C o n g regazione dei Religiosi del 2 febbraio 1984, Casa … · D E C R E T O La Superiora...

66
1 a ristampa: 1995 Casa Generalizia: Viale Vaticano, 62 - 00165 Roma tel. 06/ 39740818 Editrice Istituto Suore Figlie della Chiesa P R E S E N T A Z I O N E C J J C Carissime Sorelle, con sentimenti di gratitudine, di gioia e di santo timore consegno a ciascuna di voi le Costituzioni rinnovate. Le riceviamo in dono dalla bontà del Signore , dalla maternità della Chiesa e anche come pegno della presenza della nostra Ven. Madre Fondatrice, che ora risentiamo più che mai viva nella sua parola, inserita abbondantemente nel testo. Questa nuova stesura si è resa necessaria, come sapete, in risposta al Decreto della Sacra Congregazione dei Religiosi del 2 febbraio 1984, in cui la Chiesa chiedeva l’adeguamento delle Costituzioni al nuovo Codice di Diritto Canonico. I contenuti sono sostanzialmente quelli del testo precedente, distribuiti in maniera diversa, semplificati nella forma ed arricchiti con le espressioni attinte dagli scritti della Fondatrice. 5

Transcript of C o n g regazione dei Religiosi del 2 febbraio 1984, Casa … · D E C R E T O La Superiora...

1a ristampa: 1995

Casa Generalizia:Viale Vaticano, 62 - 00165 Romatel. 06/ 39740818

Editrice Istituto Suore Figlie della Chiesa

P R E S E N T A Z I O N E

C J J C

Carissime Sore l l e ,

con sentimenti di gratitudine, di gioia e disa nto timore consegno a cia scuna di voi leCostituzioni rinnovate.

Le riceviamo in dono dalla bontà del Signore ,da lla ma ter nità della Chiesa e anche comepegno della presenza della nostra Ven. MadreFondatrice, che ora risentiamo più che mai vivanella sua parola, inserita abbondantemente nelt e s t o .

Questa nuova stesura si è resa necessar ia ,come sapete, in risposta al Decreto della SacraC o n g regazione dei Religiosi del 2 febbraio 1984,in cui la Chiesa chiedeva l’adeguamento delleCostituzioni al nuovo Codice di Diritto Canonico.

I contenuti sono sostanzialmente quelli deltesto precedente, distribuiti in maniera diversa,semplifica ti nella forma ed a r r icchiti con lee s p ressioni attinte dagli scritti della Fondatrice.

5

È sta ta una entusiasmante fatica, affro n t a t acon amore, prima dalle Sorelle del Consiglio epoi dal recente Capitolo Generale, che ha tuttoriesaminato e appro v a t o .

Accogliamo quindi questo testo, definitivamen -te approvato dalla Chiesa, con rinnovato amoredi Figlie e ci impegnamo - mediante l’osserv a n z afedele di queste Costituzioni - a dedicare lanostra vita a «conoscere, amare e testimoniare» ilsuo Mistero .

«Sante Costituzioni - ci diceva la Fondatrice -p e rché date da Dio coi consigli evangelici e dallaChiesa con l’infallibilità che canonizza i Santi.Quindi santificanti più di tutto e sopra tutto:Vangelo per noi; Vangelo nostro. Sono un passa -p o rto sicuro che ci è garantito dal più sicuro deicarismi. Vi ripeto anch’io maternamente di vene -r a re le nostre sante e sacre Costituzioni, conser -vandole come cose sante e sacre; vi prego di leg -ger le, studiarle e meditarle ogni giorno comep a rola di Gesù e della Chiesa » ( C i r c o l a r e1 3 . 5 . 1 9 6 0 ).

Abbiamo anche voluto mantenere la lettera dip resentazione della nostra Madre, che rimane la«magna charta » del nostro codice di vita; quit roviamo delinea ti i tra tti fondamenta li dellanostra fisionomia di Figlie della Chiesa; rispec -chiamoci spesso in questa sintesi luminosa del

n o s t ro Carisma, verifichiamoci in essa col deside -rio di conformarci sempre più al modello, per pre -s e n t a re fin da quaggiù il volto della Sposa diCristo «senza macchia e senza ruga», perché ilmondo creda.

Maria, la Ve rgine fedele e Madre della Chiesa,ci aiuti a seguire Gesù ogni giorno della nostravita, come Egli ci ha amato «fino alla fine» ( G v1 3 , 1 ).

In Lei

Superiora Generale

Roma «Sancta Maria», 21 dicembre 198940° anniversario del Decretum Laudis

6 7

D E C R E TO

La Superiora Generale delle Figlie della Chiesa,a nome del Capitolo generale, al fine di conformareal nuovo codice di diritto canonico le Costituzionigià approvate dalla S. Sede nel 1982, imploral’approvazione di alcuni adattamenti.

Questo Dicastero per gli Istituti di vita consa-crata e per le Società di vita apostolica, dopo averesaminato tali adattamenti li approva in virtù delpresente Decreto, secondo l’esemplare redatto inlingua italiana che si conserva nel suo archivio.

Le Figlie della Chiesa, nella piena consapevo-lezza che «noi tutti fummo battezzati in un soloSpirito per costituire un solo Corpo» (1 Cor 12,13),siano fedeli al programma della Fondatrice, MadreMaria Oliva Bonaldo del Corpo Mistico:

9

«Conoscere, amare e testimoniare la Chiesa; farlaconoscere e farla amare; pregare, lavorare e soffrireper essa».

Vivano la loro consacrazione sulle orme dellaBeata Vergine Maria, la quale «per il dono e ufficiodella divina maternità che la unisce col FiglioRedentore, e per le sue singolari grazie e funzioni,è pure intimamente congiunta con la Chiesa: laMadre di Dio è figura della Chiesa, come già inse-gnava S. Ambrogio, nell’ordine cioè della fede,della carità e della perfetta unione con Cristo» (LG,63).

Nel loro apostolato guardino, come al loromodello, «a Colei, che generò Cristo, concepitodallo Spirito Santo e nato dalla Vergine per nasceree crescere anche nel cuore dei fedeli per mezzodella Chiesa» (LG, 65).

Roma, 15 settembre 1989Festa della B. V. Maria Addolorata

FONTI E SIGLE

Documenti ecclesiali

AG = Ad Gentes (Decreto del Concilio VaticanoII su L’attività missionaria della Chiesa;1965)

c e cc = Canoni del Codice di Diritto C a n o n i c o(1983)

Ecc S = Ecclesiae Sanctae (Motu proprio di PaoloVI per l’attuazione di alcuni decreti delVaticano II; 1966)

EN = Evangelii Nuntiandi (Esortazione apostoli-ca di Paolo VI sulla evangelizzazione;1975)

ET = Evangelica Testificatio (Esortazione apo-stolica di Paolo VI sul rinnovamento dellavita religiosa; 1971)

GS = Gaudium et Spes (Costituzione pastoraledel Concilio Vaticano II su «La Chiesa nelmondo contemporaneo»; 1965)

LG = Lumen Gentium (Costituzione dogmaticadel Concilio Vaticano II su «La Chiesa»;1964)

MC = M a r i a l i s C u l t u s (Esortazione apostolica di

10 11

LGi = Letter e a Igino Giordani (dal 1938 al1964); «Cor Unum», Roma 1986

LM = Lettera a un Monsignore ( d a t t i l o s c r i t t o ,1952, Archivio casa generalizia)

LS = Lettere a don Ciro Scotti (dal 1918 al 1943,Archivio casa generalizia)

Lz = Lezione spirituale del 25-3-1975 (da nastromagnetico, Archivio casa generalizia)

NS = Il nostro spirito (Sintesi costituzionale suiDecreti del Capitolo 1974; «Cor Unum»,Roma 1994)

OMD = Olga della Madre di Dio; «Cor Unum»,Roma 1963

ReM = Respiriamo Maria (1935); «Cor Unum»,Roma 1956

33f = 33 f o g l i e t t i (1934); «Cor unum», Roma 1984ULJ = Ultime lezioni alle juniores (1976, Archivio

casa generalizia)ULS = Ultime lezioni a lle Super ior e ( 1 9 7 6 ,

Archivio casa generalizia)

12 13

Paolo VI sul culto mariano; 1974)PC = Perfectae Caritatis (Decreto del Concilio

Vaticano II su «La vita religiosa»; 1965)SC = Sacrosanctum Concilium (Costituzione del

Concilio Vaticano II su «La sacraLiturgia»; 1963)

Scritti della Fondatrice e dell’Istituto

C = Lettere Circolari (Archivio della casa gene-ralizia)

CC = Costituzioni del 1958Com = C o m u n i o n e (Lezioni dei «primi vernerdì del

mese» 1973-1974; «Cor Unum», Roma 1978Comm = Commento al Capitolo VIII della «Lumen

Gentium» (1967; Cor Unum-Centro di cul-tura mariana, Roma 1993)

EF = Ecclesiae Filiae (Risposta al questionariodi S.E. Mons. Longhin, nel 1933 - Archiviocasa generalizia)

FF = Funicelle (Periodico interno - Archivio casageneralizia)

FC = Figlie della Chiesa (testo di lavoro per ilCapitolo 1974); «Cor Unum», Roma 1993

FP = Fiore di Passione (Profilo di Olga dellaMadre di Dio, + 1943); «Cor Unum»,Roma 1985

PRESENTAZIONE DELLA FONDATRICE

CJJC S. Maria M. E. 21-6-’76

Carissime figliuole mie,

tutte sapete che per circa otto anni, fino a lriconoscimento giuridico della nostra Famiglia,non abbiamo avuto altra regola che l’«Ama e fa’quello che vuoi» di S. Agostino e non abbiamodesiderato altro .

Sapete anche, dalla testimonianza popolare ,come le vostre prime Sorelle l’hanno semplice -mente vissuta, ben lontane dal pensare che è forsela regola più a lta della santità, che suppone il«todo» di S. Giovanni della Croce e le e b b re z z enella «cella vinaria» del «Castello interiore» di S.Te resa di Gesù.

Ma chi pensava allora a tali sublimi stati? Cipensava lo Spirito Santo, che a nostra insaputa, cirendeva facile tutto e gaudiosa la povertà: «sirideva allora -come noto nel profilo di Olga- dichi rideva di noi!». Don L. Moresco ci assicurava

15

che agli inizi delle opere, volute da Dio, lo SpiritoSanto sovrabbonda. Era vero, e il popolino diSanto Stefano di Treviso, ci ha lascia to questaistantanea delle prime Figlie della Chiesa: « L esuore che pregano, le suore che sorridono, lesuore povere».

Come vorrei che il Popolo di Dio potesse faredi noi, anche oggi, questa fotografia!

E le tre affermazioni non potre b b e ro essere lanostra regola rinnovata? Le segnalazioni dellavolontà della Chiesa, nella via stretta che condu -ce alla Vita? a Gesù? a un amore per Lui totale,assoluto, intimo, profondo, indiviso, irre v o c a b i l e ,esclusivo, esigentissimo, dolcissimo, che ci con -s e n t i rebbe di fare veramente tutto ciò che voglia -mo, perché, con tale fiamma nel cuore, vorre m m oindubbiamente solo ciò che Egli vuole?

«Le suore che pregano». Preghiera, anzitutto esoprattutto: preghiera liturgica, comunitaria, per -sonale: contemplazione. Contemplazione oscurafinché a Dio piacerà, ma contemplazione! E lanostr a P iccola Te resa e il suo Ma estro S.Giovanni della Croce, ci aiuteranno a «non vol -g e re indietro lo sguard o ! » .

«Le suore che sorridono». Sorriso apostolico,s e renità pasquale, professione viva dei due dogmidella nostra Fede: l’esistenza e l’essenza di Dio!Tale sorr iso appar tiene allo sta to glor ioso cui

p a rtecipiamo per la Vita Eterna infusa in noi dalBattesimo, dalla Confermazione, dalla Penitenzae ineffabilmente dall’Eucaristia. Ma tale part e c i -pazione potenziale non basta a stabilirci in unas e renità costante.C’è bisogno dell’innesto dellacontemplazione che dà l’esperienza dolorosa ogaudiosa dell’Amore Eterno e di cui basta unistante. Per questo dobbiamo dedicarci soprattut -to alla preghiera che la implora, al silenzio chel’attende, all’ascolto della Parola che la perc e p i -sce, all’umiltà che le dà spazio.

«Le suore povere». Povertà interiore, fatta diumile disponibilità, dipendenza, obbedienza: diobbedienza autentica fino alla morte, come Gesùe con Lui. Povertà di desideri che lascia il cuorel i b e ro per Gesù solo e aperto a tutti. E povert àe s t e r i o re, fa tta di insicurezza, rinuncia, fatica,distacco, anche dal «necessario» se occor ra, perle necessità dei fratelli.

Affidiamo alla Madonna la delicata operazio -ne di tagliare i fili di ferro o di seta che ci tengo -no lega te a lla ter r a , anche l’ultimo, ma gar iinconscio a noi stesse, e con l’onnipotenza dellaGrazia aspiriamo a quella «povertà di spirito»cui Gesù ha promesso, già qui in terra, il Regnodei Cieli con tutte le sue r icchezze: pr ima fratutte, la speranza della salvezza nostra, dei nostricari, dei nostri fratelli vicini e lontani.

16 17

Siamo nate nella Chiesa «sacramento univer -sale di salvezza» esclusivamente per questo: « p e ravere nel Corpo Mistico di Gesù (la Chiesa ,nostra Madre) la funzione del cuore che è l’amore(contemplazione) e inoltre quella del sangue chederiva la sua attività dal cuore (dalla contempla -zione) e giunge fino alle estreme fibre del corpo,donando calore e consumandosi (apostola to ep a t i re apostolico)» (Olga M. D.).

Con questa speranza vi abbraccio tutte in Lei.

Capitolo I

IL NOSTRO CARISMA

1 .1 Il mistero della redenzione uni-versale nascosto nei secoli si è pie-namente rivelato in Cristo, che conla sua m or t e e r i su r r ez ione h ar icondo t to i l genere umano al l acomunione con i l Padre ne l loSpirito Santo.

2 L’opera della salvezza continuanella Chiesa mediante lo Spir itoSanto: Egli attesta al nostro spiritoche siamo figli di Dio e ci conduceve r so i l compimento de l l ’uni t àimplorata da Gesù per la gloria delP a d r e .

3 L’incorporazione a Cristo me-diante il Battesimo ci rende partecipidel la sua miss ione salvif ica e c ichiama a cooperare all’edificazionedella Chiesa nella fede, nella speran-za e nella carità.

18 19

Ef 3,9

LG 4

Rm 8,16; Gal 4,6;Gv 17; LG 2

AG 5

2 . Il mistero della Chiesa è all’ori-gine della nostra particolare vocazio-ne di Figlie della Chiesa.Il nostro Istituto è stato fondato dallaMadre Ma r ia Ol iva Bona ldo delCorpo Mistico ed è stato riconosciutodi Diritto Pontificio il 21 dicembre1 9 4 9 .

3. Sulle orme della Fondatrice, «par-tecipiamo sacramentalmente all’intimanatura e alle qualità essenziali dellanostra Madre; anche noi umili segni estrumenti dell’intima unione con Dio edell’unità di tutto il genere umano.Partecipiamo pure alle sue funzioni:sacerdotale, profetica e regale; alla suapiù intima vocazione, che è di pregu-stare, nella mutua carità e nell’unicalode alla Trinità beata, la Liturgia dellagloria eterna; e alla sua vocazione,oggi più urgentemente sentita, che è disalvare e di rinnovare ogni creatura,perché tutte siano ricapitolate inC r i s t o .Partecipiamo infine alla sua missioneuniversale che è di orientare eff e t t i v a-mente il mondo intero a Cristo, con lamediazione universale di Maria».

4. Il nome Figlie della Chiesa e s p r i-me il nostro Carisma:C o n o s c e re, amare e testimoniare laC h i e s a;farla conoscere e farla amare ;p re g a re, lavorare e soffrire per essa,a imitazione di Gesù, che «amò laChiesa e per essa sacrificò se stesso».

