BOZZA il filo della voce NOVEMBRE - Voce Amica Firenze · 2017-11-29 · PAGINA 3 Stando ad uno...

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“Il FILO è tornato” Il Filo della Voce 1^ EDIZIONE NUMERO 102 NOVEMBRE 2017 L'estate addosso come un vesto rosso, la musica che soffia via da un bar cuccurucu paloma l'amore di una sera, gli amici di una vita la maglia dei mondiali scolorita (JOVANOTTI) SOMMARIO: Al Chiosco del Barone Rosso 2 Conosciamoci meglio (Veronica) 4 Conosciamoci meglio (Claudio 4) 6 'NOTE' book 8 Rompere il silenzio 10 Vita Associativa 12 Il Filo della Voce 1^ EDIZIONE NUMERO 102 NOVEMBRE 2017 “Ma non sembra un miracolo che in mezzo a questo dolore e in tu&o questo rumore, a volte basta una canzone anche una stupida canzone, solo una stupida canzone A ricordar chi sei” (Brunori) Ga&amelata, chi era costui? Voglio iniziare questo mese il consueto editoriale con questo incipit di manzoniana memoria perché quest’anno ci è stato aribuito un ambissimo premio intolato proprio al condoero che nel basso Medioevo militò prima al servizio di Firenze e poi della Repubblica di Venezia terminando i suoi giorni a Padova, dove è ricordato da una imponente statua equestre di Donatello vicino alla Basilica del Santo (Antonio, ovviamente!). Ed è proprio il CSV (Centro Servizi Volontariato) della provincia di Padova (l’equivalente del nostro CESVOT) che ha istuito il premio Gaamelata 13 anni fa, desnato ad una Associazione di Volontariato che, operando prevalentemente con il lavoro di volontari, si sia disnta negli ulmi 12 mesi per l’a.vità di impegno sociale e di solidarietà”. Vi assicuro che quando alcuni giorni fa mi è arrivata via mail la leera che ci aribuiva il premio sono leeralmente caduto dalle nuvole. Poi, un’altra mail ricevuta dalla nostra amica Crisana Guccinelli, responsabile della Comunicazione del CESVOT, mi ha aiutato a svelare l’arcano, rivelandomi che la segnalazione al CSV di Padova era stata faa proprio da loro. Il premio non prevede infa di autocandidarsi, ma l’Associazione da premiare viene scelta tra le segnalazioni ricevute su base nazionale. Incuriosito dalla cosa, mi sono rivolto a San Google ed ho scoperto che molssimi Centri Servizi del Volontariato sparpaglia per tua Italia hanno negli ulmi mesi pubblicizzato il premio che, evidentemente, ha conquistato nel tempo una certa risonanza tra gli adde ai lavori. Il premio ci verrà consegnato il prossimo 2 dicembre a Padova nell’ambito di un Convegno incentrato sul volontariato e consisterà in un’opera d’arte (???) realizzata da ars contemporanei ed ispirata alla sopracitata statua del Gaamelata. Non vi dico la mia curiosità… Fino a qui i Fa! Ora bisogna passare alle Riflessioni. E la prima riflessione che mi viene da fare (passato il momento della sorpresa e del giusficato orgoglio a nome di tu noi), è che ancora una volta si è dimostrata la validità del principio per cui “una ciliegia ra l’altra”. Può non sembrare un principio molto scienfico, ma è proprio quello che sta accadendo alla nostra associazione da quando, un paio di anni fa, ha deciso di “meere midamente la testa fuori dal guscio” e, pur nel rispeo di quel valore dell’anonimato che rimane uno dei nostri capisaldi, ha iniziato a mostrarsi al mondo. Prima il Convegno in Palazzo Vecchio, con la contestuale pubblicazione del nostro volume “Accogliere il disagio al telefono”, poi l’apparizione in una trasmissione televisiva di Toscana TV, l’intervista su Radio Rai1 nell’ambito della trasmissione “Radio anch’io”, la pubblicazione del Bilancio Sociale, altre interviste su Radio locali, l’organizzazione di due corsi di formazione finanzia dal Cesvot, la partecipazione ai Mercoledì Musicali organizza dalla Cassa di Risparmio di Firenze, fino alla recente pubblicazione del volume su Briciole alla quale sono seguite svariate recensioni sui quodiani e sulla stampa di seore. Ora il Premio Gaamelata. L’obievo di tuo ciò? Solo ed esclusivamente quello di far conoscere l’esistenza del nostro servizio e permeere ad una platea più ampia possibile di usufruirne. Ci samo riuscendo? Io spero proprio di si e mi è stato, per esempio, di ampio conforto il fao che un nostro volontario mi abbia comunicato pochi giorni fa di avere ricevuto durante un turno nourno ben tre telefonate da nuovi appellan. Singolare anche il fao che tu e tre fossero provenien da fuori regione. Rifleamo su questo e consideriamo un impegno prioritario per tu noi, subito dopo quelli di svolgere il servizio e partecipare alla formazione permanente, l’adoperarsi per pubblicizzare in tue le forme possibili il servizio che offriamo. Un abbraccio a tu. Marco

Transcript of BOZZA il filo della voce NOVEMBRE - Voce Amica Firenze · 2017-11-29 · PAGINA 3 Stando ad uno...

