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1 a cura del SETTORE STUDI ECONOMICI maggio 2010 INDICE LA PRODUZIONE ........................................................................................................................ 2 UN QUADRO D’INSIEME mondiale...................................................................................... 2 GLI SCAMBI COMMERCIALI .................................................................................................... 3 I CONSUMI.................................................................................................................................. 4 LA PRODUZIONE EUROPEA ............................................................................................ 5 GLI SCAMBI COMMERCIALI .................................................................................................... 6 I CONSUMI.................................................................................................................................. 7 INTERVISTA a Giancarlo LUNARDI................................................................................. 8 LA STRUTTURA PRODUTTIVA in Italia ....................................................................... 11 GLI ALLEVAMENTI PROFESSIONALI IN VENETO......................................................... 12 POLLI DA CARNE..................................................................................................................... 12 TACCHINI DA CARNE ............................................................................................................. 13 LA PRODUZIONE in Italia ................................................................................................... 16 IL MERCATO................................................................................................................................ 19 I PREZZI di vendita ............................................................................................................... 19 POLLO DA CARNE ................................................................................................................... 19 TACCHINO DA CARNE ............................................................................................................ 19 REDAZIONE .............................................................................................................................. 21

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a cura del SETTORE STUDI ECONOMICI maggio 2010

INDICE

LA PRODUZIONE ........................................................................................................................2

UN QUADRO D’INSIEME mondiale......................................................................................2 GLI SCAMBI COMMERCIALI ....................................................................................................3 I CONSUMI..................................................................................................................................4

LA PRODUZIONE EUROPEA ............................................................................................5 GLI SCAMBI COMMERCIALI ....................................................................................................6 I CONSUMI..................................................................................................................................7

INTERVISTA a Giancarlo LUNARDI.................................................................................8

LA STRUTTURA PRODUTTIVA in Italia .......................................................................11

GLI ALLEVAMENTI PROFESSIONALI IN VENETO.........................................................12 POLLI DA CARNE.....................................................................................................................12 TACCHINI DA CARNE .............................................................................................................13

LA PRODUZIONE in Italia ...................................................................................................16

IL MERCATO................................................................................................................................19

I PREZZI di vendita ...............................................................................................................19 POLLO DA CARNE ...................................................................................................................19 TACCHINO DA CARNE ............................................................................................................19

REDAZIONE ..............................................................................................................................21

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LA PRODUZIONE

UN QUADRO D’INSIEME mondiale

La produzione mondiale di carne avicola nel mondo è stata di circa 93 milioni di tec (tonnellate equivalente carne), con un aumento di circa il 4% sull’anno precedente. Il pollo da carne rappresenta circa 86% del totale, seguito dal tacchino, secondaria e parziale la produzione di carne da altre specie avicole (anatre, oche, ecc.) . Fig. 1 - Distribuzione della produzione di carne avicola nel mondo (2008)

Come è evidente dalle figure 1 e 2 , le principali aree produttive del mondo sono 4 Stati Uniti, Cina, UE27 e Brasile, che producono quasi il 65% del totale mondiale. Fig. 2 - Principali paesi produttori di carne avicola nel mondo

Il Brasile si caratterizza per la forte specializzazione nell’allevamento del pollo da carne (97%), così pure gli Stati Uniti (82%), ma in questo caso con una buona presenza anche del tacchino (17%). Nell’UE27 e in Cina la quota del pollo da carne scende, pur rimanendo

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largamente maggioritaria, rispettivamente a 72% e 68% a favore principalmente dell’allevamento del tacchino (16%) e anatre (4%) nell’UE27 e a favore di anatre e oche (30%) in Cina.

GLI SCAMBI COMMERCIALI Gli scambi commerciali tra paesi movimentano poco più del 10% della produzione mondiale della carne avicola, con un aumento però nell’ultimo quinquennio del 30% della quantità scambiata. Tra i principali paesi esportatori ci sono due dei maggiori produttori Brasile e Stati Uniti. In particolare il Brasile dimostra un propensione all’esportazione avendo quadruplicato le esportazione nel corso dell’ultimo decennio. Fig. 3 – Principali paesi esportatori

Tra i principali paesi importatori troviamo la Cina, i paesi del Medio Oriente, la Russia e la stessa UE27. Il figuraesprime chiaramente l’incremento delle importazioni da parte della Cina e dei paesi del Medio Oriente. Fig. 4 – Principali paesi importatori

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I CONSUMI Nel mondo c’è una notevole differenza di consumi di carne avicola in termini di quantità procapite. Complessivamente si può notare nel figura5 che negli ultimi 15 anni il consumo procapite a livello mondiale è aumentato di oltre il 30%. Gli incrementi pro-capite maggiori si sono registrati soprattutto in Cina, la Russia, l’Africa del sud e il Brasile, mentre sembra che gli Stati Uniti e l’Europa abbiano esaurito la possibilità di espandere i consumi. Fig. 5 - Consumo pro-capite di carne avicola nelle diverse aree/paesi del mondo (kg/anno/abitante)

