Bruno infinità del cosmo

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Bruno infinità del cosmo prof. Michele de Pasquale

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Brunoinfinità del cosmo

prof. Michele de Pasquale

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“ Sviluppare l'idea del sistema fisico: questo fu il compito di Bruno. Opera disuguale, senza dubbio, tumultuosa e anche molto confusa

… e tuttavia, questo pensiero oscuro e confuso, ha svolto una grande funzione

nella storia della scienza. Funzione positiva, perché con una geniale intuizione, Bruno

aveva capito l'infinitismo della nuova astronomia “(A. Koyrè)

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per Bruno il cosmo è una sola realtà in cui circola una sola vita ed in cui è presente un

solo ordine:ogni parte è connessa con le altre in modo che

l'una rimanda al tutto e da ogni parte si può risalire alla totalità

“ Non è lecito pensare che questo mondo abbia più di un principio, e per conseguenza abbia più di un ordine.

Conseguentemente, se l'ordinato è uno, le sue membra sono le une alle altre annesse e subordinate”

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questa concezione neoplatonica del cosmo come organismo vivente viene integrata con le dottrine copernicane anche se non esita ad indicare i limiti dell’azione copernicana per non aver tratto tutte le conseguenze possibili dalla sua intuizione

rivoluzionaria:

“ Perché lui, più studioso de la matematica che de la natura, non ha possuto profondare e penetrare sin tanto che potesse a fatto toglier via le radici de

inconvenienti e vanii principii, onde perfettamente sciogliesse tutte le contrarie difficoltà e venesse a liberare e sé, e altri da tante vane

inquisizioni, e fermar la contemplazione ne le cose costanti e certe.”

Copernico, pur avendo messo in crisi il cosmo aristotelico sostituendo il sole alla terra come centro

dell'universo, non ha sviluppato questa sua felice intuizione fino a proclamare l'infinità dell'universo

stesso

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Bruno raccoglie l'eredità copernicana, ma la integra con le suggestioni della filosofia di

Cusano:immagina un cosmo animato, infinito,

immutabile, all'interno del quale si agitano infiniti mondi simili al nostro

“ L'universo sarà di dimensione infinita e gli mondi saranno innumerabili, perché, incomparabilmente meglio in

innumerabili individui si presenta l'eccellenza divina, che in quelli che sono numerabili e finiti.”

(De l'infinito, universo e mondi)

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l'universo è infinito perché al di fuori di esso non c'è alcunché che lo possa limitare e

circoscrivere, neppure Dio

“ Più esattamente sarà perfetto ciò che né in atto né in potenza, né in realtà né nell'immaginazione è limitato da altro…Questo unico e

presente ovunque nella sua interezza è Dio, la natura universale di cui non può essere nessuna immagine perfetta o simulacro, se non

infinito.” (De immenso)

Dio è risolto in tutto il cosmo e in ogni singola parte

“ Dico Dio totalmente infinito perché tutto lui è in tutto il mondo e in ciascuna parte infinitamente e totalmente.”

(De l'infinito, universo e mondi, I )

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il rapporto tra Dio e mondo non è di assoluta trascendenza: Dio non è fuori dal mondo, né è la causa finale esterna a

cui tendono le creature terrene, ma è in tutte le cose e pertanto di tutte le cose è principio

pur essendo nelle cose, Dio non si esaurisce nella loro particolarità:

come la "natura universale", rispetto alle cose particolari, così Dio è nello stesso tempo dentro e fuori le cose, é

immanente e trascendente

da questo concetto di causalità, Bruno trae l’argomento per giustificare la teoria dell'infinità dell'universo:

a Dio causa infinita non può non corrispondere che un universo infinito; un effetto finito svilirebbe anche la

causa che lo produce

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" È dunque l'universo uno, infinito immobile. Una, dico, è la possibilità assoluta, uno l'atto, una la forma o anima, una la materia o corpo, una la cosa, uno lo ente, uno il massimo ed ottimo; il quale non deve posser essere compreso; e perciò infinibile e

