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CAMERA DEI DEPUTATI Doc. XVII n. 19 DOCUMENTO APPROVATO DALLA X COMMISSIONE PERMANENTE (ATTIVITÀ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO) nella seduta del 21 ottobre 2014 A CONCLUSIONE DELL’INDAGINE CONOSCITIVA deliberata nella seduta del 31 luglio 2013 INDAGINE CONOSCITIVA SULLA STRATEGIA ENERGETICA NA- ZIONALE E SULLE PRINCIPALI PROBLEMATICHE IN MATERIA DI ENERGIA (Articolo 144, comma 3, del Regolamento della Camera dei deputati) STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO ATTI PARLAMENTARI XVII LEGISLATURA

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CAMERA DEI DEPUTATI

Doc. XVIIn. 19

DOCUMENTO APPROVATODALLA X COMMISSIONE PERMANENTE(ATTIVITÀ PRODUTTIVE, COMMERCIO

E TURISMO)

nella seduta del 21 ottobre 2014

A CONCLUSIONE DELL’INDAGINE CONOSCITIVA

deliberata nella seduta del 31 luglio 2013

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA STRATEGIA ENERGETICA NA-ZIONALE E SULLE PRINCIPALI PROBLEMATICHE IN MATERIA

DI ENERGIA

(Articolo 144, comma 3, del Regolamento della Camera dei deputati)

STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO

ATTI PARLAMENTARI

XVII LEGISLATURA

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I N D I C E

1. Contenuti e finalità dell’indagine conoscitiva ......... Pag. 3

2. Quadro strategico e normativo ................................. » 5

2.1. Verso una nuova strategia energetica europea .... » 5

2.2. Quadro normativo nazionale ................................. » 6

3. I contributi dei soggetti auditi .................................. » 14

4. Osservazioni finali ....................................................... » 69

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Indagine conoscitiva sulla strategia energetica nazionalee sulle principali problematiche in materia di energia.

DOCUMENTO CONCLUSIVO APPROVATO DALLA COMMISSIONE

1. Contenuti e finalità dell’indagine cono-scitiva.

La X Commissione Attività produttive,commercio e turismo ha deliberato nellaseduta del 31 luglio 2013 l’avvio di un’inda-gine conoscitiva sulla strategia energeticanazionale relativa alle principali questioniin materia di energia. La decisione è matu-rata a seguito del continuo processo di evo-luzione del settore energetico, anche invirtù del rapido sviluppo tecnologico delsettore.

La fase attuale è caratterizzata dallapresenza di alcune questioni di fondo co-muni, pur nelle differenze fra Paese ePaese, a tutti gli Stati membri dell’UnioneEuropea: crescita dei prezzi finali dell’e-lettricità, diversificazione e sicurezza degliapprovvigionamenti, generazione tradizio-nale e da fonti rinnovabili, adeguatezzadelle reti di trasporto e distribuzione. Pe-raltro l’attuale situazione del settore ener-getico sconta le conseguenze della crisi diquesti anni, inizialmente solo finanziaria epoi riversatasi sull’economia reale, regi-strando una rilevante contrazione dei con-sumi energetici.

Tale congiuntura, unitamente all’intro-duzione di regolamentazioni nazionali ecomunitarie in materia di efficienza e ri-sparmio energetico, ha influito notevol-mente sulla domanda energetica che, oltrea ridursi, ha mutato il proprio ritmo dicrescita. Pertanto, per i prossimi anni siprospetta un cambio di passo generale perl’offerta energetica sotto il profilo qualita-tivo piuttosto che quantitativo, tenutoconto dei programmi di efficientamento

energetico in atto e futuri, del migliora-mento necessario delle tecnologie di con-sumo e della crescente sensibilità dei cit-tadini a questi temi che incideranno ine-vitabilmente sulla domanda.

Il settore energetico, inoltre, è carat-terizzato da una governance policentricanon più nella mani esclusive del livello digoverno centrale; infatti, nonostante l’ap-provazione del documento di StrategiaEnergetica Nazionale (SEN), è opportunorilevare che diversi sono i soggetti titolaridella decisione, a volte sovrapposta. Dif-ferente è il caso del passato quando siinterveniva direttamente attraverso glistrumenti di controllo amministrativo eindirettamente attraverso il braccio ope-rativo degli ex-monopoli pubblici Eni edEnel, con una adeguata programmazioneattraverso i Piani Energetici Nazionali. Aciò va aggiunto l’imprescindibile rilevanzadel quadro europeo ed extra-europeo: lepriorità dell’agenda energetica nazionalesono sempre di più dettate dalle esigenzee dalle dinamiche del mercato interna-zionale. Si pensi ad esempio al temadell’approvvigionamento delle fonti, ed al-l’importanza che esso ha per un Paesecome l’Italia ad oggi scarso di risorseenergetiche.

L’azione del Governo in materia di po-litica energetica, risultando di primariarilevanza strategica per l’Italia, necessita,come precisato nell’avvio della presenteindagine, di linee di indirizzo coerenti conle dinamiche internazionali anche per so-stenere lo sviluppo e la competitività del-l’intero sistema di imprese italiane, sianoesse grandi, medie o piccole.

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Partendo da tali considerazioni, l’inda-gine conoscitiva si propone di offrire alParlamento le risultanze della propria ana-lisi affinché possano essere valutate conattenzione l’adeguatezza e le eventuali ne-cessità di aggiornamento del quadro nor-mativo nazionale anche in prospettiva del-l’effettiva realizzazione del mercato unicoeuropeo, e dell’esportazione dell’acquiscommunautaire nei paesi limitrofi ed im-portanti per l’Italia dal punto di vista ener-getico.

Il lavoro di analisi ha preso in consi-derazione alcune tematiche di significativarilevanza.

In particolare, con riferimento al set-tore elettrico, l’indagine ha rivolto princi-palmente la propria attenzione ai seguentipunti: lo sviluppo importante delle fontirinnovabili, la loro integrazione nella reteelettrica e il graduale superamento delsistema di incentivazione, l’apporto al si-stema da parte delle fonti rinnovabili ter-miche (teleriscaldamento, biomassa, coge-nerazione, geotermia) ad oggi forse nonpienamente valorizzate sottovalutate dallegislatore, l’obiettivo di integrazione eu-ropea dei mercati elettrici nazionali ed ibenefici attesi da tale progetto in termini diconvergenza dei prezzi all’ingrosso dell’e-nergia.

L’attenzione verso il settore gas hariguardato, tra l’altro, lo sviluppo delmercato italiano e la creazione di un hubdel sud-est Europa anche alla luce delleprevisione della SEN, la riforma dellecondizioni economiche del servizio di tu-tela adottata dall’Autorità per l’energiaelettrica il gas e il sistema idrico e suoieffetti sul costo delle bollette per lefamiglie italiane, l’esplorazione ed estra-zione di gas e petrolio anche con rife-rimento alla valutazione dei rischi e be-nefici di natura economica e ambientaleconnessi.

Nel corso dell’indagine la Commissioneha proceduto alle seguenti audizioni:

Assomineraria – Settore Idrocarburie di Federutility (martedì 24 settembre2013);

Assoambiente, Cittadinanza attiva,Federconsumatori (giovedì 26 settembre2013);

Assorinnovabili e Anigas (giovedì 3ottobre 2013);

Codici e di Altroconsumo (giovedì 10ottobre 2013);

TAP (Trans Adriatic Pipeline) e As-soelettrica (martedì 15 ottobre 2013);

FINCO (Federazione industrie pro-dotti impianti servizi ed opere specialisti-che per le costruzioni) di FIPER (Federa-zione Italiana Produttori di Energia daFonti Rinnovabili) di ANFUS (AssociazioneNazionale Fumisti e Spazzacamini), di Ai-get e di Fire (Federazione italiana usorazionale dell’energia) (martedì 22 ottobre2013);

Coordinamento FREE (Coordina-mento Fonti Rinnovabili ed EfficienzaEnergetica), e di AIRU (Associazione Ita-liana Riscaldamento Urbano) (martedì 29ottobre 2013);

Anima (Federazione associazioni na-zionali industria meccanica e affine), diAnie (Federazione nazionale imprese elet-trotecniche ed elettroniche), di EnergoClubOnlus (martedì 5 novembre 2013);

Federchimica e Energia Concorrente(martedì 12 novembre 2013);

Edison e Assogas (mercoledì 13 no-vembre 2013);

CGIL, Flaei-CISL, UIL, UGL (martedì26 novembre 2013);

Enea (Agenzia nazionale per le nuovetecnologie, l’energia e lo sviluppo econo-mico sostenibile) (martedì 10 dicembre2013);

Anev e Snam (martedì 17 dicembre2013);

Enel (mercoledì 19 febbraio 2014);

GDF SUEZ Energia Italia e EnerGrid,(mercoledì 26 febbraio 2014);

Unione Petrolifera (mercoledì 5marzo 2014);

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ASCOMAC (giovedì 13 marzo 2014)

Autorità per l’energia elettrica il gas eil sistema elettrico, Gestore dei ServiziEnergetici (GSE), Acquirente unico Spa,Movimento Consumatori (lunedì 17 marzo2014);

Autorità Garante della Concorrenza edel Mercato e di ENI (giovedì 20 marzo2014);

Viceministro dello Sviluppo Econo-mico, Claudio De Vincenti (lunedì 24marzo 2014);

Terna (lunedì 31 marzo 2014).

2. Quadro strategico e normativo.

2.1. Verso una nuova strategia energeticaeuropea.

A livello comunitario, la politica ener-getica comune si basa sull’articolo 194 delTrattato sul Funzionamento dell’Unioneeuropea.

Al fine di promuovere la competitività,la crescita e l’occupazione in seno all’U-nione europea, il Consiglio europeo negliultimi due anni ha ribadito l’importanza dicompletare il mercato interno e sviluppareadeguate interconnessioni tra gli Statimembri dell’Unione europea, e ha sottoli-neato tra le priorità dell’Europa la neces-sità di investire in moderne infrastruttureenergetiche, di razionalizzare gli interventipubblici nei settori che rischiano di distor-cere il mercato dell’energia, di favoriremisure pubbliche di contenimento deiprezzi dell’energia.

I tre obiettivi fondamentali su cui si èfocalizzata la politica energetica europeanegli ultimi anni consistono nel conteni-mento delle emissioni di gas serra, nelcompletamento del mercato interno e nelrafforzamento della sicurezza delle forni-ture.

Per quanto concerne l’obiettivo ambien-tale, la Commissione europea ha pubbli-cato la Comunicazione quadro delle poli-tiche per l’energia e il clima al 2030, in-centrate su misure per la decarbonizza-zione dell’economia europea, che

consentano una riduzione delle emissionidi gas a effetto serra del 40 per centorispetto al livello del 1990 e di aumentareal 27 per cento la quota di consumo in-terno lordo coperta da fonti rinnovabili siadell’obiettivo, ritenuto vincolante per l’U-nione europea.

Per quanto riguarda l’obiettivo delcompletamento del Mercato Interno del-l’Energia, il Consiglio europeo ha solle-citato l’attuazione in tutti gli Stati mem-bri dell’UE delle norme europee di rife-rimento per i mercati dell’energia elet-trica e del gas naturale, e per le retienergetiche transfrontaliere. Tali normedi riferimento sono contenute nel cosid-detto « Terzo Pacchetto Energia », checomprende due direttive (la direttiva2009/72/CE sul mercato interno dell’e-nergia elettrica e la 2009/73/CE, sul mer-cato interno del gas), e tre regolamenti (ilregolamento n. 713/2009, che istituisceun’Agenzia per la cooperazione fra iregolatori nazionali dell’energia, e i re-golamenti n. 714/2009 e n. 715/2009 inmateria di accesso alle infrastrutture ditrasmissione e trasporto dell’energia elet-trica e del gas). Con specifico riferimentoal settore dell’energia elettrica, il disegnoeuropeo di un mercato unico è in via didefinizione attraverso la cooperazione traStati membri suddivisi tra sette « regionielettriche », che ha portato alla pubbli-cazione il 29 luglio 2011, da parte del-l’Agenzia per la Cooperazione dei Rego-latori dell’Energia, un organo della Com-missione europea, delle Linee guida sul-l’allocazione della capacità e la gestionedelle congestioni. Con riferimento al set-tore del gas naturale, il Consiglio europeoha ribadito l’impegno collettivo affinchénessuno Stato membro rimanga isolatodalle reti europee di trasporto del gas edell’energia elettrica dopo il 2015.

Per quanto riguarda l’obiettivo del raf-forzamento della sicurezza degli approvvi-gionamenti, è stato adottato il Regola-mento (UE) 1316/2013 del Parlamento eu-ropeo e del Consiglio dell’11 dicembre2013, che istituisce il meccanismo per ilfinanziamento delle nuove infrastrutturestrategiche transnazionali (tra cui i Pro-

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getti di interesse europeo per nuove infra-strutture energetiche.

Una delle maggiori problematicheemerse a livello europeo riguarda le fortitensioni sui prezzi dell’energia in Europa.Il 22 gennaio 2014 la Commissione hapubblicato una comunicazione su Prezzi ecosti dell’energia in Europa (COM (2014)21 final) che esamina nel dettaglio i trenddei prezzi al dettaglio di energia elettrica egas e le loro possibili determinanti.

Inoltre, dal punto di vista energetico ap-paiono fondamentali, in particolare per l’I-talia, le relazioni e la collaborazione raffor-zata con i Paesi limitrofi dell’area balcanicae della sponda sud del mediterraneo. Iltutto nell’ambito della politica europea divicinato in essere dal 2004 in ambito euro-peo. Il concetto di Comunità energetica (giàpresente in area balcanica con l’EnergyCommunity Treaty firmato ad Atene il 25ottobre 2005 tra la Comunità europea enove paesi dell’area, e in corso d’opera inambito mediterraneo) diventa fondamen-tale per estendere le regole europee (AcquisCommunautaire) ai Paesi vicini ed impor-tanti soprattutto per l’Italia dal punto divista energetico. Il Mediterraneo e i Balcanirappresentano, quindi, una priorità, nonsolo dal punto di vista energetico.

2.2. Quadro normativo nazionale.

Al termine della XVI legislatura, con ildecreto interministeriale 8 marzo 2013 delMinistero dello Sviluppo Economico e delMinistero dell’Ambiente e della Tutela delterritorio e del mare, il Governo ha varatola Strategia energetica nazionale (SEN).

L’istituto della SEN era stato introdottonell’ordinamento nel 2008, quale stru-mento di indirizzo e programmazione dellapolitica energetica nazionale che il Go-verno era delegato a varare sulla base dialcuni criteri e mediante un dettagliatoprocedimento di approvazione. Al centrodella Strategia era prevista l’attivazione diuna nuova politica per l’energia nucleare.

Nel 2010 era stata presentata una pro-posta di referendum sul programma elet-tronucleare italiano, che mirava ad abro-gare le nuove norme in materia di energia

nucleare. Pochi mesi prima delle date pre-viste per lo svolgimento del referendum (12giugno e 13 giugno 2011), nel marzo 2011avvenne l’incidente di Fukushima. Nellemore della celebrazione del referendum fuvarato il decreto-legge 34/2011, in cui eramantenuto l’istituto della « Strategia ener-getica » espungendo, però, il riferimento alnucleare. Anche questa nuova formula-zione fu tuttavia abrogata dal referendum.Di fatto, l’istituto normativo della SEN èstato cancellato dall’ordinamento.

La norma che ha originariamente intro-dotto la SEN (articolo 7 del decreto-legge112/2008) aveva attribuito al Governo ilcompito di porre in essere una Conferenzanazionale dell’energia e dell’ambiente preli-minarmente alla definizione della « Strate-gia energetica nazionale ».

Lo scopo era di indicare le priorità peril breve ed il lungo periodo per conseguire,anche attraverso meccanismi di mercato,gli obiettivi della diversificazione dellefonti di energia e delle aree di approvvi-gionamento, del potenziamento della do-tazione infrastrutturale, della promozionedelle fonti rinnovabili e dell’efficienzaenergetica, della realizzazione nel territo-rio nazionale di impianti di produzione dienergia nucleare, del potenziamento dellaricerca nel settore energetico e della so-stenibilità ambientale nella produzione enegli usi dell’energia.

La nuova formulazione della normasulla SEN, introdotta dal Governo con ildecreto-legge 34/2011 (articolo 5, comma8), contestualmente all’abrogazione dellenorme approvate nel biennio 2008-2010per reintrodurre l’energia nucleare, oltread essere depurata da riferimenti all’ener-gia nucleare, presentava anche altre diffe-renze rispetto alla formulazione del 2008,soprattutto riguardo ai soggetti coinvoltinel processo di emanazione, agli obiettivi ealle modalità di definizione della SEN.Della Conferenza nazionale dell’energia edell’ambiente, in particolare, non si facevapiù menzione.

Ai sensi della norma del 2008, la Stra-tegia doveva essere definita dal Consigliodei ministri, su proposta del Ministro dellosviluppo economico, previa convocazione,

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d’intesa con il Ministro dell’ambiente edella tutela del territorio e del mare, diuna Conferenza nazionale dell’energia edell’ambiente.

Per converso, la nuova formulazione del2011 prevedeva che la proposta della SENfosse effettuata dal Ministro dello sviluppoeconomico congiuntamente con il Ministrodell’ambiente e della tutela del territorio edel mare, che fosse inoltre sentita la Con-ferenza permanente per i rapporti tra loStato, le regioni e le province autonome diTrento e di Bolzano e che fossero acquisitii pareri delle competenti Commissioni par-lamentari. Infine, rispetto alla formula-zione del 2008, si precisava che nella de-finizione della SEN il Consiglio dei Ministridoveva tener conto delle valutazioni effet-tuate a livello di Unione europea e a livellointernazionale.

Ancorché sia intervenuta l’accennataabrogazione referendaria e la conse-guente scomparsa dell’istituto della SENdal nostro ordinamento, il Governo Montiha deciso di emanare comunque la SENutilizzando lo strumento del decreto in-terministeriale, previa consultazione pub-blica.

Il documento elaborato a livello mini-steriale è infatti stato pubblicato sul sitointernet del Ministero e sottoposto ad unprocesso di consultazione pubblica, avviatoa metà ottobre 2012 e proseguito con ilconfronto con le istituzioni, le associazionidi categoria, le parti sociali e sindacali, leassociazioni ambientaliste e dei consuma-tori, enti di ricerca e centri studi. Attra-verso la consultazione, sono stati inoltreinviati oltre 800 suggerimenti e contributida cittadini e singole aziende. Rispetto aldocumento approvato in Consiglio dei Mi-nistri il 16 ottobre 2012, secondo il Go-verno sono stati recepiti nel documentodefinitivo numerosi contributi.

La SEN individua quattro obiettivi prin-cipali e sette priorità d’azione. Gli obiettiviprincipali sono:

1. significativa riduzione dei costienergetici per cittadini e imprese e pro-gressivo allineamento dei prezzi all’in-grosso ai livelli europei;

2. superamento di tutti gli obiettiviambientali europei al 2020;

3. maggiore sicurezza, minore dipen-denza di approvvigionamento e maggioreflessibilità del sistema;

4. impatto positivo sulla crescita eco-nomica grazie a investimenti previsti finoal 2020, sia nella green e white economy(rinnovabili e efficienza energetica), chenei settori tradizionali (reti elettriche e gas,rigassificatori, stoccaggi, sviluppo idrocar-buri).

Per il raggiungimento di questi risultatila strategia si articola in sette priorità,ovvero di tematiche su cui i soggetti auditisi sono espressi ampiamente come ripor-tato nel cap. 3 della presente relazione.Tuttavia ai fini di un’analisi efficace edinamica di tali priorità risulta opportunofornire, seppure in maniera essenziale enon esaustiva, una panoramica del relativoquadro normativo venutosi a consolidarenel corso della legislatura in corso.

In particolare le tematiche che rilevanosono le seguenti:

1. Promozione dell’efficienza energe-tica. Durante la legislatura in corso, l’at-tenzione si è concentrata prevalentementesull’efficienza energetica nel patrimonioedilizio, e in particolare sulle detrazioniper la riqualificazione energetica degli edi-fici e sulla certificazione energetica.

Il decreto-legge 63/2013 ha recepito ladirettiva 2010/31/UE in materia di certifi-cazione energetica degli edifici, sostituendol’attestato di certificazione energetica conil nuovo attestato di prestazione energetica(APE). Entro il 2020, poi, tutti i nuoviedifici dovranno essere ad « energia quasizero », con un anticipo al 31 dicembre2018 per quelli occupati o di proprietàdelle amministrazioni pubbliche.

Tale decreto ha anche potenziato ilregime di detrazioni fiscali, passato dal 55per cento per gli interventi di migliora-mento dell’efficienza energetica degli edi-fici al 65 per cento: per le spese documen-tate sostenute a partire dal 1o luglio 2013fino al 31 dicembre 2013 o fino al 30

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giugno 2014 (per le ristrutturazioni impor-tanti dell’intero edificio) spetta la detra-zione dell’imposta lorda per una quotapari al 65 per cento degli importi rimastia carico del contribuente, ripartita in 10quote annuali di pari importo. È statainoltre prorogata, fino al 31 dicembre2013, delle detrazioni IRPEF del 50 percento, dall’ordinario 36 per cento, perspese di ristrutturazioni edilizie fino ad unammontare complessivo non superiore a96.000 euro (48.000 euro nel regime ordi-nario). Tale proroga è stata estesa ancheall’acquisto di mobili finalizzati all’arredodell’immobile oggetto di ristrutturazione,per un massimo di 10 mila euro (in praticasi concede un bonus di 5.000 euro. Ledetrazioni riguardano anche gli interventidi ristrutturazione relativi all’adozione dimisure antisismiche, nonché all’esecuzionedi opere per la messa in sicurezza staticadelle parti strutturali degli edifici.

Successivamente, la legge 147/2013 distabilità per il 2014 ha previsto all’articolo1, comma 139, una proroga delle detra-zioni per ristrutturazioni edilizie e riqua-lificazione energetica. Per quanto concernela detrazione d’imposta per le spese rela-tive ad interventi di riqualificazione ener-getica degli edifici, viene prorogata di unanno la misura della detrazione al 65 percento attualmente prevista sino al 31 di-cembre 2013, stabilendo altresì che la de-trazione si applichi nella misura del 50 percento per l’anno 2015. Con riferimento agliinterventi di riqualificazione energetica re-lativi a parti comuni degli edifici condo-miniali si proroga di un anno la misuradella detrazione al 65 per cento (attual-mente prevista sino al 30 giugno 2014),prevedendo altresì che la detrazione siapplichi nella misura del 50 per cento nei12 mesi successivi. Con riferimento agliinterventi di recupero del patrimonio edi-lizio, viene prorogata di un anno la misuradella detrazione al 50 per cento già pre-vista sino al 31 dicembre 2013, stabilendoaltresì che la detrazione si applichi nellamisura del 40 per cento per l’anno 2015.Con riferimento agli interventi relativi al-l’adozione di misure antisismiche, vieneprorogata di un anno la misura della de-

trazione al 65 per cento già prevista sinoal 31 dicembre 2013, stabilendo altresì chela detrazione si applichi nella misura del50 per cento per l’anno 2015. Con riferi-mento alle spese per l’acquisto di mobiliper l’arredo dell’immobile oggetto di ri-strutturazione viene specificato il terminefinale (31 dicembre 2014) entro cui devonoessere sostenute le spese ai fini della de-trazione prevista.

Sempre nell’ambito dell’efficienza ener-getica civile, nel 2013 sono stati emanatidue importanti regolamenti riguardanti l’e-sercizio e il controllo degli impianti termiciper la climatizzazione invernale ed estivadegli edifici (decreto del Presidente dellaRepubblica 74/2013) e i criteri per assicu-rare la qualificazione degli esperti e degliorganismi cui affidare la certificazioneenergetica (decreto del Presidente dellaRepubblica 75/2013).

Di recente approvazione è, poi, il De-creto legislativo 4 luglio 2014, n. 102 re-cante « Attuazione della direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica, che modi-fica le direttive 2009/125/CE e 2010/30/UEe abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE ». Tale decreto introduce nell’ordina-mento nazionale misure finalizzate a pro-muovere l’efficienza energetica nella Pub-blica Amministrazione, nelle imprese enelle famiglie, secondo gli obiettivi postidalla UE di una riduzione dei consumi dienergia primaria del 20 per cento entro il2020. Sotto il profilo regolatorio si registral’attribuzione di talune funzioni di regola-zione all’Autorità per l’energia elettrica, ilgas ed il sistema idrico, che adotta entroventiquattro mesi dalla data di entrata invigore del decreto e sulla base di indirizziformulati dal Ministro dello sviluppo eco-nomico, uno o più provvedimenti al fine dipromuovere lo sviluppo del teleriscalda-mento e tele-raffrescamento e della con-correnza.

2. Promozione di un mercato del gascompetitivo, integrato con l’Europa e conprezzi ad essa allineati, e con l’opportunitàdi diventare il principale Hub sud-europeo.Durante la legislatura in corso, con la leggen. 153/2013, il Parlamento ha autorizzatola ratifica dell’Accordo per il gasdotto

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trans-adriatico (TAP), per la creazione diun’infrastruttura per il trasporto del gasnaturale dai giacimenti dell’area del Caspio(nella specie dal giacimento azero di ShahDeniz) verso l’Europa. Il gasdotto attra-versa la Grecia, l’Albania e raggiunge l’I-talia, dopo un percorso di circa 870 chi-lometri, approdando in Puglia. L’Accordo,che attua un memorandum d’intesa siglatonel settembre 2012, riconosce l’importanzadel Gasdotto transadriatico (TAP) impe-gnando le Parti (Albania, Grecia ed Italia)a facilitare le procedure di autorizzazioneper l’implementazione dello stesso; e sta-bilisce la necessità di rispettare standarduniformi con riferimento alle normativetecniche, nonché in materia di sicurezza,ambiente, lavoro. L’Accordo inoltre impe-gna i Governi dei tre Paesi a siglare accordicon gli investitori del progetto, e definiscel’ambito giuridico, nonché il regime fiscaleapplicabili.

Il decreto-legge 69/2013 (c.d. del Fare)contiene misure incidenti nel settore delgas, che mirano alla liberalizzazione, conl’obiettivo di tutelare ed incrementare laconcorrenza. In questo senso viene circo-scritto il perimetro del regime di tutelaattualmente previsto per i c.d. « clientivulnerabili », limitando il servizio di tutelagas ai soli clienti domestici. Il regime ditutela prevede che le tariffe di riferimentosiano stabilite dall’Autorità per l’energiaelettrica il gas e il sistema idrico. Il filoconduttore della tutela della concorrenza,con particolare riguardo alla tutela deiconsumatori – peraltro rafforzata dall’a-dozione del decreto legislativo 21 febbraio2014, n. 21 di attuazione della direttiva2011/83/UE sui diritti dei consumatori – èalla base, tra l’altro, degli interventi delmedesimo decreto che mirano a velociz-zare e dare certezza all’avvio delle primegare di distribuzione del gas per ambititerritoriali, rafforzando i termini e le com-petenze delle Regioni, prevedendo il poteresostitutivo statale e una penalizzazioneeconomica per i comuni che ritardano adindividuare la stazione appaltante. In talicasi, il 20 per cento degli oneri che ilgestore corrisponde annualmente agli Entilocali come quota parte della remunera-

zione del capitale è versato dal concessio-nario subentrante, con modalità stabilitedall’Autorità per l’energia elettrica, il gased il sistema idrico, in uno specifico capi-tolo della Cassa conguaglio settore elettricoper essere destinati alla riduzione delletariffe di distribuzione dell’ambito corri-spondente.

Con il decreto-legge 145/2013, c.d. De-stinazione Italia (convertito in legge9/2014), sono state inserite alcune dispo-sizioni (articolo 1, commi 16-bis e ter)riguardanti lo sviluppo di nuove capacitàdi stoccaggio e le importazioni di gas na-turale.

Per quanto riguarda la concorrenza nelmercato del gas, è noto che, rispetto alsettore elettrico (in cui la liberalizzazioneha viaggiato ad una velocità superiore) nelsettore del gas ci sono state resistenze edifficoltà maggiori a causa delle asimme-trie esistenti sia in termini di peso dell’o-peratore dominante che di proprietà egestione delle reti di trasporto e delle at-tività necessarie allo sviluppo dei mercati.Nel settore elettrico il peso del maggioroperatore (ENEL) si è progressivamenteridotto a meno di un terzo del totale dellaproduzione. L’Acquirente Unico Spa, so-cietà interamente pubblica che acquistal’energia per soddisfare la domanda deiclienti tutelati che ancora non hanno sceltodi passare al mercato libero, costituisce ilpiù grande grossista (30 per cento circadella domanda nazionale), ma agisce inpiena concorrenza con gli altri operatori,senza vantaggi di natura normativa. A se-guito del parere emesso dalla Commissioneeuropea ai sensi del Terzo pacchetto, l’Au-torità per l’energia elettrica, il gas ed ilsistema idrico ha definito il processo dicertificazione di Terna in qualità di gestoredel sistema di trasmissione dell’energiaelettrica in regime di separazione proprie-taria, come previsto dal decreto legislativo93/11 di recepimento della direttiva comu-nitaria 2009/72/CE.

La concorrenza nel mercato del gasnaturale risente molto di più del peso delmaggior operatore (l’ENI) e pertanto, ri-spetto al settore elettrico in cui Ternarisulta da anni separata dal principale

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operatore, nel settore del gas tale processosi è venuto a sviluppare solo recentemente.Infatti con l’articolo 15 del decreto-legge1/2012 è stata accelerata la separazioneproprietaria di Snam Rete gas, che gestiscela rete di trasporto, dall’ENI. Il DPCM 25maggio 2012 ha dato attuazione a talenorma, al fine di adottare il modello diseparazione proprietaria, di cui all’articolo19 del D.Lgs. 93/2011. Nell’ottobre 2012,Snam S.p.A. ha comunicato la cessione daparte di ENI S.p.A. del 30 per cento menoun’azione del capitale votante di SnamS.p.A. e quindi del relativo controllo. Nelcorso del 2012 l’Autorità per l’energia elet-trica e il gas aveva già portato a compi-mento il processo di certificazione di SnamRete Gas quale operatore indipendente deltrasporto, aderendo così alla forma del-l’Independent Transmission Operator (ITO)prevista dalla direttiva 2009/73/CE. L’av-venuta separazione verticale di Snam dalgruppo Eni ha permesso l’adesione dell’I-talia al modello di gestore di sistema ditrasporto del gas in regime di separazioneproprietaria.

3. Sviluppo sostenibile delle energierinnovabili. Durante la legislatura in corso,con il decreto-legge 145/2013, c.d. Desti-nazione Italia (convertito in legge 9/2014)sono state previste disposizione che vannonella direzione di ridurre le bollette ener-getiche. In particolare, con l’articolo 1(commi 3-6) si propone ai produttori dienergia elettrica da fonti rinnovabili tito-lari di impianti che beneficiano di incentiviun’alternativa tra continuare a godere delregime incentivante spettante per il pe-riodo di diritto residuo oppure optare perla fruizione di un incentivo ridotto a frontedi una proroga del periodo di incentiva-zione. In tal modo si cerca di ridurre ilpeso della componente A3 sulle bollette deiprossimi anni, senza effetti retroattivi suicontratti già stipulati.

Sempre nell’ottica della riduzione deglioneri di sistema, il decreto-legge « delfare » aveva provveduto a rideterminare lemodalità di calcolo del « costo evitato dicombustibile » (CEC) applicato agli im-pianti che godono delle tariffe Cip6.

Anche l’introduzione dei tetti massimidi spesa annua d’incentivazione ha l’obiet-tivo di programmare una crescita equili-brata dell’energia rinnovabile. Il tetto dispesa per il fotovoltaico, pari a 6,7 miliardi,è stato raggiunto il 6 giugno 2013 e, inaccordo con le previsioni del DM 5 luglio2012, il conto energia ha cessato di appli-carsi il 6 luglio 2013, fatta eccezione pertaluni impianti collocati in determinatezone terremotate. Per le altre fonti rinno-vabili elettriche, il tetto massimo di spesaannua d’incentivazione è stato posto a 5,8miliardi (a fine 2013 il valore raggiunto eradi 4,6 miliardi). Dal mese di luglio 2013 èinoltre attivo il cosiddetto « Conto ter-mico », volto a incentivare gli interventi diefficientamento negli edifici della PA (alquale vengono dedicati circa 200 milionil’anno).

La legge di stabilità per il 2014 (ar-ticolo 1, comma 154) prevede infine che,entro il 30 giugno 2014, venga aggiornatoil sistema di incentivi per la produzionedi energia termica da fonti rinnovabili,determinati, ai sensi dell’articolo 28,comma 2, lettera g), del decreto legisla-tivo n. 28 del 2011, con decreti del Mi-nistro dello sviluppo economico. L’aggior-namento deve avvenire secondo criteri didiversificazione e innovazione tecnologicae di coerenza con gli obiettivi di riqua-lificazione energetica degli edifici dellaPubblica Amministrazione previsti dalladirettiva 2012/27/UE.

La stessa legge (articolo 1, comma 155)interviene, inoltre, sugli incentivi agli im-pianti di generazione di energia elettricaalimentati da bioliquidi sostenibili, intro-ducendo un’opzione per gli impianti en-trati in esercizio entro il 2012.

Di recente approvazione risulta esserela legge di conversione del decreto-legge 24giugno 2014, n. 91, recante « Disposizioniurgenti per il settore agricolo, la tutelaambientale e l’efficientamento energeticodell’edilizia scolastica e universitaria, il ri-lancio e lo sviluppo delle imprese, il con-tenimento dei costi gravanti sulle tariffeelettriche, nonché per la definizione im-mediata di adempimenti derivanti dallanormativa europea. »

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Ai sensi dell’articolo 23 i risparmi con-seguenti alla riduzione di taluni oneri chegravano sulle bollette elettriche, derivantidall’applicazione di disposizioni del mede-simo provvedimento (fra cui quella relativaalla rimodulazione delle modalità e delletempistiche di erogazione delle tariffe in-centivanti dell’elettricità prodotta da im-pianti fotovoltaici) vengono destinati aiconsumatori di energia elettrica dotati diconnessioni a media e bassa tensione perutenze diverse dal residenziale e dall’illu-minazione pubblica. Il medesimo mecca-nismo di destinazione dei risparmi è estesoanche a quelli conseguenti dall’attuazionedelle disposizioni del citato decreto-legge23 dicembre 2013 n. 145. Si attribuisce,infine, all’Autorità per l’energia elettrica, ilgas e il sistema idrico il compito, mediantel’adozione di appositi provvedimenti, diassicurare che, a regime, la riduzione dellabolletta elettrica non sia cumulata con leagevolazioni di cui godono le imprese adalta intensità energetica e che i beneficisiano ripartiti in modo proporzionale tragli aventi diritto. In tale decreto sono in-dividuati (articoli 24-30) alcune misurevolte a ridurre gli oneri stessi, al fine diconsentire l’effettiva riduzione della spesaenergetica per i soggetti individuati nell’ar-ticolo 23.

4. Sviluppo di un mercato elettricopienamente integrato con quello europeo.Durante la legislatura in corso si è realiz-zata la riforma dei meccanismi di remu-nerazione della capacità elettrica (capacitypayment), con il fine di ridurre i rischi perla sicurezza energetica nazionale dovutialla crisi del settore termoelettrico, causatadalla veloce espansione delle fonti rinno-vabili e dal calo della domanda di energiaelettrica (overcapacity), cercando di intro-durre un sistema « ponte » con lo scopo dievitare dismissioni di impianti necessarialla sicurezza e alla fornitura di servizi dibilanciamento e riserva, fino all’avvio delmercato a lungo termine della capacità.

La Legge di Stabilità per il 2014 (arti-colo 1, comma 153) ha demandato al Mi-nistro dello sviluppo economico la defini-zione, entro novanta giorni, su propostadell’Autorità per l’energia elettrica e il gas

e sentito il Ministro dell’ambiente e dellatutela del territorio e del mare, condizionie modalità per la definizione di un sistemadi remunerazione di capacità produttiva ingrado di fornire gli adeguati servizi diflessibilità, nella misura strettamente ne-cessaria a garantire la sicurezza del si-stema elettrico e la copertura dei fabbiso-gni effettuata dai gestori di rete e senzaaumento dei prezzi e delle tariffe dell’e-nergia elettrica per i clienti finali.