1 C o n o s c e re la Chiesa: «La SantaChiesa non è conosciuta, non è amata,perché non è conosciuto e non èamato l’Amore che l’ha generata neld o l o r e » .Noi dunque «piegheremo le ginocchiadavanti al Padre del nostro SignoreGesù Cristo affinché il suo Spirito cirenda capaci di comprendere laprofondità del grande mistero diCristo, messo in luce per mezzo dellaChiesa; e cercheremo di gustarlo coldono della Sapienza che non ci sarànegato, perché il Padre celeste nonnega lo Spirito buono a chi glielochiede con fede».

2 A m a re la Chiesa «come l’haamata Cristo suo Salvatore che hadato se stesso per Lei. La circondere-mo di cure come fa Cristo e cerchere-

20 21

cc 589 e 607

LG 1

LG 51

AG 1

EF p1; NS p 69

FC p 35

FP p 185 ss

33f p 151-152LS 29-1-1932LS 2-11-1941

Lc 11,1333f p 2

Ef 3, 10-2133f p 2

LS 29-1-1932 p 29

Ef 5,25

Ef 5, 25

mo di avere in abbondanza i doni spi-rituali per la sua edificazione».Vogliamo amarla «teneramente, perchéè il seno materno di Cristo che tutti ciha dato alla luce» e per questo ci impe-gniamo a diventare una «piccola schie-ra di anime apostoliche che, spalancatele porte del loro intimo cenacolo, predi-cano l’Amore spontaneamente; debitri-ci a tutti di amore, perché tutti sono opossono essere Chiesa».

3 Te s t i m o n i a re la Chiesa , che èmistero di comunione trinitaria.Viviamo l’unum sint nello spirito dellapreghiera sacerdotale, da cui il nostroIstituto ha tratto ispirazione e vita;u n u m col Padre, per il Figlio, nelloSpirito Santo;unum al seguito più intimo e radicale diCristo nella professione vissuta dellacastità perfetta, della povertà evangeli-ca, dell’obbedienza nel mistero dellasalvezza;u n u m fra noi, nel legame fraterno dicarità che fa di tutte, ad immagine dellaChiesa primitiva vivificata dalla presen-za del Risorto, «un cuore solo edun’anima sola»;

unum nella preghiera, nella soff e r e n z a ,nelle opere, con il mondo che Cristo haamato ed è venuto a salvare.

La ricerca dell’unità ci impegna ad esseresegno visibile dell’amore misericordioso delPadre, partecipi del cammino ecumenicodella Chiesa e testimoni della carità, special-mente nella comunione profonda con iPastori e con tutto il Popolo di Dio.

4 Far conoscere e amare la Chiesa.«Come gli Apostoli ci siamo preoccu-pate subito di farla conoscere e amarenel vicinato, nella parrocchia, nellaChiesa locale», favorendo il formarsi diuna coscienza ecclesiale.«Desideriamo avvicinare i figli alla Ma-dre»; far sentire la Chiesa; senza badare asacrifici e difficoltà, «perché da tutti Gesùsia amato e sia conosciuto e apprezzato ilgran dono del Cenacolo: la sua Chiesa».

5 P re g a re per la Chiesa: la pre-ghiera c o n la Chiesa e p e r la Chiesa ciapre all’universalità, perciò «la Figliadella Chiesa non può mai essere sola,e deve avere innanzi, come Gesù, ilmondo intero».Dall’intima natura della Chiesa deriviam o

22 23

FP p 14OMD p 23

Gv 3,16-17

At 4,32

33f p 2

Gv 17,11

FC p 158

33f p 93

ivi p 62

FC p 135

LS 29-1-1932 p 31

FC p 174

LS 23-2-1932

EF p 133f p 5

la nostra fisionomia essenziale di con-templativo-apostole; poniamo al cen-tro della nostra vita l’ascolto e la con-templazione della Parola di Dio e laL i t u rgia, specialmente il mistero euca-ristico, per il servizio dell’annunciodel Vangelo. «Preghiamo con la pre-ghiera stessa di Gesù... preghiamo conla preghiera della Chiesa che è il gridoe l’aspirazione dello Spirito Santo».«La nostra preghiera attinge alle ine-sauribili ricchezze del mistero pasqua-le di Cristo. Esse ci orientano consempre nuovo fervore verso la spiri-tualità liturgica, sacramentale, eucari-stica della nostra Madre».

6 L a v o r a re per la Chiesa. P a r t e c i -piamo alla sua missione per comuni-care ai fratelli la ricchezza del suomistero, secondo le espressioni pro-grammatiche della nostra Fondatrice:«Dal Corpo Eucar is tico a l CorpoM i s t i c o » ;«Contemplative e perché tali apostole».Vogliamo compiere «l’opera stessa diGesù che il Padre ci ha assegnatocome membra di Lui: l’edificazionedel Corpo di Cristo», con un servizioche possiamo paragonare in qualche

modo al «ministero sacerdotale, per-ché intende formare Cristo nelleanime».Ci impegniamo perciò all’evangeliz-zazione, che è la missione, la voca-zione, l’ ident ità profonda dellaC h i e s a .«S e n t i re cum Ecclesia sarà la nostraparola d’ordine».La nostra vita apostolica si ispira aMaria nel mistero della Vi s i t a z i o n e .Come Lei vogliamo «camminare fret-tolose, portando Cristo e magnifican-do Dio con tutte le generazioni».

7 S o f f r i re per la Chiesa , fino alsacrificio della salute e della vita, serichiesto da Dio, a imitazione di Gesùche «amò la Chiesa e per essa sacri-ficò se stesso».Consapevol i che il mis tero dellaredenzione del mondo è in modo sor-prendente radicato nella soff e r e n z a ,siamo chiamate a vivere il dolore«come un dono per la salvezza deif r a t e l l i » .«Patire e morire per la Chiesa e per ilmondo» è l’aspetto del carisma cheriassume tutte le altre dimensioni;completare «nella nostra carne ciò

24 25

33f p 7

LS 17-1-1938;

NS p 29,2

Ef 4,16; 33f p 5

EF p3; FC p 134

33f p 8

EN 14

LS 8-2-1920

FP p 129

33f p 108

FP p 156.163 ssCom p 13

Ef 5,25

Com p 10. 86 ss

che manca ai patimenti di Cristo infavore de l suo Corpo, che è laChiesa», è in s in te s i i l nos t roS t a t u t o .

5.1 Al nostro Istituto è legata unaAssociazione di donne consacrate cheseguendo un loro proprio Statuto vivo-no il nostro carisma nel mondo.

2 Similmente condividiamo congioia il nostro Carisma con quanti,sacerdoti e laici, si sentono attratti dallaspiritualità che da esso scaturisce.

6.1 Fin dalle nostre origini abbiamoguardato in modo speciale a Maria,Madre di Gesù e Madre della Chiesa,Colei in cui la Chiesa ha già raggiuntola sua perfezione.Infatti «per contemplare la Chiesa -come ricorda la Fondatrice - basta con-templare Maria; e per essere Chiesa, ilmistero di fede e di carità, basta imita-re la sua fede e la sua carità».In Lei vediamo realizzato l’ideale disantità cui tendiamo; la discepola diGesù totalmente dedita alla sua opera;l’aiuto sul quale possiamo sicuramentecontare per vivere in verità nella

Chiesa la nostra vocazione: «SiamoChiesa per lei, siamo Figlie dellaChiesa per Lei. Maria è presente nellanostra casa, nella nostra vita, nellanostra storia».Il nostro culto a Lei, soprattutto quellol i t u rgico ed ecclesiale, si esprime congli atteggiamenti di venerazione,amore, invocazione, servizio, imitazio-ne e studio. Riconosciamo in Lei lanostra Maestra di vita spirituale e ilmodello del culto che consiste nel faredella nostra vita un’offerta a Dio; siamoconvinte che «la devozione più cara aMaria è la comunione della nostravolontà con la volontà di Dio, che èsempre stata la sua».

2 «Respiriamo Maria - ci esorta M.Maria Oliva - perché è una manieraumile e profonda di vivere il Cristo eglorificare Dio.Maria, infatti, ci rivela Gesù in modoistantaneo, chiaro, unico. La sua unitàcon tutti i figli di Dio le ha dilatato cosìineffabilmente il cuore che tutti possia-mo chiamarla Madre e rifugiarci nelseno della sua misericordia.Riconosciamo la nostra totale dipen-denza da Lei e nel suo mistico seno

26 27

33f p 163-165

c 677 § 2

LG 65

Comm p 20

FF 25-12-1962

MC 21-22

ivi p 31

FC p 26

FP p 140

ReM p 11

FC p 158Col 1,24LGi p 18

respiriamo amore, pace, gioia, bontà,benignità, fedeltà. Vogliamo nutrirci diLei, vivere in Lei, soffrire i suoi dolori,godere la sua beatitudine unica checomprende e supera tutte le beatitudini,finché saremo “consummati in unum”col Padre, col Figlio, con lo SpiritoSanto ed Ella dirà il suo “ c o n s u m m a -tum est” nel cuore della SantissimaTrinità».

3 Cerchiamo, dunque, di realizzareil nostro ideale di Figlie della Chiesa inunione con Lei, Madre e Icona dellaChiesa:c o m e L e i a disposizione esclusiva diCristo e della Chiesa;come lei, in ascolto e meditazionedella Parola di Dio, adoratrici in spiri-to e verità, per attirare sulla Chiesa ilFuoco dello Spirito;come Lei, abbandonate alla volontàsalvifica del Padre nella fede, perl’edificazione del Corpo di Cristo.

Capitolo II

V I TA CONSACRATA

Consacrazione

7 . «Per la nostra consacrazione batte-simale e religiosa - scrive la Fondatrice -ci proponiamo di glorificare Dio Padrenostro, Padre di tutti, fonte d’Amore, dacui è scaturito il mirabile sacramentodella Chiesa nostra Madre, Corpo e pie-nezza di Cristo, che lo Spirito Santo uni-fica nella comunione e nel ministero eche in Maria, Madre della Chiesa, haraggiunto la sua perfezione».

8 . Membra vive della Chiesa per lagrazia consacratrice del Battesimo,accogliamo la vita consacrata come undono divino che Gesù Cristo ha fattoalla sua Chiesa.Mediante i consigli evangelici, profes-sati con voto pubblico, scegliamo inmodo libero e radicale Dio sommamen-te amato; siamo così nella storia segno

28 29

Gv 4,23

Mt 6,9; Ef 4,6

c 575

cc 573 e 607

AG 2; SC 5LG 6Ef 1,23LG 4LG 65; FC p 11

ivi p 40-41

ReM p 59

profetico dei beni futuri e ci sentiamocongiunte in modo speciale alla Chiesae al suo mistero.

9.1 «Perché la nostra comunione siacol Padre e col Figlio suo Gesù Cristo ela nostra gioia sia piena - ci sprona M.Oliva - traduciamo in obbligazionid’amore i consigli evangelici dipovertà, castità e obbedienza nella vitacomunitaria, ecclesiale, sociale, confor-mandoci così al genere di vita cheCristo Signore si scelse per sé e laMadre sua abbracciò».

2 Dal sì di Maria nell’incarnazioneimpariamo la disponibilità alla sequeladi Cristo nella fede, nell’obbedienza enell’umiltà, per l’edificazione dellaChiesa.Maria ha dato, «dopo il sì del cuore, ilsì di tutta la vita, giorno per giorno, oraper ora, totale, pieno, ardente».Guardando a Lei, impariamo a stareaccanto alla croce per una configurazio-ne a Cristo che ci renda come le donneche furono le prime testimoni dellaRisurrezione.

1 0 . Indossiamo l’abito religioso quale

segno della nostra comune consacrazio-ne. Esso deve essere semplice e povero,come voleva la nostra Fondatrice.La sua forma è descritta nel Direttorio.

Con Cristo Vergine

1 1 . Nella Chiesa, «vergine che custodi-sce integra e pura la fede data alloSposo», accogliamo la vocazione al con-siglio della castità per il Regno dei cieli,dono particolare dello Spirito, compren-sibile solo per una grazia speciale di Dio.

1 2 . Il voto di castità, segno della vitafutura e della mirabile unione tra laChiesa e Cristo, suo unico Sposo, èfonte di una più ricca fecondità per chiama con cuore indiviso; potenzia lanostra capacità di donazione; esige uncrescente amore per Cristo e per laChiesa. Esso ci obbliga alla perfettacontinenza nel celibato.

1 3 . Vivendo in pienezza la castitàconsacrata, diventiamo espressionedell’amore gratuito con cui Dio amaogni uomo.

30 31

LG 44

c 607 § 2

LG 46

FC p 62

Comm p 41

c 669 § 1

LG 64

1Cor 7,32-34cf NS p 41,2LG 42

PC 12; LG 42Mt 19,11

c 599

Attraverso la comunione più intimacon le preoccupazioni, le intenzioni ela miss ione sant if icat rice del laChiesa, partecipiamo alla sua mater-nità universale.Affinché anche per mezzo nostro Cristosia generato nei fratelli, seguiamol’esempio della Vergine Maria, che con-sacrò totalmente se stessa alla Persona eall’Opera del Figlio.

1 4 . «Per vivere liberamente e con for-tezza la castità - esorta la Fondatrice -riconoscendo umilmente la nostra fra-gilità, ricorriamo all’orazione, mezzoindispensabile e insostituibile che ali-menta l’intimità con Gesù; ai sacra-menti e alle forme ascetiche suggeritedalla Chiesa; alla devozione a Maria eagli Angeli; alla prudenza e alla dipen-denza nell’uso dei mezzi della comuni-cazione sociale; all’uso dei mezzi natu-rali che giovano alla sanità mentale efisica, nella convinzione che la castitàè un bene per lo sviluppo integraledella persona in Dio».

1 5 . Convinte che il dono del lacastità si vive più facilmente quando

può dilatarsi nel clima di una comu-nità stretta dal legame dell’amiciziafraterna, cerchiamo di «mantenere congrande cura il clima di famiglia, perchél’amore fraterno procuri quella serenitàche rende gioiosa la vita, evita le eva-sioni e le compensazioni e mantienel’equilibrio necessario alla castità».

1 6 . Impariamo ad accettare noi stes-se nelle varie età della vita; a superarele nostre debolezze senza pessimismoe ripiegamenti; a non cedere allamentalità mondana; ad accoglierenella pace anche i momenti di solitu-dine del cuore, per rendere partecipitutti gli uomini del mistero dellaP a s q u a .

Con Cristo povero

17. «Cristo si è fatto povero, da riccoche era, per arricchirci della suapovertà». Come Egli ha compiuto laredenzione nella povertà e nella perse-cuzione, così noi, siamo chiamate aprendere la stessa via per comunicareagli uomini i frutti della salvezza.

32 33

LG 56

c 666PC 12

NS p 41,3

NS p 41-42,3

2 Cor 8,9

LG 8

18. Nella serena gioia della beatitudi-ne dei poveri di spirito, intendiamoriflettere il vero volto di povertà dellaChiesa, come Lei seguendo generosa-mente Cristo, «mite e umile di cuore»,il quale volle crescere e vivere nellapovertà e nel lavoro, non aveva doveposare il capo, e consumò la sua esi-stenza terrena nella povertà della croce.

19. Il voto di povertà, oltre a una vitapovera di fatto e di spirito, vissuta inoperosa sobrietà e in totale abbandonoalla Provvidenza del Padre, comporta lalimitazione e la dipendenza nell’usare enel disporre dei beni.

20. «Ci impegniamo a vivere - comeci indica la Fondatrice - non desideran-do eccessivamente l’affetto, la stima, ilriconoscimento e il ricordo delle creatu-re; servendo senza attendere di essereservite, dando senza pretendere di rice-vere e cercando la piccolezza interioreche possiede il Regno dei cieli».

21. La nostra povertà si esprime ancheattraverso «l’austerità e una estremasemplicità in tutto, perché la semplicità

conduce a Cristo». Cerchiamo di «nonlasciarci trascinare alla ricerca di como-dità, di non crearci esigenze personali ecomunitarie; ci accontenteremo delnecessario e del trattamento comune eabituale a chi vive modestamente delproprio lavoro, evitando di accumularedepositi di qualsiasi genere».

