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Carla Fleischli Caporale

La realtà oltre

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L’invisibile attorno a noi

Vi potreste chiedere come mai inserisco questa sezione, che molti considerano "spirituale", proprio qui, subito dopo agli approfondimenti sullo stato interiore... Ebbene questa sezione, per forza di cose deve essere considerata accanto alla valutazione del proprio stato interiore. Infatti, non si dimentichi che noi attiriamo in risonanza tutto ciò che cor-risponde a come siamo dentro. Se nella nostra interiorità stanno sepolte emozionalità ferite, umiliate, arrabbiate, intristite... insomma degli insoluti dalle tonalità negative, è chiaro che attireremo quel tipo di risposte dall'invisbile. E non ci si lasci trarre in inganno dal fatto che arrivano dispensando toni "amorevoli" e "buo-ni"... Le cose sono molto più complesse e bisogna conscerle bene. Non si può scherzare col fuoco! Le dimensioni sottili sono davvero pericolose, anche se non lo sembrano! L'invisibile non dovrà mai essere una fuga da una realtà poco gratificante. Se le situazioni che avete attorno sono tristi e negative, non siete nella posizione di ricevere buone risonanze dall'invisibile. La pulizia interiore da ogni tipo di frustrazione e negatività accumulate nel quotidiano dovrà essere costante e sollecita. L'incontro con un invisibile elevato deve essere preparato, con cura, meticolosità, gioia. Si an-drebbe mai a conoscere qualcuno di veramente importante indossando vestiti sciatti e sporchi? Gli articoli di questa sezione: La mappa dello spirito Chi c'è nell'aldilà Gli spiriti tra noi Figli di dei minori Contatti con l'invisible Entità positive o negative? Ospiti sgraditi Rapporto sugli alieni Oltre i confini della Terra Templi energetici

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La mappa dello spirito

L'umanità, da sempre, si è posta in ascolto delle voci interiori di coloro in grado di comunicare con l’aldilà. L’incertezza su cosa ci aspetta dietro alla porta che con la morta apriamo (per alcu-ni è invece purtroppo un chiudersi!), ci spinge a cercare. La scienza, che vuole avere tutto pro-vato, è chiaro che non può accettare certe spiegazioni non convalidate dalla verifica, pur tutta-via, la possibile validità di certi esposti è comunque data dalla ripetibilità. Mi spiego. Per la scienza qualcosa è valido quando lo si può verificare da tutti. Cioè, se qualcu-no sostiene qualcosa di nuovo, anche gli altri scienziati devono poter riprodurre quanto soste-nuto, seguendo il protocollo steso dal ricercatore che afferma quella particolare tesi. In altre parole è la ripetibilità dei risultati ottenuti dall’esperimento in questione che determina la sua validità. Sebbene in questo campo la verifica non è possibile, non si può certo mandare un’équipe di scienziati nell’altra dimensione perché stendano i loro rapporti sul caso e quindi tornino con i risultati! Si può però tacciare come validi certi rapporti stesi secondo il criterio scientifico da persone con una solida preparazione. Come già scritto negli articoli presenti in questa sezione, chi può essere considerato il primo ricercatore a redigere un rapporto “scientifico” sulle realtà ultraterrene è stato il francese Allan Kardek che nel 1800 scrive “Il libro degli spiriti” (edizioni Mediterranee). In questi anni lo spiri-tismo fu un argomento davvero in auge. Ci furono poi diverse società esoteriche che vennero fondate proprio in quel periodo: ricordiamo, per esempio, la società teosofica, ma anche molte altre, di cui alcune sfociarono poi nel nazional socialismo… Comunque, quando si riferiscono alla vita oltre la morte le indicazioni sono praticamente simili in ognuna. Dopo le due guerre mondiali fu tra gli anni 60/70 che si ricominciò a parlare di dimensioni sot-tili, la cosiddetta “nuova era” stava iniziando, persino una canzone famosa la inneggiava (The age of Aquarius)! Fu proprio in quegli anni che un divenne davvero famoso in tutto il mondo: “La vita oltre la vita” del dottor Moody Raymond jr. Un medico che aveva raccolto le testimo-nianze di chi era tornato in vita dopo essere stato diagnosticato clinicamente deceduto. Al con-tempo anche la dottoressa svizzera Elisabeth Kübler-Ross aveva iniziato a raccogliere testimo-nianze analoghe (vedi mio articolo: Chi c’è nell’aldilà). Le esperienze raccontate erano davvero molto simili e implicavano persone che certamente non si erano mai incontrate, per cui si può dedusse che qualcosa del genere dovesse/potesse vera-mente succedere dopo la nostra dipartita. Un altro fatto particolare si verificò negli anni successivi, quando alcuni psicologi e terapeuti che utilizzavano l’ipnosi regressiva per curare pazienti i cui traumi affondavano in un passato dimenticato, al comando “torna al momento in cui il disagio si è creato”, si trovarono di fronte a resoconti di avvenimenti accaduti in altre vite. Ovvero il paziente, sotto ipnosi, raccontava di eventi traumatici successi in vite precedenti, che avevano causato l’insorgere di quel particolare trauma, di cui ancora nella vita attuale portava gli strascichi! Piano piano, specie dopo lo shock iniziale (del terapeuta questa volta!), iniziarono a investigare con maggiore accuratezza sulle dimensioni delle altre vite esposte dai pazienti. Un testo che sintetizza egregiamente quanto venne scoperto utilizzando l’ipnosi è quello del dottor Michael Newton. Uno psicologo che utilizzando appunto l’ipnosi regressiva ha potuto redigere un rapporto esaustivo sull’organizzazione della nostra esistenza nella dimensione sot-tile.

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Il testo venne pubblicato da Armenia alcuni anni fa col titolo “Memorie dell’anima” (purtroppo oggi è fuori catalogo). Il dottor Newton così parla sulla differenza tra le due tipologie di sperimentazione: «Medici come il dottor Raymond Moody ed Elisabeth Kübler-Ross hanno documentato le espe-rienze extra corporee di persone che sono state vicine alla morte in seguito a gravi incidenti. Sto parlando dei pazienti dichiarati clinicamente mori e poi riportati in vita grazie all’intervento dei medici. L’anima è in grado di abbandonare il corpo che la ospita, specie in situazioni di pericolo di vita, e poi farvi ritorno. Molti pazienti raccontano di essere rimasti sospesi sopra il loro cor-po, soprattutto in ospedale, mentre i medici cercavano di rianimarli. Con il tempo questi rac-conti sbiadiscono, quando la persona torna in vita. Le descrizioni di coloro che rievocano la loro morte in una vita precedente non contraddicono le affermazioni rese da persone dichiarate clinicamente morte e poi tornate in vita. L’unica dif-ferenza è che i primi non rievocano un episodio di morte temporanea, ma sono in grado di de-scrivere la vita dell’anima dopo la morte fisica.» Il trapasso è sempre e solo l’aprirsi verso una dimensione di libertà e leggerezza, anche quando le anime dovranno sostenere gli “esami” di verifica assieme alle loro Guide e al gruppo di ap-partenenza. Afferma il dottor Newton: «La persona che muore subisce una metamorfosi in quanto l’anima si separa dal corpo che l’ha ospitata. La morte viene comunemente associata alla perdita della vita, ma in realtà è vero il contrario. Noi abbandoniamo il corpo ma la nostra energia si unisce alla forza di un’entità divi-na. I miei pazienti affermano che dopo aver rievocato la loro morte in una qualche vita prece-dente, si sentono di nuovo liberi dal corpo mortale e desiderosi di ricominciare il loro viaggio spirituale verso un luogo di pace a loro familiare.» Come già indicato dai racconti di chi è tornato che abbiamo letto nei testi di Moody o di Kübler-Ross, al distacco dal corpo fisico l’anima viene richiamata attraverso una specie di galleria dalla quale accedono al mondo spirituale. Il dottor Newton così riferisce: «I miei pazienti affermano che la migrazione delle anime avviene in modo (…) semplice. L'ef-fetto tunnel, che essi sperimentano dopo la morte, costituisce la via d'accesso al mondo delle anime. L'ani¬ma abbandona il proprio corpo molto rapidamente; tuttavia, il passaggio vero e proprio nel mondo spirituale si verifica in modo graduale. In seguito. il ritorno ad un'altra vita sulla Terra viene descritto come un viaggio più breve. L'ubicazione di questo tunnel in rapporto alla Terra varia nei resoconti fatti dai miei pazienti. Alcuni lo vedono aprirsi sopra di loro al momento della morte, altri affermano di abbandonare la Terra e di levarsi in cielo per raggiungere l'entrata del tunnel. In tutti i casi, il tempo impiega-to per raggiungere questa porta di accesso diventa irrilevante una volta che l'anima ha abban-donato la Terra.» Una volta superato il tunnel, le anime iniziano il loro vero percorso nel mondo spirituale che le porterà alla loro destinazione. Il dottor Newton così continua: «La maggior parte di loro sa di non essere morta, ma di aver semplicemente abbandonato sulla Terra il peso ingombrante del corpo. Questa consapevolezza porta a vari livelli di accettazione, a seconda del tipo di anima. Alcuni soggetti si guardano attorno con stupore, altri sono più di-staccati nel descrivermi ciò che vedono. Molto dipende dalla maturità spirituale della persona e dalle esperienze vissute. La reazione più comune è una sensazione di sollievo, seguita da un'e-spressione del tipo: "Che bello! Sono di nuovo a casa, in questo luogo meraviglioso". Ci sono anime molto evolute, che abbandonano il proprio corpo e raggiungono la loro destina-zione spirituale molto velocemente, e tutto quanto descritto fino ad ora avviene in un lampo per loro. Si tratta, comunque, di casi isolati. In genere, le anime non si muovono o rapidamente e alcune sono addirittura riluttanti ad abbandonare la Terra. Se escludiamo le anime turbate, che lottano per rimanere vicine al proprio corpo, ho osservato che sono gli spiriti più giovani (quelli con minor numero di vite precedenti) a rimanere vicini al loro ambiente dopo la morte. »

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Il dottor Newton afferma che i suoi pazienti,o meglio, la maggior parte di questi, dopo essere usciti dal tunnel, ha una visione poco chiara del luogo in cui si trova. Il dottore ritiene possibile che ciò avvenga a causa della densità vibrazionale del piano astrale che circonda la Terra. Se-condo lui in questo strato si potrebbe trovare quello che l’antroposofia di Rudolf Steiner, di de-rivazione teosofica, definisce il kamaloca. Ovvero il luogo post-mortem dove si provano gli ef-fetti dei propri desideri, sentimenti ( piacevoli o spiacevoli ) e passioni avute sulla Terra. In questo spazio si sperimenta tutto ciò che si è fatto patire o gioire alle persone conosciute nella vita terrena. Il termine deriva dal sanscrito Kama, cioè desiderio e Loka, luogo. Che in un qual-che senso ricorda anche il purgatorio della Chiesa Cristiana. È come se l’aldilà fosse composto da strati che vanno da quelli più vicini alla Terra, con le fre-quenze ancora molto dense, a quelli più elevati dove le essenze che le abitano sono sottili ed eteriche. Il passaggio attraverso questi strati dipende dalla maturità dell’anima. Chi è a uno stadio evolutivo ancora basso si fermerà nelle zone dalle frequenze più dense. Chi è invece più maturo “sale” verso l’alto. Tuttavia nelle dimensioni sottili non c’è classificazione negativa. An-che coloro che vibrano a frequenze più basse sono accolti e seguiti con amore. Ci sono alcune persone che, una volta uscite dal tunnel, o anche quando stanno per lasciarlo, odono una musica celestiale che conferisce loro energia rigenerante. Ma è in genere sempre la luce la vibrazione che tutte le anime percepiscono. Una luce che è allo stesso tempo ”sostanza” rigenerante e “calamita”. Le anime infatti descrivono come sia questa luce a esercitare un’azione magnetica che le direziona dove devono dirigersi! All’uscita dal tunnel in genere le anime vengono accolte dai loro cari. In alcuni casi capita però che questi vengano a prendere l’anima disorientata già alla sua uscita dal corpo. Spesso le Gui-de della persona deceduta attendono in disparte che l’anima si rassicuri attraverso il contatto con le anime di persone care, venute ad accoglierla. Quando invece la morte è stata improvvisa allora le Guide si presentano subito ad accoglierla. In casi come questi la persona deceduta ha la forte sensazione di aver ancora situazioni da sbrigare sulla Terra e per questo il risentimento e la frustrazione sono forti. La Guida cerca allora di aiutare quell’anima a lasciare dietro di sé quanto aveva sulla Terra e a comprendere il senso di quanto accaduto. il riesame del proprio operato sulla Terra avviene più avanti per tutte le anime. A quanto pare, afferma il dottor Newton, «una volta giunti nel mondo spirituale, non abbiamo neppure il tempo di chiederci dove siamo o cosa ci accadrà. Le nostre Guide, le anime gemelle e gli amici ci attendono per mostrarci il loro affetto e rassicurarci.» Le anime gemelle sono quelle entità con cui abbiamo un particolare legame. Anche queste ani-me, come quelle degli altri che ci vengono ad accogliere, non è detto che appartengano al nostro stesso livello evolutivo, tuttavia con loro c’è una profonda sintonia e amore spontaneo. Le ani-me gemelle però non sono i nostri spiriti guida, anche se ci seguono con particolare affetto e attenzione, interagendo volentieri nelle vite terrene da sperimentare assieme. «Un aspetto curioso del mondo spirituale – afferma il dottor Newton - è che le persone che hanno rappresentato qualcosa per noi sulla Terra sono sempre pronte ad accoglierci, anche quando sono impegnate a vivere un’altra vita in un altro corpo.» Sembra che l’anima abbia la capacità di staccarsi dal corpo in cui è incarnata, non solo in mo-menti di estrema sofferenza, o durante il sonno, quando può ricongiungersi alle Guide per, così dire, “ripassare” la lezione da portare avanti sulla Terra. Lo può fare anche in altri momenti, dice il dottor Newton che «scinde la propria essenza, in modo da essere presene in più luoghi contemporaneamente». Queste anime si presentano adottando il sesso con cui noi le abbiamo conosciute meglio, ma è chiaro che nel mondo disincarnato le anime possono assumere un qualsivoglia genere sessuale e aspetto!

