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CALCESTRUZZI GETTATI IN OPERA CAPITOLO 4 In un cantiere edilizio, si distinguono tre tipi di calce- struzzi gettati in opera: il calcestruzzo di regolarizzazione; si tratta di un cal- cestruzzo magro, impiegato sul terreno in uno strato sottile per evitare che il calcestruzzo di fondazione si mescoli con la terra,compromettendone la resistenza; il calcestruzzo a basso dosaggio di cemento,formato da inerti di grandi dimensioni e mediamente dosati, viene impiegato di solito per la realizzazione di fonda- zioni massicce, di pozzi, di muri a sezione elevata (muri di sostegno, per esempio). Per l’assenza di armature, si suppone che questo calcestruzzo possa resistere solo alle sollecitazioni di compressione; il calcestruzzo armato o gettato in cassaforma, im- piegato per la realizzazione di strutture edili. Il calcestruzzo armato deriva dalla combinazione di due materiali complementari: il calcestruzzo, resistente alla compressione, e l’acciaio, resistente alla trazione. Il calcestruzzo armato, nel 95% dei casi è formato da: cementi nelle classi 45 o 55; aggregati medi (sabbia o ghiaia). L’acciaio viene introdotto nel calcestruzzo principal- mente sotto forma di: armature con tondini lavorati e assemblati (calce- struzzo armato); cavi (calcestruzzo precompresso); profilati nei diversi tipi in commercio (a “I” , “H” o “T”) che, rivestiti di calcestruzzo, costituiscono elementi misti compressi (pilastri,setti ecc.) o tesi (lastre e travi). Per gettare in opera il calcestruzzo in cantiere occorre quindi il calcestruzzo propriamente detto, le armature e un cassero. 4.1 Posa in opera dei calcestruzzi 4.1.1 Impasto e mescolatura 4.1.1.1 Acqua di impasto e rapporto A/C L’acqua è il fluidificante di base delle malte e dei calce- struzzi. Per il confezionamento di ciascun calcestruzzo esiste un preciso rapporto acqua/cemento (A/C), che permette la coesione ottimale. L’eccesso dell’acqua di impasto è deleterio perché provoca perdita di omogeneità, trasudamento e se- gregazione, ritardo di presa, diminuzione delle resi- stenze meccaniche e un aspetto grezzo delle super- fici di disarmo. Nella determinazione del peso dell’acqua occorre, poi, tenere conto di quella già presente negli aggre- gati umidi. L’acqua di impasto non deve contenere materiale or- ganico, sostanze in sospensione superiori a 2 g/l, impu- rità in quantità superiori a 15 g/l (a condizione che queste non siano incompatibili con il cemento). Non deve essere contaminata da rifiuti industriali. È bene notare che l’acqua marina può essere impiegata, al massimo, per i calcestruzzi Portland non armati. Il rap- porto peso A/C ottimale può essere determinato ricor- rendo a delle prove di lavorabilità; generalmente corri- sponde all’incirca a 0,4. 4.1.1.2 Mescolatura La mescolatura si esegue per ottenere un impasto o- mogeneo e lavorabile. La composizione impiegata, ve- rificabile mediante eventuali prelievi, prevede la mi- scela di costituenti nella stessa proporzione. Si distinguono tre tipi di betoniere: ad asse verticale; ad asse orizzontale; ad asse inclinato (dove l’angolo di inclinazione rispetto a quello orizzontale è generalmente inferiore a 20°). La betoniera ad asse verticale ha prestazioni superiori rispetto alle altre, con un tempo minimo di mescola- mento più breve. La tabella 4.1 riporta i tempi minimi di mescolamento (in secondi e in giri), dopo la fase di carico di una betoniera avente diametro di 1 m. Tabella 4.1 – Tempo minimo di mescolatura Tipo di betoniera Secondi Giri Ad asse verticale 30 8 Ad asse orizzontale 60 20 Ad asse inclinato 120 40 Se il diametro D è superiore a 1 m, il tempo minimo per eseguire la mescolatura, e quindi il numero di giri, deve essere moltiplicato per D(dove D è espresso in metri). 67

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CALCESTRUZZI GETTATI IN OPERA CAPITOLO

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In un cantiere edilizio, si distinguono tre tipi di calce-struzzi gettati in opera:● il calcestruzzo di regolarizzazione; si tratta di un cal-cestruzzo magro, impiegato sul terreno in uno stratosottile per evitare che il calcestruzzo di fondazione simescoli con la terra,compromettendone la resistenza;● il calcestruzzo a basso dosaggio di cemento, formatoda inerti di grandi dimensioni e mediamente dosati,viene impiegato di solito per la realizzazione di fonda-zioni massicce, di pozzi, di muri a sezione elevata (muridi sostegno, per esempio). Per l’assenza di armature, sisuppone che questo calcestruzzo possa resistere soloalle sollecitazioni di compressione;● il calcestruzzo armato o gettato in cassaforma, im-piegato per la realizzazione di strutture edili.

Il calcestruzzo armato deriva dalla combinazione didue materiali complementari: il calcestruzzo, resistentealla compressione, e l’acciaio, resistente alla trazione. Ilcalcestruzzo armato, nel 95% dei casi è formato da:● cementi nelle classi 45 o 55;● aggregati medi (sabbia o ghiaia).

L’acciaio viene introdotto nel calcestruzzo principal-mente sotto forma di:● armature con tondini lavorati e assemblati (calce-struzzo armato);● cavi (calcestruzzo precompresso);● profilati nei diversi tipi in commercio (a “I”, “H” o “T”)che, rivestiti di calcestruzzo, costituiscono elementimisti compressi (pilastri, setti ecc.) o tesi (lastre e travi).

Per gettare in opera il calcestruzzo in cantiere occorrequindi il calcestruzzo propriamente detto, le armaturee un cassero.

4.1 Posa in opera dei calcestruzzi

4.1.1 Impasto e mescolatura

4.1.1.1 Acqua di impasto e rapporto A/C

L’acqua è il fluidificante di base delle malte e dei calce-struzzi. Per il confezionamento di ciascun calcestruzzoesiste un preciso rapporto acqua/cemento (A/C), chepermette la coesione ottimale.

L’eccesso dell’acqua di impasto è deleterio perchéprovoca perdita di omogeneità, trasudamento e se-

gregazione, ritardo di presa, diminuzione delle resi-stenze meccaniche e un aspetto grezzo delle super-fici di disarmo.

Nella determinazione del peso dell’acqua occorre,poi, tenere conto di quella già presente negli aggre-gati umidi.

L’acqua di impasto non deve contenere materiale or-ganico, sostanze in sospensione superiori a 2 g/l, impu-rità in quantità superiori a 15 g/l (a condizione chequeste non siano incompatibili con il cemento). Nondeve essere contaminata da rifiuti industriali. È benenotare che l’acqua marina può essere impiegata, almassimo, per i calcestruzzi Portland non armati. Il rap-porto peso A/C ottimale può essere determinato ricor-rendo a delle prove di lavorabilità; generalmente corri-sponde all’incirca a 0,4.

4.1.1.2 Mescolatura

La mescolatura si esegue per ottenere un impasto o-mogeneo e lavorabile. La composizione impiegata, ve-rificabile mediante eventuali prelievi, prevede la mi-scela di costituenti nella stessa proporzione.

Si distinguono tre tipi di betoniere:● ad asse verticale;● ad asse orizzontale;● ad asse inclinato (dove l’angolo di inclinazionerispetto a quello orizzontale è generalmente inferiorea 20°).

La betoniera ad asse verticale ha prestazioni superioririspetto alle altre, con un tempo minimo di mescola-mento più breve. La tabella 4.1 riporta i tempi minimidi mescolamento (in secondi e in giri), dopo la fase dicarico di una betoniera avente diametro di 1 m.

Tabella 4.1 – Tempo minimo di mescolatura

Tipo di betoniera Secondi Giri

Ad asse verticale 30 8

Ad asse orizzontale 60 20

Ad asse inclinato 120 40

Se il diametro D è superiore a 1 m, il tempo minimo pereseguire la mescolatura, e quindi il numero di giri, deveessere moltiplicato per D(dove D è espresso in metri).

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4.1.1.3 Falsa presa

Nei commenti non ufficiali alla norma che disciplina icementi si dice che, dopo un tempo sufficiente in beto-niera, il fenomeno della falsa presa non dovrebbe veri-ficarsi e che comunque dovrebbe essere individuatosecondo un metodo normalizzato. Questo fenomeno ècaratterizzato da un brusco aumento della viscosità delmateriale, la cui origine sarebbe imputabile alla disi-dratazione del gesso sopravvenuta durante la macina-zione del cemento1, o a causa di una prolungata per-manenza nel silo a una temperatura elevata (100 °C).Bisogna fare attenzione a non confondere la falsa pre-sa (che è un fenomeno plastico e mai chimico) con lapresa rapida o accelerata. La prima si differenzia dallaseconda in quanto praticamente non sprigiona caloree la pasta, pur rimanendo a lungo nella betoniera, con-serva la propria consistenza normale (attenzione a noncommettere l’errore di aggiungere acqua nel tentativodi correggere la falsa presa).

4.1.1.4 Lavorabilità

In un calcestruzzo fresco una maggiore lavorabilitàdipende da un minore attrito interno ottenibile conuna minima quantità di acqua d’impasto.

È possibile stimare il valore dell’attrito interno con l’an-golo di abbassamento naturale (o angolo di attritointerno, determinato dalla quantità di calcestruzzo fre-sco su una superficie piana. È possibile stimare la lavo-rabilità ottimale con apposite prove.

● Prova del cono di Abrams

Questa prova consiste nel riempire con il calcestruzzofresco una forma troncoconica (diametro 10 e 20 cmcon h = 38 cm), misurandone poi l’abbassamento dopoaverlo liberato (Tab. 4.2).

