CAPS I

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Ecco i pazzi. I disadattati. I ribelli. I contestato- ri. Quelli sempre al posto sbagliato. Quelli che ve- dono le cose in modo diverso. Non amano le regole e non rispettano lo status quo. Puoi lodarli, disapprovarli, citarli, puoi non credere loro, puoi glorificarli o denigrarli. Ma ciò che non potrai fare è ignorarli. Perché loro sono quelli che cambiano le cose. Inventano. Immaginano. Curano. Esplorano. Creano. Ispirano. Mandano avanti l'umanità. Forse devono per forza essere pazzi. Altrimenti come potresti guardare una tela vuo- ta e vederci un'opera d'arte? O sedere in silenzio e sentire una musica che non è mai stata composta? Perché le persone così folli da pensare di poter cambiare il mondo lo cambiano davvero. Euben (Grazie al Dott. A. C.) Il manifesto “Here’s to the crazy one” è stato concepito nel 1997 da Tbwa per Apple Il Sapere Professionale Periodico trimestrale dell’Associazione Culturale delle Professioni Sanitarie (CAPS). Direttore Responsabile: Ciro Balzano Redazione: Ciro Balzano Floriana Dimo Manuela Florida De Rosa Antonio Busacca Giovanni di Tria Franco Ardizzone Anna Dell’Annunziata – Paolo Dell’Aversana – Domenico Calendano Tommaso Sabato Concetta De Santis Salvatore Galati Maria Cristina Mazzulla. Comitato scientifico: Ciro Balzano Floriana Dimo Manuela Florida De Rosa Anna Dell’Annunziata – Antonio Busacca. Progetto grafico: Giovanni di Tria. Segreteria: Michela Rebuffi. E-Mail: [email protected] CAPS Associazione Culturale delle Professioni Sanitarie Sommario Infermieri condannati per omicidio colposo dopo aver causato la morte di un Paziente loro affidato (l’importanza della documenta- zione Infermieristica): La Suprema Corte ha definito i comportamenti dell’Infermiere “il deserto assistenziale” che ha presupposto e sostenuto l’instaurarsi della serie di eventi che hanno portato alla morte del paziente A cura di Ciro Balzano. Pag. 2 Parole e Mente: Un numero impressionante di persone si auto massacrano , si auto- limitano, quotidianamente per anni e anni con frasi che sminuiscono le proprie capacità … A cura di Fabio Salomone. Pag. 4 Clima organizzativo, il ruolo del Coordinatore Infermieristico: In altri termini il problema và visto a 360°, infatti un ambiente infelice spesso parte da chi sta dietro la scrivania A cura di Antonio Busacca. Pag. 6 Violenza in Pronto Soccorso: Per quanto detto è ovvio che la vittima più frequente è l’Infermiere A cura di Gianni di Tria. Pag. 8 Le fistole artero - venose in emodialisi: la vita del paziente: La durata del trattamento renale sostitutivo in pazienti uremici può durare moltissimi anni, spesso tutta la vita A cura di Tommaso Sabato. Pag. 9 Da qualche mese è nata l’Associazione Culturale delle Professioni Sanitarie che ha come acronimo CAPS (Cultural asso- ciation of sanitary professions). In modo consequenziale all’associazione, abbiamo dato vita a un Comitato di Redazione avente come scopo la creazione di questo giornale aziendale: House Organ, Newsletter o semplicemente Giornalino, che dir si voglia. Si tratta di uno stru- mento di comunicazione interna, che intende dar voce al “sapere” e alla “conoscenza” di tutte le professionalità dell'Azienda in modo da mantenere sem- pre viva l'attenzione di chi ha voglia di cultura. Inoltre siamo entusiasti di cono- scere, raccontare, sviluppare e divulgare ciò che i Professionisti Sanitari hanno il piacere di scrivere. Il tutto anche per dare forza al nostro senso di appartenen- za a una grande Azienda. Riteniamo che in questo modo si possa intraprendere un percorso che favorisca e incoraggi un confronto “costruttivo” che susciti cu- riosità e voglia di fare. Riteniamo utile sottolineare la natura “culturale” dell’associazione e il giornalino uno stru- mento di informazione in ambito delle Professioni Sanitarie. Vogliamo dare voce a chi sino ad oggi ha taciuto, quin- di da questo momento siamo a disposi- zione di tutti coloro che hanno voglia di scrivere un “Abstract”, supportato da adeguata bibliografia, per la pubblica- zione. Inviate i vostri elaborati all’indirizzo E-Mail della Redazione: [email protected] Gianni di Tria E’ nato un nuovo modo di comunicare al San Carlo Associazione Culturale delle Professioni Sanitarie (CAPS) Cultural association of the sanitary professions Data Gennaio/Marzo 2011 Numero 1 Il Sapere Professionale

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Transcript of CAPS I

Page 1: CAPS I

Ecco i pazzi. I disadattati. I ribelli. I contestato-

ri.

Quelli sempre al posto sbagliato. Quelli che ve-

dono le cose in modo diverso.

Non amano le regole e non rispettano lo status

quo.

Puoi lodarli, disapprovarli, citarli, puoi non

credere loro, puoi glorificarli o denigrarli.

Ma ciò che non potrai fare è ignorarli.

Perché loro sono quelli che cambiano le cose.

Inventano. Immaginano. Curano.

Esplorano. Creano. Ispirano.

Mandano avanti l'umanità. Forse devono per

forza essere pazzi.

Altrimenti come potresti guardare una tela vuo-

ta e vederci un'opera d'arte?

O sedere in silenzio e sentire una musica che non

è mai stata composta?

Perché le persone così folli da pensare di poter

cambiare il mondo lo cambiano davvero.

Euben

(Grazie al Dott. A. C.)

Il manifesto “Here’s to the crazy one” è stato concepito nel 1997 da Tbwa per Apple

Il Sapere Professionale

Periodico trimestrale dell’Associazione

Culturale delle Professioni Sanitarie (CAPS).

Direttore Responsabile: Ciro Balzano

Redazione: Ciro Balzano – Floriana Dimo –

Manuela Florida De Rosa – Antonio Busacca –

Giovanni di Tria – Franco Ardizzone –

Anna Dell’Annunziata – Paolo Dell’Aversana –

Domenico Calendano – Tommaso Sabato –

Concetta De Santis – Salvatore Galati –

Maria Cristina Mazzulla.

Comitato scientifico: Ciro Balzano –

Floriana Dimo – Manuela Florida De Rosa –

Anna Dell’Annunziata – Antonio Busacca.

Progetto grafico: Giovanni di Tria.

Segreteria: Michela Rebuffi.

