Campo de’ fiori · Vento di Natale ... il Festival della Canzone Romana è più giovane che mai,...

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Campo de’ fiori

Buone feste dalla Redazione di Campo de’ fioriBuone feste dalla Redazione di Campo de’ fioriSEDE OPERATIVA: PIAZZA DELLA LIBERAZIONE, 2 CIVITA CASTELLANA (VT)SEDE OPERATIVA: PIAZZA DELLA LIBERAZIONE, 2 CIVITA CASTELLANA (VT)

TEL/FAX 0761.513117 - [email protected]/FAX 0761.513117 - [email protected] RAPPRESENTATIVA: VIALE MAZZINI, 140 - ROMASEDE RAPPRESENTATIVA: VIALE MAZZINI, 140 - ROMA

INFO PUBBLICITA’: 0761.513117 - [email protected] PUBBLICITA’: 0761.513117 - [email protected]

Editoriale:Vento di Natale...................................................3XXV Edizione del Festival della Canzone Romana............................................................4

FenomenoFedez.........................7

Stefano Antonucciin Serata d’Arte Varia Avariata....8

Roma che se n’è andata:Palazzo Sciarra Colonna.................................10-11Ecologia e ambiente:Aforismi sull’ambiente........................................12LETTERE D’AMORE:La mia Africa. Il romanzo il Karen Blixen.........14-15Peppino Lorusso: il cantastorie................16-17In piedi signori davanti a una donna..............18Le pene, le torture e la violenza sugli schiavinell’antichità....................................................20La mia Somalia...............................................21Cine Parade:Fantasticherie di un passeggiatore solitario..........22Suonare suonare:Deep Purple. Maestri e Mostri.............................23“Sex Appeal” il nuovo libro di BrunoOliviero...........................................................25La chiesa di San Giorgio................................26Addobbi Natalizi: pericolo per i 4 zampe?....27La chiesa rupestre di San Selmo, luogo digrande suggestione.......................................28Come eravamo:Ridatemiil Natale, quello vero, quello di unavolta.................................................................29

Parliamo di funghi:Gli Steccherini, le Trippette, ovvero gli Hydnum....30L’angolo del collezionista:Buio sotto la Torre Eiffel.....................................31A TAVOLA CO’ ZI’ LETIZIA:Borragine fritta..................................................31Il Fumetto:Sheltered..........................................................34LA ZANZARA IMPERTINENTE........................34Un caffè ci darà la pace.................................35Racconto di Natale 3.0..................................37L’angolo del grafologo:Grafie di personaggi noti....................................38I tesori dell’Agro Falisco:Il Santuario di Giunone Curite.............................40LA RUBRICA DEGLI EROI:Giulio Belloni.....................................................41

Paolo Triestino e il quartetto delle “Parzialmente Stremate”.......42-43

MESSAGGI......................................................44Nel cuore........................................................45I nostri amici..................................................46NEWS .............................................................48Il Calendario di Campo de’ fiori 2016...........49Agenda...........................................................50Oroscopo........................................................51Le proposte editoriale delle collane di Campode’ fiori...........................................................52Roma com’era................................................53Album dei ricordi.....................54-55-56-57-58-59Annunci gratuiti........................................60-61Selezione offerte immobiliari...................62-63

In copertina: una cartolina di Natale

SOMMARIOSOMMARIO

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Campo de’ fiori 3

Sono gli ultimi giorni dell’anno ed anche questo 2015 se n’è andato. Sono tredici i Natali giàtrascorsi dalla nascita di Campo de’ fiori e posso ben dire che esso resta una tra le cose piùbelle che la vita mi ha regalato, tanto da esserne addirittura geloso. La sua notorietà ed il suosuccesso ripagano tutti i sacrifici fatti e fanno crescere sempre più la passione che è già servita

ad arrivare fin qui.

Il pensiero con il quale mi voglio accomiatare da voi, affezionati lettori, attraverso l’ultimo editorialedi questo anno, vuole e deve essere un pensiero positivo, ad onta delle troppe cose buie e gravi chehanno segnato tragicamente molti dei giorni poc’anzi trascorsi. Vorrei che un vento forte le portassevia e con esse la falsità, l’ipocrisia, la sopraffazione, l’inganno, l’odio, l’egoismo, la fame, la guerra, larabbia ed il dolore. Vorrei che fosse il rispetto a regnare sovrano, un rispetto verso tutto e verso tutti,

che affondi le proprie radici nell’amore sincero.

È Natale, ed è questo il momento in cui ci si ricorda benevolmente un po’ di tutti, anche di quelle persone con le qualici si vede o ci si sente di rado, per scambiarsi i rituali auguri. Ma è anche il momento giusto in cui riflettere su se stessiper capire, magari, se i nostri comportamenti nei confronti di chi ci è accanto, sono stati sempre corretti e quindi ri-spettosi. E se ci accorgessimo che così non è stato, dovremmo impegnarci a cambiare per non perseverare nei nostri errori erendere, allora, più armoniosa almeno la nostra piccola realtà, con la speranza che si propaghi all’infinito.

Ah quanto erano belle quelle Vigilie in cui non c’erano pacchi da scartare ma solo tanta famiglia e tanta serenità! Bastava, così, una sana tombolata, pochi dolci fatti in casa, qualche acino di uva passa ed un buon bicchiere di vino persentirsi felici.

Immaginando di condividere insieme questi nostalgici ricordi ed i buoni propositi espressi, voglio porgere tanti augurisinceri ai miei amati collaboratori che, uniti come fossero una grande famiglia, carichi di passione e di onestà intellet-tuale, sono l’albero maestro di Campo de’ fiori; agli sponsor, che in tutti questi anni hanno potuto testare l’efficaciadella rivista come validissimo mezzo pubblicitario, rimanendone al contempo l’unico, indispensabile sostentamento; avoi lettori ed abbonati, sempre più numerosi e fedeli, che dimostrate, ogni mese, a me ed alla mia squadra, il vostroautentico apprezzamento. Non vi nascondo che ciò, unito ai preziosi consigli e suggerimenti, ci lusinga profondamente. Che la stima reciproca sugelli questa intesa e ci accompagni per il nuovo anno!

Auguri di un bel Natale ed altrettanti per un meraviglioso 2016, indistintamente a tutti!

di Sandro Anselmi

Vento di Natale

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4 Campo de’ fiori

XXV EDIZIONE DEL FESTIVAL DELLA CANZONE ROMANA

Lino Fabrizi, Patron della Manifestazione, festeggia le nozze d’argento con moltissimi ospiti noti

Siamo giunti alla XXV edizione, mail Festival della Canzone Romanaè più giovane che mai, nono-stante i nostri politici non lo ab-biano in grazia come tanti altri

Festival anche meno “popolari”. Dobbiamoringraziare il mitico Lino Fabrizi se anchequesta volta si è potuto dedicare una serataalla canzone romana ed ai suoi artisti gio-vani e meno giovani, famosi ed esordienti.La manifestazione è nata con l’intento di va-lorizzare il patrimonio della romanità in mu-sica, attraverso un concorso aperto acompositori, autori ed interpreti di questogenere musicale appartenente alla nostracittà eterna. Quest’anno si è voluto festeg-giare il XXV del festival senza concorso, mainvitando alcuni dei vincitori delle passateedizioni e numerose colonne storiche del re-pertorio romano. Lino Fabrizi, ideatore e or-ganizzatore del festival dal 1991, è stato ilprecursore della nuova canzone romana,strizzando l’occhio anche alla tradizione.

Quest’anno il patronha voluto invitareun nutrito parterredi artisti, che hannodato tanto alla can-zone romana. Tra ibig si sono alternati sulpalco: I Vianella (Edo-ardo Vianello e WilmaGoich) che, grazie al Festival,lo scorso anno sono tornati a cantare in-sieme), Luciano Rossi, Ambrogio Spa-ragna, Elena Bonelli, Alessandro DiCarlo, Alberto Laurenti, I Cugini diCampagna, Giorgio Onorato e PaoloGatti. Ed ancora Velia Abballe in Donati,gli Stornellatori Romani, Raffaella Mi-siti, Fiammetta, Anna Bello, EnzoSchiavone, Eleonora Tosto, ValentinaGaldiero ed Alessio Pistoia già molto ap-prezzati nelle passate edizioni. A contornareil tutto, le fantastiche esibizioni della CrazyGang. A presentare questa edizione, che

ha visto cantare la Romafolkloristica con le suecarrozzelle, i suoi tra-monti e le sue fontane,ma al tempo stessoquella quotidiana con lesue preoccupazione e lesue storie d’amore, Ste-fano Raucci e LorettaRossi Stuart. Ricor-diamo che negli annipassati sono stati ospitidel Festival artisti come

Renato Zero, Nino Man-fredi, Carlo Verdone,Franco Califano, Gian-carlo Magalli, Enzo Salvi,

Lando Fiorini, MarioScaccia, Isa Di Marzio, Fio-

renzo Fiorentini, Gigi Sa-bani, Rodolfo Laganà, Bobby

Solo, Mal, Tony Santagata, Il Mae-stro Stelvio Cipriani, Manuela Villa, LaSchola Cantorum e tanti altri. Tutti hannodato continuità alla manifestazione portataavanti con grande passione dall’ Associa-zione Amata Italia, dimostrando come sianecessario diffondere e proseguire un per-corso storico attraverso un’antologia dibrani dedicati od ambientati a Roma dal1800 ai giorni nostri. La supervisione arti-stica e i testi anche quest’anno sono staticurati dal noto autore romano SilvestroLongo.

Sandro Alessi

Sopra: I Vianella. A lato: Alessandro Di Carlo

Isabella ed i Cugini di Campagna (foto a lato).Sandro Alessi durante l’intervista a Silvano dei Cugini di Campagna (foto sopra)

Lino Fabrizi omaggiaElena Bonelli

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Da qualche anno a questa parte,per i più giovani, è sorta all’oriz-zonte una fulgida stella chebrilla ogni giorno di più e cheattira a sé una miriade stermi-

nata di giovani e giovanissimi, con qualchespiccata preferenza per le ragazze.

Si tratta di Fedez, al secolo Federico Leo-nardo Lucia o semplicemente Federicocome le sue fans più sfegatate lo chiamano,un ragazzo che è diventato nel giro di pocotempo (ha solo 26 anni), a partire dai videosu youtube con cui ha cominciato, l’artistapiù amato tra i giovani fino a sfondare nelmondo discografico, vendendo più di otto-centomila dischi e premiato con 15 di-schi di platino e 5 d’oro.

Fedez è anche vicino ai giovani perché af-fronta nelle sue canzoni sia dei temi politicicome nella bellissima Pop-hoo-lista in cuifa un ritratto spietato ma veritiero degli ita-liani “che fanno la guerra come se andas-sero allo stadio e viceversa, o aspettano perprotestare una giornata di sole”, e più inti-mistici come l’amore “ai tempi delleescort” della società consumistica:“unamore eternit” da cigno nero o ma-gnifico.

Fedez, attualmente, dato il grande successo

ottenuto grazie anche alla sua partecipa-zione in qualità di giudice a X-Factor, stacontinuando a promuovere il suo nuovo CDPo-Hoo-Lista uscito l’anno scorso in ognicittà compresa Roma, dove ho avuto l’occa-sione d’incontrarlo.

L’artista è circondato da folle di adolescentiche sono disposte ad aspettarlo per ore purdi stringergli la mano, guardarlo negli occhi,consegnargli lettere e disegni affinché lui lilegga.

Coperto quasi in ogni punto del corpo datanti tatuaggi colorati, Fedez propone aigiovani un modello positivo. Fidanzato datempo con Giulia, con la quale vive a Milanoinsieme agli inseparabili Guè e Ciubecca.Legatissimo alla nonna che considera la suapiù grande fan, tanto da farne quasi unastar che compare nel suo film. Viene dallagavetta e ha un rapporto molto intenso coni suoi sostenitori ai quali deve la sua fama eche si chiamano Gianni.

I numerosi ragazzi presenti all’evento, con iquali, nell’attesa, ho parlato a lungo sco-prendo un po’ il loro mondo più intimo cer-cando di capire i loro sogni e le lorosperanze, all’arrivo di Fedez erano vera-mente a due metri sopra il cielo, e questagioia mi è sembrata il tesoro più bello della

giornata con Fedez. Maddalena Menza

Maddalena Menza con Fedez

Irene Menza e Fedez

Fenomeno Fedez

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Incontriamo finalmente Stefano An-tonucci che rincorrevamo da tempoin quanto amico e professionistaesemplare del piccolo e grandeschermo e attore ed autore teatrale

romano testaccino purosangue. Tantissimifilm all’attivo tra cui Pappa e Ciccia (1983,Neri Parenti), Fantozzi Subisce An-cora(1983, Neri Parenti), I Pompieri(1985, Neri Parenti), Scuola di Ladri 2(1987), Il Piccolo Diavolo (1988, Beni-gni), Anni 90 parte seconda (1993, Ol-doini), Ladri Si Nasce (1997, Pingitore),Tifosi (1998, Neri Parenti), Le Barzellette(2004, Vanzina), La Vita è una Cosa Me-ravigliosa (2010, Vanzina).Ma la polvere del palcoscenico è quellaa cui sei sempre affezionato, possiamodirlo Stefano? “Si, devo dire che il teatro è stato il puntodi partenza quando nel 1968 ho debuttatoalla Pergola di Firenze e da quel mo-mento la mia è stata quasi una patologiaper il teatro. Al di là dei miei numerosi im-pegni tra cui i due film di Natale di que-st’anno a cui ho partecipato, Natale colBoss con Lillo e Greg e Natale ai Caraibi

con De sica e Neri Parenti, la mia passionesi esprime maggiormente con il teatro, edultimamente ho avviato un percorso che miha visto impegnato in Serenata a Petro-lini, spettacolo di varietà ispirato al grandeartista romano. Poi abbiamo partorito, in-sieme al mio grande amico Maurizio DeLa Valee, un pazzo scriteriato di Arborianamemoria (Indietro Tutta e Doc,1987/88), Serata d’Arte Varia Avariata,spettacolo che sta avendo un grandissimosuccesso in giro per l’Italia e recentementesiamo approdati al Teatro Petrolini diRoma. Lo spettacolo prevede la partecipa-zione diretta del pubblico che diventa pro-tagonista di questa serata ed alla fine glispettatori si fanno gli applausi da soli.“ Come è nata l’idea?“Nella mia lunghissima carriera ho provatoa fare di tutto compreso il famoso Cabaret,ma quello di oggi mi convince poco perchéa parte quei due o tre mostri sacri tra cuiBrignano, il resto fa quasi sempre un certotipo di spettacolo che poi non è il vero eproprio Cabaret, perché quello nasce inGermania nel 1930 da Karol Valentine, edera un tipo di spettacolo divertente ed im-

pegnato allo stessotempo. Più spesso ac-cade invece che i mieicolleghi si lasciano an-dare a quel tipo di spet-tacolo un po’ grossie….Al di là di questo, ungiorno ho deciso dimettermi davanti ad unfoglio bianco e di riper-correre un tragitto fattodai comici del Nove-cento, ispirandomi allacomicità di Ettore Pe-trolini e ripescando ivecchi sketch della co-

micità italiana da quegli anni ad oggi, chesono di un’attualità mostruosa. Quando hoinvitato dei gruppi di giovani a vedere questidue spettacoli, mi sono accorto che a loropiacevano tantissimo perché erano una no-vità. Incredibile, il vecchio varietà era unanovità! Non sapevano nemmeno dell’esi-stenza del grande Paolo Panelli, di Aldo Fa-brizi e questo fatto mi ha stupito. Vorreiricordare che Petrolini è stato consideratodurante la sua epoca (1920-1930 e mortogiovanissimo a 56 anni) un pazzo, uno scri-teriato, uno fuori di testa ed invece era tal-mente all’avanguardia che lo annoveraronotra i futuristi e tra i dadaisti. Ad accompa-gnarci musicalmente ci sarà il nostro amicoMichele Santoro, arrangiatore di Coc-ciante, Mannoia, Morandi ed altri grandi ar-tisti che per l’occasione suona e scherzainsieme a noi ed al pubblico“.Ringraziamo Stefano Antonucci per lagrande disponibilità e, scambiandoci gli au-guri di Buone Feste, ci accingiamo a sederciin platea per partecipare al suo spettacolo.

Sandro Alessi

Stefano Antonucci (a sx) e Maurizio De La Valee (a dx) insieme ad uno spettatore (al centro)

Da sx: Santoro, Antonucci, De La valee

Da sx: Sandro Alessi e Stefano Antonucci dopo l’intervista

STEFANO ANTONUCCI

IN

SERATA D’ARTE VARIA AVARIATA

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10 Campo de’ fiori

IColonna, antica fa-miglia romana,hanno una storiainiziata nove secolifa. Il primo espo-

nente Pietro, visse tra il1078 e il 1108 nelle cam-pagne al sud di Roma, neipressi del paese di Co-lonna, località che diede il

nome alla Casata. Da allora, fino ai nostrigiorni, si sono succedute ben trentuno ge-nerazioni, il cui ramo principale, ai primi del1200, si stabilì a Roma alle pendici del ColleQuirinale.A Via del Corso insiste il Palazzo Sciarra-Co-lonna di Carbognano, costruito nel tardocinquecento sul un suolo già occupato dal-l’abitazione di Giacomo Colonna dettoSciarra “il masnadiero” soprannome, que-sto, attribuitogli con riferimento al c.d.“Schiaffo di Anagni”, talvolta citato come“Oltraggio di Anagni”, episodio verificatosinella cittadina laziale ai danni di BonifacioVIII, Benedetto Caetani, 1294 - 1295, ricor-dato da Dante nel Canto XX della DivinaCommedia:

« Perché men paia il mal futuro e ‘l fatto,veggio in Alagna intrar lo fiordaliso,e nel vicario suo Cristo esser catto.Veggiolo un’altra volta esser deriso;

veggio rinovellar l’aceto e ‘l fele,e tra vivi ladroni esser anciso. »

I versi alludono alla lunga contesa fra Boni-facio VIII e Filippo “il Bello”. Dopo che ilPontefice aveva scagliato contro il Re la sco-munica e questi aveva risposto facendo pro-clamare, da un Concilio di Vescovi,l’illegittimità dell’elezione di Bonifacio; il 7settembre 1303, Guglielmo di Nogaret, mi-nistro dei Re e Sciarra Colonna penetraronocon uno stuolo d’armati nella residenza pa-pale di Anagni e arrestarono il Pontefice conl’intenzione di portarlo in Francia. L’attuale edificio, al pianterreno, tra finestre

Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi

di RiccardoConsoli

architravate e inferriate, si apreun bellissimo portale fiancheg-giato da due possenti colonneche sostengono il balcone delprimo piano sul quale è scolpitauna colonna, elemento araldicodella famiglia.Il portale sarebbe stato ricavatoda un unico gigantesco pezzo di marmodall’architetto Antonio Labacco (1495 -1570), da altri attribuita a Jacopo Barozzi daVignola (1507 - 1573). Questo portale costi-tuisce una delle “Quattro meraviglie diRoma” assieme al: “Cembalo di Borghese” -il “Dado di Farnese” - la “Scala di Caetani”,già trattati, e il “Portone di Carboniani” dicui, a conclusione, ci occupiamo oggi. Il termine “Carboniani” è derivato da Carbo-gnano, Comune in provincia di Viterbo, sulcui territorio dominava uno dei rami dei Co-lonna. Sul lato sinistro del palazzo esisteva un altroedificio, appartenente alla medesima fami-glia, costruito nel seicento e collegato al pa-lazzo principale per mezzo del c.d. “Arco diCarbognano”; arco e palazzo demoliti nel1866, in occasione dei lavori di ampliamentodi Via del Corso. Palazzo Sciarra-Colonna segna anche ilpunto dove anticamente un altro “Arco” sca-valcava la c.d. “Via Lata”, ossia l’Arco diClaudio, eretto per commemorare la conqui-sta della Britannia che sosteneva l’acque-dotto dell’Acqua Vergine.

