano l’attenzione sui comportamenti non verbali (ad esempio il contatto percettivo, la reciprocità dell’interazione, le pause nella comunicazione verbale), non soltanto per supportare l’analisi delle comunicazioni figurative fra gli utenti, ma particolarmente per definire le componenti comportamentali che possono dar luogo ad un senso di presenza nell’ambiente condiviso. La definizione di “presenza sociale” (social presence) include la negoziazione della relazione che è possibile realizzare fra i soggetti attraverso uno scambio di comportamenti consentiti dal particolare tipo di tecnologia utilizzata. Il capitolo di Shapiro e Mcdonald, “Non sono un vero dottore, ma lo faccio in realtà virtuale: implicazioni della Realtà virtuale sul nostro modo di giudicare il reale”, pone l’attenzione sulla valutazione (in base al criterio pregiudiziale) della Realtà (partono dall’ambito della psicologia sociale della comunicazione), sugli elementi critici sulla “percezione” di Realtà arrivando ad includere la Rv. Una domanda cruciale attraversa tale saggio: come utilizzano, i soggetti, le informazioni contenute nei mezzi di comunicazione per elaborare giudizi di realtà? Giungono alla conclusione che “gli esseri umani aumenteranno, in maniera significativa, le proprie strategie mentali per adattarsi alla Rv”.10 Un accenno merita il concetto di cyberspazio trattato all’interno del testo da diversi autori.11 Esso è inteso come uno spazio mediatico costruito dall'uomo, nel quale si estende la grande rete di computer nota con l’attributo di Internet. La “grande rete”, “l’autostrada della comunicazione”, congiuntamente con la radio e la televisione rappresentano i risultati di una vera e propria rivoluzione mediatica che

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finora non sembra essersi conclusa. Ripercorrendo la storia dei mezzi di comunicazione di massa si constata come questi abbiano determinato profonde cambiamenti nell'immaginario sociale, cooperando a nutrire vissuti di aspettativa e illusioni, molto spesso non concrete, sulle opportunità comunicative profferte dai nuovi mezzi. Conclude il volume l’“Abbecedario virtuale” di Paolo Mardegan: una sorta di “compagno di viaggio” per il lettore non “addetto ai lavori”, ma che vuole avvicinarsi alla materia (CmC). Il testo è strutturato in modo tale che ogni capitolo sia di complemento al precedente e anche quando compaiono le stesse tematiche, all’interno dei cinque saggi, vengono affrontate da un punto di vista differente; in questo modo ampliano l’orizzonte di veduta del lettore. Indice Prefazione di Giuseppe Mantovani Premessa GIUSEPE RIVA, CARLO GALIMBERTI L’interazione virtuale. Nuove tecnologie e processi comunicativi JONATHAN STEUER Definire la Realtà virtuale: le dimensioni che determinano la telepresenza FRANK BIOCCA, MARK R. LEVY Applicazioni di realtà virtuale nell’ambito della comunicazione MARK T. PALMER La comunicazione interpersonale e la Realtà virtuale: la frontiera delle relazioni interpersonali MICHAEL SHAPIRO, DANIEL MCDONALD Non sono un vero dottore, ma lo faccio in realtà virtuale: implicazioni della Realtà virtuale sul nostro modo di giudicare il reale Abbecedario virtuale di Paolo Mardegan Bibliografia Autori Carlo Galimberti è docente di Psicologia Sociale presso l’Università cattolica di Milano e coordinatore delle attività GRICO (Gruppo di Ricerca sull’Interazione Comunicativa) Giuseppe Riva è docente di Psicologia della Comunicazione e di Psicologia e Nuove Tecnologie della Comunicazione presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. È Head Researcher dell’Applied Technology for Neuro-Psychology Lab, presso l’Istituto Auxologico Italiano, Milano. Ricercatore di GRICO collabora con la rivista Virtual.