Tabella 4.2 – Prova di lavorabilità con il cono di Abrams

Natura dei calcestruzzi Cedimento(cm)

Calcestruzzo compatto destinato a essere vibrato 0-2

Calcestruzzo compatto per opere massive 3-4

Calcestruzzo plastico per opere in c.a. 5-7

Calcestruzzo fluido per solette e setti 8-15

● Prova di plasticità o lavorabilità

Questo tipo di prova consiste nel misurare il tempo divibrazione affinché il calcestruzzo si spanda da unostampo appositamente predisposto:

● nell’apparecchio EDF2, modello Meynier-Orth-Dier-nat, si lascia affondare un pistone, misurando la profon-dità di penetrazione e il tempo. Questo dispositivo èutile nel caso dei calcestruzzi vibrati e di quelli plastici;● nella prova di lavorabilità, si utilizza un dispositivoLesage del tipo LCPC3, in cui si misura il tempo di spandi-mento del calcestruzzo per raggiungere diversi riferi-menti sotto l’effetto delle vibrazioni. Questo dispositivo èmolto sensibile e distingue bene i calcestruzzi secchi.

● Prova con tavola a scosse

Si imprimono delle scosse a una tavola sulla quale èdistribuita una pasta di calcestruzzo. Le scosse, provo-cate da un albero a camme manovrato manualmente,devono corrispondere a 15 elevazioni in 15 secondi,seguite da cadute di 1,25 cm. Quindi si misura la distri-buzione della pasta, calcolando l’aumento del diame-tro medio alla base rapportato al diametro iniziale.Questo dispositivo non è adatto per i calcestruzzi conconsistenza troppo fluida o troppo secca.

4.1.1.5 Calcestruzzo preconfezionato

Il calcestruzzo preconfezionato, apparso negli StatiUniti all’inizio del XX secolo, si è largamente diffuso inFrancia e in Europa, soppiantando le centrali di beto-naggio in cantiere. Il calcestruzzo preconfezionatoconsente:● di ordinare il tipo di calcestruzzo richiesto;● di garantire la qualità grazie all’autocontrollo e alleregistrazioni effettuate nelle centrali;● di semplificare l’organizzazione del cantiere, in parti-colare la gestione degli approvvigionamenti variabili.

4.1.2 Getto del calcestruzzo

Dopo aver mescolato (impastato) gli aggregati, ilcemento e l’acqua, si procede a gettare il calcestruzzoquando è ancora umido e lavorabile. Il trasporto delcalcestruzzo dalla betoniera fino al luogo della gettatasi effettua sia tramite una gru munita di benne, sia, incerte condizioni di lavorabilità, con una pompa.

Nella fase del getto, occorre prevenire determinatimovimenti interni del calcestruzzo considerati “nocivi”,tra cui si possono citare:● la segregazione, gli elementi pesanti cadono in fon-do alle benne;● la flocculazione, aggregazione disordinata delleparticelle.

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2 EDF, Elettricità di Francia.

3 LCPC, Laboratorio centrale dei ponti e carreggiate.

1 Il gesso disidratato richiede molta acqua e al momento dell’impastopresenta dei cristalli che induriscono la pasta.

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4.1.3 Vibrazione del calcestruzzo

Allo scopo di ripartire correttamente gli aggregati egarantire la fluidità del calcestruzzo all’interno dei cas-seri, lo si vibra con diversi metodi. L’effetto del vibrato-re equivale a un sollevamento verso l’alto; questa forzaviene detta espansione poiché tende a separare lesuperfici di contatto. Per permettere un movimentosenza attrito, occorre far agire un’energia vibratoria inmodo tale che l’espansione sia superiore alla pressionesubita dal calcestruzzo.

Le molteplici superfici di contatto tra gli aggregati svi-luppano delle sollecitazioni di attrito la cui risultante èun coefficiente globale di attrito interno. La vibrazioneha quindi l’effetto di ridurre o annullare l’attrito inter-no: il calcestruzzo senza attrito è quindi un liquido cheriempie gli stampi e le casseforme spontaneamente.

La vibrazione permette di diminuire la quantità dell’ac-qua di impasto, aumentandone quindi la resistenza. Alcontrario, una parte di calcestruzzo vibrato male o perniente va a detrimento dell’intera costruzione edile.

A seconda del caso, si utilizzano tipi differenti divibratori.

4.1.3.1 Tipi di vibratori

● Vibratori esterni

Si fissano sulle casseforme di acciaio che fungonoquindi da membrane vibranti; l’ubicazione e la distan-za tra vibratori devono essere studiate secondo cia-scun cassero; questo tipo di vibratore è adatto a ele-menti di modesto spessore con un’elevata densità diferro.

● Vibratori superficiali

Si tratta di tavole, di travi o di aste vibranti, oppure divibrofinitrici. Lo spessore del calcestruzzo interessato ècompreso tra i 10 e i 20 cm; la vibratura è per solette,pannelli ecc.

● Tavole vibranti

Le si utilizza nei prefabbricati per la realizzazione dielementi piani (solette, muri ecc.). Le aste periferichedegli stampi sono generalmente bloccate sulla piastra;in caso contrario, il movimento si trasforma insollecitazioni.

● Vibratori interni (pervibratori)

Sono vibratori dotati di aghi vibranti (lunghezza40-80 cm; diametro 60 o 80 mm) posizionati sull’e-stremità di un tubo ad aria compressa. Introdotti espostati manualmente nella massa di calcestruzzo,

questi vibratori interni sono i più semplici, i più eco-nomici e i più efficaci da usare.

Un vibratore interno si caratterizza per la frequenza(tra 1.500 e 16.000 vibrazioni al minuto) e per la poten-za (energia vibratoria fornita per unità di tempo,espressa generalmente in kW).

Occorre scegliere la frequenza secondo la dimensionedei grani che si intendono vibrare, cioè in funzione del-la granulometria del calcestruzzo:● le basse frequenze (1.500) mettono in movimentogli aggregati di grandi dimensioni;● le medie frequenze (3.000-6.000) fanno vibrare laghiaia;● le alte frequenze (12.000-20.000) agiscono sulla mal-ta e sul cemento.

Utilizzando le alte frequenze, la malta, resa fluida, svol-ge una funzione lubrificante tra gli aggregati che quin-di scorrono liberamente; inoltre, la malta viene essastessa costipata dalla vibrazione. Agire direttamente suuna massa più modesta risulta più economico, giustifi-cando così la preferenza per le alte frequenze.

Il raggio di azione di un vibratore interno è la distanzaoltre la quale non è più in grado di produrre lo statoliquido necessario alla posa in opera e al costipamento.

Questo raggio R viene misurato mediante proveripetute.

Si misura l’affondamento di una barra (diametro 20mm, lunghezza 1 m) appoggiata sul calcestruzzo:l’affondamento fino al fondo del cassero deve essereottenuto nel giro di un minuto. Per ottenere la com-pleta vibratura del calcestruzzo, occorre spostare l’a-go di 1,5 R (l’aumento del raggio d’azione è pari allaradice quadrata della potenza del vibratore).

4.1.3.2 Costipamento

La vibratura non determina soltanto la fluidità del cal-cestruzzo, per consentirne il getto, ma anche il costipa-mento. Infatti, una parte dei grani scartati in un primotempo dalla loro posizione iniziale, sotto l’effetto dellesollecitazioni, raggiungono una posizione più stabile,mentre l’aria viene espulsa. Ne deriva un’accresciutacompattezza: il calcestruzzo si comporta come un flui-do viscoso contenente degli elementi tendenti afuoriuscire sotto l’azione della pressione.

La pressione favorisce il costipamento, che pertanto èmigliore in profondità che non in superficie. Se si faagire una pressione esterna P per aumentare il costipa-mento, questa non deve superare una certa pressioneP0 per compattare i grani; detta pressione P0 è il valoredell’espansione, in quanto quest’ultima è la forza di

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scarto che si oppone alla pressione, forza necessariaallo scorrimento dei grani senza attrito.

La velocità di costipamento è massima con una pres-sione uguale alla metà dell’espansione; in pratica, que-sta pressione non supera i 200 g/cm2, il che corrispon-de all’altezza massima del calcestruzzo di 1 m al di so-pra del fondo del cassero.

4.1.3.3 Segregazione

Poiché il calcestruzzo ha una consistenza fluida durantela vibrazione, i grani di maggiore dimensione tendono ascendere a causa della gravità: si ha allora l’effetto segre-gazione. In presenza di un calcestruzzo troppo fluido conmalta e acqua in eccesso, il pietrisco si accumula sul fon-do. Se invece la malta è presente in quantità modesta, siha il fenomeno inverso, per cui la malta discende verso ilfondo.

4.1.3.4 Fine della vibratura

Con un calcestruzzo ben confezionato, il riempimentoe il costipamento si possono ritenere terminati, quan-do la boiacca di cemento compare sulla superficiesuperiore come un sottile strato.

4.1.4 Presa e indurimento

A questo punto il calcestruzzo si rapprende, cioè “fapresa”; non è più lavorabile e, dopo un certo lasso ditempo, si indurisce, assumendo allora le proprie carat-teristiche di resistenza.

Nella presa e nell’indurimento, il calcestruzzo emanacalore in virtù di una combinazione chimica (reazioneesotermica); la temperatura raggiunta nel termine diqualche ora, a una temperatura esterna normale, è paria 50-60 °C.

4.1.4.1 Getto in climi freddi

La sensibilità del calcestruzzo ai climi freddi si traduce inun aumento dei tempi di presa e un rallentamento dell’in-durimento (l’effetto esotermico si manifesta solo dopo 5-7ore). Quando la temperatura del calcestruzzo è compresatra +5 °C e 0 °C, ossia ha una media di 2,5 °C, la resistenzadel calcestruzzo con cemento Portland a 3 giorni si riducedel 50% (del 65% nel caso di cemento di altoforno).

È ancora più ridotta se il freddo si manifesta più avantinel processo di indurimento: se compare soltanto 3-7giorni dopo, la resistenza del calcestruzzo di cementoPortland si riduce del 10% a 7 giorni (del 40% nel casodi calcestruzzo di cemento d’altoforno).

La normale resistenza viene generalmente recuperatain seguito. Se si vogliono evitare ritardi troppo impor-tanti nel disarmo, bisogna allora eliminare i cementicon più del 20% di loppa e impiegare, preferibilmente, icementi di classe 55 e 45. Il dosaggio non dovrà essereinferiore a 350 kg/m3, e la quantità dell’acqua di impa-sto dovrà essere ridotta al minimo indispensabile. Al disotto di 0 °C, l’indurimento è completamente inibito.