interminabile, e per tanto infinito e interminato, e per conseguenza immobile. Questo non si muove localmente, perché non ha cosa fuor di sé ove si trasporte, atteso che

sia il tutto. Non si genera; perché non è altro essere che lui possa desiderare o aspettare, atteso che abbia tutto lo essere. Non si corrompe; poiché non è altra cosa in cui si cange, atteso che lui sia ogni cosa. Non può sminuire o crescere, atteso che è infinito; a cui come non si può aggiongere, cossì è da cui non si può suttrarre, per ciò che lo infinito non ha parte proporzionabili. Non è alterabile in altra disposizione, perché non ha esterno da cui patisca e per cui venga in qualche affezione. Oltre che per comprender tutte le contrarietadi nell'esser suo in unità e convenienza e nessuna

inclinazione posser avere ad altro e novo essere o pur ad altro ed altro modo di essere, non può essere soggetto di mutazione secondo qualità alcuna, né può aver contrario o diverso che lo alteri, perché in lui è ogni cosa concorde. Non è materia,

perché non è figurato né figurabile, non è terminato né terminabile. Non è forma perché non informa né figura altro, atteso che è tutto, è massimo, è uno, è universo. Non è misurabile, né misura. Non si comprende perché non è maggior di sé. Non si agguaglia, perché non è altro ed altro, ma uno e medesimo. Essendo medesimo ed uno, non ha essere ed essere; e perché non ha essere ed essere, non ha parte e

parte; e perciò che non ha parte e parte, non è composto. [...]

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In questo certamente non è maggiore l'altezza che la lunghezza e profondità, onde per certa similitudine si chiama, ma non è, sfera. Nella sfera medesima cosa è lunghezza che larghezza e profondo, perché hanno medesimo termino; ma

nell'universo medesima cosa è larghezza, lunghezza e profondo, perché medesimamente non hanno termine e sono infinite. Se non hanno mezzo,

quadrante ed altre misure, se non vi è misura, non vi è parte proporzionale, né assolutamente parte che diferisca dal tutto. Perché se vuoi dir parte de l'infinito,

bisogna dirla infinito; se è infinito concorre in uno essere con il tutto: dunque l'universo è uno, infinito, impartibile. E se ne l'infinito non si trova differenza, come

di tutto e parte e come di altro ed altro, certo l'infinito è uno. [...]Dunque l'individuo non è differente dal dividuo, il simplicissimo da l'infinito, il centro da

la circonferenza. perché dunque l'infinito è tutto quello che può essere, è immobile; perché in lui tutto è indifferente, è uno; e perché ha tutta la grandezza e perfezione che si possa oltre ed oltre avere, è massimo ed ottimo immenso. Se il punto non

differisce dal corpo, il centro dalla circonferenza, il finito da l'infinito, il massimo dal minimo, sicuramente possiamo affirmare che l'universo è tutto centro o che il centro de l'universo è per tutto, e che la circonferenza non è in parte alcuna per quanto è

differente dal centro, o pur che la circonferenza è per tutto, ma il centro non si trova in quanto che è differente da quella. Ecco come non è impossibile, ma necessario, che l'ottimo, massimo, incomprensibile è tutto, è per tutto, è in tutto, perché come

semplice ed indivisibile, può essere tutto, essere per tutto, essere in tutto."(BRUNO , De la causa, principio e uno)

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abbattimento delle mura esterne dell’universo: fine dell’idea dei confini del mondo (ultima sphaera mundi)

pluralità dei mondi e loro abitabilità: pluralità illimitata di sistemi solari popolati da creature viventi

identità di struttura tra cielo e terra: non esiste una parte più nobile ed una meno nobile dell’universo essendo

stato creato tutto da Dio

geometrizzazione dello spazio cosmico: sostituzione dello spazio aristotelico (insieme finito e differenziato

gerarchicamente) con uno spazio di tipo euclideo (omogeneo ed infinito)

infinità dell’universo: l’universo è un senza-limiti dai caratteri divini