Questo lussuoso pa-lazzo, che è statoabitato dai maggiorirappresentanti deiColonna fra cui:Marcantonio figlio diAscanio Colonna e

di Giovanna d’Aragona, nipote del re Ferdi-nando I di Napoli e dalla poetessa Vittoriaamica di Michelangelo, ha ospitato celebribanchetti a cui erano invitati principi, nobilie cardinali. Una leggenda popolare racconta che il pa-lazzo, alla vigilia della festa dei Santi Pietroe Paolo, tremava a ricordo della scomunicalanciata dal Papa al Re di Napoli dovuta alfatto che lo stesso Re aveva interrotto lavecchia usanza di donare al Pontefice la c.d.“chinea” che i Colonna, quali Contestabilidel regno, erano incaricati di presentargliogni anno, il giorno di quella festività. Per la verità questa scomunica fu di brevedurata tanto che il palazzo avrebbe smessodi tremare, del resto, la formula pronunciatadal Papa era: “ Ti maledico e ti benedico”e, al sentire quel “ti maledico”, il palazzo erascosso da un tremito di spavento.Realtà o leggenda che sia, il fatto non po-teva sfuggire al Belli che, il 4 febbraio 1832,prendendo spunto dal tremore di PalazzoColonna, scrisse il sonetto dal titolo:

Momoriale ar Papa

Papa Grigorio, nun fà ppiú er cazzaccio:svejjete da dormí, Ppapa portrone.San Pavolo t’ha ddato lo spadone,

e ssan Pietro du’ chiave e un catenaccio?Duncue, a tté, ffoco ar pezzo, arza cuer

bracciosu ttutte ste settacce bbuggiarone:

dì lo scongiuro tuo, fajje er croscione,serreje er paradiso a ccatenaccio.Mostra li denti, caccia fora l’ogne,sfodera una scommunica papaleda fàlli inverminí com’e ccarogne.

Palazzo Sciarra Colonna

Il Portone di Carboniani & il Teatro Quirino

Marcantonio II Co-lonna ( 1535–1584).

Comandante della Flotta Pontificianella Batta-glia di Lepanto.

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Campo de’ fiori 11Scommunica, per Cristo e la Madonna!

E ttremeranno tutti tal e cqualech’er palazzo der prencipe Colonna.

Il sonetto riferisce di un popolano infuriatocon il Papa che accusa di comportarsi controppa leggerezza nei confronti di certe“settacce bbuggiarone” e lo invita ad usaretutti gli strumenti di cui dispone , la spadae le chiavi, segni caratteristici dei Santi Pie-tro e Paolo, ma anche del catenaccio, unainvenzione molto efficace del Belli, ossiaquella di chiudere il Paradiso.Nel Settecento il cardinale ProsperoColonna promosse l’adeguamento delpalazzo allo stile dell’epoca. Al rinnova-mento architettonico e pittorico partecipòanche l’architetto Luigi Vanvitelli, amico delCardinale, che ne progettò la ristrut-turazione. La Libreria domestica, la piccolaGalleria, il Gabinetto degli Specchi, ricchi didecorazioni pittoriche, sono alcuni degli am-bienti nati da questi interventi, che accreb-bero il valore storico ed artistico del palazzo.Alla fine dell’Ottocento Francesco Settimi si

occupò del restauro degliedifici circostanti, dell’ampli-amento dell’ala destra dellostabile e del rifacimento delcortile. Il palazzo fu notevolmenteridotto nelle dimensioni tra il1871 e il 1898, quando ilprincipe Maffeo Sciarra af-fidò a Giulio de Angelisl’apertura dell’adiacente viaMinghetti, la realizzazionedell’isolato del palazzo, delteatro Quirino e della ret-rostante Galleria Sciarra. A completamento di questasplendida dimora, Maffeo Barberini Colonnadi Sciarra, ottavo principe di Carbognano(177 - 1849), incaricò l’architetto Giulio DeAngelis della progettazione e costruzione diun teatro da realizzare all’interno della suaproprietà. Concepito interamente in legno,il teatro venne eretto in una sola giornata esi rappresentarono, principalmente, pulcinellate e operette destinate alla fruizione di unpubblico di ceto medio borghese. Il principevolle chiamarlo Teatro Quirino, in omaggioal dio pagano Quirino, ma anche con riferi-mento al Colle Quirinale. Attualmente alnome storico è stato affiancato il riconosci-mento per uno dei più importanti e accla-mati attori teatrali italiani del XX secolo:Vittorio Gassman. Il nome completo del teatro è, oggi, TeatroQuirino - Vittorio Gassman. In epoca successiva, dovendo realizzare unavia di comunicazione tra il Corso e Fontana di

Trevi, si rese necessario lo smantellamentodell’originaria struttura in legno e la sua ri-costruzione in muratura, a pochi metri di di-stanza dal sito originario. Con questo intervento il Teatro Quirino potèdisporre di una sala a ferro di cavallo condue ordini di palchi, in struttura metallica,ornata da colonnine di ghisa in stile neoclassico. A compimento dei lavori, gli interni del tea-tro vennero riccamente ornati con drappi,velluti e stucchi dorati creando, in tal modo,un’atmosfera raccolta ed elegante e rac-colta. Naturalmente anche le rappresenta-zioni cambiarono con l’opera lirica e ilballetto. Nel 1914, l’architetto Marcello Piacentini cam-biò volto al teatro, infatti, venne aggiuntoun terzo ordine di palchi e costruito un tettoapribile.

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l’infanzia, e il cerchio si chiuderà.(Mauro Corona)

Vivere è bene. Saper vivereè meglio. Sopravviveresarà senza dubbio il pro-blema degli uomini didomani.

(Roger Molinier)

In tutte le cose dellanatura esiste qualcosadi meraviglioso.

(Aristotele)

Tutta l’arte è solo imita-zione della natura.

(Seneca)

Nella pacatezza dello sguardodegli animali parla ancora la sag-gezza della natura; perché in essi lavolontà e l’intelletto non si sono an-cora distaccati abbastanza l’uno dal-l’altro per potersi, al loro rincontrarsi,stupirsi l’uno dell’altra.

(Arthur Schopenhauer)

Solo quando l’ultimo albero sarà ab-battuto e l’ultimo fiume avvelenato el’ultimo pesce pescato ci renderemoconto che non possiamo mangiare ildenaro.

(Proverbio indiano)

Non dimenticate che la terra si dilettaa sentire i vostri piedi nudi e i venti de-siderano intensamente giocare con ivostri capelli.

(Kahlil Gibran)

Appartengo alla Terra. E come metutta l’umanità, e ogni forma di vita.piante e foreste, frutti e fiori, e ancorafiumi, monti, animali d’ogni specie etutto ciò che il lavoro umano ha pla-smato e trasformato nel tempo. SanFrancesco la chiamava sorella emadre, che ci governa e dà sostenta-

Questa voltadesidero scri-vere alcuniaforismi sul-l’ambiente,un piccolo

dono in questo momentostorico così complesso edelicato, che le nostre co-munità vivono quotidiana-

mente. Ne ho scelti alcuni che mi sembraracchiudano piccole verità, augurandomiche possano farci porre delle domande eregalarci, così, una visione diversa dellecose e di ciò che ci circonda.

Brevi frasi che condensano saperi e prece-denti osservazioni, offrendo piccole emo-zioni che ognuno di noi può leggere econservare.

La terra non appartiene all’uomo, èl’uomo che appartiene alla terra.

(Proverbio dei Nativi americani)

L’uomo è la specie più folle: venera unDio invisibile e distrugge una Naturavisibile. Senza rendersi conto che laNatura che sta distruggendo è quelDio che sta venerando.

(Hubert Reeves)

La modernità ha fallito. Bisogna co-struire un nuovo umanesimo altri-menti il pianeta non si salva.

(Albert Einstein)Gli alberi rimangono intatti se tu te

ne vai. Ma tu no, qualora se ne vadanoloro.

(Markku Envall)

Il paradiso è sotto i nostri piedi, cosìcome sulle nostre teste.

(Henry David Thoreau)

Amo immensamente questa terra, epiù passano gli anni, più mi sembraricca. Quando sarò vecchio, dai suoitorrenti, dai suoi laghi e dai suoi bo-schi mi verranno incontro i ricordi del-

Campo de’ fiori12

Ecologia e AmbienteEcologia e Ambiente

di GiovanniFrancola

Aforismi sull’Ambiente

mento.(Carlo Petrini)

La terra è più nobile del mondo che leabbiamo costruito sopra.

(John Priestley)

Noi abusiamo della terra perché laconsideriamo come un bene apparte-nente a noi. Quando vedremo la terracome una comunità a cui apparte-niamo, potremo cominciare a usarlacon amore e rispetto.

(Aldo Leopold)

La Giornata della Terra (in inglese EarthDay) è nata il 22 aprile 1970 per sottoli-neare la necessità della conservazione e sal-vaguardia delle risorse naturali della Terra.Le Nazioni Unite celebrano questa festaogni anno, un mese e due giorni dopol’equinozio di primavera, il 22 aprile.

Un sereno Natale a tutti!

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Campo de’ fiori14

Karen Blixen, lascrittrice da-nese che perun soffio non fuPremio Nobel

nel 1954 al posto di He-mingway, torna alla me-moria dopo i cento eduno anni dalla sua par-

tenza per l’Africa. E con lei torna il ricordodel film tratto dal suo libro e lanciato nelmondo con l’immagine, in copertina, deiprotagonisti Meryl Streep e Robert Redfordai piedi della collina. La sua vita fu moltopiù di un film e rileggere ancora oggi le sue“Lettere dall’Africa” mette nell’animoun’emozione profonda ed un interrogativodegno di risposta. Fu così facile, per lei, vi-vere e scrivere, lasciare un ricordo pro-fondo del Kenia e dei suoi abitanti in quelmondo così complesso e così tormentatocome ancora oggi appare dal viaggio dipapa Francesco? No, i suoi pensieri furonoanche dolenti, preoccupati, drammatici maè riuscita a lasciarci “un pezzo di poesia everità”, come scrive il critico conterraneoFrans Lasson, in un senso più vero delle co-muni biografie. A cominciare dai suoi trediversi nomi con i quali ha convissuto escritto: Karen Blixen, Isac Dinesen e KarenChristentze Dinesen ( il terzo all’anagrafe diRungstedlund, poco distante da Copenha-gen, dove nacque nel 1885), la sua vita haavuto un’impronta originale con i quasi ven-t’anni trascorsi in Kenia,1914-1931, neipressi di Nairobi, a Bogani, in una fattoriaper la coltivazione del caffè. Il libro, scrittomolti anni dopo il dolente ritorno a casa, siapre con tre verbi all’infinito nella primabianca pagina: Equitare, Arcum tendere,Veritatem dicere tratti dall’amatissimo filo-sofo Nietzsche. Le voci verbali, così rag-gruppate, fanno ritenere la volontàdell’autrice tesa fortemente ad ambientarsinel continente africano ed a realizzare sestessa anche nell’amore. Coincide infatti,con l’arrivo della nave in suolo straniero, il

suo matrimonio con il nobile barone BrorBliksen, un cugino in secondo grado chel’aveva preceduta per avviare la fattoria eche a breve le darà la delusione più tragica:la fine dell’amore, del matrimonio ed il fal-limento dell’impresa . La mia Africa racco-glie gli avvenimenti in un racconto idilliaco,addolcito dal trascorrere degli anni e dallavolontà della Blixen di offrire un insieme “gaio” più ancora che “ felice” al suo ricordo,in una visione positiva prima per se stessae poi per i futuri lettori. Inizia così il suonarrare: “ In Africa avevo una fattoria aipiedi degli altopiani del Nagong”.. Un verboche, al passato, ha fatto scrivere infiniticommenti a critici e lettori convincendosi,alla fine, che dall’avventura e dalla delu-sione nascerà nuova vita e nuova energiaper la scrittrice alle soglie della maturità.Quasi a voler dimenticare gli affanni eco-nomici che coinvolsero persino i familiari,Karen riprese la nave per tornare in Dani-marca con almeno la vanità soddisfatta:un sigillo nobiliare che le resterà per sem-pre: baronessa, quello che il nobile Bror, suomarito anche amato e sopportato, le con-sentì di mantenere e che non volle trasferirealle altre due mogli che ebbe nel corso dellavita. E quando Karen rifletteva sulla sua di-chiarata impossibilità di riuscire a salvare lafattoria dalla crisi finale, quel titolo le appa-riva come un importante biglietto da visita,un sogno al quale lei aspirava essendoamante dell’aristocrazia. La notizia della ba-ronessa- scrittrice giunse fin oltre oceano,in America, dove ottenne di pubblicare lesue “Sette storie gotiche” rifiutate in patria.Ma Bror le lasciò anche un’altra improntameno piacevole, la malattia del secolo, la si-filide. Seppe affrontarla con tanto coraggio,persino con un certo vezzo da prima donnache le diede l’ardire di dimenticare che neguarì, secondo il giudizio dei medici. Certa-mente non le fu di ostacolo nell’amore piùgrande della sua vita per il lord ingleseDenys Fhinc Hatton, che organizzava safariin Kenia per i suoi conterranei e che co-

nobbe nella sua tenuta di Bogani, “ Venivano molti visitatori alla fattoria…Un

visitatore è un amico, porta notizie, buoneo cattive… Quando Denys tornava …avevafame di parlare come ne avevo fame io ….Così restavamo a tavola fino alle ore piccoleridendo di tutto, superiori a tutto”. E precisa: “Denys non possedeva altra casa,in Africa , che la mia fattoria”. Ne scrive al fratello Thomas in una letteradi oltre dieci pagine dove mette tutto il suocuore in una confidenza quasi infantile. “Una lunga così non la scriverò mai più”.Reca la data del 5 settembre 1926 da Na-gong. “Se Denys continuasse a venire quicome ora e il nostro rapporto potesse es-sere come ora , allora sarei felice come sipuò essere in questa vita , cioè quello chenormalmente chiamiamo “ felice” … A voltemi sembra persino di riuscire a “ vedere lacicogna” in questo paradiso .. “ Ci credo”.Poi sogna il “suo” sogno :” Magari un giornosarò qui in una situazione positiva .. nonlontana da tutti voi, in una piantagione pro-spera con Denys per amico vecchio e fidato.. con una vita più saggia, più armoniosa e

di Bruna Ferrini

La mia Africa. Il romanzo di Karen Blixen.“Uno sguardo dall’alto, l’unica cosa di vitale importanza da conseguire nella vita”.

“La morte è niente, niente l’inverno”

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Campo de’ fiori 15più equilibrata. Allora valeva la pena di gi-rare per tutti questi fossi, e girare come unapazza per vedere la sagoma della cicogna.,. Aspetto Denys .. Quando un giorno sa-prai la fine, concluse, forse questa letterasarà un allegato”. Questa ed altre missivesono servite ai posteri per comprendere conquale volontà, questa scrittrice, abbia sa-puto risollevarsi dalle sconfitte economicheche le procurò l’impresa africana mante-nendo l’affetto che sempre la legò ai variservitori: Farah, il principe confidente diogni dolore, Kamante il cuoco piccolo dive-nuto grande, Kinangiui il vecchio capo chevoleva morire, il cane Dusk regalo di nozze,tutti gli animali della foresta ed il suoDenys, l’uomo che la faceva volare in cieloma che, a terra, scriveva in poesia: “ Devimutare il tuo canto luttuoso in un ritmo gaio; non verrò mai per pietà , ma per piacere”.E lei , per tutta risposta e senza illusioni,confidava ancora a Thomas: “ Io sono,credo, legata per l’eternità , ad amare laterra che calpesta, a essere felice al di sopradi ogni immaginazione quando è qui e asoffrire le pene dell’inferno ogni volta cheparte”. Soffrì ancora e tanto pianse quandoDenys cadde con l’ aereo danzante per i lu-minosi cieli africani e tutto bruciò in un at-timo sotto i suoi occhi. Si preparava adaccoglierlo al suono del grammofono che, come d’abitudine, cantava Schubert: nonle rimase che scavare , insieme ai suoi uo-mini kikuyu ,la fossa nella collina al disopra della casa dove erano stati felici.Andò Denys a vedere Dio? La domanda cheFarah rivolgeva spesso a Karen, quando lavedeva volteggiare in aereo con l’amico: “Andate a veder Dio?”. Rimase senza rispo-sta a lungo e, leggendo e rileggendo la poe-sia greca - “ Eros battè come il fabbro colmartello, e dalla mia sfida scaturirono scin-tille . Raffreddò il mio cuore con lacrime elamenti, come ferro rovente in un ruscello”-anche il suo cuore si raffreddò. L’addio allafattoria del 1931 fu salutato da un centinaiodi vecchissimi danzatori “di solito imbacuc-cati di pelli, quella volta erano nudi comeper affermare solennemente la formidabileverità”. Ma il ritorno a casa non ebbe né sa-luti né danze, solo un commento: “Sonoambienti così diversi e per me è semprestato difficile trovare un equilibrio”. Da al-lora, la nostalgia dell’Africa sarà così forteche, quando il fratello la invita a mettere inun libro i suoi pensieri ed i suoi ricordi, ac-cetta di chiudersi in una tranquilla cittadina,Skagen, e scrive “La mia Africa”. Forse,senza la sua inquietudine non avremmo sa-puto nulla dei suoi personaggi , delle col-

line del Ngong, degli animali, dei leoni, deglielefanti e di Lulu l’antilope di cui si sono oc-cupati anche i giornalisti dell’epoca. “ Luluvenne nella mia casa dai boschi. Piena dimistero, più bella dei giovani antilopi dellaforesta, con i suoi occhioni viola, si vedevasbucare dai boschi di prima mattina. Fucosì che divenne un membro della mia fa-miglia”. Dopo una presenza fissa di mattinae sera, con tanto di poppatoio e scivolatesul pavimento di casa,dopo la resa dei caniche le lasciarono il posto accanto al camino,un bel giorno scomparve. Una mattinatornò d’improvviso accanto ad un antilopemaschio: lei si avvicinò alla casa, lui rimasein alto tra gli alberi. Per non perderla più lemisero, invano, un campanellino al collo:dopo mangiato se ne tornava all’aperto, dalsuo compagno in ansiosa attesa. Scom-parve ancora per qualche tempo, poi si riaf-facciò timidamente sull’altura tenendosilontana. Aveva accanto a sé il suo “ toto”,ovvero il figlio. “La famiglia completa, con-clude la Blixen, creò un legame inscindibilefra la mia casa e la foresta africana. Glianni in cui Lulu e i suoi venivano a gironzo-lare intorno alla mia casa furono i più felicidella mia vita in Africa”. L’anno prima dellasua partenza scomparvero per sempre: “Laforesta era stata abbattuta per costruirecase e.. dove prima erano le radure , orapassavano trattori”.. Anche Karen scom-parve per sempre dall’Africa ma gli amiciindigeni trovarono il modo di esserle vicini:andarono dallo scrivano per “fare” una let-tera e tra gli svolazzi abituali (“mai ne hocompreso il significato, asserisce Karen, macosì avveniva per tradizione”) dettavano: “Scrivi e dicci se torni. Crediamo torni. Per-ché mai? Crediamo che non potrai mai di-menticarci”. Non dimenticò, disse più epiù volte che sarebbe tornata ma forse lemancò il tempo e la forza visto che il suo fi-sico era debole e malnutrito. Si dice man-

giasse ostriche, asparagi, qualche frutto ebevesse champagne. Quando morì pesavameno di un bambino . Scrisse tanti libri, finìnegli Stati Uniti d’America, rilasciò nume-rose interviste, conobbe i più grandi perso-naggi dell’epoca tra cui Arthur Miller eMarilin Monroe, ballarono insieme sulgrande tavolo di pietra, disse dell’attrice: “Il suo volto emanava la luce di una candelain una vecchia chiesa”. Morirono nellostesso anno: la Blixen , molto serenamente,il 7 settembre del 1962 nella sua casa da-nese. Di quell’attimo fuggente, la biografaJudith Thurman scrive: “Andò a sentire ilprofumo dei tigli e ad ascoltare il canto degliusignoli, sapendo che sarebbe stata l’ultimavolta”. Per il primo anniversario dalla morteuscirono sette volumi delle sue opere. La-sciò a piangerla ed a ricordarla anche unpoeta -scrittore , Thorkild Bjornvig della“Eretica” associazione letteraria da lui fon-data. Fu un amore nel senso comune? Di si-curo fu straordinario e complicato, cometutto quello che riguardava la scrittrice cheall’epoca aveva circa sessant’ anni e lui nep-pure la metà. Era bello, un dato importanteper lei che amava la bellezza degli uomini.Era intelligente, per lei che amava inciderenella personalità lasciando le sue tracce.Amava la musica, e lei ne fece un ascolta-tore –gemello di Denys . Era paziente, trafughe e ritorni passarono cinque anni. Epoi?Thor scomparve con suo grande dispetto.Quando si ritrovarono, tempo dopo, parla-rono soltanto di poesia. Ma prima fu sigil-lato il “Patto”: “Dovrai scrivere di me nonora ma quando non ci sarò più”. Il poetamantenne la parola, ebbe un gran rispettodel passato e del futuro. Scrisse “ Il patto.La mia amicizia con Karen Blixen”Chissà se il suo spirito morì davvero? Avevascritto: La morte è niente, niente l’inverno”.

