BOZZA il filo della voce OTTOBRE - voceamicafirenze.org · l'amore di una sera, ... a cui tu&avia,...

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“Il FILO è tornato” Il Filo della Voce 1^ EDIZIONE NUMERO 101 OTTOBRE 2017 L'estate addosso come un vesto rosso, la musica che soffia via da un bar cuccurucu paloma l'amore di una sera, gli amici di una vita la maglia dei mondiali scolorita (JOVANOTTI) SOMMARIO: Al Chiosco del Barone Rosso 2 Conosciamoci meglio (Silvia 3) 4 Conosciamoci meglio (Claudio) 6 In una notte d’estate 8 'NOTE' book 9 L’ordine delle cose 10 Vita Associativa 12 Il Filo della Voce 1^ EDIZIONE NUMERO 101 OTTOBRE 2017 Come c’è un’arte di raccontare, solidamente codificata a&raverso mille prove ed errori, così c’è pure un’arte dell’ascoltare, altre&anto anca e nobile, a cui tu&avia, che io sappia, non è stata mai data norma. (Primo Levi ) La comunicazione!!!!! Quante volte abbiamo pronunciato questo termine, e quante volte lo senamo pronunciare in radio, in televisione, sui giornali. Dopo quello avata a Siena ormai mol anni fa si sono molplica i corsi di laurea in Scienza della Comunicazione. Isnvamente io non amo molto questo termine perché mi viene troppo spontaneo associarlo alla pubblicità, ed io non amo per niente la pubblicità. Almeno quella cui siamo so#opos in modo asfissiante tu i giorni, ed a tu#e le ore del giorno, da qualunque parte: ancora radio, TV, giornali, cartelloni, volanni, manifes, fiancate degli autobus, dei taxi, perfino le maglie#e delle persone con la maxi scri#a del nome del produ#ore: dovrebbe essere lui a pagare me perché la indossi ed invece vorrebbe che fossi io a pagare lui!!!! E fra tu#e, quella che odio maggiormente è la pubblicità demenziale, quella fa#a di scene#e idiote che hanno la presunzione di far ridere ed invece (almeno a me) danno soltanto fasdio. La cava pubblicità si disngue ne#amente dalla comunicazione perché non ha più lo scopo di far conoscere l’esistenza e le cara#erische del prodo#o, ma ha prevalentemente quello di rimbecillire il pubblico cercando di indurlo in ogni modo a comprarlo. Ma perché questa filippica apparentemente fuori luogo? Perché anche noi abbiamo bisogno di ricorrere alla Comunicazione se vogliamo che l’impegno che meamo tu i giorni nel nostro difficile servizio non vada sprecato perché una grandissima parte delle persone che potrebbero accedervi NON SANNO NEPPURE CHE ESISTE!!! Ora che abbiamo raggiunto un buon numero di volontari avi (e connueremo senz’altro a mantenere elevato tale numero con la costante introduzione di nuovi), ed ora che ci samo a#rezzando sempre più per consolidare le avità di formazione permanente dei volontari avi, proviamo a focalizzare fortemente l’a#enzione sulla diffusione della conoscenza del nostro servizio. Certo non dobbiamo cadere nella tentazione di fare pubblicità di bassa lega, ma dovremo impegnarci TUTTI nel ricercare modalità di comunicazione consone con la nostra mission e sopra#u#o, dovremo impegnarci TUTTI nel me#ere in praca sistemacamente le iniziave che andremo via via organizzando. Buon Turno, buona Formazione e …. buona Comunicazione a tu! Marco

Transcript of BOZZA il filo della voce OTTOBRE - voceamicafirenze.org · l'amore di una sera, ... a cui tu&avia,...

“Il FILO è tornato”

Il Filo della Voce

1 ^ E D I Z I O N E N U M E R O 1 0 1 O T T O B R E 2 0 1 7

L'estate addosso come un ves�to rosso, la musica che soffia via da un bar

cuccurucu paloma

l'amore di una sera, gli amici di una vita

la maglia dei mondiali scolorita

(JOVANOTTI)

S O M M A R I O :

Al Chiosco del

Barone Rosso 2

Conosciamoci

meglio

(Silvia 3)

4

Conosciamoci

meglio

(Claudio)

6

In una notte

d’estate 8

'NOTE' book 9

L’ordine delle cose 10

Vita

Associativa 12

Il Filo della Voce

1 ^ E D I Z I O N E N U M E R O 1 0 1 O T T O B R E 2 0 1 7

Come c’è un’arte di raccontare, solidamente codificata a&raverso mille

prove ed errori, così c’è pure un’arte dell’ascoltare, altre&anto an�ca e

nobile, a cui tu&avia, che io sappia, non è stata mai data norma.

(Primo Levi )

La comunicazione!!!!!

Quante volte abbiamo pronunciato questo termine, e quante volte lo sen�amo

pronunciare in radio, in televisione, sui giornali. Dopo quello a�vata a Siena ormai mol�

anni fa si sono mol�plica� i corsi di laurea in Scienza della Comunicazione.

Is�n�vamente io non amo molto questo termine perché mi viene troppo

spontaneo associarlo alla pubblicità, ed io non amo per niente la pubblicità.