22. Apprezziamo il lavoro, anche seumile e faticoso, perché è una conti-nuazione dell’opera di Dio Creatore euna partecipazione alla redenzionedell’umanità. Lo compiamo con impe-gno, preparazione, disponibilità, facen-done un mezzo di sussistenza, di soste-gno all’azione apostolica e di aiuto aifratelli più poveri.

23. « L’amore dei poveri, da noi chia-mati “i Gesù”, il loro esempio e ilnostro dovere di elevarli ed evange-lizzarli - esorta la Fondatrice - saran-no i mezzi più immediati per conser-vare alla Congregazione lo spirito pri-mitivo della nostra povertà evangeli-ca. Essi sono un sacramento di Gesùumile e povero e ci evangelizzano conla loro povertà».

34 35

Mt 5,3

Mt 11,29

Lc 9,58

c 600

ULS p 6-8

FC p 82

NS p 43,6

33f p 94

PC 13

FC p 81

33f p 28

Il loro grido ci interdice anzitutto qual-siasi forma di ingiustizia; ci obbligainoltre a destare la coscienza di fronteal dramma della miseria e alle esigenzedi giustizia secondo il Vangelo.

24. Secondo la tradizione primitivadell’Istituto, nella misura delle possibi-lità, ci apriremo generosamente allenecessità della Chiesa universale e par-ticolare. Poniamo perciò ogni anno adisposizione del santo Padre un’offerta,frutto dei nostri umili sacrifici.

25. La nostra povertà può rinnovarsicontinuamente ed essere una testimo-nianza, se sapremo seguire fedel-mente Maria, che primeggia tra gliumili e i poveri del Signore, i qualitutto sperano e attendono da Dio,unica loro ricchezza. Riveliamo cosìal mondo la gioia di possedere Dio,che esal t iamo col «Magnif icat»,come la Regina dei poveri.

26. A imitazione della Chiesa primiti-va, vogliamo essere un cuor solo eun’anima sola anche nella comunionedei beni. Secondo le disposizioni del

Diritto universale, tutto ciò che unaSorella acquista con la propria industriao a motivo dell’Istituto, rimane acquisi-to per l’Istituto stesso. Ciò che ricevecome pensione, sussidio, assicurazione,a qualunque titolo, rimane acquisitodall’Istituto.

27. Per quanto riguarda i beni patri-moniali, le Sorelle professe di votitemporanei e perpetui ne conservanola proprietà, e la capacità giuridica diacquistarne altri; non possono peròamministrarli personalmente.

28. La Novizia , pr ima dellaProfessione temporanea, con scritturaprivata, deve cedere l’amministrazio-ne dei suoi beni o all’Istituto e a chiritiene opportuno, e liberamente sta-bilire a chi devolvere l’uso e l’usu-f r u t t o .Ogni Sorella, prima della Professioneperpetua, fa liberamente testamento,redatto in forma civilmente valida.

29. Per modificare la cessionedell’uso e usufrutto o la disposizionedell’amministrazione dei propri beni,

36 37

ET 18

C 640; PC 13

At 4,32

Lc 1,46 ss

LG 55

c 668 § 1

c 668 § 3

c 668 § 1

occorre l’autorizzazione scritta dellaSuperiora Provinciale; per modificare iltestamento occorre l’autorizzazionescritta della Superiora Generale o, incaso di urgenza, della Superiora locale.

3 0 . Le suddette disposizioni perdo-no ogni valore se la Sorella abbando-na l’Istituto o ne viene dimessa.

3 1 . La Professa di voti perpetui chevuole compiere la rinuncia radicale atutti i suoi beni presenti e futuri, lo puòfare con la licenza della SuperioraGenerale e deve redigere l’atto in formavalida anche secondo il Diritto civile.

Con Cristo obbediente

3 2 . Gesù Cristo è venuto nel mondoper fare la volontà del Padre. Prendendola natura di servo, dai patimenti soff e r t iha imparato l’obbedienza, e per essa èdivenuto ministro di salvezza per tutticoloro che gli obbediscono.

3 3 . Per seguire Cristo obbediente fino allamorte, osserviamo il voto di obbedienz a

sottomettendo la nostra volontà alleSuperiore legittime, quali rappresentan-ti di Dio, in tutto ciò che direttamente oindirettamente riguarda l’osservanzadelle presenti Costituzioni.

3 4 . «Obbediamo incondizionatamente,anche in forza del voto e del nostro cari-sma particolare, al Sommo Pontefice,come legittimo e supremo Superioredell’Istituto e amatissimo Padre».Il suo magistero è per noi norma di vita,sicurezza di azione ecclesiale, segreto diautentica e sempre rinnovata comunionecon la Chiesa.La parola del Papa sarà da noi conosciuta,amata, meditata, e divulgata con ognimezzo nella nostra attività apostolica.

3 5 . La nostra vocazione ci rendedisponibili e filialmente rispettose versoi Vescovi, ai quali siamo soggette in ciòche riguarda la cura delle anime, l’eser-cizio pubblico del culto divino e le altreopere di apostolato.

3 6 . Riconosciamo nelle Superiore,con spirito di fede, le serve del disegnodel Padre su di noi; le consideriamo

38 39

c 668 § 2

Fil 2,8

c 668 § 4

Fil 2,7

PC 14; Eb 5,8-9

c 601

c 590 § 2

c 678 § 1

PC 14

33f p 59

«quasi un sacramento della volontà diDio», come ci ha insegnato M. MariaOliva. Nell’adempimento dei compitiche esse ci affidano portiamo tanto lee n e rgie della mente e della volontà,quanto i doni di natura e di grazia,convinte di cooperare all’edificazionedel Corpo di Cristo secondo il pianodi Dio. Ci sottomettiamo ad esse conobbedienza responsabile , pronta,completa e possibilmente gioiosa. Cisentiamo partecipi della loro respon-sabilità di risvegliare le certezze dellafede che devono animare e guidare laC o m u n i t à.

3 7 . Viviamo l’obbedienza come pro-gressiva conformazione a Cristo ematurazione nella carità; acquistiamocosì la libertà interiore dei figli di Dioche si lasciano guidare dalle esigenzedello Spirito e non dall’egoismo.

3 8 .1 Compiamo quanto ci viene richie-sto con amore e spirito di servizio, peril bene della Chiesa, dell’Istituto edella Comunità.

2 In fraterno dialogo, dopo averpregato, possiamo rispettosamente

esprimere alle Superiore il nostro pare-re, disposte ad accogliere con fede eumiltà le loro decisioni.

3 9 . Non assumiamo incarichi e uff i c ifuori dell’Istituto senza la licenza dellaSuperiora legittima.

4 0 . Accettiamo con disponibilità i cam-biamenti di ufficio, i trasferimenti e gliavvicendamenti che ci saranno richiestiper il bene della persona, per il buonandamento della vita comune e per leesigenze della missione apostolica.La nostra obbedienza, sottolinea laFondatrice, deve essere «generosa spe-cialmente nei traslochi da una casaall’altra, da un luogo all’altro, per quan-to distante e disagevole, dovendoci con-siderare sempre come pellegrine e pron-te per il servizio della Chiesa nostraMadre, dovunque ci chiami».

4 1 . Modello e ideale della nostraobbedienza è Maria, che con il suo con-senso di obbedienza «prestato nellafede al tempo dell’annunciazione emantenuto senza esitazioni sotto lacroce», cooperò in modo tutto speciale

40 41

33f p 58FC p 86

ET 25

Rm 8,14

cf NS p 44-47

cf NS p 46,14FC p 63.66

c 671

LG 62

all’opera del Salvatore.«Anche la nostra santità — dice laFondatrice — la nostra missione apo-stolica sta tutta dentro a un semplice sìche solo Maria ha pronunciato pieno:il sì della mente che onora il Padre, il sì del cuore che onora lo SpiritoSanto,il sì delle labbra e delle opere che onorail Verbo incarnato.Il sì di Maria ha glorificato la Trinità eha salvato il mondo».

Capitolo III

V I TA DI PREGHIERA

42. Nella Chiesa, comunità orante,vogliamo essere creature che ascol-tano, adorano, lodano, contemplano,i m p l o r a n o .«Come rampolli d’olivo intorno allamensa del Signore» «lo benedicia-mo insi eme a t u t t o i l popolo d iDio», e lasciamo dilatare in noi lapreghiera stessa di Gesù.

4 3 . S o rgente della nostra preghiera èla Liturgia, «fonte e culmine» della vitadella Chiesa. «Dalla Liturgia prendia-mo i testi, alla Liturgia conformiamo ipensieri, i sentimenti, le espressioni».Mediante la Liturgia, infatti, la Chiesa,secondo l’insegnamento della Fondatrice,«ci introduce nella Famiglia di Dio, ciassocia alla lode della gloria del Padre, cii m m e rge nel mistero della morte e dellarisurrezione del Signore, fonte dei sacra-menti, ci nutre all’unica mensa del Ve r b o

42 43

OMD p 100

FP p 145

LG 61

c 663 § 1

LGi p 17

Sal 127,3

33f p 37

SC 10FC p 138.158Com p 93

e del Pane della vita e ci unisce nellacomunione ecclesiale e universale».

4 4 . «La nostra vita di preghiera deveattingere alle inesauribili ricchezze delMistero pasquale di Cristo. Viviamo laspiritualità liturgica, sacramentale,eucaristica della nostra Madre, che ciporterà a essere Chiesa, perché “èl’Eucaristia che fa la Chiesa”, che uni-sce tutti in Gesù Cristo salvatore eredentore».

4 5 . Con questo spirito, facciamodell’Eucaristia il centro della nostra vita:

1 Partecipiamo ogni giorno attiva-mente alla celebrazione eucaristica,impegnandoci a vivere e morire conCristo per la gloria del Padre e la vita delm o n d o .

2 Nei luoghi in cui è impossibilepartecipare quotidianamente alla santaMessa, ci nutriamo dell’Eucaristiadurante la celebrazione della Parola,secondo le norme liturgiche e ledisposizioni dell’Ordinario del luogo.

3 Le singole case devono averealmeno un oratorio in cui si celebri e si

conservi l’Eucaristia, in modo che siav e r amente il fulcro della Comunità.

4 6 . Viviamo l’Adorazione eucaristica,prolungamento del Mistero pasquale emanifestazione sacramentale dellaperenne intercessione di Cristo, comeespressione speciale della nostra pre-senza nella Chiesa.

4 7 . Rinnoviamo ogni giorno l’impe-gno della conversione fondamentale delBattesimo; percorriamo generosamentela via della penitenza, rinnegando noistesse per far nostri i sentimenti diCristo.Accogliamo con fede i mezzi di santifi-cazione che la Chiesa ci offre, soprat-tutto i Sacramenti.In particolare celebriamo frequente-mente, con fede intensa, il sacramentodella Penitenza.

4 8 . Celebriamo la Liturgia delle Ore:«Elette a questo ufficio sacerdotale, stia-mo davanti al trono di Dio prestando lanostra voce alla Chiesa, per essere conlei una sola lode di gloria al Padre».Celebriamo comunitariamente almeno le

44 45

NS p 28

c 663 § 2

33f p 37-39

NS p 29,2

c 630 e 664

NS p 31,8c 608

c 663 § 2

Gv 4,23

Lodi e i Vespri, cardini dell’Ufficio quoti-diano, e possibilmente associamo i fedelialla comune preghiera della Chiesa.Ogni Sorella si impegna a celebrare pri-vatamente anche l’Ora media eCompieta, includendovi l’esame dic o s c i e n z a.

49. Viviamo con spirito ecclesialel’Anno Liturgico «e cerchiamo diconformare la nostra vita alla natura eall’indole di ogni giorno e di ognitempo liturgico», come ci esorta laFondatrice: «le grandi feste dellaChiesa sono le nostre feste; abbiamoun culto speciale del Giorno delSignore e con santa libertà di spirito,partecipiamo alla gioia della nostraMadre», la Chiesa.

50. Alla luce dell’annuale memoria deimisteri di Cristo, onoriamo la Madonnaindissolubilmente unita a suo Figlio.Facciamo memoria speciale di SanGiuseppe, patrono universale della Chiesa;degli Angeli, degli Apostoli, in particolaresan Pietro, primo Vicario di Cristo, sanGiovanni e san Paolo, che illustraronomirabilmente il mistero della Chiesa; di

santa Teresa di Gesù Bambino, che nelcuore della Chiesa volle essere l’amore.

5 1 . «Come la Chiesa con fede ascol-ta, accoglie, proclama, venera laParola di Dio, la dispensa ai fedelicome pane di vita e alla sua luce scrutai segni dei tempi, interpreta e vive glieventi della storia», così anche noi ciimpegniamo a vivere «di ogni parolache esce dalla bocca di Dio».La Parola di Dio ci introduce al dialogocon Lui, ci fa acquistare la sovraemi-nente scienza di Cristo e alimenta lanostra contemplazione. Per questol’accogliamo e custodiamo comeMaria, Ve rgine in ascolto, che raff r o n-tando le parole di Dio nel suo cuoreavanzò nella peregrinazione della fede,strettamente unita al suo FiglioRedentore.

5 2 . «Meditiamo in particolare la Parolache la Chiesa ogni giorno legge e com-menta ai suoi figli nella Liturgia», comeci esorta M. Maria Oliva. Siamo perciòfedeli alle due ore di orazione e cerchia-mo di viverle nella fede come «insosti-tuibile collaborazione ecclesiale».

46 47

c 664

NS p 32,10

SC 103c 663 § 4

33f p 44-47.167

FC p 178-183

33f p 44-45.167FC p 137 ssNS p 9,3

LG 58

FC p 128

NS p 9,2Mt 4,4c 663 § 3

Lc 2,51

5 3 . La contemplazione è possibileanche fra le occupazioni e preoccupa-zioni quotidiane, se impariamo a custo-dire «il silenzio che dispone all’ascoltodel Verbo, all’incontro con l’Amore ealla carità fraterna; il silenzio evangeli-co che esclude ogni parola oziosa einclude tutte le parole fraterne».

5 4 . «Siamo fervide nel seguire i piiesercizi, che prolungano misteriosa-mente nella Chiesa la celebrazioneeucaristica» facendo in modo che sianosempre in armonia con la Liturgia e chead essa conducano.Diamo particolare risalto al santoRosario, preghiera biblica che ci fa con-templare Maria nei misteri gaudiosi,dolorosi e gloriosi di Gesù.

5 5 . Ciascuna Sorella abbia ogni anno lapossibilità di un incontro prolungato conil Signore negli esercizi spirituali, chesono un tempo forte di preghiera e rinno-vamento, per riprendere con maggior fer-vore il servizio a Cristo e alla Chiesa.

5 6 . Il ritiro spirituale mensile è unmezzo di verifica, di ripresa, di incorag-

giamento a vivere la nostra presenza tipi-ca di contemplativo-apostole.

5 7 . Spetta alla Superiora Provincialedare licenza per predicare nelle nostrecase o oratori, a meno che non si trattidi predicazioni occasionali o di brevedurata per le quali è sufficiente lalicenza della Superiora locale.

5 8 .1 In alcune case appositamentedesignate per vivere nella solitudinee nella gioiosa austerità, le Sorelleche sentono una chiamata particola-re, possono dedicarsi in maniera spe-ciale alla preghiera e all’adorazioneper la santa Chiesa e per tutti gliuomini. «Esse chiederanno intensa-mente al Padre della gloria spirito diSapienza e di rivelazione nella pienaconoscenza di Lui, così che, illumi-nati gli occhi del cuore, sappianoqual è la speranza cui ci ha chiamati,quanto ricca la gloria della sua ere-dità tra i santi, quanto immensamen-te grande la sua potenza su di noicredenti, e l'efficacia della potenteforza che Egli esercitò in Cristo risu-scitandolo dai morti».

48 49

FC p 13633f p 44

NS p 34,17

SC 13

c 765

c 663 § 4

MC 42-45

33f p 1033f p 46

c 663 § 5

2 Le case di solitudine si reggerannosecondo Statuti approvati dallaSuperiora Generale col consenso delsuo Consiglio.

5 9 . Con l’amore della Madre Chiesa,che segue e accompagna con specialeazione sacramentale gli ammalati,soprattutto quando stanno per passareda questo mondo al Padre, la Superioralocale avrà la massima cura affinché ilSacramento dell’Unzione degli infermivenga tempestivamente amministratocon delicata carità alla Sorella inferma.Tale celebrazione diventi per laComunità occasione per rinsaldare ivincoli dell’amore fraterno e ravvivarela fede e la speranza di ritrovarci insie-me nella patria del cielo.

