CAPITOLO Una rivisitazione dell’economia aperta: il...

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94 CAPITOLO 12 Una rivisitazione dell’economia aperta: il modello di Mundell- Fleming e il regime dei tassi di cambio Domande di ripasso 1. Nel modello di Mundell-Fleming, a fronte di un aumento delle imposte la curva IS * si sposta verso sinistra. Se i tassi di cambio sono liberi di fluttuare, la curva LM * non viene in- fluenzata. Come mostra la figura 12.1, il tasso di cambio si deprezza, mentre il reddito ag- gregato rimane inalterato. Il deprezzamento del tasso di cambio provoca un aumento del saldo commerciale. A B Y Reddito, prodotto e Tasso di cambio IS 2 * * IS 1 LM * Figura 12.1 Se invece il tasso di cambio è fisso, lo spostamento a sinistra della curva IS * provoca una contrazione dell’offerta di moneta, necessaria affinché il tasso di cambio rimanga invariato. Come mostrato nella figura 12.2, la curva LM * si sposta da LM * 1 a LM * 2 , il prodotto aggre- gato diminuisce e il tasso di cambio rimane al livello iniziale. Le esportazioni nette possono variare solo se varia il tasso di cambio o se la curva delle e- sportazioni nette si sposta: nessuno dei due eventi si verifica in questo caso, quindi le espor- tazioni nette rimangono invariate. Possiamo trarre la conclusione che in una economia aperta la politica fiscale è in grado di influenzare il prodotto aggregato in un regime di tassi di cambio fissi, ma non ha alcuna ef- ficacia con tassi di cambio fluttuanti.

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CAPITOLO 12

Una rivisitazione dell’economia aperta: il modello di Mundell-Fleming e il regime dei tassi di cambio

Domande di ripasso

1. Nel modello di Mundell-Fleming, a fronte di un aumento delle imposte la curva IS * si sposta verso sinistra. Se i tassi di cambio sono liberi di fluttuare, la curva LM * non viene in-fluenzata. Come mostra la figura 12.1, il tasso di cambio si deprezza, mentre il reddito ag-gregato rimane inalterato. Il deprezzamento del tasso di cambio provoca un aumento del saldo commerciale.

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YReddito, prodotto

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IS2* *IS

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LM*Figura 12.1

Se invece il tasso di cambio è fisso, lo spostamento a sinistra della curva IS * provoca una contrazione dell’offerta di moneta, necessaria affinché il tasso di cambio rimanga invariato. Come mostrato nella figura 12.2, la curva LM * si sposta da LM *1 a LM *2, il prodotto aggre-gato diminuisce e il tasso di cambio rimane al livello iniziale.

Le esportazioni nette possono variare solo se varia il tasso di cambio o se la curva delle e-sportazioni nette si sposta: nessuno dei due eventi si verifica in questo caso, quindi le espor-tazioni nette rimangono invariate.

Possiamo trarre la conclusione che in una economia aperta la politica fiscale è in grado di influenzare il prodotto aggregato in un regime di tassi di cambio fissi, ma non ha alcuna ef-ficacia con tassi di cambio fluttuanti.

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Tasso dicambiofisso

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Figura 12.2*

2. Nel modello di Mundell-Fleming con tassi di cambio fluttuanti, una contrazione dell’offerta di moneta provoca una diminuzione dei saldi monetari reali M/P, sicché la curva LM * si sposta a sinistra. Come mostra la figura 12.3, questo porta a un nuovo equilibrio con un reddito più basso e un tasso di interesse più elevato. L’aumento del tasso di interesse riduce il saldo commerciale.

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Reddito, prodotto

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* Figura 12.3*

Se i tassi di cambio sono fissi, la tendenza all’apprezzamento del tasso di cambio obbliga la banca centrale a vendere valuta nazionale e acquistare valuta estera. Questo aumento del-l’offerta di moneta riporta la curva LM * verso destra, fino a farla tormare alla posizione ori-ginaria, LM *1, come illustrato nella figura 12.4.

