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    I{AURIZTO BUORA

    Bonvesin de la Riva, Bosetoe una

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    Estratto daOru E Tnsoru D,EuRopaAtti del Convegno di ftudioCastello di Udine3-4-5 dicembre t99L

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    Maurizio Buora

    r-:r; e la figura del Bini si\f .-r, HErrr, ll Friuli. UoniniUdine 1979, 492-500.\fuseo Archeologico,da Mons. co. Giand. coXIX, n. 638.ien. \\ICLXXXV; cfr. G.Domenico Bertoli fondatoredi Aquileia e l'opera sua,1916,97.

    Biblioteca del Seminario,Brnror:., Le anticltit diII, n. CCCLVII, 258-\Iuseo Archeologi-dell'artista, noto dal-apposta nella parte in-coperchio, risulta Bosetusdi Buia (letture delBertoli) e di Cluny (lettu-mentre neglidi Berlino (Kunstgewer-collezione Fig-a Vienna, del Civico Mu-di Bologna e dei Ci-di Trieste si legge Boste-le forme sono accolte- F. BEcrER, Allgenei-der bildenden Ktinstler,IV, 1910, 395.

    BONVESIN DE LA R.IVA,Boseto e uncr'scrnliccr pissidet'di Buicr

    crive il rev. abate don Giuseppe Bini,protonotario apostolico e arciprete diGemona', il 18 settembre 1747 amons. co. Giandomenico Bertoli:"lanttca Pisside di Buja affidatami in questomomento merita di essere veduta da V.S. ilI.ma Io gliela trasmeffo segretamente. Ne pufarc il, disegno, e rimandarmela serua fallo alritomo del mio servitore, che s r. ^ riceverlaposdimani, o mercor, perch devo fare subi-to la restituzion'2. Risponde lo stesso glomoil Bertoli da Mereto: "Restituisco a V.S. Il.macolla presente la bella pisside af,firc di Buja, egliel'accompagno con un vivo rendimento didevotiss.me grazie. Ne ho presa copia per unir-la a quella di un altfo vasetto di stagno in que-sta seconda mia raccolta, che rassomigli(a) al-quanto a questo, il quale pero pi grande epiir adomo"3.Effettivamente nel secondo volume, mano-scritto, delle Anticbit di Aqaileia il Bertoliprende nota della "atttca. pisside"a di stagno,mandatagli da poco, dimostrando di non aver-ne eseguito il disegno completo, m solo il cal-co della scritta. Nella descrizione si paa di uncoperchio e di tre piedi "faui in forma di treleoni sedenti; ed un simil leone se ne sta pari-menti sedendo sul coperchio, in cui anche ve-desi effigiato a bassorilievo I'Arcangelo Gabrie-le, che arrfirnzi alla B.M.V., e all'intomo sta

    scritto gratia plena Dominus tecam. Al centrodel coperchio, ossia sul di lui rovescio, vedesi 25lavorato a bassorilievo il Salvatore confitto incroce 1n mezzo a due fgure, che se ne stannoritte in piedr, e all'intemo vi sono scritti questidue versi (i" c^t ften come sopra). Nelle seifacciate esteriori di questo sacro tripode... vi un busto di santo per facctata, e tra questiS. Pietro, e S. Paolo, ma gli altri quattro malpossono riconoscersi".

    Lq "scrliero" di BosetoLa descrizione si adatta perfettamente ad alcu-ni esemplari di vasetti in stagno firmati dalmedesimo autore, Bosetus o Bostetust, e noti dauna manciata di esemplari sparsi per liEuropa.Un esame comparativo permette di riconosce-re t catteri originati def recipiente.Esso misura cm 3,8 dt altena e 8,4 dt laryhez-za negt. esemplari conservati fino a noi: il co-perchio ha una parte mobile pentagonale, in-cemierata. Il lato estemo presenta fAnnuncia-zione circondata daJla leggenda Bosetus me fecit.Aue gratia plena. Dominus tecum, mentre la suafaccra inferiore rafftgura la Crocifissione entrola scritta Cum sis in mensa prino d(e) pauperepensa, cum pascis eum pascis, amice, Deum. Inorigine le lettere (e forse anche il resto?) dove-

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    MAURIZIO BUORA

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    0 La defintzione di "ltere Kopie"risale A.V. \WalcHEn MoLrHerN,Deutscbes und franziiscbes Edelzinnaus zJuei lYiener Samm/ungen, "Kunstund Kunsthandwerk" VII ( 1904),65-86: 5.

