CANI D'ARGENTO / 1988-2013, venticinque anni di Sottosezione CAI a Cavriago

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Progetto editoriale a cura di Oriana Torelli / Testi di Paolo Bedogni e Oriana Torelli / Grafica ed editing a cura di Daniele Castagnetti / Edizioni Edicta, Parma, 2014

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Progetto editoriale a cura di:Oriana Torelli

Testi:Paolo BedogniOriana Torelli

Grafica ed editing:Daniele Castagnetti

Edizioni Edicta scrlwww.edicta.net

Via torrente Termina, 3/b43124 - Parma

P.Iva: 02072950344N. Iscr. ROC: 9980

ISBN 978-88-89998-59-5

Con il contributo del Comune di Cavriagoe della Sezione CAI di Reggio Emilia

Si ringraziano sentitamente tutti coloro che hanno fornito materiale iconografico e si sono resi disponibili all’intervista

CANID’ARGENTO

1988-2013VENTICINQUE ANNI DI SOTTOSEZIONE CAI A CAVRIAGO

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A Cavriago, sempre in montagna coi Cani Sciolti

E’ con grande piacere che ho sfogliato e letto le pagine del libro pubblicato per festeggiare i venticinque anni della Sottosezione CAI Cani Sciolti: un libro che l’Amministrazio-ne di Cavriago ha sostenuto non soltanto per ricordare, ma soprattutto per incoraggiare questo gruppo a proseguire l’at-tività, tenendo conto degli importanti obiettivi raggiunti.

Nella pubblicazione vengono ripercorse tutte le tap-pe più significative di questa lunga esperienza associativa: dalla nascita della passione per la montagna nei fondatori (risalente alla loro infanzia, alle vacanze organizzate dalla parrocchia di Cavriago in Trentino), all’iscrizione al Club Al-pino Italiano, alla crescente voglia di tornare insieme, cam-minare, scalare, scoprire nuovi percorsi, fino alla stesura nel 1984 del primo programma organizzato di escursioni, la len-ta trasformazione in Sottosezione, l’arrivo di nuovi associati

e di nuovi amici a condividere le stesse grandi emozioni, fino ad oggi: venticinque anni più tardi, dopo migliaia di chilo-metri percorsi in montagna.

In questo libro ho ritrovato la ricerca e la conserva-zione del passato, attraverso parole che raccontano il forte legame che unisce passo dopo passo - un legame che conosco bene, in quanto appassionata di trekking - e che porta a vive-re esperienze condivise e personali allo stesso tempo.

Una passione ed un impegno speciali, profusi dalla Sottosezione senza mai segnali di cedimento.Una carrellata di voci, testimonianze, ricordi, immagini e volti di decine di persone della nostra comunità, che nel loro tempo libero hanno scelto, negli anni, di continuare ad anda-re in montagna con i Cani Sciolti.

Il mio personale augurio è che questa passione con-tinui ad animare i Cani Sciolti e che il loro cammino possa proseguire a lungo perché

“Viaggiare è camminare verso l’orizzonte, incontrare l’altro, conoscere, scoprire e tornare più ricchi di quando si era iniziato il cammino”

(Luis Sepúlveda)

Vania ToniAssessore alle Politiche Culturali, Sportive

e di Promozione del territorio

presentazione“Le grandi montagne hanno il valore degli uomini che le salgono,

altrimenti non sarebbero altro che un cumulo di sassi”(Walter Bonatti)

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L’idea di scrivere la storia dei Cani Sciolti è maturata alcuni anni fa, quando Brunetta Partisotti ha dato alle stam-pe il bel volume “Gambinspala” dedicato alla storia della So-cietà Podistica di Cavriago.Alcuni podisti sono anche Cani Sciolti ed hanno visto in me chi poteva farsi raccoglitore di testimonianze e memorie.Io mi sono sentita onorata e spaventata, però ho deciso di accettare la sfida, perché la ricerca e la conservazione del passato mi appassionano.

Sono entrata nei Cani Sciolti nel 2000, dunque non posso vantare l’appartenenza al gruppo fondatore: tuttavia, posso dire di aver scoperto in loro un mondo di amicizia, di-vertimento, solidarietà e partecipazione ineguagliabili, men-tre l’impegno e la fatica dell’andare per monti mi erano già familiari da tempo.

Ho pensato ad un album delle memorie, che riservas-se una metà dello spazio alle parole e l’altra alle immagini e ad ai documenti “storici”.Ho voluto inserire, a piè di pagina, una cronologia degli eventi e degli aspetti che hanno caratterizzato la lunga vita del gruppo e della Sottosezione, affinché il lettore scorrendo-la potesse riaprire il cassetto della memoria.

Il materiale era tanto e vario, per cui è stato necessa-rio ordinarlo per aspetti tematici, che comunque ritrovano la loro opportuna collocazione temporale nello svolgimento della linea cronologica.

Non mi sono avventurata sui sentieri scivolosi delle considerazioni filosofiche sull’alpinismo, perché ci sono in circolazione tantissimi altri libri pieni di riflessioni di perso-ne assai più autorevoli di me.Mi sono limitata a sfogliare i documenti, ad ascoltare chi, sol-lecitato, dava libero sfogo ai propri ricordi e che ora (a lavo-ro ultimato) voglio ringraziare di cuore.

Oriana Torelli

introduzione

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1.a Arrivano i Cani Sciolti

Perché non raccontiamo la nostra storia?L’idea si insinua nella mente e comincia ad espandersi quan-do ci si rende conto che da un quarto di secolo ci si incontra, si fanno esperienze insieme e si desidera continuare ancora. Ma se i ricordi sono disordinati, se verba volant e scripta ma-nent, è bene lasciare una traccia scritta ed iconografica del percorso compiuto assieme, riordinare fatti, vissuti, espe-rienze che costituiscono la nostra storia e socializzarli con chi è appartenuto e/o appartiene tuttora al gruppo.La memoria è il presente del passato, selettiva e disordinata, ma i protagonisti sono disposti ad autoraccontarsi, autorap-presentarsi. Allora ci si incontra in sede, si sfogliano album fotografici e raccoglitori polverosi zeppi di documenti e la memoria si accende insieme al registratore.

Cosa spinge queste persone a trasformare il loro andare per sentieri, nevai e vie ferrate in piccolo gruppo in un’esperien-za più condivisa? Sicuramente la voglia di stare insieme, di diventare polo di aggregazione e muoversi in libertà, senza vincoli imposti dall’alto.La consapevolezza della propria autonomia deriva da una lunga frequentazione della montagna da parte di tutti.Paolo Bedogni è un appassionato figlio d’arte: il papà Brenno lo ha formato accompagnandolo sui sentieri.Carlo Barberis frequenta la Sezione CAI provinciale dal 1972.Tonino Zanghieri sale sulle cime senza soluzione di continui-tà dal 1959, quando indossava i pantaloncini corti e parteci-pava assieme a tanti altri ragazzi (futuri Cani Sciolti) ai sog-giorni estivi parrocchiali. E’ socio CAI dal 1973.

A partire dalla fine degli anni Cinquanta, la parrocchia di San Nicolò - sotto la guida dell’indimenticato Don Gino Bene-velli - affitta in una località amena del Trentino una struttura idonea a raccogliere gruppi di adulti e bambini; poi, grazie alla manovalanza volonterosa di alcuni genitori, garantisce una vacanza piacevole e istruttiva.La prima esperienza che tutti ricordano è a Bezzecca, luogo reso immortale dalle reminiscenze scolastiche del celebre “obbedisco” garibaldino.Paolo e Tonino, assieme a Claudio Castagnetti e Guido Chieri-ci, sono i pionieri di questa esperienza. Guido è uomo di mol-teplici virtù e dal grande senso dell’umorismo: ancora oggi, camminando sui sentieri, ama ripeterci aneddoti divertenti.

«Noi siamo nati con Don Gino e per il primo campeggio, come veniva chiamato allora, siamo andati a Bezzecca e - se vi ricordate - partivamo col pullman.

1984Nasce il “Gruppo Escursionistico Cani Sciolti di Cavriago”: il logo è quello ancora in uso oggi, il programma delle gite delle attività copre solo il periodo autunnale (da settembre a dicembre)

1. GLI INIZI

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gennaio 1985Viene diffuso un calendario escursionistico che, per la prima volta, copre tutta la durata dell’anno (avvicinandosi alla perio-dizzazione tipica degli anni successivi)

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Ognuno di noi portava qualcosa da mangiare e ricordo che uno ha portato dei polli, ingabbiati sul tetto.Ma sulla vecchia strada per la Val di Ledro, dentro alle gallerie basse, abbiamo perso la gabbia dei polli!Immagina il divertimento per noi bambini!Un altro episodio: la prima volta in Val di Fassa, a Sora-ga, facemmo un’escursione alla diga della Marmolada.Naturalmente, ognuno di noi aveva nello zaino il cibo: a me, che a quei tempi ero un bimbetto robusto, diedero lo zaino della frutta e precisamente delle pesche, ma all’ar-rivo dentro allo zaino c’era solo la marmellata.Ma sì! Ci siamo divertiti!».

Fabio Del Monte, che appartiene ad una generazione succes-siva, durante gli stessi soggiorni alpini - organizzati però dal-la parrocchia di oltre Rio (cioè di San Terenziano) - ha l’op-portunità di fare esperienze più avanzate di avvicinamento alla montagna, perché nel gruppo ci sono persone più adulte e più esperte che aggregano i giovani.

«Con Don Candido, Pietro Ghirardini, Nando Beneven-ti, il Mao, Ettore Burani, Enrico Reali, ogni anno dopo i campeggi estivi, a settembre, organizzavamo una gita in Dolomiti e spesso si trattava di vie ferrate.Partivamo tutti assieme col “pullmino” della parrocchia e in quelle occasioni si sono consolidati legami di ami-cizia tra alcune persone. Le stesse che poi entrano a far parte di un gruppo che, dal 1983, comincia ad andare in montagna assiduamente.Proprio in quell’anno, facemmo una delle prime alpinisti-che sulla Presanella».

L’esperienza cresce, la voglia di andare sempre più avanti è urgente e molti trovano nel CAI una casa comune: ci si iscri-ve perché si condividono i valori di fondo del Club Alpino Italiano, ma soprattutto se ne apprezzano le tutele assicura-tive in caso di infortunio.

Ancora Del Monte:

«Io mi sono iscritto nel 1980 e nel 1983, con Ettore Bura-ni, andai alla Capanna Margherita: Olinto Pincelli era ca-pogita e il gestore del Rifugio Gnifetti era la nostra guida.L’anno successivo sono andato sul Monte Bianco, assie-me a Pietro ed Enrico, e ho conosciuto la guida Balma-mion con cui sono andato, assieme all’amico Iglis Baldi, sul Kilimangiaro alcuni anni dopo».

Paolo Bedogni racconta così il suo ritorno in montagna:

«Io qui a Cavriago facevo delle gite con Tonino e Iglis, poi, nel 1981, quando lavoravo in un’azienda di Bagnolo, ho conosciuto dei ragazzi che come me amavano la monta-gna e fra quelli c’erano Vando Montanari e Carlo Gilioli.Poi una cosa tira l’altra e ci è venuto in mente di fare un calendario ufficiale. Quella è stata la prima volta che ci siamo trovati».

Vando Montanari, amico e collega di lavoro di Paolo, spiega la scelta del nome.

«Io sono di Reggio e mi sentivo un po’ “extracomunita-rio” in questo gruppo. Paolo mi ha convinto a farne parte e io mi sono trovato subito bene tra questi “picchiatelli”.

7-8 settembre 1985Prima escursione alpinistica dei Cani Sciolti, che però mancano la vetta del Monte Cevedale a causa del forte vento

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1986Chiusura dell’anno escursionistico col pranzo sociale al ristorante “La Maddalena” di Collagna.Il gran finale a tavola diventerà presto una (gustosa) tradizione

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Intanto mi hanno fatto conoscere la montagna, mi hanno portato a fare le prime escursioni e in questo modo ho rafforzato molto l’amicizia con loro.Chiamandoci “Cani Sciolti”, volevamo già allora distin-guerci da tutte le altre associazioni: il nostro punto di orgoglio era quello di dire “no” ed essere fuori da tutti gli schemi. Anche il calendario era una novità e in questo modo ci siamo fatti conoscere».

Iglis Baldi, past president della Sezione CAI di Reggio Emilia, ha raccontato (in un articolo pubblicato sul numero 1/2000 del nostro periodico Internos) il suo avvicinamento alla mon-tagna e l’inevitabile incontro con altri appassionati:

“Eravamo alla fine degli anni Settanta, quando - un po’ per scherzo e un po’ per voglia di qualcosa di nuovo - co-minciai a muovere i primi passi verso la montagna.Mai avrei immaginato che mi sarei sentito così coinvolto.Ambiente nuovo, incontri nuovi: proprio in quegli anni ho preso a frequentare Paolo e Tonino, condividendone le stesse esperienze.Cominciammo a percorrere qualche sentiero, a salire qualche montagna, poi le uscite diventarono sempre più frequenti, gli amici aumentavano e con poche telefonate il programma per la domenica era definito.Nacque poi il nome che diventò il nostro inconfondibile marchio: Cani Sciolti”.

1.b Una fase di transizione

Man mano che gli amici aumentano, che le relazioni si con-solidano, che fioriscono proposte di fare questo o quel sen-tiero (a seconda dei desideri personali), nasce la volontà di programmare seriamente l’attività escursionistica.Il primo calendario ufficiale è a cura degli otto Cani Sciolti fondatori: Iglis Baldi, Carlo Barberis, Paolo Bedogni, Fabio Del Monte, Carlo Gilioli, Nando Guerri, Vando Montanari e Tonino Zanghieri.Propone un programma di escursioni da svolgere sull’Ap-pennino Reggiano, dal settembre al dicembre 1984.

Il secondo calendario (1985) è un documento prezioso, poi-ché contiene in nuce alcuni caratteri distintivi dei Cani Sciolti tuttora validi.Vengono presentate tredici gite di diversa tipologia, da svol-gersi in un lungo arco di tempo, da febbraio a novembre, in Appennino e sulle Alpi. Alle uscite escursionistiche e na-turalistiche si affiancano cinque alpinistiche, di cui quattro invernali sui monti vicino a casa ed una estiva al Cevedale.Alla prima grande trasferta dei Cani Sciolti manca proprio Paolo Bedogni (che l’ha voluta e organizzata), costretto al forfait ma comunque giustificato: è in viaggio di nozze.Si propongono escursioni che vedono il coinvolgimento de-gli alunni delle scuole medie del paese e non manca la col-laborazione con la Sezione provinciale CAI e la Sottosezione Val d’Enza di Sant’Ilario.Si può notare inoltre un rapporto di scambio con associazio-ni che fanno dell’amore e della tutela della natura lo scopo del loro esistere, come la LIPU.

gennaio 1988Il calendario delle attività si presenta nella nuova edizione tascabile.Compare ancora la dicitura originale (Gruppo Escursionistico “Cani Sciolti” - Cavriago - R.E.)

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15 FEBBRAIO 1988I Cani Sciolti si strutturano definitivamente in Sottosezione CAI, in un rapporto solo apparentemente di dipendenza dalla Se-zione reggiana: pur sotto l’ombrello del Club Alpino del capoluogo, vengono comunque mantenuti caratteri distintivi sotto il profilo dell’autonomia organizzativa, oltre al logo personalizzato

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Dalla stagione 1987/88 il calendario è in formato tascabile.Per la prima volta è griffato con il nostro logo, fino ad allora apparso solo nelle schede tecniche delle singole gite.E’ un marchio a cui siamo molto affezionati, perché frutto di un vero e proprio colpo di genio: l’immagine è “ambigua”, perché ciò che sembra un picco aguzzo che sta per essere scalato si rivela (cambiando la prospettiva) una testa di cane. Questo logo è ancora oggi tale e quale.Ci stiamo progressivamente trasformando in Sottosezione e, come in tutti i momenti di passaggio, esterniamo alcuni ele-menti di contraddizione: il tascabile presenta in copertina il logo con la dicitura Gruppo Escursionistico “Cani Sciolti” - Cavriago - R.E., però nelle schede informative ci dichiariamo già Sottosezione C.A.I. di Cavriago - R.E. - Cani Sciolti.

1.c Una Sottosezione CAI a Cavriago?

L’eco delle imprese di questi amanti ed esperti frequentato-ri della montagna si diffonde nel paese: cominciano allora i corteggiamenti da parte di chi ha già un ruolo consolidato nelle istituzioni tradizionali e ritiene che l’unione delle espe-rienze costituisca un punto di forza.Prende insomma a circolare l’idea di costituirsi definitiva-mente in Sottosezione CAI.

Fabio Del Monte:

«Ci si incontrava all’Oratorio di San Giovanni, per la grigliata annuale degli Alpini: con Piero Sassi, Giuseppe Spallanzani e Tonino Zanghieri si pensava di dar vita ad

una Sottosezione, ma erano poco più che parole.Una cosa è certa: è stata la Sezione provinciale a chie-derci di diventare Sottosezione. A noi andava bene anche come eravamo, tanto più che fino alla sera dell’incontro non avevamo ancora preso una decisione.Alla fine dicemmo di sì perché avevamo ottenuto di man-tenere sul logo il nostro nome: Cani Sciolti».

Questo concetto è ribadito da Vando Montanari:

«Poi da Reggio ci hanno contattati per fare il salto, per poterci organizzare meglio, per darci una struttura, per poter fare le cose nel miglior modo possibile».

Ma c’è proprio bisogno di una Sottosezione CAI a Cavriago?Risponde Piero Sassi, veterano del Club Alpino e dell’ANA:

«Sì! Per approfondire la conoscenza e la conseguente amicizia fra i cultori di questa “passionaccia”, che non osiamo definire solo uno sport, in quanto è molto di più.Cultori che in paese sono già un certo numero - sia nel CAI, che esterni - e che sono destinati ad aumentare».

C’è la consapevolezza tra i promotori che istituire un luogo vicino alle persone dove incontrarsi, programmare le gite e socializzare le esperienze sarà una occasione di crescita cul-turale e sociale. La Sezione reggiana, per gli stessi motivi, appoggia queste iniziative.Nel 1982, nasce la Sottosezione Val d’Enza di Sant’Ilario, Castelnovo Monti sta lavorando ad una Sezione autonoma, Rubiera diventerà Sottosezione l’anno dopo di noi: quindi i tempi sono decisamente propizi.

27-28 FEBBRAIO 1988In collaborazione con l’Uisp di Reggio Emilia, viene organizzata un’uscita di avvicinamento ai percorsi alpinistici su neve al Rifugio Battisti

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5-6 MARZO 1988Seconda esperienza del “Corso di ghiaccio”: i Cani Sciolti e l’Uisp fanno lezione di alpinismo invernale alla Capanna Tassoni (Appennino Modenese)

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Il gruppo di Cavriago, con una lettera volante dattiloscritta, si rivolge ai soci CAI perché sottoscrivano la richiesta alla “casa madre” di Reggio di istituire la Sottosezione.Per raggiungere la soglia dei cinquanta richiedenti possono contare sugli amici di Barco, capeggiati da Lauro Bertani. Trovano quindi nella persona di Katja Benassi la disponibili-tà a raccogliere i moduli firmati.Poi viene il lavoro più difficile: fare proselitismo, scommet-tendo sull’entusiasmo dei vecchi soci.

Tuttavia, molti dei “veterani” accolgono tiepidamente la pro-posta di istituire la Sottosezione, perché la vedono come un duplicato inutile, senza coglierne l’intenzione genuina di vi-talizzare dalla base organismi burocratici sentiti distanti.Ci sono anche ripensamenti tra chi aveva inizialmente accol-to con favore l’iniziativa.Se i “vecchi” tentennano, la sensibilizzazione passa attraver-so le persone che vanno in montagna, che coltivano l’aspira-zione ad andarci, che sentono il desiderio di farlo in compa-gnia e per questo aderiscono numerosi.In questa fase si rivela preziosa l’attività di promozione di Tonino Zanghieri e di Ferruccio Arduini che, in qualità di fotografo, aveva contatti con tantissima gente del paese.Carlo Barberis offre una buona testimonianza della “mobili-tazione” tra gli appassionati di montagna cavriaghesi:

«Fui contattato da Nando Guerri che venne a casa mia chiedendo: “E’ qui che abita l’alpinista?”.Io facevo alpinismo a Reggio dal 1972 e Nando mi ha det-to che a Cavriago avevano formato un gruppo e che, se mi andava, potevo unirmi a loro.Ho deciso di entrare ed ho fatto amicizia con tutti».

Carlo diventa un Cane Sciolto, va in montagna con loro pur continuando a frequentare la Sezione provinciale.Ricorda la curiosità con cui viene accolto, nel capoluogo, il gruppo escursionistico di Cavriago:

«A Reggio intanto sentivano parlare dei Cani Sciolti e il presidente mi chiedeva chi c’era e che cos’era.Io rispondevo: “E’ un gruppo che va in montagna. Come esistono i Ragni di Lecco, gli Scoiattoli di Cortina, noi sia-mo i Cani Sciolti di Cavriago”.Nel frattempo, mi era arrivata la lettera di Piero che la-vorava per istituire la Sottosezione».