Almeno quella cui siamo so#opos� in modo asfissiante tu� i giorni, ed a tu#e le ore del

giorno, da qualunque parte: ancora radio, TV, giornali, cartelloni, volan�ni, manifes�,

fiancate degli autobus, dei taxi, perfino le maglie#e delle persone con la maxi scri#a del

nome del produ#ore: dovrebbe essere lui a pagare me perché la indossi ed invece

vorrebbe che fossi io a pagare lui!!!!

E fra tu#e, quella che odio maggiormente è la pubblicità demenziale, quella fa#a

di scene#e idiote che hanno la presunzione di far ridere ed invece (almeno a me) danno

soltanto fas�dio.

La ca�va pubblicità si dis�ngue ne#amente dalla comunicazione perché non ha

più lo scopo di far conoscere l’esistenza e le cara#eris�che del prodo#o, ma ha

prevalentemente quello di rimbecillire il pubblico cercando di indurlo in ogni modo a

comprarlo.

Ma perché questa filippica apparentemente fuori luogo?

Perché anche noi abbiamo bisogno di ricorrere alla Comunicazione se vogliamo

che l’impegno che me�amo tu� i giorni nel nostro difficile servizio non vada sprecato

perché una grandissima parte delle persone che potrebbero accedervi

NON SANNO NEPPURE CHE ESISTE!!!

Ora che abbiamo raggiunto un buon numero di volontari a�vi (e con�nueremo

senz’altro a mantenere elevato tale numero con la costante introduzione di nuovi), ed ora

che ci s�amo a#rezzando sempre più per consolidare le a�vità di formazione

permanente dei volontari a�vi, proviamo a focalizzare fortemente l’a#enzione sulla

diffusione della conoscenza del nostro servizio.

Certo non dobbiamo cadere nella tentazione di fare pubblicità di bassa lega, ma

dovremo impegnarci TUTTI nel ricercare modalità di comunicazione consone con la nostra

mission e sopra#u#o, dovremo impegnarci TUTTI nel me#ere in pra�ca sistema�camente

le inizia�ve che andremo via via organizzando.

Buon Turno, buona Formazione e …. buona Comunicazione a tu�!

Marco

P A G I N A 2

Il pianto umano

(prima puntata)

Si ri�ene che nessun altro essere vivente oltre l'uomo possa produrre lacrime

come risposta ai diversi sta� emozionali, benché ciò non sia del tu#o corre#o per diversi

scienzia�.

Né il cane né il ga#o, e nemmeno i nostri paren� più stre�, come oranghi e scimpanzé,

ricorrono alle lacrime nel pianto. Il nostro pianto (emo�vo) sarebbe un comportamento

pressoché unico nell’intero regno animale.

Secondo Focus, invece, l’uomo non è l’unico essere vivente che piange, ci fanno

compagnia elefan�, coccodrilli, scimpanzé e altri. Ma come piangono e perché?

Non sappiamo con precisione se si tra� di lacrime emo�ve. Il caso più famoso è

quello degli elefan�, che producono lacrime se sono in stato di stress, come quando

stanno per morire, secondo quanto riporta Jeffrey Masson nel libro “Quando gli elefan�

piangono”, nel quale si analizzano i sen�men� di mol� altri animali: lacrimano a causa di

for� emozioni anche gorilla, scimpanzé, cavalli e orsi.

Mentre, nonostante il de#o, non lo fanno i

coccodrilli, che eme#ono lacrime solo in

seguito a uno sforzo intenso.

Sicuramente i mammiferi sono gli animali che

piangono di più. I cavalli, per esempio,

lacrimano per mantenere gli occhi umidi e per

rimuovere le impurità dall’occhio.

I cani, invece, piangono (eme#endo anche suo-

ni strazian�) quando sono in pericolo o si

sentono in prigione, e i vitelli lo fanno quando

vengono separa� dalla mamma.

Allo stesso modo fanno foche e delfini che versano lacrime e lanciano lunghi

sospiri quando stanno per morire. In realtà, come per i cavalli, si tra#a di un liquido

viscoso che viene rilasciato dagli occhi per proteggersi dal sale.

Se allora è provato che anche gli animali possono piangere, non si sa se lo

facciano perché, proprio come l'uomo, provano emozioni belle o bru#e.

Roger Fouts, pioniere delle ricerche sul linguaggio nelle scimmie e promotore dei

loro diri�, ri�ene che, sebbene non versino lacrime, è vero che alcune specie di scimmie

soffrono per gli altri e a loro modo "piangono".

Di diverso avviso è invece Michael Trimble, neurologo del Na�onal Hospital di

Londra, che nel libro Why humans like to cry indaga sull’origine delle "lacrime emo�ve".

Secondo lui piangere è il tra$o dis%n%vo che ci rende diversi dagli altri mammiferi che

hanno altri “modi” di esprimere il loro stato emo�vo. Quindi mol� animali producono

lacrime per ques�oni fisiologiche. Le lacrime infa� servono a tenere umidi gli occhi,

mantengono l’equilibrio osmo�co del bulbo oculare, rimuovono le impurità dalla cornea

e contengono sostanze an�ba#eriche che allontanano il rischio di infezioni.

Al chiosco del Barone Rosso

“C'è chi aspetta

la pioggia per non

piangere da solo.

