CARITAS DIOCESANA DI ROMA SERVIZIO CIVILE … · 2014-02-16 · Scheda progetto operativo diocesano...

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Scheda progetto operativo diocesano servizio civile nazionale 2003 - 2004 © Caritas Italiana Materiali per il servizio civile pagina 1 CARITAS DIOCESANA DI ROMA SERVIZIO CIVILE NAZIONALE in Italia Programma 2003 - 2004 Scheda PROGETTO OPERATIVO DIOCESANO Denominazione del progetto: IL SERVIZIO CIVILE DELLE RAGAZZE E DEI RAGAZZI 2003 Eventuale ulteriore denominazione specifica a livello diocesano La dignità della persona: il consultorio familiare come opportunità di operare sui conflitti per ricostruire diritti e dignità. codice (attribuito da Caritas Italiana): Leggi in coda le note esplicative per la redazione della scheda PROGRAMMAZIONE Il progetto di servizio civile viene presentato: per attività da avviare nel primo semestre 2003 , con bando aprile 2003; per attività da avviare entro il secondo semestre del 2003 , con bando giugno 2003; x per attività da avviare entro il primo semestre del 2004 , con bando ottobre 2003; Parte prima: ANAGRAFICA, RIFERIMENTI E PARTNERSHIP Denominazione completa della Caritas diocesana CARITAS DIOCESANA DI ROMA Indirizzo completo: città, cap, via/piazza e numero PIAZZA S.GIOVANNI IN LATERANO 6/a 00184 ROMA Prov. RM Recapiti specifici per il servizio civile volontario Tel. 06.69886383 Fax 06.69886250 e-mail [email protected] web www.caritasroma.it Direttore della Caritas diocesana Don Guerino Di Tora Responsabile diocesano del servizio civile Oliviero Bettinelli Responsabile diocesano della Pastorale Giovanile Don Mauro Parmeggiani Responsabile diocesano Ufficio Missionario (solo per progetti all’estero) Responsabile del progetto Oliviero Bettinelli Nato a Pontoglio (BS) Il 10/05/1958 Qualifica professionale: responsabile S.E.P.M. Caritas Diocesana di Roma Reperibile presso: Caritas Diocesana di Roma Via/num/Cap/ Citta’ Piazza San Giovanni in Laterano 6/a 00184 Roma Tel 06.69886231 Fax 0669886250 Cellulare E-mail [email protected] SOGGETTI PROMOTORI DEL PROGETTO Indicare gli altri soggetti promotori del progetto. (es. Pastorale Giovanile, associazionismo cattolico, altri enti di servizio civile o enti locali) Il progetto viene promosso insieme a: Consultorio familiare diocesano “Al quadraro” Il progetto viene promosso insieme a: Il progetto viene promosso insieme a: Il progetto viene promosso insieme a: IL PROGETTO VIENE REALIZZATO PRESSO (elenco dei centri operativi presso cui viene realizzato il progetto – di ogni centro operativo allegare la relativa scheda e la convenzione e/o altra forma di accordo sottoscritto insieme alla Caritas diocesana) Denominazione centro operativo Consultorio familiare diocesano “al quadraro” Parte seconda: NUMERO DI VOLONTARI RICHIESTI Numero di volontari richiesti per la realizzazione del progetto 1 Solo maschi 0 Solo femmine 0 Maschi e femmine 1 Con vitto e alloggio 0 Con solo vitto 0 Senza vitto e alloggio 1

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Scheda progetto operativo diocesano servizio civile nazionale 2003 - 2004

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CARITAS DIOCESANA DI ROMA SERVIZIO CIVILE NAZIONALE in Italia Programma 2003 - 2004

Scheda PROGETTO OPERATIVO DIOCESANO Denominazione del progetto: IL SERVIZIO CIVILE DELLE RAGAZZE E DEI RAGAZZI 2003 Eventuale ulteriore denominazione specifica a livello diocesano La dignità della persona: il consultorio familiare come

opportunità di operare sui conflitti per ricostruire diritti e dignità.

codice (attribuito da Caritas Italiana): Leggi in coda le note esplicative per la redazione della scheda

PROGRAMMAZIONE Il progetto di servizio civile viene presentato: per attività da avviare nel primo semestre 2003, con bando aprile 2003; per attività da avviare entro il secondo semestre del 2003, con bando giugno 2003; x per attività da avviare entro il primo semestre del 2004, con bando ottobre 2003;

Parte prima: ANAGRAFICA, RIFERIMENTI E PARTNERSHIP Denominazione completa della Caritas diocesana

CARITAS DIOCESANA DI ROMA

Indirizzo completo: città, cap, via/piazza e numero

PIAZZA S.GIOVANNI IN LATERANO 6/a 00184 ROMA

Prov. RM

Recapiti specifici per il servizio civile volontario Tel. 06.69886383 Fax 06.69886250 e-mail [email protected] web www.caritasroma.it Direttore della Caritas diocesana Don Guerino Di Tora Responsabile diocesano del servizio civile Oliviero Bettinelli Responsabile diocesano della Pastorale Giovanile Don Mauro Parmeggiani Responsabile diocesano Ufficio Missionario (solo per progetti all’estero) Responsabile del progetto Oliviero Bettinelli Nato a Pontoglio (BS) Il 10/05/1958 Qualifica

professionale: responsabile S.E.P.M. Caritas Diocesana di Roma

Reperibile presso: Caritas Diocesana di Roma Via/num/Cap/Citta’

Piazza San Giovanni in Laterano 6/a 00184 Roma

Tel 06.69886231 Fax 0669886250 Cellulare E-mail [email protected]

SOGGETTI PROMOTORI DEL PROGETTO Indicare gli altri soggetti promotori del progetto. (es. Pastorale Giovanile, associazionismo cattolico, altri enti di servizio civile o enti locali)

Il progetto viene promosso insieme a: Consultorio familiare diocesano “Al quadraro” Il progetto viene promosso insieme a: Il progetto viene promosso insieme a: Il progetto viene promosso insieme a:

IL PROGETTO VIENE REALIZZATO PRESSO (elenco dei centri operativi presso cui viene realizzato il progetto – di ogni centro operativo allegare la relativa scheda e la convenzione e/o altra forma di accordo sottoscritto insieme alla Caritas diocesana) Denominazione centro operativo Consultorio familiare diocesano “al quadraro”

Parte seconda: NUMERO DI VOLONTARI RICHIESTI Numero di volontari richiesti per la realizzazione del progetto 1 Solo maschi 0 Solo femmine 0 Maschi e femmine 1 Con vitto e alloggio 0 Con solo vitto 0 Senza vitto e alloggio 1

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Parte terza: IL PROGETTO 1. TIPOLOGIA (v.allegato codifica aree di intervento e settori di impiego) Area di intervento prevalente L Settore di intervento prevalente 05 Area di intervento secondaria A Settore di intervento secondario 01 Il progetto proposto è di PARTECIPAZIONE X Sono definiti progetti di partecipazione quelli che propongono ai volontari la partecipazione a servizi rivolti alla comunità tramite le attività ordinarie dell’ente svolte con le normali procedure e strumenti in uso. Per i progetti di partecipazione, è posto un limite massimo di quattro volontari per ogni centro operativo dell’ente interessato. Detta soglia può essere superata in relazione alla tipologia ed entità dell’utenza, delle attività e degli obiettivi descritti nel progetto, tenuto conto del contesto territoriale e settoriale in cui si realizza il progetto stesso. Il progetto proposto è FINALIZZATO Sono definiti progetti finalizzati quelli che propongono ai volontari l’ inserimento in progetti attuati con altri soggetti pubblici o privati a cui l’ente partecipa in virtù di accordi specifici, ovvero quelli caratterizzati da innovatività e sperimentazione i quali, oltre ai volontari, coinvolgono anche operatori dell’ente in settori ed ambiti di attività diversi da quelli in cui lo stesso opera abitualmente e quelli che riguardano attività istituzionali dell’ente svolte con diverse procedure e nuovi strumenti. Non rientrano nella presente tipologia i progetti afferenti alle attività ordinarie degli enti svolte in virtù di accordi o convenzioni con altri soggetti pubblici o privati attuate con le normali procedure e strumenti in uso. Per i progetti finalizzati il numero dei volontari da impiegare deve risultare congruo in relazione all’utenza prevista, alle attività e agli obiettivi descritti nel progetto, nonché al contesto territoriale e settoriale. 2. DESCRIZIONE DEL PROGETTO Breve descrizione delle ragioni per le quali si intende realizzare il progetto:

Il progetto nasce e trova fondamento nel compito statutario della Caritas che le riconosce essere “organismo pastorale con prevalente funzione pedagogica” e si pone quindi nell’ottica di coinvolgere persone disposte a condividere un cammino di formazione che le renda consapevoli e capaci di sentirsi responsabili dei più deboli attraverso impegni e azioni di giustizia globale, di tutela dei diritti umani, di soluzione nonviolenta dei conflitti bellici e sociali, di educazione alla pace.

La Caritas valorizza come scelta metodologica il servizio quotidiano alle persone più deboli e più povere per promuovere tra la società civile e soprattutto tra i giovani una cittadinanza capace di solidarietà attraverso l’esperienza di condivisione e di vicinanza con chi soffre.

La scelta preferenziale dei poveri non sarà quindi di carattere assistenziale ed emergenziale ma sarà sostenuta da azioni di denuncia, di informazione, di approfondimenti culturali e legislativi sulle molteplici situazioni di disagio e ingiustizia che vedono i poveri vittime e protagonisti.

Nell’ambito del progetto si proporrà una esperienza di servizio sostenuto da percorsi formativi che favoriranno la presa di coscienza e l’approfondimento sui grandi temi che toccano la pace e la giustizia; allo stesso tempo si offrirà una opportunità di confronto, di studio, di scambio e di ricerca, sia a livello personale che di gruppo orientata a costruire i presupposti di un cittadinanza attiva.

