Capuzzi-L'effetto Renzi sugli elettori del M5S · 2014. 9. 1. · 1 XXVIII Convegno SISP -...
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XXVIII Convegno SISP - Università di Perugia - 11 - 13 settembre 2014 Sezione: Comunicazione politica Panel: Le nuove strategie comunicative dei partiti e la percezione degli
elettori nelle elezioni 2013-2014 (I)
L’effetto Renzi sugli elettori del MoVimento 5 Stelle
di Francesco Capuzzi – [email protected]
A conclusione di una campagna elettorale condotta all’insegna di una
decisa e intransigente contrapposizione nei confronti dei propri avversari
politici, le elezioni europee del maggio 2014 sono state per il MoVimento 5
Stelle (M5S) il primo vero esame di maturità, un test sulla capacità di
mantenere quel consenso, trasversale ed eterogeneo, raccolto alle politiche
del febbraio 2013. In questa competizione, la prima che ha reso possibile un
confronto su scala nazionale con il boom dell’anno precedente, il M5S ha
certamente deluso le attese, che peraltro aveva contribuito ad alimentare
costruendo la propria comunicazione elettorale intorno allo slogan
#vinciamonoi. Di fronte a questa disfatta elettorale, che ha fatto perdere
circa tre milioni di voti sugli oltre otto e mezzo raccolti alle politiche, il post-
voto ha dato inizio ad un fase di riflessione sui motivi di questo inatteso
risultato.
In questo articolo sono essenzialmente due le dimensioni che voglio
analizzare per tentare di comprendere il risultato del M5S. La prima e
principale, che dà il titolo al presente contributo, è quella relativa all’effetto
Renzi. È corretto sostenere che Renzi sia riuscito a determinare, grazie al
proprio carisma ed alle proprie capacità politiche, un afflusso di voti dal M5S
verso il Partito Democratico?
La seconda dimensione è quella legata alle motivazioni del voto verso il
M5S in queste elezioni europee. Trattandosi di una elezione di second order
(Reif e Schmitt, 1980) la teoria politica prevede che dovrebbero essere
favoriti i partiti all’opposizione o di protesta come il M5S, come spiegarsi
quindi cioè che è avvenuto? Per quale motivo il M5S non è riuscito a
mantenere tutti gli elettori che un anno prima lo avevano sostenuto?
Queste dimensioni sono in parte interrelate e sovrapponibili, in quanto è
possibile identificare due effetti congiunti che hanno agito sulle decisioni di
voto per le europee: l’azione politica di un nuovo governo fortemente
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incentrato sulla figura di Renzi e su un’agenda riformista, in linea con i
desiderata di una parte degli elettori del MoVimento, si è inserita nel solco
di una critica persistente al M5S da parte di alcune componenti
dell’elettorato a 5 stelle. Infatti, in queste consultazioni europee, il
deludente risultato del M5S deriva dalla dispersione del voto di speranza,
che era determinato dalla novità politica costituita dal M5S e dall’assenza di
competitor con tali caratteristiche, e dalla non attivazione di quel voto di
protesta che aveva consentito l’esplosione dei consensi nel febbraio 2013.
Questo articolo affronta l’analisi di queste dimensioni cercando di unire
spunti che derivano sia da un approccio quantitativo sia da uno qualitativo.
La quantificazione dell’appeal del PD sull’elettorato del M5S è stata
affrontata esaminando congiuntamente i flussi elettorali prodotti dall’Istituto
Cattaneo ed i sondaggi pre-elettorali realizzati da Ipsos nel periodo tra il 22
aprile ed il 23 maggio 2014, mentre lo studio sulla natura dell’elettorato a 5
stelle e sull’effetto del messaggio renziano è stato sviluppato analizzando le
interviste qualitative ad elettori ed ex elettori, con l’obiettivo di proporre
una tipologia degli attuali elettori del M5S e di evidenziare come tale
tipologia si sia modificata nel periodo intercorso tra le politiche 2013 e le
europee 2014.
1. Da dove iniziare?
Dalle prime competizioni elettorali degli Amici di Beppe Grillo, datate
2008 e situate in pochissimi comuni, nei successivi cinque anni di lenta
maturazione il “Partito di Grillo” (Corbetta e Gualmini, 2013) è riuscito nella
non facile impresa di raccogliere un consenso via via sempre più largo e
composito che è sfociato nel boom elettorale delle politiche 2013. Nella
crescita del consenso, l’autobus a Cinque Stelle (Bordignon e Ceccarini,
2012) ha iniziato a raccogliere la preferenza di cittadini provenienti da storie
di voto e di vita molto differenti tra loro: da un nucleo costitutivo di elettori
sottratti o quantomeno orientati a sinistra, nel corso di un breve arco di
tempo si sono aggiunti elettori insoddisfatti del centro-destra, ed elettori
disillusi che avevano smesso di partecipare alle consultazioni elettorali
(Natale, 2014).
La crisi economica e sociale, con l’aumento della disoccupazione e della
povertà, unitamente alla quasi totale perdita di legittimità e credibilità dei
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partiti e delle istituzioni rappresentative, hanno creato nella seconda parte
del 2012 le condizioni per lo sviluppo di una forza politica alternativa e
antagonista, ai politici ma non alla politica. Le capacità dello tsunami tour e
del “Grillo mediatico”, unitamente al contesto di crisi, hanno
repentinamente trasformato un movimento pronto ad una fiera opposizione
in una forza politica in grado di incidere direttamente sulle sorti del Paese.
L’ingresso in Parlamento ha inevitabilmente posto il MoVimento dinnanzi
ai problemi maggiori. La richiesta, respinta, di allearsi con il PD, da cui sono
sfociati due mesi di stallo nell’attesa di eleggere il Presidente della
Repubblica, è il primo elemento che ha fatto scricchiolare la solidità
dell’elettorato a 5 stelle, ma nei mesi successivi non sono mancate occasioni
durante la quali l’elettorato che ha sostenuto il M5S ha percepito una
mancanza di unitarietà (scomuniche ed espulsioni) e di efficacia politica da
parte di una formazione entrata in Parlamento per agire concretamente fin
da subito.
Tra i meriti quasi universalmente riconosciuti al M5S c’è evidentemente
quello di essere riuscito, nei primi mesi del 2013, a coagulare la protesta
politica e sociale, incanalandola in forme di partecipazione democratica.
Tuttavia, in queste elezioni Europee il M5S non sembra essere riuscito in
questo intento, cioè a porsi come legittimo portatore delle istanze di
cambiamento e rivendicazione sociale. Inoltre, se alle politiche era stato il
M5S a frenare la decrescita della partecipazione (Diamanti, 2013), in questa
competizione elettorale non è riuscito ad attivare nuovamente quel
segmento della cittadinanza più distante, se non proprio avverso alla
politica. Nonostante le elezioni europee generalmente presentino un tasso di
partecipazione più basso in quanto elezioni di second order (Reif e Schmitt,
1980) nelle quali la posta in gioco è minore non essendo in discussione il
governo del paese, la crescita e l’elevato astensionismo debbono essere letti
come un segnale inviato dagli italiani. Soprattutto se le analisi, che vedremo
nel prossimo paragrafo, evidenziano come dalla sindrome del non voto sia
stata penalizzata una forza politica, il M5S, che appena un anno prima
aveva raccolto ampiamente da tale bacino di elettorale.
Dunque è necessario riflettere sulle ragioni del calo dei consensi, quasi
tre milioni di voti persi, e del rifugio di buona parte di questi ex elettori
nell’astensionismo, soprattutto perché tale comportamento può
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legittimamente essere ritenuto sintomo di una critica verso l’azione tenuta
sinora in Parlamento, una condotta politica non corrispondente alle
aspettative formatesi intorno al M5S.
Il contesto elettorale è però nettamente cambiato tra le elezioni politiche
e quelle europee, un nuovo attore importante è sceso in campo e quasi
subito è stato posizionato al vertice dell’esecutivo: Matteo Renzi. Il neo
premier, scalzando Letta, si è subito imposto come mattatore della scena
politica, esponendo importanti progetti di riforma da approvare in tempi
rapidi e conducendo il proprio partito alle elezioni potendo esibire come
prova della propria capacità politica il bonus da ottanta euro per i lavoratori
dipendenti a basso reddito.
Al protagonismo di Renzi, il M5S ha risposto iniziando una contro-
campagna di delegittimazione dell’avversario, principalmente basata su due
tematizzazioni: l’incoerenza di Renzi, il quale aveva dichiarato che non
avrebbe mai accettato di diventare premier senza passare dalle elezioni, e
l’accusa di comprare il voto degli italiani con ottanta euro. Infatti, lo scopo
del MoVimento era quello di convincere l’elettorato che Renzi non costituisse
il cambiamento auspicato da tutti gli italiani, ma solo un nuovo attore
politico rappresentante di quella casta che ha portato l’Italia nella crisi
attuale.