“Il FILO è tornato”

Il Filo della Voce

1 ^ E D I Z I O N E N U M E R O 1 0 2 N O V E M B R E 2 0 1 7

L'estate addosso come un ves�to rosso, la musica che soffia via da un bar

cuccurucu paloma

l'amore di una sera, gli amici di una vita

la maglia dei mondiali scolorita

(JOVANOTTI)

S O M M A R I O :

Al Chiosco del

Barone Rosso 2

Conosciamoci

meglio

(Veronica)

4

Conosciamoci

meglio

(Claudio 4)

6

'NOTE' book 8

Rompere

il silenzio 10

Vita

Associativa 12

Il Filo della Voce

1 ^ E D I Z I O N E N U M E R O 1 0 2 N O V E M B R E 2 0 1 7

“Ma non � sembra un miracolo che in mezzo a questo dolore

e in tu&o questo rumore, a volte basta una canzone

anche una stupida canzone, solo una stupida canzone

A ricordar� chi sei”

(Brunori)

Ga&amelata, chi era costui? Voglio iniziare questo mese il consueto editoriale con questo incipit di manzoniana memoria perché quest’anno ci è stato a�ribuito un ambi�ssimo premio in�tolato proprio al condo�ero che nel basso Medioevo militò prima al servizio di Firenze e poi della Repubblica di Venezia terminando i suoi giorni a Padova, dove è ricordato da una imponente statua equestre di Donatello vicino alla Basilica del Santo (Antonio, ovviamente!).

Ed è proprio il CSV (Centro Servizi Volontariato) della provincia di Padova (l’equivalente del nostro CESVOT) che ha is�tuito il premio Ga�amelata 13 anni fa, des�nato ad una “Associazione di Volontariato che, operando

prevalentemente con il lavoro di volontari, si sia dis�nta negli ul�mi 12 mesi per l’a.vità di impegno sociale

e di solidarietà”.

Vi assicuro che quando alcuni giorni fa mi è arrivata via mail la le�era che ci a�ribuiva il premio sono le�eralmente caduto dalle nuvole. Poi, un’altra mail ricevuta dalla nostra amica Cris�ana Guccinelli, responsabile della Comunicazione del CESVOT, mi ha aiutato a svelare l’arcano, rivelandomi che la segnalazione al CSV di Padova era stata fa�a proprio da loro. Il premio non prevede infa� di autocandidarsi, ma l’Associazione da premiare viene scelta tra le segnalazioni ricevute su base nazionale.

Incuriosito dalla cosa, mi sono rivolto a San Google ed ho scoperto che mol�ssimi Centri Servizi del Volontariato sparpaglia� per tu�a Italia hanno negli ul�mi mesi pubblicizzato il premio che, evidentemente, ha conquistato nel tempo una certa risonanza tra gli adde� ai lavori.

Il premio ci verrà consegnato il prossimo 2 dicembre a Padova nell’ambito di un Convegno incentrato sul volontariato e consisterà in un’opera d’arte (???) realizzata da ar�s� contemporanei ed ispirata alla sopracitata statua del Ga�amelata. Non vi dico la mia curiosità…

Fino a qui i Fa�! Ora bisogna passare alle Riflessioni.

E la prima riflessione che mi viene da fare (passato il momento della sorpresa e del gius�ficato orgoglio a nome di tu� noi), è che ancora una volta si è dimostrata la validità del principio per cui “una ciliegia �ra

l’altra”. Può non sembrare un principio molto scien�fico, ma è proprio quello che sta accadendo alla nostra associazione da quando, un paio di anni fa, ha deciso di “me�ere �midamente la testa fuori dal guscio” e, pur nel rispe�o di quel valore dell’anonimato che rimane uno dei nostri capisaldi, ha iniziato a mostrarsi al mondo.

Prima il Convegno in Palazzo Vecchio, con la contestuale pubblicazione del nostro volume “Accogliere il

disagio al telefono”, poi l’apparizione in una trasmissione televisiva di Toscana TV, l’intervista su Radio Rai1 nell’ambito della trasmissione “Radio anch’io”, la pubblicazione del Bilancio Sociale, altre interviste su Radio locali, l’organizzazione di due corsi di formazione finanzia� dal Cesvot, la partecipazione ai Mercoledì Musicali organizza� dalla Cassa di Risparmio di Firenze, fino alla recente pubblicazione del volume su Briciole alla quale sono seguite svariate recensioni sui quo�diani e sulla stampa di se�ore. Ora il Premio Ga�amelata.

L’obie�vo di tu�o ciò?

Solo ed esclusivamente quello di far conoscere l’esistenza del nostro servizio e perme�ere ad una platea più ampia possibile di usufruirne. Ci s�amo riuscendo? Io spero proprio di si e mi è stato, per esempio, di ampio conforto il fa�o che un nostro volontario mi abbia comunicato pochi giorni fa di avere ricevuto durante un turno no�urno ben tre telefonate da nuovi appellan�. Singolare anche il fa�o che tu� e tre fossero provenien� da fuori regione.

Rifle�amo su questo e consideriamo un impegno prioritario per tu� noi, subito dopo quelli di svolgere il servizio e partecipare alla formazione permanente, l’adoperarsi per pubblicizzare in tu�e le forme possibili il

servizio che offriamo. Un abbraccio a tu�. Marco

P A G I N A 2

Il pianto umano

(Seconda puntata)

“Pare facile, conoscere perché si piange. Ma in realtà, chi volesse, potendo, esaminare il

"seme del pianto" (o di simili mo� "manifes�") si perderebbe − io temo − in un'analisi

oscura e confusa, negata a ogni formula chimica” Elsa Morante, Aracoeli, 1982

Gioia, rabbia, soddisfazione, malinconia, dolore, tristezza, solitudine, frustrazione, tradimento. Paura, perdita, abbandono, morte, solitudine, angoscia, ansia, sollievo, sofferenza, delusione, sconforto. Sono solo alcune delle numerose emozioni in grado di far piangere una persona.

Per pianto si intende comunemente l’a�o di produrre e rilasciare lacrime in risposta ad

un’emozione, nega$va (dolore) o posi$va (gioia).

Però, troppo spesso, si fa di tu�o pur di non piangere, per imbarazzo o perché ci sono pregiudizi che ci condizionano, ma è un errore. Se siamo gli unici animali a piangere, forse è anche perché non siamo più solo animali. Anche gli animali soffrono, provano dolore, e lo esprimono. Ma nessun animale piange come facciamo noi umani.