La dimensione pedagogica del progetto porterà a valorizzare la professionalità dei ragazzi mettendola al servizio delle persone più deboli con l’obiettivo di considerarla non solo come patrimonio personale ma come risorsa professionale al servizio di tutta la società civile.

Con il Progetto Diocesano di servizio civile e con i progetti specifici la Caritas vuole offrire l’occasione alla comunità civile e alle comunità ecclesiali di continuare ad approfondire la ricerca di strategie per favorire in tutti i modi la pace e il dialogo. La metodologia di lavoro che prevede di analizzare e approfondire alcuni problemi, di ipotizzare linee di progetto e di verificarne l’efficacia ci offre infatti l’occasione di operare per la pace non in termini teorici ma cogliendo le provocazioni della storia.

Questo progetto specifico nasce dalla consapevolezza che ogni conflitto interpersonale debba confrontarsi con l’ascolto e l’accoglienza, di se stessi e dell’altro. La ricerca di questi percorsi di comprensione e di avvicinamento tra situazioni e tra persone rappresentano una esperienza talmente significativa che possono svilupparsi in un ambiente specifico come un consultorio per poi essere riproposti nei più vari contesti sociali.

Il progetto si caratterizza per realizzarsi nel seguente settore: famiglia Il progetto si caratterizza per realizzarsi nel seguente ambito territoriale:

Territorio della Diocesi di Roma

Bacino d’utenza del progetto: tipologia delle persone o categorie sociali che beneficeranno del progetto:

famiglia

Il progetto prevede attività od interventi: ⌧ diretti ad utenti finali stimabili in n. 15 ⌧ indiretti stimabili in n. ///

3. RILEVANZA SOCIALE: A QUALI BISOGNI SI INTENDE DARE RISPOSTA COL PROGETTO: I bisogni sono stati individuati attraverso: ⌧ analisi del contesto percezione o esperienza diretta dei promotori ⌧ Osservatorio delle povertà sollecitazione degli enti coinvolti domanda espressa dagli utenti finali altro ………………

Interesse del progetto: il numero di altri soggetti che intervengono nel medesimo ambito è:

adeguato Sufficiente Insufficiente Inesistente Altro: ……

Potenzialità: i bisogni su cui il progetto intende intervenire allo stato attuale sono:

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sufficientemente soddisfatti poco

soddisfatti

per niente soddisfatti altro ………..

Descrivere in maniera dettagliata le fonti e le modalità di individuazione dei bisogni cui il progetto intende rispondere: Nell’ottica di una mentalità condivisa si intende dare maggiore visibilità al servizio civile in un contesto come il Consultorio nel quale i bisogni primari degli utenti sono al primo posto negli interventi del Consultorio stesso. In considerazione dell’importanza che riveste la prevenzione per il Consultorio si vogliono potenziare le risorse esistenti nel territorio e tentare di valorizzarle.Scoprire quali sono le caratteristiche e le richieste del territorio è utile per condurre un’analisi della domanda che ci permetta di formulare risposte adeguate ed esaustive per soddisfare i bisogni delle persone che risiedono nel X municipio.

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4. RUOLO DELLE/I VOLONTARIE/E IN SERVIZIO CIVILE E ATTIVITÀ PREVISTE. 4.a. Attività previste: Il progetto prevede funzioni e compiti a prevalente contenuto relazionale, distinguendo fra attività ‘con’ ed attività ‘per’. Per attività ‘con’ si intendono tutte quelle che prevedono una relazione diretta con l’utenza del servizio; per attività ‘per’ si intendono quelle indirette atte a rendere migliori e più efficaci le attività ‘con’. Sono escluse funzioni e compiti previsti per il personale dell’organizzazione, sia esso volontario o dipendente o collaboratore.

Descrizione delle attività ‘con’: Inserimento nella struttura del Consultorio Familiare Diocesano, che offre servizi di accoglienza; consulenze psicologiche ai singoli, alle coppie, ai gruppi familiari; un ambulatorio ginecologico; un ambulatorio pediatrico; consulenze legali e consulenze morali, in particolare per quanto riguarda le mansioni di:

- Supporto alle attività di segreteria - collegamento con gli uffici del Vicariato - Accompagnamento di utenti bisognosi

Descrizione delle attività ‘per’: Partecipazione ai laboratori di formazione alla pace. 4.b. Specificare funzioni, mansioni e modalità di impiego Tutte le attività previste dal progetto devono rientrano nelle seguenti principali funzioni: ⌧ assistenza e cura della persona ⌧ ascolto ed accoglienza

programmazione e organizzazione

animazione, sensibilizzazione ed informazione educazione e prevenzione coordinamento

a cui corrispondono le seguenti principali mansioni operative: accompagnamento personale accudimento e cura della persona visite domiciliari assistenza servizio mensa e pasti

attività post-scolastiche e di animazione segretariato sociale informazione e sensibilizzazione altro............

4.c. Le principali tipologie di servizi in cui si realizza il progetto centro di ascolto centro sanitario ambulatorio centro difesa diritti umani centro educativo di prevenzione

comunita' residenziale casa famiglia centro di riabilitazione comunita' terapeutica o di vita

⌧ centro socio sanitario, consultorio, centro aiuto vita

mensa sociale e/o distribuzione beni primari

centro diurno di incontro di socializzazione

4.d. Modalità di impiego: descrivere il ruolo dei ragazzi e delle ragazze I volontari in servizio civile offrono il loro apporto esclusivamente per le seguenti condizioni/finalità:

- per favorire la personalizzazione dell’intervento e l’autonomia della persona; ⌧ - per promuovere percorsi di uscita da istituti e/o circuiti assistenzialismi;

- per favorire l’accesso ai servizi pubblici delle persone emarginate; - per mettere in collegamento risorse, soggetti, organismi del territorio; - per favorire la permanenza nel proprio contesto di vita o nella propria famiglia; ⌧ - per accompagnare la persona in difficoltà nella fruizione dei propri diritti di cittadinanza;

- per sostenere la famiglia nell’esercizio dei propri doveri; ⌧ - per contribuire a tutelare personalmente persone particolarmente esposte;

- per supportare iniziative o servizi non previsti o altrimenti non attivabili; - per sperimentare nuovi servizi sociali.

Eventuali requisiti specifici di carattere esperienziale, professionale o personale richiesti ai candidati: esperienza di lavoro di gruppo Riveste carattere preferenziale la pregressa esperienza di lavoro di gruppo, quali equipe di formazione, animazione, educazione di giovani, o simili. Interesse alle problematiche relative alla giustizia e alla pace Riveste carattere preferenziale la pregressa esperienza a sostegno di attività, campagne, attività formative relative alle tematiche della pace e della giustizia esperienze di animazione sociale a livello territoriale. Alla luce degli obiettivi di progetto riveste carattere preferenziale il radicamento nella comunità territoriale di Roma e quindi l’appartenenza a gruppi, realtà locali o associazioni. Capacità e disponibilità ad operare in rete Riveste carattere preferenziale la capacità e la disponibilità all’animazione del territorio e ad operare in contesti che prevedono attività di rete con realtà ecclesiali e civili presenti sul territorio. Competenze tecniche Riveste carattere preferenziale la conoscenza dei principali programmi di videoscrittura , gestione dati. Titoli di studio Riveste carattere preferenziale il possesso della licenza media superiore Patente di guida Riveste carattere preferenziale il possesso della patente di guida di categoria B. Eventuali obblighi richiesti ai volontari – (in tutti i progetti Caritas è prevista la partecipazione ai momenti di formazione regionale/Interregionale di inizio-metà-fine servizio): E’ parte costitutiva del progetto il percorso di educazione alla pace ed alla mondialità previsto dalla programmazione del S.E.P.M.

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Modalità di fruizione del vitto o del vitto e alloggio, specificando la fruizione di tali servizi in relazione ad esigenze o caratteristiche specifiche del progetto e disponibilità eventuale di inserimento di volontari/e provenienti da altra regione o provincia: Vitto e alloggio non previsti dal progetto.

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5. LA SITUAZIONE DI PARTENZA SU CUI DOVRA’ INCIDERE IL PROGETTO Descrizione generale della situazione attuale su cui il progetto si propone di incidere E’ divenuta chiara la necessità di potenziare le possibilità di intervento sul disagio socio-psicologico del territorio su cui opera il Consultorio.All’interno della mappa cittadina del disagio sociale materiale e culturale il X municipio si colloca ad un livello medio-alto dove emrge in modo particolarmente significativo l’indicatore relativo al disagio degli extracomunitari ed al rischio di marginalizzazione scolastica. La stratificazione sociale,il malessere sociale legato alle condizioni di status culturale e lavorativo,le aspettative di istruzione, la marginalità occupazionale classifica il territorio del x municipio ad un livello medio-basso. Va sottolineato il dato di modello familiare/famiglie numerose che pone il x municipio al quinto posto della mappa cittadina.