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Dopo l’incontro e l’accoglienza le anime vengono condotte al loro gruppo dalle Guide. Se l’anima è particolarmente evoluta incontrerà le sue Guide più avanti però. In base alla maturità ed evoluzione dell’anima la dimensione vibratoria d’appartenenza sarà la corrispondente, dove si incontrerà il proprio gruppo. Qui si inizierà lo studio delle esperienze fatte in vita, di quello che si è riusciti a raggiungere e quello che invece non si è stati capaci di migliorare. Il gruppo di appartenenza è veramente molto simile a una classe, dove però i componenti sono tutti molto amici. Nel rapporto steso dal dottor Newman leggiamo che i pazienti riportati in stato d’ipnosi al momento della vita tra le vite ogni tanto hanno accennato al fatto che non sempre le esperienze di vita vengono fatte sulla Terra. Sembrerebbe che ci siano moltissimi tipi di esperienza vitale in altri pianeti e dimensioni dell’universo, proprio come le scuole iniziatiche affermano. Quella sulla Terra sembrerebbe essere una delle esperienze più basse e più dure per l’anima da soste-nere, ma anche molto bella perché, così affermano i pazienti del dottore quando sono sotto ip-nosi nelle dimensioni sottili “la Terra è bellissima!”. Tuttavia, di fronte alle delicate domande del dottor Newton, che desiderava approfondire la questione della vita su altri pianeti, i pa-zienti si sono mostrati alquanto reticenti a spiegare. Il dottor Newton riferisce che tutto ciò che ha potuto esplorare è stato comunque grazie alle Guide che hanno permesso tale lavoro. Quan-do queste non desideravano che si venisse a sapere più di quello che noi umani siamo al mo-mento in grado di metabolizzare i pazienti del dottore davano risposte molto vaghe su cui non gli era possibile indagare. Sappiamo però che l’anima sceglie di fare esperienze di vita – sulla Terra o da qualche altra parte – per poter evolvere. Infatti è solo con la pratica e l’esperienza diretta che si comprende. E il karma, che spesso viene indicato come una legge dura e punitiva, niente altro è che il vivere direttamente quell’esperienza che con la nostra inavvedutezza abbiamo imposto ad altri in vite precedenti. Del resto lo sappiamo anche noi: con la sola teoria non si matura, c’è sempre biso-gno della pratica. Alcune anime scelgono addirittura più esperienze di vita contemporanea-mente. Ma anche di questo i pazienti non hanno spiegato più di tanto… Per cui le vite, per le anime, sono come delle specie di palestre dove mettere in pratica ciò che hanno imparato, o pensato di sapere. Sì perché a volte le anime non riescono a mettere in prati-ca le loro intenzioni. A volte non sono abbastanza forti da saper gestire le influenze determinate dalle fisicità, e così si lasciano andare perdendo il collegamento con quel filo conduttore che aveva fatto scegliere loro quella particolare incarnazione. Specie le anime dei primi livelli fanno fatica a gestire gli stimoli della materia. Le anime non vivono da sempre, vengono create. Come anime giovani si devono sperimentare molte incarnazioni per evolvere e avvicinarsi sempre di più alla dimensione della luce costante, eterna, pura. Quando non si riesce a migliorarsi e si rimane coinvolti in azioni malvagie l’anima al suo ritorno viene messa in isolamento. Non è una punizione questa, è una necessità, per dare modo all’anima, assieme alla sua Guida, di comprendere e superare anche il dolore che co-munque sorgerà nel rendersi conto di aver sprecato così malamente una possibilità! Il dottor Newton spiega: «Ogni spirito fa ritorno al mondo spirituale dopo la morte e viene accolto con amore e seguito con pazienza. È vero, però, che alcune anime vengono messe in isolamento per un periodo. Ciò avviene (…) sotto il controllo le guide. Questi spiriti non seguono lo stesso percorso delle altre anime. Fra i miei pazienti, coloro che sono stati coinvolti in azioni malvagie in una vita prece-dente mi riferiscono che le anime incapaci di contrastare l'impulso umano di nuocere ad altri vengono isolate al loro ritorno nel mondo spirituale. Queste entità non si mescolano alle altre un lungo periodo di tempo. Ho riscontrato che le anime più giovani, quando si associano ripetutamente a una condotta umana estremamente negativa, debbono sottostare a un isolamento spirituale totale. Alla fine, esse vanno a costituire un gruppo a sé, sotto la supervisione di guide attente.

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Non si tratta di una .punizione, ma di una sorta di Purgatorio dove le anime riacquistano la consapevolezza. Poiché le azioni malvagie commesse sulla Terra possono essere assai diverse. l'istruzione spirituale e il tipo di isolamento inflitto variano di caso in caso. La scelta avviene durante la fase di orientamento, cioè alla fine di ogni vita. Il tempo di isolamento e riadatta-mento non è sempre uguale. Ci sono anime che si reincarnano sulla Terra subito dopo il loro periodo di isolamento e cercano di riabilitarsi mediante una buona prestazione in vita.» Tuttavia può capitare che l’anima, nonostante ripetuti tentativi nelle incarnazioni, non proceda, non si evolva. A quel punto viene “rielaborata”. Ecco cosa dice un paziente: «Quando la negati-vità si manifesta ripetutamente in più reincarnazioni, l’anima viene riadattata.» Il dottor Ne-wman gli chiede in che modo e il paziente, un po’ vago risponde: «Non viene distrutta, ma ri-modellata…». Su questa operazione il dottore non è riuscito ad avere più informazioni. «Ci sono molti modi per ritrovare la propria identità spirituale. – Continua il dottor Newton – Come mi ha riferito uno dei miei pazienti “Le anime vengono mandate sulla Terra per ingag-giare la loro lotta”. In altre parole, a queste entità vengono concessi il tempo e l’opportunità di crescere. Le anime che continuano a manifestare atteggiamenti negativi durante la loro perma-nenza sulla Terra devono imparare a superare le difficoltà attuando dei cambiamenti. Da quan-to ho potuto constatare le anime possono migliorare il loro karma negativo impegnandosi ad agire bene sulla Terra.» A prima vista si riconosce il livello evolutivo di un’anima dal tipo di colore che irradia nella sua limosità. I pazienti del dottor Newton spiegano che il colore bianco neutro o grigio indicano che l’anima è all’inizio del suo processo evolutivo. Successivamente l’aura si tinge dei colori prima-ri, ovvero il rosso, il giallo e il blu, che seguono appunto questo ordine. «Le persona in stato di ipnosi fanno riferimento ai colori per descrivere le anime, soprattutto quando queste appaiono in lontananza o sono prive di forma. – Dice il dottore – Dai miei pa-zienti ho potuto apprendere che le entità più evolute proiettano particelle di energia che si muovono molto rapidamente, di colore blu o viola. (…) Se il colore o la densità riflettono il gra-do di conoscenza, allora l’emanazione di onde luminose bianche o gialle indica una concentra-zione inferiore di energia vibrazionale, rispetto il colore blu o viola.» Il primissimo livello, quello che il dottor Newton definisce del Principiante, ha un colore bianco omogeneo. Il secondo livello, quello Intermedio, ha un colore bianco con sfumature che vanno dal rosso al giallo. Il terzo livello, quello intermedio, è un bel giallo chiaro compatto, senza al-cuna traccia di bianco. Il quarto livello, l’Intermedio avanzato, è un giallo carico che va verso l’oro e, successivamente, assume tracce di azzurro. Il quinto livello, quello Avanzato, si presen-ta azzurro senza traccia di giallo e successivamente tende all’indaco-viola. Il sesto livello, molto Avanzato, si presenta blu scuro-viola. Il dottore aggiunge: «Ogni tanto le anime molto evolute fanno riferimento a un livello più alto del Livello sei. Queste entità superiori, cui perfino le Guide con la qualifica di “maestro” devo-no rispondere, emanano un’aura di colore viola intenso e sono molto vicine al Creatore. Mi è stato riferito che queste figure, simili a delle ombre, sono inafferrabili e vengono venerate dalle altre anime nel mondo spirituale. (…) I miei pazienti affermano che l’anima, dopo aver rag-giunto la piena maturità non si incarna più. Dunque per le incarnazioni sulla Terra si usufrui-sce spesso di anime appartenenti ai gruppi meno evoluti, perché queste entità hanno bisogno di incarnarsi più volte per progredire e quindi sono più disponibili a ritornare qui.» Il dottor Newton spiega poi meglio le caratteristiche dei diversi livelli. «Le anime principianti spesso vivono diverse vite in stato confusionale, senza raggiungere al-cun obiettivo, perché sono influenzate dall’ambiente terrestre, dove non regnano la coerenza e l’armonia del mondo spirituale. Le anime meno evolute si lasciano sopraffare da coloro che de-tengono il potere nella società degli uomini. (…)

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Gli spiriti meno esperti vengono soffocati per la loro incapacità di pensare in modo autonomo. L’evoluzione dell’anima è un processo molto complesso e tutti noi progrediamo per stadi in aree diverse e in modo diseguale. Le anime intermedie invece hanno un alto senso della moralità e il loro comportamento è inec-cepibile e non si vantano dei loro successi, hanno poi maggiore autocontrollo. Sono persone che credono nel futuro dell’umanità e infondono coraggio agli altri. I livelli tre e quattro dello sta-dio intermedio rappresentano una fase importante di sviluppo. Infatti, a partire da questo mo-mento, le entità spirituali si vedono affidare la responsabilità di altre anime più giovani. Questi livelli costituiscono un periodo di prova e solo le anime che superano questa fase di addestra-mento preliminare diventano guide giovani.» Tuttavia, spiega poi meglio il dottor Newton, non tutti sono destinati a divenire insegnanti, di-pende dalle caratteristiche dell’anima, ma ognuno trova il suo compito da assolvere. Sembra infatti che le anime avanzate si “specializzino ognuna in un determinato settore”. «Le anime del quinto livello sono persone spiritualmente più evolute, sono tolleranti e danno reagire bene di fronte alle difficoltà. Un’altra loro caratteristica è l’eccezionale intuizione.» Il dottore non ha avuto molti pazienti dei livelli alti, solo un’amica si è poi rivelata del quinto li-vello, mentre non c’è stato nessuno per il sesto. In effetti, non c’è da stupirsi visto che a quei livelli evolutivi la persona non avrà certo bisogno di un supporto psicologico! Comunque, è stato possibile lo stesso arrivare ad avere un’idea abbastanza precisa dei vari livelli di crescita interiore. Di fatto, per evolversi e maturare spiritualmente e realizzare la propria essenza inte-riore è importante saper riconoscere i propri errori, avere il coraggio e la forza di affrontare in-cessantemente le situazioni della vita con pacatezza e determinazione, e aiutare coloro che da soli arrancano. Il compito che ci aspetta, una volta che raggiungeremo livelli più evoluti, è quel-lo di divenire co-creatori, fino a quando raggiungeremo lo stadio dove ci sono gli esseri che i pazienti più evoluti del dottor Newton hanno definito gli “Anziani”. Questi sono le entità che stanno attorno al Creatore e partecipano attivamente alla realizzazione di questo stupendo pro-getto di vita ed energia, cui comunque tutti appartengono, anche coloro che si trovano nelle fasce più periferiche.

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Chi c’è nell’Aldilà

Verso il 1800 scoppia il fenomeno dello spiritismo. Un ricercatore e studioso francese Allan Kardek riporta con fedeltà, in un libro intitolato Il Libro degli Spiriti (Mediterranee), i racconti fatti dai disincarnati attraverso le prestazioni di medium, di ciò che avviene nel momento della morte. La descrizione del passaggio è praticamente la stessa per tutte le entità. Ci si sente risucchiare fuori dal corpo, si osserva poi il proprio corpo e la gente tutt’intorno, si viene dunque attratti in un tunnel buio dove, all’uscita, si incontrano i parenti e gli amici che ci accolgono con gioia e immenso amore. Infine avviene l’incontro con gli esseri di luce che pro-pongono all’anima una riflessione sulla sua vita appena conclusa. La documentazione riportata da Kardek spazia attraverso tutti i tipi di vita e di morte... Quando il decesso avviene dopo una malattia, superato lo sconvolgimento momentaneo, ci si ritrova in un infinito senso di accoglienza e benessere. Quando inveve l’anima perde il corpo improvvisamente - come durante una battaglia, o incidenti o altro, allora le cure che si riceve-ranno saranno appropriate alla situazione. Infatti, in quel caso, si legge che l’individuo si sve-glia in un ambiente protetto, come per esempio potrebbe essere un ospedale. Non sa della sua morte e pensa di essere stato ferito e trasportato in quell’infermeria. Viene “curato” e accudito. Gli si permette di riposare mentre, poco alla volta, viene accompagnato ad accettare l’altra di-mensione in cui si trova. C’è poi la descrizione di altri casi dove l’anima, poiché troppo legata alla terra da sentimenti negativi, non riesce a superare la zona “astrale densa”, il tunnel, e vaga in questo limbo finché non accetta la luce nel suo cuore. Questo stato può durare alcuni secondi come centinaia di anni. Un altro racconto medianico ci descrive la vita oltre la vita. È degno di nota perché, chi detta al medium, è un personaggio ben conosciuto al pubblico. Sir Arthur Conan Doyle, un anno dopo la sua dipartita, “detta” medianicamente nel 1931, a Grace Cooke la descrizione dell’Aldilà, (questo scritto verrà poi pubblicato ne Il Libro dell’Aldilà, Mediterranee), e così racconta la sua morte: «Quando lasciai il mio corpo, per un lungo periodo non riuscii a liberarmi dagli intricati legami terreni e neanche sarei in grado di descrivere la precisa “geografia” della mia posizione. Mi sentivo stranamente collegato al luogo della mia nascita e della mia infanzia ma non riuscivo né a tornare indietro né ad avanzare... Ero come bloccato e tutte le mie speranze di comunicare con i miei amici erano frustrate... Non riuscivo a spiegarmene la causa. Mi resi conto che potevo proiettare dei pensieri e mi sembrava che frammenti imprecisi filtrassero attraverso la densità che mi circondava e raggiungessero la mia famiglia per rassicurarla ... A un tratto mi parve d’essere, per così dire, intercettato da un raggio di luce. Una forza scono-sciuta venne in mio aiuto e mi consentì di comprendere il mio vero stato; in seguito venni a sa-pere che quel raggio di luce era una proiezione d’amore e di energia... Mi fu d’inestimabile aiu-to... Ogni anima passa attraverso una certa sfera quando lascia la terra. Per alcune si tratta sol-tanto di ore e di giorni, per altre ci possono volere degli anni... Quindi quando l’anima passa attraverso le sfere grigio astrali e viene toccata dalla Luce dello spirito eterno di Dio, in un attimo viene trasformata: si spoglia del vecchio corpo terrestre e in-dossa il corpo celeste.» Nel 1975 il dottor Moody Raymond jr. scrive un libro che diventa un best seller in tutto il mon-do: La Vita oltre la Vita. In questo testo venivano raccolte le testimonianze delle esperienze di post mortem vissute da individui, clinicamente deceduti, e che, inspiegabilmente per la scienza, erano tornati in vita.