    1. Vasetto, ueduta d'insieme.Bologna, Maseo Medieaale.2. Vasetto, parte esterna delcopercbio. Bologna, MuseoI'lazionale.3. Vasetto, parte interna delcopercbio. Bo/ogna, MuseoI'{aziona/e.4. Vasetto, lati con lerafigurazioni del Cristo e di S.Paolo. Bo/ogna, MuseoNaziona/e.

    presso Faenza, qi"di passata alle CoUniversitarie n. 410 (4. \ (fig. 1-52) Trieste, Civici Musei di Storia e Arteconsiderata di pehro, int. n. 214647 x largh. max. on 9; priva dellaforma di leone. Proveniente da coptvart^ (da scavo effettuato nei pricenni dell'800?) (frg. 6-12).3) Venna, gi presente nella colleziondor, ora dispersa (vendita del 1930);ta una degli esemplari pi antichi drie ('.4) Bertino, Kunstgewerbe Museurn:stagno, inv. 99,4; H crn 3,8; privgambe a forna di leone e della pressiderate aggiunte del sec. XD( e toltemaldestro restauro; acquistata a Vien1899.5) Parigi, Museo de Cluny:H cm 3,8 x largh. max. cm 8,4;acquistata nel commercio parigino (Delange), nel 1847.Cui naturalmente da aggiungere fesedi Buia, di cui non si ha akra notniaXVIII sec.Del recipiente triestino, edito come "salsono occupati nulnerosi studiosi, a parsecolo scorso firo "glt ultimi anni'. Suteristica era I'incamiciatwa in cera, scicentemente, su cui era apposto un srg

    3vano essere dipinte, come si deduce dalle scar-se tracce di rosso e di verde. Sui lati, entrocornici quadrilobe di vario disegno, sono alcu-ni busti, differenziati nei diversi esemplari.Sono attualmente note le seguenti opere:1) Bologna, Museo civico medievale:inv. n. 1999; H cm 7 x largh. max. crn8,2; pnva della presa a forma di leone (dicui rimane fattacco della base). Rinvenutanel 1873 presso ltar maggiore della chiesadi S. Biagio di Macerato a Fontana Erice

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    BOIVE.'IAJ DE LA RIVA:,::unosamente rtparata"-:. Bonacin (N{. Bcx..acn-,:,: : j:,ntbo del Vescouo AngeloT.ie;le de/ Museo Bonacin,\-11 1-, 24 aprlle 1.852,la. 69) fu illustrata da. -lngelo Canopeo uescouo e"L'Istria" VV52,27-': .. ll1-222;1o., Sugel-:.:.',',: i/e di Triese de/ seco---,-,.:::a" \'IV4, 24 gen-

    , :-,-1. Si r-eda anche A.:.. : .:.:rntbea de/ uescouo Ca-=rto Triestino" XI--:: -: -\. Tlrr.,lxo, Storial::::; 1924 e 1976,303.r-:::-:: :qgiornata in L.; T::ori delle comunit; -'::-';.. Catalogo della: ,: - S. Rocca, Di-. ::.'i. 1. Suppellettile ec-: .:::zt 1987, 132,., :r.:llpio il Salterio di-n.--.- ,:::rbuibile alla finer:---rnio del XIII sec.:,: Friu/i, Catalogo

    ':: i', i ---:r-r di G. Bergami--:. r-i-38).. ,,:oce StaziOnale di-: ',1-.cc' cir-ico di Pado-:"- . :.::-.:.nda a L. Gnoss,l-I .:: :. -\[antegna, Catalogo. - i:oria dell'arte italia-]-:.::: - Torino 1972,pas-:,::,:.re alle porte del:. ? .:cnze oppure a ope-: ::.: : compassi in ferrO--=.',; : Firenze (1338)Jrc,gone da Nerloto:. \:r:li ,1339).