Elementi quantitativi della situazione attuale Esiste una situazione variegata rispetto al livello di offerta di servizi primari: risorse umane sistema educativo locale rete di servizi sanitari

Elementi qualitativi della situazione attuale Risorse umane: livello medio-alto Rete distributiva locale: livello medio-basso Sistema educativo locale: livelo medio – basso Servizi di sicurezza sociale : livello basso Rete di servizi sanitari: livello basso 6. OBIETTIVI GENERALI DEL PROGETTO (gli obiettivi generali devono essere coerenti con il progetto generale di servizio civile in Italia di Caritas italiana) Descrizione:POTENZIARE LE RISORSE PERSONALI Descrizione:SVILUPPARE LA RELAZIONALITA’ Descrizione:FORMULARE PROPOSTE DI ATTIVITA’ DI PREVENZIONE Descrizione: Descrizione: 7. OBIETTIVI SPECIFICI DEL PROGETTO Indicatore Dal 30 al 70% Obiettivo Solidarietà familiare Indicatore Dal 45 al 70% Obiettivo Traumi connessi alla disgregazione

familiare Indicatore Dal 30 al 70% Obiettivo Assistenza sanitaria agli

extracomunitari Indicatore Dal 50 al 80% Obiettivo Offerta dei servizi primari Indicatore Dal 10 al 50% Obiettivo Assistenza ginecologica per donne

disabili Indicatore Obiettivo

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9. DURATA DEL PROGETTO Il progetto ha carattere: ANNUALE PLURIENNALE x MESE e ANNO di AVVIO del PROGETTO Ottobre 2003 10. SEDE/I OPERATIVE DI REALIZZAZIONE DEL PROGETTO Centro operativo/ente/organismo Consultorio familiare diocesano “Al quadraro” Referente per il servizio civile volontario Francesca Zuccarella Indirizzo completo (città, cap, via, num , prov) Roma, 00174, Via Tuscolana 619, RM Telefono, fax, e-mail, web 06.76906620, 06.76906625, [email protected],

11. ORARIO SETTIMANALE DEL PROGETTO Le attività previste si svolgono su 5 giorni settimanali x 6 giorni settimanali Sono previsti turni di servizio notturni Sono previsti turni di servizio nel fine settimana ARTICOLAZIONE DELL’ORARIO SETTIMANALE PREVISTO DAL PROGETTO I progetti dovranno prevedere un orario di attività dei volontari non inferiore alle 25 ore settimanali, ovvero un monte ore annuo di almeno 1.200 ore. Fatto salvo il raggiungimento del predetto monte ore annuo, i volontari dovranno essere impiegati in modo continuativo per almeno 12 ore settimanali. FASCIA1 e FASCIA2 (servizio/formazione/animazione) FASCIA 3

(formazione/animazione) FASCIA 4 (servizio notturno)

Lun Dalle 09.00 Alle 19.30 Lun Dalle Alle Lun Dalle Alle Lun Dalle Alle Mar Dalle 09.00 Alle 19.30 Lun Dalle Alle Mar Dalle Alle Mar Dalle Alle Mer Dalle 09.00 Alle 19.30 Lun Dalle Alle Mer Dalle 14.30 Alle 18.30 Mer Dalle Alle Gio Dalle 09.00 Alle 19.30 Lun Dalle Alle Gio Dalle Alle Gio Dalle Alle Ven Dalle 09.00 Alle 19.30 Lun Dalle Alle Ven Dalle Alle Ven Dalle Alle Sab Dalle Alle Lun Dalle Alle Sab Dalle Alle Sab Dalle Alle Dom Dalle Alle Lun Dalle Alle Dom Dalle Alle Dom Dalle Alle

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12. LA CRESCITA FORMATIVA PERSONALE ACQUISIBILE ATTRAVERSO IL PROGETTO. SCHEMA RIASSUNTIVO DEL PERCORSO FORMATIVO TOTALE: 130 ore di formazione di base (minima).

CANDIDATURA FASE PROPEDEUTICA SERVIZIO CIVILE (12 MESI)

mese 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 12 + 20 ore 12 ore 32 ore 12 ore 40 ore 12 ore

azione Colloquio, tirocinio, corso propedeutico, I° corso Formazione, comunità,

sensibilizzazione, servizio II° corso Formazione, comunità, sensibilizzazione, servizio III° corso

titolarità Livello diocesano Livello reg/interreg Livello diocesano Livello

reg/interreg Livello diocesano Livello reg/interreg

12.a. FORMAZIONE A LIVELLO REGIONALE/INTERREGIONALE Obiettivi: Il percorso formativo è incentrato su: - la gestione nonviolenta dei conflitti; - dal personale al mondiale: alla ricerca di senso del proprio pensare, progettare, agire solidale; - l’apertura all’altro: il valore della differenza, l’altro come paradigma, la relazione e la gratuità come valori strutturanti una personalità armonica; - sapersi orientare: opportunità, occasioni, scegliere ‘bene’ per sé, per la comunità, per il futuro. metodologia: Per ogni obiettivo formativo, viene considerato:

- la coscientizzazione: essere/divenire consapevoli di sé, dell’altro, del mondo; - dalla conoscenza della realtà al saper comunicare la realtà; - dal sapere di essere nella realtà al saper stare nella realtà; - dal saper fare al saper fare delle scelte; - dallo stare insieme al cooperare;

ed in relazione a questi livelli la dimensione: - individuale della persona, il gruppo, la comunità di appartenenza, la società, il mondo;

attraverso: - lezione frontale; - elaborazione dei vissuti personali e di gruppo; - simulazioni; - lavoro in gruppo e riflessione personale.

principali contenuti: il ‘piano di studi’. - area politico - valoriale: partecipazione politica e cittadinanza; memoria storica (odc, sc, avs); diritto umani e dei popoli; istituzioni ed organismi mondiali; valori religiosi, evangelici e dottrina sociale della chiesa; - area differenza di genere e pari opportunità: l’uomo, la donna e la pace; la gestione nonviolenta dei conflitti; - area cittadinanza responsabile: stili alternativi di vita; il volontariato; il consumo consapevole; la finanza etica; - area welfare state: la legislazione sociale; ruolo delle regioni e della comunità europea; la legge sul servizio civile; lettura e analisi dei bisogni; introduzione alle problematiche del terzo settore; - area interculturale: incontro/scontro con la diversità; la mediazione interculturale; - area comunicazione: i modelli comunicativi; mezzi di comunicazione. tempi e periodicità: Sono previsti tre momenti formativi a livello nazionale (REGIONALE/INTERREGIONALE): - il primo entro il primo mese di servizio: dall’ottica dell’inserimento nel progetto; - il secondo fra il quinto e il sesto mese di servizio: dall’ottica del verifica a metà percorso; - il terzo entro l’ultimo mese di servizio: dall’ottica della valutazione e del reinvestimento dell’esperienza. In ogni sessione formativa, residenziale, è previsto un minimo di 36 ore di formazione. EQUIPE REGIONALE/INTERREGIONALE DI RIFERIMENTO COMPOSIZIONE Nominativo Oliviero Bettinelli Nominativo Angelo Raponi Nominativo Andrea L.M. Guerrizio Nominativo Luigi Petrucci SEDE/I DI REALIZZAZIONE DELLA FORMAZIONE A LIVELLO REGIONALE O INTERREGIONALE Caritas Diocesana di Roma

Caritas Diocesana di Latina

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12.b. FORMAZIONE A LIVELLO DIOCESANO 12.b.1. Formazione generale obiettivi: La formazione realizzata a cura della Caritas diocesana ha come principale obiettivo quello di realizzare il programma diocesano di educazione alla Pace tempi e periodicità: Ogni quindici giorni 4 ore di formazione (minimo) per un totale durante l’anno di 72 ore di formazione a livello diocesano. Definizione del programma diocesano di formazione generale: obiettivi: Approfondimento tematiche della pace e della mondialità Educare alla cittadinanza responsabile Offrire strumenti di lettura dei fenomeni sociali Far vivere una profonda esperienza di fede nell’esperienza della carità Valorizzare attraverso il confronto con il gruppo la dimensione della comunità e dell’accoglienza Rilettura dell’esperienza del servizio in chiave di impegno per la pace metodologia:

- Colloqui personali - Lavori di gruppo - Lezioni frontali - Campi residenziali - Incontri di aggiornamento - Esperienza sul campo

- Coinvolgimento in attività di animazione principali contenuti: a) Laboratorio di educazione alla pace: MODULO DIRITTI UMANI

1. La dichiarazione universale dei diritti dell’uomo 2. Il diritto alla vita: le minoranze 3. Il diritto d’asilo: le persecuzioni razziali e politiche, l’immigrazione 4. I diritti dei minori: il lavoro minorile e i bambini soldato 5. Il diritto al futuro: ambiente e diritti umani

MODULO NONVIOLENZA 1. Le radici della nonviolenza 2. La nonviolenza nella storia 3. La personalità nonviolenta 4. Il conflitto e la trasformazione nonviolenta del conflitto 5. L’Azione Diretta Nonviolenta

MODULO NORD/SUD 1. Nord/Sud, la linea ricchezza/povertà 2. Globalizzazione e potere economico 3. Globalizzazione e potere politico-militare 4. Cooperazione e solidarietà internazionale 5. Sviluppo sostenibile, Commercio equo e solidale, finanza etica…..

b) Campi di Educazione alla Pace Marzo 2002 – Diritti umani “Vite stracciate e diritti di carta” Maggio 2002 – Nonviolenza “consapevolezza del conflitto per una quotidianità della nonviolenza” Seminari Gennaio 2002 – Mese della Pace – “Non c’è pace senza giustizia. Non c’è giustizia senza perdono” Aprile 2002 – Riforma legge 185/90 – “Commercio delle armi: vendere a qualsiasi prezzo?” c) Scuola di Educazione alla Pace - corso base “un’economia in-debita” Il Corso si propone di offrire ai partecipanti l’occasione di approfondire argomenti specifici analizzandoli attraverso un approccio metodologico riproponibile per altre situazioni e argomenti.

Il tema proposto nelle edizioni di quest’anno è “Un’economia in-debita”, e si propone un approfondimento del tema del debito. Il percorso si svilupperà in cinque incontri.

- Area informazione. Il debito dei “paesi in via di sviluppo”: genesi, storia ed attori del problema

- Area politica. Il nodo dello sviluppo, la globalizzazione e il debito estero: ruolo delle istituzioni e ruolo dei cittadini.

- Area della testimonianza. Siamo in debito: il problema del debito raccontato da chi lo vive in prima persona

- Area impegno personale. Un’alternativa concreta ad un’economia ingiusta: consumo critico, commercio equo e finanza etica come strumenti di impegno quotidiano.

- Area cittadinanza. Informare e sensibilizzare: le campagne ed i movimenti

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il corso vuole essere uno strumento di lavoro per tutta la comunità per cui si svolgerà in due parrocchie di Roma ed è aperto a tutti. c) Corso per operatori di solidarietà internazionale

Il percorso si propone di mettere in relazione operatori pastorali, rappresentativi di diverse realtà ecclesiali, orientandoli ad un’azione di gruppo motivata e competente in termini di capacità relazionali, di lettura di situazioni in crisi complesse e di definizione di strategie di partecipazione e di azione.