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La dottoressa svizzera Elisabeth Kübler-Ross, che per prima in quegli anni ebbe il coraggio di parlare di tanatologia (dal greco thanatos morte, e logos discorso, studio - è lo studio della mor-te, delle sue cause e delle sue manifestazioni) al vasto pubblico, considerò con grande interesse le ricerche del dottor Moody, che sembravano, tra l’altro, confermare ciò che lei stessa aveva potuto constatare nelle esperienze di pre-morte dei malati terminali. Il dottor Moody così riassume il processo: “L’individuo sta morendo e nel momento che raggiunge l’acme della sofferenza, sente il medi-co dichiarare che è clinicamente morto. Avverte allora un rumore sgradevole, come un tintinnio o un ronzio e, contemporaneamente, sente di essere risucchiato lungo un tunnel buio. Alla fine di questo, si rende conto di essere uscito dal proprio corpo ma di trovarsi ancora nell’ambiente in cui era prima e di vedere in lontananza il suo stesso corpo, come se fosse uno spettatore. Ve-de i tentativi di rianimazione o la gente intorno a lui e prova un senso di sconvolgimento emo-tivo. Dopo breve tempo si riprende e si abitua alla sua strana condizione. Avverte di avere an-cora un ‘corpo’ ma di una natura diversa e dotato di capacità ben diverse da quelle del corpo fisico appena lasciato. Intanto cominciano ad avvenire altre cose. Degli individui gli si fanno vicini per aiutarlo. Spesso sono parenti o amici precedentemente deceduti e appare pure uno spirito pieno d’amore indescrivibile che è un essere di luce. Questo gli rivolge senza parlare l’esortazione a valutare la propria vita e lo aiuta, mostrandogli come in un playback, gli avve-nimenti della sua esistenza. A un tratto si sente vicino ad una barriera, o a una specie di confine, che sembra rappresentare il vero punto di stacco tra la vita terrena e l’altra vita. Sente allora di dover tornare sulla terra, che quello non è ancora il suo momento, ma cerca di opporre resistenza perché è affascinato dall’altra vita e non se la sente di tornare in questa. È pieno di sentimenti di gioia, amore e pace, non se ne vorrebbe distaccare. Tuttavia poi accetta e si riunisce in qualche modo al suo corpo fisico e torna in vita. Più tardi tenta di riferire ad altri la sua esperienza, ma gli riesce difficile farlo. Non trova parole umani capaci di descrivere quegli episodi non terreni. Spesso gli altri non lo prendono sul serio e rinuncia a parlare. Tuttavia l’esperienza avuta segna la sua esisten-za cambiando totalmente il suo rapporto con la vita.” Un altro esperimento interessante venne condotto da diversi medici e psicologi statunitensi. Furono ipnotizzate persone in analisi e vennero quindi condotte indietro negli anni fino a supe-rare il momento della loro nascita e a tornare in quel “luogo” o in quello “spazio” dove si tro-vava l’essere prima di incarnarsi. Anche in questo caso veniamo a conoscenza dei diversi livelli in cui l’anima approda. Questi luoghi sembrano divergere in base alla consapevolezza dell’anima del trapassato. Que-sta viene determinata non solo dall’evoluzione dell’individuo ma anche dalla tradizione reli-giosa di provenienza. In poche parole un cristiano, un induista, un musulmano, e via dicendo, ognuno di questi si troverà in una dimensione che corrisponde a ciò che in terra gli era stato insegnato. Nel libro Memorie dell’anima (Armenia), Michael Newton riporta una sintesi di ciò che i suoi pazienti gli raccontarono, dopo essere stati condotti, attraverso l’ipnosi, nei remoti e nascosti ricordi legati alle esperienze dell’aldilà. È un resoconto che riconferma ciò che gli altri, prima di lui, avevano riportato. Comprendiamo così che l’anima è in viaggio e le incarnazioni sono tappe di un percorso evolu-tivo. Fra le varie tappe ci sono dei momenti, che possiamo definire di ripensamento, dove l’animo tira le somme dell’esperienza appena trascorsa e determina quindi, assieme alle sue amorevoli guide, il prossimo gradino da superare. Ma tutto senza imposizione. Ognuno fa le scelte che sente di voler fare. Nessuno è obbligato a evolvere, a crescere, a trasformarsi, ma o-gnuno segue le spinte che gli vengono dal profondo del cuore, così l’animo evolve, cresce e si trasforma nel modo a lui più consono e naturale. [Il libro è fuori stampa]

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Le dimensioni ultraterrene, non sono solo visitate da coloro che hanno lasciato la loro vita attu-ale ma anche da alcuni tipi di sensitivi e da individui con particolari caratteristiche che permet-tono loro di uscire dal proprio corpo. Questo tipo di esperienza viene chiamato OOBE: out of body experiences, esperienze fuori dal corpo. Alcuni individui sono in grado di sperimentare questi viaggi in modo spontaneo, altri, invece, si possono esercitare e, nel tempo, riuscire a visi-tare queste dimensioni sconosciute. L’americano Robert A.Monroe, autore e regista della radiotelevisione, verso gli anni 60 scrive un libro: I miei Viaggi Fuori dal Corpo, (Meb) in cui racconta le sue esperienze spontanee di viaggi fuori dal corpo. All’inizio questi fenomeni erano semplicemente delle strane sensazioni vibrazionali che lo prendevano quando stava per addormentarsi. Lui tentava di stare calmo ed analizzare la sensazione, poi una notte ebbe la prima uscita: "Era notte fonda, ero a letto e stavo per prendere sonno. Mia moglie si era addormentata accanto a me. Mi sembrò che ci fosse un flusso di corrente nella mia testa e, rapidamente, la sensazione si diffuse in tutto il corpo. Men-tre giacevo, cercando di decidere in quale altro modo potessi analizzare la cosa, mi accadde di pensare come sarebbe stato bello prendere un aliante e andare a volare l’indomani (quello era il mio hobby del momento) Senza preoccuparmi delle conseguenze - perché ancora ignoravo che ce ne sarebbero state - indugiai sul pensiero piacevole del volo. Dopo un istante mi accorsi di qualcosa che premeva contro la mia spalla. Con vaga curiosità portai la mano verso l’alto per sentire di cosa si trattasse. La mano trovò una parete liscia. Mos-si la mano quanto me lo permetteva la lunghezza del braccio e la parete continuava, liscia, inin-terrotta. Tutti i miei sensi erano vigili: cercai di vedere nella semioscurità. Era un muro e mi appoggiavo al muro con la spalla. Immediatamente dedussi che mi ero addormentato ed ero caduto dal letto. Non mi era mai accaduto prima, ma stavano accadendo tante cose strane, che cadere dal letto era perfettamente possibile. Guardai ancora. Qualcosa non andava. Questo mu-ro non aveva finestre, non c’erano porte, non c’erano mobili appoggiati. Non era un muro della mia camera da letto. Eppure aveva qualcosa di familiare. Di colpo lo identificai. Non era un muro, era il soffitto. Fluttuavo contro il soffitto, rimbalzando dolcemente ad ogni movimento. Spaventato mi girai nell’aria e guardai di sotto. Nella penom-bra sotto di me c’era il letto. Due persone erano nel letto. A destra mia moglie. Accanto a lei qualcun altro. Tutti e due apparentemente addormentati. Che strano sogno pensai. Ero curioso, chi potevo sognare a letto con mia moglie? Guardai me-glio, e lo shock fu tremendo. Il ‘qualcuno’ nel letto ero io! La mia reazione fu quasi immediata. Io ero qui e il mio corpo era lì. Stavo morendo, questa era la morte e io non ero ancora pronto per morire... Disperatamente, come un tuffatore, mi precipitai verso il mio corpo e mi ci immer-si. Sentii il letto e la coperta, e quando aprii gli occhi mi trovai a guardare la stanza dalla nor-male prospettiva del letto." Questo è l’inizio di una serie di esplorazioni delle dimensioni astrali di questa terra e di altri luoghi che Monroe non sa identificare e che descrive nel suo libro rendendoci partecipi della sua curiosità e, in alcuni casi, della sua paura. Anche la coppia francese Meurois-Givaudan par-la di queste dimensioni astrali (libri editi da Amrita), che vengono portati a visitare dalle guide che li accolgono. I loro viaggi sono senz’altro più spirituali di quelli di Monroe, ci rivelano mondi di smeraldo e cristallini, dove maestri illuminati seguono con amore le sorti degli umani. In questi mondi disincarnati lo spirito va a scuola per comprendere l’arcano della creazione e avvicinarsi così sempre di più alla coscienza universale. Vivere sulla terra è per imparare attraverso l’esperienza diretta, vivere nell’altra dimensione è per imparare la teoria che poi si potrà applicare nella materia del mondo che ci sceglieremo, la terra o forse anche un altro pianeta. Il cosmo è pieno di mondi a nostra disposizione per cresce-re ed evolverci!

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Gli spiriti fra noi

Anche se noi siamo fatti di carne al contempo risuoniamo però con le dimensioni sottili di cui noi facciamo parte. L’essere umano infatti può essere paragonato a un interfaccia tra materia e spirito. Genericamente definiamo spirituale tutto ciò che viene dall’intangibile, per cui si fa pre-sto a dire “spiriti” quando invece esistono delle differenze sostanziali. Ci sono gli spiriti angelici o demoniaci, e le entità disincarnate come quelle dei Maestri che gui-dano l’umanità. Fra questi si collocano a volte gli alieni, quando si presentano in forma sottile e con il compito di assistere i “fratelli umani”. Ci sono poi gli spiriti dei defunti, che non sempre riposano in pace, e infine ci sono gli elemen-tari, ovvero le forme pensiero che vengono agglomerate nella dimensione a cavallo tra l’emozionale e il mentale. Queste possono diventare vere e proprie persecuzioni ossessive da impossessare l’essere uma-no che si è lasciato invadere da tali onde negative. Allo stesso modo ma in forma più potente si possono attirare gli spiriti erranti, ovvero quei de-funti che non sanno staccarsi dalla dimensione terrena, a causa di forti legami che ancora pro-vano verso la materialità. Questi possono letteralmente invadere la volontà di soggetti deboli, o dalla psiche contorta o poco pulita, imponendo in qualche modo le loro passioni e pulsioni. Infine passiamo alla categoria dei demoni, gli spiriti del male, che si impossessano talvolta dell’animo della persona quando questa, per le ragioni sopra indicate, si rivela aperta e vulne-rabile. Gli scompensi e le disarmonie facilitano l’apertura su dimensioni potenzialmente perico-lose. Per esempio, si scrive nel link sugli spiriti erranti, un attacco di rabbia che fa “perdere la testa” in effetti sbalza lo spirito del soggetto fuori dal suo corpo e permette così a quelle entità vaganti o demoniache di prendere possesso all’interno di quel corpo. Tutto ciò che porta “fuori di sé”, grandi spaventi, tensioni, frustrazioni, e ovviamente rabbie, aprono la psiche dell’individuo che diventa così più vulnerabile nei confronti di tali attacchi. Ecco perché è sempre consigliabile non coinvolgersi in compagnie disarmoniche o che hanno a che fare con l’occulto. Troppo facilmente l’equilibrio psico-fisico viene destabilizzato! Scrive Ambra Radaelli su Repubblica a settembre. 2004: Dice padre Gabriele Amorth, presiden-te onorario dell'Associazione internazionale esorcisti: "La mia grande battaglia, iniziata nel 1986, è stata convincere i vescovi che il diavolo non solo esiste, ma crea fenomeni. D'altronde, molti non avevano mai visto né sentito parlare di esorcismo, una pratica che era quasi abban-donata da circa 300 anni". L'Associazione è stata fondata nel '91, e tre anni dopo è diventata in-ternazionale. "Impossibile sapere quanti sono oggi gli esorcisti. Io direi che in Italia sono più di 300, ma pochissimi a tempo pieno come me: molti dedicano a questa attività uno-due giorni la settimana. All'estero la situazione è disastrosa: in Paesi come Germania, Austria, Svizzera, Spa-gna, Portogallo sono assenti, o al massimo ce ne sono un paio". "Si parla di esorcismo quando la Chiesa domanda, pubblicamente e con autorità, in nome di Gesù Cristo, che una persona o un oggetto siano protetti contro l'influenza del Maligno e sot-tratti al suo dominio": questa la definizione di Medina Estévez. Precisa monsignor Attilio Cavalli, esorcista della diocesi di Milano: "L'esorcismo è un'intensa invocazione a Dio perché allontani il male, di qualsiasi genere, dalla vita delle persone. Il ter-mine significa infatti "tenere lontano". In casi di particolare tormento o assalto da parte del Ma-ligno, è possibile fare una speciale implorazione per ottenere la liberazione dal male, che viene concessa esclusivamente da Dio".