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Tasso dicambiofisso A

YReddito, prodotto

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IS*

*

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Figura 12.4

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In equilibrio, reddito, tasso di cambio e saldo commerciale rimangono invariati. Concludendo, in una economia aperta la politica monetaria è in grado di influenzare il

prodotto aggregato solo in regime di tassi di cambio fluttuanti, ma non ha alcuna efficacia con tassi di cambio fissi.

3. Nel modello di Mundell-Fleming con tassi di cambio fluttuanti, a fronte dell’eliminazione di un contingentamento delle importazioni di automobili la curva delle esportazioni nette si sposta verso sinistra, come mostra la figura 12.5. Come evidenzia la figura, per ogni dato tasso di cambio (per esempio, e–) le esportazioni nette diminuiscono, perché ora è possibile acquistare più automobili di produzione estera rispetto al periodo in cui vigeva il contin-gentamento.

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NX

Esportazioni nette

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NX1

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Figura 12.5

Questo spostamento della curva delle esportazioni nette provoca uno spostamento verso sinistra anche della curva IS *, come mostra la figura 12.6.

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YYReddito, prodotto

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LM *

*

*

Figura 12.6

Il tasso di cambio si deprezza mentre il reddito rimane invariato. Anche il saldo commercia-le rimane invariato. Lo conferma il fatto che:

NX(e) � Y – C(Y – T ) – I(r) – G

L’abolizione del contingentamento non ha effetti su Y, C, I o G, quindi non ha effetto sul saldo commerciale.

Se i tassi di cambio fossero fissi, lo spostamento della curva IS * farebbe deprezzare il tasso di cambio; la banca centrale, per mantenere il tasso di cambio fisso, dovrebbe acquistare valuta nazionale e vendere valuta estera. Questo provocherebbe uno spostamento a sini-stra della curva LM *, come mostra la figura 12.7.

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B A e

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Reddito, prodotto

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* *

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Figura 12.7

Nel nuovo equilibrio, il reddito sarebbe più basso e il tasso di cambio sarebbe invariato. Il saldo commerciale diminuirebbe, perché, a parità di tasso di cambio, le esportazioni nette diminuirebbero.

4. La tabella 12.1 riporta alcuni dei vantaggi e svantaggi relativi dei regimi di tasso di cambio fluttuanti e fissi.

Tabella 12.1

Tassi di cambio fluttuanti

Vantaggi Permette alla politica monetaria di perseguire altri obiettivi oltre alla stabilizza-zione dei tassi di cambio: per esempio, la stabilità dei prezzi e l’occupazione.

Svantaggi La maggiore incertezza associata alla fluttuazione dei tassi di cambio potrebbe ostacolare il commercio internazionale.

Tassi di cambio fissi

Vantaggi Facilita il commercio internazionale riducendo l’incertezza associata alla fluttua-zione dei cambi. Inoltre, disciplina le autorità monetarie, impedendo una cresci-ta eccessiva di M. Come regola di politica monetaria, è di facile attuazione.

Svantaggi La politica monetaria non può essere usata per perseguire obiettivi di politica economica diversi dal mantenimento del tasso di cambio fisso. In quanto mec-canismo di disciplina delle autorità monetarie, potrebbe provocare una maggio-re instabilità del reddito e dell’occupazione.

5. Il cosiddetto «trilemma» della politica economica stabilisce che un paese può beneficiare soltanto di due delle tre condizioni seguenti: perfetta mobilità dei capitali; tasso di cambio fisso (o ancorato); e politica monetaria indipendente. In altre parole, ogni paese si trova nella necessità di decidere a quale delle tre condizioni rinunciare. Con perfetta mobilità dei capitali, un paese con tassi di cambio fissi (o che abbia adottato l’euro) deve corrispondere sulle proprie emissioni obbligazionarie il tasso di interesse internazionale r*: se corrispon-desse un tasso di interesse superiore, tutto il risparmio mondiale affluirebbe verso le sue emissioni, spingendo verso il basso il tasso di interesse e facendo aumentare il prezzo delle obbligazioni; se corrispondesse un interesse inferiore, nessuno sarebbe disposto a sottoscri-vere le sue emissioni obbligazionarie. Viceversa, un paese che voglia determinare indipen-dentemente il proprio tasso di interesse dovrà accettare che il tasso di cambio sia libero di fluttuare, in modo che il rendimento atteso delle obbligazioni denominate in valuta nazio-nale, aggiustato per le variazioni del tasso di cambio, sia equivalente al rendimento che si ottiene sottoscrivendo obbligazioni di emittenti esteri. Il solo modo per fissare sia il tasso di interesse sia il tasso di cambio è limitare la capacità di arbitraggio degli investitori: questo può essere fatto solo imponendo controlli ai movimenti di capitale, come fa il governo della Repubblica Popolare Cinese.