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LA PRODUZIONE EUROPEA

La produzione europea si presenta complessivamente stabile da diversi anni, con leggere fluttuazione dovute principalmente ad aspetti di mercato o sanitari, come ha evidenziato la problematica dell’influenza aviaria. I principali produttori (Francia, Gran Bretagna, Germania, Spagna e Italia) presentano da molti anni produzioni tendenzialmente verso la diminuzione o la stagnazione ad indicare una produzione matura sia sotto l’aspetto del mercato per quanto riguarda l’assorbimento che per i vincoli produttivi legati alle disponibilità di risorse e problematiche ambientali. L’unico paese che fa segnare un sostanziale incremento della produzione è la Polonia, con un + 53% tra il 2004 e il 2008. Tab. 1 – Produzione europea di carne avicola (1.000 tec) Paese 2004 2005 2006 2007 2008(*) Francia 1.970 1.918 1.793 1.863 1.882 Gran Bretagna 1.574 1.581 1.535 1.460 1.478 Germania 1.155 1.196 1.200 1.246 1.284 Spagna 1.310 1.302 1.283 1.283 1.296 Italia 1.128 1.101 984 1.059 1.099 Olanda 555 569 568 635 646 Portogallo 290 296 289 318 321 Belgio+Lux 295 282 278 267 263 Danimarca 213 207 185 187 193 Grecia 166 177 169 184 184 UE15 9.059 9.034 8.678 8.920 9.060 Polonia 851 1.198 1.277 1.297 1.310 Ungheria 384 375 386 376 376 Romania 302 320 264 304 330 Nuovi membri 12 2.107 2.486 2.509 2.546 2.562 UE 27 11.166 11.520 11.188 11.465 11.622

(*) stime. Fonte: Commissione Europea

La produzione europea di pollo da carne copre circa il 75% del totale dei consumi di carne avicola, un ulteriore 15% viene soddisfatto dal tacchino, il restante 10% da altre specie (anatre, oche principalmente). Esiste però una discreta variabilità tra paesi in cui la quota della carne di pollo diminuisce a favore di quella di altre specie, in particolare del tacchino, anatre o oche. Tab. 2 – Produzione europea di carne di pollo (1.000 tec) Paese 2004 2005 2006 2007 2008(*) Gran Bretagna 1.301 1.334 1.289 1.311 1.327 Spagna 1.053 1.045 1.030 1.034 1.050 Francia 973 986 885 994 996 Germania 706 741 749 826 865 Italia 675 666 612 674 698

Olanda 538 552 547 612 625 Belgio + Lux. 280 266 219 243 246 Portogallo 224 226 219 243 246 Danimarca 181 180 163 171 181 Grecia 168 165 150 161 160 UE15 6.419 6.486 6.227 6.622 6.740 Polonia 893 985 985 985 995 Romania 303 315 315 315 315 Ungheria 236 235 215 217 230 Nuovi Stati membri 12 1.953 2.068 2.048 2.059 2.064 UE27 8.372 8.555 8.275 8.681 8.805

(*) stime. Fonte: Commissione Europea

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Tab. 3 – Produzione europea di carne di tacchino (1.000 tec) Paese 2004 2005 2006 2007 2008(*) Francia 623 547 518 469 455 Germania 358 349 331 332 325 Italia 298 293 276 290 300

Gran Bretagna 228 206 184 158 160 Portogallo 38 39 41 42 43 Olanda 32 31 30 30 29 Spagna 21 20 21 18 24 Irlanda 31 31 27 25 22 Austria 20 21 20 21 21 Slovacchia 12 14 14 14 14 Filanda 15 14 12 11 10 UE15 1.677 1.564 1.472 1.407 1.400 Polonia 270 250 260 275 278 Ungheria 143 118 127 126 120 Nuovi Stati membri 12 453 404 419 426 421 UE27 2.130 1.967 1.891 1.833 1.821

(*) stime. Fonte: Commissione Europea

GLI SCAMBI COMMERCIALI Il tasso di autoapprovvigionamento nell’UE è risultato pari al 98,4% nel 2008, evidenziando negli ultimi anni un deficit commerciale, seppur molto contenuto, in aumento, soprattutto a causa della crescita delle importazioni di pollo che tra il 2004 e il 2008 sono aumentate di circa il 40%, mentre nello stesso periodo le esportazioni complessive sono diminuite di oltre il 7%. Tab. 4 – Scambi commerciali dell’UE27 con paesi terzi (1.000 tec) Ue27 2004 2005 2006 2007 2008(*)

Esportazioni 1.029 966 953 866 953 - di cui pollo 833 785 799 712 796 tacchino 175 163 135 131 130 anatre 21 20 18 23 26

Importazioni 851 1.040 1.018 1.108 1.142 - di cui pollo 685 842 844 937 960 tacchino 142 177 162 151 166 anatre 6 9 12 19 16 Saldo +178 -73,2 -65,2 -241,8 -189,4

(*) stime. Fonte: Commissione Europea

Tab. 5 – Paesi da cui proviene la carne avicola importata (1.000 tec) Ue27 2004 2005 2006 2007 2008(*)

Importazioni totali 851 1.040 1.018 1.108 1.142 - di cui Brasile 532 675 636 778 727 Thailandia 155 172 207 241 282 Altri 165 193 176 89 133

(*) stime. Fonte: Eurostat

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E’ evidente la propensione del Brasile a trovare sbocchi commerciali per il pollo da carne in Europa, negli ultimi 5 anni è riuscito ad incrementare le proprie esportazioni di oltre il 35%, coprendo quasi il 65% delle importazioni totale. La performance migliore l’ha ottenuto la Thailandia che ha aumentato le sue esportazione verso l’Europa dell’80%, arrivando a coprire quasi il 25% del totale importato.

