Carlo Emilio Gadda Alpino e scrittore in Alta Valle Camonica
Carini Alessia Formaggi tipici delle valli bresciane · 2016. 5. 16. · conferimento di sapori...
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Istituto Tecnico Agrario Statale “G. Pastori” Carini Alessia
Formaggi tipici
delle valli bresciane
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Indice: Premessa pag. 3
Storia lattiero-casearia delle valli bresciane pag. 4
Tecnologia casearia pag. 6
I formaggi a pasta molle pag. 8
I formaggi a pasta dura pag. 8
La Valle Camonica pag. 9
Il Silter pag. 10
Il Casolet pag. 12
La Valtrompia pag. 13
Il Nostrano Valtrompia pag. 14
La Valsabbia pag. 15
Il Bagoss pag. 16
L’Alto Garda pag. 17
La formaggella di Tremosine pag. 18
Analisi di laboratorio pag. 19
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Premessa
Nel corso della storia l’uomo ha colonizzato territori diversissimi fra loro ed anche nel panorama
bresciano sono riscontrabili piccole comunità montane peculiari per le loro tradizioni ed il loro
territorio, dove crescono tipi di essenze foraggiere diverse, che caratterizzano il latte vaccino.
Questo fatto ha portato, nel corso dei secoli, alla nascita di prodotti caratteristici ed unici, ottenuti
con un latte “diverso” e con metodologie differenti.
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La storia lattiero-casearia delle valli bresciane
Il formaggio, a differenza di altri alimenti, non è stato inventato ma è stato scoperto casualmente.
Nell’ antichità la caccia era per l’uomo la fonte principale di sostentamento; cacciavano
prevalentemente animali lattanti e, aprendo il loro stomaco, si accorsero che il latte contenuto non
aveva la consistenza solita: era solido ed aveva un sapore gradevole.
Cercò quindi di riprodurre questo
cambiamento e, con grande intuizione, mise
un pezzetto di stomaco di un animale lattante
dentro ad un recipiente con del latte, creando
il formaggio.
Il formaggio non ha sempre goduto
dell’importanza che merita, pur essendo
sempre presente nella vita dell’uomo. Per
diverso tempo venne considerato il cibo dei
poveri e le donne non potevano neppure
assaggiarlo perché ritenuto volgare.
Grazie all’operato di Slow Food da 15 anni il formaggio è riconosciuto come piatto e non solo come
ingrediente di cucina.
Nella zona della Lombardia, e nello specifico nel bresciano l’importanza dei prodotti caseari è da
ricondurre ai monasteri che apportarono miglioramenti a livello territoriale, espansero la
coltivazione delle foraggiere e migliorarono la filiera produttiva con grandi benefici sulla
produzione, cosa che favorì la diffusione del formaggio. Esso era l’alimento base della dieta dei
poveri, che nel 1200 erano la maggior parte della popolazione. Addirittura in questo periodo il
formaggio divenne il mezzo di pagamento di mandriani e casari verso il proprietario che li ospitava,
come è dimostrato nel “Codex Diplomaticus Langobardiae” nel quale si indicavano i tributi lattiero-
caseari dovuti. Nacquero anche le prime associazioni di produttori riuniti sotto il nome di
“Paraticum Formagiariorum”, molto fiorenti nel bresciano, dove si attesta l’esistenza, negli statuti
cittadini del 1273, di ben venticinque associazioni, che diventarono poi nel 1350 ventotto.
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L’importanza crebbe negli anni tanto che nel 1460 vennero redatti gli statuti dei “formaggiai” in
volgare.
L’introduzione di nuove tecnologie, di nuovi metodi d’irrigazione e lo sviluppo dei prati stabili
fecero si che l’ allevamento della vacca si sviluppasse enormemente così come la produzione
casearia. Il numero dei capi bovini superò quello degli ovini tanto che venne abbandonata la
mungitura delle pecore, le quali vennero utilizzate solo per produrre lana ed agnelli. L’ allevamento
nelle zone montane era basato sulla transumanza, ossia lo spostamento degli animali durante il
periodo invernale in pianura.
