Canessa si racconta (mal volentieri) per la prima volta

download Canessa si racconta (mal volentieri) per la prima volta

of 1

description

E' il 2008, Mario Canessa si racconta per la prima volta al Tirreno: la sua storia straordinaria viene alla luce

Transcript of Canessa si racconta (mal volentieri) per la prima volta

  • Gioved31 Gennaio 2008IL TIRRENO VIILivorno

    SHOAH

    UN LIVORNESE

    FRA I GIUSTI

    A Gerusalemmeil suo nome nelmuro-memoriale

    Cos salvai gli ebrei dalle SsUn poliziotto-partigiano fra gli eroi come Schindler e Perlasca

    No, non sono stato io a far uscirequesta storia dallalbum dei ricordi

    LIVORNO. E una storia rimasta sepolta nel-la memoria per pi di sessantanni: come selo stesso protagonista lavesse chiusa nellar-madio della memoria. Non stato Mario Ca-nessa a tirarla fuori e a portarla allesamedella commissione dello Yad Vashem guidataa Gerusalemme da un ex giudice della Cortesuprema.

    Ero nella libreria Belforte, spiega lexquestore partigiano mi ero fermato a cer-care un libro fra gli scaffali. Il libraio GuidoGuastalla mi ha chiesto se ero Mario Canes-sa e se, negli anni della guerra, ero stato ioad aver salvato alcuni ebrei dai nazisti, comegli aveva raccontato il prof. Orvieti. Ha volu-to saperne di pi, gli ho raccontato chi avevoportato oltre frontiera e come. Devesser sta-to lui, credo, a inoltrare la segnalazione.

    La conferma arriva dallo stesso Guastalla:S, andata cos. E una vicenda di grandis-sima importanza, non potevo lasciarla cade-re nel dimenticatoio della storia.

    MarioCanessa(il secondoda sinistra)festeggiacon gliamicila nominafra i giusti:al centro,i coniugiMac Avoyche lo hannoaccompagnatoal Quirinalea riceverela medagliadoro alvalor civile

    di Mauro Zucchelli

    LIVORNO. Sulla Muraglia Cine-se o nelle spedizioni di scienziatial Polo Sud. Dentro la cucina diSua Soavit il re di Tonga cos co-me allinterno dellastronave inorbita a 29mila chilometri orarioppure fra le patenti da corsa-ro per andare da pirata cristia-no allarrembaggio dei vascellimamelucchi. Non c angolo diniente n nello spazio n nel

    tempo in cui i livornesi non ab-biano messo lo zampino. Anzi,tutti e due i piedi. Ma mai finorauno di noi eccettuato Lida Fri-sini Basso, livornese di adozionenata per a Pescia (e in virt diuna vicenda avvenuta nella zo-na di Lucca) era entrato nelle-lenco dei Giusti fra le nazioni: il titolo onorifico che gli eredidelle vittime dellOlocausto dan-

    no a chi, al di fuori della comu-nit israelitica, non ha badato amettere in gioco la propria vitapur di salvare ebrei dalle manidei carnefici nazisti. OskarSchindler o Giorgio Perlasca, in-somma. Ma anche tanti eroi del-la porta accanto. Come Mario Ca-nessa, ex partigiano nelle forma-zioni di Giustizia e Libert, poiuna vita nella polizia.

    E lui lultimo a esser rico-nosciuto dallo Yad Vashem, ilmuseo-istituzione di Gerusa-lemme che tramanda la memo-ria della Shoah. Il livorneseMario Canessa stato inseri-to fra i giusti solo sei giornifa, stato annunciato al Quiri-nale nel Giorno della memo-ria. Il presidente Giorgio Na-politano ha consegnato a Ca-nessa la medaglia doro al va-lor civile: proprio mentre Geru-salemme ha reso noto che il no-me di Canessa verr prestoscolpito sul muro del Memo-riale, in mezzo a quello dei giu-sti di tutto il mondo.