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16 Campo de’ fiori

Una vita trascorsaal servizio dellagente, come atti-vità secolare;

un’altra vita in cui la suavena artistica e il suo estrosi sono potuti esprimere atrecentosessanta gradi. Isuoi racconti, raccolti nel2012 in un volumetto dal

titolo ‘A ferzora’, quella che si vede in coper-tina, una zuppiera in terracotta con l’anticadecorazione verde marezzata, a simboleg-giare la raccolta di cose ruspanti, storie delsuo paese, Ronciglione. Personaggio inso-spettabile, per chi superficialmente lo con-sidera, è invece ricco di sorprese per chivoglia approfondirne la conoscenza. Pep-pino nasce attore, e come tale interpreta di-verse pièces in teatro. Come scrittoredialettale, la sua carriera è costellata dipremi al Roncio d’Oro, la manifestazione let-teraria agostana di Ronciglione. Comepoeta potrebbe fare di più – come dicevanoa noi a scuola – se si applicasse maggior-mente, prova ne sia l’ultima sua fatica,strettamente in dialetto roncionese, pre-miata quest’anno, 2015, dal titolo: ‘Vorria’,un canto nato dal grande amore che Pep-pino ha per Ronciglione, le sue tradizioni, ilsuo dialetto, per il quale ha creato addirit-tura un vocabolario; opera destinata forsea rimanere incompiuta, dato che ci si ag-giungono continuamente nuovi vocaboli,nuove etimologie, nuove origini. C’incon-triamo come ormai di prammatica alla Bi-blioteca Comunale. E’ di pomeriggio, tuttele salette sono occupate, e ci tocca sedercinella sala dei bambini, dove ci sentiamocome Gulliver vicino ai tavolinetti colorati.

Parliamo di poesia? Quanti Roncid’Oro hai vinto?“Ronci parecchi, ma non per la poesia, peri racconti, sono più completi. Per me la poe-sia è uno sforzo, la fatica di concentraretutto in poche quartine. Io poi parto dalpresupposto che più il racconto è lungo epiù la gente si distrae, tutto dev’essere con-centrato massimo in due pagine. La poesiaè ancora più concentrata. Ne ho fatte unpaio. Una l’ho fatta una quasi per scherzo,

di RobertoRagone

PEPPINO LORUSSO: IL CONTASTORIE

per la seconda sono stato stimolato da unacanzone. Altrimenti, tutti racconti in cui de-scrivo la vita del paese, di immaginario c’èpoco.Tutto riferito a personaggi, a fatti, asensazioni. Quando scrissi ‘’E lujène’ era ilgiorno che precedeva il Natale. Le lujènesono le monachine, le scintillette che sal-gono su per il camino. Lì secondo me èstato un momento alto di poesia, perchèraccontavo la sera della vigilia di Natalecome si faceva ai tempi nostri. Quello chesi mangiava, com’erano fatte le case, l’unicoriscaldamento di casa era il camino e tuttosi svolgeva intorno a quello. Un attimo di ro-manticismo, di poesia, di calore per la fami-glia. C’è un falso storico in quel racconto,perchè ci ho messo un nonno, mio nonno.In realtà io nonni non ne ho mai conosciuti.”Be’, quando si scrivono racconti, si in-venta, si deve anche inventare.“Sì, inventare va bene, però a me piace de-scrivere ciò che ho visto. Ho una bella me-moria visiva, memorizzo tante cose e poialla fine estrapolo ciò che mi interessa.Quello che riesco a fare è cogliere alcuniaspetti, quelli particolari, carichi di sensa-zioni, per cui mi ricordo più il fatto poetico.Ho degli amici, dei ganci, a cui mandoquello che scrivo qualche mese prima delRoncio, per sapere cosa ne pensano, e unodi questi amici mi disse che avevo fatto unafotografia senza macchina fotografica. Bel-lissimo aver immaginato il nonno che toc-cava il ciocco nel camino e ‘ste monachineche volavano. E poi ho descritto sempretutti fatti reali, in certi momenti anche dis-sacranti, per cui qualcuno avrà pensato chesono un dissacratore. Posso anche esserlo,perchè mettevo in risalto la scena della vi-gilia di Natale, quando si andava tutti amessa, ma era la messa degli avvinazzatiperchè a quei tempi si mangiava solo inquelle sere lì, si beveva solo in quelle serelì, il baccalà costava due lire. Io ho fatto ilchierichetto, e quando si entrava al Duomosi sentivano tutti questi profumi strani, mi-strà, vino, e chi più ne ha più ne metta.Questa storia l’ho mandata anche a personenon di questa zona, l’ho mandata anche adun regista che leggeva alla radio i raccontialle cinque e mezzo. Io lavoravo al 118, ela mattina alle cinque e mezzo ascoltavo la

radio. La trovò bellissima, disse che gli di-spiaceva di non essere romano. Era sici-liano, mi rispose per e-mail e mi disse chenonostante facesse molta fatica, gli era pia-ciuta tanto. L’ho mandato ad un’amica a Pa-dova, che, nonostante la difficoltà deldialetto mi disse che alla fine quella era lacena che facevano anche loro. Ho descrittoanche la processione di S. Bartolomeo, equello è diventato un cult, ‘A processio’,dove non ho fatto altro che descriverequello che succede. Solo che avevo de-scritto l’uscita della macchina di S. Bartolo-meo nel 1997, proprio in quell’anno in cuila processione non si fece. La macchina èuscita restaurata l’anno dopo. Non ho de-scritto chi la portava, ho descritto chi par-tecipava, li ho un po’ ‘violentati’, perchè hodescritto tutta la giunta comunale, perchèl’unica processione in cui il sindaco do-vrebbe, dico dovrebbe, mettersi da parte,è quella del patrono, però a quella parteci-pano tutti, non si sa perchè, dall’ultimo pre-

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Campo de’ fiori 17sidente dell’Associazione della Panzanella, afinire a quelli del Comune, che dico sempre‘mutati come paini’, e tutti quelli che vannoappresso, con un pensiero in particolare allapopolazione. Tutti vanno dietro al santo,convinti che una protezione fa comodo, cheè un momento di religiosità; invece è unmomento di pettegolezzo, tutti lì che mor-morano uno con l’altro. Il prete è lì cheprega, ma alla popolazione non glie ne puòfregà di meno, aspettano soltanto d’arrivareal Duomo, che finisce tutto”. Come hai incominciato a scrivere? Ilfatto di fare i turni al 118 ti ha stimo-lato?“Ho incominciato incoraggiato intanto daLuciano Mariti, il nostro regista, che quandofacemmo ‘Naso Rosso’ a teatro nell’81, conil ‘Centro Teatro Ricerca’, a cui io partecipo,lui ne scrisse la presentazione. Lucianoscrisse la presentazione di questa mascherache non aveva mai parlato. Tutti con i pitali,i maccheroni, ma sempre in silenzio. Lui glidiede vita, contro il parere di molti che pen-savano che facesse l’impiegato, invece inrealtà è una maschera sotterranea, un man-giatore, un bevitore. La presentazione ‘Daquando so’ partito da Ronciò’ era tutta inrima, in quartine, e io lo aiutai, senza impe-gno, ma mi piaceva il dialetto. Qualcheanno dopo mi invitarono nella giuria per laselezione del Roncio d’Oro, perchè facevol’attore, il trampoliere, un po’ di cose...”Che vuol dire trampoliere?“Camminavo sui trampoli, adesso in famigliame li hanno tolti. L’ultima volta è stato a Ve-nezia, durante il carnevale. Avevo un bellis-simo costume con un tight, e mi truccaronoalcune ragazze della Scuola d’Arte, poi sco-prii che la mia foto era nella galleria dellefoto ufficiali, una bella soddisfazione. Co-munque partecipai alla selezione, e scopriiche quando si leggevano ‘sti racconti erauna cosa proprio melensa, e così mi dissiche l’anno appresso ci avrei provato io. Cosìlasciai la giuria, e non ne faccio più parte,anche se mi hanno detto che quando vo-lessi tornare avrei ancora il mio posto. Iopenso che quando qualcuno scrive qual-cosa, è lui che la sente; mi hanno ancheproposto di leggere cose degli altri, ma hosempre rifiutato, non le sento perchè nonsono mie, non perchè siano scritte male.Vidi che non c’era una descrizione precisa eperfetta del dialetto, allora mi misi in gioco,e cominciai co ‘sta processione di S. barto-lomeo. Da lì ho partecipato per diversi anni,poi ho sospeso, perchè sembrava che vo-lessi vincere sempre io, che volessi met-termi in mostra, ma io non sono fatto così.

luenzato il nostro dialetto è Roma”.

Grazie a Peppino per la sua disponibilità, masoprattutto per aver rivelato il suo amoreper Ronciglione che si manifesta nei suoiscritti e nel suo amore per il teatro, ma so-prattutto per la tradizione più importante diRonciglione, il Carnevale. Chiudiamo con‘Vorria’, la poesia premiata quest’anno alRoncio d’Oro, un canto d’amore per la cittàdi Ronciglione e per il tempo passato, natodall’ascolto di una canzone di Guccini, ‘Vor-rei’. Ogni commento è superfluo datal’ntensità del sentimento che trasuda daiversi di Peppino Lorusso, il ‘Contastorie’multiforme innamorato di Ronciglione.

Soltanto quando recito, allora ci tengoe ‘divento’ egocentrico”! Non sapevo che facessi anche l’at-tore.“Sì, ho cominciato da bambino, avevocinque anni, avevamo una compagniaqui per conto nostro, dal 1971, poi ab-biamo cominciato pure con Luciano, etuttora stiamo preparando una cosa pergiugno”. E questo vocabolario che stai fa-cendo?“Il vocabolario l’ho scritto, però mancamolto. In realtà ho tradotto le parole,perchè lavorando mi portavo lo Zani-chelli, l’ho letto tutto. Purtroppo ditante parole manca l’etimologia. Ce n’èuna in particolare che ci ha fatto diven-tare scemi, e poi quando ti fissi su unaparola che vuoi tradurla e non ci riesci,allora chiedi a più persone. Qui a Ron-ciglione l’abbiamo tradotta grazie adun’amica nostra e di Luciano, c’incon-trammo un giorno al cimitero; la parolaè ‘tricarà’ , da tricare, però non è ‘ntri-care con la enne davanti, ‘ho ‘ntricato‘a matassa’, questa è ‘tricare’, perchè daragazzino i genitori dicevano ‘nun tricà’,significava ‘non tardare a venire a casa’.L’etimologia di questa parola non riu-scivo a trovarla, e l’ho trovata su ‘Mise-ria e nobiltà’, la commedia di Eduardo.E poi la conoscevano certi operai cala-bresi che lavoravano in opedale, e così,parlando mi dissero che anche loro lausavano. Cercando l’origine, poi s’è ca-pito perchè, viene dal francese ‘tricotè’,lavorare a maglia. L’amica di cui soprami ha spiegato tutto: la cosa era ricon-ducibile alle donne che andavano adassistere alle decapitazioni e si porta-vano il lavoro a maglia per impiegare iltempo. Questo è dovuto alle varie inva-sioni che abbiamo avuto, in particolareproprio dei Francesi. Anche Lucianonella ‘Giudiata’ adopera un vocabolo,‘voi poeti in carta bambacina’, e mispiegava che è una carta che facevanoin Arabia, in Babilonia, un tipo di cartasu cui si poteva scrivere, tipo papiro,però ‘sta carta bambacina richiama labambagia, cioè una scrittura un po’ ipo-crita, leggera, attenta a non ferire nes-suno. Quindi il vocabolario l’ho scritto,sono arrivato alla zeta, ma è sempreaperto perchè ogni tanto spunta unaparola nuova. Ho scritto anche novecentosoprannomi, solo che per la privacy non sipossono pubblicare, c’è gente che si offen-derebbe. Comunque la città che più ha in-

VorrìaVorrìa riveda o posto dove so nato,o paese mio, co l’occhi da fiarello

e famme di’ perché l’hanno cambiatocredenno de fallo diventà più bello.Vorrìa riveda e strade c’ i sampietrini

i scaló fora de casa llograti,o finocchio a seccà nna tefania

ppoggiata, ar sole, sopra na scancìa.Vorrìa riveda

e femmine a lavorà lli nni telario mbastaro, o facocchio, o cappellaro,

o vinaro, l’arrotino, o callararo,o sartore, o stracciarolo, o zapponaro.L’ommini co o tascapà che vanno fòra,I fiarelli giocà a palline nna pietrella,E femmine co o curòio nna capoccia,i vecchi a fumà a pippa a la solina.I gospetti de pallatana lla no muro,

e scie lassate da e lumache,e linzola che pennono da i fili,

e nocchie sopra e ntenne spase.Vorrìa risentì

o profumo do gricine sopra a funtanella,do tresemmarino, da persa, da ruchetta,

de sospritto de cipolla co guancialeda sarvia, da mentuccia e dell’erbetta.Di pommidori a seccà sopra i graticci,

de sarache sotto sale né i tinozzi,de o cacio pecorino fatto a pezzi,de scarfollate ne pignatte cotte.De marmellate fatte allora allora.L’anguille nne o bigonzo marinate,de o baccalà a bagno na ferzora,

de amarette e tisichelle mò sfornate.Vorrìa sognà

Che i vecchi passanno me salutonominzonanno quelli do vecinato

de sentì cecciolà e vecchie in lontananza,che o tempo nun fusse mai passato.

De riveda a gente scivolata via,come rio Vicano che ce gira ntorno,

esso che ha visto nascia e morì i paesani mii,piano piano, giorno doppo giorno.

De metteme a sseda su no scaló de casazitto zitto pe sentì parlà o paese,

me suvvienno tante cose,e me vienno addosso,me scegne na lacrima,ha nguatto có a mà,me so commosso.

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Campo de’ fiori18

“Solo un pic-colo uomousa violenzasulle donne

per sentirsi grande. “Que-sto è il punto di partenza.Ogni giorno moltissimedonne subiscono vio-lenze. L’uomo è colui cheviolenta. Che sia un pa-

rente, un conoscente, una persona moltocara o un estraneo è in ogni caso un uomomisero. L’uomo che picchia è piccolo, l’uomoche urla contro una donna è piccolo, l’uomoche sputa ad una donna è piccolo, l’uomoche violenta sessualmente una donna è pic-colo, l’uomo che uccide una donna è pic-colo. La violenza ha mille facce. E noidobbiamo combattere affinchè questo nonaccada. Il 25 Novembre è stata celebrata la giornatamondiale contro la violenza sulle donne,proclamata in seguito alla tortura e all’ucci-sione nel 1960 delle sorelle Mirabal da partedel regime di Trujillo, nella Repubblica Do-minicana, donne impegnate nella lotta di li-berazione del loro paese. In ogni paese delmondo sono stati creati degli eventi percombattere tutto questo. A Bologna è statofatto un flash mob a cui hanno partecipato16mila persone tra cui anche uomini. Lepersone sono scese in piazza e hannocreato una lunga sciarpa colorata formatada tanti pezzi di lana larghi mezzo metroche sono stati uniti per testimoniare chesolo tutti insieme possiamo sconfiggere laviolenza e formare una società più giusta.Al Teatro Sistina di Roma, è stato messo in

scena “X=Y“, spettacolo peri giovani contro la violenzasulla donne. All’Auditorium diMilano, l’Orchestra SinfonicaGiuseppe Verdi ha dedicatoun concerto alle melodie, trale altre, di Ethel Mary Smith,compositrice inglese femmini-sta, leader delle suffragettealla fine dell’Ottocento. A Udine, al Cinema Visionario,il 24 novembre è stato proiet-tato il docufilm “Brave missworld“, sulla vera storia diLinor Abargil, che un meseprima di essere incoronataMiss Mondo 1998, era statastuprata a Milano da un uomo israeliano. E’ molto interessante che ogni paese nelsuo piccolo proponga qualcosa, ma lo èmeno se tutte queste iniziative e gli infinitipost pubblicati sui socialnetwork poi si ri-ducono al misero desiderio di diventare po-polari. Il vero scopo di questa giornata èquello di difendere tutte le donne che subi-scono violenze e di convincere le stesse aparlare.Solo con le vostre testimonianze lecose possono migliorare. Oggi molte donne iniziano a raccontare leproprie storie ma sono sempre troppopoche rispetto alle violenze che avvengonoogni giorno. Molte hanno paura che par-lando l’uomo possa compiere atti ancora piùviolenti, altre tacciono perchè amanol’uomo che compie violenza. Ma doveteuscire da questo mondo malvagio e vio-lento. Il silenzio è soltanto un complice dellaviolenza.

Le donne devono emergere come gli uo-mini. Abbiamo gli stessi diritti e noi donnenon dobbiamo nasconderci dietro parole,urla o lividi. Essere una donna non vuol dire riempiresolo una minigonna o mettere tacchi alti eapparire più provocante. Essere una donnavuol dire mettere alla luce un bambino, par-torire idee. Le donne non sono oggetti. Ledonne valgono quanto gli uomini e questolo ha insegnato anche la storia. Si pensi al-l’eroina francese Giovanna D’Arco o MadreTeresa Di Calcutta o alla scienziata Rita LeviMontalcini o alla donna che ha segnato lapolitica inglese Margaret Thatcher e tantealtre ancora. L’uomo che usa violenza sulle donne non èun uomo. Un vero uomo è colui che onorala donna per la sua bellezza, per la sua in-telligenza. Un grande uomo è colui che sialza in piedi davanti ad una donna.

di Beatrice Manocchio

IN PIEDI SIGNORI DAVANTI A UNA DONNA

25 Novembre giornata mondiale contro la violenza sulle donne

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Campo de’ fiori

La conferma cheRoma non fosseal l 'avanguardianella pietas appli-cata alla legge, la

troviamo in una delle penetorture più atroci previstadal diritto.La Poenia Cullei che siesplicava nel portarenelle putrida cella il colpe-

vole facendogli indossare zoccoli di legnoed un cappuccio di pelle di lupo, per la fu-stigazione. Avvenuta questa prima parte,rinchiuso in un sacco con un cane, animaleimmondo per la cultura romana, una vipera,simbolo del parricidio, un gallo visto comeanimale feroce in grado di uccidere la viperaed una scimmia (caricatura dell'uomo) eragettato, dopo essere stato trascinato per levie dell'Urbe, nel Tevere.Tutto ciò avveniva mentre le bestie in con-flitto tra loro (gallo e serpe), affamate espaventate, lo dilaniavano fino alla morte.In genere la crudeltà dei romani verso glischiavi era altissima, anche se episodica-mente vi erano decisioni illuminate.Dallo storico Diodoro Siculo veniamo a sa-pere che una certa Megallide, moglie di Da-mofilo, un ricco possidente romano del IIIsec. a.C., faceva a gara con il marito nellepunizioni degli schiavi. “Comperato un grannumero di schiavi – annota Diodoro - li trat-tava con durezza, marchiando a fuoco icorpi di questi sventurati che, peraltro, nelloro paese di origine erano stati uomini li-beri e ora erano schiavi perché caduti in pri-gionia”. La donna, in particolare, “godevanell’infliggere punizioni disumane alle sueschiave, nonché agli schiavi che le capita-vano a tiro”. Un caso per tutti ci fa cogliere la diffusaatrocità. La schiava Epicari, accusata da Ne-rone di essere al corrente di una congiura asuo danno, venne sottoposta per due giornia strazianti torture. Ad un certo punto, tra-manda lo storico Tacito, “appoggiata su unasedia con gli arti disfatti, senza la forza distare in piedi, si tolse il reggiseno. Lo legòalla spalliera della sedia come un cappio, vimise dentro il capo ed esalò l’ultimo soffiovitale”.

del Prof. Sergio Funicello

Le colpe gravi venivano punite anche con lacondanna alle belve del circo e con la croci-fissione, la più infamante delle morti. Delresto, gli schiavi, privi di libertà personale,erano considerati alla stregua degli animalidomestici. Secondo Catone il Censore, “bisognavasvendere i buoi vecchi, gli schiavi malati equelli vecchi: in genere tutto ciò che è su-perfluo”.Non migliore era la situazione altrove, perchiudere questa parentesi sulle pene, inCina, ad esempio ritroviamo punizioni seve-rissime e scioccanti per la loro crudeltà, tan-t'è che ancora oggi parliamo di torturecinesi quando vogliamo definirle crudelis-sime e disgustose. La peggiore era riservataai monaci colpevoli di fornicazioni (a dimo-strazione del terrore che le religioni tuttehanno sempre avuto verso il sesso n.d.a.),che prevedeva la pratica di un foro previoapplicazione di un ferro rovente al collodove veniva infilata una catena lunga circa1 metro e mezzo con cui si trascinava il reonudo, per le vie della città.Durante il tragitto qualunque azione atta adalleviare il dolore del monaco, come attac-carsi alla catena, causava la frustata daparte di un altro monaco.