E’ un lavoro duro, lungo, paziente che si fa per creare un gruppo motivato ad incontrarsi a condividere esperienze, a fare progetti, a stare in compagnia.Si organizzano cene, si fanno serate di proiezioni, si stabili-scono relazioni con altri gruppi omologhi come lo Sci Club “Franzoni Sport” a dimostrazione che le diverse realtà pos-sono confrontarsi per scambiare esperienze e rendere reale e concreto il motto secondo cui “la montagna unisce”.

25 NOVEMBRE 1988I Cani Sciolti organizzano una conferenza pubblica presso il Palazzetto dello Sport di Cavriago con il grande alpinista ed esploratore tirolese Hans Kammerlander: sodale di Reinhold Messner, ha già al suo attivo le scalate di sette cime himalayane oltre gli 8.000 metri. Seicento spettatori accorrono ad applaudirlo

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gennaio 1989Sul calendario escursionistico tascabile appare la nuova intestazione: “Sottosezione CAI Cani Sciolti Cavriago”

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2.a Nascita della Sottosezione

Il 15 febbraio 1988, con un’assemblea tenuta dal presidente della Sezione CAI Provinciale Amos Borghi, nella sede di via Don Tesauri nasce la Sottosezione.

Afferma Iglis Baldi, primo reggente:

«Fu l’ingresso del nostro gruppo che diede un impulso notevole alla crescita della Sottosezione, sia dal punto di vista delle adesioni, che della qualità».

Ormai da anni, i Cani Sciolti sono soliti programmare meti-colosamente le gite, mettendo a punto strumenti efficaci per la comunicazione e potendo contare sulla collaborazione di altre organizzazioni legate all’ambiente montano.

Dal verbale della seduta, leggiamo i primi atti ufficiali: Iglis Baldi è eletto all’unanimità reggente della Sottosezione; Pao-lo Bedogni, Fabio Del Monte, Tonino Zanghieri, Carlo Bar-beris e Pietro Salsi sono nominati coadiutori e consiglieri; la denominazione “Cani Sciolti” viene mantenuta, dando il dovuto risalto ai “blasoni” della Sezione CAI di Reggio Emilia e della Sottosezione di Cavriago.Questo terzo punto era elemento imprescindibile ed irrinun-ciabile per porre le basi di una trasformazione del gruppo escursionistico in “costola” del CAI: il successo strappato ha riempito di orgoglio e soddisfazione i magnifici otto pionieri.

2.b Le nuove leve

La neonata Sottosezione lavora alacremente: si va in monta-gna di giorno, di notte, con il caldo, con il freddo, sull’erba e sulla neve. Le gite sociali sono un’occasione per avvicinare le persone ai sentieri, per educarle ad una frequentazione rispettosa dell’ambiente e degli altri fruitori e per insegnare a muoversi in sicurezza.E’ un’istituzione vivace ed accattivante, che attira i giovani vogliosi di mettersi alla prova andando per monti.Andrea Tassoni è uno di questi. Ci racconta di essere stato attratto dal gruppo da cui pensava di imparare e con cui ri-teneva di poter fare esperienze interessanti. Ci conferma di conoscere già la “fama” dei Cani Sciolti, ma di esserne anche un po’ intimorito.

«Io e Flaminio siamo entrati nello stesso periodo: se non ricordo male era il 1989. Noi andavamo in montagna già

2. la sottosezione

marzo 1989Elezioni del nuovo Consiglio sottosezionale: il reggente è Iglis Baldi.E’ in questa occasione che il gruppo si apre ai giovani, che vi portano nuove idee e richiamano altri coetanei

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18-19 marzo 1989Prima escursione notturna sul Monte Cusna.Questa esperienza-pilota verrà ripresa negli anni successivi, fino a diventare una costante della nostra programmazione

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da prima, per nostro conto. Poi, sulla spinta di un amico, abbiamo deciso di iscriverci, anche per avere un’assicu-razione e sconti nei rifugi.Le prime escursioni col CAI le abbiamo fatte nel 1991.Eravamo i più giovani e siamo entrati in punta di piedi perché qualcuno ci considerava inesperti - cosa in parte vera - e voleva mantenere le distanze».

Flaminio Reggiani riporta il discorso sul suo avvicinamen-to all’escursionismo e scopriamo che ripercorre, a qualche anno di distanza, le stesse tappe di Fabio, uno dei fondatori.

«Il contatto con la montagna per tanti ragazzi di Cavria-go è stata la colonia estiva. Successivamente, dopo aver conosciuto persone iscritte al CAI, abbiamo ricominciato con loro, tra qualche ferrata e qualche alpinistica».

Con l’inserimento nel gruppo dei Cani Sciolti, Andrea ricor-da di aver appreso molte cose e allo stesso tempo di aver portato idee e proposte interessanti (tanto che, insieme a Fla-minio, ricopre ruoli di spicco nell’organizzazione).

«La maggior parte degli iscritti aveva piacere che ci fos-sero persone giovani. Però, quando entri in un gruppo, c’è sempre qualcuno che ha paura di essere spodestato.Comunque, ci hanno accolti bene ed io ho praticamente imparato a mettere i ramponi coi Cani Sciolti.Uscire col CAI è diventato una routine».

«E quando non c’erano gite - aggiunge Flaminio - ci cer-cavamo comunque, poi ci si dava un appuntamento e si partiva per la montagna».

Altro merito delle nuove leve è quello di portare nuovi iscrit-ti, soprattutto giovani: Carlo Campanini è uno di questi.Ha la fortuna di trovare la porta spalancata e lavora nel Con-siglio con entusiasmo e passione per un lungo periodo.

«Per me l’approccio al CAI è stato simile: quando ho co-minciato ad andare in montagna, mi sono tesserato.Poi Andrea e Flaminio erano già dentro, perciò per me è stato più semplice».

Alla metà degli anni Novanta, i Cani Sciolti ricevono una loro connotazione identitaria proprio da questi giovani: Andrea e Flaminio si avvicendano alla reggenza per tre mandati.

Andrea:

«Io ho fatto il consigliere, il segretario, il tesoriere, il vi-ce-reggente poi il reggente. Io rifarei tutto, nel senso che sono state esperienze tutte positive; però è giusto ogni tanto cambiare, perché c’è il rischio che l’abitudine affos-si gli stimoli. Allora è bene che subentrino altri. Ci sono realtà in cui la gestione è portata avanti da vent’anni dal-le stesse persone, spegnendo ogni scintilla di vitalità.L’unico dato veramente negativo del mio mandato sono state le polemiche che la Sezione provinciale ogni tanto innescava con noi».

L’oggetto del contendere tra Sezione provinciale e la Sotto-sezione è l’obbligo di iscrizione al CAI per i partecipanti alle gite programmate. Qui spunta la vena democratica dei Cani Sciolti: prima si dà la possibilità provare, poi (eventualmen-te) si chiede la tessera.

gennaio 1990Tramite la pubblicazione del calendario annuale, i Cani Sciolti offrono ai loro soci un regalo speciale: “I Ca(n) Slighe”, testo poetico a firma di Domenico Bonibaldoni

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gennaio 1991Questa volta è la vignetta di William Vitali a griffare il nostro calendario.I suoi personaggi appariranno ininterrottamente fino all’edizione 2010

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«A noi - dice Andrea - interessava relativamente l’au-mento del numero degli iscritti. Prendevamo alle gite an-che i non soci, perché non era giusto tesserare chi faceva solo qualche uscita.Però eravamo rigorosi per quanto riguarda la copertura infortunistica e per primi - lo affermo con orgoglio - ab-biamo fatto le assicurazioni extra oltre a quella del CAI».

Flaminio traccia un bilancio positivo della sua intensa parte-cipazione alla vita della Sottosezione, anche se - col senno di poi e qualche anno in più - forse oggi cercherebbe di rispar-miare qualche energia.

«Io rifarei tutto sia da consigliere che da reggente. Una cosa che non farei più è quella di “tirare il carro”, perchè bisogna delegare molto di più. Però il periodo era parti-colare: ero molto giovane e volevo dimostrare qualcosa.Fare il reggente non voleva dire solo andare in monta-gna, ma pensare, preparare manifestazioni di vario tipo.E’ stato un bell’impegno e, durante i tre anni di reggenza, avevo speso proprio tutto».

Anche Carlo è dello stesso avviso, pur salvando un’esperien-za che lo ha arricchito.

«Il mio ruolo è stato prima di consigliere poi di segreta-rio. Rifarei il consigliere, ma non il segretario perché è un ruolo sul quale cadono tutti gli impegni».

Oggi questi “ex ragazzi” si trovano in quella fase della loro esistenza in cui gli interessi, gli orizzonti verso cui guardare sono da progettare con chi condivide con loro la vita quoti-

diana e, per questo, hanno diradato la loro frequentazione della Sottosezione. Però unanimemente ritengono che l’ade-sione al CAI sia ancora la maniera migliore per approcciarsi alla montagna in modo consapevole, sicuro e solidale.

«Quel che è cambiato - aggiunge Andrea - è che, qualche anno fa, si usciva col CAI e si pensava di andare con gen-te esperta, anche se non era sempre vero.Adesso, nel nostro piccolo, chi viene con noi sa che chi lo porta in giro in montagna c’è stato sul serio.Inoltre è positivo vivere la montagna come gruppo».

L’ambiente montano, come si sa, non è scevro di pericoli ed un neofita deve muoversi seguendo i consigli di qualcuno di cui si fida. I più esperti hanno il dovere di “far esperire” a chi è curioso l’andare per monti.Se tutto va bene, allora si guadagna un altro aderente al CAI, ma solo dopo averlo pienamente convinto.

Carlo sottolinea:

«Il primo approccio avviene sempre per invito: ci vuole qualcuno che ti chiama, che ti coinvolge e che ti fa sce-gliere la gita più adatta a te».

Conclude Flaminio:

«Una persona va invitata a fare certe esperienze. Dopo avergli spiegato che cosa è l’associazione, cosa fa e come lavora, allora lo si può iscrivere al CAI».

28 marzo 1992Conferma a reggente per Iglis Baldi, dopo le elezioni per il rinnovo del Consiglio sottosezionale.Gli iscrittti ai Cani Sciolti sono 160

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17 luglio 1992Prende il via quello che è destinato a diventare un appuntamento fisso per i Cani Sciolti e per i loro numerosi amici: la Gnoc-cata estiva.Ad ospitare la prima edizione è il bel giardino di piazza Mazzini, a San Nicolò

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2.c Gli anni della crescita

Alla fine degli anni Novanta, i Cani Sciolti sono la realtà CAI più vivace di tutta la provincia: c’è un gruppo stabile di per-sone che lavorano con energia, entusiasmo, capacità propo-sitiva e - cosa non indifferente - disponibilità di tempo.Piano piano, affluiscono a Cavriago i fuoriusciti da altri grup-pi, in particolare dalla sezione CAI provinciale.Il traino di questa operazione è Claudio Castagnetti, un ca-vriaghese “emigrato” a Reggio Emilia da oltre venti anni e (inizialmente) socio CAI presso la Sottosezione di Scandiano, a cui approda per i legami di amicizia con Bruno Colla.

«Io e Bruno lavoravamo assieme e quando, nel 1988, ho rinunciato al camper ed ai viaggi per costruirmi la casa che volevo, ho riaperto gli occhi sulla montagna che ave-vo frequentato in gioventù. Era un’opportunità per va-lorizzare il mio tempo libero senza grossi investimenti economici. Mi permetteva di avviare mia moglie e mio figlio alla scoperta di un mondo a loro sconosciuto.Così, introdotto da Bruno, sono diventato tesserato CAI e con gli amici di Scandiano ho fatto esperienze escursioni-stiche, alpinistiche e conviviali indimenticabili».

Andare in montagna è come andare in bicicletta: una volta imparato, rimane tutto dentro. Anche dopo una lunga pausa, appena si calzano gli scarponi, ci si ritrova immersi in un elemento familiare e si sente crescere la voglia di esplorare e fare esperienze nuove.Il ritorno alla montagna fa poi riaffiorare in Claudio il desi-derio di ritrovare i vecchi amici ed il paese di origine.

«Il richiamo di Cavriago è stato molto forte. Mi sentivo pieno di energia e disponibile ad impegnarmi perché il mio divertimento non fosse solo fine a se stesso, ma po-tesse sfociare in qualcosa di socialmente utile.Sono ritornato a casa ed ho dato il mio contributo all’in-terno del gruppo dei Cani Sciolti».

Claudio, in città, coltiva un buona rete di relazioni amicali, alcune delle quali sono nate e cresciute proprio frequentan-do la montagna. Succede che molti di questi camminatori de-cidono di seguirlo (anche attratti dalla nomea del gruppo) e diventano orgogliosamente Cani Sciolti.

«A partire dal 2002, è iniziato il trasferimento di tessera-ti dalla Sezione provinciale. L’anno successivo abbiamo avuto 22 nuovi iscritti - pari al 15% del totale - che bilan-ciavano l’abbandono di vecchi tesserati, ma soprattutto significavano linfa nuova, destinata a muovere le acque.Il trend è continuato negli anni successivi e, nel 2007, ab-biamo festeggiato il superamento dei 200 iscritti, fino a raggiungere l’apice dei 246 nel 2011».

Se analizziamo la fisionomia dei nuovi iscritti, notiamo che il numero delle donne è in forte aumento e possiamo trovarne una spiegazione.

«Io e Oriana andavamo per sentieri quasi tutte le dome-niche, riuscivamo a coinvolgere coppie di amici, andava-mo in vacanza in luoghi che potevano diventare destina-zione di future gite sociali.Come noi, in tanti hanno scoperto che la montagna è un piacere che si può condividere. Anche in famiglia.

1992Nel corso dell’anno, i Cani Sciolti trovano una sede stabile: si trasferiscono in un locale nella zona tribune del Palazzetto dello Sport di Cavriago

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GENNAIO 1993E’ un’abitudine ormai consolidata quella di distribuire le relazioni tecniche delle gite, appena prima delle escursioni.Da quest’anno saranno invece raccolte in un fascicolo, in distribuzione agli intervenuti durante la serata di presentazione (a gennaio, come consuetudine)

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Infatti, non si sentiva più dire: “Non riesco a portare mia moglie in montagna e mi dispiace”.C’è da dire che le donne non hanno paura di mettersi alla prova e - disciplinate ed ostinate come sono - raggiungo-no ottime prestazioni. Sicuramente un po’ del merito va anche a noi “istruttori” che, conoscendole bene, le sap-piamo motivare e soprattutto rassicurare».

L’aumento degli iscritti e dei partecipanti alle iniziative si deve anche in questi anni d’oro ad un’attenzione particolare alla comunicazione. Claudio, fin dall’inizio del suo impegno nei Cani Sciolti, si è posto l’obiettivo di migliorarla.

«Quando sono entrato in Consiglio, mi sono occupato delle manifestazioni: mi sono reso conto che le strategie comunicative erano determinanti per decretare il succes-so di ogni nostra iniziativa.Con l’aiuto di mio figlio, ho potuto dare una veste più ac-cattivante al fascicolo delle relazioni delle gite annuali.Poi, nel 2001, ecco il “gioiellino”: un libretto graficamente davvero ben fatto, stampato accuratamente, che tanti ci hanno invidiato».

Altro obiettivo (in continuità con le ultime gestioni) è quello di fare della frequentazione della montagna un’esperienza molteplice, non solo finalizzata all’ascensione di una cima, ma anche alla ricerca ed all’esplorazione di luoghi naturali che soddisfino il nostro senso estetico.Si tende a realizzare progetti escursionistici vari, che porta-no i partecipanti in luoghi insoliti, mai prima di allora prati-cati, senza trascurare quelli più “classici”.

«Io lavoravo perché molta gente andasse in montagna. Non cercavo itinerari difficili per pochi: quelli c’erano stati e c’erano ancora, ma io volevo una montagna varia e popolare. Riempivamo il pullman di gente entusiasta per l’Elba, il Verdon, la Sardegna, il Triglav e l’Etna.Non mi sono sentito per questo “agenzia di viaggio” o “dopolavoro ferroviario”, come mi è stato fatto notare. Credo invece di aver condiviso esperienze indimenticabili con altre persone, che hanno la stessa sensibilità.Qualcuno vorrebbe rifarle... Oh, è fatica...Abbiamo anche inserito, in tempi non sospetti, la biciclet-tata (che oggi fanno tutti). Per contenere i prezzi, quindi favorire la partecipazione, ci siamo inventati le soluzioni più bizzarre: raccolta di bici a domicilio, furgoni a noleg-gio, volontari che dopo la pedalata di oltre 60 chilometri vanno a recuperare i mezzi...Ripeto: è una cosa che costa fatica!».

In quegli anni, si realizza un sogno: una sede sociale bella, accogliente, idonea ad ospitare le diverse attività del gruppo.Chi si trova a passare nella primavera del 2009 per via Roma, nei pressi dell’ex stazione ferroviaria può notare un certo movimento di auto, moto, biciclette che portano strani per-sonaggi a volte in abbigliamento sportivo, a volte in tuta da lavoro, a volte con la borsa da ragioniere in mano, tanto da chiedersi che cosa stiano facendo.Sono i Cani Sciolti che preparano la loro nuova sede, conces-sa in uso dal Comune di Cavriago.

«L’edificio - continua Claudio - era bello, collocato nel cuore del paese di cui quei muri hanno visto e raccolto la vita. Ci è piaciuta molto l’idea di riportare in quella

6 febbraio 1993A seguito delle dimissioni volontarie di Iglis Baldi, il Consiglio di Sottosezione nomina reggente ad interim Paolo Bedogni

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27 febbraio 1994Una nuova proposta per i tanti appassionati di montagna e di sport invernali: viene introdotta in calendario la prima escursio-ne sci-alpinistica, sul Monte Cavalbianco.Seguirà una due-giorni primaverile sulle nevi della Wildspitze (Ötztaler Alpen, Austria)

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struttura (da tempo abbandonata) le chiacchiere, i pen-sieri di chi progetta percorsi emozionanti, dando spazio all’immaginazione.C’era tanto lavoro da fare ed abbiamo aperto il cantiere».

Paolo Bedogni ricopre il ruolo di capomastro qualificato, Be-nedetta Govi contribuisce con preziose consulenze da archi-tetto. Eros Braglia, Fausto Bertani ed Elio Pelli, sempre infati-cabili, aggiungono tasselli preziosi per abbellire l’opera.La manovalanza è la più svariata: ci sono i pensionati (che non aspettavano altra scusa per potersi sottrarre alle richie-ste delle mogli - c’è sempre una lista di “cosette” da fare in casa), oppure ci sono i cassintegrati che vanno a lavorare alla “casa comune” dei Cani Sciolti, così, a sera, sono sicuri di aver guadagnato tanto buonumore.Perché non si può pensare che abbiano solo lavorato: è certo che si sono divertiti un mondo.Ogni giorno, puntualmente a metà pomeriggio, passa il treno locale diretto a Ciano ed al finestrino c’è il controllore-con-tabile, impegnato a quantificare i progressi del lavoro e ad impallidire di fronte al lievitare dei costi.Così tra una faticata, una risata, tanto unto di gomito ed in-finita generosità, il cantiere giunge al termine e l’eccellente risultato è alla vista di tutti.

Il 27 giugno, alla grande festa per l’inaugurazione, interven-gono tanti amici, ci sono le autorità, si tengono i discorsi, tut-to secondo i crismi della circostanza ufficiale.Il buffet, ricco e vario, è curato dalle “caine” che, ogniqual-volta si deve addolcire un evento, si attivano e realizzano torte sempre nuove e squisite.

Per la prima volta viene approntata un’apposita postazione per il vino e per i drink: la dirige magistralmente Paolo Be-dogni (diventato, nel frattempo, provetto sommelier) che per l’occasione sfoggia un look ed un’attrezzatura ineccepibili.

Come gli sposini si danno da fare per allestire il loro nido, così i Cani Sciolti ogni martedì - tra una risata ed un brindi-si - progettano pezzi di arredamento per abbellire lo spazio dove si svolge la vita del gruppo, sfruttando le capacità e le abilità dei soci. Naturalmente gratis.Entra in scena Fausto Bertani che, restauratore per passione, ha il compito di ideare il bar e la rastrelliera portacalici.Perché si sa che chi va in montagna beve: altrimenti come farebbe a superare le fatiche, il freddo dell’inverno, le intem-perie, a vincere la paura e a festeggiare una conquista?Allora Fausto da una botte ricava il bar. Poi, costruita anche la rastrelliera, assegna una tacca col nome ad ogni associato che compra il proprio calice personale.

Dopo quindici anni vissuti intensamente, chiediamo a Clau-dio come vive il presente dei Cani Sciolti.

«Oggi sono consigliere, frequento la sede come sempre, però preferisco occuparmi di questioni che mi permetto-no di stare più nelle retrovie.E’ senz’altro più riposante non avere responsabilità di-retta sulle cose, pur continuando a rimanerci dentro».