(Fabrizio de

André)”

P A G I N A 3

Per quanto riguarda l’uomo, la conferma che le lacrime servano ad alleviare lo

stress viene dal fa#o che in questo liquido sono state trovate tracce di una endorfina che

viene prodo#a dal cervello per alleviare il dolore: l’enkefalina, un oppioide endogeno e

potente aneste�co. La sua funzione principale è quella di scaricare la tensione accumulata,

rilassando i muscoli.

Un'altra funzione variante è quella di lavare la cornea a#raverso l’incremento

della produzione del liquido lacrimale, nel momento in cui ci sia un corpo estraneo che lo

irrita. Le lacrime emo�ve hanno in par�colare una chimica diversa da quelle che

inumidiscono gli occhi. E servono sopra#u#o per comunicare - a livello inconscio - con gli altri. Secondo uno studio italiano, invece, nessun animale, nemmeno i nostri paren� più stre�, come oranghi e scimpanzé, ricorrono alle lacrime nel pianto. Un comportamento pressoché unico nell’intero regno animale, descri#o da una stupefa#a Dian Fossey (zoologa statunitense, quella del film "Gorilla nella nebbia") in una singola ed eccezionale occasione anche in una giovane gorilla costre#a alla ca�vità.

Da Darwin in poi, la natura del pianto umano ha stregato intere generazioni di ricercatori. La fisiologica lubrificazione della cornea ha assunto nella nostra specie una profonda valenza emo�va, sulla cui spiegazione si sono cimenta� antropologi e biologi, ma anche psicologi e psichiatri, studiosi di anatomia e di fisiologia.

C’è un pianto che esprime dolore acuto o rabbia, l’urlo che ci sfugge quando cerchiamo di appendere un quadro al muro e invece finiamo per centrare il dito con il martello. Diverso è il pianto con le lacrime, capace di coinvolgere empa�camente chi ci è accanto tramite l’a�vazione dei neuroni specchio e di trasme#ere un messaggio di richiesta di aiuto immediatamente decifrabile. Uno s�molo non verbale estremamente potente, piazzato in quell’organo di senso che non a caso è definito lo specchio dell’anima.

In altre parole, il proverbiale "pianto liberatorio" è a tu� gli effe� un meccanismo di autosollievo, e in quanto tale potrebbe gius�ficare anche la secrezione delle lacrime, un processo la cui funzione è tu#ora sfuggente.

Le teorie fisiologiche a riguardo sono infa� numerose, nessuna delle quali pienamente convincente. Alcuni ricercatori suggeriscono che lo schiacciamento del sacco lacrimale sia una semplice conseguenza della contrazione dei muscoli facciali, altri sposano l’idea che si tra� di un meccanismo per espellere le sostanze tossiche, altri ancora lo ritengono fondamentale per ume#are le mucose di naso e faringe. Pare certo che lo scorrere delle lacrime sulla cute del volto inneschi il rilascio di endorfine. Il pianto non è una forma di rifugio per i deboli, ma una forma raffinata di an�stress. Ecco perché vi ricorriamo anche quando siamo soli. Numerosi studi ne hanno dimostrato l’efficacia nello stabilizzare l’umore e non a caso teorie come la psicodinamica ne sostengono i benefici, sconsigliando la repressione. È meno chiaro perché la stessa reazione si accompagni alla risata o a momen� par�colarmente felici, come la vi#oria di una medaglia o la nascita di un figlio.

Riccardo

(il seguito sul prossimo numero di Novembre)

“Diverso è il

pianto con le

lacrime, capace di

coinvolgere

empaticamente

chi ci è accanto

tramite

l’attivazione dei

neuroni specchio

e di trasmettere

un messaggio di

richiesta di aiuto

immediatamente

decifrabile. Uno

stimolo non

• NOME: Silvia

• SOPRANNOME: La rossa. Da quando conosco Donatella, inno alla

vita :)

• ETA’: 52

• DOVE SEI NATA?: Nella culla dell'arte, a Firenze, Maternità di

Careggi. Ho vissuto per quasi 30 anni in zona San Lorenzo. Sono

una fioren�na doc!

• DOVE VIVI?: In campagna, vicino a San Donato in Collina

• PROFESSIONE?: Collaboratrice scolas�ca

• ELENCA 3 HOBBIES/PASSIONI: La Fioren�na, i libri, la musica, lo scrivere

• TATUAGGI/PIERCING: No sieee! Ho il terrore degli aghi!

• SEGNI PARTICOLARI: Occhi azzurri

• COSA CAMBIERESTI DEL TUO ASPETTO FISICO: Mi taglierei la pancia

• COSA TI PIACE DEL TUO ASPETTO FISICO: Occhi, altezza, mani, capelli

• TRE PREGI: Intuito, spontaneità, sensibilità

• TRE DIFETTI: Pigrizia, poca indulgenza verso me stessa, pensare a troppe cose contemporanea-

mente che, a volte, mi fanno perdere il momento presente

• IL RICORDO PIU’ BELLO DELLA TUA INFANZIA: Purtroppo non ho bei ricordi di quel periodo

• GIOCATTOLO O GIOCO PREFERITO QUANDO ERI BAMBINA/A:

Non me lo ricordo, credo nessuno in par�colare

• IL RICORDO PIU’ BELLO DELLA TUA ADOLESCENZA: Idem come da bambina

• IL GIORNO PIU’ BELLO DELLA TUA VITA: Tan�, due su tu�, quando sono na� i miei figli

• IL GIORNO PIU’ BRUTTO DELLA TUA VITA: Quando è morta mia sorella di cancro a 14 anni. Ne

avevo 16.