60. La morte, che unisce il credentealla morte di Cristo per la risurrezionecon Lui, non separa quanti si amano nelsuo nome. Perciò alimentiamo nella fedela comunione con le Sorelle defunte.Manifestiamo loro la nostra carità fra-terna con il suffragio comunitario eindividuale, specialmente con l’off e r t adel Sacrificio eucaristico, con l’umile

fedeltà nel compimento dei nostri dove-ri e col dono costante di noi stesse nellavita fraterna.

61. Ogni Comunità e le singoleSorelle eseguano fedelmente i suff r a g iprevisti dal Direttorio per le Sorelle, iparenti, i benefattori e tutti i defunti.

62. La fedeltà alla preghiera liturg i c a ,personale e comunitaria e ai tempi dipreghiera, ci aiuta a raggiungere lospirito di preghiera. Così ogni personae ogni evento possono diventare pernoi mezzo di comunione con Dio.

50 51

C 25-12-1970

FP p 187

33f p 80

Capitolo IV

VITA DI COMUNIONE FRATERNA

6 3 . Nelle nostre Comunità, riunite invita fraterna nel nome del Signore,desideriamo riflettere la comunionetrinitaria: «Le tre Persone, presenti innoi , operano con la loro unità lanostra, e con la loro distinzione lanostra comunione nella diversità didoni». Gustiamo quindi «il cenacolodella casa religiosa, in cui continuanoa svolgersi i misteri dell’amore di Dioa da cui continua ad espandersi i lfuoco dell’apostolato.

6 4 . La preghiera di Gesù, «ut unums i nt», deve costantemente animarcinello sforzo di comunione, e ispiraretutti i nostri rapporti: comunitari, eccle-siali, inter-ecclesiali.

6 5 . L’Eucaristia è la sorgente e lamanifestazione piena della comunionefraterna; lo Spirito Santo, che ci riuni-

sce in un solo corpo, ci invita a stareintorno alla mensa del Signore comeFiglie della Chiesa. Abbandonandociperciò al flusso della carità diffusa neinostri cuori, «ci impegniamo a prolun-gare la comunione liturgica nella vitadi ogni giorno», e cerchiamo di con-servare l’unità nel vincolo della pace.

6 6 . Il nostro stile di vita fraterna vuoleimitare quello dei primi cristiani, cheattorno a Maria erano «un cuor solo eun’anima sola», tenevano tutto incomune, spezzavano il pane in letizia esemplicità di cuore, lodando e ringra-ziando Dio.Per questo i rapporti tra noi e con glialtri sono improntati, come ci insegnala Fondatrice, allo «spirito di famiglia»,che ci caratterizza fin dalle origini.

6 7 . Ricerchiamo la carità al di sopradi ogni carisma, perché è il vincolodella perfezione. «Ci sforziamo di esse-re miti e umili di cuore» come Gesù.Prendiamo come programma dei rap-porti fraterni l’Inno alla Carità di SanPaolo, seguendo l’esempio dellaFondatrice. «Usiamo tra noi i più deli-cati riguardi, ci compatiamo i difetti di

52 53

c 602

Com p 28

FC p 185

Gv 17,11.21

33f p 97-98

FC p 36-37NS p 34,18Ef 4,3

At 4,32; 2,42-47

33f p 1

Rm 5,5

1 Cor 13,1-1333f p 41 ss

FC p 171Com p 52

Col 3,14Mt 11,29

natura, prestiamo volentieri il nostroaiuto negli uffici di casa, gareggiamonella carità e nella scambievole edifica-zione». Portiamo i pesi le une dellealtre, dimenticando noi stesse, per darela precedenza agli interessi delleSorelle.S o ffriamo con chi soffre, godiamocon chi gode, umilmente disposte aservire fino alla morte di croce, ricor-dando che Gesù ha fatto cadere ilmuro di divisione tra i popoli per faredi loro una sola Chiesa.

68. Le Sorelle devono abitare nellapropria casa religiosa osservando la vitacomune e non possono assentarsenesenza la licenza della Superiora.La Fondatrice stessa ci indica gli ele-menti costitutivi della vita comune,cioè:— la preghiera comune, liturgica e

personale;— l’ascolto comune della Parola di

Dio e la revisione di vita comuni-taria, alla luce della stessa parola;

— la correzione fraterna, frutto diumiltà e carità evangelica;

— la lezione spirituale, struttura tipi-

ca di formazione continua emomento comunitario vitale, checi aiuta ad approfondire i valoridella nostra vocazione;

— lo studio sacro, i cui temi principa-li saranno sempre il biblico el’ecclesiale, la Parola di Dio edella Chiesa, su cui si regge lanostra formazione e la nostra vita;

— la partecipazione alla vita pastora-le della Chiesa locale in cui siamoinserite, sentendoci mandatedall’obbedienza e lavorando anome della Comunità;

— l’orario comune, in sintonia conl’orario parrocchiale e civile.

6 9 .1 Ogni Sorella, pur con compitidiversi in Comunità e nel servizioapostolico, si senta corresponsabiledella vita comunitaria e apostolicanel suo insieme.

2 Viviamo come momento importantee costruttivo del nostro impegno comuni-tario ed ecclesiale la Consulta di famiglia.Essa è l’incontro frequente di tutte leSorelle della Comunità con la propriaSuperiora, per ricercare la fedeltà al

54 55

33f p 68Gal 6,2

1Cor 10,24Fil 2,4

Rm 12,15

Ef 2,14

c 665 § 1

NS p 36,23

FC p 12.28-29

FC p 173

33f p 169

nostro carisma, nella vita comunitaria eapostolica, restando sempre in comu-nione con le direttive delle SuperioreMaggiori e della Chiesa locale.

70. Nella mensa comune, segno dicomunione fraterna, siamo riconoscentialla Provvidenza del Padre che ci ama.Da vere povere, siamo contente diquanto ci viene dato e benediciamo Dioanche quando ci manca qualcosa.

71.1 Nelle nostre case, dedicate tuttealla Vergine, deve regnare «un clima disilenzio e di preghiera, la semplicità el’ordine, che è tranquillità e pace».Per questo in ogni nostra casa ci siasempre una parte riservata esclusiva-mente alle Sorelle.

2 Cerchiamo inoltre che il racco-glimento non venga disturbato daimezzi di comunicazione sociale, il cuiuso è regolato dalla Superiora in vistadella necessaria informazione e dels o l l i e v o.

3 Come Comunità riunita nel nomee nell’amore del Signore, accogliamogenerosamente Gesù negli ospiti.

72. Alle Sorelle inferme e alle anzianefacciamo sentire in maniera speciale lacarità fraterna che spinge ad avere curaparticolare delle membra più deboli.Vediamo in esse un dono del Signorealla Chiesa e alla nostra Comunità. Lecircondiamo di fraterne attenzioni, per-ché ciò che facciamo al più piccolo deifratelli, Gesù lo considera fatto a sestesso.Le aiutiamo ad essere consapevoliche il nostro Redentore le associa inmodo singolare alla sua missione sal-vi fica e completa in loro c iò chemanca alla sua passione per il suoCorpo, che è la Chiesa.Convinta di questa verità M. MariaOliva afferma: «Anche la vecchiaia,con la sua solitudine, l’incapacità didare aiuto alla Comunità, di prestarsicome si vorrebbe, è preziosissima, èun bene immenso, perché entra nelsettore del patire».

73. Testimoni dei beni futuri, cam-miniamo serenamente e consapevol-mente verso la Pasqua definitiva: lamorte, che è per c iascuna di noil’incontro con lo Sposo.

56 57

NS p 62,3FC p 179

c 667 § 1

c 666

1 Cor 12,22-23

Mt 25,45

Col 1,24

Com p 85

7 4 .1 La comunione fraterna non cichiude nei confini della nostra fami-glia, ma ci apre all’intera famigliaumana, in modo che le gioie e le spe-ranze, le tristezze e le angosce degliuomini d’oggi, sono pure le gioie e lesperanze, le tristezze e le angosce diogni Figlia della Chiesa, perché nullavi è di genuinamente umano che nonpossa trovare eco nel nostro cuore.

2 I l dono speciale del la nostravocazione ci mette a servizio dellaChiesa universale e ci rende partico-larmente sensibili alle necessità delleChiese particolari nelle quali l’obbe-dienza ci inserisce.

Capitolo V

S E RVIZIO APOSTO L I C O

7 5 . Membra vive della Chiesa, consa-crate per collaborare all’opera dellasalvezza, sentiamo profondo e urg e n t el’impegno di san Paolo: «Guai a me senon evangelizzo». Così ci vuole laFondatrice: «Aperte a tutti con la gioiache è frutto dello Spirito, per annun-ziare il regno di Dio già presente inquesto mondo», e non abbiamo riposofinché Cristo non sarà tutto in tutti.

7 6 . «Contemplative e perché tali apo -s t o l e» è la consegna della nostra M.Maria Oliva. «L’origine e l’essenza delnostro apostolato è tutta qui: in unaspinta del Signore a lasciarlo per glialtri, quando non si desidererebbe chestarcene con Lui».«La contemplazione ci farà produrre frut-ti di carità e la necessità della carità cifarà lasciare le gioie della contemplazio-ne, come la Ve rgine, Mater Ecclesiae» .Con la Chiesa, che sull’esempio del

58 59

GS 1

1 Cor 9,16

NS p 53,533f p 17

EF p 3

LM 1952

FC p 186LS 29-1-32 p 31

suo Sposo sempre prega e si dona,imploriamo dallo Spirito la grazia ditrasformare la nostra preghiera in unas o rgente di apostolato.

77. Come la Chiesa si impegna a por-tare l’annuncio del Vangelo a tutti gliuomini, così noi «ci sentiamo Figliedelle Chiese locali, disponibili al loroservizio, e Figlie della Chiesa univer-sale, pronte a seguire le sue direttiveuniversali. L’ i d e a l e per la Chiesa e peril mondo non può scolorirsi».

78. Tutta la nostra vita, consacrataall’Amore, è annuncio del Va n g e l o .Realizziamo ciò soprattutto con lafedeltà incondizionata alle esigenzepiù profonde delle Beatitudini evan-geliche. Diventiamo così segno etestimonianza del primato di Dio edel Va n g e l o .

7 9 .1 Il nostro Istituto, fedele al cari-sma ricevuto, non può avere altra mis-sione che quella della Chiesa nostraMadre: l’evangelizzazione, la promo-zione della vita cristiana nei fratelli,per l’edificazione del Corpo di Cristo ela salvezza del mondo. Collaboriamo a

tale missione ecclesiale con un sensovivo della comunione tra noi, con isacerdoti, con gli altri Istituti religiosie con i laici.« L’unità è l’elemento essenziale delnostro apostolato — ci ricorda laFondatrice — il fondamento dellanostra azione. Nessun sacrificio ègrande per l’unità della grande fami-glia cattolica».

2 Partecipiamo perciò con grandedisponibilità alla pastorale, partico-larmente parrocchiale , secondo ipiani della Chiesa locale, con atten-zione ai segni dei tempi e in dipen-denza filiale dal Papa e dai Ve s c o v i .

80. L’Eucaristia è il centro della vitae dell’azione della Chiesa: per questoviviamo, celebriamo e siamo le apo-stole della santa Messa che prolun-ghiamo nell’Adorazione del misteroeucaristico, per essere in Cristo adora-trici del Padre in spirito e verità.Dall’Eucaristia sgorga, per la Chiesa eper noi, l’attività evangelizzatrice, chesecondo le necessità locali e le diretti-ve dei Pastori, diventa: animazionel i t u rgica, presenza pastorale, azione

60 61

c 675 § 2

AG 1

FC p 44

EN 69

FC p 140

33f p 5

33f p 37

33f p 97-98

ecumenica, apostolato mariano, con loscopo di formare al senso della Chiesae di educare alla contemplazione.

8 1 . Presentiamo al mondo il messag-gio della salvezza anche per mezzo diuna catechesi viva, aggiornata e qua-lificata. Nelle parrocchie, nelle scuo-le, dove è possibile presso le nostrecase, sotto la direzione dei Vescovi edei Parroci, portiamo la Parola diverità, incarnandola in una vita pove-ra, umile, caritatevole e sorridente,a ffinché la testimonianza renda piùaccetta la dottrina. Infatti, afferma laFondatrice, «il vero ossigeno di cuioggi ha bisogno il Corpo misticodella Chiesa è la nostra gioia di esser-le Figlie e di dimostrarlo a viso aper-to, in modo che i fratelli, vedendoci,dicano: Dio esiste, ed è Amore».

8 2 . Non ci discost iamo mai dalMagistero della Chiesa.Per poter pubblicare scritti che trat-tano quest ioni d i re l igione o d icostumi, è necessaria la licenza dellaSuperiora Generale.83. È nostro impegno collaborare

attivamente con la Gerarchia per susci-tare, formare e guidare nelle Chieseparticolari persone che siano fermentodi vita cristiana nel mondo.

84. Per questo siamo chiamate arivelare e a comunicare la carità diDio a tutti gli uomini, nei diversicontesti culturali, anche attraverso lamissione «ad gentes», per portarel’annuncio del Vangelo e, se è ne-cessario, collaborare nel servizio dipromozione umana.

85. Ci incarniamo nelle varie culture«liete di scoprire e pronte a rispettarei germi del Verbo che vi si nascondo-no», attente a far emergere i valoriumani e spirituali di ogni persona.O ffriamo la nostra collaborazionepastorale di preferenza negli ambientimeno assistiti e nei Paesi più poveri.

86. «Nell’attività apostolica — ciinsegna M. Maria Oliva — pur impe-gnate con tutte le risorse, non cerchia-mo l’efficacia della nostra azioneumana, ma crediamo alla potenzamisteriosa di Dio e nella circolazione

62 63

C 13-3-1971

c 832

33f p 104-106

c 783

AG 11

33f p 100FP p 23

della carità della grazia del CorpoMistico. Da qui la l ibera , quindigioiosa, accettazione di fatiche, diff i-coltà e prove che ci confermano e ciuniscono al mistero di Cristo soff e-rente e redentore».

87. La riconoscenza filiale ci ha solle-citato fin dalle origini ad una cura spe-ciale dei genitori delle Sorelledell’Istituto bisognosi di assistenza e diaiuto. Li accogliamo con affetto inalcune nostre case particolarmente adat-te, offrendo quegli aiuti spirituali emateriali che diano loro la sicurezza disentirsi veramente in famiglia.

88. Nella nostra azione apostolicaguardiamo a Maria, come modello didonazione nella Chiesa. Ci apriamocome Lei all’effusione dello SpiritoSanto, che sotto la croce la rese Madredi tutti gli uomini e, nella Pentecoste,Regina degli Apostoli. Possiamo cosìanche noi comunicare la presenza diGesù ai fratelli , che amiamo conamore di madri e di sorelle.

Capitolo VI

F O R M A Z I O N E

Princìpi generali

8 9 . Una formazione autentica ha comefine di portare la persona chiamata a condi-videre la nostra vita di Figlie della Chiesa ea realizzare l’ideale dell’Istituto:— avendo come norma suprema di

vita il Signore Gesù;— alimentando un senso profondo

della Chiesa;— realizzando una Comunità che si

dona per la Chiesa, nella Chiesa e conla Chiesa per la salvezza dei fratelli.

9 0 . La nostra Fondatrice ha indicatocon mirabile lucidità le finalità dellaformazione:«La formazione non può essere cheunica: contemplativo-apostolica, perchétale è la natura della nostra Madre. LaChiesa attende oggi dai chiamati unatestimonianza nuova, speciale, splendida.Il nostro spirito esige che veniamo pre-

64 65

NS p 52-53,4

FC p 133

parate a dare tale testimonianza con unaformazione intensa all’orazione e allacontemplazione, da cui dovranno parti-re e a cui dovranno convergere tutte ledimensioni della formazione».