Questa atrocità terminava solo quando lavittima, o chi per ella, aveva raccolto abba-stanza denaro per risarcire il monastero.Anche qui c’è la dimostrazione che per le re-ligione il denaro è un ottimo detergentedelle conseguenze di un peccato, spesso in-ventato, come accadeva nel XIV secoloquando, ad esempio in Spagna, il versa-mento di certe somme ammorbidiva i cri-stiani contro gli ebrei, bloccandone lepunizioni per aver rubato (furto inventato)delle ostie benedette.Non risultano compravendite nella teutonicaGermania dove la locale espressione di cri-stianesimo era una macchina di tortura diuna violenza inaudita, denominata “la Ver-gine di Norimberga“. Accadeva che il o lamalcapitato/a accusato/a (non confesso/a)di eresia e detti blasfem simulando l'abbrac-cio della Madonna in un sarcofago pieno dilame e chiodi messi in maniera da non por-tare a morte immediata, passava a migliorvita in modo lento e sadico. Un esemplaredi questo strument di tortura è stato ritro-vato in quel di Norimberga, da qui il nome.

DAL LIBRO DEL SOTTOSCRITTO “STORIA DELLA MEDI-CINA LEGALE” IN ATTESA DI PUBBLICAZIONE.

LE PENE, LE TORTURE E LA VIOLENZA SUGLI SCHIAVI NELL'ANTICHITA'

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Campo de’ fiori

Paolo Radi è undocente di Storiaall’ I.T.E. “Bra-mante” di Pesarocon la passione

per il cinema. Negli ultimianni si è affermato comeottimo documentarista.Questo giornale ha giàparlato di lui in altre occa-

sioni, parlando con lui prima del suo corto“Le ali di un soldato”, già premiato dal Pre-sidente Napolitano (allora Presidente dellaRepubblica), un cortometraggio sul corpodella Folgore, e poi in occasione dell’uscitadi “Pollice verde”, il quale ha ricevuto la Imenzione al Festival Annuale “Corto Galp”di Mantova. Negli ultimi due anni ha direttoun nuovo lavoro, molto interessante.

Buongiorno Paolo, so che hai termi-nato un nuovo documentarioSì, si chiama “Storia/e”, il tema riguarda lamemoria e come il passato riesce inesora-bilmente ad influenzare il nostro presente,tra gli intervistati Gherardo Colombo, il Gen.Franco Angioni, Giovanni Ricci, figlio delcapo-scorta di Aldo Moro, Domenico Ricci,il 16 marzo 1978, e Antonella Amirante do-cente di Lettere a Fano e ottima regista tea-trale. Un lavoro impegnativo, dunque?Molto, inoltre ci sono altre persone che hointervistato e che per motivi di spazio nonmenziono. Ho impiegato due anni e sonostati due anni di lavoro che mi hanno assor-bito completamente.Ma non ti ha impedito di girare anche“I ragazzi di Mogadiscio”.Infatti mentre ero al montaggio di questolavoro, giravo l’Italia per conoscere e girarele relative interviste.Di cosa parla “I Ragazzi di Mogadi-scio”?Il documentario è un omaggio alla MissioneIbis (1992-1994) e l’ho girato in parte a Pe-saro, quasi completamente direi, perché unesterno è stato girato a Roma dove il Col.Gianfranco Paglia, mi ha rilasciato un’inter-vista. Chi hai coinvolto questa volta?Per prima cosa ho chiesto il permesso al Ge-

di GiuseppeFerone

LA MIA SOMALIA Intervista al regista Paolo Radi sul suo nuovo docufilm

nerale Bruno Loi di utilizzare alcune parti delsuo libro “Peacekeeping, pace o guerra?”(edito da Vallecchi 2004), poi ho contattatoil Generale Carmine Fiore il quale mi ha for-nito una serie di foto inedite sulla Somalia,e tanti veterani, i quali mi hanno concessoil permesso di utilizzare le loro foto, ovvia-mente mi hanno raccontato tantissimiaspetti della Missione, alcuni non proprioedificanti, e poi ho coinvolto i ragazzi dellaII E dell’anno scolastico 2013/14 del mioistituto.Perché dici “non proprio edificanti”?Non edificanti per alcuni militari, ovvia-mente, ma vedi quello che loro mi hannoraccontato me lo devo tenere per me, ilmotivo è semplice: non vogliono esporsi,non se la sentono. E anche se io pubblicassile loro storie ci vorrebbero dei riscontri, e ionon sono in grado di poter offrire questi ri-scontri. Loro mi hanno raccontato cosahanno visto, mi hanno parlato del compor-tamento squallido di qualche capitano, cheora è salito di grado, potrei essere quere-lato, perciò sono costretto a tenere tuttoper me, ho dato la mia parola e la man-terrò.Ti aspettavi questi racconti?Ma sai, erano in tanti in Somalia, tieni

conto che non tutti erano di stanza a Mo-gadiscio, perciò, ci siamo capiti, molti eranogiovani alle prime armi, e alcuni quandosono partiti non sapevano neanche dovefosse Mogadiscio o la Somalia, se vogliamodirla tutta. Di conseguenza sì, me l’aspet-tavo.E quindi?Quindi con gli alunni abbiamo raccontato lefasi principali della Missione, con un’atten-zione particolare alla battaglia del 2 luglio1993, il famoso scontro del Pastificio Pasta.Ovviamente con loro ci siamo limitati a fareun ricerca su determinati fatti, e voluta-mente non ho inserito nulla che riguardasseIlari Alpi e nemmeno delle foto inerenti alletorture inflitte da parte di alcuni parà dellaFolgore nei confronti di alcuni somali, quellefamose foto pubblicate dal settimanale Pa-norama del 1997.Possiamo parlare di autocensura?Non direi, vedi quando lavori con dei mino-renni, li devi tutelare, riferire certi fatti, nonmi sembrava corretto, l’inchiesta sulle tor-ture in Somalia è chiusa, anche se le Ienemandarono in onda verso marzo del 2014proprio dei servizi sulle torture di alcuniparà in Somalia e in Afghanistan, e non misembra che nessuno gli abbia querelati, epoi se avessi solo osato alludere a qualchegesto non proprio eroico non avrei potutoinserire nessuna foto. Nessun veterano miavrebbe concesso nulla. Io li capisco, pochepersone non possono rovinare una Mis-sione, episodi edificanti ci sono stati.

Abbiamo saputo che sei riuscito a pre-sentarlo in prima nazionale al 51°Stormo di Istrana di Treviso. Come cisei riuscito?Un mio caro amico che presta servizio nel-l’Aeronautica Militare di Treviso nell’ottobredel 2014 mi disse di provare a chiedere sepotevano essere interessati ad un breveconvegno sul tema inerente alla MissioneIbis. Ho scritto, e la risposta è stata posi-tiva: a novembre del 2014 l’ho presentato.E’ stato per me molto bello vedere il mio do-cumentario in sala con uno schermo grandeal cinema. Emozionante direi.Ovviamente l’avrai mandato anchealla Brigata Folgore, giusto? Ma certo, l’ho inviato al Generale D’Addario,il generale attuale, poi l’ho inviato alla sededel IX Col. Moschin ed anche a Roma, al Co-mando dei Lancieri di Montebello. Ho spe-rato sino all’ultimo di poterlo mostrare alcomando della Brigata ma, oltre a riceverela lettera di ringraziamento, non si sono mo-strati interessati a farlo vedere ad una pla-tea di militari che forse non conosce benequella missione, o se la conosce la conoscesolo per quello che dicono i loro superiori. Da come parli sembra ci sia del risen-timento verso la Brigata Folgore?In parte c’è delusione. Devo anche preci-sare che certe amicizie sono state compro-messe dalla mia esigenza di verità echiarezza e da alcune mie dichiarazioni resenei vari social-media. E’ il mondo militare, equel mondo non desidera che un esternovada a curiosare. Penso di essere statochiaro. La Brigata Folgore è un mondochiuso ed è impenetrabile. Prediamo il casodi Emanuele Scieri, il parà morto alla Ga-merra il 16 di agosto del 1999, non si è sa-puta ancora la verità, anche se la Cameraha approvato una commissione d’inchiestaper riaprire il caso. Pensi che sapremo maila verità? Io penso di no.

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VALUTAZIONE SINTETICA (in decimi): 7/7.5Leggenda:

CAPOLAVORO: 10 DA NON PERDERE: 8 DISCRETO: 6 DA EVITARE: meno di 6

1876: Jean Jacques Renou è uno scrittoreche vive e scrive ossessivamente, senza maicompletarlo, ‘Fantasticherie di un passeggiatoresolitario’: in una specie di tana sotterranea.Giorni nostri :Theo è un giovane studente di fi-losofia, appassionato collezionista di libri incom-piuti. Avendo cominciato a leggere l’incompiutodi Renou, si mette in testa di realizzare la ‘Fan-tasticheria n. 23’: l’ultima “ricetta” scritta dal

poeta che conduce in un luogo straordinario noto come ‘Vacui-tas’. In un bosco senza tempo : un bambino di dodici anni è ilprotagonista dello stesso libro che Renou sta scrivendo e cheTheo sta leggendo e cercando di materializzare . Le tre storie siintrecceranno?...

Molto suggestivo questo esordio alla regia di PaoloGaudio. Che ha sempre sognato (e di fatto è) di es-sere uno specialista di effetti speciali e di anima-zione. Non a caso i suoi idoli di riferimento sono imaestri della animazione Phil Tippett e Roy Harry-

hausen. Gaudio realizza un film molto fascinoso. Anche se un po’discontinuo. Che da il meglio di se nelle parti visionarie. E siperde un po’ in quelle di finzione più propriamente detta. Ci sono,però, cose a dir poco strepitose. Come i murales iniziali. Oppurel’incredibile, insuperabile “Boutique Infernale”, con colonna so-nora jazz. Dark, gotica, grottesca, alchemica. Che non potevache essere gestita da Domiziano Cristopharo, il re del genere. Glieffetti visivi e la correzione colore, che realizzano cieli metadi-sneyani, le animazione in stop motion con la plastilina , alla JiíTrnka, sono da proiettare nelle scuole di cinema. Come l’effettostraniante ottenuto con i primi piani con l’attore che fissa in ca-mera (che è stata resa solidale allo stesso). Per tutte questecose, e tante altre, da non perdere per i cinefili.Curiosità : il film non finisce, ma si interrompe. Ovviamente vo-lutamente. Visto che si tratta di un film su incompiuti per defini-zione.

di Catello Masullo

TITOLO: FANTASTICHERIE DI UN PASSEGGIATORE SOLITARIOREGIA: Paolo GaudioSCENEGGIATURA: Paolo GaudioINTERPRETI PRINCIPALI:Luca Lionello - Jean Jacque Renou, Lorenzo Monaco - Theo, Nicoletta Cefaly - Chloe, Domiziano Cristopharo - Edgar, Fabiano Lioi - Mario Rossi, Angelique Cavallari - Sarah/il fantasma, Fabrizio Ferracane- Padre di Theo, Selene Rosiello - Madre di TheoPRODUZIONE: ANGELO POGGI PER SMART BRANDS, IN ASSO-CIAZIONE CON VE.PA. ENTERTAINMENT, LEONARDO CRUCIANOWORKSHOP, ILLUSIONORIGINE : ITALIADISTRIBUZIONE:MEDIAPLEXDURATA: 83’SOGGETTO:ANIMAZIONE, FANTASY

FRASI DAL CINEMA : “Quando le cose si fanno strane, gli stranidiventano professionisti!”. (citazione dello scrittore statunitense Hun-ter Thompson, posta ad esergo iniziale). “non ho strappato le ali alle mosche quando ero più piccolo, non hoimprigionato scarafaggi nelle scatole di fiammiferi, non ho distruttole case delle formiche... quindi sono buono!”. (Voce fuori campo).

“Via del crepuscolo n.5” (indirizzo de La Boutique infernale). “Questo libro è molto pericoloso ed è più vecchio di tutte questecianfrusaglie e di chi lo ha scritto e cioè... mio padre!”. (DomizianoCristopharo a Lorenzo Monaco). “Ho trovato su un sito che Renou era uno pseudonimo di Rousseauprima di impazzire, ma non credo sia suo questo libro!”. (LorenzoMonaco alla ragazza). “Ecco perché non mi piacciono i finali!”. (Lorenzo Monaco alla ra-gazza, dopo averle raccontato come sono morti i suoi genitori acausa di una bomba).“Ho catturato un demone che realizzerà quello che sto scrivendo!”.(Luca Lionello a Angelique Cavallari).

FANTASTICHERIE DI UN PASSEGGIATORE SOLITARIO

Augura

Buone Feste

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23Campo de’ fiori

di Carlo Cattani

Si può acquistare un anno prima ilbiglietto per un concerto?… Unconcerto? Ma certo che si può!Se il concerto è quello dei DeepPurple!!!

Ebbene si, ragazzi, era il 2 ottobre del 2014quando, comprando con larghissimo anticipoil biglietto, ho occupato, con un immaginariocappello, un posto di “prima fila” al Palalot-tomatica (ndr: il Palazzo dello Sport del-l’Eur/Roma) per godere al meglio dell’alloraappena annunciato concerto dei miticiDeep Purple… 6 novembre 2015! Io, alle8 e 22 di quel mite mattino del 2 ottobre2014, la mia parte l’avevo appena fatta, oratoccava a loro! Dopo 400 albe, finalmenteil gran giorno è arrivato e …al Palalottoma-tica sono andato! Schivando “bagarini & bi-bitari”, tutti già lì da qualche ora, entroaccolto dalle note della Treves Blues Band diFabio Treves, che “pistando” di brutto con ilsuo torrido e sanguigno set di rock blues,aveva iniziato la “cottura lenta” dei tanti as-siepati tra parterre ed anelli del Palazzo delloSport, già da qualche ora in attesa di esseretravolti dalla “purpurea” eruzione musicaledella band Inglese! Calorosi e fragorosi gliapplausi per Fabio Treves (un’immagine, lasua, alla “Bufalo Bill”) al termine della suaesibizione, ma noi… siamo lì per Gillan &Compari! I tecnici Italiani liberano il palcodalla batteria e dagli amplificatori “torturati”dai bluesmen di casa nostra per dar spazioalla crew inglese dei “Purple”: ma è tutto giàmontato!... Si tratta, allora, di sollevare unvelo e…voilà, dal lato sx appare la scintillante

batteria di Ian Paice che riportastampata sulla pelle della cassala grafica della copertina dell’ul-timo cd del gruppo “NOWWHAT?!” (2013): semplice-mente un punto ? e un punto !.Altri drappi vengono rimossi, ri-velandoci i prossimi strumenti di“cerimonia” della band: quegliampli disposti come li abbiamosempre visti nelle foto vintagedei “Purple”, le diverse tastieresovrapposte ... ma le chitarre diSteve Morse e i bassi di Roger Glover sonodietro le quinte e i tecnici si intravedono, daitocchi delicati, “accarezzarne” i manici e ti-rarne le corde per dar loro le giuste intona-zioni: così preparati, i preziosi legni dellesignore chitarre e dei signor bassi uscirannouna alla volta nel corso del concerto, ade-guati “alla bisogna” del pezzo di turno inscaletta! Alle 21.15, tutte le cose sono lìpronte che aspettano gli “uomini”! L’oscuritàcala sotto l’ampia cupola del Palalottomatica,un sottofondo musicale classicheggiante saledi volume (si tratta di “Mars, the Bringer ofWar” di Gustav Holst) e in sala, d’improv-viso, la forza del barlume delle centinaia didisplay radianti da telefonini e tablet…(delle“lucciole 2.0”!) squarcia il buio impostodalle esigenze di scena! L’introduzione clas-sica è alle battute finali quando le note di“Highway Star”, con il tipico incedere in cre-scendo di basso-batteria - organo Ham-mond e chitarra, spianano ai piedi di IanGillan, in pantaloni e t-shirt neri, quel “ tap-

peto umano” rappresentato da noitutti appassionati “Purpleiani” indelirio! Entrato a passo tranquilloGillan si gode la scena del tripudioe poi, raggiunto il centro della ri-balta, ben piantato ,con microfonoed asta saldi tra le mani, sguardoalto, intona quella prima strofa,<Nobody gonna take my car, I’mgonna race it to the ground> che,classicamente, è sovrastata dalla“voce del popolo”! Un enormeschermo alla spalle della band ealtri due, più piccoli, lateralmente,proiettano immagini e particolaridegli “uomini” del gruppo: c’è ilvolto arrossato e attempato delsettantenne Ian Gillan, quello paf-

futo di Ian Paice, “pestaduro” alla batteria,come sempre, nonostante i suoi 67 anni;Roger Glover, 70 anni, è “abbandanato” sulsuo basso e costantemente sorridente, DonAirey, è compreso nel suo castello di tastieree i 67 anni li vive con un’aria da “bambi-none” conferitagli dal suo caschetto di capellimediamente lunghi, residuo degli anni ’60.Nel gruppo, la gioventù, si fa per dire, è rap-presentata dal biondissimo, muscoloso chi-tarrista Statunitense Steve Morse, 61 anni,che dal ’94 tesse le trame chitarristiche dei“Purple”, infischiandosene dell’ingombranteeredità lasciatagli da Ritchie Blackmore. Ilconcerto è serrato e la folla è incessante nelsuo calore ed incitamento alla band. La sca-letta della serata attinge soprattutto dalla“meglio gioventù” creativa del gruppo, con“prelievi” da album storici come “In Rock”del ‘70, “Fireball” del ‘71, ”Machine Head”del ‘72 , particolarmente ripreso e rappresen-tato al suo massimo dall’esecuzione, nel fi-nale dello show, della classicissima “Smokeon the water” dove il crinuto Steve Morse èproiettato sullo schermo gigante, nel mo-mento dello storico assolo, completamenteavvolto dalle fiamme! Nel bis finale, l’esecu-zione di “Hush” ci riporta a “Shades of DeepPurple” del ‘68 e a “Black Night”, hit singledel 1970. C’è anche spazio per l’esecuzionedi “Perfect Strangers” dall’album omonimodel 1984, il grande album della reunion nellaformazione storica, quella, per intenderci con“Lord-Paice-Gillan-Glover-Blackmore” edanche per tre brani tratti dal più recente“NOW WHAT?!” sui quali spicca “VincentPrice”. Questa sera dai Deep Purple… unamostruosa lectio magistralis! Tornatepresto…la lavagna la portiamo noi …avoi il gesso! CarloCattani-©Words&Pics-dicembre 2015.

Deep ?urp!e M a e s t r i & M o s t r iPalalottomatica - Roma, 6 Novembre 2015

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25Campo de’ fiori

"Sex Appeal" il nuovo libro di Bruno Oliviero il fotografo delle dive.

Èproprio lui, Bruno Oliviero, il foto-grafo delle dive a presentare ilsuo ultimo lavoro editorialepresso il ristorante Taverna Flaviadi Roma, il tempio del gusto di

Mimmo CAVICCHIA, dove, tra l’altro, nac-que l'amore tra Richard Burton e Liz Taylor.E non potevano certo mancare all’evento letantissime donne, tutte sexy e bellissime,fotografate da Bruno in tutta la sua lunghis-sima carriera... dalle dive di sempre allenuove scoperte in cerca di gloria. Il grandetalento di Oliviero è stato, da sempre, quellodi riuscire a saper cogliere il lato migliore diogni donna attraverso l’obiettivo fotografico."Sex Appeal" è l'ottavo capolavoro delgrande fotografo che con le sue foto ha se-gnato e regalato fortuna e successo alle"sue Dive". Il libro abbraccia tantissime bel-lezze femminili di ieri e di oggi: da IlaryBlasi, giovanissima e sensuale un po' mali-ziosa e timida, a Ornella Muti scoperta pro-prio da lui all'età di soli 14 anni, passandoper Zeudi Araya, Valeria Marini, SofiaLoren... Nonostante la loro bellezza naturaleed innata, Oliviero ha sapientemente sa-puto valorizzarle, mettendo in risalto inognuna di loro la sensualità il fascino, l'at-trazione e la seduzione... il "Sex Appeal" ap-punto.La bella e brava Eka Kadijeva (allieva delgrande fotografo) ha accolto gli ospiti invi-tati per una indimenticabile cena che ha as-sociato alle gustosissime specialità dellacasa le bellissime donne intervenute. Erano presenti tantissime delle "nuove dive" fotografate e presenti nel libro (AlessiaD'Aguanno, Alessandra D'Agruma, AlessiaParo, Alice e Claudia Motta, AlessandraMandich, Ginevra De Crescienzi, FrancescaGaleotti, Diana Tomiczek, Larisa Tafili, Mar-tina Tellone, Mary Rubes, Sabrina Grigore-scu, Sara Matteucci e Sara Sellaro) oltre agliamici più stretti: Rita Forte, Fabio Testi,Pierfrancesco Campanella, Kyra Kole, Mari-lyn Stal, e le bellissime figlie Sharon eShila... “Sex Appeal” racchiude un capitolo impor-tante della fotografia tutta made in Italy.