Il percorso offrirà l’occasione di affrontare e approfondire diverse aree tematiche, necessarie per favorire un approccio consapevole all’esperienza del campo e alla successiva rielaborazione. 1. Area motivazionale: Obiettivo: Favorire la conoscenza del/dei gruppo/i per socializzare e condividere il percorso di avvicinamento e la proposta nella sua globalità. Presentazione degli obiettivi di progetto da parte della Caritas. 2. Area politico culturale: Obiettivo: acquisire consapevolezza della complessità di un intervento in aree di crisi. Fornire elementi di conoscenza e di comprensione della realtà della Bosnia. 3. Area pedagogico pastorale:. Obiettivo: conoscenza e condivisione delle linee guida dell’azione di solidarietà internazionale della Caritas Diocesana di Roma. 4. Area metodologica: Obiettivo: verificare e condividere lo stile e la metodologia del progetto; con riferimento specifico ad uno stile di presenza vissuta come testimonianza e vicinanza a persone in aree di crisi. 5. Area organizzativa: Obiettivo: condividere una modalità di lavoro che valorizzi il lavoro d’equipe, sia negli aspetti organizzativi che relazionali. 6. Campo di Educazione alla Pace: Esperienza di solidarietà internazionale nell’area dei Balcani, nell’ambito del percorso iniziato con il corso. composizione dell’equipe dei formatori (elenco nominativo e qualifica): Oliviero Bettinelli – Responsabile S.E.P.M. Caritas Diocesana di Roma Andrea L.M. Guerrizio – operatore S.E.P.M. Caritas Diocesana di Roma Luigi Petrucci – operatore S.E.P.M. Caritas Diocesana di Roma calendario delle attività: I laboratori di educazione alla pace si svolgono con cadenza quindicinale nel periodo ottobre – maggio di ogni anno. I campi di educazione alla pace si svolgono con cadenza trimestrale nel periodo novembre – maggio di ogni anno La scuola di educazione alla pace si svolge in due edizioni annuali di cinque incontri ciascuna. Il corso per operatori di solidarietà internazionale si svolge nel periodo maggio – luglio, con i campi di esperienza internazionale nel periodo luglio – agosto.

sede/i di realizzazione: Caritas Diocesana di Roma.

12.b.2 Equipaggi: dal gruppo alla comunità. obiettivi:

- la proposta di servizio civile in Caritas si caratterizza per realizzarsi in un gruppo di giovani che ha fatto la medesima scelta;

- dall’avere fatto la medesima scelta, allo stare insieme, al condividere scelte e stili di servizio: dal gruppo alla comunità.

metodologia: - attraverso la messa a disposizione da parte della Caritas diocesana di persone, spazi e mezzi adeguati

per vivere la dimensione comunitaria dei giovani coinvolti localmente nel progetto; - attraverso il confronto sulla gestione della quotidianità; - attraverso il confronto sulle esigenze personali e del gruppo.

principali contenuti: - le regole di convivenza; - le responsabilità verso le persone, le cose, la casa; - i rapporti interpersonali.

tempi e modalità: - Campi di educazione alla pace – 3 edizioni l’anno - Lo stile

Definizione delle modalità di realizzazione della dimensione comunitaria: obiettivi:

- Fornire occasioni di confronto e scambio con l’altro, vissuto come risorsa anziché come limite; - Proporre l’esperienza del servizio come esperienza inserita in un contesto di comunità ampia e non legata alla

semplice esperienza personale; metodologia:

- Verifica collettiva delle esperienze di servizio - Campi residenziali - Tutti i momenti di formazione sono proposti in uno stile di confronto e condivisione

principali contenuti:

- la condivisione di luoghi e tempi con l’altro - la condivisione della quotidianità - lo scambio di esperienze - la verifica delle esperienze fatte rispetto al proprio cammino personale, con specifica attenzione all’impegno come

operatori di pace nella società

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referenti per il gruppo/comunità: Oliviero Bettinelli – Responsabile S.E.P.M. Caritas Diocesana di Roma Andrea L.M. Guerrizio – operatore S.E.P.M. Caritas Diocesana di Roma Luigi Petrucci – operatore S.E.P.M. Caritas Diocesana di Roma calendario delle attività: I campi di educazione alla pace hanno cadenza trimestrale. I momenti di verifica hanno cadenza mensile. Per quanto concerne gli altri momenti formativi vedi spazio specifico

sede/i di realizzazione: Caritas Diocesana di Roma

12.b.3 Attività di animazione e sensibilizzazione: obiettivi:

- sviluppare le diverse competenze e capacità comunicative dei partecipanti; - promuovere il progetto sul territorio; - sensibilizzare sulle tematiche oggetto del progetto.

metodologia: - elaborazione di programmi di animazione e sensibilizzazione del territorio; - preparazione alle principali forme di comunicazione (gestire un gruppo, parlare in pubblico …); - studio delle principali forme di comunicazione (elaborazione di testi, grafica, informatica, stampa e

Radio-TV); - lo studio del target e la verifica dei risultati.

Indicare quali fra i seguenti ambiti di animazione/sensibilizzazione: ⌧ gruppi giovanili formali ed informali ⌧ ambito scolastico ed universitario ⌧ associazionismo e volontariato parrocchie stampa e mass media locali Descrivere il piano diocesano delle attività di animazione e sensibilizzazione: obiettivi:

- rendere consapevoli i giovani partecipanti al progetto dell’importanza della testimonianza delle proprie scelte e delle proprie azioni

- sensibilizzare la comunità sociale ed ecclesiale ai temi della Pace e della mondialità metodologia:

- partecipazione ad incontri in scuole, parrocchie, ecc., in cui presentare una testimonianza - organizzazione degli incontri stessi con gli operatori del S.E.P.M. - Verifica degli incontri sia per quanto riguarda l’aspetto contenutistico che l’aspetto tecnico-espositivo

principali contenuti: - il servizio all’altro come strumento di pace - gesti di pace nel quotidiano

riferimenti per l’attività di animazione e sensibilizzazione: Centro Documentazione “don Lorenzo Milani” della Caritas Diocesana di Roma – Settore Educazione alla Pace ed alla Mondialità. Il centro documentazione “don Lorenzo Milani” è uno strumento al servizio della comunità pensato innanzitutto come un luogo di formazione e informazione aperto a tutti: in questo punto di raccolta e di collegamento di mezzi culturali è quindi possibile reperire importanti riviste di attualità a carattere generale o specifico sulle questioni che interessano il nostro settore, pubblicazioni, libri, diapositive, audiovisivi, dossiers aggiornati a cura dello stesso S.E.P.M., strumenti didattici e altro materiale utile a cui attingere per un approfondimento articolato sulle tematiche della Pace. Il centro documentazione nasce e si sviluppa grazie agli Obiettori di Coscienza in Servizio Civile che negli anni vi hanno contribuito sia con le loro proposte che con il sostegno economico. E’ possibile trovarvi: 1) OLTRE 2000 LIBRI SUDDIVISI IN 12 CATEGORIE:

A) Testimoni di Pace B) Pace / Chiesa e Pace C) Diritti Umani D) Ambiente E) Guerra, armi e disarmo F) Obiezione di Coscienza / OdC al servizio militare /Altre obiezioni di coscienza G) Nonviolenza / Difesa Popolare Nonviolenta H) Tensioni, popoli e paesi I) Nord-Sud / Educazione allo sviluppo / Solidarietà Internazionale / Commercio equo e solidale, consumo critico, Finanza etica L) Intercultura / Immigrazione M) Società / Disagio ed emarginazione R)Tematiche religiose e documenti della Chiesa

2) ALCUNE RIVISTE (Adista, CEM Mondialità, Mosaico di Pace, Nigrizia, ecc.) 3) VIDEOCASSETTE e CD-ROM 4) DOSSIER TEMATICI calendario delle attività: Variabile a seconda delle esigenze e delle richieste sede/i di realizzazione: Parrocchie e scuole del territorio della Diocesi di Roma.

12.b.4 Formazione al compito e addestramento specifico: obiettivi: Questo aspetto viene curato direttamente dal centro operativo ed ha come obiettivo un positivo inserimento nel contesto di servizio in modo da garantire la tutela sia della ragazza in servizio civile che dell’utente dello stesso servizio. metodologia:

- accompagnamento ed affiancamento personale stabile; - formazione sul campo. - Verifica periodica con gli operatori del S.E.P.M.

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Descrizione dei principali contenuti: - presentazione delle metodologie e delle principali problematiche dell’ambito in cui opera il centro: - la legislazione ed il contesto di riferimento

Tempi e modalità: - durante il servizio; - attraverso la partecipazione a momenti di staff degli operatori del centro.