I CONSUMI Esiste un range piuttosto ampio di variazione per quanto riguarda i consumi pro capite tra i diversi paesi dell’UE. L’Italia, come mostra il figura6, si trova decisamente sotto la media europea che è di poco più di 23 kg/anno/capo, mentre la media italiana si aggira sui 17 kg/anno/capo. In Italia, come è noto, il consumo complessivo di carni supera di poco gli 80 kg/anno/capo con una maggiore preferenza per la carne suina e bovina. Particolarmente forte risulta il consumo in Gran Bretagna, Spagna e Polonia, sia per tradizione sia perché è una carne economica e facile da cucinare. Fig. 6 - Consumi pro-capite di carne avicola nell’Unione Europa.

Tab. 5 – Consumo di carne avicola nell’UE (1.000 tec) Paese 2004 2005 2006 2007 2008(*) Gran Bretagna 1.941 2.003 2.008 1.893 1.885 Germania 1.327 1.390 1.346 1.385 1.496 Francia 1.500 1.446 1.459 1.468 1.487 Spagna 1.364 1.388 1.357 1.367 1.378 Italia 1.057 994 862 980 971 Portogallo 308 318 314 343 350 Grecia 221 230 218 230 247 Svezia 119 124 130 135 153 Austria 160 171 159 165 152 Irlanda 107 130 125 128 135 UE15 8.733 8.844 8.393 8.742 9.016 Polonia 793 1.066 1.108 1.089 1.025 Romania 430 481 427 435 428 Ungheria 270 295 309 290 265 Nuovi Stati membri 12 2.213 2.606 2.590 2.543 2.434 UE27 10.946 11.450 10.983 11.285 11.450

(*) stime Fonte: Commissione Europea

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INTERVISTA a Giancarlo LUNARDI Presidente dell’Associazione Veneta Avicoltori (AVA)

Il Veneto si configura come la più importante realtà produttiva avicola a livello nazionale, nettamente superiore a quella di tutte le altre regioni. Quali sono le principali caratteristiche della filiera avicola veneta?

La produzione avicola veneta si caratterizza per una elevata integrazione verticale di filiera. Oltre l’80% della produzione veneta rientra in questa organizzazione in cui il capofila sono le società mangimistiche o di trasformazione, mentre l’allevatore si preoccupa solo della fase di ingrasso dell’animale ed è proprietario delle strutture produttive e dell’impiantistica. Il rapporto tra le società capofila e l’allevatore è gestito mediante i contratti di soccida. Il soccidante (industria mangimistica o di trasformazione) gestisce le fasi di produzione e distribuzione del mangime, la fornitura dei pulcini da allevare, l’assistenza tecnica e veterinaria, nonché il ritiro degli animali da macello e infine anche la fase di trasformazione e commercializzazione. All’allevatore (soccidario) compete l’onere di impegnarsi per la più efficiente trasformazione dell’alimentazione in carne mediante la migliore gestione del sistema di allevamento. Questa modalità contrattuale di gestione dell'allevamento ha riscosso, fin dal suo nascere alla fine degli anni ‘70, grande successo sia tra gli allevatori, che minimizzano il rischio di mercato, sia tra gli operatori dell'industria, che ricevono garanzie di approvvigionamento e possono programmare la produzione. Nel Veneto e in particolare nel Veronese il successo di questo sistema lo si deve anche allo sviluppo di una fiorente industria mangimistica che ha garantito vantaggi di natura logistica e approvvigionamento di materie prime agli allevatori, sia di una collegata ed efficiente industria di trasformazione capace di operare nella fase di distribuzione e commercializzazione. Attualmente l'industria di macellazione e lavorazione delle carni in Italia è dominata da due principali gruppi industriali (gruppo Veronesi-Aia e gruppo Amadori) che insieme controllano quasi i due terzi del mercato, il resto è rappresentato da una manciata di aziende che operano a livello regionale o locale. Nel Veneto circa il 15-20% del prodotto viene comunque gestito al di fuori della filiera integrata. Direttamente da avicoltori che vendono gli animali al mercato all’origine o commercializzano il proprio macellato con marchio aziendale. Ci sono anche piccoli e medi macellatori-trasformatori che operano direttamente, approvvigionandosi sui mercati all’origine. In Veneto gli allevamenti più praticati sono quelli del pollo da carne e del tacchino da carne, considerevole anche l’allevamento delle ovaiole, qual è il trend di sviluppo di questi allevamenti negli ultimi anni? Il comparto avicolo nell’ultimo decennio ha dovuto far fronte a diverse situazione negative di tipo sanitario e di mercato che hanno marcato la struttura produttiva. Pensiamo alle varie epidemie d’influenza aviaria succedutesi dal 1999 al 2005 con costi diretti e indiretti per gli allevatori di centinaia di milioni di euro, all’ulteriore effetto sul mercato della psicosi di pericolo di nuovi attacchi di influenza aviaria di origine estera. Senza dimenticare le recenti impennate del costo del petrolio e quindi dei costi energetici o dei cereali tra il 2007 e metà del 2008. Situazioni che sono state affrontate sia dalla sanità pubblica che dal sistema filiera integrato con senso di responsabilità e ciò ha permesso al