Il getto in climi rigidi richiede delle precauzioni parti-colari, a seconda della temperatura:

● Con temperature fredde senza gelo

Ottenere calcestruzzo, allo scarico dalla betoniera, auna temperatura superiore a 10 °C (riscaldamentodegli aggregati, dell’acqua di impasto ecc.). Gettare incasseri isolanti, soprattutto in caso di elementi dimodesto spessore.

● Con gelo moderato

Ricorrere all’impiego di un antigelo: si raccomanda ilcloruro di calcio (1% del peso del cemento), tanto piùche agisce anche come acceleratore di presa (l’uso coni cementi alluminosi deve essere evitato).

4.1.4.2 Getto in climi caldi

È bene ricordare alcune raccomandazioni:● controllare l’evaporazione dell’acqua di impasto;● coprire o bagnare il calcestruzzo fresco quanto piùa lungo possibile, minimo 5 giorni (secondo un mo-derno procedimento, si rende impermeabile lasuperficie del calcestruzzo fresco, con un prodottoche forma una pellicola impermeabile all’evapora-zione; questa pellicola scompare poi lentamente);● notare che il cemento alluminoso (fuso) si decompo-ne se raggiunge una temperatura superiore a 35 °C pri-ma dell’indurimento.

4.1.4.3 Trattamento del calcestruzzo con calore

Il punto fondamentale è quello di evitare che il calce-struzzo perda l’acqua d’impasto, pena l’arresto totaledell’idratazione.

● Procedure di riscaldamento

È possibile riscaldare i casseri facendo circolare acqua cal-da o vapore oppure elettricamente; le superfici liberesono protette da coperchi isolanti che riducono l’evapo-razione e le dispersioni di calore. Nei prefabbricati, si uti-lizzano delle campane impermeabili che ricoprono com-pletamente i casseri.

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Ancora, è possibile riscaldare il calcestruzzo utilizzandole armature come resistenze elettriche. Per un utiletrattamento dal calore, il calcestruzzo deve esserecompatto e, preferibilmente, vibrato.

● Tempi e temperatura di riscaldamento

Nel caso di un calcestruzzo CEM V, il tempo di riscalda-mento necessario per ottenere una resistenza parago-nabile a quella di 4 giorni di stagionatura a 20 °C è di: 4ore a 80 °C, 6 ore a 70 °C, 9 ore a 60 °C, 12 ore a 50 °C(tempi ai quali bisogna aggiungere, qualora il calce-struzzo non sia stato impastato a caldo, la metà di quel-lo occorrente all’aumento di temperatura).

È opportuno quindi preriscaldare il calcestruzzo a30 - 50 C° (tempi di protezione per le casseforme da 8 a12 ore, in modo che la temperatura rimanga superiore a60 °C). Se la temperatura supera gli 80 °C o al massimo i90 °C, vi è rischio di essiccamento del calcestruzzo perevaporazione dell’acqua indispensabile alla stagionatura.In generale, è pericoloso eseguire trattamenti per climicaldi sui cementi alluminosi, di loppa e soprasolfatati.

4.1.5 Ripresa di getto

La realizzazione di opere in calcestruzzo in tempi diver-si comporta delle riprese di getti. Occorre tenere indebita considerazione la caduta di resistenza alle ripre-se, tanto più elevata quanto maggiore è la differenza ditempo tra una gettata e l’altra. I giunti a 45° nel sensodella trazione presentano cadute meno significativerispetto ai giunti di getti dritti; anche il trattamento delgiunto con acqua riduce la caduta di resistenza.

La tabella 4.3 indica le cadute di resistenza nei giunti aseconda che il tempo trascorso dalla presa sia di 1 o di 7giorni.

Tabella 4.3 – Cadute di resistenza ai giunti

Tempo trascorso Giunto Pulito a secco Pulito ad acqua

1 giorno dopo la presa a 90° –65% –20%

a 45° –25% 0%

7 giorni dopo la presa a 90° –80% –70%

a 45° –50% –35%

Per migliorare la qualità delle riprese, in caso di gettatadiscontinua a brevi intervalli di tempo, si può aggiungereun ritardante di presa al primo calcestruzzo gettato, inmaniera tale che la gettata del nuovo calcestruzzo possacominciare prima della presa del vecchio calcestruzzo.

Per intervalli di tempo più importanti,si può fare ricorso:● all’applicazione, sulla ripresa, di una malta allaquale si sia aggiunto del poliacetato di vinile (resinasintetica) in ragione del 10% del peso del cemento

(l’aderenza è eccellente a condizione che l’incollag-gio sia mantenuto secco);● a tecniche di incollaggio.

Sono previste speciali disposizioni per i calcestruzziarmati, allo scopo di garantire lunghezze di ricopri-mento alle armature.

4.1.6 Incollaggio del calcestruzzo

È possibile realizzare l’incollaggio di elementi di calce-struzzo tra di loro o con altri materiali diversi: metalli,laterizi, pietre ecc. L’aderenza si ottiene grazie all’im-piego di resine sintetiche che possono essereutilizzate:● pure e stese con un pennello;● caricate con farina minerale e stese con una spatola;● miste a sabbia fine (senza cemento) e messe in ope-ra con la cazzuola.

È possibile incollare: calcestruzzo secco su calcestruzzosecco, calcestruzzo bagnato su calcestruzzo secco obagnato, calcestruzzo fresco su calcestruzzo indurito(ripresa di getto).

Questa tecnica consente di riparare parti in calce-struzzo danneggiate le cui facce da incollare devonoessere prive di boiacca di cemento e accuratamentespazzolate.

Le colle più efficaci sono quelle a base di resina epossi-dica + carica minerale o di resina epossidica + tiokol(caucciù sintetico). La loro efficacia, verificata medianteuna serie di prove, è tale che la rottura dei provini pri-smatici di calcestruzzo avviene sempre in parti diverseda quelle già incollate.

4.2 Presa e stagionaturadel calcestruzzo, comportamentonel tempo

Il calcestruzzo è un materiale in continua evoluzione:le sue proprietà subiscono delle modifiche nel corsodella sua esistenza (si è tentato di seguire sperimen-talmente questa evoluzione almeno per i primi seianni). L’idratazione del cemento può continuare, len-tamente, per anni, aumentando così le resistenzemeccaniche e i moduli di deformazione. Il calcestruz-zo lascia evaporare una parte dell’acqua di impasto,essendo in grado di assorbire anche l’umidità dell’a-ria. A seconda delle condizioni atmosferiche, la tem-peratura e i carichi applicati, il calcestruzzo diventasede di numerose trasformazioni.

Innanzitutto, e in maniera del tutto indipendente daicarichi, il calcestruzzo subisce delle contrazioni duran-te la presa e la stagionatura, dalle quali deriva il termi-

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ne di ritiro dato a quei fenomeni le cui conseguenzeprincipali sono le seguenti:● creazione di tensioni interne, di microfessurazioni(per esempio, tra la pasta di cemento e gli inerti), adetrimento delle caratteristiche di resistenza del mate-riale, soprattutto alla trazione.Queste tensioni possonoessere diverse in superficie e in profondità, sono per-tanto legate alla geometria dell’opera realizzata incalcestruzzo;● creazione di fessure esterne visibili. Nuocciono all’e-stetica e alla durata del calcestruzzo.Se sono abbastan-za profonde e se riguardano le armature del calcestruz-zo, queste ultime possono facilmente corrodersi.

4.2.1 Ritiro

4.2.1.1 Ritiro idraulico (o da essiccazione interna)

È dimostrato sperimentalmente che l’indurimento dellegante avviene:● con un aumento di volume apparente della pastapura4 di cemento conservata in acqua;● con una diminuzione del volume assoluto di questapasta, il che indica che il volume assoluto degli idratiformati è minore del volume assoluto dell’insiemecemento-acqua.

Questo fenomeno si combina con gli altri due tipi diritiro idraulico descritti di seguito, senza che se ne pos-sano determinare esattamente le interferenze.

4.2.1.2 Ritiro per evaporazione prima della presa

L’evaporazione prima della presa del calcestruzzo ètanto più elevata quanto maggiore è la superficie dicontatto con l’aria: per esempio, nel caso di una soletta.Il calcestruzzo fresco può far evaporare più di un litro diacqua a metro quadrato, all’ora: questo fenomeno sipuò paragonare all’assorbimento d’acqua nel legno

secco dei casseri o negli aggregati porosi non umidifi-cati. Il ritiro del calcestruzzo fresco è tanto più marcatoquanto maggiore è la quantità dell’acqua di impasto(Tab. 4.4).

Tabella 4.4 – Ritiro per evaporazione

A/C (in peso) Ritiro (mm/m)

0,45 1

0,50 1,5

0,55 2,2

L’evaporazione di quest’acqua, o l’assorbimento daparte del supporto, si traduce nell’assestamento delcalcestruzzo, provocando delle microfessure interneed esterne nelle prime ore successive al getto, e dimi-nuendo di conseguenza la resistenza a trazione ulte-riore del calcestruzzo. Le fessure formano una sorta direte sulla superficie del calcestruzzo o della malta(rivestimento, intonaco).

Questo ritiro plastico comincia nei minuti e nelle oresuccessive al getto, concludendosi dopo la fine dellapresa. È stato evidenziato anche un secondo ritiro inquesto periodo “critico” prima della fine della presa.

4.2.1.3 Ritiro idraulico dopo la presa

Poiché l’idratazione totale del cemento fissa chimica-mente solo il 25% del peso all’acqua di impasto, il ritiroidraulico corrisponde a una perdita di acqua non fissa-ta, qualora l’elemento si trovi in presenza di atmosferasecca. Ma, il cemento idrato che è venuto a formarsi sioppone all’avvicinamento dei grani, per cui il fenome-no precedentemente descritto diminuisce. Dall’atmo-sfera umida, l’elemento riprende una parte di acquaperduta e quindi il suo volume iniziale.