• UN RIMORSO – RIMPIANTO:

Aver perso il lavoro che adoravo (agente di viaggi) che mi perme#eva di viaggiare tanto

• DI COSA HAI PAURA?:

Delle mala�e, della morte, del dolore, dei cambiamen� di vita bru� e improvvisi

• LA PRIMA COSA CHE FAI AL MATTINO: La cacca :)

• L’ULTIMA COSA CHE FAI PRIMA DI ANDARE A LETTO: Guardare una serie tv o leggere

• TRE COSE CHE TI FANNO STARE BENE:

Le emozioni, vivere di no#e (specialmente d'estate), una buona compagnia con buon cibo e buon

vino

• TRE COSE CHE TI METTONO A DISAGIO: Il dolore, le situazioni di facciata, quando non riesco ad

elaborarmi emo�vamente nei tempi che vorrei

• TRE COSE CHE GUARDI IN UN UOMO: Viso, sorriso, mani

• TRE COSE CHE GUARDI IN UNA DONNA: Viso, capelli, scarpe

P A G I N A 4 Conosciamoci meglio

“Il carattere delle

persone non si

rivela mai cosi’

chiaramente come

nel gioco

(L. Tolstoj) ”

“Scrivere è un mo do d i pa rla re senza es sere in ter ro tti. L’ang olo delle n ote a m argi ne”

P A G I N A 5

• ULTIMO LIBRO LETTO: “L'amante giapponese “ Isabel Allende

• ULTIMO FILM VISTO: “Queen of Katwe ”

• ATTORE/ATTRICE PREFERITO – REGISTA PREFERITO: (Regista) Ferzan Ozpetek

• SCRITTORE/SCRITTRICE PREFERITO: Margaret Mazzan�ni

• ULTIMO CONCERTO: Tiziano Ferro il 15 Luglio al Franchi

• CANTANTE/GRUPPO PREFERITO: Tan�, Beatles su tu�

• HAI LA POSSIBILITA’ DI USCIRA A CENA CON CHIUNQUE TU DESIDERI: (personaggi famosi e non)

CON CHI ANDRESTI ?: Gabriel Ba�stuta

• VACANZA IDEALE: La prossima che farò, non so dove, amando New York e sognando l'India...

• PRATICHI SPORT’ SE SI QUALE?: No, lo guardo e basta :)...

• PIATTO PREFERITO: Pizza

• PIATTO CHE TI DISGUSTA: Lumache, ostriche, caviale, roba molle in genere

• SOLA/O SU DI UN ISOLA DESERTA PUOI PORTARE CON TE SOLO 3 OGGETTI QUALI?:

Un libro, il tablet, un costume

• PROVERBIO O CITAZIONE PREFERITI: “Tra il dire e il fare c'è di mezzo il COMINCIARE” e “Più

una persona sta bene da sola più acquista valore quella con cui si decide di stare”

• DEVI ESSERE TRASFORMATA IN UN ANIMALE, QUALE SCEGLIERESTI?: Un cane

• POSSIEDI ANIMALI, SE SI QUALI?: Tan� da sempre, cani e ga�. Adesso solo un ga#o

• SOGNO NEL CASSETTO: Tornare a viaggiare

• UNA COSA CHE PROPRIO NON SOPPORTI (qualsiasi cosa, un ogge&o, un colore, un

a&eggiamento, un’a?vità): Le strisce, specie se bianco-nere :)

• UNA COSA CHE ADORI (qualsiasi cosa, un ogge&o, un colore, un a&eggiamento, un’a?vità):

Scrivere

Silvia 3

• NOME: Claudio

• SOPRANNOME: Kiorbas

• ETA’: 58 il 18 novembre, oppure 18 il 58…

• DOVE SEI NATO?:

Nella città di Lorenzo il Magnifico e di Dante

• DOVE VIVI?: Dove il Sindaco è Nardella…

• PROFESSIONE?: Commercialista forse

• ELENCA 3 HOBBIES/PASSIONI: Ian Dury cantava Sex, Drugs and Rock’n’roll , poi (Musica/Viaggi/Lettura/Tennis/Storia/Vivere)

• TATUAGGI/PIERCING: No one

• SEGNI PARTICOLARI: mancante di un dente

• COSA CAMBIERESTI DEL TUO ASPETTO FISICO: Capelli Bianchi

• COSA TI PIACE DEL TUO ASPETTO FISICO: Sguardo

• TRE PREGI: Ottimismo/Volontà/Interesse a tutto

• TRE DIFETTI: Permalosità/Superbia(mi dicono)/Dispersione

• IL RICORDO PIU’ BELLO DELLA TUA INFANZIA: Giocare in Piazza Indipendenza con amici

• GIOCATTOLO O GIOCO PREFERITO QUANDO ERI BAMBINA/A: Pistole/Lego/Monopoli

• IL RICORDO PIU’ BELLO DELLA TUA ADOLESCENZA: Amicizie

• IL GIORNO PIU’ BELLO DELLA TUA VITA: Quasi tutti, certo nascita del figlio e quando lo portammo a casa dall’ospedale

• IL GIORNO PIU’ BRUTTO DELLA TUA VITA: Tendo a dimenticare

• UN RIMORSO – RIMPIANTO: Non pochi, forse qualcosa di profondo

• DI COSA HAI PAURA?: Di invecchiare

• LA PRIMA COSA CHE FAI AL MATTINO: Minzione..

