Cammino di Guido Menato

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CAM(m)INO di Guido Menato

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A booklet about my personal Camino de Santiago, from Saint Jean Pied de Port in France to Santiago de Compostela in Spain

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CAM(m)INO di Guido Menato

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“Mettendo un piede avanti l’altro, qui e ora, non c’è né vicino né lontano”.

SEKITO

Maestro zen

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CAM(m)INOdi Guido Menato

Questo è il diario scritto durante i 35 giorni passati a camminare, senza aggiunte e correzioni.

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16.06.2004 Padova_Parigi

Partenza da Venezia in orario con Volareweb alle 17.40.Mi accompagna Miki Mastropierro con Alvise e un altro. Caldo, afa, poco traffico. Arrivo a Parigi in orario. Orly.Prendo la Metro fino alla Place de la Bastille e lì mi incontro con Momo, sui gradini dell’Opera.Sempre uguale.Andiamo in metrò fino a Belleville e mangiamo pakistano.Belleville è ok, molta gente in giro, immigrati ma tranquilli: è bello stare seduti e vederli passare.La cena è ok, pago io, facciamo due passi e in metro andiamo a casa di Momo.

Canna, mi lavo i piedi (puzzano già...) e andiamo a dormire.

17.06.2004 Parigi

Parigi, camminata dalle 10.00 fino alla Tour Eifell, da casa di Momo.Poi fino alla Maison du Japon (Palais de Tokio) e visita a due mostre abbastanza insignificanti.

Che fare? Vado al Museè d’Orsay...

Museè d’Orsay:Odeon Redos (F), 1840-1916.

Molto carino e particolare, slavato, contorni sfumati, impressionista.

Solo turisti, frettolosi ovviamente e più interessati a farsi fotografare accanto al viso di Vincent che a guardare i quadri.

Le ragazze sono tutte giovani e impressionantemente grasse. Le ragazze inglesi sono tante Spicy Girl, i ragazzi francesi tutti come Eminem.

La sera mi butto un po’, dopo aver conosciuto Marina, la ragazza romana/radical chic/autonoma/borghese di Momo.

A cena con Momo vicino a casa sua, e poi da Luc a vedere la partita Francia-Croazia (2:2)

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18.06.2004 Parigi_St.Jeane Pied de Port

Primo incontro sul trenino che da Bayonne mi ha portato a St. Jeane Pied de Port, Danielczak Frèdeèric ; credo faccia il Cammino, invece camminerà per qualche giorno sui Pirenei. Gli racconto del Cammino, e mi guarda stupito...Tipo simpatico, 56 anni francese di origini polacche, occhi limpidi e profondi. Si fa 9 giorni di trekking sui Pirenei, 5 da solo, poi lo raggiunge la “girlfriend”, lui la chiama così.St. Jean è ok, molto carina.Anche qui scritte “INDIPENDENZIA” ovunque.Sono un po’ matti questi Baschi...

Ostello ok, ma ho scoperto che quello ufficiale è un altro, e meno caro...pà gravè.Stasera vado in cerca di un ristorantino con tv, c’è Italia-Svezia dei Campionati europei di calcio.P.S. non và la macchina fotografica, speriamo bene.

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19.06.2004 St.Jeane Pied de Port_Roncesvalles

Fatica, fatica, fatica...Pioggia, nebbia, freddo e vento!Non me lo aspettavo proprio!Primo giorno di Cammino, ma è ok.Sono stanco, si, ma anche eccitato. Ho sempre il sorriso sulle labbra, un po’ pazzo, un po’ beato. E quelli che incontro, da più lontano vengono, più sorridono...camminare porta alla beatitudine?Credevo che il molto tempo a disposizione mi avrebbe portato a pensare molto, invece cammino, cammino e non penso a nulla...è questa la beatitudine?Franco, 59 anni, fa la prima metà del Cammino, la seconda l’ha fatta l’anno passato. Costruisce vetrate per Chiese (costruisce=crea). E’ un’artista.Mi ricorda quelli di “turisti per caso”, ma è ok; anche se non credo che rimarremo assieme molto, ma avevamo lo stesso passo e da St.Jean Pied de Port in 7 ore esatte siamo arrivati a Roncisvalle. I Pirenei, su fino a 1400 metri a godere del panorama e...al massimo vedevo i miei piedi in mezzo alla nebbia.Poi una canadese di Toronto, 11 ore per arrivare! Ma le voglio già bene, quando è arrivata le ho dato due baci. Con lei un altro italiano, di Foggia: maglioncino di cotone azzurro con i bottoni, scarpe tipo Pittarello basse, neanche un Poncho: avevamo paura non arrivasse mai, ma ce l’ha fatta anche lui.Poi un tipo partito da Budapest (francese), una da Losanna con le scarpe da ginnastica (ma è già il secondo paio!), una non ricordo da dove ma ha già fatto 750 Km...mi sento quasi sfigato, ma non è così. E poi due simpatici danesi, lui cammina dal sud della Francia già da 750 km., lei lo ha raggiunto a St.Jean Pied de Port: Johanne e Martin.E ora sono a cena, 7 euro “menù del dia” (pasta scotta e trota con patatine fritte, e che ci azzecca?). Ma ste trote? Che l’ultima l’ho mangiata sopra Merano, come sono arrivate in tutti questi fiumi e scomparse dal mare? Mah.L’Ostello è bellissimo, siamo in 80, ma in una chiesa restaurata del ‘300, credo, e Roncisvalle è energetica.

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20.06.2004 Roncesvalles_ Zubiri

Dormito...malissimo, su 80 in uno stanzone, almeno 10 russavano in un modo disumano e non ho chiuso occhio, inoltre alle 06.00 in punto hanno acceso le luci e costretto ad alzarsi.

Mi sono vestito come un fulmine e sotto la pioggia e quasi al buio incamminato.Ero praticamente in trance e capivo poco.

Seguivo ancora la tipa che veniva da Annecy, sempre sorridente, silenziosa e che canticchiava in continuazione. Era proprio felice di essere lì a camminare. A casa aveva un marito e tre figli; gli ha semplicemente detto: ora mi prendo

del tempo per me, ed è partita.Quando l’ho incontrata aveva fatto 800 chilometri ed era a metà strada.

E l’altro tipo, quello svelto ma meno simpatico che veniva da Budapest. Ma li ho lasciati al primo bar dove ci siamo fermati a fare colazione. Così ho camminato per un bel po’ da solo.

Molta pioggia e freddo, ma foreste antiche e bellissime.Ancora monti, ma più dolci.

Solo incontri fuggenti oggi, gente che preferiva stare sola, come me.Facile l’inizio, durissima la fine. Dolori un po’ ovunque. Ma i dolori si spostano da un punto all’altro, e quindi non mi

preoccupano più di tanto. Se un dolore persiste a lungo in un punto, comincerò a preoccuparmi.Alla fine incontro uno svizzero. Mi serve per fare gli ultimi chilometri in cui mi sento veramente stanco. Viaggia con

uno zainetto, dorme in hotel e si fa portare i bagagli da un’auto. E fa il Cammino una settimana all’anno.Mah? O forse va bene anche così, in fondo anch’io sono un privilegiato in confronto agli antichi pellegrini. Ognuno ha

il suo Cammino, ognuno fa il Cammino di cui ha bisogno.Lo incontro ancora a Zubiri, dove passerò la notte. Stavo solo a prendere il primo sole e a parlare con un gatto e mi si

è seduto a fianco. Ha fumato un sigaro e parlato a lungo al telefonino. Mah. Eppure ha una faccia simpatica.Ostello primitivo ma sempre aperto. Più tranquillo.

Cena in un ristorante con Matthew, Johanne, Martin, una signora irlandese, Franco e Agostino. Ostello 5 euro, cena 9 euro e partita Portogallo-Spagna in tv. 1:0 e Spagna fuori dagli europei.

20.06.2004 Roncesvalles_ Zubiri

Dormito...malissimo, su 80 in uno stanzone, almeno 10 russavano in un modo disumano e non ho chiuso occhio, inoltre alle 06.00 in punto hanno acceso le luci e costretto ad alzarsi.

Mi sono vestito come un fulmine e sotto la pioggia e quasi al buio incamminato.Ero praticamente in trance e capivo poco.