    . .i cou /afgura diB::lista. Bo/ogna,;:-i :,: ; "t.,ji,, (on /afgara di.t,ttr j,ti( 'asporlaTionedi cera, di cuih\i )tirit a destra, inT"i:::e. Cirici Musei di-1.:i.

    vescovo triestino Canopeo, il che stabiliva cheil nostro oggetto era. stato deposto e qrri.,disottratto alTa circolazione aYtlzio dell'ultimoquarto del Trecento.L'esemplare di Buja, "sesto tra cotarfit", appareq"indi insieme con quello del Museo di ClunyI'unico non manomesso: ci restituisce pertantola forrna ortglnane- del vasetto di Boseto e ri-sulta altres testimonianz^ non sospetta e con-cordante esattarnente nei particolari con gli al-tri esemplari noti.Trafferemo orz- brevemente diche appaiono non indegne diin rapporto a questo Wno.

    alcune questioniinteresse proprio

    Elementi di dorqzioneI1 vasetto app^rttene a un ttpo di suppellettileliturgica variamente definito (scatol^ Wr ostie,teca eucaristica o pisside) che entra nell'uso in-tomo al XII sec. e conserva forma e dimensio-ni pressoch invariate almeno fno alllinizio delXV sec. Spesso a sezione esagonale, adottpiedini ^ p^fttte dal Duecentos. Alcune costan-ti, come la presa superiore a forma di cane ole figure di santi, anche accoppiate entro comi-ci di gusto gotico sui lati, sono comuni a pitlpi, itr epoche diverse.Anche i motivi decorativi mostrano una lungadurata. Tale ad esempio l'adozione delle comi-ci quadrilobe, presenti nella miniatura del pri-mo Duecento e e poi vra via nella pittura delTrecento, da Giotto in poi'O. Esse compaionospecialmente intorno agli anni Trenta e Qru-tanta del Trecento, anche nella lavorazione deimetallill, ma proseguono fino all'inoltratoQuattrocento.Sembra che tali comici quadrilobe siano resein modi diversi, anche nello stesso oggetto: adesempio nell'esemplare di Bologna esse nonhanno sempre i quaffro vertici tangenti i lati,in quanto possono rimanere discoste e addirit-tura invadere laiea decorata a losanghe deifianchi; nel vasetto di Trieste risultano piequilibrate nei rapporti e soprattutto dotate dimaggior plasticit. Altri elementi paiono deltutto generici, come il trattamento del fondo areticolo o Yadozione di losanghe con al centrodelle crocelline.Lo scarso sp^zio disponibile puo dar ragone di

    nna certa ttascuratezza nella costruzione deibusti delle facce lateruh, in cui il panneggio reso in m ntera molto solrrnaria, con indubbiarigidit. Come abbiamo notato per le cornici,anche nel pannegglo appaLre chiaro che le fi-gure sono frutto di matrici predisposte in mo-menti diversi, forse da diverse persone. Si vedaancora la figua del Cristo benedicente di Bo-logna - quasi apphc ta sopra lo sfondo - conla faccia e le dita scheletriche e un panneggiosul busto che scende con pieghe verticali. Lastessa immagine a Trieste^ppare

    contornatada una sorta di linea itlevata; lacconciatura tutta diversa (per quanto possa sembrare ispi-r^ta modelli tradrzionah, come in verit,viene fatta propria anche da Giotto e dai suoiimitatori) e le pieghe della veste seguono unandamento curvilineo in diagonale, quasi a sin-tett?zare i nobili atteggiamenti giotteschi. Peral-tro ^ppare evidente che anche nell'esemplaretriestino la sensibilit non quella del pieno

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    BUORAD; ultimo anche L. Ruano Loss-tr; ;a,licra de/ aescoao Canopeo,\ostra" XLV-XLVI'11-779.

    -J-4+ ot- Cbirclr5,, Art in Plantagenet1200-1400, ed. byJ. Ale-end P. Binski, Londonl,9.f.-.

    Trieste, Ciuici Musei die Arte.