    Rischiare la pelle. Chi melha fatto fare? Gi, chi?.Chiss se la prima volta cheMario Canessa gira a s stes-so la domanda-chiave che ilcronista insiste a mettergli sot-to il naso. E chiss se una rispo-sta c davvero: cosa sar che a24 anni ti fa rischiare la pelleper un ragazzino che non ntuo figlio n tuo parente e nep-pure lhai mai visto prima...

    Un bimbo di nove anni, face-va De Benedetti di cognome: ilsuo nome racconta era Ci-ro ma tutti lo chiamavano Li-no. Milanese, famiglia ebrea: igenitori li avevano arrestati,lui laveva fatto fuggire un col-lega poliziotto che, insieme aun avvocato ebreo del Cln val-tellinese, me lo consegn dicen-domi: portalo in Svizzera. Eramet dicembre 43, un freddocane e neve dappertutto: chilo-metri di notte fra i sentieri inmezzo a boschi e ghiacciai sot-to lAlpe di Sasso del Gallo, io eun bambino con i piedi intirizzi-ti. Che eravamo in Svizzera locapii quando vidi la prima casailluminata: gli svizzeri ci tene-vano a tenere le luci accese co-me salvacondotto agli occhidei bombardieri alleati. Tuttaal buio invece la Valtellina pernon far da bersaglio agli aerei,le bombe dallalto cercavano lecentrali idroelettriche che da-vano corrente a tutta Milano.

    Canessa conosceva i colleghidella gendarmeria elvetica: aloro affid Lino. Mi timbraro-no con il datario un foglietto fir-mato dal ragazzo. Lo feci averein carcere ai genitori, poi mortia Auschwitz: vostro figlio inmani sicure. La stessa notte lanonna Corinna, 80 anni, zoppa,venne rannicchiata in una ger-la portata sulle spalle oltre con-fine passando fra la neve.

    Altro che Carramba... A di-stanza di 65 anni, Lino e quelpoliziotto-eroe si sono ritrova-ti. Lex bimbo milanese ora ha

    74 anni ed venuto giorni fa aLivorno per abbracciare luo-mo che laveva salvato. La picommossa? La moglie di Lino.Mi ha detto: non fosse statoper lei, non avrei mai potuto co-

    noscere mio marito, riferiscelex poliziotto-partigiano.

    Laltro episodio al vaglio del-lo Yad Vashem riguarda dueebree ungheresi, Flora SistzGallia e la figlia Noemi, buona

    borghesia con casa a Milano: lautunno 43, fascisti e nazistidnno loro la caccia. La Val-tellina in quei mesi era un cro-cevia di centinaia di spie, sape-vamo che gli agenti segreti era-no dappertutto. Vivevo da un-affittacamere sulla piazza prin-cipale di un paesino da 4milaanime in cui tutti si conosceva-no: le nascosi per 24 giorni, con-vinsi la padrona di casa a farledormire nel suo lettone mentrelei si spost sul divano. Non

    avevano neanche la tessera an-nonaria: dovevo trovare damangiare anche per loro e sen-za dare nellocchio. Contavosullamicizia di padre Ildefon-so, un servita come Turoldo:anche loro presero la via deimonti per fuggire in Svizzera.

    Fuga per 500. S, si rischia-va la pelle, racconta Canessacome a cercare le parole: conlincertezza di chi guarda ilmondo e il mondo non somi-glia a te. Si faceva e basta. Mi-ca solo per gli ebrei: lo Yad Va-shem non centra nulla ma Ca-nessa s. Con il suo gruppo riuscito a mettere in salvo ol-tre frontiera un esercito di pri-gionieri di guerra che, dopo l8settembre, erano scappati daicampi in cui erano rinchiusi.Li avevano catturati in Libia,in Albania o su chiss quale al-tro fronte: una galassia umanadi sudafricani, croati, serbi, in-glesi. Ben 134 figurano con no-me e cognome nellelenco uffi-ciale del ministero, per inrealt corregge Canessa erano probabilmente almenomezzo migliaio, non stavamocerto a chiedere la carta diden-tit prima di farli sparire suisentieri alpini.