L’Autorità, in seguito a tali disposizioni,ha posto in essere un documento per laconsultazione (n. 234/2014) finalizzato allaformulazione di una proposta al Ministerodello sviluppo economico in merito ai ser-vizi di flessibilità.

All’esito della consultazione l’Autoritàha adottato la delibera 30 giugno 2014n. 320/2014/R/eel, con cui viene reso ilparere al Ministero dello Sviluppo Econo-mico per l’integrazione della disciplina delmeccanismo transitorio e definitivo di re-munerazione della capacità rispetto alleesigenze di flessibilità del sistema elettrico.

Nella stessa data il Ministero ha adot-tato il decreto di approvazione della pro-posta di Terna relativa al mercato dellacapacità a regime, che dovrà entrare invigore dal 2017 (ma le cui attività prope-deutiche dovranno ricevere attuazione daiprossimi mesi). Tale proposta, su cui l’Au-torità ha espresso parere favorevole, èstata elaborata secondo i criteri definitidalla stessa Autorità.

Riguardo alla riduzione dei prezzi del-l’energia, il decreto-legge « del fare » harideterminato le modalità di calcolo del« costo evitato di combustibile » (CEC) ap-plicato agli impianti che godono delle ta-riffe Cip6. In particolare dal 2014, il valoredel CEC è aggiornato trimestralmente inbase al costo di approvvigionamento delgas naturale nei mercati all’ingrosso, ed èprevista una deroga per agevolare gli im-pianti di termovalorizzazione di rifiuti, peri quali il valore del CEC è determinatotenendo conto di un peso dei prodottipetroliferi paniere di riferimento pari al 60per cento. La deroga dunque non vale soloper i termovalorizzatori di più recentecostruzione, bensì per tutti i termovaloriz-

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zatori in esercizio ammessi al regime CIP6.La deroga, inoltre, opera fino al comple-tamento del quarto (o dell’ottavo annonelle zone di emergenza rifiuti) a partiredalla data di entrata in vigore del decreto,e non dall’inizio dell’esercizio del termo-valorizzatore.

Con riguardo alla riduzione dei prezzidell’energia elettrica può essere conside-rata altresì la disposizione che destina lerisorse derivanti dall’estensione della Ro-bin tax (di cui al comma 1 del medesimoarticolo 5), alla riduzione della compo-nente A2 della bolletta elettrica, una voltasottratta la quota da utilizzare per la co-pertura finanziaria disposta dall’articolo61 del decreto.

Con il decreto-legge 145/2013 (cd. « De-stinazione Italia ») sono state riformulatele norme relative al progetto di realizza-zione di una centrale termoelettrica a car-bone, dotata di apposita sezione di im-pianto per la cattura e lo stoccaggio del-l’anidride carbonica prodotta (CCS), darealizzare sul territorio del Sulcis Igle-siente, in prossimità del giacimento carbo-nifero. La Regione Sardegna, entro il 30giugno 2016, potrà bandire una gara perrealizzare tale centrale. Al vincitore saràassicurato il prelievo dell’energia a prezziincentivati, con copertura degli oneri me-diante prelievo sulle tariffe elettriche.

5. Ristrutturazione del settore dellaraffinazione e della rete di distribuzione deicarburanti. Nella legislatura in corso, ildecreto-legge 69/2013 (cd. « del fare ») haprevisto alcune disposizioni sulla rete didistribuzione dei carburanti, con le quali siestende la destinazione del fondo per larazionalizzazione della rete di distribu-zione dei carburanti anche all’erogazionedi contributi per la chiusura di impianti didistribuzione di carburanti liquidi e la lorocontestuale trasformazione in impianti didistribuzione esclusiva di metano o GPLper autotrazione.

Si ricorda che durante la XVI legisla-tura sono stati varati alcuni interventi nor-mativi mirati all’ammodernamento e allaliberalizzazione della rete di distribuzionedei carburanti.

Nel corso della manovra estiva del 2011,l’articolo 28 del decreto-legge 98/2011aveva integrato la disciplina in materia dirazionalizzazione della rete distributiva deicarburanti (dettata dal D.Lgs. 11 febbraio1998, n. 32) al fine di stimolare il processodi chiusura di impianti di distribuzionemarginali e porre le premesse per unnuovo e più articolato regime dei rapportitra titolari e gestori degli impianti di di-stribuzione carburanti.

La gestione degli impianti di distribu-zione di carburanti può essere infatti ef-fettuata sia direttamente dal proprietariodell’impianto e titolare della licenza (per lopiù una Compagnia petrolifera, in altri eminori casi i cosiddetti distributori « indi-pendenti »), sia da soggetti diversi denomi-nati « gestori ».

Successivamente, gli articoli 17-20 deldecreto-legge 1/2012 (decreto « liberalizza-zioni ») sono intervenuti con norme chepuntano a promuovere lo sviluppo di ope-ratori indipendenti ed impianti multi-marca, agendo anche sulla diversificazionedelle tipologie contrattuali che legano pro-duttori e distributori di carburanti.

In particolare, l’articolo 17 recepisce,fra l’altro, una richiesta di liberalizzazionecontenuta nella segnalazione 5 gennaio2012 dell’Autorità garante della concor-renza e del mercato, secondo la quale unelemento del sistema della distribuzionecarburanti in Italia che appare meritevoledi immediate modifiche proconcorrenzialiè « quello relativo ai rapporti tra soggetti adiversi livelli della filiera, da un lato iproprietari degli impianti (assai spesso an-che fornitori e raffinatori) e dall’altro igestori. Tali rapporti risultano allo statoeccessivamente vincolati da quella che alungo è stata l’unica forma contrattualeammessa dalla legge (D.Lgs. n. 32/98), valea dire la cessione dell’impianto dal pro-prietario al gestore in comodato gratuito eil corrispondente contratto di fornitura inesclusiva del prodotto. Ciò ha comportato,da una parte, che i gestori possono ap-provvigionarsi solo dalla società petroliferache ha la proprietà dell’impianto, o cheabbia concluso con il proprietario dellostesso un contratto di convenzionamento, e

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dall’altra, che ciascuna società petroliferarifornisce di carburanti solo i punti venditache espongono i suoi marchi e colori. Gliaspetti economici di tali rapporti sonoinoltre fissati da accordi aziendali stipulatitra le società petrolifere e le associazioni dicategoria dei gestori (articolo 1, comma 6,D.Lgs. n. 32/1998 e articolo 19, comma 3,L. n. 57/2001). Su questo specifico temal’Autorità garante della concorrenza e delmercato ha sottolineato che le due citatetipologie contrattuali, comodato gratuito efornitura in esclusiva, appaiono intima-mente connesse e che al mutare dell’unadovrebbe necessariamente mutare anchel’altra. L’articolo 28 del decreto-leggen. 98/2011 ha previsto che in alternativa alcontratto di fornitura si possano utilizzareanche altre tipologie contrattuali per l’ap-provvigionamento degli impianti, purchétali tipologie di contratti siano state pre-cedentemente tipizzate attraverso la sti-pula di accordi aziendali tra le societàpetrolifere e le associazioni di categoria deigestori. L’Autorità garante della concor-renza e del mercato ritiene che tale nor-mativa vada modificata nel senso di esten-dere la liberalizzazione delle forme con-trattuali a tutte le relazioni tra proprietarie gestori e dunque anche a quelle relativeall’utilizzo delle infrastrutture (per cui èattualmente previsto solo il comodato gra-tuito), consentendo l’utilizzo di tutte letipologie contrattuali previste dall’ordina-mento (ad esempio: l’affitto dell’impiantodi distribuzione) e, soprattutto, eliminandoil vincolo della tipizzazione tramite accordiaziendali, che, oltre a rallentare il processodi apertura alle nuove forme contrattuali,non consente di superare elementi di na-tura collusiva nel processo di fissazione deimodelli di contratto. Questa piena libera-lizzazione delle forme contrattuali consen-tirebbe, da un lato, di aumentare l’auto-nomia del gestore rispetto al soggetto pro-prietario dell’impianto incentivando, adesempio, forme di aggregazione di piccolioperatori nell’attività di approvvigiona-mento, dall’altro, potrebbe consentire allesocietà petrolifere di rifornire anche puntivendita non appartenenti alla propria reterendendo possibile la nascita di impianti

nella sostanza multimarca. L’accresci-mento dell’autonomia degli attori del mer-cato ed in particolare dei gestori consen-tirebbe a questi ultimi di caratterizzarsicome veri e propri soggetti imprenditoriali,in grado di utilizzare tutti gli strumenticommerciali per ricavarsi i propri spazi sulmercato, rispondendo alla pressione con-correnziale degli altri soggetti non verti-calmente integrati e contribuendo essistessi ad una maggiore concorrenzialità delmercato della distribuzione di carbu-rante ».

Più nel dettaglio, l’articolo 17 sancisceinnanzi tutto il principio per cui i gestoridi impianti di distribuzione carburanti chesiano anche titolari della relativa autoriz-zazione petrolifera possono liberamente ri-fornirsi da qualsiasi produttore o rivendi-tore. Nei casi poi in cui siano attualmentein vigore, tra tali gestori-titolari e un pro-duttore-rivenditore, clausole di esclusiva,la norma prevede un regime transitorio. Inbase ad esso, a decorrere dal 30 giugno2012 i contratti di esclusiva perdono effi-cacia per la parte eccedente il 50 per centodella fornitura pattuita e comunque per laparte eccedente il 50 per cento di quantoerogato nel precedente anno dal singolopunto vendita. In conseguenza, le stesseparti possono rinegoziare le condizionieconomiche e l’uso del marchio.

Inoltre, – attraverso la riformulazionedei commi 12, 13 e 14 dell’articolo 28 deldecreto-legge 98/2011 – mira a promuo-vere concretamente e ulteriormente la di-versificazione delle forme contrattuali traproprietari degli impianti e gestori ulteriorie diverse rispetto a quelle, attualmentepreviste, del comodato, fornitura e som-ministrazione.

6. Sviluppo sostenibile della produ-zione nazionale di idrocarburi. Secondo ilRapporto 2014 della Direzione generaleper le risorse minerarie ed energetiche delMiSE, il settore esplorazione e produzionedi idrocarburi in Italia nel 2013 non haespresso il suo potenziale né raggiunto tuttii suoi obiettivi. La situazione internazio-nale evidenzia tutta l’importanza dell’indi-pendenza energetica per i Paesi UE: afronte di uno sviluppo delle fonti rinno-

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vabili fortemente accentuato ed incenti-vato, l’Italia rimane tra i grandi Paesieuropei il più vulnerabile. Escluso il settorenucleare e i nuovi sviluppi per il carbone(a meno di un effettivo avvio di progettiCCS), con le importazioni via tubo di gasa fortissimo rischio sia da nord che da suded una capacità di rigassificazione limitata,il contributo delle risorse fossili domesti-che, in misura almeno pari a quello pre-visto dalla Strategia Energetica Nazionale,risulta indispensabile.

Nel 2013 i livelli produttivi di olio e gassi sono mantenuti sulla linea di ripresaavviata nel 2009, ma la ridottissima attivitàesplorativa e le crescenti difficoltà ammi-nistrative e territoriali nella esecuzione diperforazioni di ricerca, di sviluppo e diaccertamento fanno supporre che già dal2014 si vedranno gli effetti del blocco dellenuove attività con le prime contrazioni diproduzione e di occupazione. Numerosioperatori internazionali, da tempo presentiper investire in Italia per il suo potenzialeproduttivo e in attesa da anni di ottenerepermessi e autorizzazioni, potranno la-sciare il Paese, attratti dalle prospettivecrescenti di altre aree mediterranee, doveè in corso un forte e rapido sviluppo diattività esplorativa, in particolare in mare.

Al contrario, la Strategia EnergeticaNazionale prevede un progressivo aumentodelle produzioni nazionali, fino a raggiun-gere nel 2020 i livelli degli anni ’90. Perottenere questo risultato, tecnicamente allaportata del potenziale di riserve del Paese,occorre attivare al più presto una diversapolitica di concertazione con i territoriinteressati e promuovere processi ammi-nistrativi molto più efficienti degli attuali.

I risultati infatti non sono molto inco-raggianti: anche se si è registrato un leg-gero incremento della produzione totale diidrocarburi (il 2 per cento rispetto al2012), confermando il trend di lento macostante aumento degli ultimi anni, si èriscontrato un forte decremento della pro-duzione di gas (-10 per cento) dovuto alnaturale calo di produzione di campi infase avanzata di coltivazione e al blocco dimolti progetti in attesa delle autorizza-zioni.

Seppure il settore esplorazione e pro-duzione di idrocarburi sembrerebbe averavuto nel 2013 più ombre che luci, non sipossono ignorare numerosi importanti ele-menti positivi. Prosegue infatti, lentamente,l’aumento della capacità di stoccaggio (au-mentata rispetto all’anno precedente del5,18 per cento) e sono in corso programmiper garantire una maggiore capacità dipunta per far fronte ad eventuali emer-genze. I dati relativi alla sicurezza e am-biente, infine, sono di assoluto rilievo. Ilsettore infatti si caratterizza per una cre-scente forte riduzione degli incidenti edegli infortuni, in particolare nell’offshore.Permangono, tuttavia, resistenze rappre-sentate in sede locale sotto il profilo dellasostenibilità ambientale e dell’uso del ter-ritorio.

7. Modernizzazione del sistema di go-vernance del settore. Si trova attualmenteall’esame delle Camere un disegno di leggedi revisione costituzionale (A.S. 1429), cheincide sul Titolo V della Parte secondadella Costituzione. Il vigente elenco dellematerie e delle funzioni di competenzastatale « esclusiva » viene integrato inclu-dendovi, tra l’altro, la produzione, il tra-sporto e la distribuzione nazionali dell’e-nergia, nonché le infrastrutture strategichee le grandi reti di trasporto e di naviga-zione d’interesse nazionale e le relativenorme di sicurezza. L’attribuzione dell’in-sieme di queste materie, che presentanoevidenti profili di connessione, alla leggestatale, costituisce la premessa indispensa-bile per recuperare una effettiva e unitariacapacità decisionale in ambiti essenzialiper la competitività e il rilancio della cre-scita industriale, economica e sociale delPaese.

3. I contributi dei soggetti auditi.

AssominerariaPIETRO CAVANNA, Presidente.

Assominerariarappresenta più di 110società ad alto contenuto tecnologico, cheerogano beni e servizi alle società impe-gnate nella ricerca e produzione di idro-carburi.

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Nel 2012 la produzione di idrocarburiin Italia è stata di 12,2 milioni di tonnellateequivalenti di petrolio, che hanno rappre-sentato un contributo pari al 7 per centodei fabbisogni energetici italiani, e quindipiù o meno il 10 del fabbisogno di idro-carburi degli italiani.

Quest’attività ha contribuito sul frontefiscale per oltre 1,6 miliardi di euro aStato, regioni e comuni, tra imposte, royal-ties e canoni.

Il settore occupa 65 mila addetti, di cui13 mila direttamente coinvolti nell’attivitàin Italia e il rimanente all’estero, a cui siaggiungono altri 30 mila addetti in unindotto non specialistico, per un totale di95 mila occupati.

Il dott. Cavanna ha sottolineato ilgrande rispetto per l’ambiente e sicurezzasul lavoro sia a mare sia a terra. In par-ticolare, ha precisato che nell’attività off-shore a mare viene applicata la policy dizero discharge, ovvero nulla è rilasciato amare, tutto è recuperato, a cominciare daidetriti di perforazione, alle acque reflue,alle acque nere, quindi alle grigie e a quellemeteoriche. Le regole applicate da Asso-mineraria sono tra le più severe in campointernazionale, secondo lo stesso rigore diquelle applicate nel Mare del Nord.

Secondo il dott. Cavanna, le nuove re-gole emanate dall’Unione europea per l’off-shore, non sembrano aggiungere nulla aquelle già in vigore.

Il controllo e la sorveglianza dell’attivitàdi produzione e ricerca di idrocarburi èeseguito in maniera continua e rigorosa daparte dell’Ufficio UNMIG, Ufficio nazionaleminerario per gli idrocarburi e le geori-sorse, che dipende dal Ministero dello svi-luppo economico.

Il dott. Cavanna ha inoltre ricordatoche nella SEN non è permessa la ricerca dishale gas, come invece avviene in America;allo stesso modo, non sono permesse atti-vità di esplorazione e produzione in areesensibili sia a terra sia a mare.

Il personale operativo delle aziende as-sociate ad Assomineraria è addestrato adaffrontare incidenti ed è dotato di mezzi erisorse idonee e adeguate. Periodicamente,sono eseguite esercitazioni di sicurezza,

con il coinvolgimento delle Capitanerie diporto per quanto riguarda l’attività a mare.

L’integrazione tra ambiente e turismoè anche testimoniata, secondo il Presi-dente di Assomineraria, dalla qualitàdelle spiagge romagnole, dove l’attività diesplorazione è presente con oltre 40 im-pianti. La Riviera ha ottenuto, nel 2012,ben 96 bandiere blu, risultando la primain Italia.

Riguardo alla sicurezza sul lavoro, se-condo dati dell’INAIL il settore presentaun numero medio di infortuni minore dimolti settori del terziario e ben al di sottodei settori equivalenti, quali metallurgico edelle costruzioni, e vanta performance incontinuo miglioramento.

L’Italia – ha rilevato il dott. Cavanna –ha un grande potenziale di riserve e puòraddoppiare la produzione nel giro diqualche anno; addirittura, a parità o ri-duzione degli esistenti impianti e infra-strutture, grazie anche alle tecnologie oggidisponibili. Si innescano, in questo modo,anche ricadute molto significative in ter-mini di occupazione e di fiscalità.

Gli operatori associati ad Assominera-ria hanno individuato 80 progetti di diversedimensioni, per un investimento che arrivaa 17 miliardi di euro, da realizzarsi in 4-5anni. Tali realizzazioni significherebberosicuramente un incremento dell’occupa-zione per almeno 25 mila posti di lavoro,entrate fiscali di oltre 3 miliardi di euro,contro gli 1,6 del 2012, una bolletta ener-getica con una riduzione di ulteriori 5miliardi, per un totale di 10 miliardi dieuro all’anno.

Un aumento di produzione migliore-rebbe, peraltro, la sicurezza energetica.L’Italia dipende infatti per l’84 per centodall’importazione di idrocarburi e che leprevisioni per il 2025 non sono moltodistanti da questa cifra, rispetto alla mediaeuropea, intorno al 53 per cento. Il sistemadi importazione è inoltre molto fragile edesposto agli equilibri instabili dei Paesi cheesportano gas verso l’Italia. Un aumentodella nostra produzione migliorerebbe, se-condo il dott. Cavanna, questo sistema diapprovvigionamento e ridurrebbe il tra-sporto marittimo, che rappresenta una

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delle cause di maggiore inquinamento delMediterraneo.

Assomineraria giudica la SEN uno stru-mento essenziale, utile e conveniente per lapolitica energetica italiana. Pur tuttavia, siaugura che alcune misure siano messe apunto in modo da permettere un più facileraggiungimento degli obiettivi di produ-zione e anche al fine di non allontanareinvestimenti di investitori sia italiani siastranieri, che potrebbero prendere altrestrade.

Il dott. Cavanna conclude il suo inter-vento con alcune raccomandazioni:

che la SEN non resti un documento,ma si trasformi effettivamente in una re-altà;

di ottenere una stabilità fiscale e con-trattuale, in quanto gli investimenti in ri-cerca e produzione di idrocarburi sono arischio, ingenti e richiedono certezza per ilfuturo;

di una normativa che rispetti gli stan-dard internazionali, e quindi di un Titolounico;

di evitare la conflittualità tra Stato eregioni, che porta all’allungamento deitempi autorizzativi;

una ridistribuzione, non un aumento,delle royalties a maggior vantaggio delleamministrazioni locali, delle province edelle regioni interessate a tale attività.

Federutility

FABIO SANTINI, Direttore dell’Area mer-cato dell’energia.

Il dott. Santini ha esordito ricordandoche Federutility ha condiviso gli obiettividella SEN, che rappresentano un tentativodi ricondurre i prezzi dell’energia del no-stro Paese a valori omogenei o conformirispetto a quelli degli altri Paesi europeiper incrementare la competitività delle im-prese e ridurre l’onere sulle famiglie, e neha condiviso anche gran parte degli stru-menti. Ha inoltre auspicato che questodocumento non resti di buone intenzioni,

ma che venga attuato attraverso strumentiadeguati, in quanto nel settore dell’energiale scelte di investimento sono importanti erichiedono tempi di ritorno molto elevati.Per gli operatori, avere la certezza degliindirizzi energetici del Paese è fondamen-tale per orientare, appunto, le proprie po-litiche di investimento. Federutility ha ap-prezzato il fatto che il Paese sia tornato adefinire delle linee di politica energetica evorrebbe che fossero il più possibile co-genti per consentire di effettuare investi-menti.

Anzitutto il dott. Santini si è soffermatosu uno dei core business dell’attività delleassociate a Federutility, ossia la distribu-zione di energia elettrica e di gas. Le retidistributive sono infatti in una fase cru-ciale della loro storia e della loro evolu-zione, sia per le reti di distribuzione delgas che quelle elettriche.

La distribuzione del gas sta affrontandoun periodo di ridefinizione dell’assetto in-dustriale. Sono in procinto di essere av-viate le gare per la distribuzione gas suambiti territoriali di una certa dimensione,che dovrebbero portare a superare laframmentazione della gestione attuale,quindi a incrementare un’efficienza gestio-nale e la capacità di investimento dei sog-getti operatori e, di conseguenza, i livelli diqualità del servizio. Tutto ciò, ovviamente,è finalizzato a facilitare anche lo sviluppodel mercato concorrenziale della vendita.Le gare vedranno un elemento prioritarioal centro di questa competizione rappre-sentato dall’elemento finanziario. Il pas-saggio di mano di questi impianti di di-stribuzione gas muoverà ingenti somme didenaro. Federutility chiede dunque che leregole alla base della competizione sianonon discriminatorie. In particolare, il va-lore effettivo di questi impianti deve esserericonosciuto a tutti gli operatori e nonsoltanto ad alcuni, in particolare ai suben-tranti, come secondo il dott. Santini staprospettando l’Autorità nella regolazioneche si sta formando.

Un altro elemento che Federutility giu-dica discriminatorio per alcuni operatori èrappresentato da un provvedimento in ge-stazione da parte del Ministero dell’eco-

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nomia e delle finanze e che riguarda l’as-soggettamento al patto di stabilità internodegli operatori di natura pubblica.

Naturalmente, tali vincoli sulla capacitàdi indebitamento di queste imprese por-tano come conseguenza la loro esclusionedalle gare. Benché economicamente sane,infatti, con bilanci in attivo, si vedono lemani legate dalle limitazioni all’indebita-mento, quindi sostanzialmente da una di-scriminazione rispetto ad analoghi opera-tori privati.

Federutility chiede che non vi sianoquesti vincoli, che eventualmente dei vin-coli possano gravare solamente su societàche presentano deficit di bilancio, mentrequelle economicamente sane possano es-sere messe nelle condizioni di competere alpari degli altri.

Analogo discorso può essere condottoper le reti di distribuzione elettrica. Anchein questo caso, infatti, siamo di fronte a uncambiamento epocale di configurazionedelle reti. La crescita della generazionediffusa comporta, ovviamente, un ripensa-mento e una ridefinizione delle reti, fortiinvestimenti su di esse, che dovranno sem-pre più assumere la connotazione di smartgrid. La smart grid è in pratica un ade-guamento dell’attuale rete di distribuzioneal nuovo funzionamento imposto dalla ge-nerazione distribuita e anche dai nuoviutilizzi, come ad esempio lo sviluppo dellamobilità elettrica. Anche in questo caso,bisognerà investire molto su queste retiaffinché si possano cogliere i benefìci e ifrutti di questa trasformazione di sistema.

È molto importante, sia per le retidistributive gas sia per quelle elettriche,che i sistemi tariffari sostengano le politi-che di investimento.

Federutility considera miope cercare dicomprimere i prezzi dell’energia attraversola riduzione delle tariffe di distribuzioneregolate, che impedirebbe lo sviluppo dinuovi investimenti, funzionali per ottenerequella riduzione dei prezzi attraverso isistemi di mercato.

Secondo i dati forniti da una ricerca diAlthesys, gli investimenti sui territori delleimprese che aderiscono a Federutility sonopari a circa 2 miliardi di euro, dei quali più

della metà sono sviluppati dal settore ener-getico e in grado di avere ricadute intermini di indotto per circa 7 miliardi e 40mila occupati. Si tratta inoltre di investi-menti diffusi, che quindi hanno ricadutedirette sulle città e sui piccoli centri.

Federutility ambisce ad aumentarequesti numeri in futuro, attraverso ade-guate politiche tariffarie, che consentanodi investire con la doppia finalità dipromuovere questi cambiamenti nel set-tore energetico e dare respiro alle eco-nomie territoriali attraverso questo tipodi lavori.

Un altro tema sul quale il dott. Santinisi è soffermato è quello dell’efficienzaenergetica. Federutility ha condiviso che laSEN metta al primo posto la efficienzaenergetica tra le priorità del Paese, inquanto i TEP, tonnellate equivalenti dipetrolio, risparmiati sono sostanzialmentequelli che costano meno. Anche negli stru-menti di promozione dell’efficienza ener-getica si riscontra che la promozione hagarantito un’efficienza maggiore anche ri-spetto, ad esempio, all’incentivazione dellefonti rinnovabili.

Occorre però adottare strumenti anchesostenibili da parte delle imprese, con par-ticolare riferimento al sistema dei titoli diefficienza energetica, i certificati bianchi,una delle tre gambe su cui si muove lapromozione dell’efficienza energetica delnostro Paese. Un altro aspetto è rappre-sentato dai benefici fiscali; un altro ancorasono le fonti termiche rinnovabili.

I titoli dell’efficienza energetica sono unmeccanismo che il nostro Paese ha intro-dotto primo tra tutti in Europa. Ha datodei frutti molto positivi nella prima fase.Adesso, praticamente la quasi totalità delleimprese, soggetti obbligati in questo set-tore, che sono tenute ad acquistare titolilamentano perdite di bilancio.

Il dott. Santini ha sottolineato l’insoste-nibilità di questa situazione. L’efficienzaenergetica non può essere ottenuta a sca-pito dei soggetti operatori. Occorre dunqueche siano adottati strumenti correttivi checonsentano alle imprese di operare conmargini di rischio certo, non con la cer-tezza di perdite economiche.

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Il Ministero dello sviluppo economico èimpegnato nella definizione delle lineeguida per lo sviluppo degli interventi diefficienza energetica. Federutility chiedeche contengano flessibilità e che attribui-scano al mercato dei titoli un riequilibriotra domanda e offerta, in quanto ad oggiil mercato è assolutamente sbilanciatosulla domanda.

Un ulteriore tema fondamentale è lacrisi del settore termoelettrico nel nostroPaese. Rappresentiamo, infatti, il Paese incui, a valle della liberalizzazione del set-tore elettrico, le imprese si sono impegnatenella realizzazione e nel rinnovo di im-pianti termoelettrici, in quanto con il fa-moso decreto « sbloccacentrali », è statafavorita la realizzazione di nuove centralitermoelettriche. Il Paese aveva, infatti, bi-sogno di potenza di energia dopo il notoblack-out. Queste imprese hanno investito20 miliardi di euro in 10 anni per ilrinnovo del parco di generazione. Ci tro-viamo in una situazione contingente chesperiamo sia, quanto meno, di breve du-rata – ma è sicuramente molto grave datala crisi economica – che ha portato a unaforte contrazione della domanda e, ovvia-mente, alla crescita del settore del rinno-vabile. Ciò ha portato questi impianti afunzionare in maniera assolutamente ina-deguata rispetto ai termini per i qualierano stati progettati.

Oggi, questo parco di generazione, ef-ficiente e ambientalmente compatibile ri-spetto a molte altre forme di generazione,presenta una sottoutilizzazione tale, percui molte imprese hanno annunciato lachiusura di impianti e hanno operato, pur-troppo, la messa in cassa integrazione dichi vi opera.

Si tratta oltretutto di impianti ancoraessenziali per il funzionamento del si-stema elettrico nazionale, che fornisconoil backup necessario alla produzione dafonti rinnovabili, molte delle quali, pur-troppo, presentano caratteristiche di in-termittenza rispetto alle quali, in futuro,sicuramente si potranno porre rimedi.Nell’immediato, però, il servizio di ba-ckup è fornito da questi impianti, chesecondo il dott. Santini devono essere

remunerati per il servizio che fornisconoal sistema elettrico nazionale.

Un ulteriore tema affrontato è rappre-sentato dall’evoluzione del mercato del gas.Tale mercato si differenzia molto dal mer-cato elettrico, dipendendo dalle importa-zioni, da contratti take or pay a lungotermine, molti dei quali stipulati in tempianche abbastanza lontani, che si sono ri-velati particolarmente onerosi.

Assoelettrica ha condiviso il piano direalizzazione delle infrastrutture proprioper incrementare la capacità di importa-zione anche da nuovi Paesi produttori, manon condivide alcune posizioni dell’Auto-rità per l’energia elettrica e il gas in virtùdella contrazione della domanda, in par-ticolare la negazione a riconoscere garan-zie finanziarie agli impianti. Ritenendo checi sia già una overcapacity di importazionedi gas, non si vogliono infatti riconoscerealcuni sostegni di tipo economico forniti aquesti impianti di importazione, in parti-colare ai terminali di rigassificazione, giàprogrammati e in corso di realizzazione, inqualche caso ultimati, che potrebbe por-tare a nuove capacità di approvvigiona-mento a prezzi minori di gas nel nostroPaese. Desta preoccupazione, secondo ildott. Santini, l’opposizione dell’Autorità auna sentenza del TAR che riconosce ildiritto di chi realizza questi impianti agodere di garanzie finanziarie.

Da ultimo, il dott. Santini ha richiamatola questione della governance del settore,ricordando che il sistema che ha bisogno discelte e decisioni rapide, e non può per-mettersi pertanto sistemi di governanceche allungano i processi decisionali. Suquesto, Federutility raccomanda il mas-simo efficientamento dell’allocazione delledecisioni.

Fise Assoambiente

MONICA CERRONI, Presidente.

La dott.ssa Cerroni ha esordito presen-tando l’associazione da lei presieduta, cherappresenta a livello nazionale le impreseprivate di Confindustria che si occupano

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dell’igiene ambientale, di recupero di ma-teria e recupero energetico. Il settore vantaun fatturato complessivo di 10 miliardi dieuro l’anno e occupa più di 65 mila ad-detti. Il documento della SEN riconoscel’importanza del settore, ma, secondo laPresidente di Assoambiente, tutte le attivitàche sono seguite alla stesura della SEN nonvanno in quella direzione.

La dott.ssa Cerroni ha esaminato leragioni del ritardo rispetto agli altri Paesieuropei nella valorizzazione del recuperoenergetico:

l’assenza di stabilità nel valore deicertificati verdi: il sistema bancario e as-sicurativo non riesce a fare dei projectfinance adeguati perché la fluttuazione deicertificati verdi in una struttura con im-pianti così complessi impedisce di garan-tire certezze in un momento di crisi fi-nanziaria;

le lungaggini autorizzative.

Secondo i dati dell’Ispra citati dallaPresidente di Assoambiente il 42 per centodei rifiuti è conferito in discarica. Persuperare la discarica occorre puntare su:

raccolta differenziata e recupero dimateria;

recupero energetico.

L’Italia come recupero di materia sicolloca secondo l’Ispra al 37 per cento,quasi in linea con il 40 per cento europeo,ma al di sotto dei sei Paesi più green conil 58 per cento. Il recupero energetico inimpianti di incenerimento dei rifiuti ur-bani risulta ancora al di sotto della mediaeuropea (al 17 per cento in Italia, al 23 percento negli altri Paesi europei), e molto aldi sotto della media di quei Paesi green chehanno addirittura il 42 per cento di ter-movalorizzazione. Da questi dati la presi-dente di Assoambiente evince l’interesse apromuovere azioni finalizzate al recuperodi calore, di biogas, di termovalorizza-zione, e a rinnovare alcuni impianti obso-leti per favorire un minore impatto am-bientale.

LUCIANO PIACENTI, Presidente della se-zione Gestione Impianti Rifiuti Urbani.

Il dott. Piacenti ha incentrato il suointervento sui dati tecnici della termova-lorizzazione dei rifiuti in rapporto al con-ferimento in discarica, nell’ottica che iltrattamento dei rifiuti può costituire unafonte di energia rinnovabile.

Utilizzare i rifiuti per produrre energiaoffre vantaggi rispetto al conferimento dirifiuti in discarica, in quanto per ognitonnellata di rifiuti che noi termovaloriz-ziamo o comunque valorizziamo energeti-camente riduciamo di 500 chilogrammi ilcontributo di CO2 che mandiamo in atmo-sfera a parità di utilizzo rispetto alla di-scarica. Soprattutto c’è una minor produ-zione di metano, e questo tende ad avereun impatto molto efficace sull’abbatti-mento dei gas climalteranti.

A livello nazionale siamo molto indietrorispetto agli altri Paesi europei. Annual-mente produciamo (dati Ispra del 2011)circa 4 mila gigawattora elettrici e 2 milagigawattora termici dal trattamento ener-getico dei rifiuti, che corrispondono all’1per cento circa della produzione totalenazionale e solo al 5 per cento della pro-duzione di rinnovabili.

Secondo il dott. Piacenti, se riuscissimo,rispettando i parametri di legge, quindi conuna raccolta differenziata che arrivasse al65 per cento e con un 35 per cento dismaltimento di rifiuti non differenziabili enon recuperabili, a valorizzarli energetica-mente, riusciremmo a raddoppiare questivalori e quindi a contribuire con un 10 percento alla produzione di energia da fontirinnovabili e ad arrivare quasi al 3 percento della produzione energetica nazio-nale totale.

Dopo aver citato alcuni esempi di im-pianti virtuosi nei paesi europei più green,il dott. Piacenti ha concluso rilevandoun’ultima criticità del settore: gli interventifatti sul costo evitato di combustibile (CEC)succedutisi nell’ultimo anno, che hannopesantemente penalizzato gli operatori delsettore. Questi avevano infatti già effet-tuato gli investimenti sulla base di incentivie presupposti di ritorno economico deri-vanti dalla normativa previgente, che in-

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vece con effetti retroattivi sono stati ridotti,penalizzando pesantemente questo settorema soprattutto i cittadini che vivono nelleregioni in cui sono necessari questi im-pianti che hanno diritto al CEC, perchéquesti sono collocati nelle regioni in cui èstata dichiarata l’emergenza rifiuti.

Oltre alla valorizzazione energetica deirifiuti, la medesima valenza hanno la pro-duzione di biogas da rifiuti e da discarica.

Cittadinanzattiva

TIZIANA TOTO, Responsabile nazionale delsettore energia e ambiente.

La dott.ssa Toto ha ricordato che Cit-tadinanzattiva e altre associazioni di con-sumatori hanno preso parte alla fase diconsultazione della SEN, documento che intermini generali appare soddisfacente pergli obiettivi che si pone e per la visioned’insieme. Tuttavia Cittadinanzattiva rilevaalcune criticità che afferiscono all’oriz-zonte temporale del 2020 considerato(troppo ravvicinato) e all’incertezza dellefonti di finanziamento degli investimentinecessari ad attuarla.

Oltre a queste criticità di ordine gene-rale, le associazioni dei consumatori hannoesposto una serie di rilievi relativi al costodell’energia per i consumatori, allo svi-luppo delle infrastrutture e del mercatoelettrico, al tema dei carburanti e degliidrocarburi, alla governance del settore,all’efficienza energetica e allo sviluppo so-stenibile delle fonti rinnovabili.