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Problemi e applicazioni pratiche

1. Le seguenti tre equazioni descrivono il modello di Mundell-Fleming:

Y � C(Y – T ) � I(r) � G � NX(e) (IS ) M/P � L(r, Y ) (LM )

r � r *

Possiamo inoltre ipotizzare che nel breve periodo il livello dei prezzi sia fisso, sia sul mercato interno sia su quello estero. Di conseguenza, il tasso di cambio nominale e è uguale al tasso di cambio reale �. (a) Se i consumatori decidono di spendere meno e risparmiare di più, la curva IS * si sposta

verso sinistra. La figura 12.8 descrive il caso di tassi di cambio flessibili. Poiché l’offerta di moneta non subisce alcun aggiustamento, la curva LM * non si sposta. Inoltre, poi-ché la curva LM * è invariata, anche il prodotto Y non varia. Il tasso di cambio diminui-sce (si deprezza) provocando un aumento del saldo commerciale equivalente alla ridu-zione dei consumi.

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Reddito, prodotto

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LM *

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Figura 12.8

La figura 12.9 mostra l’ipotesi di tassi di cambio fissi. La curva IS * si sposta verso sini-stra, ma questa volta il tasso di cambio non può deprezzarsi. Invece, è il prodotto aggre-gato a subire una contrazione. Dato che il tasso di cambio è immutato, anche il saldo commerciale non cambia.

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B A

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Reddito, prodotto

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IS2

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LM2

LM1

* *

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Figura 12.9

In sintesi, una riduzione del livello di spesa desiderata spinge verso il basso il tasso di in-teresse e quindi anche il tasso di cambio. In presenza di tassi di cambio fissi la banca centrale acquista la valuta nazionale che gli investitori intendono scambiare e mette a

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disposizione valuta estera. Il tasso di cambio non subisce alcuna variazione e il saldo commerciale rimane immutato. Poiché non c’è nulla che contrasti la caduta del con-sumo, il reddito aggregato diminuisce.

(b) Se alcuni consumatori preferiscono le Toyota alle automobili di produzione nazionale, la curva delle esportazioni nette si sposta verso sinistra, come mostra la figura 12.10. In corrispondenza di ogni livello del tasso di cambio, le esportazioni nette sono minori che in precedenza.

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NXEsportazioni nette

NX1

NX2

Figura 12.10

La contrazione delle esportazioni spinge verso sinistra anche la curva IS *, come mostra la figura 12.11 nell’ipotesi di tassi di cambio fluttuanti. Poiché la curva LM * è fissa, il prodotto aggregato non cambia, mentre il tasso di cambio diminuisce (si deprezza).

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YReddito, prodotto

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Figura 12.11

Il saldo commerciale, nonostante la caduta del tasso di cambio, non subisce alcuna va-riazione. Infatti sappiamo che NX � S – I; tuttavia, poiché né l’investimento né il ri-sparmio variano, NX non varia.

La figura 12.12 illustra il caso di tassi di cambio fissi. Lo spostamento verso sinistra della curva IS * tende a far diminuire il tasso di cambio; ma volendo mantenere il cam-bio fisso, la banca centrale vende valuta nazionale e acquista valuta estera per mante-nere e invariato: questa politica ha l’effetto di ridurre l’offerta di moneta M e di sposta-re verso sinistra la curva LM *. Di conseguenza, il prodotto aggregato si contrae. Il saldo commerciale diminuisce perché lo spostamento della curva delle esportazioni nette provoca una contrazione di queste ultime, per ogni dato livello del tasso di cambio.