    I piatti della bilancia. Ripeto:quale molla morale, ideologi-ca, umana vi spingeva a mette-re in gioco la pelle. Di pi: cerada scegliere fra il rischio di s(del carcere, della vita, delletorture) e la ricompensa seavessi consegnato ai tedeschi eai fascisti anche uno solo deifuggiaschi che mi erano stati af-fidati. Cosa? Cibi di primaqualit, un bel pacco di soldi eil rientro di mio fratello depor-tato in Germania. Mica unoscherzo: Ai miei a Volterranon avevo raccontato nulla.Quando per me si mise male alconfine con la Svizzera e fui co-stretto a sparire, passai da casaa Volterra. La mamma mi chie-se cosa avevo combinato vistoche i fascisti mi venivano a cer-care e li tenevano sotto pressio-ne. Niente, gli dissi: ma magarici rivediamo fra un po e spariidi nuovo.

    Tiriamo la riga e rieccola l,la domanda: ma chi glielha fat-to fare se, oltre alla sua vita,metteva a rischio anche quelladei familiari? Giustizia e li-bert forse non solo il nomedella sua brigata di combatten-te partigiano. E comunque Ca-nessa, la risposta se la tiene infondo al cuore. Cos comeavrebbe fatto con questamar-cord chiuso a doppia mandata:per una vita intera.

    A 65 anni di distanza venuto a farglivisita il bambino che di notte portin Svizzera fra neve, boschi e ghiacciai

    DAL 78 GIUSTA FRA LE NAZIONI

    Lida Frisini Bassoapr le porte della sua casa

    Dossier 1559, data 31 maggio 78: lo YadVashem riconosce Lida Frisini Basso, clas-se 1919, come Giusta fra le nazioni. Gliincartamenti ufficiali indicano che era nataa Pescia e che la sua azione in difesa degliebrei avvenne in provincia di Lucca. Ma aLivorno ha abitato e a Livorno morta, di-ce Guido Guastalla.

    Gerusalemme le ha dato questo ricono-scimento perch durante la guerra avevaospitato un folto gruppo di ebrei che fa-cevano parte di quel cospicuo contingen-te internato dallesercito italiano che occu-pava la Francia del Sud. Ospit nella suacasa di Lunata 12 persone della famigliaGabbai per 12 mesi e trov alloggio per al-tre otto. Il cibo? Invent una rete di solida-riet che contava sulla complicit del con-vento dei carmelitani, poi con due partigia-ni organizz la fuga di cinque dei rifugiati.

    Canessain divisae a destrain una fotodel 44 allafrontierasvizzera

    STORIE

    I bimbi dellasilo di Sassetta

    Sotto le bombela solidariet

    rompe gli steccatiLa comunit ebraica

    livornese era una delle piimportanti dItalia prima dellaguerra, anche nei dossierdello Yad Vashem non sirileva che le fughe degli ebreiverso la salvezza passavanoanche dalla nostra citt.Eppure solo con Canessa (ein parte con Frisini) i livornesientrano nel Giardino deigiusti: come mai non ce nesono di pi?

    Forse perch anzich difigure eroiche, si trattato diuna diffusa rete di piccolesolidariet capillari(spessissimo anche nelmondo cattolico): laspiegazione che d GuidoGuastalla, esponente dellacomunit ebraica. Ricordadon Roberto Angeli, deportatoa Mauthausen: Comedimenticare che sapevainventarsi il modo per portareagli anziani ricoveratinellospedale israelitico lui,prete cattolico, gli azzimi perpoter celebrare la pasquaebraica?.

    Sotto le bombe la nostrazona stata il palcoscenicoanche di unaltra storia allimite dellincredibile: quelladi bimbi dellasilo ebraicosfollato a Sassetta. Nella villadi propriet del localesegretario del fascio, che arigor di leggi avrebbe dovutodar loro la caccia. S,capitava pure questo anche inpieno regime fascista,conferma Guastalla: Il sensodi piet umana superava ildettato della legge, oltretuttodi una legge iniqua. Comequanto un dirigente del fasciolivornese vide Toaff sullungomare in Versilia, scesedalla macchina e and adirgli: si nasconda, altrimentila arrestano.