E-Mail: [email protected]

CAPS

Associazione Culturale delle Professioni Sanitarie

Sommario

Infermieri condannati per omicidio colposo dopo aver causato la

morte di un Paziente loro affidato (l’importanza della documenta-

zione Infermieristica):

… La Suprema Corte ha definito i comportamenti dell’Infermiere “il

deserto assistenziale” che ha presupposto e sostenuto l’instaurarsi della

serie di eventi che hanno portato alla morte del paziente …

A cura di Ciro Balzano. Pag. 2

Parole e Mente:

… Un numero impressionante di persone si auto massacrano , si auto-

limitano, quotidianamente per anni e anni con frasi che sminuiscono

le proprie capacità … A cura di Fabio Salomone. Pag. 4

Clima organizzativo, il ruolo del Coordinatore Infermieristico:

… In altri termini il problema và visto a 360°, infatti un ambiente

infelice spesso parte da chi sta dietro la scrivania …

A cura di Antonio Busacca. Pag. 6

Violenza in Pronto Soccorso:

… Per quanto detto è ovvio che la vittima più frequente è l’Infermiere

A cura di Gianni di Tria. Pag. 8

Le fistole artero - venose in emodialisi: la vita del paziente:

… La durata del trattamento renale sostitutivo in pazienti uremici può

durare moltissimi anni, spesso tutta la vita …

A cura di Tommaso Sabato. Pag. 9

Da qualche mese è nata l’Associazione

Culturale delle Professioni Sanitarie che

ha come acronimo CAPS (Cultural asso-

ciation of sanitary professions). In modo

consequenziale all’associazione, abbiamo

dato vita a un Comitato di Redazione

avente come scopo la creazione di questo

giornale aziendale: House Organ,

Newsletter o semplicemente Giornalino,

che dir si voglia. Si tratta di uno stru-

mento di comunicazione interna, che

intende dar voce al “sapere” e alla

“conoscenza” di tutte le professionalità

dell'Azienda in modo da mantenere sem-

pre viva l'attenzione di chi ha voglia di

cultura. Inoltre siamo entusiasti di cono-

scere, raccontare, sviluppare e divulgare

ciò che i Professionisti Sanitari hanno il

piacere di scrivere. Il tutto anche per

dare forza al nostro senso di appartenen-

za a una grande Azienda. Riteniamo che

in questo modo si possa intraprendere

un percorso che favorisca e incoraggi un

confronto “costruttivo” che susciti cu-

riosità e voglia di fare. Riteniamo utile

sottolineare la natura “culturale”

dell’associazione e il giornalino uno stru-

mento di informazione in ambito delle

Professioni Sanitarie. Vogliamo dare

voce a chi sino ad oggi ha taciuto, quin-

di da questo momento siamo a disposi-

zione di tutti coloro che hanno voglia di

scrivere un “Abstract”, supportato da

adeguata bibliografia, per la pubblica-

zione. Inviate i vostri elaborati

all’indirizzo E-Mail della Redazione:

[email protected]

Gianni di Tria

E’ nato un nuovo modo di comunicare al San Carlo

Associazione Culturale delle Professioni Sanitarie

(CAPS)

Cultural association of the sanitary professions

Data Gennaio/Marzo 2011 Numero 1

Il Sapere Professionale

Page 2: CAPS I

to che fu somministrata una sola flebo (la prescrizione

medica prevedeva tre flebo da 500 cc ) e che la stessa

aveva una velocità d’infusione molto lenta, hanno con-

tinuato asserendo che la quantità di urina nel sacchetto

del catetere era molto scarsa, la temperatura del Sig. S.

era di 35°C e lo stesso mostrava sintomi di disidratazio-

ne: cute pallida, sudorazione algida e brividi scuotenti

(la Corte ha ritenuto che conoscere le dianzi sintomato-

logie non risiede nella sola competenza del personale

Medico e Infermieristico ma chiunque, con un minimo

di diligenza, può rilevarli). L’amica di famiglia (la Corte

ha evidenziato che svolge la Professione d’Infermiera)

ha altresì dichiarato che mai durante la notte le Infer-

miere di turno hanno rilevato i parametri vitali del Sig.

Michele; l’unica azione posta in essere dalle Infermiere,

si legge nella sentenza, è stata quella di coprire il pa-

ziente con otto coperte.

I fatti ricostruiti dai Periti e statuiti dalla Corte, hanno

evidenziato che mai fu chiamato il Medico di guardia; le

Infermiere nonostante le sollecitudini della moglie di S.

non hanno ritenuto opportuno farlo.

Alle 7:00 del mattino le Infermiere che avevano sosti-

tuito il turno di notte, preso atto delle critiche condizio-

ni del S. Michele, avvisano il Medico di turno e trasferi-

scono il paziente in Rianimazione dove viene diagnosti-

cata una seria sindrome da shock ipovolemico. Nono-

stante le cure intensive immediatamente somministra-

te il Sig. S. Michele muore alle ore 8:00.

La Suprema Corte rigetta i ricorsi del Medico Chirurgo,

del Medico di guardia e delle Infermiere e conferma le

pene inflitte dal Giudice di merito.

In particolare D. Antonio ha sostenuto la propria difesa

asserendo che l’esecuzione dell’intervento da egli effet-

tuato era stata ineccepibile e soprattutto la sua respon-

sabilità terminava nel momento in cui il S. Michele ve-

niva affidato alle cure del G. Giuseppe Medico di guar-

dia; questi invece argomenta la sua difesa evidenziando

che mai fu chiamato dalle Infermiere di turno e che la

sua funzione di Medico di guardia si sostanzia proprio

nell’ allerta che il personale responsabile dell’assistenza

deve esperire e per tanto non poteva ritenersi responsa-

bile dell’omissione perpetuata delle Infermiere. La Cor-

te, nel rigettare i ricorsi, ha statuito che il D. Antonio

nella qualità di capo dell’ equipe operatoria, %

La Suprema Corte di Cassazione ha rigettato il ri-

corso di: D. Antonio, Medico Chirurgo; G. Giusep-

pe, Medico di guardia; P. Dora, Infermiera ; C. Da-

miana, Infermiera confermando la Sentenza

d’appello che condannava i suddetti professionisti a

quattro mesi di reclusione, oltre che al risarcimento

dei danni in favore delle parti civili.

I reati ascritti sono: l’art.133 C.P. (cooperazione nel

delitto colposo) ; art. 589 C.P. (omicidio colposo).

