CAPITOLO 5. ANALISI DELLA DOMANDA DEL SERVIZIO IDRICO · Autorità Idrica Toscana - Piano di Ambito...

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Autorità Idrica Toscana - Piano di Ambito - VAS - Rapporto Ambientale CAP 5 113 CAPITOLO 5. ANALISI DELLA DOMANDA DEL SERVIZIO IDRICO 5.1 LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI DEL SISTEMA INSEDIATIVO TOSCANO Dal punto di vista dell’insediamento territoriale, la Toscana si caratterizza tradizionalmente per due aspetti tra loro contrastanti: la concentrazione delle attività residenziali e produttive in una porzione limitata del territorio regionale, coincidente sostanzialmente con la pianura compresa fra Firenze e la costa, delimitata a nord da Carrara e a sud da Livorno, e la prevalenza di forme insediative tendenzialmente diffuse, fatte prevalentemente di città di dimensioni medio-piccole e di insediamenti sparsi. In quest’area, che rappresenta il 16% del territorio regionale si concentra il 60% della popolazione residente e il 57% della superficie edificata. Si tratta di una configurazione che non mostra cambiamenti significativi dagli anni ’70 ad oggi. La recente redistribuzione della popolazione dalle città maggiori verso i comuni contermini è avvenuta, infatti, sostanzialmente all’interno dell’area tradizionalmente più popolosa, tranne poche eccezioni. Anche la distribuzione della popolazione per dimensione dei centri non è sostanzialmente cambiata: sono cresciuti i centri di dimensioni intermedia (da 15mila a 100mila abitanti), mentre sono declinate le maggiori città, che in realtà non hanno mai raggiunto dimensioni superiori a 500mila abitanti (Tabella 5.1). Resta pertanto vero anche il carattere della policentricità degli insediamenti, anche se esso è in parte una sorta di effetto ottico, causato dall’eccessiva frammentazione dei confini istituzionali rispetto alla distribuzione territoriale del tessuto urbanizzato. Un fenomeno questo, che è ben rappresentato dall’area urbana fiorentina, che si estende ben oltre i confini del comune centrale (Figura 5.1). Tabella 5.1 - I comuni toscani con oltre 50.000 abitanti. 1951 e 2011 Città Popolazione al 31.12.1951 Città Popolazione al 31.12.2011 1 Firenze 374.625 1 Firenze 357.318 2 Livorno 142.333 2 Prato 184.885 3 Lucca 88.302 3 Livorno 156.779 4 Pistoia 77.783 4 Arezzo 98.018 5 Pisa 77.722 5 Pistoia 89.016 6 Prato 77.631 6 Lucca 86.884 7 Arezzo 66.511 7 Pisa 85.517 8 Carrara 62.287 8 Grosseto 78.457 9 Siena 52.566 9 Massa 68.802 10 Massa 50.441 10 Carrara 64.606 11 Viareggio 61.767 12 Siena 52.800 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

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CAPITOLO 5. ANALISI DELLA DOMANDA DEL SERVIZIO

IDRICO

5.1 LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI DEL SISTEMA

INSEDIATIVO TOSCANO

Dal punto di vista dell’insediamento territoriale, la Toscana si caratterizza tradizionalmente per

due aspetti tra loro contrastanti: la concentrazione delle attività residenziali e produttive in una

porzione limitata del territorio regionale, coincidente sostanzialmente con la pianura compresa fra

Firenze e la costa, delimitata a nord da Carrara e a sud da Livorno, e la prevalenza di forme

insediative tendenzialmente diffuse, fatte prevalentemente di città di dimensioni medio-piccole e

di insediamenti sparsi.

In quest’area, che rappresenta il 16% del territorio regionale si concentra il 60% della popolazione

residente e il 57% della superficie edificata. Si tratta di una configurazione che non mostra

cambiamenti significativi dagli anni ’70 ad oggi. La recente redistribuzione della popolazione dalle

città maggiori verso i comuni contermini è avvenuta, infatti, sostanzialmente all’interno dell’area

tradizionalmente più popolosa, tranne poche eccezioni. Anche la distribuzione della popolazione

per dimensione dei centri non è sostanzialmente cambiata: sono cresciuti i centri di dimensioni

intermedia (da 15mila a 100mila abitanti), mentre sono declinate le maggiori città, che in realtà non

hanno mai raggiunto dimensioni superiori a 500mila abitanti (Tabella 5.1). Resta pertanto vero

anche il carattere della policentricità degli insediamenti, anche se esso è in parte una sorta di

effetto ottico, causato dall’eccessiva frammentazione dei confini istituzionali rispetto alla

distribuzione territoriale del tessuto urbanizzato. Un fenomeno questo, che è ben rappresentato

dall’area urbana fiorentina, che si estende ben oltre i confini del comune centrale (Figura 5.1).