14 maggio 1994I Cani Sciolti sono abili montanari, ma anche appassionati fotografi: nella Sala Comunale delle Mostre viene infatti inaugu-rata una mostra retrospettiva, che ripercorre le attività degli anni 1988-1993 e che rimane aperta al pubblico fino al giorno 29

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29 gennaio 1995I Cani Sciolti e lo Sci Club Cavriago organizzano congiuntamente una prima giornata sulla neve.La meta sono le piste de La Polsa e San Valentino, in Trentino.Si replica il 12 marzo sul Monte Bondone

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2.d I costruttori del nuovo

Nei primi anni Duemila, approda ai Cani Sciolti Paolo Fonta-na, l’attuale reggente della Sottosezione.

«Faccio parte del CAI dal 1993: mi sono iscritto alla Sot-tosezione perché sono cugino di Andrea Tassoni.Mi ero associato per avere la copertura assicurativa ed i vantaggi nei rifugi, però continuavo ad andare in monta-gna per i fatti miei... Più “cane sciolto” di così!».

Questo comportamento anomalo per i Cani Sciolti - che pri-ma sono amici, poi camminatori - stimola la nostra curiosità sulla sua personale scoperta della montagna.

«Come (credo) tanti della mia generazione, ho iniziato a frequentare le montagne grazie ai campi estivi parroc-chiali. Non si andava oltre le semplici camminate, co-munque faticose per un ragazzino alle prime armi e at-trezzato con una certa approssimazione.Poi, crescendo, hanno cominciato ad incuriosirmi quei sentieri segnati con crocette rosse sulle cartine. Così ho acquistato il mio primo imbrago, un kit di cordini auto-costruito da Ginetto ed il casco. La mia prima esperienza su vie attrezzate è avvenuta sul Sentiero Sosat.Fino a quel momento, e per diversi anni ancora, le mie erano escursioni limitate al periodo estivo, nemmeno tanto frequenti e comunque sotto quota 3.000 metri.Poi, caso volle che conoscessi un amico avvezzo a fre-quentare altitudini un po’ più elevate. Così sono arriva-ti, contemporaneamente, il primo ghiacciaio ed il primo Quattromila: il Gran Paradiso per la via normale.

Niente di tecnicamente impegnativo, ma per me una no-vità assoluta: non avevo mai usato ramponi e piccozza.Rivedendo adesso le foto di allora (e com’ero abbigliato), mi viene anche un po’ da ridere... Ma in montagna non si va per fare un défilé, per fortuna.Inizialmente ero un pochino timoroso: per me era un am-biente ignoto. Il ghiacciaio, i crepacci (e le loro insidie nascoste), la quota... E invece mi è proprio piaciuto!Nel giro di pochi anni io e Paolo (già eravamo i “due Pao-li”) ci siamo “bevuti” la Capanna Margherita, il Bernina, il Castore, il Bianco, il Tacul».

Paolo spiega come è avvenuta la scelta di entrare fattiva-mente nel gruppo.

«Dopo i quaranta e con qualche chilo in più, mi sono reso conto che, se volevo continuare a fare queste cose, avrei dovuto mantenere un allenamento costante ed un gruppo che mi garantisse questa opportunità tutto l’anno.Cosa c’era di meglio dei Cani Sciolti, ai quali ero già iscritto? Così, è iniziata una frequentazione più assidua sia alle escursioni, che alle altre iniziative. La compagnia era piacevole e non ho avuto nessuna difficoltà ad inse-rirmi nel gruppo grazie all’apertura di tutti.Allora era reggente Claudio che aveva saputo dare nuovo entusiasmo e dinamismo all’associazione. C’erano Paolo Bedogni (non ancora sommelier, ma già imbattibile sul tema-vino), Franco Nasi ed Eros Braglia.L’ambiente era frizzante e non c’era mai il rischio di an-noiarsi. Si respirava il piacere di stare in compagnia, di condividere le risate, le fatiche, le soddisfazioni.

31 marzo 1995Un primo “censimento” dei soci evidenzia che la Sottosezione è giunta a quota 178 iscritti: una conferma che la proposta sta facendo breccia nella comunità cavriaghese

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8 aprile 1995Di nuovo “alle urne” per il rinnovo del Consiglio sottosezionale: Flaminio Reggiani è eletto reggente, il primo proveniente dal gruppo dei “giovani”

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C’era sempre qualcosa da organizzare, che fosse l’escur-sione della domenica dopo, oppure il “Cinemontagna”, o la Gnoccata, o la preparazione del calendario per l’anno a venire, o una conferenza... Insomma, un sano fermento che invitava a partecipare».

Come ci pare di capire, la condivisione delle esperienze e dei progetti col gruppo è uno stimolo fortissimo. Questo non esclude per Paolo la pratica della montagna in solitaria.

«Far parte del gruppo, naturalmente, non impedisce di andarsene per monti per proprio conto, anche al di fuori delle escursioni ufficiali. Anzi: le amicizie strette nell’am-biente favoriscono questo tipo di esperienze, organizzate anche lì per lì, con questo o quell’amico.Sono momenti importanti, perché offrono l’occasione di consolidare le amicizie e (a volte) di crearne di nuove, inattese ma estremamente appaganti, che poi, in qualche modo, arricchiscono anche la vita della Sottosezione.Un esempio è quel che è successo a me e a Emanuele al Ri-fugio Martello: sedendoci al tavolo per la cena, ci siamo accorti che la persona che avevamo di fronte (mai vista prima) indossava una maglietta del Rifugio Battisti.Quale scusa migliore per attaccar bottone!Si è andati avanti a chiacchierare tutta sera, si è fatta l’escursione assieme il giorno dopo, chiudendo a tavola.Abbiamo scoperto una persona squisita, con una cono-scenza sconfinata delle montagne di tutta Europa. Un pioniere dello sci estremo nelle Apuane e nel nostro Ap-pennino (che conosce meglio delle sue tasche), membro del CAI di Lucca e del Soccorso Alpino e (scopriremo in seguito su Internet) anche apprezzato scrittore».

Abbiamo capito che si sta parlando di Marileno Dianda, che oggi possiamo considerare un amico dei Cani Sciolti: proprio da quell’incontro fortuito, Marileno si rende infatti disponi-bile a farci da guida sulle Apuane ed ogni anno inseriamo in calendario un’escursione con lui.Nel 2009, abbiamo anche il piacere di averlo come protago-nista della consueta conferenza di novembre: ci presenta il suo libro “Sci estroso” che, assieme a “Cercatori di neve”, rac-conta quella che è la sua più grande passione.

«Altre volte i percorsi sono più tortuosi. Ma ben vengano, se portano nuovi amici al gruppo.E’ il caso di Fiorenzo che - avuto il mio numero da chissà chi - un giorno mi chiama perché cercava un compagno di arrampicata: io ho scoperto un bravissimo rocciatore e ghiacciatore, esperto e prudente.Si era iscritto, ma non ha quasi mai partecipato alle no-stre attività, poi si è anche trasferito piuttosto distante.Tuttavia, proprio grazie a lui, è arrivato da Parma Giu-seppe “Beppe” Benecchi, che ormai fa mezzo calendario da solo, tanta è la sua conoscenza ed esperienza.Il Beppe, a sua volta, si è tirato dietro tanti altri amici parmigiani: tra questi, Claudio Bocchi che è autore di una dettagliatissima guida delle Apuane, quindi altro validis-simo accompagnatore per le escursioni oltre il crinale».

Oltre alla cura di una rete di relazioni ampia, Paolo è (come già ricordato) da qualche anno alla testa dei Cani Sciolti.

«Penso di aver fatto una buona impressione al resto del gruppo. Alle prime elezioni, nel 2007, sono entrato a far parte del Consiglio e sono stato nominato tesoriere.

31 marzo 1996Ad un anno dal primo rilevamento, il numero dei soci della Sottosezione è ancora in crescita: gli iscritti sono infatti 188

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15 settembre 1996Dopo un lungo lavoro di restauro del vecchio cinema, viene inaugurata a Cavriago la nuova Multisala Novecento: per i Cani Sciolti è anche l’avvio di un lungo e proficuo rapporto di collaborazione

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Nel 2010, sono stato eletto reggente, carica nella quale sono stato confermato per un secondo mandato, a parti-re dalle elezioni del 2013.L’eredità era pesante: Claudio aveva fatto un ottimo lavo-ro nei due mandati precedenti ed io non avevo una gran-de esperienza. Però ero convinto, e lo sono tuttora, che la nostra forza stava nel gruppo. E il gruppo era ed è buono.Registriamo, negli ultimi anni, l’ingresso di un certo nu-mero di giovani e le elezioni per il rinnovo del Consiglio hanno testimoniato di questo svecchiamento: accanto a qualche veterano (che ci ricorda da dove veniamo), sie-dono i nuovi entrati che ci stimolano a guardare avanti.Posso dire che la formula di “rinnovamento nella con-tinuità” funziona: le iscrizioni si mantengono su buoni livelli e le nostre iniziative sono sempre frequentate.Negli ultimi anni, non è stato certo un problema trovare le escursioni da inserire in calendario. Il problema, sem-mai, è stato quello di sfoltire le abbondanti proposte.Abbiamo ripreso, con nuovo smalto, la pubblicazione di Internos, del quale credo possiamo andare fieri. Sono proseguiti i tradizionali appuntamenti, con risultati che dimostrano il grande affetto dei nostri associati.Per festeggiare i nostri primi venticinque anni, abbiamo voluto regalarci una serata indimenticabile con Silvio Mondinelli, uno dei più forti alpinisti al mondo».

La Sottosezione è in buona salute?

«Da quando abbiamo a disposizione l’attuale sede, è an-cora più piacevole trovarsi nei nostri martedì.C’è modo di rivedere le foto delle escursioni appena fatte, di ricordare i momenti più piacevoli, di discutere dei pro-

blemi, di programmare nuove iniziative, di farsi quattro risate in compagnia davanti ad un bicchiere di vino, al salame o alla torta».

Due anni fa, Paolo ed i Cani Sciolti hanno affrontato un even-to luttuoso del quale è ancora doloroso parlare.

«Non è retorica: la nostra è una bella famiglia. Poi, ci sono le cose belle e quelle meno: c’è chi arriva e chi se ne va, qualche volta lasciando un vuoto davvero grande.E’ quanto è successo con il nostro carissimo Eros.Con il suo modo di essere e la sua presenza sempre di-screta (ma estremamente incisiva), ha segnato profon-damente chi lo ha conosciuto. Intitolargli la sala dove riceveva chi voleva rinnovare il tesseramento è stato un gesto che veniva dal cuore: c’era il bisogno di tenere an-cora vicino un amico, oltre che di esprimergli gratitudine per tutto quello che ci ha dato negli anni».

Ci sembra di capire che Paolo abbia ben chiaro in testa le linee guida per progettare il futuro.

«Non mancheranno l’impegno a fare le cose nel miglior modo possibile, senza presunzione e senza essere in gara con nessuno. Quello che ci guida è la volontà di conti-nuare a fare ciò che ci piace, che ci caratterizza e che ha determinato la nostra crescita, aprendosi a nuove idee.Prendo volentieri a prestito i versi di Pierangelo Bertoli per riassumere: “Con un piede nel passato / e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”.Lunga vita ai Cani Sciolti!».

7 aprile 1997Catherine Destivelle è una fortissima arrampicatrice francese, autrice di alcune storiche prime solitarie femminili sulle più prestigiose cime alpine.E’ nostra graditissima ospite nella bella cornice di pubblico (oltre 300 gli spettatori intervenuti) del Multisala Novecento

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15-22-29 maggio 1997Di nuovo al Multisala Novecento, dove organizziamo (con il contributo del Comune di Cavriago) la prima edizione della ras-segna “Cinemontagna”.Il cartellone prevede la proiezione di tre pellicole premiate al “Trento Film Festival”

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3.a Premessa

Il Club Alpino Italiano nasce per incoraggiare la (ri)scoperta dell’ambiente montano: ovviamente, non c’è niente di me-glio della pratica diretta sul campo (anzi, sul sentiero).Questa consapevolezza è già ben radicata nella mente dei no-stri pionieri, quando la Sottosezione è ancora di là da venire.Aggiungiamoci un’innata curiosità, che ci spinge a percorre-re itinerari fuori dagli abituali segni bianco-rossi e a definir-ci nè “escursionisti”, nè “alpinisti”, ma soprattutto esplorato-ri del nostro territorio.Da questo essere fuori dagli schemi forse nasce l’autodefini-zione “Cani Sciolti”; da questo presupposto prendono forma le prime iniziative, che ci fanno conoscere ben al di fuori del paese per gli itinerari e le cime (inusuali, ma pur sempre prestigiose) che raggiungiamo.

Oltre a questo, vi sono (fin dall’inizio) un forte interesse per itinerari alpinistici su neve e ghiaccio. In seguito, la varie-tà degli itinerari proposti porta i nostri calendari a livelli di eccellenza, sempre al vertice dell’escursionismo reggiano e regionale (oggi ci troviamo a presentare escursioni con capi-gita provenienti anche da Parma e Modena).Guai, però, a perdere di vista il rapporto con la base associa-tiva: ultima arrivata tra i nostri organi direttivi, la Commis-sione sull’escursionismo alpinistico ha proprio lo scopo di realizzare nella programmazione del calendario un’efficace sintesi tra le nostre “vocazioni” e le esigenze dei soci attuali.

Pur malcelando la nostra natura di “cani sciolti” (per via di qualche “digressione”), ci avventuriamo sulle cime sempre con passione, buon senso, rispetto e professionalità. Ci auguriamo che la cronologia che segue - oltre a raccontare la nostra storia e la nostra “crescita” nel vivere consapevol-mente la montagna - possa quindi risultare utile a chi racco-glierà il nostro testimone per nuove e migliori esperienze.

3.b Anni Ottanta: duri e puri

Come già ricordato, la nostra avventura inizia nella tarda estate del 1984: in quella occasione, il gruppo storico fonda-tore stila - con la famosa Olivetti portatile - il primo calenda-rio escursionistico dei “Cani Sciolti”.Il programma comprende cinque gite, da compiersi entro la fine dell’anno: la prima escursione in assoluto - organizzata da Iglis Baldi - si tiene all’Alpe di Succiso e dura due giorni, con pernottamento al Rifugio Città di Sarzana ed attraver-

3. sui sentieri

31 marzo 1998Dopo alcuni anni di crescita, il numero dei soci ha un calo fisiologico: i nostri tesserati scendono infatti a 162

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aprile 1998Avvicendamento al vertice dei Cani Sciolti, dopo le elezioni per il rinnovo del Consiglio sottosezionale: il nuovo reggente è Andrea Tassoni

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samento dei Groppi di Camporaghena, primo contatto con le difficoltà dell’arrampicata su roccia.Seguono la gita al Monte Ravino (guidati da Vando Monta-nari), alla Ferrata degli Alpini ed alla Pietra di Bismanto-va (“firmata” da Carlo Gilioli); si sale sul Giovo (con Paolo Bedogni) e sul Sillano (ancora con Vando Montanari).

Già dal 1985, assistiamo ad un salto di qualità e ad un au-mento delle gite, che salgono a tredici e sono ben distribuite nell’arco dell’anno. Si segnala la presenza delle gite inver-nali, peculiarità delle nostre future attività di Sottosezione: viene subito specificato che si tratta di alpinistiche, essendo richiesto ai partecipanti l’utilizzo di piccozza e ramponi.Debutto sul Monte Prado, con Carlo Barberis: Carlo matura le sue prime esperienze frequentando i corsi della appena nata scuola di roccia di Olinto Pincelli.Dalle alpinistiche, si passa alle naturalistiche a cura del com-pianto Lauro Bertani.Eccoci poi sul gruppo dolomitico delle Odle, accompagnati da Fabio Del Monte e Tonino Zanghieri.Si supera per la prima volta quota Tremila con la cima del Cevedale: la nostra comitiva viene respinta, sulla cresta del-la Forcola e a pochi passi dalla vetta, da un fortissimo vento.Questo primo approccio non è stato dei più felici, ma l’espe-rienza maturata servirà per il futuro. Inizia inoltre da qui la collaborazione con le guide alpine della Val di Sole ed in particolare con Walter Dallago.

Nel 1986, le gite diventano quattordici.Andiamo per la prima volta, in primavera, sulle Alpi Apuane e precisamente sul Pizzo d’Uccello, la cima più famosa.Nando Guerri abbandona (per una domenica) le consuete

gare podistiche ed è capogita al Monte Giovarello.In giugno, dormiamo al Rifugio Fonda Savio e percorriamo il Sentiero Durissini ai Cadini di Misurina.Ad inizio settembre, affrontiamo per la prima volta un Quat-tromila: raggiungiamo infatti la cima del Gran Paradiso (4.061 metri), salendo dal Rifugio Chabot.Inserito in programma come novità, il pranzo sociale di fine anno si tiene al ristorante “La Maddalena “di Collagna.

Confermate quattordici uscite anche nel 1987, con un note-vole allargamento dell’orizzonte geografico.Se Luigi Incagnoli si assume l’impegno di guidare una gita sul Cusna, in maggio saliamo sulla Grignetta a Lecco, nel cuore delle montagne dei famosi “Ragni”.Un mese dopo, nel gruppo del Brenta, percorriamo la Ferra-ta Castiglioni.In settembre siamo sull’Ortles (3.905 metri), anche se non saliamo in vetta per una forte nevicata notturna.Chiudiamo con la Ferrata Cima Capi (Prealpi del Garda).

Nel 1988, le gite sono quindici.Rtorniamo (in aprile) sul Garda con la Ferrata del Centena-rio e andiamo a scoprire (in maggio) la selvaggia Val Code-ra, in provincia di Sondrio.Ancora in Lombardia (Brescia) per il Pizzo Badile Camuno, poi in luglio siamo nel gruppo delle Pale di San Martino di Castrozza con la Ferrata del Velo.La prima volta nelle Orobie è per l’escursione ai Laghi Ge-melli, poi proseguiamo con la prestigiosa Cima Presolana.Il calendario escursionistico si conclude sul Monte Nero, al confine fra Parma e Piacenza.

MaGGIO 1998I Cani Sciolti, la Sottosezione Val d’Enza di Sant’Ilario ed il Gruppo Escursionisti Bibbiano si rimboccano le maniche e ripri-stinano il Sentiero “Lauro Bertani” (Val Campola, Canossa).La cura dei sentieri diventa un impegno prioritario per la Sottosezione

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3 SETTEMBRE 1998La settima Gnoccata si svolge verso la fine dell’estate e (per la prima volta) a pagamento: al nostro tavolo si siedono 58 clienti che se ne vanno soddisfatti...

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Nel 1989, primo anno di attività come Sottosezione, ci fregia-mo dello stemma del CAI sul calendario tascabile.In marzo, effettuiamo la prima notturna invernale sul no-stro “colosso” appenninico: il Monte Cusna.In aprile, affrontiamo la Ferrata Degasperi al Monte Bon-done e proseguiamo con il Monte Re di Castello in giugno.Affrontiamo (in luglio) il Sassolungo con la Ferrata Schu-ster ed in settembre ci spostiamo in Piemonte sulla Uia di Ciamarella (3.768 metri), partendo dal Rifugio Gastaldi.

3.c Anni Novanta: chi ha paura dei Cani Sciolti?

Nel 1990, sono in programma quindici gite.Durante una delle prime - un’alpinistica invernale sul Mon-te Spigolino, nel Bolognese - incontriamo Alex Stecchezzini (allora poco più che ragazzino), che diventerà un punto di ri-ferimento importante per l’arrampicata sportiva sulla Pietra di Bismantova (nonché nostro prestigioso socio).In primavera scatta l’assalto al Monte Resegone, al Monte Carega, al Pisanino ed al Pizzo dei Tre Signori.Poi, a fine luglio, saliamo sulla più bella cima del gruppo Adamello: il Caré Alto (3.462 metri).In settembre, raggiungiamo un Quattromila del gruppo del Rosa: il Monte Polluce (4.091 metri).Celso Torelli organizza la sua “prima” sul Monte Penna, nell’Appennino Parmense.

Il 1991 è l’anno in cui iniziano le pubblicazioni delle vignette di William Vitali sul calendario: la prima rappresenta un escursionista, che (con non poca fatica) raggiunge la “cima”

della Pianella, massima elevazione (115 metri!) del territorio di Cavriago, nonché nostro abituale punto di ritrovo.Le uscite salgono a sedici e presentano, in primavera, il Mon-te Cadria e il Legnone. Ettore Burani ci accompagna sul Monte Brusà, sulle montagne di Parma.A fine luglio, siamo sul Pan di Zucchero (3.505 metri) ed in settembre aumentiamo la quota record, salendo sulla mae-stosa Punta Parrot (4.436 metri) nel gruppo del Monte Rosa. Sempre in settembre, torniamo sulle Orobie al Pizzo Arera.Chiusura in Val Curiasca, nell’Appennino Piacentino: ci ac-compagnano Francesca Pisi e Mara Vitali.