La misurazione del ritiro dopo la presa si esegue su deiprovini (Tab. 4.5). In Francia, i laboratori le effettuano sutre provini prismatici di 4 × 4 × 16 cm, su pasta pura esu malta 1/3 (norme vigenti). Dopo la formatura a 24ore, questi provini vengono conservati:

72 COSTRUIRE IN CALCESTRUZZO E IN MURATURA

Tabella 4.5 – Ritiro dopo la presa

Fenomeni osservabili Ritiro idraulico controllato a:

3 giorni 10 giorni 100 giorni 1.000 giorni

Ritiro in mm/m –0,4 –0,7 –1,4 –1,7(1)

Diminuzione del volume dell’acqua d’impasto –20% –30% –40% –45%

Rigonfiamento +0,1 +0,23 +0,45 +0,65

Presa d’acqua del volume dell’acqua d’impasto +10% +15% +18% +20%(1) Questo valore diventa –2,1 se l’umidità è pari al 25%.

4 Miscela di acqua + cemento.

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● all’aria (20 °C,50% di umidità relativa),per misurare il ritiro;● in acqua a 20 °C, per misurare il rigonfiamento.

4.2.1.4 Elementi del ritiro idraulico

Dopo la presa, quanto sia significativo questo ritiro dipen-de dalla composizione del calcestruzzo e dal suo impiego.

● Cemento

Poiché il fenomeno del ritiro avviene nella pasta pura,ne deriva che il ritiro del calcestruzzo è tanto più signi-ficativo quanto più il dosaggio è elevato. La tabella 4.6indica i risultati comparativi ottenuti a un anno.

Tabella 4.6 – Ritiro idraulico

Dosaggio (kg) Ritiro (mm/m)

250 –0,25

300 –0,32

450 –0,40

Il ritiro dopo la presa dipende anche dalla natura del ce-mento e dalla sua finezza di macinazione; infatti, non tutti icementi presentano la stessa tendenza alla fessurazione,che è un compromesso tra la velocità di ritiro, l’aumentodella resistenza a trazione e il modulo di deformazione.

● Acqua d’impasto

È poco determinante se il rapporto acqua/cemento ri-mane nei limiti prestabiliti; per esempio, tra 0,45 e 0,60.Al contrario, il ritiro si accentua se all’acqua dell’impa-sto vengono aggiunti sali solubili, in particolare quelliche agiscono come acceleranti di presa.

● Natura e granulometria degli aggregati

Nel calcestruzzo il fenomeno del ritiro, che riguarda lapasta pura, sarà tanto minore quanto maggiore sarà lasua compattezza, cioè se la sua curva granulometrica èstata ben studiata (eccesso e mancanza di elementi finiaumentano il ritiro). Inoltre, il ritiro sarà tanto più signi-ficativo quanto più il modulo di deformazione è mode-sto (il modulo del calcare è minore di quello del quar-zo) e quanto più il diametro degli aggregati è ridotto:un calcestruzzo di 0/10 mm subisce un ritiro due voltemaggiore di uno di 0/100 mm5.

● Forma delle opere

Se il rapporto superficie di evaporazione/volume èminimo, il ritiro avviene lentamente. In presenza di un

corpo più massiccio il ritiro superficiale e il ritiro assialeavranno un comportamento diverso, con contrazionidifferenti tra superficie e interno, spiegando così l’ori-gine delle fessure che compaiono in superficie.

● Armature

Si può diminuire o eliminare il ritiro mediante armatu-re adeguate, perché queste, così come gli aggregati, sicontrappongono al ritiro della pasta pura: a titolo e-semplificativo, il 2% delle armature possono ridurre ilritiro del calcestruzzo di due o tre volte.

Il ritiro idraulico finale può essere calcolato in virtù diquesti diversi parametri, prevedendone l’entità in baseai seguenti valori:● 0,15 mm/m per le regioni umide;● 0,20 mm/m per le regioni temperate;● 0,30 mm/m per le regioni secche.

4.2.1.5 Ritiro termico

Spesso ignorato, questo ritiro R rimane la causa princi-pale della maggior parte delle fessure osservate sulleopere aventi uno spessore superiore a 20 cm. È propor-zionale allo scarto di temperatura ∆θ presentato dalcalcestruzzo tra due momenti dati:

R = α θ× ∆

dove α è il coefficiente di dilatazione termica del calce-struzzo, dell’ordine di 10 µm/°C (debole negli inerti cal-carei, più elevato negli inerti silicei).

Il ritiro termico è dovuto alle escursioni termiche che siverificano nel corso delle diverse fasi di formazione delcalcestruzzo.

● Periodo di idratazione

Le reazioni di idratazione sviluppano un calore elevato6,dissipato tanto più lentamente quanto più la massa delcalcestruzzo è importante (la conducibilità termica delcalcestruzzo è bassa).Questo doppio fenomeno compor-ta lo sviluppo di sollecitazioni meccaniche, nonché feno-meni di fessurazione nel caso queste ultime siano supe-riori alla resistenza a trazione del calcestruzzo.

● Periodo di indurimento

Possono verificarsi dei cali di temperatura, più o me-no rapidi, dovuti in particolare alle variazioni climati-che: con α = 10 µm/°C, la variazione della lunghezzadel calcestruzzo è di 400 µm nel caso di una differen-za di 40 °C tra estate e inverno.

CALCESTRUZZI GETTATI IN OPERA 73

5 L’indicazione 0/10 mm significa che il diametro dei grani è compresotra 0 e 10 mm.

6 Praticamente, il 25% del calore si sprigiona tra l’inizio e la fine dellapresa.

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4.2.1.6 Misure antiritiro

Tutti questi diversi tipi di ritiro possono avere un effet-to cumulativo e determinare delle condizioni gravosecontro le quali occorre premunirsi, prendendo unaserie di precauzioni. In particolare, è opportuno:● mantenere umida la superficie del calcestruzzodurante i primi giorni (utilizzare, se necessario, un pro-dotto protettivo);● prevedere giunti di ritiro abbastanza ravvicinati;● confezionare un calcestruzzo compatto messo inopera con un buon costipamento;● utilizzare cementi a basso ritiro interno e a modestocalore di idratazione;● utilizzare casseforme a forte conducibilità termica(acciaio, per esempio);● impiegare inerti idonei (senza traccia di argilla), duri,arrotondati,con elevato modulo di deformazione (quindipoco deformabili), con pochissimi elementi fini;● prevedere armature nelle sezioni più sollecitate (inparticolare, nei punti fissi);● evitare l’essiccamento rapido, dopo il getto, delleparti esposte all’aria e al sole.

4.2.2 Deformazione sotto carico

Il calcestruzzo, come tutti i solidi, si deforma sotto cari-co. Ma questa deformazione aumenta con il tempo dicarico. Si distinguono due tipi di deformazione:● le deformazioni elastiche istantanee reversibili;● la deformazione plastica, lenta, irreversibile.

4.2.2.1 Deformazioni elastiche reversibili

La deformazione nel senso di sollecitazione (contrazio-ne a compressione, allungamento a trazione) è accom-pagnata da una deformazione trasversale di dilatazio-ne o di contrazione, come se la materia volesse resiste-re a qualsiasi variazione di volume. Il rapporto tra ladeformazione trasversale, e, e la deformazione longitu-dinale, D, viene detto coefficiente (o modulo) di Pois-son. Il coefficiente e/D è compreso tra 0,10 e 0,30.Teori-camente, è sempre inferiore a 0,5 e tanto più elevatoquanto più il calcestruzzo è giovane. Per misurare ledeformazioni, si utilizzano diversi strumenti (quali, peresempio, estensimetri a leva o a corda vibrante, flessi-metri), oppure calibri a resistenza basati sulle proprietàdella resistenza dei fili metallici che varia con la defor-mazione subita. Il filo, disposto in genere a pettine, èincollato su carta isolante che si fa aderire sulla superfi-cie del solido da esaminare. La conoscenza dell’elastici-tà del calcestruzzo è indispensabile per comprenderela deformazione delle opere. Successivamente, occorreconsiderare il tasso di lavoro e la deformazione elasticarelativa.

● Lavoro

Il tasso di lavoro N è il carico applicato per unità disuperficie, cioè il rapporto P/S, dove P è il carico appli-cato e S è la superficie di applicazione.

● Deformazione relativa

La deformazione relativa, d, nel senso di sforzo, è il rap-porto tra la deformazione longitudinale D e la lun-ghezza del cilindro di calcestruzzo, ovvero d = D/L.

● Modulo di elasticità

Si definisce il modulo di elasticità E del calcestruzzocome il rapporto tra il lavoro N e la deformazione relati-va corrispondente, ovvero:

EN

d

L

D

P

S= = ⎛

⎝⎜⎞⎠⎟

× ⎛⎝⎜

⎞⎠⎟

Nei diversi tipi di calcestruzzo,il valore E,dopo 28 giorni dimaturazione, varia tra i 200.000 e i 500.000 kg/cm2. Per-tanto, la deformazione elastica, con un lavoro di 100kg/cm2, nei diversi moduli di elasticità, è riportata nellatabella 4.7.

Tabella 4.7 – Deformazioni elastiche

E (kg/cm2) d (mm/m)

200.000 0,50

300.000 0,33

400.000 0,25

500.000 0,20

Si evince, quindi, facilmente che il calcestruzzo è tantopiù deformabile quanto più basso è il relativo modulodi elasticità.

● Variazioni del modulo di elasticità

Il modulo di elasticità aumenta di pari passo con la resi-stenza e la compattezza del calcestruzzo, e quindi contutto ciò che contribuisce al suo miglioramento: rigidi-tà degli aggregati, tempi di indurimento, elevata umi-dità del mezzo ambiente; infatti, il calcestruzzo induri-sce meglio all’aria umida (75% di umidità) e in acquapiuttosto che all’aria secca.

Invece, nel caso di calcestruzzo tenuto al caldo, il mo-dulo di elasticità diminuisce quando la temperaturaaumenta. La tabella 4.8 indica il calo di E in termini per-centuali (temperatura iniziale: 20 °C).

Tabella 4.8 – Variazioni del modulo di elasticità

E (%) Temperatura finale (°C)

–30 100

–60 200

–75 400

74 COSTRUIRE IN CALCESTRUZZO E IN MURATURA

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4.2.2.2 Deformazione plastica irreversibile:scorrimento viscoso (fluage)

La deformazione plastica che si sovrappone, nel versodello sforzo, alla deformazione elastica reversibile,somiglia a quella del bitume o del piombo: si manifestacome una deformazione lenta, irreversibile, cheaumenta nel corso dei mesi e degli anni, sotto caricocostante, denominata scorrimento viscoso.