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B A

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Reddito, prodotto

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LM1

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*

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Figura 12.12

(c) L’adozione dei distributori automatici di banconote (bancomat) riduce la domanda di moneta. Sappiamo che l’equilibrio sul mercato finanziario impone che l’offerta di saldi monetari reali M/P sia uguale alla domanda:

M/P � L(r *, Y )

Se la domanda di saldi monetari reali diminuisce, allora, a parità di reddito e tasso di in-teresse, il membro destro dell’uguaglianza si riduce. Poiché sia M sia P sono dati, il membro sinistro dell’uguaglianza non può aggiustarsi automaticamente per riportare il mercato in equilibrio. Inoltre il tasso di interesse è fisso e uguale a quello mondiale. Di conseguenza il reddito – unica variabile flessibile – deve crescere per far aumentare la domanda di moneta. La curva LM * si sposta verso destra.

La figura 12.13 descrive l’ipotesi di tassi di cambio fluttuanti. Il reddito aumenta, il tasso di cambio diminuisce (si deprezza) e il saldo commerciale cresce.

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Reddito, prodotto

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Figura 12.13

La figura 12.14 mostra invece il caso di tassi di cambio fissi. La curva LM * si sposta verso destra; come nel caso precedente, questo spostamento tende a spingere i tassi di interesse verso il basso e a fare deprezzare la valuta. In questo caso, tuttavia, la banca centrale interviene sul mercato acquistando valuta nazionale e vendendo valuta estera, in modo da impedire al tasso di cambio di deprezzarsi. Questo comportamento della banca centrale ha l’evidente effetto di ridurre l’offerta di moneta e di riportare la cur-va LM * e l’equilibrio alla posizione iniziale.

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YReddito, prodotto

LM*

IS*

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Figura 12.14

In conclusione, il reddito, il tasso di cambio e il saldo commerciale rimangono invariati. 2. Con tassi di cambio fluttuanti, solo la politica monetaria è in grado di far variare il prodotto

aggregato. Se i responsabili della politica economica vogliono stimolare la domanda aggrega-ta, devono espandere l’offerta di moneta, come illustrato nella figura 12.15.

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Reddito, prodotto

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Y2Y1

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LM1 LM2Figura 12.15

Dal diagramma risulta evidente che l’espansione monetaria provoca un deprezzamento del tasso di cambio. Questo, tuttavia, induce un aumento delle esportazioni nette e un surplus commerciale. [Ricordiamo che NX(e) � Y – C(Y – T ) – I(r *) – G e quindi che, dopo l’espansione monetaria, le esportazioni nette saranno positive perché Y aumenta più di C(Y – T ).] Per riportare nuovamente il saldo commerciale in pareggio, unitamente all’espansione monetaria i responsabili della politica economica devono mettere in atto una politica fiscale espansiva, facendo aumentare G o diminuendo T. La politica fiscale espan-siva provoca un apprezzamento del tasso di cambio, eliminando il surplus commerciale cre-ato dall’espansione monetaria, come mostrato nella figura 12.16.

Nel nuovo equilibrio, Y è più elevato e il tasso di cambio è tornato al livello iniziale. Il sal-do commerciale è nuovamente in pareggio, perché l’aumento del reddito è compensato e-sattamente dell’aumento dei consumi privati e della spesa pubblica, per cui NX(e) � 0.

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Figura 12.16

3. (a) Il modello di Mundell-Fleming considera il tasso di interesse mondiale r* una variabile esogena. In realtà non c’è motivo di ipotizzare che il tasso di interesse mondiale sia costan-te. Nel modello di una economia chiusa presentato nel capitolo 3 il tasso di interesse reale era determinato dall’equilibrio tra risparmio e investimento. In una economia aperta, nel lungo periodo il tasso di interesse reale mondiale è determinato dall’e-quilibrio tra il livello mondiale del risparmio e la domanda mondiale di investimento. Qualsiasi evento o feno-meno che riduca il livello di risparmio mondiale o aumenti la domanda mondiale di inve-stimento fa aumentare il tasso di interesse mondiale. Inoltre, nel breve periodo, con prezzi fissi, qualsiasi fattore che faccia aumentare la domanda mondiale di beni o riduca l’offerta mondiale di moneta determina un aumento del tasso di interesse mondiale.