In particolare, la dott.ssa Toto ha sot-tolineato la necessità di ridurre il costodelle bollette di energia elettrica e gas, chehanno invece fatto registrare importantiaumenti negli anni passati (solo dal se-condo trimestre 2013 si sono registratevariazioni in diminuzione per quanto ri-guarda il gas), portando il 12 per centodelle famiglie italiane in situazioni di mo-rosità nell’ultimo biennio.

La crisi economica ha infatti aggravatola condizione di moltissime famiglie, in-crementando notevolmente la morositàsulle utenze domestiche. Secondo dati Uni-

rec, le pratiche di recupero crediti prove-nienti dalle public utilities per fatture nonpagate rappresentano il 55 per cento deltotale, superando anche quelle legate almondo bancario, finanziario e del leasing.

Nel solo 2011 si è registrato un incre-mento del 17 per cento dell’importo mediodelle bollette insoluto, anche se, fatta 100la morosità, le famiglie pesano soltanto peril 10 per cento del totale. Secondo Eurostatdal 2011 al 2012 in Europa i prezzi aldettaglio di gas ed elettricità per gli utentidomestici sono aumentati in media rispet-tivamente del 10,3 e del 6,6 per cento, conuna forte disparità tra i diversi Paesi.

Per quanto riguarda l’energia elettrica,l’Italia si è contraddistinta per i più elevatilivelli di prezzo (il 17 per cento in piùrispetto alla media europea), per l’aumento2011-2012 (più 11,2 per cento) e per i piùelevati livelli di tassazione (33,6 per cento).

Nel caso del gas, il nostro Paese mostraun prezzo finale per gli utenti domesticidel 35 per cento superiore alla mediaeuropea, inferiore solo a quello di Dani-marca, Grecia e Svezia. L’aumento del 10,6per cento verificatosi dal 2011 al 2012 èpraticamente in linea con quello medioeuropeo, mentre l’incidenza delle tasse(33,4 per cento) rispetto al prezzo finale èdi gran lunga superiore alla media euro-pea.

Un forte accento è stato posto sull’ec-cessivo livello di imposizione di oneri ge-nerali che gravano sulle bollette, che pocohanno a che fare con l’erogazione delservizio e che sono stati aggiunti negli anniper far fronte a situazioni specifiche, perpoi rimanere però parte strutturale deltutto anche al venir meno delle stesse.

Riguardo agli incentivi alle fonti rinno-vabili, secondo Cittadinanzattiva questi do-vrebbero passare sulla fiscalità generale ene andrebbe ridisegnato il sistema, ondeevitare di incentivare anche la produzioneeccedente che va sprecata, come avvieneoggi con il fotovoltaico, ed evitare di spre-care energia perché la rete non è in gradodi distribuirla dove serve o di immagazzi-narla e reimmetterla al bisogno, deficienzache ha segnato peraltro il fallimento dellatariffa bioraria.

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Sebbene poi la SEN riconosca l’effi-cienza energetica come obiettivo priorita-rio, Cittadinanzattiva rileva ancora unosquilibrio tra gli incentivi in favore delsettore elettrico e quelli previsti proprioper l’efficienza e le rinnovabili termiche.

Sul fronte dei carburanti e degli idro-carburi, il riconoscimento di un caratterestrategico alle attività di raffinazione e agliinvestimenti per la ristrutturazione nel set-tore denota, secondo la dott.ssa Toto, unpersistente interesse al mantenimento inquota rilevante del mix di energia da fontiprimarie da combustibili fossili. Il previstosupporto al settore industriale sembra de-stinato a drenare ingenti risorse, che po-trebbero invece confluire su fonti rinno-vabili e tecnologie di efficienza energetica.

Nonostante la priorità assegnata al ri-sparmio energetico, la strategia è moltoincentrata sul rilancio delle fonti fossili,prevedendo la ricerca di petrolio sul ter-ritorio nazionale, che comunque è di entitàirrisoria e si esaurirebbe nel giro di unanno o poco più. Cittadinanzattiva è invecefavorevoli all’ipotesi di sfruttare il nostroposizionamento geografico per fare dell’I-talia un hub del gas, per una maggioreindipendenza e sicurezza degli approvvi-gionamenti, consapevoli del fatto che,prima che le rinnovabili possano diventareuna concreta alternativa al gas, passeràalmeno un altro ventennio.

Per quanto riguarda gli idrocarburi, l’o-biettivo è il raddoppio della produzionenazionale, per il gas più 45 per centoestratto nel Paese. L’uso del carbone, ilcombustibile che emette maggiori quantitàdi anidride carbonica, non viene affattointaccato dalla SEN, sebbene gli obiettiviambientali impongano di ridurlo drastica-mente.

In tema di governance la SEN prevedeun accentramento dei poteri, quindi inmateria di energia risulterebbe un passoindietro sul decentramento. La propostadel Governo di una modifica costituzionaleriporterebbe allo Stato la competenza de-cisionale per tutte le infrastrutture di ri-levanza nazionale.

La scelta presenta aspetti positivi, se-condo Cittadinanzattiva, soprattutto nel-

l’ottica di stabilire competenze chiare esistemi di regole certe, ma pone una que-stione di democrazia, laddove potrebberappresentare una scorciatoia per « bypas-sare » il parere dei cittadini invece di ne-goziare opportuni strumenti di tutela ecompensazioni delle popolazioni locali in-teressate dagli insediamenti. Il trasferi-mento di poteri allo Stato centrale sembradunque non potersi conciliare con lo svi-luppo delle fonti rinnovabili, che per loronatura sono diffuse, decentrate e vannogovernate e gestite sui territori.

Federconsumatori

MAURO ZANINI. Vicepresidente responsa-bile del Dipartimento energia.

Il dott. Zanini ha incentrato il suo in-tervento sulle proposte avanzate dalle as-sociazioni per ridurre le bollette a caricodelle famiglie e delle imprese:

eliminare l’agevolazione prevista neglioneri generali per la componente A4, cheprevede delle riduzioni per l’energia per larete ferroviaria italiana. Eliminare questaagevolazione può comportare un minorcosto sulle bollette delle famiglie per il2013 di 460 milioni di euro, ovvero l’1 percento in meno;

applicare già dal conguaglio 2012,nonché per tutto l’anno 2013, il nuovometodo di aggiornamento nel CIP6 delcosto evitato di combustibile (CEC), a dif-ferenza di quanto previsto dal decreto « delfare ». Questo si tradurrebbe in un rispar-mio per le bollette delle famiglie italiane dialtri 800 milioni di euro, ovvero un ulte-riore 2 per cento di riduzione;

eliminare l’iniquità generata dal de-creto che ha ridotto con incentivi le bol-lette delle aziende energivore, scaricandosulle bollette delle utenze domestiche 600milioni di euro di minor costo delle energieper le aziende energivore;

togliere la componente degli onerigenerali dalla base imponibile IVA dellabolletta elettrica;

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togliere le imposte erariali e l’addi-zionale regionale dall’imponibile IVA dellabolletta del gas metano;

innalzare almeno fino a 1.500 metricubi la soglia dello scaglione di aumento dialiquota IVA della bolletta del gas metano(per i primi 480 metri cubi di metano sipaga l’IVA al 10 per cento, da 481 metricubi si paga il 21 per cento);

sterilizzare automaticamente l’incre-mento dell’IVA all’aumento del costo dellamateria prima. Nel 2010, la bolletta del gassi è attestata a 1.063 euro di media na-zionale, l’anno successivo a 1.158 euro. Sequindi si applica l’IVA su un imponibile di1.158 o di 1.063 euro, quando aumenta ilcosto della materia prima automatica-mente c’è un maggior prelievo IVA sullebollette delle famiglie italiane;

rivedere il bonus energia e gas, ri-considerando la soglia di 7.500 euro, esemplificandone l’iter.

Il dott. Zanini ha concluso sul tema delmercato retail. Nello scorso mese di agostol’Autorità ha concluso l’indagine conosci-tiva sull’andamento del mercato dell’ener-gia e del gas, che ha evidenziato la delu-sione delle aspettative di milioni di con-sumatori che hanno scelto il mercato li-bero, che rappresentano il 21 per cento perl’energia e il 14 per cento per il gas. Lamaggior parte di chi ha scelto il mercatolibero ha pagato di più rispetto al mercatotutelato. Su questo versante Cittadinanzat-tiva chiede di favorire maggiore concor-renza, informare meglio i consumatori erendere obbligatoria la possibilità di com-parazione delle società che vendono nelmercato libero con la stessa determina-zione delle voci, perché altrimenti è unmercato selvaggio e il consumatore troppodebole non possiede gli strumenti per di-fendersi.

Assorinnovabili

GIOVANNI SIMONI, vicepresidente.

L’Ing. Simoni ha anzitutto ricordato cheAssorinnovabili è nata dalla fusione di due

realtà preesistenti, APER (Associazioneproduttori energia rinnovabile) e Assoso-lare (Associazione nazionale dell’industriasolare fotovoltaica). L’associazione contaoggi 500 soci che controllano 1300 im-pianti, per circa 10 mila megawatt di po-tenza elettrica da fonti rinnovabili, ovveropiù di un terzo di tutta la potenza italianada rinnovabile.

Assorinnovabili condivide gli obiettivigenerali della SEN: competitività del si-stema Italia, ambiente, sicurezza, crescita.Dal punto di vista degli imprenditori, tut-tavia, occorre maggiore chiarezza sugliobiettivi a lungo e breve termine.

In Italia il mercato elettrico è oggi sta-bile, da anni non aumenta e non prevedecrescite neppure nei prossimi 7-8 anni, pervarie motivazioni: la situazione economicagenerale, il risparmio, la delocalizzazioneproduttiva di alcuni impianti da parte diaziende che, trasferendosi all’estero, ridu-cono la domanda di energia nel nostroPaese.

Il consumo nazionale stimato per il2020 non prevede aumenti (arriva a 345terawattora rispetto ai 340 di ogg), maall’interno di esso la quota derivante darinnovabili dovrebbe crescere da 92 a 115terawattora, raggiungendo il 33 per centodi energia elettrica da fonti rinnovabili.

Il vicepresidente di Assorinnovabili hapoi illustrato i dati relativi al fotovoltaico,relativamente alla produzione e ai costi. Inquesti anni con il fotovoltaico abbiamoottenuto un risparmio annuale di gas dicirca 3 miliardi di euro l’anno. Ci sonoquasi 600 mila impianti, con una produ-zione di energia elettrica decentrata moltodiffusa. Questa struttura energetica nazio-nale, che oggi è di 18 mila megawatt di solofotovoltaico, è stata realizzata con un fi-nanziamento vario: circa 50 miliardi negliscorsi anni, con una prevalenza di debitobancario – le banche, cioè, hanno finan-ziato pesantemente questa struttura, percirca il 70 per cento, pari a circa 35miliardi nel complesso – e fondi prove-nienti dall’estero per circa il 25 per centodel totale dei 50 miliardi, quindi circa12-12,5 miliardi. Evidentemente, questo af-flusso di denaro è stato attratto da un’in-

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teressante prospettiva di reddito dovutaagli incentivi concessi dai diversi Governi eattualmente esauriti per i nuovi impianti.In aggiunta, è stata introdotta la RobinTax, anche per gli impianti di più ridottadimensione e imposte di oneri di sbilan-ciamento.

Assorinnovabili è favorevole alla pro-spettiva di finanziare il GSE (Gestore deiservizi energetici) per mantenere il livellodi erogazione verso i proprietari di im-pianti, attraendo dal mercato una partedi queste risorse finanziarie, invece chedalle bollette. L’associazione è invececontraria alle misure che tolgono cer-tezza circa il prezzo a cui poter venderel’energia elettrica prodotta dagli impiantirinnovabili.

Ancora sulla prospettiva dei bond; equando si toglie certezza, evidentemente, siinsinuano dubbi e le banche, se possono –oggi sono molto coinvolte sul passato – siritirano dal gioco.

Mentre l’idea di portare una parte diquesti oneri sul mercato, come abbiamogià detto in vari comunicati, ci trova d’ac-cordo, siamo fortemente contrari, comepotete capire, a ogni misura retroattiva.

Infine, l’Ing. Simoni ha elencato alcunipunti-chiave per la politica nazionale:

promuovere la generazione distri-buita, cioè la generazione di impianti diproduzione elettrica decentrata, di diversedimensioni e in diversa forma, che significasostanzialmente riuscire a produrre làdove c’è il consumo;

favorire gli accumuli elettrici;

integrare meglio le reti rinnovabilinella rete elettrica;

razionalizzare tutti gli oneri di si-stema attraverso un confronto diretto an-che con gli operatori, per determinarequali sono i criteri con i quali si fanno iconti;

riformare il sistema dell’emission tra-ding, cioè lo schema che oggi associa allaquantità di CO2 risparmiata valori moltobassi, che certamente non contengono il

costo di tutte le esternalità delle produ-zioni fossili;

risolvere il problema dell’overcapa-city, in quanto oggi in Italia abbiamo unacapacità complessiva di potenza elettricainstallata che è circa il doppio di quantopossa servire nei momenti di punta.

Anigas

BRUNO TANI, presidente.

L’Ing. Tani ha presentato l’associazionedi cui è presidente, che rappresenta circail 65 per cento del mercato del gas italiano.Anigas comprende le aziende italiane piùgrandi (come ENI ed ENEL), le impresestraniere operanti in Italia (i tedeschi diE.ON, i francesi di Gaz de France, glispagnoli di Gas Natural), e in più nume-rose piccole e medie aziende italiane. Ilrestante 35 per cento del mercato è rap-presentato dalle aziende ex municipaliz-zate, molte delle quali oggi sono quotate inborsa, le famose multiutility, ma anchemonoutility, di estrazione pubblica, asso-ciate in Federutility.

Riguardo alla Strategia energetica, l’Ing.Tani affronta per primo il problema dellagovernance: investitori, aziende, operatorihanno bisogno di stabilità e hanno bisognodi certezze sulla continuità e sul correttoimpiego degli investimenti. A tale riguardo,Anigas è favorevole alla proposta riformadel Titolo V della Costituzione per fare inmodo che le scelte strategiche nazionalisiano di competenza statale, e anche persemplificare le procedure di autorizza-zione.

Una delle critiche che Anigas rivolgealla Strategia energetica nazionale è che siè data degli obiettivi che vanno oltre gliimpegni di Kyoto, e questi obiettivi co-stano. Queste attività, infatti, come la ri-duzione dell’impatto di emissioni di CO2,come tutti gli obiettivi di risparmio ener-getico, compresi quelli di efficientamento,ovviamente hanno dei costi.

A tal proposito l’Ing. Tani ha richia-mato l’attenzione sul gas. L’Italia è il Paeseche più di altri usa il gas per la produzione

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di energia elettrica e per i fabbisogni ener-getici in generale. C’è, dietro a questo, unaragione storica: la rinuncia al nucleare ciha portato a concentrarci sul gas.

Nell’incentivare le fonti rinnovabili, tut-tavia, non si è tenuto conto del tasso diinquinamento della fonte primaria che siandava a « spiazzare », in quanto se sosti-tuisco il carbone, porto un grande benefi-cio ambientale, mentre se « spiazzo » delmetano porto sempre un beneficio, mamolto inferiore.

Ad oggi abbiamo un abbondante parcodi produzione termoelettrica, con ciclicombinati, che vanno a gas, che sono sonoi più efficienti e sono di data relativamenterecente, ma adesso sono fermi, e questo èun peccato rispetto al discorso costi-bene-fici.

La Strategia energetica nazionale pre-vede anche uno sviluppo delle infrastrut-ture rispetto al quale Anigas è d’accordo,soprattutto per quanto riguarda il tra-sporto, specialmente con la liberalizza-zione del mercato, con l’obiettivo più checondivisibile di arrivare a un mercatounico europeo, il che ci darebbe anchemolto più potere contrattuale come con-sumatori rispetto a oggi.

Il nostro è un mercato di 70 miliardidi metri cubi all’anno. Per dare un’idea,prima della crisi era di 80 miliardi dimetri cubi all’anno; questa è la diminu-zione che abbiamo registrato, in parteper la crisi, in parte per le rinnovabiliche hanno « spiazzato » una porzione diquesta riduzione dei consumi. Il mercatoeuropeo sarebbe un mercato da 450 mi-liardi di metri cubi all’anno; un mercato,quindi, con molto più potere nei con-fronti dei Paesi produttori.

Il presidente di Anigas ha poi parlatodel mercato dell’approvvigionamento e deldiscorso take or pay o mercato spot. Negliultimi anni, si è creata una situazione diabbondanza di metano che ha portato allacreazione di un mercato spot, con prezzipiù bassi, del quale hanno usufruito molticonsumatori finali.

L’Italia è impegnata, dunque, ed è inbuona posizione attraverso la Snam (asso-ciata Anigas), nella realizzazione di mag-

giori connessioni fra i tubi di trasportoitaliani e il resto dell’Europa nel tentativodi ottenere quel famoso flusso bidirezio-nale che ci consentirebbe di usufruire ap-pieno delle varie fonti di fornitura daiPaesi esteri. Parliamo del Nord Africa,della Libia, dell’Algeria, del liquido dalQatar, del gas che viene dalla Russia e delgas che viene dal Mare del Nord. La con-dizione di avere più punti di interconnes-sione crea mercato, perché possiamo met-tere in concorrenza fra loro un numeromaggiore di fornitori. Servono, quindi, in-vestimenti su questo. Sul discorso deiprezzi, l’Ing. Tani ha anzitutto smentitoche il costo del gas in Italia sia più altorispetto agli altri Paesi. Per abbassarli ul-teriormente è necessario migliorare e po-tenziare le infrastrutture e liberalizzarecompletamente il mercato. Il decreto delFare ha allargato la fascia di mercatolibero, restringendo la fascia di tutela; èpossibile, a nostro avviso, procedere ulte-riormente e togliere qualsiasi vincolo aiprezzi regolati perché ormai il mercato èsviluppato sulle reti di distribuzione citta-dina. Va mantenuto, secondo Anigas, ilbonus sociale per le famiglie meno abbientie anzi, restringendo l’area di tutela, sipotrebbe addirittura aumentare e dare unbonus più consistente.

Riguardo al dell’efficienza energetica,l’Ing. Tani ha mosso una lamentela ri-guardo ai certificati bianchi. Le aziende delgas, al pari delle aziende di distribuzioneelettrica, sono tenute a produrre, tutti glianni, risparmio energetico in proporzioneai volumi di gas che fanno transitare neiloro tubi. Tale meccanismo ha prodotto nel2012, solo nel settore del gas, un risparmioequivalente di oltre 6 miliardi di metri cubiall’anno, producendo certificati energetici,cioè investendo in iniziative di risparmioenergetico o comprando i certificati sulmercato. Negli ultimi anni, purtroppo, ilmercato di questi titoli si è alzato e c’è unriconoscimento tariffario che assoluta-mente non è più sufficiente. Le aziende,quindi, oltre a essere compensate dallatariffa che serve per la manutenzione e lagestione degli impianti, devono destinareparte di questi introiti all’acquisto dei cer-

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tificati bianchi che non sono remuneratisufficientemente.

Codici

LUIGI GABRIELE, Responsabile delle re-lazioni istituzionali e affari regolatori.

Il dott. Gabriele ha ricordato che Codiciè una delle associazioni nazionali a tuteladel consumatore. Negli ultimi decenni, conl’inserimento di numerose componenti al-l’interno degli « oneri generali di sistema »della bolletta elettrica, le varie scelte dipolitica energetica nel nostro Paese sonostate pagate dai consumatori finali, citta-dini e aziende.

Tutto questo ha determinato, ovvia-mente, la crescita esponenziale del costodella bolletta energetica nel nostro Paese.

L’attuale SEN si basa innanzitutto sul-l’efficientamento, sulle politiche sugli idro-carburi, sull’obiettivo di far diventare ilnostro Paese un hub del gas e su numerosealtri aspetti che, ad avviso di Codici, sonoin parte validi, ma rappresentano soprat-tutto considerazioni di carattere generale.Non si può fare, infatti, una politica ener-getica che non dice come far risparmiarei consumatori italiani o gli utenti finali,così come non si può portare avanti unapolitica energetica che concentra il suocontenuto sull’efficientamento e, nellostesso periodo, emanare decreti come ilcosiddetto decreto Passera-Grilli che so-stanzialmente ha finanziato le grandi im-prese energivore.

In questo modo, finanziando gli ener-givori, erogando gli incentivi incrociati,continuando a dare contributi ed elargen-doli, più o meno, a diffusione di massa,continuiamo a dire ai soggetti che consu-mano energia di non risparmiare, di nonfare efficientamento. Sugli incentivi, anchealle fonti rinnovabili, occorre fare unariflessione. Se è vero che abbiamo creatoun mercato delle fonti rinnovabili, è anchevero che non abbiamo una sola aziendanazionale che produca pannelli fotovoltaicio una rete diffusa di aziende che produ-cono quadri elettrici; non abbiamo, in-

somma, strutturato un’industria. Inoltre, lamaggior parte degli impianti a terra digrandissime dimensioni, sia parchi eoliciche fotovoltaici, non sono di proprietà deiconsumatori, che pagano le fonti rinnova-bili attraverso la componente A3 deglioneri generali sistema, ma sono in preva-lenza di organismi finanziari e bancari.

Secondo Codici, l’asset portante del no-stro Paese rimane la rete; possiamo risol-vere persino il problema della Telecom seriusciamo ad accorpare la rete telefonicacon la rete di distribuzione di energia.Apriremmo immediatamente, in questomodo, la strada alle smart cities; po-tremmo mettere insieme, in maniera inte-grata e intelligente, le diverse tecnologieche vanno dalla gestione dei rifiuti all’ac-qua, al gas, all’energia. Potremmo efficien-tare e risparmiare, ma dobbiamo libera-lizzare la rete. La distribuzione (e, quindi,la rete) è gestita dagli stessi operatori; idisservizi che stanno sul libero mercatosono gli stessi elementi di negatività chenon permettono lo sviluppo energetico diquesto Paese.

È necessario, ovviamente, procederecon adeguati approfondimenti su ciò che èla rete di idrocarburi e la distribuzione, manon continuiamo a pensare, come diconoalcuni big player, che in questo Paese èsufficiente ridurre il numero delle pompedi benzina per risolvere il problema delprezzo. Anche in questo caso, infatti,siamo di fronte a una falsità; non mi è maicapitato di sentire che se, nel mercato,riduciamo il numero degli operatori, neguadagna il consumatore finale.

Il problema non è solo che la nostrarete è obsoleta; in questo Paese, anche nelcaso della distribuzione degli idrocarburi,c’è una logica monopolistica e di concen-trazione che vede pochissimi operatori chesono i principali detentori della stragrandemaggioranza del numero delle reti e nonpermette ad altri operatori di entrare sulmercato. Non possiamo pensare, però, diandare avanti a petrolio chissà per quantoaltro tempo. Se vogliamo fare una ridistri-buzione della rete degli idrocarburi dob-biamo unirvi necessariamente una ridefi-nizione della rete delle nuove tecnologie.

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In merito all’idea di costruire un hubnazionale, il dott. Gabriele ha ricordatoche la stragrande maggioranza delle garenegli ambiti territoriali dei distributori digas sono scadute da tredici anni e ci sonoaziende di lungo corso che non sanno se dadomani potranno continuare a distribuireo meno il gas, e la soluzione di questoproblema è più urgente di realizzare l’hubeuropeo del gas.

L’elemento positivo è che oggi si è ri-cominciato a parlare di Strategia energe-tica nazionale (SEN), argomento che pur-troppo era stato accantonato.

Altroconsumo

LUISA CRISIGIOVANNI, Direttore.

Rispetto a un mercato sicuramentecomplesso come quello dell’energia, Altro-consumo si è interrogato, ancora una volta,guardando anche al di fuori dei confininazionali.

Alcuni Paesi sono stati in grado diorganizzare su piattaforme telematiche,dal 2011 in particolare in Olanda, deigruppi di acquisto di energia e gas, che consuccesso hanno fatto risparmiare alle fa-miglie, ovviamente su quella che è la com-ponente del prezzo della commodity,quindi dell’energia, somme variabili dai 50ai 450 euro l’anno.

Altroconsumo il 27 maggio 2013 haquindi lanciato il primo gruppo di acquistodi energia e gas del nostro Paese. Il 19settembre scorso, dopo aver comunicato icriteri all’Autorità per l’energia elettrica eil gas e ai concorrenti, si è tenuta l’astaonline cui hanno partecipato 12 delle 500aziende che abbiamo contattato. Leaziende si sono sfidate a colpi di rilanci,ben 32, e il gruppo di acquisto ha avutouna risposta di pre-adesioni di oltre 171mila persone.

In questo modo Altroconsumo ha agitosul fronte della domanda, aggregandola. Sipuò anche intervenire sul lato della distri-buzione, che è per sua natura in manoall’ex monopolista, quindi qui non c’è mar-gine e il trasporto dell’energia è una parte

del costo che noi non possiamo control-lare. Questo deve essere quindi più effi-ciente e soprattutto rispondere alle normesulla concorrenza.

L’altro capitolo sicuramente impattante(per un terzo sulla bolletta del gas e per il12 per cento su quella elettrica) è ancorauna volta quello delle tasse, degli oneri disistema che includono i famosi incentivi,che sono stati introdotti, in un certo mo-mento storico, per sviluppare questo set-tore. Adesso che l’obiettivo è stato in parteraggiunto non servono più e vanno tolti,anche se può essere impopolare farlo.

La dott.ssa Crisigiovanni ha infine in-vitato le autorità di vigilanza essere piùincalzanti rispetto, per esempio, ai con-tratti, in quanto molte delle lamentele dellagente riguardano la sottoscrizione di con-tratti di cui non si ha necessariamentecontezza, perché magari sono stati propo-sti con pratiche commerciali scorrette, op-pure il fatto di non riuscire ancora, no-nostante tutti gli interventi fatti, a com-prendere bene i propri consumi.

Anche laddove si parla di smart me-tering, tecnologia già presente nelle nostrecase, non è detto che, ancora una volta, siasempre consumer friendly e debba rica-dere sulle spalle del consumatore il costodell’installazione; in ogni caso, poi, questainstallazione intelligente deve rispondereed essere funzionale all’utilizzo all’internodelle case.

TAP (Trans Adriatic Pipeline)

GIAMPAOLO RUSSO, Country Manager.

Il dottor Russo ha illustrato il progettodel TAP, che consentirà l’arrivo delle ri-sorse azerbaigiane nel mercato italiano, epoi nel mercato europeo. Tra gli azionistidel progetto si trova un’importante pre-senza dei membri del consorzio Shah De-niz, oltre ad altri operatori europei, e, inparticolare, E.On ed Axpo, che non sonosoggetti del consorzio Shah Deniz, e Fluxys,che è un operatore di rete nordeuropeo.Ha inoltre sottolineato che, oltre alle ri-sorse dell’Azerbaigian, un domani, con

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un’area pacificata, questo corridoio potràessere anche un importante canale di ac-cesso al mercato europeo per le risorsedell’intera area del Caspio (Turkmenistan,Iran e Iraq). È la prima volta che abbiamola possibilità di far accedere al mercatoeuropeo le risorse dell’Azerbaigian oggi, eforse di altri Paesi domani, attraverso rotteche non siano controllate dalla Russia,ovvero da Gazprom.

Il sostegno del Governo, è stato moltoimportante e continuativo. Nel febbraio2013, è stato firmato l’accordo intergover-nativo tra Italia, Grecia e Albania, seguitoil 24 maggio 2013 dal disegno di legge perla ratifica del medesimo approvato dalGoverno Letta.

Il TAP è citato esplicitamente dalla stra-tegia energetica nazionale. L’Italia ha unafortissima dipendenza dal gas naturale peril suo fabbisogno energetico. Il TAP portaun gas diverso, che proviene dall’Azerbai-gian, e costa di meno del gas oggi media-mente presente sul nostro mercato. Sitratta di un’importante fonte di conteni-mento del costo della nostra bolletta ener-getica. Nella SEN il Governo ha stimato in4,1 miliardi la riduzione del costo dellamateria prima. TAP è il progetto più im-portante che rappresenta l’architrave diquesto percorso di riduzione.

C’è poi il concetto dell’hub del gas, esenza TAP non ci sarebbe hub, e quindiSnam Rete Gas non potrebbe svolgerequesto ruolo e potenziare le sue infra-strutture, anche nell’intesa di portare ilgas per la prima volta nella storia da Sudverso Nord.

Per quanto riguarda la realizzazionepratica, vi è una condotta sottomarina conun approdo nel Salento, nel comune diMelendugno, attraverso un microtunnel. Èun approdo studiato per evitare dirom-penti impatti ambientali che compromet-tano beni naturali protetti (posidonia ecaretta caretta). Passerà 10 metri sotto laspiaggia, non sarà mai visibile sul territo-rio, e andrà al punto di consegna conSnam Rete Gas collocato sempre nel co-mune di Melendugno. Il punto di consegnaviene chiamato « PRT », cioè terminale diricezione del gasdotto.

Il percorso non ha nessuna interferenzaantropica (non comporta lo spostamento diabitazioni) e non interferisce siti archeo-logici o di rilievo ambientale. Il territoriosalentino è caratterizzato da costruzioniche si chiamo « pagghiare », che sono deitrulli non abitati, usati solo per rimessaagricola. Hanno un valore simbolico im-portante per quel territorio, pur non es-sendo fabbricati e non avendo nessunatutela. Il gasdotto non avrà nessuna inter-ferenza neanche con le pagghiare, inquanto non passerà né sotto né a fiancodelle medesime. Vi è dunque stata, oltre aduna valutazione ambientale, anche una va-lutazione di carattere sociale, in quantol’azienda ha aderito volontariamente aiprincipi della Banca europea di ricostru-zione e sviluppo (EBRD), che vanno al dilà di quanto previsto dal quadro normativoitaliano. Questo significa anche attuareuna politica che viene chiamata di « localcontent », cioè di attenzione al coinvolgi-mento delle imprese locali sul territorio,affinché abbiano i requisiti per parteciparealle gare, con un percorso di mappatura eformazione delle aziende locali, al fine didare loro gli strumenti per acquisire irequisiti. Oltre al coinvolgimento delle im-prese, poi, questo tipo di politica comportaanche offrire al territorio e a tutti i soggettiimpattati dal progetto, in quanto aventiattività economiche (pescatori, olivicoltorio operatori del turismo), una valorizza-zione del proprio reddito anteprogetto e unindennizzo, qualora, in qualsiasi momento,il progetto comporti una diminuzione delreddito percepito.

Ciononostante, il TAP ha incontratol’opposizione dell’amministrazione comu-nale.

Assoelettrica

ENRICO TESTA, Presidente.

Il Presidente Testa ha esordito ricor-dando i punti positivi, secondo Assoelet-trica, della SEN: la definizione di un do-cumento generale di obiettivi di strategiaenergetica, che sono anche ben modulati

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tra medio e più lungo periodo, la centralitàche viene assegnata al settore energetico, ilcriterio di selettività degli investimenti el’individuazione delle sette azioni priorita-rie.

Un punto critico è che, purtroppo, benpoche delle cose previste da quella strate-gia energetica nazionale sono state attuate.

Il secondo problema chiave, dal puntodi vista dei produttori di energia elettrica(fondamentalmente termoelettrici), è rela-tivo a quello che va considerato uno deidue punti fondamentali della strategiaenergetica nazionale, vale a dire la ridu-zione dei costi dell’energia. Mentre infattistiamo assistendo ad un progressivo rial-lineamento dei prezzi all’ingrosso dell’e-nergia elettrica, anche grazie al riallinea-mento del prezzo del gas, purtroppo que-sto non avviene per il prezzo finale del-l’energia elettrica, a causa di tutte le altrevoci che si aggiungono prima di arrivare alconsumatore (in particolare gli « oneri disistema », che sono la voce di gran lungapiù cresciuta in questi anni, soprattutto acausa degli incentivi concessi alle fontirinnovabili, e tra esse, in particolare, al-l’energia solare). Certamente c’è anche unmix energetico italiano molto particolare,che pesa. Vorrei ricordarvi cosa avvienenei due Paesi nostri principali competitori,Francia e Germania. In Francia l’80 percento dell’energia elettrica viene prodottacon centrali nucleari. In Germania più del60 per cento dell’energia elettrica vieneprodotta con carbone e lignite, che è digran lunga la fonte più importante, e unaparte con l’energia nucleare. In Italia nel2012 le fonti rinnovabili contribuivano almix energetico per il 28 per cento, controil 22 per cento della Germania. L’unicoPaese che ha un tasso superiore al nostroè la Spagna, che arriva al 30 per cento.

Oltre a questi, ci sono altri problemi,tra cui le strozzature della rete. Per esem-pio, la questione della Sicilia. Nei giorni incui il cavo tra la Sicilia e « il continente »è stato messo in manutenzione, i prezzidell’energia elettrica in Sicilia, sonoesplosi, ma, per il meccanismo del prezzounico nazionale, è tutto il resto del Paeseche paga i costi maggiori della Sicilia. Si

ritiene che, in condizioni normali, la stroz-zatura siciliana pesi per almeno 3 euro almegawattora sul costo totale dell’energiaelettrica.

C’è un altro punto nella SEN che nontrova d’accordo Assoelettrica. La SEN èsoprattutto un documento metodologico,che stabilisce le azioni da intraprendere,ma in alcuni punti indica anche obiettiviquantitativi. Per esempio, per le rinnovabilisi indica un obiettivo di 120-130 terawat-tora al 2020. I casi sono due: o si privilegiail criterio del costo minore, e chi è piùbravo produce l’energia necessaria, op-pure, se invece si pianifica, inevitabilmentesi è costretti a prevedere prezzi speciali perdeterminati settori. In Italia ormai più del50 per cento dell’energia elettrica che vieneconsumata non transita attraverso mecca-nismi di mercato, cioè non è portata adalcun confronto con gli altri prezzi inquanto viene « dispacciata prioritaria-mente ». Sostanzialmente i gestori dellarete e i Terna hanno l’obbligo di comprarequest’energia elettrica e la devono com-prare ad un prezzo prefissato. Oltre tutto,questo s’inserisce in una riduzione com-plessiva dei consumi elettrici italiani: oggiconsumiamo all’incirca quello che consu-mavamo nel 2002-2003, salvo che da alloraad oggi, sulla base delle previsioni di cre-scita, sono stati fatti investimenti per circa100 miliardi di euro. Trenta miliardi li hainvestiti il settore termoelettrico, e 70-80miliardi sono gli investimenti fatti dallefonti rinnovabili, ben remunerati dalle ta-riffe previste. Ci troviamo pertanto nellasituazione paradossale di avere un eccessodi potenza installata rispetto alla do-manda, il miglior parco termoelettricod’Europa, la domanda in discesa e, ciònonostante, i prezzi non diminuiscono, maaumentano.

Da ultimo, il Presidente Testa ha ricor-dato che ci sono situazioni veramente pa-radossali che impediscono persino il con-sumo di energia elettrica. Un esempiomolto preciso: una famiglia italiana titolaredi un contratto di energia elettrica tipicoda 3 chilowatt nell’abitazione di residenzapaga 19 centesimi a chilowattora. Con lostesso contratto da 3 chilowatt, con lo

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stesso consumo, nella seconda casa, il costoa chilowattora passa a 30 centesimi, ossiaquasi il doppio. Queste regole non hannonulla a che fare con la struttura dei costie con l’effettiva redditività da parte dell’a-zienda, ma piuttosto con regole che ilPaese si è autoimposto negli anni 1970, perfronteggiare le due crisi petrolifere e sco-raggiare i consumi elettrici. Queste regolefanno sì che il cittadino italiano, quandodeve mettere un impianto di condiziona-mento a casa sua, non pensa a quantocosta l’impianto di condizionamento, ma aquanto costa cambiare il contratto elet-trico, passando da 3 chilowatt a 4,5 o 6chilowatt. Questo cambiamento non gliporta un aumento progressivo e propor-zionale del costo, come sarebbe giusto, malo porta completamente in un’altra classedi consumo, che non ha nessun paragonecon le tariffe che pagava precedentemente.Questo fa sì che fattori di benessere chesono essenzialmente legati al consumo dienergia elettrica sono scoraggiati. Occorrequindi, secondo il Presidente Testa, avereuna struttura tariffaria che corrispondaeffettivamente, in maniera proporzionale,ai costi, e non invece a politiche incenti-vanti e disincentivanti che produconodanni molto importanti al sistema.