Nei secoli XV e XVI la produzione di latte e formaggi ebbe un grande rilancio grazie ai progressi
della zootecnia tanto che c’erano un grande numero di persone che si occupavano degli animali
(mandriani e malghesi).
Grazie a questo sviluppo, durante il ‘500, il formaggio divenne una delle pietanze basilari per i
contadini e complemento di grandi pasti per i nobili, come attesta una lettera scritta da Magiotti a
Galileo Galilei dove si sottolineava la presenza di formaggio bresciano in un banchetto nuziale.
A Brescia il formaggio era così importante che fu istituito
un protettore, S. Lucio, ed ancora oggi nella chiesa
francescana di S. Giuseppe, in centro a Brescia, ogni 25
Maggio, viene celebrata la sua festa.
San Lucio, era un povero pastore di Como, che pascolava la
mandria del suo padrone e produceva formaggio.
Caritatevole con i poveri, venne
accusato ingiustamente di distribuire
la parte che doveva al suo padrone.
Infatti, le donazioni erano preparate
dal siero della seconda casatura che
normalmente veniva buttato.
L’ evoluzione della lavorazione del latte e dei suoi derivati, andò di pari passo
con l’ evoluzione degli strumenti di lavorazione. Un esempio è la zangola: un
recipiente di forma cilindrica, utilizzato per sbattere la panna e trasformarla in
burro.
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Tecnologia casearia
Il formaggio è definito come il prodotto ottenuto dalla coagulazione acida, presamica o acido-
presamica con sufficiente separazione del siero.
Acida è dovuta all’azione dell’acidità;
Presamica avviene con l’aggiunta del caglio (che può derivare dallo stomaco dei ruminanti
lattanti, oppure di origine vegetale come il latte di fico, o di origine fungina);
Acido-presamica avviene per opera di una piccola quantità di caglio e dell’acidità.
La prima fase di produzione del formaggio è la coagulazione del latte, che può avvenire tramite
l’aggiunta di caglio o attraverso l’acidificazione spontanea oppure spinta con l’aggiunta di innesti.
In questa fase il latte passa dalla
fase liquida a quella solida -
gelatinosa, grazie alla
trasformazione di una parte delle
proteine. La caseina, che è la
proteina più importante del latte, si
destabilizza e crea legami fra le sue
micelle che avvicinandosi fra loro
formano un reticolo caseoso
inglobando i componenti principali
come proteine, zuccheri e acqua.
Gli innesti
Il latto-innesto è costituito da una coltura di uno o più ceppi di batteri selezionati, posti in
incubazione fino al raggiungimento di una certa acidità. Ha la funzione di arricchire il latte con una
microflora tipica e caratterizzare quindi un formaggio.
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Il siero innesto ha la stessa funzione del latto-innesto, solo che la coltura viene selezionata a partire
dal siero della casatura precedente e non dal latte.
Rottura meccanica della cagliata
In questa fase la parte solida viene separata dal siero, che verrà poi separato per poter essere
destinato o alla produzione di ricotta oppure altri utilizzi come l’alimentazione dei suini.
Cottura della cagliata
Per fare uscire il siero dalla massa caseosa, si fa cuocere la cagliata. È un passaggio che varia da
formaggio a formaggio. Una volta cotta la cagliata, è messa in fascere cosa che gli permette di
legare e prendere una forma definita.
Drenaggio del siero
In certi disciplinari è previsto il drenaggio del siero attraverso:
la stufatura
i rivoltamenti
la pressatura delle forme
In alcuni casi vengono fatte più operazioni contemporaneamente.
Salatura
Può essere a secco o in salamoia. A secco consiste nello spargere del sale grosso sulle facce e sullo
scalzo dei formaggi. La salamoia invece prevede l’immersione dei formaggi in una soluzione
acquosa di acqua e sale in una concentrazione particolare e variabile per ogni formaggio. La
salamoia avviene in locali con temperatura di 10 - 12 °C, che favorisce il raffreddamento anche
all’interno del formaggio. Tramite l’osmosi il sale penetra nel formaggio favorendo la formazione
della crosta e di un primo sapore del formaggio. Il tempo di salatura è variabile in base alla
pezzatura del formaggio e in base alla stagionatura che si vuole ottenere.