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comparto di transitare questo difficile periodo con effetti contenuti sulla struttura produttiva. L’allevamento del tacchino da carne sta diminuendo perché più problematico e impegnativo sul piano sanitario, con norme più restrittive. Ad esempio le aree con maggiore densità di allevamenti sono state suddivise in microzone. In ogni microzona c’è la separazione dei sessi, cioè si può allevare solo tacchini maschi o femmina. Ciò comporta un tendenziale minor numero di animali allevati e quindi anche una abbassamento della redditività. Questa norma però non è disattesa dagli allevatori, perché è maggiore la paura di nuove epidemie. Diversi allevamenti di tacchini, quindi, si sono convertiti a pollo da carne, mentre i più vecchi e meno organizzati hanno chiuso. Il numero degli allevamenti da carne è invece leggermente aumentato insieme alla capacità di accasamento, sono aumentati soprattutto i grandi allevamenti che consentono una migliore redditività grazie alle economie di scala. Nell’attuale contesto economico-produttivo e di mercato, quale sono i principali problemi che si trova a dover affrontare l’allevatore veneto? L’allevamento avicolo, come ho già detto, ha un’impronta fortemente industriale, produce carne di buona qualità a costi molto bassi che può essere venduta a costi altrettanto bassi, tanto da essere competitivo anche sul piano internazionale. Infatti raggiungiamo con la produzione interna, includendo le esportazioni, il completo autoapprovvigionamento, di conseguenza il livello delle importazioni è molto contenuto. Ciò è possibile grazie ad un sistema di allevamento molto efficiente anche sul piano di conversione del mangime, un kg di carne si ottiene con circa 1,7-1,8 kg di cereali per il pollo da carne, 2,2-2,4 kg di cereali per il tacchino. Con gli attuali costi dei cereali sia in Italia che sui mercati europei la filiera integrata è competitiva e l’allevatore può portare a casa una sufficiente redditività. I problemi maggiori che incontrano gli allevatori riguardano principalmente la burocrazia in senso lato, per fare qualsiasi cosa i templi sono sempre biblici. L’altro nodo fondamentale, che stiamo affrontando anche come AVA, riguarda il rispetto della Direttiva Nitrati. La produzione di pollina degli allevamenti medi e grandi è molto elevata e il rispetto dei limiti della Direttiva Nitrati stanno imponendo dei costi e una organizzazione pesante, ad es. per spostamenti oltre i 30 km i costi sono ormai non più sopportabili. Come AVA stiamo lavorando perché da costo, la pollina, possa diventare una opportunità. L’anno scorso abbiamo costituito la società AVA Energy srl con 13 soci dell’AVA e la coop. agricola En.AVA per cercare di dare risposta al problema della pollina. Il progetto sperimentale che abbiamo predisposto, che prevede la trasformazione della pollina in biocombustibile liquido sintetico tramite la tecnica della ristrutturazione molecolare, è stato finanziato dal Ministero dell’Industria per 6 milioni di euro. Purtroppo la sua realizzazione richiederà del tempo sia per la costruzione dell’impianto che per la fase di monitoraggio, ma a regime potrà servire parecchi allevamenti su un raggio di km 70. Stiamo promuovendo anche l’utilizzo della pollina negli impianti a biogas, che però deve essere usata in abbinamento ad altri reflui zootecnici più umidi e/o biomassa vegetale. Questo sarà possibile grazie al lavoro fatto per il riconoscimento, nell’ambito del Dlgs n. 4/2008, della pollina come combustibile per produrre energia e quindi di poter usufruire della tariffa incentivante omnicomprensiva di 0,28 euro per kilowatt . Un parziale, anche se limitato nel tempo, ma importante aiuto ci viene dalla misura 214 del P.S.R. Veneto che dispone un contributo agli agricoltori non zootecnici di €195/ha per spandere qualsiasi letame palabile, seppur nel rispetto dei limiti della Direttiva Nitrati.

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Quale ritiene possa essere le opportunità per il futuro del comparto avicolo nel Veneto, considerando i propri punti di forza? La presenza dell’integrazione di filiera è ancora un punto di forza per il comparto avicolo veneto, in quanto rappresenta un fattore di efficienza essenziale all’abbassamento dei costi di produzione. Un ulteriore impegno su questo fronte dovrà venire anche dall’allevatore che lo sta facendo, soprattutto negli allevamenti di maggiori dimensioni, in due modi. Da una parte investimenti sulle strutture e sull’impiantistica finalizzati a migliore le condizioni di benessere degli animali e il controllo delle malattie, come ad esempio con la gestione del microclima degli allevamenti (umidità, ventilazione, filtraggio dell’aria , ecc.), l’informatizzazione, la diminuzione dei costi sanitari, ecc. Sono tutti aspetti dell’allevamento su cui la capacità di scelta dell’allevatore può dare risultati importanti a suo vantaggio. Da l’altra la diversificazione produttiva, che in questo caso, vuol dire soprattutto fotovoltaico e biomasse. Un altro fattore di risparmio dovrà essere il mettersi insieme per la gestione dei sottoprodotti. Della pollina ne abbiamo già parlato, ma fattore critico di costo sta diventando sempre più lo smaltimento degli animali morti durante il ciclo. Proprio per questo è nato, anche col nostro impegno, il Consorzio Con.ve.s.s.a. per lo smaltimento dei sottoprodotti, che potrebbero diventare anche una nuova opportunità di reddito. Un ulteriore contributo al sostegno del settore potrebbe arrivare dal riconoscimento di origine del prodotto, cioè la possibilità di marchiare il nostro prodotto come italiano. Le lobby industriali europee sono però contrarie all’etichettatura di origine della materia prima, in quanto operano sul mercato di importazione. La carne fresca che arriva dal Brasile, Thailandia, ecc. nei porto del nord Europa viene lavorata e trasformata in prodotti

di 3a e 4a gamma e poi venduta a marchio aziendale e quindi, in un certo senso, nazionalizzata. In Europa, negli ultimi anni, la quota delle importazioni sono aumentate rafforzando quindi la posizione di quest’ultime.