Tabella 5.1 - I comuni toscani con oltre 50.000 abitanti. 1951 e 2011

Città Popolazione al 31.12.1951 Città Popolazione al 31.12.2011

1 Firenze 374.625 1 Firenze 357.318

2 Livorno 142.333 2 Prato 184.885

3 Lucca 88.302 3 Livorno 156.779

4 Pistoia 77.783 4 Arezzo 98.018

5 Pisa 77.722 5 Pistoia 89.016

6 Prato 77.631 6 Lucca 86.884

7 Arezzo 66.511 7 Pisa 85.517

8 Carrara 62.287 8 Grosseto 78.457

9 Siena 52.566 9 Massa 68.802

10 Massa 50.441 10 Carrara 64.606

11 Viareggio 61.767

12 Siena 52.800

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

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Figura 5.1 - Toscana centrale. Località classificate come centri e nuclei. 2011

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

Per analizzare la distribuzione degli insediamenti umani sul territorio sono stati elaborati nel corso

del tempo diversi modelli interpretativi. Il primo, dalla fase dello sviluppo industriale moderno a

oggi, è quello legato all’analisi economica di Becattini (1975) che ha individuato 4 diversi sistemi

regionali:

quello delle aree urbane coincidente sostanzialmente con le città capoluogo;

quello delle aree distrettuali, posto principalmente lungo la valle inferiore dell’Arno e

caratterizzate da una fitta rete di piccoli centri e dalla commistione fra insediamenti

residenziali e produttivi, per cui è stato coniato il termine ormai molto noto di campagna

urbanizzata;

quello delle aree turistico-industriali costiere, caratterizzato dalla presenza di alcuni poli di

grande industria, da alcune città capoluogo e dal richiamo turistico;

un sistema residuale, caratterizzato sostanzialmente dalla mancanza di evidenti fenomeni

di sviluppo industriale e urbano, definito campagna.

Da questo primo modello interpretativo ne sono discesi altri, successivi in ordine temporale, che

hanno comunque confermato due aspetti basilari: la presenza di una pluralità di modelli di

sviluppo e di utilizzazione del territorio, sintetizzati nell’idea delle molte Toscane della Toscana

(Cavalieri, 1999; Bacci, 2002) e la permanenza degli insediamenti più significativi nell’area

tradizionale dello sviluppo. Fanno eccezione a questa lettura alcuni ispessimenti degli

insediamenti storici collocati nel Valdarno superiore, nella Valdelsa e lungo la costa tra Livorno e

Grosseto, ma complessivamente tali insediamenti hanno accresciuto il loro peso sul totale della

popolazione regionale in modo molto modesto, passando dal 7,5% all’8%.

FIRENZE

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In una delle letture più recenti delle forme di uso del territorio regionale, quella proposta con il

Piano di Indirizzo Territoriale di emanazione regionale (PIT) approvato nel luglio 2007, si torna a

suggerire l’idea della Toscana composta da due sistemi principali, quello prevalentemente

urbanizzato definito “la città policentrica della Toscana” e quello prevalentemente non

urbanizzato, definito “il moderno sistema rurale”. Tornano dunque ad emergere i due tratti

tradizionali della regione: la presenza di due aree con caratteristiche opposte e la prevalenza di

centri di dimensioni medie.

Nonostante che il policentrismo sia una caratteristica “storica” della regione, negli ultimi decenni

anche qui si è manifestato il fenomeno della deconcentrazione urbana, soprattutto attorno al

capoluogo regionale.