Il 1992 si apre con la Ferrata Madonna del Pitturino (Ap-pennino Modenese) e con la Cresta del Garnerone.Si continua con l’ascensione al Monte Bruffione (gruppo Adamello) ed al Gran Sasso d’Italia.Nonostante sia in programma, per il mese di luglio, un’al-pinistica al Monte Velan (3.731 metri) nelle Alpi Svizzere, ci vediamo costretti a rinunciare: sfortunatamente, un mese prima della nostra gita, viene distrutto dal fuoco il rifugio che ci deve ospitare.Inizia la collaborazione con Marco Filippini, che ci accom-pagnerà in tante gite alpinistiche come capocordata. Assieme a Marco, entrano nei Cani Sciolti anche Alberto Catellani, Bernhard Konzet e Giulio Bottone (che, nel 2004, scalerà gli 8.046 metri del Shjsha Pangma in stile alpino).In settembre siamo per la prima volta sulla Jungfrau (4.154 metri), accompagnati dalla guida monzese Vanni Spinelli.Gianni Trolli organizza l’escursione sul Monte Pasubio e si finisce con la Ferrata Zandonella (Dolomiti di Sesto) e le Creste del Monte Barigazzo, nell’Appennino Parmense.

DICEMBRE 1998Da un’idea di Paolo Bedogni, nasce il periodico Internos: i membri della Sottosezione vi contribuiscono scrivendo di “cultura e curiosità sull’ambiente montano”

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27-28 FEBBRAIO 1999Con l’escursione al Rifugio Battisti, le uscite in notturna diventano un appuntamento fisso per i Cani Sciolti: da quest’anno saranno costantemente inserite in programmazione

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Il 1993 è un anno di grandi novità: l’ingresso nella nostra as-sociazione di “giovani stambecchi - vale a dire una seconda generazione di capigita - va a dare un forte impulso non solo alle escursioni, ma anche all’organizzazione del gruppo.Parliamo di Flaminio Reggiani, di Andrea Tassoni, dei fra-telli Labò e di Carlo Campanini.Finalmente, in un club fin troppo “maschilista” c’è una pic-cola “quota rosa”: Patrizia Basini e Claudia Catellani.Altri elementi di novità sono l’inizio della collaborazione con la Sottosezione di Sant’Ilario d’Enza e la presenza in calenda-rio di gite mineralogiche.La primavera ci vede impegnati sulla Cima Valdritta (Mon-te Baldo), sul Monte Pizzocco (Dolomiti Bellunesi), sul Mon-te Vettore (Sibillini) e sulla Concarena (Prealpi Bresciane).In estate, siamo sul Mont Dolent (3.820 metri, nel gruppo del Bianco) e sul Grossglockner (3.797 metri).Si continua in autunno con la Ferrata Lipella nelle Tofane e Cima di Cece, nel gruppo Lagorai.

L’arrivo sui sentieri di un folto gruppo di nuovi escursionisti produce, nel 1994, un calendario con uscite in luoghi sempre più lontani e sconosciuti: si va dalla Cima Lepri (Monti della Laga), al Vajo dei Camosci (gruppo Carega), al Cop di Bre-guzzo (gruppo Adamello).Sono introdotte da Fabio Del Monte le gite sci-alpinistiche.Collaboriamo con i soci della Coopsette, organizzando con loro l’uscita al Parco delle Cascate (Prealpi Veronesi).In luglio siamo sul Monte Rosa: traversata dalla Piramide Vincent (4.215 metri), al Corno Nero (4.322 metri), alla Cima Ludwig (4.342 metri), infine al Balmenhorn (4.167 metri).Guardiamo la Valle Aurina dall’alto del Picco dei Tre Signo-ri (3.498 metri), poi saliamo alle Bocchette Alte del Brenta.

In ottobre, prima volta da capogita per Claudio Castagnetti: si va in Lunigiana, in collaborazione con la Sottosezione di Scandiano da cui Claudio proviene.Nell’ultima gita dell’anno, si presenta per la prima volta il maratoneta, fondista e ciclista Mario Soncini.

Apriamo il 1995 con gli sci ai piedi: discesa e fondo sono af-frontati con lo Sci Club di Cavriago (organizzazione a cura di Luciano Zoppi).Proseguiamo in primavera con il Monte Pizzoccolo (Lago di Garda), il Monte Resegone (Lago di Como), il Dos d’Abramo (in Trentino, con Everardo Borciani) e la Majella, ancora in compagnia degli amici di Scandiano.Luglio vede un susseguirsi di alpinistiche: Aiguille d’Argen-tière (3.902 metri, sul Monte Bianco), Punta Bioula (3.414 metri, gruppo Gran Paradiso) ed infine il Nordend (4.609 metri) nel massiccio del Monte Rosa. Quest’ultima rimane tuttora la nostra “Cima Coppi”, conquistata grazie alla cop-pia di capicordata Iglis Baldi e Marco Filippini.In settembre, siamo sul Civetta (3.220 metri) e poi al Corno Stella (Alpi Orobie), in collaborazione con la Podistica.Finale sui Salti del Diavolo, nell’Appennino Parmense.

Il 1996 introduce i “fuori programma”, cioè gite non lega-te alla pratica dell’escursionismo classico: si va in mountain bike, si fa del torrentismo e si scende in grotta (per quest’ul-tima uscita ci si avvale della collaborazione del Gruppo Spe-leologico “Gaetano Chierici” di Reggio Emilia).E’ un segnale di come la nostra proposta stia variando, fino a coprire pian piano le diverse discipline degli sport montani: ad interpretare le nuove “sensibilità” sono le donne della no-stra Sottosezione, che si incaricano dell’organizzazione.

26-27 giugno 1999I Cani Sciolti raggiungono la Valle Aurina per una prima, avventurosa uscita di rafting

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15 luglio 1999Tesseramenti in calo, ma crescita dei “simpatizzanti”: l’ottava edizione della tradizionale Gnoccata dei Cani Sciolti totalizza un buon incasso, con ben 110 paganti

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Per la prima volta, l’apertura dell’anno escursionistico è in Liguria: si ricerca un varco soleggiato nella fredda cappa invernale padana. La consuetudine dura ancora oggi, nono-stante le bizze di un clima già molto cambiato da allora.In maggio, si va sul Monte Tambura (Alpi Apuane) con Bru-no Colla: ci accompagna nuovamente la Sottosezione CAI di Scandiano. Più tardi, ci spostiamo in Abruzzo: la trasferta sul Gran Sasso vale la conquista del Monte Camicia.All’inizio di luglio, esploriamo il Monte Argentera (3.297 metri), vetta delle Alpi Marittime. A fine mese, programmia-mo una tre-giorni sul Monte Bianco (4.810 metri) dal Rifu-gio Cosmique: un temporale improvviso con neve e fulmini interrompe la scalata e ci costringe a ripiegare sul più vicino Mont Blanc du Tacul (4.248 metri).Dopo la pausa agostana, traversata del Sorapis, Cima Vallon (gruppo Brenta) e la Pania di Corfino (Alpi Apuane).

Il 1997 si apre a Punta Chiappa (Liguria, organizzata da Vit-torio Pioli) e prosegue con l’Alpe di Succiso (con Livio Bar-toli), infine al Monte Stivo (guidati da Alberto Pecchini).Tra le escursioni più importanti della primavera, annove-riamo la Cresta di Nattapiana (Alpi Apuane) ed il Monte Grignone (Lago di Como, accompagnati da Alfredo Amari).La gita top dell’anno è la traversata estiva delle Tredici Cime, nel gruppo Ortles-Cevedale. Al secondo giorno, appena usciti dal Rifugio Mantova, in prossimità della Cima Vioz, assistia-mo ad uno spettacolo atmosferico raro ed insolito: lo Spettro di Brocken. Alle sei del mattino, un sole ancora molto bas-so (ma già presente oltre la vetta del Cevedale) ci raggiunge sulla cresta e proietta le nostre ombre al centro di un alone giallo su uno sfondo di nebbie leggere, formatesi al variare della temperatura nel bacino del Ghiacciaio dei Forni.

L’altra alpinistica prevede la Punta Gnifetti (4.554 metri) e la Punta Dufour (4.633 metri, la cima più alta del Monte Rosa): rinunciamo un po’ a malincuore, ma ci rendiamo con-to che non è alla portata del gruppo dei partecipanti.Tra settembre ed ottobre, camminiamo tra il Monte Schiara (Alpi Bellunesi), il Bivacco Bedin (Pale di San Lucano, con Marco Bonini) ed il Monte Spino (Prealpi del Garda).Proseguono i “fuori programma”: in particolare, un’uscita si avvale della collaborazione di esperti micologi, fra cui il no-stro Domenico Catelli.

L’esordio, nel 1998, è all’Isola Palmaria, mentre Ginetto Vezzani effettua un’alpinistica invernale sul Monte Alto.Con il CAI di Scandiano andiamo sul Monte Altissimo (Apua-ne). Proseguiamo in primavera con Monte Tofino (Garda), Cresta Segantini (Grigna) e Monte Frisozzo (Adamello).In luglio, siamo nella magnifica Val Martello e affrontiamo la traversata dalle Cime Venezie alla Sternai. A fine mese è in calendario l’alpinistica a Le Dent d’Herens (4.171 metri), non effettuata per le notevoli difficoltà tecniche: anche in questo caso, l’eccessivo entusiasmo in fase di programma-zione ci porta a sottovalutare un po’ l’impegno.In settembre, siamo sulle Dolomiti Occidentali con un per-corso attrezzato nel Monte del Collac.Le novità le riserviamo per il finale di stagione: arrampicata a Marciaga, nella palestra di roccia con Alex Stecchezzini.

Si ricomincia, nel 1999, con altre iniziative entusiasmanti: la notturna invernale alla nostra “seconda casa” (il Rifugio Battisti) dà finalmente continuità a questa esperienza.Dopo l’ascensione al Corno di Grevo (Adamello), c’è un ine-dito rafting in Valle Aurina.

26 novembre 1999Il pranzo in compagnia a fine stagione non è più una consuetudine ufficiosa: da quest’anno il calendario escursionistico pre-vede una chiusura ufficiale a tavola, nella soddisfazione generale

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gennaio 2000I Cani Sciolti debuttano su Internet, inaugurando il loro sito Web

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27 febbraio 2000I Cani Sciolti si cimentano anche con lo sci di fondo: da quest’anno è prevista almeno un’uscita in calendario e la prima asso-luta si svolge al Parco Reale di Piandelagotti (Appennino Modenese)

A luglio, la prima alpinistica prevede la chiusura del “Per-corso delle Tredici Cime” (iniziato nel 1997), con la traver-sata dal Rifugio Berni al Rifugio Branca. Segue poi l’alpini-stica all’Antelao (3.263 metri), seconda cima delle Dolomiti.In settembre, bellissimo percorso attrezzato al Monte Agner, nel gruppo delle Pale di San Martino.

3.d Anni Duemila: aggiungi un posto... in cordata

Bagnato il 2000 con una naturalistica a Portofino (a cura di Claudio Castagnetti, per una “classica” che ha previsto la trasferta in pullman - un’anomalia per i Cani Sciolti...), si en-tra nel vivo del programma che prevede diciotto uscite.

Torna la notturna (al Rifugio Mariotti) e si struttura come appuntamento fisso quello con lo sci di fondo (quest’anno si va al Parco Reale di Piandelagotti), mentre a primavera ci attende un’esperienza di turismo escursionistico all’Elba: con questa uscita inauguriamo una serie annuale di gite (di tre e più giorni) dedicate alle isole.Da un’idea di Iglis Baldi, ecco un nuovo format: si va verso cime note, ma sempre partendo a piedi da Cavriago. La pri-ma uscita ha come titolo “Dalla Pianella al Cusna” e vi parte-cipano Alessandro Musiari, Elio Eufemi e Giovanni Costi.In giugno siamo sulla Cima di Bo, in Piemonte, con Silvano Donati e sul Monte Pavione (Dolomiti Feltrine).In luglio, affrontiamo Granta Parei (3.387 metri, Valle d’A-osta) e Monte Pelmo (3.168 metri, sulle Dolomiti Orientali).L’autunno si conclude con la Cima Binazia (gruppo delle Maddalene) e la Cresta del Sengio Alto (Prealpi Vicentine).

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Nel 2001, il calendario tocca quota venti escursioni e nuo-vi “arruolamenti” (Marco Baistrocchi, Giovanni Ferroni, Franco Nasi, Rossana Orsi, Patrizio Prampolini, Giam-matteo Reverberi e Marco Zaniboni) permettono di gestire un programma davvero intenso.Dopo l’apertura in Liguria (Portovenere) e le alpinistiche in-vernali, ecco lo sci di fondo al Bondone e la Cima Valdritta.Nella tre-giorni primaverile alle Gole del Verdon (Francia), Oriana Torelli inizia la sua collaborazione come capogita.Giorgio Borghi fa pedalare i Cani Sciolti: si va in mountain bike ai Sassi di Rocca Malatina.L’estate è in alta quota: dal Parco delle Alpi Marittime, alle Conturines (Dolomiti Orientali); in luglio, si presentano Eros Braglia ed il figlio Igor che ci guidano sulla cima più amata, la Presanella (3.558 metri); segue la prestigiosa Barre des Ecrins (4.101 metri), nel Delfinato francese.

Durante le ferie, una bella (e rinfrescante) esperienza: tor-rentismo nell’Orrido degli Schiocchi del Secchia.In settembre, riprendiamo con le Bocchette Alte del Bren-ta, il Monte Pisanino ed il Monte Isola sul Lago d’Iseo.

Sulle ali di un forte entusiasmo, nel 2002 le gite sono venticin-que: si parte da Montemarcello, per continuare con il trek-king intitolato “Dalla Pianella al Pisanino” e la mountain bike al Lago Calamone (con Giorgio Telleschi); seguono Becco di Filadonna (Trentino) e Pizzo d’Uccello, sulle Apuane.Le alpinistiche estive iniziano a fine giugno con la traversata del Gran Sasso e proseguono a luglio con il Corno dei Tre Signori (3.360 metri), il Pizzo Cengalo (3.367 metri, gruppo Masino-Bregaglia) ed il Corno Baitone (3.330 metri, sul mas-siccio dell’Adamello).

29 aprile-1 maggio 2000Grande trekking all’Elba: sulla sommità del Monte Capanne giunge una nutrita compagine di Cani Sciolti, per ammirare dall’alto la magnifica fioritura dell’isola

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A fine agosto, si riprende con l’escursione alle Odle (Dolomi-ti Occidentali), presentata da Silvia Trolli, quindi con il giro del Sassolungo e del Sassopiatto.Novità autunnale è la giornata dedicata alla segnatura dei sentieri: quest’ultima importantissima attività prosegue nel tempo, grazie alla ferma volontà di Mario Soncini che la tra-sforma in un appuntamento fisso annuale.

Nell’inverno 2003, continuano le esperienze dello sci di fon-do (ancora al Monte Bondone) e dello sci-alpinismo al Mon-te Prado, assieme a Claudio Ferrari.A primavera, Guido Chierici “firma” la sua prima escursio-ne all’Isola di Capraia, seguono poi il Monte Cornetto (Pre-alpi Vicentine) ed il ritorno sul Becco di Filadonna.La pedalata di quest’anno ci porta nelle Valli di Comacchio, dove fa il suo ingresso fra gli organizzatori Giorgio Vercalli.In giugno, iniziamo una nuova “collana” di escursioni: le gite in tenda, con il primo accampamento alle pendici del Cusna.Le alpinistiche di luglio ci riportano nel gruppo Ortles-Ce-vedale (sulla Cima Pasquale, a 3.553 metri, ci accompagna la guida lecchese Giulio Maggioni), quindi nuovamente sul Monte Rosa a collezionare un altro Quattromila: la Punta Giordani (4.046 metri).A settembre, ritorniamo sul Pan di Zucchero (3.505 metri). Si conclude con la segnatura dei sentieri ed un trek nel Par-co del Triglav, in Slovenia.

Dopo l’apertura dell’anno escursionistico 2004 in Liguria (Levanto), saliamo sulla Cima Telegrafo (Monte Baldo).A fine aprile, viene organizzata la gita (di più giorni) all’Isola del Giglio. Più avanti siamo impegnati in un percorso nel Parco Nazionale d’Abruzzo.

L’escursione in tenda ci porta ai Ghiaccioni, sotto l’Alpe di Succiso e la biciclettata ci fa sgambare lungo la Val d’Adige.In giugno, risaliamo i 3.037 metri del Pizzo Redorta (Alpi Orobie) e ci ritroviamo in vetta alla Seespitze (3.021 metri, negli Alti Tauri, in territorio austriaco).Alpinistiche in quota a luglio, con il Gran Cono di Ghiaccio (3.530 metri) e Grande Casse (3.855 metri, Vanoise).A settembre si torna in Brenta per la via attrezzata delle Boc-chette Centrali e sul Collac (gruppo Marmolada).In ottobre andiamo alla scoperta delle Langhe, tra vigneti e sentieri partigiani, sulle tracce di Beppe Fenoglio. Chiude la programmazione la consueta segnatura dei sentieri.

Il 2005 si apre a Portofino, poi sul Cavalbianco, le cui pendi-ci sono illuminate dalle torce per la notturna invernale.Ancora all’Elba in primavera, alla ricerca di angoli inesplo-rati. Seguono la Ferrata Cima Capi (Lago di Garda) e l’ascen-sione al Pizzo Camino, nelle Prealpi Bresciane.La biciclettata annuale ci porta nel Parco del Ticino e la not-turna in tenda alla Bargetana.Entra in scena, in giugno, Elio Pelli che conduce l’escursione al Picco della Croce (3.132 metri), in Alto Adige.Alpinistiche estive a Punta Penia (3.343 metri, Marmolada) e a Punta Giordani (4.046 metri, gruppo Monte Rosa).In settembre, ritorniamo sulle Dolomiti del Brenta con la ferrata delle Bocchette Alte e compiamo un trekking di due giorni nel gruppo delle Tofane.Il programma prosegue con il Monte Pascolo (Sarentini) e con il Monte Tambura (Apuane).Chiusura tra barattoli di vernice per la segnatura dei sentieri e con il tradizionale pranzo sociale.

3-6 giugno 2000Le grandi imprese partono fuori dal cancello di casa: uno sparuto gruppo di Cani Sciolti si reca a piedi dalla Pianella alla cima del Monte Cusna

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gennaio 2001Si sperimentano nuove soluzioni grafiche per l’opuscolo delle gite ed il calendario tascabile, che si ispirano coerentemente al layout del sito Web dando l’idea di un’offerta uniforme di comunicazione

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Le escursioni in calendario nel 2006 superano la trentina, se-gno evidente di grande vivacità e partecipazione degli iscrit-ti alla vita della Sottosezione.Dal clima gradevole di Riomaggiore, passiamo alla fredda notturna sul Monte Prampa.In marzo, la coppia di inseparabili sci-alpinisti Emo Boni e Renzo Denti raggiungono per l’ennesima volta la cima del Cusna, accompagnando i nostri Cani sciatori. In seguito, Bar-bara Repetti organizza un’invernale al Monte Marmagna.In aprile, ecco la traversata Grignone-Grignetta (Lago di Como) ed il trekking di una settimana nel Sud della Sarde-gna: siamo nei luoghi familiari a Carlo Barberis e a France-sca Mattana, che - da perfetta padrona di casa - ci fa scoprire scorci e conoscere persone indimenticabili.Si presentano sulla scena Massimo Eufemi ed Alessandro Davoli, guide nella tre-giorni al Parco dell’Uccellina.In maggio, la Ferrata Sega (sul Garda) anticipa il Monte Ca-vallo (Prealpi Bergamasche) ed il Pizzo d’Uccello (Apuane).La biciclettata è lungo l’Adda e la nostra “tendopoli” si piaz-za alle Sorgenti di Capiola (con salita al Casarola).Si aumenta la quota in luglio. Le alpinistiche ci portano nell’ormai conosciuto gruppo del Monte Rosa, per la traver-sata tra il Polluce (4.091 metri) ed il Castore (4.221 metri).Poi eccoci sul Bernina, precisamente alla Cima Bellavista (3.922 metri): l’uscita è l’esercitazione finale del nostro pri-mo corso di avvicinamento alla montagna, tenutosi presso la nostra sede, con lezioni teoriche durante l’inverno ed eserci-tazioni preliminari sulle nevi dell’Appennino.In settembre, andiamo sull’Alta Via Glaciale (Valle d’Aosta) assieme agli amici della Sottosezione di Sant’Ilario, poi tor-niamo alle Bocchette Alte del Brenta accompagnati dai col-leghi (ed amici) scandianesi.

21 aprile 2001Alle elezioni per il rinnovo del Consiglio sottosezionale viene confermato reggente Andrea Tassoni

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In ottobre, ufficializziamo il nostro gemellaggio con il CAI di Tregnago (Verona): su loro invito, ci rechiamo al Rifugio Cesare Battisti alla Gazza (1.265 metri), nel gruppo Carega.