Seguivo ancora la tipa che veniva da Annecy, sempre sorridente, silenziosa e che canticchiava in continuazione. Era proprio felice di essere lì a camminare. A casa aveva un marito e tre figli; gli ha semplicemente detto: ora mi prendo

del tempo per me, ed è partita.Quando l’ho incontrata aveva fatto 800 chilometri ed era a metà strada.

E l’altro tipo, quello svelto ma meno simpatico che veniva da Budapest. Ma li ho lasciati al primo bar dove ci siamo fermati a fare colazione. Così ho camminato per un bel po’ da solo.

Molta pioggia e freddo, ma foreste antiche e bellissime.Ancora monti, ma più dolci.

Solo incontri fuggenti oggi, gente che preferiva stare sola, come me.Facile l’inizio, durissima la fine. Dolori un po’ ovunque. Ma i dolori si spostano da un punto all’altro, e quindi non mi

preoccupano più di tanto. Se un dolore persiste a lungo in un punto, comincerò a preoccuparmi.Alla fine incontro uno svizzero. Mi serve per fare gli ultimi chilometri in cui mi sento veramente stanco. Viaggia con

uno zainetto, dorme in hotel e si fa portare i bagagli da un’auto. E fa il Cammino una settimana all’anno.Mah? O forse va bene anche così, in fondo anch’io sono un privilegiato in confronto agli antichi pellegrini. Ognuno ha

il suo Cammino, ognuno fa il Cammino di cui ha bisogno.Lo incontro ancora a Zubiri, dove passerò la notte. Stavo solo a prendere il primo sole e a parlare con un gatto e mi si

è seduto a fianco. Ha fumato un sigaro e parlato a lungo al telefonino. Mah. Eppure ha una faccia simpatica.Ostello primitivo ma sempre aperto. Più tranquillo.

Cena in un ristorante con Matthew, Johanne, Martin, una signora irlandese, Franco e Agostino. Ostello 5 euro, cena 9 euro e partita Portogallo-Spagna in tv. 1:0 e Spagna fuori dagli europei.

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21.06.2004 Zubiri_Pamplona

Partenza da Zubirri alle 07.10 un po’ più tardi, ho avuto mal di testa e mi sono dovuto fare la mia iniezione di Sumatriptan.Cammino faticoso all’inizio, mi sento spossato ma dopo un’oretta mi sento meglio. Cammino con molti altri oggi, l’aria è fresca, non piove ma non c’è sole.Strada piacevole lungo un fiume pieno di trote, senza particolari discese o salite. Da metà in poi lascio i due danesi (Johanne ha problemi con il ginocchio) e procedo con Matthew. Simpatico. Americano che aspira a diventare europeo.Scappa da qualcosa, ma non ho capito da cosa; probabilmente nemmeno lui. Magrissimo. Assente, presente. Lunghi silenzi. Lunghe chiacchierate. Abbiamo lo stesso passo e gli stessi dolori, e arriviamo insieme a Pamplona.Mura altissime circondano la città. Ricomincia a piovere e andiamo diretti all’Albergue. Ci raggiungono i due danesi, e ci prendiamo una stanza insieme.Pamplona è carina, ma non bellissima. La giro tutta, ma ho una bella tendinite ai talloni d’Achille. Speriamo bene.La coppia di danesi si fermerà un giorno qui per riposare. Mi mancheranno e mi sentirò un po’ più solo, ma mi sento anche contento: è un po’ come ricominciare. Stava diventando tutto troppo facile.Li incontrerò sicuramente più avanti, e il 24 Luglio a Santiago. La festa di S. Giacomo.Un prete donna. 24 anni e il sogno di diventare “pretessa”. E sono danesi, mica abitano dall’altra parte del mondo. Eppure fa uno strano effetto. E’ così “normale” lei. Abbiamo parlato molto questa mattina.

“Non puoi amare gli altri se non ami te stesso, non puoi capire se non conosci te stesso”. Siamo qui per questo, no?Ma lei è qui soprattutto qui per arrivare alla meta, a dimostrare a se stessa che ce l’ha fatta.La mia meta l’ho già raggiunta, ho lasciato Padova e ho cominciato a camminare...Santiago so già che la raggiungerò. O no?

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22.06.2004 Pamplona

Oh, oh…mi sono svegliato bene questa mattina, credevo avrei avuto la mia cefalea, invece niente. Ma appena ho cominciato a camminare mi sono reso conto che non ce la avrei mai fatta: infiammazione dei due tendini d’Achille (ha! Solo il tallone d’Achille

poteva fermarmi!).E così ho lasciato proseguire Matthew, e mi sono preso una stanza in una pensione con Johanne e Martin…

Il resto della giornata l’ho passato al “Caballo Blanco”, un bar all’aperto sulle mura di Pamplona con musica lunge, camerieri simpatici e toast eccezionali. Ho letto tutto il possibile, ma mi sono annoiato a morte…un salto all’internet point, una dormita e poi al pub

irlandese a guardare la partita: 2 a 1, disastro, Italia fuori dagli europei...un disastro di giornata.

23.06.2004 Pamplona

Notte con cefalea.Riprovo a partire la mattina ma...

Dolor, attesa, noia, stanchezza, esaltazione, amore, paura, sfiducia...c’è già di tutto in questo Camino.Che sia una piccola summa della vita?Sembra proprio il bignami della mia vita fin qua, sarà questo il suo significato?Non riesco a camminare, che palle!!Giornata noiosissima, dormo tutta la mattina, mangio qualcosa...la nostra stanza mi è strettissima, la testa mi dà noia, comincio ad innervosirmi.Torno al mio solito bar sulle mura. La giornata è magnifica. Sarebbe l’ideale per camminare, poche nubi bianche in un cielo cobalto, l’aria è fresca e ventilata. Ma mi tocca di rimanere qui. Leggo il giornale di ieri, finisco il mio libro, CHE NOIA!!Sto in camera con la gamba alzata un paio d’ore, ma divento scemo…esco ancora un po’, ma questa città la conosco a memoria, e non dovrei camminare.Se domani non riesco a camminare, mi affitto una macchina e giro la Navarra finché non mi passa il dolore, torno a Pamplona e

riparto, FUCK!Non mi è servito a molto camminare sui colli, correre, nuotare e andare in bici. I miei tendini e legamenti non hanno retto al peso dello zaino.

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17.06.2004 Parigi

Parigi, camminata dalle 10.00 fino alla Tour Eifell, da casa di Momo.Poi fino alla Maison du Japon (Palais de Tokio) e visita a due mostre abbastanza insignificanti.Che fare? Vado al Museè d’Orsay...

Museè d’Orsay:Odeon Redos (F), 1840-1916.Molto carino e particolare, slavato, contorni sfumati, impressionista.

Solo turisti, frettolosi ovviamente e più interessati a farsi fotografare accanto al viso di Vincent che a guardare i quadri.Le ragazze sono tutte giovani e impressionantemente grasse. Le ragazze inglesi sono tante Spicy Girl, i ragazzi francesi tutti come Eminem.

La sera mi butto un po’, dopo aver conosciuto Marina, la ragazza romana/radical chic/autonoma/borghese di Momo.A cena con Momo vicino a casa sua, e poi da Luc a vedere la partita Francia-Croazia (2:2)

24.06.2004 Pamplona_Puente de la Reina

Yeah!25 chilometri. Male, stanco, ma li ho fatti. E il paesaggio era fantastico.

Una Toscana senza cipressi, stradine bianche ondulate, vasti campi di grano, cicale e piccoli villaggi di pietra deserti.

Finalmente ho lasciato la «fucking» Pamplona e quella stanza inutile e oppressiva. Finalmente cammino di nuovo e ricomincio a nutrirmi delle sue endorfine.

Santiago mi sembra di nuovo più vicina alla fine di questo giorno.Dalla cima dell’Alto del Perdon ho visto la via percorsa fino ad ora, dai Pirenei fin qua. A tratti mi appariva lunghissima,

a tratti breve. Ma dinanzi a me si apriva la vasta piana che mi avrebbe condotto a Santiago…Mi spiace per Johanne, stasera è proprio crollata. Si è fatta un’ora di pianto. E’ la stanchezza. Oggi era distrutta. La sosta forzata aveva prodotto tensione. Sentiva che stava frenando il Cammino del suo ragazzo, ed è scoppiata. Ma domani ripartirà. E poi qui a Puente la Reina, accanto all’ostello c’è un gigantesco nido sulla cima di una ciminiera

spenta, e sopra due benaugurati cicogne, che di strada ne hanno fatta sicuramente più di noi.