Finco (Federazione industrie prodotti im-pianti servizi e opere specialistiche per lecostruzioni)

ANGELO ARTALE, Direttore generale diFinco.

Finco, la Federazione industrie prodottiimpianti servizi e opere specialistiche perle costruzioni, raggruppa 32 associazioni, 8mila aziende e circa mezzo milione didipendenti.

Per quanto riguarda l’efficienza ener-getica, Finco plaude alla proroga dell’eco-bonus, ma rileva in merito alcune criticità.Per quanto riguarda soprattutto l’antisi-smica, il lasso di tempo biennale è troppopoco. Sotto questo profilo Finco proponeuna durata fino al 2020, seppure scalando,perché indubbiamente il 65 per cento è

una percentuale piuttosto impegnativa perl’Erario. Un altro punto è la durata delladetrazione, soprattutto per le persone an-ziane.

Fiper – Federazione italiana produttori dienergia da fonti rinnovabili

VANESSA GALLO, Segretario generale.

Riunisce i teleriscaldamenti alimentatia biomassa legnosa vergine, ossia tipica-mente i riscaldamenti che nascono su ini-ziativa locale. Stiamo parlando di zonerurali appenniniche e montane.

Fiper sottolinea che occorre fare inmodo che all’interno della Strategia ener-getica nazionale si ponga effettivamente inpercentuale un peso maggiore al compartotermico. Già a suo tempo il Piano d’azionenazionale attribuiva al termico un’alloca-zione del 44,4 per cento. Po la SEN ha difatto abbassato questo target. Fiper chiededi rivedere la SEN nell’allocazione degliobiettivi nella ripartizione tra termico edelettrico. L’energia termica nella SEN èdefinita al 20 per cento, quella elettrica dal35 al 38 per cento. Come si è visto con ildecreto ministeriale del 6 luglio, c’è statoun bello start up degli impianti a biomassaper piccoli impianti, che andrebbe a essereequiparato con impianti di energia ter-mica.

Il teleriscaldamento è una tecnologiamolto sviluppata nei Paesi del Nord Eu-ropa e negli ex Paesi comunisti. Ahimè, inmateria l’Italia è il fanalino di coda perquanto riguarda la penetrazione sul mer-cato, in quanto ricopre, purtroppo, solo il4 per cento del segmento del mercatocivile, nonostante il potenziale di penetra-zione sia stato calcolato intorno al 20 percento. La direttiva sull’efficienza energe-tica, poi, all’articolo 13, indica proprio difacilitare la realizzazione di reti di teleri-scaldamento e teleraffrescamento abbinatea fonti rinnovabili, biomasse, geotermia abassa entalpia o recupero di calore indu-striale.

Occorrerebbe anche rivedere la politicaforestale, in quanto il patrimonio forestale

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è incredibile, ma non è utilizzato, perchéc’è una parcellizzazione. Occorre rivederela vecchia politica sulle foreste, la leggesulle potature e tutta la questione legata aisottoprodotti, perché attualmente la mag-gior parte delle biomasse residuali impie-gate a fini energetici viene annoverata trai rifiuti non pericolosi, nonostante il Mi-nistero dello sviluppo economico l’abbiaclassificata tra i sottoprodotti.

Bisogna anche fare in modo che vengaemanato in tempi brevissimi il decretorelativo al Fondo per il teleriscaldamento.Presso la Cassa depositi e prestiti sonoallocati 120 milioni di euro, che sono bloc-cati.

Anfus – Associazione nazionale fumisti espazzacamini

GIOVANNI PAOLETTI, Presidente.

Le problematiche illustrate dalla Fiperriguardano gli impianti al di sopra dei 35chilowatt. L’Associazione nazionale fumistie spazzacamini, ossia installatori e manu-tentori di caminetti, stufe e impianti fu-mari, si occupa di tutto quello che è al disotto dei 35 chilowatt, e che riguarda 5milioni di famiglie che impiegano caminettie stufe per il riscaldamento e 10 milioni diimpianti funzionanti. Con la crisi, tantis-sime famiglie italiane in pochissimo temposono passate, quasi costrette, dal riscalda-mento tradizionale, la caldaia, al caminettoe alla stufa, per un discorso esclusivamenteeconomico. Di conseguenza, è in aumentovertiginoso, parliamo di circa 10 mila in-terventi dei vigili del fuoco, la quantitàtotale degli incendi, delle intossicazioni edei danni a persone, cose ed edifici. Èlasciata troppo alla libertà del committentela scelta dell’installatore, che spesso non èabilitato. Viene, inoltre, totalmente disat-tesa la manutenzione da parte di personalequalificato, cioè del maestro spazzaca-mino. Anfus ha fondato una scuola permaestri spazzacamini vent’anni fa, ed haavuto un più 18 per cento per l’occupa-zione del maestro spazzacamino proprio inquest’anno; l’utilizzo del legno combusti-bile per questo tipo di apparecchio, inoltre,

ha avuto un aumento di circa il 26 percento di importazione.

Infine, non vanno sottovalutate tutte lepotenziali risorse locali per l’utilizzo, qualigli scarti della lavorazione e il ritorno alcombustibile.

AIGET (Associazione italiana grossisti dienergia e trader)

MICHELE GOVERNATORI, Presidente.

AIGET è nata nel 2000 ed è l’Associa-zione italiana dei grossisti e dei trader dienergia elettrica e gas di cui fanno parte,tradizionalmente, operatori con posizioniprecedenti non di monopolio.

Un tema legato all’economicità è quellodel prezzo dell’energia. Oggi l’energia elet-trica e il gas, in termini di commodity,costano molto meno rispetto, per esempio,all’andamento del petrolio di quanto noncostassero all’inizio della liberalizzazione.Purtroppo però sono aumentate altre com-ponenti, come il dispacciamento, cioè l’at-tività che il gestore della rete svolge permantenere in sicurezza la rete. C’è anchela componente reti, che sale. Essa remu-nera gli investimenti in rete, che la Stra-tegia energetica nazionale promuove, giu-stamente, secondo AIGET, ma con qualcherischio. I rischi derivano dal fatto che ilmondo dell’energia ha modificato le sueabitudini di consumo, sia per la deindu-strializzazione e per la crisi, sia forse permotivi strutturali. In questo contesto farereti a tutti costi, come si diceva, immagi-nando che i numeri siano ancora quelli diprima, o fare tubi a tutti i costi, pagatinella tariffa finale, avendo in mente i nu-meri di prima, è pericoloso. Se consu-miamo meno, significa che gli oneri ven-gono spalmati in volumi sempre più bassidi energia, e quindi a far esplodere sullenostre bollette quella componente facendofar venir meno il vantaggio di economicità.

Inoltre occorre considerare che i gestoridelle reti (Terna e Snam Rete Gas) sonoremunerati tramite un ritorno sul capitaleinvestito, o meglio su una parte del capitaleinvestito, la cosiddetta RAB (Regulated As-

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set Base). Grosso modo il target di remu-nerazione oggi per le attività regolate direte è l’8 per cento. Vi è, quindi, l’8 percento di remunerazione su un’attività chenon è soggetta a rischio di mercato enemmeno a rischio volume. Essendo le retiremunerate con questo criterio, l’interessedegli azionisti è che il gestore investamolto, e dunque per come è oggi la lorogovernance, tendono a diventare troppogrosse.

Un’ultima considerazione su come fararrivare al cliente finale dell’energia i van-taggi del mercato. Bisogna rendergli lascelta il più possibile facile, consapevole epriva di brutte sorprese. Una circostanzache rende più difficile per il cliente finaleavere le informazioni chiare è la scarsaprecisione, da parte del cliente finale, dellaseparazione tra le aziende che fanno di-stribuzione e quelle che fanno retail. Oggila normativa italiana permette ad esempioa Enel Distribuzione di essere indistingui-bile da Enel anche nei biglietti da visita nelsimbolo. In Germania invece, i principalioperatori non hanno fatto l’unbundlingproprietario e, quindi, è sempre la stessaproprietà che fa l’una e l’altra attività, masono completamente distinti nel brand concui si presentano al cliente finale.

Ciò vale anche per quanto riguarda ilservizio di maggior tutela, che oggi nell’e-nergia elettrica viene svolto, per motivistrani, da chi lo svolgeva storicamente,ossia da chi aveva storicamente l’eserciziodelle reti. Occorre inoltre distinguere lepolitiche di welfare dalle politiche sullebollette. Se c’è una famiglia disagiata, oc-corre aiutarla con la fiscalità ma, nellostesso tempo, chiedere a tutti i clienti diconfrontarsi responsabilmente con il mer-cato e, quindi, di comprarsi da soli l’ener-gia.

Fire (Federazione italiana uso razionale del-l’energia)

DARIO DI SANTO, Direttore.

Fire è un’associazione senza scopo dilucro fondata dall’Enea nel 1987. È una

realtà che ha una base associativa di circa500 soggetti che coprono tutta la filieradell’energia, da chi produce tecnologia, achi produce energia, alle Esco, fino adarrivare agli utenti finali di media e grandedimensione. Dal 1992 Fire ha un incaricoa titolo non oneroso dal Ministero dellosviluppo economico, in base al quale ge-stisce le nomine degli energy manager inItalia, che rappresentano un obbligo aisensi della legge n. 10 del 1991.

Il dott. Di Santo parte dalla considera-zione che i prezzi sono aumentati ed èdifficile pensare che possano ridursi nelprossimo futuro; pertanto, se riusciamo afare efficienza, tanto di guadagnato. LaStrategia energetica nazionale sostiene chela prima priorità è l’efficienza energetica.Se andiamo a vedere, però, che cosa suc-cede nella realtà, notiamo che un grossodibattito è collegato al discorso deglisconti. Per quanto, in una situazione dicrisi economica come quella attuale, essifacciano gola, non sono una soluzionestrutturale al problema del costo dell’ener-gia, ma più che altro un palliativo. Sefanno parte del dibattito, va bene, ma se cisi concentra solo su questo problema, pro-babilmente perdiamo di vista le opportu-nità vere.

Come secondo aspetto, noi siamo stati ilprimo Paese al mondo a fare una grandeinstallazione di contatori intelligenti, dismart meter, ma li abbiamo usati in modopoco intelligente. Ancora oggi è un mira-colo se vengono teleletti. Sono stati un’oc-casione sprecata.

Il sistema elettrico che abbiamo non èmolto efficiente, ma è un’altra occasioneda prendere e non da perdere. Abbiamo unsistema elettrico che al momento ha unafortissima penetrazione da fonti rinnova-bili, una situazione a cui arriveranno di-versi Paesi nei prossimi anni. Si può gio-care con un ruolo attivo, cercando di svi-luppare tecnologie che ci portino verso lesmart grid e che aiutino l’industria nazio-nale a svolgere un ruolo a livello anchemondiale, oppure solo con un passivo, percui ci teniamo i costi.

L’ultimo aspetto riguarda la promo-zione delle elettrotecnologie efficienti

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(pompe di calore elettriche, veicoli elet-trici, cucine a induzione ed elettrotecno-logie industriali). Attualmente, installareuna pompa di calore elettrica significadover stipulare un contratto da 4,5-6chilowatt, pagando molto di più, oppurea dover attivare un nuovo punto diaccesso per poter sfruttare questo tipo ditecnologia.

Qualcuno ogni tanto sostiene che anchel’efficienza costa. Illustra due diagrammitratti da due presentazioni di aziende, unadel chimico e una del cartario. Parliamo disettori energy intensive. Essi ci mostranofondamentalmente che è pieno di inter-venti con un payback inferiore a tre annie che ce ne sono parecchi sotto l’anno.Occorre aiutare le imprese a fare questiinterventi.

Una base è rappresentata dall’energymanager, su cui c’è una carenza dell’am-ministrazione pubblica. Ci sono solo treamministrazioni centrali dello Stato chehanno nominato l’energy manager, il Mi-nistero dello sviluppo economico, il Mini-stero delle infrastrutture e dei trasporti el’Agenzia del territorio. Si aggiungono solo7 regioni su 20, solo 43 province su 110 esolo 36 comuni capoluogo di provincia.Questo è un segnale che indica che non c’ètanta attenzione da parte della pubblicaamministrazione al tema dell’energia. Dacinque anni manca un decreto attuativodel Ministero dello sviluppo economicodell’articolo 16 del decreto legislativon. 115 del 2008. C’è una tendenza ribas-sista da parte delle lobby coinvolte, Esco edesperti in gestione dell’energia, a cercare ditenere bassi i requisiti di questa norma.Per quanto concerne l’industria, Fire pro-pone, di subordinare gli sconti agli ener-givori all’adozione di un sistema di ge-stione dell’energia. Il costo è limitato e ilvantaggio per l’impresa nel corso degli anniè notevole.

L’ultimo aspetto riguarda il tema delleEsco, che prima avete citato. L’idea èquella di avere un’azienda che offre con-tratti a prestazioni garantite, un finanzia-mento tramite terzi, che sarebbe la pana-cea di tutti i mali per la pubblica ammi-nistrazione che non ha soldi, per le fami-

glie che non hanno soldi e per le impreseche non hanno soldi.

C’è solo un piccolo, anzi grande pro-blema: il business plan di un intervento diefficientamento è basato sulla differenzadei consumi prima e dopo l’intervento. Senon si conoscono i consumi prima, non sihanno il business plan e l’analisi dei rischi,ragion per cui salta il discorso della bancache eroga i soldi e quello della Esco chepuò andare avanti autonomamente. Nonc’è solo il problema che molte Esco, cometutte le industrie nazionali, sono piccole esottocapitalizzate e che, quindi, andreb-bero aiutate a crescere. C’è anche il pro-blema che, se non diffondiamo le diagnosienergetiche, i sistemi di gestione dell’ener-gia e i sistemi di monitoraggio, questi con-cetti rimangono teoria, oppure si applicanosolo a soluzioni molto semplici. Se riu-sciamo a misurare, diventa possibile acce-dere, per esempio, a tutti i finanziamentidisponibili attraverso la Banca europeadegli investimenti o l’Europa. La BEI met-terà a disposizione circa 20 miliardi dieuro l’anno nei prossimi tre anni per l’I-talia, su tre programmi che riguardanol’energia, l’efficienza e le rinnovabili. Sitratta di Elena, di Jessica e dell’EnergyEfficiency Fund, con una partecipazioneforte di Cassa depositi e prestiti in que-st’ultimo.

L’Italia fa molta fatica ad accedere aqueste opportunità, perché esse richiedonodi mettere insieme diversi enti e di rag-giungere soglie minime di intervento; laprovincia di Milano, ad esempio, che hafatto un intervento di riqualificazioneenergetica di tutte le scuole. È importante,quindi, sviluppare filiere integrate, chepossono avere due finalità: la prima èaiutare i piccoli a intervenire sui piccoli,perché l’efficienza è fatta di tanti interventidistribuiti e di piccola taglia, che non siprestano né al project financing, né alcorporate financing, né agli strumenti tra-dizionali. Sarebbe utile, per esempio, aiu-tare lo sviluppo delle cooperative o di altriattori innovativi operanti sul piccolo, op-pure aiutare le aziende o gli enti ad ag-gregarsi per raggiungere dimensioni piùrilevanti. Queste sono proposte che ulti-

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mamente porta avanti anche l’Internatio-nal Energy Agency.

Ci sono poi alcune opportunità di farefiliera integrata o rivolte a singole filiere,come quelle della biomassa, degli edifici,oppure delle smart cities.

Apro un piccolo inciso sulle smart ci-ties. Ormai ci sono alcuni grandi gruppiinternazionali che arrivano a bussare allaporta dei nostri comuni, offrendosi di ren-dere intelligenti interi quartieri a speseloro. Se noi non facciamo sistema e non cicoalizziamo, saremo colonizzati dall’e-stero, e non perché non abbiamo le tec-nologie in casa.

FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabilied Efficienza Energetica)

GIOVANNI BATTISTA ZORZOLI, Porta-voce del Coordinamento FREE.

FREE è un’associazione a cui afferi-scono venticinque associazioni, attive perla maggior parte nel settore delle rinno-vabili e dell’efficienza energetica.

Il dott. Zorzoli ha esaminato gli obiettividi efficienza energetica della direttiva co-munitaria 27/2012 in merito alla riquali-ficazione energetica degli edifici, nella con-sapevolezza del fatto che i consumi termicirappresentano quasi il 45 per cento deiconsumi energetici totali e il 78 per centodei consumi domestici. Gli obblighi impostidalla direttiva daranno più spazio alle rin-novabili termiche. Al momento per talifonti un passo in avanti notevole è statofatto con il conto termico. Tuttavia, se-condo il decreto legislativo n. 28 del 2011,da due anni si sarebbe dovuto attivare ilFondo di garanzia per le reti di teleriscal-damento a biomassa, che dovrebbe garan-tire le banche (si tratta di investimenti conritorno a vent’anni), ma non è ancora statoattivato. Inoltre, vanno promossi meglio icertificati bianchi, che sono un grandestrumento, e va rivista l’incentivazione delsolare termico, che è l’ideale per rag-giungere il quasi zero di consumo esternoper gli usi civili, ed è l’unica insufficientetra tutte le incentivazioni che perman-

gono. Vanno altresì semplificate le pro-cedure per le piccole installazioni. Perquanto concerne la mobilità sostenibile, ildottor Zorzoli rileva una grande oppor-tunità per l’agricoltura italiana, che puòprodurre molto più biogas di quello cheproduce oggi, recuperando molti residui,con una ricaduta dal punto di vistaambientale, e garantendo un reddito ag-giuntivo agli agricoltori. Il modo ottimaledi utilizzare il biogas è trasformarlo inbiometano e immetterlo nelle reti o nelleautomobili a gas. Anche su questo si è inattesa del decreto da due anni, mentre èuscito il decreto per i biocarburanti diseconda generazione che producono bio-etanolo, passando dai residui e non dalmais, e quindi senza danneggiare l’agri-coltura.

L’obiettivo principale di FREE è il su-peramento del meccanismo degli incentivinei tempi più brevi possibili (che ovvia-mente variano da tecnologia a tecnologia).Il meccanismo degli incentivi è già finitoper il fotovoltaico, e FREE propone il suosuperamento anche per le altre rinnovabilinei tempi necessari.

FREE propone un meccanismo che, at-traverso un mix di sgravi fiscali e di de-tassazioni, come per gli ecobonus, si au-tofinanzi, nel senso che IVA, IRPEF e IREScopriranno abbondantemente il mancatogettito.

Per quanto riguarda le fonti non ancoramature, ci vogliono tempi più lunghi perfinire gli incentivi, in quanto le biomasse eil biogas hanno una quota rilevante intermini di costi di esercizio. Di questo vatenuto conto, valorizzando il fatto che pu-liscono i boschi e recuperano i rifiuti agri-coli. Inoltre, ci sono il solare termico conun’insufficiente incentivazione e il solaretermodinamico, il piccolo eolico e la pic-cola geotermia, che vanno ancora soste-nuti. Sono tutti settori (convenzionato, bio-masse, solare termodinamico, geotermico,efficienza energetica) dove c’è una grossapresenza di industrie nazionali. Penso allecaldaie per le biomasse, alle pompe geo-termiche e al solare termodinamico, unodei pochi casi in cui siamo all’avanguardiaa livello mondiale.

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Riguardo all’overcapacity, il dott. Zor-zoli ha segnalato che dovrebbe partire uncollegamento con il Montenegro, per im-portare in Italia 5 terawattora di energiaelettrica, su cui Terna deve investire quasiun miliardo di euro, quando siamo già insovracapacità.

La proposta di FREE è di incrementarequei consumi elettrici che sono più effi-cienti del consumo del gas, come le pompedi calore elettriche per produrre il caloree le piastre a induzione per la cottura delcibo (l’estensione dell’ecobonus alle pompedi calore va in questa direzione); modifi-care la tariffa bioraria, che oggi obbliga icittadini a consumare quando l’energia co-sta di più. Occorre invece aumentare ladomanda nelle ore di massima richiestaper dare sbocchi ulteriori nei momenti piùinteressanti per la produzione elettrica;diversificare le società elettriche sui servizi,come sta succedendo in Germania e inInghilterra. I grandi produttori elettricipotrebbero svolgere ad esempio quella fun-zione di bilanciamento, che è una dellegrosse questioni in campo.

Per concludere, il dott. Zorzoli ha os-servato che, se si realizzeranno gli obiettividella SEN, nel 2020 la domanda di gas saràfra 50 e 60 miliardi di metri cubi all’anno,meno della metà della capacità oggi dispo-nibile. Ci sono alcune infrastrutture ormaiin corso di realizzazione, come il TAP, eoccorre fare attenzione a non fare l’over-capacity del gas, dopo aver fatto l’overca-pacity dell’energia elettrica.

AIRU (Associazione Italiana RiscaldamentoUrbano)

FAUSTO FERRARESI, Presidente.

Le potenzialità del risparmio energeticoattraverso il teleriscaldamento sono estre-mamente importanti. Il teleriscaldamentoin Italia si è sviluppato nelle regioni delNord, dove la quantità di calore necessariaè maggiore. Ci sono 216 reti, 142 operatorie circa un milione di appartamenti serviti.Vengono erogati 7,3 terawatt di energiatermica, evitando 1,3 milioni di tonnellate

di CO2 veicolando qualcosa di relativa-mente piccolo, cioè il 4 per cento delfabbisogno nazionale, piccolo soprattuttose confrontato con i valori dei Paesi vicini.Questo ci indica la potenzialità di sviluppodi questa tecnologia. La Polonia, ad esem-pio, aveva un grosso problema nell’indivi-duare un’alternativa all’utilizzo del car-bone, e oggi veicola il 50 per cento delcalore necessario attraverso impianti diteleriscaldamento.

La rete di teleriscaldamento può esseredefinita proprio uno strumento di efficien-tamento energetico e soprattutto consentelo sviluppo delle fonti rinnovabili e soste-nibili. Per questa ragione il TLR può for-nire un contributo rilevante per raggiun-gere gli obiettivi da qui al 2020.

Riguardo al rapporto tra teleriscalda-mento e servizio pubblico locale, allo statoattuale il teleriscaldamento non è inclusoex lege tra i servizi pubblici locali. Infatti,è facoltà dei comuni che ne hanno even-tualmente necessità decretarne l’assun-zione a rango di servizio pubblico locale.Se un comune vuole avere il teleriscalda-mento come servizio pubblico locale lo puòbenissimo fare, attraverso una trafila che èdefinita dalla legge. Ha quindi la possibilitàdi realizzarlo in regime autorizzativo.

Per quanto riguarda il rapporto traTLR e mercato, oggi non esistono obblighidi connessione alla rete. Questo è moltoimportante. AIRU ritiene che questo ser-vizio debba rimanere un servizio di liberomercato, proprio perché non c’è nessunobbligo in Italia di allacciarsi alla rete. Ilcliente è assolutamente libero di sceglierealtri vettori, dal gas all’energia elettrica.Per queste ragioni il teleriscaldamento èun concorrente dell’operatore dominantegas nel settore del riscaldamento residen-ziale. In ogni caso, il gas è sempre stato esempre sarà il concorrente naturale, al-meno finché avrà un così importante ruolonel riscaldamento urbano.

Per quanto riguarda la dinamica didefinizione dei prezzi, essendo il teleriscal-damento un servizio di libero mercato, iprezzi vengono definiti sulla base di uncosto complessivo del teleriscaldamentotradizionalmente e localmente dominante.

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A livello di regolazione, il teleriscalda-mento è regolato a livello locale secondonecessità e peculiarità del territorio ser-vito. Un’eventuale regolazione nazionalepotrebbe creare ostacoli alle possibilità disviluppo del teleriscaldamento, che negliultimi dieci anni ha raddoppiato la suavolumetria, nonostante la congiuntura eco-nomica negativa.

Anche a livello europeo il teleriscalda-mento è esercito in condizione di liberomercato, ad eccezione della Danimarca,dove tuttavia esiste l’obbligo dell’allaccia-mento e quindi non c’è una libera scelta.In Italia è in corso un’indagine dell’Anti-trust, la IC46, aperta nel dicembre del 2011a seguito di una serie di segnalazioni.L’AEEG ha chiesto di regolamentare ilservizio di teleriscaldamento, con cuiAIRU, come si è già detto, dissente.

Anima (Federazione delle associazioni na-zionali dell’industria meccanica varia edaffine)

ANDREA ORLANDO, Direttore Generale.

La federazione Anima, all’interno diConfindustria, rappresenta il settore dellameccanica varia ed affine. Sono circa unmigliaio di imprese associate e circa 60settori merceologici suddivisi in 34 asso-ciazioni, per un totale di circa 195 milaaddetti e 40 miliardi di euro di fatturato,di cui il 57 per cento è dedicato all’export.

Tra i settori che rappresenta ci sono ilsettore della componentistica per la pro-duzione di energia (valvole, turbine, cal-dareria industriale), Assotermica, che rap-presenta gli impianti per il riscaldamento(caldaie a condensazione), il Co.Aer, cherappresenta tutti gli impianti di condizio-namento, in particolare pompe di calore etutte le tecnologie ad alta efficienza. Tuttele aziende realizzano i loro prodotti inItalia. Si tratta di tecnologie sviluppate conun know how italiano, che soddisfano inpieno gli obiettivi della SEN: da una parte,rispondono alla sostenibilità ambientale, inquanto sono tutti prodotti ad alta effi-cienza, che consentono il risparmio ener-

getico e la riduzione delle emissioni di CO2;dall’altra parte, essendo prodotti tipica-mente italiani, sono un punto di forza peril rilancio della nostra economia.

Anima/Co.Aer.

GIAMPIERO COLLI, Responsabile associa-tivo.

Il dott. Colli concorda con la SEN ri-guardo alla necessità di promuovere effi-cienza energetica e sviluppo delle rinno-vabili. Tuttavia, per far questo è necessariosuperare determinate barriere che rappre-sentano un ostacolo all’innovazione tecno-logica. Fondamentalmente queste barrieresi potranno superare se ci sarà un raffor-zamento degli standard per le nuove co-struzioni. Dobbiamo dunque cercare ditenere alti gli standard.

Per quanto riguarda gli strumenti disostegno, noi abbiamo sempre ribadito lanecessità che questi strumenti siano certi,duraturi e strutturali. Infatti, se sono sem-pre di natura periodica, difficilmente ilmercato potrà cambiare in senso struttu-rale.

Per quanto riguarda le tipologie, con-divide la proroga dell’incentivo del 65 percento, che però non è ancora strutturale.Per quanto riguarda l’altro strumento (ilconto termico), è molto importante, ma habisogno di essere adeguato perché è scar-samente remunerativo e un po’ complesso.È uno strumento strutturale che, oltre-tutto, avrebbe un’importanza enorme pergli edifici pubblici, che non possono usu-fruire delle detrazioni fiscali. In questomodo invece potrebbero essere incentivatidegli interventi di recupero. Purtroppo, almomento, per quanto riguarda le pompe dicalore, questo decreto non è applicabile,perché è scarsamente remunerativo. Te-nuto conto che parallelamente lavora conil 65 per cento, il conto termico per lepompe di calore oggi dà una remunerabi-lità intorno al 15-20 per cento, che ètroppo poco. Per quanto riguarda le pompedi calore, si tratta di una tecnologia ingrado di lavorare per il miglioramentodell’efficienza, che impiega energie rinno-

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vabili termiche. Lo sviluppo di questo mer-cato non solo avrebbe dei vantaggi perl’industria produttrice di macchine, maavrebbe anche vantaggi importanti pertutta la filiera produttiva. Ogni kilowatt dipompa di calore installata equivale a circa1.500 euro di fatturato per tutto l’indotto,compresa la manodopera. Infine, c’è ildiscorso della tariffa elettrica. Queste sonomacchine che funzionano elettricamente. Ildecreto del cosiddetto « conto termico »prevedeva all’articolo 16, comma 4, l’ema-nazione da parte dell’Autorità per l’energiadi una tariffa speciale. Erano previsti 90giorni di tempo che sarebbero scaduti adaprile di quest’anno. Non è stata ancoraapplicata. Questo, con il sistema tariffarioattuale a scaglioni di consumo progressivi,è un elemento estremamente penalizzanteper l’introduzione delle pompe di calorenel domestico.

Anima/Assotermica

FEDERICO MUSAZZI, Responsabile asso-ciativo.

Assotermica rappresenta il compartodella climatizzazione invernale. Nono-stante abbiamo un settore produttivo che èleader a livello europeo dopo la Germania(il nostro è il secondo Paese produttore dicaldaie a condensazione), purtroppo, pro-prio sul mercato domestico, riscontriamole maggiori difficoltà a penetrare sul mer-cato con questa tipologia di caldaie. Ciòavviene sostanzialmente perché c’è una le-gislazione relativa all’evacuazione dei fumidi scarico per caldaie a condensazioneestremamente rigida, che è stata pensata inun determinato contesto storico in cui lecaldaie a condensazione ancora non esi-stevano, e quindi andrebbe rivista.

Il secondo punto che vorrei sollevare èrelativo agli obblighi di copertura dei fab-bisogni termici (climatizzazione invernale,climatizzazione estiva e produzione di ac-qua calda sanitaria nei nuovi edifici e nelleristrutturazioni importanti con fonti rin-novabili). Esiste un decreto legislativo (ildecreto 28 del marzo 2011) che prevede

nell’Allegato 3 obblighi di copertura diquesti fabbisogni, via via crescenti, confonti rinnovabili. Il problema è che ci si èconcentrati su una fetta limitatissima diinterventi, cioè sostanzialmente solo sullanuova edilizia, che rappresenta una com-ponente di gran lunga minoritaria del mer-cato. Si stanno trascurando tutti i poten-ziali interventi di ristrutturazione degli im-pianti e di ristrutturazione edilizia, e sistanno fissando per quella fetta limitatis-sima di interventi obblighi eccessivamenteseveri. Questo significa di fatto tagliarefuori dal mercato quasi tutta la produzionetipicamente nazionale. Si taglierebberofuori dal mercato della nuova edilizia nonsolo le caldaie a condensazione, ma anchetipologie quali il solare termico. Se si con-sidera la parte del raffrescamento, anche lepompe di calore hanno delle difficoltà araggiungere quei valori.

L’Allegato 3 prevede, in caso di mancatoraggiungimento di questi valori percentualisulle rinnovabili, la possibilità di andare inderoga, ma non è una eventualità da uti-lizzare se si vuole raggiungere uno sviluppoarmonioso delle fonti rinnovabili.

Anie – Federazione nazionale delle impreseelettrotecniche ed elettroniche

ANDREA PORCHERA, Responsabile rela-zione istituzionali.

Anie nell’ambito di Confindustria rap-presenta tutti i comparti dell’industria na-zionale elettrotecnica ed elettronica. Anieha sostenuto l’approvazione del documentosulla Strategia energetica nazionale, maritiene che sia indispensabile, in tempirelativamente brevi, la redazione di unpiano energetico nazionale, che declini leazioni di medio lungo termine e che indi-vidui le risorse necessarie a rendere cre-dibili queste strategie.

Le questioni connesse a questa consi-derazione generale sono la necessità di unacoerenza nella normativa (con una revi-sione del Titolo V per quanto riguarda lecompetenze in materia energetica) e unintervento che renda più efficace la gover-

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nance e quindi la capacità del nostro Par-lamento e del nostro Governo di inciderein sede europea nella redazione dellenorme che impattano in maniera signifi-cativa sul settore.

L’industria nazionale è pronta al saltodi qualità; le nostre sono tecnologie leadera livello mondiale. Ciò che serve, nell’am-bito dell’efficienza energetica, è un quadroregolatorio capace di rafforzare gli stan-dard minimi e le normative di settore, e unconnesso sistema di controlli che renda talinormative efficaci.

Sarebbe importante introdurre mecca-nismi premianti per investimenti in mate-ria di risparmio energetico. Sarebbe indi-spensabile prevedere dei meccanismi chepossano facilitare l’accesso al credito daparte delle imprese per investimenti diefficienza energetica. In questo ambito, sipotrebbe anche ipotizzare il ricorso a unasorta di green bond.

Anie ipotizza una serie di interventicome i certificati bianchi per impianti cheabbiano una potenza superiore ai 20 chi-lowattora, l’estensione della detrazione fi-scale per le ristrutturazioni, all’internodelle quali rientra anche la realizzazionedi impianti fotovoltaici, non solo alle per-sone fisiche ma anche le persone giuridi-che, l’introduzione di incentivi per la ri-mozione dell’amianto abbinata all’installa-zione di impianti fotovoltaici, l’istituzionedi un fondo speciale sul modello di quellodel Fondo rotativo di Kyoto per l’accesso alcredito per le imprese e prevedere deimeccanismi d’incentivo per i sistemi diaccumulo.

Sulle infrastrutture e le reti smart,l’ampia diffusione dei sistemi della gene-razione diffusa pone dei nuovi problemi diprotezione, gestione e regolazione dellereti, che da passive non possono che di-ventare attive. Questo permetterebbe da unlato la riduzione consapevole dei consumi,e dall’altro un ridimensionamento dei pic-chi di consumo.

In tale contesto, i sistemi di accumulosono, a nostro parere, una tecnologia nel-l’ambito della quale l’Italia è comunquemolto avanti, ma che richiederebbe unamaggior attenzione da parte del legislatore.

Anie

FILOMENA D’ARCANGELO, Responsabilearea ambiente.

Nella Strategia energetica nazionalemancano le misure di implementazionesostanziale di quanto viene delineato comestudio. Come si diceva, da anni l’industriaelettrica ed elettronica investe sull’innova-zione, sulla ricerca e soprattutto sullo svi-luppo di prodotti energeticamente più ef-ficienti. Ci sono dei meccanismi che vannoal di là della semplice incentivazione; ba-nalmente anche l’accesso al credito perfare degli investimenti in efficienza ener-getica è fondamentale.

Le imprese rappresentate sono le im-prese manifatturiere a più alto tasso diinnovazione e ricerca, che investono unagrossa fetta del fatturato nello sviluppo deiprodotti. Tale sforzo deve essere tutelatoanche attraverso i controlli di mercato el’individuazione dei meccanismi che favo-riscono la penetrazione di questi prodottie di queste soluzioni.

Energoclub

GIANFRANCO PADOVAN, Presidente.

Energoclub è un’associazione nata nel2005, che si occupa di consulenza e diprimo orientamento nei confronti delle fa-miglie. La missione è la riconversione delsistema energetico dalle fossili alle rinno-vabili nell’arco di trent’anni

Energoclub vede la SEN come qualcosadi temporaneo. Invece il Piano energeticonazionale, che dovrebbe spingersi da qui al2050, ha sicuramente una funzione di-versa.

Il piano energetico nazionale propostoda Energoclub ha una particolarità: noncita le tecnologie da sviluppare, ma riportainvece le tecnologie da togliere, attraversodelle fasi transitorie di face out, in modotale da rimuovere dal nostro sistema lefonti fossili e le tecnologie che impieganole fonti fossili. Questi interventi possono

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essere supportati parzialmente dallo Stato,attraverso incentivi o alcuni meccanismi diattrazione, ma soprattutto dall’imprendi-toria e dalle famiglie.

Un aspetto prevalente dell’attuale SENriguarda lo sviluppo del gas, quando invecela richiesta di gas sta sempre più dimi-nuendo. Un aspetto molto importante ri-guarda la decarbonizzazione, anche per iperiodi oltre il 2020. Secondo Energoclubla decarbonizzazione va abbinata a unaltro problema che noi abbiamo, che ri-guarda l’agricoltura e la fertilità dei nostriterreni. Tutto il carbonio che c’è nell’ariaè dovuto all’uso di combustibili fossili.Quel carbonio va riportato nelle sedi diorigine e in particolare nel terreno, non nei2000 metri, ma nel primo metro di terreno,per un motivo semplice: il terreno non èpiù fertile, e ha bisogno di fertilizzanti disintesi e di sementi mutate geneticamente.Questo dipende da tutta una serie di esca-lation negative che hanno portato a deser-tificare alcune zone d’Italia, in Friuli e inSicilia. Tutte queste conseguenze negativepossono essere evitate se noi riportiamo ilcarbonio nel primo strato del terreno. Inquesto caso il carbonio, che ha la parti-colarità di bonificare il terreno, permettedi fissare l’azoto e i batteri utili per ren-dere più fertile il terreno.