Ermelinda BenedettiFoto di Aldo D’Ambrosio

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Le vicende edilizie e co-struttive della sede del-l’Istituto d’Arte in viaGramsci, sono intima-mente collegate alla sto-ria dell’antica Chiesa diSan Giorgio.Tutta la ricostruzionedella storia è stata possi-bile grazie alle ricerche

del prof. Enea Cisbani.

...continua dal numero 129

Il 4 febbraio 1915 venne approvata la va-riante solai edificio scolastico, per la scuoladi arte ed essendo insufficiente palazzo An-dosilla vengono utilizzate due navate del’exchiesa S. Giorgio.

Viste le delibere n.2917 del 21.01.1914 e inseconda lettura la delibera n.04.02.1915n.2918, il comune aveva stipulato il mutuodi £.35.000,00 per la costruzione del nuovoedificio dell’Istituto Statale d’Arte.Nel 1916 per l’aumento dei prezzi dovutialla guerra in atto, il costo dell’interventoslittò da £.50.000,00 a £.69.800,00.Il Midossi, esauriti i fondi della scuola per larealizzazione dei laboratori, con lettera alcomune del 10 febbraio 1916, chiese che ilmutuo a carico del comune venisse portatoda £.35.000,00 a £.70.000,00 alle stessecondizioni della precedenti delibere.Il dibattito fu intenso con consiglieri favore-voli al progetto e altri contrari vista il climadi guerra ed economicamente incerto.Il Conte Feroldi chiese che venisse elabo-rato un nuovo progetto che prevedeva fasirealizzative più lunghe e si provvedesse sol-tanto alle immediate necessità.Si respinse la domanda della scuola e si ap-provò la mozione Feroldi.

Il 19 settembre 1916 il comune rivolge unplauso di merito al Prof. Igino MONTINI, so-stituto del Prof. Enea ANTONELLI, per lasua breve permanenza nella scuola d’artedal giugno 1916.

16 ottobre 1916, per disaccordi con il Mi-dossi nella conduzione della scuola d’arte, il

Campo de’ fiori26

di FrancescaPelinga

LA CHIESA DI SAN GIORGIO DI CIVITA CASTELLANA

sindaco Girolamo Cre-stoni presentò le suedimissioni da rappre-sentante del comunenel consiglio di ammi-nistrazione dell’isa,vennero respinte.Nella stessa seduta sidiscusse la mozionedel consigliere BAL-DASSINI sul funziona-mento della scuolavista la conclusionedell’anno scolastico1915-1916 e su comefinanziarla nell’ annofuturo.Il sindaco rispose chenon era in grado di dare risposte esaurienti,affermò soltanto che i laboratori non eranoancora pronti perché in corso di costru-zione. Il fatto positivo fu il ritorno del Prof.Montini.

Il 7 dicembre 1916 il sindaco Crestoni pre-sentò nuovamente la sua richiesta di dimis-sioni: tenuta contabile e amministrativaerrata, lavori di trasformazione di San Gior-gio ordinati dal Midossi senza alcuna auto-rizzazione, e le trasformazioni apportatedallo stesso sul progetto Finesi-Guazzaronisenza discussione preventiva e senza tenerconto del parere dei docenti di laboratoriMontini e De Simone, appalto delle opere auna ditta locale senza controlli e ispezioni,causa ultima dei ritardi, ammissione dialunni in possesso della 6^ elementare al 1corso senza esame di ammissione, docentinominati senza concorso, il direttore Finesialle armi ma con lo stipendio della scuola,fornace non ancora pronta. Il Baldassinichiese ancora una ispezione ministeriale.Nel1916 vi furono cinque alunni diplomati masolo due potevevano esercitare l’arte del ce-ramista: Crestoni Tommaso e Soli Luigi, peravere giovani preparati bisognerà attendereancora qualche anno.

Il 12 febbraio 1917 Guazzaroni presentò alconsiglio un nuovo elenco prezzi per leopere edili, il consiglio lo rigettò perché non

completo di una accurata relazione integra-tiva.Il sindaco Crestoni riferì di un incontroavuto con l’ispettore ministeriale dott. Za-garese del Ministero della Pubblica Istru-zione responsabile nazionale delle scuoled’arte per la ceramica, al quale erano stateesposte le risultanze di cui alla seduta del7.12.1916 sulla tenuta della scuola d’arte.Avute dall’ispettore rassicurazioni sulla im-mediata ispezione contabile e tecnica, ilconsigliere Ugo Baldassini fu nominato rap-presentante pro tempore del comune nelconsiglio di amministrazione della scuola inattesa delle decisioni del ministero.

Il 10 maggio 1917, il sindaco Crestoni in-formò che dopo l’incontro avuto con il fun-zionario ministeriale, il Ministero delCommercio e dell’Industria aveva inviato aCivita il Cav. Rag. Faccio, con il compito diaccertare i fatti.In attesa delle risultanze, il sindaco congelòle sue dimissioni.

Il 12 ottobre 1917 fu nominata direttricedelle scuole la maestra ANNA MARIA MAR-ZULLO.

continua sul prossimo numero...

L’antica chiesa di San Giorgio, oggi sede museale del liceo artisticoMidossi

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Campo de’ fiori

un rischio di folgorazione per il cane, il gattoe i NAC che frequentano casa. Quindi, questi dovranno essere collocatifuori dalla loro portata oppure protetti daspeciali guaine...Gli orpelli o ghirlande “tradizionali” rappre-sentano un pericolo di soffocamento perl’animale tentato di giocarci. Preso in “trap-pola” cercherà di dibattersi e peggiorerà lasituazione: stringe sempre di più la cordaintorno al suo collo con conseguente diffi-coltà respiratoria che potrebbe portarlo allamorte.

L’ingestione d pezzi di ghirlanda in più omeno grande quantità, può provocare sof-focamento andando ad ostruire la goladell’animale. Attenzione ai “Capelli d’An-gelo”!Spesso l’animale non viene beccato sulfatto. Osservate bene il vostro beniamino:se scuote la testa o se si da zampate sulmuso vuole attirare la vostra attenzione. Aquesto punto cercate di aprirgli la bocca evedete se c’è ostruzione e di corsa dal Ve-terinario...

E veniamo alle piante ornamentali dellefeste. Alcune sono proprio tossiche per con-tatto o per ingestione e quindi non dovreb-bero rimanere alla portata dei vostrianimali:- La POINSETTIA o STELLA DI NA-

Almeno unavolta all’annodedico un mioarticolo ai no-stri amici ani-

mali per i quali facciamoappelli sulla pagina “I NO-STRI AMICI” di questostesso Magazine.Il periodo delle Feste difine anno può presentare

pericoli spesso insospettati per i nostri be-niamini che vivono maggiormente in casacon noi. L’abete, gli ad-dobbi, le piante orna-mentali rappresentanorischi di ferite, intossica-zione o altri incidenti chesi possono evitare se siriconoscono.Non c’è niente di piùstressante che dovercorrere d’urgenza dal ve-terinario o peggio dovercercare una clinica diguardia. E allora...pren-diamo alcune precau-zioni.

Non solo i cuccioli sonotentati di giocare con l’al-bero di Natale, sia il caneche il gatto. C’è sempre il rischio della caduta dell’albero,sia perché l’animale ci si vuole arrampicare,sia che voglia giocare con le decorazioni chevi penzolano. Come lo si farebbe per caute-lare i bambini, occorre assicurarsi che l’al-bero sia STABILE per prevenire ogni rischiodi caduta.

Forse più dell’albero sono gli addobbi chepossono rappresentare il maggior pericoloper cani, gatti e nuovi animali da compagnia(NAC) come furetti, conigli, roditori vari cheamano particolarmente sgranocchiare tuttoquello che capita loro “sotto i denti”! Tuttoquello che rischia di frangersi- palle, cande-lieri- deve essere collocato ben in alto perevitare tagli.

Gli orpelli elettrici, le ghirlande presentano

di Josiane MarchandNaturopata

GLI ADDOBBI NATALIZI: PERICOLO PER I 4 ZAMPE?

TALE: la sua tossicità è legataalla presenza di varie sostanze trale qualiil LATTICE. Le parti più tossiche sono gli

steli e le foglie e i sintomi sono molteplici.Lesioni oculari, lesioni cutanee, problemi di-gestivi, irritazione della bocca, irritazionegastrica con vomito...L’animale intossicatoandrà in agitazione con segni di dolori ad-dominali e diarree che possono essere ac-compagnati da turbe cardiache e addiritturaturbe neurologiche....-Il VISCHIO: le palline di Vischio che ca-

dono, contengono unasostanza chiamata “vi-scotossina” che pro-voca vari tipi diproblemi dopo alcuneore dopo il suo ingeri-mento. Salivazione ec-cessiva, vomito,diarrea, grave ipoten-sione, dilatazione dellepupille, andamentoanomalo con turbe del-l’equilibrio sono segnidi intossicazione chepossono portare allamorte.-L ’AGRIFOGLIO:come le bacche del Vi-schio quelle dell’Agrifo-glio -così come le sue

foglie-sono tossiche. I primi sintomi sono ir-ritazione della bocca (salivazione), del tubodigestivo con vomito, diarrea, dolori addo-minali.La tossicità dell’Agrifoglio è meno impor-tante di quella del Vischio e l’esito è rara-mente mortale.In ogni caso l’intossicazione è da urgenzaveterinaria e non bisogna aspettare; nondovete ne dar da mangiare ne da bere al-l’animale, soprattutto latte che tutti diconoessere un antidoto al veleno, leggenda an-corata nel pubblico difficile da cancellare.

A tutti i lettori, auguri di Buone Feste e unalunga carezza ai Vostri 4 zampe

Abbiate cura di Loro e di Voi!

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Asud dell'abitatodi Civita Castel-lana, sulla col-lina chesovrasta il tem-

pio di Giunone Curite, siaffaccia la chiesa rupestredi San Selmo (Anselmo),un luogo veramente ma-gico arroccato a metà del-

l'alta rupe tufacea, costituito da diversetombe falische trasformate poi in cata-combe in epoca paleocristiana che dannoaccesso a diverse grotte-riparo nelle qualisi sviluppò nel Medioevo un monastero ab-bastanza vasto con affreschi, sedili per lecelebrazioni e vasca battesimale. Il percorsoche si arrampicava sulla rupe dal basso oggipurtroppo è franato, ed arrivare a questachiesa è molto difficoltoso, conviene calarsidall'alto, ma nonostante tutto ce l'abbiamofatta, ed entrare in questi ambienti è statocome proiettarsi indietro nel tempo, nellastoria, nella spiritualità. Gli ambienti apianta irregolare sono comunicanti fra loro,vi si accede tramite due ampi archi ritagliatinel tufo e nel pavimento della prima grandesala contornata da sedili scavati nel tufo, siapre una vasca circolare, oggi riempita diterra e pietre. Ma quello che colpisce di piùsono le pitture murali, anche se risultanoquasi illeggibili a causa del sopraggiungere,negli ultimi decenni, di atti vandalici e di verie propri furti che hanno comportato il tra-fugamento delle porzioni più significative.Circa trent’anni fa è stato rubato il volto delCristo dipinto sul lato meridionale del pila-stro di raccordo dei due archi, che per for-tuna era stato documentato da una vecchia

Campo de’ fiori28

di Fabiana Poleggi

fotografia. Di esso restanosoltanto i segni del collo eparti limitate del fondo blu.Stessa sorte è toccata al pan-nello con la Crocifissione cheveniva segnalato a destra delCristo, con la differenza che inquesto caso non si ha alcunafoto che ne attesti l’esistenzae a sua memoria rimangonosoltanto le tracce dell’into-naco scalpellato corrispon-denti a un’area rettangolare.È ancora in parte visibile, in-vece, il decoro della nicchiascavata fra le due immaginiappena citate, sul fondo dellanicchia era dipinta una crocegemmata color ocra sullosfondo azzurro, forse si trat-tava di uno spazio riservatoalle suppellettili liturgiche.Resta anche qualcosa dellasuperficie contigua di sinistra,dove si scorge parte di unmotivo floreale. Più a sinistra,lungo la superficie perime-trale della grotta, si scorgonoi resti pittorici di tre santi rap-presentati all’interno di ununico riquadro e nonostante ilgrave stato dell’intonaco, nelpersonaggio femminile di sinistra è possibilericonoscere Santa Caterina, grazie alletracce del suo tipico attributo, la ruota den-tata, che si riconosce in alto sulla destra,mentre la figura centrale vestita con un saiosembra essere San Leonardo di Nobiliacumanche lui riconoscibile dalla catena con laquale viene sempre rappresentato. Il per-sonaggio di destra invece, non è riconosci-bile dato che è stato completamentescalpellato. A pochi metri di distanza daquesto pannello, sulla destra, la stessa pa-rete di roccia conserva i resti di un altro ri-quadro che in origine doveva raffigurare unsanto vescovo, come si riesce a capire da ipochi frammenti rimasti che rappresentanoi paramenti vescovili. Tutte le pitture sem-brano state fatte nello stesso periodo esono state datate intorno al XIII° secolo.

Lo scempio che è stato fatto di questoluogo, fa veramente male al cuore, non ba-stavano i crolli naturali, ma vedere gli affre-schi così deturpati e lo stato di abbandonoavvilisce l'anima, anche perché la forteenergia che ancora si avverte entrando inquesti ambienti, è così presente da fartisentire un intruso, un profanatore anchesoltanto entrando ad osservare. Nonostanteciò l'atmosfera è molto suggestiva ed il pa-norama che si affaccia dalla rupe lasciasenza fiato, si apre ai piedi di questa chiesatutta la valle del tempio di Giunone e sullarupe difronte, il Vignale. Questo luogo deveessere stato veramente un polo di cristia-nità, di grande spiritualità, un posto unico,unicità che si avverte ancora oggi presentee concreta.

La chiesa rupestre di San Selmo,un luogo di grande suggestione!

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Il tempo non si può fermare èvero, il progresso non si puòfermare è vero, ma è pur veroche i ricordi, le sensazioni, legioie e i dolori se aiutati dalla

buona salute, quelli, resteranno persempre nella nostra mente e nel no-stro cuore. Il Natale è da sempre un avveni-mento particolare, personalmentel’ho già trattato più volte, o meglio,

ogni anno, da quando questa rivista è nata. Ho esa-minato e scandagliato i più diversi argomenti e aspettisia folcloristici (presepe, albero, tombola), che culinari(cenone della vigilia col pesce e l’immancabile borra-gine fritta, il pranzo di Natale col brodo e il lesso, l’ar-rosto misto e poi il panettone, la frutta secca ecc.ecc.),stavolta voglio sconvolgere ogni schema razionale, vo-glio addirittura fermare, rendere attuali il tempo equelle sensazioni di cui sopra e lo faccio con pretesa,una pretesa che diventa protesta, mettendo il tutto inversi.

Campo de’ fiori 29

di AlessandroSoli

Come eravamoRidatemi il Natale,

quello vero,

quello di una voltaAridateme er Natale

Aridateme er Natale, quello de ‘na vorta,

quanno pe’ strada se girava senza scorta.

Aridateme er Natale, quello bello,

quanno baciavi Gesù, er bue e l’asinello.

Aridateme er Natale passato co li parenti,

quanno magnavi bevevi e tutti erino contenti.

Aridateme er Natale quello aspettato tutto l’anno,

pe fà festa a scola e i bòtti a capodanno.

Aridateme er Natale, quello de la pace universale,

tutti abbracciati verzo l’unico ideale.

Buon Natale a tutti!

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sivamente, a matu-rità, giallo-rosati. Gliaculei non supe-rano l’attacca-tura del gambo,cioè non sono de-correnti sul gambo come invece in H. re-pandum.Gambo: lungo 2-8 1-2 cm di diametro,slanciato, cilindrico e flessuoso, pieno mafragile, di colore giallastro-biancastro olievemente giallo-crema. Carne: soda e compatta ma fragile e fria-bile, bianca o con toni vagamente carnicini;le parti esterne, se manipolate, tendono adassumere colorazioni giallo-aranciate. Sa-pore dolciastro con retrogusto amarognolo,specialmente negli aculei, odore non signi-ficativo.Habitat: cresce in gruppi di pochi esem-plari in boschi di latifoglie e aghifoglie dal-l’estate fino alla fine dell’autunno.Commestibilità e Tossicità: buon com-mestibile da giovane; gli esemplari maturisono decisamente amari. Togliere gliaculei per evitare tale inconveniente. Vaconsumato dopo prolungata cottura.In faggeta (e sotto aghifoglia) possiamotrovare anche Hydnum albidum , com-pletamente bianco, una specie che per il

resto delle carat-teristiche morfo-logiche generali èasso lu tamenteequivalente a Hy-dnum repandum .

(1) Dal greco “hdnon” tubero, nome dato ar-bitrariamente a questo genere di funghi da Lin-neo [Carl von Linné, svedese (1707-1778)]

30 Campo de’ fiori

Parliamo di Funghi con Giampietro CACCHIOLI, micologo

Gli Steccherini , le Trippette, ovvero gli Hydnum (1)

Fino ad oggi abbiamo parlato difunghi con imenio (la zona dove siproducono le spore) costituito dalamelle (prataioli, mazze di tam-buro, ovuli, famigliole ecc) o da

una spugnetta (porcini). I funghi comune-mente detti Steccherini, Trippette, Spina-relli, Spinelli, Barba di capra ecc., hannoinvece sotto il cappello una zona fertile,dove producono le spore, (imenio), costi-tuita da aculei, ( gliidni), facilmenteasportabili con lasola pressione delledita. Funghi di strut-tura carnosa maspesso fragile, concolorazioni del cap-pello da crosta di pane a giallo-aranciate ocompletamente bianche, gambo bianco; ilcolore della polvere sporale va dal biancoal giallo-ocra. Stiamo parlando del genereHydnum che è presente nel nostro territo-rio con alcune specie che vengono comune-mente raccolte senza fare distinzione fraloro. Vediamo di quale specie stiamo parlando.Hydnum repandum (per l’orlo delcappello ripiegato). (Steccherino, Trippetta,Spinarello)Cappello: di dimensioni da 2 a 15 cm, ro-tondeggiante, piano, a volte concavo, vel-

lutato- pruinoso concolori da quasi biancoa giallo pallido, cro-sta di pane.; orlo leg-germente involuto,irregolare, lobato-on-dulato.

Imenio: è costituito da fitti aculei (idni)che decorrono leggermente sul gambo,(come la barba sul collo) diseguali, lunghi

2-6 mm, di colorebianco poi concolorial cappello. Gli idnisono fragili e delicatie si staccano imme-diatamente se siesercita anche unaleggera pressione con le dita.Gambo: alto 2-9 cm con diametro 1-4 cm,cilindrico, allargato alla base, a volte eccen-trico e incurvato, glabro e asciutto, presentalo stesso colore del cappello con tona-lità più pallide. Carne: Soda, fragile, bianca, ingiallisce al-l’aria. Odore gradevole, fruttato. Sapore aci-dulo negli esemplari giovani; diventa amaro

con l’età. Il fungose urtato, toccato,tagliato, vira in ognisua parte al bruno-aranciato (come searrugginisse).

Habitat: cresce in autunno sia nei boschidi latifoglie che di aghifoglie , a volte ingruppi numerosi (gregario); a volte formacerchi delle streghe. Commestibilità e Tossicità: Buono dagiovane. Gli esemplari maturi sono amari eper alcuni indigesti; è meglio togliere gliaculei amarognoli e cuocere a lungo ilresto.Hydnum repandum è spesso scambiato conun fungo più esile e dalla colorazione piùverso il rossiccio: Hydnum rufescens(dal latino rufus= biondo, rossic-cio) (Steccherinodorato, Spina-rolo).

Cappello: dai 3 a8 cm dai colorig i a l l o - o c r a ,bruno-aranciatifino a fulvo-ros-sastri.Imenio: è costi-tuito da idni(aculei) fitti,

tronco-conici, , fragili, facilmente staccabili,di colore inizialmente giallo-crema e succes-

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31Campo de’ fiori

Arriverà il 25D icembreanche que-st’anno..