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25.06.2004 Puente de la Reina_Estella

Oggi eravamo veramente noi tre, io (Guido! Come continua a chiamarmi Johanne) e i due danesi. Cantavo canzoni medioevali in danese ad un certo punto. Eravamo soli e molto uniti.Ma Johanne sta mollando...ieri sera una gran crisi di pianto. Era veramente stanchissima, ed è crollata. Il crollo ha anche portato le classiche domande: ma che sto facendo qui? Chi me lo fa fare? Sto sbagliando tutto?E oggi dopo un’ora dall’arrivo ha cominciato a vomitare. Non aveva digerito nulla del pranzo, il caldo e la fatica le avevano bloccato la digestione. Mi spiace, mi hanno aiutato molto in questi giorni, ma credo si dovranno fermare domani. E io non posso fermarmi ora. Mi prenderò un “dia” di riposo più avanti. Probabilmente ci incontreremo a Burgos.Che fine avrà fatto Matthew, Dove sarà arrivato?Oggi tappa non durissima, ma tra il male e il primo caldo, abbiamo tutti sofferto. Ci abbiamo messo moltissimo ad arrivare, verso le 17.30, 18.00. Ma abbiamo fatto molte pause, abbiamo bevuto moltissimo e per fortuna c’erano molte fonti lungo la strada, quelle che non troverò nella tappa di domani.Il percorso di oggi si snodava tra colline semi coltivate e qualche leggero rilievo in lontananza. Ancora campi di grano, pochissimi alberi, ma sembrava di essere più nel centro della Sardegna che nella Toscana della scorsa tappa.E tanto caldo...sembravano 40°, ma erano “solo” 30. E apre che farà molto più caldo più avanti. Il caldo ti sfianca proprio, ti costringe a bere moltissimo e fa passare la fame. E a me ovviamente fa venire mal di testa. Ma ad oggi ho fatto 113 chilometri e non è male. Circa 1/7 del mio viaggetto, he, he he...Adesso sono a Estella, mangio solo in un ristorante. Dopo tutti questi “menù del dia” e “menù del pellegrino”, con pasta scotta, vino acidulo e strane bistecche immasticabili, mi sono concesso un ristorante decente. Ma sto spendendo quattro volte tanto e non è nulla di eccezionale.Gli Ostelli in compenso sono tutti sui 5 euro, e non è male. A meno che non abbiate in stanza il danese della scorsa notte. Russava così forte che ci ha costretto a prendere i materassi e dormire nella sala delle postazioni internet.

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26.06.2004 Estella_Los Arcos

Ci saranno 60°.Sono all’ombra ma mi sembra di avere fumato dieci canne.Però è bellissimo, il cervello è spento, il corpo immobile, solo il ritmico pulsare del cuore nelle vene mi ricorda di essere vivo. Intense sensazioni di estate. Quella eterna della giovinezza.Che bello, il tempo si è fermato, proprio quello che cercavo.Non ho più con me alcun libro: uno l’ho finito e lasciato a Pamplona, uno l’ho spedito a Santiago.Eppure sto qui a non fare assolutamente nulla. Ho sonno, potrei dormire, ma voglio godere fino in fondo di questo intenso ozio. Ha, il “dolce contemplar le stelle”.

Il camminare ha due pregi ed un difetto:il difetto è che se a 500 metri da voi c’è la basilica di San Pietro, voi non li fate per visitarla, vi allunga la strada, già lunga.I vantaggi sono due: siete silenziosi, e se fa silenzio lo sentite in modo assoluto. E se c’è una cicala, un uccello, il vento, li sentite. Netti e nitidi.E poi siete così lenti che vi potete fermare ad osservare qualsiasi cosa (e vi accorgete di innumerevoli cose), un fiore, una farfalla, un sasso.

Oggi mixate le alture della Sardegna, le colline della Toscana e i suoi campi ordinati di grano, aggiungete un cielo blu del sud, un’aria secca e ventilata, lunghe stradine bianche, non una casa, non una strada e avrete la tappa di oggi.Sublime.Toglietevi le scarpe da montagna e scoprite di non sentire quasi male al tallone con i sandali e sarà estasi.Questa tappa da Estella a Los Arcos valeva la fatica e il dolore fin qui provati.Un difetto?I villaggi e le cittadine spagnole fin qui visti hanno piccole chiese bellissime, cattedrali importanti, castelli imponenti, ma il resto è insignificante. Però un cosa è qui meravigliosa, gli uccelli. Uccelli rapaci alti nel cielo vi accompagnano ovunque, e appena arrivate in un paese, soprattutto al tramonto, il cielo risuona del canto di centinaia di rondini, e i sottotetti delle case sono pieni dei loro nidi.Ma in Italia gli hanno tolto il permesso di soggiorno? O sparano un po’ troppo? E poi le cicogne, già due nidi enormi nelle ultime tappe. Oggi due altere e sgraziate dominano dal campanile della “iglesia”.Bellissimo e inaspettato. E più avanti mi dicono ne vedremo a centinaia.

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27.06.2004 Los Arcos_Logronjo

Tappa noiosa.Siamo entrati in Rjoca, ma abbiamo camminato molto su asfalto.Siamo a Logronjo, città ok, sembra un po’ di essere a Napoli, fa molto caldo, la città è diroccata. Ma manca il mare.A camminare con i sandali mi sono venute le vesciche. Più che un Cammino, una Via Crucis. Domattina provo a comprarmi un nuovo paio di scarpe, vedremo. Tappa lunga e gran caldo, inoltre la farò durante il giorno. Speriamo bene.

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28.06.2004 Logronjo_Nàjera

Abbiamo dormito in albergo, io mi sono preso una singola, un po’ per lasciare intimità ai danesi, un po’ perché hanno deciso di partire prestissimo e io invece la mattina andrò in cerca di un paio di scarpe.Che trovo, e per fortuna vanno bene. Ho ancora le vesciche date dai sandali, ma cammino bene. Anche perché è quasi piana la tappa, e il tempo è nuvoloso.Cammino veloce, ma la tappa è lunga (30 chilometri) e noiosa, inoltre per buona parte corre parallela e vicina ad una statale trafficata.Ho camminato sempre solo, a parte i 2 chilometri finali, in cui ad una sosta mi ha raggiunto un prete francese.Il prete è completamente gay, e ad un certo punto sembra talmente poco un prete (glie l’ho anche detto e si è imbarazzato!) che ho pensato si fosse travestito per importunare impunito i pellegrini.Ha detto che vuole convertire gente, gli ho detto di cominciare da me, al che dopo mezz’ora di discussioni ha mollato, esausto, e ha cambiato discorso. Ha! Pretino da strapazzo.Alla sera ho dovuto difendermi dalle sue avances, ma lo rincontrerò nei prossimi giorni.I danesi cenano in un ostello (si fanno della pasta...), io da solo, non è male, ma sono indeciso, non so se continuare il Cammino da solo o stare con i danesi: loro continuano a cercarmi e vogliono stia con loro, oltretutto mi aiutano molto, sono simpatici e gentili, ma sento l’impulso a camminare da solo, come a rendere l’impresa più dura e autentica.

A proposito di pasta, il piatto più preparato del Camino, ecco la pasta preparata da un coreano in ostello:prendete un pentolino stretto e alto di quelli piccoli per il latte, riempitelo di sugo di pomodoro senza aggiungere altro condimento. Fate bollire, aggiungete poi una manciata di spaghetti non prima però di averli rotti in piccolissime parti. Cucinate poi il tutto fino a che una parte degli spaghetti, non coperta dal sugo, si sia ben bruciacchiata. Mescolate bene prima di servire sul piatto.

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29.06.2004 Nàjera_St. Domingo de la Calzada

“La vita è molto breve, e le donne brutte sono molto lunghe”

E. HEMINGWAY

A Najera ero arrivato tardi, e dormo in un secondo Albergue, molto carino con poca gente.Mi sveglio ultimo, finalmente riposato.