Dunque l’enfasi su questa contrapposizione al Premier ha prodotto come
risultato che le elezioni europee sono diventate un referendum pro o contro
Renzi, con la possibilità di incidere direttamente su un Presidente del
Consiglio non legittimato da un voto popolare.
Per concludere questa premessa, gli elementi da considerare per
comprendere il voto alle europee sono necessariamente, in primo luogo,
l’identificazione delle criticità che gli elettori a 5 stelle delle politiche hanno
riscontrato nell’azione politica della formazione votata e, di conseguenza,
l’individuazione delle dimensioni su cui ha potuto agire il richiamo renziano.
Prima di tutto, però, è necessario precisare le caratteristiche e da dove
provengano gli elettori del M5S alle Europee.
2. Le Europee 2014
Il M5S si presenta alle elezioni europee forte di un clima d’opinione
favorevole, principalmente prodotto dai sondaggi della vigilia, non riuscendo
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però nell’impresa di replicare il boom del febbraio 2013 e attestando il
proprio consenso a quota 5,8 milioni di voti. Nel confronto con le politiche il
M5S perde circa 2,9 milioni di voti, il 33,4% del suo elettorato, e con il
21,1% dei consensi diviene la seconda forza politica più votata in Italia
dietro al Partito Democratico, che raggiunge un clamoroso 40,8% con oltre
undici milioni di voti.
L’analisi dei flussi effettuata dall’Istituto Cattaneo1 e riportata da Colloca
e Vignati (2014), presenta un mappa dei cambiamenti di voto in dodici
città2 avvenuti tra le politiche 2013 e le europee 2014. I flussi dimostrano
come la vittoria del PD sia soprattutto merito della capacità di mantenere e
rimotivare al voto il proprio elettorato, prendendosi nel contempo buona
parte dell’elettorato di Scelta Civica e una piccola fetta di elettori del M5S.
Passando all’analisi della composizione dell’elettorato del M5S in queste città
appare evidente come, rispetto al PD, questa formazione non sia stata in
grado di rimobilitare la propria precedente base elettorale, fattore che ha
determinato una fedeltà media di circa il 50%3. Le fuoriuscite verso altre
formazioni appaiono però limitate ad una perdita verso la Lega Nord a
Brescia e Padova, rispettivamente il 17,8% e il 13,3% dell’elettorato delle
politiche, e verso il PD, soprattutto a Padova (18,7%), Firenze (15,6%),
Catania (14,8%), Venezia (12,2%) e Torino (12,2%). Pertanto, da ciò che
queste analisi lasciano supporre, la spiegazione preponderante del calo del
M5S sembra essere quella del rifugio nell’astensionismo operato dai suoi ex
elettori, un dato al di sopra del 37% in sette dei dodici comuni studiati, oltre
il 25% in nove città su dodici, e sopra al 15% in undici su dodici.
Un ulteriore dato a conferma dell’importanza per il risultato finale della
fedeltà degli elettori è rintracciabile nei sondaggi pre-elettorali realizzati da
Ipsos4, i quali evidenziano come per la vittoria del PD e la parallela sconfitta
del M5S sia stato determinante il mantenimento della precedente scelta di
voto da parte degli elettori. Se è vero che i flussi di Ipsos evidenziano come
dal M5S siano defluiti verso il PD poco più di un milione di voti, è più
importante evidenziare come il M5S perda quasi due milioni di voti 1 L’analisi dei flussi è stata effettuata utilizzando il cosiddetto modello di Goodman. Si
rimanda a De Sio (2009) per la spiegazione metodologica. 2 Torino, Genova, Brescia, Padova, Venezia, Parma, Bologna, Firenze, Roma, Pescara,
Catania e Palermo. 3 Media della fedeltà nelle dodici città analizzate con un minimo a Parma (40,4%) e un
massimo a Pescara (73,8%). 4 Rapporto Europee 2014 (Ipsos, 2014).
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nell’astensione5. Il mancato rinnovo del sostegno verso questa formazione
da parte di queste due componenti non dovrebbe essere collocato però tra
gli esempi di infedeltà elettorale, in quanto tale termine rimanda ad un
legame forte e di lungo periodo rotto da un tradimento verso un nuovo
partner. Soprattutto tenendo presente che le elezioni politiche del 2013
hanno prodotto il maggior numero di cambiamenti nelle scelte di voto degli
ultimi vent’anni (Diamanti, 2013), pare necessario identificare e tenere in
considerazione le dinamiche attraverso le quali il M5S, alla sua prima
competizione nazionale, era riuscito a sottrarre voti alle altre formazioni
politiche, principalmente al PD.
Analizzando i flussi verso il M5S alle politiche, Natale (2014)6 ha messo in
evidenza come la provenienza elettorale degli elettori a 5 stelle, indagata
chiedendo agli intervistati di indicare quale partito avessero votato nel
2008, sia equamente suddivisa tra ex elettori del centro-destra (il 31%) ed
ex del centro-sinistra (il 30%), con un quota elevatissima (il 36%) di
elettori che si erano astenuti oppure che non potevano votare in quanto al
tempo minorenni. Con specifico riferimento al flusso dal PD, viene indicato
come il M5S sia stato in grado nelle ultime settimane di sottrarre il 6%
dell’elettorato PD del 2008, che aggiunto al 10% di ex-PD che già in
precedenza avevano opzionato il M5S, definisce la quota del 16% di voti,
quasi due milioni, provenienti dalle fila democratiche. Infatti, il PD alle
politiche ha visto confermato nell’urna solo il 57% dei voti ricevuti dai propri
elettori nel 2008, contro una percentuale del 65% rilevata a due settimane
dal voto, e la differenza tra questi due valori è confluita quasi interamente
(il 6%) nel M5S, che all’ultimo momento è così riuscito ad ottenere questi
elettori last minute (ibid).
Dunque il M5S era riuscito a sottrarre al PD quasi due milioni di voti, di
cui circa 700mila nelle ultime due settimane. È importante considerare che
la campagna elettorale del PD nel 2013 e la leadership di Bersani,
chiaramente meno carismatica di quella renziana, possono aver determinato
negli elettori una percezione di continuità con la precedente esperienza
politica del governo tecnico, non riuscendo in questo modo a presentare un
progetto politico che ne segnasse un netto distinguo. Pertanto,
5 Tabella 1 in appendice. 6 Tabella 2 in appendice.
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un’importante quota di elettori ha deciso nelle ultime settimane di punire il
PD, che dimostrava di non avere una proposta politica nuova e che potesse
cambiare le sorti del Paese, deviando quindi la propria scelta verso il M5S,
in attesa di poter percepire un cambiamento nel Partito Democratico. E
questo cambiamento è arrivato con Renzi, il quale è riuscito a riportare nel
PD dei voti che erano stati dirottati nel M5S in attesa di proposte migliori.
Una parte dei voti che il M5S era riuscito a ottenere dal PD alle politiche,
sicuramente questi 700mila voti last minute ottenuti nelle ultime due
settimane, rappresentavano certamente dei voti d’opinione (Parisi e
Pasquino, 1977 cit. in Pasquino 2009: 69), non dovuti ad un senso di
vicinanza emotiva al M5S: erano voti in prestito (Natale, 2014) pronti a
rientrare nel momento in cui fosse cambiata l’offerta politica del partito.
Tornando all’analisi delle europee 2014, i dati di Ipsos confermano
quanto già delineato dai flussi nelle città, vale a dire che il PD in queste
elezioni è riuscito a conservare il 79% del proprio elettorato del 2013,
mentre il M5S è riuscito a mantenerne solo il 55%, con un dazio del 22%
pagato verso l’astensionismo e del 13% verso il PD7. Seppure la direzione
indicata è la stessa, la fuoriuscita dal M5S stimata dai sondaggi è però più
contenuta verso l’astensionismo e più definita verso il PD di quella
presentata dall’Istituto Cattaneo.
Inoltre, sempre secondo i dati Ipsos8, il M5S non è stato in grado in
queste europee di conquistare molti nuovi elettori, con il risultato che la sua
base è costituita per l’82% da cittadini che hanno ribadito il proprio voto,
mentre quella del PD ha solo il 61% di vecchi elettori, segno che il successo
del progetto renziano è il frutto dell’allargamento del proprio bacino
elettorale, passato da 8,6 a 11,1 milioni di voti.