91. Perché la formazione raggiunga taliscopi, deve essre:— personale, facendo leva sul carat-

tere, le disposizioni, l’educazionee le possibilità delle singole perso-ne, perché crescano in libertà efiducia in se stesse, per una rispo-sta più piena al Signore;

— graduale, sistematica, progressiva,completa e permanente, in mododa formare tutta la persona nel suocomplesso, umano e spirituale;

— unitaria, e insieme rispettosa dellecaratteristiche etniche e culturalidelle Nazioni in cui l’Istituto èpresente;

— evangelica, riflettendo la pedagogiadi Cristo;

— specifica, orientata a ricercare,secondo il nostro Carisma, l’equi-librio tra contemplazione e aposto-lato.

9 2 . La responsabile della formazione è

una Sorella di voti perpetui. «Cercheràanche lei — secondo il pensiero dellaFondatrice — di crescere ogni giorno,attraverso la preghiera, nella maturitàumana e spirituale, nell’amore e dedizio-ne a Dio e alla Chiesa e nello spiritod e l l ’ I s t i t u t o .Essa dovrà possedere qualità umane emorali e capacità di discernimento dellepersone; essere capace di trasmettereideali e risvegliare entusiasmi; esserefelice della sua vocazione; conoscere lateologia spirituale, la psicologia e lapedagogia. Sarà in grado di orientare lagenerosità delle Sorelle in formazioneverso un completo dono di se stesse aDio nella fede».

93. M. Maria Oliva, con fine intuitopedagogico, esorta le formatrici a lavo-rare in fraterna collaborazione: «Poichénella formazione delle Sorelle è neces-saria l’unità delle intenzioni e dei cuoritra le formatrici, che è frutto di autenti-ca carità, esse regoleranno i loro rap-porti sullo spirito a cui invital’Apostolo quando dice: “Rendete pienala mia gioia, avendo un medesimo sen-timento, la stessa carità; siate di

66 67

FC p 67

cc 607 e 646

AG 26

cc 660 § 1c 652 § 1.2

cc 648 § 2c 660 § 1

NS p 24-25,37

un’anima sola, di un solo pensiero, nonfacendo niente con spirito di parte e pervanagloria, ma ognuno con umiltà,stimi gli altri superiori a se stesso, nonguardando ai propri interessi, ma anchea quelli degli altri”».

94. La Fondatrice voleva che laSuperiora Generale e le Sorelle C o n s i -gliere fossero le prime responsabili dellaf o r m a z i o n e : «Per garantire l’unità dellaformazione, nell’unità dell’orientamen-to essenziale in vista della nostra speci-fica vocazione, le formatrici si riferi-ranno direttamente alla SuperioraGenerale e al suo Consiglio, perchécostituiscono l’organo di verifica, dianimazione e di guida della formazionestessa». Tale responsabilità spettaanche alla Superiora Provinciale con lesue Consigliere.

95. A prendere parte all’opera edu-cativa sono chiamate anche le nostreComunità. Ogni Sorella, poi, collabo-ri attivamente con le responsabilidella formazione.

Pastorale vocazionale

96. Chiamate a vivere il mistero dellaChiesa una, santa, cattolica ed apostoli-ca, in virtù di una grazia speciale, cer-chiamo, fedeli al nostro ideale, di irra-diare intorno a noi la gioia della caritàche ci unisce in Cristo e nella Chiesa.Favoriamo così il maturare del germedella vocazione nelle candidate che Diovuole donare alla nostra Famiglia reli-giosa.

97. I mezzi più efficaci per la pastora-le vocazionale sono: la fedeltà alla pro-pria vocazione e la preghiera. Perciòogni Sorella e ogni Comunità devonopregare «il Padre, perché mandi operaialla sua messe» e dare la testimonianzadi vita gioiosa.

98. Ogni nostra Comunità, partecipedella missione della Chiesa locale, siimpegna a porre grande attenzione almondo giovanile, perché i giovani sco-prano il valore del Battesimo e imposti-no la vita come risposta alla chiamatadel Signore. Si rende pure disponibileall’accoglienza e all’accompagnamentodi chi desidera conoscere il nostro cari-

68 69

Fil 2,2-4NS p 26-39

NS p 26,39

c 652 § 4

FC p 38-47

PC 24

Mt 9,38

FC p 64-65

sma; condivide momenti di preghiera edi vita, orienta e accompagna neldiscernimento vocazionale, con grandeprudenza e umiltà.

99. Partecipiamo con impegno allevarie iniziative vocazionali promossedalle Chiese particolari, felici di potercooperare alla maturazione della voca-zione di ciascuno, in particolare dicoloro che desiderano abbracciare lavita religiosa o sacerdotale.Facciamo nostra l'esortazione dellaFondatrice: «Per amore sosteniamotutte le istituzioni della Chiesa, favoria-mo tutte le vocazioni, contente anchedi diminuire perché cresca qualunquealtro membro del Corpo mistico».

Postulato

1 0 0 .1 Il Postulato è il periodo di gradua-le preparazione al Noviziato, che per-mette alla candidata di chiarire la suavocazione e sperimentarla concreta-mente, confrontandola con la nostravita; l’Istituto a sua volta ha la possibi-lità di verificarne l’idoneità.

2 Con la grandezza della vocazio-

ne, si presentino alla Postulante lereali esigenze della vita consacrata edell’apostolato specifico dell’Istituto.La Fondatrice diceva espressamente:«La Famigliuola delle Figlie dellaChiesa dovrebbe accogliere soloanime generose, generosissime —tipo santa Teresa del Bambino Gesù— pronte a vincere con la grazia tuttigli scoraggiamenti, a decidersi a tuttii distacchi, a sacrificarsi senza misurae senza limiti: anime infiammate dalFuoco della Pentecoste come gl iApostoli e i discepoli della prima ora;anime disposte a lasciare il cielo diGesù per la Chiesa, come la Ve rg i n eSanta, “Mater Ecclesiae”, “ReginaEcclesiae”; anime felici di patire con-traddizioni e disprezzi per il nome diGesù e della sua Sposa immacolata,felici di morire per essa, come ilSalvatore, gli Apostoli e i Martiri».

101. Ammette al Postulato la SuperioraP r o v i n c i a l e , previa presentazione deidocumenti richiesti dal Direttorio edopo aver preso le dovute informa-z i o n i .102.1 Il Postulato dura da un minimo

70 71

33f p 73

c 597 § 2

OT 11

LS 29-1-1932

di un anno a un massimo di due anni;viene fatto in una casa designata dallaSuperiora Provinciale e con la guidadi una Sorella di voti perpetui da leinominata con il consenso del suoConsigl io . Tut tavia la Super ioraProvinciale, udito il parere del suoConsiglio, può ridurre il tempo delP o s t u l a t o .

2 I contenuti e le modalità di questatappa formativa sono stabilit i nelD i r e t t o r i o .

Noviziato

103. Il Noviziato è una tappa privilegiatanell’arco del cammino formativo, checomprende tutta la vita. Ha lo scopo didare la necessaria conoscenza dell’indolee delle esigenze della consacrazione spe-ciale della vita religiosa, e la possibilità dipraticare effettivamente i consigli evange-lici secondo le caratteristiche proprie delnostro Istituto. «La Novizia — dice laFondatrice — cercherà di acquistare unaprofonda mentalità di fede, per cercareDio sopra tutte le cose; la speranza in Luila renderà solida aiutandola a radicare la

sua vita nella salda rupe, che è Cristo;cercherà di amare sommamente Dio e inLui tutti gli uomini».

104.1 La candidata, per iniziare valida-mente e lecitamente il Noviziato, deveavere i requisiti richiesti dal D i r i t t ouniversale e proprio; in particolare«profonda umiltà, giusto equilibrio digiudizio e di facoltà, provata genero-s i t à ».

2 Viene ammessa dalla SuperioraProvinciale col consenso del suoConsiglio, previa domanda scrittadella candidata, che deve aver presocoscienza della chiamata di Dio avivere per Lui e per la Chiesa nelnostro Istituto, e aver raggiunto ungrado di maturità umana e spiritualetale che le permetta di rispondervi conscelta libera e responsabile.

105. Il Noviziato per essere validodeve essere compiuto in una casaregolarmente designata allo scopo.L’erezione di tale casa, la sua sop-pressione o il suo trasferimento devo-no essere fatti mediante decreto scrit-to della Superiora Generale con il

72 73

cc 646 e 650

cc 641e 642

33f p 164

NS p 15,17

cc 643 e 645

c 646e 652 § 2

consenso del suo Consiglio.

106. Il Noviziato dura due anni, i lprimo dei quali, da ritenersi canonico,per essere valido sarà trascorso intera-mente nella casa di Noviziato atten-dendo esclusivamente alla formazionespirituale, dottrinale e propria.Nel secondo anno saranno compiuti gliesperimenti apostolici formativi.

107. Durante l’anno canonico unaassenza dalla casa del Noviziato chesuperi i tre mesi, continui o disconti-nui , rende inval ido il Novizia to.Un’assenza che superi i quindici gior-ni deve essere recuperata.

108. La direzione delle Novizie sottol’autorità della Superiora Provinciale, èriservata unicamente alla Maestra, laquale deve essere professa di voti perpe-tui ed è nominata dalla SuperioraGenerale col consenso del suo Consiglio.Avrà le doti particolari richieste per ilsuo compito e agirà sempre in comu-nione con le Superiore Maggiori.109. Come desiderava la nostra Fonda-trice, «la Maestra delle Novizie, imi-

tando Maria, che cooperò con amore diMadre alla nascita e formazione dellaChiesa, fissando lo sguardo nelSignore Gesù, a cui dovrà conformarsiin tutta la sua vita, sarà consapevoleche coloro che sono ad essa aff i d a t eappartengono al Padre e a Lui solodevono aderire con amore esclusivo.Per questo, in un atteggiamento dipovertà di spirito, cercherà costante-mente di diminuire perché Egli cresca.Non abbia uffici incompatibili con ilsuo impegno fondamentale, che è laf o r m a z i o n e » .

110.1 La Maestra educa le Novizie alsenso di Dio e della Chiesa con unavita di orazione intensa fondata sullaParola di Dio e sulla Liturgia. Le aiutaa vivere un’ascesi austera e lieta chepermetta loro di offrire a Dio la rinun-cia della loro volontà.

2 Insegna loro lo spirito di famigliache caratterizza il nostro Istituto findalle origini; spiega le Costituzioni, ilDirettorio, gli scritti della Fondatricee la storia dell’Istituto.

3 Assume le chiare indicazioni diM. Maria Oliva riguardo alla vita della

74 75

c 647 § 1.2

c 647 § 2.3c 648 § 1

c 649 § 1

cc 650 § 2c 651 § 1

NS p 22-23,35

c 652

Comunità del Noviziato.«Sull’esempio della Chiesa primitiva,che attorno a Maria era un cuor solo eun’anima sola, nella Comunità delNoviziato il nostro clima di famigliadeve esprimersi in gioia e fervida corri-spondenza per il dono di Dio; lealtà,rispetto e semplice schiettezza nei rap-porti; fraterno interessamento e aiutoscambievole, partecipazione viva allavita dell’Istituto e della Chiesa.Per conformarsi più intimamente allaforma di vita che il Figlio di Dioabbracciò, le Novizie si impegnano astaccarsi gradualmente da tutto ciò chepuò rallentare la loro ascesi; a offrire aDio la completa rinuncia della propriavolontà e a sottomettersi con spirito difede alle Superiore che sono le suer a p p r e s e n t a n t i .Saranno gradatamente illuminate sullospirito dell’Istituto».

111. Tramite la formazione dottrinale,fondata sulla teologia biblica, liturg i c aed ecclesiologica, le Novizie siano aiu-tate a penetrare nel mistero di Cristo edella Chiesa, che deve informare pro-gressivamente la loro vita quotidiana.

112. Alla Maestra di Noviziato la Su-periora Maggiore competente, udito ilsuo Consiglio, può assegnare comecollaboratrici altre Sorelle idonee edesperte nella vita spirituale.

113. Ogni Sorella dell’Istituto, per laparte che le spetta, cooperi alla forma-zione delle Novizie e lo faccia con lapreghiera, l’amore sincero, il rispettoprofondo e soprattutto con l’esempiodella vita.

114.1 Compiuto il Noviziato, se laNovizia viene giudicata idonea, è am-messa alla Professione temporanea,altrimenti viene dimessa. Se rimanequalche dubbio sulla idoneità, laSuperiora Provinciale può prolungareil periodo di prova, però non oltre seim e s i .

2 Per giusti motivi la SuperioraProvinciale può permettere che lanovizia anticipi la Professione, manon oltre quindici giorni.

115. Nel cammino di formazione, leNovizie cercano di imitare la Ve rg i n e

76 77

NS 15,18

ivi p 16-19.20

c 652 § 2

c 652 § 4

c 653 § 1

c 651 § 2c 652 § 1

c 653 § 2

c 649 § 2

Maria, modello di virtù davanti a tuttala comunità degli eletti. Con il suoaiuto, progrediscono nella fede, nellasperanza e nella carità, sforzandosi diaderire in ogni cosa alla volontà di Dioper cooperare con la Chiesa alla rige-nerazione degli uomini.

Professione temporanea

116.1 Con la Professione religiosa laSorella assume i tre consigli evangelicida osservarsi con voto pubblico.Viene incorporata nell’Istituto con idiritti e i doveri definiti nel Diritto uni-versale e proprio ed è consacrata a Diomediante il ministero della Chiesa.Si impegna a vivere al seguito di Gesùv e rgine, povero e obbediente.

2 La Sorella di voti temporaneigode di voce attiva.

117. Ammette alla prima Professionela Superiora Provinciale con il consen-so del suo Consiglio, previa domandascritta della Novizia.118. La Professione temporanea vienericevuta dalla Superiora Provinciale,

personalmente o per mezzo di una suaD e l e g a t a .Per la celebrazione ci atteniamo al Ritodella Professione religiosa.I requisiti necessari per la validitàdella Professione sono quelli indicatidal Diritto universale.

119. La formula della Professione è laseguente:«Accetta, Padre Santo, come ostia spiri-tuale, il voto di castità, povertà e obbe-dienza secondo le Costituzioni delleFiglie della Chiesa, che io... faccio (perun anno, o per tutta la vita), nelle tuemani, Sorella... Superiora Generale(Provinciale, Delegata), per tendere allaperfetta carità, partecipando al misteropasquale di Cristo.Mi impegno a conoscere, amare, testi-moniare la Chiesa; a farla conoscere efarla amare; a pregare, lavorare e sof-frire per essa, secondo il Carisma dellanostra Fondatrice.Supplico la tua infinita bontà, aff i n c h é ,con la grazia dello Spirito Santo e l’inter-cessione di Maria, Madre della Chiesa, lamia vita sia a gloria del tuo Nome, per ilbene della Santa Chiesa e per la salvezza

78 79

c 654

LG 65

c 656 § 3

c 656

33f p 133

del mondo intero. Amen».

1 2 0 .1 La durata dei voti temporaneinormalmente è di cinque anni.

2 Alla scadenza annuale dellaProfessione, la Sorella che intende con-tinuare, chiede liberamente per iscrittoalla Superiora Provinciale di poter rin-novare i voti.

3 Ammette alla rinnovazione laSuperiora Provinciale, udito il pareredel suo Consiglio.

1 2 1. Negli ultimi mesi che precedonola Professione perpetua, la Sorella siprepara intensamente, meditandosulle esigenze della definitiva consa-crazione al Signore.

1 2 2 . Una Sorella professa di voti tem-poranei può liberamente lasciarel’Istituto alla scadenza del tempo peril quale i voti furono emessi. Cosìpure, se sussistono giuste cause, laSuperiora Provinciale, udito il suoConsiglio, può escluderla dalla suc-cessiva Professione.Juniorato

123. Lo Juniorato è il periodo chesegue la prima Professione e va sinoalla Professione perpetua.

124. Il processo educativo di questoperiodo deve aiutare la neo-professa avivere più profondamente le esigenzedella sua consacrazione.Come insegna la nostra Fondatrice, «laProfessione dei consigli evangeliciimpegna la Sorella di voti temporanei acrescere ogni giorno in Cristo verso lasua statura perfetta: amando prima diogni altra cosa e sempre più decisamen-te Dio e i fratelli; assumendo in modosempre più cosciente e personale gliimpegni della consacrazione; comple-tando la formazione integrale, soprat-tutto in vista dell’inserimento nella vitacomunitaria e nell’apostolato».