Arriverà con il suo ca-rico di luci, di doni, disorrisi, di speranze, dicommozione..Arriverà, come sem-

pre, in ogni casa, in ogni Angolo delMondo, sarà il Mondo, però a non es-sere più lo stesso, anzi, a pensarcibene, non è il Mondo a non essere piùquello di qualche giorno fa, ma comediceva la mia adorata nonna: “So iMonnaroli à essere cambiati”; alcuni sisono trasformati in qualcosa di impen-sabile, altri in stelle del Cielo.. è bastatopoco, un solo attimo, il tempo di unconcerto, una partita, una cena..

di Letizia Chilelli

Langolo del CollezionistaBuio…sotto la Torre Eiffel..

“Non ci abbatteranno, siamo più forti”,frasi cariche di speranza e coraggio..ma questo Natale no, questo Natale mifermo, voglio, pretendo e mi prendo unmomento di indignazione, di silenzio, diPreghiera, un momento per ammettereche ho paura, che la sensazione divuoto mi devasta, che mi sento svuo-tata, inerme, in balia della rabbia mistaa malinconia.. e poco importa dei giu-dizi e delle parole..Arriverà il momento in cui non mi ab-batteranno, in cui sarò più forte, in cuisarà di nuovo il mio 25 Dicembre, il mioNatale, ma quest’anno no, quest’annolasciatemi così, al buio... quest’anno,col cuore sotto la Torre Eiffel, vogliosolo piangere…

Borragine frittaIngredienti: * Foglie di Borragine;* Acciughe;* Mozzarella;* Pastella;* Olio per friggere.

Procedimento:Lavate le foglie di Borragine, e lessatele per qualche minuto in acqua bollente. Fatele raffreddare ben distese sul pianoda lavoro, una volta fredde, disponete al centro di ogni foglia un pezzetto di mozzarella e un filetto di acciuga. Richiudete ogni singolafoglia, attorcigliandola, formando una sorta di involtino che poi chiuderete con uno stuzzicadenti. Preparate nel frattempo la pastella emettete sul fuoco una padella con i bordi alti, in cui avete messo l’olio per friggere. Una volta che l’olio avrà raggiunto la temperatura,intingete la borragine nella pastella e tuffatela nell’olio finché non avrà raggiunto un bel colore dorato.Questa ricetta, insieme al baccalà, alle patate, ai broccoli e a tante altre verdure è tipica dei “fritti” che si mangiano la sera della Vigi-lia di Natale, qui, nel Viterbese.

Consiglio PraticoFrittura senza schizzi d’olio in giro per il piano cottura?

E’ possibile, se ricoprirete la padella, durante la frittura, con uno scolapasta di acciaio, usandolo come un coperchio!

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Campo de’ fiori34

“Il Fumetto”LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA

SHELTERED di Ed Brisson e Johnny Christmas edito da Saldapress – 2 volumi, in corso

La serie scritta da Ed Brisson e disegnata da Johnny Chri-stmas, è uno sconvolgente racconto pre-apocalittico,giocato sul filo di una tensione crescente. Tutto cominciain un accampamento. Si chiama Safe Heaven e accoglieuna decina di famiglie che si stanno preparando per la

fine del mondo. David e sua figlia Victoria sono tra gli ultimi arri-vati. David sta cercando di migliorare le condizioni del campo.Non avrà tempo di farlo, però: la peggiore delle minacce incombesulla vita di Safe Heaven e non si tratta di un attacco nucleare odi un cataclisma naturale. Quella minaccia ha la voce, il volto, le

mani dei più giovani abitanti del campo, i ragazzi cresciuti nella paranoia dell’apo-calisse. Loro, i ragazzi, i figli di Safe Heaven hanno deciso di prendere in mano lasituazione e di farlo a qualunque costo. (Trama tratta dal sito dell’editore).Geniale e innovativo. L’ennesimo fumetto a tema apocalittico? Sbagliato. Qui la finedel mondo è solo un pretesto per far girare tutto l’impianto narrativo e gira dapaura. Si gioca sulle tensioni/paranoie dei personaggi, poiché entrano in scena dueelementi che saranno i capisaldi dell’intera serie: il primo è l’isolamento, il restodel mondo non deve sapere cosa succede a Safe Heaven e chi si avvicina a questoaccampamento viene ucciso. Il secondo è l’incertezza, si pensa che la fine del pia-neta non avverrà mai e quindi il macabro piano orchestrato dal leader del grupposia solo il frutto della sua mente folle. Ma questo si scoprirà alla fine che, in ognicaso, sarà angosciante. Tutto questo la fa diventare un’opera impedibile!

Lascio l’indirizzo del mio blog: http://danielevessella.blogspot.com/

di Daniele Vessella

ZZZZZZZZZZZZZ

ZZZZZZZ....

LA ZANZARA

IMPERTINENTE

Buone

feste

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Campo de’ fiori 35

Il mio miglior amicodi quando frequen-tavo l’università aPisa, era un ragazzosiriano di Damasco,

che divideva con me la ca-mera presso la famigliaFabbri in via Mercanti, acento metri da Ponte diMezzo, che sovrasta

l’Arno. Il suo nome era Mahmoud, il suo co-gnome El Hindi. Figlio di un imprenditoreedile, si laureò in medicina con una tesi chesi ispirava ad un caso raro di malformazionedi un neonato che accadde all’ospedale diLione. Con la collaborazione a livello scien-tifico dell’amico Franco Manzotti, laureato inscienze biologiche all’Università di Siena,riuscì a tradurre in un discreto italiano,l’eclatante caso e così Mahmoud ottenne unbrillante voto di laurea. Mahmoud era musul-mano, ma dopo unafesticciola improvvi-sata in casa Fabbri,non si sottrasse alclassico cincin con neicalici un economicospumante. Fu la solaeccezione che si con-cesse perché, ricordonitidamente, rispet-tava con devozione lareligione islamica.Pregava infatti al-meno due volte al giorno, digiunava nel pe-riodo del Ramadan, partecipava conassiduità alle riunioni della Lega degli Stu-denti Arabi della quale per un lungo periodofu presidente. Ogni tanto anch’io facevo ca-polino nella sede della Lega, per cercare ilmio amico ed assistetti proprio lì alla storicafinale dei mondiali di calcio del 1970,quando l’Italia fu superata per 4 a 1 dal Bra-sile di Pelé. Ero l’unico italiano presente enaturalmente non capivo i commenti allapartita degli studenti arabi; capivo però chediversi di loro tifavano contro l’Italia e so-prattutto i palestinesi. Mahmoud mi dissepiù tardi che non c’era una ragione partico-

lare, i palestinesi erano sempre contro perpartito preso!

Questi brevi ricordi mi si affollano nellamente mentre i recenti avvenimenti di Parigiriempiono le colonne dei giornali e i palin-sesti delle emittenti televisive. Ma è da annie soprattutto da quando è scoppiata laguerra civile in Siria, che mi chiedo qual èstato il destino riservato al mio grande ebuon amico dell’università. Le immagini chesi vedono sul teleschermo sono terrificantie quando vedo quei palazzi sventrati dallebombe mi angoscio al pensiero che Mah-moud possa essere rimasto sepolto in quel-l’inferno di calcinacci e di pietre. Con gliattentati jihadisti nel cuore della nostra Eu-ropa una certa inquietudine mi costringe a

riflettere su quello che Mahmoud potrebbepensare a proposito di questo attacco, che

l’Islam radicale hasferrato alla civiltà oc-cidentale; a quella ci-viltà occidentale cheha accolto, credo conbenevolenza, sia Mah-moud sia tantissimialtri musulmani, chehanno studiato ehanno da noi costruitole loro professionalità.Ecco io credo chel’Islam professato daquelli come il mioamico Mahmoud sia

un Islam buono, sia un Islam pacifico, siaun Islam che dialoga, sia un Islam che arrivianche a toccare e a condividere i pensieridi Voltaire. Se così non fosse io vedo un fu-turo di buio totale, un futuro senza spe-ranza. Ma così non sarà perché conoscol’animo buono di Mahmoud. A lui piacevatroppo il caffè che gustavamo insieme al barpasticceria Salza, dopo aver consumato ipasti alla mensa universitaria di Piazza deiCavalieri. In quel caffè c’era la cultura, latradizione, la religione dell’ Occidente. Pia-ceva a Mahmoud e piacerà a tutti i musul-mani che hanno scelto di vivere in pace inquesto nostro mondo.

di SecondianoZeroli

Mahmoud non coltiva l’odioUN CAFFE’ CI DARA’ LA PACE

La piccola agenda rubricadi Mahmoud lasciata in re-galo a Secondiano Zeroli,dove si legge ancora chia-

ramente il suo indirizzo

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Campo de’ fiori 37

Era la sera dellaVigilia e il gio-vane Giacomo sistava inge-niando per

creare il suo primo alberodi Natale con la sua stam-pante 3D, mentre lamamma dal suo ufficio te-lecomandava con il tablet

il forno e il microonde per la cottura del-l’anatra all’arancia e del panettone con fa-rina integrale, già preparati la mattina dalrobot Clementina, che impastava e frullavaa ritmo serrato per le feste!Il papà entrò nel salotto dopo aver parcheg-giato la sua car-aeroplanica di fronte al suogiardino e prese in braccio la piccola Valen-tina che stava imparando il codice per pro-grammare una bambola spagnola anche inlingua giapponese e indù e intanto parlavasvizzero con la sua amichetta di otto annivia chat su Skipe per farle gli auguri diBuone Feste.Bussarono alla porta e papà Luciano pigiò ilpulsante sul suo smarthphone per il ricono-scimento facciale del postino e lo fece ac-comodare offrendogli anche un caldobicchiere di punch dal vicino distributore do-mestico automatico. Era il signor Carlo cheportava gli ultimi regali acquistati via Inter-net.

di PatriziaCaprioli

Racconto di Natale 3.0.In quel momento entrò anche mamma Giu-lia che posò il suo scooter-monopattino nelripostiglio, riducendolo, come di prassi, apiccola scatola di pochi centimetri. Salutòtutti con un caloroso “Ciao” e si avviò versola camera-bagno che le avrebbe risolto tuttii problemi di igienizzazione, azionando sol-tanto un tasto sullo schermo al plasma istal-lato alla porta d’ingresso.Finalmente arriva l’ora della cena, tutti siriuniscono attorno alla tavola e consumanocibi e bevande con sorrisi e risate. Intornoa loro era calato il silenzio. Tutte le mac-chine, i dispositivi e gli ingranaggi tecnolo-gici-telepatici e artefatti si erano zittiti:intorno a loro solo parole e mani umane,che si scambiano l’augurio di un sereno Na-tale.

Buon Natale a tutti!

CARTOLINA DI ABBONAMENTO ANNUALESI desidero abbonarmi a : Campo de’ fiori (12 numeri) a 25,00

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(VT)

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L’angolo del grafologoCampo de’ fiori38

del Prof.Piero MecocciGrafologo

Grafie di personaggi noti

Grafia di Giosuè Carducci(Valdicastello di

Pietrasanta, 27 luglio 1835 –Bologna, 16 feb-

braio 1907) poeta

e scrittore italiano.

Grafia di Trilussa, al secolo Carlo AlbertoCamillo Mariano Salustri (Roma, 26 otto-

bre 1871 – Roma, 21 dicembre 1950),poeta romanesco.

Grafia di Giacomo Puccini (Lucca, 22dicembre 1858 – Bruxelles, 29 no-

vembre 1924) compositore italiano.

Grafia di Guglioelmo

Marconi(Bologna, 25aprile 1874 –

Roma, 20 luglio 1937) fisico, inventore, imprenditore e politico italiano.

GRAZIE A TUTTI PER GLI OLTRE 1000 LIKESRAGGIUNTI IN BREVISSIMO TEMPO!!!

CI TENIAMO A PRECISARE CHE SI TRATTA DI"MI PIACE" AUTENTICI E NON ACQUISTATI!!!

VI ASPETTIAMO CON MOLTISSIMI ALTRI

PER TENERVI AGGIORNATI SU TUTTE LE INIZIATIVE DELLA RIVISTA PIU' LETTA ED AMATA...

ED A BREVE ANCHE TANTI ESCLUSIVI VIDEO... DI IERI E DI OGGI!!!!!!

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Foto

di T

omas

Oliv

ieri

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Il santuario diGiunone Curiteè situato nellalocalità di Celle,ai piedi di un

pianoro in prossimità delRio Maggiore. E’ sorto nelVI secolo a.C. come san-tuario nazionale dei Fali-sci.Il luogo, così come le pro-cessioni sacre che vi si

svolgevano, sono state decantate da Ovidio(AMORES III, 13). La scoperta risale al1886 grazie a una campagna di scavi con-dotta da A. Cozza e assunse fin da subitoper gli studiosi un’importanza grandiosa do-vuta al fatto di avere finalmente a disposi-zione una struttura templare con pianta ditipo etrusco-italico, definita anche grazie asuccessive indagini tra cui le più recenti cherisalgono al 1976-’78.Favorevole alla prima campagna di scavi fuil rinvenimento del santuario situato nel-l’area sacra sul Fosso dei Cappuccini, notaanche come “Ninfeo Rosa” dal nome del

40 Campo de’ fiori

Conte che vi scavò nel1873. Si può affermareche in questo luogo sipraticava fin da originiantichissime un culto le-gato all’acqua, anche gra-zie al ritrovamento dimateriali quali ex voto efreccette di selce.Il tempio di Celle si esten-deva in posizione paral-lela e non ortogonale alRio Maggiore, e per que-sto paragonato al tempiodi Hera ad Argo. Co-struito su una grandepiattaforma, il lato nord èstato identificato come ilnucleo più antico, si tratta di un sacello adoikos, ovvero un piccolo vano chiuso. Allespalle del sacello era presente una vascanella quale confluivano due cuniculi. Nell’oi-kos vi era la statua di culto, in tufo, dellaquale fu rinvenuta la testa con i resti dellacorona di foglie di bronzo; forse ai lati dellaporta erano due statue sedute di leoni alatidi cui si sono recuperati frammenti semprein tufo.Gli scavi hanno restituito anche numerosiframmenti della decorazione architettonicache attestano il susseguirsi di interventi direstauro durante la lunga vita del tempio. Idue più importanti sono quello relativo alladecorazione fittile del tetto eseguito nel Vsecolo a.C. e quello realizzato nel IV secoloa.C. in cui si ebbe la completa ristruttura-zione dell’edificio, di cui risalgono resti diantefisse e lastre di rivestimento dipinte configure a grandezza quasi naturale. Le terre-cotte architettoniche recuperate, datate trail IV e il III secolo a.C., confermano la ric-chezza e l’importanza dell’edificio. Altro ma-teriale di rivestimento ormai privo di qualitàe numerose iscrizioni del I-II secolo d.C. do-cumentano la presenza di PONTEFICES SA-CRARII e la continuità del culto negli annisuccessivi la conquista romana di Falerii Ve-

teres.Il materiale recuperato si trova diviso tra ilMuseo di Villa Giulia a Roma e il Museo Ar-cheologico dell’Agro Falisco a Civita Castel-lana.

della Dott.ssaChiara Castriota Scanderbeg

IL SANTUARIO DI GIUNIONE CURITE

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Campo de’ fiori 41

Nel riprenderein esame il fa-moso librettodel Franci,noto che le

poesie dedicate agli eroicaduti, terminano a pa-gina 20; dalla pagina 21fino a pagina 36, vengonodescritti (sempre in forma

poetica) i militari civitonici che si sono distintie per questo decorati di riconoscimenti e me-daglie, i quali hanno avuto la fortuna di so-pravvivere alla guerra; l’ultimo militarecivitonico caduto e descritto sul libretto, fu ilCaporal Maggiore Giulio Belloni… ovvia-mente il poeta civitonico ha inserito nel suolibretto i caduti che lui ritenne maggior-mente distinti, ma, purtroppo, ve ne sonotantissimi altri non menzionati! il totale deicaduti civitonici durante la prima guerramondiale (secondo le mie ricerche) sonoesattamente in numero di settanta! Bisognasapere che Civita Castellana nel 1915 avevauna popolazione di circa 5.600 abitanti; con-siderando che la componente maschile eradi circa 2.500 persone, tolti gli anziani, ibambini e gli inabili al servizio militare, gliuomini chiamati in guerra furono circa 800;la maggior parte aveva fra i 19 ed i 24 anni…da queste considerazioni si evince che i ca-duti risultarono circa il 9% dei chiamati…maoltre questi vi furono moltissimi che ritorna-rono mutilati ed invalidi per tutta la vita……essi furono circa 150… Inoltre sono anche daconsiderare quelli che morirono più tardi acausa di malattie contratte in guerra, per iquali non sono in grado di conoscere il nu-mero esatto!...insomma fu un disastro!....Comunque sia, il risultato finale dei morti einvalidi a Civita rispecchia in proporzioneesattamente la situazione verificatasi a li-vello nazionale, risultante di 650.000 morti edi circa un milione di invalidi, su circa 4,5 mi-lioni di militari mobilitati. Se qualcuno volesse conoscere l’elenco ditutti i caduti di Civita nella 1° guerra mon-diale, basta recarsi al Duomo e leggere ledue targhe marmoree poste all’inizio (lato al-tare) della navata laterale destra, con lespalle rivolte all’ingresso, oppure recarsi almonumento dei caduti di fronte all’edificio

di Arnaldo [email protected]

delle scuole elementari… le mie lunghe ricer-che storiche sono iniziate da lì. Comunquesia, alla fine delle puntate di questa rubrica,ho intenzione di elencare tutti i nominatividei caduti posti sulle targhe sovra menzio-nate.Torno a pag. 20 del libretto in questione: inquesta pagina è riportata la poesia che ilFranci scrisse in onore del caduto CaporalMaggiore Giulio Belloni, da non confonderecon Arcangelo Belloni (nonno dell’attuale Ar-cangelo più o meno mio coetaneo) il qualeebbe la fortuna di ritornare vivo dalla guerra.Il Caporal Maggiore Giulio Belloni nacque aCivita Castellana il giorno 08 febbraio 1894;il suo papà si chiamava Amato. Egli era in-quadrato presso il 7° Reggimento artiglieriada fortezza e morì per malattia contratta inservizio, proprio il giorno di proclamazione difine guerra da parte del Generale Diaz; era il04 novembre 1918 e la guerra era terminatada tre ore. Il Belloni finì la sua vita all’età di24 anni presso l’ospedaletto da campo N°201 dove era ricoverato. Di seguito la poesiache gli dedicò il Franci.

A questo valoroso civitonico gli fu ricono-sciuta la Croce di Guerra al valor Militare.L’artiglieria da fortezza del nostro esercito,disponeva di cannoni da grosso calibro, ca-paci di sparare proiettili fino a 30 chilometri

di distanza (non c’è da stupirsi della lungagittata; basta pensare che Parigi nel 1918 fucolpita da artiglieria pesante tedesca dislo-cata a circa 100 chilometri di distanza!); esseerano posizionate sempre molto dietro allelinee di trincea ed ovviamente la loro preci-sione, nel colpire obiettivi non poteva essereaccurata! Comunque potevano colpire conun margine di errore mediamente di 500metri e, considerando la loro lunga gittata,non erano poi così imprecisi. Purtroppo ladistanza fra gli eserciti belligeranti, in alcunicasi era anche di cento metri… per questimotivi, alcune volte la nostra artiglieria(prima di aggiustare il tiro) colpiva anche isoldati italiani schierati in trincea!A tal proposito mi ricordo un episodio cheraccontava mio zio, Ottorino Ricci che fuchiamato in guerra nella classe 1899 (i co-siddetti ragazzi del 99 ) ed inquadrato nei ca-rabinieri; egli mi raccontava che moltospesso ci si doveva riparare dai colpi dei can-noni italiani, per non essere colpiti da quelloche fu chiamato successivamente fuocoamico.Zi Ottorino come veniva chiamato da noi ni-poti diceva con una espressione prettamentedialettale: “…momendi ce mmazzavino piuessi che l’austriaci!”.Gli storici, hanno calcolato che fra le fucila-zioni (decimazioni ) ordinate dal Cadorna ei caduti colpiti dal fuoco amico, vi furonocirca 15 mila morti fra i soldati italiani!Purtroppo in guerra è accaduto, accade edaccadrà, essere colpiti (ovviamente per er-rore) anche da fuoco amico!Vedi nei giorni nostri il caso Callipari!

Cannone di grosso calibro utilizzato dall’ar-tiglieria da fortezza nella 1° Guerra Mon-diale.

continua nel prossimo numero…

LA RUBRICA DEGLI EROI Dedicata ai combattenti della Grande Guerra di Civita Castellana

Giulio Belloni

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Continuando aseguire per voile commedie inc a r t e l l o n epresso il Teatro

Bianconi di Carbognano,in questo numero vi pre-sento altri due spettacoliveramente divertenti, fa-cendovi conoscere i prota-

gonisti con delle brevi interviste.