I fatti ricostruiti dalla Corte:

il Sig. S. Michele, di anni 46, ricoverato a seguito di

un infortunio domestico nel quale riportò ustioni

estese a circa il 50% della superficie corporea, veni-

va sottoposto per la seconda volta, a distanza di un

mese dal primo, ad un intervento chirurgico (non

considerato urgente nella ricostruzione della Corte)

il giorno 6 novembre 1995 dalle ore 17.15 alle ore

20.20 (ora dell’estubazione) per “escarectomia tan-

genziale delle gambe e della regione lombare, ripa-

rata con innesti cutanei prelevati dagli arti sup. e

dai glutei”. Il Sig. S. veniva inviato, dal Medico

Anestesista, al reparto di Chirurgia Plastica del Po-

liclinico di Bari con la prescrizione di eseguire una

radiografia del torace e un prelievo ematico ( la Cor-

te ha rilevato che tali prescrizioni non sono state

ottemperate, nei tempi imposti, dal Medico di guar-

dia e dalle due Infermiere). Il Tribunale ha rico-

struito i fatti basandosi su perizie Medico legali e

sulle dichiarazioni testimoniali della moglie del Sig.

S. e di una amica di famiglia che hanno trascorso la

notte del 6 novembre 1995 al capezzale del congiun-

to. La relazione peritale ha concluso che il S. è dece-

duto il giorno 7 novembre alle 8.00, nel reparto di

Rianimazione dove era stato trasferito un’ora pri-

ma, per arresto cardiocircolatorio in shock ipovole-

mico aggravato. Il Perito ha sottolineato il nesso

eziologico e causale tra il comportamento omissivo

dei professionisti e la morte del S.Michele e soprat-

tutto che la morte si sarebbe potuta evitare se si

fossero attuati tempestivi ed appropriati interventi

terapeutici.

Le due donne hanno dichiarato alla Corte di aver

più volte allertato le Infermiere durante il decorso

della notte; nella loro deposizione hanno sottolinea-

Pagina 2 Il Sapere Professionale

Infermieri condannati per omicidio colposo

dopo aver causato la morte di un paziente loro affidato

l’importanza della Documentazione Infermieristica

A cura di Ciro Balzano

Termini per la presentazione della domanda

la domanda di partecipazione al concorso dovrà essere inviata per posta elettronica

all’indirizzo [email protected]

contestualmente all’elaborato prodotto.

Il termine ultimo per la presentazione delle domande con allegato l’elaborato deve av-

venire entro e non oltre il 30 aprile 2011 ore 12:00

Domanda

nella domanda di partecipazione dovranno essere indicati:

dati anagrafici (di tutti gli autori)

domicilio e recapito telefonico (di tutti gli autori)

indirizzo email@, presso il quale dovrà essere data ogni necessaria comunicazione relati-

va al concorso

dovranno inoltre essere indicati:

titolo dell’elaborato

nominativo del responsabile del progetto nel caso di elaborati di gruppo

Abstract dell’elaborato

Per informazioni contattare la segreteria.

Condizioni

Ogni partecipante, a qualsiasi titolo, può presentare un solo elaborato.

Il termine stabilito per la presentazione degli elaborati è perentorio e non derogabile,

per tanto non saranno presi in considerazione gli elaborati che verranno presentati oltre

il termine stabilito.

Sarà cura della segreteria dell’Associazione Culturale delle Professioni Sanitarie comuni-

care al Responsabile dell’elaborato, tramite email@, l’avvenuto ricevimento.

L’Associazione Culturale delle Professioni Sanitarie (CAPS) si riserva di poter apportare

variazione alla struttura del corpo dell’elaborato (non nei contenuti), al fine di adeguare

gli stessi alle esigenze di pubblicazione. Gli elaborati inviati potranno essere pubblicati,

se non diversamente specificato dall’autore/i, sulla rivista “Il Sapere Professionale”

Commissione esaminatrice

La commissione esaminatrice è presieduta dalla Dott.ssa S. Bordoni (Direttore Sanita-

rio A.O. San Carlo Borromeo); Dott. Maurizio Cariati, Dott. Carlo Ausenda, Sign. Ciro

Balzano, nessun componente della commissione può partecipare, a qualsiasi titolo, al

presente bando.

Premio

l’elenco dei 2 elaborati vincitori sarà formulato dalla commissione esaminatrice sulla

base di criteri valutativi sopra espressi e decisi dalla commissione.

1° premio € 400,00.

2° Premio € 200,00.

I Premi saranno consegnati dal Presidente della commissione e/o dal Presidente

dell’Associazione Culturale delle Professioni Sanitarie (CAPS).

La Segreteria Il Presidente CAPS

Sig.ra Michela Rebuffi tel. 392 0381304 Balzano Ciro

Pagina 11 Numero 1

PREMIO

Associazione

Culturale

Delle

Professioni

Sanitarie

Concorso per 2 premi a elabo-

rati di Ricerca e Innovazione

delle Professioni Sanitarie

delibera n. 3

anno 2010-11-08

termine della domanda

30 aprile 2011

Page 3: CAPS I

Associazione Culturale

delle Professioni Sanitarie

( CAPS). Cultural association of the sanitary professions

In esecuzione alla Delibera del Consiglio Direttivo n. 3 anno

2010, è indetto un concorso per N° 2 Premi per Elaborati di

Ricerca e/o innovazione delle Professioni Sanitarie, per un

valore di:

€ 400,00 1° Premio; € 200,00 2° Premio.

Requisiti generali specifici richiesti

possono partecipare al presente bando tutti i professionisti della A.O. San Carlo

Borromeo (Infermieri, Tecnici di Radiologia, Tecnici di Laboratorio, Fisioterapisti,

Ostetriche, Educatori, Assistenti Sociali, Medici, Psicologi, Specializzandi, Biologi,

studenti del corso di Laurea in Infermieristica e Fisioterapia. ecc.).

E possibile la presentazione di elaborati di gruppo.

Gli elaborati presentati dai Medici, Psicologi, Biologi e specializzandi devono essere

redatti in collaborazione di uno dei Professionisti Sanitari non medici.

Gli elaborati presentati dagli Studenti devono essere coprodotti con un Tutor Pe-

dagogico e/o Clinico.

I lavori dovranno riguardare gli specifici ambiti tecnico/scientifici/relazionali di

appartenenza, come ad esempio:

Infermieristica Clinica Diagnostica Radiologica

Medicina di Laboratorio Cure Primarie

Modelli organizzativi Salute Mentale

Salute Carceraria Formazione

Materno Infantile Riabilitazione Fisioterapica

Ecc.

Gli elaborati saranno valutati secondo il livello tecnico/scientifico/relazionale con il

quale contribuiscono ad attuare le migliori pratiche in ambito sanitario con partico-

lare riguardo agli elaborati coerenti al nuovo Piano Sanitario Regionale (2010-2014)

Caratteristiche del formato dell’elaborato

carattere Times New Roman 12

interlinea 1,5

max 6 pagine

Pagina 10 Il Sapere Professionale

PREMIO

Associazione

Culturale

Delle

Professioni

Sanitarie

Concorso per 2 premi a elabo-

rati di Ricerca e Innovazione

delle Professioni Sanitarie

delibera n. 3

anno 2010-11-08

Pagina 3 Il Sapere Professionale

fu titolare di una posizione di garanzia nell’ambito

della quale risolse imprudentemente di effettuare

un intervento altamente specialistico ma non ur-

gente (quello praticato al paziente S. Michele)

nell’ultimo turno pomeridiano, e così

nell’approssimarsi della notte: tempo nel quale, se-

condo regola di comune esperienza, i reparti ospe-

dalieri sono notevolmente meno allertabili alle e-

mergenze che non nelle ore del giorno.

