Capodanno Taizè Roma al Centro Betania

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“E SE UNA VOCE SOLA SI SENTE POCO INSIEME A TANTE ALTRE DIVENTA UN CORO!” Testimonianza di Jessica Ci siamo, il 27 dicembre è arrivato! Tutto è pronto, sono partita da casa con zaino, valigia, entusiasmo, un bel sorriso sul volto e tanta voglia di vivere, conoscere, imparare e incontrare. A Milano ho trovato i miei compagni di avventura, altri otto ragazzi carichi anche loro di tante buone aspettative per vivere una bella esperienza. Velocemente il treno ci ha accompagnato a Roma dove subito siamo stati accolti con gioia e affetto. Rivedere volti già conosciuti è stato per me fonte inesauribile di gioia e incontrarne nuovi ha alimentato la mia curiosità e la mia voglia di costruire nuovi legami. Il 27 sera abbiamo vissuto un momento introduttivo di conoscenza di noi e di quello che saremmo andati a vivere. Due frasi mi sono state donate all'inizio di questa settimana a Roma “c'è una gioia che niente e nessuno ti può toccare” e “la prima condizione è lasciarsi donare qualcosa, non essere autosufficienti, non fare tutto da noi perché non lo possiamo, ma aprirci alla consapevolezza che il Signore dona realmente!”. Custodendo queste parole mi sono addormentata, pronta per incominciare questo pellegrinaggio interiore (chiamato così da Frère Alois). Tutto comincia con la fiducia riposta in noi da Dio è importante accogliere lo sguardo di fiducia che Dio rivolge su ciascuno di noi. Il 28 mattina Roma era pronta per accogliere 40 mila giovani provenienti da tutta Europa, tutta la giornata è stata adibita alle sistemazione dei vari giovani nelle tante parrocchie e famiglie ospitanti; noi già comodamente sistemati dalla sera precedente presso il centro Betania dalle suore della Carità in mattinata ci siamo recati presso l'Istituto Santa Maria per ritirare il kit di partecipazione al raduno con il libretto del programma, il pass per i mezzi di trasporto e la tessera di partecipazione da presentare ai pasti. Già da subito ho iniziato a respirare un'aria internazionale, è stato bello vedere tanti gruppi di giovani provenienti da paesi diversi arrivare a Roma cantando e sorridendo per la stessa cosa. In serata è iniziato ufficialmente il raduno con la prima preghiera nella basilica di Santa Maria Maggiore terminata con le parole di Frère Aloise con le quali ci ha invitato a provare a camminare verso una più profonda comunione con Dio e con gli altri. Tutte le preghiere organizzate, dalla prima all'ultima, erano strutturate alla stesso modo con i canti di taizè, i famosi canoni ripetuti più volte, accompagnati da più strumenti che da subito sono riusciti a trasportarmi nella magia della musica; momenti di silenzio; lettura biblica spesso letta in più lingue e una breve meditazione di un frère.

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Testimonianze del Capodanno con Taizè

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“E SE UNA VOCE SOLA SI SENTE POCO

INSIEME A TANTE ALTRE DIVENTA UN CORO!”

Testimonianza di Jessica

Ci siamo, il 27 dicembre è arrivato! Tutto è pronto, sono partita da casa con zaino, valigia, entusiasmo, un bel sorriso sul volto e tanta voglia di vivere, conoscere, imparare e incontrare. A Milano ho trovato i miei compagni di avventura, altri otto ragazzi carichi anche loro di tante buone aspettative per vivere una bella esperienza. Velocemente il treno ci ha accompagnato a Roma dove subito siamo stati accolti con gioia e affetto. Rivedere volti già conosciuti è stato per me fonte inesauribile di gioia e

incontrarne nuovi ha alimentato la mia curiosità e la mia voglia di costruire nuovi legami. Il 27 sera abbiamo vissuto un momento introduttivo di conoscenza di noi e di quello che saremmo andati a vivere. Due frasi mi sono state donate all'inizio di questa settimana a Roma “c'è una gioia che niente e nessuno ti può toccare” e “la prima condizione è lasciarsi donare qualcosa, non essere autosufficienti, non fare tutto da noi perché non lo possiamo, ma aprirci alla consapevolezza che il Signore dona realmente!”.

