Buon anno 2012 - SpazioD...coce fioritura. Spunta dal terreno ai primi tepori di fine inverno, non...

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Comune di Rogolo

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  • Comune di Rogolo

  • Punteggiano con un esplosione di colo-ri le nostre colline, fino al limitare degli alberi. L’occhio attento li trova nei sotto-boschi ombrosi e freschi; le prime brezze d’estate ne muovono le corolle già piene di profumi e copiose gemme: sono i fio-ri e le tradizioni ispirate a questi gentili compagni dei nostri tempi, i protagonisti che ci condurranno nel corso del 2012.

    Il patrimonio naturalistico torna ad es-sere giustamente importante, proprio nel’anno dedicato alla salvaguardia e alla tutela del patrimonio boschivo e fo-restale e perché continua ad essere lega-to a doppio filo con le nostre montagne, che hanno fatto da sfondo alle stagioni più belle della nostra vita, spesso lega-te alle vacanze spensierate nelle località sopra il nostro abitato di Rogolo.

    Una scelta, quest’anno, che abbiamo de-siderato compiere pensando alla natura che ci circonda e riesce ad essere anco-ra quel manto verde che ci accoglie, con la sua ricchezza di fiori, di preziose erbe curative ed essere un significativo patri-monio di cultura, tradizioni, leggende e costumi che diventano una cosa sola con la storia dell’uomo. E creano l’illusione di poter ancora vivere un ritmo di vita

    Buon anno 2012

  • Comune di Rogolo

    sereno e gentile, oggi difficile da ricono-scere e ritrovare in altri luoghi. L’itinerario del 2012 ci porterà quindi a scoprire e riscoprire i fiori che fanno da cornice e ingentiliscono con i loro colo-ri e profumi i nostri boschi, gli itinerari che si snodano fino all’amata montagna, dalle quote più basse, come Erla, Fisto-lera, fino a Erdona e all’Alpe Piazza, nel cuore del Parco delle Orobie Valtellinesi.

    Una ricchezza che consente e mostra sor-prese inaspettate e diventa l’importante filo conduttore per tracciare un racconto bello e nitido, gentile ed appassionato, che, arricchito dalle nostre riflessioni, sono l’augurio più sincero e affettuoso di un Buon Natale e di un sereno 2012, che i componenti dell’Amministrazione Co-munale rivolgono a tutti i concittadini.

    Un ringraziamento particolare, infine, va ai nostri sponsor che anche quest’an-no hanno confermato il loro sostegno all’iniziativa, E ai collaboratori: Giu-seppina Curtoni per le testimonianze storiche e i ricordi; Daniela Padelli per la realizzazione degli acquerelli e della copertina.

    L’Assessore alla Cultura(Cristina Ferrè)

    Il Sindaco(Matteo Ferrè)

  • Gennaio 2012Il cardo gobboIn dialetto chiamato el caf, è diffuso nei nostri pascoli di collina e di mon-tagna. Predilige i luoghi erbosi, sas-sosi e rupestri, piuttosto aridi e soleg-giati. L’infuso di cardo ha proprietà diuretiche, digestive e antibiotiche. Mentre per uso esterno si può appli-care sulle ferite poiché risulta essere un buon disinfettante. Un tempo il cardo in boccio veniva consumato crudo in insalata, oppure saltato al burro. I bambini lo usavano nei loro giochi: le femmine come piumino per la ci-pria e i maschi come pennello da bar-ba. Ma anche gli adulti lo tenevano in considerazione. Infatti poiché le gran-di brattee bianche che circondano il capolino si aprono al bel tempo e si richiudono quando è brutto era con-siderato un vero e proprio barometro. Per questa sua peculiarità, antica-mente veniva appeso agli usci delle baite di montagna.