Sono normalmente considerati potenti fattori di spinta in uscita dalle principali città gli alti valori

immobiliari, gli elevati livelli di inquinamento atmosferico e sonoro, la presenza di

microcriminalità, il degrado di alcuni spazi urbani, mentre agiscono come fattori di attrazione dei

luoghi periurbani il miglioramento del sistema dei trasporti e delle comunicazioni (la

motorizzazione di massa, la diffusione di nuove tecnologie di comunicazione a distanza), nonché il

cambiamento negli stili di vita, legato alla crescita del reddito disponibile (riscoperta dei valori

ambientali, preferenza per la disponibilità di spazi residenziali privati). Di contro, il motivo

principale dell’ostilità di alcuni esperti e policy makers nei confronti delle forme insediative

diffuse sta nei maggiori costi collettivi ad esse legati. Lo sprawl urbano è un sistema insediativo

che comporta un consumo di suolo più elevato e un aumento esponenziale della domanda di

mobilità, che si rivolge quasi unicamente al mezzo di trasporto privato, come pure costi maggiori

per la dotazione di infrastrutture e servizi pubblici.

Figura 5.2 - Il decentramento residenziale. Trasferimenti di residenza 1998-2008 nei capoluoghi (sx) e nel

resto della provincia (dx)

Fonte: elaborazioni su dati Istat, iscrizioni e cancellazioni anagrafiche

-40000 -30000 -20000 -10000 0 10000 20000 30000

Massa-Carrara

Lucca

Pistoia

Firenze

Livorno

Pisa

Arezzo

Siena

Grosseto

Prato

Italiani

Stranieri

-10.000 0 10.000 20.000 30.000 40.000

Massa-Carrara

Lucca

Pistoia

Firenze

Livorno

Pisa

Arezzo

Siena

Grosseto

Prato

Italiani

Stranieri

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5.2 LA DISTRIBUZIONE DELLE RESIDENZE

Come già anticipato, la Toscana è caratterizzata da un insediamento della popolazione fortemente

concentrato nella sua parte centro-settentrionale, derivante da ragioni morfologiche (presenza

della pianura e del principale corso d’acqua), ma rafforzato dai fenomeni di sviluppo economico e

sociale, che hanno mostrato un andamento di tipo path-dependent: queste sono le aree in cui

storicamente è localizzata la maggior parte delle attività economiche e della popolazione, in cui è

avvenuto lo sviluppo industriale di tipo distrettuale, in cui continuano a concentrarsi oggi le

principali attività. I cambiamenti avvenuti, che il confronto tra le carte consente di leggere, sono

modifiche a margine dell’ossatura descritta.

Figura 5.3 - Abitanti per Kmq nelle zone sub-comunali

Fonte: elaborazioni IRPET su dati Istat e OMI 2010

La pressione residenziale al 2010 appare fortemente concentrata in una parte minoritaria del

territorio regionale: l’area compresa fra Firenze e Prato, con una densità decrescente in direzione di

Pistoia, l’area urbana di Lucca e la costa versiliese a Nord; scendendo invece verso Sud, le altre

aree molto dense sono costituite dalla direttrice compresa tra Pisa e Pontedera e dall’area urbana

di Livorno. I recenti fenomeni di decentramento delle residenze dai principali poli urbani verso le

rispettive cinture hanno abbassato la pressione sulle aree dense storiche, ma non hanno cambiato

la struttura insediativa della regione. La redistribuzione della popolazione è infatti avvenuta entro

bacini territoriali molto ristretti.

FIRENZE

PRATO

PISA

LIVORNO

CARRARA

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Figura 5.4 - Variazione peso demografico di ciascuna zona sub-comunale sul totale regionale.1991- 2010

Fonte: elaborazioni IRPET su dati Istat e OMI

Il cambiamento più evidente è leggibile nell’area limitrofa al capoluogo regionale, la cui corona ha

sperimentato almeno dai primi anni ’80 un continuo processo di crescita demografica e di

densificazione degli insediamenti. Si identificano in particolare due diverse componenti della

corona urbana: l’asse che da Firenze conduce a Pistoia in direzione nord-ovest, che partendo da un

livello di densità già molto elevato ha ulteriormente rafforzato questa sua caratteristica dando

luogo ad un tessuto insediativo tra i più compatti della regione e la cerchia dei territori che

partendo da sud-ovest arriva a nord-est che hanno anch’essi sperimentato un processo di

densificazione, mantenendosi tuttavia su livelli di densità più contenuti.