Custodendo queste parole mi sono addormentata, pronta per incominciare questo pellegrinaggio interiore (chiamato così da Frère Alois). Tutto comincia con la fiducia riposta in noi da Dio è importante accogliere lo sguardo di fiducia che Dio rivolge su ciascuno di noi. Il 28 mattina Roma era pronta per accogliere 40 mila giovani provenienti da tutta Europa, tutta la giornata è stata adibita alle sistemazione dei vari giovani nelle tante parrocchie e famiglie ospitanti; noi già comodamente sistemati dalla sera precedente presso il centro Betania dalle suore della Carità in

mattinata ci siamo recati presso l'Istituto Santa Maria per ritirare il kit di partecipazione al raduno con il libretto del programma, il pass per i mezzi di trasporto e la tessera di partecipazione da presentare ai pasti. Già da subito ho iniziato a respirare un'aria internazionale, è stato bello vedere tanti gruppi di giovani provenienti da paesi diversi arrivare a Roma cantando e sorridendo per la stessa cosa. In serata è iniziato ufficialmente il raduno con la prima preghiera nella basilica di Santa Maria Maggiore terminata con le parole di Frère Aloise con le quali ci ha invitato a provare a camminare verso una più profonda comunione con Dio e con gli altri. Tutte le preghiere organizzate, dalla prima all'ultima, erano

strutturate alla stesso modo con i canti di taizè, i famosi canoni ripetuti più volte, accompagnati da più strumenti che da subito sono riusciti a trasportarmi nella magia della musica; momenti di silenzio; lettura biblica spesso letta in più lingue e una breve meditazione di un frère.

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Le giornate erano strutturate più o meno nello stesso modo: la mattina iniziava con la preghiera nella parrocchia ospitante e proseguiva con momenti di condivisione in gruppo, verso le 11 ci si dirigeva assieme al Circo Massimo per ritirare il pranzo da consumare al momento, insieme alla cena. Il pomeriggio era strutturato in due momenti di

preghiera distribuiti nella varie Basiliche di Roma, uno alle 14 e 30 e uno alla fine del pomeriggio alle 19 e 30. Tra una preghiera e l'altra vi era la possibilità di scegliere tra i tanti laboratori e passare il pomeriggio svolgendo delle attività. Finita la preghiere della sera verso le 21 e 30 si rientrava a casa stanchi, ma soddisfatti.

Due momenti significativi che hanno interrotto la “normalità” sono stati l'incontro con il Papa il 29 dicembre in piazza San Pietro e la veglia del 31 dicembre in attesa del nuovo anno. Vale la pena dire due parole su questi momenti intensi. Siamo arrivati in piazza san Pietro verso le 15 per attendere l'apertura della piazza. Mi ha affascinato molto vedere che con il passare del tempo lo spazio si riempiva sempre di più: tanti volti, tante voci differenti a poco poco hanno colorato l'intera piazza pronta ad accogliere il Papa. Mi guardavo intorno, tanti giovani come me, c'era chi pregava, chi cantava, chi aspettava...tante nazionalità, ma una cosa in comune, forse la più importante: LUI! Quanta forza...questo sentirsi in comunione con gli altri; questo non sentirmi sola mi ha trasmesso tanto entusiasmo. Il silenzio che ha avvolto la piazza al momento dell'adorazione della croce è stato molto emozionante. Ho davvero sentito la Sua presenza in mezzo a noi, la presenza di un Dio che si fa uomo, piccolo e ama, gioisce, piange con noi. Questo è stato un momento molto intenso che difficilmente cancellerò dalla mente e dal cuore.