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Amorth afferma di non fare letture ad hoc: solo il Vangelo, in particolare il prologo di San Gio-vanni, "che parla della cacciata dei demoni. Neppure io", dice, "sapevo nulla di esorcismi quan-do il cardinale Ugo Poletti mi ha nominato. Lavorando con Candido Amantini, il mio maestro (padre passionista, famosissimo a Roma, ndr), mi sono accorto del numero delle richieste". Mestiere duro, quello dell'esorcista. "Serve una grande capacità di ascolto, una lunga opera di cura spirituale e pazienza", dice monsignor Giovanni Battista Proia, canonico di San Giovanni in Laterano, a Roma, e da vent'anni esorcista. "Il che spesso rende il lavoro gravoso: devo fare centinaia di colloqui, ascoltare racconti noiosi e ripetitivi. Questo mi dà una grande stanchezza, fisica e psichica. Ma non posso fare altrimenti: guai a pretendere di capire e giudicare subito. La gente viene già con l'idea di volere l'esorci-smo, che però è opportuno in cinque casi su mille. Il 90% soffre per turbamenti umani: incom-prensioni in famiglia, scuole frequentate controvoglia, senso di inferiorità, incertezze, amarez-ze, sconfitte. In questi casi do qualche consiglio e una benedizione. Gli altri possono essere af-fetti da disturbi psichiatrici, o da un'epilessia magari nascosta. Per questo, io chiedo anche di quali malattie si è sofferto da bambini e da adolescenti". "Il rituale", spiega il cardinale Medina Estévez, "elenca alcuni criteri per capire se ci si trova di fronte a una possessione. Tra questi: parlare o capire lingue sconosciute; rendere note cose di-stanti o nascoste; possedere forze al di là della propria condizione; mostrare avversione a tutto ciò che è sacro". Ma i nostri esorcisti non sono così legati alla regola. "In assenza dei quattro pa-rametri", spiega Proia, "si può parlare di presenza diabolica quando si ha un'inspiegabile agita-zione, un'amarezza verso la vita, un senso di freddo, l'impressione di vedere ombre". Secondo Amorth, "i quattro fenomeni si verificano durante l'esorcismo, non prima. Per stabilire se c'è possessione, io considero l'avversione al sacro, l'appartenenza a sette sataniche e la partecipa-zione a sedute spiritiche". Come si svolge un esorcismo, lo raccontano Proia e Amorth. "È una sorta di confessione, ma un po' più lunga", dice il primo. "In un luogo appartato, la persona si inginocchia e prega assieme a me. Io recito formule particolari, lui mi segue. Gli impongo le mani sul capo, gli faccio il segno della croce sulla fronte, lo aspergo con acqua benedetta. Di solito, il soggetto è piuttosto tran-quillo; talvolta, invece, è agitato, grida". "A volte i posseduti vanno legati; bestemmiano, si scuotono, dicono parolacce", dice Amorth. "Al demonio, l'esorcista si rivolge sempre con forme di comando: "Nel nome di Cristo, vattene!", oppure: "Dimmi il tuo nome". In genere non vuole parlare, per non scoprire le proprie carte. Ma alcuni (ce ne sono tantissimi, gerarchizzati: Satana è il loro capo) alle mie domande rispondono: "Questo è mio, me l'hanno dato", dicono, riferen-dosi al posseduto. "Quando andrai via?", chiedo. "Quando sarà morto". Domando il nome del demonio, se è solo o sono diversi, quando lasceranno la persona, come e perché sono entrati in lei". E come sceglie i suoi obiettivi il diavolo? "Alle volte sono loro stessi a esporsi, praticando l'oc-cultismo. Oppure, sono vittime di malefici commissionati da altri: non è facile trovare chi li pra-tica - la maggior parte dei maghi sono imbroglioni - ma è possibile. Nel caso dei santi, poi, il diavolo entra in loro per di-stoglierli dal bene". "Maggiormente colpiti sono i più docili e vulne-rabili", aggiunge Proia, "gli adolescenti, i malati, i soggetti dalla psiche contorta, vittime di fis-sazioni. Più i maschi, perché, a differenza delle donne pensano di poter risolvere il problema da soli, e vengono da noi quando il danno è già fatto". "Il maligno è nemico di Dio", spiega Cavalli. "Quindi, si avventa specialmente contro chi lo segue. Va però ricordato che Dio non permette che veniamo messi alla prova al di sopra delle nostre forze; il demonio non può togliere la liber-tà né la vita; Cristo, nella morte e risurrezione, lo ha già sconfitto". Anche se per farlo uscire da un posseduto, dice Amorth, "ci vogliono anni, e non accade quasi mai durante l'esorcismo, ma spesso in un tempio mariano o mentre la persona è intenta alle solite faccende. Uno dei miei lavori più duri fu su un contadino semianalfabeta.

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Levitava a due spanne da terra e parlava perfettamente l'inglese, ripetendo: 'I am Lucipher, king of scorpions'. Il diavolo è uscito da lui nella data che aveva preannunciato, durante il lavoro nei campi. Il ra-gazzo ha avuto l'impressione di emettere un altissimo grido, che però nessuno ha sentito". Cosa vuole Satana? Proia: "Allontanare da Dio, conducendo al peccato". Amorth: "Le anime". Per arrivare a questi scopi, "può provocare sciagure, come la collisione di treni o roghi. Ecco perché il suo intervento in Sicilia non si poteva escludere a priori". "Sono casi che si possono verificare, ma ovviamente sono da valutare con molta prudenza", ammonisce Cavalli. "Vengo-no detti infestazioni diaboliche. Vanno sottoposti al vescovo, che può autorizzare particolari preghiere con la guida di un sacerdote".

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Figli di dei minori

Nella tradizione vedica si parla di 33 divinità e demoni - Deva i primi e Asura i secondi [1] - che si battono nell'universo per aiutare, o, di contro, divorare, a seconda della loro intrinseca natura. Infatti i Deva e gli Asura sono i Guardiani del creato, l'yin e lo yang cosmico che cerca-no di spingere le creature verso i loro rispettivi domini benefici o malefici [2]. Dio, l'Assoluto e perfetto, sta al di sopra di questo dualismo, e verrà raggiunto poco per volta, man mano che le creature avranno adottato e quindi stabilmente perseguito la loro scelta fra il bene e il male. Per farlo, ovviamente, necessiteranno di diverse incarnazioni. Anche la visione ebraica e cristiana parla di angeli e demoni (vi consiglio la lettura dell'articolo Angeli, dei, o demoni, di Mauro Poletti), la cui traduzione letterale può anche essere i "vigilan-ti", o "custodi" nel caso specifico degli angeli. Sicuramente più complesso è invece il processo indicato dai cristiani gnostici, coloro che man-tennero gli insegnamenti originali del Cristo. Innanzitutto la precisazione che si trova nel Van-gelo Gnostica di Pietro, in cui si afferma che il dio ebraico Jehovah (YHWH) non è l'Essere su-premo universale, il Padre di cui parla Gesù, un Dio d'amore. Pietro afferma che gli Ebrei si illudevano di conoscere l’Essere Supremo, ma lo ignoravano, e conoscevano solo un falso dio, un impostore, la cui vera natura era loro sconosciuta. Non per nulla il Cristo non chiama mai l'Altissimo Signore Dio Padre con la definizione ebraica di Jehovah, che identifica un dio di po-tere vendicativo, che esercitava più che altro paura e rispetto sul suo popolo. Un grande storico inglese del '700, in una sua opera: "Declino e Caduta dell’Impero Romano", così descrive questo "dio": “[un] essere soggetto alla passione e all’errore, capriccioso nei suoi favori, implacabile nel suo risentimento, meschinamente geloso del proprio culto superstizioso, e limitato nella sua parziale provvidenza ad un solo popolo e alla sua transitoria esistenza”. Secondo gli Gnostici, l'Altissimo Padre, sconosciuto, perché davvero molto lontano dallo stadio evolutivo in cui noi umani ci troviamo, creò gli angeli, gli arcangeli, poteri e domini. Questi sono i suoi "Splendenti" che, come lo stesso Dio padre, sono a sua immagine e somiglianza e, di conseguenza, creatori anch'essi. I primi Ebrei conoscevano Jehovah come solo uno dei tanti E-lohim, il quale, in realtà, divenne un "Satanael", ovvero uno Splendente in contrapposizione al Dio Supremo. Insieme a lui altri Elohim ribelli, che vengono identificati come "deboli artigiani". Nel testo dello storico biblico Max J. Dimont "Jews, God and History" (Ebrei, Dio e la Storia) troviamo spiegato che nel V secolo prima di Cristo, i sacerdoti ebrei aggiunsero ai documenti biblici un proprio piccolo contributo manuale (conosciuto come la pia frode), così che la distin-zione che permetteva di riconoscere “Jehovah Elohim” non fu più evidente. Da ciò l'identifica-zione nell'unico Dio Altissimo di quella figura che invece con il Signore Dio Padre non voleva avere più nulla a che fare. "Saturnius (90-150), che istituì un’importante comunità gnostica in Siria, insegnò che il Vero Unico Dio, il Padre Celeste rivelato da Gesù, dimora nel più alto Regno della Luce. Tra questo trascendentale Regno di Luce ed il nostro mondo infinito esistono molte gerarchie intermedie di arcangeli, angeli e potenze spirituali; i creatori dell’universo e i plasmatori dell’uomo. Per follia e vanità Satanael si ribellò contro il Regno della Luce, traviando un gruppo di esseri ange-lici. Satanael e i suoi servi riuscirono a intrappolare gli esseri spirituali in corpi fisici. Saturnius ci racconta come gli angeli di Satanael tentarono di creare corpi umani fisici ad immagine degli esseri spirituali.

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Questo era il loro piano per tenere gli esseri spirituali legati per sempre ai corpi fisici. Nel racconto sulla creazione di Saturnius, gli angeli di Satanael poterono solo dar vita ad una forma primitiva di androide. Era necessario animarlo con uno spirito dei regni superiori. Sata-nael, di conseguenza, richiamò nel suo universo senz’anime una scintilla di luce dai regni cele-sti e l’intrappolò nel corpo materiale di Adamo. Secondo Apelles, un altro maestro gnostico precedente, gli esseri spirituali vennero attirati lon-tano dai reami celesti dall’opportunità di vivere esperienze fisiche, attraverso le macchinazioni di Jehovah, che li imprigionò in corpi di carne. Generazione dopo generazione, le scintille di luce si incarnarono in forme umane. Ben presto, questi esseri spirituali vennero assorbiti dal mondo materiale, tanto da perdere la consapevolezza delle proprie origini nel Regno di Luce. Si ritrovarono catturati nel mondo del Demiurgo Satanael. Divennero schiavi dei maligni angeli creatori e le cose del loro mondo."(Tratto da "Gli dei oscuri") Queste tesi gnostiche vogliono sottolinerare come l'essere umano sia figlio di dei minori, dai quali è dipendente, oltre che prigioniero. Qualunque sia la verità, comunque le varie tesi si assomigliano, sebbene alcuni particolari ov-viamente differiscano. Ciò che corrisponde è il legame di noi umani con gli "dei", siano questi angeli nei migliori dei casi, o i demoni, nella maggior parte delle volte. La frequenza di riso-nanza è l'amore, nelle connessioni positive, oppure la paura, o il potere, quando si tratta di connessioni negative. Ma anche per la prima risonanza, quella dell'amore, spesso si tratta solo di un camuffamento del potere. Infatti queste entità, siano positive o negative, necessitano del nostro contributo per vivere - come noi del loro, del resto! Ci deve sempre essere uno scambio energetico che si realizza attraverso un dono d'amore, o di emozioni negative legate alla paura o alla brama di potere. Spesso capita che entità basse si "travestano" da entità illuminate ed e-largiscono ciò che a prima vista sembra un dono d'amore, quando invece è un dono di potere. Ovvero, attraverso la presunta cura nei nostri confronti si elargisce potere all'orgoglio, all'ego, del contattista. La fatidica domanda che le entità pongono al canalizzatore, quando parlano senza mezzi ter-mini, è "cosa vuoi?". Chiedono cioè cosa si desidera in cambio della propria disponibilità. E' una domanda tremenda, che mette davvero alla prova l'integrità della persona, specie se affaticata da anni di sfortune, giusto capitate per portare la persona a questo essenziale momento di scel-ta. Un'amica che da anni veniva sottilmente invitata al contatto con le dimensioni invisibili, quan-do infine si rese disponibile, per lo meno ad ascoltare cosa le entità volessero da lei, di fronte alla tentazione di questa richiesta seppe solo rispondere "un paio di scarpe", visto che al mo-mento ne aveva veramente bisogno! Nonostante le prove cui la vita l'aveva sottoposta, non cadde nel tranello e l'entità, visto il tipo di risposta che ricevette, scomparve infine dalla sua vita. Gli dei nostri guardiani, o custodi, si danno da fare per noi, nel bene e nel male. L'importante è arrivare a essere in connessione con gli angeli della luce, gli Splendenti, e riuscire a evitare le ingannevoli tentazioni di chi si mostra splendente solo nell'apparenza. Ma qui, purtroppo, si può fare ben poco a chi è degno figlio di tali emanazioni. Si può solo sperare che le frequenze d'amore di chi comunque ci segue e anela perché noi si riconosca la verità, giungano infine a toccare il nostro cuore e liberino gli occhi dell'anina dalle seducenti illusioni. N o t e [1] Deva significa "i Risplendenti", mentre Asura significa "i senza luce". [2] Curiosamente, nello Zoroastrismo, i Deva sono gli dei del male, mentre gli Asura, che però vengono chiamati Ahura, sono quelli del bene.

