Calo Prezzo Petroìlio

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Ti trovi in: Home APERTURA Petrolio, l'arma geopoliticamercoled, 7 gennaio, 2015 10:20 0 commentiViews: 27Condividi su TwitterTwitter FacebookFacebook DeliciousDelicious DiggDigg StumbleuponStumble RedditRedditAutore:Redazioneterra-nel-petrolioMentre il crollo del prezzo del petrolio mette alle corde la Russia che, gi in crisi per le sanzioni Usa/Ue, vede retringersi gli sbocchi delle sue esportazioni energetiche, gli Stati uniti stanno divenendo il maggiore produttore mondi greggio, spiazzando l'Arabia Saudita, e saranno presto non solo autosufficienti ma igrado di fornire all'Unione europea petrolio e gas in abbondanza e a buon mercato. Questa la narrazione diffusa dai media. Cerchiamo di riscriverla in base alla realt, partendo dall'interrogativo: perch sta calando il prezzo del petrolio?Il calo dovuto non solo a fattori economici, come il rallentamento della domanda mondle, ma a fattori geopolitici. Anzitutto la decisione dell'Arabia Saudita, maggiore espre petrolifero mondiale prima della Russia, di mantenere alta la produzione cos che, endo l'offerta, diminuisca il prezzo del greggio.Che interesse ha l'Arabia Saudita a effettuare tale manovra, che rischia di ridurre i suoi stessi introiti petroliferi? Quello di colpire altri paesi esportatori di petrolio, soprattutto Russia, Iran e Venezuela. Riyadh pu permettersi tale manovra poich i c di estrazione del greggio saudita sono tra i pi bassi al mondo, 56 dollari al barile, mentre estrarre un barile di petrolio dal Mare del Nord, ad esempio, costa oltre 26 dollari. L'idea che la manovra di Riyadh sia diretta anche contro gli Stati uniti, dove iniziato il boom del petrolio da scisti, non fondata. Sia perch gli Usa contia importare petrolio saudita, la cui qualit adatta alle loro raffinerie, mentre il o da scisti va a sostituire quello prima importato da Nigeria, Angola e Algeria. Sia perch la manovra sul petrolio stata concordata da Washington con Riyadh in base alla rategia mirante anzitutto a indebolire e isolare la Russia. In tale quadro si inseri boom del petrolio e gas estratto, negli Usa, da scisti bituminosi con la tecnica della fratturazione idraulica, ossia della frantumazione delle rocce in strati profondi c acqua a pressione contenente sostanze chimiche. Tale tecnica molto costosa: secondo lgenzia internazionale per l'energia, estrarre petrolio da scisti costa 50100 dollari alarile, a confronto dei 10 dollari al barile del petrolio mediorientale.Secondo gli esperti, l'estrazione da scisti conviene economicamente se il prezzo internonale del petrolio resta al di sopra dei 70 dollari al barile. Da giugno, invece, esso sceso del 40% a circa 60 dollari e pu ulteriormente calare. Come possibile allorahe il boom prosegua? Per il fatto che negli Usa lo Stato destina miliardi di dollari di incentivi a questo settore, in cui sono impegnate in genere piccole compagnie petrolifere. Significativo che le maggiori compagnie se ne tengano fuori, anche perchi sfruttati con la tecnica della fratturazione si esauriscono molto prima di quelli convenzionali.C' poi da considerare che tale tecnica provoca danni ambientali gravissimi, il cui cocade sulle comunit locali. Molte si oppongono, anche se con scarsi risultati, all'uso del proprio territorio per l'estrazione di petrolio e gas da scisti. Il boom petrolifesa dunque spinto dai fini geopolitici di Washington: da un lato colpire la Russia e ari paesi, dall'altro far s che gli alleati europei sostituiscano alle forniture energe russe quelle statunitensi. In realt gli Usa, i maggiori importatori mondiali di greg non potrebbero fornire all'Europa il loro petrolio e gas naturale alle quantit e ai prezzi di quelli russi. Un vero e proprio bluff del poker americano della guerra.Manlio Dinucci - il manifesto