Pertanto un provino prismatico di calcestruzzo di 1 m(dosaggio: 350 kg/m3), posto sotto carico per 7 giornicon un tasso di lavoro di 100 kg/cm2, all’aria secca (50%di umidità), dà luogo alle seguenti deformazioni:● deformazione elastica temporanea, –0,33 mm;● deformazione totale temporanea, –0,50 mm;● deformazione totale a 21 giorni, –1,25 mm;● deformazione totale in 1 anno, –1,75 mm;● deformazione totale in 6 anni, –2,25 mm.

● Influenza dello scorrimento sulla resistenza meccanica

Se lo scorrimento in compressione non influisce sullaresistenza finale, lo scorrimento in trazione fa diminui-re la resistenza corrispondente, tanto più, quanto più èelevato il carico applicato. Così, dopo scorrimento di 9giorni a un carico di 16 kg/cm2, la resistenza a trazionedel calcestruzzo saggiato passa da 35 a 31 kg/cm2.

● Variazioni della deformazione plastica lenta

Fattori di accrescimento dello scorrimento● Intensità del carico applicato: la deformazione finaleè pressappoco proporzionale al carico quando que-st’ultimo è inferiore a un terzo del carico di rottura.● Temperatura (θ) secondo la tabella 4.9.

Tabella 4.9 – Variazioni in funzione della temperatura

θ (°C) Deformazione (mm/m)dopo 100 giorni di carico

20 0,6

100 1-1,8

200 2-10

● Elasticità degli aggregati: lo scorrimento di calce-struzzi con aggregati calcarei o silico-calcarei è moltomaggiore rispetto a quello dei calcestruzzi con aggre-gati di tipo eruttivo.

Fattori di riduzione dello scorrimento● Data di messa sotto carico: più tardi avviene, nellastagionatura del calcestruzzo, più lo scorrimento dimi-nuisce. I risultati delle prove effettuate su provini pri-smatici dopo 5 anni di carico sono riportati nella tabel-la 4.10 (prismi conservati all’aria secca, ovvero con il50% di umidità).

Tabella 4.10 – Variazioni in funzione della datadi messa sotto carico

Carico effettuato Fluage (mm/m)

A 7 giorni 2

A 3 mesi 1,5

A 1 anno 0,9

● Ambiente di conservazione prima della messa sottocarico: più questo ambiente è umido (può essere l’acquastessa), più lo scorrimento è basso. Lo confermano i risul-tati ottenuti sullo stesso calcestruzzo di cui sopra, al ter-mine di 3 anni sotto carico in ambiente secco (Tab.4.11).

Tabella 4.11 – Variazioni in funzione dell’umidità

Carico Fluage (mm/m)

Dopo 7 giorni all’acqua 1,5

Dopo 3 mesi all’acqua 0,8

● Dimensioni dell’elemento: lo scorrimento diminui-sce con l’aumentare delle dimensioni. I risultati ottenu-ti su elementi, dopo 500 giorni di carico in ambientesecco (50% di umidità), sono riportati nella tabella 4.12.

Tabella 4.12 – Variazioni in funzionedelle dimensioni dei pezzi

Dimensione dei pezzi (cm) Fluage (mm/m)

7 × 7 × 28 2,1

20 × 20 × 60 1,75

40 × 40 × 120 1,5

4.3 Rottura del calcestruzzo

La rottura del calcestruzzo è dovuta alla separazionedegli elementi che lo costituiscono. La resistenza allarottura è la forza necessaria a produrla. Nel calcestruz-zo, la rottura vera e propria è preceduta da una prerot-tura determinata da numerosissime piccole fessure(microfessure) che, congiungendosi, si propagano por-tando alla formazione di strappi e alla separazione intanti pezzetti. La produzione delle microfessure èaccompagnata da leggeri scricchiolii caratteristici, rile-vabili con un microfono. L’auscultazione del calcestruz-zo dimostra che la prerottura appare in compressionetra il 50 e il 65% del carico di rottura.

Il carico di prerottura sembra corrispondere al limite difatica sotto sforzi ripetuti.

4.3.1 Variazione della resistenza alla rottura acompressione

La resistenza a compressione del calcestruzzo (Rc)dipende principalmente da due fattori:

CALCESTRUZZI GETTATI IN OPERA 75

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● forma del solido compresso (in particolare dal gradodi snellezza), la tabella 4.13 riporta i risultati ottenuti suun cilindro di calcestruzzo avente 16 cm di diametro;

Tabella 4.13 – Variazioni in funzionedella forma del solido

Altezza del cilindro (cm) Rc (kg/cm2)

16 360

24 330

64 300

● volume del solido, i risultati della tabella 4.14 infattidipendono dalla dimensione delle provette (effetto scala).

Tabella 4.14 – Variazioni in funzionedel volume del solido

Dimensioni del cilindro (cm) Rc (kg/cm2)

16 (∅) × 24 330

100 (∅) × 150 300

● Valori caratteristici di resistenza in compressione deicalcestruzzi

Le norme francesi BAEL (calcestruzzo armato agli statilimite) stabiliscono le resistenze in compressione delcalcestruzzo in funzione (Tab. 4.15):● della classe del cemento;● delle condizioni di confezionamento, con autocon-trollo sorvegliato (AS) o in condizioni normali (CC).

4.3.2 Prove di rottura

Esistono diversi tipi di prove per la determinazione del-la resistenza alla rottura.

● Prove a compressione

Vengono effettuate sotto pressa, su provini cubici ocilindrici, con la seguente corrispondenza:

Resistenza su cilindro 16 cm

Resistenza su cubo di 14 cm

∅= 0 83,

● Prove a trazione

Vengono eseguite sia in trazione diretta su provetta(il provino viene incollato alle due estremità con resi-na a un dispositivo di trazione), sia per schiacciamen-to di un cilindro avente 16 cm di diametro e 32 cm dilunghezza (il cilindro è afferrato nel senso della lun-ghezza tra due morsetti, rompendosi secondo duegeneratrici opposte).

Il rapporto tra la resistenza a trazione diretta e laresistenza su fenditura è prossimo a 0,80.

● Prove di flessione

Vengono effettuate su provette 7 × 7 × 28 cm o 14 ×14 × 56 cm, rotte sotto uno o due carichi puntuali. Ilrapporto tra la resistenza a trazione diretta e la resi-stenza a flessione è prossima a 0,60.

76 COSTRUIRE IN CALCESTRUZZO E IN MURATURA

Tabella 4.15 – Resistenze a compressione del calcestruzzo (secondo regole BAEL)

Classidi cemento

Condizionidi fabbricazione

Dosaggio in cemento del calcestruzzo(kg/m3)

Valori caratteristiche di resistenza acompressione del calcestruzzo (MPa)

45 e 45 R CC

300 16

350 20

Da giustificare con studio approfondito 25

Non ammesso 30 e più

45 e 45 R AS

— —

325 20

400 25

Da giustificare con studio approfondito 30 e più

55 e 55 R CC

— —

325 20

375 25

Da giustificare con studio approfondito 30 e più

55 e 55 AS AS

— —

300 20

350 25

Da giustificare con studio approfondito 30 e piùAS = autocontrollo sorvegliato, SS = condizioni correnti.

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4.4 Controlli di qualità delcalcestruzzo in cantiere

Per ottenere un calcestruzzo di qualità, non bastaavere stabilito e controllato dall’inizio la distribuzio-ne granulomentrica ideale in funzione, da una parte,delle prestazioni da soddisfare e dall’altra parte, deiprodotti realmente impiegati, occorre ancora accer-tarsi che questa qualità perduri nel tempo. Da ciòquindi il miglioramento degli accorgimenti apporta-ti alle modalità di controllo e di prova.

4.4.1 Prove di resistenza su provette

Le prove di resistenza sul calcestruzzo impiegato nel-la realizzazione dell’opera devono essere eseguiteman mano che i lavori procedono.

Sul cantiere vengono prelevati dei campioni sia asezione cilindrica (diametro 16 cm, lunghezza 32 cm),sia a sezione cubica di 14 o 20 cm e, una volta in labora-torio, su queste provette, si misura la consistenza delcalcestruzzo, poi la resistenza dopo 28 giorni in com-pressione e in trazione-flessione.

Partendo dai risultati delle prove è possibile elabora-re delle curve analogiche che consentono di deter-minare le resistenze a 90 giorni e di paragonarle conle tensioni di calcolo. È opportuno adottare partico-lari cautele nel campionamento di calcestruzzo fre-sco prelevato in cantiere, che servirà al confeziona-mento delle provette.

Si consiglia di prelevare almeno una volta e mezzocirca il volume delle provette e, in ogni caso, unaquantità superiore a 6 litri.

Si possono fare più prelievi all’uscita dalla betoniera:per esempio, a un quarto, a metà, a tre quarti dellamassa di calcestruzzo.

I singoli prelievi vengono mischiati su una superficiepulita e non assorbente per garantire omogeneità.Naturalmente, si avrà cura di non alterare il campio-ne (protezione contro le intemperie, contro l’essic-cazione).

Il controllo della resistenza alla trazione in cantiere puòritornare molto utile, perché fornisce un eccellenteindice di qualità. La prova più frequente è quella dellaflessione a momento costante7 effettuata su provetteprismatiche di 7 × 7 × 28 cm. È opportuno prendere alpiù presto queste misure per potere decidere le datedel disarmo.

4.4.2 Prove in situ (non distruttive)

Un metodo consiste nel misurare la velocità del suono nelcalcestruzzo,che sarà superiore a 4.000 m/s in un buon cal-cestruzzo, inferiore a 3.500 m/s in un calcestruzzo medio-cre.Il metodo più diffuso consiste nella cosiddetta prova dirimbalzo. Si utilizza uno strumento portatile, lo sclerome-tro,che serve a misurare l’altezza di rimbalzo sul calcestruz-zo di una sfera di acciaio. È possibile determinare la resi-stenza di un calcestruzzo armato in rapporto all’indicesclerometrico grazie all’elaborazione di curve di correlazio-ne. Durante l’esecuzione dei lavori, è buona prassi abbina-re le prove con lo sclerometro a quelle con le provette. Labuona taratura di cui è dotato lo sclerometro consente diutilizzarlo efficacemente, riducendo il numero di provecon le provette, più casuali e più onerose.