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Contatti con l’invisibile

Assistiamo a un vero e proprio carosello di sfoggio "paranormale": chi ti legge l’aura, le carte, fa il pendolino o ha delle percezioni perché sente le "voci" di esseri che vanno dall’extra terre-stre a quelle di spiriti guida … E tutti a raccontarti della tua vita passata, presente e futura… mossi, a loro dire, dal pio deside-rio del tuo "bene" e di quello dell’umanità! Precisiamo subito che certi fenomeni esistono davvero, la nuova scienza oggi afferma sempre più convinta, che siamo intercomunicanti, di conseguenza chi, per sua natura, ha maggiormen-te sviluppato certe capacità percettive, avverte sicuramente il vissuto della persona che gli sta di fronte. Ogni cosa lascia un’impronta e per questo è possibile leggere sia la storia di un individuo, sia i vari moti interiori che si muovono nel suo animo. Tuttavia, non si può negare, che il filtro tra noi e la percezione degli altri è sempre e comunque lo stato della nostra interiorità! Non per nulla le antiche scuole esoteriche di un tempo non facevano che sottolineare l'impor-tanza di conoscersi, e conoscersi davvero, così da distinguere ciò che nella nostra percezione è il frutto della nostra interiorità, da ciò che invece ci arriva dall'altro. A riprova che veramente la realtà altrui si frammischia alla nostra e viceversa, mi piace riporta-re di alcuni esperimenti svolti da Alberto Tedeschi1. All'inizio delle sue ricerche, quando, per intenderci, stava approfondendo la misurazione delle onde cerebrali, aveva notato che nelle interazioni fra più individui è sempre il cervello di chi si trova in posizione più autorevole, o è semplicemente più carico, a imporre le proprie vibrazioni al cervello dell'altro. Nello specifico, aveva misurato centinaia di interazioni fra medico/terapeuta e paziente, osser-vando come le frequenze dei due cervelli si sintonizzassero sempre su quelle del terapeuta o del medico, visto che il paziente in quella situazione si trovava in una posizione subordinata. In altre parole, durante l'interazione, il cervello del paziente assumeva le stesse frequenze del me-dico o del terapeuta. Infatti Alberto amava affermare che ognuno è il "re" del proprio territorio! In situazioni di quel tipo diventava così difficile per il terapeuta percepire chiaramente lo stato del suo paziente a livello sottile, perché fra loro due si instaurava una sovrapposizione dello stato vibratorio del medico/terapeuta su quello del paziente! Ecco perché Alberto tendeva a non dare molta fiducia a coloro che operano usando il bio tensor senza considerare che prima devono essere davvero in grado di percepire se stessi in modo accurato, così da saper ricono-scere l'interazione che avviene con l'altro! Chi non fa questo profondo lavoro su se stesso diffi-cilmente riesce a essere accurato nella lettura. Inoltre le percezioni sono spesso frammentarie. Come se di fronte a un film si captasse dei par-ticolari qua e là, senza nemmeno l’esatta sequenzialità degli avvenimenti percepiti. A volte si riesce a comprendere il filo della storia, mentre altre si percepisce solo ciò che si è in grado di comprendere. Chi non ha vissuto particolari situazioni non arriva a identificarle! E' come se si tentasse di far capire il gusto di un frutto esotico di cui non si conosce l'esistenza. La percezione di quel qualcosa di insolito verrà classificata in base a ciò che di conosciuto c'è nel proprio ba-gaglio di conoscenze!

1 Ricercatore indipendente, ha elaborato la Tecnologia Quantistica di Biorisonanza Olografica, da me utilizzata come supporto alla mia metodica di detossinazione delle memorie cellulari. Si veda il PDF: “L’Oloquantica”.

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Non va poi sottovalutato che, pur ammettendo la reale capacità della persona di percepire con buona purezza l'altro, ciò che però percepisce è, alla stessa maniera, fatti realmente accaduti assieme anche ai pensieri, paure, speranze, emozioni che si muovono nell’animo di quella per-sona. Infatti il cervello non fa alcuna differenza fra le emozioni e i pensieri evocati da fatti real-mente accaduti, da quelli invece semplicemente evocati da idee e fantasie! Questi ultimi po-tranno certamente trasformarsi in realtà, ma dipenderà da quali pensieri l’individuo si troverà a seguire. Nel nostro subconscio ci stanno le convinzioni intime, derivanti dall’inevitabile condiziona-mento subito attraverso l’educazione e l’ambiente che, a sua volta, condiziona l’esito delle no-stre esperienze. Tutto questo crea una specie di codice interiore. Chi si mette in ascolto dell'altro a livello sottile rileva lo stato intimo del soggetto, dove, allo stesso modo, ci stanno situazioni reali vissute e situazioni invece solo pensate, desiderate, temute... La preoccupazione per una malattia, nel corso di un responso, può venire percepita come la malattia stessa che si sta preparando a venire, mentre quella, al momento, rappresenta solo un pensiero, una preoccupazione appunto. Ricapitolando possiamo dire che il primissimo livello percettivo è sempre quello del nostro sta-to. E' la nostra interiorità che colora la percezione. Se abbiamo abbastanza lavorato su noi stessi per imparare a riconoscere il nostro possiamo a questo punto discernere quello che è nostro da quello che invece ci arriva dall'interazione con l'altro. A questo livello dobbiamo imparare a riconoscere lo stato interiore dell'altro, con le sue situa-zioni realmente vissute e quelle che invece tende a riprodurre come stato d'animo e di pensiero. Questo livello è quello più semplice da percepire e la maggior parte dei cosiddetti sensitivi si muove in questa dimensione. Al di sopra di questo esistono però dei livelli superiori, dove si muovono le vere entità di luce. Pochissimi sono i sensitivi che, attraverso la loro purezza interiore, riescono a entrare in contat-to con questa dimensione che, tuttavia, è costantemente accanto a noi, anche se noi, nella nostra densità terrena, non la percepiamo. Sono le grandi Guide che seguono il cammino dell’umanità. Il contatto interiore con queste guide ha reso possibile la stesura di libri illuminati, indicazioni e stimolo per la crescita evolutiva dell’anima; fra questi, forse i più famosi sono quelli del Mae-stro Tibetano, riportati dalla sensitiva inglese di inizio secolo Alice Bailey, editi in Italia da Nuova Era Edizioni di Roma, oppure il più recente e più semplice Rapporto dalla dimensione X, di Giorgio de Simone, edito dalle Mediterranee di Roma Il vero ricercatore, colui o colei che cerca la via per crescere e non le illusoriche e gratificanti scorciatoie, potrà attraverso lo studio di questi testi cominciare un percorso evolutivo che li por-terà ad affinare la propria sensibilità e capacità percettiva. È un percorso all’inizio molto solita-rio e duro, ci si discosta dalla "pazza folla", non si trovano più contatti appaganti con gli altri, si incomincia a vedere e a riconoscere quanto, in questo mondo, viene fatto e propagato per di-strarre dall’essenziale, spesso addirittura da quegli stessi "maestri" che ora la new age, nel suo voler rendere manifesto ogni segreto da conquistare, ha letteralmente dissacrato in una pseudo-spiritualità di pronto utilizzo. Tuttavia, come dice Maestro Morya: La nebbia avvolge i fianchi del monte, ma la cima è sempre nella gloria del sole. A quei raggi la nebbia si sperde e vedi il mio Amore. La costanza nel perseverare sul cammino, premierà chi, nonostante la fatica e la solitudine, si avventurerà a scalare questa"‘montagna sacra"

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Entità negative o positive?

I contatti interiori con sedicenti Guide aumentano. E' il fenomeno del channeling. Le informa-zioni che ci vengono offerte sono per lo più catastrofiche: basta seguire uno qualsiasi di quei siti che raccolgono le diverse canalizzazioni per rendersene conto. L'aspetto "consolante" è che, a detta di queste Entità, saremo prelevati e quindi "salvati" dai disastri che si abbatteranno sulla Terra. L'altro fattore comune è l'arrivo di manifestazioni visibili che ci faranno comprendere che, tali "profezie" sono reali. Alcuni canalizzatori, poi, arrivano addirittura a indicarci con precisione date in cui tali segni compariranno. Per esempio, a ottobre 2008, un'astronave, o forse più, sa-rebbero iniziate ad atterrare... Accanto a tutte queste previsioni disastrose c'è poi sempre il tono amorevole di queste Entità che sollecitano a rimanere, e soprattutto, a pensare positivo perché, come ben si sa, il pensiero crea! Allora come definire tutto questo? E' positivo o negativo? E soprattutto è spirituale? Innanzitutto non si può fare l'errore di definire spirituale ciò che appartiene alle dimensioni dell'invisibile. Spirituale è ciò che stimola la persona a una sua crescita interiore, di conseguen-za a un lavoro su di sé per superare le proprie piccinerie e limitazioni. Il primo segno, infatti, che dimostra che si è in contatto con dimensioni davvero più elevate è che la persona e il suo ambiente familiare migliorano. Le persone sentono il desiderio di sistemare i grovigli e si im-pegnano a farlo, con pazienza, delicatezza, ma anche con salda e luminosa determinazione. L'armonia che via via aumenta nel loro ambiente, è il segno più immediato e visibile che denota la connessione con guide interiori elevate. Non sempre i contatti con le Entità operano in tal senso. Anzi, il più delle volte sono invece compensatori di situazioni spiacevoli in famiglia, da cui il soggetto fugge, per rifugiarsi nei contatti con l'invisibile, da cui riceve gratificazioni. Infatti, spesso queste connessioni interiori vanno a lusingare il ricevente, sollecitando il senso di "importanza" che una persona non ancora sgrettata ha bisogno di sentirsi confermare. Scrive la Bailey nel suo libro Dall'intelletto all'intuizione: "Oppure avviene che, mentre lo studente medita, qualche ‘forma’ o qualche entità viene a sug-gerirgli un’importante attività che è stato scelto a compiere; un messaggio da diffondere a tutto il mondo in ascolto, una grande invenzione da presentare, un giorno o l'altro, all’umanità in attesa, se continuerà a fare il bravo. Egli è allora ben lieto di indossare il manto del profeta e, con fede incrollabile nel proprio valore e nella propria abilità di influenzare le folle - anche se per il momento è relativamente incapace di influenzare chi gli sta accanto - si prepara a svolge-re la sua missione divina.2 Tutti noi corriamo il rischio di illuderci proprio nello stesso modo, quando cominciamo a medi-tare, se la mente che discrimina non sta in guardia, o se nutriamo aspirazioni segrete ad eccelle-re in senso spirituale, o soffriamo di un complesso di inferiorità che va equilibrato. Se non si facesse l'errore di attribuire una qualità di quasi "onniscienza" a ciò che ci arriva dalle dimensioni sottili non si cadrebbe in molti tranelli. Nel mondo sottile ci sono i livelli di maturità ed evoluzione proprio come qui sulla Terra. Non perché ci arriva da quelle dimensioni è garan-tito che sia il pensiero di un Illuminato! Scrive un'altra grande esoterista e psicologa al tempo stesso: Dion Fortune, nella prefazione al suo ultimo testo La dottrina cosmica:

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"Io vorrei non solo consigliare ma implorare chiunque si occupi dell'Invisibile di studiare psico-logia e di imparare a conoscere la natura della mente; scoprirà che ciò non disturba ciò in cui crede, ma anzi ne rivela l'elemento razionale. Non crediate che perché una informazione è stata ottenute per vie insolite sia necessariamente vera, non più di quanto una cosa sia necessaria-mente vera solo perché pubblicata in un libro. Le comunicazioni da parte degli spiriti sembrano avere per alcuni la stessa autorità che la parola scritta ha per l'ignorante, il quale crede che un oggetto sia valido solo perché la pubblicità ne parla bene. Una comunicazione da parte degli spiriti può provenire da uno spirito in buona fede, e tuttavia essere priva di fondamento. Sebbene l' uomo sopravviva alla morte fisica, la morte non lo fa smettere di essere uno sciocco; se non aveva buon senso sul piano fisico, non ne avrà nemmeno sul piano astrale. Non credete dunque a tutto ciò che gli spiriti vi dicono, anche se nel vostro cuore siete sicuri che si tratti di spiriti veri. Inoltre ricordate che, se forti di una vostra certa predisposizione an-date cercando contatti con l'Invisibile, troverete certamente qualcosa. Ma le entità che che ri-spondono alle richieste di uno sperimentatore alle prime armi sono le stesse che otterreste an-dando a chiedere alle persone in mezzo alla strada. Se tenete aperta la porta di casa è molto probabile che entri qualcuno a rubarvi l'ombrello dall'ingresso che non qualcuno pronto a illu-minarvi sulle profonde verità spirituali! Lo stesso avviene nel campo delle scienze occulte. (...) Quelle grandi entità che la Società Teosofica ha fatto conoscere al grande pubblico come Mae-stri - ma che sono conosciute da tempo immemorabile agli adepti - (...) sono tanto diverse dallo spirito dalla "guida" o dagli spiriti comunicanti medi, quando Michelangelo lo è da un madon-naro di strada. Per arrivare a loro non c'è altro modo che passare dalla porta stressa e seguire la via difficile. (Traduzione dell'Autrice da The Cosmic Doctrine)" Poi c'è da considerare un ulteriore aspetto, ovvero quello della risonanza. Oggi è ben noto a tutti che noi richiamiamo nella nostra vita ciò che risuona sulle nostre frequenze. La legge dell'attrazione fa sì che il simile attiri il simile. Di conseguenza chi canalizza richiamerà Voci che vibrano sulla sua stessa frequenza. Se il ricevente non è davvero un'anima elevata, è quindi inevitabile che l'Entità richiamata per risonanza vibrerà sulle sue note, imperfette. Chi inge-nuamente racconta di canalizzare grandi Entità, adirittura c'è chi afferma di canalizzare Gesù, o Dio in persona, ebbene rivela solo una sua non riconosciuta ignoranza, se non addirittura pre-sunzione. Sempre la già citata esoterista Alice Bailey, così scrive nel libro Dall'intelletto all'intuizione: "Esaminiamo in breve alcuni fenomeni della mente inferiore, che gli studenti così spesso inter-pretano erroneamente. Essi registrano, per esempio, l’estasi di un incontro col Cristo o con una Grande Anima, apparsa durante la meditazione. Ne sono eccitati e annotano l'avvenimento nel loro diario. Ciò è realmente accaduto? Lo studente ha proprio veduto il Cristo? Dobbiamo qui ricordare l'assioma che ‘i pensieri sono cose’ e che ogni pensiero prende forma. Due circostanze hanno concorso a produrre il fenomeno, se questo è proprio avvenuto e non è frutto di una fantasia vivida e sovreccitata. Il potere dell'immaginazione creativa è appena ai suoi inizia ed è del tutto possibile vedere proprio ciò che si desidera vedere, anche se non esiste affatto. Il desiderio di progredire e lo sforzo costante hanno risvegliato, o reso cosciente, l’aspirante sul piano psichico, il piano della vana immaginazione, del desiderio e delle sue illusorie realizzazioni. In questo regno egli ha percepito una forma-pensiero del Cristo o di qualche grande e venerato Maestro. Il mondo dell’illusione pullula di queste forme-pensiero costruite attraverso i tempi, e l’uomo, tramite la sua natura psichica (che per la maggioranza è la linea di minor resistenza), giunge in rapporto con una di esse, la crede reale ed immagina che gli dica tutto ciò che vorrebbe udire.