(b) La figura 12.17 mostra gli effetti di un aumento del tasso di interesse mondiale in pre-senza di tassi di cambio fluttuanti. Le curve IS * e LM * si spostano entrambe: la curva IS * si sposta verso sinistra poiché un tasso di interesse più alto riduce la domanda di investimenti I(r*); la curva LM * si sposta verso destra poiché un tasso di interesse più elevato riduce la domanda di moneta.

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Reddito, prodotto

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Figura 12.17

Poiché l’offerta di saldi monetari reali M/P è fissa, l’aumento del tasso di interesse ge-nera un eccesso di offerta di saldi monetari reali. Per riportare l’economia in equilibrio il reddito deve crescere: la domanda di moneta aumenta finché non si raggiunge nuo-vamente l’equilibrio. Dal grafico vediamo che il reddito aggregato aumenta e il tasso di cambio diminuisce (si deprezza). Pertanto il saldo commerciale aumenta.

(c) La figura 12.18 mostra gli effetti di un aumento del tasso di interesse mondiale in pre-senza di tassi di cambio fissi. La curva IS * e la curva LM * si spostano entrambe: come nella parte (b), la curva IS * si sposta verso sinistra perché l’aumento del tasso di inte-resse provoca una riduzione della domanda di investimento; la curva LM *, diversa-

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mente dal caso precedente, si sposta verso sinistra, invece che verso destra. Questo di-verso comportamento è dovuto all’intervento della banca centrale che, per contrastare la spinta al ribasso del tasso di cambio, acquista valuta nazionale e vende valuta estera. La principale conseguenza è una riduzione dell’offerta di moneta M e uno spostamen-to verso sinistra della curva LM *. La nuova posizione della curva LM * è in LM *2, dove la retta che corrisponde al tasso di cambio fisso interseca la nuova curva IS *.

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B A

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Reddito, prodotto

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IS2

* *

*

*

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Figura 12.18

In equilibrio, il prodotto aggregato diminuisce mentre il tasso di cambio rimane inalte-rato. Poiché il tasso di cambio non varia, il saldo commerciale non subisce variazioni.

4. (a) Un deprezzamento della valuta rende i beni nazionali più competitivi. In altre parole, se il cambio si deprezza, il prezzo espresso in valuta nazionale si traduce in un minor numero di unità di valuta estera. In termini di valuta estera, i beni nazionali costano meno e gli ac-quirenti stranieri ne comprano in quantità maggiore. Per esempio, supponiamo che il tas-so di cambio tra yen ed euro diminuisca da 200 yen per 1 euro a 100 yen per 1 euro. Se una scatola di palline da tennis in Europa costa 4 euro, il suo prezzo in yen scende da 800 a 400 yen. La conseguenza principale sarà un aumento della domanda di palline da ten-nis europee in Giappone. Le palline da tennis europee diventano più competitive.

(b) Consideriamo prima l’ipotesi di tassi di cambio fluttuanti. Sappiamo che la posizione della curva LM * determina il livello del prodotto aggregato; pertanto sappiamo di voler mantenere costante l’offerta di moneta. Come mostra la figura 12.19, l’obiettivo è quello di utilizzare la politica fiscale per spostare la curva IS * e provocare un deprezza-mento della valuta. Tale spostamento può essere ottenuto sia mediante una riduzione della spesa pubblica, sia mediante un aumento delle imposte.

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Figura 12.19

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Se invece il tasso di cambio è fisso, l’unico modo per aumentare la competitività è ri-durre il tasso di cambio, che va fissato a un livello inferiore. Poiché i beni nazionali di-ventano più competitivi sul mercato internazionale, le esportazioni nette aumentano stimolando il prodotto aggregato, come mostra la figura 12.20. Questa espansione della produzione può essere controbilanciata adottando una politica fiscale restrittiva tale da fare spostare verso sinistra la curva IS *, come illustrato nel grafico.