    Quant i ne pö ciüi se taca al bùn Gesù

    (Prossimi a morirealcuni diventano devoti)

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    S. Madre di Dio

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    S. Genoveffa

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    S. Giuliano

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    S. Liberata

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    S. Agnese

    S. Vincenzo

    S. Emerenziana

    S. Francesco di S.

    Conv. di S. Paolo

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    S. Angela Merici

    S. Valerio

    S. Costanzo

    S. Martina

    S. Giovanni Bosco

  • Febbraio 2012La primulaE’ la regina della primavera, il suo nome in effetti sta a indicare la pre-coce fioritura. Spunta dal terreno ai primi tepori di fine inverno, non ap-pena la neve accenna a sciogliersi. La sua presenza abbraccia una larga fascia della zona montuosa: dal fon-dovalle su, su fino ai duemila metri delle Alpi Orobie e Retiche. Resiste al freddo e all’altitudine in virtù dei fiori raccolti nelle foglie consistenti, che aderiscono al suolo proteggendo-li dal vento e dai rigori del clima. La primula possiede proprietà curative: toniche del sistema nervoso, antitrau-matiche, espettoranti e sudorifere. Da noi la specie di primula gialla a ste-lo alto con un ciuffo di fiori chiamata anche primula odorosa, è quella mag-giormente diffusa nei prati del pendio montano. Nel dialetto è detta fiuu de San Giorsc perchè fiorisce a fine apri-le nei giorni dedicati a San Giorgio.

    Laghem el me stram,che mi te laghi el tò ledam

    (Lo strame e le foglie, ricchi di azoto, concimano più dello stallatico)

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    S. Verdiana

    Pres. del Signore

    S. Biagio

    S. Gilberto

    S. Agata

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    S. Teodoro

    S. Girolamo Emil.

    S. Apollonia

    S. Arnaldo

    N.S. di Lourdes

    S. Eulalia

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    S. Renzo

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    S. Cesario

    S. Romeo

    S. Leandro

    S. Romano

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  • Marzo 2012Il campanellinodi primavera Impropriamente chiamato bucaneve, il campanellino di primavera è un fio-re che cresce nelle nostre vallate e ha solo sei petali. A Rogolo è chiamato el fiuu de San Giüsèp perchè fiorisce fino alla seconda metà di marzo. E’ un fiore precoce che illumina le foreste e i malinconici prati fin dal mese di feb-braio. Le sue foglie a forma di lingua si sviluppano alla base del peduncolo che porta il fiore vicino alla radice. E’ una pianta officinale di cui si usa il bulbo con proprietà emetiche (contro il vomito) per via interna, ed emol-lienti per via esterna. Il bulbo fresco in poltiglia ha uso topico (rimedio per uso locale). Malgrado la caratteristi-ca di piante resistenti, alcune specie di campanellino vanno scomparendo. Tutto ciò non è dovuto solo al clima ma anche e soprattutto a particolari fenomeni di inquinamento atmosferi-co e di vandalismo, per chi raccoglie i fiori spontanei senza riflettere sulle conseguenze.

    La gata malfidentaquel che la fa la pensa

    (Chi non agisce benenon si fida degli altri)

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    S. Felicita

    s. Giovanni

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    S. Simplicio

    S. Costantino

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    S. Benedetto

    S. Lea

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    S. Romolo

    Annunc. del Signore

    S. Teodoro

    S. Augusto

    S. Sisto

    S. Secondo

    S. Amedeo

    S. Beniamino

  • Aprile 2012La genzianellaLa famiglia delle genziane è una delle più numerose che si conoscono, arriva a comprendere più di ottanta generi. Tutte queste specie hanno in comune un’importante caratteristica: le loro radici hanno poteri curativi. I loro principi amari, aperitivi e digestivi, sollecitano l’attività dei succhi ga-strici e la produzione di bile. E’ nota anche la loro azione febbrifuga e las-sativa. Con la macerazione delle radi-ci fresche si ottiene la grappa di gen-ziane. Anche in cosmetica la genziana ha la sua funzione nel normalizzare la pelle grassa. Di norma le specie delle nostre montagne crescono tra i 1400 e i 1500 metri di altitudine, in tutto l’arco alpino. Troviamo la genziana gialla e quella purpurea nella parte alta della nostra Alpe Piazza. I cespi di genzianella invece offrono la loro grazia, nella cornice verde dell’erba, già a mille metri.