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Desidera essere incoraggiato; è alla ricerca, come tanti, di fenomeni che giustificano il suo sfor-zo; acquieta il cervello e scivola dolcemente in uno stato psichico negativo. In tale condizione la fantasia agisce e gli fa vedere ciò che desidera vedere, e udire le magnifi-che parole di riconoscimento a cui aspira. Non gli viene in mente che le Guide dell’umanità sono troppo immerse nelle attività di gruppo e nella preparazione dei pensatori e dei servitori dell'umanità, per il cui tramite possono opera-re, per ‘perdere’ tempo con chi è ancora solo un bambino. Questi ultimi possono essere tranquillamente affidati alle cure di esseri in evoluzione meno eccelsa. Ma se anche si trattasse di persone così progredite e di così alto sviluppo da essersi guadagnate il privilegio di un simile contatto, il Maestro non sprecherebbe il Suo ed il loro tempo per inco-raggiarle e pronunciare parole altisonante e vane. Utilizzerebbe invece quei brevi istanti per indicare qualche debolezza da eliminare o qualche azione costruttiva da intraprendere." Appunto, i Grandi Maestri, oltre a essere essenziali, si dedicano a suggerire come migliorare la propria essenza e quali azioni positive mettersi a realizzare. Oggi invece la maggior parte delle canalizzazioni sono davvero il contrario di tutto questo. In modo particolare quando avvertono di catastrofi prossime venture. Se per caso, veramente ciò non fosse in atto, lo si creerebbe noi, influenzati come siamo da tali pensieri! Anche senza stare a puntualizzare l'assurdità di affermazioni in cui si profetizza l'arrivo di e-venti spettacolari, come, per esempio, le astronavi lo scorso ottobre, che immancabilmente non si sono presentate, anche tutto il resto è preoccupante. Non tanto per quello che acclamano, ma per la totale mancanza di un minimo di senso critico con cui le persone le accolgono. Sempre la Bailey, nel già citato libro, scrive: "Uomini e donne si affannano a scrivere in modo automatico, ispirato o profetico, per dare al pubblico il risultato delle loro fatiche. Sono scritti che si riconoscono per certe caratteristiche comuni, e possono essere spiegati in vari modi. Emanano da fonti interiori diverse. Sono stra-namente simili, mostrano uno spirito amabile e devoto; non dicono nulla di nuovo, e si limitano a ripetere ciò che già molte altre volte è stato detto; sono pieni di affermazioni e di frasi che li ricollegano agli scritti dei mistici o all'insegnamento cristiano; contengono a volte profezie di avvenimenti futuri (si tratta di solito di predizioni terrificanti, ben raramente di carattere lieto); molto confortano l'autore perché gli danno la sensazione di essere un'anima grande e meravi-gliosa (...). Alcuni poi sono decisamente distruttivi. Predicano cataclismi immani, e alimentano la paura nel mondo. Anche supponendo trattarsi di predizioni vere, c’è da domandarsi se valga la pena atterrire il pubblico, e se non fosse più edificante aiutarlo a realizzare il suo destino immortale, invece di profetizzargli che un'onda immane sta per sommergerlo, o che una catastrofe elimine-rà fra breve alla faccia della terra la città in cui vive. Come giudicare tali scritti: buoni o innocui, o nocivi, o distruttivi e sovvertitori dell’ordine pubblico? Grosso modo si possono raggruppare in due categorie. Appartengono alla prima gli scritti di quelle anime sensitive che, sempre su livelli psichici, si sintonizzano con l'insieme del-le aspirazioni, dei desideri e dei concetti mistici di ogni tempo, oppure con le ansie di tutte le epoche, con le paure razziali ed ereditarie, o il terrore generato dalle condizioni mondiali che attualmente prevalgono. Esse lo annotano e lo scrivono e lo danno da leggere agli amici (...) Che le cose trattate siano buone o cattive, liete - il che accade raramente - o tristi, che vibrino di paura o di presagio, si tratta soltanto di psichismo, e non ne emergono in alcun modo le qualità rivelatrici dell'anima. Sono della seconda categoria gli scritti che rivelano un processo di auto-educazione, un metodo per il quale il mistico introverso si estroverte.

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L’autore attinge forse ai tesori di conoscenza del suo subconscio, accumulati con la lettura, il pensiero e le relazioni. La sua mente ha registrato molte cose di cui egli rimane all'oscuro. Poi prende a meditare e d'un tratto capta le profondità della sua natura e raggiunge le risorse del subcosciente e le nozioni scese sotto la soglia della coscienza ordinaria. Si mette a scrivere assi-duamente. Perché egli debba considerare quei pensieri come emanati dal Cristo o da qualche grande Maestro, è un mistero. Probabilmente, il sentirsi un canale attraverso cui il Cristo può comunicare, ne accarezza l’orgoglio - sempre inconsciamente. Non mi riferisco a tutti quegli scritti detti automatici, così popolari oggi. Voglio sperare che lo studente di meditazione si rifiuti di avere a che fare con le cose pericolose di questo genere. Nessun vero aspirante, nell'impresa di disciplinare se stesso, vorrà cedere le redini e sottomet-tersi al controllo di una qualsiasi entità, incarnata o disincarnata; ne vorrà affidarsi ciecamente alla prima forza che si presenti. I pericoli di questo genere sono ben noti per aver condotto tanta gente nei ricoveri per alienati, e costretto tanti altri a farsi curare da ossessioni e da ‘idee fisse’. Pensate, la Bailey, come la Fortune, scrivevano nel lontano inizio del Novecento e oggi le loro parole sono così attuali che sembrano state scritte in questa nostra epoca! La Terra, nonostante tutto, non è andata distrutta perché, ricordiamolo, Dio promise ad Abramo che fin quando ci sarebbero stati almeno dieci giusti non l'avrebbe annientata. Ebbene c'è da lavorare per essere uno di questi giusti: solo così aiuteremo davvero il mondo a superare le crisi. Senza aspettare ipotetiche astronavi o messaggeri di vario tipo. C'è da entrare in azione e diventare splendenti, per aiutare chi è offuscato a ritrovare la propria Luce divina dentro di sé.

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Ospiti sgraditi

Quando nasciamo arriviamo in una situazione, quella della materia, che di fatto è difficile e faticosa, anche quando non è poi così negativa. Infatti l'esperienza terrena ci porta in una di-mensione che non ha nulla di così accogliente come il liquido amniotico entro cui abbiamo pas-sato quei mesi di preparazione all'esistenza fisica, o come la nostra esistenza precedente ancora, nelle dimensioni dello spirito. Il trovarci nella dimensione fisica crea in noi delle immediate sensazioni negative, come spon-tanea reazione allo stato accogliente in cui ci si trovava prima. Queste, man mano che crescia-mo, verranno ampliate dal tipo di educazione e ambiente in cui vivremo, e diverranno "convin-zioni" inconsce che radicheranno nella nostra essenza, determinando il tipo di risposta che an-dranno a sollecitare. Mi spiego meglio. Passando da un ambiente ideale, l'arrivo sulla Terra, in un ambiente completamente nuovo e, a confronto con quello precedente, così freddo, rumoroso e poco accogliente, la reazione più scontata è quella di non sentirsi accolti a amati e curati abbastanza. Crescendo, le risposte dell'ambiente che, educandoci, deve anche imporre dei no, non sempre sbagliati, anche giusti e doverosi... eppure questi, assieme alla fornita schiera di no castranti che riceveremo, andranno ad aumentare la consistenza di quegli "ospiti" alloggiati nelle stanze del-la negatività che si sono via via formate con la nostra nascita, che diverranno così delle forme pensiero sempre più potenti e... autonome! La loro potenza, nel tempo, farà sì che prendano il sopravvento su chi invece dovrebbe essere il reale "padrone di casa". Un buon lavoro di autoriconoscimento da un lato, che permetta di identificare in quali spazi interiori abbiano preso dimora le forme pensiero, e quindi un altrettanto intenso lavoro per rin-forzare l'autorevolezza del padrone di casa, piano piano possono davvero portare a un miglio-ramento della situazione. A livello energetico sottile è la presenza di tali sgraditi ospiti che poi richiama per risonanza tutta quella fornita schiera di energie sottili negative, o addirittura le interferenze di entità ne-gative. tutti quanti richiamati e ospitati dalle forme pensiero. C'è anche da dire che tali forme pensiero rimangono comunque ancorate a noi perché da qual-che parte, nel nostro intimo, c'è di sicuro una possibile corrispondenza. Una nota nostra, anche flebilissima, che vibra su quella lunghezza d'onda. Per cui, anche se il nostro animo non è così negativo e possiede solo un'ombra di negatività, questa basta davvero per emettere quella nota e attivare il richiamo! Figuriamoci poi se il nostro animo è ancora molto negativo, quanta "ro-baccia" sarà in grado di richiamare come negatività! Come dicevo, un buon lavoro interiore personale, supportato da una accurata pulizia eterica, porta sicuri miglioramenti e depurazione da ospiti non graditi. Tuttavia non va dimenticato che tali spazi interiori, le "stanze" dedicate alle negatività, anche se svuotate, rimangono però lì, vuote e pronte a riaccoglierle non appena noi ci si indebolisce. E' proprio il fatto che comunque della negatività in noi dimora sempre, perché non siamo però perfetti, basta a ricreare una nota di richiamo. Quando il nostro livello energetico si indebolisce, per dello stress psichico o fisico, oppure a causa di traumi, ecco che la forza, l'autorevolezza di noi, come padroni di casa del nostro spa-zio interiore, diminuisce e le nostre note negative si ricollegano alle forme pensiero che erava-mo riusciti a tenere fuori dal nostro spazio.

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Come degli sciacalli quelli, allontanati non se ne vanno del tutto, ma conoscendo la nostra im-perfezione aspettano fuori dalla porta. Non appena questa si schiude perché la nostra autorevo-lezza energetica diminuisce, ecco che irrompono da conquistatori nel nostro spazio, andando vittoriosi a riprendere possesso di quelle loro stanze e iniziandola a fare da padroni. E' per questo che ogni buon esoterista, o psicologo, sa molto bene quanto difficile, se non im-possibile, sia cancellare certe deviazioni interiori che portano a ricadere nelle modalità malate e negative. Non si dovrebbe mai abbassare la guardia. Soprattutto, quando la stanchezza imperversa, do-vremmo sempre fare in modo di riportarci in un buon equilibrio energetico. Cosa consuma la nostra energia? La stanchezza appunto, le situazioni di tensione, anche quella creata dall'eccitazione, i desideri troppo intensi, le emozioni in genere troppo coinvolgenti, i traumi, gli spaventi, i dolori, i legami stretti e soffocanti con altre persone... Ma anche situazioni fisiche che stancano l'organismo: fatiche, situazioni ambientali pesanti, come il troppo freddo o il troppo caldo, momenti atmosferici particolarmente ottenebranti. Di-versi esoteristi parlano di venti particolari, o di sole troppo martellante, o di cieli plumbei... in-somma tutte situazioni che incidono malamente sull'equilibrio dell'organismo che si trova così a perdere più energia del solito e corre il grosso rischio di diventare più vulnerabile agli attac-chi. Tutte le volte che ci si trova in tali stati si dovrà innanzitutto cercare di ritrovare il proprio equi-librio. Anche se ci saranno delle volte in cui non sarà possibile intervenire a riarmonizzare, e si dovrà essere in grado di resistere, fino a quando la particolare situazione, per esempio quella atmosferica, non sarà passata. In quel caso si sappia, che un buon guerriero dello spirito sa an-che attendere il momento giusto (vedi "I Tiranni")! Ciò che appesantisce la nostra interiorità non è "solo" dovuto a quanto fino adesso indicato. Ovvero: il negativo causato dalla limitazione evolutiva della nostra anima; i condizionamenti negativi assimilati dall'ambiente in cui si è nati e/o cresciuti; il minus energetico causato dall'affaticamento. Da valutare sono pure le eredità ancestrali che, per risonanza, attiviamo nel nostro campo ener-getico. “Ciascuno di noi ha dentro di sé un romanzo familiare e ogni famiglia ha una storia da raccon-tare; una storia che si ripete, una storia mitica, una saga e dei segreti. Siamo tutti eredi di queste tradizioni. Più esattamente, siamo gli eredi di questa tradizione, di questa storia.” (Anne Ance-lin Schützenberger, "La sindrome degli Antenati" - Di Renzo Editore) Nel passato familiare, anche quello lontano che con noi ha poco o nulla più a che fare, quando accadono degli eventi negativi che squilibrano quella specie di contabilità energetica che sta alla base di qualunque rapporto umano, si creano dei veri e propri debiti, insoluti da pareggia-re. In questo dare e avere energetico ogni disarmonia non riequilibrata, si perpetua in una ma-lefica eredità che va poi a pesare sui membri più deboli o più ricettivi all’evento. Ricordiamolo: "In ogni bambino si uniscono i canti dei genitori e degli avi, che disegneranno la mappa che gli è stata data per compiere la sua traversata" (Leena Lander,"La casa del felice ri-torno" ) Per comprendere anche queste influenze sarà meglio ricordare che tutto è energia, ovvero le diverse qualità energetiche che si frammischiano e formano la diversità. Allo stesso modo ogni gruppo familiare. Questo formerà la sua manifestazione energetica in base ai comportamenti caratteriali dei singoli individui. Sarà dunque questo insieme, questa specie di "impasto" psico-fisico, che verrà tramandato, a livello di sangue. La trasmissione in-clude non solo le eredità puramente genetiche, dunque organiche, ma anche la trasmissione della vita psichica tra le generazioni.