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LA STRUTTURA PRODUTTIVA in Italia I dati più aggiornati relativi alla struttura produttiva avicola italiana provengono dalle indagini dell’Istat. L’Istat ogni due anni nel periodo tra due censimenti effettua una indagine campionaria sulla Struttura e Produzione delle aziende agricole (SPA) in attuazione di direttive comunitarie. Il quadro che ne emerge è presentato nella tabella 6. Il dato però riassume sia gli allevamenti professionali che quelli rurali. Questo è evidente per l’elevata variabilità sia in positivo che in negativo che le diverse regioni presentano nella numerosità degli allevamenti nei diversi anni. Tab. 6 – Numero di allevamenti avicoli in Italia

Allevamenti avicoli 2003 Allevamenti avicoli 2005 Allevamenti avicoli 2007

Regioni Totale Polli da

carne

Galline da uova

Altro pollame

(1)

Totale Polli da

carne

Galline da uova

Altro pollame

(1)

Totale Polli da

carne

Galline da uova

Altro pollame

(1)

Piemonte 1.389 737 845 436 1.116 365 881 355 2.202 1.390 1.788 691

Valle d'Aosta 25 1 25 1 179 8 179 29 84 83 84 83

Lombardia 2.772 1.583 2.032 686 3.060 1.416 2.197 1.114 3.177 1.466 2.533 962

Liguria 11.850 2.440 11.773 857 2.085 563 2.002 66 1.612 523 1.251 75

Trentino-Alto Adige

9.714 383 9.647 1.486 4.368 64 4.301 289 1.201 105 1.167 312

Bolzano 8.857 361 8.834 1.370 4.086 28 4.057 275 863 69 863 227

Trento 857 22 813 116 282 36 244 14 338 36 304 85

Veneto 5.756 3.700 3.692 2.169 2.391 1.552 1.293 1.088 4.015 1.140 2.963 1.017

Friuli-Venezia Giulia

1.283 191 1.150 264 282 198 182 216 332 108 231 77

Emilia-Romagna 1.154 753 683 560 739 545 321 397 702 558 406 401

Toscana 10.332 8.126 9.375 1.525 2.973 2.231 2.524 750 2.572 1.863 1.966 1.452

Umbria 5.570 4.292 4.002 2.486 2.260 1.732 1.809 1.280 1.635 708 1.239 867

Marche 16.501 8.873 15.770 4.717 10.313 6.614 9.891 1.690 3.023 2.550 2.738 1.946

Lazio 1.464 1.035 1.270 131 4.179 3.387 3.604 304 9.838 6.538 9.320 1.892

Abruzzo 3.593 1.949 3.036 1.054 1.543 658 1.443 393 5.328 3.851 4.855 1.126

Molise 286 196 124 - 283 266 35 26 129 119 52 8

Campania 29.799 28.489 29.103 1.547 17.323 12.890 16.220 2.206 19.166 18.114 19.137 1.529

Puglia 1.766 1.044 1.667 238 1.753 819 1.737 215 1.821 1.537 1.813 322

Basilicata 18.422 14.974 17.559 1.431 3.173 1.445 2.695 270 8.552 5.762 8.222 958

Calabria 14.767 11.306 13.148 1.164 12.382 8.616 11.326 174 7.539 5.578 7.162 905

Sicilia 1.256 56 1.246 116 2.361 87 2.353 45 687 46 670 22

Sardegna 2.679 179 2.534 404 1.574 224 1.476 344 1.666 176 1.556 298

ITALIA 140.378 90.307 128.680 21.272 74.338 43.679 66.469 11.252 75.280 52.215 69.153 14.943

Fonte. ISTAT, indagine SPA (1) Sono compresi gli allevamenti di tacchini

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12

GLI ALLEVAMENTI PROFESSIONALI IN VENETO

POLLI DA CARNE

Tab. 7 - Numero di allevamenti professionali di POLLI da carne

2005 2006 2007 2008 2009 Var. 09/05

Regione (n° allevam.) 985 981 981 996 996 1,1

Verona (n° allevam.) 482 476 477 484 494 2,5

Quota % di VR 48,9 48,5 48,6 48,6 49,6 1,4

N° allevamenti Var. 09/05

Veneto, classe > 25.000 capi 547 551 559 572 581 6,2

VR, classe > 25.000 capi 328 326 331 339 348 6,1

Veneto, classe > 50.000 capi 253 250 248 259 260 2,8

VR, classe > 50.000 capi 147 143 142 147 148 0,7

Quota percentuale sul totale della classe Var. 09/05

VR, classe > 25.000 capi 60,0 59,2 59,2 59,3 59,9 -0,1

VR, classe > 50.000 capi 58,1 57,2 57,3 56,8 56,9 -2,0

Fonte. CREV

Fig. 7 - Distribuzione provinciale del numero di allevamenti di polli

0% 15%

4%

14%

3%

15%

49%

BL PD RO TV VE VI VR

Fig. 8 - Distribuzione degli allevamenti di polli per classi di ampiezza del n° di capi allevati

7%9%

26%

32%

26%

250-999 1.000-9.999 10.000-24.999 25.000-49.999 ≥ 50.000

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13

Tab. 8 - Potenzialità di accasamento degli allevamenti di polli da carne

2005 2006 2007 2008 2009 Var. 09/05

Regione (n° capi) 37.997.155 37.675.704 37.544.239 38.694.438 39.079.418 2,8

Verona (n°capi) 20.277.021 19.945.121 19.838.571 20.386.371 20.740.971 2,3

Quota % di VR 53,4 52,9 52,8 52,7 53,1

N° di capi accasabili Var. 09/05

Allev. Veneto > 25.000 capi 32.674.672 32.511.171 32.544.771 33.744.071 34.221.871 4,7