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Stagionatura
L’ultima fase è la stagionatura, attuata in locali a temperatura e umidità controllate. Questo processo
permette la trasformazione delle proteine e del grasso in sostanze come acidi grassi e metilchetoni,
che conferiscono aromi, profumi, odori e sapori tipici.
I formaggi a pasta molle
Vengono definiti formaggi a pasta molle quei
formaggi che presentano un’umidità elevata, dovuta
alla presenza di acqua (oltre il 45%). Questo è
dovuto al tipo di coagulazione che è
prevalentemente acida o acida-presamica, alla
rottura della cagliata grossolana, al limitato spurgo
del siero, e alla bassa temperatura di cottura.
I formaggi a pasta dura
Appartengono a questa categoria tutti quei formaggi
che hanno una coagulazione presamica o acido-
presamica. La cagliata con la rottura viene
frantumata in piccoli particelle della grandezza
variabile da quella di una nocciola a quella di un
chicco di riso, per favorire un maggior spurgo del
siero e la formazione di una pasta più elastica e
mantecata. Generalmente questi formaggi hanno
una media – lunga stagionatura che porta al
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conferimento di sapori tendenti al piccante, leggermente
aciduli.
La Valle Camonica
La Val Camonica è la valle più grande d’ Italia con i suoi 90
km di lunghezza. E’ attraversata dal fiume Oglio che parte
da Ponte di Legno e arriva fino al lago d’ Iseo. La valle
comprende 41 comuni i cui principali sono: Pisogne, Darfo
Boario Terme, Breno, Edolo e Ponte di Legno.
La storia della Valle Camonica è famosa in tutto il mondo
grazie alle
incisioni rupestri
di Capo di Ponte (patrimonio dell’ UNESCO) che
risalgono al neolitico, periodo in cui la valle era abitata
da popolazioni primitive, la più diffusa delle quali era
quella dei Camuni. Nel medioevo, la valle, iniziò a
diventare un polo per la lavorazione del ferro, tanto che,
conquistò il soprannome di “ Valle dei magli”. Le aziende
siderurgiche della valle sono ancora una parte attiva dell’
attuale economia valligiana.
Circa il 38% del territorio è destinato all’ agricoltura con più
di 1000 allevamenti zootecnici. Gli appezzamenti coltivati
sono piccoli o molto piccoli e spesso distanti tra di loro.
La principale razza allevata è la Bruna. Negli ultimi anni, si è
cercato di controllare tutte le malattie mammarie e di
modernizzare le stalle ottenendo in questo modo un miglioramento del latte sia dal punto di vista
qualitativo che quantitativo. Tutto il latte prodotto in valle è destinato alla trasformazione casearia,
sia a livello industriale sia da parte di piccoli caseifici aziendali.
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Il Silter
Il Silter è un formaggio tipico della media e alta
valle Camonica prodotto da Pisogne al Passo del
Tonale. E’ un prodotto che vanta antichissime
tradizioni, già nel 1600, il cancelliere di Zone,
scrive relazioni su questo formaggio e sulla sua
zona di produzione. E’ un formaggio a pasta semi
cotta, semi grasso, ottenuto esclusivamente da latte
crudo derivante per almeno l’80% da bovine di
razza Bruna. Viene prodotto durante tutto l’arco
dell’ anno, in estate la produzione si sposta dal
fondo valle ai caseifici d’ alpeggio (malga). I
formaggi estivi si distinguono per il loro colore
giallastro, dai profumi e dagli aromi che ricordano le essenze tipiche dei pascoli alpestri, si ricorda
inoltre che il formaggio d’alpeggio è ricco di omega3.
Il termine “Silter” nel dialetto camuno indica il locale dove i formaggi vengono messi a stagionare.
Nonostante sia un formaggio con produzione limitata ad una specifica area, non molto estesa, il
Silter, è conosciuto quasi a livello internazionale. Attualmente, il formaggio, viene prodotto da circa
10 aziende agricole, raggruppate nel “Consorzio Tutela Formaggio
Silter”, i produttori si attengo ad un disciplinare di produzione redatto
per garantire tipicità ed unicità al prodotto. Il consorzio, tra le varie
attività, ha creato un fermento (coltura starter) liofilizzato, che viene
utilizzato da alcuni produttori durante la lavorazione in sostituzione ai
preparati industriali. I ceppi di fermenti tipici, del latte proveniente
dagli alpeggi camuni, rendono il formaggio sempre più legato al suo
territorio.