    A tri dì, dach i vizi che te pö mantegnì

    (Nei primi giorni di vita al neonato con-cedi solo ciò che puoi portare avanti)

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    S. Riccardo

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    S. Guglielmo

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    Pasqua

    Lunedì dell’Angelo

    S. Terenzio

    S. Stanislao

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    S. Martino

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    S. Lamberto

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    S. Ermogene

    S. Adalgisa

    S. Anselmo

    SS. Sotero e Caio

    S. Giorgio

    S. Fedele

    Festa della Liberazione

    S. Cleto

    S. Zita

    S. Valeria

    S. Caterina

    S. Pio

  • Maggio 2012Il narcisoDetto anche narciso poetico, cresce allo stato spontaneo nei prati delle Alpi e fiorisce tra aprile a maggio. I fiori candidi hanno nel mezzo una breve corolla secondaria di color giallo-arancio che li rende stupendi.Da noi era chiamato el fiuu dela Ma-duna perché fiorisce nel mese dedicato a Maria. I bambini di Rogolo lo chia-mavano el fiuu sciusc, perché apren-do il fiore ne succhiavano il nettare: liquido dolce contenuto nell’ovario. Quando li coglievano però non sa-crificavano tutti i fiori alla loro gola, ne portavano anche mazzi odorosi in chiesa o nelle loro case. Il narciso selvatico cresce nei boschi e nei prati umidi fino alla media monta-gna, ma vi sono specie di colore gial-lo o bianco che abbelliscono i nostri giardini.

    Niula rusau ch’el ciöf u ch’el bufa

    (Le nubi rossastre denotanopioggia o vento)

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    SS. Silvano e Nereo

    S. Pellegrino

    S. Giuditta

    S. Flavia

    S. Desiderato

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    S. Antonino

    S. Fabio

    S. Rossana

    S. Emma

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    S. Torquato

    S. Ubaldo

    S. Pasquale

    S. Giovanni I papa

    S. Pietro di M.

    S. Bernardino

    S. Vittorio

    S. Rita da Cascia

    S. Desiderio

    Beata V. Maria

    S. Beda

    S. Filippo Neri

    S. Agostino

    S. Emilio

    S. Massimino

    S. Felice

    S. Angela

  • Giugno 2012Il rododendroFra gli arbusti che fioriscono sulle no-stre montagne, alle maggiori altitudi-ni vi sono i rododendri. Il rododendro vive normalmente fra i 1000 e i 2400 metri di altitudine, ma può toccare anche punte estreme dai 500 ai 3000 metri. Solitamente il fiammeggiare delle sue corolle appare oltre la fa-scia degli alberi, nei pascoli alpini tra giugno e luglio. Anche il rododendro, come gran parte delle specie alpine, è protetto da severe disposizioni. Con-statiamo però che i pastori ne fanno incetta senza pietà, poiché questo ar-busto, facile a riprodursi, sottrae l’er-ba alle loro mandrie. Il rododendro è fra le specie mellifere preferite dalle api, che ne ricavano un miele amarognolo ricco di proprie-tà curative: soprattutto per le forme bronchiali e da raffreddamento. Nel corso degli anni si sono ottenuti in serra molti ibridi, che non possono però competere in bellezza con gli ar-busti cresciuti al margine delle nevi, sopra la frangia delle conifere.