Nel 2007, dopo l’escursione a Volastra (Liguria), arriva una nuova coppia di capigita: il nostro futuro reggente Paolo Fontana ed Emanuele Barbieri si presentano con l’alpini-stica alla Piella, classica invernale del nostro Appennino.In aprile passiamo dal Monte Altissimo (Lago di Garda), alle Foreste Casentinesi, infine ai Monti Martani (Umbria).La biciclettata ci porta sul mare, tra le foci di Po, Adige e Brenta, con arrivo a Chioggia.Un componente della forte cordata di “Quelli del Mercoledì”, Bruno Spaggiari, propone le Gallerie del Pasubio.Nasce una nuova iniziativa, organizzata dal Consiglio della Sottosezione: “Tutti i sentieri portano sul...”, che ha come sco-po quello di raggiungere una cima da diversi sentieri; la pri-ma meta non poteva che essere il Cusna, anche se nessuna comitiva riesce ad arrivare in vetta per il maltempo.In giugno, siamo in tenda alle Sorgenti del Secchia e al Lago di Neves in triplice collaborazione con il CAI di Mantova ed il CAI di Reggio, rappresentato da Sergio Morini, che diven-ta il nostro collaboratore più assiduo.Le alpinistiche di luglio si concentrano nel gruppo Ortles-Ce-vedale, in un crescendo di imprese: si comincia con la Cima Sternai Settentrionale (3.443 metri), poi la Cima Tuckett (3.462 metri), infine il ritorno sull’Ortles (3.905 metri).In settembre, raggiungiamo il Monte Emilius (3.559 metri, Valle d’Aosta) ed il Gran Pilastro (3.510 metri) in Valle Au-rina. Poi esploriamo i luoghi della Prima Guerra Mondiale sull’Altopiano di Asiago ed in cima all’Ortigara, in compa-gnia di James Garimberti.

19 luglio 2001Alla decima Gnoccata dei Cani Sciolti non spunta la “stella”: il cielo è infatti oscurato da un nuvolone minaccioso, che si sfoga bagnandoci la cena con un violento temporale

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Anche ottobre è pieno di iniziative: prima il Sasso Rotto (gruppo Lagorai), poi il Monte Valestra, accompagnati da Davide Saracchi (che fa gli onori di casa accogliendo gli amici del CAI di Tregnago).Il Burrone Giovanelli (in Trentino), la rituale segnatura dei sentieri ed il pranzo sociale concludono la stagione.

Per il 2008, le escursioni in calendario sono ben trentatre.Come di consueto, iniziamo con la gita in Liguria (a Monte-rosso) ma con un nuovo accompagnatore: Gino Bertolini.In primavera, siamo a Limone sul Garda e poi ci mettiamo alla ricerca del quarzo nero nel Rio Canalaccio.In aprile, battiamo i sentieri della memoria partigiana con tre nuove protagoniste: Maaret Hiltunen, Carla Iotti e Iva-na Vaccari. Nella competenza di Fabio Dolci (che qui rap-presenta Istoreco, ma è anche nostro socio) troviamo l’im-prescindibile riferimento storiografico, culturale e logistico.In maggio, siamo nell’Alta Tuscia. L’appuntamento con “Tutti i sentieri portano sul...“ ci conduce al Monte Ventasso.Per la prima volta, in giugno, sbarchiamo in Sicilia: raggiun-giamo la cima dell’Etna (3.323 metri) e visitiamo la bellissi-ma Gola dell’Alcantara.Altra cima “inedita” è il Monte Cabianca (Val Brembana).Le alpinistiche di luglio ci portano dal Gran Paradiso (4.061 metri), alla Cima Libera (3.418 metri, in Val Ridanna), quin-di alla Capanna Margherita (4.554 metri, gruppo Monte Rosa), infine al Monte Cevedale (3.769 metri).In settembre, si susseguono diverse escursioni sulle Dolomi-ti: Val San Nicolò, Val Contrin e Sciliar. In collaborazione con il CAI di Scandiano, organizziamo un trek di tre giorni al Monviso (3.841 metri), con l’opportunità per i più audaci di salire in cima accompagnati da una guida alpina.

In autunno, frequentiamo le Apuane: alla Pania della Croce, abbiamo la fortuna di incontrare Marileno Dianda, scritto-re e nostro futuro accompagnatore sulle “cime di marmo”.L’escursione con il CAI di Tregnago (ben organizzata dalla coppia Davide Saracchi e Barbara Repetti) ci porta sulla cima più alta del Veronese: il Monte Carega.L’intenso calendario si conclude ovviamente seduti a tavola, con l’ottima cucina dello chef Guido Chierici.

Si apre il 2009 con la gita a Levanto e si prosegue con la con-sueta invernale notturna al Monte Marmagna.Continuano le alpinistiche invernali al Monte Casarola, al Monte Prado (sulla cui parete Est inizia la sua collaborazio-ne la guida alpina reggiana Luca Beccari) ed al Vajo dei Ca-mosci (gruppo Carega), accompagnati da Hendrix Artioli.A maggio, Ivanna Bondavalli presenta l’escursione alle Cascate di Molina (Lessinia). Nelle giornate del “ponte” di maggio andiamo al Monte Conero (Marche) e, con “Tutti i sentieri portano sul...”, saliamo sul Monte Prampa.La biciclettata (sempre molto partecipata) si snoda tra Man-tova e Peschiera.In giugno, posiamo le nostre tende in prossimità del Bivacco Rio Grande; successivamente, indossiamo l’imbrago sulla Ferrata del Coal Santo, accompagnati da Gianni Villa.Le alpinistiche di luglio iniziano con la Punta San Matteo (3.678 metri, gruppo Ortles-Cevedale) e proseguono con il Finsteraarhorn (4.273 metri, Alpi Bernesi), proposto da Antonio Bosisio, quindi si concludono con la traversata del Dôme de Miage (3.650 metri, gruppo Monte Bianco).In settembre, riprendiamo in grande stile con il Sentiero delle Farangole (Pale di San Martino), poi ascendiamo di nuovo alla Cima Libera.

gennaio 2002Il nostro fascicolo delle gite ed il calendario tascabile sono sottoposti ad un nuovo grande restyling grafico: il nuovo look piace e ne decreta il successo.La pubblicazione continuerà in questa veste fino al 2009

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13 ottobre 2002Con l’uscita a Montecagno lungo il segnavia 621, proponiamo per la prima volta un’escursione destinata appositamente alla segnatura e manutenzione dei sentieri.Si tratta di un’esperienza che prosegue tuttora e che contribuisce ad una migliore fruizione dell’ambiente montano per tutti

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Quest’anno, è Roberto Piccoli che ci viene a trovare con i “caini” di Tregnago: l’appuntamento è fissato sul Cusna.Completiamo l’annata con i Castelloni di San Marco (Alto-piano di Asiago) ed il Monte Grondilice, sulle Apuane.

3.e Anni Dieci: una community zaino in spalla

Prima escursione del 2010 all’Isola Palmaria. Le invernali ci portano poi dall’Alpe di Vallestrina, ai Groppi di Campora-ghena, sulla Cima Belfiore, infine sul Ventasso in notturna.In primavera, percorriamo in bici la Val Venosta in fiore.“Tutti i sentieri portano sul...” si svolge all’Alpe di Succiso, scendiamo poi in collina per i Sentieri Partigiani.Con il CAI di Tregnago visitiamo contrade e pascoli della Lessinia. A giugno, bella attraversata appenninica: dal Lago Santo modenese, al Passo di Pradarena.Le ferrate ci aspettano a luglio, con il percorso dal Sas Rigais (3.025 metri). Un’ascesa al Piz Boè (3.152 metri) anticipa le alpinistiche, dapprima sul Monte Zebrù (3.735 metri), poi in Val Martello per la Traversata delle Cinque Cime.In settembre, con la Cima Stellune (gruppo Lagorai), fa il suo ingresso il parmigiano Giuseppe Benecchi, portando una nuova ventata di entusiasmo e di professionalità.L’autunno ci vede di nuovo protagonisti sulle Alpi Apuane, precisamente sul Monte Pisanino e sulla Penna di Sumbra.

Dopo il via in Liguria, il 2011 si presenta la novità della colla-borazione con i “Gatti Randagi” a Piandelagotti, nell’Appen-nino Modenese.In marzo, alpinistica su roccia al castello di Gaino (Garda).

Si prosegue con la notturna sul Monte Cisa, per arrivare al debutto come capogita di Alberto Fangareggi (al Monte Acuto) e fare ritorno sul Lago di Garda. a Cima Nodice.Con “Tutti i sentieri portano sul...” questa volta andiamo sul Monte Prado. E’ poi il turno di un’altra novità: escursione all’andata e rientro in treno, con Benedetta Govi e Simona Curini che ci conducono da Puianello a Ciano.In giugno, Cimon della Bagozza (Brescia), trekking delle Iso-le Eolie e Rifugio Roma in Valle Aurina.Le alpinistiche di luglio si aprono a Punta Cadini (3.524 me-tri, gruppo Ortles-Cevedale) e continuano con la traversata dei Palù e Cima Bernina (4.049 metri).A settembre, si riprende con la Cima d’Asta (Lagorai) e la storica Ferrata delle Mesules, nel gruppo del Sella. Visita alle Cascate del Serio, poi tutti sull’Anello di Matan-na (Apuane), per ritrovarsi infine con i sodali di Tregnago in cima al Ventasso.Concludiamo l’anno con le Creste del Barigazzo (Appenni-no Parmense), organizzata da Giuseppe Pellegrini.

Nell’inverno 2012, la collaborazione con i “Gatti Randagi” frutta due escursioni con gli sci di fondo a Piandelagotti e con le ciaspole al Passo di Pratizzano.In marzo, siamo sul Garda con una bella alpinistica su roccia: il Sentiero Massimiliano. Completiamo il periodo invernale con la notturna al Passo del Cerreto.In aprile, è il turno della Ferrata Favogna (Alto Adige).In seguito, esordisce come accompagnatore Roberto Alber-gucci: la sua “prima” è all’Orrido di Val Sorda (Lessinia).In giugno, ci spostiamo in una zona (a torto) mai frequen-tata: le Alpi Liguri. Qui raggiungiamo la Punta Marguareis (2.661 metri), in collaborazione con il SUCAI di Torino.

aprile 2004Si rinnovano gli organi della Sottosezione e cambia anche la reggenza: viene eletto Claudio Castagnetti

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10 novembre 2004Le serate con l’ospite sono ormai una tradizione: da quest’anno si cambia formula, esulando da temi strettamente alpinistici.Risponde al nostro invito il meteorologo Luca Lombroso, specialista di clima ed ambiente montano: il suo intervento è seguito con vivo interesse dalla platea

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Le alpinistiche estive ci vedono protagonisti ancora nel grup-po del Monte Rosa, dove raggiungiamo la cima del Breithorn Occidentale (4.165 metri).Breve intermezzo su roccia al Monte Cristallo (3.154 metri) e ritorno sulla neve con la tenda in Val Martello, poi ci salu-tiamo prima delle ferie sul Monte Maudit (4.465 metri).Riprendiamo in settembre con un trittico di fantastiche vie attrezzate: Ferrata delle Trincee (gruppo Marmolada), Strada degli Alpini (Dolomiti di Sesto, con Franco Toffo-li) e, per finire, la Via degli Alleghesi alla cima del Civetta (3.218 metri, con la prima “firma” di Federico Farini).Si presenta alla ribalta Simone Catellani alla conquista di una cima che fa pendant con il suo nome: il Cimone, la vetta più alta dell’Appennino Tosco-Emiliano.Il consueto ritorno sulle Apuane ci vede protagonisti sul Monte Sumbra, accompagnati da Claudio Bocchi.Concludiamo l’anno con due Anelli... al dito: Cima Pari (Val di Ledro) e Monte Acuto, nell’Appennino Reggiano.

Nel 2013, si afferma la nostra “terza generazione” di capi-gita, costituita da Monia Burani, Stefania Predieri e i già nominati Simone e Federico.L’inizio dell’anno presenta una programmazione classica, in cui si segnalano la cresta del Monte Pizzoccolo e la Cima Comer sul Lago di Garda.In aprile, una gita in mountain bike (organizzata da Clau-dio Torreggiani in collaborazione con il CAI di Reggio), ci fa scorrazzare nel Parco di Roncolo.Varchiamo addirittura i confini d’Europa, trasferendoci in Marocco: siamo sulla cima più alta della catena dell’Atlante, il Monte Toubkal (4.185 metri), grazie all’organizzazione di Aida Smania.

Continuiamo in maggio con la ferrata sul Monte Contrario (Apuane) ed un nuovo Sentiero Partigiano.In giugno, continua la traversata dei Breithorn: quest’anno siamo sulla Cima Orientale (4.141 metri). Ci trasferiamo poi nel vicino gruppo del Monte Bianco con l’alpinistica al nuo-vo Bivacco Gervasutti.Luglio ci offre la tendopoli in Val di Lasa, poi le Gole di Val D’Uina, proposte da Antonella Noto; proseguiamo con la Ferrata Pertini (sulle Odle) ed il Pizzo Diavolo di Tenda, nelle Prealpi Orobie.L’intervallo delle ferie dura poco: eccoci sulla Cima Altis-sima (3.480 metri), nella Giogaia di Tessa con Giampiero Schiaretti, quindi sulle Bocchette Centrali.Una piacevole novità è la grigliata settembrina in quota, al Bivacco “Il Piano”, con Fausto Bertani.Una veloce puntata sull’Adamello (Sentiero dei Fiori), poi chiusura tra Apuane (traversata del Monte Tambura) e Pre-alpi Bresciane, al Monte Tombea.

4 novembre 2005Serata con l’ospite: al nuovo Parco dello Sport di Cavriago, la scena è tutta per Kurt Diemberger, leggendario pioniere dell’al-pinismo, esploratore, scrittore e documentarista.Una serata indimenticabile, salutata da un applauso infinito

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dicembre 2005Domenico Bonibaldoni ci regala una sua strenna natalizia, pubblicando su Internos lo scritto “I Cani Sciolti a tutta... birra”

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4.a Le emozioni di “Cinemontagna”

Il Multisala Novecento è un ente pubblico che ha alle spalle una storia gloriosa e vuole continuare ad offrire un servizio che tenga unita e viva una comunità.Il primo obiettivo è quello di trasmettere al pubblico l’amore per il cinema attraverso proiezioni di qualità. Ma non si di-sdegna, anzi si promuove l’utilizzo delle sale per molteplici iniziative volte ad aumentare l’offerta di servizi culturali.In questa ottica va letta la proposta della Cooperativa di ge-stione ai Cani Sciolti di collaborare all’organizzazione di ma-nifestazioni inerenti il tema della montagna: si può spaziare dalla proiezione cinematografica e di diapositive, fino alla serata-incontro con personaggi legati agli sport in quota.Nasce in questo modo una fattiva partnership col Novecento che dura tuttora.

Dal maggio 1997, prende il via la rassegna “Cinemontagna”, ideata ed offerta dalla nostra Sottosezione.Tutti gli appassionati di montagna conoscono il “Trento Film Festival”, la manifestazione cinematografica di settore più famosa del mondo. Anche i Cani Sciolti guardano con gran-de interesse a questo evento, alcuni di noi vi partecipano e, insieme agli amici della Sottosezione Val d’Enza, stabiliscono contatti con gli organizzatori.Si stipula un accordo per poter programmare al Novecen-to alcune delle pellicole premiate: questi cortometraggi non seguono la normale programmazione nelle sale e possono essere proiettati gratuitamente al pubblico.Dato che l’unico onere è quello delle spese di spedizione, è un’occasione da non perdere: dalla Sottosezione di Sant’Ila-rio viene un contributo economico, il Comune di Cavriago patrocina la manifestazione e Novecento mette generosa-mente a disposizione le proprie sale.

Si preparano le brochures da distribuire nei negozi di articoli sportivi e nei luoghi pubblici a valenza culturale: nei mani-festi non appaiono i titoli dei film, in quanto la premiazione avviene solitamente una decina di giorni prima della nostra manifestazione (quindi mancano i tempi tecnici per l’inseri-mento prima della stampa).Ma, nonostante la visione sia “a scatola chiusa”, il cinema in quelle tre serate è sempre stracolmo.Il “Cinemontagna” è un appuntamento primaverile atteso e partecipato, una grande occasione di incontro tra gli associa-ti per scambiarsi esperienze e fare progetti.Questa formula prosegue fino al 2005, poi (per cause molte-plici) è necessario cambiare.

gennaio 2006Si tiene il primo corso teorico-pratico di avvicinamento alla montagna: alle “lezioni” in sede, fanno seguito uscite mirate per sperimentare l’ambiente montano in inverno

4. gli eventi

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maggio 2006Viene allestita una nostra bacheca informativa in piazza Zanti

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Le pellicole del “Trento Film Festival” non incontrano più l’in-teresse del pubblico e allora sono gli stessi Cani Sciolti che, spulciando tra archivi, riviste e contattando la distribuzione cinematografica (grazie all’indispensabile collaborazione di Layla Davoli), scelgono in autonomia i film da proiettare.Le serate passano da due a tre. Vi partecipano a rotazione anche i negozianti di articoli sportivi della città, a cui si offre una vetrina espositiva in cambio di una sponsorizzazione.Alcuni titoli indimenticabili: “La morte sospesa”, di Kevin Macdonald; “Into the wild”, di Sean Penn; “Oltre le cime” di Rémy Tezier; il recente “Walter Bonatti. Con i muscoli, con il cuore, con la testa”, di Michele Imperio e Fabio Pagani, primo biopic autorizzato sul leggendario alpinista bergamasco.Si può obiettare che si tratti di produzioni reperibili nei nor-mali circuiti - questo è senz’altro vero - ma l’occasione di in-contro tra appassionati offerta dalla rassegna “Cinemonta-gna” al Novecento è ghiotta per tanti motivi: si può tornare per rivedere, per confrontare il proprio con altri pareri, per farsi attrarre da qualche progetto di cui si viene a conoscen-za attraverso le chiacchiere dei tempi vuoti.

Si può anche avere la fortuna di incontrare il regista, come è accaduto nell’edizione 2012 con Davide Chiesa che ci ha presentato: “8.000 metri sotto i piedi” e “Namastè Baruntse”.In quell’occasione, “Cinemontagna” si è fusa alla serata con l’ospite (in questo caso “alpinista di pianura o della porta ac-canto”, come si definisce Davide stesso).

«La montagna non vale neanche una falange del mio dito mignolo».

Questa sua frase mette l’acquolina in bocca, ma poi Davide elencato i grandi sacrifici da affrontare: venti giorni senza lavarsi, patire il freddo ed il mal di testa, sopportare disa-gi continui, dormire stretti dentro una piccola tenda, gestire imprevisti. Sacrifici alla portata solo di un uomo consapevo-le, preparato, alla caccia di un sogno.Davide raggiunge il suo Ottomila nel 2011, salendo in vetta al Manaslu con la spedizione di Silvio Mondinelli:

«Se anche lo stile non era puro, se ho usato strumenti che mi hanno aiutato, se il gioco di squadra mi ha dato una mano per riuscire, va bene. Per questo non ho sentito sminuito il mio risultato. Ero comunque felice».

Davide ci tiene a dirci che l’esperienza himalayana offre un altro aspetto, che va oltre l’obiettivo alpinistico:

«E’ la riconoscenza verso chi ti ha aiutato e che senti di aver usato. Da qui nasce la necessità di restituire qualco-sa, che si traduce spesso in iniziative umanitarie».

Questo concetto lo sentiremo ribadire dallo stesso Mondinel-li, che incontreremo successivamente (e che diverrà nostro amico, grazie proprio all’intermediazione di Davide).

I Cani Sciolti non vogliono venir meno alla loro missione di far crescere la cultura della montagna, di diffondere (con immenso piacere, le conoscenze alpinistiche): nella seconda serata presentano quindi film o cortometraggi di valore sto-rico, oppure che riguardano cime inserite nel programma escursionistico dell’anno in corso.

24-31 maggio 2006Da questa edizione di “Cinemontagna”, cambia la formula organizzativa: i film “La morte sospesa” di Kevin Macdonald e“Il Grande Nord” di Nicolas Vanier sono selezionati direttamente dal Consiglio della Sottosezione

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10 luglio 2006In una memorabile giornata di lavoro (e risate) in quota, i Cani Sciolti danno vita allo spettacolare ripristino della croce sulla vetta del Monte Cusna: il manufatto era stato vandalizzato poco tempo prima

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4.b Serata con l’ospite

Solo pochi mesi dopo aver acquisito lo status di Sottosezione, i Cani Sciolti vogliono regalare a se stessi, agli appassionati di montagna, alla comunità di Cavriago una serata indimen-ticabile con un ospite d’eccezione: il leggendario alpinista Hans Kammerlander.Ci si dà da fare per suscitare curiosità intorno al personaggio in quelli che ancora non lo conoscono, per entusiasmare chi lo segue da anni nelle sue ascensioni himalayane insieme all’amico e collega Reinhold Messner (il primo al mondo a completare l’ascensione di tutti i quattordici Ottomila).Si può contare sulla collaborazione dell’Amministrazio-ne comunale che mette a disposizione (anche se all’ultimo momento) il Palasport. Nella persona di Glauco Fantini (As-sessore alla Cultura e allo Sport, nonché insegnante di edu-cazione fisica alle medie inferiori di Cavriago) troviamo il collegamento con la scuola: passaggio fondamentale quello attraverso i luoghi dell’istruzione, se si vuole fornire model-li di uomini appassionati, disciplinati, costanti, consapevoli dei propri limiti e delle proprie potenzialità.