Il prodotto, si presenta al consumatore in forme cilindriche di peso variabile dai 10 ai 16 kg, sullo
scalzo sono impressi il bollo C.E., la data di produzione che corrisponde anche al numero di lotto,
due stelle alpine e i “Pitoti” camuni, figure antropomorfe tipiche delle incisioni rupestri camune.
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Sui formaggi migliori, dopo circa 100 giorni, viene impressa una seconda marchiatura, questa volta
a fuoco, il marchio impresso rappresenta il marchio del consorzio: una scena d’ aratura tratta
sempre dalle incisioni, sovrastata dalla scritta “Silter” disposta ad arco, ai lati della figura, in
corrispondenza delle lettere S ed R si trovano due stelle alpine.
A sottolineare il forte legame tra il Silter e la Valle Camonica è la Denominazione di Origine
Protetta conferita dall’ Unione Europea da pochi mesi.
Tecnologia casearia
Si parte con la miscelazione del latte della sera che è stato lasciato un'intera notte nelle vasche di
affioramento e scremato, con il latte della mattina. Il latte parzialmente scremato ottenuto, si porta
nelle caldaie e si scalda fino a 25°C. A tale temperatura si aggiunge il latto-innesto o il fermento
liofilizzato, si scalda ulteriormente a 37 °C e si aggiunge il caglio di vitello; da qui ha inizio la fase
di coagulazione. Terminata questa avremo una
massa parzialmente solida che va tagliata con
la spada partendo da un taglio a croce, per poi
ridurla in cubi di circa 5 cm. Il gesto del taglio
a croce è puramente simbolico ma tutti i
vecchi casari della zona usano farlo, in quanto
pensano che fare il segno della croce permetta
di ottenere un formaggio migliore.
L’operazione successiva è la spinatura che
consiste nel rompere la cagliata fino a ridurla
in particelle della dimensione di un chicco di riso. Cuocendo il prodotto cosi ottenuto, a 50°C, si
forma una “palla” sul fondo della caldaia, che verrà raccolta, messa in un telo di lino e lasciata
immersa nel siero per almeno 40 minuti. Il formaggio viene messo in seguito nelle fascere, che
verranno rivoltate più volte per meglio consentire lo spurgo del siero. Concluso lo spurgo vengono
apposte, sullo scalzo, le fascette recanti il bollo C.E. ed il marchio dell’azienda. Dopo 24 ore il
formaggio viene portato in salamoia o salato a secco. Successivamente resterà un tempo variabile
nei silter dove subirà la stagionatura.
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Il Casolet
Il Casolet è un formaggio a pasta cruda, semigrasso,
che vanta anch’esso origini antiche, infatti stava alla
base dei pasti dei contadini. Nella cucina valligiana
questo formaggio molto spesso, abbinato alle uova,
lo ritroviamo nei piatti tipici.
Il termine Casolet deriva dal latino “Caseus” che
significa formaggio. Da pochi anni a questo
formaggio viene data una tipica forma triangolare.
Nel passato poteva assumere le forme più varie,
poiché veniva semplicemente raccolto con un telo di lino, steso sullo spersorio per farlo scolare, e
tagliato casualmente, poiché gli stampi erano molto costosi.
Il Casolet è un formaggio dal sapore dolce e delicato, la pasta è morbida ma compatta e leggermente
occhiata. Può essere consumato dopo un mese di stagionatura.
Tecnologia di caseificazione
È ottenuto dal latte parzialmente scremato, che viene trasferito nelle caldaie e portato ad una
temperatura di 25°C. Raggiunta questa temperatura si addiziona il latto-innesto o il siero innesto di
produzione aziendale. Dopo averlo riscaldato ulteriormente (37°C) viene aggiunto il caglio liquido
di vitello che permetterà l’inizio della coagulazione. Appena la cagliata affiora, viene tagliata con la
spada, con un taglio a croce, e poi con lo spino, sminuzzata fino a ridurla alle dimensioni di una
nocciola. La fase successiva è la cottura a 38°C.