    La maa: pesanta a lavàligera a ‘nsaunà

    (Nel lavare i panni: risparmiail sapone e strofina con energia)

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    S. Norberto

    S. Roberto

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    SS. Efrem e Primo

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    S. Guido

    S. Antonio da Pad.

    S. Eliseo

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    S. Aureliano

    S. Gregorio

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    S. Gervasio

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    S. Paolino

    S. Lanfranco

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    S. Guglielmo

    S. Virgilio

    S. Cirillo

    S. Ireneo m.

    SS. Pietro e Paolo

    SS. Primi Martiri

  • Luglio 2012Il ciclaminoDiffuso nelle macchie, nei sottobo-schi, ombrosi e freschi di collina, e di montagna dove gli accumuli di foglie degradano facilmente in abbondante humus. E’ una pianta erbacea muni-ta di un grosso tubero, dotato di ra-dichette fibrose. Le foglie cuoriformi sono verdi con screziature argentee, sono rossastre nella parete inferiore. I fiori profumatissimi compaiono da luglio a settembre e anche se nascosti nella vegetazione del sottobosco non possono sfuggire a chi ha naso. In erboristeria il tubero fresco di cicla-mino viene usato soprattutto per via esterna poiché per la tossicità se ne sconsigliano altri usi. Le popolazioni di montagna, un tempo, lo pestavano e lo miscelavano con grasso animale per farne un unguento antalgico (leni-tivo del dolore). Dai fioristi fanno bella mostra cicla-mini di vari colori, che non possono però darci l’emozione del ciclamino di bosco, cresciuto sullo sfondo dei muschi, delle rocce e dell’humus nero ricco di azoto.

    Quant el suu el fa miga umbria l’è mei tös via

    (A mezzogiorno quando il soleè a picco è meglio non prenderlo)

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    S. Teobaldo

    S. Ottone

    S. Tommaso ap.

    S. Elisabetta di P.

    S. Antonio M.Z.

    S. Maria Goretti

    S. Edda

    S. Priscilla

    S. Armando

    S. Felicita

    S. Benedetto

    S. Fortunato

    S. Enrico

    S. Camillo

    S. Bonaventura

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    S. Alessio

    S. Calogero

    S. Simaco

    S. Elia

    S. Lorenzo da B.

    S. Maria Maddalena

    S. Brigida

    S. Cristina

    S. Giacomo ap.

    SS. Anna e Gioacchino

    S. Liliana

    S. Nazario

    S. Marta

    S. Pietro

    S. Ignazio

  • Agosto 2012La rosa caninaE’ la più comune tra le rose selvati-che da cui hanno avuto origine tutte le specie coltivate. Vive in terreno calcareo fino a 1600 metri di altitudi-ne e fiorisce da maggio a settembre. Si vede spesso ai lati dei sentieri, al margine di una morena ghiaiosa o di una macchia di rovi. I cinque pe-tali dei suoi fiori sembrano modella-ti nella porcellana, di un colore rosa con diverse tonalità. Tanta grazia della natura nasconde una resistenza d’eccezione al clima avverso. Ecco perché gran parte delle rose coltivate derivano dall’innesto su un selvatico di rosa canina. I petali usati anche come astringenti intestinali, servono per preparare il miele rosato e la fa-mosa acqua di rose. Dai frutti si rica-vano marmellate, bevande, sciroppi e succhi. Oppure vengono impiegati per aromatizzare vino e grappa. I bambini di un tempo li chiamavano gratacüü poichè li sbriciolavano per infilarli nella schiena dei compagni giù, giù fino all’osso sacro con i prevedibili scomodi effetti.

    Che culpa ghe nala la gatase la padruna l’è mata?

    (Se il gatto ruba la bistecca è colpadi chi gliel’ha lasciata a disposizione)