Hans Kammerlander diventa alpinista per naturale evolu-zione della sua quotidianità: vive in Valle Aurina, in un maso che sembra un rifugio di fate; la natura, la montagna, la neve lo formano come guida alpina e maestro di sci.Poi l’incontro con Reinhold Messner, mito senza confronti, e l’inizio di un rapporto di amicizia e collaborazione che li porta a scrivere insieme pagine gloriose e memorabili nel libro del grande alpinismo.

Per tracciare un profilo dell’uomo-Kammerlander, prendia-mo in prestito le parole del nostro amico medico ed alpinista Manuel Lugli, che nel suo “Alpinisti Sottaceto” scrive:

“Ha salito tutti gli Ottomila della terra meno uno. Per scelta precisa. Per dolore. Il Manaslu proprio no: lì ha perso due dei suoi più cari amici e per questo non lo vuole rivedere. Non ora, forse mai più.Ci va messo tanto coraggio nella coerenza, merce sempre più rara, nella vita normale così come nel mondo della montagna”.

Seicento persone accorrono a farsi estasiare dalle immagini spettacolari e dalle parole scarne, essenziali di un uomo che vive di infinita e spontanea passione per la montagna.

I Cani Sciolti aumentano la loro nomea di “montanari” tosti, intraprendenti ed ambiziosi, sia sul terreno escursionistico-alpinistico, sia nella ricerca di modelli alti per alimentare i propri sogni. Qualche volta è però necessario fare i conti con la più prosaica situazione di cassa: allora si tiene lo sguardo basso, fin tanto che le circostanze non tornano favorevoli.Uno di questi momenti di svolta capita nella primavera del 1997, proprio per la disponibilità del nuovo cinema-teatro Novecento: la sua riapertura ha fatto salire in paese il desi-derio di vivere ed utilizzare questo spazio culturale e soprat-tutto di condividere esperienze interessanti.L’occasione è buona per rilanciare una bella proposta, a cui stiamo lavorando da un po’: portare al pubblico di Cavria-go la pluricampionessa del mondo di arrampicata libera, la francese Catherine Destivelle.

8 ottobre 2006Nasce il gemellaggio con la Sezione CAI di Tregnago (Verona): inizia un fitto programma di “scambi” annuali sui percorsi escursionistici nelle rispettive zone d’origine

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24 novembre 2006Appuntamento fisso tra le nostre attività di fine stagione, la serata con l’ospite quest’anno accoglie il glaciologo e medico sportivo Antonio Galluccio

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Potendo contare sulla collaborazione del CAI Provinciale, dell’Amministrazione comunale, di Ginetto Sport e soprat-tutto della Cooperativa di gestione del cinema, si dà vita ad una serata riuscitissima: curiosi ed appassionati vengono in-fatti da tutta la provincia.

Ma non finisce qui il legame tra i Cani Sciolti e Catherine, che - ormai ultraquarantenne e madre di famiglia - è la superba protagonista dell’eccellente film ”Oltre le Cime” di Remy Te-zier, proiettato al Novecento qualche anno dopo per la rasse-gna “Cinemontagna”.Il film ripercorre la storia alpinistica ed umana di una delle più capaci rappresentanti dell’alpinismo femminile di tutti i tempi. Da oltre vent’anni sulla breccia, dopo l’esordio nelle gare di arrampicata, l’alpinista francese si impone ripetendo in solitaria nel 1990 il Pilastro Bonatti al Petit Dru e realiz-zando notevoli invernali sulle pareti Nord dell’Eiger, delle Grandes Jorasses e del Cervino.Sono passati quindici anni da quando la Destivelle ha riem-pito la sala del Novecento con la sua voce, i suoi sorrisi, la sua grazia e la sua intelligenza, ma l’affetto dei Cani Sciolti è immutato e gli applausi che scrosciano fragorosi alla fine della proiezione lo dimostrano.

Un altro appuntamento assolutamente indimenticabile è quello organizzato presso l’Area Feste del Parco Sportivo di Cavriago, quando non meno di trecento persone si regalano una serata in compagnia di Kurt Diemberger: icona assoluta dell’alpinismo mondiale, ultimo pioniere degli Ottomila, poi-ché è l’unico scalatore ancora vivente ad essersi arrampicato in prima assoluta su due di essi.

Nel 1957, con Hermann Buhl ed altri due compagni, conqui-sta (senza uso di ossigeno, introducendo in questo modo lo stile alpino in Himalaya) il Broad Peak. Alterna poi l’attività alpinistica con viaggi avventurosi in giro per il mondo, fil-mando in montagna, nella giungla, nel deserto.Il grande salisburghese, con voce ferma e pacata, racconta della sua carriera “Tra Zero e Ottomila” attraverso mezzo se-colo di imprese: due ore di diapositive, di film e di emozioni filano via in un baleno.Alla fine, un interminabile applauso saluta questa vera e propria leggenda vivente.

Non c’è un posto libero tra i 320 disponibili nella Sala rossa del Novecento, quando, nel novembre 2013, abbiamo come graditissimo ospite Silvio “Gnaro” Mondinelli.Secondo italiano (dopo Messner) ad aver asceso tutti gli Ot-tomila senza ossigeno, attraverso i filmati e la conversazione col pubblico offre di sè un ritratto sincero.

Non ci pare irriverente definirlo un alpinista post-moderno, nel senso che mette le sue grandi potenzialità al servizio del-la tecnica ed ottiene prestazioni al di sopra della norma, an-che se ha il vezzo di dire di essere una persona normale.Oltre ad essersi tuffato nella stessa pentola in cui da piccolo è caduto Obelix, è dotato di un cuore ipertrofico in senso fisi-co e simbolico (la sintesi è ancora di Manuel Lugli). E’ molto generoso e consapevole, tanto da rinunciare all’obiettivo per non mettere in pericolo la vita sua e quella dei compagni.E’ un grande atleta disposto a sacrifici immani per mantene-re la prestanza invidiabile e la bella presenza.E’ diretto, schietto, contraddittorio come può esserlo uno che sembra capitato per caso all’alpinismo, come a tante altre

24 febbraio 2007I Cani Sciolti organizzano una cena per raccogliere fondi destinati alla ristrutturazione del Rifugio Battisti: si ritrovano a ta-vola in ottantotto, tra soci, amici ed appassionati di montagna

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marzo 2007Nella redazione di Internos c’è il cambio della guardia: Oriana Torelli sostituisce Iglis Baldi alla direzione del periodico

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esperienze, spesso nate da incontri fortunati: lui poteva far-lo e lo ha fatto, ma le cose che capitano ti modificano e allora ci stanno la cura e l’aiuto concreto alle popolazioni nepalesi. Allo stesso modo posa nudo per una foto pubblicitaria.

Non nasconde le sconfitte della sua vita: è fallito il matrimo-nio, è mancato tempo prezioso per stare coi figli.Si può piangere di questo. Poi, elaborato il lutto, “Gnaro” (pseudonimo che in dialetto bergamasco significa “bambi-no”) volta pagina, apre gli occhi sul mondo e pieno di stupo-re riparte per un’altra avventura.

Abbiamo qui ricordato quattro appuntamenti stellari, ma nel corso degli anni (ed in modo continuativo negli ultimi dieci) abbiamo avuto tanti altri ospiti che, ognuno nella sua specificità e specializzazione, ci hanno lasciato un ricordo indelebile e soprattutto insegnato molte cose.Col meteorologo, il glaciologo, il geografo, il vulcanologo, il cacciatore ed il medico abbiamo esplorato la montagna a tutto tondo, imparando che essa ha mille facce e ognuna di queste è vissuta dall’uomo in mille modi diversi.

4.c La croce e la Madonnina del Cusna

Il dibattito sulla sacralità della montagna è sempre aperto e ci piace condividere quanto scrive il Cane Sciolto Alberto Fangareggi sul numero 3/2013 de Il Cusna:

“La montagna è simbolo di congiunzione fra il basso e l’alto, fra la terra e il cielo, fra l’umano e il divino”.

Se poi ci chiediamo a quale fede appartengano le monta-gne, allora possiamo rispondere che appartengono alla fede nell’uomo, perché la montagna chiede impegno, fatica, su-dore e rispetto; caratteristiche queste che fanno emergere il meglio dell’umanità insita in ognuno di noi.

A queste considerazioni si abbandonano, seduti davanti ad un bicchiere in un rifugio del nostro Appennino, alcuni Ami-ci del Cusna: parlano della croce che sovrasta la cima ed è ripetutamente vittima di atti vandalici, per cui giace in quel momento su un fianco, quasi rasente il suolo.Ci si interroga intorno al significato di quel signum per chi frequenta abitualmente la montagna: un faro, una guida che ti conduce in porto, il punto d’arrivo di tanti percorsi che partono da luoghi diversi; è una boa perché quando l’hai raggiunta non sei ancora arrivato, ma inizi il viaggio di ritor-no; è un simbolo che appartiene alla cultura del nostro ter-ritorio, se è vero che noi (come i nostri padri, come i nostri nonni) siamo cresciuti con il suono delle campane.Recuperare il simbolo, senza aggiungerne altri, anche per ri-spettare una cultura ed un tempo ormai secolarizzati: è da questi pensieri che nasce il progetto di ripristinare la croce.

Perché l’idea diventi fattiva ci vuole una centrale operativa, subito individuata nel negozio di Ginetto, punto di incontro di diverse persone disposte a farsi coinvolgere.Servono poi materiali, attrezzi di lavoro, manodopera: nes-sun problema, i Cani Sciolti sono generosissimi al riguardo.Servono anche mezzi di trasporto speciali: i Vigili del Fuo-co offrono il loro servizio, con l’intervento di due squadre a bordo di fuoristrada, in aggiunta all’elicottero del 115, arri-vato direttamente da Bologna.

aprile 2007Viene confermato reggente Claudio Castagnetti, in carica da tre anni

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3 giugno 2007Una nuova iniziativa anticipa le grandi escursioni estive: si tratta di “Tutti i sentieri portano sul...”, che sguinzaglia i Cani Sciolti su piste diverse (e più o meno impegnative) per farli poi convergere su una cima stabilita.Prima destinazione è il Monte Cusna. La vignetta di William Vitali immortala l’avvenimento

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Serve qualcuno che sappia usare il cannello e la saldatrice: Roberto Iori è il nostro uomo di fiducia.

La giornata prescelta per l’operazione di “raddrizzamento” è lunedì 10 luglio 2006, con appuntamento alle ore 6:00 davan-ti alla caserma dei pompieri di via Canalina, a Reggio.Molti amici rispondono all’appello e alla partenza siamo una ventina. Col permesso della Forestale, i fuoristrada dei Vigili raggiungono i Prati di Sara per depositare quei materiali che l’elicottero porta in cima.Alle 9:30 siamo sul Cusna, raggiunti da altri volontari prove-nienti dalla montagna. Dalle 10:30, con l’arrivo dell’elicot-tero, la vetta si trasforma in un allegro opificio: chi usa il martello, chi sega, chi trancia, chi stappa bottiglie, chi taglia la torta di riso, chi conversa in un clima di festosa amicizia.Le foto ricordo documentano la gioia di esserci.Grande emozione anche quando l’elicottero sorvola la som-mità del Cusna a lavoro concluso, un momento che ci infon-de l’orgoglio di aver ripristinato qualcosa che deve stare lì.Scendendo a valle, non si contano le occasioni in cui ci vol-tiamo indietro per dare un’ultimo sguardo a quel simbolo che svetta di nuovo in cima.Da allora, ogni volta che si ritorna lassù, prende voce il rac-conto di quella giornata: narrazione familiare per chi c’era, sorprendente e magica per chi la sente per la prima volta.

Manca comunque qualcosa in vetta: una scultura in gesso rappresentante la Madonna orante, divelta dal suo basa-mento in pietra rimasto a testimoniarne l’assenza.Si fa largo l’idea di completare l’opera di ripristino. Ancora una volta, il negozio di Ginetto è il luogo catalizzatore di tan-te energie positive.

Sabato 5 luglio 2008, un gruppo di volonterosi amanti della montagna - formato da Simona Curini, Ferdinando Guerri, Giancarlo Piguzzi, Barbara Repetti, Mario Soncini, Ginetto Vezzani, Tonino Zanghieri (in rappresentanza dei Cani Sciol-ti), Valerio Bertani, Bruno Colla, Stefano “Steve” Fontana, An-tonio Cortonesi di TeleReggio e dai cavalieri del “Vivaio” di Febbio - porta a termine l’arduo compito.Dopo aver caricato sui cavalli la statua, il basamento e gli attrezzi, incomincia il cammino verso la vetta del Gigante: non è certo impresa facile portare quel blocco di bronzo di sessanta chili fino in cima, anche con la forza di traino dei cavalli e le mille precauzioni prese dagli esperti scalatori.E non mancano gli inghippi: il blocco del supporto è legato in groppa a uno dei ronzini, quando l’animale - alle prese con una salita ripidissima - si impenna e scaraventa a terra la pesante soma. E’ un momento di panico, perché la pietra comincia a rotolare verso il basso: per fortuna non ci sono conseguenze e, alle 12:15, la spedizione è in cima.

Dopo un breve ristoro, inizia il duro lavoro di installazione: l’obiettivo è centrato grazie all’impegno fisico di Giancarlo e del perfezionista Steve ed al cemento realizzato da Tonino.A differenza della precedente, questa statua (gentilmente offerta dalla Fonderia d’Arte Vezzani di Montecavolo) è in bronzo. Ai suoi piedi, un libro aperto offre due pensieri: uno è squisitamente religioso, simile ad una preghiera; l’altro è altrettanto spirituale, ma tendente ad accomunare, in un’u-nica laica emozione, chi è su quella cima e chi non c’è più.L’intera esperienza è ripresa da Antonio Cortonesi, per esse-re poi trasmessa durante il TG Reggio.

30 novembre 2007Si rinnova l’appuntamento annuale delle “conversazioni” con i nostri graditissimi ospiti: quest’anno, abbiamo il piacere di proporre alla nostra platea la conferenza dell’alpinista e scrittore Franco Miotto

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31 marzo 2008Buone notizie sul versante del tesseramento: i soci sono saliti a 224, confermando una costante tendenza alla crescita in atto già da qualche anno

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4.d L’occhio fotografico dei Cani Sciolti

Sostiene lo studioso di psicologia culturale Jerome Bruner:

“Non si ha una vita, se non la si racconta”.

L’uomo necessita infatti di condividere con i propri simili gli eventi che la costituiscono, per renderli significativi e utili ad incrementare il proprio perpetuo processo di sviluppo.Raccontare e raccontarsi all’altro rende quindi più vera la vita di ognuno di noi. Ma non è tutto: chi va in montagna sente il bisogno di riportare a casa immagini di quegli am-bienti che si svelano ai suoi occhi, per documentare il suo passaggio in luoghi ai più irraggiungibili, ma anche per fer-mare nello scatto un pezzo di vita tanto appassionante.Anche i Cani Sciolti sentono il bisogno di raccontarsi, utiliz-zando il linguaggio della fotografia.

Oggi è molto facile (anche per gli amatori della domenica) scattare delle foto ed è semplicissimo condividerle, mentre vent’anni fa era un’impresa non indifferente.Tra di noi ci sono da sempre bravi fotografi: puntuali, al mar-tedì sera, si premurano di portare in sede le stampe dei loro scatti migliori per commentarle con gli amici.In questo modo, già dai primi anni di attività, si accumula molto materiale interessante e si pensa ad un’esposizione delle immagini più suggestive: i verbali del Consiglio del gen-naio 1993 ci dicono che ad impegnarsi nell’organizzazione sono Iglis Baldi e Tonino Zanghieri, che (a partire dall’autun-no seguente) visionano le fotografie dei soci per procedere successivamente alla vera e propria selezione delle opere da ingrandire ed esporre.

La mostra viene allestita nella Sala del Comune di Cavriago e rimane aperta tra il 14 ed il 29 maggio 1994.All’inaugurazione, sono premiati i soci con venticinque anni di iscrizione al CAI. I visitatori sono 187. Le foto vengono successivamente raccolte in due album, conservati in sede.

Si è continuato ad andare in montagna, sono aumentati i soci, ma soprattutto è aumentata in maniera esponenziale la produzione di materiale fotografico di buona qualità.Così, a vent’anni esatti dalla loro costituzione in Sottosezio-ne, i Cani Sciolti riscoprono la voglia di raccontare per im-magini un altro pezzo della loro storia.

A partire dal gennaio 2008, alcuni soci mettono a punto una seconda raccolta di foto, diapositive, video ed illustrazioni (curate come sempre da William Vitali) con cui allestire una nuova mostra, inaugurata in occasione della Fiera dei Tori.L’organizzazione richiede otto lunghi mesi di duro lavoro, dal reperimento degli scatti, alla cernita (compito non facile, dato che chi ama la montagna giudica ogni sua immagine bella, particolare e significativa, oltre al fatto che la qualità tecnica delle foto è molto elevata) degli stessi.Per rendere più esaustivo il racconto si pensa di offrire an-che alcuni contributi audiovisivi, a documentazione delle escursioni effettuate negli ultimi anni.Grazie a Tonino e a Ginetto che forniscono i materiali ori-ginali, vengono esposte anche attrezzature da montagna di altri tempi, a completamento del set espositivo.L’iniziativa ottiene un buon successo di pubblico.

20 aprile 2008In prossimità della Festa della Liberazione, i Cani Sciolti iniziano la collaborazione con Istoreco: da quest’anno verrà infatti proposta un’uscita fissa lungo i Sentieri Partigiani, cominciando con il numero 3 (Sentiero della Resistenza civile, Felina-Roncroffio-Gombio-Casina)

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11 maggio 2008Quest’anno “Tutti i sentieri portano sul...” Monte Ventasso: zaino in spalla, tutti i Cani Sciolti si danno appuntamento lassù

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4.e Le immagini di montagna di Tonino

“Gli orizzonti verticali di Tonino Zanghieri. Scatti fotografici dal 1975” è il titolo scelto per la mostra inaugurata il 26 mar-zo 2011, presso la nostra nuova sede di via Roma.L’esposizione propone un percorso attraverso una quaran-tina di foto selezionate secondo alcuni criteri stabiliti con l’autore: il recupero del valore della memoria, il bisogno di raccontarsi all’altro, il riproporsi dello stupore provato nel momento in cui si è fatto ”click”.In una sala attigua, una postazione video consente di visio-nare, comodamente seduti, alcuni dvd che raccolgono ulte-riori gallerie di immagini.L’allestimento, originale e di sicuro effetto, viene realizzato dagli stessi consiglieri della Sottosezione in numerose e gio-iose serate di lavoro, sotto la consulenza ideativa e tecnica dell’architetto Benedetta Govi.L’arte di Tonino è molto apprezzata e tanti vengono per ri-trovare nei suoi scatti i luoghi e le esperienze personali con-divise con lui: in breve tempo registriamo l’accesso di circa duecento visitatori.

L’iniziativa è un omaggio che i Cani Sciolti intendono tribu-tare a Tonino, una delle loro storiche colonne, che da sempre unisce la passione per la montagna a quella per la fotografia. La montagna è inscindibile dal suo essere fotografo, se pure dilettante, ed i suoi scatti costituiscono l’archivio prezioso della nostra Sottosezione.

Una misura di quanto sia popolare Toni nel suo paese la of-fre Paolo Fontana, che - nel suo discorso di inaugurazione in veste di reggente - si affida ad un’efficacissima similitudine:

«Chiedere chi è Toni ad un cavriaghese è come chiedere dove sono la chiesa ed il Municipio».

William Vitali nell’occasione regala a Toni un ritratto nel suo personalissimo stile, dichiarando che:

«Non ho avuto bisogno di una foto, Toni l’ho disegnato a memoria!».

Tonino comincia a volgere lo sguardo alla montagna quando ancora porta i calzoncini corti e con i coetanei frequenta le case-vacanza trentine della parrocchia di San Nicolò.Durante quelle estati infantili, consolida i legami di amici-zia con Claudio Castagnetti, Guido Chierici e Paolo Bedogni, trovando in quel gruppo un riferimento personale e sociale.Col passare degli anni, altri interessi, altri orizzonti attirano quei ragazzi, che infine si disperdono: ma quando maturano la consapevolezza che la montagna fa parte di loro ed è una passione da coltivare (in gruppo e con metodo), si ritrovano.

Toni era pronto da tempo, non vedeva l’ora.Sempre disponibile ed entusiasta, sempre il primo ad arriva-re ai martedì del CAI, gli viene da subito affidata la respon-sabilità dell’apertura della sede.Alle escursioni, è inseparabile dalla sua macchina fotografi-ca (puntualmente sostituita ogniqualvolta la tecnologia porti qualche novità), con la quale documenta ma soprattutto co-glie scorci, situazioni, atmosfere che raccontano il suo gran-de amore per la natura alpina.

