Camminata storico- artistica fuori e dentro le mura di Città di Castello.

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UNA PASSEGGIATA PER NON DIMENTICARE Camminata storico- artistica fuori e dentro le mura di Città di Castello

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UNA PASSEGGIATA PER NON DIMENTICARE

Camminata storico- artistica fuori e dentro le mura di Città di Castello

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LA CITTÀ

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Il percorso che abbiamo costruito all’interno della nostra città è legato alla conoscenza degli avvenimenti storici che sono avvenuti 70 anni fa durante la Seconda guerra mondiale e durante il periodo della Resistenza.La nostra passeggiata tocca sia monumenti significativi, che luoghi legati ad avvenimenti o a persone che hanno avuto importanza in questo periodo.La PARTENZA è sarà lungo la strada che porta alle TERME DI FONTECCHIO lungo il torrente Scatorbia.In questo luogo il 9 maggio VENANZIO GABRIOTTI venne fucilato. Ora nel luogo è situato un cippo commemorativo. Da quel punto parte un piccolo sentiero che conduce al CIMITERO della Città e prosegue verso le TERME DI FONTECCHIO.

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Il percorso proseguirà percorrendo la strada di Via delle Terme e attraversando il quartiere di San Pio, per arrivare a Piazza Garibaldi, dove una volta sorgeva la Stazione Ferroviaria, distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.Al centro dei giardini che si trovano nella piazza, c’è la statua con Giuseppe Garibaldi con la spada sguainata. Durante i lavori di risistemazione della piazza, avvenuti molti anni fa, la statua ha modificato la posizione e la spada, che in questo tipo di monumento, è rivolta di solito verso Roma è orientata diversamente.Su questa piazza si affaccia Palazzo Vitelli a Sant’Egidio. Il palazzo è stato costruito da Paolo Vitelli, signore della città, nella seconda metà del 1500.All’interno le sale sono dipinte con bellissimi affreschi raffiguranti scene della Bibbia, le 4 stagioni, la vita della famiglia Vitelli. La facciata è imponente ma all’interno si apre un bellissimo giardino con fontane, grotte e arcate.

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LUNGO VIALE VITTORIO VENETO SI TROVANO ALCUNE AIUOLE DEDICATE AI BERSAGLIERI, AI PARTIGIANI, ALLA LIBERAZIONE

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La nostra passeggiata prosegue attraversando la Piazza di fronte a Palazzo Albizzini, sede del Museo Burri. Alberto Burri, partecipò alla seconda guerra mondiale e fu un importante artista tifernate di cui ricorre il centenario nel 2015. Altre opere dell’artista si possono ammirare negli ex Seccatoi del Tabacco, nella zona sud della Città. Le opere di Alberto Burri sono esposte nei più grandi musei del mondo.

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Entriamo ora nel centro storico di Città di Castello passando per via Albizzini. Incontreremo, a destra la chiesa di San Francesco, con davanti in l’aiuola con il monumento all’11 settembre 1860( data in cui Città di Castello fu annessa al nascente Stato Italiano ). Il monumento rappresenta un cavallo che sta per rompere le catene che lo tengono legato ( allo Stato Pontificio ) e riconquista la libertà. Sotto agli zoccoli del cavallo si nota la tiara papale. Il giovane che tiene il cavallo impersona lo stato del Piemonte

La Chiesa di San Francesco risale alla fine del 1300. E’ stata modificata rispetto alla struttura originaria di cui resta solo la parte esterna. E’ famosa perché, l’ultimo altare a sinistra ospitava LO SPOSALIZIO DELLA VERGINE di Raffaello, che ora si trova alla Pinacoteca di Brera. Ora è possibile vedere solo una copia poiché durante le guerre di Napoleone i tifernati furono costretti a donare l’originale

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Proseguendo per via del Popolo arriviamo a Piazza Venanzio Gabriotti, che i tifernati chiamano Piazza de’ Sotto o Piazza del Duomo.Su questa Piazza si affacciano i palazzi più importanti della Città.A sinistra il Palazzo Comunale della prima metà del 1300. E’ particolare il fatto che sia addossato alla cattedrale, quando, a quell’epoca, potere temporale e spirituale erano ben distinti.Vicino all’ingresso principale del comune , esternamente, c’è un candelabro murato nella parete. Si dice che qui vi esponessero le teste dei nemici decapitati.L’atrio del palazzo è caratterizzato da imponenti colonne ottagonali e da uno scalone in cinquecentesco che porta ai piani superiori.In questo luogo Venanzio Gabriotti, figura storica per la città, lavorava come segretario comunale. Eroe della Resistenza , venne arrestato e fucilato il 9 maggio 1944. Per questo motivo a lui è dedicata la piazza.