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Bibliografia scelta Galimberti C., 1992, La conversazione. Prospettive sull’interazione psicosociale, Milano, Guerini. Riva G., Galimberti C., 1993, Psicologo e computer nella ricerca in campo famigliare. Modalità di interazione e prospettive di studio, Contributi del Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica, n. 7. Galimberti C., 1994, Dalla comunicazione alla conversazione, in «Ricerche di Psicologia», 18, n. 1, pp. 113-152 Galimberti C., Riva G., 1997, La comunicazione virtuale, Milano, Guerini. Riva G., Galimberti C., Mantovani G., 1997, La comunicazione virtuale: un’analisi del legame tra psicologia sociale e nuovi ambienti di comunicazione, in A,. Quadrio e L. Venini (a cura di), La comunicazione nei processi sociali e organizzativi, Milano, Angeli. Riva G., Galimberti C., 1997,The psychology of cyberspace: a socio-cognitive framework to computer mediated communication, New Ideas in Psychology 15, pp. 141-158. Riva G., Galimberti C., 1998, Computer-mediated communication: identity and social interaction in an electronic environment, Genetic, Social and General Psychology Monographs 124, pp. 434-464. Riva G., Galimberti C., 1998, Interbrain frame: interaction and cognition in computer-mediated communication, CyberPsychology & Behavior 1, pp. 295-310. Riva G., Galimberti C., (a cura di), 2001, Towards CyberPsycology: Mind, Cognition and Society in the Internet Age, Amsterdam, Ios Press, www.emergingcommunication.com/volume2.html Riva G., Galimberti C., 2001, The mind in the Web: Psychology in the Internet age, CyberPsychology and Behavior 4, p. 1-5. Riva G., Mardegan P., 2002, La digitalizzazione della comunicazione: dall’informazione all’esperienza, in P. Valente, (a cura di), Il continente digitale, Milano, Il Sole-24 Ore, pp. 221-236. Riva G., (a cura di), 2004, Il soggetto nella Rete, Roma, Carrocci. Riva G., 2004, Psicologia dei nuovi media, Bologna, Il Mulino. Links http://www.ledonline.it/ledonline/index.html?/ledonline/morgantirivaconoscenza.html [Conoscenza, comunicazione e tecnologia] http://www.itd.ge.cnr.it/td/td2/td2oltr2fr.htm

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[La telematica nella didattica: come e quando. Un'analisi dei possibili ruoli e significati che la telematica può assumere nei differenti momenti della didattica di Giorgio Olimpo, Guglielmo Trentin, Istituto Tecnologie Didattiche] 1 Galimberti C., Riva G., La comunicazione virtuale, Guerrini e Associati, Milano, 1997, p. 11. 2 Le tecnologie possono essere analizzate non tanto come strumenti tecnici e materiali ma come artefatti culturali che mediano e sostengono la costruzione sociale, distribuita e situata di attività e pratiche comunicative e interattive. Cfr. Heath C. C. & P. K. Luff, (1994), Work, interaction and technology: the naturalistic analysis of human conduct and requirements analysis, in M. Jirotka & J. Goguen. (eds.), Requirements Engineering, London: Academic Press, pp. 255-284. 3 I contesti: – “il contesto non è solo fisico, ma anche concettuale: gli attori percepiscono le situazioni attraverso

modelli presentati dall’ordine culturale e agiscono secondo quelli – il contesto risulta essere instabile: i modelli culturali sono infatti costantemente trasformati dalle

azioni e dalle scelte dei soggetti” (Galimberti C., Riva G, op. cit., p. 43) 4 Galimberti C., Riva G, op. cit., p. 55. 5 Galimberti C., Riva G, op. cit., p. 65. 6 Galimberti C., Riva G, op. cit., pp. 60 e 58 (le pagine sono nell’ordine della trascrizione in questo testo). 7 Galimberti C., Riva G, op. cit., p. 58. 8 Gli effetti dell’immersione verranno trattati da Shapiro e Mcdonald in Galimberti C., Riva G, op. cit., p. 151. 9 Si veda Biocca- Levy in Galimberti C., Riva G, op. cit., p. 85. 10 Galimberti C., Riva G, op. cit., p. 154. 11 Nell'ambito delle scienze naturali lo studio dello spazio e del tempo è messo in una luce differente: la fisica newtoniana alla base di tutto il pensiero filosofico dell'800 è stata ribaltata dalle brillanti intuizioni di Einstein con la teoria della relatività e da Heisenberg con il “principio di indeterminazione”. La materia e lo spazio secondo queste teorie non sono delle entità fisse e stabili, bensì delle configurazioni di energia. Lo spazio, entro i limiti delle nostre capacità sensoriali, può essere percepito e configurato; proprio in questo spazio da costruire più che da percepire si inseriscono le nuove tecnologie comunicative. Cfr. Galimberti C., Riva G, op. cit., p. 76.