Mentre si piange noi sappiamo fare molte altre cose, oltre a lacrimare: urlare, annaspare, ammutolire, singhiozzare, non respirare e intanto cercare di respirare. Ululiamo, anneghiamo, col naso tappato e gli strizzoni in pancia, la gola chiusa e la bocca secca. Si piange a scroscio, come una fontana, a cascata. Inconsolabili come i bambini, finché non finiamo le lacrime. O seri e compos� come manichini, blocca� per educazione o rispe�o. Oppure a�en� e partecipi, con mille emozioni che ci passano in faccia, nascosta però tra le mani per non farci vedere, e col fazzole�o pronto in mano per asciugare ogni lacrima. Perché piangere davan$ a qualcuno vuol dire fidarsi.

E poi c’è il pianto tremendo, solitario, introverso, tu�o interiore, senza lacrime, perché le abbiamo ricacciate così in fondo che non riusciamo più a trovarle, sen�amo solo male dentro ma non vogliamo �rarlo fuori. E non è solo il dolore a farci lacrimare. Certo, le cipolle, i gas lacrimogeni, lo spray al peperoncino, e varie altre sostanze, possono farci lacrimare. Ma piangere è un’altra cosa.

Si piange di rabbia e di frustrazione, per la sconfi�a o la delusione. Si piange per la perdita e per l’abbandono, di dolore e di tristezza, per la solitudine, lo sconforto, la malinconia. Si piange perché non abbiamo più la speranza, o perché crediamo che sia finita anche la nostra ul�ma speranza. Si piange anche di gioia, di sollievo, di felicità. Certo. Ma ques� casi sono l’eccezione alla regola. Perché noi umani si piange quando s�amo male. E il male che ci fa stare male ha mille declinazioni e

sfumature. Ognuno di noi ha la sua.

Tu� noi abbiamo pianto nella vita. Non solo da neona�, quando ancora lacrimazione ed emozione non sono compresen�, data l'immaturità del do�o lacrimale. Abbiamo pianto da bambini, fa parte della crescita; poi lo abbiamo fa�o anche da giovani, per i più vari mo�vi. Da grandi, invece, mol� di noi sme�ono: forse perché

perdiamo l’occasione giusta, anche se le occasioni per piangere nella vita non

mancano, basta guardarsi intorno. O dentro.

Al chiosco del Barone Rosso

“Non ci lasciamo

mai andare a

piangere con

tutta la

disperazione che

vorremmo. Forse

abbiamo paura di

annegare nelle

lacrime e che non

ci sia nessuno a

trarci in salvo.

(Erica Jong) ”

“La disgrazia di

non piangere è

una delle più

crudeli ne' sommi

dolori.

(Silvio Pellico) ”

P A G I N A 3

Stando ad uno studio su oltre 300 individui adul�, in media gli uomini piangono una volta ogni mese, mentre le donne piangono almeno cinque volte al mese, specialmente prima e durante il ciclo mestruale, quando il pianto può incrementare anche di cinque volte, spesso senza eviden� ragioni (come depressione o tristezza). In molte culture è più socialmente acce�abile che a piangere siano le donne e i bambini, meno che a piangere siano gli uomini. Come i bambini, anche noi adul� piangiamo quando siamo sferza� da un dolore fisico o psicologico; piangiamo per una tragica perdita o per una grave frustrazione; piangiamo quando l'ansia, la stanchezza o lo stress sono eccessivi e insopportabili; piangiamo per liberare il nostro animo dalle preoccupazioni e dagli affanni.

Sono dolci e ben acce�e le lacrime di commozione quando assis�amo a uno spe�acolo televisivo o teatrale commovente e struggente. Allo stesso modo è sicuramente piacevole il pianto quando la nostra emo�vità è sollecitata da un'intensa gioia provata. Si piange per la nascita di un figlio, o al suo matrimonio, e qui la gioia si mischia col dolore (o col sollievo) del distacco. Si piange di fronte alla mala�a, alla sofferenza, alla morte delle persone care. Spesso gli altri piangono a causa nostra, ma questo altre�anto spesso non fa piangere noi. Si piange quando qualcosa o qualcuno ci ha spaventa�; quando gli altri ci fanno male; quando veniamo rimprovera�; quando siamo contrasta�, ostacola�, contraria�. Ci me�amo a piangere quando non siamo pron� per affrontare il mondo. Piangiamo per sfogare la tensione e la stanchezza, la rabbia o la frustrazione accumulata durante il giorno, o magari un giorno di tan� anni fa. Piangiamo per esprimere la sofferenza fisica per una mala�a o disturbo organico che ci ha colpito, per una cronica sofferenza psicologica, per i frequen� confli� tra o con le persone care. Possiamo piangere per collera e rabbia; quando l'ambiente intorno a noi, nonostante tu� i nostri sforzi e tenta�vi, non ci comprende o non ci soddisfa, o ci è nemico.

Piangiamo per consolarci, commiserarci, perdonarci, assolverci o punirci. Quando l’angoscia, il rimpianto o la solitudine non sembrano avere fine. Perché non sappiamo più cosa fare, e vorremmo solo morire, o dormire un anno e svegliarci altrove. E poi, piangendo non possiamo parlare, ma neanche ascoltare, solo piangere: c’è solo il nostro bisogno di piangere, e piangere è tu�o quello che riusciamo a fare. Si piange perché soffriamo, per noi stessi o per altri, (non è facile però) è tu�o qui.