L'altro momento significativo che abbiamo vissuto durante questo “pellegrinaggio di fiducia” è stato la veglia che ci ha accompagnato all'ingresso del nuovo anno. Non è stato facile mantenere la concentrazione mentre da fuori i rumori dei petardi disturbavano la preghiera, ma è stato bello vedere come ognuno era aiuto per l'altro... ho proprio sperimentato questo: bastava uno sguardo, un canto, una preghiera, una parola sussurrata per capire l'importanza e la bellezza di essere lì davanti alla croce illuminata dalle nostre candele ad affidarci ancora una volta al Suo Amore, a chiederGli con insistenza di

rischiarare il nostro cammino, anche e soprattutto nelle nostre notti.

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Non è semplice per me riuscire a trovare le parole giuste per testimoniare la gioia che è cresciuta e che sta crescendo dentro di me dopo questo cammino di silenzio con Dio ma devo provarci, devo accogliere l'invito di Benedetto XIV: “Cari giovani! Conservate il vostro entusiasmo, la vostra gioia, quella che nasce dall'aver incontrato il Signore e sappiate comunicarla ai vostri coetanei. Chi ha conosciuto la gioia dell'incontro con Cristo, non può tenerla chiusa dentro di sé, ma deve irradiarla!”. Durante questa esperienza ho raccolto tanti volti, tanti sguardi, tante preghiere, tanti

sorrisi, tante lacrime, tanti canti e tante parole. Questa varietà mi ha colpito particolarmente perché mi ha dato la certezza di credere in Qualcuno che veramente ci ama, di non essere la sola a voler provare ad ascoltare questo Padre. Oggi siamo sempre più immersi in una società che sembra voler nasconderLo, sembra vergognarsi di Colui che dà la vita e dà senso ad ogni momento. Questo a volte rischia di demoralizzare e scoraggiare. Non facciamoci travolgere dalla banalità che omologa e nasconde, ma facciamo sentire la nostra voce, siamo in tanti e non siamo soli.

Il 2 gennaio assieme al mio bagaglio cosa mi sono portata via da questa bella e entusiasmante esperienza? Sicuramente la bellezza e la ricchezza del modo di pregare di Taizè, la musica, i canti e il silenzio si sono confermati ottimi compagni di vita e me li porto sicuramente via custodendoli nel cuore con la voglia di volerli utilizzare e fare miei nella mia quotidianità. Assieme a questo mi

porto sicuramente via questo clima d'internazionalità che ho respirato costantemente in questi giorni, mi tornerà sicuramente utile nei momenti difficili, perché può infondere tanto coraggio perché ti fa sentire accolta in una grande famiglia guidata e sostenuta da un unico Padre; e in ultimo mi porto via i volti di tutte le persone che hanno vissuto con me questo capodanno alternativo.

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Stupita dal clima accogliente, affettuoso che da subito è nato all'interno del gruppo ringrazio tutti dal primo all'ultimo per aver reso questo esperienza indimenticabile. Un ringraziamento particolare alle suore che con amore, pazienza e gioia ci hanno accompagnato in questo bella avventura che scrive un altro pezzo del mio cammino!

Jessica

Capodanno alternativo…. molto alternativo Ed eccoci qua a scrivere di un’altra esperienza appena terminata. Si tratta del Capodanno alternativo con Taizè svoltosi a Roma dal 27 dicembre 2012 al 2 gennaio 2013 con i giovani di tutta Europa e non solo. Per circa una settimana Roma è stata invasa da una miriade di ragazzi di ogni confessione cristiana che si sono ritrovati nel capoluogo

italiano per incontrarsi, per pregare per la pace e per “andare alle sorgenti della Fede” non da soli, ma insieme, uniti dal desiderio di ricambiare l’amore di Colui il quale ci ha amati per primi. La parola “incontro” è la chiave per ripercorrere i vari momenti di questa esperienza.