Parte quarta: RICONOSCIMENTO DEL SERVIZIO CIVILE

1. RAPPORTO CON UNIVERSITÀ’, ISTITUTI FORMATIVI e altri soggetti Accordi con università ed istituti di formazione Convenzioni / accordi / protocolli con i seguenti istituti universitari o altri istituti di formazione (allegare la documentazione relativa): NESSUNO

RICOSCIMENTO DEL TIROCINIO PER I SEGUENTI CORSI O DIPLOMI: NESSUNO RICONOSCIMENTO DEL CREDITO FORMATIVO PER I SEGUENTI CORSI O DIPLOMI: NESSUNO Convenzioni / accordi / protocolli con i seguenti enti/organismi/aziende del privato sociale e/o di categorie economiche (allegare la documentazione relativa): NESSUNO Per tutti coloro che concludono il servizio civile in progetti della Caritas Italiana è previsto il rilascio dell’ATTESTATO DI SERVIZIO CIVILE

Parte quinta: MONITORAGGIO DEL PROGETTO

1. TAVOLO DI PROGETTO A livello diocesano (o interdiocesano) viene costituito il ‘tavolo di progetto’ che ha responsabilità di realizzare il ‘progetto operativo diocesano (o interdiocesano). Tale progetto è aggiornabile annualmente e viene validato dalla Caritas Italiana. Il tavolo di progetto è coordinato dal responsabile del servizio civile ed è costituito da tutti i soggetti coinvolti nel programma diocesano. COMPOSIZIONE: Oliviero Bettinelli, Andrea L.M. Guerrizio, Luigi Petrucci, don Guerino Di Tora, Claudio Cecchini, Giovanni Fulvi

2. IL MONITORAGGIO DEL PROGETTO: VALUTAZIONE E VERIFICA Gli elementi di valutazione del progetto: sono riferiti agli obiettivi come definiti nella parte terza punti 6 e 7 e l’attività valutativa si sviluppa in relazione ai diversi punti di vista dei soggetti che partecipano e/o sono coinvolti nel progetto. Dell’attività di valutazione, la cui responsabilità sta in capo al Tavolo di progetto, viene conservata documentazione da trasmettere allo Staff nazionale di progetto, a cura del responsabile diocesano del servizio civile. (v.scheda valutazione) I parametri di verifica del progetto: (v.scheda di verifica)

Parte sesta: PROMOZIONE DEL PROGETTO

Descrizione delle modalità ed azioni di promozione del progetto a livello locale: Campagna Diocesana sul Servizio Civile, che prevede la promozione e realizzazione di incontri di presentazione ed approfondimento della tematica in parrocchie, scuole, associazioni. Sportello informativo aperto tutte le mattina del lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 15.00

Parte settima: RISORSE A DISPOSIZIONE DEL PROGETTO

1. RISORSE UMANE A DISPOSIZIONE DEL PROGETTO Caritas diocesana (specificare operatore, ruolo, competenze) Il Direttore della Caritas diocesana: con ruolo di garante e responsabile del progetto operativo; tiene informato il Vescovo sull’andamento del progetto; mantiene i rapporti con le amministrazioni locali e o altri organismi (regione, provincia, comune, fondazioni…); programma e verifica la compatibilità economica del progetto; mantiene i rapporti con Caritas Italiana. Il responsabile del servizio civile: con ruolo di progettazione della formazione, coordinamento del ‘tavolo diocesano di progetto’ e delle attività di animazione/sensibilizzazione; collegamento con la comunità e i centri operativi; riferimento personale per i/le partecipanti al progetto. Egli è il riferimento per Caritas Italiana per quanto attiene al “progetto operativo diocesano”. Il responsabile del servizio civile volontario: integra ed affianca il responsabile del servizio civile nelle medesime funzioni. Il responsabile della comunità: accompagna il gruppo dei/lle partecipanti e singolarmente, favorendo la loro responsabilizzazione e facendosi garante di un positivo inserimento nella struttura ospitante. I responsabili dei centri operativi: sono garanti della integrità morale e psico-fisica dei/lle partecipanti alle attività; offrono tutte le informazioni necessarie per un positivo inserimento ed apporto; sono punto di riferimento sia personale che del gruppo.

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Ufficio di Pastorale Giovanile: (specificare operatore, ruolo, competenze) Il responsabile diocesano della Pastorale giovanile: con ruolo di promozione del progetto; collegamento con le realtà associative giovanili della diocesi; inserimento nei piani pastorali della proposta di servizio civile; contribuisce al percorso formativo ed alle attività di animazione/sensibilizzazione. Formatori ed esperti - In relazione ai diversi livelli di formazione vengono messe a disposizione del progetto formatori e/o esperti nelle diverse discipline. Specificare cognome e nome per ogni risorsa umana a disposizione del progetto da parte della/e Caritas partecipante/i: Il Direttore della Caritas diocesana: don Guerino Di Tora Il/la responsabile del servizio civile: Oliviero Bettinelli I responsabili dei centri operativi: Nadio La Ganba Il responsabile diocesano per la Pastorale giovanile: don Mauro Parmeggiani Formatori ed esperti: Andrea L.M. Guerrizio, Luigi Petrucci

2. RISORSE ECONOMICHE A DISPOSIZIONE DEL PROGETTO 2.1.Forme di finanziamento: Le attività o gli interventi previsti dal progetto, ricevono finanziamento da: ⌧??

Ente locale (comune , provincia, regione) ⌧ convenzione con ente locale

fondi europei contributi da leggi regionali sul servizio civile contributi dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri UNSC fondi per la cooperazione internazionale fondi da privati, fondazioni, donazioni fondi da CEI/otto per mille ⌧ autofinanziamento altro ………………………….. 2.2. – Preventivo di spese (attualmente l’UNSC rimborsa 10€ al giorno pro-capite per gli effettivi giorni di fruizione del vitto e/o alloggio e 50€ pro-capite annuali per la formazione) 2.2.a.1. Nella fase di accesso al servizio civile: Colloquio personale, Tirocinio osservativi, Corso di formazione propedeutico, Tirocinio teorico-pratico. Corso di Orientamento al Servizio Civile – 3 edizioni 200 €

Colloqui personali, tirocinio propedeutico 650 €2.2.a.2. Durante il servizio civile: Tre momenti formativi (regionale-interregionale) - entro il primo mese di servizio, il secondo fra il quinto e il sesto mese di servizio - entro l’ultimo mese di servizio. Minimo 36 ore. 3 campi di formazione 6000 €2.2.a.3. Formazione a cura della Caritas diocesana. Formazione generale: ogni 15 giorni 4 ore di formazione per un totale durante il servizio civile di almeno 72 ore. Equipaggi: dal gruppo alla comunità: secondo il piano diocesano Attività di animazione e sensibilizzazione: secondo il piano diocesano Formazione al compito e addestramento specifico: secondo il piano individuale di servizio Voce di spesa Importo Campi di Educazione alla Pace – 2 edizioni 4000 €

Scuola di Educazione alla Pace – 2 edizioni 1500 €

Laboratorio – 3 moduli 500 €

Seminari – 2 200 €

Corso per Operatori di Solidarietà Internazionale – 5 incontri 500 €

Campi di Solidarietà Internazionale – in Kossovo e in Bosnia 11600 €2.2.e.1 Promozione del progetto Grafica 2000 €

Convegni e seminari 750 €TOTALE PREVENTIVO DI SPESA TOTALE generale 27900 €

Data ……………………….. Luogo ……………………………………

In fede Il direttore della Caritas diocesana

…………………………………………….

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ALCUNE INDICAZIONI PER L’ELABORAZIONE DI PROGETTI DI SERVIZIO CIVILE IN CARITAS

Finalità del lavoro per progetti: 1 – Livello politico: lavorando per progetti, avremo un sistema informativo che ci consentirà un monitoraggio costante del servizio civile e quindi ci permetterà di comunicare in maniera completa, esaustiva e trasparente, sullo spessore, sulle attività e sui risultati del servizio civile; soprattutto in questa delicata fase di transizione, in cui sono tante le incertezze, è fondamentale dare una immagine realistica e positiva del servizio civile. 2 – Per le Caritas il lavoro per progetti, non è tanto o solo un adempimento, ma uno stile che caratterizza tutte le attività pastorali: il servizio civile dunque come occasione per imparare a lavorare per progetti, per acquisire esperienze e competenze esportabili in altri ambiti, pensiamo all’AVS, Caschi Bianchi, volontariato giovanile, volontariato europeo ed internazionale. 3 – Nel caso specifico del servizio civile, il lavoro per progetti deve mettere in evidenza l’aspetto pedagogico ed educativo e quindi la finalizzazione chiaramente orientata alla promozione di percorsi accessibili ai giovani. 4 – Il lavoro per progetti permette di avere informazioni trattabili, che possono circolare fra le Caritas per scambiare esperienze e per avere una ‘politica’ comune del servizio civile. Alcune condizioni per realizzare un progetto di servizio civile:

Nel proseguire nella sperimentazione, possiamo individuare alcune condizioni qualificanti per implementare un progetto di servizio civile rivolto ai giovani.

1 – Individuazione degli interlocutori. Una prima condizione individuata, riguarda l’approccio alla realizzazione del progetto. Un progetto di servizio civile, per essere tale, non può essere pensato e scritto a tavolino, ma richiede il coinvolgimento dei diversi soggetti che sono interessati e partecipano o parteciperanno a tale impresa. Abbiamo individuato almeno i seguenti soggetti:

o la Caritas diocesana: che rimane responsabile prima del progetto; o i giovani (in senso lato come possibili utenti del progetto); o le persone che usufruiscono delle azioni del progetto di servizio civile o i centri operativi, come partners del progetto o le comunità territoriali, come ambiti vitali che esprimono bisogni, da cui provengono i giovani

interessati o interessabili al servizio civile, dove ci sono i partners del progetto. Sarà in ogni caso importante, che l’occasione rappresentata dalla implementazione del progetto di servizio civile, sia colta per accendere o riprendere rapporti di collaborazione con gli altri ambiti pastorali della diocesi, pensiamo specialmente alla pastorale giovanile e universitaria, alla pastorale della famiglia e alla pastorale sociale e del lavoro. Un approccio utile è sembrato quello del TAVOLO DI PROGETTO, che veda la compartecipazione a pari livello di responsabilità di almeno il responsabile del servizio civile della Caritas, il responsabile della Pastorale Giovanile (e/o missionaria nel caso di progetti all’estero) e di uno o più referenti dei Centri Operativi presso cui si realizza il progetto, prevedendo comunque con questi ultimi una formalizzazione del rapporto che si instaura per realizzare il progetto (v. convenzione-tipo fra Caritas, centro/i operativo/i e/o comunità territoriale, vicariato, decanato, zona pastorale o altro). Nell’individuare gli interlocutori, va anche considerata la possibilità e l’opportunità, in relazione al progetto, di stabilire partnership con altre diocesi, contigue territorialmente o anche di altre regioni; o addirittura, pensando a progetti di servizio civile all’estero, a diocesi di altri paesi. In ogni caso, qualsiasi scelta venga fatta, rimane condizione primaria per la sua realizzazione, la costituzione del “tavolo di progetto”, a cui sono chiamati e/o coinvolti in modi e fasi diverse tutti i soggetti interessati. 2 – L’ambito del progetto. Un secondo ordine di riflessioni, riguarda l’ambito a cui il progetto si può riferire. Tenendo conto di alcune problematiche, come la dimensione della Caritas, le risorse (umane, economiche, mezzi), i centri operativi che sono o possono diventare partners del progetto stesso, sono stati distinti i seguenti ambiti in cui il progetto si può realizzare, considerato che tali ambiti possono, nella situazione concreta, essere a loro volta mixati fra di loro.