    I'asetto, lato con lafigura diTrieste, Ciuici Museitqria e Arte.

    periodo gotico, ma piuttosto vicina al gustoancota romanico, apryna venato di influssi bi-zarfilnegg]^ntt. Certi arcaismi (si veda ficono-gl:afia del Cristo benedicente) dei busti latenltcerto contrastano con un andamento pir mos-so delle lzfftgurrazioni del coperchio (si vedal'incedere dell'Arcangelo Gabriele o il panneg-g1o pi gonfo e dal disegno elaborato, proba-bilmente ispirato dilLa pitura del pieno Tre-cento, delle fig"t.) ove compaiono gli elementivegetali ca ^I gotico. Si paragoni inoltre ilsemplificato trattarrrrento .a reticolo degh sptgolisui lati con la ricerca di effetto che carattenzzail coperchio - in cui come sfondo dell Annun-ciaztone si ha un elegante scacchiere di losan-ghe con al centro delle crocelline (eco dei son-tuosi decori a smalto degh oraft toscani?) e perla Crocifissione un sinuoso movimento di vo-lute vegetali sopra un reticolato appen^ accen-nato - e si comprender bene come possa es-sere stato supposto I'intervento di pi arteficiin questo ttpo di oggetti. La Ruaro Loseri, do-po lo scioglimento della cef che ricoprivalesemplare triestino, per spiegare le evidentidiffercnze stilistiche fta rl, coperchio e i lati del

    vasetto ipttzza che il coperchio stesso sia statoeseguito da un artefice e Ia parte inferiore daaltro, in momenti diversil2: possiamo piu sem-plicemente intendere che nella stessa bottega adiversi lavoranti fossero afftdate p^rti diverse eche il maestro apponesse la sua firma nellapme pi in vista e forse di maggior impegno.Anche in altre pissidi esagonali medievali tro-viamo elementi di somigli^nz^ con i nostri va-setti. il caso ad esempio di una pisside delVctoria and Albert Museum di Londra - cheha forrna e dimensioni pressoch identiche(con il solito cane seduto sul coperchio) e recale parole delliangelo annunciante entro il co-perchio - datata al/fn:zio del Trecentol3. Adessa si pu accostare vn'ahtra rinvenuta ^ankside e ora al I-ondon Museum, dello stes-so periodo, che presenta sul coperchio fAn-nunciazione e I'Incoronazione della Vergine to.Quolche considerozione ditipo iconogrofico

    Nei lati superiore e inferiore del coperchio sidispongono le illustrazioni dei due misteria f-dei, Ylncamazione. colta nel momento dell'An-nunciazione, e la Passione di Cristo. Come sivede una certa cuhura teologica ispira Yanigga-no, che poteva adattarc un modello base se-condo i desideri del committente, intervenen-do n9!le Wi meno impegnative quali appuntole raffguraziont sui lati. E possibile che questavolont di person ahzzazione corrispondesse an-che al desiderio di rendere unico ogni pe?zouscito dalla bottega.In particolare nell'esemplare triestino si osservaun preciso schema concettuale che dispone lefigure secondo una tratna di rapporti. A Cristocorrisponde simmetricamente Ia figxa di S.Giacomo, resa in modo da costituire una sortedt rypas Christi: barba e capelli segnano anchefigurativamente la somiglianza, che viene nba-dita dai simboli, il libro (: la .ve saprenza) -attributo dei padri della chiesa, degli apostoli odelle a)te gerarchie - e il basrone del penitente,simbolo di una vita ascetica che lo stesso Cri-sto condusse nel deserto. Da un lato e dall'al-tro le varie figure guardano al Cristo, comenelle teorie di santi che vediamo nei mosaicipaleocristiani. Della teorta fanno parte S. Pie-

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    BONVES/AJ DE LA RIVA\f ..r.ii,nrr-, La scrittara, inI docameni, 1, To-1268-1317: 1285-1286.