La posizione di garanzia che gli era propria, in vi-

sta della fase post operatoria, non cessava al mo-

mento del trasferimento del paziente in reparto, il

D. Antonio avrebbe dovuto assicurarsi personal-

mente o su delega che l’assistenza del Sig. Michele

fosse corretta, continua ed aderente.

Per quanto riguarda il G. Giuseppe, Medico di guar-

dia al momento dei fatti, nulla vale la tesi sostenuta

che declara la sua non conoscenza delle condizioni

del S. poiché mai era stato informato dalle Infer-

miere del decorso post operatorio del paziente che si

riteneva pertanto nella norma.

La Corte ha sostenuto a tal proposito che gli opera-

tori di una struttura sanitaria, medici e infermieri,

sono tutti “ex lege” portatori di una posizione di

garanzia, espressione dell’obbligo di solidarietà co-

stituzionalmente imposto, ex articolo 2 e 32 della

Costituzione, nei confronti dei pazienti, la cui salute

devono tutelare contro qualsivoglia pericolo che ne

minacci l’integrità; l’obbligo di protezione perdura

per l’intero tempo del turno di lavoro.

Non è scusante perciò che le Infermiere non abbia-

no mai richiesto, durante la notte, l’intervento del

G. Giuseppe, essendo dovere e scrupolo di un Medi-

co, cui è affidato un reparto quello di prendere im-

mediata visione delle specifiche situazioni degli am-

malati, a partire dalle situazioni più delicate, e dun-

que assicurarsi della corretta instaurazione delle

terapie prescritte o ritenute necessarie, seguendo di

persona l’evolversi della situazione fino al cessare

della condizione di rischio.

La Suprema Corte ha definito i comportamenti di

P. Dora e C. Damiana, Infermiere di turno nella

notte del 6 novembre, “ il deserto assistenziale” che

ha presupposto e sostenuto l’instaurasi della serie di

eventi che hanno portato alla morte di S. Michele.

A tal ciò, sottolinea la Corte, mai durante l’intero

arco della notte costoro raccolsero, come era loro

preciso dovere, le preoccupazioni reiteratamente ed

in maniera allarmante prospettate dalla moglie del

paziente e dall’Infermiera, amica di famiglia, che

insieme attesero inutilmente che qualcuno compren-

desse ciò che a loro appariva e non vi era certo necessi-

tà di specifica competenza il gravissimo evolversi della

situazione.

Nulla vale la difesa sostenuta da P. Dora che definì la

sentenza illogica ritenendo che il personale infermieri-

stico non potesse riconoscere quei sintomi che debbono

essere riconosciuti solo dal Medico.

E’ stato altresì sostenuto dalle Infermiere che i fatti

sono stati ricostruiti solo sulla base delle dichiarazioni

della moglie del S. e dalla Infermiera amica di famiglia.

La Corte ha sostenuto che tali dichiarazioni sono state

ritenute pienamente attendibili sia per la loro precisio-

ne e concordanza, sia perché confermate dalle annota-

zioni della cartella clinica redatta al momento del rico-

vero del S. in Rianimazione e soprattutto in assenza di

un diario e/o Cartella Infermieristica, mai acquisito od

esibito, nonostante l’espressa autorizzazione ottenuta

dai periti, che non può dar credito dunque a diverse

allegazioni difensive.

La sentenza sinteticamente sopraesposta è stata defini-

ta da molti la statuizione che attribuisce definitiva-

mente al Medico la responsabilità per l’operato del per-

sonale infermieristico.

Or bene, nulla si può eccepire in ordine all’ordito argo-

mentativo deciso dalla Corte, ne tantomeno si ha in-

tenzione di voler esemplificare con una improbabile

interpretazione i fatti accaduti; è particolarmente evi-

dente che gli eventi ricostruiti dalla Corte non lasciano

margini di discussione: il “deserto assistenziale”, allo-

cuzione usata dagli Ermellini, appalesa inevitabilmen-

te la colpa dei quattro professionisti condannati.

Non si ha altresì intenzione di discuisire sulla portata

giuridica che tale sentenza determina nelle relazioni

professionali tra Medici e Infermieri, è manifesto che i

Medici sono stati condannati anche per le omissioni

perpetuate dalle Infermiere.

Si vuole tuttavia richiamre il lettore su di un elemento

deteminante ai fini della costruzione del castello accu-

satorio proposto dai Giudici: le testimonianze rese dal-

la moglie e dalla amica Infermiera e, soprattutto, dalla

irreperibilità della documentazione infermieristica.

Le due Infermiere deficitavano dell’unico strumento

che avrebbe permesso loro di imbastire una difesa soli-

da e strutturata capace di resistere alle accuse poste in

essere dal Collegio Inquirente: la Cartella Infermieristi-

ca. A tal uopo è bene richiamare la lettera del D.P.R.

384/90 che considera la Cartella Infermieristica come

un atto pubblico, in quanto compilata da %

Page 4: CAPS I

un Incaricato di Pubblico Servizio.

L’Infermiere nell’esercizio delle sua funzione, ai

sensi dell’art. 358 del codice penale, è un Incaricato

di Pubblico Servizio; egli pur non essendo propria-

mente un Pubblico Ufficiale con le funzioni proprie

di tale status (certificative, autorizzative e delibera-

tive), svolge comunque un servizio di pubblica utili-

tà presso organismi pubblici in genere.

La Cartella Infermieristica pur non possedendo una

piena efficacia probatoria acquista valore come fon-

te documentaria indispensabile per l’intero processo

di lavoro dell’Infermiere; essa è il patrimonio cultu-

rale della Professione, è indicatore fondamentale

della qualità dell’organizzazione dell’assistenza in-

fermeristica e si propone di fornire una integrale

documentazione delle prestazioni infermieristiche

eseguite.

È attraverso la Cartella Infermieristica che il pro-

fessionista Infermiere identifica e valuta il bisogno

di assistenza dell’utente, e questo gli consente di

formulare una diagnosi infermieristica sulla base di

modelli e standard definiti e comunemente com-

prensibili, in modo da poter essere concettualmente

trasferibili agli altri professionisti sanitari.