Parto all’alba, e uscendo da Najera mi ritrovo in una salita tra i boschi, prima, e poi tra le colline e le vigne della Rjoca, immerse in una luce “asiatica”, dolce e umida. Cammino quasi sempre solo, ed è un piacere.

Tappa bella e non caldissima. Il sole brucia, ma l’aria è fresca e tersa.St. Domingo mi piace molto, è rilassata, calda e lenta. Arrivo presto, vado nell’Albergue e poi all’ufficio postale (Correos) per spedire le scarpe da montagna ad Astorga. Lì troverò nuovamente montagne e forse pioggia e mi serviranno. Poi

vado in piscina e mi rilasso il pomeriggio, cercando di “uniformare” un po’ la mia abbronzatura da muratore.Doccia, lavaggio indumenti, yoga e poi cena solo, infine a letto.

La notte la passo su un divano in cucina perché è impossibile dormire in stanza, ma lo stesso la nottata è da incubo.Nelle tappe scorse ho incontrato uno spagnolo, che cammina una settimana all’anno e viene seguito dalla moglie in macchina che trasporta i bagagli. Incredibilmente con lui riesco a parlare per ore in spagnolo. E lui è un vero spagnolo: religioso, anarco-zapatista, madrileno, che conosce tutta la Spagna ma non è stato da alcuna altra parte,

sposato a 17 anni, ama il vino e il cibo.Mi offre sempre il caffè o la colazione (ma gli spagnoli sono fin qui tutti generosi), ma è anche molto oppressivo, mi

da sempre appuntamenti, mi invita a cena, etc.come un siciliano!

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30.06.2004 St. Domingo de la Calzada_Belorado

Cammino solo, bene, bella giornata. Nel secondo tratto mi accompagna lo spagnolo e il tempo passa in fretta.Belorado è orribile, ma quasi tutti i paesi qui lo sono, ma l’Albergue è delizioso, e ci prepariamo una cena fantastica io e i danesi, che dividiamo con una coppia di fondamentalisti americani.

Non c’è nulla da fare, sono in ogni caso fondamentalisti gli americani: pro Bush/anti Bush, bianco o nero, no middle way. Del resto la loro forza origina da lì, dal loro essere ancora ideologici, al contrario di noi europei, che dopo nazismo e comunismo le ideologie le abbiamo sotterrate sotto metri di terra. Naif, ecco come sono, un po’ ridicoli ai nostri occhi, ma ancora capaci di credere ad un idea, ad un ideale, e in questo anche molto più forti e micidiali di noi.

Yoga, free sex, vegetariani, mangiano funghi allucinogeni e vivono a San Francisco, come nei film!Ma se si avvicina uno con una sigaretta schlerano e impazziscono: “I can’t believe you walk the hole day and then you smoke a sigarette!” Hey men, tranquilli, è solo una sigaretta!Anche loro come Bush, naif e ideologici fino al midollo.

Ma la serata è magnifica, mi sento così bene che faccio fatica ad addormentarmi.

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01.07.2004 Belorado_San Juan De Ortega

Mattinata (molto mattinata! Partenza alle 05.30) praticamente tutta passata a camminare su asfalto lungo una statale trafficata di camion. E’ strano come mi sveglio in trance, è buio, tutti armeggiano con i loro zaini, non parlo con nessuno e parto nel buio. Sono in trance e cammino a passo di lumaca fino al primo villaggio con un bar in cui poter fare colazione. Ma è bene così, mai un giorno in cui abbia pensato: che palle, non ho voglia, quanti chilometri, piove, etc. Mi alzo e cammino.E poi dopo colazione sono felice. E comincio a camminare seriamente.In questa tappa, dopo giorni di campi ondulati, ricominciano i monti, e sono i benvenuti. Saliamo fino a 1100 metri, circondati da boschi di querce. Amo le querce, ma solitamente sono quelle solitarie in mezzo o ai bordi di boschi di altre piante. Qui sono boschi interi di querce, e sembrano antichi.Vedo che nonostante la salita siamo felici e scherziamo. Con noi c’è Beatricé, Bea, una ragazza svizzera che cammina da Losanna e che avevo già incontrato a St. Jean Pied de Port, sempre sorridente. Il cammino si fa bellissimo, la terra è rossa, i boschi si alternano di querce e di pini, e il cielo è terso e blu.Non fa caldo.E dopo un pò appare tra i boschi e circondato dai campi il Monastero di St. Juan de Ortega, la nostra meta.Un luogo mistico, isolato dal mondo, assolutamente silenzioso. Un silenzio ed una pace che ti si insinuano dentro. Mi spiace per quelli che non si fermano e proseguono, soprattutto perché l’Albergue è spoglio e sporco.Qui sto assolutamente e totalmente bene. Sono invaso da pace e calma. Il tempo non esite. Il cervello cessa di funzionare e di “parlare”. Vivo solo di sensazioni tattili ed olfattive. Il sole è caldo e amico fino a tardi. Il vento accarezza e rinfresca. Non serve assolutamente altro. Non leggo. Parlo pochissimo. Mi concedo 20 minuti di yoga su un prato al tramonto, e calore mi riempie il corpo.

E’ strana questa sensazione del cervello che smette di parlare.Prima della partenza credevo che durante questo Camino avrei avuto molto tempo per pensare...concetto vago, ma chiaro: molto tempo e solitudine. Quindi penserò molto. In realtà dopo il secondo giorno ho completamente smesso di pensare. O meglio, il silenzio dei primi giorni mi ha fatto scorgere il fatto che il nostro cervello continua costantemente a parlarci, non ha immagini, a parte il sognare nel sonno, ma “visualizza parole”. Deve essere molto faticoso! In una situazione normale usiamo il 90% di cervello e un 10% di corpo. Nel Camino invece la componente corporea diviene dominante. Conta il bere, il mangiare, il dormire, i dolori, l’efficienza fisica. E così finalmente il nostro cervello, o la sua parte più cosciente, si spengono. Ed è così che si acuiscono i sensi: i profumi si sentono più intensamente, la vista è più nitida, le sensazioni tattili sono vigili.

Credo che qualcuno la chiamerebbe meditazione.

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02.07.2004 San Juan De Ortega_Burgos

Oramai non cammino più, corro.Il dolore è scomparso e il corpo risponde a tutti i comandi e alle sollecitazioni. E’ una sensazione piacevole, ma segna un cambiamento. I primi dieci giorni il dolore e la fatica dominavano, ed erano la spinta per trovare la forza di proseguire. Ora sono scomparsi (quasi).

Ed è la mente che prende il sopravvento. E’ in essa che vanno cercate le motivazioni per proseguire. Ed è altrettanto difficile.Tappa in discesa. Dominata dalla periferia industriale prima e popolare poi di Burgos. Ma la città è molto bella. Ed il clima fantastico,

semplicemente perfetto, e basterebbe questo per sentirsi bene.Prendo una singola in una pensione per non dover dipendere troppo dagli orari dell’Albergue. Oggi è festa a Burgos, la Fiesta di San

Pedro, e se resisto al sonno me ne voglio godere un po’.

“Ho ritrovato il senso delle proporzioni. Hai solo bisogno del senso delle proporzioni”.

E. HEMINGWAY

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03.07.2004 Burgos_Hornillos del Camino

Mi sono quasi “ubriacato” ieri sera a Burgos, e fino agli orari spagnoli della Fiesta non ho resistito. Ma ho girovagato a lungo per la città, e non era male.Però è stato strano. A camminare e a non far nulla in piccoli villaggi sono tranquillo, ma in questa città sento quasi “l’obbligo” di fare qualcosa, e mi sento solo, a stare solo.Parto da Burgos tardi, e mi perdo ancora un po’ nella città presa dalla luce del mattino.In giro i bar sono ancora aperti, e qualche tardivo avventore barcolla per le vie.Esco da Burgos lentamente, e la campagna mi circonda da subito.

Anche la periferia di Burgos è ok.Noto da essa cosa si intenda con i progressi economici della Spagna in questi anni: università ultra moderne, palestre ovunque, traffico regolato e ordinato, monumenti ben restaurati e cantieri ovunque (autostrade e treni ad alta velocità soprattutto). Ma molte case sono ancora di aspetto povero e modesto, come anche le automobili e i piccoli villaggi brutti ed abbandonati. Quasi il contrario che in Italia, dove le case sono curate e rammodernate e la cosa pubblica tralasciata.