LL’’IINNCCOONNTTRROO TTRRAA II RRAAGGAAZZZZII DDEELL NNOOSSTTRROO GGRRUUPPPPOO Io faccio parte del piccolo gruppetto di 10 persone partite da Milano alla volta di Roma con tanta gioia nel cuore, tanto entusiasmo e tanta voglia di partecipare a questa iniziativa. A casa Betania, siamo stati accolti

calorosamente dalle suore della carità che hanno fatto trovare a ciascuno di noi un comodo letto e una doccia calda, accompagnati da quei piccoli gesti che rendono il tutto familiare.

Si sa…. Come ha detto una volontaria di Taizè “dalle suore si sta sempre bene”, altri ragazzi invece hanno dormito alla fiera di Roma, privati di tutti i soliti confort. Noi di Milano non eravamo i soli….. a camminare insieme e sotto lo stesso tetto c’erano anche i nostri amici provenienti da tutta Italia, ma che dico?? Da tutta Europa, Milano Reggio Emilia, Napoli, Roma, Bucarest( Bucuresti) e Besançon. Molti di loro erano volti già conosciuti, altri invece nuovi. Si è istaurato sin da subito un clima di condivisione, di fratellanza nonostante le barriere linguistiche ( mea culpa

mea maxima culpa, non sono molto ferrata nelle lingue… ma mi impegnerò a porre rimedio a questo mio limite), le differenze culturali ed anche di età. Mi sembrava di vivere Taizè in miniatura. Ciò che ci univa era il Vangelo, la Parola che unisce i nostri cuori nel nome di Dio. Là dove non arrivava la parola, la comunicazione avveniva con uno sguardo, con un sorriso, tramite gli occhi, una lacrima di gioia, un abbraccio, una stretta di mano, creando così una forte intesa. Le condivisioni, a parte quelle in cui eravamo divisi in piccoli gruppetti,

avvenivano in modo spontaneo, di notte o durante i vari pellegrinaggi per le strade di Roma. Avevamo voglia di comunicare, di trasmettere la rivoluzione che avveniva dentro di noi, di consegnare all’altro una parte di noi da custodire e da proteggere. Tutto questo ha favorito la nascita di amicizie autentiche con una base solida, Gesù.

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E’ sorprendente come in quei giorni, quando molti ragazzi sono alla ricerca di un divertimento, di uno svago il più delle volte effimero, vuoto e senza senso, più di 40mila

giovani da tutta Europa si siano ritrovati a pregare nei luoghi dove ha avuto origine la nostra fede!! E’ il caso proprio di dirlo “è stato un Capodanno alternativo molto alternativo”.

IINNCCOONNTTRROO CCOONN II TTEESSTTIIMMOONNII DDEELL VVAANNGGEELLOO

IIMMPPEEGGNNAATTII AA RRIISSPPOONNDDEERREE AALLLLEE SSFFIIDDEE DDII OOGGGGII Taizè è anche un’opportunità di incontrare testimoni che hanno fatto del Vangelo uno stile di vita, grazie al quale sono capaci di cogliere e di affrontare ogni giorno nuove sfide. Ho avuto l’occasione di partecipare a due laboratori. Domenica 30 dicembre ho ascoltato l’esperienza di Osman, un ragazzo di 24 anni che è scappato dalla Somalia, uno dei paesi africani più colpiti dalla piaga della guerra. Ora la sua condizione è quella di rifugiato politico ed è ospitato al centro Astalli di Roma. Lunedì 31 dicembre invece ho partecipato all’incontro intitolato “Creare lavoro, cambiare le mentalità, combattere la cultura dell’illegalità” tenuto dai membri dell’associazione “Libera”. I volontari ci hanno raccontato quanto questo cancro, chiamato mafia, sia pericolosa non solo

perchè essa è un’organizzazione criminale, ma anche perché è diventata un vero e proprio modo di vivere, Per questo motivo risulta ancora più difficile combatterla, cambiare “la mentalità” della gente. Questo male non agisce solo nel sud d’Italia, ma ha preso piede anche al nord. E’ ora di agire di combattere contro questo cancro che dilaga, che si attecchisce nel nostro territorio, mietendo sempre più vittime. L’associazione “Libera”, nata il 25 marzo del 1995, si batte per la promozione di una legge che consente di utilizzare i terreni confiscati alla mafia comprando i prodotti non di stampo mafioso. Non restiamo indifferenti, togliamoci le bende dagli occhi, è un problema che riguarda tutti noi.