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Sono stati individuati tre grandi ambiti, intesi come ‘contenitori del progetto di servizio civile’: Un primo ambito fa riferimento al territorio: da questo punta di vista la centratura è sulla dimensione territoriale, intesa geograficamente, e quindi può trattarsi di una zona particolare della diocesi che si caratterizza per alcuni bisogni od esigenze; oppure di un territorio inteso pastoralmente come un vicariato o un decanato o una zona. Un secondo ambito fa riferimento ad un settore di bisogni: da questo punta di vista la centratura va sui bisogni a cui si intende dare risposta col progetto, e quindi alle problematiche degli anziani, piuttosto che ai minori, alla tematica dell’immigrazione o delle tossicodipendenze, o ai bisogni degli stessi giovani che possono accedere al servizio civile, tenendo comunque conto che tali ambiti devono rientrare fra quelli previsti dalla legislazione vigente. Un terzo ambito fa riferimento alla tipologia dell’intervento: da questo punto di vista la centratura va al tipo di intervento, ossia potremmo avere un progetto per le case famiglia, piuttosto che per le comunità terapeutiche, piuttosto che sui centri di ascolto ecc… 3 – A quali bisogni si intende rispondere. Un terzo ordine di problemi riguarda i bisogni a cui il progetto intende dare risposta. Possiamo individuare almeno due centrature, rispetto a cui un progetto di servizio civile può essere orientato:

- risposta a bisogni di formazione dei giovani: da questo punto di vista diventa prioritario nel progetto l’accento sui bisogni dei giovani, e quindi sui percorsi, sulla formazione, su quello che essi possono acquisire, sul ritorno del servizio civile sulla Diocesi e/o sulla comunità territoriale; - risposta a bisogni sociali: in questo caso invece la centratura va su problematiche emergenti presenti in un certo territorio, su emergenze cui far fronte, su nuovi bisogni o nuove povertà a cui nessuno da risposta.

La riflessione sui bisogni, presuppone avere degli strumenti, anche minimi, di analisi della realtà. Pensiamo ad esempio all’importanza dell’Osservatorio delle Povertà per individuare dei bisogni a cui un progetto di servizio civile potrebbe dare risposta. Ma significa anche accantonare la logica del “dare l’obiettore” ed in futuro il volontario a chi lo chiede. Nel caso poi di un organismo come la Caritas, l’individuazione dei bisogni, non ha solo o tanto un rilievo sociologico, ma una valenza pastorale. Vale a dire che un progetto di servizio civile, in Caritas, è tale solo e in quanto è “Opera Segno”, ossia in quanto tale, e non solo per chi vi partecipa, è un messaggio di amore, di nonviolenza, talvolta anche segno di contraddizione, per l’intera comunità. Pensiamo quante volte le energie del servizio civile sono esaurite in attività già coperte da diversi e qualificati interventi, mentre nuovi bisogni, nuove povertà, rimangono ai margini, anche del servizio civile! 4 – Progetti di servizio civile. Che sia una centratura sui giovani o sui bisogni, in ogni caso dobbiamo avere la consapevolezza e la chiarezza che si tratta di progetti di servizio civile, e non della semplice sovrapposizione del servizio civile ad una attività esistente. Dal punto di vista culturale si tratta di fare un cambiamento molto forte rispetto alla logica del piano di impiego. Spesso si pensa al servizio civile come a un ‘tappabuchi’ di una attività già esistente: pensare il servizio civile nella sua autonomia e nella sua specificità, comporta tutta una serie di coerenti corrispondenti scelte operative che vanno dalla definizione degli orari, ai periodi di riposo, ai momenti di formazione ecc…. Deve essere comunque chiaro che nel momento in cui parliamo di progetto, non si può più pensare al servizio civile come funzionale ad un centro operativo, ma esattamente il contrario: il centro operativo, se vuole partecipare, diventa funzionale alla realizzazione del progetto. 5 – La variabile tempo. Pensare ad un progetto, significa introdurre in maniera chiara la variabile tempo: un progetto per definizione ha un inizio ed una fine. Questo non significa esporre un progetto a continuo cambiamento, piuttosto comporta una realistica valutazione della sua durata in relazione agli obiettivi. Ovviamente se un progetto, a verifica positiva, si conferma come valido, va adeguato, aggiornato e quindi proseguito. Considerare la variabile tempo, significa dare una valutazione realistica dei bisogni a cui il progetto intende dare risposta, così da evitare ad esempio che ci siano periodi ‘morti’ e periodi intensissimi: un

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progetto può prevedere che copra un certo periodo dell’anno e per alcuni mesi, è insito nello stesso progetto, che i volontari vengano inseriti in un’altra attività, introducendo quindi un ulteriore elemento di differenziazione e flessibilità. L’inserimento della variabile tempo nella progettualità, ha anche la valenza di non dare per scontata la presenza dei volontari e quindi richiama ad una corresponsabilità continua e costante dei diversi soggetti coinvolti. 6 – Progetto per i giovani. Trattandosi di progetti rivolti prioritariamente a giovani, occorrerà poi tenere conto della adeguatezza e della coerenza degli obiettivi rispetto ai partecipanti che in quanto persone che si trovano in una fase specifica della vita, in un contesto culturale altrettanto specifico, a volte con difficoltà personali, richiedono strumenti e metodi corrispondenti. Nell’andare a definire un progetto di servizio civile, questo aspetto è rilevantissimo, in quanto non è possibile conoscere sempre ed a priori i soggetti che parteciperanno al progetto. Sulla base dell’esperienza, è opportuno quindi definire il progetto in modo che sia accessibile a tutti i giovani: si possono individuare degli elementi progettuali base che caratterizzano il progetto e lo rendono praticabile da chiunque. Su questa base si possono introdurre degli elementi di differenziazione e flessibilità rispetto a:

- il percorso: ci può essere un progetto che prevede attività sempre uguali dall’inizio alla fine; ci possono invece essere dei progetti che prevedono una evoluzione, in termini di maggiore responsabilizzazione, in termini di maggiore coinvolgimento ecc….

- agli ambiti: ci possono essere progetti che si esauriscono nel medesimo ambito (o tipologia di bisogni o tipologia di intervento), ma ci possono essere progetti che prevedono durante il loro svolgersi l’avvicinarsi a forme di intervento o a tipi di bisogni diversi.

Se guardiamo il problema da questo punto di vista, il problema dei giovani ‘poco motivati’ o dei ‘giovani che hanno cambiato idea’, assume tutto un altro tenore. Avremo una Caritas con più progetti, differenziati per impegno richiesto e quindi a cui i giovani sono orientati in maniera corrispondente; oppure se la Caritas ha un unico progetto, è consigliabile che questa differenziazione sia ricompresa all’interno dello stesso progetto. Al limite il fatto di essere inseriti nella rete delle Caritas diocesane, offre un arco ancora maggiore di offerta di progetti ai giovani che si avvicinano alla nostra proposta. Così come diventa relativo il numero di volontari presenti in un certo momento, fatto salvo che sotto ad un certo numero, il progetto non può realizzarsi. Alla stessa maniera vanno considerate proposte ‘forti’ od impegnative: pensiamo alla vita comunitaria, a certi servizi che richiedono un coinvolgimento a ‘tempo pieno’, il servizio civile all’estero, i caschi bianchi. 7 – La flessibilità del progetto. Se realizzato almeno in base alle summenzionate condizioni, il progetto di servizio civile non diventa una gabbia rigida, ma un modo di lavorare che permette e favorisce un continuo adattamento ai cambiamenti ed ai bisogni dei diversi soggetti. Il problema quindi è quello di superare una certa arbitrarietà nel gestire il servizio civile e dall’altro lato non rimanere esposti a richieste indebite, pressanti od impellenti. Da questo punto di vista una garanzia è rappresentata dal rendere stabile il ‘tavolo di progetto’, al fine di responsabilizzare i soggetti coinvolti e per avere una sede riconosciuta di confronto, di elaborazione, di verifica e di valutazione. Ci possono essere diverse modalità di realizzare questo tavolo: può essere un tavolo di progetto a livello diocesano o interdiocesano o a livello zonale; può essere un tavolo di progetto in cui sono chiamati i referenti dei centri operativi e/o una rappresentanza dei volontari e/o degli uffici pastorali. In ogni caso è fondamentale che le decisioni sulla realizzazione del progetto e quindi sulla sua flessibilità, non ricadano su un’unica persona, sia lo stesso Direttore della Caritas diocesana, col risultano che su di essa si esercitano pressioni a volte indebite, fonte di incomprensioni e fraintendimenti.