125. «Da parte sua l’Istituto provvedaalla formazione spirituale, religiosa,dottrinale e apostolica delle giovaniSorelle, in condizioni ambientaliadatte e secondo un preciso piano for-m a t i v o » .126. «Le Sorelle di voti temporanei —esorta ancora M. Maria Oliva — appren-

80 81

c 655

c 689 § 1

c 688

NS p 18,26

ivi p 19

dano a vivere la vita ecclesiale nella pro-pria Comunità e quindi ad essere unacosa sola con la Superiora e con le altreSorelle, come Gesù è una cosa sola colPadre, affinché il mondo creda. Esseinvocheranno umilmente lo Spirito diPietà, che le ha unite come piccolaFamiglia nella Famiglia di Dio, che è laChiesa, e le solleciterà a comporre ericomporre la sua esemplare unità».

Professione perpetua

127. Con la Professione perpetua laSorella acquista tutti i diritti, compresala voce passiva, e assume tutti i doveriprevisti dal Diritto universale e proprio.

128. «Il Carisma della Professione per-petua — ricorda la Fondatrice — èpermanente da parte di Dio che nonritira i suoi doni e include una capacitàpermanente di risposta all’Amore cheama in eterno. Radica e fortifica nellacarità e apre alle immensurabilidimensioni del mistero della Chiesa».129. La nostra Professione perpetua,infatti, «ci fa partecipare gratuitamen-

te, in forma del tutto speciale, allanatura, alle qualità, alle vocazioni, allefunzioni e alla missione universaledella Chiesa e ci qualifica stabilmentead essere un cuor solo, un’anima sola,un solo spirito, una sola voce; tutte pertutti, pronte anche a compiere ciò chemanca alla passione di Gesù Cristo,per il suo Corpo, che è la Chiesa».

130.1 Ammette alla Professione perpe-tua la Superiora Generale con il con-senso del suo Consiglio, dopo averesaminato tutto il curriculum delloJ u n i o r a t o .

2 La Professione perpetua è rice-vuta dalla Superiora Generale, e puòessere anticipata per giusta causa,non oltre un trimestre.

131. Per la validità della professioneperpetua si richiede che la Sorellaabbia fatto cinque anni di Professionetemporanea e abbia i requisiti richie-sti dal Diritto universale e dalle pre-senti Costituzioni.Formazione permanente

132.1 La formazione non si esaurisce

82 83

NS p 19,28

FC p 71

Col 1,24FC p 68

c 657

c 658

con la Professione perpetua, ma duraper tutta la vita.Dobbiamo sentirci sempre bisognose diuna maggiore assimilazione dei valoridella nostra Famiglia, impegnandoci aquell’approfondimento spirituale, dot-trinale e apostolico che costituisce lanostra presenza tipica nella Chiesa.

2 La continua sollecitazione ad esse-re fedeli a Dio, alla Chiesa e all’uomo,è una grazia che richiede costanza efortezza. Siamo perciò chiamate a rive-dere continuamente la nostra vita difede, di speranza, di carità, il nostromodo di vivere nella comunità e nell’I-stituto, da vere Figlie della Chiesa,coscienti che «il rinnovamento secondoil Vangelo non può essere realizzatouna volta per tutte, ma deve essereattuato continuamente, attraverso il fer-vore dei membri e la preoccupazionedei Superiori competenti».

133. Spetta a tutte le Superiore, ma spe-cialmente alla Superiora Generale e suoConsiglio, e al Capitolo generale, procu-rare alle Sorelle i mezzi e il tempo per laformazione permanente.Ogni Sorella, poi, se ne assume la re-

sponsabilità e l’impegno, accogliendocon disponibilità le iniziative promos-se a tale scopo.

134. Tutte avremo sempre presente chela vitalità religiosa e l’efficacia aposto-lica della nostra Famiglia, dipendonodall’impegno con cui le Superiore eciascuna Sorella, promuoveranno unperenne aggiornamento e il continuorinnovamento di tutte e di ciascuna.«Oggi sarebbe temerario contare solosul fervore — ammonisce la nostraFondatrice — e s’impone una prepara-zione che parta da chiari princìpi teolo-gici, si aggiorni con la cultura, si arric-chisca nelle esperienze liturgiche, siqualifichi con l’approfondimento deiconsigli evangelici, si specializzi nellacollaborazione alla pastorale e nell’ani-mazione, si perfezioni sempre più conla imitazione della Chiesa sempre atti-va e sempre contemplativa, di Gesùsempre in comunione col Padre e coifratelli, di Dio “semper quietus, sempera g e n s” nel suo cosmo».135. Tra i mezzi maggiormente idoneiper la nostra formazione permanente,ricordiamo in particolare, secondo le

84 85

c 661

Ef 4,13-16

Eccl S II, 19

c 661FC p 146

indicazioni della Fondatrice: i lMagistero della Chiesa, la scuola del-l’Anno Liturgico, la lezione spirituale elo studio sacro, la revisione di vita e lamortificazione.

136. Normalmente, dopo dieci annidalla Professione perpetua, tutte leSorelle, per rinnovarsi nello spiritodell’Istituto, trascorreranno in gruppoun periodo di intensa orazione e con-templazione e di approfondimento delnostro Carisma.

137. La formazione ci aiuta, inoltre, acontemplare la Ve rgine Maria, a com-prendere sempre meglio la sua funzio-ne nel mis tero di Cris to e dellaChiesa, e a farla conoscere e amare datutti come Madre della Chiesa.

Separazione dall’Istituto

138. Rinnoviamo ogni giorno, nellaChiesa, la nostra umile risposta a Diosempre fedele, che ci ha amate e scelteper sua misericordia, e facciamo nostral’esortazione di M. Maria Oliva:

«Bisogna che il nostro sì, che abbiamopronunciato coi voti, sia fedele comequello del Verbo incarnato, che ha fattosempre la volontà del Padre; bisogna cheil nostro sì sia fedele come il sì di Maria».

139.1 Con profondo amore e discrezio-ne, con la preghiera, l’esempio e lasemplice parola fraterna, siamo vicinealle Sorelle che si trovano in diff i c o l t àper perseverare nella loro donazioneal Signore.

2 le Superiore soprattutto cerchinodi stabilire con loro un sereno e sincerodialogo e le aiutino. Tutte ricordiamo leparole della nostra Fondatrice al riguar-do: «La carità fraterna aiuta la Sorella avincere chissà quali prove. E se unaSorella uscisse dal convento per colpanostra, perché non siamo abbastanzabuone, abbastanza compassionevoli,perché abbiamo spento il lucignolo chefumigava? Gesù non lo vuole! Abbiatecome programma di non spegnerlo, dicercare di riaccenderlo con l’amore,con la carità».140. Per i casi di passaggio di unaSorella dal nostro Istituto a un altro eviceversa, di esclaustrazione, di uscita

86 87

LG 67ReM p 37

Lz 25-3-1975

ULJ p 26

volontaria durante la Professione tem-poranea o perpetua, di dimissione conprocedimento ordinario o urgente, siosservino scrupolosamente le norme delDiritto universale.

141. La Sorella che legittimamenteesce o è legit timamente dimessadall’Istituto, non può esigere nulla perqualunque attività in esso compiuta.L’Istituto deve però osservare l’equitàe la carità evangelica verso la Sorellache se ne separa.

Capitolo VII

A U TORITÀ E SERV I Z I O

Princìpi generali

142. Le Superiore esercitino quellapotestà che hanno ricevuto da Diomediante il ministero della Chiesa.Docili perciò alla volontà di Dionell’adempimento del proprio incarico,reggano le Sorelle quali figlie di Dio;suscitino la loro volontaria obbedienzanel rispetto della persona umana, leascoltino volentieri e promuovano altre-sì la loro concorde collaborazione per ilbene dell’Istituto e della Chiesa, fermarestando l’autorità loro propria di deci-dere e di comandare ciò che va fatto.

143. Le Superiore devono promuovere,a livello comunitario e individuale, lavita di comunione con Dio e, attente aisegni dei tempi, stimolare il fervoreapostolico, per una risposta sempre rin-novata al piano di Dio nella Chiesa.Cerchino di vivere il loro serviziocome voleva la nostra Fondatrice:«Lepiù grandi per autorità saranno serve

88 89

cc 684-701e 703-704

c 702

c 618

delle altre, sentendo per tutte unatenerezza materna, fino a tanto che siaformato in esse Cristo; si faranno pic-cole in mezzo ad esse e saranno dispo-ste a dare anche la vita, lavorando,esortando, confortando e anche scon-giurando tutte a tenere una condottadegna di Dio, che ci ha chiamate alsuo Regno e alla sua gloria».

144.1 Ogni servizio di autorità, a livellogenerale, provinciale e locale, dura peril periodo di tempo stabilito dalle pre-senti Costituzioni. Per gli avvicenda-menti e le eventuali conferme si tengapresente il bene della persona,dell’Istituto, e le necessità del servizioa p o s t o l i c o .

2 Il servizio di autorità nell’Istitutosi articola a diversi livelli:— Capitolo Generale, suprema auto-

rità collegiale;— Superiora Generale, per tutto l’Isti-

tuto, da sola o col suo Consiglio;— Superiora Provinciale, per la ri-

spettiva Provincia, da sola o colsuo Consiglio;

— Superiora locale, per la sua Comu-nità, da sola o col suo Consiglio.

145. Spetta alla Superiora Generale,col consenso del suo Consiglio, proce-dere all’eventuale divisione dell’Isti-tuto in Province o entità simili, comepure alla soppressione di una partedell’Istituto stesso.

2 Prima di compiere uno degli attipredetti, la Superiora Generale devee ffettuare una opportuna consultazio-n e .

3 Le Province e le entità simili sireggono a norma del Diritto universale,delle Costituzioni e degli Statuti parti-colari.

146.1 Tutte le Superiore agiscono piena-mente consapevoli dei propri doveri,poteri e limiti, secondo il Diritto uni-versale e proprio. «Considerandosiquasi un sacramento della maternità diCristo, cioè della Chiesa — scrive laFondatrice — devono vivificare le pro-prie figlie con l’orazione, confermarlecon la parola, riparandone le debolezzecon il buon esempio, nutrirle con la

90 91

c 622

33f p 33

c 624 § 1

cc 581 e585

c 619

sostanza della loro carità, sollevarle conl’unzione del materno compatimento,farle sorelle degli Apostoli con l’impo-sizione del giogo soave del Signore,fidanzarle e sposarle a Cristo con laloro autorità».

2 Considerino il loro mandato unservizio d’amore a tutto l’Istituto e alleSorelle, un aiuto generoso da off r i r ealle Comunità perché nella Chiesa rea-lizzino sempre meglio, con gioia, laloro missione di «Figlie».

Capitolo generale

147. Il Capitolo Generale è l’organo digoverno collegiale dell’Istituto, conpotere elettivo e legislativo. Rappre-senta un momento di grande comunio-ne, nel quale tutte le Sorelle della nostraFamiglia religiosa sono rappresentate.

148. Il Capitolo Generale deve esserepreparato dalla preghiera e partecipa-zione di ciascuna Sorella, che vieneopportunamente consultata e informa-ta, secondo quanto è previsto nelD i r e t t o r i o .

149. Il Capitolo Generale ha i seguenticompiti:

a) verificare la fedeltà al Vangelo e alCarisma dell’Istituto;

b) tutelare il patrimonio dell’Istituto,promuovendo un adeguato rinnova-mento che ad esso si armonizzi;

c) corroborare l’unità tra le Sorelle;d) dare indicazioni per aggiornare il

piano di formazione;e) eleggere la Superiora Generale e le

Consigliere generali;f ) esaminare e discutere la situazione

generale dell’Istituto in base allerisposte date dalle Comunità nelleconsultazioni particolari;

g) decidere, con la maggioranza dei dueterzi dei voti delle Capitolari, even-tuali modifiche alle Costituzioni, dasottoporre poi all’approvazione dellaSanta Sede;

h) emanare e approvare norme per tuttele Sorelle;

i) esaminare la situazione economicadell’Istituto.

92 93

33f p 160

c 631

c 633

c 631 § 1

c 592 § 1

150.1 Il Capitolo Generale ordinario sicelebra ogni sei anni e quando, perqualsiasi motivo, è vacante l’ufficio diSuperiora Generale.

2 Il Capitolo Generale straordinariosi celebra quando vi sono da trattareaffari di grande importanza per l’interoIstituto. La decisione di indirlo spettaalla Superiora Generale, previo consen-so del suo Consiglio.

Per tutte le fasi del Capitolo Generalestraordinario si segue la procedura delCapitolo Generale ordinario.

3 Il Capitolo Generale è sempre pre-sieduto dalla Superiora Generale e insua assenza dalla Vicaria Generale.

4 Per giusti motivi la data delCapitolo può essere anticipata o postici-pata di tre mesi, a giudizio della Supe-riora Generale con il consenso del suoConsiglio.

5 La convocazione del CapitoloGenerale ordinario deve essere fattadalla Superiora Generale sei mesi primadella scadenza del sessennio. Ella, conil consenso del suo Consiglio, ne stabi-lisce il luogo, la data, le preghiere spe-

ciali per invocare l’assistenza delloSpirito Santo. Prepara inoltre l’agendadei lavori, udito il parere del suoConsiglio.

6 In caso di morte, rinuncia, deposi-zione o inabilità della SuperioraGenerale, il Capitolo viene convocatodalla Vicaria Generale col consenso delConsiglio Generale, non oltre sei mesidalla vacanza, ed è da essa presieduto.

151.1 Al Capitolo Generale partecipano:— per diritto: la Superiora Generale,

le Consigliere Generali, le Supe-riore Provinciali, la SegretariaGenerale, l’Economa Generale el’ultima ex Superiora Generale;

— per elezione: le Sorelle di votiperpetui elette come Delegatedalle Sorelle dell’Istituto, secon-do le modalità stabilite nelD i r e t t o r i o .

2 Il numero delle Delegate elette alCapitolo non deve essere inferiore aquello dei membri di diritto.

3 Le Sorelle di voti temporaneinell’elezione delle Delegate hanno sol-tanto voce attiva.

94 95

Non godono di voce né attiva né passi-va le Sorelle professe esclaustrate equelle che hanno già inoltrato domandadi esclaustrazione o di secolarizzazione.

152. Nella scelta delle Delegate al Ca-pitolo le Sorelle tengano presente il cri-terio indicato dalla nostra MadreFondatrice: «Il Capitolo deve accoglie-re certamente chi è esperta di governo,chi ha energia, capacità e fervore per leopere, che devono essere tutte rappre-sentate, chi può aiutare con la cultura ela qualificazione, ma deve accoglierepure umili Sorelle che sanno pregarebene, sacrificarsi molto per le altre ealle quali lo Spirito di Dio darà certa-mente luce perché esprimano col loroapporto spirituale e coi loro voti inCapitolo, la sua volontà.

153.1 Le Sorelle capitolari cerchinosempre la gloria di Dio, il bene dellaChiesa e dell’intero Istituto.

2 In un clima di discernimento e dipreghiera eleggano ai vari compiti digoverno generale Sorelle di voti perpe-tui prudenti e rette, di vita di orazione,di profondo senso ecclesiale, permeate

dal nostro carisma, sensibili alle esi-genze del nostro tempo, capaci dia ffrontare i problemi dell’Istituto.

3 Esse possono assumere, condovuta prudenza e carità, informazionisulle Sorelle da eleggere.

154.1 Per la validità delle elezioni, devo-no essere presenti almeno i due terzidelle Capitolari.

2 Il voto deve essere libero, segre-to, certo, assoluto e determinato.

3 Se il numero dei voti supera ilnumero delle elettrici, la votazione ènulla.

155. Qualora una o più SorelleCapitolari, presenti in casa, per causa dimalattia fossero impedite di recarsinell’aula capitolare, le due scrutattrici sirecheranno da loro per ricevere in scrit-to e in segreto il voto.

156. Tutti gli atti dell’elezione sianoaccuratamente descritti dalla segretariadel Capitolo e firmati almeno dallas t e ssa Segretaria, dalla Presidente edalle scrutatrici; siano diligentementecustoditi nell’archivio dell’Istituto.