• L’ULTIMA COSA CHE FAI PRIMA DI ANDARE A LETTO: Varie..

P A G I N A 6 Conosciamoci meglio

“Il carattere delle

persone non si

rivela mai cosi’

chiaramente come

nel gioco

(L. Tolstoj) ”

P A G I N A 7

“Scrivere è un mo do d i pa rla re senza es sere in ter ro tti. L’ang olo delle n ote a m argi ne”

• TRE COSE CHE TI FANNO STARE BENE:

Uscire, leggere, vedere città nuove, stare in buona compagnia

• TRE COSE CHE TI METTONO A DISAGIO: Tv, particolarmente Mediaset, pessimismo, cinismo

• TRE COSE CHE GUARDI IN UNA DONNA: Parecchie.., diciamo Gambe, occhi , capelli

• TRE COSE CHE GUARDI IN UN UOMO: Mani, orecchie, piedi

• HAI MAI FUMATO UNA CANNA?: In the past time

• TI SEI MAI UBRIACATO?: Forse una volta

• PAROLACCIA/IMPRECAZIONE CHE USI PIU SPESSO: Raramente “cazzo”

• ULTIMO LIBRO LETTO: “Il processo di Patterson”, “Bill Bryson, “Viaggi in Europa” (Neither Here nor There)

• ULTIMO FILM VISTO: Blade Runner 2049

• ULTIMO CONCERTO: Marillion a Roma

• CANTANTE/GRUPPO PREFERITO: Genesis/Pink Floyd/Joni Mitchell/Neil Young/Steven Wilson/

Bob Dylan/Patty Smith/Radiohead

• ATTORE/ATTRICE PREFERITO – REGISTA PREFERITO: Julia Roberts/ Ridley Scott

• SCRITTORE/SCRITTRICE PREFERITO: Pamuk

• HAI LA POSSIBILITA’ DI USCIRA A CENA CON CHIUNQUE TU DESIDERI: (personaggi famosi e non),

CON CHI ANDRESTI?

Napoleone, Ldr, P.J. Harvey, Il meccanico , Obama, Che Guevara, Isabel Allende , Robespierre

• PIATTO PREFERITO: Frutti di mare

• PIATTO CHE TI DISGUSTA: Fegato

• SOLA/O SU DI UN ISOLA DESERTA PUOI PORTARE CON TE SOLO 3 OGGETTI QUALI?:

Libri/Spazzolino/Mutande

• PROVERBIO O CITAZIONE PREFERITI: Nessuna

• DEVI ESSERE TRASFORMATA IN UN ANIMALE, QUALE SCEGLIERESTI?: Un papero

• POSSIEDI ANIMALI, SE SI QUALI?: Un gatto

• SOGNO NEL CASSETTO: Viaggiare sempre per me, mondo senza violenza

• UNA COSA CHE PROPRIO NON SOPPORTI (qualsiasi cosa, un oggetto, un colore, un

atteggiamento, un’attività): Reality show, cinismo e pessimismo

• UNA COSA CHE ADORI (qualsiasi cosa, un oggetto, un colore, un atteggiamento, un’attività):

Concerti Rock, camminare nelle grandi città

Claudio

“La dipendenza

affettiva pesante,

quella che tante

delle Voci mi

sussurrano, a

volte mi gridano.

Quella che spesso

annulla sè stessi,

rendendoci corpi

evanescenti senza

anima, trasparenti

a noi e al

mondo.”

P A G I N A 8

In una notte d’estate Non è mai passato un giorno degli ul�mi tre anni, nel quale non abbia pensato di accarezzare il cuore di un amore perduto.

Un amore sofferente, indifferente, distante, pesante e solitario, come tan� che sento dalle Voci che ascolto, ma...Amore.

L' Amore che manca, l'Amore perso, l'Amore che c'è e pesa, come una trave che trafigge il cuore, come una morsa che comprime la testa. Forme d'Amore e di solitudine in tante delle Voci che ascolto. Riecheggiano nel mio cuore, a volte solo.

La dipendenza affe�va pesante, quella che tante delle Voci mi sussurrano, a volte mi gridano. Quella che spesso annulla se stessi, rendendoci corpi evanescen� senza anima, trasparen� a noi e al mondo.

Una no#e lei mi me#e davan� tu#o questo mondo conosciuto, con le sue parole, prima gen�li, poi offensive e for�. Lei, che ama e odia il suo lui, senza capire quale dei due sen�men� sia il più forte. Se lui se ne va soffre, se lui c'è soffre ugualmente, sembra distru#a anche da questo duello interiore.

Mi chiama due volte, canta una canzone, mi parla di vecchi film, mi supplica di stare con lei. “E come potrei abbandonar�?” - penso - “sei quella parte bambina di me, so*omessa

all'amore condizionato, dipendente, legata ad amori della vita che tanto hanno dato e

tanto tolto.”