    Pocri del Duecento, II, to-: cura di G. Contini, Mila-s.d. e E. R,lcxr 1973,ca ia Nua, Dizionario criticora italiana, diretto daTorino, 387-390:- i lr.tto da Poeti del Due-:;:. Ducato,669.l:- R..cll, Bonaesin da /a

    --,: I ::,erte in evidenza come-:,._ .r::dio organico su lin-= i-,nri di Bonvesin, dajT.ffrtanza."emefgerebbe- Jrjnro oggi non appaia".,- :tesso Contini aveva3:r'-r'esin "la personaliti,:: r:on solo per Milano,:i Lombardia, nel sensoic :c- :ermine, e addirittura\ord" (Poeti del Daecen-

    di saliera a propositodella collezione Fi-\\-lr.cuEn-Mot.rr{ErN,tw Franzosiscbes Ede/zinn,di BerlinoKttnstgewerbe Maseum,:'".'- n. 26) e dei Civici- .;, -: e arte di Trieste (I,.-, - : I--a saliera, 77r. ,::r .-:totesi per oggetti di :.-r:s esclusa gi dai razio-{-=---lIeschi, come appare:.c,.ar::'r,- epistolae tra il Ber-

    :rl G":: G. \'lr-c, Gian Dome-:- e dalle obiezioni deirr:ir.:: dell' \squini.::-c Boseto fosse un mo-:r- -, R .: Losenr, La sa/ie-T+ . - - Tracciato per l'orefce--.iqaiari e paramenti /i-st ' j-2 ol 1451, in Il Tra-&; -t,!ti::e:o a Bo/ogna. Il cantie-

    -r-.ar ?t:-:r.:c. Bologna 1989,' -:-.- ?- , ., LoSERr, La sa/ie-

    tro, con la chiave ben evidente, e S. Paolo,con il libro e la spada. Nei lati opposti trovia-mo la figura di un vescovo non facilmente in-dividuabile (forse identificabile con S. Giustonell'esemplare di Trieste?) e quella del diaconoLotenzo, con la gratlcol^, stfl.rnento del marlui-rio. Non solo la scala gerarchica scupolosa-mente rispettata, ma anche si individua vna ac-c.ata suddivisione storica, con i santi apostolida un lato e alcuni dei primi santi cristiani dal-llaltro. Tranne che nel caso del vescovo, con-trassegnato dai segtu della sua dignit (pastora-le e mitra) e contraddistinto anche dall'abitoecclesiastico, con un omato che compare difrequente nelle opere trecentesche, gli altri san-ti vestono genericarnente "a)fa tomana" owerocon una specie di toga dalle pieghe rigide e in-naturali, rese a spigolo vivo.Si noti anche come la scritta che borda inter-narnente ed estemalnente il coperchio presentilettere nei fatti molto vicine al cos detto glticlcTrale che si diffonde in Itaha dalllinizio delTrecentols.

    Bonvesin de lo Rivo e lq scrittqsul coperchioNon stato notato, per quanto ne so, che lafrase rtFrlrtalt^ alllintemo del coperchio non altro che il corrispondente latino della prima"cortesia da desco" owero della seconda quar-tina del trattato De quinqaaginta curialitatibusad mensam di Bonvesin de la Riva, scriffo pro-babilmente "intomo terzu-ltimo decennio delDuecento" e'comunque qualche tempo primadel 1288'u.Il testo, in volgare lombardo misto di elementiproverzali, composto in quartine di alessan-drini ^ ritrrabacrata. Ecco la quartina della pri-ma "cortesia":La premerana questa, ke, quando tu ve' a mensa,del pover besonioso imprimamente impensa:.k, quand tu pasci un povero, tu pasci lo to pastor,ke t' pasce pos la motre in I'eternal dolzor17.I due versi latini, rimati a coppie di emistichi,sono quasi identici tra loro secondo una metri-ca quantttativa, che tende ad accentuare le sil-labe p^tt, con la sostituzione del penultimopiede. In parte il testo del Boseto la traduzio-