Considerando quindi i due flussi in uscita dal M5S, quello verso il PD e
quello verso l’astensionismo, si può notare come sia cambiata, passando tra
le varie competizioni elettorali, la scomposizione dell’elettorato a 5 stelle.
Rispetto al dato delle politiche 2013, rilevato da Ipsos e presentato da
Natale (ibid), emerge un importante decremento del peso percentuale della
componente dei non collocati politicamente, contestuale ad un leggero
7 Tabella 3 in appendice. 8 Tabella 4 in appendice.
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aumento della componente di destra e ad una stabilità di quella di centro e
di sinistra (Figura 1).
Figura 1 - Autocollocazione politica degli elettori del M5S – (Natale, 2014 integrato con Ipsos 2014)
Chiaramente, avendo perso quasi tre milioni di elettori e non essendo
riuscito a conquistarne molti nuovi, questo cambiamento interno è dovuto
principalmente al flusso in uscita, che ha riguardato in misura maggiore la
componente di sinistra e centro-sinistra e quella dei non collocati. Il crollo
dei non collocati emerge ancora di più se comparato con quella che era la
fotografia dell’elettorato della seconda parte del 2013, fase durante la quale
il M5S sembrava raccogliere consensi da parte di un settore maggiormente
esterno alla tradizionale collocazione politica (Natale, 2014).
Un altro dato con cui leggere la mutazione dell’elettorato è la
considerazione che alle politiche il M5S aveva attinto oltre tre milioni di voti
nuovi, provenienti dall’astensionismo e dai neoelettori, mentre ora l’appeal
dall’area del non voto stimato da Ipsos è stato di appena 221mila voti, con
quasi due milioni di elettori persi per astensione (tabella 1 in appendice).
Analizzando la scomposizione dell’elettorato a 5 stelle per categorie
socio-demografiche emergono ancora una volta, come alle precedenti
elezioni politiche, delle rilevanti differenze dalla media della popolazione
lungo alcune dimensioni come l’età, il genere, il titolo di studio, la pratica
religiosa, la categoria professionale e il medium principalmente utilizzato
0
5
10
15
20
25
30
35
sinistra centro sinistra
centro centro destra destra non collocati
2010-2011 2012-2013 Politiche 2013 Autunno 2013 Primavera 2014
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come fonte di informazioni9. Dunque il M5S è composto da un elettorato
giovane (il 20% ha più di 55 anni), prevalentemente maschile (65%), con
titolo di studio medio-alto (il 53% ha almeno il diploma) e che in misura
minore frequenta le funzioni religiose (66% non praticante). Inoltre, tra gli
elettori a 5 stelle sono pochissimi i pensionati (solo l’11%) e il dato di chi si
informa prevalentemente tramite Internet è il doppio rispetto a quello
rilevato nell’intero campione di elettori (il 31% contro il 15%).
In conclusione, dalla lettura di questi dati, nell’elettorato 5 stelle
emergono in contemporanea sia dei mutamenti nella segmentazione per
orientamenti politici, sia l’assenza di cambiamenti strutturali rintracciabili
nelle categorie socio-demografiche. Pertanto, una più precisa
interpretazione dei risultati può affiorare dall’analisi delle motivazioni che
hanno determinato il successo elettorale nel 2013, per evidenziare, per
contrasto, i motivi della recente sconfitta. Essendo le prime due
competizioni di portata nazionale a cui il M5S ha partecipato, la valutazione
delle ragioni del boom può forse mettere in luce quelle del calo, o della
normalizzazione, del voto a 5 stelle.
3. Elettori a 5 stelle
Il successo elettorale del M5S alle politiche del 2013 è frutto di una
congiuntura economica negativa e delle scelte politiche operate dai partiti
nel corso degli anni. La commistione tra volontà di protestare da parte di un
elettorato insoddisfatto e il bisogno di un nuovo referente nella sfera politica
ha determinato, dalla seconda metà del 2012 in avanti, l’accresciuto
interesse verso il M5S di una importante quota dell’elettorato. Pertanto,
l’elettorato del MoVimento si è via via sviluppato sulla base di una
sedimentazione a più livelli. Da un nucleo originario maggiormente spostato
a sinistra, con la crescita del consenso il baricentro politico dell’elettorato ha
assunto sempre più un posizionamento meno polarizzato (Biorcio e Natale,
2013).
In questo articolo desidero proporre una delle possibili tipologie in grado
di rendere conto della varietà interna all’elettorato del M5S, delineandone
l’evoluzione tra le politiche del 2013 e le europee 2014. Lungi dall’essere
tutti semplicemente etichettabili come grillini, l’elettorato a 5 stelle delle
9 Tabella 5 in appendice.
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politiche può essere suddiviso in cinque diversi tipi di elettore: il Credente, il
Gauchista, il Renziano, il Razionale ed il Menopeggio. Questa tipologia
riprende quella proposta da Biorcio e Natale (2013; Natale, 2014) e vuole
esserne un’ulteriore sviluppo, frutto di una ricerca sugli atteggiamenti, le
opinioni ed ai comportamenti realizzati dagli elettori a 5 stelle in occasione
del voto alle politiche e alle Europee10.
Per evidenziare l’evoluzione della tipologia è necessario ricostruire le
caratteristiche di questi cinque idealtipi, analizzandone in seguito le reazioni
post elettorali, le quali hanno determinato una diversa configurazione
dell’elettorato a 5 stelle alle europee, che come si vedrà in seguito11 non ha
mantenuto attiva la componente determinata dal voto di protesta, perdendo
contestualmente quella relativa al voto di speranza.
3.1 Gli elettori delle politiche
Dunque, l’elettorato 5 stelle delle politiche è composto da 5 tipi di
elettore: il Credente, il Gauchista, il Renziano, il Razionale ed il Menopeggio.
Il primo tipo di elettore, il Credente, ha aderito al M5S avendolo identificato
come una forza politica nuova, di movimento e slegata dalle forme
tradizionali di partecipazione politica, mentre il Gauchista è un ex elettore
dei partiti di sinistra o centro-sinistra che, sfiduciato dalla deriva
inconcludente ed autoreferenziale di tale area politica, ha trovato nel M5S la
linfa vitale in grado di ridare senso ad una politica svuotata dai valori per lui
essenziali.
Nel corso della seconda metà del 2012, scrivono Biorcio e Natale (2013),
accanto al Credente ed al Gauchista hanno iniziato a aggiungersi il
Razionale ed il Menopeggio. Il Razionale è un elettore che ha scelto nel
mercato elettorale il M5S considerandolo la forza politica più in grado di
determinare un’inversione di tendenza nella politica italiana, direzionandola
verso una maggiore efficienza e responsabilità, mentre il Menopeggio è
l’anima più “arrabbiata”, avendo scelto il M5S come sfogo e protesta per la
10 Per i tipi di elettore a 5 stelle proposti sono state utilizzate quasi fedelmente le
etichette ideate dai due autori con la differenza che durante l’analisi si è ritenuto opportuno modificare leggermente la denominazione del primo tipo di elettore, definito dagli autori Militante (Biorcio e Natale, 2013) e in seguito Seguace (Natale, 2014), declinandolo con l’etichetta di Credente, in quanto a mio avviso questo termine definisce meglio il sentimento di identificazione e appartenenza che questo tipo di elettore sviluppa verso il M5S.
11 Paragrafo 3.3
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situazione politica e sociale del Paese. Oltre a queste quattro componenti, le
urne hanno decretato un ulteriore flusso in ingresso verso il M5S, costituito
dal Renziano (Natale, 2014). Questo elettore a 5 stelle si è aggiunto agli
altri proprio in prossimità del voto e principalmente ha scelto il M5S per
punire il Partito Democratico, reo di non aver operato il reale cambiamento
interno invocato da tempo da Matteo Renzi, ed è dunque un tipo di votante
che ha deciso di protestare scegliendo un movimento che potesse
costringere il centro-sinistra a riflettere sui propri errori.
Dopo questa breve presentazione, con i paragrafi seguenti entriamo nel
dettaglio degli idealtipi di elettore che hanno composto l’elettorato a 5 stelle
delle politiche.
3.1.1 Il Credente
Il Credente è il più storico e affezionato sostenitore del M5S e insieme al
Gauchista fa parte del cuore costituente del M5S, che si è sviluppato negli
anni intorno al blog di Beppe Grillo. È totalmente integrato nel MoVimento e
lo considera una comunità di cui si sente parte, identificandosi
completamente in essa. Invero, è l’elettore che aderisce maggiormente alla
cultura politica del M5S, con cui viene in contatto quotidianamente grazie
all’interazione con la rete degli attivisti locali oppure attraverso gli strumenti
utilizzati dal MoVimento per la socializzazione e diffusione delle notizie a 5
stelle, principalmente i social network ed il blog di Grillo, sito che per il
Credente rappresenta il riferimento centrale per tutto ciò che concerne la
politica.