    I bimbi ebrei di Sassettaavevano un corpo insegnantiper met ebreo e per metcattolico. Nel giugno 44 scattalordine di deportarli: ma aVada la stazione nel caosper un bombardamento. Eunodissea il trasferimentofino alle scuole Carducci diArdenza: con il prete cattolicodon Vellutini e i carabinieriBarsotti e Calamai che primali scortano, poi li difendonodai pericoli, infine li strappanoalla deportazione e li portanoin salvo.

    Da Napolitanoper ricevere lamedaglia doro

    E lui lultimoad aver avuto ilriconoscimento

    IDENTIKIT

    Una vita da questore (e un nonno garibaldino)Fra gli amici Pertini, Parri e il comandante-mito Bulow

    LIVORNO. Mario Canessa un uomo schivo,riservatissimo: porta i suoi 91 anni con ilpiglio del nonno garibaldino che combatt aBezzecca al fianco dellEroe dei Due Mondi,non devessere un caso se nellarmadio degliamarcord c anche il berrettino rosso di quelsoldato in camicia rossa.

    Era poco pi che un ragazzo quando halasciato a Volterra la famiglia: nove fratelli,con il babbo che era un piccolo impresarioedile. Destinazione Milano, scienze politicheallUniversit cattolica con una borsa di studioe intanto lavorando come poliziotto.

    Se lorigine etrusco-volterrana, nellultimoquarto di secolo ha deciso di fare di Livorno lapropria patria di pensionato in cerca diunoasi tranquilla: a Castiglioncello vive lafamiglia del fratello Eros (morto qualche annofa). Vive nella sua casa fra la villa Fabbricottie la chiesa del Rosario ma il legame conVolterra rimasto: al Quirinale lhaaccompagnato una coppia inglese, i Mac Avoy,lo storico dellarte Christopher con la mogliePatricia, che da 15 anni abitano nella cittetrusca.

    La Resistenza, Mario Canessa lha fatta fra ipartigiani di Giustizia e Libert: SandroPertini, Iso Aniasi e Ferruccio Parri eranofra gli amici che ha conservato negli anni.Cos come Arrigo Boldrini, il comandantepartigiano comunista Bulow morto pochigiorni fa. Adesso che in pensione scrive suPatria indipendente, periodico dellaResistenza e degli ex combattenti: e se inpassato ha ricostruito la storia della Brigataebraica che partecip alla liberazione del

    Paese, nellultimo numero tratteggia la figuradi un suo quasi-cugino, prete combattentefra Rapallo e La Spezia.

    Senza contare uno studio dedicato aGiovanni Palatucci, che a Fiume riusc abeffare i nazisti a caccia di ebrei: chiese almunicipio di Fiume di distruggerenellanagrafe i dati degli ebrei, fece spariresotto gli occhi delle Ss una nave di israeliti infuga e evit la deportazione di cinquemilacivili, ebrei e perseguitati politici. Figurarsiche a falsificare i passaporti con identitpulite era stato lui il questore. Cos comequestore stato per tanti anni anche Canessaa giro per lItalia: gli anni del terrorismo se li fatti a Firenze, fra la strage del treno Italicus ela mitraglietta del neofascista Tuti.

    Laltra faccia del terrorismo, quello arabo,laveva invece conosciuta a Cagliari: cinquealgerini vicini allala dura palestinese avevanodirottato un aereo (li convinsi a far usciredallaereo undici donne e bambini prima disparire nellex Jugoslavia dove liarrestarono). Per decenni Canessa statosotto i riflettori della cronaca girando lItalia:come commissario di frontiera; allufficiopolitico di una piazza caldissima come Milano;poi come questore infine ancor pi in altocome ispettore generale di Ps al Viminale.Facendo anche da scorta a un paio dipontefici: prima Paolo VI e poi Wojtyla, comeraccontano le foto nel suo studio. Pi in l claffettuosa lettera di saluto che gli ha inviatoFederico DAmato, quandera ancora il grandecapo degli 007 italiani.

    M.Z.