30 maggio-2 giugno 2008I Cani Sciolti scalano anche i vulcani: una “spedizione” cavriaghese sbarca in Sicilia e pianta la propria bandiera sulla cima dell’Etna, a 3.350 metri di altezza

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5 luglio 2008Viene riposizionata la Madonnina in bronzo sulla vetta del Cusna, a completamento dell’operazione iniziata due anni prima con il ripristino della croce.L’intera giornata di lavori viene videoripresa per essere poi trasmessa durante il TG-Reggio

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5.a Ci facciamo un “primino”?

Coltivare una passione vuol dire dedicarvi del tempo: per chi abita in pianura, la montagna richiede sempre il sacrifi-cio di ore di sonno, quando la domenica mattina si devono percorrere almeno una cinquantina di chilometri su strade tortuose per raggiungere i sentieri del nostro Appennino.Camminare sui sentieri, poi, è un procedere lento, cadenzato dai ritmi imposti dal nostro corpo: se quando si cammina, bere e mangiare sono risposte obbligatorie ai suoi segnali, a escursione finita si ha sempre tanta voglia di mettere i piedi sotto a un tavolo e gustare buon cibo e buon vino.

Davanti ad un piatto caldo e ad un calice, le lingue si sciolgo-no e allora si ripercorre a parole il cammino fatto, si fanno considerazioni, si socializzano le emozioni.

5.b Il pranzo sociale (e altre scuse per abbuffarsi)

Dal “primino” a fine gita all’idea del pranzo sociale alla fine dell’anno escursionistico il passo è breve: per i Cani Sciolti vuol dire organizzare una facile camminata in un luogo in-teressante e familiare, per favorire la più alta partecipazione degli iscritti e stimolare l’appetito.Poi ci si affida ai piaceri della buona tavola.Tuttavia, ai Cani Sciolti il ristorante diviene ben presto trop-po ordinario, troppo banale, quasi ad annullare la creatività, lo spirito libertario, l’intraprendenza del gruppo e allora si inventa il pranzo sociale fai-da-te.Per mettere a tavola tante persone, possiamo contare sull’ar-te culinaria di Guido Chierici.

«Io avevo frequentato la Congrega dei Liffi e mi divertivo a proporre agli amici ciò che avevo sperimentato.Quando mi sono riavvicinato ai Cani Sciolti, è nata l’idea di fare in modo autogestito il pranzo sociale. C’era un bel gruppo di persone simpatiche, motivate ed era piacevole lavorare con loro».

Guido, che non se la tira, tace del fatto che ci vogliono al-lenamento, sensibilità e concentrazione per ottenere quella “mano” esperta, sicura, che sappia dosare alla perfezione.

Ingaggiato in pianta stabile lo chef, sempre “zingarando” tra varie locations (a seconda della capienza necessaria), i Cani Sciolti propongono anche alcune serate a tema (la Maialata, la Pesciolata, la cena tirolese, la cena toscana, la cena rusti-ca), sempre con un buon successo di pubblico: la formula funziona, i soci e gli amici sono tanti, sazi e soddisfatti.

3 settembre 2008E’ inaugurata la seconda mostra fotografica dei Cani Sciolti, a celebrazione del ventennale della costituzione in Sottosezione.E’ il secondo capitolo di un percorso, iniziato nel 1994, per continuare a dare ai cittadini di Cavriago l’opportunità di conoscere il gruppo e le sue attività

5. CONVIVIALITA'

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28 novembre 2008Una targa di riconoscimento omaggia i consoci ventennali dei Cani Sciolti.La cerimonia avviene durante la serata in cui è nostro ospite la guida alpina e vulcanologica Rosario Basile, che il giorno dopo tiene un’interessante lezione sull’Etna ed il suo ecosistema agli allievi della scuola “G. Dossetti” presso il Multisala Novecento

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Nelle serate conviviali si danno appuntamento anche settan-ta/ottanta persone. Chiediamo a Guido come le vive:

«La mia preoccupazione, durante queste cene, è di non aver preparato cibo sufficiente per tutti. Poi, quando chi serve in tavola mi dice che tutto sta andando bene, io mi metto tranquillo».

Ogni tanto, capita anche qualche incidente organizzativo.Guido non può non ricordare l’episodio della polenta salata:

«Nel preparare una cena, avevo messo due fidi aiutan-ti alla preparazione della polenta per accompagnare un secondo di carne. Per dosare il sale, avevo consigliato di seguire le istruzioni scritte sulla confezione della farina.Così hanno fatto, ma - forse per problemi alla vista, do-vuti certamente all’età - hanno letto “cucchiaio” invece di “cucchiaino” ed hanno messo tanto sale da rendere im-mangiabile la polenta. Che fare?Dopo i primi momenti di sconvolgimento, abbiamo cer-cato di rimediare: aggiungi acqua, aggiungi farina e con-tinua a mescolare. La polenta aumentava, il paiolo era colmo, però alla fine si poteva mangiare.In sala da pranzo nessuno se n’é accorto.Nonostante le porzioni siano state molto generose, in cucina avevamo polenta dappertutto e ogni volta che la guardavamo scoppiavamo a ridere».

Quando Guido si assume l’impegno di organizzare un pranzo o una cena, ha sempre a disposizione una schiera di aiutanti disciplinati, obbedienti ed infaticabili: sarà proprio questo il segreto di MasterChef?

«Quelli che lavorano con me danno sempre un grosso aiuto: mi fanno lavorare in tranquillità e non si intromet-tono in quello che faccio. Io credo che debba essere uno solo a dare gli ordini, altrimenti si fa solo confusione.Noi non siamo professionisti, ma con questo spirito di gruppo posso dire che è sempre riuscito tutto bene».

Altro grande merito di tanto successo va dato a Giuliana, la moglie di Guido: ogni volta si sobbarca il peso della prepara-zione in proprio di alcuni piatti, con l’aggravio della faticosa ripulitura di pentolame e fornelli domestici.

Da imprenditori scaltri e navigati, i Cani Sciolti sanno anche far quadrare i conti: le tavolate hanno sì lo scopo di favorire la socializzazione, ma (quando serve) anche di implementa-re il magro bilancio dell’associazione.L’organizzazione è legata alle risorse lavorative disponibili ed alla massima ottimizzazione degli utili: in questo modo sono state finanziate tante attività, dalle mostre fotografiche, alla ristrutturazione della sede nell’ex stazione ferroviaria in via Roma, fino alla realizzazione di questo stesso libro.

Quando, nel 2007, la Sezione provinciale CAI chiede agli ade-renti di concorrere in modo volontario al finanziamento di lavori di rifacimento del Rifugio Battisti, i Cani Sciolti rispon-dono in massa ed alla loro maniera.Un rifugio è la casa di chi va in montagna e, quando una casa è a rischio, serve una risposta collettiva.Così, si decide di cucinare “Una montagna di polenta”: ottan-totto amici partecipano alla cena, trasformata in una “festa di mutualità” dalla grande adesione dei soci, ma anche di tante persone che vogliono dare un contributo spontaneo.

30 novembre 2008Prima edizione della “Stracanossa”, corsa in salita non competitiva.Ideata da Paolo Bedogni, porta i Cani Sciolti a misurarsi con l’ascesa in velocità delle colline tra Ciano a Casina, per poi ritro-varsi allegramente a tavola

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10 maggio 2009“Tutti i sentieri portano sul...” Monte Prampa, scelto come destinazione per questa terza edizione

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I magnifici sei della cucina sono: l’impareggiabile Guido, come sempre coadiuvato dalla moglie Giuliana, poi da Gio-vanna e Nando Guerri, Leandra ed Elio Pelli.La squadra ai fornelli “smanetta” 10 chili di polenta, affetta 8 chili di carpaccio, 10 chili di cinghiale, 18 chili di capriolo e serve gelato per 10 chili totali.Claudio, Eros e Paolo, in qualità di aiutanti di sala, si adope-rano affinché sui tavoli non manchino mai pane, compana-tico e vino: il loro lavoro infaticabile e gratuito ci regala una cena gustosissima.A fine serata, per il Rifugio Battisti si raccolgono 800 euro.

Cinque anni dopo, l’Emilia viene sconvolta dal terremoto e i Cani Sciolti si impegnano in un gesto di solidarietà.Occorre un po’ di tempo per mettere in campo qualcosa di utile e soprattutto per finalizzare il contributo: forti della no-stra conclamata competenza organizzativa, trasformiamo il pranzo sociale in una raccolta fondi.Riusciamo a donare al Comune di Reggiolo la somma di 1.500 euro (tutto il ricavato della giornata), destinata all’in-stallazione della connettività wireless nei locali della scuola in ristrutturazione. La buona volontà, il forte legame solida-le tra i soci e la nostra capacità di iniziativa dimostrano che sappiamo andare ben oltre l’utile dell’associazione.

La vena della generosità dei nostri sembra inesauribile: a volte, ci si attiva in gruppo anche esclusivamente in nome di un legame di amicizia profonda consolidata in montagna.Accade nel giugno 2011, quando omaggiamo Maaret Hiltu-nen ed Emanuele Barbieri organizzandogli il pranzo nuziale.

Gli sposi ci raccontano come sia nata in loro l’idea di allestire in questa maniera il banchetto e di affidare il servizio di ca-tering all’arte culinaria di Guido (e del manipolo di aiutanti da lui immediatamente mobilitato).

«In Finlandia, c’è l’usanza di tenere il pranzo di matrimo-nio in modo informale, in un posto carino. In tanti paesi-ni di campagna esiste ancora la sala da festa, costruita in legno in stile arte povera e queste sale sono molto usate per le cerimonie. Con l’aiuto di decorazioni personaliz-zate (molto spesso fai-da-te o realizzate dai tuoi amici), diventano davvero bellissime.Dopo esserci resi conto che gestire un’organizzazione di questo tipo lassù era per noi impossibile (poiché abitia-mo in Italia), abbiamo cercato una soluzione che unisse le tradizioni di entrambi i paesi a modo nostro.Nonostante conoscessimo Guido molto bene, eravamo un po’ preoccupati per la risposta alla richiesta che gli sta-vamo facendo. Abbiamo voluto parlare con lui soltanto per capire cosa pensasse della nostra idea. Ci sembrava una richiesta grossa e abbiamo detto a Guido che poteva tranquillamente rifiutarsi, nessuno si sarebbe offeso.Guido ci disse subito di sì perché capì che desideravamo offrire una bella festa tra amici e ci convinse che anche tutti gli altri avrebbero accettato l’idea. Tutta la squadra del catering fu invitata a casa nostra per un dopo cena: tra un caffè, la torta, lo spumante ed un bicchierino si mise a punto l’evento».

Certamente la scelta del menù (con le sue implicazioni ri-guardo ai gusti, alla difficoltà di esecuzione, alla disponibili-tà della struttura) deve essere stata difficoltosa.

giugno 2009Nasce il prolungamento del sentiero CAI n. 623 (nel tratto Valbucciana-Passo Cisa), grazie al tragitto utilizzato da una delle squadre partecipanti alla tracciatura

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27 giugno 2009I Cani Sciolti inaugurano la loro nuova sede, ricavata nei locali (da loro completamente ristrutturati) dell’ex stazione ferrovia-ria di via Roma

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«Noi avevamo l’idea di massima, ma Guido e Giuliana ci hanno aiutato a costruire una proposta che potesse pia-cere a tutti e allo stesso tempo non essere troppo compli-cata da realizzare a Puianello.Il pesce fu abbandonato subito, perché poteva risultare troppo strano per i Finlandesi: sono abituati a mangiar-lo, ma per loro i pesci hanno gli occhi e sono capaci di nuotare, quindi i crostacei sarebbero rimasti nei piatti.Poi non è stato difficile immaginare che la cucina reggia-no potesse piacere a tutti...».

Ed ha funzionato tutto bene?

«Meravigliosamente! Merito dei nostri amici in cucina ed in sala, senza dimenticare i fotografi. La cosa migliore è stata l’atmosfera che si è creata tra tutti gli invitati, no-nostante ci fossero in mezzo 2.500 chilometri di Europa, sia dal punto di vista linguistico, che da quello culturale. Per noi è stata la cosa più bella e commovente.Ci siamo divertiti tutti (anche la squadra del catering) e la festa è stata davvero fatta a modo nostro, centrando l’obiettivo iniziale».

Sicuramente non sarà mancato qualche retroscena.

«Solo dopo la festa abbiamo saputo che Giuliana, la mo-glie di Guido, sentì la grandissima responsabilità dell’or-ganizzazione e si arrabbiò anche un po’ con lui per aver-detto di sì a cuor leggero. Però non ci disse nulla, anzi ci diede suggerimenti pratici e fondamentali.Non avevamo subito capito che dietro ogni grande cuoco sta sua moglie».

5.c La Gnoccata

Parlare della Gnoccata vuol dire parlare di piazza Mazzini, il luogo deputato per questo evento sin dal lontano 1992.Piazza Mazzini, nonostante il nome “urbanistico”, è un sem-plice cortile circondato da case. Un gran bel cortile, col suo pratino verde, le ombre degli alti alberi, le panchine per il riposo e la fontana per placare l’arsura nelle giornate di afa.

I frequentatori di questo spazio pubblico sono i “vicini”, che si conoscono perché abitano le case che danno sulla piazza. A sua volta, la piazza è uno spazio (quasi) domestico control-lato da un “occhio collettivo” e che alimenta nei dirimpettai il desiderio di comunità.Nei lunghi pomeriggi estivi, si chiacchiera e ci si riposa sulle panchine. Si sta bene all’aperto, è bello ritrovarsi in compa-gnia, a continuare i discorsi interrotti la sera precedente e a progettare passatempi piacevoli.

Battista Burani, uno dei promotori della Gnoccata, si ricorda benissimo come è partita.

«Il giorno del Ferragosto di un anno che non ricordo, ab-biamo deciso di pranzare insieme nel parco e tutti porta-vano il meglio della propria tavola. Mentre mangiavamo, già pensavamo alla cena e così decidemmo di fare un po’ di gnocco. L’anno dopo abbiamo ripetuto l’esperienza, poi siamo passati alla classica grigliata. Troppa fatica! Negli anni successivi, decidemmo di tornare a fare solo il gnocco perché si tribolava meno».

20 novembre 2009Serata con l’ospite: protagonista sul palco è l’alpinista e scrittore lucchese Marileno Dianda

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16 aprile 2010Cambiano volti e cariche all’interno del Consiglio sottosezionale: il testimone della reggenza passa ora a Paolo Fontana

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Se Battista non ricorda il filo che lega il CAI alla gnoccata, Aldina Reggiani invece quel filo lo tiene saldo in mano anche per motivi strettamente personali.

«Io preparavo il pesto per le chizze e mio figlio Flaminio con Andrea Tassoni, già soci della Sottosezione, chiesero di partecipare con altri soci a questa festa.Così, piano piano, da un gruppo di persone che volevano stare in compagnia è nata la Gnoccata dei Cani Sciolti».

La partecipazione del quartiere, del paese, dei soci e amici del CAI aumenta di anno in anno, tanto da cogliere di sor-presa gli stessi organizzatori, come racconta William Vitali:

«Ad una delle prime Gnoccate ufficiali, è arrivato Gianni Trolli con du scartùci ed salùm, che non bastavano per sfamare i presenti: siamo corsi a comprarne altro».

All’unanimità, simpaticamente, concordano sul fatto che è motivo di difficoltà e divertimento insieme:

«Forse i primi anni c’era un economo un po’ “tiratino”...».

Battista, sua moglie Marta Rabotti ed Ivana Landini sotto-lineano le trasformazioni avvenute per soddisfare una do-manda in costante crescita:

«Abbiamo dovuto cercare attrezzature adatte per impa-stare e friggere. Un anno avevamo anche due friggitrici.Abbiamo chiamato Claudio Morini a friggere perché era molto esperto, in quanto prestava la sua opera di volon-tario a feste di altre associazioni».

L’organizzazione della serata conviviale è un iter complesso (dalla programmazione, alla preparazione del cibo, all’alle-stimento dello spazio nel giorno deputato), sentito e parteci-pato da tutto il quartiere, come afferma William:

«Io lo faccio volentieri per stare in compagnia. Se ne par-la due mesi prima e si continua a parlarne per un mese dopo la festa... Insomma, ci passiamo l’estate!».

Le donne devono rimboccarsi le maniche e non pensare alla fatica, quando (nel giro di poche edizioni) vedono salire i co-perti da poche decine a duecentocinquanta.Non solo: vanno anche preparati centinaia di pezzi da aspor-to, per soddisfare chi si mette in coda all’imbrunire, non ap-pena si alza l’olezzo dello strutto messo a scaldare.

Ivana, con orgoglio, rivendica la qualità dei prodotti offerti:

«Io e Aldina ci occupiamo delle chizze. Per il ripieno, com-priamo 25 chili di bietole, le mondiamo, le laviamo e le cuociamo. In altri posti prendono gli spinaci congelati».

«Io - conferma Aldina - faccio il ripieno per le chizze.Ma poi ho anche incominciato ad andare in montagna ed ho scoperto che mi piaceva».

Aldina è l’esempio di un approccio inedito alla montagna: suo figlio Flaminio è stato reggente della Sottosezione ed ha suscitato in lei la curiosità per il trekking, partendo dal ver-sante dei fornelli; così, da resdora, si è trasformata in escur-sionista, pur continuando ad offrire generosamente momen-ti di gustosa convivialità a tanti compagni di scarpinate.

16 maggio 2010Quarto appuntamento con “Tutti i sentieri portano sul...”, che si conclude con l’ascensione all’Alpe di Succiso

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23 maggio 2010Si percorre il “Sentiero delle donne” (Sentiero Partigiano n.7), tra Felina, Saccaggio e Castelnovo Monti.Nel capoluogo montano, viene a portarci la sua testimonianza la partigiana Giacomina Castagnetti

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Per trasformare il parco di piazza Mazzini in un ristorante all’aperto, c’è da organizzare tanto lavoro sotto l’occhio vigi-le degli svinânt, come raccontano Battista e William:

«Giorgio arriva un paio di giorni prima e prepara l’im-pianto elettrico. Noi seghiamo l’erba, poi arrivano i ra-gazzi del CAI ad allestire tutto».

Le grandi manovre non sfuggono ai curiosi ed Ivana ci dice:

«E’ divertente guardare i passanti: vogliono rendersi con-to di che cosa sta succedendo e allora camminano avanti e indietro per la strada, cercando di capire».

Arrivato il giorno della Gnoccata, alle quattro del pomerig-gio, tutti sono ai posti di combattimento: Ivana gestisce le macchine per tirare la pasta, Aldina fa la “caposala” ed orga-nizza il lavoro dei novizi, William fatica all’affettatrice, Mar-ta e Battista preparano i piatti di salume misto; i soci sono impiegati ai tavoli o (se avvezzi ai conti) alla cassa.Ognuno sa cosa deve fare, l’esperienza semplifica le cose.

La macchina si è già messa in moto, quando gli occhi di tutti si rivolgono al cielo per un tuono lontano, per un nuvolone di piombo che annuncia un temporale, magari un diluvio, come quello dell’edizione 2001 ricordata da Marta e Battista:

«Mama, che àqua! A festa iniziata, si è dovuto trasporta-re tutto nei locali della chiesa per poter continuare.Friggevamo sotto un ombrellone, con gli schizzi d’acqua che cadevano nel pentolone dello strutto bollente scot-tandoci le mani».

William, con la sua preziosa matita, ha immortalato quell’e-vento che viene ogni anno taciuto per scaramanzia, ma è nei pensieri e di tutti gli operatori che l’hanno patito.

Lo stesso William ci spiega qual’è la formula che, nel tempo, decreta il successo di questo evento estivo:

«Al gnòch bò(n) cmé lè a’s câta da ninsùna pèrta!Lo strutto lo usano solo una volta, la roba è tutta fresca e mangiano tutti a volontà».

Qualità e quantità, insomma, sono le carte vincenti della Gnoccata dei Cani Sciolti, che è anche una manifestazione a suo modo democratica e solidale: ognuno mangia quanto gli va, contribuendo alla riuscita della serata per quel che la propria pancia può contenere.

Finché c’è questo spirito, secondo William, la festa può con-tinuare:

«Io comunque arrivo fino alla settantacinquesima edizio-ne, poi mi ritiro!».

26 novembre 2010Classe 1962, geografo ed esploratore, tra i più esperti nel campo delle grandi traversate a piedi di catene montuose e terre sel-vagge, Franco Michieli è protagonista della tradizionale serata con l’ospite

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26 marzo 2011Si inaugura, presso la sede dei Cani Sciolti, la mostra delle fotografie di Tonino Zanghieri che ripercorre tanti anni di “avven-ture” in montagna di uno dei fondatori del gruppo

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6.a Schede e calendari

Parlare di comunicazione abbracciando un arco di tempo di un quarto di secolo, in particolare l’ultimo, è impresa ardua e richiede competenze e saperi di cui difettiamo. Qui ci limi-tiamo a raccontare come e con che mezzi il nostro gruppo di escursionisti ha cercato di raggiungere il “suo” pubblico.