Dopo Burgos si sale alla prima Meseta, e sono trepidante.La salita è dolce, e la prima impressione è data dal silenzio rotto solo dal vento.Anche qui la Spagna è diversa dall’Italia: traffico nelle città, ma modesto rispetto all’Italia e praticamente assente sulle strade di campagna. Mi vengono in mente le file di camion sulle strade di campagna venete...Al fine della salita mi apre dinanzi la Meseta: è arida, fa caldo ma c’è vento, ma l’impressione è meno dirompente di quel che mi aspettassi, e anche la sensazione di isolamento tanto descritta nelle guide, e tanto cercata, non così estrema.Ma il silenzio mi rende felice, sento solo i miei passi e il vento.Grande silenzio.Spazi infiniti. Mi sembrava di nuotare in un oceano dorato. E come soffitto un cielo blu luminosissimo.Arrivo di volata a Hornillos, minuscolo villaggio raccolto intorno alla chiesa, l’Albergue e un caffè-ristorante.L’ideale dopo una camminata nel nulla. Un altro nulla. Nulla da fare, nulla a cui pensare.Solo ripercorrere i gesti oramai divenuti quotidiani: la doccia, lavare gli indumenti, stenderli ad asciugare, prendersi cura dei piedi, riposarsi, prendere un caffè, leggere la guida per informarsi sulla tappa dell’indomani…gesti consueti e rassicuranti, oltrechè necessari.Dormo bene e mi sento tranquillo.

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04.07.2004 Hornillos del Camino_Castrojeriz

Mi sveglio più tardi, raggiungo i danesi e la giornata passa conversando piacevolmente con Martin.Arrivo a Castrojeriz riposato e vorrei proseguire, ma gli altri sono stanchi.

Quando verso l’una arriviamo nei paesi sembrano sempre deserti, tutto ricomincia verso le 17.30 quando riaprono i negozi.Castrojeriz è uno strano paese, stretto, lunghissimo, attorcigliato alla base di una collina sovrastata dai ruderi di un castello. La

giornata scivola via veloce, un po’ insulsa. L’Albergue è tenuto bene, da due tipi simpatici.Lei poi scopro essere anche la dottoressa del paese, a disposizione gratuita dei pellegrini. Così ci facciamo tutti curare un pò i nostri

acciacchi.

Strana sensazione: il Sindaco, barbone, sandali e maglietta Patagonia gestisce l’Ostello (gratuito, nuovo, pulito) con l’aiuto della dottoressa (giovane, carina, simpatica). Belli questi due, così moderni che decidono di vivere in questo sperduto villaggio spagnolo

che sembra uscito dal medioevo.Sembrano felici.

La sera purtroppo mi viene mal di testa, ma la mattina, tardi, mi sveglio in forma.

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05.07.2004 Castrojeriz_Fròmista

Tempo incerto al mattino e fresco.Cammino come un treno su per la salita alla seconda Meseta e presto raggiungo gli altri. Bellissima la vista dall’alto dei campi di grano infiniti e del cielo plumbeo.Fromista è minuscola ma ha una piscina carina in cui passiamo il pomeriggio. Dopo tanto sole e terra l’acqua è un elemento molto piacevole. In piscina un’inserviente ci tratta in modo rude. Anche con Johanne, ritornando sull’argomento, notiamo che gli spagnoli sono altalenanti tra grandi profusioni di attenzioni e giovialità, e momenti di rudezza e spregio. Mi spiega che in Danimarca le cose sono più omogenee. Mai grandi slanci, ma mai comportamenti scorretti. Sempre molto gentili e corretti. Capisco cosa intende, e mi rendo conto che in Italia è come in Spagna.Cena “del Pellegrino”, come sempre e a letto presto. In camera ci ritroviamo con tre ragazze spagnole giunte tardi, di cui una molto carina. Spero di rivederla.

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06.07.2004 Fròmista_Carriòn de Los Condes

I mal di testa mi hanno perseguitato in questi giorni, e l’umore è un po’ nero. Inoltre le punture mi aumentano a tal punto le infiammazioni alle articolazioni che alla fine della tappa trascino la gamba destra.

La tappa è piatta, solo campi di stoppie e di grano intorno.Il clima è mite, non fa caldo, il sole è forte ma un leggero vento mitiga tutto.

La cittadina è più grande delle ultime visitate e ci sono negozi di ogni tipo. Ma il mio umore rimane nero.Cerco anche la ragazza spagnola, ma non la trovo. Vado a letto ma faccio fatica ad addormentarmi.

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07.07.2004 Carriòn de Los Condes_Terradillos de Los Templarios

Parto tardi.Cammino in compagnia di un signore australiano all’inizio.Il resto solo solitudine; 17 chilometri iniziali senza nulla. Tutto piatto, una strada dritta, senza un rilievo, una curva, un albero, un monumento.Ma fa freddo.Incredibilmente freddo. Un vento che si fa fatica ad avanzare.E’ quello che cercavo. Solitudine ed elementi forti.Arrivo a Terradillos all’Albergue. Il villaggio è minuscolo, i danesi mi aspettano in camera, che è da quattro, e si sta tranquilli.Dormiamo molto, e il pomeriggio lo passiamo al chiuso. Piove e fa freddo. Così scriviamo e parliamo, aspettando la cena.A cena incontro una persona di Bruges, Belgio. Sta camminando da lì, 66 anni, vestito in modo impeccabile. Ha visto tutto il mondo in vita sua, e ha partecipato anche alla Admiral’s Cup!

08.07.2004 Terradillos de Los Templarios_Bercianos del Real Camino

Tappa lunga e noiosa.Noiosissima.

Tempo freddissimo.Ho rotto la macchina fotografica digitale a Carrion de Los Condes, in un modo molto banale. Perdo molto tempo in cerca di informazioni su dove possa far riparare la macchina fotografica a Leon, ma senza successo. Almeno “prendo in prestito”

un materassino di gomma, in quanto il mio lo avevo lasciato nell’Hostal dove ho dormito a Burgos.Fucking camera! E’ ridicolo aver fatto 200 foto da St. Jean Pied de Port a Burgos, e non poterne fare più fino a Santiago...

AARGHHH!!Avevo quasi deciso di fare tre tappe in due giorni per arrivare a Leon di venerdì e cercare un laboratorio fotografico che

potesse ripararla, ma alla fine ho lasciato perdere, era probabilmente inutile.Raggiungo nel pomeriggio gli altri a Bercianos del Real Camino (orribile e abbandonato da Dio), e mi sistemo nell’Albergue

più simpatico trovato sino ad ora. Due i motivi:gli hospitalero, due olandesi matti e simpaticissimi che ci offrono un’ottima cena, e anche un’abbondante colazione

accompagnata da un buon caffè preparato nella moka. Dopo cena la regola numero 1: o a messa, o a lavare i piatti.Ovviamente lavo i piatti, e sono tantissimi, ma poi gli olandesi mi portano al bar e mi offrono birra e caffè.

Dentro di me si radica sempre più la convinzione che gli olandesi siano la popolazione migliore del mondo.

Il secondo motivo per cui ricorderò sempre quell’albergue è la regola per cui le finestre vanno sempre tenute aperte.Sopra le nostre teste tra le travi in legno infatti nidificano le rondini, e devono poter entrare e uscire a piacimento!

E’ meraviglioso mettersi a dormire e vederle svolazzare per la camera e sentire i piccoli cinguettare reclamando cibo.

Rondini=Swallow.

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09.07.2004 Bercianos del Real Camino_Mansilla de Las Mulas

Un’altra tappa noiosa, ma meno freddo; comunque al mattino sempre pantaloni lunghi, pail e giubbetto impermeabile: sembra impossibile di essere a luglio in Spagna, il tempo è quello delle Alpi in estate.

Cammino con i tre danesi, incrociando di continuo la comitiva di australiani.L’Albergue è pieno, ci dirottano quindi al camp, il campeggio allestito per i pellegrini: bar, docce, lavabi e grandi tende

con materassi; ottimo e gratuito. E immerso nel verde. Spero solo di non avere freddo quella notte...Stranamente mi parla una ragazza finlandese che vedo ormai da una settimana e cammina con gli australiani.