“Eppur mi son scordato di me”(Anteprima Nazionale)

Tutti noi abbiamo una colonna musicale checi accompagna nella nostra vita a percor-rere ricordi ed emozioni.Gianni Clementi scrive un ritratto diver-tente, originale e commovente, la cui storiaincontra la storia e molta musica di LucioBattisti, interpretata in modo magistrale daPaolo Triestino.Paolo Triestino è Antonio, un quasi sessan-tenne che ci propone la sua appassionata,stupita ed amabile contraddittoria. La vitaha preso una sua strada. Ma come è cheAntonio si è scordato di sè? E Francesca èancora lei? Il ragazzo che siamo stati, ci ri-conoscerebbe oggi? E se ci “Ritorniamo inMente” cosa vorremmo essere ancora ecosa non vorremmo più di quello che siamodiventati? Cosa può liberarci dei pesi dell’etàadulta? Paolo Triestino è un attore di teatro,cinema e televisione, conosciuto dal grandepubblico per i tanti lavori ed il grande suc-cesso riscontrato.Nel suo lunghissimo curriculum tantissimo

Campo de’ fiori42

di Sergio Piano

teatro, ma anche partecipazioni a filmcome: “Viaggi di Nozze” e “Gallo Cedrone”con Carlo Verdone e “Il ritorno del Mon-nezza” con Claudio Amendola, tanto per ci-tarne qualcuno.Per la televisione ha recitato ne “I Ragazzidel Muretto”, “Pazza Famiglia”, “Il Mare-sciallo Rocca”, “Commesse”, “Don Matteo”,ma anche in “Caterina e le sue figlie”, “CasaVianello”, “Un Ciclone in Famiglia”, “Orgo-glio” e tanti altri.Un altro dei tanti attori italiani innamoratidel proprio lavoro, che coinvolge il pubblicodurante i suoi spettacoli e con la sua bra-vura lo rende partecipe delle proprie inter-pretazioni.Dopo lo spettacolo ci ha concesso questabreve intervista.Perchè ha scelto un piccolo Teatro diprovincia per la prima nazionale delsuo spettacolo?Ho scelto Carbognano perchè qui mi sentoa casa, nel senso che il mio è un ritorno suquesto palcoscenico. Il Teatro è piccolo mamolto accogliente e poi c’ è un pubblico diveri intenditori e questo mi è servito ancheper mettere a punto lo spettacolo. Io qui citornerò sempre molto volentieri finchè mivorranno. E poi c’è l’amicizia che mi lega alDirettore Artistico Giuseppe Magagnini.Lei ha recitato in molte commedie conNicola Pistoia, siete molto amici?Si, siamo molto amici, con Nicola recitosempre molto volentieri perchè è bravis-simo.Che progetti ha per il futuro?Mi avevano proposto di girare un film, madovevo andare un mese in Serbia e io orasono molto impegnato con il Teatro, così hodovuto rifiutare. Pero c’è in progetto unanuova commedia tratta da un racconto diAlberto Moravia. Per ora è solo un progetto,ma ci stiamo lavorando.Cosa farà quando smetterà di reci-tare?Mi piacerebbe fare Regia Teatrale.Ringraziamo Paolo Triestino per la sua di-sponibilità e per la sua gentilezza nel con-cederci questa breve intervista, lo lasciamocon l’ augurio di rivederci molto presto ateatro.

“Parzialmente Stremate”Non sono solo gli uomini a scappare, a “nonsentirsi pronti”, ad essere immaturi.Accanto alla sindrome di Peter Pan, c’èanche quella di Campanellino, anche alcunedonne sono un po’ “Trilly”.Sicuramente lo sono le quattro protagonistedi “Parzialmente Stremate”, stremate dallavita, dagli eventi e dalle responsabilità cheforse non sono in grado di sostenere.Il matrimonio di una delle quattro o meglioil matrimonio schivato, tira fuori la fragilitàdi ognuna di loro.Tra gag e battute, anche le verità più sco-mode sfociano in risate. Quattro straordi-narie attrici per uno spettacolo veramentedivertente. Andiamo a conoscerle meglio.

Beatrice Fazi. Inizia a lavorare in Teatronel 1992, recitando nel “Signor G”, ovvero

il vecchio e ilGatto di M. Greco.Nel 1996 parte-cipa alla minific-tion di Rai 3 “InFuga” di M. Puc-cioni e recita in“casamatta Ven-desi” di AntonioOrlando.Poi Tantissima Te-levisione, da“Cosa c’ entra l’

amore”, a “Macao”, da “Avanzi” a “La Pi-scina” con Alba Parietti e ancora “SuonareStella” varietà di Giancarlo Nicotra, ma ilruolo che l’ ha resa famosa al grande pub-blico è quello di Carmela Catapano “Melina”nella fortunata serie tv “Un medico in fami-glia”.Dal 2012 è nel cast della serie tv “Il Restau-ratore” con Lando Buzzanca.Dunque tantissimi lavori in tv oltre a moltis-simo Teatro per un’ attrice giovane e brava,che tra l’ altro ha scritto anche un libro daltitolo “Un cuore nuovo”, uscito proprioquest’ anno.Le ho chiesto:Lei tra le tante cose fatte ha scrittoanche un libro, le piace più scrivere orecitare a Teatro?

Paolo Triestinoed il quartetto delle “Parzialmente Stremate”

al Teatro Bianconi di Carbognano

Da sx: Sergio Piano e Paolo Triestinodopo lo spettacolo

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Campo de’ fiori 43Ho scritto questo libro in un momento par-ticolare della mia vita, ma tra le due cose,preferisco sicuramente il Teatro.

Federica Cifola. Attrice e conduttrice ra-diofonica debutta nel mondo del Teatro gio-

vanissima (19anni), interpre-tando la protagoni-sta femminile de “Ilberretto a sonagli”di Luigi Pirandello.Anche per lei tan-tissimo Teatro du-rante la suacarriera, dove re-cita tra l’ altro incommedie di Ber-tolt Brecht e Nikolaj

Vasil’ evic’ Gogol.Inoltre lavora assiduamente con la collegaed amica Paola Minaccioni nel programmaradiofonico di Rtl 102.5 “Venite già man-giati”, in “Piedi nudi” su radio due e “610”insieme al duo comico Lillo e Greg.In televisione ha preso parte a programmicome: “Visitors”, “Assolo”, “Sabato Italiano”e “Bra”, fino ad approdare alla GialappasBand in “Mai dire Martedi”.Poi film come “Il cosmo sul comò” con Aldo,Giovanni e Giacomo e fiction come “Un me-dico in Famiglia”.A lei ho chiesto: Lei viene dalla radio, lepiace più fare Teatro, o condurre unprogramma radiofonico?Potendo mi piacerebbe farli entrambi.

Giulia Ricciardi. Formatasi nella scuola

di recitazione “Mario Riva”, dal 1992 al 1995è socia della Com-pagnia DialettaleRomana con cuiporta in scena 12commedie del re-pertorio classico ro-manesco.Partecipa poi al“Premio Charlot”festival di Cabaretpresentato daGiancarlo Magalli, a

“Riso in Italy” e a “Stagione di Cabaret” alTeatro la Chanson di Roma.poi tantissime rappresentazioni teatrali tracui, “Poker di Donne”, “Il Dramma della Ge-losia” “Trash”, “Rosaspina” e “Sono unadonna sola” del quale ha scritto anche iltesto.Ancora Cabaret nel programma televisivo“Faccia da Comico”, fino ad approdare a“Zelig” laboratorio/spettacolo femminile.Per la televisione ha partecipato a “Carabi-nieri”, “Assolo”, La Squadra”, “Zelig”, “Colpidi sole” e “Medicina Generale”.Anche per lei una domanda.Preferisce il Teatro o la Televisione?Teatro tutta la vita.

Barbara Begala. Laureata in lettere mo-derne, storia del teatro e dello spettacolo,ha studiato dizione e recitazione presso ilTeatro dell’ Arco di Cagliari, Canto lirico emoderno e Canto Musical.Inizia il suo percorso artistico nel 1993 par-tecipando a “La Danza delle Libellule” per l’ente lirico di Cagliari,, poi tantissimo Teatro

negli anni a seguire dove interpreta tra l’altro “Sogno di una notte di mezza estate”,“Se devi dire una bugia dilla grossa” di Ga-rinei iato è perso”e Giovannini, “Mirandolinae le altre”, “Le nozze dei piccoli borghesi”,“Misere menti e cieche anime”, ma anche“My Fair Lady”, “Full Monty” e Macbeth”,fino a “Radiosa” con Katia Ricciarelli.Tantissime commedie, ma anche opere liri-che, Musical, Cinema e Televisione.Per la tv tra l’ altro è nei cast de: “Il Bellodelle Donne”, “Distretto di Polizia”, L’ Onore e il Rispetto” e “Carabinieri 7”.Cantante e attrice veramente completa, hagirato anche moltissimi film, tra i quali cito: “Cerco lavoro” per la regia di Nino Man-fredi, “Ogni lasciato è perso” regia di PieroChiambretti e “Domani è un’ altra truffa”regia di Pierfrancesco Pingitore.

Anche per lei unadomenda secca.Lei artisticamenteparlando ha fattodi tutto. Cosa lepiacerebbe fareche ancora nonha fatto? Mi piacerebbe gi-rare un film conSorrentino.

Dunque quattro meravigliose attrici per unospettacolo tutto da ridere, un’ altra ottimacommedia di un cartellone fantastico, pre-parato con cura dal Direttore Artistico Giu-seppe Magagnini.

Ai prossimi spettacoli.

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44 Campo de’ fiori

LA REDAZIONE DI CAMPO DE FIORI SI ASSOCIA A TUTTI GLI AUGURI!!!

Tanti auguri alpiccolo SamueleErnoni per il suoPrimo Comple-anno, da partedella mamma,del papà e di

tutti i parenti vicini e lontani!!!

Tantissimi auguri di buoncompleanno aAmina Bouti

che il 10Gennaio com-pie gli anni,

da tutta la famiglia e gli amici.

Tantissimiauguri a

Paola Gogliache il

2 dicembreha compiuto 50 anni, da Mariano,

Martina, Luigi e Angelo!

Buon compleannoa Elena Sofia

che il 22 dicembre

compie 10anni...auguri damamma e papà.

Un augurio sincero aRenato Francola e

Erina Tabacchini che il 24 Ottobre hanno

festeggiato il loro 50°anniversario di matrimo-nio, da don Silvano Fran-cola e tutta la famiglia!

Auguri di buoncompleanno al

piccolo Nicholas

Padovani che il 23 dicembrecompie 2 anni!

Il dono piùbello della mia

vita, nonna Daniela!

Un augurio spe-ciale a ChiaraNardi che il 28 Dicembre

compie 90 anni,dai figli, il ge-nero, la nuora, i nipoti, i proni-

poti e tuttii parenti!

Nel 2012 ha partecipatoal grande concorso di

Miss Italia, conquistandola fascia di Miss Benes-sere “Specchiasol” delLazio. Sì, tra le cento

bellissime ragazze c’eraanche lei, Veronica Valen-

tini di Castel Sant’Elia,che mentre studiava,

partecipava a tutti i concorsi e le sfilate di modaorganizzati nella zona.

Veronica è una cara ragazza, bella ed intelligente elo ha dimostrato laureandosi in Scienze PoliticheInternazionali l’11 Novembre 2015. E’ così che hasuperato brillantemente il suo primo traguardo enoi ne siamo tutti molto orgogliosi! Veronica sei

stata bravissima!!! Congratulazioni e che tu possaavere tanta fortuna per tutti i tuoi progetti futuri.

Auguri da tutti i tuoi familiari, dalla mamma e dazia Bruna...

LA DOTTORESSINANel lontano ‘91

nasceva ‘na bambinetta.Manco era nata

e già studiava a manetta.

Cresce cresce sta monellache faceva la modella

tra sfilate, libri e autorifinisce pure le superiori.

All’università c’annavaco ‘a metropolitana,

ma la vita era più bellaquanno se credeva ‘n’australiana.

Mo che s’è laureatasta bella signorina

la chiamamo tutti ‘n corola nostra DOTTORESSINA!

Le amiche

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Campo de’ fiori 45

N e l c u o r eDALLA MATTINA PRESTO DEL 01 DICEMBRE INCO-

MINCIAVAMO AD ARRIVARE MESSAGGI DI AU-GURI SUL MIO ACCOUNT DEL SOCIAL NETWORKDI FB… COSI’ QUANDO MI RESI CONTO CHE LA

VITA MI PROPONEVA ANCORA UNA VOLTA IL GEMEL-LAGGIO TRA GIOIA E DOLORE, SCRISSI: “Carissimi tutti!Oggi è un giorno speciale per me, è il mio compleanno emia mamma alle ore 10,30 ha incontrato papà...insiemeviaggiano verso la Luce di Dio... Sembrerà strano ma io loconsidero un grande Dono ! Grazie a tutti di cuore.”

RICORDIAMOLI COSI’…

IL RAGGIONumerose sono le volte cheHo assaporato la lontananzaed ho condiviso la distanza con colei chevicina era alla mia speranza.

Fu lei, questa donna austera e dignitosa cheHa accompagnato le mie azioni di fanciullaE che fin dalla cullaVivere mi ha fatto la presenza di colui cheLontano si trovava.

La sua energia, il suo fareSicuro e deciso,il suo sorriso, il suo pianto, il suo amoremi hanno fatto vivere un’esperienza filtro.

Attraverso gli occhi raggianti di luceDi mia madre, ho amato mio padre.Attraverso il loro amore ho sentito cheNon siamo schiavi del tempo e dello spazio,che la distanza fisica non potrà maiseparare veramentecoloro che si amano ardentemente.

Questa loro vita non si è rivelata, forse, poiCosì lontana quanto loro stessi potevanCredere,e proprio in questa loro esistenzaho vissutoanch’io, da piccina a giovinetta,con la certezza e la serenità che,pur a mille chilometri di distanza,se il desiderio di esser a fiancodi colui che ami è forte,forse ti dà baldanzadi essere già là.

La figlia Maria Cristina

ERALDO BIGARELLI n 19 aprile 1935 e m 10 febbraio 2014EDDA GRATTAROLA n 27 maggio 1936 m 01 dicembre 2015

Il direttore e tutta la redazione partecipano al dolore della collaboratrice Maria Cristina

Bigarelli, per la scomparsa della madre Edda.

È venuto a mancare Orlando Barontini

Se n’è andato in silenzio, quasi in punta di piedi, per non recare disturbo…

Orlando Barontini si è spento a poco a poco, consumato da un male incurabile,al quale ha resistito con tenacia e forza d’animo fino all’ultimo istante dellasua esistenza. Chi era Orlando? Toscano di origine, è stato uno dei fondatoridell’associazione ATAMO Onlus e per oltre un decennio è stato uno degli ani

matori delle iniziative a vantaggio dei malati di tumore e dei loro familiari.Dell’associazione è stato a lungo presidente, curando la gestione amministrativa e realizzando vari progetti che hanno consentito all’ATAMO di farsi cono

scere e crescere nel territorio, dicreare una rete di relazioni collaborative con istituzioni, enti locali e or

ganizzazioni di vario genere. È stato un uomo di fatti, non solo di propositi e diaffermazioni di principio. Concreto nel suo operare quotidiano, andava sempre

all’essenza delle cose, evitando l’inutile retorica. Fermo nei suoi principi etici: solidarietà e sostegno a chi soffre, ha rappresentato per gli iscritti dell’ATAMO un

costante punto di riferimento, lasciando un esempio di vita che non sarà mai dimenticato.

Il consiglio direttivo dell’ATAMO (Associazione per la Tutela el’Assistenza ai Malati Oncologici) Onlus di Civita Castellana (VT).

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Campo de’ fiori46

Tre stupendi cuccioli di 2 mesi, ilprimo è maschio, le più piccolinefemmine. Nati da una mamma

abbandonata!!! Sono futura tagliamedio/piccola. Cercano urgente adozione perché stanno fuori al

freddo e al gelo!!! Civita Castellana 3387357799

CUCCIOLI IN CANILEVogliamo far trascorrere loro il vero primoNatale in una casa calda e accogliente???Cuccioli di varie taglie e sessi vari, intorno

ai 5 mesi, di età. Aspettano di non morire inun box....3387357799

Argo 10 mesi e Dea 2 anni. Hanno un pa-drone e non cercano adozione!!!

Chiedono disperatamente di poter rima-nere con il loro padrone. Un ragazzo chedeve cambiare casa e non ha più il postodove tenerli!!! Chiediamo fra tutti voi se

qualcuno ha uno spazio, un recinto o qual-siasi soluzione per farli stare tra Nepi, Ca-stel S Elia e Monterosi. Il ragazzo se ne

prenderà cura, li farà mangiare e li ripren-derà quanto possibile !!!

Per maggiori info 3387357799. Passate parola grazie!

Vive in pensione giàda 6 mesi, dopo mesidi catena Non escemai da quel box che

comunque a noicosta...Ne va dellasua vita futura. Chi

non si deprime-rebbe???

Sembra di tagliagrande sulle foto, ma

è invece di tagliamedio/piccola sembra un mini labrador)

è un maschietto castrato di circa un anno emezzo, di taglia medio piccola (circa 15 kg).

SALVATO DA MALTRATTAMENTO.Va d' accordissimo con tutti i cani, FORSE UN

PÒ MENO CON I GATTI (da verificare!)È molto buono e affettuoso. Ha bisogno di ca-rezze...E' come se non conoscesse il genere

umano...Vaccinato, sverminato e microchippato. Se pensate ad un compagno di vita, guardatelo

bene...Non vuole rimanere da solo, scappe-rebbe, ha già sofferto troppo di solitudine. Facciamogli trascorrere un vero Natale...

333.5375465 - 338.7357799

ALF, bellissimoesemplare disimil corso, salvato damorte certa

oggi cerca unacasa. 4 anni ad

aprile,45kgcirca,d'accordo con cani e gatti perché ciconvive attualmente,è ancora un cuccio-

lone,gioca corre come un pazzo, non è ca-strato. Certo che non è per tutti, ha bisognodi spazio ....Guardate che tenero. Facciamopresto! La dove vive ora si chiuderanno leporte della casa per un trasferimento obbli-gatorio al'estero. Salviamolo una seconda

volta ma definitiva... 3276645195

PIT, maschio,6/7anni, attual-

mente in Canile.Qualcuno lo ha

smarritoa Fabrica????338.7357799

Regalo incrocio di pastore tedescoe buldog americano di 2 anni. Microchippato e vaccinato. Per info

0761.517016 –339.8213114 –335.1738514

A TUTTI I LETTORIDI CAMPO DE FIORI...........................::

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Campo de’ fiori 47

Canepina's Got Talent a favore deipiccoli malati oncologici

Una serata di musica e divertimentoin piazza si può trasformare in unaserata anche di beneficienza.Così è succeso il 30 Agosto 2015 acanepina (VT), grazie all’evento Ca-nepina’s Got Talent, che ha vistoesibirsi in una piazza gremitissiam,oltre venti concorrenti. Vincitrice deltalent è stata Sara Pizzi con ilbrano “Gli uomini non cambiano” diMia Martini, dedicata a suo padreArturo. Sara ha studiato canto perqualche anno, ma non è una can-tate professionista, la sua bravura èfrutto della sua grande passione perla musica. Ha partecipato a nume-rosi altri concorsi locali, ma questavittoria per Sara ha un significatoancor più importante perchè du-rante l’evento è stato possibile rac-cogliere ben 1.200,00 , graziealla generosità dei cittadini, da de-volvere all’A.G.O.P. AssociazioneGenitori Oncologia Pediatrica, impegnata sul piano nazionale e

con sede al Policlinico Gemelli di Roma. Sara Pizzi e Paolo Manganiello, infatti, sono iresponsabili locali dell’Associazione ed il loropersonale ringraziamento va a tutti gli orga-nizzatori delle serata, alla Nuova Combina-zione, gruppo musicale cha ha acompagnato iconcorrenti nelle loro performace ed atutticolor che hanno contribuito alla raccolta fondi.Ancora una volta possiamo affermare che di-vertimento, musica e spetacolo vanno a brac-cetto con beneficienza e solidarietà.