96 97

c 626

c 172

c 173 § 3

c 687

C 14-7-1973

157. Primo atto del Capitolo è la elezio-ne di due scrutatrici, della Moderatrice edella Segretaria del Capitolo.Quindi la Superiora Generale, o in suaassenza la Vicaria Generale, presentala Relazione, precedentemente appro-vata dal Consiglio Generale, sullasituazione spirituale, comunitaria, apo-stolica ed economica dell’Istituto.

158.1 Il Capitolo elegge la SuperioraGenerale e le Consigliere Generali,delle quali la prima eletta è la Vi c a r i aGenerale, nel momento stabilitodall’agenda dei lavori.

2 Può essere eletta Superiora Gene-rale la Sorella che abbia compiutoalmeno 36 anni di età e 10 di Profes-sione perpetua. La sua elezione avvienecon la maggioranza assoluta dei votidelle Capitolari presenti.Se ciò non avvenisse nei primi duescrutini, se ne faccia un terzo nel qualeavranno voce passiva e non attiva sol-tanto le due Sorelle che nel secondoscrutinio ebbero maggior numero divoti. Risulterà eletta colei che ha rice-vuto la maggioranza dei voti; in caso

di parità, quella più anziana di profes-sione nel caso che avessero professatolo stesso giorno, la più anziana di età.

3 La neo-eletta assume la presiden-za del Capitolo.

159.1 Potranno essere elette Consi-glie-re Generali le Sorelle che abbianocompiuto almeno 33 anni di età e 8 diProfessione perpetua.

2 La loro elezione sarà fatta convotazioni distinte dopo l’elezione dellaSuperiora Generale.

3 Si riterranno elette ConsigliereGenerali le Sorelle che avranno otte-nuto la maggioranza assoluta di voti.Se questa non si ottenesse nei primidue scrutini, risulteranno elette coloroche nel terzo ed ultimo scrutinio con-seguiranno la maggioranza relativa. Incaso di parità, verrà eletta la Sorellapiù anziana di professione e nel casoavessero professato lo stesso giorno, lapiù anziana di età.

4 Le Consigliere devono essere do-tate delle capacità necessarie al loroufficio.

98 99

c 173 § 4

c 173

c 119 § 1

c 625 § 1

160.1 Le decisioni capitolari sono presea maggioranza assoluta dei voti dellepresenti. Nel caso di parità, dopo duescrutini, la Presidente può dirimerlacon il suo voto.

2 Al termine del Capitolo, laSuperiora Generale promulga il risultatodelle elezioni e le decisioni del Capitolos t e s s o .

3 Tali deliberazioni annullano gliatti del precedente Capitolo che fosse-ro contrari; riconfermano ciò che si èmantenuto e hanno valore obbligantefino al successivo Capitolo.

4 Tutte le Sorelle sono tenute a osser-vare le decisioni del Capitolo, comemezzi che le aiutano a vivere la consa-crazione di Figlie della Chiesa.

161.1 Per favorire la comunione piùpiena, verso la metà del sessennio, laSuperiora Generale, col consenso delsuo Consiglio, convoca il ConsiglioPlenario.

2 Esso è costituito dalla SuperioraGenerale e dal suo Consiglio, dalleSuperiore Provinciali, dalla Segretaria

ed Economa Generali, e da una rappre-sentanza di Sorelle di voti perpetui scel-te secondo le modalità stabilite nelleDeliberazioni dell’ultimo Capitolo.

162. Il Consiglio Plenario ha soltantovoto consultivo.

163. È compito del Consiglio Plenario:— informare sulla realtà delle diverse

Nazioni nelle quali l’Istituto è pre-sente;

— discutere su temi particolari stabi-liti dalla Superiora Generale con ilconsenso del suo Consiglio, inbase agli orientamenti dell’ultimoCapitolo Generale e alle necessitàdell’Istituto.;

— suggerire i mezzi per incrementarela vita spirituale e le attività apo-stoliche.

164.1 La Superiora Generale, previoparere del suo Consiglio, almeno quat-tro mesi prima della celebrazione delConsiglio Plenario, invierà a tutte leComunità un questionario sui temi dat r a t t a r s i .

100 101

c 119 § 2

c 631 § 1

c 632

2 Le Sorelle delegate avranno curadi informarsi sulle proposte e osserva-zioni delle Comunità che rappresenta-no, prima di partecipare al ConsiglioPlenario.

Superiora Generale

165. La Superiora Generale è unamadre, una guida e un’animatrice chefavorisce in ogni modo la comunionedelle Sorelle con Dio, tra di loro, con laChiesa e con tutti i fratelli. «È Sorelladi tutte le sue Sorelle — scrive la nostraFondatrice — e assume il titolo di“Madre” per esprimere la sua maggiorelibertà di donarsi a tutte e di portaretutte a Cristo».«Il suo servizio richiede spirito di orazio-ne e senso della Chiesa, profonda fede edocilità allo Spirito, equilibrata percezio-ne e capacità di accettazione delle perso-ne e degli eventi, capacità di collaborazio-ne e di adattamento, fermezza, lealtà,bontà, amore concreto per la nostraFamiglia religiosa, conveniente cultura».166. La Fondatrice stessa indica i suoicompiti principali: «È suo compitomantenere con materna soavità la disci-

plina, il vincolo d’unione dell’Istituto elo spirito di filiale attaccamento alla S.Chiesa e al Vicario di Cristo».«Deve risvegliare nelle Comunità enelle Sorelle le certezze della fede chedevono guidarle, promuovendone lostudio, la meditazione e la formazione;sensibilizzare tutta la Congregazione afare proprie le finalità e le iniziativedella Chiesa secondo il nostro Carismaspecifico, soprattutto con la segretafecondità dell’orazione e la partecipa-zione al mistero di Cristo sofferente er e d e n t o r e .Anteporrà, quindi l’animazione aivalori spirituali ad ogni compito dio rganizzazione e amministrazione;solleciterà all’amore verso i poveri peri quali Gesù ha mostrato la sua predi-lezione; vigilerà che l’espansionedelle opere non nuoccia alla formazio-ne dei membri; favorisca la reciprocaconoscenza, lo scambio di esperienze,la collaborazione a tutti i livelli fra leSorelle e le Comunità e la promozionev o c a z i o n a l e » .167. Il mandato della Superiora Gene-rale dura sei anni e può essere rielettaper un altro sessennio immediato. Se

102 103

NS p 71,17

FC p 107

33f p 113

NS p 70,15.16FC p 108-111

durante il sessennio volesse rinunciareall’incarico, deve ricorrere alla SantaSede.

168. La Superiora Generale ha autoritàsulle singole Sorelle, sulle Comunità,sull’intero Istituto, e la esercita in colla-borazione con le Sorelle del ConsiglioGenerale che condividono con lei laresponsabilità di governo a norma delDiritto universale e proprio.

169. Spetta alla Superiora Generale, fral’altro:

a) applicare le direttive capitolari;

b) sostenere le Superiore Provinciali e leSuperiore locali, che sono partecipidel servizio di autorità, lasciando lorola necessaria libertà di azione, secon-do le Costituzioni e il Direttorio, sti-molandone l’apertura all’interoIstituto e alla Chiesa universale;

c) visitare, almeno una volta nel sessennio,tutte le Comunità dell’Istituto, personal-mente o per mezzo di sue Delegate;

d) dirigere l’amministrazione dei benitemporali dell’Istituto, secondo lenostre Costituzioni;

e) autorizzare spese straordinariesecondo le norme stabilite dalDirettorio e dal Capitolo;

f) ricevere la Professione Perpetuadelle Sorelle, personalmente o permezzo di sue Delegate;

g) autorizzare le Sorelle a cambiare iltestamento;

h) dispensare, in casi particolari e perun tempo determinato, le singoleSorelle o Comunità, da qualchepunto disciplinare delle Costituzionie del Direttorio;

i) approvare, in ordine alle finalitàproprie dell’Istituto di conoscere efar conoscere la Ve rgine Maria e laChiesa, le pubblicazioni e ristampe,come pure il programma di massimadelle pubblicazioni periodichedell’Istituto;

l) confermare le Superiore locali nomi-nate dalla Superiora Provinciale;

m) far conoscere e applicare i documen-ti della Santa Sede.

Consigliere Generali

104 105

c 189 § 1

c 628 § 1

c 832

c 592 § 2

170. Il Capitolo Generale è formatodalla Superiora Generale e da quattroSorelle Consigliere. Le Consigliere,«consapevoli di dover rendere all’Istitu-to un grande servizio di carità», comedice la nostra Fondatrice, collaboranocon la Superiora Generale con senso dicorresponsabilità, di sincerità e dicarità.Si impegnano a dare esempio di comu-nione e di obbedienza alla SuperioraGenerale, nello spirito di famiglia checi deve caratterizzare.

171. Le Consigliere generali restano incarica per un sessennio e possono essererielette per un solo sessennio immediato.

172.1 La Superiora Generale assegna adogni Consigliera un settore di attivitàdell’Istituto. Essa si impegna ad ani-marlo con umile obbedienza, conamore e dedizione.

2 Nelle visite alle Comunità, posso-no disporre di poteri decisionali secon-do le facoltà concesse loro, volta pervolta, dalla Superiora Generale, senzaperò interferire nell’autorità ordinariadella Superiora locale.

3 La Superiora Generale deve convo-care il Consiglio Generale almeno unavolta al mese e per tutti gli altri casi chene richiedono il consenso o il parere.

1 7 3 . La Superiora Generale, per agirevalidamente, è tenuta a chiedere il con-senso del suo Consiglio nei seguenticasi:a) indire il Capitolo Generale e il Con-

siglio Plenario;b) approvare la Relazione sulla situa-

zione dell’Istituto nel decorso ses-sennio, perché sia presentata alCapitolo Generale;

c) erigere una casa religiosa, dopo averottenuto il consenso scritto delVescovo diocesano; sopprimernequalcuna, dopo aver consultato ilVescovo diocesano; destinarla adopere di apostolato differenti daquelle per cui fu costituita, con ilconsenso del Vescovo diocesano;

d) erigere nuove Provincie o entitàsimili; modificare o sopprimerequelle esistenti, con decreto scritto;

e ) erigere, trasferire, sopprimere, sem-pre con decreto scritto, una casa di

106 107

NS p 71,18

cc 127 e 627

c 592 § 1

cc 609 e 612

c 681 e 585

Noviziato;f ) nominare le Superiore Provinciali,

previa opportuna consultazionedelle Sorelle appartenenti allaP r o v i n c i a ;

g ) nominare le Sorel le Delegate ,previa opportuna consultazione, ele loro Consigliere;

h ) nominare la Segretaria Generale,l’Economa Generale, la Maestradelle Novizie e la Rappresentantelegale dell’Istituto;

i ) approvare contratti e convenzioniriguardanti le case;

l ) accettare le dimissioni di unaConsigliera Generale, di una Supe-riora Provinciale, di una SorellaDelegata e di una Superiora locale;

m ) determinare gli Statuti delle Pro-vince, delle altre entità simili edelle case di solitudine;

n ) ammettere una Sorella alla Profes-sione perpetua;

o ) permettere a una Novizia, in casoeccezionale, di fare il Noviziato inuna casa dell’Istituto diversa daquella in cui ha sede il Noviziato;

p ) ammettere al Noviziato una candi-data che abbia superato i 30 annidi età;

q ) contrarre debiti e alienare benidell’Istituto, quando il loro valorenon superi la somma stabilita dallaSanta Sede;

r ) approvare i resoconti dell’ammini-strazione generale e le spese straor-dinarie, attenendosi alle indicazionidate dal Capitolo Generale;

s ) accogliere una religiosa prove-niente da un altro Istituto e auto-rizzare una Sorella a passare in unaltro Istituto;

t ) concedere a una Sorella di votiperpetui l’indulto di esclaustra-zione, per non più di tre anni;

u ) per tutti gli altri casi sottoposti alconsenso del Consiglio da partedel Diritto universale e proprio.

174. La Superiora Generale deve chie-dere il parere del suo Consiglio, fral’altro, nei seguenti casi:

a) scegliere le Sorelle per la Commis-sione preparatoria al Capitolo

108 109

c 647 § 1

c 625 § 3

c 647 § 2

c 638 § 3

cc 684 e 685

cc 686 e 687

Generale;b) scegliere un gruppo di Sorelle a

livello internazionale, per lo stu-dio dei problemi inerenti alla for-m a z i o n e ;

c) per gli altri casi previsti dal Dirittouniversale e proprio in cui taleparere è richiesto.

175. La Superiora Generale deve chie-dere il voto collegiale nei seguentic a s i :

a) per l’elezione, durante il sessen-nio, di una Consigliera Generale, ilcui posto per qualsiasi motivo siarimasto vacante. La Sorella elettaoccuperà l’ultimo posto fino alsuccessivo Capitolo Generale;

b) per l’emissione del decreto didimissione di una Sorella Professadi voti perpetui o temporanei, dasottoporre alla Santa Sede.

Vicaria Generale

176.1 La Vicaria Generale sostituisce laSuperiora Generale per qualsiasi moti-vo assente o impossibilitata, nel disbri-go degli affari ordinari.Ne assume l’ufficio rimasto vacantefino all’elezione della nuova SuperioraG e n e r a l e .

2 Se per qualsiasi motivo rimanessevacante il posto della Vicaria Gene-rale, la Superiora Generale, con il con-senso del suo Consiglio, nomina a taleu fficio una delle altre ConsigliereG e n e r a l i .

3 Con voto collegiale, poi, vieneeletta una nuova Consigliera Generaleche prenderà il posto di quartaConsigliera.

Segretaria Generale

177. 1 La Segretaria Generale è unaSorella di voti perpetui, nominatadalla Superiora Generale con il con-senso del suo Consiglio, per un ses-sennio e può essere riconfermata.

2 La Segretaria Generale partecipaalle riunioni di Consiglio senza diritto di

110 111

cc 694-704

voto e ne redige fedelmente i verbali,che saranno firmati da lei e dallaSuperiora Generale.È tenuta a osservare il segreto su quan-to concerne il suo ufficio. Deve interes-sarsi a tutto ciò che riguarda la segrete-ria generale e tenere aggiornati i registrie i dati statistici sullo stato personaledell’Istituto.

3 Può essere nominata SegretariaGenerale anche una delle ConsigliereGenerali ad eccezione della Vi c a r i aGenerale.

Economa Generale

178.1 L’Economa Generale è unaSorella di voti perpetui, nominata dallaSuperiora Generale, con il consensodel suo Consiglio, per un sessennio epuò essere riconfermata.

2 L’Economa Generale deve essereanimata da vivo amore per l’Istituto,senso di giustizia e di prudenza, prova-ta obbedienza alle direttive dellaSuperiora Generale, essere competentein campo amministrativo.

3 Essa amministra i beni dell’Ist-tuto sotto la direzione della SuperioraGenerale e la vigilanza del ConsiglioGenerale. Ad esse, ogni sei mesi, pre-senta una relazione sull’andamentoa m m i n i s t r a t i v o .

4 Prepara per il Capitolo Generale larelazione sullo stato economicodell’Istituto e la Superiora Generale conil suo Consiglio lo devono approvare.

Provincia

179.1 La Provincia è una partedell’Istituto costituita dalle Sorelleriunite nelle Comunità, sotto l’auto-rità della Superiora Provinciale, che,da sola o con il suo Consiglio, gover-na a norma del Diritto universale eproprio, e lo Statuto particolare.

2 Per erigere una Provincia, s irichiede che ci sia una consistenzanumerica di Sorelle professe di votiperpetui distribuite in un congruonumero di case, la possibilità di voca-zioni locali, una stabilità apostolicacon prospettive di continuità e una

112 113

s u fficiente autonomia economica.

180.1 La Superiora Provinciale è nomi-nata dalla Superiora Generale col con-senso del suo Consiglio, dopoun’opportuna consultazione delleSorelle della Provincia. Deve essere divoti perpetui da almeno dieci anni.Dura in carica tre anni e può esserericonfermata per un secondo triennio,ma non più.