Anche per questo formaggio il disciplinare prevede
un periodo di sosta sotto siero di circa 15 minuti. La
cagliata cotta viene raccolta con un telo di lino ed
appoggiata su un tavolo, spersore, a scolare. Infine
viene tagliata e salata a secco o in salamoia.
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La Val Trompia
La Val Trompia è la prima valle per importanza economica,
ma la terza per grandezza. È attraversata dal fiume Mella, che
prende origine dalle pendici del Maniva.
La comunità montana di Valle Trompia comprende 17
comuni suddivisi in:
Comuni dell'alta valle: Bovegno, Collio, Lodrino, Irma,
Marmentino, Pezzaze, Tavernole sul Mella.
Comuni della media valle: Marcheno, Gardone Val
Trompia, Polaveno, Sarezzo, Brione.
Comuni della bassa valle: Bovezzo, Caino, Concesio, Nave, Villa Carcina, Lumezzane.
La Valle conserva al suo interno una storia lunghissima che parte con il neolitico, periodo durante il
quale era abitata prevalentemente da cacciatori. In seguito
questo territorio, nel 16 a.C., venne conquistato da Augusto.
Nel periodo successivo, oltre a subire una dominazione
romana, dovette fronteggiare numerose invasioni barbariche.
Nel corso dei secoli subì diversi domini (milanese, veneto,
francese, austriaco). Divenne nel frattempo un'importante luogo di produzione di armi e di
estrazione del ferro: tanto da meritarsi oggi il nome di Via del Ferro. Nel 1859 venne annessa al
regno di Sardegna che diventerà poi regno d'Italia. Alla fine del XIX secolo il tasso di
industrializzazione crebbe senza pari, e l'industria principale fu proprio quella delle armi. La
Beretta, che ha sede a Gardone Val Trompia, è una delle
fabbriche di armi più conosciute al mondo dove esiste anche
l'unico Banco di Prova Nazionale delle Armi. Nonostante
l’elevato tenore di industrializzazione, si riscontrano
numerose realtà agricole. Vanno ricordati ad esempio i
pescheti di Collebeato, i castagneti di Nave e le
numerosissime malghe dell'alta valle. Le piccole aziende agricole, quasi sempre a inidrizzo
zootecnico, trasformano interamente il latte in formaggio. A questo fine è stato creato un mini-
caseificio sociale per far si che i prodotti risultino più omogenei.
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Il Nostrano Val Trompia
Anche in questo caso, la produzione di
formaggio della valle è strettamente legata
al territorio. In passato, prima dell'avvento
dell'industrializzazione, l'unico modo di
sopravvivere era quello di sfruttare le
risorse della zona: pascoli, boschi, prati e
sottosuolo. Le popolazioni locali, oltre a
trarre un beneficio economico, si
prendevano cura anche dell’ambiente in cui
vivevano. Ad oggi sono rimaste circa 20
aziende in grado di produrre il formaggio
tipico, mentre le aziende monticanti sono 50.
Il Nostrano Val Trompia è un formaggio a pasta semicotta, semigrasso, ha una forma cilindrica di
peso variabile dagli 10 ai 12 kg. Viene prodotto in tutte le stagioni e da 4 anni ha avuto il
riconoscimento della D.O.P.
Tecnologia casearia
Si parte con il latte parzialmente scremato ottenuto dalla mungitura serale e lasciato in affioramento
tutta la notte nelle apposite bacinelle. Si porta il latte in caldaia rigorosamente in rame, e lo si scalda
fino a 36°C. Successivamente si aggiungono il siero-innesto, il caglio di vitello e lo zafferano. I
tempi di coagulazione variano dai 30 ai 60 minuti.