William H. Frey II, biochimico all'Università del Minnesota, ha dichiarato che le persone si sentono "meglio" dopo aver pianto, a causa dell'eliminazione di ormoni associa� allo stress, e più specificamente degli ormoni adrenocor�cotropo. Questo, unito all'incremento delle secrezioni delle mucose mentre si piange, potrebbe condurre alla teoria che il pianto sia un meccanismo sviluppato nell'uomo per disporre di questo "ormone an�stress" come valvola di sfogo quando il livello di stress accumulato è troppo elevato. Il pianto è anche, certamente, un importante mezzo per manifestare i nostri sen�men�, per liberarci del male che abbiamo dentro, per cercare consolazione o per fuggire dal mondo.

Ma la risposta al perché si piange è solo dentro di noi. Riccardo

“In tutte le

lacrime indugia

una speranza.

(Simone de

Beauvoir)”

“Di tutte le

lacrime che

s'ingoiano le più

care sono quelle

piante su sé stessi.

(Joseph Roth)”

“Alcune persone

non meritano il

nostro sorriso,

figuriamoci le

nostre lacrime.

(Charles

Bukowski)”

• NOME: Veronica

• SOPRANNOME: Semplicemente il diminu�vo Vero.

Mi piace mol�ssimo quando mi chiamano così, mi fa sen�re in

confidenza e un po’ coccolata

• ETA’: 55

• DOVE SEI NATA?: Antella, in casa, nel Comune di Bagno a Ripoli

• DOVE VIVI?: nel Comune di Rignano sull’Arno

• PROFESSIONE?: casalinga ma sono anche studentessa, so che può apparire inusuale e strano…

ma è la verità dal momento che da quasi due anni mi sono iscri�a alla scuola di counseling

psicosinte�co.

• ELENCA 3 HOBBIES/PASSIONI: ga�, leggere, danza (a�ualmente tango)

• TATUAGGI/PIERCING: un tatuaggio sul polso destro, rappresenta un geco. Ci tatuammo insieme

io e mia figlia 14 anni fa circa, fu una sorta di pa�o di alleanza fra noi due, un modo per dirci che

eravamo unite nonostante gli scontri con�nui che avevamo. Entrambe eravamo al primo tatuaggio

lei si fece una ranocchie�a dietro la spalla…dopo ne ha fa� altri…mol� altri…

• SEGNI PARTICOLARI: niente di rilevante

• COSA CAMBIERESTI DEL TUO ASPETTO FISICO: Adesso, tu�o sommato niente

• COSA TI PIACE DEL TUO ASPETTO FISICO: le mani e gli occhi in par�colare

• TRE PREGI: sono intui�va, molto pra�ca…e se qualcosa mi appassiona mi impegno molto

• TRE DIFETTI: mi arrabbio, talvolta sono polemica e posso essere molto brusca

• IL RICORDO PIU’ BELLO DELLA TUA INFANZIA: Avevo circa dieci anni e con mia sorella, la mamma

e il babbo andammo a Portovenere. Era una giornata fredda e piovosa, il paese però era delizioso

con le case colorate, azzurre, gialle, arancio, rosse; era allegro anche in quella giornata grigia… e la

cosa più par�colare era che il babbo passava una domenica con noi, cosa piu�osto rara.

• GIOCATTOLO O GIOCO PREFERITO QUANDO ERI BAMBINA/A:

la bambola Barby e monopoli. Ricordo che avevo 8 anni quando mi regalarono la mia prima Barby,

era arrivata da poco in Italia ed era veramente una novità, visto che le bambole fino ad allora

avevano sempre avuto l’aspe�o di neona� e non di una giovane donna formosa…invece di giocare

alla mamma potevo giocare a fare la donna.

• IL RICORDO PIU’ BELLO DELLA TUA ADOLESCENZA: una vacanza in Sicilia con mia sorella e due

amiche. Fu un inizio di indipendenza…finalmente lontane da casa e senza il controllo dei paren�!

• IL GIORNO PIU’ BELLO DELLA TUA VITA: quando sono na� i miei figli, senz’altro la cosa migliore

che ho fa�o in vita mia

• IL GIORNO PIU’ BRUTTO DELLA TUA VITA: (di questo non parlo volen�eri…) è quando è morta mia

mamma ed ero molto giovane

• UN RIMORSO – RIMPIANTO:

riguarda la mia separazione, avrei potuto fare alcune cose in modo un po’ diverso… così da poter

mantenere un rapporto più sereno col mio ex marito. D’altra parte a volte è utopico questo

desiderio…

• DI COSA HAI PAURA?:

Della perdita di autonomia fisica e della sofferenza fisica.

• LA PRIMA COSA CHE FAI AL MATTINO: mi lavo i den� e il viso ,poi do da mangiare ai miei

numerosi ga�…..non mi danno pace finché non lo faccio

• L’ULTIMA COSA CHE FAI PRIMA DI ANDARE A LETTO: me�o la crema alle mani

• TRE COSE CHE TI FANNO STARE BENE: stare in compagnia di persone che mi piacciono, avere un

proge�o da realizzare e poter assaporare la bellezza in tu� i sensi: nelle opere d’arte, di qualunque

arte si tra� nella natura, nelle persone, negli ogge�…

P A G I N A 4 Conosciamoci meglio

“Il carattere delle

persone non si

rivela mai cosi’

chiaramente come

nel gioco

(L. Tolstoj) ”

“Scrivere è un mo do d i pa rla re senza es sere in ter ro tti. L’ang olo delle n ote a m argi ne”

P A G I N A 5

• TRE COSE CHE TI METTONO A DISAGIO: le persone sguaiate nei modi, l’arroganza e i luoghi

troppo cao�ci

• TRE COSE CHE GUARDI IN UN UOMO: certamente lo sguardo, mi piace lo sguardo vivace e

intelligente, mi piacciono gli uomini affabili e auten�ci, non mi piacciono le persone troppo

costruite, quelle senza incrinature…..