Per quanto riguarda il recupero di fontieconomiche per sostenere le fonti rinno-vabili, secondo Energoclub si tratta diquantificare i minori costi sanitari deri-vanti dalla riduzione dell’inquinamento ot-tenuta con l’introduzione delle fonti dienergia rinnovabili (FER) e delle tecnologieper l’efficienza energetica sull’arco di diecianni.

L’altra soluzione è quella che Energo-club ha chiamato « Esco fai da te ». « Esco »è una compagnia che è predisposta a farel’investimento per ridurre la bolletta ener-getica. L’investimento è curato dalla Esco.La famiglia stessa che, aiutata dalla banca,può fare da Esco, facendosi finanziare unprogetto d’intervento per un certo numerodi anni, in modo tale che la rata del mutuonon sia superiore all’attuale bolletta dienergia elettrica e termica. Si può arrivareanche all’80 per cento di risparmio ener-

getico, e quindi la bolletta passa dai 1.500-3.500 al 20 per cento di questo importo.Quest’operazione alla famiglia non costaun euro di più di quanto spende attual-mente; deve solo impegnarsi a mantenerequesta spesa per il periodo di durata delmutuo.

Federchimica

ERWIN RAUHE, Vicepresidente.

Riguardo alla chimica da fonti rinno-vabili, esistono alcune materie prime chearrivano dall’agricoltura (scarti alimentari,rifiuti organici, alghe e biomasse) dallequali, attraverso impianti chimici di bio-raffinerie, ricaviamo sostanze e prodottichimici differenti, dalla chimica di basealla chimica di specialità, come agrofar-maci o tensioattivi detergenti, ma anchebiocarburanti. Queste bioraffinerie e que-sta chimica da fonti rinnovabili utilizzanodegli scarti o dei prodotti non in concor-renza con la filiera alimentare.

Per quanto riguarda l’industria chimicain Italia, le industrie chimiche italiane ge-nerano un fatturato di circa 53 miliardi dieuro ed impiegano oltre 115 mila personeaddette direttamente nel settore. Per ognipersona addetta direttamente, occorreconsiderare dalle quattro alle sei personeche lavorano nell’indotto. Possiamo divi-dere la produzione chimica in Italia in duegrandi blocchi. Il primo blocco, costituitoda chimica di base e fibre, purtroppo,anche per un problema di costi energeticie di approvvigionamento energetico, staperdendo peso specifico nell’industria chi-mica italiana, a vantaggio della chimicafine, specialistica e per il consumo, cheinvece, anche essendo a più alto valoreaggiunto, tende a aumentare la propriapresenza.

Per quanto riguarda l’utilizzo delle fontienergetiche e della chimica in quanto tale,ricordo che vi sono due principali fonti diapprovvigionamento. La prima è il virgin-nafta, dal quale si ottengono propilene,etilene, butadiene e gli aromatici, e inconseguenza tutti i prodotti chimici deri-

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vati. Negli ultimi anni si è inserito comefonte anche il gas naturale, dal quale pos-siamo ottenere propilene, etilene e, conse-guentemente, tutta la filiera dei prodottiderivati da queste due materie prime dibase.

Lo shale gas, così prepotentemente ap-parso sul mercato negli ultimi anni, so-prattutto negli Stati Uniti, crea una mi-naccia, facendo una concorrenza moltoforte alla chimica europea.

Sugli oneri derivanti dall’incentivazionealle rinnovabili, le proposte di Federchi-mica sono:

trasformare il pagamento di unaparte significativa dell’incentivo in esen-zione d’imposta;

includere i produttori da fonte rin-novabile nei meccanismi di bilanciamentodella rete, con una chiara partecipazionenei costi;

rivedere il sistema incentivante per lefonti rinnovabili termiche, tenendo contodell’impatto ambientale degli inquinantitradizionali.

Energia Concorrente

GIUSEPPE GATTI, Presidente.

Energia Concorrente raggruppa alcunitra i principali produttori italiani di ener-gia elettrica, caratterizzati dall’avere, da unlato, un parco di generazione particolar-mente moderno, realizzato negli ultimianni e ad alto livello di efficienza e, dal-l’altro, una significativa presenza anchenella produzione di energia da fonti rin-novabili, prevalentemente eolico.

Negli ultimi anni la mancanza di unchiaro quadro di riferimento ha generatouna proliferazione di norme scarsamentecoerenti tra loro, che hanno recato nonpochi danni al corretto funzionamento delmercato e del sistema elettrico italiano.

Con particolare riferimento al settoreelettrico, uno degli obiettivi fondamentali èil differenziale di prezzo fra l’Italia e ilresto d’Europa, e tra l’Europa e gli USA.Questa distanza discende innanzitutto dal

diverso mix di combustibili, e quindi dallediverse tecnologie fra l’Italia e gli altrigrandi Paesi industriali europei. In Fran-cia, Germania, Inghilterra e Spagna oltre il60 per cento della produzione elettrica èassicurato da un mix, diverso da Paese aPaese, tra carbone e nucleare.

L’Italia, rispetto alla media europea, haun peso molto più rilevante e assoluta-mente preponderante del gas naturale cheha molti vantaggi, ma ha anche uno svan-taggio fondamentale: è il combustibile piùcostoso. È certamente il combustibilemeno inquinante e quello che genera costid’investimento fissi, ma rispetto ai costivariabili è indubbiamente il combustibilepiù caro. Poi ci sono gli oneri di sistema,dal momento che oggi la bolletta è com-posta per metà dai costi dell’energia e perl’altra metà dai costi di sistema.

L’obiettivo di far scendere i costi del-l’energia, comune alle imprese e ai consu-matori, può essere raggiunto in due modi:in primo luogo, cercando di ridurre l’in-tensità energetica per unità di prodotto e,quindi, spingendo fortemente sull’effi-cienza energetica; in secondo luogo, attra-verso una sorta di spending review dellabolletta elettrica, che va ripulita di tutti glioneri impropri (agevolazioni agli « energi-vori », come l’« interrompibilità » o « supe-rinterrompibilità » e i « servizi virtuali »,cioè gli elettrodotti virtuali).

Per via poi dello sviluppo di impianti afonti rinnovabili non programmabili, ab-biamo quindi bisogno di un parco di ge-nerazione che sia pronto a entrare imme-diatamente in esercizio quando viene menol’apporto dell’eolico e del fotovoltaico.Sotto questo profilo, gli impianti a ciclicombinati a gas se, da un lato, scontano ilfatto di essere alimentati da un combusti-bile particolarmente caro, dall’altro, pre-sentano il vantaggio di avere un’estremaflessibilità e di poter entrare in esercizio intempi rapidi. C’è un costo di questa fun-zione di backup o di riserva, che oggi ilsistema non riconosce, e ciò rende parti-colarmente pesante la situazione dell’indu-stria elettrica italiana. Fin quando il mer-cato non riconosce i servizi di flessibilità edi riserva che vengono garantiti dalla ge-

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nerazione termoelettrica, c’è un rischio re-ale che molti di questi impianti venganochiusi, perché non sono in grado di soste-nere i costi. Questo comprometterebbe lasicurezza del sistema elettrico, che è ilsecondo obiettivo base che deve esserericonosciuto dalla Strategia energetica na-zionale. Occorre garantire la sicurezza delsistema, attraverso il pieno funzionamentodegli impianti, che garantiscono la flessi-bilità, e attraverso un adeguato sviluppodell’infrastrutturazione di base del Paese.

Oggi purtroppo scontiamo il fatto (equesto incide sugli oneri in bolletta) che larete italiana presenta ancora diverse situa-zioni d’instabilità e soprattutto di conge-stione o di colli di bottiglia. Uno su tutti,per esempio, è la debole connessione tra laSicilia e il continente. Da anni è in progettoil raddoppio della connessione; i lavorisono cominciati, ma proseguono conestrema lentezza, anche per le difficoltà ele opposizioni che incontrano a livello lo-cale. Questa strozzatura fra Sicilia e Italia,per il meccanismo di formazione dei prezziregionali, genera sulla bolletta degli italianiun costo medio tra i 2 e i 3 euro/mega-wattora su un prezzo medio di 70 euro,quindi un valore non indifferente.

Riguardo alla sindrome NIMBY, è ne-cessaria una revisione profonda dei mec-canismi autorizzativi e della struttura au-torizzativa in generale, ma anche una re-visione di carattere costituzionale sulla ri-partizione delle competenze.

Edison

BRUNO LESCOEUR, Amministratore dele-gato.

Il dott. Lescoeur ha esaminato le sfidedel futuro in campo energetico.

La prima sfida è legata al mercato delgas, che per l’Italia resta la principalecomponente di un sistema energetico si-curo e sostenibile. Non è possibile imma-ginare alternative a relazioni stabili comei contratti di lungo termine. Tuttavia, ènecessario che essi siano sempre più inlinea con le esigenze e con le condizioni

effettive del mercato. Edison è stata laprima azienda in Europa ad aprire, nel2010, la strada delle rinegoziazioni deicontratti di lungo termine.

La seconda sfida, sempre nel settoredel gas, è legata al futuro. Edison èpromotrice di importanti progetti infra-strutturali, come il rigassificatore di Ro-vigo, oggi pienamente attivo. I progettiEdison Galsi dall’Algeria, IGB per inter-connettere Grecia e Bulgaria e ITGI traTurchia, Grecia e Italia sono tutti statiidentificati dall’Unione europea comeprogetti di interesse comune, il massimolivello di priorità continentale per questeinfrastrutture. Dopo la decisione del Con-sorzio Shah Deniz di scegliere l’Italiacome mercato di destinazione del gasdell’Azerbaijan attraverso il TAP, gasdottotrans-adriatico, Edison è convinta che ipropri progetti possano offrire un’opzioneimportante per le nuove fonti di approv-vigionamento italiano e anche contribuireall’apertura del corridoio sud grazie allaloro maturità, alla loro competitività eall’approvazione di tutte le istituzionicoinvolte anche a livello locale.

La competitività delle forniture gas èuna condizione necessaria ma non suffi-ciente per costruire in Italia un mercatoelettrico efficiente e competitivo. Oggi gliimpianti termoelettrici soffrono a causadell’energia sussidiata, non programmabilee rimessa prioritariamente sul mercato, masono sempre più necessari per offrire alsistema servizi di flessibilità resi essenzialiproprio dalle fonti rinnovabili non pro-grammabili. Una migliore integrazionedelle fonti rinnovabili nel mercato e l’in-troduzione nel « mercato della capacità »potrebbero offrire rapidamente una solu-zione efficace.

L’insieme di questi interventi potrebbeoffrire all’Italia un mix equilibrato ed ef-ficiente, ma la concorrenza resterebbe in-completa se non potesse funzionare ade-guatamente sul mercato finale. I consuma-tori, come gli operatori, hanno bisogno dicompetizione reale, di innovazione nei ser-vizi e nei modelli di vendita e di una veratutela economica per i consumatori che nehanno effettivamente bisogno.

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L’ultima sfida che vediamo per il mer-cato energetico italiano è quella della va-lorizzazione delle proprie risorse domesti-che, oltre al suo carbone bianco, le centraliidroelettriche, che costituiscono un patri-monio del Paese e un orgoglio storico diEdison. Oggi, per contrastare la dipen-denza energetica crescente, l’Italia ha lapossibilità di rilanciare importanti investi-menti nel settore della produzione e del-l’estrazione di idrocarburi.La Strategiaenergetica nazionale stima 15 miliardi dieuro di nuovi investimenti e 25 mila postidi lavori tra oggi e il 2020. La sfida im-prenditoriale di Edison in Italia riguardaun piano di investimenti da un miliardo dieuro in 3 anni, se gli iter autorizzativiavranno tempi compatibili.

Edison

ROBERTO POTÌ, Componente del Comitatoesecutivo.

Edison non concorda con l’obiettivoprevisto dalla Strategia energetica nazio-nale di aumentare l’obiettivo di energiaprodotta da fonti rinnovabili. Abbiamo giàraggiunto l’obiettivo prescritto dal cosid-detto pacchetto 20-20-20. Secondo Edison,tutto quello che si produrrà in più puòessere scambiato con i Paesi che invecenon raggiungeranno quell’obiettivo, inmodo da farci riconoscere in parte glioneri di sistema che i consumatori italianihanno pagato (il meccanismo noto cometrasferimento statistico tra gli Stati mem-bri dell’Europa potrebbe consentirlo).

È, inoltre, secondo Edison, necessariauna revisione dei contratti di importazionedi energia rinnovabile da Paesi terzi, cherisalgono al momento in cui si pensava chenon avremmo raggiunto l’obiettivo dellefonti rinnovabili.

Occorre poi privilegiare le nuove fontirinnovabili, come stiamo facendo. La tec-nologia, si è evoluta, gli impianti eolicihanno maggiore efficienza, quindi, anzichécostruire nuovi impianti e nuovi siti eoccupare altro spazio, sarebbe molto piùutile il repowering degli impianti esistenti.

Le fonti rinnovabili dovrebbero parte-cipare ai costi di sbilanciamento del si-stema, occorre quindi procedere alla revi-sione delle tariffe minime garantite e, so-prattutto, rivedere il sistema dello scambiosul posto. Esistono impianti solari o rin-novabili che usano come stoccaggio la retenazionale: bisognerebbe incentivare, in-vece, l’autoproduzione e l’autoconsumo sulposto. Attualmente, lo scambio sul postofavorisce la costruzione di impianti rinno-vabili sussidiati, col sistema generale che fada ripartizione e stoccaggio per gli im-pianti.

Quanto al sistema di tassazione, Edisonè contraria alla Robin tax, che ritienedebba essere eliminata, ma nel frattempoapplicata a tutte le fonti di produzionedell’energia elettrica.

L’ultimo punto è quello dell’aperturadel mercato retail. In Italia, c’è stata un’a-pertura del mercato, una privatizzazione amonte, cioè nella produzione. Nell’uso fi-nale dell’energia, invece, e in particolareper il mercato retail sia domestico sia perle piccole imprese, siamo al di sotto dellaquota del 20 per cento per il mercatoelettrico e molto al di sotto per il mercatogas. Soltanto il 20 per cento del mercato èaperto alla concorrenza. Ciò significa chei fornitori di energia e di gas non dispon-gono di una massa critica sufficiente peressere efficienti e offrire le migliori con-dizioni sul mercato, per cui deve essereridotto il perimetro delle tariffe tutelatealle categorie di utenti che hanno effetti-vamente una situazione economica da tu-telare e non soltanto i bassi consumi. Sipossono, infatti, avere bassi consumi, manon un basso reddito.

Va, inoltre, controllato meglio il rap-porto tra distributore e venditore, che almomento crea dei problemi. Se, infatti, sicambia il contratto in casa, la lettura delcontratto precedente è una specie di in-cubo per cui non si sa mai come fare peril conguaglio. Questo rappresenta unblocco allo switch. Vi è, inoltre, ormaimolto credito insoluto e questo è un pro-blema generale che al momento grava sol-tanto sui venditori che ricevono i soldi daiclienti, devono pagare distributori, gestori

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della rete e oneri di sistema. Se, però, nonsono pagati dal cliente finale, praticamentehanno il debito al 100 per cento in carico.Bisogna semplificare le bollette, i serviziche possono essere resi post-contatore, au-mentando la capacità del consumatore agestire la propria energia, e quindi proce-dere al cosiddetto empowerment delcliente finale, creando una vera efficienzaenergetica.

Assogas

STEFANO BOLLA, Presidente.

Assogas è un’associazione di categoriafondata nel 1979, che aderisce a Confin-dustria da circa 20 anni e rappresenta 81aziende che operano nel settore della di-stribuzione e della vendita di gas.

Nella distribuzione operano circa 227aziende, ed Assogas ne rappresenta unacinquantina. Per la vendita, sono 308 edAssogas ne rappresenta 31. Si tratta dimercati fortemente concentrati: i primi treoperatori della distribuzione coprono circail 50-60 per cento del mercato e i primi trenella vendita quasi il 50 per cento.

Secondo Assogas, la SEN dovrebbe,prima di tutto, valorizzare le risorse giàpresenti nel Paese. Il gas è una risorsapresente, sono già stati effettuati moltiinvestimenti e la metanizzazione è giàmolto diffusa nel Paese. Sarebbe bene cheal gas fosse conferito il giusto ruolo primadi disperdersi su altri percorsi.

È poi necessario che ci sia un mercato,quindi anzitutto dei consumatori che scel-gano, e che ci sia una pluralità di imprese.Nella commercializzazione del gas unaparte del mercato è liberalizzato e unaparte è ancora sotto tutela.

Inoltre, è necessaria una pluralità diimprese. Se, infatti, si liberalizza e poi siresta con 6 operatori in un mercato, èmolto evidente il rischio un oligopolio.

La SEN pone l’altro tema importantedella creazione dell’hub sud-europeo. Bi-sogna diversificare le fonti di approvvigio-namento, quindi avere Paesi diversi cheriescono a portare il gas da noi. È dunque

fondamentale mantenere il focus, peresempio, sul progetto TAP. Poi, perchél’hub del gas funzioni, è necessario che siacoordinato a livello europeo. Diversa-mente, pur entrando il gas in Italia, senzail contro flusso verso il nord, rischia diessere un esercizio non completo.

Altro elemento importante della SEN èla riforma della distribuzione del gas (degliambiti, quindi delle gare). Nel merito, As-sogas ha avuto sempre una posizione ab-bastanza critica sul risultato di questa ri-forma. L’interruzione delle concessioni ori-ginarie, e quindi la loro riassegnazione perambiti territoriali minimi di gara (ATEM),doveva o dovrebbe rappresentare il mo-mento di un confronto competitivo. Inteoria, quindi, più soggetti dovrebbero par-tecipare a queste gare. Tuttavia, anche unostudio dalla Bocconi, ha evidenziato chenella fase di assegnazione di queste gared’ambito non ci sarà competizione perchéle simulazioni fatte, forse per le verifichedegli aspetti tecnico-gestionali unite allenecessità finanziarie per parteciparvi, es-sendo molto grandi, creano barriere im-portanti all’entrata, dimostrando che nonci sarà una grande competizione. Addirit-tura, in moltissimi ambiti ci sarà solo uncompetitore possibile.

Riguardo al tema della misura e aglismart metering, sarebbe opportuno che lavalutazione arrivasse una volta che sisiano testati i contatori, si sia verificatoche sistema di trasmissione dei dati ècoerente.

Anche sul tema dello stoccaggi, Assogasè favorevole agli investimenti, elemento cheaumenta la flessibilità del sistema. Even-tualmente, bisognerà orientarli tecnica-mente più verso un miglioramento dellacapacità di punto di erogazione che sullospazio. È, inoltre, positivo che si sia apertala discussione – e in parte la si affronti –sul fatto che avvengano attraverso asta, maserve coerenza per non dover, a valle,come venditore, imporre l’obbligo ai clientifinali di un servizio di modulazione a unprezzo predefinito. Se si è obbligati a ven-dere a un prezzo predefinito, non può, amonte, muoversi il mercato pena il rischiodi un grosso squilibrio.

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Riguardo all’equilibrio tra modello dimercato e governance pubblica, il dott.Bolla ha evidenziato il conflitto di interessitra lo Stato che fa le leggi e ha anche degliinteressi economici in quanto azionista diriferimento delle principali aziende cheoperano nel mercato presente in tutte leaziende che operano nel settore delle in-frastrutture, e interessato percettore diuna parte dalla bolletta per tutte le accisee le imposte.

Si potrebbe pensare a una agenzia na-zionale che, un po’ mutuando dall’agenziaamericana, possa raccogliere in manierasistematica tutte le informazioni nell’am-bito dell’energia, in modo che, partendodalla SEN, possa esserci un unico soggettoche riesca a misurare e a fornire indica-zioni a tutto il sistema degli stakeholder,evidentemente le informazioni necessarieper manutenere questo processo. Non sipuò, infatti, pensare a una realizzazionedella SEN oggi per poi dimenticarcene peri prossimi 15 anni.

Un altro aspetto riguarda la privatizza-zione: una volta che si sia deciso quali sonole infrastrutture veramente strategiche, bi-sogna privatizzare il resto e far sì che ilmercato cresca.

CGIL

ANTONIO FILIPPI, Responsabile Energia.

La CGIL condivide l’impianto generaledella SEN, ma considera l’orizzonte del2020 troppo vicino, e si interroga quindisulla necessità invece di un vero Pianoenergetico nazionale, con un orizzonte al2030-2050, come indicato anche dall’U-nione europea.

Secondo CGIL, inoltre la transizioneverso il raggiungimento dell’80 per centodell’economia e dell’energia fuori dal car-bonio, andrebbe gestita usando maggior-mente il gas. Nell’ambito del settore ter-moelettrico ci sono migliaia di persone incarne e ossa, tecnici, capacità e intelligenzeche vanno assolutamente salvaguardate.Bisogna cercare un equilibrio svincolan-doci dalla stretta della fornitura del gas

che avviene attraverso i metanodotti. Oggi,siamo collegati con due metanodotti cen-trali a nord e a sud del nostro Paese, chedetermina anche un blocco della dinamicadei prezzi, e quindi della concorrenza.D’altro canto, dobbiamo diversificare l’ap-provvigionamento, soprattutto nei mercatispot, che ci permettono di abbassare ilprezzo. Per questo, abbiamo bisogno, se-condo CGIL, di alcuni nuovi rigassificatoridi GNL, gas naturale liquefatto, in modoche il sistema di stoccaggio sia più com-petitivo e ci permetta di ammortizzare ladifficoltà rispetto alla media europea.

I cicli combinati che abbiamo nel no-stro Paese, che negli ultimi anni hannovisto 25 miliardi di investimenti per l’am-modernamento, vanno salvaguardati per-ché sono la garanzia per il sistema Italia,soprattutto per le manifatture, con il ca-pacity payment, o il capacity market.

Per quanto riguarda le strutture sinda-cali confederali e Confindustria, la stradaprincipale da seguire per far partire edecollare anche il nuovo assetto produttivopassa dall’efficienza energetica. Le indica-zioni sono 1 milione 600 mila posti dilavoro in 10 anni, circa 100 mila posti dilavoro all’anno, secondo me anche sotto-dimensionati; 238 miliardi di investimenti;15 miliardi di benefici per il sistema Paese.Tutto il discorso passa da lì perché dietroc’è la manifattura, le nostre fabbriche, lenostre aziende, il nostro sistema produt-tivo. Se vogliamo mantenere quel sistemaproduttivo, come intendiamo fare, ab-biamo bisogno però di mantenere l’equili-brio di cui si parlava.

Flaei-CISL

CARLO DE MASI, Segretario Generale.

Il dott. De Masi ha posto l’accento sulcalo occupazionale (oltre 100 mila addetti)portato dalla liberalizzazione e le connesseprivatizzazioni del sistema. Le tre GenCostanno ormai sparendo: la prima già èstata assorbita nella divisione tra A2A efrancesi; la seconda è sull’orlo di undramma dal punto di vista economico-

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finanziario; quanto alla terza, i tedeschi,dopo aver rilevato da Endesa gli asset,stanno per abbandonare il nostro Paese.Per la prima volta sono stati sottoscrittiaccordi di ammortizzatori sociali con icinque principali player di generazione. Visono 30-35 impianti a rischio fermata, e suquesti impianti la CISL chiede un accordotrilaterale Governo, parti sociali, imprese esindacato.

CISL ritiene essenziale riaffermare l’u-niversalità del servizio elettrico. Occorrepoi adeguare la struttura tariffaria dellabolletta rispetto alla strategia energeticache il Paese si darà, rivedendo sia i prezzidei consumi sia le diverse componenti e levarie accise, anche al fine di diminuire icosti in bolletta per famiglie e imprese.

È necessario istituire una cabina diregia, per attuare e monitorare la pro-grammazione strategica energetica am-bientale del Paese. CISL propone inoltre dicreare un’unica società delle reti, che ri-guarda un po’ tutti i servizi universali, main particolare partendo da quella elettrica,favorendo l’azionariato dei lavoratori, l’in-gresso di Cassa depositi e prestiti e anchedei cittadini consumatori. Va istituita unasocietà dedicata al controllo pubblico eneutra per la verifica e la misura per tuttii servizi essenziali. È necessaria la defini-zione di processi autorizzativi certi neitempi, nelle scelte e nelle modalità perfavorire investimenti per le infrastruttureenergetiche. Va sostenuta la ricerca appli-cata al sistema elettrico, devono esseremonitorati gli obblighi di concessione, in-trodotti elementi di garanzia rispetto allasalvaguardia del patrimonio affidato inconcessione, promossa la partecipazionediretta delle istituzioni a livello territorialeprevedendo compensazioni. Bisogna mo-dulare nel tempo l’attuale sostegno allerinnovabili, fotovoltaico ed eolico, fino alraggiungimento della parity grid e preve-dere incentivi adeguati per sostenere ilsolare termodinamico, il minieolico, le bio-masse, favorendo, come non è accadutocon la green economy, dove sono stati toltii soldi ai poveri per darli ai ricchi finan-ziando fondi di investimento estero e com-ponentistica cinese o del Nord Europa,

accordi di programma sul territorio perl’indotto e protocolli con università ed entidella formazione per creare nuove profes-sionalità e green jobs.

È anche necessario bonificare i siti nu-cleari. Se si decidesse per una rete d’im-presa tra Sogin capofila, Ansaldo Nucleare,ENEA, Enel ingegneria e innovazione,CESI e altre, si potrebbe non solo metterein sicurezza il Paese e bonificare quei siti,ovviamente dotandosi anche del depositoParco tecnologico, ma anche e soprattuttoaggredire un mercato internazionale rile-vante rispetto al decommissioning.

UIL

FRANCESCO FIORE, Coordinatore Ener-gia.

Il dott. Fiore ha esordito sulla questioneautorizzativa, che rappresenta un pro-blema all’interno della SEN, soprattuttoper alcuni settori quali l’eolico e il foto-voltaico, per i quali esiste ancora un ac-cavallarsi di autorizzazioni e sistemi chenon aiutano lo sviluppo di questi settori.

Per quanto riguarda l’efficienza ener-getica, c’è un patrimonio pubblico che puòessere ristrutturato, un indotto lavorativoche può essere sviluppato, edifici, chevanno dal 1913 al 1971, i più vecchi traquelli pubblici, che potrebbero portare unrisparmio di 90 milioni di euro in terminidi energia. In questo senso, l’aver proro-gato le agevolazioni fiscali è stato un puntodi partenza molto positivo, in quanto senzaquell’incentivo il settore dell’ediliziaavrebbe pagato a maggior dazio.

Il dott. Fiore pone l’attenzione su unpunto trascurato dalla SEN: il NIMBY (NotIn My Back Yard). Su questo punto CISLrichiede una consultazione pubblica.

Nella SEN, infine, non si parla di ta-riffe, neanche di tariffa sociale, che deveinvece rientrare all’interno di una pianifi-cazione energetica.

UGL

IVETTE CAGLIARI, Segretario Confederale.

La dott.ssa Cagliari chiede di rendereconcreta la SEN, confinata ancora oggi

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nella declinazione di intenti irrealizzabili,come del resto anche il PEN, Piano ener-getico nazionale del 1988. Occorre inne-scare un circolo virtuoso e rispondere concoerenza al fabbisogno energetico nazio-nale con creazione di posti di lavoro legatiall’implementazione al funzionamento dinuovi impianti, posti innovativi con altisaperi, ma anche riconversione attraversola formazione di competenze dedicate.

Per garantire la sicurezza degli approv-vigionamenti si potrebbero costruire rigas-sificatori o anche inceneritori.

Purtroppo a causa della sindromeNIMBY, non si realizzerà il rilancio deri-vante dal saper cogliere quest’opportunitàstrategica, se non si affronterà il temascottante della governance, una delle 7priorità della SEN. Prima azione indispen-sabile tra tutte, secondo l’UGL, è ricon-durre in capo allo Stato le competenzelegislative in materia energetica per quantoattiene le infrastrutture di livello nazio-nale.

È evidente che la Strategia energeticadeve essere accompagnata da un’azioneculturale di chiarezza scientifica e norma-tiva. Non possiamo gravare la già preoc-cupante e nota sindrome NIMBY con l’e-mergente, forse ancora poco conosciuto,NIMTOO (Non In My Term Of Office), nondurante il mio mandato elettorale. Un datodi rilievo è che le opposizioni più fortisiano, appunto, dei sindaci o dei funzionariche non sottoscrivono le autorizzazioni,con il conseguente blocco di iniziative e ilproliferare di autorizzazioni burocraticheche appaiono, a chi vuole accedervi, senzafine o di modifiche in corso d’opera diincentivi che, purtroppo, generano ulte-riore confusione.

Serve anche un maggior coordinamentocon l’Europarlamento. La SEN non è diper sé sufficiente a rispettare i limiti fissatidalla roadmap per le emissioni di CO2. Citroviamo costantemente in ritardo perchéattuiamo politiche di breve periodo, senzavisione di lungo termine. È una scommessaanche lo sviluppo tecnologico, che va aiu-tato perché determinerebbe innovazione diqualità tale da risollevare l’economia delPaese. Nel ritornello del debito, si finisce

col non fornire supporto pubblico all’in-dustria. Contesto politico ideale per l’in-novazione energetica sarebbero le compar-tecipazioni pubblico-privato e molto si po-trebbe fare in questo senso.

Di fatto, se si erogassero incentivi alsettore manifatturiero collegato in mododiretto e indiretto all’energia attraversol’interazione e la partnership tra soggettidiversi, si acquisirebbe maggiore competi-tività intellettuale, e quindi industriale.

Enea

GIOVANNI LELLI, Commissario.

L’Enea è allo stesso tempo il soggettostrategico del sistema della ricerca ener-getica in Italia e l’organismo di supportotecnico al Ministero dello sviluppo econo-mico per l’elaborazione delle decisioni dipolitica energetica. In tale duplice funzionedi ricerca e di servizio l’Enea ha collabo-rato con il Ministero dello sviluppo eco-nomico all’elaborazione degli scenari evo-lutivi di lungo termine 2020 e di lunghis-simo periodo al 2050. Innanzitutto è inte-ressante il risultato atteso al 2020 dallepolitiche sviluppate nella SEN, che mostracome questa politica porti a un leggeroincremento dei combustibili solidi, a unadiminuzione dei prodotti petroliferi per gliinterventi relativi alla mobilità, che è attesaconsumare meno, la diminuzione di pocopiù di 1 punto percentuale del gas, ladrastica diminuzione dell’elettricità impor-tata e il raddoppio delle fonti rinnovabili.

Negli scenari in recepimento dell’indi-cazione dell’Unione europea al 2050, ladecarbonizzazione dei sistemi energeticidell’80 per cento determina una drasticadiminuzione dell’uso dell’olio combustibilee anche del gas, un aumento della produ-zione nel mix energetico delle biomasse edelle fonti rinnovabili. Questo deve fare iconti con la situazione di mercato del gas,che è di gran lunga il fatto più rilevanteaccaduto a livello mondiale negli ultimiquarant’anni. Una scommessa verso la de-carbonizzazione oppure un’altra verso ilgas può dunque avere enormi conseguenze

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che può avere per il futuro energetico delnostro Paese.

Riguardo alla ricerca, una politica diricerca nella prospettiva della decarboniz-zazione del sistema energetico dovrà mi-rare alla riduzione dei costi delle tecnolo-gie. L’effetto di una politica che ha privi-legiato la domanda di tecnologie senzaprodurre un impulso all’offerta ha avutoconseguenze emblematiche, soprattutto nelsettore italiano del fotovoltaico, dove ilforte aumento delle installazioni negli ul-timi anni ha portato a un incremento deldeficit commerciale, arrivato nel 2010 a unpicco di 11 miliardi di dollari.

È forte il rischio che ora misure pensatecome contributo per la riduzione delleemissioni si trasformino in strumenti –sicuramente involontari ma prevedibili –di ulteriore squilibrio economico, quandoinvece un nuovo paradigma energetico chevoglia trainare sviluppo industriale e postidi lavoro è realizzabile nel breve e medioperiodo, se accompagnato dall’implemen-tazione di sviluppo tecnologico.

Nel caso del fotovoltaico la forchetta frala capacità produttiva installata di fotovol-taico e il saldo commerciale fotovoltaiconegativo del nostro Paese è enormementepiù larga dell’analoga forchetta fra capa-cità produttiva installata in Europa e saldocommerciale del continente. A partire dal2007, nell’Unione europea si registra com-plessivamente un incremento dei finanzia-menti pubblici in ricerca, sviluppo e di-mostrazione nel settore dell’energia, evi-denziando un maggiore interesse verso rin-novabili ed efficienza. L’Italia risulta benposizionata nel panorama europeo, rap-presentando nel 2011 il quarto Paese intermini di spesa pubblica in ricerca esviluppo, qualcosa di cui essere orgogliosiconsiderando che è più o meno lo stessolivello della Gran Bretagna. In Italia, imaggiori finanziamenti alla ricerca pro-vengono dal settore pubblico, anche se lapartecipazione di quello privato è aumen-tata negli ultimi anni, in particolare inspecifiche aree di eccellenza quali il solarea concentrazione.

L’Enea quale principale attore della ri-cerca energetica in Italia riveste un ruolo

di primaria importanza anche a livellointernazionale, posizionandosi al ventise-iesimo posto tra le prime cinquanta orga-nizzazioni europee di partecipazione al VIIProgramma Quadro dell’Unione europea, eprima di noi si collocano Électricité deFrance, Enel, E.ON. Sebbene l’Italia risultiparticolarmente attiva e dimostri ancheuna forte presenza a livello internazionalenel campo della ricerca nel settore dell’e-nergia, vi è ancora una diffusa ma erratatendenza a considerare le attività di ricercacome qualcosa di avulso dallo sviluppoindustriale, lasciando al caso la possibilitàdi trasferire alle imprese i successi dell’in-novazione. In altri termini, sarebbe oppor-tuno definire e attivare una lungimirantepolitica di ricerca congiuntamente a un’al-trettanto lungimirante politica industriale,affinché entrambe risultino efficaci peruna maggiore competitività dell’industrianazionale soprattutto sui mercati esteri.

È utile quindi rafforzare nella Strategiaenergetica il riferimento alla ricerca comeelemento strutturale per il raggiungimentodegli obiettivi, inserendola in manieraesplicita tra le priorità.

Anev

ARTURO COCCO, Segretario generale.

Secondo Anev, lo sviluppo sostenibiledelle energie rinnovabili, al fine di supe-rare gli obiettivi europei, rende allo stessotempo necessaria una revisione del sistemaal fine di ridurre l’onere in bolletta. Oc-correrà provvedere dunque alla definizionedi nuovi strumenti per finanziare in modoefficace una serie di attività oggi a caricodel comparto elettrico. L’unico strumentoefficace è quello di rimuovere dal costoelettrico tutti gli oneri impropri, riducen-doli sensibilmente con meccanismi fiscali edi supporto alla realizzazione delle infra-strutture.

La situazione di recessione che attual-mente attanaglia l’intero settore produttivonazionale, così come l’economia dei nucleifamiliari, pone alla ribalta la necessità divalutare misure che possano in qualche

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modo contribuire ad arginare tale situa-zione. Lo scopo principale di questo do-cumento è quello di fornire alcune propo-ste per razionalizzare le risorse destinateal sostegno delle fonti rinnovabili contabi-lizzate all’interno della componente A3della bolletta elettrica, fornendo, da unaparte, la possibilità di abbattere negli annigli importi a carico degli utenti finali e,dall’altra, strumenti nuovi di incentiva-zione per le rinnovabili elettriche diversedal fotovoltaico che permetterebbero diportare nuovo slancio per l’intero settore.