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Di fianco al Palazzo Comunale sorge, imponente La Cattedrale, dedicata ai Santi patroni Florido e Amanzio. Si dice cha anticamente al suo posto sorgesse il tempio dedicato alla dea Felicitas, voluto da Plinio il Giovane.La chiesa dispone di più ingressi, che portano alla parte inferiore, dove si trova il sarcofago con il Beato Carlo Liviero e la tomba di San Florido. Le scalinate, laterale e di fronte, portano alla parte superiore.Questa è ricca di affreschi e statue, mentre la parte inferiore è più sobria. In inverno ospita una famosa mostra di presepi. Il Duomo è sovrastato da un campanile cilindrico di gusto bizantino ravennate, architettura assai rara per queste zone.

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A fianco del Duomo troviamo il Museo Vescovile.Sempre sulla Piazza, di fronte al Palazzo Comunale, si erge la Torre Civica ( XIII e XIV ). Viene chiamata anche la Torre del Vescovo, perché è unita al Palazzo Vescovile.Grazie alla sua altezza venne usata come vedetta per il controllo del territorio, ma venne anche usata come pubblica prigione.

Alle nostre spalle, racchiusi in un tratto di mura, possiamo ammirare i GIARDINI DEL CASSERO. Si chiamano così dalla fortificazione delle mura, smantellate nel 1375.Al centro si trova la statua di Vittorio Emanuele II nel gesto di salutare la folla. Il giardino è un’oasi di verde in mezzo alla città, con alberi secolari che arricchiscono l’immagine del duomo e creano un angolo suggestivo per ogni passante. Nella bella stagione grandi e piccini trovano sollievo all’ombra dei folti rami degli alberi.

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Alla sinistra dell’entrata principale della Cattedrale si trova una stradina chiamata Via della Pendinella. Questa strada prosegue con il nome di Via dei Casceri e incrocia Via S.Florido. La casa che si trova nell’angolo fra le due strade porta affissa una targa. E’ la casa natale di Venanzio Gabriotti. Qui visse circondato dall’affetto della famiglia della sorella e dai nipoti.

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Proseguendo per Via dei Casceri, giriamo a sinistra per Via dei Cavalieri, fino a raggiungere Largo Mons. Muzi.Qui troveremo una chiesa dall’aspetto severo. E’ la chiesa di San Domenico. La sua costruzione risale all’inizio del 1300 e vennero usate le pietre ricavate dallo smantellamento Cassero Maggiore.Entrando notiamo l’ampio spazio con il soffitto a travi di legno. Alle pareti vi sono resti di antichi affreschi.Sotto l’altare maggiore è conservato il corpo della Beata Margherita detta la Ciechina della Metola ( 1287 -1320 ).Questa ragazza nacque nel feudo della Metola nelle Marche. Cieca e deforme, i genitori la portarono a Città di Castello nella speranza che il Beato Giacomo potesse sanarla. Non avendo ottenuto la grazia, la abbandonarono. Nel 1301 ricevette i voti delle terziarie domenicane. Morì a soli 33 anni dopo una vita di preghiera e dedicandosi ai poveri e ai carcerati.Nel loggiato dell’attiguo chiostro è dipinta tutta la storia della Beata.

A destra dell’altare , in una cappella laterale, si trova una grande pietra proveniente dal Carso, ai lati, sulle pareti due grandi lapidi. Una porta i nomi dei Caduti della prima guerra mondiale. Nell’altra i caduti della seconda guerra, militari, partigiani e civili. Tutti degni di essere ricordati fra i Caduti per la Patria.Nella cappella della Fam.Gavari si trovava il dipinto di Raffaello Sanzio “ la Crocifissione “ oggi custodita a Londra. Nella cappella opposta, della Fam Brozzi, era posizionato “ il Martirio di San Sebastiano” di Luca Signorelli, ora custodito in Pinacoteca.

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Uscendo dall’entrata principale della chiesa avremo di fronte a noi un palazzo ormai in disuso. Il vecchio Ospedale, risalente alla fine del 1700. In un portico sulla destra si trova la ruota degli esposti dove venivano abbandonati i bambini subito dopo il parto. Le decorazioni con fiori e neonati in fasce lasciano intendere chiaramente l’uso di tale ruota.A pochi passi da una cancellata in mezzo alle mura di cinta, è visibile la facciata di Palazzo Vitelli alla Cannoniera, ora sede della Pinacoteca Comunale. La facciata, del Vasari, è interamente lavorata a graffito, ed è una delle maggiori superfici nel suo genere in Italia. Il nome “ la Cannoniera” è dovuto al fatto che nella zona era situata una fonderia o un deposito di cannoni. Fu costruito in occasione delle nozze di Alessandro Vitelli e Angela Paola dei Rossi di San Secondo Parmense.Il palazzo è famoso però per la leggenda della Sora Laura ( giovane amante di Alessandro Vitelli ). Era solita attirare i giovanotti nelle sale, chiamandoli dalla finestra che si trova sopra la volta e lanciando un fazzoletto ricamato. Purtroppo se ne sbarazzava facendoli cadere in un pozzo nascosto. La leggenda vuole che nelle notti di luna piena il fantasma si aggiri nelle sale del palazzo.