Un’altra testimonianza forte è stata il racconto di suor Laura Amico, una suora della carità di Santa Giovanna Antida Thouret. Suor Laura si occupa dei ragazzi di strada quelli “lontani”, quelli più difficili da avvicinare. La cosa che mi ha colpito è stato il modo con il quale lei si è avvicinata a loro, ossia è entrata nelle loro vite delicatamente, facendosi conoscere poco alla volta senza forzare la mano. Mentre raccontava la sua esperienza, qualunque persona avrebbe potuto leggere sul suo volto la gioia di portare l’annuncio del Vangelo con semplicità, non tanto con le parole, ma con i fatti.

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LL’’IINNCCOONNTTRROO CCOONN LLUUII Durante la giornata sono stati diversi i momenti di preghiera vissuti secondo lo stile inconfondibile di Taizè. Una delle caratteristiche di questi incontri erano le canzoni o “canoni di Taizè”, ossia la ripetizione di brevi passi della Bibbia alternati da un salmo e da un brano di Vangelo. Questo modo di pregare mi ha aiutato molto a fare silenzio sia con la voce, rispettando chi mi era seduto accanto, sia interiore. Raggiungere quest’ultimo non è sempre stato facile. A volte si ha paura del silenzio, di mettersi a nudo davanti a Dio, si ha timore di mostrarsi per ciò che si è, con le nostre fragilità e con i nostri limiti. Quando però arrivi a capire che Lui ci ama così come siamo, che accetta le nostre debolezze, ti senti amato, voluto bene, non ti importa più del superfluo, non ti interessa quello che possono dire o pensare gli altri, perché sei lì te e Lui e basta, tanto che una basilica stracolma di giovani ti sembrerà essere vuota. In quel momento senti veramente che “Il Signore ti

ristora, Dio non allontana, il Signore viene ad incontrarti, viene ad incontrarti”. Ed è vero, viene, si fa sentire, bussa alla porta del nostro cuore e se gli consenti di entrare provi una gioia vera.

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E’ come svuotare un contenitore colmo della nostra fragilità umana; a fare ciò non sei solo, senti che Egli è presente, che ti aiuta a svuotare quel contenitore e a riempirlo di quella pienezza che solo Lui sa e può dare. Tutto questo ti dona la voglia e il coraggio di uscire di chiesa, di annunciare a tutti che incontrarLo è possibile, proprio come è successo agli apostoli durante il giorno di Pentecoste. “Ed essi stavano riuniti nello stesso luogo” e all’improvviso quel luogo si riempì di

Spirito Santo e dopo che Esso si è posato su di loro, gli apostoli “cominciarono a parlare in altre lingue” e trovarono la forza di portare in tutto il mondo il messaggio di pace della Buona Novella. Vorrei ancora scrivere scrivere e scrivere, sono tanti i doni che ho ricevuto da questa esperienza. Nella semplicità dico che mi è piaciuta, mi sono trovata davvero bene. Ringrazio di cuore le suore della carità che ci hanno ospitato e accolto.

PPEELLLLEEGGRRIINNAAGGGGIIOO DDII FFIIDDUUCCIIAA SSUULLLLAA TTEERRRRAA

Testimonianza di Francesca Partiamo per Roma! 9 ragazzi si ritrovano come stabilito alla stazione di Milano Porta Garibaldi, tra canti e chiacchiere trascorrono le ore in treno. Giunti a Roma prendono il bus e arrivano al “Centro Betania” luogo di ritrovo per i giovani che hanno aderito alla proposta del capodanno alternativo con le suore.