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YYReddito, prodotto

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Figura 12.20

5. Nel testo abbiamo ipotizzato che le esportazioni nette dipendano solo dal tasso di cambio: un’ipotesi analoga a quella che in microeconomia vuole la domanda di un bene dipenden-te esclusivamente dal prezzo. Nel contesto di una economia aperta il «prezzo» delle esporta-zioni nette è rappresentato dal tasso di cambio. Tuttavia non va dimenticato che, in una economia chiusa come in una economia aperta, la domanda di un bene dipende anche dal reddito: all’aumentare del reddito, aumenta la domanda di beni sia nazionali sia esteri. Per-tanto, all’aumentare del reddito, le importazioni aumentano e le esportazioni nette dimi-nuiscono. Questa conclusione ci consente di definire le esportazioni nette come funzione del tasso di cambio e del reddito:

NX � NX(e, Y )

La figura 12.21 mostra la curva delle esportazioni nette come funzione del tasso di cambio: come prima, la curva ha pendenza negativa e quindi un apprezzamento del tasso di cambio riduce le esportazioni nette. Poiché la curva è stata disegnata per un livello di reddito dato, all’aumentare del reddito da Y1 a Y2 la curva delle esportazioni si sposta verso sinistra, da NX(Y1) a NX(Y2).

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NXEsportazioni nette

NX (Y1)

NX (Y2)

Figura 12.21

(a) La figura 12.22 mostra gli effetti di una espansione fiscale con tassi di cambio flut-tuanti. L’espansione fiscale (aumento della spesa pubblica o riduzione delle imposte)

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sposta verso destra la curva IS *. Ma con tassi di cambio fluttuanti, se la curva LM * non subisce alcuno spostamento, il reddito non varia. Poiché il reddito non cambia, la curva delle esportazioni nette rimane invariata in corrispondenza di NX(Y1).

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Reddito, prodotto

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Figura 12.22

Nell’equilibrio finale, pertanto, il reddito non varia, il tasso di cambio si apprezza pas-sando da e1 a e2 e le esportazioni nette si riducono a causa dell’apprezzamento della va-luta. Pertanto la risposta è la stessa fornita nella tabella 12.1.

(b) La figura 12.23, invece, mostra l’effetto di un’espansione fiscale in un regime di tassi di cambio fissi. Un’espansione fiscale sposta verso destra la curva IS *, da IS *1 a IS *2. Come nella parte (a), a fronte di saldi monetari reali invariati, il tasso di cambio subisce una spinta verso l’alto. Per impedire l’apprezzamento del cambio la banca centrale in-terviene sul mercato, vendendo valuta nazionale e acquistando valuta estera. L’offerta di moneta aumenta e la curva LM * si sposta da LM *1 a LM *2.

Il prodotto aggregato aumenta, mentre il tasso di cambio rimane fisso al livello di par-tenza. Nonostante il tasso di cambio sia invariato, l’aumento del reddito riduce le e-sportazioni nette, poiché la curva delle esportazioni si sposta verso sinistra. Pertanto la risposta differisce da quella della tabella 12.1 soltanto per il fatto che, in un regime di tassi di cambio fissi, un’espansione fiscale riduce il saldo commerciale.

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LM 1

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Figura 12.23

6. [Osservate la somiglianza tra questo esercizio e l’esercizio 7 del capitolo 11.] Vogliamo con-siderare gli effetti di una riduzione delle imposte quando la curva LM * è funzione del red-dito disponibile invece che del reddito:

M/P � L[r, (Y – T )]

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In questo caso una riduzione delle imposte sposta sia la curva IS * sia la curva LM *. La figu-ra 12.24 descrive il caso di tassi di cambio fluttuanti. La curva IS * si sposta verso destra da IS *1 a IS *2. La curva LM *, invece, si sposta verso sinistra, passando da LM *1 a LM *2.