E’ molto appartata e silenziosa, e pensavo avesse l’intenzione di starsene per i cavoli suoi.Ma forse è solo il modo di porsi dei nordici.

E mi chiede “Are you danish, german or italian?”Confused, la ragazza, certo che vedermi sempre con tre danesi, sentirmi parlare in tedesco e italiano, capisco che

possa ingenerare una qualche confusione.E’ ok, ha degli occhi profondissimi e un atteggiamento che non è nordico, è proprio finlandese: silenti, distaccatissimi,

intimi fino al midollo.Non ti guardano negli occhi quando ti parlano, ma quando lo fanno ti trafiggono e sembra ti stiano scavando

dentro.

p.s. un freddo tremendo quella notte...e ho dormito con calzini, pantaloni, maglietta e pail!

10.07.2004 Mansilla de Las Mulas_Leon

Passeggiata.Scampagnata.Molta carrettera, ma siamo un gruppetto: io, i danesi, la finlandese, Bea/Beatricé, e uno spagnolo (Felix) di Barcellona.La giornata passa velocemente.A Leon ci dividiamo, e noi 4 andiamo in cerca di un Hostal, che troviamo. E’ pulito e ha anche la tv in camera.Leon è carina, la cattedrale interessante fuori, ma meravigliosa dentro.Passeggiando per le viuzze del centro incontriamo molti dei compagni di questo Camino. Anche gli australiani e la finlandese, che vuole vedermi, e uscire con noi.Faccio un po’ di acquisti, una macchina fotografica nuova (non digitale e da pochi soldi) delle magliette e un maglione leggero.Faccio una doccia, la barba e con i vestiti nuovi mi sento un’altra persona. A cena siamo io, i danesi e un norvegese coglione e buzzurro di nome Ulah…un coglione appunto, presissimo da Kirsten, motivo per cui mi odia.Martin ci porta in un ristorante di quelli che amo al primo colpo: semplice, in una piazzetta discreta ma animata, poco costosa (9 euro a testa!) con piatti tipici e semplici.A fine cena ci raggiunge la finlandese.Fin qui tutto bene, ma poi tutti cominciano a bere e le preferenze di ognuno prevalgono, e alla fine la serata va in merda. La finlandese se ne va senza farsi più sentire, Ulah fa cazzate ed è ubriaco spolpo, Johanne non vuole lasciare Kirsten da sola. Allora decido che è meglio tornarcene in albergo.

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11.07.2004 Leon

Penso un po’ alla finlandese, e mi sento un po’ in colpa per averla in un certo modo convinta a rimanere e ad abbandonare gli australiani, ma in fondo si è comportata come una cretina la sera precedente, e il senso di colpa scompare.La giornata è da dimenticare. 3 punture di Imigran, e il cuscino come compagno.on Momo vicino a casa sua, e poi da Luc a vedere la partita Francia-Croazia (2:2)

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12.07.2004 Leon_Villar de Mazarife

Tappa breve, paesaggio finalmente ondulato, con alberi qua e là. Un percorso piacevole e breve.Arrivo a Villar de Mazarife riposato, ed è presto; inoltre l’Albergue è spartano ma simpatico: ha un piacevole patio interno, e sulla balconata al primo piano che lo circonda ci sono molti materassi in terra dove faccio la “siesta”,

leggendo El Pais, e un po’ del mio libro.La cena ce la prepariamo in Albergue, i danesi la pasta (!) io un’insalata ed il nostro ormai quasi quotidiano dessert:

flan.Tutto è easy ed ok, c’è anche il giovane americano di Houston Texas (ha 4 milioni di abitanti, la 4° città degli Stati

Uniti!).Oggi è pimpante e simpatico, al contrario dell’altro giorno in cui voleva starsene per i cavoli suoi.

Alle 22.00 sono già a letto, c’è sempre stanchezza a quell’ora...

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13.07.2004 Villar de Mazarife_Astorga

32 chilometri, tappa lunga. Ma il paesaggio è incantevole e rilassante. I primi 10 chilometri sono pianeggianti e si snodano su una strada in asfalto non trafficata in mezzo a campi. Molta acqua, canali, fiumi. Per la prima volta ho la visione complessiva della strada che mi attende quel giorno: con il sole dell’alba alle spalle vedo dinanzi a me in lontananza i monti ai cui piedi si trova l’arrivo, Astorga. E sono piccolissimi. Mi sembra impossibile che in un giorno, a piedi si riesca a fare tutta quella strada. Ma con calma, un passo dinanzi all’altro, si riesce.La seconda parte della giornata si sale e scende tra dolci colline. Ma che paura!Appena superato da una coppia di spagnoli, mentre stavo mangiando qualcosa, tre cani tra cui un mastino, si avventano ringhiando e abbaiando sugli spagnoli. Con difficoltà e grazie alle racchette che hanno, riescono a scacciarli. Io nel frattempo mi sono armato di tutti i bastoni che sono riuscito a trovare nei paraggi. Sono convinto che sarò assalito, ma fortunatamente il mastino, il capo branco, decide dopo avermi squadrato e ringhiato, di ignorarmi e torna sui suoi passi, mentre due un po’ seccati continuano a lanciarmi occhiate feroci…sono così pronto a battermi che non ho nemmeno paura.Gli ultimi chilometri sono stancanti, ma Astorga è una città carina. Piccola, raccolta, tranquilla ma vivace e ben curata. Bella la Cattedrale, orribile una villa “castello” disegnata da Gaudì e destinata ad un inutile “Museo del Pellegrino”.Dopo un breve riposo e una passeggiata per il centro, mi fermo in dei bei giardini a fare un po’ di yoga. Il tempo è splendido, l’aria rilassante. Due ragazzine vestite da pallacanestro, con il pallone fra le gambe, mi osservano incuriosite. Così alla fine le insegno alcune posizioni, e ci facciamo anche qualche foto.Mi si apre il cuore e una pace profonda mi riempie.

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14.07.2004 Astorga_Rabanal del Camino

Tappa bella, lunga ma fattibile. Caldo, ma secco e sopportabile.Cammino solo, l’aria e il cielo sono bellissimi, e da due giorni il paesaggio si è rifatto bello. Mi ricorda molto la Sardegna e il suo interno, anche se qui siamo sui 1000 metri di altitudine.Finalmente poi anche i villaggi attraversati sono finalmente carini, mi ricordano quelli del centro Italia, dopo quelli orribili, molto sudamericani delle Mesetas e di altre tappe.Dominano le costruzioni in pietra grezza, semplici ma con verdi cortili interni.Si nota immediatamente come questi villaggi vivano e sopravvivano esclusivamente dei proventi portati dai pellegrini: in tutti un Albergue, alle volte un Hostal o una Casa Rural, una “tenda” di alimentari e un caffè/ristorante con l’immancabile “menù del pellegrino”.Nonostante il bel paesaggio, gli ultimi chilometri per giungere a Rabanal del Camino sono duri. Ma il paese, e soprattutto l’Albergue gestito dalla “Confraternita di St. James” inglese, meritano tanta fatica.L’Albergue è perfetto (a parte la mancanza dei cuscini), la colazione ottima, ma soprattutto c’è un bel e tranquillo giardino, in cui dormicchio un po’ e faccio i miei esercizi di yoga.Ho con me un Corriere della Sera fortunosamente trovato ad Astorga, e vengo notato da una troupe del TG5 che sta facendo un servizio per Rete4 sul Camino.Mi chiedono se possono farmi un intervista: mi prende il panico, e ovviamente rispondo di no. Alla sera mi faccio ancora una passeggiata intorno al paese e mi assaporo il tramonto.

La cena è preparata dai danesi: pasta fredda! (Ma come avrebbero fatto a vivere senza pasta?)