4.5 Acciaio per calcestruzzo armato

4.5.1 Armature per calcestruzzo armato

4.5.1.1 Barre di acciaio per armature

Le armature per calcestruzzo armato sono delle strut-ture di barre di acciaio con caratteristiche ben definitedi forma,resistenza e sezione.Si distinguono (Fig.4.1):● i tondini lisci o tondini per cemento armato;● l’acciaio ad alta aderenza;● l’acciaio nervato;● l’acciaio zigrinato.

CALCESTRUZZI GETTATI IN OPERA 77

7 Il momento è il prodotto di una forza per la distanza tra il punto diapplicazione della forza e il punto di appoggio.

Adx 16 o 16∅ HA o T 16

(HA,T,TT, C,a seconda della marca)

Tondino liscio Barra ad alta aderenza

Barra nervata

Barra dentellata

Figura 4.1 – Tipologie principali di tondini in acciaio per armature.

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4.5.1.2 Sagomatura delle armature

Le armature realizzate nelle casseforme possonoessere:● sagomate e assemblate in officina o in cantiere;● preparate nello stabilimento (reti saldate o retistirate).

Le reti elettrosaldate (Fig. 4.2) sono formate da fili por-tanti e da fili di ripartizione, sovrapposti ortogonal-mente ai primi. Sono disponibili in lastre (pannelli), o inrotoli per i piccoli diametri.

Le reti stirate sono formate da parallelogrammi di fili diacciaio che provengono da grosse lamiere forate inpiani, poi stese perpendicolarmente al senso di rotola-mento del foglio.

Le officine di sagomatura e assemblaggio delle arma-ture impiegano una manodopera specializzata edispongono di macchine adeguate e più performantidi quelle che si trovano in cantiere.

4.5.2 Disposizione delle armature per resistereagli sforzi

Gli studi sulla resistenza dei materiali permettono dideterminare, per ciascun carico, a seconda delle cam-pate o delle condizioni di appoggio, gli sforzi che si svi-luppano nelle diverse parti degli elementi della strut-tura (travi, setti, solette ecc.). Per resistere a questi sfor-zi, il calcestruzzo e le armature collaborano secondo leproprie caratteristiche intrinseche.

Per esempio, nella trave di calcestruzzo armato portan-te su tre appoggi, illustrata nella figura 4.3, è possibiledeterminare diverse zone a seconda della natura dellesollecitazioni sviluppate:● le zone tese si stabiliscono nella parte inferiore dellecampate (sforzo massimo a metà della campata) e nel-la parte superiore sull’appoggio centrale (sforzo massi-mo a metà dell’appoggio);

● le zone compresse si collocano all’opposto dellezone tese, cioè nella parte superiore delle campate enella parte inferiore sull’appoggio centrale;● le zone di taglio si trovano in prossimità degliappoggi dove si sviluppano tensioni suscettibili di pro-durre una fessurazione di calcestruzzo secondo unpiano inclinato a 45°.

4.5.2.1 Tipi di armature

Le armature sono disposte innanzitutto per rispondere aquesti sforzi e in secondo luogo per facilitare la costruzio-ne degli assemblaggi (barre di montaggio). Si distinguetra armature longitudinali e armature trasversali.

● Armature longitudinali

Si sviluppano lungo le zone compresse e tese. A secon-da della posizione, vengono chiamate armature infe-riori o superiori, o cappello nella parte superiore suappoggio centrale (Fig. 4.3). Esse generalmente termi-nano sugli appoggi con un dispositivo di ancoraggioquale un gancio o un uncino.

78 COSTRUIRE IN CALCESTRUZZO E IN MURATURA

Fili di ripartizione Ø 4 Fili portanti Ø 4

Saldature Maglia

200

100

Figura 4.2 – Rete elettrosaldata.Sezione longitudinale

Armaturetrasversali

Armaturasuperiore

Armatureinferiori

Ancoraggio

Cappello

Armaturelongitudinali

Sezione trasversale

Armature superiori

Armatureinferiori

Armaturetrasversali

2° strato

1° strato

Figura 4.3 – Posizionamento delle diverse armature in una trave.

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● Armature trasversali

Sono i quadri, le staffe di contenimento, gli spilli (Fig.4.4) che collegano le barre longitudinali e si riparti-scono in intervalli (passi) sempre più ravvicinati manmano che ci si avvicina agli appoggi.

4.5.2.2 Protezione delle armature

Le diverse armature sono collegate tra di loro mediantelegature (Fig. 4.5). Indipendentemente dalla loro posizio-ne nell’elemento strutturale progettato, le armature nondevono subire alcuna alterazione nel tempo. Si devetemere, in particolare, l’ossidazione dovuta alla migrazio-ne del vapore acqueo contenuto nell’aria o alla perdita diresistenza provocata da un aumento anormale della tem-peratura in caso di incendio.

Per questi e per molti altri motivi (urti, aggressività deifumi, dell’acqua di mare ecc.), le armature devono essereprotette con uno strato sufficientemente spesso di con-glomerato8, ottenuto inserendo dei distanziatori (o spes-

sori) in fondo alla cassaforma (Fig. 4.6). Lo spessore delcopriferro laterale si realizza generalmente con un siste-ma di regolazione amovibile, che sarà possibile rimuove-re una volta che il conglomerato avrà raggiunto una suffi-ciente stagionatura, oppure con un dispositivo fisso cherimarrà annegato nei casseri.

4.5.3 Disposizione delle armature per eventualiriprese di getto

È raro che gli elementi strutturali (solette, pilastri, travi,solai ecc.) possano essere gettati in un’unica operazio-ne; pertanto si dovrà procedere con una ripresa di gettidi calcestruzzo a determinati livelli o in determinatesezioni.

Questa pratica è disciplinata da disposizioni specialiconcernenti le armature momentaneamente inter-rotte. Dall’elemento già gettato in opera fuoriesconoi ferri di attesa (realizzati con una lunghezza di rico-primento sufficiente, stimata in funzione degli sforzie del diametro delle armature) (Fig. 4.7) cuciti daarmature trasversali.

4.5.4 Stima della quantità delle armature

In base al peso per metro lineare e ai metri lineari utiliz-zati, è possibile stimare il peso delle armature contenu-te nell’elemento realizzato in calcestruzzo armato.Rap-portandolo poi al volume dell’elemento (squadratura× lunghezza) è possibile altresì determinare la quantitàdi acciaio contenuto in un metro cubo.

CALCESTRUZZI GETTATI IN OPERA 79

Figura 4.4 – Tipologie di armature trasversali.

Legatura o attacco

Figura 4.5 – Collegamento nelle armature trasversali.

8 Poiché il cemento è basico (pH 12) il calcestruzzo ha una funzioneanticorrosione nelle armature. Ma questo pH può scendere al di sotto di9 (carbonatazione – cioè fissazione di CO2 – dei costituenti idrati chedipende dalla porosità del calcestruzzo, dalla natura del cemento, daldosaggio, dall’A/C, dall’umidità dell’ambiente); il ferro allora si ossida, il

volume apparente aumenta di circa dieci volte, provocando sforzi ditrazione distruttivi sul calcestruzzo.Per questo è importante un cemento sufficientemente basico (ricco dicalce), un calcestruzzo compatto e omogeneo, in grado di rivestire ade-guatamente le armature.

Armaturelongitudinali

Passo

Armaturetrasversali

Distanziatore Fondocassero

Distanza di protezionedelle armature (copriferro)

Figura 4.6 – Sistemazione delle armature longitudinali rispetto allacassaforma.

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La quantità di armatura a metro cubo di conglomerato,tenuto conto delle configurazioni ripetitive della co-struzione, rappresenta un’informazione preziosa ai finidell’elaborazione dei progetti di massima. Infatti, in ba-se a questi rapporti, è possibile prevedere la quantitàdi armature in una costruzione, secondo la natura diciascun elemento dell’opera (solette, pilastri, travi, setti,muri, solai ecc.).

4.6 Calcestruzzo precompresso

Il calcestruzzo precompresso, come quello armato,deriva dalla combinazione di due materiali comple-mentari; da una parte, il calcestruzzo, dall’altra parte,un’armatura longitudinale in acciaio.

Ma, mentre nel calcestruzzo armato i due materiali (cal-cestruzzo indurito e acciaio) agiscono a partire dallostato naturale, nel calcestruzzo precompresso si fasubire all’acciaio una tensione preventiva; questo statodi tensione introduce nel calcestruzzo armato induritouno sforzo di compressione preliminare, da cui deriva,appunto, la denominazione di cemento armatoprecompresso.

Applicando questo trattamento, si determina uno sta-to di precompressione prima dell’applicazione deicarichi esterni e si agisce in maniera tale che l’effettodifferenziale della precompressione e dei carichi lascinell’elemento solo zone compresse.

La precompressione può essere applicata al calcestruz-zo mediante post-tensione oppure mediante pre-ten-sione delle armature.

● Precompressione con armatura post-tesa

Si realizza con cavi inseriti in guaine e messi in tensioneappoggiandoli sul calcestruzzo sufficientementematuro mediante un sistema di ancoraggio alle estre-mità (teste di ancoraggio, in particolare).

● Precompressione con armatura pre-tesa

Si realizza con armature (trefoli) tese prima del getto subanchi di trazione fissi (banchi di precompressione).Una volta che il calcestruzzo ha raggiunto una buonamaturazione, l’armatura viene liberata dai vincoli senzaperò poter ritornare alla posizione primitiva (quindi auna tensione nulla) per cui l’armatura viene ancorataper aderenza al calcestruzzo, realizzando così laprecompressione.

● Cementi impiegati

Si impiega principalmente il cemento Portland artifi-ciale, il cemento rapido nelle classi 45 e 55, nonchéquello ad altissima resistenza.

4.6.1 Realizzazione di un elementoin calcestruzzo precompressomediante post-tensione

4.6.1.1 Prima fase: messa in opera delle guainemetalliche (Fig. 4.8a)

Queste guaine, elastiche e impermeabili, servono aproteggere i cavi nella cassaforma dell’opera da realiz-zare. Vengono posate su staffe o gabbie che ne assicu-rano l’esatta posizione.