Dopo aver illustrato alcuni dati riguar-danti la suddivisione degli oneri della com-ponente A3 e l’incentivazione delle rinno-vabili (in particolare lo squilibrio a favoredel fotovoltaico), il dott. Cocco è ritornatosulla proposta di passaggio a un sistemabasato sull’incentivazione fiscale. SecondoAnev, che rappresenta il settore dell’eolico,sarebbe opportuno valutare lo sposta-mento dell’incentivo della produzione elet-trica al capitale per gli impianti di produ-zione di energia da fonte rinnovabile, ot-tenendo un sistema efficiente e un signi-ficativo risparmio per il sistema stesso.Infatti, individuando un mix di sgravi fi-scali e di incentivi in conto capitale aggiu-dicati sempre tramite aste competitive eprevedendo la cartolarizzazione per latransizione dal vecchio al nuovo meccani-smo, si potrebbe raggiungere il medesimoobiettivo attualmente individuato conun’efficienza molto superiore e rilanciarel’economia e la crescita in un settore stra-tegico quale quello delle fonti rinnovabilielettriche, in particolare nell’eolico. Asso-dato il successo ottenuto nel settore edilee dell’efficienza energetica del sistema disgravi fiscali, occorrerebbe, per lo sviluppodelle rinnovabili e per il raggiungimentodegli obiettivi proposti, seguire la mede-sima strada.

Nella sostanza, il passaggio a un sistemadi detrazioni fiscali da associare eventual-mente a un fondo agevolato, coinvolgendo,per esempio, la Cassa depositi e prestiti,condizionato a un bilancio economiconullo o anche, volendo, positivo, permet-terebbe di ottenere molteplici risultati po-sitivi. In prima istanza, ci sarebbe un be-

neficio per tutto il sistema, con una dra-stica riduzione del peso della componenteA3 sulla bolletta. In seconda, ma non ul-tima, istanza, permetterebbe di far ripar-tire un settore che dall’introduzione delsistema delle aste si è visto piombare inuna parabola decrescente, con evidentidanni per il sistema Paese il quale, peral-tro, non ha nemmeno portato a una di-minuzione dei costi energetici per le fami-glie e per le imprese.

Snam

CARLO MALACARNE, Amministratore de-legato.

Nella sua esposizione, il dott. Malacarneha illustrato come l’impianto infrastruttu-rale possa distribuire gas con una sicu-rezza di approvvigionamento e a un costocompetitivo, e come la Snam possa con-tribuire ad ottenere questi risultati.

In una visione globale, in termini dienergia ci troviamo di fronte oggi a trerealtà completamente diverse nel mondo:

la realtà statunitense, con lo shalegas, che ha prezzi basati semplicemente sulmercato;

i Paesi asiatici, o comunque di tutta laparte di Asia e Giappone, che hanno esi-genza di gas, che arriva, non essendocicollegamenti via pipe, allo stato liquido, ea un incremento del prezzo che è fino aquattro o cinque volte superiore a quellodegli Stati Uniti;

l’area europea, che è in una condi-zione mista fra un prezzo di mercato e uncontratto cosiddetto a lungo termine, ilcosiddetto take-or-pay, che porta a equi-librare un prezzo di tre volte superiore aquello degli Stati Uniti e di due o tre volteinferiore a quello dell’area asiatica.

L’Europa è collegata via pipe, cioè di-rettamente, per circa il 65-70 per cento deisuoi consumi (in Italia, tale percentualesale all’85-90). I contratti a lungo terminecoprono, quindi, circa il 65-70 per cento.Questo significa che tale 65-70 per cento è

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un prezzo collegato a questi contratti, noncompletamente libero dal mercato. L’altro30-35 per cento è legato, invece, al cosid-detto gas spot, che ha un prezzo che giornoper giorno si delinea sul mercato. Ci tro-viamo, dunque, in una situazione mista,che presenta la difficoltà di avere un au-mento di questa quantità spot, che di solitoarriva dal gas liquido, perché va verso iPaesi asiatici e che, nello stesso tempo, nonha le tecnologie non convenzionali, comequello che ha l’America, e automatica-mente porta a un prezzo di mercato moltobasso. Questa è la situazione generale.

La difficoltà di diminuire il prezzo alivello italiano è dovuta al fatto che lapercentuale di contratti collegati a lungotermine, che è il 90 per cento e che, comeaccennavo prima, porta a prezzi più alti,genera più difficoltà nel creare il prezzo dimercato, visto che la quantità spot si aggiraintorno al 10-11 per cento. Di conse-guenza, dobbiamo cercare di aumentarecon qualsiasi mezzo.

Prima del 2012 lo scambio di gas eramolto difficile, in primo luogo perché nonc’era un’oversupply, un’overcapacity di gase c’era meno gas disponibile. In secondoluogo, perché non era possibile scambiarequesto gas con gli altri punti in Europa.Dal 2012 in Italia sono state introdottealcune regole, alcuni criteri, per scambiaregas e Snam si è attivata per creare lecondizioni di scambio a livello europeo:una situazione di borsa gas con tutte lepiattaforme europee e la possibilità di in-terscambio attraverso le tubazioni di quan-tità di gas. Questo ha portato automatica-mente, in sei mesi circa, ad allineare iprezzi. A gennaio e febbraio 2012 il prezzoin Italia, pur seguendo l’andamento delprezzo europeo, era comunque del 15-20per cento più alto. A fine 2012 i prezzi sisono allineati e oggi sono equivalenti.

A questo punto dobbiamo avere la pos-sibilità di scambiare questo gas anche fi-sicamente, non solo con contratti commer-ciali. Ciò significa che l’interconnessionedei Paesi europei è fondamentale per ali-mentare questa liquidità.

L’Italia è un Paese europeo e ha unvantaggio rispetto agli altri Paesi europei:

ha tre fonti di importazioni diverse, laRussia, l’Algeria, la Libia, nonché il rigas-sificatore dal Qatar. Inoltre, ha in progettonuovi impianti, come il TAP dell’Azerbai-jan. A differenza di altri Paesi l’Italia hamaggiori fonti di approvvigionamento.

L’elemento infrastrutturale comprendetrasporto e stoccaggio, due attività stretta-mente collegate fra loro. Con il trasporto sihanno le infrastrutture per scambiare que-sto gas. Lo stoccaggio è un magazzino cheoffre la possibilità di lasciare lì, nel mo-mento in cui non serve, questo gas e diutilizzarlo nei momenti in cui si ha piùnecessità di scambio.

Il fatto di utilizzare l’Italia non solocome un Paese di consumo, ma anchecome un Paese di transito, portando au-tomaticamente dallo stesso tubo gas versol’Italia, dimezza il costo della logistica. Ilconcetto di hub tradotto in infrastruttureconsiste semplicemente nell’avere la pos-sibilità di utilizzare nel modo più flessibilele infrastrutture esistenti.

In quest’ottica, Snam sta facendo unPiano investimenti per realizzare e com-pletare nei prossimi quattro anni le infra-strutture di interscambio con l’Europa.Questo significa supportare a livello ope-ratore la teoria dell’interscambio o del-l’hub. Ciò comporterebbe due elementifondamentali. Innanzitutto, ci sarebbe unamaggior sicurezza degli approvvigiona-menti. Si è detto, quasi il 90 per cento deicontratti è take-or-pay. Dire che c’è un’o-vercapacity di gas è vero, ma la situazionepotrebbe cambiare in qualsiasi momento.Con il contratto take-or-pay, se non si puòutilizzare il gas in Italia perché non sihanno pari livelli di consumi, l’approcciodell’operatore sarà quello di cercare dirinegoziare e, peraltro, oggi anche di spo-stare i tempi per non pagare le penali. Cipotremmo trovare, così, nelle condizioniper cui magari per un anno o due in realtàsi ha meno gas di quello che si potrebbeavere proprio per questo motivo.

Oggi dall’Algeria, per esempio, arrivameno del 50 per cento del gas possibile.Questo vuol dire che tutta questa sicurezzadi approvvigionamento non è automaticacon consumi inferiori alla disponibilità,

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perché le disponibilità variano in funzionedi elementi economici e strategici, nonsemplicemente dei consumi dell’Italia. L’a-spetto infrastrutturale diventa, quindi, im-portante. Essere sicuri di poter portare ilgas in eccesso in alcuni momenti al di fuoridell’Italia o di ricevere in momenti piùcritici gas da altri Paesi è un punto fon-damentale.

Gli investimenti di Snam ammontano a6 miliardi nei prossimi quattro anni, intotale. Per finire questi progetti occorronoaltri 4 miliardi dal 2017 al 2020. Stiamoparlando, quindi, di circa 10 miliardi. Dalpunto di vista anche di impatto sul terri-torio, normalmente, per 1,3-1,5 miliardi diinvestimento lavorano dalle 1.300 alle1.500 imprese all’anno.

Enel

FULVIO CONTI, Amministratore delegato.

Dopo aver esposto numerosi dati ri-guardanti il gruppo Enel in Italia e nelmondo, il dott. Conti ha rimarcato il fattoche oggi Enel compete in un mercato cheè tra i più liberalizzati in Europa. Enelproduce meno del 25 per cento dell’energiache si consuma in questo Paese ed ha unaquota sul mercato libero che non arriva al20 per cento. La Francia, ad esempio, nelcorso di questi ultimi anni è rimasta di-pendente da un unico fornitore (EDF, unasocietà dello Stato francese che lo Statostesso non ha mai inteso spezzare e ri-durre) che produce energia elettrica pre-valentemente dal nucleare. Per questo ilcosto dell’energia in Francia, pur con unsolo produttore, è di molto inferiore alcosto dell’energia in Italia, e questo se-condo l’AD di Enel dimostra che nel set-tore energetico non è importante tanto ilnumero di giocatori in campo, quanto letecnologie che si usano per essere compe-titivi.

In tema di tariffe per i nostri cittadini,il dott. Conti ha sostenuto che, rispetto auna famiglia tedesca, una famiglia italianaspende il 14 per cento in meno. Questo èdovuto alla scelta del Governo tedesco di

allocare prevalentemente sulle famiglie ilcosto derivante dai grandi investimenti ef-fettuati nel settore delle rinnovabili, chesono uno dei fattori di maggiore attenzioneper la crescita del costo dell’energia. Di-versa è la storia per quanto riguarda lepiccole e medie imprese, che rispetto allaGermania presentano uno svantaggio del34 per cento.

In Italia, il costo dell’energia è dato percirca la metà dal costo del combustibileutilizzato, il 15 per cento circa equivale alcosto del trasporto e della distribuzione, etutto il resto è rappresentato da oneriaccessori, imposte, accise e tasse.

Il costo del trasporto è diminuito per-ché sono stati realizzati investimenti inefficienza. Sono stati ridotti i costi e allostesso tempo è aumentata la qualità. Lariduzione è significativa, ma il punto ri-mane che il costo del trasporto, inteso siacome alta tensione sia come bassa ten-sione, sia quello di Terna sia quello di EnelDistribuzione, incide relativamente pocosul totale. Per quanto riguarda l’energia,come conseguenza diretta dell’aumento delcosto delle materie prime si ha un impattosignificativo. Nonostante questo, nel corsodegli ultimi anni, grazie all’efficientamentosi è riusciti a ridurre anche questa com-ponente di costo. Quello che invece ineso-rabilmente aumenta, ed è aumentato diquattro volte, è il cosiddetto pacchettodegli oneri di sistema. Il 21 per cento delpacchetto corrisponde all’onere per incen-tivi alle energie rinnovabili, per regimitariffari speciali oppure per il pagamentodel decommissioning delle vecchie centralinucleari, mentre il 13 per cento corri-sponde alle imposte che vengono assogget-tate. Una famiglia paga in media 180 europer far fronte a questa componente chia-mata oneri accessori.

L’Italia è stata il primo Paese al mondoad aver completato l’installazione del con-tatore digitale presso tutti i clienti. Suquesta base Enel sta creando creandoun’infrastruttura di rete intelligente checonsente al sistema di ricevere il contri-buto di oltre 500 mila nuovi produttori,tutti coloro cioè che hanno installato pan-nelli fotovoltaici sul tetto o altri impianti

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con rinnovabili. Il punto più critico di tuttaquesta vicenda sta nell’espansione, secondoConti eccessiva e non necessaria per unosviluppo coerente e ordinato delle varietecnologie, delle energie rinnovabili. Que-sto oggi comporta un costo in più per tuttigli italiani, imprese incluse, che nel 2013 èstato di 13,2 miliardi di euro. Quando sioffrono sussidi, si « droga » il mercato e sicreano distorsioni. Qualche investitore ri-esce a realizzare anche un buon ritornosull’investimento, ma certamente lo paganoi cittadini, e lo stiamo pagando molto caro.Se non ci fosse stata la corsa al mito dellerinnovabili con le leggi « salva Alcoa » chesono state approvate, il costo dell’energiasarebbe sceso del 6 per cento perché Enelha continuato a lavorare per ridurre i costiper i cittadini.

Riguardo alla Strategia energetica na-zionale, essa porta sostenibilità ambien-tale, sicurezza delle forniture e possibil-mente crescita, ma va declinata medianteprovvedimenti corretti, non intempestivi néeccessivi. L’energia elettrica è il sistema piùefficiente di trasportare e utilizzare l’ener-gia in generale. Enel propone un modelloin cui l’energia elettrica venga considerataun pivot, una piattaforma da cui far par-tire un’evoluzione delle tecnologie che con-senta una trasformazione positiva del no-stro Paese.

Per capire come far crescere il sistemaeconomico, il dott. Conti ha citato unostudio elaborato dal Politecnico di Milanosecondo cui, se riuscissimo a dispiegarecon una soluzione di filiera integrata –non importando la tecnologia dai cinesi odai tedeschi, ma costruendola in casa –tutte le apparecchiature efficienti, dallepompe di calore alle cucine a induzione,alle macchine a batteria anziché a com-bustione, questo darebbe una svolta posi-tiva all’economia nazionale fino a 350 mi-liardi di volume d’affari, con un incre-mento del PIL del 2 per cento.

GDF SUEZ Energia Italia

ALDO CHIARINI, Amministratore delegato.

Il gruppo GDF SUEZ è la maggioreutility al mondo. L’Italia a oggi è il terzo

Paese del gruppo dopo i mercati domesticidi Francia e Belgio. GDF SUEZ ha unalunga storia di presenza in Italia, che risaleal 1963 e si è intensificata nel corso degliultimi anni. In Italia le cifre chiave sonocirca 3.200 dipendenti, un fatturato di 7miliardi, 1 milione e 300 mila clienti perluce e gas, 2 milioni e 400 mila utenti perl’acqua potabile e 55 mila clienti per ilservizio energia. GDF SUEZ è il terzooperatore per volumi venduti di gas e ilsettimo produttore elettrico, nonché leaderitaliano ed europeo dei servizi di efficienzaenergetica.

In Europa, la crisi economica ha fattoscendere i consumi industriali di gas edelettricità, nonché il prezzo delle emissionidi CO2. Lo shale gas americano, che eraconsiderato poco più di un sogno, èdiventato una realtà e questo ha creatouna bolla del gas, ha consentito la ri-presa americana e, come effetto secon-dario, ha fatto arrivare in Europa ilcarbone a prezzi bassissimi. Il boom delleenergie rinnovabili, che sono state forte-mente incentivate, ha fatto aumentare icosti delle bollette in alcuni Paesi euro-pei, in particolare in Germania, Italia eSpagna, ha spiazzato le centrali elettricheesistenti, anche se moderne, e ha creatoalcuni problemi di sicurezza e flessibilitànelle reti elettriche. L’incidente nuclearedi Fukushima ha ovviamente fatto cam-biare le prospettive dei programmi nu-cleari in diversi Paesi del mondo, inparticolare in Europa, e ha generato unaumento del prezzo del gas in Giapponecon molti flussi di gas naturale liquefattodeviati verso il Far East. Per questimotivi le utility in Europa perdono e icittadini europei pagano l’energia più chenelle altre parti del mondo.

Le energie rinnovabili hanno spintofuori dal mercato le moderne centrali a gasa ciclo combinato, che sono oggi le unichein grado di fornire la riserva e la flessibilitànecessarie alla rete. Eppure in Italia si èinvestito tantissimo nel settore del gas me-tano, il gas combustibile fossile più pulito,e le riserve crescono oggi in modo mas-siccio grazie anche allo shale gas, non soloamericano.

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Secondo il dott. Chiarini, il gas deverestare al centro della Strategia energeticanazionale, anche per valorizzare gli inve-stimenti che sono stati effettuati.

Il dott. Chiarini individua cinque prio-rità per la strategia energetica:

una revisione politica, anche in am-bito UE, delle modalità di riduzione di CO2

fissando un unico forte target;

un messaggio di centralità in Italia enella UE del gas, lo strumento più com-plementare con le energie rinnovabili;

una riforma e un riassetto del mer-cato elettrico che integrino le rinnovabili,facendo pagare lo sbilanciamento, che va-lorizzino i servizi di flessibilità e riserva eche favoriscano anche un riassetto razio-nale della generazione elettrica;

una necessità che il mercato continuia svilupparsi dando spazio e fiducia almercato libero, con una revisione e unarazionalizzazione degli oneri generali inbolletta;

l’opportunità di investire in innova-zione ed efficienza energetica.

Infine, il dott. Chiarini sottolinea l’im-portanza della disponibilità dei dati. Leimprese di distribuzione dovrebbero fareuno sforzo maggiore per garantire lettureefficaci ed efficienti dei loro contatori,sviluppando i cosiddetti smart meter e lastandardizzazione dei flussi dei dati ne-cessaria al funzionamento del mercato. Irischi finanziari di credito, che oggi stannosoltanto sui venditori di energia, devonopoi essere ridistribuiti lungo tutta la filierae comprendere in particolare i distributori.

EnerGrid

PAOLO GOLZIO, Amministratore.

EnerGrid nasce più di dieci anni facome operatore indipendente sul liberomercato della vendita di energia elettrica.EnerGrid è controllata fin dalla sua nascita

dal Gruppo Gavio, che opera nel settoreinfrastrutturale italiano, in particolare nelsettore autostradale, delle costruzioni edella logistica. EnerGrid nasce proprio perun’esigenza che il gruppo aveva come con-sumatore di energia. L’esperienza che ab-biamo portato nel mercato dell’energia èquella di chi deve pagare una bolletta e hal’esigenza di ridurla.

L’obiettivo di ridurre il costo viene re-alizzato prevalentemente su due versanti:mettere a disposizione dei clienti una ca-pacità di acquisto all’ingresso di energiaper ridurre il costo contrattuale e com-merciale della materia prima stessa e aiu-tando i clienti a ridurre i consumi. Inparticolare, in questo secondo ambito diintervento Energrid ha introdotto in Italiaun sistema di misurazione dei consumiinnovativo, chiamato « conta corrente »,che permette ai clienti di avere la visua-lizzazione in tempo reale del costo in eurodel loro consumo puntuale.

Nello scenario attuale di crisi per ilsettore energetico, vi sono dei fattori criticiperché un operatore indipendente possamantenere una competitività. Uno di questiè dato dalle regole di un mercato, chepotrebbero limitare la possibilità di am-pliare l’elemento competitivo del mercatostesso.

EnerGrid

FABRIZIO IMPERADORE, Direttore com-merciale.

Il Dott. Imperadore ha continuato l’e-same delle tematiche che rischiano di bloc-care le evoluzioni e l’apertura totale delmercato libero.

Le letture rappresentano uno dei pro-blemi maggiori per quanto concerne l’e-nergia elettrica. La lettura rischia di nonessere mai certa. È sempre riverificabile daparte del distributore competente, che rap-presenta il collo di bottiglia dell’evoluzionedel mercato.

Oggi il fornitore ha un doppio ruolo. Ilprimo è quello di fornire energia elettrica.Il secondo è quello di essere una sorta diesattore. Infatti, il fornitore paga degli

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oneri ai distributori, a chi gestisce tutte lecomponenti del mercato – GSE e via elen-cando – e li ribalta sul cliente finale, coneffetti molto negativi, che sono innanzi-tutto derivanti dalla copertura del credito.Il rischio del credito ricade totalmente sulfornitore. Questo servizio deve essere re-munerato, o perlomeno il rischio di insol-venza deve essere condiviso con chi effet-tivamente poi incassa gli oneri che io vadoa recuperare per lui.

Un’altra inefficienza è quella delloswitching, in quanto spesso, per via deiritardi dovuti al distributore, il fornitorenon riesce ad acquisire il punto di forni-tura.

Un’altra stortura è l’attività di misu-razione del distributore. Il fornitore ha unmargine molto limitato da una serie difattori, quali, per esempio, la programma-zione dei consumi dei propri clienti. Ifornitori hanno un obbligo di comunica-zione quotidiana a Terna della program-mazione dei propri clienti, ora per ora. Ildistributore, dunque, che viene remune-rato per l’attività di misura dovrebbe for-nire i dati con le stesse tempistiche.

L’ultima stortura è l’acquisizione deiclienti dal mercato di salvaguardia, l’exmercato vincolato per clienti in media ten-sione. Le aziende si dividono in due: lemedio-piccole vanno nel mercato di tutela,che è ancora svolto dal distributore locale,e nel mercato di salvaguardia, che ha ta-riffe particolari, ma è stato assegnato tra-mite gara.

Il venditore entrante nell’acquisire ungrande cliente da questo mercato di sal-vaguardia, non acquisisce anche l’even-tuale credito derivante dalla fornitura diquesto cliente, che negli ultimi due mesinon ha pagato l’esercente della salvaguar-dia.

UNIONE PETROLIFERA

ALESSANDRO GILOTTI, Presidente.

Il presidente di Unione petrolifera,Alessandro Gilotti, nel suo intervento inCommissione ha affrontato due temati-

che: la raffinazione e la distribuzione dicarburanti. In primo luogo, ha eviden-ziato che le problematiche relative allaraffinazione interessano tutti Paesi euro-pei, tuttavia presentano maggiori criticitàin Italia. Il petrolio continuerà a svolgereun ruolo rilevante tra le fonti energetichedel futuro, soprattutto nel settore del-l’autotrazione. La crisi del settore dellaraffinazione diffusa in tutta Europa, macon conseguenze particolarmente pesantiin Italia, ha molteplici cause: la riduzionedel prezzo dell’energia a seguito dell’u-tilizzo dello shale gas e dello shale oil hanotevolmente avvantaggiato l’industriadella raffinazione statunitense rispetto aquella europea. L’affermarsi di un si-stema di raffinazione « sussidiato » inAsia e Medio Oriente, unitamente all’in-cremento del peso della regolamentazioneambientale europea e al calo costante delconsumo di petrolio hanno contribuitoalla perdita di competitività dell’industriaeuropea che registra tassi di lavorazionescesi al 70-75 per cento della capacitàtotale. In Italia tutte le raffinerie sono arischio poiché il tasso di utilizzo degliimpianti nazionali è generalmente scesoal di sotto della soglia considerata criticadel 70-80 per cento. L’impatto della crisiha portato alla trasformazione in polologistico delle raffinerie di Cremona,Roma e Mantova e alla conversione inGreen Refinery dell’impianto di PortoMarghera. In Italia il settore petroliferonegli ultimi cinque anni ha complessiva-mente perduto circa 7 miliardi di euro.

Il secondo argomento approfondito dalpresidente Gilotti ha riguardato la distri-buzione dei carburanti. In Italia vi è unarete di distribuzione sovradimensionatacon un punto vendita ogni 8,3 Km, a frontedei 15 km della Spagna, dei 16 km dellaGermania, dei 20 km del Regno Unito e dei35 km della Francia. Dal 2008 la situazioneè stata complicata da un calo delle venditedel 16 per cento sulla « rete ordinaria » edel 41 per cento su quella autostradale. Lacrescita delle accise sui carburanti, aumen-tate ben sette volte negli ultimi due anni,ha provocato una forte riduzione delladomanda, nonostante il prezzo industriale

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del carburante sia diminuito del 4 percento negli ultimi tre anni. L’aumento ec-cessivo della tassazione non è più unostrumento valido neanche per l’erario: ilgettito è infatti diminuito a seguito dellacontrazione dei consumi. In Italia le accise,negli ultimi tre anni, sono aumentate del30 per cento in un momento in cui nelresto d’Europa sono cresciute per la ben-zina dell’8 per cento. Analogamente per ilgasolio le accise sono aumentate del 43 percento in Italia, contro il 12 per cento delresto d’Europa.

L’ingegnere Gilotti ha quindi sottoline-ato la strategicità dell’industria petroliferae ha sollecitato interventi a favore di que-sto settore che rischia di scomparire dalpanorama industriale italiano. È necessa-rio riaffermare in Europa la strategicitàdell’industria petrolifera in termini di si-curezza e flessibilità di approvvigiona-mento. Ha raccomandato che nel semestredi presidenza italiana dell’Unione europeala raffinazione sia inserita stabilmente nel-l’agenda dei lavori della Commissione.

Per quanto riguarda la rete di distri-buzione, ha sottolineato la necessità di unariduzione del numero di punti vendita, inprimo luogo degli impianti che non sonosicuri, con misure cogenti per restituireeconomicità al settore. Il presidente diUnione petrolifera ha infine sollecitatol’approvazione di un disegno di legge pre-sentato nel Consiglio dei ministri del 13dicembre 2013 al fine di rendere la rete didistribuzione italiana in linea con gli stan-dard europei.

ASCOMAC – (FEDERAZIONE NAZIO-NALE COMMERCIO MACCHINE)

Il presidente di Ascomac Cogena, Pier-luigi Corsini, ha preliminarmente chiaritoche Ascomac è una Federazione diConfcommercio che rappresenta il settoredelle costruzioni, del sollevamento, dellanautica e dell’energia, in un’ottica di filieraintegrata. Ascomac è organizzata su unioniper settori omogenei. Cogena è l’unioneche, in ambito Ascomac, si occupa speci-ficamente di cogenerazione. La cogenera-

zione è una tecnologia che garantisce un’e-levata efficienza energetica in una prospet-tiva di generazione distribuita programma-bile e rappresenta un’utile integrazionealla generazione distribuita da fonti rin-novabili non programmabili. Il presidenteCorsini, prima di passare la parola al se-gretario generale di Ascomac, ha sottoli-neato l’esigenza di una revisione normativae fiscale che favorisca la cogenerazione el’attuazione di una politica di supporto allegrandi aziende energivore connessa a ob-blighi di audit energetici e a obiettivi dirisparmio.

Il dottor Carlo Belvedere, segretario ge-nerale di Ascomac, ha rilevato che obiettiviprioritari della Strategia energetica nazio-nale dovrebbero essere la decarbonizza-zione e l’indipendenza energetica. Ha sot-tolineato una mancanza di vision nel do-cumento sulla SEN dimostrata dal fattoche la modernizzazione del sistema di go-vernance è stata inserita solo al settimoposto delle priorità d’azione. Occorre pro-grammare il cambiamento e perseguirepolitiche di sviluppo del sistema Italia, inprimo luogo, attraverso una chiarezza nor-mativa e definizioni univoche: emblemati-che a al riguardo sono le diverse defini-zioni di biomassa disciplinate da due prov-vedimenti vigenti (decreto legislativon. 387/2003 e decreto legislativo n. 28/2011). È inoltre necessario procedere aduna semplificazione normativa e ammini-strativa coordinando la disciplina applica-bile al medesimo caso ed emanare i decretiministeriali attuativi di provvedimenti le-gislativi che troppo spesso restano inat-tuati.

Il dottor Belvedere ha osservato che lagenerazione distribuita non è rappresen-tata unicamente dal fotovoltaico, ma è unatipologia di produzione di energia elettricae termica che necessita di una normativae di una regolazione specifica finalizzataalla generazione/produzione per l’immis-sione in rete e all’autoproduzione e all’au-toconsumo in sito da parte di una pluralitàdi utilizzatori. L’efficientamento della retepubblica e quello della rete privata con-sentono ai due sistemi di dialogare e, intermini di generazione, di « fare effi-

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cienza » dal fossile al rinnovabile. Il segre-tario generale ha inoltre rilevato che isistemi efficienti di utenza in cui l’energianon è prelevata, ma autoprodotta non do-vrebbero essere soggetti a pagare corrispet-tivi tariffari di trasmissione e distribu-zione, oneri che sono, allo stato attuale,inspiegabilmente dovuti. La cogenerazionedovrebbe essere favorita anche da misurefiscali che, in attuazione di quanto previstodalla direttiva 2003/96/CE in merito allefonti rinnovabili e alla cogenerazione adalto rendimento, prevedano la riduzionedelle accise e dell’IVA su prodotti energe-tici ed elettricità utilizzati da unità/im-pianti di cogenerazione ad alto rendimentoe sul consumo efficiente di energia gene-rata da unità/impianti alimentati da fontirinnovabili di cogenerazione ad alto ren-dimento.

Altro settore strategico per l’efficienta-mento evidenziato dal segretario generaledi Ascomac è l’intervento sull’edilizia cheparta dalle singole unità immobiliari percoinvolgere successivamente l’edificio e ilterritorio. È necessaria una riforma del-l’attuale sistema di incentivazione in am-bito edilizio energetico che, attraverso glistrumenti del project financing, i contrattidi partenariato pubblico-privato, l’attiva-zione di un fondo rotativo accessibile dasoggetti certificati quali Esco (Energy Ser-vice Company), società di costruzioni emanutenzione, sollevi il cittadino dall’in-vestimento per l’efficientamento. Ulterioreproposta avanzata da Ascomac è la pro-gettazione innovativa ed efficiente attra-verso la elaborazione di modelli parame-trici in attuazione del sistema BIM (Buil-ding Information Modelling) di prodotti,edifici, quartieri, infrastrutture, territorio.L’utilizzo del BIM consente infatti di rac-cordare l’intera filiera dalla progettazione,alla fabbricazione, alla gestione al fineciclo di vita di un prodotto o di unainfrastruttura, basandosi su dati parame-trici condivisi tra operatori che a diversotitolo partecipano alla realizzazione di unedificio. La possibilità di tutti questi sog-getti di dialogare a voce unica con l’am-ministrazione pubblica, rappresentando difatto una banca dati condivisa tra tutti gli

operatori, ridurrebbe drasticamente ed inmodo efficiente tempi e costi di realizza-zione di strutture ad elevata efficienzaenergetica.

MOVIMENTO CONSUMATORI

OVIDIO MARZAIOLI, vicesegretario gene-rale.

Il rappresentante del Movimento deiconsumatori, Ovidio Marzaioli, vicesegre-tario generale, ha affrontato innanzitutto iltema della liberalizzazione del mercatoretail e dell’impatto di tale liberalizzazionenei confronti dei consumatori, sull’anda-mento dei consumi delle famiglie e delleimprese. Al riguardo si è osservata unadrastica riduzione dei consumi nel 2012già iniziata nel 2011.

I prezzi quindi del prodotto energiahanno seguito e seguono una dinamica diriduzione del consumo e di aumento delprezzo finale che non soddisfa né il biso-gno di un controllo dei prezzi tutelati néquello nel mercato libero di un’effettivaconcorrenza tra i players con benefici suiprezzi e sulla qualità dei servizi offerti.

In materia di pratiche commercialiscorrette sono state poi sottolineate le cri-ticità relative alla mancata attuazione dellenorme europee da parte dell’Italia ed inparticolare è stato sottolineato il limitederivante dall’aver attribuito competenzeesclusivamente all’Autorità Antitrust e nonall’autorità per l’energia ed il gas.

Il Movimento dei consumatori sul puntoha evidenziato come sia stato quindi ob-bligato a presentare anche delle denuncepenali su tale argomento. Ha rilevato an-che il ritardo nel recepimento della legi-slazione in materia di ADR (AlternativeDispute Resolution).

Con riferimento alla questione delnuovo Sistema informativo integrato, il c.d.SII che dovrebbe rappresentare una formadi garanzia per il consumatore controabusi soprattutto nel settore delle cosid-dette stime relative ai consumi, ha espressonotevoli perplessità circa i costi e circa

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l’effettiva possibilità che tale sistema possafunzionare.

Infine è stata sottolineata l’importanzadi garantire la presenza sul mercato dimaggior tutela di più players, contrastandoquello che è di fatto un monopolio di fattoesercitato da Enel che attualmente gestisceper il mercato tutelato circa 23 milioni dicontratti, cui vanno ad aggiungersi i 7milioni di contratti di Enel Energia. Oc-corre evitare che si arrivi ad avere unmercato unico, con un unico monopolistadi fatto, visto che molte aziende sono or-mai uscite dal mercato.

AEEGSI

La definizione degli indirizzi e degliobiettivi di politica energetica competaesclusivamente al Governo e al Parla-mento, mentre al regolatore indipendentespetta l’individuazione dei migliori stru-menti tecnici per perseguire questi obiet-tivi.

Nei settori energetici vi è una gover-nance complessa e frammentata, multili-vello, tra Stato, regioni ed enti locali. Al-l’interno delle competenze dello Stato nel-l’energia vi è una compresenza di funzionidel Governo – prevalentemente dei dueMinisteri dello sviluppo economico e del-l’ambiente – e dell’Autorità di regolazione.

Tale complessità può costituire un ele-mento di criticità nell’attuazione di unastrategia energetica nazionale (SEN) di me-dio-lungo periodo, in grado di costituire unpiano-guida per tutti i soggetti coinvolti edi fornire loro nuovi obiettivi. Tali obiettivise non efficacemente tradotti in regole e instrumenti sul piano attuativo, rischiano dinon essere raggiunti.

L’Autorità ha il delicato compito diindividuare gli strumenti tecnici ed econo-mici più adatti a perseguire efficacementee al minimo costo gli indirizzi di politicaenergetica che derivano dal Parlamento edal Governo. Anche l’Europa, con le di-rettive del cosiddetto Terzo pacchettoenergia, attribuisce al regolatore il compitodi trasformare le politiche energetiche diogni Paese in misure concrete. Peraltro,

l’Autorità, tramite l’Agenzia per la coope-razione fra i regolatori nazionali dell’ener-gia (ACER), costituisce un collegamentoanche con gli organi di governo europei.

Il livello di governance descritto in Ita-lia opera in un contesto, quello energetico,che sta attraversando da vari anni unperiodo di eccezionale cambiamento. Visono due macromovimenti: da un lato, visono l’armonizzazione e l’integrazione deidiversi mercati europei in un unico mer-cato, dall’altro vi è la direttrice sicura-mente intrapresa per la riforma dei sistemienergetici europei verso assetti ambiental-mente più sostenibili

La difficile coniugazione del binomiorigore e crescita è necessaria nel contestocongiunturale di crisi attuale. Questo temarichiede grande attenzione in due dire-zioni: la prima consiste nell’eliminare leinefficienze esistenti anche nei settorienergetici, in modo da liberare risorse, laseconda nell’utilizzare le risorse liberate equelle poche ristrette disponibili in modoselettivo.

Se guardiamo a un recente studio dellaCommissione europea, Costi e prezzi del-l’energia in Europa, vediamo che il prezzofinale dell’energia risulta sempre più de-terminato da scelte di politica industriale eambientale che stanno progressivamenteriducendo lo spazio lasciato al gioco delmercato. Questo fenomeno è nel nostroPaese conclamato e particolarmente veronel settore elettrico. Nel gas fortunata-mente non lo è ancora, ma in futuropotrebbe verificarsi a sua volta.

Nel settore elettrico la riduzione deglispazi lasciati al mercato e, quindi, al liberogioco tra offerta e domanda e l’amplia-mento di quelli occupati da componenti dinatura parafiscale, i cosiddetti oneri gene-rali di sistema, che sono stati introdotti conprovvedimenti normativi per il finanzia-mento di politiche pubbliche di varia na-tura.

Nel settore elettrico la più grande no-vità di questi tre anni è stata la penetra-zione delle fonti rinnovabili, che è statacaratterizzata da grande rapidità e scarsapianificazione, le fonti rinnovabili hannoavuto ricadute positive sui prezzi orari del

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mercato all’ingrosso. Va sottolineato chehanno ridotto il prezzo dell’energia elet-trica all’ingrosso, ma hanno incrementatola necessità di provvedere costi di sistemaper bilanciare e, quindi, per tenere insicurezza la gestione del sistema.

L’integrazione nel sistema elettrico diuna quota crescente di generazione dafonti rinnovabili ha richiesto una revisioneprofonda, ancora in corso, dei meccanismidi funzionamento dei mercati, la riformadei mercati elettrici è ancorata anche alprocesso di integrazione dei mercati euro-pei, che deve completarsi entro la fine del2014 sotto la presidenza italiana.