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15.07.2004 Rabanal del Camino_Molinaseca

Tappa di montagna.Abbiamo raggiunto i 1500 metri, il punto più alto del Camino, ma l’ascesa è quasi sempre dolce, e io mi sento pieno di energia.Ma oggi è soprattutto tappa di discesa, una lunghissima discesa fino a Ponferrada, la meta della giornata, che non raggiungeremo.Stranamente qui sui monti, soprattutto sul versante che affrontiamo dalla cima in poi, sento più intensi i profumi delle erbe mediterranee, e mi viene una certa nostalgia del mare.Qui i villaggi diventano ancora più belli, e dominano i tetti fatti di sottili scaglie di pietra nera, che li rende unici e originali.Sono anche molto più puliti, ordinati e curati.Che l’aria di montagna influenzi questa propensione?Ma la vera perla di questa giornata, e la ragione per cui non raggiungeremo Ponferrada è Molinaseca.Un’oasi.La giornata è molto calda, e il terreno molto arido, ma questo villaggio, di per sé molto carino, è attraversato da un Rio, che qui forma un meraviglioso bacino naturale, sormontato da un bellissimo ponte romano.Impossibile resistere alla tentazione, e dopo due minuti mi tuffo!Inevitabile fermarci qui, e il pomeriggio lo passo leggendo steso sull’erba, chiacchierando con i pellegrini conosciuti di passaggio, e con brevi bagni.La sera dormiamo in tenda in un rifugio, non prima di aver ricevuto le mie medicine, grazie ad un Hospitalero gentile, che me le ritira a Ponferrada (me le sono fatte spedire via DHL dall’Italia). Decisamente le due tappe più emotive del Camino, insieme a quella che mi ha portato a Los Arcos, e il pomeriggio lì trascorso.

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16.07.2004 Molinaseca_Villafranca del Bierzo

Forse la tappa più faticosa fino ad ora.Lunga, circa 32 chilometri, in saliscendi, con l’attraversamento di Ponferrada (noioso) e di una campagna (brutta).E un gran caldo.A Ponferrada hanno dovuto dare l’ossigeno ad una pellegrina che ha avuto un colpo di calore. A Villafranca ho visto una ragazza piegata in due a vomitare per il caldo e la fatica.Il tardo pomeriggio a me viene mal di testa. Ma molti sono stati male per il caldo in questi ultimi due giorni per i colpi di calore e le insolazioni.Domani saliamo fino a O Cebreiro, e partiamo alle 05.00.

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17.07.2004 Villafranca del Bierzo_O Cebreiro

Parto alle 05.10, con un sonno incredibile.Il rifugio apre solo alle 06.00, così sono costretto a scavalcare una staccionata (alta) per uscire.

Le prime ore sono al buio, lungo una strada asfaltata. Poi mano a mano si sale, e la luce del giorno mostra i bei boschi di questi monti.

Molti piccoli villaggi e tanta fatica oggi.Salita dura, caldo.

Finalmente giungiamo a O Cebreiro.Il paese è molto bello, ma come immaginavamo, straripante di comitive di ragazzini spagnoli vocianti e casinisti. Si fanno quasi sempre portare gli zaini, e all’arrivo hanno il catering che gli prepara la cena...e il più delle volte ci rubano

gli ultimi posti nei letti degli Albergue.Infatti stanotte dovremo dormire per terra.

Questo, la stanchezza e l’ennesimo mal di testa oggi mi hanno veramente sfiancato.

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18.07.2004 O Cebreiro_Triacastela

Dopo una notte quasi insonne, con un caldo allucinante, continuo russare e il duro del pavimento. Con dolenti ossa, mi sveglio alle 05.00, anche se non volevo, e trovo fuori dalla finestra...la nebbia!Partiamo quindi al buio e con la nebbia come compagna, e l’umore è nero.Inoltre la comunità del Camino, fatta di pochi intimi che oramai si conoscono, anche se a distanza, per i continui ricongiungimenti e incontri inaspettati, è sfaldata.Predominano le comitive, soprattutto di vocianti ragazzini spagnoli, che si fanno alcune tappe in bus, si fanno trasportare i bagagli dai taxi, hanno gli Albergue prenotati e alle volte i cuochi al seguito...la magia si è rotta; e sì che la meraviglia della Galizia meriterebbe rispetto e silenzio.Ecco cosa non c’è più.Il silenzio è sparito.La tappa è finalmente facile, tutta in discesa, l’aria fresca, poche nubi riparano dal sole.Ci permettiamo un Albergue privato, più comodo, e facciamo un meritato riposo pomeridiano.

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19.07.2004 Triacastela_Barbadelo

Giornata tranquilla: tempo nuvoloso ma senza pioggia, ambiente sereno, tutto molto verde alle volte sembrava di trovarsi in un “tunnel” di alberi.

La mattina Kirsten ha avuto il suo piccolo “crollo” psicologico: sosteneva di avere crampi allo stomaco, credo somatizzasse la fatica e lo stress degli ultimi giorni. Sembrava si dovessero fermare un giorno a

Triacastela, e dentro me un poco ne gioivo: finalmente di nuovo solo!

Sono contento di aver deciso di andare a Finisterre dopo Santiago, a riassaporare il gusto della paura della solitudine.

La sensazione di essere totale padrone delle proprie scelte, la libertà di seguire le proprio esigenze e sensazioni, la paura di essere l’unico colpevole dei propri errori e unico protagonista dei propri dubbi.

Barbadelo è minuscola, non vi è nulla. Prendo una stanza in un Hostal e cedo il mio sofa a Kirsten, che sta poco bene.

Ceno all’Hostal, a tavola ho uno svizzero e una svizzero/tedesca: hanno fatto il Camino da Somport, l’inizio a piedi fino a Logròno, poi hanno comprato due bici e pedalato fino ad Astorga, lì le hanno regalate ad un Hospitalero, ed ora hanno ripreso a camminare: non male, sempre meglio che prendere un autobus come

purtroppo fanno in molti.

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20_21_22_23.07.2004 Barbadelo_Ventas de Naròn_Melide_Alto de Santa Irene_Santiago

Insieme questi quattro giorni gallieghi. La stanchezza mi fa dimenticare di scrivere e i ricordi si fondono.Molto caldo, umidità, strani e inaspettati boschi di eucalipto: maestosi, ma improbabili, che ci fanno qui?

Albergue sempre pieni, per fortuna a Ventas troviamo posto in uno privato, e tiro un sospiro di sollievo. Un’altra notte di poco sonno sarebbe stata micidiale.

Rilassante il pomeriggio a Ventas, in mezzo al nulla dopo una tappa dura e soprattutto lunghissima.Passo il tempo a fare yoga su di un prato con un gregge di pecore a farmi compagnia prima, Kirsten poi.

Il giorno seguente lo ricordo per l’orribile Hostal in cui dormo a Melide perché l’Albergue è già pieno (c’è gente che si mette in coda alle 10.00 di mattina?), e per la porta di vetro della camera che mi fa svegliare di continuo a causa

del rumore e della luce che filtrano.I giorni scivolano via, è la vicinanza di Santiago che mi fa camminare, e i cippi segna chilometri ogni 500 metri, che

lentamente scendono, chilometro dopo chilometro...Ma la sorpresa di questi giorni è l’aver ritrovato Matt, dopo i primi giorni e la nostra precoce separazione a Pamplona. E’ in compagnia del suo pazzo e strambo amico Bazels che lo ha raggiunto a Burgos (credo), due ragazze tedesche e

di Diego, un altro ragazzo brasiliano incontrato sulla via tra Roncisvalle e Zubiri.Dormiamo tutti assieme in un Albergue stracolmo, alcuni in terra, altri in due per letto, io per fortuna ho il mio.

Ceniamo tutti insieme ed è piacevole, una riunione familiare.La mattina partiamo presto, la meta oggi è finalmente Santiago!

Ancora molti boschi di eucalipto, fa caldo e c’è mola umidità.E comincia un mal di testa che dovrò interrompere a cinque chilometri da Santiago con una iniezione, e un riposo di

mezz’ora in un bosco.Molto fraternamente gli altri mi aspettano poco oltre e, con fatica, facciamo il nostro ingresso, poco trionfale, in

Santiago.

Sono così morto che mi rendo conto di poco o nulla.Sdraiati in terra dinanzi alla Cattedrale, per fortuna una signora ci chiede se desideriamo una “habitaciones”, e così la

seguiamo. La casa è ok, e ci stiamo tutti e nove!

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24_25_26.07.2004 Santiago

La scalata al muro per raggiungere la piazza, in un mare di folla, io, Bazels e Matt, dopo esserci attardati ad una piacevole cena di pesce.