• TRE COSE CHE GUARDI IN UNA DONNA: anche nelle donne lo sguardo , i modi e come si

truccano

• HAI MAI FUMATO UNA CANNA?: Si

• TI SEI MAI UBRIACATO?: Si

• PAROLACCIA/IMPRECAZIONE CHE USI PIU SPESSO: “Cazzo”

• ULTIMO LIBRO LETTO: ne leggo sempre più di uno in contemporanea, gli ul�mi che ho finito

sono: “Le ragazze di Benin city” e “La crociera” di Virginia Woolf

• ULTIMO FILM VISTO: “La teoria svedese sull’amore”

• ATTORE/ATTRICE PREFERITO – REGISTA PREFERITO: Romy Schneider e Luchino Viscon�, quella

donna aveva una bellezza malinconica che mi ha sempre affascinato ed era una bravissima

a�rice

• SCRITTORE/SCRITTRICE PREFERITO: più di uno per la verità, Carlos Fuentes, Thomas Mann,

Tolstoj, Virginia Woolf, Irene Nemirovsky, Goscinny e Uderzo autori del fume�o Asterix e Obelix,

Agatha Chris�es, e mol� altri.

• ULTIMO CONCERTO: Renato Zero

• CANTANTE/GRUPPO PREFERITO: De Andrè, Ligabue, Mannoia, Oxa, Mina, Freddy Mercury non

ne ho uno in par�colare, mi piacciono vari generi e cantan�

• HAI LA POSSIBILITA’ DI USCIRA A CENA CON CHIUNQUE TU DESIDERI: (personaggi famosi e non)

CON CHI ANDRESTI ?: Famosi nessuno, certamente con qualcuno che mi piace…..

• VACANZA IDEALE: una se�mana in una bella villa sul mare, immersa in un giardino

lussureggiante, in compagnia di amiche

• PRATICHI SPORT’ SE SI QUALE?: A�ualmente niente, non mi piace andare in palestra, ho fa�o

per mol� anni yoga, forse dovrei riprendere…però un po’ mi annoia…..in passato andavo a vela,

mi piaceva molto, sopra�u�o la sera all’imbrunire, quando in mare c’è silenzio, poche barche che

rientrano, c’è una meravigliosa pace…

• PIATTO PREFERITO: spaghe� allo scoglio

• PIATTO CHE TI DISGUSTA: chiocciole e rane

• SOLA/O SU DI UN ISOLA DESERTA PUOI PORTARE CON TE SOLO 3 OGGETTI QUALI?:

una coperta, un coltello e una lente (dicono che serve per accendere il fuoco…)

• PROVERBIO O CITAZIONE PREFERITI: non ne ho

• DEVI ESSERE TRASFORMATA IN UN ANIMALE, QUALE SCEGLIERESTI?: ga�o, mi piacciono

tan�ssimo, così indipenden�, affe�uosi ma non appiccicosi, morbidi da accarezzare, curiosi e

avventurosi, elegan� e riserva�, sornioni

• POSSIEDI ANIMALI, SE SI QUALI?: si, 10 ga�, un cane, un pappagallo parlante e 8 tartarughe

( ho un giardino abbastanza grande e tre ga� escono anche dal giardino)

• SOGNO NEL CASSETTO: esercitare la professione di counselour, per cui sto studiando ed

impegnandomi in vari �rocinii.

• UNA COSA CHE PROPRIO NON SOPPORTI (qualsiasi cosa, un ogge&o, un colore, un

a&eggiamento, un’a.vità): gli integralismi di ogni �po

• UNA COSA CHE ADORI (qualsiasi cosa, un ogge&o, un colore, un a&eggiamento, un’a.vità):

per la verità ci sono tante cose che adoro. potrei dire, nuotare nel mare, ma c’è molto altro.

Veronica

• NOME: Claudio

• SOPRANNOME: -

• ETA’: 71

• DOVE SEI NATO?: Livorno

• DOVE VIVI?: Firenze

• PROFESSIONE?: Pensionato

• ELENCA 3 HOBBIES/PASSIONI: Cinema, Trekking, Bricolage

• TATUAGGI/PIERCING: No

• SEGNI PARTICOLARI: Femore un po’ corto

• COSA CAMBIERESTI DEL TUO ASPETTO FISICO: Niente

• COSA TI PIACE DEL TUO ASPETTO FISICO: Tutto

• TRE PREGI: Bontà, precisione, onestà

• TRE DIFETTI: Individualista

• IL RICORDO PIU’ BELLO DELLA TUA INFANZIA: Mamma che mi leggeva Pinocchio

• GIOCATTOLO O GIOCO PREFERITO QUANDO ERI BAMBINA/A: Meccano

• IL RICORDO PIU’ BELLO DELLA TUA ADOLESCENZA: Il primo bacio

• IL GIORNO PIU’ BELLO DELLA TUA VITA: Sono stati tanti

• IL GIORNO PIU’ BRUTTO DELLA TUA VITA: Una separazione

• UN RIMORSO – RIMPIANTO: Non aver capito in tempo cose importanti

• DI COSA HAI PAURA?: Delle persone ottuse

• LA PRIMA COSA CHE FAI AL MATTINO: Una buona colazione

• L’ULTIMA COSA CHE FAI PRIMA DI ANDARE A LETTO: Lavarmi i den� e fare la pipì

• TRE COSE CHE TI FANNO STARE BENE: Il sole, il mare, le passeggiate

• TRE COSE CHE TI METTONO A DISAGIO: Ignoranza, ottusità, volgarità

P A G I N A 6 Conosciamoci meglio

“Il carattere delle

persone non si

rivela mai cosi’

chiaramente come

nel gioco

(L. Tolstoj) ”

P A G I N A 7

“Scrivere è un mo do d i pa rla re senza es sere in ter ro tti. L’ang olo delle n ote a m argi ne”

• TRE COSE CHE GUARDI IN UNA DONNA: Il sorriso, gli occhi, l’espressione facciale

• TRE COSE CHE GUARDI IN UN UOMO: Il viso, la bocca, l’eleganza

• HAI MAI FUMATO UNA CANNA?: No

• TI SEI MAI UBRIACATO?: No

• PAROLACCIA/IMPRECAZIONE CHE USI PIU SPESSO: Accidenti

• ULTIMO LIBRO LETTO: “Antroposofia” R. Stenier

• ULTIMO FILM VISTO: IT

• ULTIMO CONCERTO: Vasco Rossi (in tv)

• CANTANTE/GRUPPO PREFERITO: Elvis, Battisti, etc..