Fenomeni simili, connessi alla perdita di popolazione da parte dei centri urbani più densi a favore

delle aree immediatamente limitrofe sono leggibili, pur con intensità minore, attorno alla città di

Pisa (sulla direttrice stradale che conduce a est), lungo la costa versiliese, attorno al centro storico

di città quali Lucca e Pistoia. Altre direttrici di collegamento che hanno visto crescere il loro peso

demografico sono quelle comprese fra Empoli e Siena (Valdelsa) e tra Firenze e Arezzo (Valdarno

Superiore). Nella parte più meridionale della regione, invece, la crescita ha continuato a interessare

i principali centri (Grosseto) e dalle aree costiere.

LIVORNO

PISA

CARRARA

PRATO

FIRENZE

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Ragionando in termini di lungo periodo, la crescita più consistente del patrimonio residenziale

della regione ha coinciso con la fase del decollo industriale, successivamente la variazione è

avvenuta con incrementi decrescenti: fra 1971 e 1981 si è registrato un +23%, fra 1981 e 1991 +11%,

mentre nel decennio successivo l’incremento è stato dell’8%. Secondo i dati provvisori del

censimento 2011, sembrerebbe che nel periodo 2001-2011 la variazione sia stata di dimensioni

simili: +9%.

Figura 5.5 - Urbanizzazione per periodo di edificazione nella piana Firenze-Prato-Pistoia e in Versilia.

Fonte: ISTAT, Censimento della Popolazione e delle Abitazioni 2001

Come è ovvio attendersi, l’edificazione più recente è andata disponendosi ai margini di quella

preesistente, arrivando spesso a creare delle saldature di urbanizzato tra poli insediativi

originariamente autonomi (Figura 5.5).

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5.3 LA DISTRIBUZIONE DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE

La distribuzione territoriale delle attività produttive tende in generale ad essere più concentrata di

quella delle residenze, probabilmente in quanto tali funzioni risultano essere più sensibili alla

presenza di infrastrutture e servizi pubblici, la cui attivazione richiede il raggiungimento di livelli

minimi di domanda.

Ciò è vero anche per la Toscana, il cui sviluppo economico e industriale è avvenuto in maniera

comunque più diffusa sul territorio, secondo il modello dell’industrializzazione per distretti che ha

caratterizzato la Terza Italia. Per analizzare il comportamento localizzativo delle attività

produttive, è necessario distinguere tra le attività manifatturiere e quelle terziarie. Queste ultime,

infatti, oltre ad essere cresciute molto nei decenni più recenti, tendono a seguire il pattern

insediativo delle residenze, risultando di fatto più diffuse. Ovviamente sono i servizi a bassa

qualificazione a distribuirsi maggiormente sul territorio, insieme a quelli connessi alla domanda

turistica (strutture ricettive e ristoranti), mentre quelli specializzati continuano a rimanere

concentrati nei poli urbani maggiori (ospedali, tribunali, università, per la parte pubblica, ma

anche istituti di credito, assicurazioni, ecc. per la parte privata). Le attività manifatturiere, al

contrario, tendono a mantenersi più concentrate sul territorio, in parte nei principali poli urbani,

ma soprattutto sempre nella parte più urbanizzata e infrastrutturata della regione.

Figura 5.6 - Densità degli addetti manifatturieri al 1991 e al 2008

Fonte: elaborazione IRPET su dati Istat, Censimento (1991) e Asia (2008)

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Figura 5.7 - Densità degli addetti del tessile-abbigliamento al 1991 e al 2008

Fonte: elaborazioni IRPET

Le attività manifatturiere vivono da tempo un processo di continua riduzione che ha portato ad

accentuare la concentrazione territoriale.

Il confronto della densità degli addetti manifatturieri al 1991 e 2008, ad esempio, mostra in maniera

evidente come alla riduzione del peso della manifattura sia corrisposto un suo arretramento

territoriale, una sorta di arroccamento difensivo nei luoghi più consolidati dello sviluppo

tradizionale (Figura 5.6). Le aree interessate, dunque, sono ancora una volta quelle della Toscana

centrale, insieme alla costa settentrionale.

Il fenomeno descritto è particolarmente evidente per uno dei settori produttivi che più di altri ha

caratterizzato il decollo industriale toscano, come quello del tessile. Il forte ridimensionamento

degli addetti del settore ha avuto anche conseguenze territoriali molto evidenti, riportando la

presenza di tale industria a quella dell’insediamento originario (Figura 5.7).