Alla documentazione infermieristica vanno applica-

te le stesse regole di compilazione, segreto e conser-

vazione applicate alla cartella clinica, a tal ciò si

vogliono richiamare l’art. 23 del codice di deontolo-

gia medica e gli articoli 26 – 27 – 28 del codice deon-

tologico dell’Infermiere del 2009; nello specifico

l’Infermiere: assicura e tutela la riservatezza nel

trattamento dei dati relativi all’assistito, garantisce

la continuità assistenziale anche contribuendo alla rea-

lizzazione di una efficace gestione degli strumenti infor-

mativi e rispetta il segreto professionale non solo per

obbligo giuridico, ma per intima convinzione e come

espressione concreta del rapporto di fiducia con

l’assistito.

In conclusione questo elaborato ha voluto evidenziare,

se ciò fosse ulteriormente necessario, l’importanza della

rintracciabilità delle prestazioni infermieristiche: poter

ricostruire le azioni svolte nell’esercizio delle sue funzio-

ni è divenuto, nella moderna società, elemento indefet-

tibile per la tutela del professionista sanitario.

Sono note al pubblico le migliaia di procedimenti i-

struiti contro la Pubblica Amministrazione per

“malasanità” , è meno noto tuttavia che la quasi totali-

tà di essi si risolvono in un non nulla di fatto anche per

la corretta compilazione della documentazione infermie-

ristica.

Bibliografia:

Cassazione, sez. IV penale, sentenza 1 dicembre 2004 –

11 marzo 2005, n. 9739

Codice Penale, 2009

Manuale di diritto Penale Antolisei, 2006

Agazzi E. Cultura scientifica e interdisciplinarità, Bre-

scia

Codice deontologico dell’Infermiere 2009

Calamandrei C. – Orlandi C. “ La dirigenza infermieri-

stica”

Pagina 4 Il Sapere Professionale

Parole e Mente A cura di Fabio Salomone (A.O. L. Sacco)

Le parole hanno un enorme potere. Tramite le paro-

le possiamo arringare una folla, incoraggiare un

beniamino, rincuorare un figlio o far sentire amato

un compagno. È possibile anche, tramite le parole,

incidere in modo negativo, scoraggiando un gruppo,

demotivando un collega o offendendo qualcuno. Se

quanto sin qui affermato, è risaputo ai più, non è

altrettanto preso in considerazione che, lo stesso

potere, lo esercitiamo ogni volta che ci esprimiamo

tramite un dialogo interno. Durante una nostra

qualunque giornata, ha luogo nella nostra mente un

interminabile monologo che prosegue anche duran-

te la notte, in gran parte regolato da abitudini

nell’usare determinati vocaboli e toni. La grande

differenza è che se uno sconosciuto ci da dell’incapace, i

più reagiscono, si offendono e magari rispondono difen-

dendo con forza il proprio operato. Ma, con la nostra

“vocina” interiore, questo non viene fatto. Un numero

impressionante di persone si auto-massacrano, si auto-

limitano, quotidianamente per anni e anni, con frasi che

sminuiscono le proprie capacità, dicendo a se stessi frasi

che mai verrebbero accettate se fossero affermate da

altri. In questo modo, si convincono dei propri limiti ed

accettano sempre più, l’agonia di una vita insoddisfa-

cente, regolata da incapacità false ed auto-imposte, che

fanno scivolare nell’ autocommiserazione. Questa azione

distruttiva, determina la bassa autostima, e porta gli

individui a convincersi totalmente di lacune che, %

Il blocco renale è una condizione in cui il rene riduce

la produzione di urina progressivamente, ciò impedi-

sce ai reni di rimuovere le scorie e di eliminare i liqui-

di in eccesso.

La dialisi è il processo che consente di purificare il

sangue mediante un macchinario esterno chiamato

rene artificiale. In Italia sono circa in 50.000 i pazien-

ti in trattamento emodialitico che devono depurare il

sangue tre volte la settimana per quattro ore settima-

nali. La durata del trattamento renale sostitutivo in

pazienti uremici può durare moltissimi anni, spesso

tutta la vita, dato che l’unica alternativa ad un rene

artificiale, rimane il trapianto che purtroppo non può

essere garantito a tutti i pazienti con insufficienza

renale cronica allo stadio terminale, per scarsa dispo-

nibilità di organi e/o problematiche cliniche. Per ese-

guire questa terapia è necessario predisporre un acces-

so vascolare in grado di veicolare il sangue dalla per-

sona alla macchina depuratrice, inviarlo al filtro di

dialisi ad alti flussi per poi restituirlo alla persona. Si

rende quindi necessario realizzare un accesso vascola-

re definito “Fistola artero-venosa”, permanente ed

interna che avviene solitamente a carico degli arti

superiori, preferibilmente nell’arto superiore non do-

minante. L'intervento viene eseguito in anestesia lo-

cale in regime Day Hospital e non comporta proble-

matiche complesse a parte qualche piccolo dolore do-

vuto alla ferita e destinato a risolversi in pochi giorni

con la rimozione dei punti si sutura. Il monitoraggio

della ferita chirurgica nel post intervento e del carat-

teristico “trillo” da parte del personale sanitario non

devono essere sottovalutati.

L’ accesso vascolare confezionato, permette di otte-

nere un notevole aumento della pressione ematica

nella vena che essendo elastica si arterializza e au-

menta di diametro per essere facilmente accessibile

all'infissione di due aghi che durante la seduta dialiti-

ca vengono collegati al circuito extracorporeo del rene

artificiale. L’ ago arterioso serve a prelevare il sangue,

mediante l’utilizzo di una pompa ed un circuito ema-

tico, per poi farlo passare in un filtro, e restituirlo

depurato attraverso l’ago venoso.

Una serie di controlli elettronici completeranno il pro-

cesso che garantirà la sicurezza della persona assisti-

ta. Alcune volte il patrimonio vascolare non permette

di realizzare una fistola e quindi è necessario utilizza-

re dei materiali protesici pungibili o di posizionare un

catetere venoso centrale.

La FAV per essere ben funzionante deve avere un flusso

600-800 ml/minuto in sede distale, e un flusso di 800-

1500 ml/minuto in sede prossimale. Il confezionamento

di una fistola artero-venosa dovrebbe sempre precedere

l’inizio del trattamento emodialitico per non dover po-

sizionare cateteri venosi temporanei, non esporre la per-

sona assistita a complicanze infettive, e salvaguardare il

patrimonio vascolare nel paziente che verrà inserito

nelle liste di trapianto renale.

La FAV tende a modificare il circolo cardiaco producen-

do un aumento del lavoro del muscolo cardiaco. Il cuore

da parte sua cerca di compensare questa nuova situa-

zione che si va a sommare al continuo aumento / dimi-

nuzione della quantità di liquido circolante dovuto alla

dialisi. Il paziente dovrà quindi essere ben studiato

mediante esami diagnostici prima di essere inviato al

chirurgo vascolare per poter scegliere quale accesso va-

scolare è più idoneo. Ogni singolo vaso diventa un pa-

trimonio di inestimabile valore per la persona che deve

eseguire sedute dialitiche, a questa terapia è legata la

qualità della vita. Ogni volta che il paziente si sottopo-

ne al trattamento dialitico la fistola atero-venosa va

punta con due aghi di grande diametro ( 15-16 o 17G),

questo può portare a processi infiammatori, infettivi o

trombotici, che possono provocare problematiche lievi o

gravi fino rendere inutilizzabile la fistola.