• ATTORE/ATTRICE PREFERITO – REGISTA PREFERITO: Javier Bardem, Charlotte Gainsbourg

Scorsese

• SCRITTORE/SCRITTRICE PREFERITO: Terzani—D’Annunzio

• HAI LA POSSIBILITA’ DI USCIRA A CENA CON CHIUNQUE TU DESIDERI: (personaggi famosi e non),

CON CHI ANDRESTI?: La sera mangio pochissimo, quindi preferisco nessuno

• VACANZA IDEALE: Naturalmente un mare deserto

• PRATICHI SPORT’ SE SI QUALE?: Trekking

• PIATTO PREFERITO: Caciucco, Parmigiana

• PIATTO CHE TI DISGUSTA: Cervello

• SOLA/O SU DI UN ISOLA DESERTA PUOI PORTARE CON TE SOLO 3 OGGETTI QUALI?:

Ombrellone, sdraio, maschera e pinne

• PROVERBIO O CITAZIONE PREFERITI: “Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo”

• DEVI ESSERE TRASFORMATA IN UN ANIMALE, QUALE SCEGLIERESTI?: Aquila

• POSSIEDI ANIMALI, SE SI QUALI?: No

• SOGNO NEL CASSETTO: Nessuno

• UNA COSA CHE PROPRIO NON SOPPORTI (qualsiasi cosa, un oggetto, un colore, un

atteggiamento, un’attività): L’ignorante e volgare ottusità

• UNA COSA CHE ADORI (qualsiasi cosa, un oggetto, un colore, un atteggiamento, un’attività):

La Bonomia

Claudio 4

“Suggestioni.

Affiancate dai

ritratti degli

interpreti dei

ritmi, delle

melodie, delle

atmosfere

musicali che, in

questa specie di

diario,

costituiscono un

commento sonoro

a pensieri e

situazioni.”

P A G I N A 8

'NOTE' book - Un 'Note' Book in cui annotare la presenza di colonne sonore per curiosi sta�

d'animo. Sugges�oni. Affiancate dai ritra> degli interpre� dei ritmi, delle melodie, delle atmosfere

musicali che, in questa specie di diario, cos�tuiscono un commento sonoro a pensieri e

situazioni. Frullano: musiche, facce, case, odori, pelli, parole. -

In the night, 21 giugno.

Da bambina volevo conservare il tempo. Perché sapevo che poi mi sarebbe mancato, anche se ne ignoravo la ragione.

Una sera mio padre guidava la macchina e mi portava chissà dove. Dentro l'autoradio cantava Ella Fitzgerald, mentre io me ne stavo immobile a fissare un punto.

Non le morbide sagome delle colline in movimento, ricoperte di piccole luci. Non i tronchi os�natamente in marcia contraria, incarogni� dai fanali. Fissavo un ogge�o, concreto e rassicurante, che rimanesse immobile insieme a me. Per imbo�gliarlo con calma e portarmelo nel futuro. È così che ho conservato fino a oggi l'immagine ni�da di un cuscino nero dai ricami gialli e rossi. Un cuscino davvero bru�o. Che non posso più dimen�care.

Very slow food, 13 maggio.

Sono entrata con l’intenzione di svegliarmi ordinando un caffè americano. E di procedere oltre ordinandomi idee e programmi per la giornata. E invece sto ancora qua, incantata da ques� due sconosciu�: un uomo e una donna sedu� di fronte a me. Sono il ritra�o dell’in�mità. Le loro facce stanno vicine e gli occhi in conta�o. Parlano senza sosta e sorridono. Le loro braccia si allungano con�nuamente: per afferrarsi o solo per sfiorarsi. Le loro parole non mi arrivano, piacevolmente coperte da Minor Swing. E non so decidermi: forse sono amici di vecchia data, forse colleghi che ne hanno passate tante, forse paren� che si vogliono un gran bene, forse aman� che si stanno fa�cosamente tra�enendo. In ogni caso mi auguro che condividano molto altro nella vita, oltre a quel tavolino.

“Suggestioni.

Affiancate dai

ritratti degli

interpreti dei

ritmi, delle

melodie, delle

atmosfere

musicali che, in

questa specie di

diario,

costituiscono un

commento

sonoro a pensieri

e situazioni.”

P A G I N A 9

- Un 'Note' Book in cui annotare la presenza di colonne sonore per curiosi sta�

d'animo. Sugges�oni. Affiancate dai ritra> degli interpre� dei ritmi, delle melodie, delle atmosfere

musicali che, in questa specie di diario, cos�tuiscono un commento sonoro a pensieri e

situazioni. Frullano: musiche, facce, case, odori, pelli, parole. -

12 dicembre.

Alla fermata del bus. Contro un muro bianco che corre su per la strada a perdita d'occhio. È ma�na, fa freddo. Una di quelle ma�ne perfe�amente definite da una luce brillante, un'aria tagliente e un cielo azzurro che più azzurro non si può. Salgo sul bus e mi piazzo seduta accanto al finestrino. La gente che si siede lungo il corridoio, io non la capisco. Come non capisco chi preferisce la luce di un neon a quella di un abat-jour. Chi sceglie lo scivolo anziché l'altalena. Topolino anziché Paperino. Mia Farrow anziché Diane Keaton. Gli infissi in PVC anziché quelli in legno. Le pantofole anziché i piedi nudi. The Winner Takes It All degli Abba anziché Blue Moon di Carmen McRae. Io sto al finestrino. l viaggio è breve e non voglio perdermi niente. Neanche un pezze�o di cielo.