2 Essa ha autori tà su tutte leSorelle e le case della Provincia.Ogni anno deve visitare le Comunitàe le Sorelle a lei affidate. Nomina,con il consenso del suo Consiglio, leSuperiore locali della sua Provincia,previa conferma del la Super ioraG e n e r a l e .

181.1 Il Consiglio Pronvinciale è com-posto dalla Superiora Provinciale e dadue o quattro Consigliere, a secondache la Provincia sia costituita da menoo da più di cinquanta Sorelle.

2 Le Consigliere Provinciali sonoelette dal Capitolo Provinciale secondole modalità dell’elezione delle Consi-

gliere Generali.Durano in carica tre anni e possonoessere riconfermate per un altro trien-n i o .Devono essere Sorelle vi voti perpetuida almeno tre anni.

3 La prima Consigliera funge ancheda Vicaria Provincia le quando laSuperiora Provinciale è impedita oassente dalla Provincia.

182. La Superiora Provinciale, con ilconsenso del suo Consiglio, nomina laSegretaria e l’Economa Provinciali;esse devono essere professe di votiperpetui. Possono essere contempora-neamente Consigliere Provinciali.

183. Il Capitolo Provinciale è convoca-to dalla Superiora Provinciale, previoaccordo con la Superiora Generale, seimesi prima della sua celebrazione.

184. Intervengono al Capitolo Provin-ciale:

a) come membri di diritto:— la Superiora Generale che lo pre-siede o una sua Delegata; la Supe-

114 115

c 625 § 3

c 623

c 622 e 628 § 1

c 624 § 2.3

riora Provinciale; le Consigliere pro-vinciali; la Segretaria e l’Economaprovinciale;

b) per elezione:— le Sorelle elette da tutti i membridella Provincia e in numero almenouguale alle Capitolari di diritto.

Per l’elezione delle delegate alCapitolo Provinciale si adattano lenorme delle Costituzioni riguardanti leDelegate al Capitolo Generale.

185.1 Il Capitolo provinciale ha funzio-ne informativa, consultiva e orientativaper le attività della Provincia.

2 Le decisioni del Capitolo provin-ciale devono essere prese a maggioran-za assoluta dei voti e devono essereconfermate dalla Superiora Generalecon il consenso del suo Consiglio.

3 Il Capitolo provinciale si celebraogni tre anni con le stesse modalità delCapitolo Generale.

186. La Provincia può avere unNoviziato proprio, se ciò sembreràopportuno. Il Noviziato può essere

anche interprovinciale; spetta allaSuperiora Generale con il consenso delsuo Consiglio decidere in proposito.

187. La Superiora Provinciale devefavorire l’apertura della Provinciaall’intero Istituto e applicare alla stessale direttive del Capitolo Generale e delGoverno generale.Deve inoltre mantenere i contatti con iVescovi, gli organismi ecclesiastici,civili e le Famiglie religiose operanti inProvincia.

188. Udito il parere della SuperioraProvinciale, la Superiora Generale ha lafacoltà di trasferire, per il bene dell’Istit-uto, le Sorelle da una Provincia all’altra.

Delegazione

189. In casi particolari, quando ungruppo di Comunità presenta la neces-sità di una certa autonomia e per giustecause non si può erigere la Provincia,la Superiora Generale col consenso delsuo Consiglio, previa opportuna con-sultazione, può costituire unaDelegazione retta da uno Statuto spe-

116 117

ciale sotto la responsabilità di unaD e l e g a t a.

190.1 La Delegata dovrà essere professadi voti perpetui da almeno otto anni;viene nominata dalla SuperioraGenerale col consenso del suoConsiglio, previa opportuna consulta-zione. Dura in carica tre anni e puòessere riconfermata per un secondotriennio.

2 Nel suo compito è coadiuvata dadue Consigliere, nominate dallaSuperiora Generale, col consenso delsuo Consiglio; devono essere professedi voti perpetui e durano in carica comela Delegata.

3 La prima Consigliera funge daVicaria quando la Delegata è impeditao assente dal territorio.

4 La Segretaria e l’Economa dellaDelegazione sono nominate dallaDelegata col consenso del suo Consiglio.Possono essere anche Consigliere.

191. La Delegata agisce con le facoltàche le sono attribuite nell’atto dellanomina o volta per volta dalla

Superiora Generale. La Delegata puòessere Superiora, ma non è Superioramaggiore.

192. La Delegata è animatrice spiritua-le delle Sorelle e delle Comunità che lesono affidate e coordinatrice delle atti-vità della Delegazione. Ha tra l’altro ilcompito di trasmettere gli indirizzi delGoverno generale o Provinciale, difavorire l’unione tra le Comunità dellaDelegazione e la Superiora Generale, distudiare il modo di concretizzare ledirettive capitolari, di riflettere sullesituazioni della Delegazione e di pre-sentarle alla Superiora Generale oProvinciale.Deve visitare spesso le case e leSorelle della sua Delegazione; può tra-sferire le Sorelle da una casa all’altra,informandone la Superiora Generale.Ogni sei mesi invia una relazione scrit-ta dettagliata riguardante la situazionedella Delegazione.

193. Se la Superiora Generale lo credeopportuno, col consenso del suoConsiglio, può erigere il Noviziato perla Delegazione.

118 119

c 623-624 § 2c 625 § 3

Comunità locale

194. La Comunità religiosa deve abita-re in una casa legittimamente costituita,sotto l’autorità di una Superiora, mante-nendosi in piena comunione con leSuperiore maggiori e con tutte leSorelle attraverso l’orazione, l’obbe-dienza e l’aiuto fraterno nella carità.

195.1 La Superiora locale è nominatadalla Superiora Provinciale, col consen-so del suo Consiglio, previa opportunaconsultazione, e confermata dallaSuperiora Generale.

2 Deve essere professa di voti per-petui da almeno tre anni.

3 Il suo mandato dura un triennio;può essere confermata per un secondotriennio e, per validi motivi, anche perun terzo.

4 Non può essere rimossa dall’uff i-cio o trasferita a un altro se non per iseguenti casi: il bisogno urg e n t edell’Istituto, lo stato di salute che non lepermette di svolgere bene il suo compi-

to; le assenze prolungate o frequentidalla casa; difficoltà con la maggioran-za della Comunità non altrimenti elimi-nabili, e simili.

5 Ulteriori mandati sono possibilidopo un congruo periodo di interruzione.

196. «Guida e animatrice dellaComunità — come scrive la nostraFondatrice — la Superiora locale deveaiutare le Sorelle a ravvivare le certezzedella fede che sono alla base della libe-ra e totale donazione a Dio».Sua costante preoccupazione sia la pro-mozione a livello comunitario e indivi-duale della vita di comunione amorosacon Dio e con le Sorelle, «imitando lamaterna delicatezza di Maria» a Cana.

197. Posta al servizio del disegno diamore del Padre nelle Sorelle, laSuperiora locale deve svolgere il suocompito con carità e umiltà, con com-prensione, bontà e dolcezza, in comu-nione profonda con la SuperioraGenerale e il suo Consiglio. Deveaccogliere con rispetto e amore ogniSorella che le viene affidata, nellaricerca costante della volontà di Dio, e

120 121

c 608

NS p 74,26

33f p 123

CC n 278

c 624 § 2.3

c 625 § 3

c 623

c 624 § 3

favorire l’obbedienza volontaria, atti-va, responsabile e soprannaturale delleSorelle, affinché nella Comunità aff i-datale si compia il desiderio di Gesù:«Che tutti siano uno».

198. La Superiora locale deve distin-guersi per l’amore alla Chiesa, per lospirito di preghiera e di sacrificio, perl’amore all’Istituto, per la capacità didialogo, per la conoscenza delleCostituzioni e del Direttorio, della sto-ria dell’Istituto e degli scritti dellaFondatrice.

199.1 Docile allo Spirito Santo essaaccoglie le direttive della Chiesa edelle Superiore maggiori e ne cural ’ a t t u a z i o n e .

2 Favorisce l’unione di tutte leSorelle con le Superiore maggiori e contutti i membri della nostra Famiglia.

3 È attenta alle necessità spirituali efisiche delle Sorelle; promuove la vitadi orazione; stimola il fervore apostoli-co con attenzione ai segni dei tempi;assicura alle Sorelle le condizioni peruna vita spirituale, comunitaria e apo-

stolica secondo il Carisma.

4 Riconosce in particolare alleSorelle la dovuta libertà per quantoriguarda il Sacramento della Penitenzae la direzione della coscienza.

200. In casi particolari, per giuste cause,la Superiora locale può dispensare leSorelle o se stessa da qualche prescrizio-ne disciplinare del Diritto proprio; perdispense prolungate ha bisogno dell’auto-rizzazione della Superiora Provinciale.

201. La Superiora locale è assistita daun Consiglio locale, di cui è tenuta adavvalersi nel governo e nell’animazionedelle Comunità, a norma del Dirittouniversale e proprio. Il Consiglio localeè regolato dal Direttorio.

202.1 Nelle Comunità la Superioralocale dirige l’amministrazione deibeni, consulta e informa le Sorellesull’andamento economico della casaperché sia vissuto lo spirito di povertàrichiesto dal nostro Carisma.

2 L’economa locale, designata dallaSuperiora locale, amministra i benidella Comunità sotto la direzione della

122 123

Gv 17,11.21

NS p 75,30

c 670

c 630 § 1.2.5

c 627 § 1

c 618

Superiora locale.

203. Ciascuna Sorella cerchi di viverenei riguardi della propria Superioral’insegnamento della Fondatrice: «Lospirito di fede può far scorgere nelvolto dei Superiori il volto di Dio;l’amore può farvi scorgere il volto delPadre. L’amore riduce le distanze eavvicina le volontà perché avvicina icuori».

Capitolo VIII

C O N D I V I S I O N EE AMMINISTRAZIONE DEI BENI

204. «Consapevoli che tutti i beni ven-gono da Dio — ricorda M. Maria Oliva— e a Lui conducono, nel loro uso eamministrazione avremo come guida lagiustizia e compagna la carità; eviteremoogni sollecitudine e ci affidiamo allaProvvidenza del Padre celeste in mododa meritare il riconoscimento che ilpopolo di Dio ci ha dato agli inizi, chia-mandoci le “Suore povere”». Cerchiamoquindi di dimostrare con la vita che Diosolo è la ricchezza che desideriamo pos-sedere e alla quale tendiamo, perché«Egli dona largamente ai poveri, la suagiustizia rimane per sempre».

205. Il nostro Istituto ha la capacità giu-ridica di possedere, acquistare, alienaree amministrare beni mobili e immobili,a norma del Diritto universale.I beni che la nostra Famiglia religiosapossiede, sono finalizzati al sostenta-mento e alla formazione delle Sorelle,

124 125

FC p 85

NS p 77,1

Sal 112,9

c 634 § 1

c 636 § 1

all’espansione e al sostegno delle opere,al servizio e alle necessità della Chiesae dei poveri.

206.1 Tutte le case possono avere, anorma del Diritto, la capacità di posse-dere e amministrare, ma non di acqui-stare e alienare, allo scopo di provvede-re al sostentamento delle Sorelle e albuon andamento delle opere apostoli-che. Si eviti tuttavia ogni apparenza dilusso, di eccessivo guadagno e di accu-mulazione di beni.

2 Ogni Comunità, nello spirito dicomunione che la lega a tutto l’Istituto,mette a disposizione della cassa genera-le una somma per le necessità generali,secondo le indicazioni del Direttorio.

207. Secondo gli indirizzi della Chiesa,alla luce del nostro carisma, siamochiamate a dare testimonianza persona-le e comunitaria di carità e povertà.

208. Per accettare donazioni o lasciti checomportino oneri, per acquistare o aliena-re beni immobili, per contrarre debiti oobbligazioni, sempre a nome dell’Istituto,è necessario avere l’autorizzazione scritta

della Superiora Generale col consenso delsuo Consiglio.

209. Per la validità di una alienazione edi qualunque affare in cui si superi lasomma fissata dalla santa Sede per ogniRegione, come pure se si tratta di dona-zioni fatte alla Chiesa o di cose prezio-se per valore artistico o storico, oltrealla licenza della Superiora Generalecol consenso del suo Consiglio, sirichiede anche la licenza della stessaSanta Sede.

210. Sono vietate le seguenti operazio-ni in favore di terzi: dare garanzie ocostituire ipoteche sui beni dell’Istitutoa garanzia di debiti altrui; avallare oemettere titoli di credito; assumereobbligazioni.Non si possono concedere prestiti senzal’autorizzazione scritta della SuperioraGenerale col consenso del suoConsiglio.

211. Se una Sorella dovesse contrarredebiti o altri oneri, senza l’autorizza-zione della Superiora maggiore com-petente, dovrà rispondere personal-

126 127

c 640

c 634 § 2

c 634

c 638 § 3

mente. Così pure se contraesse debitiod oneri sui beni propri, anche se conil permesso della Superiora maggiorec o m p e t e n t e.

FEDELTÀ ALLE COSTITUZIONI

212.1 Gesù Cristo, il Consacrato delPadre nello Spirito, è il nostro ideale; ilsuo Vangelo, norma della nostra vita; lepresenti Costituzioni, la via maestra pervivere autenticamente la nostra voca-zione di Figlie della Chiesa, secondo ilCarisma della nostra Fondatrice, M .Maria Oliva Bonaldo del Corpo Mistico.

2 La fedeltà nell’osservanza delleCostituzioni ci aiuta a conseguire laperfetta carità nel servizio di Dio edella Chiesa.

3 Le prescrizioni contenute in que-ste Costituzioni obbligano in virtùdella Professione religiosa e la loro tra-sgressione può costituire peccato quan-do, secondo la gravità della materia,riguarda i comandamenti di Dio, leleggi della Chiesa, la materia dei voti.

4 L’interpretazione autentica di que-ste Costituzioni è riservata alla SantaSede.

5 Ci impegniamo a studiarle e medi-tarle, personalmente e comunitariamen-

128 129

c 639 § 2.3

te; soprattutto cerchiamo di viverle, confede e amore, ricordando l’insegnamen-to della nostra Fondatrice:«Sante Costituzioni, perché date daDio coi consigli evangelici e dallaChiesa con l’infallibilità che canonizzai Santi. Quindi santificanti più di tuttoe sopra tutto: Vangelo per noi; Va n g e l on o s t r o .Sono un passaporto sicuro che ci ègarantito dal più sicuro dei carismi. Viripeto anch’io maternamente di venera-re le nostre sante e sacre Costituzioni,conservandole come cose sante e sacre;vi prego di leggerle, studiarle e medi-tarle ogni giorno come parola di Gesù edella Chiesa; vi supplico di esaminarviogni sera sull’articolo che vi siete pro-poste di osservare con particolareamore, e vi assicuro che quest’umilefedeltà ci stabilirà nella pace».

130 131

C 13-5-1960

INDICE GENERALE

P r e s e n t a z i o n e Pag. 5Decreto di approvazione » 9Fonti e sigle » 11Presentazione della Fondatrice » 15Capitolo IIl nostro ca r isma » 19Capitolo IIVita consacra ta » 29

C o n s a c r a z i o n e » 29Con Cristo vergine » 31Con Cristo povero » 33Con Cristo obbediente » 38

Capitolo IIIVita di preghiera » 43Capitolo IVVita di comunione fraterna » 52Capitolo VServizio apostolico » 59Capitolo VIF o r m a z i o ne » 6 5Princìpi generali » 65Pastorale vocazionale » 69

140 141

P o s t u l a t o » 70N o v i z i a t o » 72Professione temporanea » 78J u n i o r a t o » 81Professione perpetua » 82Formazione permanente » 84Separazione dall’Istituto » 86

Capitolo VIIAutor ità e servizio » 89

Princìpi generali » 89Capitolo Generale » 92Superiora Generale » 102Consigliere Generali » 106Vicaria Generale » 111Segretaria Generale » 111Economa Generale » 112P r o v i n c i a » 113D e l e g a z i o n e » 117Comunità locale » 119

Capitolo VIIICondivisione e amministrazione dei beni » 125Fedeltà alle Costituzioni » 129Indice ana litico » 131Indice generale » 141

Editrice Istituto Suore Figlie della ChiesaViale Vaticano, 62 - Roma

142 143