L’integrazione delle fonti rinnovabili equella del nostro mercato con i mercatieuropei richiedono l’ampliamento dellapartecipazione alla fornitura dei servizi direte anche da parte delle unità di produ-zione alimentate da fonti diversamenteprogrammabili rispetto a quelle tradizio-nali.

In una parola vi è la necessità di re-sponsabilizzare tutti gli attori, inclusi iproduttori di energia da fonti diversamenteprogrammabili, perché essi costituisconoormai un volume di energia, circa il 30 percento nel mercato elettrico, che non puòpiù essere considerato come una partemarginale, una fonte piccola, che non ponei suoi problemi. La riforma selettiva eresponsabilizzante della regolazione nelladirezione sopraindicata risponderà, per-tanto, a una logica di corretta attribuzionedi responsabilità e costi.

L’Autorità ha fissato criteri e condizionianche per la disciplina del mercato dellacapacità, il cosiddetto capacity market, chedovrebbe entrare in funzione dal 2017, eha verificato poi positivamente le regolepredisposte da Terna nell’ambito di questomercato. Il ministro dello sviluppo econo-mico deve approvare questo schema finale,tenuto conto delle modifiche dell’Autorità.Nel frattempo, questo meccanismo di ca-pacity market è stato valutato positiva-mente, come mercato tra i meno distorsividel funzionamento dei mercati dell’energiada parte dell’ACER.

Quanto al settore del gas, sta subendoda due o tre anni al proprio interno due

grandi filoni di ristrutturazione. Il primo èla ristrutturazione profonda di tutti i mer-cati europei del gas. Il secondo è il cam-biamento della struttura mondiale dell’of-ferta di gas. Questi due movimenti inci-dono tantissimo anche sul nostro mercato.Siamo in presenza di una fase profonda dirinegoziazione dei contratti a lungo ter-mine per quanto riguarda volumi e prezzida parte degli operatori che li detengono eci si muove verso una maggiore concor-renza nel breve termine.

In particolare, la regolazione sta affron-tando queste trasformazioni senza perderedi vista la sicurezza di approvvigionamentodel mercato gas, sempre attraverso l’uti-lizzo di strumenti di mercato e nell’ambitodel mercato stesso.

Sul tema della tutela dei consumatori imercati alla vendita del dettaglio nonhanno ancora raggiunto il grado di matu-rità atteso, con una percentuale ridotta difamiglie e di piccoli consumatori che sonopassati al mercato libero, anche se un po’di fermento e una maggiore dinamicitàesistono negli ultimi anni.

Attraverso l’attività di monitoraggio delmercato retail che l’Autorità sta condu-cendo da un paio d’anni, si rileva unaperdurante asimmetria informativa travenditori e clienti. Non sempre il piccoloconsumatore sembra avere una capacità discelta adeguata e in alcuni casi ha unatteggiamento poco orientato alla ricercadi opportunità sul mercato.

Per far fronte a queste criticità l’Auto-rità si muove in due direzioni: da un lato,cerca di promuovere un quadro di regoleche sviluppi la concorrenza reale, che co-stituisca la prima forma di tutela princi-pale degli interessi dei consumatori; dal-l’altro, si cerca di accrescere la capacità el’attitudine dei consumatori a confrontarsia tutto tondo con il mercato.

In particolare, nella definizione delnuovo quadro regolatorio vi è un temamolto sentito, che è il tema dell’efficienzaenergetica e della gestione della domanda.Per la prima volta l’Europa guarda congrande attenzione, con la direttiva n. 27del 2012, dal lato della domanda. Stiamorecependo, come Italia, questa direttiva

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nell’ordinamento nazionale e questa occa-sione rappresenta un punto di svolta moltoimportante. Ovviamente, per consentireuna partecipazione piena della domanda almercato elettrico, occorre fare passi im-portanti sul lato della disponibilità dei datidi misura, dell’accesso del consumatore ainformazioni tempestive sui propri con-sumi, della confrontabilità e della qualitàdei servizi offerti e della promozione dellapartecipazione attiva delle unità di con-sumo nei mercati energetici.

Da questo punto di vista l’Autorità staprocedendo ad una revisione delle tariffeelettriche domestiche, avviata l’anno scorsocon un percorso di due anni che arriveràal termine il 1o gennaio 2016. Nel frat-tempo è stato dato corso a una sperimen-tazione per le famiglie che utilizzanopompe di calore per il riscaldamento del-l’abitazione di residenza in maniera esclu-siva.

L’attivazione del Sistema informativointegrato come banca dati unica dei puntidi prelievo potrà essere un punto di svoltaanche per collegare in maniera più tra-sparente e diretta i diversi milioni di clientielettrici e gas che devono interagire con ilmercato. L’attivazione del sistema è pre-ceduta da risultati positivi sull’affidabilitàdel sistema stesso di fronte ai grandi nu-meri, come dicono diverse decine di mi-lioni di clienti.

GSE

Il Presidente e amministratore delegatodi gestore dei servizi Energetici GSE, dopoaver brevemente illustrato le attività delGSE e delle altre società di cui GSE ècapogruppo, si sofferma innanzitutto adillustrare i dati relativi ai consumi ener-getici nazionali, quindi il fabbisogno com-plessivo nazionale di prodotti energeticiche è pari a 163 Mtep con particolareriferimento anche all’incidenza delle fontirinnovabili.

L’obiettivo della SEN, che era un altroimpegno del nostro Paese, ha subìto un’e-voluzione, per cui il consumo finale lordo

è sceso a 126 Mtep, mentre è aumentato ilpeso dell’energia rinnovabile.

Un dato confortante è che nel consun-tivo 2012 noi siamo stati molto previdenti,o meglio sono stati già raggiunti obiettiviche avremmo dovuto raggiungere nel 2020.Si è registrato un consumo di energiaprimaria più basso, di 155 Mtep contro i158 Mtep previsti, un consumo finale lordodi 124 Mtep contro quello che avrebbedovuto essere di 126 Mtep e soprattutto èaumentato molto il peso delle energie rin-novabili.

Passando in particolare ad esaminare idati relativi alla energia elettrica prodottada fonti rinnovabili in Italia ha affermatocome la parte del leone in Italia la fa lagloriosa energia idraulica, di cui è tra imaggiori produttori europei: a fronte di18.300 megawatt installati nel 2013 l’Italiaha prodotto ben 51 miliardi di chilowat-tora di energia, con un balzo di circa 10miliardi dal 2012 al 2013.

Dal punto di vista delle tematiche piùstrettamente connesse con la SEN, è statoevidenziato come al Gestore dei servizienergetici, oltre al compito di incentivare eritirare l’energia da fonti rinnovabili, siastato assegnato anche il grande orizzontedell’efficienza energetica.

È stato in particolare ribadito comel’efficienza energetica possa essere unfronte da cui si possono ricavare grandibenefici per il Paese, perché si può stabil-mente abbattere il fabbisogno, proprio per-ché abbiamo l’86 per cento di fonte fossileche proviene dall’estero. Questo significaun minore esborso di valuta per le impor-tazioni, soprattutto perché in Italia siamotra i leader nel campo della componenti-stica e degli impianti per l’efficienza ener-getica. Si potrebbe, quindi, approfittare diquesta occasione per sviluppare questofronte. Avremmo un vantaggio nel ringio-vanimento degli immobili, degli impianti insé, e potremmo far lavorare tantissimenostre imprese, che porterebbero avanti,dallo studio, alla realizzazione, alla con-duzione, questi impianti.

In merito al riconoscimento dei Titoli diefficienza energetica (Certificati Bianchi)un’attività che è stata affidata a partire dal

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1o marzo 2013, per legge, al Gestore deiservizi energetici, il GSE ha verificato circa21 mila progetti e abbiamo erogato 593milioni di euro, a fronte di 2,35 milioni ditonnellate equivalenti di petrolio rispar-miate.

Appartiene al grande settore dell’effi-cienza energetica anche la produzione dienergia elettrica e calore combinata con icosiddetti impianti di cogenerazione, im-pianti che da una fonte primaria produ-cono calore o energia elettrica. Se questiimpianti producono queste due forme dienergia in un determinato rapporto chestimola il maggior rendimento, si parla dicogenerazione ad alto rendimento. Anchein questo settore l’Italia è all’avanguardia.C’è infatti una potenza considerevole pro-dotta da impianti di questo tipo. Ben il 22per cento dell’energia prodotta in Italiaderiva da impianti di cogenerazione.

Altro versante di attività è quello rela-tivo all’erogazione degli incentivi relativi alConto termico. Con il Conto termico il GSEriconosce a chi fa piccoli interventi dirisparmio energetico l’iniziativa presa e glieroga incentivi, che vengono concessi an-che in questo caso per il 30-40 per cento.

Questo settore ha preso poco piede fi-nora, perché si trova a confrontarsi conl’altro grande sistema che è quello delladetrazione fiscale. Oggi la detrazione fi-scale, che ha raggiunto il 65 per cento dellaspesa sostenuta per la parte energetica, èun concorrente forte del Conto termico. Diconseguenza, il Conto termico non haavuto finora un grande sviluppo perché èsoverchiato dalla differenza di riconosci-mento da parte della detrazione fiscale.

Occorre quindi tenere conto che sitratta di due settori diversi: mentre ladetrazione fiscale va a incidere sul gettitodella tassazione che riscuote lo Stato,quello che il GSE eroga per il Conto ter-mico viene attinto dai consumi di gas chefacciamo come consumatori.

Il decreto legislativo n. 28 del 2011 as-segna inoltre al GSE il compito di effet-tuare il monitoraggio della riduzione delleemissioni di gas a effetto serra connessealla diffusione delle fonti rinnovabili.

La significativa crescita delle FER negliultimi anni ha comportato una diminu-zione delle emissioni di CO2. Importantisono state anche le ricadute positive intermini economici ed occupazionali con-nesse alla dissuasione delle FER. Ci sonostati 137 mila occupati per le installazionie 53 mila stabilmente occupati per la ma-nutenzione e l’esercizio. La stessa stima èstata indicata per quanto riguarda gli im-pianti fotovoltaici.

Un’altra linea di attività affidata al GSEè rappresentata dal collocamento all’astadelle quote di emissione italiane del Si-stema europeo per lo scambio di quote diemissioni climalteranti (GHG) nei settorienergivori (EU ETS).

In particolare il GSE è stato individuatocome il soggetto che colloca tre volte asettimana su una piattaforma di borsatedesca – è stata scelta questa piattaformatedesca – le quote di emissione. I soldi chene derivano sono gestiti dal Gestore deiservizi energetici in attesa di trasferirli suun conto del Ministero dell’economia edelle finanze. Fino adesso sono stati in-cassati circa 600 milioni. La legge dice chequesto gettito deve essere versato alloStato. Un 50 per cento entra nella dispo-nibilità della finanza pubblica e l’altro 50per cento deve essere utilizzato dal Mini-stero dello sviluppo economico e dal Mi-nistero dell’ambiente per iniziative nel set-tore delle fonti rinnovabili e del risparmioenergetico. La previsione era di 20-25 euroa tonnellata, ma è crollata poi a 4-5 euroa tonnellata.

A febbraio 2014, la custodia del GSE haconsentito la maturazione di interessi attiviper un valore di circa 5 milioni di euro.

Infine l’amministratore delegato di GSEha illustrato il progetto chiamato Corrente,un portale web, ad adesione volontaria egratuita, gestito dal GSE e dedicato a tuttigli operatori italiani della filiera cleantech.

A questo portale risultano iscritte at-tualmente circa 2 mila aziende – ma ilnumero sta aumentando – che in Italialavorano in questo settore e che sono es-senzialmente piccole e medie imprese. Diqueste aziende ormai si conosce quinditutto, dove sono, il fatturato, le persone che

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ci lavorano, le prospettive e anche le aspi-razioni di crescere in Italia e all’estero. Perloro si stanno immaginando e attuandoiniziative sempre più di aiuto. Visto chenon c’è la possibilità di erogare dei con-tributi, si è scelto di fornire loro informa-zioni, corsi gratuiti di europrogettazione,in quanto si tratta di piccole aziende, chespesso non riescono a districarsi nellenorme e nelle procedure europee per ibandi di gara, un servizio legale di consu-lenza, perché queste imprese a volte vo-gliono affacciarsi sui mercati esteri, dove cisono leggi diverse dalle nostre.

Il GSE, rappresenta inoltre l’Italia inquasi tutti i consessi internazionali in cuisi parla di economia e di energia e, quindi,su richiesta, accompagna il Ministero degliaffari esteri e il Ministero dello sviluppoeconomico, nelle missioni internazionali,ovvero anche a fiere, mostre e altri eventidi questo tipo, in modo da accompagnarequeste aziende e portare loro dei benefici.

ACQUIRENTE UNICO SPA

L’Acquirente Unico è la società che, conla riforma del sistema elettrico, ha avuto ilcompito di rifornire i clienti domestici,piccole e medie imprese, che non avevanoancora deciso di passare al mercato libero.Questa funzione la svolge attraverso glistessi strumenti degli altri operatori dimercato, cioè con acquisti sul mercato delgiorno prima e sul mercato a termine,come gli altri operatori, trasferendo poi ilprezzo così ottenuto nell’acquisto diretta-mente agli esercenti la maggior tutela.

Questo ruolo di Acquirente Unico, chesi interpone nel mercato all’ingrosso e se-para produttori e distributori da esercentie venditori, ha un ruolo di garanzia neiconfronti del sistema in quanto terzo eindipendente. Questo ha fatto sì che adAcquirente Unico nel tempo venissero af-fidati altri compiti, in particolare lo Spor-tello per il consumatore di energia, chegestisce circa 50 mila vertenze all’anno.

A questa attività si sono aggiunti direcente la conciliazione online per i clientifinali nei confronti degli operatori del si-stema elettrico, il Sistema informativo in-

tegrato, che sta diventando uno dei pilastridel sistema elettrico italiano e, recente-mente, anche l’Organismo centrale di stoc-caggio italiano per le scorte petrolifere.

Acquirente unico è già stato audito alSenato sulla SEN intorno alla fine del2012. Sostanzialmente in questa occasioneha riconfermato quanto già detto in quellasede in merito all’opportunità di poten-ziare le infrastrutture di adduzione del gasper ottenere riduzioni di prezzo e di con-seguenza, essendo il gas la materia primapiù rilevante per la produzione di energiaelettrica, contenere anche il prezzo dell’e-nergia elettrica.

L’altro aspetto cui è stata prestata par-ticolare attenzione, in quanto rilevante peril prezzo finale per i clienti domestici, èl’introduzione di tutti gli elementi di snel-limento del mercato, quali gli « sbottiglia-menti » nelle congestioni di rete e il po-tenziamento di capacità transfrontaliera.Acquirente unico guarda con favore all’e-voluzione del mercato verso modelli chesiano capaci di associare offerta di energiee di capacità per una maggiore integra-zione delle energie rinnovabili nel mercatoe, quindi, delle forme di risparmio ener-getico.

Il dato che si è evidenziato in relazionealla crisi economica è che nel corso del2013, per la prima volta, il numero delladisattivazione di impianti è stato superiorea quello delle attivazioni per quanto ri-guarda le piccole e medie imprese. Ledisattivazioni sono state circa 400 mila nelcorso del 2013. Questo è un dato estrema-mente significativo, che però non ha avutograndi riscontri di notorietà pubblica.

Un altro elemento rilevante è l’anda-mento della domanda elettrica in relazioneal prodotto interno lordo. Nel 2013 il pro-dotto interno lordo ha avuto una contra-zione dell’1,8 per cento. Si prevede unalieve ripresa dello 0,7 per cento sul 2014cui, però, corrisponde per il 2013 unariduzione del 3,4 per cento della domandaelettrica. Per il 2014, in cui abbiamo, in-vece, una crescita del prodotto internolordo, registriamo nel primo bimestre digennaio e febbraio una riduzione delladomanda elettrica del 4 per cento. Sono

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cifre con cui dobbiamo fare i conti, perchéci troviamo di fronte a una correlazionetra andamento del PIL e domanda elet-trica, che sembra non essere più linearecome in passato.

Il ruolo di Acquirente Unico è quello dibilanciare la difesa dell’interesse pubblicosancito dalle direttive con uno strumentodi mercato, che è quello dell’aggregazionedella domanda. Un aspetto che viene sot-tolineato è la necessità di accompagnareun mercato competitivo con un consuma-tore informato. Questa è forse l’area su cuieffettivamente opera maggiormente l’Ac-quirente Unico. A differenza degli altrimercati, come quello delle telecomunica-zioni, dove c’è un elevato valore aggiuntodel prodotto, c’è stata una forte innova-zione e c’è stato, quindi, un grande appealdelle offerte, con grandi movimenti nelcampo tra domanda e offerta, il mercatoelettrico è fatto di un prodotto sostanzial-mente indifferenziato, che offre a chi loproduce margini estremamente limitati. Ladifficoltà per chi cerca di attivare un mer-cato è, dunque, quella di assicurare che ilmercato sia effettivamente competitivo e difornire al consumatore un’indicazione cre-dibile circa un prezzo da considerare. Ov-viamente il cliente finale deve sostenerecosti di informazione che possono essereritenuti molto alti per risparmi di prezzonon superiori ai 50 euro all’anno. È diffi-cile che un consumatore da solo possaseguire le oscillazioni di prezzo. Pertanto,avere un soggetto pubblico che garantiscela qualità dell’informazione e del prezzo« spuntato » rappresenta un elemento disicurezza che dà maggior fiducia al clientefinale nel muoversi verso il mercato libero.

Nel corso dell’audizione sono stati illu-strati i dati relativi ai prezzi forniti per iclienti finali fatte dai diversi operatori ri-spetto ad Acquirente unico nonché i datirelativi alla consistenza del mercato dimaggior tutela dei clienti domestici, chesono passati da circa 28 milioni di giugno2007 ai 21,6 milioni di gennaio 2014, non-ché i dati relativi ai tempi di migrazionedei clienti.

C’è un trend piuttosto stabile neglianni, per cui il passaggio al mercato

libero è dell’ordine del milione e mez-zo di clienti nel corso dell’anno, som-mando gli utenti domestici e gli utentipiccole e medie imprese. Questo è unindice che ci allinea con gli altri Paesieuropei.

Questo è un sistema che, da una parte,offre un benchmark di prezzo stabile e diriferimento per chi offre e per chi comprae, dall’altra, accompagna il passaggio almercato libero con una velocità assoluta-mente confrontabile con quella degli altriPaesi, ad eccezione della Gran Bretagnache ha una legislazione strutturalmentediversa e da più tempo.

Sono state poi illustrati i dati relativialla composizione del portafoglio di Ac-quirente Unico dal 2009 al 2012.

C’è chi in questa fase, ha ipotizzato unproblema di « competizione » tra Acqui-rente unico e il mercato, per cui Acqui-rente unico batte gli operatori del mercatolibero nella maggior parte dei casi, deter-minando così un rischio di competizioneunfair nei confronti degli operatori delmercato libero. Una delle soluzioni chesono state proposte è stata quella di ipo-tizzare che Acquirente unico compri solosul mercato del giorno prima, in borsa,tutti i giorni. Si tratta di una propostaautorevole, ma assolutamente inadeguataalla tutela del cliente finale, che si ve-drebbe esposto ai rischi di volatilità delmercato.

La questione più importante, però, ècome sostenere mercato e clienti finali inuna fase di transizione come quella delpassaggio al mercato libero, in cui i flussidi informazione su cui si basano la fattu-razione, la richiesta del cliente finale e itempi di installazione di una nuova utenzanon sono più garantiti da un operatore deltutto verticalmente integrato, che rispondea tutto, ma devono essere svolti assicu-rando una corretta competizione tra di-versi operatori.

Questo ha significato letteralmente unarivoluzione nei flussi di informazione tra idiversi operatori, in assenza della quale lapenalizzazione nei confronti del clientefinale e dei diversi operatori è estrema-mente grave.

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Si tratta di una penalizzazione di cuinon si riesce ad avere adeguata contezza,se non attraverso le iniziative di giustaprotesta da parte dei consumatori, chehanno trovato o troveranno, però, final-mente e complessivamente risposta nellarealizzazione piena del Sistema informa-tivo integrato, un sistema che è stato isti-tuito per legge in Acquirente Unico.

Il Sistema informativo integrato svolgeil ruolo di parte terza dagli operatori,certifica la coerenza con gli standard econsente poi il monitoraggio del lavorosvolto dagli operatori stessi. Ciascun ope-ratore viene tracciato e, quindi, quandoqualcosa non funziona nei confronti delcliente finale – mancate letture, contrattinon richiesti – è immediatamente identi-ficabile la provenienza dell’errore.

Questo è un passaggio estremamenteimportante, che peraltro sta incomin-ciando a generare delle fasi di scontri nelsistema. È comprensibile che gli operatoridominanti – non facciamo nomi – cheavevano o che hanno tuttora in mano isistemi informativi precedenti si adeguinocon difficoltà a questa sovranità sul si-stema.

Il Sistema informativo integrato, grazieall’eliminazione di una serie di errori, con-sente alla fine di ridurre i costi generali delmercato, aumentando la qualità dei dati, lasalvaguardia dei quesiti e la standardizza-zione e riduzione dei tempi di lavoro.

Questo è il Sistema informativo inte-grato. Sono cinque i Paesi in Europa chehanno realizzato qualcosa di simile. L’Ita-lia è senz’altro quello che ha il sistema piùavanzato. Tra gli altri ci sono Gran Bre-tagna, Paesi Bassi e Spagna. Il SII è statorealizzato con particolare attenzione allagovernance di sistema. Si è riusciti, quindi,a coniugare le esigenze di privacy, di effi-cacia e di elevatissima competenza di ca-rattere tecnico.

ENI

PAOLO SCARONI, Amministratore delegato.

Iniziando il suo intervento sulla politicaenergetica dell’Europa nel suo insieme

l’amministratore delegato di ENI Scaroniha innanzitutto sottolineato come, in que-sta congiuntura economica l’Europa stapagando un’energia molto cara, circa iltriplo che negli Stati Uniti, molto di più chein molte aree del mondo.

Al tempo stesso ha evidenziato come sivoglia un’energia il più rispettoso possibiledell’ambiente, in termini di emissioni diCO2 e si chiede all’Europa una strategiaenergetica che punti alla sicurezza dell’ap-provvigionamento delle fonti energetiche.

Al riguardo è stato evidenziato come visia in effetti un problema di come si go-vernano i temi energetici in Europa, epossiamo anche dire che l’Europa è statasfortunata, nel senso che la rivoluzionedello shale gas negli Stati Uniti ha spiaz-zato il sistema in modo veramente dram-matico da un punto di vista dei costi.

L’Europa sta quindi affrontando un se-rio problema di competitività, sostenibilitàambientale e, in prospettiva, di sicurezzadel suo sistema energetico. Ovviamente ledecisioni prese a livello europeo condizio-nano la politica energetica dei singoli Statimembri.

Dal punto di vista delle infrastrutture inItalia abbiamo infrastrutture per impor-tare il gas, per circa il doppio dei nostriconsumi. Aggiunge che l’85 per cento diqueste infrastrutture di importazione sonostate realizzate da ENI nella sua storia, percui ENI ha giocato un ruolo importante suquesto terreno.

Oltre ad avere molte infrastrutture, ab-biamo il privilegio, forse unici in Europa,di 5 fonti di approvvigionamento: due pi-peline dal sud, Algeria e Libia, una che cicollega alla Russia via Slovacchia/Ucraina,e una che va a nord e ci approvvigiona siadalla Norvegia che dall’Olanda. In aggiuntaa queste 4 pipeline, abbiamo tre rigassifi-catori in funzione più la produzione na-zionale, che rappresenta grossomodo il 10per cento dei nostri consumi.

La capacità di importazione è pari acirca due volte il fabbisogno del nostropaese.

Inoltre vi sono i c.d. contratti take-or-pay, con Gazprom, con GasTerra olandese,con Sonatrach algerina, con la Statoil nor-

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vegese e con la Libia. I rigassificatorihanno, a loro volta, contratti col Qatar econ altre fonti di approvvigionamento digas liquido. Questi contratti rappresentanol’ossatura delle fonti di approvvigiona-mento di gas, il cui prezzo si sta rinego-ziando in quanto legato all’andamento delprezzo del petrolio.

Il sistema italiano è il più diversificatod’Europa e grazie a questo non è maimancato il gas né per il riscaldamento, néper le fabbriche né per la produzioneelettrica.

Sempre sul tema della sicurezza degliapprovvigionamenti le evidenze degli ul-timi anni mostrano come, rispetto in par-ticolare alla dipendenza dal gas russo inEuropa una serie di Paesi, a cominciare daPolonia, Austria, Repubblica Ceca, Slovac-chia, Ungheria, Bulgaria e Grecia, senza ilgas russo non sopravviverebbero, tale di-pendenza non c’è per l’Italia, dove il gasrusso rappresenta, invece, grossomodo,solo il 30 per cento dei consumi.

Nell’ipotesi di un’interruzione della for-nitura del gas da parte dell’Ucraina siamoquindi comunque in grado di assicurare leforniture all’Italia da altri fonti, certo inassenza di criticità dal lato dell’Algeria edella Libia e con pieno riempimento deglistoccaggi.

Quanto al tema della produzione na-zionale, dopo aver stigmatizzato l’eccessivaseverità della normativa vigente in materiadi attività di esplorazione di idrocarburiche prevede il divieto di estrazione fino a12 miglia dalle coste in luogo delle 5 migliapreviste in molti paesi del resto del mondo,Scaroni ha evidenziato come lo sviluppodella produzione nazionale di idrocarburiè uno dei pilastri del futuro mix energetico,in grado di garantire sicurezza energetica,competitività e sostenibilità ambientale, ri-levando come tuttavia negli ultimi diecianni più della metà delle compagnie pe-trolifere abbia abbandonato il nostro Paesee l’attività di ricerca abbia subito unadrastica battuta d’arresto.

L’Italia è un paese ricco di risorse pe-trolifere e di gas con una produzione na-zionale che copre circa il 10 per cento delfabbisogno di idrocarburi. Se applicassimo

le stesse norme e con la stessa celerità conla quale si applicano in Norvegia o inInghilterra si potrebbe raddoppiare l’estra-zione di idrocarburi passando a coprire il20 per cento del nostro fabbisogno e ge-nerando circa 1,5 miliardi di euro diroyalty in più per le casse del nostro Paese,creando inoltre alcune decine di migliaia diposti di lavoro.

Altra questione rilevante che è stataevidenziata è quella relativa alla riduzionedei consumi di gas, circa il 20 per cento nelsettore industriale per effetto della crisieconomica ed in quello della generazioneelettrica dove si è registrato una diminu-zione pari al 17 per cento principalmentea causa della competizione con le fontirinnovabili ed il carbone.

In particolare è stato evidenziato ilruolo cruciale svolto dallo sviluppo del c.d.shale gas negli Stati Uniti che ha determi-nato una riduzione del prezzi del carbone.Ma si tratta di un’attività estrattiva moltocostosa che ENI sta conducendo in altripaesi e non in Italia (peraltro con scarsirisultati).

AUTORITÀ ANTITRUST

GIOVANNI PITRUZZELLA, Presidente.

Il Presidente dell’Autorità AntitrustGiovanni Pitruzzella ha sottolineato innan-zitutto come un obiettivo della SEN moltoimportante sia quello di creare le condi-zioni per una riduzione strutturale delcosto dell’energia con vantaggio per le im-prese, e quindi per la competitività delPaese, ma anche per le famiglie, tutelandoil consumatore, specie il consumatore de-bole.

Secondo la posizione costantementeespressa dall’AGCM, esiste in questa ma-teria un problema di riordino della gover-nance multilivello del comparto energia,un tema di cui il Parlamento sarà chiamatoanche a discutere in sede di riforma co-stituzionale.

Il convincimento dell’Autorità, già pre-cedentemente espresso in vari momenti, èche si tratti di sviluppare un mercato non

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soltanto nazionale, ma un mercato unico.L’Italia può trarne dei vantaggi, soprattuttose riuscirà ad esportare energia e a diven-tare, secondo la strategia della SEN, unhub europeo. L’interesse è che questo Pa-ese, questo mercato si sviluppino non sol-tanto, come avviene oggi, nella direzionenord-sud con importazioni da parte del-l’Italia, ma in direzione di altri Paesi, comela Germania che, dopo la programmatauscita dal nucleare, potrebbe diventare unPaese importatore di energia.

Un assetto istituzionale nato in un altromomento e che non ha tenuto conto ditutte queste evoluzioni, prevedendo l’ener-gia come materia concorrente tra Stato eregione, probabilmente crea una moltepli-cità di attori istituzionali coinvolti cheblocca le decisioni.

Oggi il mercato italiano del gas attra-versa cambiamenti strutturali, veramenteepocali, dovuti alla crisi economica, che haabbassato notevolmente il livello della do-manda, all’esplosione del cosiddetto shalegas negli Stati Uniti, all’abbandono delnucleare in Giappone e, secondo quantoprogrammato dal Governo tedesco, anchein Germania, allo sviluppo delle rinnovabiliin sede europea.

Il comun denominatore di tutte questetrasformazioni è il fatto, forse l’elementopiù importante con cui oggi ci confron-tiamo, che abbiamo una caduta della do-manda finale di gas naturale. Questo nonè più, probabilmente, un fenomeno con-giunturale legato alla crisi, ma sembradiventare un dato di carattere strutturale.Nella relazione scritta sono indicati i dati:per esempio, nel 2008 i consuntivi ammon-tavano a circa 86 miliardi di metri cubi/anno, poi passati nel 2012 a 75 e, con il2013, sembrerebbe dai primi dati che si siaarrivati a 70, quindi la caduta è importantee imponente. Questo fenomeno dà luogoall’eccesso di offerta di gas.

Naturalmente, e questo è un punto sucui non soltanto l’Autorità ma Parlamentoe Governo dovrebbero essere particolar-mente impegnati, per diventare un hub delMediterraneo è importantissimo che si svi-luppi il mercato unico europeo, mentreallo stato esistono delle barriere. Proba-

bilmente, il nostro Paese dovrebbe perse-guire quest’obiettivo a livello europeo.

Quello che avviene in questa situazioneper quanto riguarda il mercato è che or-mai, come si dice con espressione di gergo,i tubi sono vuoti, c’è meno gas nei tubi, percui le infrastrutture sono sottoutilizzate.Questo ha determinato, a partire dallaseconda metà del 2012, una discesa deiprezzi spot italiani al punto di scambiovirtuale.

Questa situazione, però, ha posto certisoggetti nazionali, come ENI, ma anchealtri, in una seria difficoltà. Sappiamocome siano stati negativi i risultati all’e-missione Gas & Power di ENI nel 2012 enel 2013. È un punto centrale che richiedeanche una strategia di Paese: queste im-prese, come noto, operano sul mercato invirtù di contratti prevalentemente stabilitiprecedentemente con clausola take-or-pay,che li vincolano per molti anni a venire siadal lato delle quantità, con la clausola diritiro minimo della quantità di gas, sia daquello del prezzo,

Quello che sta avvenendo è un processodi rinegoziazione dei contratti take-or-payal fine di ridurre i costi che soggetti comel’ENI devono sopportare. Una complessafase negoziale.

Per quanto riguarda le tendenze delmercato elettrico, la crisi in questo settoreè ancora maggiore poiché più di quello delgas soffre su scala europea di una serie disquilibri e contraddizioni che ne minano lastabilità. Il problema è che si è posto unasorta di trade-off, di contraddizione tra leregolazioni che spingono a raggiungere unobiettivo di riduzione delle emissioni di gasserra in una prospettiva in cui l’Europa èall’avanguardia e di cui possiamo essereanche, per certi profili, fieri, con l’obiettivocomunitario del cosiddetto 20-20-20, cheha portato però a far sì che le energierinnovabili siano compensate out of themarket, e quindi con sussidi, come in Ita-lia. Inoltre, c’è il dato che, a partire dal2000, dopo la liberalizzazione, c’è stato nelnostro Paese un grande sviluppo di im-pianti e infrastrutture che dovevano rea-lizzare la produzione di energia da fonticonvenzionali: questi due dati hanno nel-

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l’insieme determinato un eccesso di capa-cità produttiva.

In relazione a questo quadro generale,la specificità del nostro Paese deriva inparticolare da due circostanze Una è il mixenergetico con cui si genera energia elet-trica, composto per quasi il 50 per cento dagas naturale, laddove in altri contesti eu-ropei il ruolo del carbone e del nucleare èmolto più forte, per cui, tra tutti gli inputconvenzionali, noi usiamo quello più co-stoso; vi sono, inoltre, politiche di riparti-zione (e su questo profilo richiama l’at-tenzione sugli oneri da incentivazione delleagevolazioni tariffarie del Paese), chehanno privilegiato la grande impresa, dauna parte, e l’utenza domestica, dall’altra,e danneggiato la piccola e media impresa.Il costo dell’energia a seguito degli oneri disistema è, infatti, molto più elevato rispettoalla media europea per la piccola e mediaimpresa rispetto a quello che avviene inaltri Paesi. Esiste, quindi, un generalizzatoaumento del costo dell’energia per le classidi imprese che rappresentano il nucleodella struttura produttiva italiana, con ri-cadute negative sulla competitività del Pa-ese nei mercati internazionali.

Già nel 2012, come indicato dal-l’AGCM nel suo parere alla bozza diSEN, alla luce delle previsioni sul mixtecnologico ipotizzato nel documento al2020 con quasi tutta l’energia italianaprodotta da gas naturale e da energiarinnovabile, si sosteneva che non sem-brava realistica una riduzione sostanzialedel costo di generazione, a meno diperformance straordinarie, in senso con-correnziale, ma difficili da prevedere.

Al fine, quindi, di ipotizzare riduzionisostanziali del prezzo del gas, l’aspettoprincipale risiede nella definizione e man-tenimento di condizioni strutturali di ec-cesso di offerta. Le ricordate vicende cheriguardano la rinegoziazione dei contrattitake-or-pay sono rilevanti, ma è probabileche sia necessario ripensare il sistema diapprovvigionamento del gas naturale na-zionale, che ancora risente delle politichedegli anni Settanta dell’ENI ed era co-struito essenzialmente su una serie di re-lazioni commerciali con alcuni Stati pro-

duttori, Russia, Algeria, Libia e Norvegia,con progetti per le infrastrutture di tra-sporto legati a tali relazioni commerciali.Se dobbiamo realizzare, nella prospettivadella SEN, che l’Autorità ha condiviso espesso stimolato, il progetto di un hubmediterraneo, deve essere operato un ri-pensamento di questo meccanismo troppodipendente da infrastrutture di trasportocon questi Paesi. Andrebbe approfondita lapossibilità che l’Italia, dotandosi di infra-strutture adeguate, come i rigassificatori,possa in futuro intercettare il flusso dashale gas da scisto liquefatto, negli StatiUniti e, probabilmente, aprirsi ai mercatieuropei.

Per quanto riguarda il costo relativodell’energia elettrica, è noto come l’agendadi Governo abbia fissato l’obiettivo di ri-durre del 10 per cento il costo dell’energiaper le piccole e medie imprese laddovecoloro che pagano di più l’energia sonoproprio le piccole e le medie imprese.Secondo le prime stime, si tratterebbe diun intervento del valore di circa 1,4 mi-liardi di euro all’anno.

L’intervento sul costo relativo tra di-verse categorie di utenti riguarda la ripar-tizione del peso degli oneri di sistema, equindi è un problema di redistribuzionedel costo tra diverse categorie.

Di conseguenza, è anche un grossoproblema politico, perché si tratta distabilire il tipo di equilibrio tra soggettieconomici diversi e interessi diversi,quindi di un intervento che attiene allasfera politica.

Più in generale si ritiene che l’attualesistema di incentivi sia molto farraginoso:in una prospettiva concorrenziale l’AGCMritiene che le modalità d’incentivazionedelle fonti rinnovabili dovrebbero essereproporzionali agli effettivi costi di investi-mento e al costo di generazione. In qualchemisura, si dovrebbe tenere conto del costoche l’impresa ha sopportato per mettere inpiedi l’impianto rinnovabile, in modo dagarantirne la competitività sul mercatoelettrico.

Al tempo stesso, i produttori da FERdovrebbero essere responsabilizzati – èquesto un punto importante – con una

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loro partecipazione ai costi di sistema con-nessi al bilanciamento.