6 febbraio, Fotogrammi.

Un taxi. Che non posso perme�ermi. La ci�à che passa disegnata nel finestrino. La ci�à che procede in fre�a, ma senza ansia apparente.

Ges� e suoni ova�a� dal movimento. E dalle gocce cadute mentre ero altrove.

E dalla musica. Di un au�sta taciturno.

Temporali, lavori in corso, corsie preferenziali, traffico dell'ora di punta, pedoni esitan�, macchine entran�, vacanze mancate, fes�vità passate, famiglie, program-mi, inciden�, multe, tasse, acciden�, governi ladri. La conversazione potrebbe anche essere interessante. O delirante.

Meglio niente. Meglio Charlie Haden.

Il contrabbasso racconta.

Il tassametro scorre.

Distolgo lo sguardo. E mi rilasso.

P A G I N A 1 0 Rompere il silenzio Cosa si nasconde dietro una telefonata muta? Ve lo siete mai chiesto?

La difficoltà nella ges�one di una telefonata muta ha portato a vari momen� di confronto tra noi turnis� e abbiamo ben compreso di come si tra� pur sempre di una richiesta, indire�a, di compagnia e di sostegno. E’ di sicuro una maniera diversa di manifestare un disagio o un senso di solitudine.

Il silenzio, nella sua accezione par�colare perché priva di condivisione vocale e di comunicazione bilaterale, trasme�e comunque un messaggio da interpretare, comprendere e affrontare. Abbiamo imparato, ognuno con la propria personalità, a saper affrontare i riagganci (per lo più fas�diosi quando interrompono con�nuamente una telefonata in corso, destabilizzando così un’efficienza nel servizio di ascolto), gli insul�, i raccon� ero�ci, le morbosità.

Abbiamo imparato a considerarle sempre e comunque delle necessità e meritevoli, quindi, di ascolto e accoglienza. Sinceramente le telefonate silenziose, per quel che mi riguarda, non sono mai state molte e comunque non fas�diose rispe�o ai riagganci: non mi sono mai soffermato troppo a pensare quale sarebbe stata la maniera migliore per affrontarle e quelle poche volte che è successo ho accompagnato il silenzio dell’appellante con il mio, quasi in una forma di rispe�o alla sua �midezza e magari nell’a�esa speranzosa che portasse l’appellante a fare il primo passo. Ho sempre cercato di far sen�re, comunque, la mia presenza senza mai essere assillante con esortazioni a parlare o a riagganciare. L’ul�ma volta però è andata diversamente. Ho cambiato registro.

Ero nel mio classico turno no�urno del venerdì. Avevo già trascorso metà delle 6 ore previste con un’alternanza piacevole di appellan� habitué e nuovi. Tu�o andava davvero bene.

Adoro fare il turno di no�e e adoro farlo da solo. Ho il mio rituale di ingresso che lentamente mi porta nel fantas�co mondo no�urno di VA: caffe�no prima di iniziare, sigare�a alla finestra (quasi a voler in un certo modo salutare il mondo esterno), mi siedo alla scrivania (quella in vetro), predispongo il mio pc, a�acco le cuffie�e al telefono e digito il mio codice di a�vazione sulla tas�era. Tu�o così metodico e puntuale. Quasi scaraman$co.

“Sono qui! Mondo di insonni fatevi avan�, sono pronto ad ascoltarvi”

Quella no�e stava trascorrendo davvero bene e assaporavo con gusto il piacere del

turnista in solitaria. Intorno alle 3 arriva una telefonata e prontamente alzo la corne�a:

- “Pronto voce amica”. Di rimando solo silenzio.

- “Io ci sono. Per il momento non ho altre telefonate per cui quando vuoi io ci sono.

Ti aspe�o senza problemi”

All’inizio ho pensato che prima o poi avrebbe riagganciato così come è successo in altre

occasioni, ma stavolta il suo mu�smo persisteva e con�nuava senza soluzione di con�nuità.

Dopo qualche minuto ho deciso improvvisamente di accompagnare il suo silenzio a qualcosa di

diverso: è così che ho testato l’accompagnamento musicale.

Ho immaginato che dall’altra parte della corne�a ci fosse un uomo o una donna che

magari aveva difficoltà a addormentarsi a causa di qualche pensiero troppo pesante da lasciar

andar via. Ho pensato che avesse voglia di parlare di qualcosa ma che fosse bloccato da una sorta di

�midezza o di paura che imbrigliava le sue parole sul nascere. Sen�vo il suo respiro.

Ho pensato avesse voglia di ascoltare qualcosa che lo avesse potuto distrarre e che aveva �more a

chiedermelo.

“Telefona tra

vent'anni

io adesso non so

cosa dirti

amore non so

risponderti

e non ho voglia di

capirti

(Lucio Dalla”

Così, di punto in bianco, propongo di ascoltare insieme un po’ di musica.

La musica non fa mai male e riesce sempre a colmare i vuo$ e i silenzi aiutandoci a distrarci e a

viaggiare un po’ con la mente.

Comincio a selezionare una serie di brani di ar�s� che usualmente ascolto nei momen� di calma

durante i miei turni no�urni.

Come prima canzone scelgo Telefonami tra vent’anni

di Lucio Dalla. Non so perché, ma ascoltare quella canzone in

sede durante un turno no�urno è una cosa che adoro.