Un’armatura tradizionale assicura l’omogeneità delprofilo. Il diametro delle guaine è compreso general-mente tra 30 e 80 mm.

4.6.1.2 Seconda fase: gettata di calcestruzzo(Fig. 4.8b)

La gettata deve essere eseguita con molta cautela alloscopo di ottenere un eccellente calcestruzzo.

80 COSTRUIRE IN CALCESTRUZZO E IN MURATURA

Ferri in attesa

Armaturelongitudinali

Armaturadel setto

Ripresadi getto

Zona disovrapposizione

Figura 4.7 – Ripresa di getto del calcestruzzo in un setto.

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4.6.1.3 Terza fase: posa dei cavi all’interno delleguaine (Fig. 4.8c)

L’acciaio impiegato ha un allungamento poco signifi-cativo, con una resistenza a trazione che può raggiun-gere le 16 t/cm2. I cavi spesso si compongono di 12 fili ilcui diametro varia tra i 5 e gli 8 mm.

4.6.1.4 Quarta fase: messa in tensione dei cavi(Fig. 4.8d)

La tensionatura ha luogo dopo il disarmo delle faccelaterali. È importante che il calcestruzzo abbia già rag-giunto una buona maturazione per poter sopportaregli sforzi da compressione, senza rischio di rottura. Peresempio, si tendono i primi cavi dopo 2 giorni di sta-gionatura, poi dopo 7 giorni e in fine gli ultimi cavidopo 15-28 giorni.

Il calcestruzzo quindi sopporta le massime sollecitazio-ni tra il secondo e il ventottesimo giorno: pertanto

occorre preparare un calcestruzzo con elevato dosag-gio (400-450 kg/cm3), spesso con un cemento adaltissima resistenza.

La messa in tensione viene eseguita per mezzo di mar-tinetti appoggiati sulle facce dell’opera (stiratura ebloccaggio). Invece, nelle piccole opere la trazioneavviene solo in una delle estremità, in quanto l’altra èun ancoraggio.

4.6.1.5 Quinta fase: iniezione con boiaccacementizia nella guaina (Fig. 4.8e)

Dotata di elevata resistenza e della fluidità necessariaper rivestire i fili senza provocare ritiro, la boiacca hauna composizione A/C prossima a 0,4.

L’iniezione di boiacca garantisce una protezioneantiossidante dell’acciaio e una tenuta perfetta tra idiversi fili.

L’aria occlusa nella guaina viene eliminata mediantesfiatatoi che sfociano nella parte superiore dellacassaforma.

4.6.2 Dispositivo di ancoraggio

La figura 4.9 illustra il sistema di ancoraggio secondo ilmetodo Freyssinet.

4.7 Casseforme per calcestruzzoarmato

In questo capitolo vengono menzionati soltanto que-gli strumenti per la realizzazione delle armature che ingenere è possibile riutilizzare.

CALCESTRUZZI GETTATI IN OPERA 81

Sfiatatoi

Posa in opera delle guaine metalliche

Getto del calcestruzzo

DisarmoIntroduzione dei cavi

Messa in tensione dei cavi

Iniezione di boiaccaUscita dell’aria dalla guaina

Sfiatatoi

Figura 4.8 – Posa in opera di una trave di calcestruzzo precompressoin post-tensione.

Conodi calcestruzzo

Foroper iniezione Armatura

di frettaggio

Guarnizionedi protezione

dell’ancoraggio

Filo d’acciaiodi 5 o 8 mm

Armaturadi acciaio

Figura 4.9 – Cono d’ancoraggio per calcestruzzo precompresso.

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D’altra parte, esistono diverse tecniche di casseformeincorporate nell’opera da realizzare e in particolare:● le predalle in calcestruzzo armato o precompresso;● i solai metallici collaboranti;● i blocchi per muratura armata (in particolare, blocchispeciali semipieni);● i casseri in materiale isolante (polistirene espanso).

La funzione principale della cassaforma è innanzituttoquella di dare una forma al calcestruzzo, e in seguitoquella di contenerlo fino a quando non ha raggiuntouna stabilità autonoma.

La cassaforma in genere è costituita dai seguenti ele-menti (Fig. 4.10):● superficie di contenimento del getto;● elementi di rinforzo di detta superficie (ossatura):– elementi di irrigidimento primari che sostengono la

superficie a vista;– elementi di irrigidimento secondari;● dispositivi di puntellatura (puntelli a martinetto cen-trale, candele ecc.);● elementi di regolazione:– in senso verticale (cunei di serraggio per puntelli,

giunto o dado centrale per puntelli);– in senso trasversale (staffe);● dispositivi di sicurezza a seconda del tipo di cassa-forma (saette, puntelli per controventamenti), per assi-curare la stabilità della struttura fino a che il conglome-rato non ha raggiunto una resistenza sufficiente.

Le parti in legno delle casseforme sono costituite daiseguenti elementi (Fig. 4.11): tassello o listello, travicel-lo, tavola, puntone, asse, tavolone.

4.7.1 Casseforme tradizionali

4.7.1.1 Trave

La cassaforma per travi (Fig.4.12) è posizionata in altez-za su una serie di puntelli.

Ciascun puntello è sormontato da una traversa che ser-ve di appoggio alle saette, assicurando la stabilità e ilcontroventamento laterale della cassaforma.

Le tavole sul fondo della cassaforma poggiano diretta-mente sulle traverse. Le tavole della cassaforma siappoggiano su montanti (o tiranti) fissati a contraffor-te sulle traverse.

82 COSTRUIRE IN CALCESTRUZZO E IN MURATURA

Trave gettata Superficiedel cassero

Irrigidimentoprimario

Irrigidimentosecondario

Staffa Puntello

Figura 4.10 – Principali elementi costitutivi di un cassero.

ada

Figura 4.11 – Tipologie principali di legno per casseri.

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Il bloccaggio provvisorio dei pezzi di legno necessarialla cassaforma si fa con l’ausilio di morsetti.

4.7.1.2 Solaio

L’impalcato (Fig. 4.13) si sviluppa in altezza con unaserie di puntelli regolabili e controventati tra di lorocon fili di acciaio provvisti di tenditori a vite; ciascunafila di puntelli sostiene una trave su cui poggiano itravetti dell’impalcato.

Il fondo del cassero è costituito da pannelli di compen-sato (spessore 5,8 o 10 mm).

Nel caso vengano impiegati pannelli molto spessi (15 o19 mm), l’impalcato può essere eliminato, purché ilpasso dei travetti sia compatibile con la resistenza delpannello a contatto con il calcestruzzo fresco.

È possibile riutilizzare più volte il compensato. Per que-sto occorre trattarlo con cura, proteggendolo con l’oliodi disarmo e mantenendolo pulito, evitando scheggia-ture e ammorsature superficiali.

CALCESTRUZZI GETTATI IN OPERA 83

Profilodel cassero

Puntello

Montanteo irrigidimento

Listello

Fondocassero Traversa

Puntello

PuntelloCuneidi regolazione

Tavoladi ripartizione

Figura 4.12 – Disposizione di cassero per travi.

Impalcato

Traversa

Fondo cassaforma

Trave(pancone o asse)

Elementodi regolazione

in attesa

Puntello

Controventamento(per resistere agli sforzitrasversali)

Figura 4.13 – Impalcato per casseratura di un solaio.

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4.7.2 Casseforme industrializzate

Le casseforme tradizionali, concepite per opere nonseriali, e i cui elementi deteriorabili offrono poche pos-sibilità di riutilizzo, sono costose in termini di manodo-pera e di materiale.Per ragioni di economicità, si ricorrealle casseforme industriali, soprattutto se l’edificio pre-senta elementi ripetitivi nella trama architettonica.

Le attrezzature maggiormente impiegate servono adarmare contemporaneamente o separatamente solai epareti verticali.

4.7.2.1 Casseforme verticali

● Banches

Le banches possono essere realizzate in legno, ma leimprese ricorrono sempre più alle strutture in metalloche consentono un riutilizzo più frequente. La banchemetallica (Fig. 4.14) richiede una travatura a tralicci(tubi o profilati) su cui si appoggia il profilo della cassa-forma a mezzo di due reti ortogonali di irrigidimenti.

La verticalità della cassaforma è assicurata da martinet-ti di bilanciamento posti ai piedi delle membrature

esterne. Nella parte superiore vengono installate lepasserelle per il passaggio degli operai, opportuna-mente provviste di parapetti per eliminare i pericoli dicaduta.

● Cassaforma “rampante”

La cassaforma rampante viene utilizzata per realizzareil getto di pareti verticali in continuo con l’utilizzo di unsolo cassero (Fig. 4.15).

L’appoggio avviene sulla sezione della parete che deveessere disarmata, richiedendo pertanto un rapidoindurimento del calcestruzzo al quale viene incorpora-to, all’uopo, un accelerante di presa.

● Cassaforma scorrevole

La cassaforma scorrevole è una variante perfezionatadella cassaforma rampante; lo spostamento verticalenon avviene più nelle diverse fasi del getto, ma in per-fetta continuità e a velocità costante grazie all’azionedei martinetti.

La piattaforma di lavoro solidale al cassero avanzacontemporaneamente. Questo tipo di cassaforma,utilizzata per la realizzazione di strutture molto alte,

84 COSTRUIRE IN CALCESTRUZZO E IN MURATURA

Passerella di lavoroParapetto

Irrigidimento primario

Irrigidimento secondarioTraversa

Tavola

Sezionecassero

Strutture metalliche

Martinettodi equilibratura

Baseper posizionamento

tavole

Solaio gettato

Figura 4.14 – Strutture metalliche per casserature ripetitive di setti.

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richiede la presenza costante di operai dislocati intre postazioni.

4.7.2.2 Armature orizzontali

Se è prevista la realizzazione di solai in serie, è interes-sante utilizzare per tutti la stessa cassaforma. Infatti sitratta di adottare una banche orizzontale adattata alledimensioni del solaio da gettare in opera,dotata di pie-di-supporti regolabili per consentire il disarmo. Lavariazione delle dimensioni nei due sensi (lunghezza elarghezza) avviene con la messa in opera di spessorisolidali con la tavola.