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Figura 12.24

Sappiamo che i saldi monetari reali M/P sono costanti nel breve periodo, mentre il tasso di interesse è uguale al tasso di interesse mondiale. Di conseguenza, il reddito disponibile è l’unica variabile in grado di subire una variazione tale da riportare il mercato monetario in equilibrio: l’equazione della curva LM * determina il livello del reddito disponibile. Se le im-poste T diminuiscono, il reddito Y deve ridursi per tenere costante il reddito disponibile.

Nella figura 12.24 l’economia si sposta dall’equilibrio iniziale A al nuovo equilibrio B. Il reddito diminuisce di un ammontare equivalente alla riduzione della pressione fiscale, mentre il tasso di cambio si apprezza.

Se i tassi di cambio sono fissi, la curva IS * si sposta verso destra; diversamente dal caso precedente, lo spostamento iniziale della curva LM * non modifica l’equilibrio, perché la spinta all’apprezzamento della valuta obbliga la banca centrale a vendere valuta nazionale e acquistare valuta estera. Questa operazione aumenta l’offerta di moneta e sposta verso destra la curva LM *, come mostra la figura 12.25.

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Reddito, prodotto

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IS1*

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* *

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Figura 12.25

Nel punto B il nuovo equilibrio è individuato dall’intersezione tra la nuova curva IS *, IS *2, e la retta orizzontale che rappresenta il livello prefissato del tasso di cambio. Non vi sono dif-ferenze tra questo caso e quello standard, in cui la domanda di moneta è funzione del red-dito complessivo e non del reddito disponibile.

7. Poiché i consumatori domandano saldi monetari per acquistare beni e servizi, è logico imma-

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ginare che il livello dei prezzi rilevante sia quello dei beni e servizi che gli individui intendono comperare. In una economia aperta tale insieme di beni e servizi comprende anche i beni prodotti all’estero. Tuttavia il prezzo in valuta nazionale dei beni di importazione dipende dal tasso di cambio. Per esempio, se l’euro si apprezza sul dollaro, passando da 1 dollaro per 1 euro a 1,50 dollari per 1 euro, il prezzo in euro di un bene statunitense che costa 3 dollari diminuisce da 3 euro e 2 euro. Possiamo pertanto scrivere la condizione di equilibrio nel mercato della moneta come:

M/P � L(r, Y )

Dove:

P � �Pd � (1 – �)Pf /e

(a) Un apprezzamento del tasso di cambio rende i beni esteri più economici. Nella misura in cui i consumatori nazionali acquistano beni esteri (una frazione 1 – �), il prezzo P ri-levante per il mercato monetario diminuisce. La flessione di P provoca un aumento dell’offerta di saldi monetari reali M/P. Affinché il mercato rimanga in equilibrio il red-dito deve crescere, facendo così aumentare anche la domanda di moneta. Pertanto la curva LM * avrà pendenza positiva.

(b) Nel modello di Mundell-Fleming standard, in un regime di tassi di cambio fluttuanti una politica fiscale espansiva non influenza il prodotto aggregato. Tuttavia in questo caso, come mostra la figura 12.26, ciò non è più vero. Una riduzione delle imposte o un aumento della spesa pubblica spostano verso destra la curva IS *, da IS *1 a IS *2. Poiché la curva LM * ha pendenza positiva, il nuovo equilibrio è caratterizzato da un aumento del prodotto aggregato.

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Figura 12.26

(c) L’ipotesi principale di questo capitolo è che il livello dei prezzi sia fisso nel breve perio-do. In altre parole, si ipotizza che la curva di offerta aggregata di breve periodo sia oriz-zontale in corrispondenza del livello di prezzi P � P

–, come mostra la figura 12.27.

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YReddito, prodotto

Figura 12.27

108

Uno shock dell’offerta ha l’effetto di spostare la curva OA (offerta aggregata). Se il li-vello dei prezzi dipende dal tasso di cambio (figura 12.28), un apprezzamento del tasso di cambio e provoca una diminuzione del livello dei prezzi P : la curva di offerta aggre-gata si sposta verso il basso, da OA1 a OA2. In altre parole, il comportamento dell’economia è simile a quello che segue uno shock dell’offerta: in questo caso, tutta-via, lo shock è endogeno, non esogeno.

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OA1

OA2

Figura 12.28