Il testo di quella canzone per me rappresenta qualcosa di

speciale, la conosco a memoria ed è una delle mie preferite in

assoluto da sempre ma ascoltarla in quel contesto mi regala

delle emozioni par�colari. La ascol�amo insieme.

Ed è stato davvero strano, una sensazione nuova.

Ho sempre ascoltato quella canzone da solo ma in quel momento la stavo condividendo

con una persona, al telefono, di cui non sapevo nulla, neanche se fosse uomo o donna.

Però ascoltavamo la stessa canzone e condividevamo delle emozioni, sicuramente diverse, ma pur

sempre emozioni.

Finita la canzone spiego il perché l’avessi scelta (senza entrare troppo nei de�agli) e di come abbia

cominciato ad amarla ancora di più da quando la ascolto durante il turno 0-6.

Ho proseguito poi con altri brani dei Radiohead, De Gregori, Brunori, AGerhours, Fossa�, Daniele

Silvestri, Baustelle, Samuele Bersani, De André, Nicolò Fabi, Rem, Sigur Ros.

Accompagnavo ogni brano con un commento o un racconto: condividevo con lui/lei dove e

come avessi conosciuto quegli ar�s� e cosa mi trasme�evano, spesso soffermandomi su alcuni

versi. A un certo punto ho anche pensato che stessi andando un po’ troppo sul sofis�cato

deludendo così i suoi gus� musicali e quindi ho lanciato un Baglioni d’annata (che ci sta sempre

bene) con la canzone Avrai ed è stato bello ed emozionate raccontargli come abbia amato quella

canzone quando accompagnai mia madre a un concerto del Claudio nazionale e di come mi sia

emozionato nel vedere la commozione nei suoi occhi quasi da bambina sulle note di quella

canzone. E’ vero, forse mi sono lasciato un po’ andare nel racconto di qualcosa di personale, ma in

quel momento sen$vo di potermi fidare e mi piaceva ricordare quel bellissimo momento.

E così siamo anda� avan� per 1 ora e 34 minu�. E saremmo anda� avan� ancora tu�a la no�e,

credo, se non fosse arrivata un’altra telefonata.

Non saprò mai chi avevo dall’altra parte del telefono. Non ho avuto modo di interloquire e

di scambiare pareri e opinioni, sen�vo solo il suo respiro. Non saprò mai com’è la sua voce e quali

fossero sta� i suoi pensieri durante tu�a la telefona. Ma di sicuro so che è stato un viaggio musicale

davvero speciale e che neanche per un istante mi sono sen�to solo.

Mi fa piacere pensare che gli abbia potuto regalare un po’ di leggerezza, di compagnia sincera e,

perché no, di affe�o. Mi fa piacere pensare che tu�o ciò sia stato apprezzato almeno un

po’ (altrimen� avrebbe riagganciato).

Ul�mamente abbiamo parlato delle gioie del turnista. Finito il turno mi sono dire�o verso casa e, a�raversando la ci�à ancora buia senza sme�ere di ascoltare un po’ di musica, ero davvero felice. E’ stato strano e diverso e, forse, è stato bello proprio perché è stato così. Francesco

“Invece pensami

tra vent'anni io

con la barba più

bianca

e una valigia in

mano

con la bici da

corsa

e gli occhiali da

sole

fermo in qualsiasi

posto del mondo

chi sa dove

tra miliardi

miliardi di persone

a bocca aperta

senza parole

nel vedere una

mongolfiera

che si alza piano

piano

e cancella dalla

memoria

tutto quanto il

passato

anche le linee

della mano

(Lucio Dalla)

P A G I N A 1 1

VITA ASSOCIATIVA

P A G I N A 1 2

VITA ASSOCIATIVA

Inno all’En-Plein

E anche per il mese di O�obre possiamo sventolare la bandierina dell’En Plein!

100% di turni coper� a tes�monianza del fa�o che siamo davvero

bravi: questo servizio così efficiente viene sempre più apprezzato dai

nostri appellan�, abitua� ormai da qualche mese a trovare sempre

qualcuno che risponde al telefono. Novembre purtroppo è già

saltato, ma siamo fiduciosi per Dicembre: è vero, ci sono le feste

natalizie ma è proprio nei momen� difficili che sappiamo �rare il meglio di noi stessi. Daje!!

Ascolti reciproci L’inizia�va degli Ascol$ Reciproci sta riscuotendo consensi unanimi

da coloro che hanno avuto la possibilità di farli. In bacheca è stato appeso un

prospe�o sul quale indicare gli ascol� fa�. Per rendersi conto di quanto sia

stato fa�o da quando è stata lanciata l’inizia�va, siamo tu� invita$ a riportare

sul prospe�o non solo gli ascol$ che faremo d’ora in poi, ma anche TUTTI

quelli già effe�ua$ in passato. Se qualcuno scappa, pazienza, ma cerchiamo di registrarne il

maggior numero possibile.

I Mercoledì Musicali Mercoledì 13 dicembre presso l’auditorium della

Fondazione della Cassa di Risparmio di Firenze in via Folco Por�nari

5/R alle ore 21:00 si terrà un concerto dire�o dal maestro

Giuseppe Lanze&a su musiche di Handel e Mozart, preceduto da

una presentazione della nostra Associazione

Facciamoci gli auguri di Natale Care le�rici e cari le�ori, le fes�vità di fine anno si stanno avvicinando e per il primo numero natalizio a cura della nuova redazione invece di fare i soli� auguri abbiamo pensato di creare sul giornalino una bacheca virtuale dove affiggere quelli di ognuno di voi. Vorremmo foste in tan�, anzi tu�, a farli quindi inviateci un breve pensiero, poesia, frase inerente al

natale al nuovo anno anche spiritosa, buffa, irriverente insomma quello che cavolo vi pare.

Scriveteci a [email protected] MARCO FRANCESCO CLAUDIA LUCA 2 RICCARDO