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    S. Alfonso

    S. Eusebio

    S. Lidia

    S. Giovanni M. V.

    Madonna della neve

    Trasfig. del Signore

    S. Gaetano

    S. Domenico

    S. Fermo

    S. Lorenzo

    S. Chiara

    S. Giuliano

    S. Ponziano

    S. Alfredo

    Assunzione V. Maria

    S. Rocco

    S. Giacinto

    S. Elena

    S. Italo

    S. Bernardo

    S. Pio X papa

    S. Maria regina

    S. Rosa da Lima

    S. Bartolomeo

    S. Ludovico

    S. Alessandro

    S. Monica

    S. Agostino

    Martirio S. Giovanni

    S. Faustina

    S. Aristide

  • Settembre 2012La campanulaVive in prati e luoghi erbosi fin oltre il limitare degli alberi. In diverse varie-tà si possono ammirare le campanule a duecento metri di altitudine e le in-contriamo, via, via, nelle varie specie fino al limite dei tremila dove il vento è impetuoso, ma la campanula è tenace e coraggiosa, sempre in attesa di un po’ di vento che la faccia ondeggiare. La massa delle corolle azzurre, mosse dalla brezza estiva sui lunghi penduli steli, costituisce una delle scene più tipiche durante le nostre passeggiate estive. Come briciole di cielo là dove al cielo siamo molto vicini. Il colore dei fiori delle campanule richiama le sfumature del cielo in ogni momento della giornata: rosa madreperla al sorgere del sole, azzurro al mattino, celeste nel sole di mezzogiorno, blu nel pomeriggio, viola al tramonto. La campanula di monte o di Scheuchzeri è quella che richiama il colore del tra-monto e la troviamo anche nei prati di Erdona. Si spera che il degrado ecolo-gico non ci privi di tanta bellezza.

    I danèe e l’amicizia i rump el coo ala giüstizia

    (I soldi e l’amicizia fannoassolvere anche chi ha torto)

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    S. Egidio

    S. Elpidio

    S. Gregorio

    S. Rosalia

    S. Vittorino

    S. Umberto

    S. Regina

    Natività B. Vergine

    S. Sergio

    S. Nicola

    S. Diomede

    SS. Nome di Maria

    S. Giovanni

    Santa Croce

    B.V. Addolorata

    SS. Cornelio e Cipriano

    S. Roberto

    S. Sofia

    S. Gennaro

    S. Eustachio

    S. Matteo

    S. Maurizio

    S. Lino papa

    S. Pacifico

    S. Aurelia

    SS. Cosma e Damiano

    S. Vincenzo

    S. Venceslao

    S. Michele

    S. Girolamo

  • Ottobre 2012Il colchico o falso zafferanoDetta anche freddolina, questa pianta fiorisce da fine agosto sino a ottobre. E’ una pianta erbacea provvista di un bulbo ricoperto di tuniche rosso-bru-ne. Le foglie lanceolate verdi e lucide scompaiono in autunno prima che il colchico fiorisca. I suoi fiori, a imbu-to, sono di un bel colore lilla intenso. Bulbi e semi sono ricchi di amidi, tan-nino, zuccheri e alcaloidi, che hanno proprietà analgesiche, antireumati-che, antinevralgiche, antireumatiche, antinevralgiche, purgative, antipruri-ginose. Il colchico vive in massa nei prati fertili e freschi, ammantandoli, in autunno, di copiosissime fioriture. Gli antichi consideravano un fenomeno strano il fatto che i frutti (primaverili) precedono nel tempo i fiori. In realtà si formano sotto terra e fuoriescono solo a primavera ma sono conseguen-ti ai fiori dell’autunno precedente. E’ un fenomeno strano anche la fioritura precoce in alto prima che a basse quo-te. Il colchico è una specie infestante e contiene un alcaloide velenoso per gli uomini e per gli animali, anche se in dosi modeste è un ottimo diuretico.

    Quant el scapa el gati bala i ràt

    (Quando sono assenti i padronitutti ne approfittano)