Ermelinda Benedetti

ARRIVA LA BEFANA!Castel Sant’Elia ha, ormai damolti anni, una befana tuttasua. Si tratta di Vincenza Par-meggiani, una simpatica edesuberante signora che nonmanca mai all’appuntamentodel 6 Gennaio, quando si tra-veste e passeggia per le viedel paese, strapando tanti sor-risi a tutte le persone che in-contra, soprattutto ai bambini,scherzando con loro e rega-lando caramelle e cioccolatini.I più piccolini, però, la guar-dano un po’ intimoriti. E’ cosìche lei inizia a cantare e bal-lare con la sua inseparabilescopa, facendoli ridere a piùnon posso! Forza Vincenza, anche quest’anno è arrivato il momento di ri-dare una spolveratina a quel vestito, per la gioia di tutti i bambinie, perchè no, anche di tutti i paesani!!

Bruna Darida

Sara Pizzi vincitrice delCanepina’s Got Talent 2015(foto di Paolo Manganiello)

SARANNO FAMOSE...

Voi fate sogni ambiziosi, successo, fama; ma questecose costano ed è esattamente qui che si incomincia apagare: col sudore!“Le magnifiche Signore della gin-nastica eleganti, sportive, tenaci, forti e belle.

Prof.ssa Barbara Accogli

COME LIBERARSI DAI DEBITI NELLA LEGALITA'

Finalmente lo Stato ha inteso "dareuna mano" al cittadino sovrainde-bitato, che a causa della crisi non

riesce più a far fronte agli impegni eco-nomici assunti nel tempo.Mutui ipotecari, prestiti bancari e finan-ziari, debiti con equitalia, fornitori ecc.la Legge 3/2012 arriva in soccorso e ri-volgendosi al Tribunale il Giudice può ri-durre l'ammontare dei debiti, stabilendo

egli stesso la somma dovuta al creditore, anche in caso di banche conmutuo ipotecario. A nulla rileva il mancato consenso dell'istituto dicredito, il giudice decide riducendo notevolmente il carico dei debiti,e, secondo la capacità economica del cittadino, stabilisce la sommamensile da corrispondere. Quindi il debitore (artigiano, agricoltore commerciante,ecc,) in statodi sovraindebitamento può proporre ai creditori, con l'ausilio degli or-ganismi di composizione della crisi di cui all'art. 15 della legge citata,con sede nel circondario del tribunale competente, ai sensi dell'art.9, comma 1, un accordo di ristrutturazione dei debiti, sulla base di unpiano di rientro creditizio I creditori non riceveranno l'intera sommacui hanno diritto, ma solo la parte che il debitore può permettersi dipagare.Se fino ad ora non avete dormito per la preoccupazione del sovrain-debitamento, ora potete tirare un sospiro di sollievo. Per saperne di più contattate l'amministrazione del giornale al n. 0761513117.

Avv. Ersilia Barracca di Roma

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Campo de’ fiori48NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS

Aperto il Museo delle Ferriere a Ronciglione Aperto a Ronciglione il Museo della Ferriera. E’ una realizzazione importante che finalmentesarà possibile far visitare ai giovani studenti, ai cittadini e ai turisti. Potrà divenire con certezzail vanto di Ronciglione.I lavori sono iniziati molti anni fa ed ora sono terminati. L’amministrazione attuale è riuscita acompletare l’opera. Vogliamo brindare, e lo facciamo ora metaforicamente, alla vittoria dellacultura, alla vittoria della storia di Ronciglione.E’ una realizzazione che abbiamo proposto a suo tempo e auspicato nell’aula del Consiglio co-munale. Lo abbiamo fatto spesso anche in altre sedi con interventi, riunioni, colloqui e richie-ste. L’abbiamo sostenuta in tutti i modi possibili dal nostro piccolo spazio politico e attraversol’associazione italiana cultura e sport, anche con due volumi vo-

luti da noi stessi finanziati, che fanno ora parte della storiografia della Città di Ronciglione. Siamo vera-mente felici che sia stato aperto il Museo, che noi volevamo e vediamo ancora come atto importante peril recupero della cultura del paese di Ronciglione. La nostra proposta era voluta anche come primo passoper la realizzazione del Parco ambientale e di Archeologia Industriale del Vallone del Rio Vicano.Il Sindaco Giovagnoli nell’annunciare l’apertura del Museo della ferriera lo fa giustamente con orgoglio.Speriamo anche che la sua amministrazione voglia continuare ad operare per il recupero ambientale delVallone del Rio Vicano, puntando alla creazione del Parco che abbiamo proposto così come il Museo circa35 anni fa e che potrebbe ora prendere corpo, magari attraverso un “Contratto di fiume” apposito, cheprevede il coinvolgimento di cittadini, associazioni, privati ed enti pubblici.Queste le nostre proposte ormai note che abbiamo anche ripetuto ultimamente in un recente convegnoe che potendo divenire concrete, vogliamo in questa rinnovare.Ora però è il momento di gioire e quindi vogliamo ringraziare la Giunta di Alessandro Giovagnoli per averportato a termine la realizzazione del Museo delle Ferriere.

Raimondo Chiricozzi

La vetrina d’arte della Biblioteca di RonciglioneProsegue l’opera di promozione artistica della Biblioteca comunale di Ronciglione, attraverso la sua vetrinasul Corso principale del paese; nel mese di dicembre l’ospite sarà l‘artista romana Monica Buccilli. Diplomatacome operatrice del turismo, Monica ha iniziato fin da piccola a dipingere e, dall’età di 25 anni, si è dedicatacon passione alla pittura, completamente da autodidatta. Ha partecipato a diverse mostre collettive a Roma,in Toscana e nei comuni dei Castelli Romani. Tiene corsi di acquerello dal 2000 sia per ragazzi che peradulti, in particolare a Roma e Castelgandolfo. Da circa un anno si è trasferita a Ronciglione dove spera dipoter riprendere questa attività didattica. Le opere da lei esposte in biblioteca sono tre: “Sognando” ac-querello su carta del 2014; “Ilaria” acquerello su carta del 2014 (entrambe queste opere sono esposte nellagalleria virtuale del sito www.artmajeur.com/monica-buccilli1); “Nel bosco” acquerello su carta del 2013.Una nuova occasione quindi per valorizzare l’arte e la cultura in Biblioteca attraverso l’esposizione di operenella vetrina di Corso Umberto I, punto principale di passaggio nel centro del paese, capace per questo diattrarre l’attenzione ed, allo stesso tempo, abbellire e valorizzare la passeggiata stessa. Vi aspettiamo nu-merosi per tutto il mese di dicembre ad ammirare le opere di Monica Buccilli!

Per la Biblioteca di Ronciglione - Silvia Petri

SARANDREA E LATINI AL CUBO FESTIVAL DI RONCIGLIONEAll’ interno della manifestazione ‘’ CUBO FESTIVAL’’, svoltasi come ogni anno a Ronciglione (Vt),tra il quattro e l’ otto dicembre 2015, hanno presentato le loro opere il pittore Pietro Sarandreae il fotografo Pietro Latini. Insieme hanno creato una fusione di arte e tecnica portando le lorocreazioni ad immagini quasi tridimensionali. Il colore che circonda le foto rende il tutto particolaree più profondo, dando vita carattere, e anima ai personaggi.Inoltre Pietro Sarandrea ha esposto opere della sua ultima produzione: tele a sezione aurea, di-pinte con magistrale armonia; colori e rappresentazioni oniriche, cariche di sentimento, lascianoil fruitore libero di esprimere le proprie emozioni e visioni del proprio io. Pietro Sarandrea haanche presentato pitture su tessuti con grande successo (abiti, borse, cravatte ecc.. ).Sono stati presenti alla manifestazione alcuni personaggi dello spettacolo: Paolo Villaggio, MarcoRisi, Dacia Maraini, Giorgio Nisini ecc.. Paola Lamonica

Guardare le opere di Pietro La-tini e Pietro Saradrea ed avereun bagliore negli occhi è stato tutt’uno… Il nostro primo incontro è avve-nuto nel mio studio nel cuore del Lazio, un posto magico dove Pietro trovaispirazione e si rifugia lontano dai rumori e dalle distrazioni cittadine: foto,progetti, bozzetti, dominano nel suo studio in un caos apparente dovehanno un ruolo primario, tutti gli elementi che diventeranno un’operad’arte. In un gioco irreale di luci ed ombre, prendono forma le sue pro-spettive: linee parallele che non si incontreranno mai, impresse sulla foto-grafia immobile ma dinamiche. Il segno non esiste più, la strutturadell’opera prende vita da intersezioni di colore splenditamente collegatetra loro. Questa mostra ci permette di presentare il nostro lavoro, dove leopere esposte raccontano il percorso artistico, la ricerca di un equilibriogeometrico rendendo ogni opera il principio della successiva.

Flavia Petrone

Da sx: Pietro Latini e Pietro Sarandrea

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49Campo de’ fiori

E possibile avere “Il Calendario 2016” di Campo de fiori donando unofferta allAssociazione Il Girasole dei ra-gazzi disabili di Civita Castellana, a cui questanno è stato donato. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato al

concorso fotografico “12 scatti per il 2016” attreverso cui è stato possibile selezionare le foto che corredano il ca-lendario. Ecco lesito della scelta: Gennaio - foto Demostene Farlanga, Febbraio - foto Stefania Mancinelli, Marzo -

foto Meteocivitacastellana, Aprile - foto Vincenzo Bianchini, Maggio - foto Giancarlo Sorrentino, Giugno - fotoA.C., Luglio - foto Claudia Angelini, Agosto - foto S.V., Settembre - foto Rossella Caroselli, Ottobre - foto Eugenio

Nardini, Novembre - foto Giuliano Proietti, Dicembre - foto GSG Bagnoregio.

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50 Campo de’ fiori

AGENDATutti gli appuntamenti più importanti

MARTEDÌ 22 DICEMBRE ORE 21.00CONCERTO DI NATALE DELLA BANDA MUSI-CALE DELLA MARINA MILITARE ITALIANA

L’intero ricavato della serata sarà devoluto alla Fon-dazione Telethon.BIGLIETTO POSTO UNICO 15,00.

Teatro Parioli Peppino De FilippoVia Giosuè Borsi, 20 - 00197 Roma

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Campo de’ fiori 51

Ariete Possibilità di rela-zioni, anche a distanza eviaggi romantici e successoe la realizzazione in campolavorativo. Dicembre sarà

più favorevole agli studi e le collaborazionicon persone che arrivano da lontano, il chevi darà la possibilità di ampliare i vostri oriz-zonti. Anche dal punto di vista finanziariopotrete rilassarvi.

Toro Finalmente arriva unmomento molto più tran-quillo e stabile; il rapportodi coppia specialmentevivrà un clima più caldo erilassato. Dicembre sarà in-

teressante anche dal punto di vista del de-naro. I vostri obiettivi sul lavorodiventeranno sempre più concreti, e riusci-rete finalmente a realizzarvi.

Gemelli Armonia e novitàinaspettate, sviluppi posi-tivi e nascita di nuoviamori. Sarà questo un pe-riodo favorevole anche sullavoro, il migliore per av-

viare progetti di gruppo e discutere nuovestrategie di marketing. Incontrerete degliottimi partner in grado di sostenervi fino alraggiungimento dei vostri obiettivi.

Cancro La prima decadedi dicembre sarà relativa-mente calma per quantoriguarda le storie d’amore,ma successivamente na-scerà un nuovo entusia-

smo in voi che cambierà la vostrasituazione. Sarà un mese eccellente perquanto riguarda il lavoro e la carriera. Sa-rete continuamente in azione.

Leone Sarà un mesemolto caldo dal punto divista sentimentale. Avretemodo di fare nuove cono-scenze ed intensificare ivostri incontri passionali.

Dicembre sarà molto invitante per il suc-cesso. Ritroverete l’energia ed il coraggiopersi e riuscirete a progredire ed accre-scere le vostre esperienze.

Vergine Tenderete a na-scondere i vostri senti-menti e mostrerete ancorauna volta un forte deside-rio di privacy. Non ci sononovità sul lavoro, probabil-

mente non siete interessati ai riconosci-menti e alla crescita professionale, ma sietedecisamente più concentrati e coinvolti inattività che riguardano la casa e la famiglia.

Bilancia Sarà un periodofavorevole per rilanciareuna relazione o intra-prenderne una nuova. Lavostra mente sarà teatrodi numerose idee che de-

siderate mettere subito in pratica. La vostraottima capacità di persuasione vi porteràad acquisire nuovi contratti e nuovi partner,accrescendo le possibilità di guadagnare.

Scorpione Finalmenteha inizio un periodo se-reno, piacevole e più so-cievole. Ci saranno piùpossibilità per la coppiadi migliorare la vita. Avrà

inizio in questo periodo un’importante fasedi responsabilità, che vi offrirà l’occasionedi imparare a gestire al meglio le vostre fi-nanze.

Sagittario Questo mesesegnerà per voi l’inizio diun periodo piuttosto favo-revole, verso lo sviluppo edil cambiamento sia inamore che professional-

mente. Potreste entrare in contatto con lafortuna prendendo l’iniziativa di realizzareun progetto sempre sognato. Per quanto ri-guarda il denaro è meglio che stiate cauti.

Capricorno Dopo unbreve intervallo di calmaseguirà un periodo ancorapiù passionale, in cui avretepiù capacità di seduzione emaggior desiderio di af-

fetto. Da circa la metà del mese sarete piùconcentrati sugli obiettivi professionali edavrete la possibilità di dimostrare le vostreabilità di leader.

Acquario Ci saranno di-verse circostanze favorevoliin amore o per la nascita diuna nuova relazione. Era datempo che attendevate una

ventata di novità in campo amoroso. Potre-ste, invece, incontrare qualche disagio inambito professionale, ma il clima lavorativosi distenderà diventando più cordiale e ri-lassato.

Pesci Sarà un ottimo pe-riodo per lo sviluppo diprogetti in condivisionecon il partner e per la rea-lizzazione dei vostri obiet-tivi personali.

Professionalmente si sviluppano situazionimolto armoniose, che anticipano il suc-cesso e la soddisfazione, economica e ma-teriale. Sfruttate al meglio questo periodo!

Oroscopo di Dicembreby Cosmo

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Campo de’ fiori52

Un dialogo filosofico-politico sulla crisi, che può anche essere rappresentato a teatro (commedia in atto unico).

Il primo di una serie di discorsi volti a dare un nuovo impulso aldibattito culturale nel nostro Paese, giusto viatico per una ripresa in ogni

campo e settore produttivo.Utile per chi avesse a cuore un reale rinnovamento della Politica e delle Istituzioni.

Il bullismo. Come riconoscerlo e combatterloè un libro unico nel suo genere.

Un manuale guida per cercare di arginare questo male dilagante!

E’ possibile averne una copia acquistandolo nelle librerie della zona, nelle edicoleo presso la nostra redazione. Potete anche ordinarlo versando l’importo di

10.00, sul c/c postale n. 42315580, intestato ad Associazione Accademia Inter-nazionale d’Italia. E’ un’occasione da non perdere, soprattutto per gli insegnanti,che possono inserirlo nel P.O.F. d’Istituto e nella programmazione educativa an-

nuale del docente, ma anche per i genitori e per tutti gli educatori sociali.

Perché si nientifica? Perché si sminuisce? Perché si tende sempre a sottovalutarequello che l’altro pensa, dice o fa? Perché vogliamo apparire più intelligenti, più ricchi,più importanti ed influenti degli altri? Prima risposta: “perché nonostante gli sforzi che

ciascuno fa, non approda che difficilmente a un’idea dell’intero”. Stabilire le motivazionidi questi comportamenti che, peraltro, sono assai diffusi, almeno nel nostro Paese, ècertamente propedeutico al discorso che ho voluto affrontare e svolgere, ma è anchedecisivo per aiutare tutti e ciascuno a fare il punto della situazione. La prima cosa chemi viene da rispondere a tutte le domande che sopra ho posto è la seguente: si vuole

apparire quel che non si è perché si teme comunque di essere inadeguati....SOLO 1

IDENTITA’ E VALOREIL SECONDO TASSELLO DELLA TRILOGIA DEL

PROF. MARSICOLA

OMAGGIO

Questo libro contiene idee innovative, di svolta. Sono tenuti a conoscerletutti coloro che hanno a cuore il futuro e che vorranno dare il loro con-tributo all’edificazione di una nuova civiltà.

Si tratta di una filosofia che dopo aver interpretato la realtà nella quale viviamo,indica la strada universale da percorrere per uscire da ogni tipo di crisi.

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“LA PORTA DEL FUTURO”Così si chiude la trilogia di Massimo Marsicola

ALCUNE PROPOSTE EDITORIALI DELLE COLLANE DI CAMPO DE’ FIORIALCUNE PROPOSTE EDITORIALI DELLE COLLANE DI CAMPO DE’ FIORI

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Roma, 1928. Veduta del Campidoglio.Foto archivio Ercole Ottaviani

Roma com’era

Campo de’ fiori

DITELO AI NOSTRI SPONSORCari amici lettori,

che in questi 13 anni di Campo de fiori siete diventatisempre più numerosi, dite ai nostri sponsor di averli

visti sulle pagine di questa rivista!

Riceverete un trattamento speciale! Approfittatene...

Campo de’ fiori 53

Buone feste a tutti!!!

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Campo de’ fiori54

Album dei ricordi

Vi proponiamo questi due documenti originali che atte-stano la fattiva operosità del Sig. Misocchia Felice, sia sulcampo di guerra, come dimostra questa lettera del RegioEsercito Italiano, sia sul lavoro.

Nato a Otricoli (TR) nel 1886, reduce dalla Prima GuerraMondiale, infatti, si sposò con Giulia Roscioli, trasferen-dosi a Civita Castellana (VT). Dalla moglie ebbe tre figli:Giovanna, Angelo e Alfio.

In qualità di socio della Società Anonima Coop. di CivitaCastellana, che si occupava all’epoca di movimento terra,ricevette un importante riconoscimento, come sopra do-cumentato.

Morì a Civita Castellana nel 1960.

Tali documenti risultano avere quasi un secolo, essendoessi datati 1918 e 1921.

Quanta storia!

Inviate le vostre vecchie foto al nostro [email protected]

o recapitatele alla nostra redazione a Civita Castellana Piazza dellaLiberazione, 2. Saranno scansionate ed immediatamente restituite

MisocchiaFelice

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Album dei ricordi

Anno 1947 - Blasi Enzo, Blasi Anna Lisa, Tordella Franco e Tordella Lamberto.

Civita Castellana, 1957 – Santa Susanna. In piedi da sx: Giancarlo Cavalieri, Nino Coramusi, Enzo Alessandrini, Gianni Angelelli,

Costante Leonini. In basso da sx: Amedeo Vegni, …, …, Tonino DelPriore, Renzo Merlini. Foto del Sig. Amedeo Vegni

Viterbo. Anno 1910. Piazza delle erbe. Foto archivio Mauro Galeotti.

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Album dei ricordiCampo de’ fiori

Fabrica di Roma.Natale 1987.

Nella foto a lato Giuseppe Generali e Vittorio Pacelli in divisa e

nella foto sopra Rossano ed Enrico Generali insieme a due Babbi Natale fabrichesi.

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Fabrichesi in gita a Terracina e Pompei. Anno 1959. Foto di Mons. Silvano Francola. Chi si riconosce?

Campo de’ fiori

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Campo de’ fiori

Album dei ricordi

Fabrica di Roma.Anno 1955.

Da sx: Carla Ruggeri, Letizia Alfieri,

Gianna Iannoni, ...,

Gabriella Iannoni,Alberto Puri.

Foto della Sig.ra Letizia Alfieri

Fabrica di Roma. Anno 1957. Lucia Stefanuccicon Massimo e Claudio Ricci

Fabrica diRoma.

Anno 1940.

Giovanni Alessie Assunta Cola.

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Album dei ricordi

Vignanello. Anno 1925. Classe V elementare. Maestro Sabatini Valerio.

Campo de’ fiori

Salve,scrivo per una precisazione in merito ad

una foto pubblicata sul numero di Novembre (vedi foto in basso). La fotonon è degli anni ‘20, bensì degli anni ‘40

perchè vi è mia nonna nata nel 1919, chelì aveva circa 20 anni. La foto ritrae tre

ragazze, quella seduta è appunto mianonna, Marcomeni Umberta di Carbo-

gnano.

Carbognano. Fine anni ‘20. Fratelli Carosi. Da sinistra: Mario, Clara, Valdimiro (Mario tuttora vivente).

Maria Teresa Carosi

Campo de’ fiori

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Album dei ricordi

Corchiano.Anno 1961.

Maurilio Sberna e sua figlia

Stefania Sberna.

Campo de’ fiori

Corchiano.Natale 1978.

Recita all’asilo.

Da sx: Michela Magrini,

Alessandro Profili,Maria Grazia Ferri,Romina Bernardini,

Simona Nardone, Fiorella Fioretti

ed il piccolo Fabio Nardone

(nella culla)

Campo de’ fiori

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Campo de’ fiori60

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