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8 – La figura del responsabile del progetto. Il progetto di servizio civile richiede una figura di responsabile che svolge funzioni amministrative (in relazione alla corretta applicazione delle norme di gestione del servizio civile secondo la legislazione italiana), ma soprattutto funzioni di progettazione, programmazione e monitoraggio (verifica e valutazione). Nella elaborazione del progetto, diventano quindi fondamentali i criteri di individuazione di questa figura, tenendo conto che egli è l’operatore maggiormente vicino alla quotidianità degli obiettori in servizio civile. A questo livello, possiamo indicare quale criteri minimi, che il responsabile del progetto, sia una persona riconosciuta dai diversi soggetti cointeressati, in relazione alle caratteristiche del progetto stesso. Nello stesso tempo è opportuno che non coincida col responsabile del servizio civile della Caritas Diocesana, essendo queste due figure interlocutori. Un secondo elemento riguarda le competenze, alcune comuni col responsabile del servizio civile della Caritas diocesana, ma alcune specifiche relative alle caratteristiche del progetto. L’individuazione del responsabile del progetto, costituirà quindi un elemento qualificante per sondare l’effettiva volontà di investimento dei soggetti cointeressati; d’altro lato rappresenta una condizione oggettiva (in relazione alla sua disponibilità, tempi e competenze) che può permettere di realizzare un determinato tipo di progetto piuttosto che un altro. 9 – Pace, nonviolenza, obiezione di coscienza. Potremmo titolare questo paragrafo “dalla dichiarazione di principio alle prassi di pace, nonviolenza, obiezione di coscienza”. Il passaggio alla progettualità nel servizio civile, permetterà e richiederà una profonda riflessione su questo aspetto. Fino ad ora, proprio perché alla fin fine si doveva solo ‘impiegare’ obiettori, i temi della pace, della nonviolenza, dell’obiezione di coscienza, rimanevano, nella migliore delle ipotesi, sullo sfondo, come contenuti della formazione, talvolta come oggetto di attività di sensibilizzazione, quasi mai come fattori qualificanti del progetto stesso. Proprio perché il suo mandato pastorale è pedagogico in relazione alla pace ed alla nonviolenza, questa attenzione educativa diventa il fattore determinante e qualificante del progetto di servizio civile della Caritas. Da questo punto di vista a prescindere dai vincoli o dalle opportunità di legge, la Caritas in quanto tale ha il compito e il dovere di elaborare proposte progettuali che abbiamo chiaramente la valenza educativa alla pace, all’obiezione di coscienza, alla nonviolenza. Come fare?

Senza pretesa di risposte esaustive, tentiamo alcuni suggerimenti. La scelta dei partners del progetto: primo criterio fondamentale; nell’andare a proporre o nel valutare richieste, vanno chiaramente privilegiati quelle situazioni o quelle realtà che condividono la cultura della pace, della nonviolenza, dell’obiezione di coscienza o almeno situazioni o realtà che sono disponibili ad intraprendere un cammino in questo senso. Non possiamo più permetterci compromessi, che ci hanno portato ad affidare gli obiettori fino ad oggi a soggetti che sono interessati strumentalmente al servizio civile, ma che rifiutano la cultura della nonviolenza. Nell’elaborare i progetti di servizio civile la scelta dei partners è quindi fondamentale. Nei diversi territoriali esistono realtà, anche piccole, che vivono la condivisione comunitaria, la scelta degli ultimi, l’impegno per la pace, la nonviolenza, il commercio equo e solidale, la finanza etica, la condanna della corsa agli armamenti, la solidarietà fra nord e sud del mondo: questi dovrebbero essere i nostri primi e naturali interlocutori. E se non ci sono, dovrebbe essere preoccupazione della Caritas diocesana promuoverne la costituzione proprio attraverso il servizio civile. Lo stile dei rapporti: discorso difficile, ma necessario. Per realizzare la pace e la nonviolenza, un secondo elemento qualificante, è lo stile dei rapporti che vigono in una certa realtà e nel nostro caso nei confronti dei giovani. Chiediamoci, quanto i rapporti con gli obiettori finivano per essere improntati a stili gerarchico – militareschi e quanto invece improntati a stili nonviolenti e di condivisione. Uno sforzo nella elaborazione del progetto, sarà quindi quello di adottare quei correttivi e quei dispositivi che permettono ai giovani di vivere nei rapporti quotidiani coi diversi referenti e responsabili, degli stili nonviolenti, ossia ad esempio in cui i giovani non sono passivi esecutori, ma attori corresponsabili, in cui le decisioni non sono calate dall’alto, ma frutto di un (anche faticoso) confronto. La tipologia dei progetti: altro fattore discriminante. Nell’andare a valutare quale tipo di progetto implementare, si dovranno privilegiare quelli che maggiormente e più chiaramente diano immediata visibilità, sia a chi vi partecipa (i giovani) sia a chi ne fruisce e sia all’opinione pubblica, del contenuto

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di azione di pace e di nonviolenza. Ossia ci deve essere una immediata correlazione fra la pace e la nonviolenza e quello che i giovani fanno. Un criterio utile è risultato essere, mettersi dall’ottica della difesa come elemento qualificante del progetto e quindi chiedersi quali ambiti o situazioni del territorio necessitano di difesa; con quali strumenti operiamo questa difesa e quindi la coerenza tra mezzi e fini. Pensiamo ad esempio al tema della sicurezza nei quartieri e nelle città; pensiamo al tema della tutela dei diritti umani e di riflesso alle forme di schiavitù, abbandono; pensiamo al tema dei profughi, dei rifugiati, fra i quali ad esempio ci possono essere anche obiettori di coscienza, renitenti o disertori; pensiamo al tema della mediazione dei conflitti fra gruppi, religioni, etnie diverse, non solo in paesi lontani, ma nelle nostre città; pensiamo al tema del lavoro minorile e della criminalità organizzata; pensiamo a nuove forme di liberazione dei poveri, oltre alla erogazione di soldi e servizi, come il microcredito, le banche del tempo, lo scambio, le monete alternative …….. La formazione e il gruppo/comunità: indicazione ovvia ma non scontata, senza dilungarci e rimandando alla elaborazione di Caritas Italiana sul tema. Se abbiamo la missione di educare alla pace ed alla nonviolenza, il momento della formazione all’interno del progetto di servizio civile diventa imprescindibile. Occorre quindi chiedersi quanto questo primato alla formazione viene evidenziato nella prassi di gestione del servizio civile; quanto invece viene data priorità alla realizzazione di una data attività, seppur importante. Anche questo aspetto è peculiare della Caritas, e prescinde dagli obblighi di legge. Mettersi nell’ottica formativa, significa chiedersi non cosa devono fare i giovani adesso (durante il servizio civile), ma cosa possono fare domani (dopo il servizio civile); l’ottica formativa richiede il punto di vista di chi vuole fare un investimento, non quello di chi vuole sfruttare una risorsa. Pace, nonviolenza quindi non solo come contenuti, ma come metodo di realizzazione della formazione, privilegiando metodi attivi, in gruppo, in collegamento col servizio che si sta svolgendo. Animazione e sensibilizzazione: altro elemento qualificante di un progetto Caritas. La formazione e il servizio, nella logica pedagogica della Caritas, hanno scarso significato se non diventano cultura, mentalità condivisa. Per cui ogni progetto di servizio civile in Caritas deve prevedere attività di animazione e sensibilizzazione rivolte ai territori, alle comunità, non come impegni residuali. L’animazione e la sensibilizzazione diventano un po’ come la cartina di tornasole della formazione e del servizio: l’esperienza del servizio, con la consapevolezza della formazione, è tale se diventano oggetti comunicabili e quindi condivisibili.

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NOTA ESPLICATIVA PER LA REDAZIONE DEL PROGETTO DI SERVIZIO CIVILE PROGRAMMAZIONE In questa parte della scheda va indicato a quale periodo dell’anno si riferisce il progetto. In ogni scheda va indicato un solo periodo per ogni progetto. Parte prima: ANAGRAFICA, RIFERIMENTI E PARTNERSHIP In questa parte della scheda vanno indicati tutti i riferimenti utili per identificare i soggetti che realizzeranno il progetto a livello diocesano. Per ogni centro operativo indicato in questa parte della scheda vanno allegati la scheda-centro operativo e la convenzione sottoscritta dalle parti. Parte seconda: NUMERO DI VOLONTARI RICHIESTI Indicare in questa sezione il numero complessivo dei volontari richiesti, distinguendo se solo maschi o femmine o entrambe ed i servizi di vitto e alloggio previsti. Parte terza: IL PROGETTO 1.TIPOLOGIA (v.allegato codifica aree di intervento e settori di impiego): specificare l’area e il settore di intervento prevalente ed eventuali aree e settori secondari, utilizzando le codifiche della scheda ‘Area di intervento del progetto’. Specificare inoltre se si tratta di progetto ‘finalizzato’ o di ‘partecipazione’ come da definizione. 2. DESCRIZIONE DEL PROGETTO: in questa sezione descrivere in generale il progetto, partendo dalla realtà territoriale e/o dal settore di intervento. 3. RILEVANZA SOCIALE: A QUALI BISOGNI SI INTENDE DARE RISPOSTA COL PROGETTO: individuare i bisogni ai quali si intende dare una risposta, in che modo e con che strumenti sono stati individuati. 4. RUOLO DELLE/I VOLONTARIE/E IN SERVIZIO CIVILE E ATTIVITÀ PREVISTE: descrivere in modo articolato le azioni che si intendono porre in essere per rispondere in modo adeguato ed efficace alla situazione di bisogno rilevata, evidenziando le modalità di impiego delle risorse umane e strumentali previste, con particolare riferimento al ruolo dei volontari. 5. LA SITUAZIONE DI PARTENZA SU CUI DOVRA’ INCIDERE IL PROGETTO: in relazione al contesto territoriale e/o settoriale, descrivere la situazione di partenza, attuale, su cui si vuole incidere con il progetto, evidenziando elementi quantitativi e qualitativi misurabili (Esempio: assistenza anziani; popolazione complessiva del comune; popolazione del comune con età superiore ai 65 anni; altre organizzazioni pubbliche e private operanti nel comune sullo stesso tema, livello di copertura del fabbisogno stimato da parte di queste organizzazioni. Fabbisogno da coprire). 6. OBIETTIVI GENERALI DEL PROGETTO: definire gli obiettivi generali del progetto facendo riferimento al progetto generale di Caritas Italiana ed alla nota ‘Alcune indicazioni per l’elaborazione dei progetti di servizio civile in Caritas’. 7. OBIETTIVI SPECIFICI DEL PROGETTO: declinare gli obiettivi generali e gli elementi qualitativi e quantitativi in indicatori misurabili (a titolo esemplificativo: portare la copertura del fabbisogno di assistenza agli anziani dal 45% al 70%; ovvero da zero al 30%; aumentare il numero di volontari presso una certa associazione nella misura di …….; ridurre il numero dei senza fissa dimora in una certa zona della città assistendo n ….. persone; ridurre le donne oggetto della tratta accogliendo n ….. donne ecc….). 8. VALIDAZIONE DEL PROGETTO: in questa sezione indicare l’eventuale validazione del progetto ottenuta da una pubblica amministrazione ovvero se il progetto è inserito in programmi o piani di zona in base alla legislazione vigente. Dell’avvenuta validazione va allegata la corrispondente documentazione. 9. DURATA DEL PROGETTO: specificare se si tratta di progetto annuale o pluriennale e il mese e l’anno di avvio delle attività, coerentemente con quanto dichiarato nella sezione iniziale sulla programmazione. Nel caso di progetti pluriennali, dovranno essere articolati per fasi annuali di realizzazione con l’indicazione dei risultati e degli obiettivi da conseguire per ogni anno. L’approvazione del progetto pluriennale non garantisce l’inserimento nei bandi per gli anni successivi a quello del suo avvio. L’ente titolare del progetto pluriennale approvato (Caritas Italiana) dovrà pertanto richiederne, ogni anno, l’inserimento nel bando, facendo riferimento al provvedimento di approvazione originario e producendo una relazione sui risultati conseguiti nell’anno precedente, che sarà valutata dall’Ufficio in relazione al raggiungimento degli obiettivi ed al livello di copertura dei posti dei volontari. 10. SEDE/I OPERATIVE/I DI REALIZZAZIONE DEL PROGETTO: in questa sezione vanno specificate la sede o le sedi dove verrà realizzato il progetto; verranno prese in considerazioni solo le sedi di cui vengono fornite tutte le notizie richieste. 11. ORARIO SETTIMANALE DEL PROGETTO: specificare tutte le informazioni relative all’orario tenendo conto che in tutti i progetti si deve prevedere un orario di attività dei volontari non inferiore alle 25 ore settimanali, ovvero un monte ore annuo di almeno 1.200 ore. Fatto salvo il raggiungimento del predetto monte ore annuo, i volontari dovranno essere impiegati in modo continuativo per almeno 12 ore settimanali. 12. LA CRESCITA FORMATIVA PERSONALE ACQUISIBILE ATTRAVERSO IL PROGETTO: in questa sezione vanno specificate in modo dettagliato tutte le informazioni relative alle attività formative e di accompagnamento.