    ne letterale, h parte esprime lo stesso conceffocon parole diverse.Secondo il Contini non difficile presrilnereper il. testo di Bonvesin un originale _ latino,magrt per cura dell'autore stessol8, anche se possibile che entrambi i testi (il trattatello diBonvesin e fiscrizione sui nostri oggetti) risal-gano a una fonte comune, per esempio pro-verbi o detti famosi: liespressione non sembracorrispondere del tutto a precise fonti scritturi-stiche per quanto il concetto sia ad esse deltutto affne. La risponderua puntuale - che na-turalmente non implica automaticarnente unadertvazione diretta da Bonvesin ma piuttostodalle sue fonti - induce a credere che I'incisoresi sia rtfatto ^ vrta fonte letteraria per la scritta,come si ispirava a modelli colti per le fguredel coperchio.La ripresa del primo, forse il pi noto anche aldi fuori della cerchia dei letterati, dei precettidel galateo del dotto milanese, indica anche lafortuna del trattatello milanese o comunque 2delle sue fonti. Naturalmente i passaggi inter-medi possono essere stati molto nurnerosi eanche complicati, dal momento che lo studiodelle fonti di Bonvesin piuttosto complesso ertgatda una serie di testi estremaffente diffu-si. Una comune origine norditalica potrebbeessere una spiegazione plausibile'0.In realt non difficile neanche cogliere lam-biguit e il diverso registro di utilizzo della ci-tazione. Nel testo volgare di Bonvesin il riferi-mento owiamente alla tavola e al nutrimen-to quotidiano, nella ripresa in latino - la linguadella liturgia! - del nostro oggetto la mensa piuttosto da intendere in senso eucaristico, conchiaro riferimento dunque al cibo spirituale eqoi.tdi all'ostia. Va pertanto escluso l'utilizzocome suppellettile da tavola, qindi respinta ladefinizione di salieraz', sia pure intesa per men-se di conventi, da cui nacque liipotesi che lostesso Boseto fosse un monaco21.Meglio si spiega pertanto il successivo passag-go u contenitore di reliquie, documentato perfesemplare del museo di Bologn^22 e probabileper quello del Museo di Trieste23.A questo punto sorgono interessanti questioniche non il caso di tentare di risolvere qui.Proviamo solo ad elencame alcune.Una riguarda I'atea di produzione e la cronolo-g^.

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    MAURIZIO BUORA24 E.E. Vror-ler-Ls-Duc, Diction-naire raisonn du nobilier francais, II,1871; U. THrErrE BacrcEn, Bosetus,395.zs Gentile informazione fornita daM.me Elisabeth Taburet, Conser-vateur au Muse de Cluny.ze Dal Ducati, autore di una guidadel Museo, alPizzi al recente Tren-to (cfr. n. 22, con precedente bi-bliografia): Il Toesca (Storia dell'arteitaliana, 947) parla di "scatoline perostie come quelle col nome di Ro-seto forse appunto l'orafo bologne-se (Bologna, Museo Civico; Berlin,SchloBmuseum)".27 In data 7 ottobre egli scrive:"Trovandomi a Buia nella chiesa diMolotolo, filiale dell'antica Pieve diSan Lorenzo, nell'armadio dovestanno riposte alcune reliquie diSanti diversi, quali dalla parte del-I'Evangelio prima di salire li gradi-ni del coro, vi un vasetto anticodi stagno di figura esagonale, sulcoperchietto del quale leggonsi tan-to nell'interno che nell'esterno sul-I'orlo del giro in caratteri gotici oteutonici le seguenti parole". Ri-porta quindi la breve scritta seguitada una minuziosa descrizione delleftgurazioni che adornano il vasetto.Cfr. P. MnNrs, Gian Domenico Guerrastoriografo baiese del sec. XVIII, "Attidell'Accademia di Scienze, Letteree Arti di Udine", s. VI, vol. XIV(1954-1957), 151-170: 161. Il ma-noscritto cui si fa riferimento aCividale, Museo Archeologico Na-zionzle, G.D. Guenw, Otiam Foro-juliense, ms. XXI[, 1655.