Allev. VR > 25.000 capi 17.910.070 17.643.070 17.616.670 18.181.470 18.528.170 3,5

Allev. Veneto > 50.000 capi 22.447.360 22.002.860 21.655.360 22.789.660 22.914.660 2,1

Allev. VR > 50.000 capi 11.551.460 11.193.960 10.930.460 11.387.760 11.403.760 -1,3

Quota percentuale sul totale della classe Var. 09/05

VR, classe > 25.000 capi 54,8 54,3 54,1 53,9 54,1 -1,2

VR, classe > 50.000 capi 51,5 50,9 50,5 50,0 49,8 -3,3

Fonte. CREV

Fig. 9 - Potenzialità di accasamento per classi di ampiezza degli allevamenti di polli da carne (2009)

11%

29%59%

1%0%

250-999 1.000-9.999 10.000-24.999 25.000-49.999 ≥ 50.000

TACCHINI DA CARNE Tab. 9 - Numero di allevamenti professionali di TACCHINI da carne

2005 2006 2007 2008 2009 Var. 09/05

Regione (n° allevam.) 607 597 579 568 547 -9,9

Verona (n° allevam.) 427 418 405 398 379 -11,2

Quota % di VR 70,3 70,0 69,9 70,1 69,3 -1,5

N° allevamenti Var. 09/05

Veneto classe 10.000-25.000 capi 326 323 315 304 291 -10,7

VR classe 10.000-25.000 capi 240 237 232 224 211 -12,1

Quota percentuale sul totale Var. 09/05

Veneto classe 10.000-25.000 capi 53,7 54,1 54,4 53,5 53,2 -0,9

VR classe 10.000-25.000 capi 73,6 73,4 73,7 73,7 72,5 -1,5

Fonte. CREV

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14

Fig. 10 – Distribuzione provinciale del numero di allevamenti di tacchini

0% 13%

69%

2%

1%

13%

2%

BL PD RO TV VE VI VR

Fig. 11 - Distribuzione degli allevamenti di tacchini per classi di ampiezza del n° di capi allevati

32%

53%

13%0%2%

250-999 1.000-9.999 10.000-24.999 25.000-49.999 ≥ 50.000

Tab. 10 - Potenzialità di accasamento degli allevamenti di tacchini da carne

2005 2006 2007 2008 2009 Var. 09/05

Regione (n° capi) 9.257.234 9.181.684 8.915.984 8.861.034 8.740.934 -5,6

Verona (n° capi) 6.412.534 6.291.584 6.091.284 6.097.634 5.922.734 -7,6

Quota % di VR 69,3 68,5 68,3 68,8 67,8

Classe allev. 10.000-25.000 capi Var. 09/05

Regione (n° capi) 4.929.504 4.904.904 4.802.904 4.659.604 4.482.404 -9,1

Verona (n° capi) 3.688.204 3.640.604 3.560.604 3.468.804 3.279.604 -11,1

quota % sul totale regionale 53,3 53,4 53,9 52,6 51,3 -3,7

quota % di VR su totale classe 74,8 74,2 74,1 74,4 73,2 -2,2

Fonte. CREV

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15

Fig. 12 - Distribuzione della potenzialialità di accasamento per classi di ampiezza degli allevamenti di tacchini (2009)

0% 13%

51%

27%

9%

250-999 1.000-9.999 10.000-24.999 25.000-49.999 ≥ 50.000

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16

LA PRODUZIONE in Italia Il dato relativo alla produzione di carne avicola in Italia ci arriva sempre dall’ISTAT con l’indagine sulle macellazioni. Questo dato viene fornito dai macelli. La suddivisione regionale non corrisponde esattamente alla produzione regionale, perché il dato riguarda la regione di macellazione e non di origine dell’animale, anche se lo scostamento è modesto soprattutto per le regioni a maggiore vocazione. Questi dati inoltre difettano della mancata conoscenza delle macellazioni rurali per autoconsumo e piccolo commercio locale, che rappresentano una quota difficilmente stimabile, ma si ritiene abbastanza contenuto. Tab. 11 - Macellazione avicunicola complessiva: tutte le specie (peso in kg)