Dunque, questo elettore ha aderito al M5S riconoscendo in questo
movimento il potenziale che consentisse di superare l’attuale fase politica,
contrassegnata da corruzione e malaffare. Per il Credente il voto a 5 stelle è
concepito come un risultato finale naturale per chi riesce a liberarsi, grazie
alla rete, dal condizionamento operato dei media tradizionali. Il sostegno ad
altre formazioni può essere solo il frutto dell’ignoranza prodotta dalla
disinformazione, oppure la conseguenza della collusione con i nemici del
M5S e degli italiani: identificabili nella casta dei politici e nei poteri forti
della finanza e delle multinazionali (Biorcio e Natale, 2013). Nella
prospettiva di questo elettore, il M5S è l’unico soggetto politico con la
volontà di ascoltare i bisogni dei cittadini ed in grado di far valere il popolo
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contro i potenti e per questo motivo il Credente è estremamente critico
verso chi non sostiene il MoVimento, anche solo con il proprio voto.
Il Credente non si sente né di sinistra né di destra in quanto questa
categorizzazione viene ritenuta anacronistica e oggi utilizzata come
espediente per attrarre i cittadini che non hanno ancora “aperto gli occhi”
rendendosi conto della verità: cioè che non esiste una differenza sostanziale
tra i partiti, che nella realtà sono organizzazioni che sfruttano una fittizia
contrapposizione ideologica allo scopo di perseguire i propri interessi
economici ed egemonici. Mentre il M5S viene avvertito come
un’associazione di volontari che, con il proprio impegno e senza
condizionamenti esterni dovuti ad interessi particolari, costruiscono un
movimento per il cambiamento del paese.
Chiaramente senza il contributo fondamentale di Beppe Grillo non
esisterebbe nulla di tutto ciò che è oggi il MoVimento 5 Stelle. Per il
Credente Grillo ha fondato il M5S senza il minimo interesse personale ed è
quindi identificato come il primo volontario a 5 stelle, a cui viene
riconosciuta una legittimità dettata dalla sua storia personale che lo ha visto
profetizzare scandali e mettere in pratica battaglie a favore dei cittadini e
per una maggiore democratizzazione della politica italiana.
Nel momento in cui ha costituito il MoVimento, Grillo ha definito le regole
di base ed i valori a cui esse sono ispirate, istituendo gli obiettivi politici che
negli anni sono stati sviluppati sul blog. Per questo motivo, il Credente
riconosce a Grillo il ruolo di leader del M5S e non si scompone per il fatto
che detenga i diritti del nome e del simbolo del MoVimento, riponendo in lui
una fiducia totale. Questo elettore considera Grillo un leader che non è in
grado, proprio per la struttura che lui stesso ha creato, di direzionare
l’attività politica del M5S, ma ha piuttosto un ruolo legittimo ed essenziale di
garante che deve vigilare e dirimere i conflitti interni potendo sfiduciare chi
infrange le regole. Inoltre, la funzione principale di Grillo è quella di essere il
megafono e la voce del MoVimento e quindi al fondatore viene riservato il
ruolo di portabandiera più che di capo supremo a cui inchinarsi in segno di
rispetto. Diversamente da quanto elaborato da altri elettori a 5 stelle, per il
Credente sono gli attivisti la spina dorsale del M5S ed è a loro che questo
elettore rivolge il proprio sguardo alla ricerca di una risposta politica alla
situazione italiana. Proprio per questo un’eventuale fuoriuscita di Grillo dal
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M5S non è vista come un’eresia, perché, a suo avviso, questo era ciò che il
leader aveva immaginato fin dal primo momento. Per il Credente il M5S è
ormai diventato grande ed è in grado di camminare da solo, senza più
bisogno del leader a fianco, di cui si potrebbe in un futuro molto prossimo
fare anche a meno.
Dunque, questo elettore si è presentato alle politiche già deciso a
partecipare con il proprio voto all’ascesa del MoVimento, identificando il
proprio sostegno come un voto dato per permettere al M5S di mettere in
pratica i suoi obiettivi rivoluzionari di moralizzazione e accountability della
politica, di giustizia sociale, crescita economica, preservazione dell’ambiente
e aumento delle possibilità di partecipazione dei cittadini. In merito a
quest’ultimo punto, nella concezione del Credente grazie all’utilizzo del web
è possibile lo sviluppo di una nuova cultura politica in Italia, una cultura di
partecipazione, che elevi i cittadini da semplici votanti a protagonisti diretti
delle scelte e delle decisioni politiche (Biorcio, 2013).
In conclusione, il Credente sviluppa un forte senso di appartenenza verso
il M5S e ciò lo porta a non avere dubbi circa il proprio sostegno verso
questa formazione. Considerando la tipologia del comportamento elettorale
concepita da Parisi e Pasquino (Parisi e Pasquino, 1977 cit. in Pasquino
2009: 69), il Credente realizza quello che viene chiamato voto
d’appartenenza, cioè una forma stabile di comportamento elettorale (e di
adesione) che non viene influenzato dai fattori di contestuali e di breve
raggio (Bellucci e Segatti, 2010). L’identificazione con il M5S lo porta a
credere che questa forza politica sia in grado di risolvere, grazie alle proprie
proposte, la crisi politica ed economica presente nel Paese.
3.1.2 Il Gauchista
Il Gauchista è l’unico elettore a 5 stelle definibile utilizzando la
tradizionale collocazione sull’asse destra-sinistra. Difatti, il Gauchista ha
aderito al M5S sconfortato dalla deriva della sinistra in Italia, che viene
definita insoddisfacente o inesistente. Si definisce di sinistra e proietta il
proprio orientamento sul MoVimento, identificandolo come naturale porto
d’approdo per i delusi della sua area politica. Quindi, associa al M5S
un’identità di sinistra, in quanto portatore di obiettivi e di valori
appartenenti alla propria sinistra ideale: principalmente l’attenzione ai
bisogni del popolo, la coerenza e l’onestà.
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14
Pertanto, il M5S si differenzia dagli altri partiti in quanto costruito dal
basso attraverso l’attivismo di tante persone comuni che sanno quali sono i
veri problemi delle persone ed è dunque avvertito come il vero partito del
popolo, che difende davvero i più deboli dai poteri forti.
Questo elettore si è avvicinato al M5S sia con l’obiettivo di sostenerne il
programma, sia con la volontà di punire l’attuale sinistra, accusata di aver
snaturato la propria identità ed i propri valori e di essere inguaribilmente
corrotta. Per il Gauchista il motivo del sostegno è l’auspicio che il M5S riesca
là dove la sinistra ha fallito, cioè a garantire un rinnovamento in politica,
una maggiore equità sociale e un progresso reale che porti l’Italia fuori dalla
situazione nella quale si ritrova.
Rispetto al Credente, il Gauchista ha sviluppato un’identificazione nel M5S
reale ma decisamente meno marcata, soprattutto a causa del ruolo di Grillo
all’interno del MoVimento. Questo elettore ritiene il fondatore
eccessivamente presente ed oppressivo rispetto al ruolo che lui stesso
sostiene pubblicamente di voler esercitare. Secondo il Gauchista, Grillo non
solo è il comunicatore, necessario per parlare nelle piazze, ma ha assunto
un ruolo di capo politico che poco si confà con la democrazia orizzontale
evocata dal M5S. Difatti, il Gauchista rispetta Grillo per il suo ruolo iniziale
di attivatore della mobilitazione dal basso su temi importanti come la
legalità, l’ecologia, l’universalismo e l’uguaglianza. È stato socializzato alla
cultura politica del M5S proprio grazie al blog di Grillo e quindi non
dimentica l’importanza ed il valore aggiunto del fondatore, ma questo
elettore a 5 stelle ritiene che Grillo abbia assunto una posizione politica e
mediatica tale per cui sia in grado di influenzare illegittimamente l’attività
politica del M5S, travalicando il confini che lui stesso si era dato.
Per essere coerente con ciò che aveva promesso dovrebbe lasciare più
spazio d’azione ai propri parlamentari ed attivisti, consentendo al M5S di
maturare da solo. Questa coerenza dovrebbe essere messa in pratica
prioritariamente passando ad un altro soggetto, magari un organo
democratico interno al M5S, il compito di fare da garante del rispetto delle
regole interne. Di conseguenza il Gauchista riconosce al M5S un potenziale,
che, però, deve essere ulteriormente sviluppato attraverso una maggiore
democratizzazione interna.