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Ci troviamo ora all’incrocio con Via Borgo Farinario. Alla nostra destra, di fronte alla Pinacoteca, vi sono degli antichi scavi romani. Ciò perché in questa zona sorgeva l’antico Castrum. l’originario accampamento romano.Proseguiamo a sinistra fino a in fondo alla strada e incontreremo Corso Vittorio Emanuele II,Alla nostra destra la chiesa di Santa Maria Maggiore e la Porta della città, che proprio quest’anno è stata restaurata.

La chiesa era intitolata a Santa Maria della Neve e risale all’XIII secolo .

Proprio da questo luogo entrarono i le truppe alleate per liberare la città , il 22 luglio 1944.

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Risalendo tutto il corso ritorniamo a Piazza Giacomo Matteotti, per i tifernati Piazza de’ sopra.Su questa piazza si ergono Palazzo Vecchio Bufalini ( sede del Circolo Cittadino ) con a sinistra il Palazzo della Cassa di Risparmio.

A Destra, Palazzo Vitelli all’Abbondanza, chiamato così perché venne costruito come magazzino del grano.

Di fronte a noi , sovrasta la piazza il Palazzo del Podestà, risalente alla prima metà del 1300. Della struttura originaria rimane solo la facciata su corso Cavour.Al piano terra si notano nove aperture ad arcata, sopra di queste si intravedono ancora gli stemmi delle arti e dei mestieri.Circa 300 anni dopo venne costruito il loggiato che guarda Piazza Fanti e venne rifatta la facciata poiché l’imponente scalinata che dava sull’allora Piazza Vitelli ( ora Piazza Matteotti ) era stata smantellata.Sulla facciata sono collocati gli orologi pubblici e la rosa dei venti.

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DALLA PIAZZA VERSO SAN GIACOMO

Da Piazza Matteotti ritorniamo verso piazza Raffaello Sanzio proseguendo per Via Angeloni verso il Rione San Giacomo.All’angolo con Via Guelfucci, dove una volta c’era il cinema S. Egidio, sul muro è posizionata una lapide, ormai sciupata dal tempo e dall’incuria. Ricorda Fabio Pedoni.Era un giovane liceale di 16 anni, che durante i bombardamenti nei giorni della Liberazione, venne colpito da una granata e morì. Era rimasto in città come volontario della Guardia Civica. Appena più avanti c’era la caserma dei pompieri.

Proseguendo per Via Angeloni, incrociamo Via S. Andrea, a sinistra, la percorriamo tutta e in fondo incontriamo il Seminario con la sede dell’Archivio Vescovile.. Perché questa zona è importante?Sulla parete che guarda Via S. Andrea incrociamo, scolpita sul muro, una Stella di David. Era questa n la vecchia Sinagoga del Ghetto Ebraico .Il Seminario deurante la Seconda guerra Mondiale diventò l’ospedale dove ad accudire i feriti erano rimasti solo le suorine . Qualche Partigiano o ricercati dai tedeschi trovavano rifugio in questo luogo con la diagnosi di tifo, malattia contagiosa che spaventava non poco le truppe germaniche.Monsignor Schivo,” Giusto fra le nazioni”, aiutò numerose persone in questo luogo, nascondendo feriti ed ebrei dal fuoco dei nemici.

Lungo le mura della città un ulivo proveniente da Israele e un cippo Il Seminario ricordano Monsignor Schivo.

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Ritornando sui nostri passi, circa a metà di Via S. Andrea, si apre una piazzetta, Piazza del Marchese Paolo.Ora è un po’ in disuso ma sulla sinistra c’è un imponente palazzo : Palazzo Vitelli a San Giacomo.

Durante la Seconda guerra Mondiale vi si trovava la Caserma dei Carabinieri ed il comando Tedesco. Venanzio Gabriotti trascorse i suoi ultimi giorni in una cella dentro a questo palazzo. Qui venne decretata la sua condanna a morte. A nulla valsero le preghiere del Vescovo di cui era collaboratore.La milizia Tedesca sembrò disposta a condonare la fucilazione con la deportazione ma, un gruppo di giovani della milizia fascista fu irremovibile.La mattina del 9 maggio 1944, alle 5, lo condusse ripercorrendo Via XI settembre, Via Angeloni, Via di Bindo, Via San Francesco, Piazza Garibaldi, verso il torrente Scatorbia dove venne fucilato.

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NON PERDIAMO LA MEMORIAIl 9 maggio 2014, durante la celebrazione del 70 anniversario della fucilazione di Venanzio Gabriotti, gli alunni del Secondo Circolo Didattico di Città di Castello , con una cerimonia molto commovente, hanno donato 3 piante di Rose” Bella Ciao” per ricordare questo periodo storico e come monito: “ Mai Più ….”