Forse i tempi sono maturi per metteremano al c.d. sistema del capacity payment,normativa risalente alla fine degli anniNovanta.

Un altro problema sollevato riguarda ilmantenimento della tariffa di maggior tu-tela per la gran parte dei consumatoriitaliani. Chiaramente, il fatto che quasitutti siano nel mercato tutelato impediscelo sviluppo di una dinamica concorren-ziale. È ristretto, piccolo il bacino di con-sumatori su cui si esercita la concorrenza.

Fin dal 2012, l’AGCM ha previsto l’op-portunità di modalità di progressivo ab-bandono dei regimi di tutela attualmenteprevisti per la vendita finale di energiaelettrica e gas naturale e il fatto che ilregime di maggior tutela cofinanziato ri-guardi le utenze effettivamente vulnerabili.

Per il resto, dovrebbe essere la dina-mica di mercato ad affidare alla competi-zione la determinazione del livello deiprezzi, che probabilmente potrebbe anchescendere o, comunque, potrebbero essercidei servizi di qualità offerti, per esempio,in tema di risparmio energetico o di con-sumo intelligente dell’energia. Occorre co-munque procedere con cautela, poiché ilpassaggio per milioni di consumatori do-mestici da una situazione tutelata/struttu-rata a una di mercato deve essere pro-gressiva, scadenzata, altrimenti, l’ovviaasimmetria informativa e la scarsa elasti-cità della domanda a piccole variazioni inaumento del prezzo potrebbero in ipotesirischiare di determinare situazioni disfruttamento del potere di mercato daparte degli ex fornitori in regime di tutela.

Sul tema connesso del settore petroli-fero e della distribuzione del carburante,di grande interesse per i consumatori ita-liani è stato evidenziato come si tratti di unsettore in cui il prezzo risente in largamisura della tassazione e che, però, harealizzato negli ultimi anni profonde tra-sformazioni verso assetti più efficienti econcorrenziali. Attualmente, si è registratoche il prezzo della benzina e del gasoliopossono avere oscillazioni che superanoanche i 15 centesimi nella medesima zona,

che quindi per un premio di carburante,soprattutto per chi per ragioni di lavorodeve utilizzare un’automobile, sono dei ri-sparmi consistenti.

È opportuno che il consumatore possacontrollare nella propria zona quali sonole offerte dei diversi distributori di carbu-rante per dirigersi verso quello più conve-niente. Questo creerebbe una competizionevirtuosa e, ancora una volta, un uso im-portante di Internet a sostegno e tutela delconsumatore e, soprattutto, di chi ha bi-sogno del gasolio e della benzina per mo-tivi di lavoro. Già la banca dati è istituitacon circa il 60 per cento degli impiantipresenti sul territorio: è auspicio dell’Au-torità che si allarghi questa platea di ri-ferimento e, soprattutto, che si utilizzinotutte le tecnologie per fare in modo che ilconsumatore possa facilmente accedere atali informazioni.

L’intervento dell’Autorità garante dellaconcorrenza e del mercato ha favoritouna liberalizzazione delle forme contrat-tuali tra compagnie petrolifere e gestori-distributori e anche un avvio del funzio-namento delle cosiddette pompe bianche.A giudizio dell’Autorità occorre inoltreuna piena liberalizzazione delle formecontrattuali che regolano i rapporti tragestori e titolari dell’autorizzazione, evi-tando che grandi produttori possano, at-traverso forme contrattuali standard,condizionare i distributori o, al contrario,che i distributori costituiscano una sortadi cartello, applicando pratiche contrat-tuali comuni e bloccando la concorrenzasul prezzo. Occorre, inoltre, interveniresulla chiusura degli impianti incompati-bili ai sensi delle normative ambientali,prevedendo severe penalità nei confrontidi regioni e comuni che non procedonoin quel senso e una definitiva elimina-zione dei vincoli all’apertura di impianticompletamente automatizzati.

Inoltre occorre porsi il problema dicome affrontare, in una prospettiva con-correnziale di riduzione dei prezzi, il pro-blema degli impianti inefficienti e di qualimisure di accompagnamento sia possibileadottare per prevedere la chiusura e l’u-scita di questi impianti dal sistema e dalla

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rete che creano distorsioni sul meccanismodi formazione del prezzo del carburante.

In conclusione è stata ribadita l’impor-tanza di una politica energetica coerentefatta di scelte di lungo periodo che siafrutto di una negoziazione a livello euro-peo e quindi inserita in un processo in cui,sfruttando anche il prossimo semestre eu-ropeo, il tema dell’energia sia posto dalnostro Paese all’attenzione dell’Agendasulla crescita.

In relazione all’assetto del mercato èfondamentale il tema delle infrastrutturestrategiche europee e la creazione di unmercato unico europeo; non basta parlaresolo di regole ma occorre parlare di in-frastrutturazione. La politica della concor-renza deve necessariamente intersecarsicon la politica industriale che, a sua volta,deve compiere delle scelte.

L’altra questione è quella delle regolenegli altri Paesi, che riguarda non tanto lacreazione di un mercato unico, dove il gase l’elettricità si trasferiscono, ma il mo-mento retail, della distribuzione. Questo èun altro tema da agenda del Governo aifini del semestre.

Il Parlamento dovrebbe farsi interpretedi certe istanze, condizionando l’azione delGoverno. A sedersi ai tavoli a Bruxelles è,infatti, il Governo, ma il Parlamento do-vrebbe, come avviene nel Bundestag, in-tervenire nel processo decisionale nellafase ascendente, condizionando i compor-tamenti del Governo nelle sedi europee. Inquesto modo, probabilmente anche l’Eu-ropa potrebbe avvicinarsi ai cittadini. Que-sto è il grande tema che abbiamo davanti,il principio di reciprocità.

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONO-MICO

CLAUDIO DE VINCENTI, Viceministro.

Il Viceministro dello sviluppo econo-mico Claudio de Vincenti ha subito preci-sato che la SEN – che nel seguito dell’au-dizione ha accuratamente illustrato – sideve considerare un processo aperto; haricordato che essa è stata elaborata du-

rante il Governo Monti dopo un’ampiaconsultazione, e quindi adottata con undecreto interministeriale.

Ha quindi dichiarato di considerare laStrategia tuttora valida, perlomeno neisuoi punti qualificanti.

Essa si articola su 4 obiettivi-chiave:

competitività (riduzione del costo del-l’energia);

tutela ambientale (superare gli obiet-tivi del c.d. « pacchetto 20-20-20 »);

sicurezza (indipendenza energetica);

crescita.

Nell’ambito di questi obiettivi di fondosono state delineate le seguenti 7 strategieprioritarie:

1) efficienza energetica, campo nelquale l’Italia si colloca tra i paesi piùavanzati, e nel quale ha sviluppato propriefiliere produttive;

2) mercato competitivo del gas natu-rale, con il tendenziale sviluppo del Paesenel senso di proporsi come l’hub europeodel gas. In tale ottica, si evidenzia comenecessario il lavoro e l’investimento sulleinfrastrutture strategiche necessarie, qualirigassificatori e stoccaggi;

3) sviluppo sostenibile delle energierinnovabili;

4) competitività del mercato elettrico,superando con adeguati investimenti at-tuali colli di bottiglia esistenti sul territorionazionale;

5) raffinazione e distribuzione deicarburanti;

6) sviluppo della produzione di idro-carburi nazionali in condizioni di sicu-rezza, in particolare in relazione alla pro-spezione ed estrazione di idrocarburi;

7) modernizzazione del sistema dellagovernance.

Il Viceministro ha quindi illustrato gliaggiornamenti apportati alla Strategia e ciò

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che il governo, dopo la sua adozione hafatto e/o iniziato a fare.

In relazione all’efficienza energetica,specifica che l’obiettivo è stato fissato nellariduzione del 24 per cento degli attualiconsumi, attraverso strumenti regolatoriquali l’introduzione di standard nell’edili-zia; il recepimento della direttiva sull’effi-cienza energetica; i meccanismi incenti-vanti quali i certificati bianchi; gli stru-menti di tipo fiscale, quali le detrazioni chesono state innalzate al 65 per cento; ilcosiddetto conto termico.

Per quanto riguarda il mercato del gasnaturale, sottolinea che il gas è divenutauna componente essenziale del nostro mixenergetico, ed è quindi imprescindibileperseguire i due obiettivi della riduzionedel suo prezzo e dell’aumento della sicu-rezza negli approvvigionamenti, attraversola loro differenziazione. In relazione alprezzo, segnala che il divario rispetto aglialtri Paesi europei è sensibilmente miglio-rato (anche a causa della contrazione delladomanda seguita alla crisi perdurante del-l’economia), ma il governo sta attivamentelavorando sulla possibilità di rinegoziare icontratti c.d. take or pay. Per quanto con-cerne la sicurezza degli approvvigiona-menti, ricorda anzitutto che l’Italia rispettail requisito del cosiddetto N-1, ovvero lasua autosufficienza è garantita anche seuno dei Paesi fornitori dovesse cessarel’invio del gas (la preoccupazione nell’at-tualità è verso la crisi ucraina); in ognicaso, ritiene necessario integrare le reti ditrasporto tra Italia e resto dell’Europa (cisono investimenti SNAM in tal senso). Sot-tolinea ancora su tale priorità la necessitàdi rafforzare le strutture di stoccaggio e direalizzare infrastrutture di rigassifica-zione.

Il tema delle energie rinnovabili è stret-tamente connesso a quello della funziona-lità del mercato elettrico: l’obiettivo delgoverno al 2020 è la produzione del 19-20per cento di energia da fonti rinnovabili,con il superamento del target già fissato al17 per cento. Lo sviluppo della produzionedi energia da fonti rinnovabili ha d’altrocanto determinato una trasformazioneprofonda del mercato elettrico, in rela-

zione alla non programmabilità di talifonti e al loro accesso prioritario al mer-cato: occorre migliorare il funzionamentodel mercato elettrico affinché diventi piùcapace di gestire una forte presenza dirinnovabili.

Per quanto concerne il prezzo e i costidell’elettricità, segnala che una discesa c’èstata, anche in questo caso « trainata »dalla crisi, ma ci sono notevoli oneri disistema che gravano sulle bollette: in que-sto senso il governo ritiene necessario fareun intervento di razionalizzazione di que-ste componenti, così da alleggerirne il ca-rico sul sistema produttivo e sulle famiglie.

Sulla raffinazione, occorre precisareche è un tema ed una crisi di livelloeuropeo, ed è in corso un lavoro a livellodi Commissione europea per individuarepossibili soluzioni.

Passando alla questione degli idrocar-buri nazionali, sottolinea come aumentarela quota di produzione nazionale possaessere considerata anzitutto una questionedi sicurezza nazionale, oltre che un ingenterisparmio economico; l’obiettivo del go-verno è coniugare l’aumento della produ-zione con una energica azione di tuteladell’ambiente: con il decreto del 9 agosto2013 si sono dettate norme per aumentarei livelli di sicurezza potenziando al con-tempo le capacità di estrazione.

Infine, sulla governance del sistema, ri-leva alcune criticità che il governo è in-tenzionato ad affrontare: occorre anzituttorafforzare la partecipazione italiana allafase ascendente dei processi decisionalieuropei; migliorare il coordinamento oriz-zontale tra i vari Ministeri e le Autorità disettore; superare, nell’ambito del rapportotra lo Stato, le regioni e gli enti locali, lalegislazione concorrente: la deliberazionecentrale sulle opere strategiche deve esserericondotta allo Stato contestualmente cre-ando sedi codificate di confronto con gliorgani delle autonomie territoriali e pre-vedendo il massimo confronto sul territo-rio.

Rispondendo infine ad una serie di do-mande e sollecitazioni provenienti dai de-putati presenti, il Viceministro ha infinespecificato che nella definizione del pros-

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simo pacchetto clima-energia – che au-spica possa avvenire nel corso del semestredi presidenza italiano – il governo italianoproporrà la definizione di un obiettivounico vincolante per i singoli Paesi, con-sistente nella riduzione del 40 per centodelle emissioni di CO2, mentre attraverso iPiani nazionali – che saranno validati insede europea – i singoli Paesi potrannodefinire il mix tecnologico più adatto perraggiungere l’obiettivo.

Sul meccanismo dell’interrompibilità,precisa che a suo parere esso mantieneuna validità ma può senz’altro essere ra-zionalizzato; sui sistemi di accumulo, se-gnala che sono stati finanziati dei progettidi ricerca, così come sulle smart grid.

TERNA SPA

FLAVIO CATTANEO, Amministratore dele-gato.

L’amministratore delegato di Terna Spaha iniziato il proprio intervento illustrandogli investimenti fatti per lo sviluppo dellarete elettrica da parte di Terna spa negliultimi nove anni. Tali investimenti si sonoresi necessari per recuperare un gap in-frastrutturale rispetto ai Paesi più svilup-pati e per superare alcune congestionistrutturali presenti sulla rete, che deter-minavano nelle tre macroaree del Nord,del Centro e del Sud-isole diversi prezzizonali.

La situazione attuale è migliorata manmano che le opere si sono realizzate, ab-bassando notevolmente il PUN, e soprat-tutto omologandolo in tutto il Paese (l’u-nico prezzo diverso è quello della Sicilia,ma anche questa congestione è in via dirisoluzione). Il miglioramento della rete hadeterminato ovviamente anche risparminelle bollette degli italiani. Si attendonoanche benefici futuri, sia in relazione airisparmi connessi al dispacciamento, sia inrelazione alla riduzione di CO2, sia almigliore utilizzo della capacità rinnovabile.

Attualmente il costo della trasmissionenella bolletta ammonta al 3 per cento.

Per quanto concerne la copertura delfabbisogno di energia, amministratore de-legato sottolinea che l’importazione dall’e-stero ammonta al 13,3 per cento, ed èdovuta al minor costo di tale energia ri-spetto a quella prodotta. Nell’ambito delcomplesso delle fonti di produzione, ormaiè piuttosto consistente la quota di rinno-vabile, ed anche questo dato ha provocatoproblemi sulla rete, connessi alle c.d. rin-novabili intermittenti. Al fine di affrontaretali problemi, si sta sviluppando un pro-gramma per la messa a punto di batteriee di accumuli che permetterebbero di sta-bilizzare questa fonte di energia che, ri-corda, è già incentivata.

Per quanto riguarda la localizzazionedel parco produttivo, segnala una carenzaal centro del Paese.

La domanda di energia, nel corso del2013, è diminuita del 3,4 per cento.

Infine, in relazione alla strategia elet-trica del Paese, delineata nella SEN, ilparere di Terna era positivo, ma ritieneopportuno segnalare che il ruolo centraleche essa assegnava al gas sembra ad oggimeno efficiente e strategico rispetto ancheal recente passato, con un costo spot chesi è avvicinata a quello dei contratti take orpay.

L’amministratore delegato ha quindi ri-sposto ad una serie di domande ed osser-vazioni provenienti dai deputati presentiall’audizione; ha chiarito anzitutto che gliutili in crescita di Terna spa, anche inpresenza di uno scenario in cui la do-manda di energia è calata, sono dovuti insostanza alla notevole efficienza dell’a-zienda che opera non solo nel mercatoregolamentato: tali attività « non tradizio-nali » hanno infatti rappresentato il 30 percento degli utili complessivi.

Per quanto concerne la questione deipompaggi, segnala che, ai sensi della con-cessione in vigore, è vietato a Terna l’usodel pompaggio improprio, e quindi essinon possono essere utilizzati a fini calmie-ratori del prezzo, così come non possonoessere utilizzate a tal fine anche le batterie:questi strumenti sono usati in termini didifesa o in termini di sbilanciamento direte.

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In relazione ad una domanda sul TitoloV, ovvero sulle attuali competenze traStato e regioni in materia di energia,esprime la convinzione che la legislazioneconcorrente non abbia fatto del bene allarealizzazione delle infrastrutture elettri-che: in alcune regioni d’Italia non solo si èimpedito di realizzare impianti, ma man-cavano anche le reti.

Sul costo della bolletta e le strategie perriuscire ad abbassarlo, ritiene che si debbaincidere sulla componente fiscale, che è trale più alte al mondo, e riconsiderare anchegli incentivi.

Infine, svolge alcune considerazioni sul-l’evoluzione delle politiche europee in ma-teria di energia; in prospettiva ovunque èin aumento la componente di energie rin-novabili sul mix energetico; tale aumentoincide anche sull’intermittenza, quindi cisarà bisogno di un bilanciamento o di unariserva europea. Sarà quindi avvantaggiatoil Paese che è più interconnesso e sarà piùfacilmente raggiungibile per import e ex-port di energia. Le interconnessioni sonofondamentali in questa prospettiva e leinfrastrutture devono quindi guardare aquesto domani.

4. Osservazioni finali.

L’economia italiana, anche grazie allepolitiche dell’Unione Europea in tema diclima ed energia, attraversa già da alcunianni una fase di transizione da un modelload alta intensità di carbonio ad un modelloa bassa intensità di carbonio. Il settoreenergetico è inevitabilmente uno dei pro-tagonisti di tale transizione ed è pertantosottoposto a profonde trasformazioni. In-fatti, accanto al calo congiunturale delladomanda, innescato dalla crisi economicadel 2008, ha avuto avvio un processo dicambiamento strutturale del modo di pro-durre e consumare energia. In tutto questoil ruolo delle rinnovabili è cresciuto nelnostro Paese in modo quasi esponenzialenel corso degli ultimi anni: la quota dienergia rinnovabile sul consumo interno èquasi triplicata (da poco più del 7 percento nel 2007 si è passati al circa 18 per

cento nel 2013), mentre dal lato dellaproduzione la quota di energia prodotta dafonte rinnovabile è raddoppiata, giungendoa coprire circa un terzo della produzionelorda complessiva.

Non è chiaro invece il ruolo cheavranno in futuro le fonti tradizionali dienergia e, in special modo, le tecnologie adesse collegate. Inoltre, non è ancora pos-sibile stimare il costo complessivo per lacollettività, ed il suo impatto sulla crescitaeconomica, del passaggio da un modelloall’altro di economia garantendo un ade-guato livello di sicurezza del sistema.

Tali incertezze espongono gli operatoridel settore energetico a numerosi rischi,prevalentemente di natura economica, lacui gestione può essere facilitata da misuredi mitigazione poste in essere dal decisorepubblico. Al fine di adottare le misure piùefficaci e dal minor costo per la collettività,è necessario un quadro chiaro dei princi-pali rischi o problematiche relativi a cia-scuna fase della filiera energetica e pro-cedere ad una valutazione delle priorità diintervento.

Per quanto riguarda il settore elettrico,nella fase della generazione sono rinveni-bili i seguenti rischi:

a) per i produttori da fonte tradizio-nale (termoelettrici), si paventa l’insuffi-cienza dei ricavi a coprire i costi di inve-stimento a causa sia della riduzione deiprezzi di vendita che della contrazionedelle quantità;

b) per i produttori da fonte rinnova-bile, si temono gli effetti degli interventi direvisione retroattiva degli incentivi.

Rispetto alla trasmissione elettrica, sipresenta il rischio che i ricavi tariffarisiano insufficienti a coprire i costi, e ciò acausa della contrazione dei volumi tra-sportati.

In materia di dispacciamento viene inrilievo il rischio, a fronte di un processo diespansione della generazione da fonti in-termittenti, di un proporzionale aumentodei costi e di una diminuzione della sicu-rezza del servizio di bilanciamento, po-nendo la problematica di chi sostiene tali

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oneri e del quantum dei medesimi. Nellafase della vendita, uno dei principali fattoridi rischio per i venditori è rappresentatodalla morosità dei clienti finali, aggravatadal perdurare della crisi economica.

Per ciò che riguarda il settore del gas,segnatamente la fase di approvvigiona-mento e trasporto, risulta necessario unmigliore coordinamento a livello europeoche possa consentire all’Italia un ruoloforte di hub nel mediterraneo e allo stessotempo garantire la sicurezza e la diversi-ficazione degli approvvigionamenti. Ciò ri-sulta quanto mai attuale se guardiamo allecrisi politiche in corso in Libia e inUcraina. I rigassificatori possono svolgereun ruolo importante di alternativa all’of-ferta del sistema, se a prezzi competitivi.

Con riferimento alla distribuzione delgas naturale occorre giungere ad un qua-dro di chiarezza circa il sistema delleconcessioni, materia particolarmente com-plessa ed interessata dalle problematicheconnesse all’avvio delle prime gare di di-stribuzione gas per ambiti territoriali,come definito dalla recente riforma.

Relativamente all’attività di misura essarisulta ancora da migliorare sensibilmenteattraverso un sistema tecnologico adegua-tamente testato anche in forza della ne-cessità di assicurare il diritto di accesso aipropri dati di consumo in condizioni disicurezza rispetto a pratiche commercialiche potrebbero risultare scorrette.

Riguardo agli stoccaggi, occorre consi-derarli come una opportunità per renderepiù flessibile il sistema a patto che ciò siafatto attraverso adeguati e trasparentimeccanismi di competizione e dopo averadeguatamente analizzato costi e benefici.

Per far fronte ai suddetti rischi e pro-blematiche, gli auditi hanno presentatospecifiche proposte di intervento, ciascunatendenzialmente mirata a risolvere le cri-ticità a cui il proponente è esposto.

Dall’analisi delle dichiarazioni dei sog-getti intervenuti in audizione emerge unquadro frammentato del settore energe-tico, nel quale, pur essendo chiaramenteidentificabili singoli problemi, non è tut-tavia immediato rinvenire una visione d’in-sieme. Nella maggior parte delle dichiara-

zioni, anche se non in tutte, emergonovalutazioni su rischi percepiti per il pro-prio settore di riferimento e proposte dimisure di mitigazione e riforma della Stra-tegia Energetica Nazionale attualmente esi-stente, senza proporre soluzioni organicheo relative a più ambiti di intervento, pre-rogativa a questo punto spettante al Par-lamento e al Governo.

Uno dei principali obiettivi che si pre-figge la presente relazione è quello di ar-rivare ad ottenere un punto di vista gene-rale sul settore, formulando, laddove pos-sibile, anche specifiche proposte di inter-vento.

Innanzitutto emerge con chiarezza lanecessità di una forte sinergia sul pianonazionale, europeo ed internazionale fra ilGoverno e l’Autorità per l’energia elettricail gas e il sistema idrico, così come appareessenziale un ruolo di controllo da affidareal Parlamento. Ciò a garanzia di un si-stema energetico che funzioni, che sia piùefficiente e che faccia quadrato rispetto aimille stimoli dei vari portatori di interessidell’intera filiera energetica e dei diversiambiti decisionali che creano numerosesovrapposizioni ed inefficienze del sistemacon importanti conseguenze in termini diefficienza e di costi finali.

Il settore energetico deve essere com-petitivo ed adeguatamente regolato al finedi consentire una programmazione dilungo termine ed una politica industrialein grado di permettere un quadro di con-tinuità e certezze per nuovi investimenti enuova occupazione. In tale prospettiva ilruolo del Regolatore risulta fondamentalee proporzionalmente crescente all’aumentodi complessità del sistema.

Il tema di carattere generale, presentenella maggior parte delle dichiarazioni de-gli operatori, attiene alla questione deitrasferimenti. Come è noto, nel settoreenergetico, accanto ai meccanismi di mer-cato e ai meccanismi di regolazione (in cuiil Regolatore definisce le tariffe dei serviziinfrastrutturali) trovano applicazione an-che meccanismi di natura parafiscale, gra-zie ai quali il Governo opera trasferimentidi risorse finanziarie tra differenti catego-rie di operatori presenti nella filiera ener-

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getica. Si pensi, ad esempio, ai numerosimeccanismi di incentivazione delle fontirinnovabili, che prevedono l’erogazione disussidi ai produttori, finanziati da prelievisui consumatori finali di energia. Alcuni diquesti meccanismi hanno lo scopo di pro-muovere attività ad elevato valore per lacollettività, ma che il mercato, in assenzadi intervento pubblico, non riesce a svi-luppare (es. attività che migliorano la si-curezza complessiva del sistema energeticoo la sua sostenibilità ambientale). Altrimeccanismi sono ispirati, invece, a finalitàdi tipo redistributivo (es. bonus sociale).

Il tratto distintivo di quasi tutti questimeccanismi è la modalità con cui in pas-sato si è deciso di attuare il prelievo,ovvero attraverso la tassazione del con-sumo di energia a mezzo di componenti. Inragione dell’elevata incidenza di tali oneriparafiscali, che si sommano alla fiscalità insenso proprio ed al costo dei servizi di rete– forniti questi ultimi in regime di mono-polio e quindi remunerati in base a tariffedecise dal Regolatore – la componente delprezzo finale dell’energia determinata dalmercato è circa la metà del totale, sia purecon lievi differenze tra il settore del gas equello dell’elettricità.

Nel settore energetico, dopo oltre undecennio dall’avvio dei processi di libera-lizzazione, si riscontra, l’esistenza di unmodello in cui metà circa delle risorse èallocata dagli operatori secondo logiche dimercato e l’altra metà dal decisore pub-blico, pur nelle sue variegate modalità diintervento (in primis, Governo e Autoritàdi regolazione).

Il decisore pubblico continua, di fatto, agestire l’allocazione di ingenti risorse fi-nanziarie, sia attraverso lo strumento deitrasferimenti che attraverso le tariffe, inassenza di un controllo efficace sia dalpunto di vista degli obiettivi raggiunti siarispetto ad una strategia di medio-lungoperiodo. Non c’è quindi da meravigliarsiche gli operatori si rivolgano pressante-mente ai centri decisionali pubblici sia perchiedere la copertura di costi effettivi opresunti oppure per godere dei suddettitrasferimenti o ancora, e questo è il casodei consumatori finali, per porre un limite

all’importo complessivo dei prelievi chegravano sulla bolletta.

Si innesca, di conseguenza, una com-petizione per influenzare tanto la regola-zione dei monopoli quanto le voci delbilancio complessivo dei meccanismi para-fiscali. Un primo terreno di scontro vedecontrapposti, da un lato, i consumatorifinali e, dall’altro, gli operatori presentinelle varie fasi della filiera energetica. Iprimi, in qualità di contribuenti indiretti,chiedono in generale il contenimento delcosto dell’energia e quindi, nello specifico,della pressione fiscale e parafiscale; i se-condi, invece, invocano misure di conteni-mento dei rischi a cui il delicato momentodi transizione li espone e, con esse, incre-menti di spesa. Un ulteriore fronte discontro è evidente invece fra gli operatori,in competizione fra loro per massimizzarela quota di trasferimenti a loro indirizzata.

In considerazione dell’importante am-montare di risorse trasferite (per le solefonti rinnovabili, si stima che nel 2014verranno riallocati 12,5 miliardi di euro) edell’impatto che sussidi e tasse hanno sulfunzionamento dei mercati, appare quantomai opportuno che il decisore pubblico, edin particolar modo il Governo, si doti diuno strumento di programmazione di me-dio e lungo periodo, specifico per il settoreenergetico, da adottare secondo proceduremutuate dal mondo anglosassone, quali adesempio il « libro bianco », avvalendosi an-che del ruolo propulsivo del Regolatore edi controllo del Parlamento. Ciò consenti-rebbe di evitare, come è stato negli ultimianni, decisioni prese sulla scorta di situa-zioni contingenti e dettate da criteri diurgenza, e spesso non coerenti l’una conl’altra.

In tale documento dovrebbe, innanzi-tutto, essere espressa una previsione circal’ammontare di risorse oggetto di trasfe-rimento (eventualmente secondo un ri-parto annuale), al fine di tutelare l’inte-resse dei consumatori al rispetto di unvincolo di bilancio sul complesso di mi-sure predisposte. Inoltre, onde evitare chesi ripeta per il futuro la stratificazione diinterventi non sempre tra loro debita-mente coordinati, il documento di pro-

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grammazione dovrebbe contenere una li-sta di priorità, determinata a seguito diuna precisa analisi costi-benefici, svoltada uno o più soggetti indipendenti eaggiornata ad intervalli regolari per potersfruttare appieno le tecnologie più effi-cienti ed innovative sul mercato. Conl’allocazione contestuale dei trasferimentiverrebbe meno, infatti, la prassi di pri-vilegiare quegli interventi la cui causa siè manifestata anticipatamente rispetto aquella di altri interventi parimenti prio-ritari sotto il profilo del benessere col-lettivo.

Si pensi, in proposito, alla competi-zione per l’ottenimento di sussidi trainterventi mirati a sviluppare le fontirinnovabili ed interventi finalizzati a mi-gliorare l’efficienza energetica. Il rapidoassorbimento di risorse finanziarie daparte dei meccanismi incentivanti le fontirinnovabili ha, infatti, notevolmente ri-dotto l’opportunità di promuovere misuredi efficientamento negli usi finali dell’e-nergia, altrettanto idonee a favorire ladecarbonizzazione dell’economia. La pre-disposizione di uno strumento di pro-grammazione avrebbe consentito, ancheper il passato, di allocare in manierameglio proporzionata le risorse tra gliobiettivi, dando trasparenza alla riparti-zione della spesa.

In relazione alle politiche di incentivodiretto o di natura fiscale fin qui adottatenel settore delle fonti rinnovabili termiche,risulta necessario procedere ad una attentavalutazione dei loro impatti con riferi-mento alle problematiche connesse allasostenibilità ambientale ed economica re-lativa all’impiego della biomassa legnosa(in particolare, pellet e cippato) negli usi diriscaldamento.

Riguardo, poi, alla definizione della li-sta di priorità, sarebbe opportuno che essasia sottoposta a consultazione pubblica, inmodo che la legittima competizione per lerisorse trovi manifestazione esplicita, piut-tosto che si esaurisca esclusivamente nel-l’azione implicita, e quindi meno traspa-rente, dei gruppi di pressione.

Passando ai temi specifici, quanto èemerso dalle audizioni induce a ritenere in

parte già definita la lista di priorità a cuisi accennava sopra.

La trasformazione epocale che il si-stema energetico sta attraversando sem-bra portare al superamento di un mo-dello incentrato sulla produzione e loscambio di energia in quanto tale, ovverosulla mera disponibilità della materiaprima, a favore di un modello in cuil’attenzione è focalizzata sulle tecnologiedi produzione e sui servizi energetici.Dall’enfasi sulla quantità l’attenzione sisposta sulla qualità del contributo ener-getico. Non conta soltanto quanta energiasi produce e si consuma, ma soprattuttocome la si produce e la si consuma (edovviamente quanto costa).

Relativamente alla produzione, è utilericordare che l’Italia è tra i Paesi europeiche hanno maggiormente investito nellariqualificazione del parco di impianti digenerazione elettrica, prima dotandosi dimoderni e flessibili cicli combinati a gas,poi dando impulso alla penetrazione dellefonti rinnovabili. L’ingente sforzo finan-ziario, sebbene non esente da ineffi-cienze, ha tuttavia prodotto nell’assettodel settore elettrico italiano un cambia-mento che solo alcuni anni fa sarebbestato impensabile prevedere. Lasciare in-compiuta questa rivoluzione rappresente-rebbe la più grave contraddizione in cuipotrebbe incorrere la politica energeticadel Paese. Al riguardo occorre ancheconsiderare l’evoluzione del parco di ge-nerazione a livello europeo, che presenta– se esaminato come un unicum – pe-culiarità differenti che possono offrireopportunità a impianti di produzione chenelle specifiche realtà nazionali si tro-vano invece in condizioni di sofferenza.In tal senso deve continuare lo sforzo daparte dell’Italia verso l’integrazione delmercato unico europeo nel rispetto deitempi individuati dalla stessa Europa. Invetta alla lista delle priorità va, senzaesitazione, posto il completamento dellariqualificazione del sistema elettrico ita-liano, procedendo alla sempre maggioreintegrazione delle rinnovabili, al necessa-rio adeguamento delle reti e al supportodi tutte le tecnologie che favoriscono il

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decentramento della produzione elettrica(con reti private e pubbliche). Il decen-tramento produttivo e la gestione con-giunta di produzione e consumo devonoperò rispondere a logiche di efficienzaeconomica e minimizzazione dell’impattoambientale, piuttosto che essere il merofrutto di decisioni tese ad eludere lacontribuzione ai meccanismi parafiscali.A tal proposito, potrebbe risultare con-veniente riformare suddetti meccanismi,diversificando la base imponibile.

Le attuali aliquote sul consumo dovreb-bero essere parametrate per categoria diconsumatori-contribuenti, che assicurinoun gettito stabile, indipendente dalla con-giuntura, e che non inducano comporta-menti elusivi.

Riguardo, poi, al consumo, la portatadel cambiamento può addirittura ritenersimaggiore. L’utilità che il consumatore traedall’energia deriva dai servizi energetici acui essa da accesso. Tuttavia, oggi, taliservizi sono offerti direttamente al consu-matore, che in un crescente numero di casinon necessita più di acquistare in propriol’energia, essendo questa incorporata nelservizio offerto (si pensi ai servizi di ri-scaldamento e raffrescamento, alla mobi-lità etc.).

Il principale fattore di competizione nelmercato dei servizi energetici è, evidente-mente, la capacità di migliorarne l’effi-cienza. Nella lista delle priorità, la rivolu-zione nelle modalità di consumo dell’ener-gia non può che collocarsi accanto al com-pletamento della rivoluzione nellaproduzione. Mentre, però, quest’ultima èun fenomeno in gran parte intrinseco allafiliera energetica, la rivoluzione nel con-sumo investe anche gli altri settori pro-duttivi, si pensi ad esempio alla filieraelettromeccanica.

La promozione dell’efficienza negli usifinali dell’energia e lo sviluppo di mercatidei servizi energetici richiede, pertanto, ilcoordinamento della politica energeticacon altre componenti della politica indu-striale del Paese.

Non va, infine, tralasciata l’importanzache riveste la diffusione dell’informazione,presso il consumatore, riguardo l’intensità

energetica dei vari prodotti e servizi di-sponibili nel mercato. A causa delle elevateasimmetrie informative, infatti, il consu-matore non sempre è messo in condizionedi prendere decisioni consapevoli, anchesotto il profilo energetico. La conoscenzadella composizione energetica dei prodotti,ad esempio attraverso forme di etichetta-tura trasparente, può favorire l’adozione distili di consumo che privilegiano il rispar-mio energetico e la sostenibilità ambientale(ad esempio, acquistando prodotti a bassaintensità energetica o dal basso contenutodi carbonio). Attraverso simili strumenti, laregolazione tipicamente settoriale incampo energetico potrebbe acquisire con-notazioni trasversali a tutti i settori edassurgere al ruolo di regolazione energe-tico-ambientale.

In conclusione, il periodo di forte cam-biamento ed incertezza che il settore ener-getico sta attraversando, oltre ad esserefonte di rischi per le singole categorie dioperatori, è anche foriero di opportunitàper la collettività nel suo complesso. In-terventi parcellizzati, ispirati a logicheemergenziali, aggiungono alla lista dei sin-goli rischi privati il rischio collettivo che lerisorse movimentate siano utilizzate conscarsa efficacia ed efficienza. Viceversa, unpiano d’azione mirato a sostenere i cam-biamenti positivi, già in atto nel settoreenergetico, riguardanti le modalità di pro-duzione e consumo dell’energia, può favo-rire l’uscita del settore dall’attuale situa-zione di crisi, a vantaggio anche dell’interaeconomia del Paese.

Dall’analisi delle dichiarazioni dei sog-getti intervenuti in audizione emerge unquadro frammentato del settore energe-tico, nel quale, pur essendo chiaramenteidentificabili singoli problemi, non è tut-tavia immediato rinvenire una visione d’in-sieme. Nella maggior parte delle dichiara-zioni, anche se non in tutte, emergonovalutazioni su rischi percepiti per il pro-prio settore di riferimento e proposte dimisure di mitigazione e riforma della Stra-tegia Energetica Nazionale attualmente esi-stente. Le dichiarazioni per le quali è statopossibile rinvenire con chiarezza tali va-lutazioni sono state aggregate e suddivise

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secondo la fase della filiera energetica diappartenenza dei soggetti intervenuti. Peravere una lettura più sistematica delle pro-

poste emerse si è quindi proceduto a sin-tetizzare le suddette dichiarazioni nellaseguente tabella.

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