Mentre ascolto, la sua voce mi fa rivedere la Silvia bambina, adolescente, donna, a#anagliata da quella solitudine. Mentre la sento cantare ricordo quanto ho lavorato su ques� amori, quante depressioni ho a#raversato e superato, fino ad avere la fortuna di incontrare qualcosa che mi ha fa#o cominciare ad amare me stessa.

Presa dalla rabbia verso il mondo mi grida:

"Mi ha scopata e se ne è andato, senza chiedersi cosa sen�vo.

Ma poi, perchè dovrei dire a te le mie cose? Raccontar� di me?"

E riaggancia.

E' quasi l'alba. C'è silenzio fuori e il profumo della mia ci#à mi avvolge insieme all'aria fresca e libera, così come mi sento io dopo la sua voce, che ha parlato, cantato e gridato anche per me, facendomi capire ed assaporare di più la bellezza della vita.

Grazie.

Buongiorno.

Silvia 3

“Suggestioni.

Affiancate dai

ritratti degli

interpreti dei

ritmi, delle

melodie, delle

atmosfere

musicali che, in

questa specie di

diario,

costituiscono un

commento

sonoro a pensieri

e situazioni.”

P A G I N A 9

'NOTE' book - Un 'Note' Book in cui annotare la presenza di colonne sonore per curiosi sta�

d'animo. Sugges�oni. Affiancate dai ritra7 degli interpre� dei ritmi, delle melodie, delle atmosfere

musicali che, in questa specie di diario, cos�tuiscono un commento sonoro a pensieri e

situazioni. Frullano: musiche, facce, case, odori, pelli, parole. -

Roma, 12 aprile.

Tic tac. L’orologio di mio nonno. Non mi fa dormire. Stava in casa sua, a Roma. In quella stanza con il pavimento blu. In quella casa che aveva un odore tu#o suo che ora non ricordo più. Forse era l’odore degli anziani. Non mi piaceva. E c’era quella terrazza enorme, ma proprio enorme, come sono enormi tu� gli spazi che visi�amo da bambini. E c’era la sedia a dondolo. Quella mi piaceva. Ma era sempre occupata da mio nonno. Quando ero bambina, a Roma era sempre il 15 agosto. Faceva sempre caldo. I palazzi erano sempre al� e formavano tra loro squallidi cor�li. Che erano sempre vuo�. In quella Roma là, non c’era il Colosseo. E non c’erano i turis�. C’erano solo i miei nonni e i loro vicini di casa, e le facce di mio padre appese alle pare�. Ma, da una della finestre che si affacciavano sul terrazzo, a volte arrivavano canzoni. Una la ricordo: Hit the Road Jack. E, senza saperlo, mi sen�vo in vacanza.

Hasta la mañana, 8 maggio.

Ma�na. Vado io a comprare la colazione. Ma prima voglio camminare fino a quella piazza che sa di luoghi eso�ci, di vento, di sabbia e di banane. E di eccentriche contaminazioni. L'edificio giallo ha un atrio buio con la moque#e rossa. E in cima alle scale c’è una sala da ballo, in cui fanno lezioni di �p tap. A�rata da Jumpin' Jive, una volta sono arrivata fino a lassù. C’era odore di nostalgia e di sudore. Cammino, e nel fra#empo recupero la strada e le parole necessarie alla colazione. Perché il mio spagnolo è fa#o di precari vocaboli. Quelli che mi hanno insegnato stama�na: “¡hola!, dos, croissants, de, mantequilla, por, favor”. E altri due: “mechero e cenicero”. L’indispensabile per sopravvivere.

Marianna

P A G I N A 1 0 L’ordine delle cose Un viaggio a*raverso le condizioni esistenziali di chi migra

e di chi si trova a confrontarsi con il fenomeno delle migrazioni

Presentato in anteprima durante l’ul�ma mostra internazionale del cinema di Venezia e

inserito tra le proiezioni Speciali, “L’ordine delle cose” è un lungometraggio firmato dal giovane e

talentuoso (nonché poco conosciuto ai più) regista e documentarista italiano Andrea Segre.

“L’ordine delle cose” è una storia che irrompe

pra�camente in dire#a su una delle ques�oni più delicate e

complesse della nostra epoca.

Segre infa� colloca Corrado, il protagonista della sua storia, un

funzionario ministeriale (interpretato magistralmente da Paolo

Pierobon) nel bel mezzo della ques�one libica e degli sbarchi di

migran� provenien� dalle coste del territorio nord africano e

all'interno di quel complesso di a�vità poli�co-diploma�che

con le quali il nostro governo sta cercando di convincere le

autorità della Libia a collaborare per arrestare il flusso di

persone che ogni giorno si imbarca in direzione del nostro

paese, grazie alla complicità di chi lucra sul traffico illegale di

vite umane nel Mediterraneo. Ci riesce mescolando diplomazia,

furbizia e qualche rica#o, fino a quando una profuga somala gli

fa avere una richiesta d’aiuto da portare a dei paren� in Italia

perché vorrebbe raggiungere il marito già arrivato in Europa.

Un caso come ce ne sono tan�, che costringe il funzionario italiano a fare i con� con la

disumanità delle regole e l’impotenza dei singoli e che il film racconta con una lucidità cartesiana.