2005 Capi Peso vivo complessivo Peso vivo medio a capo Resa media %

Veneto 183.479.629 634.662.388 3,46 70,35

Emilia-Romagna 101.544.891 349.042.334 3,44 69,46

Lombardia 56.602.798 170.811.262 3,02 68,04

Marche 31.920.553 85.686.837 2,68 67,42

Abruzzo 29.045.242 73.788.268 2,54 67,10

Piemonte 16.288.215 44.185.530 2,71 71,46

Molise 15.758.152 40.065.196 2,54 68,19

Altre 13.235.941 51.397.784 3,49 75,52

ITALIA 447.875.421 1.449.639.599 3,24 69,62

2006

Veneto 179.357.144 611.572.296 3,41 70,36

Emilia-Romagna 77.566.755 270.962.983 3,49 69,66

Lombardia 45.267.323 139.172.875 3,07 67,51

Marche 35.044.232 91.094.469 2,60 69,34

Abruzzo 27.717.879 69.516.649 2,51 66,78

Piemonte 15.366.033 41.459.666 2,70 71,75

Molise 13.087.125 34.200.162 2,61 68,43

Altre 13.876.456 53.114.816 3,48 75,47

ITALIA 407.282.947 1.311.093.916 3,22 69,79

2007

Veneto 198.300.415 655.146.814 3,30 70,65

Emilia-Romagna 91.921.685 294.007.543 3,20 69,33

Lombardia 53.565.255 171.946.556 3,21 67,97

Marche 38.133.737 99.505.584 2,61 67,03

Abruzzo 35.728.405 85.831.751 2,40 66,13

Molise 18.980.029 52.944.515 2,79 68,61

Piemonte 18.894.685 51.877.619 2,75 72,23

Altre 16.392.556 60.479.560 3,31 73,13

ITALIA 471.916.767 1.471.739.942 3,12 69,67

2008

Veneto 209.345.182 709.375.453 3,39 70,73

Emilia-Romagna 98.540.107 321.158.947 3,26 69,71

Lombardia 58.050.854 190.501.406 3,28 69,57

Marche 41.629.482 105.636.729 2,54 66,74

Abruzzo 37.071.291 91.799.055 2,48 66,09

Piemonte 20.481.553 57.559.531 2,81 72,64

Molise 19.668.195 51.148.970 2,60 67,81

Altre 16.973.959 63.849.136 3,36 74,13

ITALIA 501.760.623 1.591.029.227 3,17 69,96

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17

Tab. 12 - Macellazione avicunicola complessiva: polli + galline (peso in kg)

2005

Polli e Galline

Regioni Capi Peso vivo complessivo Peso vivo medio Resa media %

Veneto 162.466.022 402.725.315 2,48 68,57

Emilia-Romagna 90.509.459 221.289.438 2,44 66,10

Lombardia 52.874.752 123.818.404 2,34 69,08

Marche 31.907.155 85.593.546 2,68 67,41

Abruzzo 29.045.242 73.788.268 2,54 67,10

Piemonte 14.562.156 41.050.947 2,82 71,32

Molise 15.758.152 40.065.196 2,54 68,19

Altre 11.590.680 31.665.209 2,63 75,91

ITALIA 408.713.618 1.019.996.323 2,50 68,14

2006

Veneto 160.114.630 393.047.542 2,45 68,30

Emilia-Romagna 68.323.606 165.766.160 2,43 66,20

Lombardia 41.877.155 96.204.266 2,30 68,30

Marche 35.031.432 91.013.981 2,60 69,30

Abruzzo 27.717.879 69.516.649 2,51 66,80

Piemonte 13.853.741 38.630.938 2,79 71,60

Molise 13.087.125 34.200.162 2,61 68,40

Altre 12.183.104 32.564.714 2,62 75,86

ITALIA 372.188.672 920.944.412 2,47 68,2

2007

Veneto 178.974.906 438.038.020 2,45 68,95

Emilia-Romagna 81.985.095 184.085.824 2,25 66,06

Lombardia 49.827.889 125.515.295 2,52 68,57

Marche 38.119.628 99.415.388 2,61 67,02

Abruzzo 35.728.405 85.831.751 2,40 66,13

Molise 18.980.029 52.944.515 2,79 68,61

Piemonte 17.817.771 49.777.898 2,79 72,14

Altre 14.383.224 37.948.568 2,62 73,20

ITALIA 435.816.947 1.073.557.259 2,46 68,28

2008

Veneto 189.480.596 470.659.660 2,48 68,83

Emilia-Romagna 87.451.990 197.944.816 2,26 66,33

Lombardia 54.142.514 141.407.268 2,61 70,50

Marche 41.616.695 105.552.732 2,54 66,74

Abruzzo 37.068.701 91.790.525 2,48 66,09

Piemonte 19.640.892 55.901.893 2,85 72,55

Molise 19.668.195 51.148.970 2,60 67,81

Altre 14.927.366 39.377.999 2,62 74,41

ITALIA 463.996.949 1.153.783.863 2,49 68,5

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18

Tab. 13 - Macellazione avicunicola per specie: tacchini (peso in kg)

2005

Tacchini Regioni

Capi Peso vivo complessivo Peso vivo medio Resa media %

Veneto 15.783.938 221.235.625 14,02 73,43

Emilia-Romagna 9.412.043 124.696.328 13,25 75,3

Lombardia 2.919.547 44.273.784 15,16 65,31

Altre 1.505.268 19.513.494 11,155 76,195

ITALIA 29.620.796 409.719.231 13,83 73,18

2006

Veneto 14.889.817 209.917.235 14,1 74

Emilia-Romagna 7.730.858 102.314.733 13,23 75,1

Lombardia 2.619.416 40.439.394 15,44 65,1

Altre 1.556.824 20.317.726 9,625 74,85

ITALIA 26.796.915 372.989.088 13,92 73,4

2007

Veneto 14.905.164 208.451.960 13,99 74,05

Emilia-Romagna 8.081.971 106.586.601 13,19 74,85

Lombardia 2.877.726 43.879.325 15,25 65,4

Altre 1.856.705 22.266.200 11,44 73,28833333

ITALIA 27.721.566 381.184.086 13,75 73,33

2008

Veneto 15.881.544 230.909.468 14,54 74,47

Emilia-Romagna 9.242.728 119.800.706 12,96 75,16

Lombardia 2.934.210 46.278.685 15,77 65,9

Altre 1.901.095 24.207.765 8,498 74,246

ITALIA 29.959.577 421.196.624 14,06 73,74

Fig. 13 – Macellazioni, distribuzione regionale (anno 2008, in peso vivo)

Tutti gli avicoli

44%

20%

12%

7%

6%4% 3% 4%

Veneto Emilia-Romagna Lombardia Marche Abruzzo Piemonte Molise Altre

pollo da carne

42%

17%

12%

9%

8%

5%4% 3%

Veneto Emilia-Romagna Lombardia MarcheAbruzzo Piemonte Molise Altre

Tacchino da carne

55%28%

11%6%

Veneto Emilia-Romagna Lombardia Altre

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19

IL MERCATO

I PREZZI di vendita

Le tabelle, riferite ai polli da carne e ai tacchini da carne, riassumono le quotazioni medie mensili di tutti le principali borse merci italiane. I prezzi espressi nelle tabelle sono IVA esclusa e riferiti a peso vivo e franco allevamento.