Nei primi anni Ottanta, i Cani Sciolti iniziano la loro attività rivolgendosi a persone conosciute, familiari che si incontra-no per strada o al massimo si raggiungono telefonicamente, componendo il numero nella ghiera dell’apparecchio fisso color grigio perla. Però, fin dall’inizio ci siamo preoccupati di comunicare, vale a dire mettere in comune, trasmettere agli altri informazioni utili relative all’obiettivo ultimo del nostro stare insieme: la gita in montagna.

Sin dalle prime uscite, Paolo Bedogni si preoccupa di redige-re schede topografiche in cui è evidenziato il percorso pre-scelto per l’escursione, accompagnando l’immagine con note tecniche informative: il tutto è consegnato ai partecipanti al momento dell’iscrizione alla gita.Si procede anche alla raccolta in fascicolo (un’idea poi svi-luppata successivamente, ma che da subito ci permette di co-stituire l’archivio delle nostre attività tra il 1984 ed il 1992), a copertura di quanto effettuato nel corso dell’anno solare.La riproduzione avviene dapprima a mezzo ciclostile (fa te-nerezza dirlo...), poi tramite fotocopiatrice.

I primi calendari (che riassumono per data il programma escursionistico annuale) sono stampati su fogli A4, che si sciupano in breve tempo, si perdono facilmente, si lavano assieme ai calzoni quando finiscono in fondo alla tasca.Allora si pensa di produrne una versione tascabile e pieghe-vole, bella fin dall’inizio, poi (dal 1991) ulteriormente impre-ziosita dalle illustrazioni dell’amico William Vitali.Il concept non cambia di molto nel tempo, se non per il fatto che i calendari sono sempre più nutriti e presentano inserti pubblicitari (anche questo un segno dei tempi).

Ma se la cornetta telefonica viene mandata al macero ed il cellulare trilla negli zaini dei camminatori (a volte più pre-occupati di non perdere la copertura di campo in montagna, che di smarrire il sentiero), anche l’invasione dei personal computers modifica radicalmente la comunicazione: diven-ta più facile condividere informazioni, in una relazione (ap-punto) personal e globale allo stesso tempo.I nostri strumenti si sviluppano e si adeguano al mutare dell’offerta tecnologica e delle abitudini che ne derivano.

6. comunicazione

31 marzo 2011Siamo abituati a stare in vetta, ma adesso lo siamo anche nella classifica provinciale degli associati alle Sottosezioni CAI.Le 243 tessere da poco rinnovate ci permettono infatti di raggiungere questo primato

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18 novembre 2011Si rinnova il rito della serata con l’ospite: è con noi Fabrizio Molignoni, accompagnatore di alpinismo giovanile e istruttore neve e valanghe del CAI di Massa-Carrara

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6.b L’opuscolo

Prodotto derivato dalle raccolte delle schede tecniche, è una creazione a cui siamo ancora tutti affezionati, perché voluta e sudata (in termini di fatica e di costi). Viene a malincuo-re abbandonata quando la crisi economica, l’accresciuta co-scienza ecologica ed il fascino della tecnologia ci inducono a smaterializzare. Vogliamo comunque porre sul piedistallo questo nostro piccolo “capolavoro”, ormai musealizzato.

E’ il 13 dicembre del 2001 (la memorabile serata del blizzard che paralizza la città di Reggio), quando Claudio e Daniele Castagnetti si recano presso la Linotipia Emiliana: qui, per intercessione di Giovanni Costi e Bruno Spaggiari, trovano in Claudio Galli un gentile professionista che fornisce la consu-lenza tecnica necessaria a trasformare i nostri scritti in files pronti per la stampa in quadricromia.Nasce così l’opuscolo formato A5, strumento a cui affidiamo per nove anni la promozione delle nostre attività, convinti come siamo che meritino una vetrina editoriale di qualità, bella (come da proverbio) sin dalla copertina.

Ogni capogita crea una propria relazione, secondo parametri prestabiliti che danno uniformità alla pubblicazione. Dopo l’editing di Oriana e Claudio Castagnetti, si va in stampa.E’ un lavoro notevole che viene largamente compensato dal piacere del risultato; è un impegno economico altrettanto gravoso, alleggerito dagli introiti pubblicitari.Successivamente e fino ad oggi, prosegue - da parte delle stesse persone - il lavoro di redazione del fascicolo: la sua trasformazione in prodotto immateriale lo ha destinato a trovare ospitalità sul sito Web dei Cani Sciolti.

6.c Penna e matita d’autore

I Cani Sciolti possono vantare due preziosi amici che con la loro arguzia, fantasia, abilità e maestria sanno da sempre puntualizzare le vicissitudini del gruppo. Stiamo parlando di Domenico Bonibaldoni e di William Vitali.

Domenico, mai iscritto ai Cani Sciolti, più podista che escur-sionista, con la sua sensibilità capta gli umori del paese e percepisce le novità prima che gli altri se ne accorgano.I Cani Sciolti sono ancora in fasce, quando Domenico compo-ne per loro una poesia dialettale che - in tono leggero - iro-nizza sul nome scelto, gioca sui luoghi legati alle frequenta-zioni montanare, svela protagonisti della storia del gruppo.Questo testo è un regalo tanto gradito, che costituisce l’ulti-ma pagina del calendario escursionistico 1990.Domenico, oltre ad essere una persona simpatica e gioviale, è un campione di autoironia. Di lì a poco, ci regala un altro magnifico scritto, in cui si descrive - in “contrapposizione” ai Cani Sciolti - come “Un ca(n) lighe”.Scatena così la fantasia di William, che gli risponde con una strepitosa vignetta di un cane al guinzaglio che dice a quello libero: “Tò al me pulghi, da fer un girtìn”.Nel 2005, Domenico torna a scrivere di noi e per noi: un testo in prosa racconta di un equivoco che gli regala un’avventura estiva, mentre tenta di “fiutare” le nostre tracce.Il tempo passa, i Cani Sciolti diventano grandi, mettono su casa in un luogo ben visibile ed accessibile e, puntualmente, Domenico esprime loro il suo affetto e il suo compiacimento: per questa occasione speciale, siamo omaggiati del doppio regalo di una tavola celebrativa “a quattro mani”, con testo di Domenico illustrato da William.

28 febbraio 2012Alla Sala Civica “Arduini” di Cavriago, proiettiamo le immagini di Roberto Parmiggiani, fotografo naturalista, per una serata di grande suggestione

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20 maggio 2012Sentiero Partigiano n. 8, intitolato ai disertori: ci incamminiamo lungo un circuito compreso tra Cervarezza, Sparavalle, Busa-na, Casale e ritorno, sempre in compagnia di Fabio Dolci (Istoreco)

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Come abbiamo già ricordato, William Vitali è un vecchio amico dei Cani Sciolti: attore protagonista della Gnoccata fin dalla prima edizione, poi illustratore dei nostri calendari ta-scabili per quasi vent’anni, dal 1991 al 2010.

Come si alimenta una collaborazione di così lunga data?

«Paolo viene da me e mi dice che devo fargli un disegno.Io allora gli chiedo di darmi almeno un’idea: ci scambia-mo un po’ di parole, su cose accadute o progetti da realiz-zare, quindi lo spunto viene quasi sempre da lui.Io mi diverto a fare queste illustrazioni, mi piace mettere in moto la fantasia: a volte sono per strada e se mi viene un’idea, mi fermo, la scrivo e lascio passare qualche gior-no per pensarci a fondo».

Un motivo di disaccordo tra committente ed artista c’è, e non è per la paga, come si potrebbe pensare, ma per i tempi con-cessi alla creazione:

«Paolo arriva sempre tardi, dopo mi mette fretta e la cosa non mi piace. Ma questa è una costante che sarà difficile eliminare».

Scorriamo insieme, con grande divertimento, tutte le tavole prodotte da William per individuare delle costanti nel dise-gno e nel messaggio sotteso.Notiamo che è sempre presente un cane, in posizione domi-nante e vincente. Ma i Cani sono sciolti, liberi, anarchici e allora spesso le vignette ironizzano sul principio “una testa, un’idea” per cui è difficile portare a termine in modo ordina-to, economico, funzionale un obiettivo comune.

15-22 maggio 2012Per “Cinemontagna” 2012 sono in programma tre film selezionati dal Consiglio della Sottosezione: ad “Oltre le cime” di Rémy Tézier, fanno seguito i lavori dell’alpinista e regista Davide Chiesa “8.000 metri sotto i piedi” e “Namastè Baruntse”.L’ultima serata vede poi la presenza in sala dello stesso Chiesa

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11 novembre 2012Al pranzo sociale di fine stagione dei Cani Sciolti vince la solidarietà: il ricavato della giornata (1.500 euro) viene infatti do-nato al Comune di Reggiolo, a sostegno della popolazione colpita dal sisma di fine maggio

C’è un tipo umano che ricorre spesso e si è diffusa la tenden-za ad identificarlo con Tonino Zanghieri, ma William ci tiene a sottolineare che la somiglianza è solo casuale.Tonino compare in un’unica illustrazione, quando sbuca dalla tenda piantata nell’acquitrino ed impreca verso chi sta orinando dietro la pianta.

I Cani Sciolti sono infinitamente grati agli amici Domenico e William perché fanno volare in alto, sulle ali della fantasia e dell’ironia, il loro nome.

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6.d Internos, pensieri condivisi tra noi Internos nasce (un po’ per scherzo), nel dicembre 1998 da un’idea di Paolo Bedogni: significa che la comunicazione si svolge tra noi, facendo circolare il foglio tra gli associati ai Cani Sciolti tramite l’invio per posta o brevi manu.Intento “introspettivo”, per una sottotestata altisonante: “Periodico di cultura e curiosità sull’ambiente montano”.

«Secondo me - dice Paolo - il giornale doveva trattare ar-gomenti che fossero lontani dall’istituzione-CAI e dalla vita interna della Sottosezione.La prima redazione era composta da me, Patrizia Basini, Claudio Castagnetti, Flaminio Reggiani».

Il primo numero non riporta la data, i pezzi non sono firmati e sono trattati in modo impersonale. Sono nominati i compo-nenti della redazione e c’è un invito rivolto a tutti i soci alla collaborazione inviando articoli e resoconti.

La seconda uscita (febbraio 1999) è un articolo unico: la pro-posta di un’escursione nell’Orrido degli Schiocchi del Sec-chia (a cura di Franco Nasi e Patrizio Prampolini.

Il numero 3 esce solo nel 2001: Iglis Baldi scrive la storia dei Cani Sciolti e del suo avvicinamento alla montagna.Dal numero successivo, Internos comincia ad assumere le caratteristiche di un notiziario: il reggente Andrea Tassoni presenta il nuovo Consiglio; Paolo, sempre fedele alla linea editoriale originaria, parla del “Gran Pino” di Cavriago; Iglis stila una lista delle escursioni effettuate fino al 2000, ripor-tando i nominativi di coloro che hanno organizzato gite.

Il responsabile della testata diviene lo stesso Iglis, mentre i soci cominciano finalmente a firmare qualche articolo.

A parte alcuni cambiamenti nel formato di stampa, l’elemen-to di novità (dal numero 22, marzo 2007) è che Oriana Torelli subentra alla guida del nostro periodico.Dopo ben venticinque pubblicazioni, Internos diventa sup-plemento a Paese Nostro. La distribuzione avviene in .pdf (via e-mail) agli iscritti ed in formato cartaceo per posta ordi-naria a chi non ha ancora dimestichezza col computer.I contributi tornano però a farsi rari: Paolo fa un appello scritto a stare più su Internos che su Internet, ma è una sfida persa e chiudere un numero è sempre più faticoso.

Una volta giunto ostinatamente alla trentesima uscita (luglio 2011), Internos si presenta con grandi novità.Si cerca di strutturare una redazione (composta, oltre che da Oriana, da Emanuele Barbieri, Paolo Bedogni, Claudio Casta-gnetti, Giovanni Ferroni, Paolo Fontana, Elio Pelli, Davide Sa-racchi e Piero Sassi) che lavori per scadenze quadrimestrali. La veste grafica viene completamente ripensata ed i conte-nuti sono organizzati anche per rubriche fisse.Inoltre, da questo numero, Internos diventa una vera e pro-pria rivista digitale pubblicata sulla piattaforma Issuu.com, che la rende “sfogliabile” direttamente da browser, tramite un link diffuso via newsletter.Si segue un’ottica di risparmio di materiali e di risorse eco-nomiche, senza rinunciare a realizzare un prodotto piacevo-le e pratico; in sede restano comunque disponibili un centi-naio di copie stampate per coloro i quali non possiedono una casella di posta elettronica.

23 novembre 2012In venticinque anni di avventure alpinistiche ed escursionistiche e nel corso di un’altrettanto lunga esperienza nell’organiz-zazione di spedizioni, Manuel Lugli ha collaborato con tutti i più “grandi” della montagna.Questa sera è solo per noi, ospite alla Sala Civica “Arduini” di Cavriago

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19 maggio 2013I Cani Sciolti si danno appuntamento lungo il Sentiero Partigiano n. 14 (dedicato ad Enrico Zambonini): il percorso si snoda in senso circolare tra Costabona, Monte Penna e Secchio

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6.e Sui sentieri informatici di Internet

Nel gennaio del 2000, varchiamo anche noi la soglia della Rete, dotandoci di un nostro sito Web: un passaggio obbli-gato e dettato, come si accennava prima, dal radicale mu-tamento degli strumenti e delle modalità di comunicazione tra le persone, specie se organizzati in gruppo a partire dalla condivisione di un interesse comune.

Ma non si tratta solo di stare al passo coi tempi: lo scopo di tante iniziative è sempre quello di coinvolgere e allargare la base partecipativa, di portare in montagna e di insegnare ad andarci a quante più persone possibile.Internet ci permette di sganciarci dalla rete delle conoscenze amicali e del paese, portandoci verso un pubblico più ampio. Lo individuiamo in quelle persone che constatiamo essere sempre più attratte dalla bontà delle nostre proposte: il sito è quindi il tentativo di non disperdere ed esaurire questo possibile rapporto in un passaparola a corto raggio.

Il debutto sul Web è molto cauto: il sito replica i contenuti e persino la grafica dell’opuscolo di presentazione delle at-tività della Sottosezione, onde non essere percepito troppo “altro” rispetto alla consuetudine.L’epoca è ancora quella della caccia ai server gratuiti in posti esotici (Tokelau), dei domini bizzarri e di un Html neanche troppo raffinato (almeno ai nostri livelli): la scelta quasi mi-nimalista della semplicità funzionale è intrapresa anche per permettere di valutare l’impatto di questa sperimentazione, in un contesto di ancora diffuso scetticismo (pur mescolato a curiosità) verso lo strumento-Internet.

Evolversi con lo stesso ritmo di crescita della Rete avrebbe però significato uno sforzo anche di alfabetizzazione e di educazione al consumo di quel tipo di comunicazione, obiet-tivo forse un po’ fuori della nostra portata.Quindi, la formula rimane di fatto invariata negli anni a ve-nire, nonostante qualche cambio di vestito e la pregevole ri-edizione grafica in Flash dell’intero sito (2008).

Nel frattempo, il Web 2.0 passa da essere un concetto nem-meno definibile a diventare (più o meno consapevole) quo-tidianità: in molti sentono l’esigenza di “starci dentro” e par-teciparlo, complice il boom dei cosiddetti social media, anche e soprattutto come fenomeno culturale.I Cani Sciolti impiantano quindi un proprio campo-base an-che su Facebook, dove (piaccia o non piaccia) immediatezza e condivisione sono elementi decisamente a portata di mano.

L’istinto “canino” però punta ancora e sempre sull’esperien-za diretta: sul sentiero di montagna ci troverete ancora e sempre noi come persone e certamente non i nostri avatar.In ossequio alla storica mission del nostro gruppo, assumia-mo sito e social come un ausilio per costruire questa espe-rienza in forma di momento condiviso.Sono, in fondo, semplici strumenti che stanno nel nostro zai-no da escursione. Un po’ come una lunga corda da arrampi-cata, alla quale speriamo di “imbragare” ancora tanti nuovi Cani Sciolti.

8 giugno 2013Una targa alla memoria di Eros Braglia viene apposta nei locali della nostra sede. A lui, che per tanti anni si è occupato con passione delle pratiche di tesseramento ai Cani Sciolti, abbiamo intitolato il nostro “ufficio”

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3 dicembre 2013Silvio “Gnaro” Mondinelli è uno dei pochi scalatori ad aver raggiunto tutte le quattordici vette più alte del mondo, portando a termine l’impresa senza l’uso di ossigeno supplementare.Questo uomo d’acciaio si è raccontato davanti a 320 spettatori alla Multisala Novecento di Cavriago

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i nostri capigita

Roberto Albergucci - Alfredo Amari - Hendrix Artioli - Marco Baistrocchi - Iglis Baldi - Carlo Barberis Emanuele Barbieri - Livio Bartoli - Patrizia Basini - Paolo Bedogni - Giuseppe Benecchi - Fausto Bertani Gino Bertolini - Enrica Bianchi - Claudio Bocchi - Ivanna Bondavalli - Emo Boni - Marco Bonini Everardo Borciani - Giorgio Borghi - Antonio Bosisio - Giulio Bottone - Elisabetta Braglia - Eros Braglia Igor Braglia - Ettore Burani - Giancarlo Burani - Carlo Campanini - Lorenzo Canal - Maddalena Cagnolati Daniele Caroli - Claudio Castagnetti - Claudia Catellani - Simone Catellani - Domenico Catelli - Guido Chierici Bruno Colla - Giovanni Costi - Elena Cottini - Luca Crotti - Simona Curini - Rodolfo Curti - Alessandro Davoli Ivan De Jesu - Fabio Del Monte - Renzo Denti - Silvano Donati - Elio Eufemi -Massimo Eufemi Alberto Fangareggi - Federico Farini - Claudio Ferrari - Giovanni Ferroni - Marco Filippini - Paolo Fontana Gianni Ganassi - Rossella Goldoni - Benedetta Govi - Ferdinando Guerri - Nuri Guerri - Maaret Hiltunen Bernhard Konzet - Luigi Incagnoli - Carla Iotti - Leonardo Labò - Paolo Magnani - Francesca Mattana Fausto Montanari - Vando Montanari - Paolo Mosti - Alessandro Musiari - Franco Nasi - Antonella Noto Andrea Onfiani - Rossana Orsi - Alberto Pecchini - Giuseppe Pellegrini - Elio Pelli - Simona Pioli Vittorio Pioli - Francesca Pisi - Patrizio Prampolini - Angelo Prandi - Stefania Predieri - Barbara Repetti Flaminio Reggiani - Claudio Reverberi - Gianmatteo Reverberi - Davide Saracchi - Pierangelo Sartori Gianpiero Schiaretti- Claudio Simonazzi - Aida Smania - Mario Soncini - Bruno Spaggiari - Claudia Spitali Alex Stecchezzini - Andrea Tassoni - Giorgio Telleschi - Franco Toffoli - Celso Torelli - Oriana Torelli Raffaele Toschi - Silvia Trolli Gianni Trolli - Ivana Vaccari - Giorgio Vercalli - Ginetto Vezzani Gianni Villa - Mara Vitali - Tonino Zanghieri - Marco Zaniboni - Luciano Zoppi

appendice

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indicePresentazione .............................................................................4Introduzione ............................................................................... 5

1. Gli inizi

1.a Arrivano i Cani Sciolti ...................................................61.b Una fase di transizione ................................................101.c Una Sottosezione CAI a Cavriago? ...............................12

2. La Sottosezione

2.a Nascita della Sottosezione ...........................................162.b Le nuove leve ...............................................................162.c Gli anni della crescita .................................................. 222.d I costruttori del nuovo ................................................ 28

3. Sui sentieri

3.a Premessa ...................................................................... 343.b Anni Ottanta: duri e puri ............................................ 343.c Anni Novanta: chi ha paura dei Cani Sciolti? ............ 383.d Anni Duemila: aggiungi un posto... in cordata .......... 443.e Anni Dieci: una community zaino in spalla .................52

4. Gli eventi

4.a Le emozioni di “Cinemontagna” ................................. 564.b Serata con l’ospite ....................................................... 604.c La croce e la Madonnina del Cusna ............................ 644.d L’occhio fotografico dei Cani Sciolti ........................... 684.e Le immagini di montagna di Tonino .......................... 70

5. Convivialità

5.a Ci facciamo un “primino”? ......................................... 725.b Il pranzo sociale (ed altre scuse per abbuffarsi) ....... 725.c La Gnoccata ................................................................. 78

6. Comunicazione

6.a Schede e calendari ...................................................... 846.b L’opuscolo .................................................................... 866.c Penna e matita d’autore .............................................. 866.d Internos, pensieri condivisi tra noi ............................ 906.e Sui sentieri informatici di Internet ............................ 92

Appendice

I nostri capigita ................................................................. 94

Indice .........................................................................................95