4.7.2.3 Casseforme a tunnel

Per la realizzazione di grandi edifici a struttura alveola-re, le imprese adottano il sistema delle casseforme atunnel, senz’altro più perfezionato rispetto alle pannel-lature e alle banches. La cassaforma a tunnel, indipen-dentemente dal tipo di assemblaggio, è utilizzata pereseguire senza ripresa e, in un’unica operazione, i muriportanti e i solai che li ricoprono. Questa tecnica, moltodiffusa in Francia negli anni Settanta, è andata scompa-rendo a causa delle dimensioni sempre più ridottedegli edifici progettati e della diversa progettazionearchitettonica.

I costruttori tendono a preferire due tipologie di dispo-sitivi di bloccaggio per il disarmo: alcuni adottano imorsetti al traverso degli spigoli superiori, mentre altri

prediligono quelli a metà della campata. Pertanto i pri-mi hanno optato per la meccanizzazione dell’assem-blaggio delle tre banches, mentre i secondi scelgono ilsistema dei due semigusci.

I puntelli vengono disposti a metà campata per l’ese-cuzione del disarmo.

● Descrizione di un semiguscio

Il semiguscio (Fig. 4.16), utilizzabile indifferentementea destra o a sinistra, generalmente è costituito da:● un pannello verticale e un pannello orizzontaleintercambiabili (lamiera di 3 mm, profili a U in periferia,irrigidimenti ravvicinati a forma di omega);● due saette regolabili per il controventamento;● un puntello di stabilità a sostegno del semiguscio.

Il pannello verticale e i puntelli sono dotati di rotelle.Nella parte bassa del pannello verticale sono collocatidei martinetti che consentono di regolarlo in altezza.

I chiavistelli assicurano un perfetto allineamento deipannelli orizzontali (Fig. 4.17).

È possibile assemblare e movimentare contemporane-amente diversi semigusci collegandoli con un bilanci-no (Fig. 4.18).

● Modalità operativa

Il cantiere generalmente è dotato delle attrezzaturenecessarie per realizzare la gettata in opera, in una solagiornata di lavoro, di volumi di calcestruzzo (muri esolai) per un intero alloggio: questo viene armato egettato in opera nella mattinata per poi essere disar-mato la sera; la cassaforma viene poi recuperata su unapasserella di servizio (Fig. 4.19). La cassaforma vienepulita, oliata e rimessa in opera il giorno successivo perla realizzazione dell’alloggio contiguo.

CALCESTRUZZI GETTATI IN OPERA 85

Primafase

Secondafase

Terzafase

Quartafase

Figura 4.15 – Principio del cassero rampante per setti.

Figura 4.16 – Cassero a tunnel.

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Con il ritmo di un alloggio al giorno, volendo ottenerecadenze superiori, basta moltiplicare il numero dicasseforme.

● Produttività

Questi procedimenti hanno permesso di migliorarenotevolmente la produttività: la squadra deve lavo-rare a un ritmo ben scandito, senza tempi morti, sen-za distogliere l’attenzione per dedicarsi a compitimarginali.

Sono stati apportati dei miglioramenti (Fig. 4.20) siaalla realizzazione del cassero sia in termini di sicurez-za degli operai (passerelle di servizio, di transito, didisarmo).

86 COSTRUIRE IN CALCESTRUZZO E IN MURATURA

Figura 4.17 – Dispositivi di collegamento per il montaggio di casseria tunnel.

Braga

Bilanciere

Figura 4.18 – Dispositivi di posa in opera per casseri a tunnel.

Figura 4.19 – Passerella di servizio per il recupero di casseri a tunnel.

Figura 4.20 – Progetto e posa in opera delle passerelle di servizio.

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● Dispositivi di riscaldamento

L’obbligo di attenersi a una ben precisa produzionegiornaliera, indipendentemente dalle condizionimeteorologiche, ha spinto i costruttori a prevederedei dispositivi per riscaldare i getti.

Questo tipo di riscaldamento richiede particolareprudenza per evitare che la cassaforma si dilati pri-ma che il calcestruzzo raggiunga una resistenza suf-ficiente, con il rischio di provocare fessure e conden-se nocive.

● Miglioramento delle strutture finite

Nell’ambito della qualità, gli sforzi si sono concentratiprincipalmente:● sulla composizione del calcestruzzo, per evitare laformazione di bolle;● sugli inserti, per realizzare asole e aperture nellemigliori condizioni possibili in termini di precisione epulizia per quel che riguarda gli spigoli;● sui giunti al traverso degli spigoli, per le casseformea tunnel a tre banches, allo scopo di ottenere giuntinetti pareti-solai9;● sul giunto a metà campata, per le casseforme a tun-nel con due semigusci, allo scopo di ottenere unasuperficie perfettamente piana.

Queste operazioni hanno comportato dei risparminotevoli sulle finiture.

● Adattamento della cassaforma a tunnel alle variazionidi trame

La struttura alveolare offre una vasta gamma di tra-me diversificate, salvo la necessità di adottarle, insede di progettazione, secondo un criterio diomogeneità.

In commercio esistono diversi pannelli prodotti insvariate dimensioni.

Per esempio, combinando tra di loro 7 pannelli oriz-zontali compresi tra 1,05 e 2,85 m (di 0,30 in 0,30 m), siottengono 13 campate diverse, in una gamma di misu-re comprese tra i 2,10 e i 5,70 m (di 0,30 in 0,30 m).

Per luci intermedie, è possibile prevedere una serie dibande adattabili alla chiave centrale: banda ribaltabile,banda con stabilizzatori ecc.

4.7.3 Puntellature

La puntellatura è quel procedimento che permette disostenere, in via provvisoria:● le terre mobili di uno scavo;

● un edificio in rovina;● una cassaforma.

Il nome dei puntelli impiegati allo scopo è diverso aseconda della forma, della funzione o della posizione.Possono essere in legno oppure metallici, regolabili omeno.

● Candele

Si tratta di puntelli metallici con martinetto centrale,regolabili grazie a un manicotto (o un dado) in ghisamalleabile.

● Piloni

Si tratta di puntelli formati da tralicci metallici (tubi oprofilati), regolabili con martinetti a vite in testa o alpiede.

● Armatura di sostegno

Si tratta di un assemblaggio di puntelli destinati asostenere, nelle tre direzioni, un grande vano al pian-terreno di un edificio.

● Centina

È un’armatura:● di sostegno di un vano che rischia di cadere, la cuiparte superiore è arrotondata;● di sostegno di opere a forma di volta.

4.8 Giunti

Si chiama giunto la parte vuota tra due elementi dellacostruzione, otturata con un prodotto destinato adassicurare un collegamento durevole tra questi dueelementi.

La qualità di un prodotto per giunti riguarda:● l’aderenza;● l’impermeabilità;● la plasticità più o meno permanente (che dipendedai giunti), per permettere il libero gioco tra glielementi;● facilità di utilizzo e di posa in opera.

4.8.1 Prodotti di riempimento

Per quanto possibile, i giunti sono trattati con gesso ocon malta. In alcuni casi, tuttavia, quando, per esempio,le facce dei giunti devono interagire, è opportuno uti-lizzare dei prodotti speciali.

CALCESTRUZZI GETTATI IN OPERA 87

9 Spigoli interni, tra muri e soffitto.

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Mastice: prodotto la cui consistenza, a freddo, è abba-stanza molle da permettere la stuccatura (otturazione)dei giunti.

Attenzione a non confonderlo con il mastice per vetri.Questo mastice si vende in sacchi o in bastoncini.

Guarnizione di tenuta: cordone o banda di materialeplastico o elastico che serve ad assicurare l’impermea-bilità del giunto all’aria o all’acqua.

Sigillante per giunti: prodotto pastoso, plastico, applica-to con una speciale pistola a mano o meccanicamente.

4.8.2 Trattamento dei giunti nelle opere murarie

Stuccatura: otturazione di un vuoto tra due elementicostruttivi diversi, con gesso o malta.

Boiacca: gesso o malta impastata, liquida, in modo dapoter penetrare nei piccoli giunti.

Svuotare i giunti: togliere la malta dai giunti in muraturaper una certa profondità.

Rabboccare: azione di trattare un giunto (la rabbocca-tura ne è il risultato finale).

4.8.3 Tipi di giunti nelle opere murarie

4.8.3.1 Giunti di muratura

Questi giunti sono gli strati di leganti – in genere, malta– che uniscono tra di loro i blocchi della muratura (siveda il capitolo 5 “Murature”).

4.8.3.2 Giunti di pannelli prefabbricati

Si veda il capitolo 9 “Tecniche di facciata”.

4.8.3.3 Giunti di separazione e di dilatazione(Fig. 4.21)

I giunti di dilatazione vengono eseguiti di propositonella struttura degli edifici di grandi dimensioni, perevitare, in questa maniera, i problemi derivanti dalleescursioni termiche (dilatazione e ritiro termico).

I giunti di separazione vengono eseguiti di propositonella struttura, allo scopo di separare edifici con carichidisuguali o che poggiano su appoggi con resistenzadisuguale.

La larghezza convenzionale dei giunti di dilatazione odi separazione è pari a 2 cm.

4.8.3.4 Giunti di ritiro

Questi giunti vengono praticati di proposito tra i giuntidi dilatazione, allo scopo di evitare la fessurazionedovuta al ritiro del calcestruzzo durante la stagionatu-ra. Sono particolarmente raccomandati per elementistrutturali di grandi dimensioni, soprattutto se devonoessere gettati in opera in un’unica operazione.

4.8.3.5 Giunti antisismici

Questi giunti sono destinati a evitare che due costruzionio blocchi di costruzioni vicine non si urtino nell’eventualescossa. La loro larghezza deve essere almeno di 4 cm.

I giunti antisismici devono essere disposti in modo daritagliare, in piano, le costruzioni in blocchi di forma ilpiù possibile rettangolare (Fig. 4.22).

88 COSTRUIRE IN CALCESTRUZZO E IN MURATURA

Costruzioniin pianta

Giunto

Figura 4.21 – Giunto di rottura o di dilatazione.

Giunto

Figura 4.22 – Sezionamento a rettangoli.