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Ciò che ha causato una determinata colorazione energetica, dunque anche fatti lontani nel pas-sato, se questi non sono stati consapevolmente modificati, rimangono nell'eredità psichica tra-mandata. Come già si vede con l'eredità fisica, determinati fattori non si manifestano sempre in tutte le persone della progenie. Allo stesso modo queste eredità psicologiche. Sembrerebbero infatti colpire la progenie più i risonanza. L'analista francese René Kaes afferma che non sono, ovviamente, dei ricordi a rimanere, bensì delle tracce. In una sua intervista [http://www.4bw.org/content/view/303/176/] si legge come, all'origine di biografie disastrate, ma anche di grandi tragedie collettive, ci siano i traumi di un passato che non passa. Non solo ferite individuali, romanzi familiari tinti di nero, ma fratture irreversi-bili con i genocidi del Novecento di cui la Shoah è stato il paradigma più osceno. Siamo co-munque eredi, spesso servitori, non sempre allegri beneficiari della vita di chi ci ha precedu-to.comunque eredi, spesso servitori, non sempre allegri beneficiari della vita di chi ci ha prece-duto. Sono queste tracce, che diventano sintomi, angoscia senza nome, spinte... Dentro di noi vengo-no conservate e, allo stesso tempo - nel tentativo di ripristinare un equilibrio dissestato - anche compensate. Importante è dunque divenire consapevoli di quello che è nascosto nel nostro passato familiare. La "favola" della nostra vita, come già scrivevo nell'articomo omonimo, dovrebbe quindi essere completata inserendo ciò a cui si riuscirà a rintracciare andando indietro, nella storia della no-stra famiglia. N o t e CONSIDERAZIONI Sigmund Freud aveva intuito l’esistenza di un’anima collettiva con cui spiegava alcune forme di trasmissione inconscia da una generazione all’altra di simboli e di comportamenti dotati di forte risonanza emotiva. Carl Gustav Jung aveva poi ripreso e approfondito questa tematica, proponendo la teoria dell’inconscio collettivo. Successivamente, altri psicologi come Moreno, l’ideatore dello psicodramma, Nicolas Abraham, Françoise Dolto e Maria Törok, continuarono a investigare sulle dinamiche inconsce di quell’entità che potrebbe essere definita “anima fami-liare”, ovvero un inconscio collettivo più ristretto che ruota attorno al mondo del soggetto in modo più personale. Su questo mondo dell’inconscio familiare è però la francese Anne Ancelin Schützenberger, la fondatrice della psicogenealogia e della tecnica del genosociogramma, che individua chiara-mente come all’interno della storia di una famiglia certi eventi accaduti nel passato e di un par-ticolare spessore emotivo rimasti insoluti, possano poi produrre nella progenie particolarmente sensibile, altri eventi simili, che ripropongono all’infinito quell’emozione, fino a quando qual-cuno non riuscirà ad affrontarla e poi a scioglierla. In Italia, le eredità ancestrali sono divenute abbastanza popolare grazie al tedesco Hellinger e le sue “costellazioni familiari”. Pur tuttavia, leggendo i suoi libri, il suo metodo risulta spesso l’effetto di percezioni soggettive (tipica una sua frase in cui “spiega” certe sue interpretazioni senza offrire un metodo di lettura preciso ma con un “Certe cose si sentono”). Di sicuro Bert Hellinger è una personalità carismatica e comunque estremamente competente, per cui credo onestamente che la sua percezione sia centrata e appropriate. Ma chi ci può garantire la stesso spessore interiore negli altri, che oggi sempre più numerosi, propongono la sua tecnica? Per questo preferisco optare per Anne Ancelin Schützenberger, la cui lettura e insegnamento non lasciano spazio a soggettivismi.

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Rapporto sugli Alieni

Si leggono con attenzione i diversi testi scritti da studiosi che si sono attivamente occupati del tema e i resoconti delle esperienze dirette avute da chi sembra aver avuto contatti reali con que-ste "entità" si trovano un insieme di informazioni decisamente interessanti e anche inquietanti. Ciò che noi definiamo col termine generico di "extraterrestri" non si riferisce solo a entità pro-venienti da altri pianeti o dimensioni fuori dalla Terra, ma anche ad entità che sono già da sempre presenti sul nostro pianeta. Senza essere solitamente visibili, perché vibrano su frequenze diverse dalle nostre. Quindi pos-siamo definire i primi gli "extraterrestri" propriamente detti, e i secondi "intraterrestri". Questi due gruppi si assomigliano per scopi e modalità, anche se sono estremamente diversi fra loro, non solo fra i due gruppi stessi (gli "extra" e gli "intra"), ma anche all'interno di questi stes-si gruppi si distinguono molte "razze" con motivazioni di contatto con noi a volte decisamente differenti fra loro. Sebbene sia difficile essere esatti nel definirli, in quanto i contatti avuti con loro dimostrano come sia diffusa la menzogna, per quanto riguarda se stessi e le altre "razze" di entità, si può azzardare l'ipotesi che ci siano entità buone ed entità cattive. In sintesi, fra le azioni citate nei vari testi, attribuite a ciò che dalle varie razze degli extraterresti sembrano compiere, ci sono le seguenti: - ammazzano il bestiame, che viene trovato completamente prosciugato del loro sangue; - prosciugano dal sangue i neonati; - rapiscono in modo particolare bambini, ma anche adulti; - alcuni di questi rapimenti (abduction) non sono definitivi, in quanto le persone poi ritornano (e sotto ipnosii, perché sono rari quelli che riescono a ricordare normalmente, raccontano di essere stati sottoposti a esperimenti e test che definiscono "medici"); - effettuano delle manipolazioni genetiche sugli esseri umani (uomini e donne), che poi danno alla luce degli esseri che, se nati sulla Terra, in genere non vivono; - sollecitano nella psiche umana le emozioni, in modo particolare di aspettativa (per un qualche buon evento che dovrebbe accadere), eccitazione, ansia, paura, angoscia... (di queste emozioni gli extraterrestri sembrano nutrirsi, per questo hanno bisogno di suscitarle negli umani!) Si tende a indicare gli extraterrestri che eseguono tali operazioni come i "cattivi". Tuttavia, ce ne sono alcuni, fra quelli che eseguono esperimenti e test sugli umani, che afferma-no di non avere propositi maligni nei confronti dell'umanità. Affermano di essere solo interes-sati a studiarci. In definitiva, possiamo dire che noi esseri umani forniamo in un qualche modo materia prima per questi esperimenti e nutrimento. Non solo per la questione del sangue ma anche e soprattutto per la questione dell'energia psi-chica che noi produciamo attraverso le nostre emozioni, che molte di queste entità risvegliano in noi. Per quanto riguarda gli "intraterrestri", quelli che convivono da sempre sulla Terra assieme a noi, troviamo traccia della loro presenza anche negli antichi testi, dove vengono definiti "dei" (o Dio, nel caso dell'Antico Testamento), ma possono anche essere chiamati "angeli", "disincarna-ti", "spiriti dei defunti"…

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Questi sembrano vivere utilizzando la nostra energia psichica, per cui hanno un particolare in-teresse a contattarci e a fare in modo che i loro racconti ci assoggettino in un qualche modo, così da legarci a loro, anche perché, così facendo, poi, gli esseri umani fanno ulteriori cose che por-tano a loro nutrimento. Il Dio dell'Antico Testamento, come pure gli altri Dei dell'Antichità, sono gli "dei" che si mani-festano a noi in ciò che oggi è definito come "religione". Le religioni assoggettano e, nel modo come sono portate avanti, sono degli enormi produttori di energia emotiva (fa anche gli esempi dei casi di devozione per le varie apparizioni e miracoli). Dato che oggi le religioni, per certi versi, stanno perdendo peso, queste entità ora cercano di coinvolgerci anche attraverso altre modalità: - ovvero i vari gruppi di contatto (via channeling o medianità), dove si presenta l'entità che si spaccia per "maestro" e tiene legato a sé il gruppo in attesa di un qualche evento, e mantiene assicurata la sua dipendenza dandogli ogni tanto dei "contentini" (miracoli et similia) e solleti-candogli una qualche emozione (brama di essere degli "eletti", brama di conoscenza, brama di potere, brama di una qualche altra cosa…), mentre "sprona" le persone del gruppo a diventare sempre più "mansuete", per cui aperte alle sue esigenze; - un altro modo per assicurarsi loro le nostre energie psichiche sono le grosse manifestazioni, per esempio quelle sportive dove, dietro alla facciata dell'aspetto ludico e agonistico (fautori di grosse emozioni nel pubblico) si nascondono i grossi interessi economici che provocano anch'essi delle notevoli emozioni (brame); - un altro modo è infine dato dai raduni per i grossi concerti musicali, dove la musica, cioè quel tipo di musica, produce nel grosso gruppo che si riunisce ad ascoltarla, delle enormi emanazio-ni emozionali. I grandi e potenti della Terra hanno stretto un patto con le Entità malvagie (non è chiaro se con quelle degli extra o degli intraterrestri, probabilmente con le razze di entrambi), per cui, in cambio del potere assicurato loro, danno gli esseri umani come nutrimento – ovvero come nu-trimento psicologico, fomentando tutte quelle emozioni di cui si parlava prima. Questi potenti vengono chiamati i "grigi", si aiutano tra di loro, ci danno la parvenza di libertà, tuttavia ben poco è veramente fuori dalla loro portata. Il modo per "salvarsi" è ovviamente quello di non lasciarsi acchiappare a livello emotivo, o at-traverso il proprio desiderio di potere, di emergere o di sapere (quando il sapere è arrogan-za…). N o t e IL PROFESSOR DINI Non si può parlare di alieni senza citare il professor Dini (nato nel 1921). Nel 1948 inizia la sua carriera accademica come assistente all'Università di Pisa, per poi diventare professore in di-versi settori che si occupavano di ricerca missilistica e di nuovi mezzi di propulsione. All'inizio degli anni '50 venne invitato negli Stati Uniti, dove ha collaborato al "Jet Propulsion Labora-tory" del CALTECH (Californian Institute for Technology) a Pasadena. Fu in quel periodo che entrò in contatto con Wernher von Braun e attraverso di lui iniziò la sua collaborazione con la NASA, dove svolse diversi lavori di ricerca. Da quel momento i suoi contributi furono continuati e si allargarono poi anche alla ESA (Euro-pean Space Agency). Dal 1966 è il coordinatore nazionale di "Propulsion & Energetics Panel der Advisory Group for Aerospace Research and Development", un settore della NATO. Nel momento che andrà in pensione, nel 1992, il professore, si sentirà libero di parlare. Infatti, lo ritroviamo in numerose conferenze in cui condivide le sue esperienze dirette sugli Ufo.

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Templi energetici

Secondo una tradizione millenaria esiste un lavorio sotterraneo di misteriose forze della terra, in grado di influire sulla vita degli uomini. Sebbene invisibili, queste "forze" esistono. I luoghi di culto antico sfruttavano tali campi di forza. Per ben accogliere l'energia rivitalizzante di queste "fonti" naturali, le chiese (quelle antiche), le cattedrali, santuari, alla stessa stregue degli antichi templi delle culture precristiane, venivano edificati su queste emittenti energetiche naturali, così da divenire un centro raccoglitore e am-plificatore di energia vitale. Le civiltà megalitiche, proprio perché in simbiosi con l'aspetto energetico della terra, sapevano percepire le proprietà particolari di determinati luoghi, individuando le correnti sotterranee telluriche, o quelle energetiche prodotte dalla presenza di corsi d’acqua sotterranei, o i campi elettromagnetici naturali, e qui edificavano i loro primi templi. In un bel sito dedicato alla cultura ortodossa, viene spiegato egregiamente il significato che le chiese dovevano rappresentare per i credenti: "Per la Tradizione ogni realtà della Chiesa è legata al credente ed è in servizio del suo progresso spirituale. L'edificio della chiesa ha, così, un valore sacro perché racchiude in sé un universo simbolico. Il credente che si affaccia all'interno di un'antica basilica si trova davanti a una pro-spettiva, davanti a un cammino con una meta: l'abside e il santuario. La parte iniziale della chiesa simboleggia lo stadio esistenziale di chi si avvicina per la prima volta al cristianesimo. Chi attendeva di essere battezzato sostava nell'area accanto alla porta d'ingresso. Tutta l'area interna simboleggia il cammino nella fede del credente. Il santuario, luogo dov'è posto l'altare e si celebra l'Eucarestia, rappresenta il luogo della visione, il luogo in cui la luce di Dio giunge agli uomini per illuminarli. Così non desta meraviglia che la maggioranza delle chiese antiche siano rivolte con l'abside a est, luogo dove sorge il sole. Gli elementi cosmici si uniscono a quelli simbolici ed entrambi si collegano alla situazione per-sonale del credente. Nell'edificio ecclesiastico, quindi, il credente ritrova se stesso davanti a Dio. La sacralità della chiesa è, allora, indice e rimando della sacralità della persona umana poiché Dio si rivela nei cuori degli uomini ed è lì che essi devono imparare a scoprirlo. Il senso del sacro, che ha la chiesa, deriva, inoltre, da qualcos'altro. Per l'Ortodossia Dio ha un aspetto inconoscibile e impartecipabile (la sostanza) e un aspetto conoscibile (l'energia). Attra-verso l'energia Dio si diffonde e si fa conoscere. L'energia divina, sempre increata, si diversifica a seconda dei suoi effetti. L'energia santificante (la Grazia) è una tra le tante. Il suo effetto consi-ste nel divinizzare l'uomo. Esiste pure l'energia con la quale Dio mantiene in vita e conserva il cosmo. Ogni cosa, dunque, partecipa di Dio ma in maniera differente. La sacralità del luogo, oltre a rimandare alla sacralità della persona, rimanda, dunque, a un modo d'intendere Dio. Se Dio viene inteso come un essere impartecipabile (è il caso della classica teologia cattolico-romana dove Dio è una sostanza impartecipabile e la grazia che Lui darebbe è solo una realtà creata) i motivi in base ai quali si dichiara sacro un luogo sono piuttosto labili. Non fa meraviglia che ci sia chi afferma che nulla è sacro. Si comprende, allora, altrettanto bene la costruzione moderna di chiese che materializzano tali concetti secolarizzati." [nota 1] La costruzione antica delle chiese si rifaceva sempre e comunque alla manifestazione energetica tangibile, dove poi diveniva più "facile" realizzare anche l'altro aspetto della manifestazione divina.