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Figura 5.8 - Densità degli addetti alle attività di magazzinaggio e logistica al 2008 e differenza della

densità 1991-2008

Fonte: elaborazioni IRPET

Figura 5.9 - Densità degli addetti agli alberghi e ristoranti al 2008 e differenza della densità 1991-2008

Fonte: elaborazioni IRPET

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Un comportamento opposto è stato mostrato da alcuni particolari segmenti delle attività terziarie.

Gli addetti al settore dei trasporti, magazzinaggio e logistica, ad esempio, pur appartenendo al

terziario risultano fortemente ancorati alla presenza delle attività produttive e delle infrastrutture.

Tali attività tendono pertanto ad essere più diffuse sul territorio, ma in modo molto selettivo lungo

le principali vie di comunicazione (Figura 5.8).

Di contro, gli addetti legati all’attrattività turistica sono, come già detto, più dispersi e ciò è

particolarmente vero per una regione come la Toscana, che unisce il richiamo delle città d’arte e

delle località balneari a quello della sua campagna di pregio.

5.4 FABBISOGNO

Al fine di valutare il fabbisogno relativo alle attività del servizio idrico integrato per il territorio

regionale si è condotta una doppia indagine.

Un primo approfondimento riguarda la valutazione delle dinamiche temporali dei fattori socio-

economici che caratterizzano popolazione e attività produttive in Toscana; per questa indagine

l’AIT si è avvalsa della autorevole collaborazione dell’IRPET (Istituto Regionale Programmazione

Economica della Toscana) che tra le proprie attività caratteristiche analizza l’andamento delle

grandezze che descrivono le varie componenti della società su scala regionale.

Si rimanda quindi alla sezione del Piano d’Ambito intitolata “Le caratteristiche del sistema

insediativo territoriale in Toscana e la sua evoluzione recente”.

Il secondo approfondimento, riportato in una ulteriore sezione del Piano d’Ambito si intitola

“Analisi della domanda del servizio idrico” e riporta l’analisi delle serie storiche delle grandezze

descrittive della domanda dei servizi idrici.

Per tale scopo è stato necessario valutare quali grandezze osservare e relativamente a quali servizi.

Si è preferito circoscrivere il set di variabili osservate al solo servizio acquedotto per alcune

ragioni:

è il servizio maggiormente diffuso sul territorio: sebbene la copertura dei servizi di

fognatura e depurazione sia mediamente alta a livello regionale, il servizio acquedotto

copre il 98% della popolazione regionale;

è un servizio misurato: pur con tutte le imprecisioni legate alle attività interessate, i volumi

immessi in rete e fatturati del servizio acquedotto sono per lo più desunti da letture degli

strumenti di misura (contatori, contatore) dal prelievo alla consegna all’utenza. Ciò non

accade per i due servizi di fognatura e depurazione in cui i volumi trasportati o trattati

sono desunti, per quanto riguarda l’utenza, dai volumi del prelievo da acquedotto e per

quanto riguarda il trattamento, dalle misure sugli impianti di depurazione;

è il servizio per cui sono disponibili più dati storici: i dati relativi ai volumi ed alle utenze

sono stati oggetto negli anni di periodiche rendicontazioni fatte da parte dei Gestori alle

Autorità d’Ambito e poi all’AIT; questo in quanto i volumi relativi al servizio acquedotto e

il numero ed il tipo delle utenze a ruolo, rappresentavano e rappresentano tutt’ora, le

variabili base per la modulazione ed il calcolo dei corrispettivi da riconoscere al Gestore per

il servizio prestato.

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DOM; 176.116.58

0; 74%

NON DOM;

61.587.224; 26%

Volume Fatturato Totale (mc)

Le considerazioni fatte per il servizio acquedotto possono essere successivamente estese anche a

fognatura e depurazione adottando i relativi coefficienti di correzione legati alla copertura.