Quando la massa si sarà solidificata si procede al
taglio con la “spannarola”, e poi alla spinatura fino
a ridurre la cagliata in particelle della dimensione
di un chicco di riso. In seguito si riprende la
cottura e dopo 15 minuti di giacenza sul fondo
della caldaia, la cagliata viene raccolta con teli di
lino, e messa in fascera a scolare sullo spersore. Il
formaggio viene poi salato o messo in salamoia. Segue la fase di stagionatura che deve durare
almeno di 12 mesi.
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La Val Sabbia
La Valsabbia non è una singola valle, ma un insieme
di valli più piccole che sono attraversate dal fiume
Chiese. I comuni situati in questo territorio sono 27,
tra i quali i più importanti sono: Agnosine, Bagolino,
Bione, Gavardo, Idro, Odolo, Roè -Volciano, Sabbio
Chiese, Vallio, Vestone, Villanuova e Vobarno.
A livello paesaggistico sono numerosissime le vedute
degne di nota, tra cui la Corna Blacca che con i suoi
2006 metri, domina i borghi di Vestone, e il lago
d'Idro, che si trova al confine con il Trentino. La
Valsabbia è storicamente un crocevia per il Veneto e il
Trentino, la pianura di Gavardo, ed infine Valvestino.
A Sabbio Chiese ha sede il caseificio della Comunità Montana di Valsabbia.
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Il Bagoss
Il Bagoss è uno dei formaggi più conosciuti
della provincia, che viene prodotto
principalmente a Bagolino. Vanta origini molto
antiche che risalgono probabilmente al XVI
secolo quando Bagolino era al confine con la
Repubblica di Venezia. L’aggiunta di zafferano,
che era una spezia tipica della Repubblica di Venezia conferma questa origine. Il termine Bagoss
indica in dialetto bresciano un’abitante di Bagolino o più genericamente qualsiasi cosa che
provenga da questa località. È prodotto da 28 piccole aziende che durante l’inverno lavorano nei
caseifici di fondovalle, mentre l’estate popolano le 22 malghe del posto. Per poterlo produrre i
piccoli produttori devono attenersi a un rigido disciplinare, che ha consentito negli anni la tutela del
prodotto e della tradizione casearia. Il latte, per quanto riguarda la lavorazione, viene raccolto e
trasformato, quasi interamente, dalla Cooperativa Valle di Bagolino.
Il Bagoss è un formaggio stagionato dal sapore robusto, detto anche “Grana bresciano”. Questo
formaggio prevedo l’utilizzo di solo latte proveniente dai pascoli di Bagolino e dintorni, con vacche
di Razza Bruna.
È un formaggio a pasta semicotta, di forma cilindrica, con forme di diametro di circa 40 cm, e peso
di 15 kg. La stagionatura prevede un tempo minimo di 18 mesi. La pasta è di colore giallo
paglierino, leggermente occhiata e granulosa, durante la stagionatura avanzata tende a rompersi in
scaglie.
Tecnologia casearia
Dopo l’affioramento nelle vasche il latte viene portato nelle caldaie. Successivamente vengono
aggiunti caglio, latto-innesto e zafferano. Dopo la coagulazione, appena la massa è semi-solida, si
passa alla fase del taglio e alla successiva spinatura. La cottura viene effettuata a 50°C e la massa,
dopo che si è compattata, viene raccolta con un telo di lino e messa in fascera a spurgare il siero.
Dopo lo spurgo si passa alla salagione manuale ed infine alla stagionatura.
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L’Alto Garda
La Comunità Montana dell’Alto Garda si estende sul
territorio compreso fra i monti che abbracciano il lago di
Garda, la Riviera dei Limoni, e il parco della riviera dei
Limoni. L’alto Garda è racchiude 9 comuni: Gardone
Riviera, Gargnano, Limone, Magasa, Salò, Toscolano-
Maderno, Tremosine e Valvestino. Questa parte della
provincia di Brescia con i suoi paesaggi diversificati è
uno fra i territori più incantevoli. Nel territorio del parco
si distinguono due diverse realtà di rilevanza
naturalistica: la riviera del Garda con le sue
caratteristiche climatiche e vegetazionali di impronta
mediterranea e l’entroterra montano che sfiora i duemila
metri di quota.