L’osservazione del braccio, la scelta della zona di puntu-

ra ed una buona disinfezione eseguita alternando fre-

quentemente il disinfettante utilizzato permettono

l’aumento della durata della fistola. Indipendentemente

dal tipo di accesso vascolare che verrà confezionato è

fondamentale averne cura, controllando giornalmente

che la fistola sia funzionante ponendo due dita o utiliz-

zando un fonendoscopio sul punto dove è stata realizza-

ta l’anastomosi. L’accesso vascolare deve esclusivamen-

te essere utilizzato per la dialisi, mantenuto sempre pu-

lito, evitando di indossare vestiti stretti, non alzare

pesi, non dormire con il braccio di accesso sotto la testa

o il corpo, o misurare la pressione arteriosa su quel brac-

cio.

Bibliografia

Segoloni-Mangiarotti-Pacitti: La chirurgia degli accessi vascolari in

emodialisi. Editore Janseen-Cilag

Gunther Schonweib: La Dialisi. Editore Momento medico

Gessaroli: Accessi vascolari per emodialisi. Editore Minerva Medi-

ca,2002

Le fistole artero-venose in emodialisi: la vita del Paziente A cura di Tommaso Sabato

Pagina 9 Numero 1

Page 5: CAPS I

Studiando il fenomeno “violenza” in diverse aree di

Emergenza/Urgenza e nello specifico in Pronto Soccor-

so è emerso che il fenomeno cresce di anno in anno.

Vorrei in primis abbattere una volta e per sempre la

leggenda metropolitana che vede il paziente (e soprat-

tutto i parenti) vittime del sistema ed i medici gli am-

ministrativi, gli infermieri e gli altri professionisti sa-

nitari gli aguzzini dello stesso ovvero il braccio arma-

to della politica che in quel momento la fa da padro-

na; questo a volte è il background culturale, frutto di

luoghi comuni nutriti dalla televisione, ma nella mag-

gior parte dei casi chi è violento lo è a prescindere dal

luogo in cui si trova e dalla situazione politica del Pa-

ese. Caso diverso è quello che vede le persone/utenti

vittime di disservizi, nutrire un senso acuto di rabbia

nei confronti del personale sanitario: ma queste posso-

no essere situazioni in cui una persona ha un motivo

per odiare e che, talvolta, effettua azioni di acting-

out. La violenze in Pronto Soccorso è diversa, in

quanto si tratta di pazienti, familiari, parenti e amici

intimi. Questi atti di violenza provengono da senti-

menti di frustrazione, di vulnerabilità e di mancanza

di controllo per lo stato di salute del proprio caro e/o

per la non conoscenza dei percorsi di cura e quindi di

priorità sanitarie. La prevenzione della violenza può

attuarsi anche formando il personale ospedaliero tan-

to da poter riconoscere i pazienti e i familiari poten-

zialmente avvezzi alla violenza. Il modus operandi, la

comunicazione verbale e non verbale, la valutazione

personalizzata e in generale il front office, possono

migliorare con la formazione in materia di prevenzio-

ne della violenza. Alcune importanti misure preventi-

ve sono già in uso, come ad esempio monitor a circui-

to chiuso per la sorveglianza, e grazie a queste molte

volte si è riusciti a prevenire questa escalation di vio-

lenza. In alcuni casi sarebbe auspicabile identificare

anche i visitatori con distintivi, attuare le politiche di

trattamento delle persone/utenti per ridurre i tempi di

attesa, monitorare l'accesso in tutte le aree ospedale/

edifici e soprattutto, porte chiuse al Pronto Soccorso.

Per quanto detto è ovvio che la vittima più frequente

è l’infermiere e in alcuni casi il personale amministra-

tivo che negli ultimi anni è presente durante le ore

diurne al front office (più del 70% degli infermieri

subisce un’aggressione nella loro carriera, ma fino

all’80% degli incidenti non viene riportato), inoltre:

Il 60-70% delle aggressioni si determina tra le 19.00 e

le 03.30.

ortopedici, gli ambulatori psichiatrici.

fattore di rischio.

La violenza ha dei “segnali di avvertimento” come

l’arrabbiatura, il rifiuto dei regolamenti, atteggia-

menti aggressivi. Vanno considerati anche dimostra-

zioni quali: l’incremento dell’attività motoria, un au-

mento del tono vocale, un eloquio scurrile e violenza

contro oggetti o arredi. Bisogna sottrarre la persona

“aggressiva” dal contatto con altri pazienti, se

l’identificazione avviene al triage è opportuno far en-

trare la persona in sala visita (anche contro le regole

del triage), poiché i tempi d’attesa accelerano

l’escalation. Alcune procedure recitano che una volta

in contatto con persone violente bisogna lasciare le

porte aperte, avere a portata di mano il pulsante

d’allarme, rimanere sufficientemente distanti dopo

aver rimosso dal vestiario tutto ciò che può essere

utilizzato come arma impropria. Evitare di fissare la

persona prolungatamente negli occhi e non stargli

esattamente di fronte, assumere un atteggiamento

tranquillo ma determinato (non di sfida), cercate di

mettere la persona assistita o il parente a proprio agio

tanto da poter stabilire un contatto. In tutti i casi è

necessario imparare ad identificare precocemente la

persona potenzialmente aggressiva e mettere in atto

tecniche efficaci di de-escalation, quando queste tec-

niche falliscono può essere necessario ricorrere a misu-

re che vanno oltre il rapporto comunicativo e/o avva-

lersi dell’aiuto di altro personale competente. Una

persona agitata in alcuni casi richiede un’ approfondi-

ta valutazione medica finalizzata ad escludere un pro-

blema organico acuto. Concludendo è fondamentale

avere basi formative e professionali sempre più solide

in modo da evitare atteggiamenti scorretti che nel

tempo portano i professionisti a reazioni di accumulo

che sminuiscono la professionalità o ancor più si pos-

sono presentare problematiche tipo “burnout”. Paral-

lelamente vale la pena strutturare una spina dorsale

legislativa a sostegno delle Professioni Sanitarie e nel-

lo specifico per gli Infermieri che operano in aree di

Urgenza/Emergenza contro la violenza possibile sul

luogo di lavoro.

Bibliografia:

1 Violence and aggression in the emergency department (A. Ja-

mes, R.Modeley, A. Dove) New Scientist doc. 103.