POLLO DA CARNE Tab. 14 - Prezzo medio mensile (tutti i mercati) - Pollo allevato a terra

Anno gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic media annua

2005 0,82 0,81 0,81 0,85 0,91 0,99 1,02 1,02 0,79 0,52 0,52 0,73 0,82

2006 0,78 0,65 0,60 0,63 1,00 1,16 1,20 1,08 0,85 0,92 1,07 1,20 0,93

2007 1,23 1,14 1,03 1,09 1,07 1,17 1,20 1,17 1,13 1,13 1,19 1,25 1,15

2008 1,13 1,02 1,06 0,93 1,09 1,09 1,07 1,09 1,02 1,09 1,05 1,15 1,07

2009 1,13 1,06 1,14 1,20 1,18 1,02 0,90 0,90 1,06 1,07 0,83 0,87 1,03

Fonte : Ismea

Fig. 14 - Andamento del prezzo medio mensile. Pollo allevato a terra

0,50

0,60

0,70

0,80

0,90

1,00

1,10

1,20

1,30

gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic

euro

/kg

2005 2006 2007 2008 2009

TACCHINO DA CARNE Tab. 15 - Prezzo medio mensile (tutti i mercati) - Tacchino femmina pesante

gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic media annua

2005 0,97 0,86 0,99 0,91 0,96 1,02 0,98 1,01 1,02 0,87 0,71 0,80 0,93

2006 0,65 0,74 0,69 0,69 0,90 0,95 0,79 0,88 1,00 1,10 1,16 1,19 0,90

2007 1,22 1,13 1,01 1,07 1,12 1,17 1,19 1,21 1,24 1,28 1,31 1,31 1,19

2008 1,18 1,12 1,05 1,00 1,14 1,17 1,07 1,04 1,06 1,09 1,05 1,19 1,10

2009 1,09 1,00 0,99 1,03 1,11 1,09 0,97 0,98 1,00 1,01 1,00 1,12 1,03

Fonte : Ismea

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Tab. 16 - Prezzo medio mensile (tutti i mercati) - Tacchino maschio pesante

gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic media annua

2005 0,89 0,84 1,02 0,99 1,14 1,19 1,15 1,16 1,16 1,04 0,88 0,83 1,02

2006 0,75 0,79 0,72 0,75 1,03 1,08 0,95 1,02 1,14 1,23 1,23 1,24 0,99

2007 1,26 1,21 1,18 1,24 1,27 1,33 1,37 1,41 1,46 1,51 1,52 1,52 1,36

2008 1,36 1,26 1,16 1,09 1,28 1,32 1,21 1,16 1,18 1,22 1,18 1,21 1,22

2009 1,16 1,04 1,04 1,16 1,30 1,28 1,14 1,14 1,20 1,20 1,10 1,20 1,16

Fonte : Ismea

Fig. 15 - Andamento del prezzo medio mensile. Tacchino maschio pesante

0,50

0,70

0,90

1,10

1,30

1,50

1,70

gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic

euro

/kg

2005 2006 2007 2008 2009

La tabella successiva confronta l’andamento dei prezzi al consumo dei beni e servizi in generale, delle carni al consumo con l’andamento del prezzo all’origine del pollo, fatto pari a 100 i prezzi del 2000. Come si può notare il prezzo all’origine del pollo, seppur oscillante, non si sposta molto dal valore dell’indice a inizio periodo. Al contrario gli indici dei prezzi al consumo mostrano un costante incremento, che al 2009 è pari a oltre il 20%, da notare anche l’andamento dell’indice dei prezzi dei prodotti intermedi, cioè il costo dei mezzi di produzione. Fig. 16 - Andamento del valore degli indici dei prezzi

80

90

100

110

120

130

140

150

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Indice prezzo del pollo da carne all'origine Indice generale dei prezzi al consumo

Indice al consumo dei prezzi delle carni Indice dei prezzi dei consumi intermedi

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REDAZIONE

Il progetto di ricerca è coordinato da Alessandro Censori di Veneto Agricoltura.

La redazione del testo è stata chiusa a maggio 2010

Il rapporto è stato realizzato da:

Gabriele Zampieri

Rapporto edito da: VENETO AGRICOLTURA Azienda Regionale per i Settori Agricolo Forestale e Agroalimentare Settore Studi Economici Viale dell’Università, 14 - Agripolis - 35020 Legnaro (Pd) Tel. 049/8293711 – Fax 049/8293815 e-mail: [email protected] sito web: www.venetoagricoltura.org

Realizzazione editoriale:

Gabriele Zampieri (Veneto Agricoltura)

Si ringrazia l’Unità di Progetto Sanità Animale e Igiene degli Alimenti della Regione Veneto e il C.R.E.V. per l’aggiornata fornitura di statistiche riguardanti la Regione Veneto.

E’ consentita la riproduzione di testi, tabelle, grafici ecc. previa autorizzazione da parte di Veneto Agricoltura, citando gli estremi della pubblicazione.