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La Formaggella di Tremosine
La formaggella di Tremosine è un formaggio a pasta morbida, occhiata, dal profumo delicato e
fragrante, grazie all’ alimentazione degli animali che prevede prodotti zonali ricchi di profumi e
sapori particolari. Quasi tutti gli allevatori conferiscono il latte al caseificio Alpe del Garda, che si
occupa di lavorare il latte, trasformarlo in formaggio e stagionarlo in ambienti con muffe controllate
per ottenere un formaggio di grande qualità. Le forme pesano circa 1,5 Kg, con diametro variabile
dai 16 a 18 cm. Come tutti gli altri formaggi anch’esso è prodotto di latte di sola Bruna
Tecnologia casearia
La formaggella di Tremosine viene prodotta con latte pastorizzato, caglio e sale. Il latte è
pastorizzato a una temperatura di 72°C per 30 secondi, in seguito la temperatura viene abbassata a
36°C e vengono aggiunti i fermenti lattici liofilizzati. Quando si è formato il coagulo la cagliata
viene rotta alle dimensioni di un grano di mais e cotta a 40°C. Si lascia depositare la massa caseosa
e la si scarica negli stampi. Dopo 24 ore si sala la forma in salamoia ed inizia la fase di stagionatura
che durerà 40 giorni.
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Analisi di laboratorio
Al fine di valorizzare i prodotti lattiero-caseari bresciani, oltre che a prendere in considerazione lo
studio del ciclo produttivo dei formaggi sono state realizzate analisi chimiche su campioni di latte e
di formaggi.
Latte
Il residuo secco totale e magro sono parametri importanti per valutare la genuinità dell’alimento.
Infatti, il residuo secco non dovrebbe mai scendere al disotto del 12%, mentre per quello magro, le
disposizioni di legge prevedono un valore minimo dell’8,5%. Nel campione di latte della Val
Camonica, il residuo secco magro, risulta essere leggermente inferiore al minimo stabilito, valore
giustificato dall’elevato contenuto in lipidi. Il contenuto di lipidi risulta essere elevato rispetto ai
valori medi che si riscontrano nelle zone di pianura. La percentuale di questi risulta essere
particolarmente elevata nei campioni dell’Alto Garda e della Val Camonica in relazione,
soprattutto, alla razza Bruna allevata in queste zone che produce meno, concentrando però i
costituenti del latte. Per quanto riguarda l’acidità, il latte fresco presenta valori compresi fra 6° ed
Valle di
provenienza
%
Residuo
secco
% Residuo
secco magro
%
Acqua
%
Lipidi
% Proteine
totali met.
Steinegger
% Proteine
totali met.
Kjeldahl
Val Sabbia 12,89 8,99 87,11 3,9 3,2 3,27
Alto Garda 13,87 8,57 86,13 5,3 3,75 3,58
Val
Camonica 13,96 8,46 86,04 5,5 3,55 3,34
Val Trompia 12,93 8,73 87,07 4,2 3,4 3,26
Valle di
provenienza
%
Caseina % Lattosio ° SH
% Acido
lattico pH
Punto
crioscopico
Valore
energetico
Val Sabbia 2,43 5,12 6,6 0,3 6,66 -0,523 82,25
Alto Garda 2,85 5,36 7,2 0,32 6,75 -0,53 100,84
Val Camonica 2,7 5,28 7 0,32 6,76 -0,524 101,15
Val Trompia 2,59 5,25 7 0,32 6,72 -0,525 87,92
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8° SH: i nostri campioni rientrano in questi parametri. Il contenuto proteico come quello lipidico è
particolarmente elevato per i campioni dell’Alto Garda e della Valle Camonica, sempre in relazione
alla razza allevata. Aspetto particolarmente positivo, in quanto la resa in formaggio è maggiore per i
latti ricchi di proteine. Il lattosio nel latte è un parametro generalmente costante e si attesta intorno
al 4.8%, i valori ottenuti con le nostre analisi sono leggermente superiori, in relazione alla minore
quantità di latte prodotto dalle bovine allevate. Per quanto riguarda il pH i valori riscontrati
rientrano fra quelli normali di un latte appena munto. Il punto crioscopico, determinato per
evidenziare il possibile annacquamento del prodotto è per tutti i campioni nella norma evidenziando
così la genuinità dei prodotti analizzati.