2 Dati Ospedale Civile “Madonna del Soccorso” San Benedetto

del Tronto (conv. 2009), Infermieristica Solutions Now (NSN).

Pagina 8 Il Sapere Professionale

Violenza in Pronto Soccorso … A cura di Gianni di Tria non sono reali se non nel pensiero di chi le formula.

Le convinzioni sono tanto potenti e così profonda-

mente radicate in tutti noi, che rappresentano ciò che

siamo e, pur di non venir meno alle nostre convinzio-

ni, ci auto-sabotiamo nelle più svariate attività ed

occasioni, pur di confermare, a noi stessi, che il limite

che credevamo d’avere, effettivamente, ha avuto la

meglio. Eppure, le parole sono solo parole. Non sono

altro che un susseguirsi di lettere a cui attribuiamo

un significato e un’immagine di riferimento. La paro-

la “mela” non avrebbe alcun significato se la nostra

mente non vi collegasse l’immagine di un oggetto ro-

tondeggiante che riconosce come mela. La parola

“incapace” se ci fosse rivolta, provocherebbe in tutti noi

dei sentimenti negativi. Ma la parola in sé, non ha colpe,

non è quella successione di lettere a scatenarli; infatti se

dicessimo “incapace” ad un tedesco, non sortirebbe alcun

effetto e ci guarderebbe con curiosità o indifferenza, a me-

no che non la traducessimo in un susseguirsi di lettere che

per lui avrebbero un significato

analogo “unfähig”.

Compreso questo, si aprono

interessanti scenari che per-

mettono ad ognuno di noi di

nutrire la propria mente con

parole incoraggianti, poten-

zianti, che sappiano esaltare

le nostre capacità. Tutti noi

abbiamo una “cassetta degli

attrezzi” meravigliosamente

ricca, ma non la utilizziamo,

a volte per abitudine alla me-

diocrità, a volte per paura di

ciò che potremmo fare ed essere. Chiediti quali sono

gli stati d’animo negativi che più sovente provi du-

rante il giorno o durante la settimana. Ogni volta che

li senti nascere in te e li etichetti con la parola corri-

spondente, fornisci la mente di immagini sempre più

negative, che ti consumeranno energie positive, en-

trando in una spirale al ribasso. Quante volte ci dicia-

mo in una giornata “sono stanco” oppure “sono ar-

rabbiato” o ancora “ho paura”. Più ce lo diciamo e

più prende forma e si solidifica nel nostro pensiero,

nel nostro modo di essere e di agire. È stato ampia-

mente provato che è molto utile, individuati gli stati

d’animo depotenzianti che più spesso incontriamo,

sostituire le parole che li descrivono con altre, poten-

zianti. Invece che essere sempre “umiliato” prova a

dire a te stesso che sei “stupito” oppure “a disagio”,

sostituisci le volte che provi “rabbia” con la frase

“provo delusione” e le volte che senti d’essere

“stressato” inizia a dirti che sei “molto impegnato”.

Puoi ovviamente creare tue trasformazioni linguisti-

che a patto che ti facciano sentire meglio delle prece-

denti. Nel giro di pochi giorni le variazioni al tuo vo-

cabolario modificheranno la percezione che la mente

ha della realtà, dando una nuova visione della propria

vita, rendendola meno gravosa e permettendoti di far

emergere le tue potenzialità con cui puoi affrontare

meglio gli avvenimenti del quotidiano.

Gli accadimenti in sé non sono né positivi né negativi.

Le situazioni sono solo situazioni. Siamo noi che, ad

ogni vissuto, diamo un significato positivo o negativo

che condizionerà il nostro stato d’animo, le nostre

azioni ed i nostri risultati. I critici che non vogliono

accettare questa verità affermano indignati che un

terremoto è, e può essere, solo negativo. Ovviamente

è il modo di pensare tipico di chi cerca, sempre ed in

ogni caso, delle scuse a cui addossare i propri falli-

menti e per non doversi adoperare per progredire.

Troppa fatica, meglio

quindi continuare a la-

mentarsi. Però, si conta-

no a migliaia i casi dove,

dopo una sciagura, han-

no trovato più forza,

maggiore coraggio, più

determinazione, ricono-

scendo poi che, se non

fosse avvenuta la disgra-

zia, non avrebbero mai

realizzato ciò che poi so-

no stati capaci di concre-

tizzare.

La mente può tutto. Può farci vivere in paradiso o

all’inferno. Ma la mente non ha vita propria. La men-

te è tua, è mia, è di ognuno di noi. Abbiamo l’obbligo

di imparare a governare i nostri pensieri e non di ac-

cettare il contrario. In questo modo la nostra vita

avrà gli eventi di ogni altra persona ma li sapremo

affrontare con una determinazione ed un coraggio che

ci permetterà di non trovare più, sulla nostra strada,

dei problemi da risolvere, ma delle opportunità da cui

imparare e crescere.

Sai qual è la cosa strana? Che tutti coloro che apprez-

zano questa filosofia di vita e conquistano la padro-

nanza del proprio pensiero, come per incanto, vanno

incontro ad una vita più luminosa. Non è facile? Nul-

la è semplice sino a che non lo sai fare, e non saprai

mai fare niente, se prima, non ci provi. Prova. Diven-

ta padrone della tua vita.