    Sufl'origine del pezzo. Frqnciq o ltqliq?A partire dal fondamentale studio di Viollet-Le-Duc, le cui conclusioni sono state accolteanche dal Thieme-Becker e rn larga p^rte sem-brano divenute opinione comune2a, si suppo-sta un'origine francese dell'artigiano, owero diquel Boseto che orgogliosam:nle appone ilproprio nome su questi vasetti. Posto che ri-sultano piuttosto insussistenti i concreti riferi-menti alla cultura francese, Yarea di diffusioneowero le presenze sicure di tali oggetti (nondimentichiamo che uno solo appartiene aJlan-bito francese e proviene da una vendita parig-na)" farebbero piuttosto pensare ^ vna proba-bile produzione padana e forse addirittura Limi-tabile alla parae orientale della pianura padana.E can alla scuola bolognese I'erronea e pervi-cace opinione, accolta perfno dal Toesca, cheidentifica nell'artefice il bolognese GiacomoRoseto26, Ia cui attivit documentata dal1351 ,glt *.i Ottanta del Trecento. A parteI'evidenza della ftma,lo stile dei nostri oggettie la loro evidente diversit rispetto alle operefirmate dall'orefice bolognese basta a dtchiarzreerronea tale inteqpretazione. E possibile che iltesto di Bonvesin de la Riva rappresenti unterminus post quem per I'opera: invero abbiamoindicato la presenza di elementi ancora duecen-teschi specialmente nelle figuazioni dei latt ac-canto ad altri sintomi di una cultura gi tre-centesca, evidenti ad esempio nella rcfftgxa-zione del santo vescovo nell'esemplare triesti-no, per cui una datazione nell'ambito della pri-ma met. del Trecento appare ragionevole.Il iatto che lesemplare iiiestino-fosse impiega-to come portareliquie intomo alln:zio dell'ulti-mo quarto del Trecento (sorte comune ancheall'esemplare del Museo medievale di Bologna)pu dimostrare che in quell'epoca il vasetto erain qualche modo considerato vetusto: certo es-so era stato usato per molto tempo se il coper-chio era completamente staccato dalla sua cer-ntera. Non sar forse troppo lontano dal verodunque supporre che la prodLzione di questioggetti sia da attribuire a un momento impre-cisato compreso tra lo scorcio del Duecento ela prima met del Trecento. Nel corso deltempo, pur rimanendo inalterati forma e orna-to, mutarono in parte iconografia e stile spe-cialmente le raffiguraziont laterah, tanto che di-

    9. Vasetto, lato con lafigura di S. Pao/0. Trieste,Ciuici Masei di Storia e Arta10. Vasetto, lato con lafigura di S. Giacomo. TrieCiaici Musei di Storia e Arte.1 1. Vasetto, lato con lafgura di S. Lorenzo. TrieCiuici Musei di Storia e Arte.

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    BOI,{VE.'I} DE LA RIVA

    - :. - l'-\ccademia Co-: --- " - . :r:-ze . di cui lo stesso-- , :::::r:,ndente, si veda,-".- -- :-,::;denia Etrusca, a: | : ,: "----:: D. Gallo, Fi-': ::-'::.: e in particolare..- -L-- .1 - "'^ ::::t:: Edelzinn,83.-'z--:- ','-i-'i:rnt, n, 26,

    - Z:,:,;. Koln 1968.

    .-iirt (o/t /afgura: Triese, Ciuici':; ( -+rte.

    venta questo elemento per distinguere prodoftipi antichi da ahrr pi recenti.Purtroppo la mancata s)r^ per il disegno del-fopera, da parte del Bertoli, nonostante fespli-cito invito del Bini, non ci permette di saperea quale dei due gruppi di "saliere" appartenesseI'arfitca "pisside di Buja". Che questa fosse tut-tavia oggetto di qualche pregro e considenzio-ne anche presso i locali si pu suppoffe daun'altra menzione dello stesso vasetto che cu-riosamente il Guerr^, g], "confessore delle mo-nache di Aqrrilei', fa, attestandone la-sla pr:-senza, pare ignorando la mervirone del Bertoli,nel 1752 in un armadio della sacrestia dellachiesa di Molotolo, filiale dell'antica Pieve di S.Lorenzo di Buia2'. Dopo di che le sue traccepaiono scomparire definitivamente.