Un film con il quale il regista cerca con coraggio e onestà di non confondere mai i due piani, quello

della poli�ca e quello dell’accoglienza, ma che non vuole neppure privilegiarne uno a scapito

dell’altro. Lui (come Corrado e come noi spe#atori) si trova così in crisi: seguire la legge o aiutare

una persona in difficoltà?

A nostro avviso ciò che fa la differenza nel lavoro di Segre è la credibilità dell'esperienza esistenziale

del protagonista, il cui excursus, equamente diviso tra le procedure (più o meno lecite) messe in

campo per convincere la controparte ad acce#are le richieste dello Stato italiano e gli scrupoli e i

dubbi che ne tormentano la coscienza, concorre a delineare un quadro narra�vo con�nuamente in

bilico e dal quale lo spe#atore è preso ogni volta in contropiede.

Il confli#o di Corrado è quello di tan� di noi, ci piacerebbe dire di tu� noi.

Ma purtroppo non è così: la sua tensione psicologica e la sua crisi sono diventate nostre.

Più volte ci siamo chies�, dopo aver visto il film, come poter affrontare davvero la sua e la nostra

crisi. Probabilmente non esiste (ancora) un modo per uscire da tu#o ciò finché con�nueremo a

usare sempre la stessa definizione del problema: rispe#o al dramma dei flussi migratori siamo di

fronte ad un problema di cui forse non abbiamo ancora “azzeccato” la definizione.

Il vissuto dell'immigrazione è in fondo solo un pretesto e non viene sviscerato nella sua

dramma%cità se non con pochi, benché for%, accenni che lasciano vagare l'intuito dello

spe$atore, quello che invece ci ha travolto davvero è la storia di questo an%eroe. Abbiamo

vissuto con il protagonista tu1 i suoi sta% emo%vi: l'incertezza, l'umiliazione, la soddisfazione,

la paura, il confli$o interiore e infine la scelta sofferta ma che non riusciamo a biasimare.

Ci è venuto spontaneamente un confronto con la vicenda dei pescatori di Mazara del Vallo

di qualche tempo fa, uomini ruvidi che non hanno esitato a tagliare le proprie re� col pescato del

giorno per salvare spaesa� emigran�, gli stessi che poi nel film-realtà di Segre sono strumentalizza�

per o#enere i fondi europei. Eroi e an�eroi, solo uomini che cercano di vivere in un loro modo,

facendo scelte, forse non perfe#e per tu�, ma affrontandone le rela�ve conseguenze.

“Non è il solito

film

sull’immigrazione,

sugli sbarchi

clandestini, sui

morti in mare.

E’ un film che

racconta di noi, di

quello che ci sta

succedendo in

questa epoca e in

questo percorso.

E’ un film che non

ti aspetti su come

stiamo noi”

(Andrea Segre

regista)”

Non è nostra intenzione svelarvi completamente la trama del film anche se, pur facendolo, non vi rovineremmo nulla: purtroppo considerata la tema�ca tra#ata non esiste un lieto fine e il film non ha certo l’intenzione di suggellare il finale con un francobollo fiabesco. Ci è però venuta spontanea la condivisione di un conce#o, ovvero che il contrasto del protagonista alla fine altro non è che una piccola metafora della nostra vita e della nostra quo�dianità: far apparire le cose “al posto giusto” per tranquillizzare chi ci circonda e anche per o#enere consensi. E' un po' come men�re a noi stessi ma con la (strana) consapevolezza che tu#o è necessario, fondamentale, addiri#ura esigente, quasi dovuto. Ma la cosa che più ci ha affascinato, e allo stesso tempo sorpresi, è una corrispondenza

velata con quello che è il nostro operare all’interno di VA: la comunanza è insita nelle richieste di

aiuto che dire$amente e indire$amente ci provengono dall’altra parte della corne$a e che in un

certo qual modo, a tra1, ci imbrigliano nelle regole morali, e%che della responsabilità e

dell’anonimato, del non spingersi oltre per non rischiare di perdere la spontaneità intrinseca della

richiesta stessa e, perché no, diciamolo chiaramente, anche per non cadere noi stessi in un

vor%ce di pietas umana che probabilmente non aiuterebbe nessuno.

Per una di quelle strane coincidenze che accadono solo quando entra in gioco un elemento di ponderata preveggenza, lo stesso giorno in cui il film è stato presentato a Venezia l'Ansa riportava una dichiarazione del Ministro della Difesa Pino7 soddisfa#a dei "da� molto confortan�

per quanto riguarda gli afflussi sia di luglio sia di agosto". Da�, ovviamente, che davano gli sbarchi in consistente diminuzione. Questo significa forse che il numero dei migran� fosse 'miracolosamente' mutato in consistenza? Assolutamente no. Significa solo che gli stessi avevano iniziato ad essere blocca� dalle forze libiche in cambio di consisten� esborsi di denaro. Il rispe#o dei diri� umani fa parte del prezzo pagato? Con un'alta dose di probabilità no. Di conseguenza, quindi, la seconda riflessione spontanea e condivisa: quanto di quello

che ci viene comunicato rispecchia fedelmente lo stato dei fa1? Quan% i compromessi che invece

non vengono trasmessi e condivisi con l’opinione pubblica. Quante, invece, le informazioni