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15
In conclusione il Gauchista, nonostante dia il proprio sostegno al M5S, è
un cittadino che mantiene un’adesione condizionata dalle critiche sopra
evidenziate. Inoltre, non soltanto la sinistra che si è presentata alle politiche
non ha raccolto l’interesse del Gauchista, ma diversamente da quanto
riscontrabile nel prossimo tipo di elettore, neanche la possibile candidatura
di Renzi, bocciata dalla primarie del 2012, avrebbe potuto modificarne la
scelta.
3.1.3 Il Renziano
Il Renziano ha ripiegato sul M5S dopo il dicembre 2012, cioè dopo le
primarie del centro-sinistra per la scelta del candidato premier, rimanendo
però indeciso fino all’ultimo minuto. Infatti, ha opzionato il M5S perché ha
supposto che questa formazione avrebbe potuto avere le stesse potenzialità
di Renzi di agire sulla politica in un’ottica di cambiamento concreto. Ha
quindi scelto il M5S come soluzione di ripiego, anche con l’obiettivo di
punire il centro-sinistra, che non ha avuto il coraggio e la volontà di
cambiare la propria offerta politica.
I motivi della sua scelta a 5 stelle derivano dunque dalle attese-disattese
da parte dell’area politica nella quale inizialmente aveva riposto la propria
fiducia. Il Renziano ritiene che il M5S si differenzi dagli altri partiti, ma
soprattutto dal Partito Democratico, per la volontà di portare avanti obiettivi
comuni all’interno di una formazione maggiormente coesa e chiaramente
pragmatica, che punta all’obiettivo senza fermarsi a dover negoziare ogni
posizione. Questo elettore ricerca in una forza politica primariamente
coerenza e concretezza, elementi che alle politiche del 2013 non ha trovato
in altre formazioni, tantomeno nel PD guidato da Bersani.
Precisamente il Renziano ambisce ad un superamento delle divisioni
ideologiche, identificate come chiusure mentali senza senso, per operare
un’azione di problem solving concreta. Ha quindi riconosciuto nel M5S la
possibilità di sostenere una proposta politica post-ideologica vicina ai propri
desiderata.
Inoltre, questo elettore condivide con il M5S l’obiettivo di ridare
legittimità all’azione politica andando ad eliminare quelli che sono gli
ostacoli che impediscono lo sviluppo di un efficace sistema politico: la
lentezza della macchina dello Stato, gli sprechi di denaro pubblico ed una
classe politica non più adeguata ad agire per il bene del Paese.
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Come sopra accennato il Renziano è confluito nel M5S all’ultimo secondo,
per cui non ha sviluppato una forma di vicinanza emotiva al M5S ma solo
una comunanza con alcuni intenti riformatori. Per questo motivo non ha né
un’opinione né un sentimento particolarmente favorevole verso Grillo, che
ritiene troppo estremista nelle proprie esternazioni e nella gestione interna
del M5S, anche se considera essenziale la presenza di un leader che
rappresenti il MoVimento verso l’esterno, che potrebbe emergere tra le fila
dei militanti 5 stelle se solo Beppe Grillo permettesse loro una maggiore
libertà.
Questa emancipazione dalla manipolazione di Grillo, secondo il Renziano,
potrebbe rendere il M5S migliore di quello che è ora perché creerebbe spazi
di discussione, anche con gli altri partiti, liberando il M5S da
quell’isolazionismo che lo danneggia. Il Renziano apprezza, infatti, la
capacità del M5S di attirare elettori di tutto lo spettro politico, da destra a
sinistra e proprio per questo vorrebbe che fosse messo a frutto in maniera
non ideologica, quindi senza chiusure aprioristiche, questo vasto consenso
raccolto.
Questo elettore, quindi, non minimizza l’importanza di un leader, anche
carismatico, che rappresenti il MoVimento verso il mondo esterno e che
indichi la direzione politica da seguire. Tutt’altro, per il Renziano dovrebbero
essere realizzate delle procedure che consentano a Grillo o ad un altro
attivista del M5S di assumere la leadership nel M5S, come avviene negli
altri partiti, una sorta di via democratica per sanare la situazione attuale che
vede formalmente l’assenza di un leader, mentre di fatto viene avvertita la
presenza ingombrante di un capo dispotico.
Riassumendo, per il Renziano il motivo del voto è la volontà di
comunicare ai partiti, soprattutto al PD, la necessità di cambiare la loro
stessa natura per adeguarsi ai tempi. Si tratta dunque un elettore che ha
realizzato un voto d’opinione (Parisi e Pasquino, 1977 cit. in Pasquino 2009:
69), in quanto la scelta è stata dettata dalla personale considerazione
dell’utilità del proprio comportamento.
3.1.4 Il Razionale
Il Razionale è un tipo di elettore a 5 stelle che alle politiche 2013 ha
deciso di sostenere il M5S perché sfiduciato dalla classe politica. In cerca di
una proposta politica nuova e che si ponga oltre il sistema dei partiti, questo
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elettore ha visto nel M5S il giusto referente in grado di dare un’immediata
sferzata alla politica per normalizzarla riportandola sui giusti binari.
Tuttavia, la scelta di votare il MoVimento è maturata solo in seguito ad
un’attenta valutazione di tutte le forze in campo. Infatti, questo elettore è
quello che si è sforzato maggiormente di ragionare sulla propria scelta di
voto, alla ricerca del comportamento più adeguato per raggiungere il
proprio obiettivo: il risanamento ed il rinnovamento della politica.
Pertanto, il Razionale ha identificato il M5S come una formazione in grado
di operare una sorta di moralizzazione e normalizzazione della politica, che
riporti il buon senso in una politica fatta di autoreferenzialità e distanza
dalla vita reale. Dunque, come per il Renziano, il voto per il MoVimento è
dettato dalla speranza che il M5S possa influenzare in positivo il sistema
politico, ma rispetto a quanto evidenziato dal Renziano, non emerge il
desiderio di manifestare il disagio verso una particolare area politica, bensì
la scelta del Razionale è frutto di valutazioni e ragionamenti personali sulla
formazione che potesse agire sulla politica nel modo più efficace.
Di conseguenza questo elettore rispecchia una concezione del voto come
strumento (Pasquino, 2009) per consentire il perseguimento dell’obiettivo di
riforma della politica e proprio per questo motivo non mostra un particolare
senso di identificazione nel MoVimento, avendolo scelto solamente in
funzione di uno scopo.
3.1.5 Il Menopeggio
Il Menopeggio ha scelto il M5S con l’intento di spazzare via l’attuale
classe politica, considerata corrotta ed incapace. Questo elettore si sente in
linea con gli obiettivi politici radicali e con toni e contenuti utilizzati da
Beppe Grillo per denunciare i comportamenti della casta politica e, infatti,
alle politiche ha deciso di sostenere il M5S come reazione agli scandali degli
ultimi anni e come protesta nei confronti del governo Monti.
Questo elettore identifica nella società italiana gli stessi problemi
fondamentali messi in evidenza dal M5S nella sua critica ai politici e
all’influenza dei poteri forti sul sistema politico italiano, e perciò vede in
Grillo una sponda, un compare con cui condividere la rabbia verso
l’establishment. Pertanto, il Menopeggio deve essere identificato come
l’elettore maggiormente spinto da un desiderio di protesta totale,
caratterizzato da una forma di voto più reattiva che ragionata e volta ad
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alcune conseguenze precise. È infatti un elettore che può essere definito
leader oriented, in quanto il sostegno al M5S è stato largamente
determinato dal protagonismo mediatico di Grillo. È l’elettore a 5 stelle che
maggiormente identifica il M5S con il proprio fondatore, restituendo
un’immagine di questa forza politica come del partito di Grillo. Pertanto, è
dell’opinione che Grillo possa essere considerato un dittatore all’interno del
suo movimento, ma che questo non sia necessariamente un aspetto
negativo, perché ciò permette al leader di influenzare maggiormente ed in
positivo la direzione politica del M5S.
Questo elettore è stato deluso da tutte le formazioni in cui nel passato
aveva riversato la propria speranza e dunque, alle politiche, affida a Grillo,
prima ancora che al M5S, il compito di protestare nelle istituzioni contro le
istituzioni.
Di conseguenza è possibile individuare una convergenza con il M5S su
quelli che sono le criticità fondamentali della società italiana e su chi siano i
colpevoli di ciò, ma oltre a questa sintonia cognitiva, il Menopeggio non
avverte un forte sentimento di identificazione nel MoVimento. Difatti, dal
M5S non si aspetta niente di più che il dar voce alla protesta politica e
sociale dei cittadini. Il Menopeggio non è interessato a partecipare più
attivamente al MoVimento e non si cura del lato degli input verso il M5S, ma
la sua attenzione è rivolta solamente al versante degli output, cioè ai
risultati che può raggiungere ottenendo un vasto consenso popolare, vale a
dire la costituzione di un fronte popolare di rivendicazione sociale.