Pagina 5 Numero 1

Page 6: CAPS I

Molti e complessi problemi si presentano a chi sia

chiamato a coordinare un’unità operativa, un servi-

zio, o quant’altro, indipendentemente dalla tipologia

numerica, dal tipo di prestazione che si offre, dal

numero di personale da gestire: la soluzione di questi

problemi richiede, non solo una disposizione d’animo

aperta e sensibile, ma anche un’adeguata prepara-

zione tecnica. Una visione ampia e aperta della vita,

conoscere e comprendere i problemi degli altri, retti-

tudine nell’agire e coraggio nell’affrontare le proprie

responsabilità sono requisiti indispensabili per chi

svolge questo ruolo. Ma accanto a queste qualità di

base, occorre una visione pratica e quotidiana di tut-

te le piccole e grandi difficoltà che ostacolano l’opera

di chi debba coordinare un posto di lavoro con per-

sone non legate fra loro da nessun vincolo di paren-

tela o d’affetto. Primo dovere è quello di far sì che il

compito quotidiano non si esaurisca semplicemente

impartendo ordini, ma comprenda anche la creazio-

ne di un’atmosfera nella quale ogni individuo possa

sentirsi inserito, e trovi mezzi e incentivi allo svilup-

po della propria personalità professionale. Oggi inve-

ce, il mondo del lavoro si trova in una situazione

opposta, il senso di appartenenza al luogo di lavoro,

che ogni coordinatore deve rilevare e far sviluppare

al lavoratore, quando manca, non fa altro che creare

sconforto e abbandono: ed è questo quel che succede

nel sistema Sanità del nostro paese. Non è un’opera

facile, poiché sono molti gli ostacoli da abbattere

prima di arrivare a risultati incoraggianti: ma quello

che non deve mai avvenire in un luogo di lavoro, e

questo sarà compito del coordinatore, per quanto di

sua competenza, è l’apatia, l’indifferenza,

l’insofferenza, la ribellione nei confronti del proprio

lavoro. Con calma, ma soprattutto con obiettività,

chi coordina le varie figure professionali, ne studierà

le cause e ne valuterà l’importanza e il significato,

decidendo di volta in volta se ignorarle o soffermarsi

ad esaminarle e correggerle, cercando di capire se si

tratta di un sintomo presente nel singolo lavoratore

o di un numero maggiore di lavoratori coinvolti. In

altri termini il problema va visto a 360 gradi, infatti

un ambiente infelice spesso parte da chi sta dietro la

scrivania. Tutto ciò, naturalmente va accompagnato

da un approfondito esame sulle cause che determina-

no queste manifestazioni, fino a raggiungere

quell’equilibrio fra dovere e gratificazione senza il

quale non è possibile un sereno svolgersi della vita

lavorativa e quindi il raggiungimento degli obiettivi.

Il Coordinatore dovrà svolgere una grande opera di

incoraggiamento che consiste nel:

- dimostrare fiducia a tutti i lavoratori;

- incoraggiare le piccole iniziative;

- formare gruppi e sottogruppi con e senza la

presenza del Coordinatore stesso, affinché si

affrontino con serenità e professionalità tutte

le problematiche che quotidianamente il singo-

lo lavoratore si trova ad affrontare;

- valorizzare le risorse di ciascuno, nessuno e-

scluso, senza ferire la suscettibilità di nessuno.

L’esempio di buona volontà, collaborazione, com-

prensione deve partire in primis dal Coordinatore per

avere la maggiore efficacia possibile, per questo i suoi

obiettivi non devono essere solo di carattere materiale

ma anche e soprattutto morale.

La sua vicinanza, il suo esempio, il suo aiuto concreto

varranno più di qualunque esortazione verbale. Non

si dirige un luogo di lavoro solo dal proprio ufficio,

ma stando fra le persone, nel limite del possibile, par-

lando con loro in maniera semplice, chiara e cordiale,

esponendo argomenti, fatti, esperienze e chiedendo ed

ascoltando l’opinione di tutti. All’interno di questo

quadro generale di comportamento, il coordinatore

deve assolutamente stabilire delle priorità fra gli o-

biettivi che si propone di raggiungere all’interno del

proprio settore. Da ciò nasce la necessità, se non di

uniformare, quanto meno di attenuare al massimo i

contrasti fra tante mentalità diverse e figure profes-

sionali diverse, e di farlo nel rispetto della personalità

di ciascuno. Di grande aiuto, in queste circostanze, è

la libera discussione fra i lavoratori, affinché si giunga

ad un’interazione positiva fra i membri del gruppo.

Compito di chi coordina è di conciliare, non di livella-

re le posizioni di tanti individui diversi poiché, questa

posizione spesso da origini a reazioni conflittuali.

Comportarsi con cordiale semplicità, discutere senza

offendere anche le opinioni meno accettabili, essere

energici e gentili, rende accettabili anche qualche

indispensabile imposizione.

Un buon coordinatore non si lascia condizionare da

giudizi o opinioni personali, e non esprimerà mai pa-

Pagina 6 Il Sapere Professionale

Clima Organizzativo: il ruolo del Coordinatore infermieristico A cura di Antonio Busacca

Infermiere, U.O. di Anestesia e Rianimazione e Neurorianimazione, AO San Carlo Borromeo, Milano

reri avventati, prima di aver avuto a disposizione ogni

elemento di giudizio. Deve inoltre creare

un’organizzazione in grado di assolvere con correttezza

e puntualità ai compiti che le sono propri. In un am-

biente disorganizzato, dove il lavoro non si svolge se-

condo ritmi e comportamenti ben consolidati, è molto

difficile che individui già provati da situazioni pesanti

(responsabilità, stress, carichi di lavoro, turnistica,

ecc.) possano trovare serenità e spirito collaborativi. Il

caos in un ambiente del genere porta al collasso del

sistema stesso con conseguenze per l’Azienda e per chi-

unque usufruisca di quel servizio. Un controllo assiduo

e intelligente, quanto discreto, dell’ambiente lavorati-

vo è indispensabile da parte di chi coordina, per coglie-

re le varie necessità e i punti di forza e di debolezza

dell’organizzazione; una verifica puntuale, precisa,

costante dell’organizzazione e del personale sono ele-

menti su cui bisogna continuamente lavorare ed insi-

stere.

Conclusioni

La psicologia del lavoro suggerisce che dare all’intera

equipe l’opportunità di sentire che può influenzare e

anche modificare l’ambiente professionale, tende ad

aumentare la motivazione e a ridurre lo stress. Svilup-

pare il pensiero critico e le capacità decisionali dei pro-

fessionisti della salute è importante per lavorare effi-

cientemente. Quando tutti i professionisti di ogni livel-

lo credono di lavorare per un obiettivo comune e vali-

do, i risultati sono migliori e gli obiettivi dell’intera

Pagina 7 Numero 1

Unità Operativa vengono raggiunti più facilmente.

A tale proposito, un ruolo chiave del Coordinatore è

di fornire questa coerenza non solo all’interno

dell’Unità, ma soprattutto integrando le visioni di

tutti gli utilizzatori del servizio, pazienti e familiari

compresi.

Non è difficile diventare un Coordinatore, quello che

più è difficile è essere riconosciuto dal gruppo come

un buon Coordinatore.

Bibliografia

Comunicare col tuo staff. Strategie per migliorare la coe-

sione e il lavoro di gruppo, a cura di K. Powell,American

Medical Association, il Pensiero Scientifico Editore, Ro-

ma, 2006

L’infermiere coordinatore e la total quality management

(TQM), a cura di D. Scafi, A. Aguzzi, F. Scoppetta,

pag.22-26, N&A, Mensile italiano del soccorso, anno 17,

vol.185, editore Pagina, Pistoia, marzo 2008

Empowerment in Pronto Soccorso, Emergency Oggi, men-

sile di emergenza sanitaria, anno XV n.4, pag.18-22, edi-

tore Key Communication, a cura di N. Ramacciati, aprile

2009, Parma

Il ruolo del coordinatore infermieristico nei servizi ad alta

criticità assistenziale, a cura di D. Scafi, F. Scoppetta, A.

Aguzzi, A. Berti, T. D’Onofrio, F. Tesi, pag.12-15, N&A,

Mensile italiano del soccorso, anno 17, vol. 190, editore

Pagina, Pistoia, agosto 2008