    Unq secondq teco per ostie do AquileioDal tempo del Bertoli stato strettamente as-sociato alla nostra pisside di Buia un secondovaso, di stagno, g], appartenuto alla collezionedel Bertoli stesso e da lui definito come prove-niente "dalle terre dAquileja"". Questo secon-do vasetto fu poi accuratamente disegnato an-che da G. Asquini che, allievo di A.M. Corte-novis, rappresenta in Friuli la continuit di at-tenzione rispetto all'antico dalla fine del Sette-cento all'tntzio dell'Ottocento, e non solamenteverso le memorie romane'" (rtg. /l). Esso ri-sulta privo di coperchio e Wfi^ sui sei lati f-gure di apostoli accoppiati (S. Pietro e S. Paolonel lato anteriore) sotto i quali compare Iascritta Credo in deum patrem omnipotentem.L'oggetto "prtma posseduto dal canonico Ber-

    toli" era nel 1781 presso fAsquini, che ne dun'accurata descrizione e un preciso rilievo, inpi vedute3o. All'interno nel fondo vi il Pen-talfa, probabile simbolo marrarro, mentre aI-I'estemo compare YAgnas Dei. Gi I'Olivieri,intelpellato dall'Asquini respinse per questo va-setto l'intelpretazione di saliera, dal momentoche il sale, che poteva essere usato per il SacroBattesimo, avrebbe corroso lo stagno, per cuifAsquini ritenne che "potrebbe avere servito acontenere la sacrosanta Eucaristia in qualchepovera chiesa caml>estre"3'. Il confronto conaltri esemplari, nella stessa collezione Figdor",con coperchio piramidale desinente a cane, odel Museo di afte applicata dt Bedino33, per-mette serz dubbio di inserire questo secondooggetto nella c tegrrt^ dei vasetti portaostie,che conservano una decorczione del tutto simi-le fino all'inoltrato XV sec. In partrcolare il va-setto aquileiese mostra una forma (parimentiesagonale), un tlpo di sostegni e sopratluttouna deconzione entro archetti binati del tutto ,simile ad altn due esemplari considerati di bot-tega italiana e datati alln:zio del Quattrocento,ora conservati a Colonia, ove al posto dei do-dici apostoli sono rz.ffrgxati i diversi mesi del-l'anno3o.

    E per finire: il Berroli, il neoclqssicismoe I'oreficerio medievoleUn'ultima questione che merita di essere, siapur velocemente, toccata rtgmtda I'interesseper questo tlpo di oggetti nella prima met delXVItr sec. Come noto in quel periodo trion-fa specialmente l'interesse per I'antichit, coltanelle sue varie manifestazioni vuoi greche oetrusche o anche romane. Il Bertoli, sulla sciadegli insegnamenti del Muratori di cui era arnit-co e corrispondente, non disdegnava certo ilcontatto con il Medioevo, che en da lui tutta-via, in linea con tutta vna tradizione di studinon solo itahana, considerato pressoch esclu-sivamente tn rclazione ai documenti scritti, fos-sero essi di ttpo epigrafco, numismatico, mo-numentale e vta dicendo. A questo propositoI'attenzione dedicata a)\a sola iscrizione sul va-setto di Boseto appme quanto mai sintomatrca.Solo per associazione di idee egli accosta aJ va-setto di Boseto l'altro aquileiese.

    .:sr nelle chiese te-:- :- -:, . mentre nella sua.: - - :. '.o ritenne in base.- j- - : -i-. '..:Setto che potesse:-: '.r:' :.::ssimo. Su Anton

  • 8/6/2019 Buora Bonvesin e Boseto

    10/10

    ]TAURIZIO BUORA1 t. Rilieuo di G. Asquini del.raretto da Aquileia gi nellacrtllezione Bertoli e poi in quella-lsquini.

    Si pu infne supporre che la suppellettile relgiosa medievale fosse molto ditfusa nelle chiesfriulane e sia arnvata tn lar:ga, misura tntatta fno al XVIII sec.In conclusione llinteresse del Bertoli p.t la presunta "sa)lert' di Boseto apparc del tutto epidermico, bench sollecitato dal Bini. Al confronto il Guerra si dimostra molto pi attent