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Come ben spiega l'autore appena citato, Dio si rivela, infatti, in due forme: una è l'aspetto inco-noscibile e impartecipabile (la Sostanza divina), mentre l'altra è un aspetto conoscibile (l'energi-a). Attraverso questi due modi di manifestarsi, l'energia Dio si diffonde e si fa conoscere. Come si può ben comprendere, l'energia con la quale Dio mantiene in vita e conserva il cosmo, è un'energia è molto reale; l'autore la definisce "conoscibile", in quanto è tangibile e, se fossimo ancora abituati a essere connessi con la natura, come lo erano le culture "primitive" di cui par-lavamo prima, questa energia la percepiremmo con il corpo, perché è un'energia "naturale", emanata dalla creazione. Questa è l'energia vivificante che si può attingere nei luoghi sacri. Osservando il ciclo immutabile del sorgere e tramontare del Sole, delle fasi lunari e del cam-biamento delle stagioni, dell'energia sprigionata dalla terra e da ciò che su di essa vive e si ma-nifesta, si delineò nell’uomo la consapevolezza di "qualcosa" o "qualcuno" che "agiva" dietro le quinte dell’Universo, per regolarne i moti e quindi la vita stessa, in una fusione tra macrocosmo e microcosmo. Dalla preistoria e fino al Medioevo, oltre che nell’ermetismo alchemico, la terra era la manife-stazione visibile di un'energia, quella della natura, che era la controparte visibile dell'energia invisibile del divino. Le popolazioni antiche conoscevano l'energia della terra e del cosmo, per cui percepivano come energetici i boschi, i corsi d'acqua, le grotte… tutti grandi accumulatori, emittenti di energia cosmica. Così anche la pietra, figlia della terra, poteva emanare, a sua vol-ta, quel tipo di energia radiante. La pietra, utilizzata per le costruzioni megalitiche, posizionate secondo le forze energetiche della terra, creava un contenitore emittente di energie. Oggi diamo la definizione di "fallico" alle pietre, in quanto rappresentano l'energia attiva e di-namica della creazione. Mentre la costruzione realizzata con la pietra, atta a contenere ed emanare l'energia, viene defi-nita simbolo del femminile, della "madre" che accoglie e nutre. In questi cerchi magici avveni-vano rituali per purificare le energie e ricaricarsi quindi con della nuova e vivificante forza co-smica. I cerchi magici vennero poi sostituiti dai templi e in seguito dalle chiese. La simbologia rappresentata non può non farci pensare al "calderone celtico dell’abbondanza", un recipiente con proprietà miracolose, in grado di produrre un’infinità di alimenti, benefici e vantaggi di ogni genere, e considerato anche come il luogo eccelso per la "trasformazione", che permetteva ai vivi di "morire" e ai "morti" di rinascere (a diversi livelli di coscienza). Questo calderone, con le sue capacità di trasformazione e di germinazione, ci riporta al crogiolo alche-mico e questo, a sua volta, ci riporta alla definizione del tempio, come contenitore di energie, in grado di depurarci prima (il fuoco che brucia e purifica) e in seguito di rigenerarci. La pianta di quasi tutte le chiese ha la forma di una croce, e la croce è il geroglifico alchemico del crogiolo. È nel crogiolo che la materia prima, necessaria per la Grande Opera alchemica muore, per poi rinascere trasformata in un qualcosa di più elevato. E il crogiolo era anche il simbolo celtico che rappresentava la Dea Madre: Karidween, l’aspetto femminile dell’Oiw – non per nulla, moltissime chiese e santuari sono sorti su antichi luoghi di culto della dea Ma-dre, a volte raffigurata come Venere Nera, nel caso fosse la "guardiana" di potenti grotte sorgi-ve, che la Chiesa ha poi "trasformato" in Madonne Nere. L’orientamento delle chiese, come è ben noto, ricalca l'usanza antica di rivolgersi al sole, come simbolo divino della vita, per cui il luogo sacro è generalmente orientato con l’ingresso a occi-dente, cosicché i fedeli, procedendo verso l'altare, il fulcro energetico del tempio dove avviene la trasmutazione energetica attraverso l'opera del sacerdote iniziato, avanzano verso la "luce". René Guenon, il grande studioso di simbolismo sacro e iniziatico, afferma come il "pellegrino" inizi da occidente il suo cammino, entri poi nelle tenebre del settentrione, raggiungi quindi l’oriente, con la rivelazione e poi passi al fulgore del mezzogiorno, dove manifesta ciò che ha compreso, per poi ritornare al buio dell'occidente, da dove inizierà, di nuovo, il prossimo ciclo del suo percorso evolutivo.

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Il percorso effettuato dal pellegrino, che entra nel luogo sacro, ribadisce l'incontro del principio verticale spirituale (l’asse ovest-est) con quello orizzontale della terra (i bracci latidunali), che forma la croce dell'esperienza terrena, divinizzata attraverso l'incontro con l'energia cosmica, riproposta nella planimetria del luogo sacro. Le chiese hanno solitamente più porte (con diversi significati e utilizzi), ma per un percorso di purificazione e ricarica energetica si seguono le indicazioni del movimento orario appena indi-cato (alcuni asseriscono di farlo per almeno tre volte!). In certi casi questo cammino può iniziare percorrendo verso l'interno il dedalo, che spesso si trova all'entrata. Il labirinto porta l'indivi-duo a entrare dentro di sé, in un percorso difficoltoso che lo purifica e lo prepara a entrare in connessione con l'energia che lo aspetta nel tempio, dove potrà iniziare il lavoro energetico, per ricaricare le proprie forze con l'energia divina che viene accumulata nella chiesa.Guenon, il grande studioso di simbolismo sacro e iniziatico, afferma come il "pellegrino" inizi da occidente il suo cammino, entri poi nelle tenebre del settentrione, raggiungi quindi l’oriente, con la rive-lazione e poi passi al fulgore del mezzogiorno, dove manifesta ciò che ha compreso, per poi ritornare al buio dell'occidente, da dove inizierà, di nuovo, il prossimo ciclo del suo percorso evolutivo. Proprio come nel centro della ruota si trova il mozzo, immobile, ma comunque causa del moto, così il tempio deve poter essere il fautore e facilitatore di questo processo energetico. Come già indicato, la pianta del luogo sacro cristiano è a croce e, idealmente, conduce il pelle-grino da ovest verso est, ovvero verso l'altare. L’altare, in teoria, dovrebbe essere quadrato, in quanto simbolicamente è rivolto alle quattro direzioni da cui ottiene l'energia. L'altare, di cui una parte è sempre in pietra, simboleggia il sacrificio che trasmuta. Si trova sotto la cupola, l'ac-cumulatore che trattiene l'energia luminosa del "Regno dei Cieli", e simboleggia anche la "Ruota celeste", che mette in movimento le energie. Dietro l'altare maggiore, spesso, c'è l’abside centrale, ovvero una costruzione rotonda o poligo-nale che simboleggia il "grande abbraccio", che contiene l'energia divina che viene elargita alle creature. Una volta di più riscontriamo la simbologia del femminile che nutre. Nelle chiese ab-sidate l’altare viene come "spinto" dall’abside, e quindi risulta sporto un po' più in avanti. Nelle chiese ci possono essere diverse navate, ma la più importante è quella centrale, che deve contenere l’assemblea, mentre le altre sono di supporto, luoghi di sfogo, di passaggio o utilizza-te per le processioni. L'essere nella navata centrale dovrebbe dare la sensazione di trovarsi nell’Arca di Noè dei "salvati"; infatti "navata" deriva dal greco e significa "nave", appunto. La navata finisce dove c’è lo scalino. Le colonne o pilastri simboleggiano per la chiesa i profeti quelle di sinistra, mentre quelle di destra gli apostoli, indipendentemente dal loro numero. Tuttavia è ben chiaro come questa struttura indichi il desiderio dell'essere umano di sospingersi verso l'alto, per raggiungere il divino. Il presbiterio, chiamato anche vima o bema, termine quest'ultimo che significa "elevato", in quando si trova più in altro rispetto all’assemblea, è la zona dove vi stanno i ministri, i lettori, i salmisti, i ministranti, i diaconi. Soprelevato rispetto al bema c’è il santuario, dove si trova l’altare, cui accedono solo i celebranti. Un tempo al centro del bema vi era l’"omphalos", ovvero l’ombelico, il centro, segnalato da una pietra o da un segno al centro del presbiterio, in corri-spondenza del punto più alto che rappresentava l’Ascensione. L’ambone, in fondo alla navata, sul lato destro, è dove si va a leggere e cantare la parola di Dio, viene erroneamente scambiato per il "pulpito", che è dove, tradizionalmente, si predica la paro-la di Dio. Nelle chiese paleocristiane il battistero veniva costruito a parte, poiché i non battezzati non po-tevano entrare in chiesa.

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In seguito, venne collocata all’ingresso delle chiese una vasca per il battesimo, e nel "nartece", antistante l’ingresso della chiesa, sostavano i non battezzati. Più tardi scompare il nartece e il battistero viene collocato all’interno, vicino alla porta, entrando nel lato sinistro, che è, simboli-camente, quello degli impuri. Spesso è ottagonale, che ricorda l’ottavo giorno della creazione, giorno della resurrezione di Cristo, e quindi legato al battesimo e, per estensione, alla Vita E-terna, ovvero l’inizio di una nuova era. L'otto è anche il numero della rigenerazione, lo si trova spesso in decorazioni dedicate alla Madre, in quanto la stella a otto punte la rappresentava nell'antichità. In molte chiese si trova una cripta (dal verbo greco "cripto", che significa "nascondo"); è un'u-sanza introdotta dai Longobardi ed è costituita da un ambiente sotterraneo in cui, secondo le tradizioni, sarebbero custoditi gli oggetti sacri più importanti. Le cripte sono il corrispondente femminile dei campanili, ovvero i torrioni, anch'essi introdotti dai Longobardi, strutture che rievocavano l'energia maschile dei menhir [Nota 2]. Le cripte dal canto loro, rievocando la sim-bologia e l'energia delle caverne, erano spesso legate al culto precristiano dalle cosiddette Ver-gini Nere. Nelle chiese, la cripta, a livello esoterico corrisponde allo "spazio dell'evocazione", in quanto se vi si accede con cuore puro si realizza nella materia quanto si chiede. Le primissime chiese si svilupparono longitudinalmente, cioè lungo un'asse che va dall'ingresso all'altare, stabilendo così un percorso che simbolicamente evidenzia l'allontanamento dal mon-do terreno, per avvicinarsi al punto focale dell'energia divina, che si trova, appunto, all'altare. L'edificio è formato da un'aula rettangolare divisa in 3 o 5 navate unite da archi o da architravi, la navata centrale termina in un'abside di forma semicircolare il cui spazio antistante (presbite-rio) è destinato al clero, il tutto è spesso preceduto da un quadriportico riservato ai cristiani non ancora battezzati. La luce entra abbondantemente dalle ampie finestre disposte lungo la navata e nell'abside, a simboleggiare la presenza divina. Le chiese romaniche si svilupparono intorno all'anno mille. Il loro stile è raccolto e intimo, l'il-luminazione scarseggia, per le finestre piccole, e invita alla preghiera e al colloquio interiore con Dio. Da questo stile si svilupperà poi l'arte monastica, che farà da trait d'union all'avvento del Gotico. Il romanico è stato definito lo stile della meditazione, mentre il gotico dello slancio. Lo stile gotico nasce in Francia nel XII secolo e si estende rapidamente in tutta Europa assu-mendo particolare importanza soprattutto in Italia tra il XIII e il XIV secolo. La chiesa gotica pur sfruttando alcuni elementi romanici ha uno stile che invita allo sviluppo verticale, per elevarsi a Dio. L'uso dello spazio e il rapporto delle proporzioni tende a sottolineare la piccolezza e la fragilità dell'uomo nei confronti della potenza divina che si materializza nella grandiosità dell'edificio. La luce, molta, filtra da vetrate colorate che trasformano lo spazio in un luogo spi-rituale suggestivo. La chiesa rinascimentale deriva da quel movimento, nato in Italia, tra il secolo XV e parte del XVI. La trascendenza viene ora messa in disparte dalla centralità dell'uomo, celebrato come capace di comprendere e dominare il cosmo. Lo spazio risulta finito e misurato matematica-mente, dove l'uomo appare protagonista. La chiesa barocca corrisponde allo stile culturale del '600. Si forma a Roma e in breve tempo si diffonde in tutta Europa. È un modo spettacolare e grandioso di fare arte, che celebra il potere e la ricchezza, con forme monumentali che devono meravigliare, mostrando l'opulenza. L'arte barocca si rivolge ai sensi, all'istinto, alla fantasia, ai sentimenti e non più alla razionalità come nel rinascimento. N o t e 1 - "La maggioranza delle costruzioni [religiose di oggi] sono concepite in senso puramente utilitario.

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E' stato coscientemente evitato di renderle opere d'arte ma, ciononostante, sono costate molto. Dal punto di vista tecnico non manca loro nulla: hanno una buona acustica e un'areazione per-fetta... Ciononostante queste chiese non sono propriamente delle case di Dio, non sono uno spazio sacro, un tempio del Signore nel quale entrare con piacere per adorare Dio e pregarlo. Sono delle sale nelle quali riunirsi dove non si entra che nei momenti in cui si svolgono le uffi-ciature liturgiche. Altre recenti chiese sono state espressamente ideate come opere d'arte. Il loro modello è la cappella di pellegrinaggio di Ronchamp. Le Corbousier, il celebre architetto che l'ha progettata, era agnostico ed è riuscito a creare un capolavoro d'architettura. Ma questo non ha fatto dell'edificio una chiesa. La costruzione può essere un luogo di preghiera personale che stimola la meditazione ma nulla di più! In seguito, tale modello di Ronchamp fu imitato. Così la costruzione delle chiese si è trasformata in un campo sperimentale nel quale poteva scatenarsi la bizzarria soggettiva degli architetti. Questo si è facilitato dal momento in cui s'è imposto il principio per il quale non esisterebbero 'spazi sacri' opposti ad un 'mondo profano'". (Da K. Gamber, "Zum Herrn hin! Fragen um Kirchenbau und Hinwendung beim Gebet nach Osten") 2 - Citazione tratta da: "Die Langobarden", J. Misch, W Ludwig Verlag BIBLIOGRAFIA "Simboli della scienza sacra", René Guénon, Adelphi edizioni "Il Mistero delle cattedrali", Fulcanelli, Edizioni Mediterranee

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