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    S. Teresa

    SS. Angeli Custodi

    S. Gerardo

    S. Francesco

    S. Placido

    S. Bruno

    N. S. del Rosario

    S. Pelagia

    S. Dionigi

    S. Daniele

    S. Firminio

    S. Serafino

    S. Edoardo re

    S. Callisto I papa

    S. Teresa d'Avila

    S. Edvige

    S. Ignazio

    S. Luca

    S. Laura

    S. Irene

    S. Orsola

    S. Donato

    S. Giovanni da C.

    S. Antonio M. C.

    S. Daria

    S. Evaristo papa

    S. Fiorenzo

    S. Simone

    S. Ermelinda

    S. Germano

    S. Lucilla

  • Novembre 2012L ’ericaDetta anche brüch, è diffusa nei pa-scoli e nel sottobosco della zona sub-montana e alpina. Con le sommità fiorite si preparano infusi con pro-prietà diuretiche e disinfettanti delle vie urinarie. Poiché è facile da col-tivare anche in terreni poco fertili, è la delizia dei giardinieri, che la com-merciano per tutto l’anno con colori che oscillano dal bianco al cremisi. Diventa così una pianta ornamentale ricercatissima, poiché fiorisce nell’ar-co di tutte le stagioni e non richiede particolari cure. Le formazioni com-patte di brugo danno origine alla cosiddetta brughiera il cui habitat è povero di sostanze minerali, è molto acido ed arido. L’erica è una pianta cespugliosa molto ramificata, con fio-ri addensati in pannocchie allungate. I rami più lunghi legati insieme forni-vano, un tempo, le scope (da qui erica scopina) per le aie e i cortili.Poiché fiorisce già al primo discio-gliersi delle nevi fornisce il cibo a molti animali selvatici. I nostri ante-nati usavano l’infuso di erica anche come disinfettante per la pelle.

    A chi nu gh’è e ai mortl’è miga de fach tort

    (Degli assenti e dei defuntinon bisogna parlar male)

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    Tutti i Santi

    Commemorazione dei Defunti

    S. Silvia

    S. C arlo Borromeo

    S. Zaccaria

    S. Leonardo

    S. Ernesto

    S. Goffredo

    S. Oreste

    S. Leone Magno

    S. Martino di Tours

    S. Renato

    S. Diego

    S. Giocondo

    S. Alberto Magno

    S. Margherita

    S. Elisabetta

    S. Oddone

    S. Fausto

    S. Benigno

    Presentez. B. V. Maria

    S. Cecilia

    S. Clemente

    S. Flora

    S. Caterina

    S. Corrado

    S. Virgilio

    S. Giacomo

    S. Saturnino

    S. Andrea

  • Dicembre 2012La stella alpinaE’ un fiore emblematico delle Alpi, pur-troppo insidiato da molti frequentatori della montagna, tanto che va sempre più riducendosi. Amante dei pascoli sassosi, ha finito col trovare rifugio tra le rocce meno accessibili, accontentan-dosi di un pugno di terra. Una opportu-na legge regionale e i decreti prefettizi di diverse province, l’hanno inclusa tra le specie protette e sono così scomparsi i ragazzi che vendevano le stelle alpine sulle strade di montagna. Sono rimasti ora scarsi esemplari di questo fiore so-litario che sfida le quote più alte: cresce oltre i 1500 metri di altitudine e fino ai 3400 metri. Ambita dai più coraggio-si alpinisti che, a volte, per strapparla alle rocce perdono la vita. Fiorisce da luglio a settembre e ha la caratteristica di conservarsi intatto anche dopo che è stato colto. Il fiore, poco appariscente, è di un colore giallo dorato, ricoperto da una peluria bianca che lo difende dal freddo, dal vento e anche dal trop-po sole che gli sottrae la scarsa umidi-tà. Il fiore, delicato e gentile, è spesso colto per conservarlo tra le pagine di un libro o nella cornice di un quadro.

    Cun la nif se maia e se bifcun la brina l’anada

    la va en rüina

    (Sotto la neve pane, sotto la brina fame)

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    S. Ansano

    S. Bibiana

    S. Francesco

    S. Barbara

    S. Giulio

    S. Nicola

    S. Ambrogio

    Immacolata Concezione

    S. Siro

    N. S. di Loreto

    S. Damaso papa

    S. Giovanna

    S. Lucia

    S. Giovanni

    S. Valeriano

    S. Albina

    S. Lazzaro

    S. Graziano

    S. Fausta

    S. Liberato

    S. Pietro

    S. Francesca

    S. Vittoria

    S. Irma

    Natività del Signore

    S. Stefano

    S. Giovanni

    Sacra Famiglia

    S. Tommaso

    S. Eugenio

    S. Silvestro

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