I consumi idrici della Toscana sono generati per il 74% da utenze domestiche per le quali si può

ipotizzare una certa rigidità della domanda: mediamente l’utilizzo dell’acqua all’interno di

un’unità abitativa è legato a fabbisogni primari

(igiene personale, degli ambienti, preparazione

dei cibi e bevande, lavaggio degli indumenti) che

è difficile comprimere oltre certi limiti con il solo

cambiamento delle abitudini e la cui riduzione

significativa è spesso legata ad elementi di

innovazione tecnologica. Incide poco sulle

abitudini anche se la tipologia di utilizzatore sia

legata o meno a una presenza temporanea, quale

ad esempio un affitto turistico. Casomai possono

incidere sul consumo effetti di stagionalità: nei

mesi caldi si ricorre più frequentemente all’uso

dell’acqua per l’igiene personale.

I consumi di acqua potabile legati all’utenza non domestica sono fortemente influenzati dalla

congiuntura economica generale e dall’andamento degli specifici settori. A partire dal 2009 si sono

manifestati in maniera pesante gli effetti della crisi globale e solo oggi, nel 2015, sembrerebbero

manifestarsi i primi segni di inversione della tendenza recessiva. L’Italia però è destinata a seguire

con molta lentezza le dinamiche di ripresa. Fa eccezione sul panorama regionale il settore turistico

in particolare su alcune aree quali la costa e l’area fiorentina.

L’osservazione dei Volumi (Prelevati, immessi in rete, Fatturati) conferma una complessiva

tendenza nel periodo 2007-2012 alla diminuzione degli stessi.

Il volume prelevato complessivamente si riduce del 0,5%, passando dai 454.847.597 mc del 2007 ai

452.847.597 mc del 2012; nello stesso periodo il volume immesso in rete passa dai 410.512.807 mc ai

406.592.699 mc, con una riduzione dello 0,95%. La perdita primaria di risorsa, calcolata come

differenza tra prelevato e immesso in rete passa dal 9,7% (44.334.789 mc) all’10,2% (45.965.578 mc).

Si registra una diminuzione del volume fatturato totale del 3,1%, che passa da 245.227.160 mc a

37.703.804 mc con una riduzione del 2,9% nella componente domestica e del 3,6% in quella non

domestica.

Il numero di utenze manifesta invece una tendenza all’incremento: le utenze totali passano da

1.545.235 a 1.629.061 con un aumento del 5,4%. Le utenze domestiche registrano un aumento del

5,8%, più che doppio delle utenze non domestiche.

Nel periodo 2007-2012 la popolazione residente passa da 3.592.988 a 3.674.140 abitanti, con un

aumento del 2,3% mentre le presenze turistiche sul territorio regionale passano da 41.873.416 a

42.980.714 con un aumento del 2,6%. Il 70% delle presenze si registrano nelle CT5, CT6 e CT3,

ovvero buona parte della costa e l’area fiorentina, dove risiede il 56% della popolazione residente.

Il territorio toscano è stato suddiviso in aree rappresentative della tipologia di offerta turistica:

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Le Città d’Arte: si sono presi in considerazione i principali centri quali Firenze, Pisa, Siena, Lucca e

Arezzo. Queste città rappresentano un’attrattiva durante tutto il periodo dell’anno con una forte

presenza di stranieri.

L’area Chianti-Amiata: si sono presi in considerazione i Comuni del cosiddetto “Chiantishire”

ovvero i comuni minori dell’area di territorio compreso tra Firenze e Siena e delimitato ad Ovest

dal territorio di Volterra e ad est dai monti del Chianti, ma anche le aree limitrofe e soprattutto

quelle più a sud, le crete senesi, la val di Merse e il territorio della Val d’Orcia. Questa è l’area che

si caratterizza per una offerta ricettiva di tipo agrituristico, attrattiva prevalentemente nel periodo

estivo esteso alla fine della primavera ed al primo autunno.

I Comuni Litoranei: sono stati presi in considerazione i comuni costieri, con l’esclusione di Pisa, già

contemplata nelle Città d’Arte. In quest’area si concentra tutta la pressione legata al turismo

balneare sia interno alla regione che da fuori regione e dall’estero.

Tabella 5.2 - Grandezze del servizio idrico nelle aree rappresentative per i flussi turistici.