Il Menopeggio si costruisce quindi un’immagine della politica nella quale
si rende necessaria un’operazione di pulizia radicale che permetta di iniziare
una nuova fase all’insegna della giustizia e dell’onestà. Pertanto, Grillo e il
M5S vengono identificati come gli unici soggetti idonei a realizzare questo
compito, in quanto outsider considerati in grado di agire sul sistema politico
perché estranei ad esso.
In conclusione, rispetto agli altri tipi di elettore, il Menopeggio si
caratterizza ulteriormente per il minore interesse verso la politica, dettato
dalla rabbia oppure dalla disillusione verso questa sfera sociale.
3.2 Dalle politiche alle europee
Dopo aver canalizzato il consenso di una parte molto variegata e vasta di
italiani, il M5S ha dovuto affrontare una situazione post politiche non
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prevista e forse nemmeno auspicata dalla propria base elettorale e dai suoi
vertici organizzativi, Grillo e Casaleggio. Con questo intendo sostenere che
la posizione politica che il MoVimento si è ritrovato ad assumere in seguito
al risultato delle urne, il poter essere realmente decisivo per la formazione
di un governo, ha subito messo in difficoltà questa forza politica che non si
era né preparata né organizzata per essere chiamata immediatamente ad
esercitare un ruolo decisionale. Le divisioni interne, enfatizzate dai media
ma certamente presenti, ed il gran rifiuto ad allearsi con il PD hanno creato
agitazione tra elettori che, come è stato visto, sono confluiti nel M5S con
motivazioni, atteggiamenti ed aspettative diverse sia verso il MoVimento
stesso, sia verso la politica.
Il risultato delle amministrative della primavera del 2013, che ha visto il
M5S almeno dimezzare il consenso ricevuto nelle politiche di pochi mesi
prima, ha fornito una prima indicazione, da leggere come una tendenza e
non come una quantificazione numerica, del processo in atto tra gli elettori
del M5S, culminato ad un anno di distanza nella perdita di quasi tre milioni
di voti alle elezioni europee del maggio 2014.
Sicuramente, la decisione di non allearsi con il Partito Democratico è
stata una scelta che ha spaccato la base elettorale, producendo come
effetto una rivalutazione del sostegno da parte delle due componenti, il
Renziano ed il Razionale, che in misura maggiore avevano opzionato il M5S
spinte da un calcolo dell’utilità strategica del voto, nell’ottica di un voto
strumentale (Pasquino, 2009).
Bordignon e Ceccarini (2014) individuano su questa dimensione una base
elettorale spaccata in due con circa la metà dei votanti a 5 stelle favorevoli
all’alleanza e l’altra metà contraria. In sintonia con tale lettura, su questo
tema i tipi di elettore individuati in questo lavoro si dividono anch’essi in
queste due posizioni: l’integralismo ed il realismo.
Tra gli integralisti ritroviamo il Credente, il Gauchista e il Menopeggio.
Questo insieme, eterogeneo per i motivi e gli obiettivi che hanno portato al
voto a 5 stelle, convengono sul rifiuto ad ogni tipo di accordo con un’altra
forza politica.
Per il Credente, questo tipo di accordo sarebbe stato la violazione di un
valore fondante del M5S, quello dell’intransigenza verso qualunque tipo di
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compromesso, in quanto tale decisione sarebbe stata inconciliabile con gli
obiettivi politici e culturali perseguiti da MoVimento.
Per il Gauchista, un accordo con il Partito Democratico sarebbe stato una
dimostrazione di incoerenza, una caratteristica che a suo avviso
contraddistingue l’area di voto da cui proviene. Infatti questo elettore ha
aderito al M5S principalmente perché alla ricerca di onestà, semplicità e
coerenza, non quindi di scivoloni nella realpolitik.
Per il Menopeggio l’alleanza avrebbe sancito la sconfitta per un
movimento di rottura che punta ad un cambiamento. Un accordo con altri
partiti sarebbe stato una resa di fronte alle prime difficoltà, mentre questo
elettore auspicava uno scontro che mettesse in evidenza il disagio presente
nella popolazione.
Nel campo dei realisti, cioè dei favorevoli all’alleanza, ritroviamo insieme
il Renziano ed il Razionale. Infatti, alle politiche il Renziano ha ottenuto
quello che voleva: ha deciso all’ultimo di votare per il M5S per obbligare i
partiti, specialmente il PD, a rendersi conto della reale volontà di
cambiamento dei cittadini. Nel momento in cui è riuscito a far sentire la sua
protesta, non consegnando la vittoria al centro-sinistra, il Renziano sente di
aver mandato il suo messaggio alla politica e da essa si aspetta una
reazione concreta, un’azione politica immediata. Proprio per questo avrebbe
voluto che si mettessero da parte le diatribe e si puntasse ad un
risanamento il più possibile condiviso, che implica dunque un’alleanza
coerente e programmatica per realizzare questo obiettivo.
Anche per il Razionale l’alleanza rappresentava una scelta obbligata dal
risultato delle urne, l’unica opzione possibile per consentire la riforma
politica di cui l’Italia necessita. Il Razionale considera che il virus a 5 stelle12
debba obbligatoriamente agire dall’interno, mettendo a frutto il suo peso
elettorale trasformandolo in potere politico in grado di agire sulla situazione
per cambiarla, non potendosi dispensare dalla proprie responsabilità verso il
Paese.
Riassumendo, già nei primi mesi successivi alle politiche del febbraio
2013 sono emerse nella base elettorale a 5 stelle delle criticità che hanno
condotto gli elettori, soprattutto il Renziano e il Razionale, a rivalutare il
12 http://www.beppegrillo.it/2010/03/il_movimento_5.html (consultato in data 31-07-
2014)
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proprio sostegno futuro al MoVimento. Questi due elettori sono critici perché
non viene riconosciuto al M5S di aver agito come avrebbe dovuto sulla
politica. Non si tratta semplicemente di non essersi alleato con il PD, ma di
non essere riuscito ad incidere come aveva promesso. Dunque, il M5S viene
accusato di una sorta di immobilismo improduttivo che non rispecchia
l’immagine di forza politica d’azione concreta che questi elettori si erano
prefigurati ed i toni utilizzati e la continua confusione prodotta nelle
istituzioni portano questi due elettori a considerare eccessivo il
comportamento tenuto dai parlamentari a 5 stelle e da Grillo.
Pertanto, al M5S viene imputato di aver perso l’occasione propizia per
cambiare le cose. L’aspettativa che era stata riversata sul M5S, prodotta dal
bisogno di credere che un cambiamento fosse possibile, si è ribaltata contro
il M5S producendo una lettura piuttosto critica dell’azione politica a 5 stelle.
La speranza del Razionale e del Renziano di poter riscontrare un
cambiamento immediato, si è infranta contro il muro di una realtà meno
malleabile di quello che essi ipotizzavano.
Viceversa, anche se in parte critica, la valutazione complessiva sul M5S
operata dal Menopeggio è leggermente più positiva rispetto a quella
sviluppata dal Razionale e dal Renziano. Anche questo elettore riscontra
delle criticità nel comportamento tenuto dal MoVimento dopo essere entrato
in Parlamento, ma questa volta ciò che viene addebitato al M5S è di aver
perso la sua originaria verve combattiva. Infatti, per il Menopeggio il M5S
avrebbe dovuto perseguire un’opera maggiormente incisiva di protesta,
dentro e fuori dalle istituzioni, senza smettere di far sentire alla classe
politica il disagio dei cittadini.
3.3 Gli elettori delle europee
Dopo aver definito gli elettori a 5 stelle delle politiche 2013 e le
dinamiche che si sono sviluppate in tale base elettorale in seguito al
risultato delle urne, questo paragrafo è dedicato all’analisi della tipologia
dell’elettorato del M5S alle europee 2014. Anticipando ciò che verrà
delineato nelle prossime righe, alle europee l’elettorato a 5 stelle,
diversamente da ciò che era nel recente passato, è costituito solamente da
tre tipi diversi di elettori, di cui due stabili, il Credente e il Gauchista, ed un
terzo che rappresenta la trasformazione dell’idealtipo Razionale e che di
conseguenza può essere identificato con l’etichetta di Razionale 2.0.