no%ziabili a ridosso, invece, di tanto sommerso che non viene reso di pubblico dominio? Le riflessioni sul problema dell’immigrazione clandes�na potrebbero essere molteplici e variegate ma non riteniamo sia questo il contesto per parlarne: rimane però sempre la solita amara consapevolezza che qualcosa in più e in meglio si possa certamente fare. Magari par�re proprio con una “corre#a” definizione del problema senza dimen�care quando era l’Europa a scappare dalle guerre e dalle cares�e, quando erano gli italiani a riversarsi nelle carrozze di terza classe dei bas�men� con la speranza di trovare un paese dove ri-cominciare. Perme#eteci però di so#olineare quanto l’Europa abbia la memoria corta nel dimen�care, ado#ando il paradigma del contenimento e del respingimento: le nostre orecchie vengono costantemente bombardate da slogan del �po “aiu�amoli a casa loro”, “non possiamo prenderci tu#a l’Africa”, “non lo vogliamo”, “che se la sbrigassero da soli”. Si dovrebbe ridefinire il conce#o del “diri#o alla mobilità” e cominciare a parlare di reciprocità dei diri� stessi, sia per chi scappa dalle guerre sia per chi vuole semplicemente coronare un sogno senza costringere i rifugia� e i migran� a viaggi impossibili. Ci piace concludere la nostra riflessione sul film con l’accostamento della “finzione” cinematografica (che poi tanto finzione non è) con la realtà: nel film chi perde, forse, è l’uomo e il

suo conce$o di ordine apparente. Nella realtà dei pescatori di Mazara del Vallo vince invece il

rispe$o del “codice del mare” secondo cui non si può essere indifferen% a un essere umano che

chiede di essere salvato. Anche a discapito del pescato del giorno. Ed è proprio su questo che ci piace sperare: la speranza di poter vedere un giorno un’Europa fa#a di ci#adini che non si voltano dall’altra parte quando si trovano di fronte il problema. Non sappiamo quanto il film possa essere ancora proie#ato o quanto sarà diffuso nel circuito (angusto) della distribuzione cinematografica, ma vi consigliamo vivamente la sua visione. Cercatelo e vedetelo in qualsiasi maniera Francesco_&_Simona

“Ma la cosa che

più ci ha

affascinato, e allo

stesso tempo

sorpresi, è una

corrispondenza

velata con quello

che è il nostro

operare

all’interno di VA:

la comunanza è

insita nelle

richieste di aiuto

che direttamente

e indirettamente

ci provengono

dall’altra parte

della cornetta ”

P A G I N A 1 1

VITA ASSOCIATIVA

P A G I N A 1 2

VITA ASSOCIATIVA

Inno all’En-Plein

Come ogni o�ma squadra che si rispe�, ci siamo pos� un traguardo da raggiungere per

ques� ul�mi tre mesi: Inanellare 3 “en-plein” consecu%vi nella copertura turni fino a dicembre.

Per o#enere ciò è di fondamentale importanza la proficua

collaborazione di tu�, così come già avvenuto nei mesi scorsi.

Occhio, quindi, a non dimen�carci dei turni che preno�amo e ad av-

visare TUTTI per tempo per eventuali imprevis� e variazioni. Siamo

“una squadra for�ssimi”. (Non dimen�chiamoci che ogni

En Plein raggiunto vuol dire un buffet offerto dal dire&ore di questo mensile)!

Ascolti reciproci L’inizia�va degli Ascol% Reciproci sta riscuotendo consensi unanimi da coloro che hanno

avuto la possibilità di farli. In bacheca è stato appeso un prospe#o sul quale

indicare gli ascol� fa�. Per rendersi conto di quanto sia stato fa#o da quando è

stata lanciata l’inizia�va, siamo tu1 invita% a riportare sul prospe$o non solo

gli ascol% che faremo d’ora in poi, ma anche TUTTI quelli già effe$ua% in

passato. Se qualcuno scappa, pazienza, ma cerchiamo di registrarne il

maggior numero possibile.

Bilancio Sociale Anche per quest’anno abbiamo o#enuto l’accesso gratuito alla

consulenza del Cesvot per la redazione del Bilancio Sociale.

L’impegno questa volta è focalizzato sull’affinare il lavoro già svolto con la

redazione del precedente e nell’arricchirlo con una presentazione grafica più

acca�vante. Svolgeremo anche in questa occasione un lavoro colle�vo aperto a

tu� coloro che vogliono partecipare.

Gruppo Comunicazione Giovedì 19 o#obre u.s. si è ufficialmente cos�tuito il “Gruppo comunicazione Voce Amica”.

Una squadra di valorosi, coraggiosi e “s�ma�ssimi”

volontari si sta adoperando per elaborare e, sopra#u#o,

concre�zzare strategie e modus operandi efficaci per rendere

tu#o ciò che concerne la comunicazione di V.A. efficiente e

quanto più trasversale possibile. L’obie�vo principale è quello di

diffondere il più possibile il nome della nostra associazione

a#raverso vari canali con lo scopo di aumentare il numero di

volontari e anche appellan�. Chiunque avesse voglia di collaborare e di condividere idee e

suggerimen� può far riferimento a Mauro e Luca 2.

(Si ok. C’è di meglio. Ma questo “passava il convento”. Siate comprensivi).

Scriveteci a [email protected] MARCO FRANCESCO CLAUDIA LUCA 2 RICCARDO