Io e Matt un’ora l’ultima sera di fronte alla Cattedrale in malinconico silenzio.

La città e l’enorme Cattedrale nere, e il sole all’alba alle spalle da una collina sulla via per Finisterre.

Frammenti di Santiago in una nube di sogno.

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26.07.2004 Santiago_Negreira

Parto alle 07.00.Saluto Matt, Kirsten, Johanne e Martin.Velocemente. Troppo velocemente.Gli occhi di tutti sono lucidi.Non mi giro indietro.Incredibile come loro semplicemente usciti di casa girano a sinistra e tornano alle loro case, io giro a destra e continuo il mio Camino. La nostra Habitaciones è proprio sulla via del Camino.Ricomincio a camminare.Su di una collina, ad un chilometro da Santiago mi fermo e mi giro: la città è ancora nera, e in essa la Cattedrale enorme, si staglia sul sole nascente.I miei compagni, amici, la mia famiglia dell’ultimo mese si è dispersa, ha preso strade diverse.E io mi sento triste e solo come non mai.La tappa è facile, cammino con lentezza ad assaporare silenzio, pace e la verde natura che mi circonda.Ricordo Porto Maceira, un luogo molto piacevole, e il fatto di non incontrare praticamente alcuno lungo il cammino. Già pregusto un Albergue semivuoto e disponibile ad accogliermi.Illusione!Arrivo e solo due persone sono lì.Ma dopo poco si riempie di orde di pellegrini, che come me si sono gustati il 24 e 25 luglio a Santiago e poi si sono rimessi in cammino.Addio pace...Il pomeriggio mi solazzo in piscina, ed è ok, ho voglia di restare solo.

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27.07.2004 Negreira_Olveiroa

Mi sveglio presto, senza bisogno della sveglia.Parto tra i primi. E mi immergo in un bosco che più buio non si può! Solo, al buio, e non vedo le frecce

“amarille”.Che sensazione stare così, con la mia piccola torcia a cercare il sentiero...non mi resta che aspettare un po’

di chiaro per ritrovare la via, più mi muovo e più mi perdo.La prima parte della tappa è molto piacevole, la seconda terribile. Quasi tutta su asfalto, pochi alberi e un

sole implacabile!La percorro in compagnia di una taciturna ragazza belga.

A tre quarti un incontro sorprendente: da lontano vedo uno venirci incontro (e questo già è insolito, il Camino ha molti punti di partenza, ma una sola direzione. Ho incontrato sulla via del ritorno, come era prassi per gli antichi pellegrini, solo degli inglesi, e un italiano che faceva Roma_Santiago_Roma...), ma in

più spinge un carrellino (tipo quelli per i neonati).E fa Londra_Città del Capo! Ha fatto da Londra tutto il Camino, si è fermato otto giorni a Finisterre, e ora fa la “Ruta della Plata” fino a Siviglia, passa da Gibilterra in Africa, segue la costa ovest, e a metà continente lo passa tutto a est e fa la costa fino in Sud Africa! 33.000 chilometri...”you are crazy man!” gli ho detto, ma spero proprio ce la faccia. Fa parte dell’organizzazione umanitaria Action Aid che ha uffici in Africa a cui si appoggerà, in ogni caso pensare di dormire solo in una tenda nella savana, o attraversare paesi come il

Mali, l’Angola o la Nigeria mi sembra impossibile.Arrivo all’Albergue stanco, e soprattutto mi viene l’ormai immancabile mal di testa. Insomma spiacevole la sensazione che oramai credevo di avere alle spalle di dovermi affrettare per trovare uno spazio degno

per dormire.Ma l’Albergue è veramente bello e piacevole. Ho poca voglia di comunicare con gli altri pellegrini; a cena intorno ad un tavolo un pellegrino tedesco (sempre i più “convinti”), chiede di intonare un’orazione (?),

faccio finta di niente ed aspetto per ingozzarmi di zuppa di pesce.

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28.07.2004 Olveiroa_Finisterre

Parto alle 07.00. La decisione è di concedermi finalmente una tappa in assoluto relax.Nessuna fretta, soste quando voglio, e possibilmente solo.Il tempo è pessimo, nebbia.Ma la tappa è bellissima, con leggeri saliscendi. Trovo dei bastoni appoggiati ad un muro di una casa a disposizione dei pellegrini e ne prendo uno.Alla prima sosta ad un bar vi trovo alcuni dei compagni di cammino, tra cui Jesus, con cui ho parlato un poco la sera prima.Riparto ancora solo, ma cammino così lentamente oggi che mi raggiungono e sorpassano tutti. Mi raggiunge anche Jesus e si intrattiene con me. E’ uno di quegli incontri magnetici del Camino, come con Franco, Martin, Matthew: due persone si incontrano camminando e si attraggono, capiscono immediatamente che hanno qualcosa da condividere, e iniziano a camminare insieme. Parliamo molto, e camminiamo lentamente. Alla fine mi dirà: “è stato molto piacevole camminare con te Guido”, ed è una di quelle frasi che mi rimarranno incise nel cuore a lungo, come “I don’t want to go home, man” di Matthew seduti in terra di fronte alla Cattedrale di Santiago.La stanchezza è enorme, ed ho un mal di testa incipiente. Quando giungiamo alla prima, bellissima spiaggia, io mi fermo per un bagno e per riposare, mentre Jesus prosegue. Come sempre è capitato nel Camino, ha capito senza bisogno di spiegazioni che volevo rimanere solo, e solo mi ha lasciato.Proseguo dopo poco con fatica.L’ultimo tratto per arrivare a Finisterre è la vista dall’alto del promontorio e della lunga spiaggia che lo precede.Comincio a comprendere che lì inizia la fine.Cammino lungo la spiaggia bianca e luminosa.La giornata si è fatta splendida. Vedo gente in costume che prende il sole, famiglie in vacanza, ragazze carine in pareo...dopo 850 chilometri di terra, dai monti Pirenei fin qui, questo mare abbagliante, e questa vita ordinaria di vacanzieri.Mi rendo conto che il mio Viaggio è finito.Me ne rendo conto così nitidamente, e dall’inizio alla fine i ricordi di questo viaggio mi vengono alla mente.Le lacrime di Martin quando ci siamo salutati, io e Matthew di fronte alla Cattedrale, i dolori di Johanne nel camminare, Franco che mi cerca e vuole stare con me, Diego che mi fugge perché vuole stare solo...tutto, tutto in una volta.E comincio a singhiozzare e a piangere.Ho tanta voglia di piangere e di condividere il pianto con qualcuno.Aspetto la ragazza che mi segue, vede che piango e si mette a piangere anche lei.E’ naturale che ci abbracciamo, e piangiamo un poco insieme.Finisterre. E’ finita, e sono triste.

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All’Albergue (pieno) ritrovo Jesus, e decidiamo di prendere una stanza in un hotel.Passiamo la fine della giornata in spiaggia con altri pellegrini, e mi sento molto bene.La sera compriamo qualcosa da mangiare e ci dirigiamo al Faro, per assistere all’ultimo atto di questo Camino, il tramonto alla fine del mondo.Jesus è svizzero, di madre spagnola: parliamo contemporaneamente in italiano tedesco e inglese! Al faro comprendo tutto di lui: scala l’intero promontorio, scende fino al mare, lancia due pietre portate dalla svizzera in acqua, si spoglia, si purifica bagnandosi nell’acqua e poi...non riesce più a risalire la scogliere.Lo aiuta un francese che era lì a meditare (!).Assistiamo al tramonto, meraviglioso, a Jesus brucia tutti i vestiti usati nel Camino, utilizzando una lettera per accendere il fuoco. Quella notte tornerà a letto molto tardi, completamente ubriaco e dopo aver fumato tre pacchetti di sigarette.Anche per questo russerà in modo osceno. Preso dalla disperazione cerco un’alternativa alla nostra stanza per dormire: per fortuna ne trovo una aperta in cui passerò il resto della notte.

L’indomani mi sveglio con la febbre.

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“Sopraggiunge ad un certo punto, un’assoluta necessità di muoversi”.

D.H.LOWRENCE

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Guido Menato_Via Schiavone 11 35134 Padova [email protected]