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Si è in precedenza visto come le cinque anime delle politiche abbiano
sviluppato ognuna le proprie aspettative riguardo l’azione del M5S, speranze
che ne hanno quindi determinato differenti valutazioni. Mentre per
Renziano, Razionale e Menopeggio il giudizio è certamente meno positivo,
per Credente e Gauchista il M5S merita invece un voto ampiamente
sufficiente. Pertanto, questi ultimi arrivano alle elezioni europee già decisi a
sostenere con il proprio voto l’azione del M5S. Si tratta di un voto per
un’Europa diversa, più solidale e meno tecnocratica, più vicina ai cittadini e
meno alle banche ed alle multinazionali, ma anche un voto per ribadire la
vicinanza con le battaglie che il M5S conduce in Parlamento e nei territori.
Per questi due elettori la dimensione europea e quella nazionale sono
compenetrate perché il miglioramento della situazione italiana passa
attraverso la costituzione di un fronte comune con gli Stati che rivendicano
nei confronti delle Istituzioni europee un cambiamento di rotta. Inoltre,
sebbene tra Credente e Gauchista permangano delle differenze,
sostanziabili nel diverso grado di identificazione nel M5S e nella discordante
valutazione della leadership di Grillo, sono entrambi elettori accomunati
dalla volontà di non legittimare il Governo (ed il premier) Renzi. Infatti,
nonostante Renzi possa apparire, o effettivamente essere, mosso da
onorevoli intenzioni riformatrici, nella realtà la sua azione di governo viene
riconosciuta come la prosecuzione dell’egemonia politica dei poteri forti, i
quali per il tramite dei partiti, e quindi di Renzi, hanno ancora il potere di
incidere direttamente sulla situazione italiana.
Per quanto riguarda invece il Renziano, appare evidente come, già
dall’etichetta utilizzata, fosse definibile una meteora nell’universo a 5 stelle.
Dal momento in cui Matteo Renzi è divenuto un’opzione reale e non più
solamente una speranza futura, questo elettore ha trovato nella proposta
politica del nuovo PD(R)13 ciò che cercava. Infatti il Renziano vede nell’ex
sindaco di Firenze un leader politico carismatico ed efficace, in grado di
realizzare concretamente politiche a favore dei cittadini, esemplificate in
primis nel bonus di ottanta euro per i lavoratori dipendenti a basso reddito,
proponendo nel contempo nuovi assetti istituzionali e riforme dei settori più
critici dello Stato, come la giustizia e la pubblica amministrazione. Per di
13 Il Partito di Renzi, come definito da Ilvo Diamanti http://tinyurl.com/m5d54j6
(consultato in data 31-08-2014)
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più, agli occhi di questo elettore Renzi è stato capace di intavolare un
rapporto proficuo con formazioni politicamente antagoniste, essendo riuscito
ad imporre un approccio post-ideologico nella realizzazione delle policies
necessarie al Paese.
Proseguendo nell’analisi, la quarta componente che si era riscontrata nel
voto a 5 stelle delle politiche era il Razionale. Tale idealtipo, così come
definito in precedenza14, vale a dire un elettore che auspicava un
cambiamento politico immediato in seguito all’entrata in scena del M5S, nel
contesto delle elezioni europee non costituisce più una delle componenti
dell’elettorato a 5 stelle. Infatti, tale voto di speranza, determinato dalle
aspettative riposte in una proposta politica nuova, ha trovato ospitalità nel
nuovo PD di Renzi, un partito che esattamente su questa parola chiave ha
impostato la propria strategia comunicativa. La perdita di questa
componente è stata però sostituita dall’emergere di una nuova anima
contraddistinta anch’essa da un voto d’opinione e che possiamo definire
Razionale 2.0, in quanto riprende delle caratteristiche del precedente tipo di
elettore, valutando però in modo differente le prospettive evolutive del
MoVimento. Se il Razionale auspicava un effetto immediato sulla politica e
giudicava compromessa la possibilità di tale risultato in seguito al
comportamento tenuto dal M5S dopo il voto, il Razionale 2.0, pur
riconoscendo errori e problematiche nelle scelte politiche e comunicative
operate dal M5S nel periodo tra le due elezioni, è conscio della necessità di
tempi più lunghi per poter riformare il Paese e per consentire al M5S di
compiere la sua naturale evoluzione verso la maturità politica, contestuale
all’affrancamento dall’ingombrante figura di Grillo. Il Razionale 2.0 è un
elettore che già aveva opzionato il M5S alle politiche e ha deciso di
confermare il proprio sostegno ad un progetto di lungo periodo, ad un’idea
di politica più vicina ai cittadini, perché ritiene che il M5S sia ancora la
scelta migliore per cambiare la politica in Italia e in Europa. Nonostante il
suo sostegno, ritiene però che il MoVimento debba abbandonare la sua
strategia isolazionista e protestataria che si è dimostrata inconcludente e
dannosa sia a livello politico che elettorale. Di conseguenza, questo elettore
non considera possibile per una forza politica all’opposizione realizzare
un’efficace azione politica senza intavolare una forma di dialogo con i propri
14 Paragrafo 3.1.4
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avversari, un confronto sui temi che possono essere condivisi e perseguiti di
comune accordo. Pertanto, il Razionale 2.0 è un tipo di elettore che ricalca
l’impostazione decisionale del Razionale tout court, vale a dire che il proprio
sostegno è dettato dalla considerazione dell’utilità strategica del voto,
restando quindi un elettore che volta per volta valuta e soppesa le forze in
campo prima di compiere la propria scelta.
A conclusione dell’analisi degli elettori a 5 stelle, si è giunti all’ultimo tipo
identificato in precedenza, vale a dire il Menopeggio. Questo elettore, che
completava la tipologia del voto alle politiche, non rappresenta nelle ultime
europee una componente del voto a 5 stelle. Infatti, analizzando tale anima
emerge un prevalente flusso nell’astensionismo del voto di protesta. Il
Menopeggio ha scelto di rifugiarsi nel non voto perché non ha trovato in
questa competizione europea incentivi alla partecipazione elettorale. Non
valutando determinante e nemmeno importante il voto, ha scelto di non
scegliere, di non ribadire il sostegno ad una formazione che in Italia non è
riuscita a far cambiare rotta al Paese. Questo elettore ha definito le elezioni
europee come qualcosa di poco rilevante, di distante, ed il suo
astensionismo, anche se caratterizzato dalla critica all’operato a suo avviso
eccessivamente morbido del M5S, è derivante da una forma di apatia e dalla
considerazione dell’assenza di potenziale cambiamento dovuto al risultato
delle elezioni europee. Di conseguenza, si tratta di un tipo di elettore che
non ha definitivamente abbandonato il M5S, ma è rimasto latente, pronto
ad essere attivato nel momento in cui avvertirà l’importanza reale della sua
presenza elettorale.
4. Conclusioni
A chiusura e conclusione di quanto presentato in questo articolo, vorrei
proporre un’analisi dei risultati delle elezioni europee del maggio 2014 che
tenga conto sia delle informazioni derivanti dalle ricerche quantitative sopra
presentate, i flussi di voto ed i sondaggi pre-elettorali, sia degli spunti
emersi dalle interviste in profondità realizzate con elettori ed ex elettori del
M5S. Le europee hanno certamente segnato la normalizzazione del voto a 5
stelle, che alle politiche era stato distorto dall’attivazione contestuale del
voto di protesta e del voto di speranza, che si erano aggiunte al voto
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d’appartenenza (Parisi e Pasquino, 1977 cit. in Pasquino 2009: 69) degli
elettori maggiormente identificati nel MoVimento stesso.
Alle politiche il M5S era riuscito a mettere a frutto l’assenza concreta di
competitor che si potessero proporre come nuovi soggetti portatori di
istanze di cambiamento politico e sociale, riuscendo quindi a calamitare il
consenso traversale ed eterogeneo di elettori alla ricerca di opzioni politiche
nuove e profuse di pragmatismo.
Se le dimensioni del voto di protesta e del voto di speranza avevano
determinato il successo del M5S nel 2013, nel 2014 ne hanno causato la
sconfitta. Infatti alle europee vi è stata una dispersione del voto di speranza
dovuta alla presenza di un leader politico come Matteo Renzi, che ha
determinato in alcune componenti dell’elettorato a 5 stelle la percezione di
una prima reale alternativa riformista al progetto rivoluzionario del M5S. Il
richiamo renziano è riuscito ad intercettare quella parte di elettorato a 5
stelle, identificabile nell’elettore Razionale e nel Renziano, che già
nell’immediato periodo post politiche manifestava insoddisfazione verso
l’azione del M5S. Dunque, non si tratta di una conversione al renzismo di
elettori in precedenza fedeli al grillismo, ma esattamente l’opposto. L’effetto
Renzi ha determinato un flusso di voto verso il PD, stimato da Ipsos in un
milione di voti, da parte di quei tipi di elettori che avevano in precedenza
opzionato il M5S nell’ottica di un voto strumentale (Pasquino, 2009), in
buona parte volto a punire il PD. Tali elettori in uscita, prima ancora della
salita al potere di Renzi, si mostravano critici e dubbiosi circa l’efficacia e
l’utilità delle decisioni politiche del M5S, esemplificabili nel gran rifiuto
all’alleanza con il PD per la formazione di un governo.