Vo

lum

e

Fa

ttu

rato

Do

me

stic

o

Vo

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e

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sid

en

te

Città

d'Arte 37.338.261 17.622.651 54.960.912 165.666 29.083 194.749 92.742.827 11.579.558 682.120

Chianti-

Amiata 5.098.594 2.085.690 7.184.284 56.651 8.442 65.093 15.945.460 1.729.915 112.711

Litoranei 48.439.977 16.856.057 65.296.034 429.344 55.967 485.311 107.914.027 18.372.706 847.784

Altro 85.239.748 25.022.826 110.262.574 768.060 115.849 883.909 189.990.355 11.298.535 2.031.525

TOT 176.116.580 61.587.224 237.703.804 1.419.721 209.341 1.629.062 406.592.669 42.980.714 3.674.140

Autorità Idrica Toscana - Piano di Ambito - VAS - Rapporto Ambientale CAP 5

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-

20.000.000

40.000.000

60.000.000

80.000.000

100.000.000

120.000.000

140.000.000

Volume Fatturato (mc)

VOL_FATT_DOM VOL_FATT_NONDOM

-

200.000

400.000

600.000

800.000

1.000.000

Numero di Utenze

NUM_UT_DOM NUM_UT_NONDOM

città d'arte;

54.960.912 ; 23%

chianti-amiata;

7.184.284 ; 3% litoranei;

65.296.034 ; 28%

altro; 110.262.57

4 ; 46%

Volume Fatturato Totale (mc) città d'arte;

194.749 ; 12%

chianti-amiata; 65.093 ;

4%

litoranei; 485.311 ;

30%

altro; 883.909 ;

54%

Numero Utenze Totale

città d'arte;

682.120 ; 19%

chianti-amiata; 112.711 ;

3%

litoranei; 847.784 ;

23%

altro; 2.031.525

; 55%

Popolazione Residente città

d'arte; 11.579.558

; 27%

chianti-amiata;

1.729.915 ; 4% litoranei;

18.372.706 ; 43%

altro; 11.298.535

; 26%

Presenze Turistiche

Autorità Idrica Toscana - Piano di Ambito - VAS - Rapporto Ambientale CAP 5

126

-

10.000.000

20.000.000

30.000.000

40.000.000

50.000.000

60.000.000

70.000.000

2007 2008 2009 2010 2011 2012

Comuni Litoranei - Volume Fatturato (mc)

VOL_FATT_DOM VOL_FATT_NONDOM

y = -25.142,73x2 + 101.021.507,12x -

101.455.568.125,19 R² = 0,99

10.000.000

11.000.000

12.000.000

13.000.000

14.000.000

15.000.000

16.000.000

17.000.000

18.000.000

19.000.000

1990 1995 2000 2005 2010 2015

Comuni Litoranei - Presenze turistiche

y = 173.206,83x - 337.001.500,03 R² = 0,99

6.000.000

7.000.000

8.000.000

9.000.000

10.000.000

11.000.000

12.000.000

1990 1995 2000 2005 2010 2015

Città d'arte - Presenze turistiche

Vediamo la situazione di dettaglio nelle varie aree esaminate:

Comuni Litoranei:

Il Volume fatturato nei comuni litoranei rappresenta poco più di un quarto dell’intero fatturato

regionale.

Si osserva un incremento del Volume fatturato del 2,2% tra il 2007 ed il 2012, di cui il 2,7% a carico

delle utenze domestiche ed lo 0,7% delle utenze non domestiche. Non deve sorprendere il lieve

incremento da parte delle utenze non domestiche in quanto la stessa categoria ha assorbito nello

stesso periodo la contrazione dei consumi legata alle altre attività economiche: lungo la costa sono

presenti tre importanti poli industriali e portuali: Massa Carrara, Livorno e Piombino.

Se pur a partire dal 2001 le presenze sulla fascia costiera e insulare siano aumentate del 6% c.ca, si

osserva una certa saturazione della domanda negli ultimi anni.

Città d’Arte:

Il volume fatturato nelle Città d’Arte rappresenta quasi un quarto del volume fatturato sull’intero

territorio regionale. In generale però i consumi presentano una flessione del 6% c.ca, più

accentuata sulle utenze domestiche, -6,8%, che su quelle non domestiche, -3,8%. Va tenuto presente

-

10.000.000

20.000.000

30.000.000

40.000.000

50.000.000

60.000.000

70.000.000

2007 2008 2009 2010 2011 2012

Città d'Arte - Volume Fatturato (mc)

VOL_FATT_DOM VOL_FATT_NONDOM

Autorità Idrica Toscana - Piano di Ambito - VAS - Rapporto Ambientale CAP 5

127

-

2.000.000

4.000.000

6.000.000

8.000.000

2007 2008 2009 2010 2011 2012

Comuni Chianti-Amiata - Volume Fatturato (mc)