Scheda progetto operativo diocesano servizio civile nazionale 2003 - 2004

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12.a. FORMAZIONE A LIVELLO REGIONALE/INTERREGIONALE: vengono ripresi obiettivi, metodi e contenuti del progetto generale e va specificata la composizione dell’equipe di formatori a cui si fa riferimento per la formazione a livello regionale o interregionale. 12.b. FORMAZIONE A LIVELLO DIOCESANO: facendo riferimento al progetto generale declinare in maniera dettagliata obiettivi metodi e contenuti della formazione a livello diocesano, unitamente alle attività finalizzate al gruppo/comunità, animazione e sensibilizzazione e addestramento al compito.

Parte quarta: RICONOSCIMENTO DEL SERVIZIO CIVILE: 1.RAPPORTO CON UNIVERSITÀ, ISTITUTI FORMATIVI e altri soggetti: vanno indicati gli accordi, convenzioni protocolli con università ed altri istituti formativi che riconoscono il progetto di servizio civile a valere come tirocinio o come credito formativo. Specificare per ogni corso il tipo di riconoscimento ed allegare la documentazione corrispondente. Parte quinta: MONITORAGGIO DEL PROGETTO: 1. TAVOLO DI PROGETTO: specificare la composizione del ‘tavolo di progetto’, organismo responsabile della realizzazione e del monitoraggio. 2. IL MONITORAGGIO DEL PROGETTO: VALUTAZIONE E VERIFICA: l’attività di monitoraggio va riferimento agli strumenti previsti dal progetto generale di Caritas Italiana, ossia le schede di valutazione e di verifica. Nel caso di progetti pluriennali il corretto utilizzo di tali strumenti è condizione per l’eventuale reiterazione del progetto. Parte sesta: PROMOZIONE DEL PROGETTO: in questa sezione descrivere le azioni, gli strumenti e le risorse messe a disposizione per la promozione e la pubblicizzazione del progetto nel proprio ambito territoriale di competenza. Parte settima: RISORSE A DISPOSIZIONE DEL PROGETTO: 1. RISORSE UMANE A DISPOSIZIONE DEL PROGETTO: facendo riferimento ai ruoli definiti nel progetto generale di Caritas italiana, indicare nominalmente le persone coinvolte nel progetto. 2. RISORSE ECONOMICHE A DISPOSIZIONE DEL PROGETTO: per ogni sezione del progetto indicare il preventivo di spesa articolato nelle corrispondenti voci e le eventuali fonti di finanziamento previste.

DATA, FIRMA ED INVIO DELLA DOCUMENTAZIONE: il progetto operativo diocesano si considera valido solo se firmato in originale dal Direttore, completo di data e luogo.

Scheda progetto operativo diocesano servizio civile nazionale 2003 - 2004

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SETTORI ED AREE DI INTERVENTO DEI PROGETTI DI CUI ALLA LEGGE 6 MARZO 2001, N. 64 E RELATIVA CODIFICA.

Area di intervento del progetto.

A Settore: Assistenza 01 Anziani - 02 Minori - 03 Giovani - 04 Immigrati, profughi - 05 Detenuti in misure alternative alla pena, ex detenuti - 06 Disabili - 07 Minoranze - 08 Pazienti affetti da patologie temporaneamente e/o permanentemente invalidanti e/o in fase terminale - 09 Malati terminali - 10 Tossicodipendenti ed etilisti in percorso di recupero e/o utenti di interventi a bassa soglia - 11 Donne con minori a carico e donne in difficoltà - 12 Disagio adulto - 13 Altro

B Settore: Cura e riabilitazione 01 Anziani - 02 Minori - 03 Giovani - 04 Immigrati, profughi - 05 Detenuti in misure alternative alla pena, ex detenuti - 06 Disabili - 07 Minoranze - 08 Pazienti affetti da patologie temporaneamente e/o permanentemente invalidanti e/o in fase terminale - 09 Malati terminali - 10 Tossicodipendenti ed etilisti in percorso di recupero e/o utenti di interventi a bassa soglia - 11 Donne con minori a carico e donne in difficoltà - 12 Attività motoria - 13 Altro

C Settore: Reinserimento sociale 01 Anziani - 02 Minori - 03 Giovani - 04 Immigrati, profughi - 05 Detenuti in misure alternative alla pena, ex detenuti - 06 Disabili - 07 Minoranze - 08 Pazienti affetti da patologie temporaneamente e/o permanentemente invalidanti e/o in fase terminale - 09 Malati terminali - 10 Tossicodipendenti ed etilisti in percorso di recupero e/o utenti di interventi a bassa soglia - 11 Ragazze madri e donne in difficoltà - 12 Disagio adulto - 13 Altro

D Settore: Prevenzione 01 Esclusione giovanile - 02 Razzismo - 03 Salute - 04 Tossicodipendenza - 05 Etilismo - 06 Illegalità - 07 Abbandono scolastico - 08 Analfabetismo di ritorno - 09 Devianza sociale - 10 Disagio adulto - 11 Altro

E Settore: Protezione civile 01 Prevenzione incendi - 02 Interventi emergenze ambientali - 03 Assistenza popolazioni colpite da catastrofi e calamità naturali - 04 Ricerca e monitoraggio zone a rischio - 05 Altro

F Settore: Difesa ecologica 01 Prevenzione e monitoraggio inquinamento delle acque - 02 Prevenzione e monitoraggio inquinamento dell’aria - 03 Prevenzione e monitoraggio inquinamento acustico - 04 Parchi e oasi naturalistiche - 05 Altro

G Settore: Tutela e incremento patrimonio forestale 01 Tutela e incremento del patrimonio forestale

H Settore: Salvaguardia e fruizione del patrimonio ambientale 01 Parchi e oasi naturalistiche - 02 Parchi cittadini - 03 Valorizzazione centri storici minori - 04 Salvaguardia agricoltura in zona di montagna - 05 Altro

I Settore: Salvaguardia e fruizione del patrimonio artistico 01 Cura e conservazione biblioteche - 02 Valorizzazione storie e culturali locali - 03 Valorizzazione sistema museale pubblico e privato - 04 Turismo culturale - 05 Altro

L Settore: Promozione culturale 01 Centri di aggregazione (bambini, giovani, anziani) - 02 Attività artistiche (cinema, teatro, fotografia, arti visive) - 03 Educazione al cibo - 04 Educazione ai diritti del cittadino (lavoro, consumi, legislazione) - 05 Educazione alla pace - 06 Sportelli informa…. - 07 Attività sportiva - 08 Minoranze linguistiche e culture locali - 09 Altro

M Settore: Educazione 01 Animazione culturale verso minori - 02 Animazione culturale verso giovani - 03 Lotta all’evasione scolastica - 04 Interventi di animazione nel territorio - 05 Educazione informatica - 06 Attività di tutoraggio scolastico - 07 Altro

N Settore: Servizio civile all’estero 01 Formazione in materia di commercio estero - 02 Cooperazione decentrata - 03 Cooperazione ai sensi legge 49/1987 - 04 Interventi peacekeeping - 05 Interventi ricostruzione post conflitto - 06 Interventi a seguito di calamità naturali - 07 Sostegno comunità di italiani all’estero - 08 Istituti italiani di cultura - 09 Collaborazione con associazioni straniere - 10 Altro