Formaggi
La determinazione della sostanza secca ci permette di valutare l’efficienza tecnologica riguarda al
processo di caseificazione. Infatti, sia la rottura della cagliata, sia lo spurgo hanno una rilevanza nel
Nome del formaggio
%
Sostanza
secca
% Acqua % Lipidi
%
Proteine
totali
% Ceneri % NaCl
Formaggella di
Tremosine 56,71 43,29 28,04 24,05 4,61 2,78
Casolet 56,18 43,82 28,96 22,36 4,86 2,16
Silter 69,21 30,79 35,73 32,67 6,02 2,22
Nostrano Valtrompia 65.05 34.95 28.80 31.79 4.46 3.47
Bagoss 68,38 31,62 31,03 32,42 4,93 2,05
Nome del formaggio % Acido
lattico pH
% N
totale
% N
solubile
Indice di
maturazione
Valore
energetico
Formaggella di
Tremosine 0,45 5,87 3,78 0,95 25,21 398,3
Casolet 0,74 5,76 3,51 0,56 16,07 397,41
Silter 0,65 5,83 5,13 1,29 25,16 518,78
Nostrano Valtrompia 0.76 5.81 4.99 0,96 19.24 448.74
Bagoss 0,87 5,95 5,09 1,43 28,09 473,23
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risultato finale. Come previsto i nostri risultati evidenziano come la stagionatura aumenti la
quantità di sostanza secca: i valori più alti li riscontriamo nei formaggi più stagionati come il Silter,
il Bagoss e il Nostrano Valtrompia. I valori più elevati riguardo ai lipidi sono stati trovati nei
formaggi stagionati quali il Silter ed il Bagoss. In base al contenuto in grassi possiamo classificare
tutti i nostri formaggi come semigrassi. L’acidità è uno dei valori con i quali valutiamo lo stato di
conservazione del prodotto e l’eventuale irrancidimento. Nei campioni analizzati non risultano
irrancidimenti in atto. Le ceneri che rappresentano i sali minerali, sono fattori determinanti per il
metabolismo del corpo umano, le nostre analisi hanno evidenziato, visto l’elevato contenuto,
l’importanza dell’assunzione di latte e formaggi nella dieta. Il quantitativo più elevato di cloruro di
sodio è stato riscontrato nel Nostrano Valtrompia, dimostrando il maggior passaggio di cloruro di
sodio dalla soluzione salina al formaggio. La determinazione dell’azoto totale e solubile è stata
effettuata per poter determinare l’indice di maturazione dei nostri formaggi e per calcolare il tenore
proteico. L’indice di maturazione indica il grado di maturazione del formaggio e di conseguenza la
consistenza della pasta. I risultati ottenuti indicano che i campioni testati rientrano nella
classificazione dei formaggi cotti o a pasta dura. I valori proteici maggiori sono stati riscontrati nel
Silter, nel Nostrano Valtrompia e nel Bagoss, mentre quelli più bassi nel Casolet: risultati
giustificati in relazione al loro grado di stagionatura. Il rapporto tra sostanze proteiche e grassi si
avvicina all’uno nei prodotti più stagionati, questo indice è tipico dei formaggi tendenzialmente
grassi. Il pH dei formaggi rientra per i prodotti a pasta dura, tra 5.4 e 6.3 mentre per i formaggi
crudi oscilla tra 5.2 e 6.6. Il pH è in relazione all’acidità dovuta soprattutto all’acido lattico che ne
abbassa il valore. I risultati sono da considerarsi nella norma.
Possiamo affermare in base alle analisi effettuate nel laboratorio dell’Istituto Tecnico Agrario
Pastori, che i prodotti tipici delle valli bresciane risultano essere di grande qualità. Il conferimento
della D.O.P. ad alcuni formaggi bresciani conferma questa
caratteristica. Infatti i prodotti certificati D.O.P. offrono una
maggiore serietà in quanto regolamentati da leggi italiane e
comunitarie; tracciabilità poiché provengono da una zona
geografica delimitata e legame con il territorio perchè ottenuti
attraverso metodi tradizionali .
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