VOL_FATT_DOM VOL_FATT_NONDOM

y = -2.063,04x2 + 8.327.871,11x - 8.402.426.794,32

R² = 0,99

0

500.000

1.000.000

1.500.000

2.000.000

1990 1995 2000 2005 2010 2015

Comuni Chianti-Amiata - Presenze turistiche

che in tale raggruppamento ha notevole peso il Comune di Firenze che vale i tre quinti del volume

fatturato del raggruppamento e dove il peso della popolazione residente è maggiore rispetto alla

fluttuante (presenze turistiche).

L’andamento delle presenze turistiche presenta un trend lineare crescente che non sembra risentire

dei dati economici.

Area Chianti Amiata:

Il volume fatturato in quest’area rappresenta il 3% del volume totale fatturato sul territorio

regionale, pertanto una percentuale non molto significativa. Significativo è però l’incremento delle

presenze che rispetto al 2001 è pari al 43% a dimostrazione di un offerta ricettiva in importante

crescita. Tale incremento rappresenta senz’altro una criticità in un area in cui la infrastrutturazione

dei servizi idrici è particolarmente difficile in particolare nelle aree agricole a causa della

dispersione delle utenze.

Il volume fatturato totale presenta una flessione del 2,7% ottenuta dalla combinazione di una

flessione del 4,8% dei consumi domestici e di un incremento del 4,1% dei consumi non domestici,

che si potrebbe pensare sia derivante proprio dal settore turistico.

La curva delle presenze segnala però una tendenza alla saturazione in particolare nell’ultimo

quinquennio.

I consumi idrici della Toscana sono generati per il 74% da utenze domestiche per le quali si può

ipotizzare una certa rigidità della domanda; possono incidere sul consumo domestico effetti di

stagionalità.

I consumi di acqua potabile legati all’utenza non domestica sono fortemente influenzati dalla

congiuntura economica generale e dall’andamento degli specifici settori. Solo oggi, nel 2015,

sembrerebbero manifestarsi i primi segni di inversione della tendenza recessiva.

Fa eccezione sul panorama regionale il settore turistico in particolare su alcune aree quali la costa e

l’area fiorentina.

Autorità Idrica Toscana - Piano di Ambito - VAS - Rapporto Ambientale CAP 5

128

A fronte di un aumento della popolazione e delle utenze la domanda è diminuita. Ciò può essere

dovuto ai seguenti fattori:

- Prezzo: l’aumento di prezzo dei servizi idrici ha favorito la diffusione di un utilizzo più

consapevole e parsimonioso dell’acqua. Questo in particolar modo nelle strutture collettive

e di servizio e comunque in tutte le attività economiche in cui l’acqua è un importante

fattore della produzione. Si pensi ad esempio, in considerazione a quello che abbiamo detto

in merito al trend di incremento delle presenze turistiche, alle strutture che lavorano sia nel

campo dell’accoglienza che della ristorazione.

- Migliore efficienza di utilizzo della risorsa: gli incentivi alla ristrutturazione edilizia degli

ultimi 10 anni hanno portato ad un rinnovo degli impianti interni (meno perdite) ed

all’utilizzo di dispositivi che favoriscono il risparmio idrico (wc a doppia cassetta, diffusori

rompigetto; gli elettrodomestici come lavatrici e lavastoviglie hanno migliorato le loro

prestazioni rispetto al consumo di acqua).

- Crisi idrica: in alcuni anni particolari (2003, 2007 e 2012) si sono registrate situazioni di crisi

idrica legate alle scarse precipitazioni tanto da portare l’amministrazione Regionale a

dichiarare lo stato di emergenza. Durante i periodi di crisi non è stato sempre possibile

dare soddisfazione alla domanda dei servizi e questo può aver comportato una flessione

dei consumi.

Senza voler sottovalutare il trend in diminuzione dei volumi fatturati, in via cautelativa si ipotizza

che per gli anni di validità del Piano d’Ambito la domanda rimanga costante (riferimento 2012),

potendo ipotizzare che un eventuale crescita dei consumi non domestici per effetto di una futura

ripresa economica possa in parte compensare la diminuzione dei consumi domestici.