Siamo un gruppo molto numeroso proveniente da tutta Italia, dalla Francia e dalla Romania. Subito ci rendiamo conto dell’internazionalità del gruppo e dell’esperienza che andremo a vivere con gli altri giovani. Nonostante le differenze e difficoltà soprattutto comunicative (ringraziamo i vari traduttori!) è stato molto bello condividere insieme questi giorni di preghiera ed assaporare che siamo

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tutti in cammino ognuno con i propri ritmi e il proprio posto nel mondo; ma in quel momento eravamo tutti insieme per compiere il pellegrinaggio di fiducia sulla terra a Roma nello stile di Taizè. Sono stati giorni di incontri con tanti altri giovani europei e non, che condividono e vivono come noi la fede in Gesù. In ogni attività eravamo chiamati a manifestare la nostra fede dai momenti più intensi di preghiera all’interno delle basiliche ai momenti di svago. Attraverso il canto e il cammino caratteristici del pellegrino, ogni giovane ha voluto interrogarsi e interrogare la città di Roma: in chi credo? Ripongo la mia fiducia in Dio? Il vero cristiano è un pellegrino sempre in movimento, irrequieto, mai appagato; ma nella gioia di camminare tutti assieme e nel canto, è stato possibile condividere le fatiche quotidiane. È stato bello seppur sofferto il racconto di un ragazzo rifugiato costretto a

scappare dalla Somalia: il suo paese natale, perché quel posto non era più sicuro per lui. Dove andare? Fu importante incontrare e conoscere altri ragazzi per farsi degli amici e continuare a vivere.

Il pellegrinaggio era caratterizzato da momenti di preghiera, ma soprattutto di silenzio. È sorprendente vedere una chiesa ricolma di giovani, immersi in canti e in preghiera e non importa la tipologia di lingua o di credo, siamo tutti uguali e tutti desideriamo Qualcosa di più alto. Un fiume umano in riverente silenzio e attento ha inondato ogni angolo delle basiliche e della città. Certo, ho affermato “silenzioso”, ma ciò non significa che questo silenzio fosse pace, anzi al contrario mi

ha creato più confusione! Io che desideravo tanto trovare la pace, mi sono imbattuta in un silenzio che mi ha interrogato in prima persona e non mi ha concesso un po’ di tranquillità. Del resto l’abbiamo detto, il pellegrino è in cammino proprio perché è inquieto. Ma non mi sono sentita sola, perché camminavo e cammino con tante persone e a Roma si percepiva la comunione e l’amicizia sia tra di noi, sia tra i popoli con un semplice sorriso o un canone di Taizè, ci si sentiva fratelli senza neanche parlarsi o conoscersi.

In questo incontro l’immagine simbolo non poteva che essere l’icona copta dell’amicizia nella quale Cristo abbraccia l’abate Mena. Questa amicizia infatti è prima di tutto con Gesù, dobbiamo quotidianamente stringere questa relazione con Dio per guardare in modo diverso la nostra vita e dare una svolta alla solitudine che riempie il nostro vivere. “Essere in relazione con Dio è fare qualcosa senza saperlo ma con Lui, non da soli ed è l’esperienza di Pietro e di tutti gli uomini. Non dobbiamo pensare di capire, ma avere fiducia”. Così diceva un frére nel laboratorio sul vissuto di Pietro. Gesù entra in relazione con Pietro attraverso una richiesta di fiducia e Pietro “getta le reti”, ma ha un’immagine di sé riduttiva che non gli permette di riconoscere Gesù come Colui che lo può cambiare e andare oltre le sue debolezze. Signore, aumenta la nostra fede per incontrarti e riconoscerti nei fratelli e nel nostro cammino quotidiano! Andiamo avanti tutti insieme in comunione così come abbiamo iniziato insieme questo nuovo anno! Francesca