L’insoddisfazione verso l’azione politica del M5S ha anche prodotto la
disattivazione del voto di protesta, che ha comportato il rifugio
nell’astensionismo da parte della componente di voto più marginale e
lontana dalla politica, il Menopeggio. Questo tipo di elettore si sarebbe
aspettato dal M5S maggiore radicalità, incisività e costanza nel proseguire la
protesta sociale dentro le Istituzioni. Pertanto, non convinto da questa
formazione, e confortato dalla considerazione della ridotta importanza di
questa consultazione europea, ha deciso di non fornire il proprio sostegno
né al M5S, né a qualsiasi altra forza politica. In merito a questo elevato
flusso verso l’astensione, Colloca e Vignati (2014), domandandosi come sia
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possibile che una formazione che ha alimentato una campagna elettorale sul
tema dell’Europa non sia riuscita a mobilitare il proprio elettorato in queste
consultazione europee, propongono due ipotesi per spiegare il calo del
consenso. La prima è riassumibile in un atteggiamento anti-europeista
presente nell’elettorato a 5 stelle ma vissuto però in modo passivo, che ha
portato alla non attivazione al voto. La seconda è che il rifugio
nell’astensionismo sia dovuto alla critica verso l’attività del M5S dal
momento dell’ingresso nelle istituzioni, la quale ha determinato la perdita di
fiducia nella proposta del M5S. A mio avviso entrambe queste spiegazioni
sono valide e trovano il loro riscontro nell’astensione dell’elettore
Menopeggio.
In conclusione, nelle ultime elezioni europee accanto alle componenti più
storiche e connotate da un voto d’appartenenza, vale a dire il Credente e il
Gauchista, si è aggiunto quello che è stato definito il Razionale 2.0, un
elettore che, seppur dubbioso delle scelte politiche compiute dal M5S dopo
le politiche del 2013, ha scelto di confermare il proprio sostegno ad un
progetto di riforma delle politica che solo il M5S, maturando politicamente,
può lentamente compiere.
-
27
Appendice
Tabella 1: FLUSSI ELETTORALI CAMERA-EUROPEE (fonte IPSOS 2014) - Valori in migliaia di voti
PD M5S PDL UDC + FLI
LN FDI
SEL +
Riv. Civ.
S.Civ. +
C.Dem +
Fare
Altro Non voto Tot.
2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013
PD 2014 6857 1105 489 189 125 27 485 1315 147 434 11173
M5S 2014 282 4774 204 - 45 12 150 105 - 221 5793
FI 2014 116 238 3596 108 105 43 71 59 51 218 4605
NCD UDC PPE 2014
38 61 358 149 22 59 - 391 48 74 1200
Lega Nord 2014
20 187 322 - 975 27 - 13 56 87 1687
FDI-AN 2014 7 103 284 39 36 313 40 47 100 35 1004
Tsipras 2014 248 95 14 26 - - 586 57 40 37 1103
Altre liste 2014
82 144 113 12 35 3 115 198 52 53 807
astensione+non valide 2014
993 1982 1952 245 47 182 409 1187 793 14094 21884
Totale 2014 8643 8689 7332 768 1390 666 1856 3372 1287 15253 49256
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28
Tabella 2: FLUSSI ELETTORALI CAMERA DEI DEPUTATI (fonte IPSOS – Natale 2014) Valori %
PDL
2008
Lega
Nord
2008
PD
2008
IDV
2008
UDC
2008
Sin.
Arcob.
2008 Totale
PDL 2013 47 13 1 - 3 1 15,6
Lega Nord 2013
3 26 - 1 1 1 3,0
PD 2013 3 1 57 20 8 16 18,4
Scelta Civica 2013
4 7 5 6 34 4 6,0
M5S 2013 16 24 16 32 12 31 18,5
Rivoluzione Civile 2013
- - 1 5 - 9 1,6
Altre liste 2013
9 7 8 10 19 17 9,4
Astensione +non valide
18 22 12 26 23 21 27,5
Totale 2013 100 100 100 100 100 100 100
-
29
Tabella 3: FLUSSI ELETTORALI CAMERA-EUROPEE (fonte IPSOS 2014) – Valori %. Percent. su Politiche
PD M5S PDL UDC + FLI LN FDI
SEL +
Riv. Civ.
S.Civ. +
C.Dem + Fare Altro
Non voto
2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013
PD 2014 79 13 7 25 9 4 26 39 11 3
M5S 2014 3 55 3 - 3 2 8 3 - 1
FI 2014 1 3 49 14 8 6 4 2 4 1
NCD UDC PPE 2014
- 1 5 19 2 9 - 12 4 -
Lega Nord 2014
- 2 4 - 70 4 - - 4 1
FDI-AN 2014 - 1 4 5 3 47 2 1 8 -
Tsipras 2014 3 1 - 3 - - 32 2 3 -
Altre liste 2014
1 2 2 2 3 - 6 6 4 -
astensione+non valide 2014
13 22 26 32 2 28 22 35 62 94
Totale 2014 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100
-
30
Tabella 4: FLUSSI ELETTORALI CAMERA-EUROPEE (fonte IPSOS 2014) – Valori %. Percent. su Europee
PD M5S PDL
UDC
+FLI LN FDI
SEL
+
Riv.
Civ.
S.Civ.
+
C.Dem
+Fare Altro
Non
voto Totale
2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013 2013
PD 2014 61 10 4 2 1 - 4 12 1 5 100
M5S 2014 5 82 4 - 1 - 3 2 - 3 100
FI 2014 3 5 78 2 2 1 2 1 1 5 100
NCD UDC PPE 2014
3 5 30 12 2 5 - 33 4 6 100
Lega Nord 2014
1 11 19 - 58 2 - 1 3 5 100
FDI-AN 2014
1 10 28 4 4 31 4 5 10 3 100
Tsipras 2014
22 9 1 2 - - 53 5 4 4 100
Altre liste 2014
10 18 14 1 4 - 14 25 6 8 100
astensione+ non valide
2014 5 9 9 1 - 1 2 5 4 64 100
-
31
Tabella 5: Confronto Camera 2013-Europee 2014 (fonte Ipsos 2014 e Natale 2014) - Valori %
Categoria M5S CAMERA M5S EUROPEE TOTALE
EUROPEE
uomini 60 65 48
donne 40 35 52
100 100 100
18-24 anni 13 11 9
25-34 anni 19 17 14
35-44 anni 27 30 19
45-54 anni 22 22 18
55-64 anni 11 13 15
65 anni e oltre 8 7 25
100 100 100
laureati 14 11 11
diplomati 35 42 28
licenza media 38 34 35
licenza elementare 13 13 26
100 100 100
imprenditori/ liberi prof./ dirigenti 5 8 6
lavoratori autonomi 11 10 7
impiegati/ insegnanti 26 25 19
operai ed affini 16 16 12
disoccupati 13 12 8
studenti 8 8 7
casalinghe 8 10 15
pensionati 13 11 26
100 100 100
collocati a sinistra 20 20 15
collocati al centro sinistra 17 18 22
collocati al centro 11 13 11
collocati al centro destra 16 17 21
collocati a destra 11 15 14
non collocati pol. 25 17 17
100 100 100
frequenza messa settimanale 19 16 28
frequenza messa mensile 19 18 19
frequenza occasionale o nulla 62 66 53
100 100 100
si informa solo con TV 15 15 19
prevalentemente con TV 34 32 35
prevalentemente con giornali 25 18 27
prevalentemente con internet 22 31 15
prevalentemente con radio 4 4 4
100 100 100
-
32
Bibliografia
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Valbruzzi, R. Vignati (a cura di), L’Italia e l’Europa al bivio delle riforme - Le elezioni europee e amministrative del 25 maggio 2014, Bologna, Misure/Materiali di ricerca dell’Istituto Cattaneo (PDF e-book)
Corbetta, P., E. Gualmini 2013 (a cura di), Il partito di Grillo, Bologna, il Mulino. De Sio, L. 2009 “Oltre il modello di Goodman. La stima dei flussi elettorali in base a
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33
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the Analysis of European Election Results” in European Journal of Political Research, vol. 8, pp. 3-44.