Brano tratto dal libro "VITA DA PSICHIATRA" di Maria Cristina Flumiani

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L’unica difesa in questi casi è allearsi, raggrupparsi così da evitare di essere isolati. L’uomo, infatti, quando è solo si deprime e si ammala, diventando una preda vulnerabile: è il fondamento di questa strategia aziendale, che mira a rovinare l’equilibrio psicologico dei dipendenti. Si diffonde qualche diceria sulla vittima in modo da provocare l’ira o lo scherno degli altri, e tutti si accaniscono ferocemente sul singolo ritrovando gli istinti sopiti della belva affamata, e lo circondano pronti a sbranarlo. Ma se le vittime sono più di una, il branco ha qualche problema a sferrare l’attacco, risulta indebolito. … Il branco è sempre ottuso e violento. …

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L’INGEGNERE L’ingegnere mi telefona per chiedere un appuntamento il più presto possibile; la voce è tesa, all’inizio non lo riconosco nemmeno. Gli dico di venire alle due. Di solito torno a casa all’una e dopo mangiato leggo il giornale prima di tornare in studio; ma non posso rifiutargli un incontro. Arriva in anticipo; la faccia è grigia, indossa degli occhiali scuri. Si siede di fronte a me, si passa la mano sulla bocca e poi scoppia a piangere; singhiozzi violentissimi che lo sconquassano.

“Coraggio, ogni problema ha una soluzione, addirittura più di una,

anche se a volte non si intravede una via d ’uscita. Mi racconti”.

“Il mio capo mi ha insultato. Ha detto che non valgo nulla e che

dovrei vergognarmi a rubare lo stipendio; anche gli altri colleghi mi

rivolgono le stesse accuse, con un’ostilità spaventosa; mi chiudo nel

mio ufficio e ho paura a uscirne”.

Mi ritrovo a chiedermi come possano trattare così male una persona come quella che ho davanti, intelligente, seria, preparata. Possibile che non riescano a ricollocarlo in qualche altro reparto?

“Temo che i vertici aziendali abbiano deciso di procedere con il

mobbing vero e proprio” constato con dispiacere. “Probabilmente la

situazione è peggiorata; non c’è nessun altro nella sua stessa

condizione? L’unica difesa in questi casi è allearsi, raggrupparsi così

da evitare di essere isolati. L’uomo, infatti, quando è solo si deprime

e si ammala, diventando una preda vulnerabile: è il fondamento di

questa strategia aziendale, che mira a rovinare l ’equilibrio

psicologico dei dipendenti. Si diffonde qualche diceria sulla vittima

in modo da provocare l’ira o lo scherno degli altri, e tutti si

accaniscono ferocemente sul singolo ritrovando gli istinti sopiti della

belva affamata, e lo circondano pronti a sbranarlo. Ma se le vittime

sono più di una, il branco ha qualche problema a sferrare l ’attacco,

risulta indebolito. Lei deve assolutamente trovare altri isolati, non è

possibile che ci sia solo lei. Di solito, i mobbizzati non sono collocati

nella stessa divisione, proprio per evitare che si alleino. Ci pensi.

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Non ha conosciuto qualcuno sempre solo? Qualcuno che mangia da

solo, che va alla macchinetta del caffè da solo?”

“C’è un tipo che mangia da solo come me; in effetti, non è molto

allegro. Credo che lavori nell’area dei sistemi informativi. Ma

magari non è isolato, forse ha soltanto un carattere poco socievole o

dei problemi personali”.

“Comunque, si sieda al suo tavolo e cerchi di capire se è nella sua

stessa situazione. Eviti domande dirette che sarebbero troppo

invasive, cerchi di ottenere la sua confidenza, si racconti: solo così

l’altro a sua volta si racconterà”.

“Sono terrorizzato, ho paura di questa gente, sento il loro odio”. Si

accende una sigaretta.

“Come vanno i rapporti con la fidanzata?”

“Malissimo. Lei non mi capisce, dice che esagero”.

“Il mobbing è un fenomeno ancora sconosciuto, è difficile che chi non

l’ha mai subìto possa capire cosa si prova. Le cambio la medicina, mi

ascolti bene: per tre giorni, riduca di un quarto la pastiglia abituale e

assuma un quarto di questa che le prescrivo; poi dimezzi la solita

pastiglia e prenda metà di quella nuova. Non alternava le sigarette

normali con quella elettronica? Il fumo innervosisce e lei non ne ha

proprio bisogno di eccitarsi ulteriormente”.

“Ha ragione, me lo dice anche la mia fidanzata”.

Una settimana dopo, mi telefona piangendo e naturalmente lo inserisco subito negli appuntamenti. Arriva e comincia a parlare ancora prima di sedersi: “Oggi sono entrato e… mi sono venuti

incontro tutti con un’espressione ostile e di scherno. Hanno detto…

che non sono in grado di lavorare, che mi sopportano da sempre, che

dovrei vergognarmi e scomparire. Ho avuto paura che mi

picchiassero, sono uscito e le ho telefonato. Poi sono andato al parco

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e sono stato seduto su una panchina fino a poco fa. Non so dove

andare, ho paura di tornare a casa, Sonia non capisce e mi guarda

come se si chiedesse… ecco, credo che si stia convincendo di avere

sbagliato a credere in me”.

“Il branco è sempre ottuso e violento. Come le ho già detto, sono

state diffuse delle dicerie che hanno una base di verità,

naturalmente, così non si può parlare di calunnia. Un dettaglio o un

aspetto del suo carattere viene ingigantito e presentato sotto una

luce negativa che genera la reazione della massa. Non è difficile fare

leva sulla frustrazione della gente, inoltre, nell ’ambiente aziendale

non c’è solidarietà. A proposito, ha poi avvicinato la persona che

vedeva in mensa?”

“No, è sparito. Quando ho chiesto a un suo collega, si è stretto nelle

spalle e ha detto che non ne sapeva niente” mormora e si soffia il naso.

“E’ chiaro che lei non può più andare in ufficio, manderà il certificato

medico che attesta un esaurimento nervoso. Le rilascerò un

certificato che dovrà mostrare al suo medico di base, il quale le

consegnerà quello da inviare all’azienda per raccomandata. Ne farà

avere una copia anche al suo capo, accompagnandola con poche righe

in cui dichiarerà che, per ragioni di salute, dovrà rimanere assente

per un periodo di tempo che il medico non ha ancora precisato. Le

manderanno il medico del servizio nazionale, probabilmente; nel qual

caso dovrà mostrare il certificato anche a lui. Purtroppo, il mobbing è

difficile da dimostrare in tribunale: sono cause lunghe e dolorose,

sconsigliabili. L’importante è lasciarsi questa situazione alle spalle”.

“Cosa dirò a Sonia?” Si passa una mano sui capelli radi.

“Le racconterà che si prende una pausa lavorativa perché la

situazione che ha vissuto è insostenibile. Lo sa che si rivolge a uno

psichiatra?” Annuisce. ..... Maria Cristina Flumiani – VITA DA PSICHIATRA