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1 BOLLETTINO SAT SOCIET ALPINISTI TRIDENTINI ANNO LXVIII N. 2 - 2005 II TRIMESTRE Direttore responsabile: Marco Benedetti E-mail: [email protected] Redazione: Claudio Ambrosi Biblioteca della montagna-SAT Trento - Via Manci, 57 Tel. 0461.980211 E-mail: [email protected] Comitato di redazione: Bruno Angelini Giorgio Balducci Franco de Battaglia Franco Gioppi Ugo Merlo Piergiorgio Motter Enzo Zambaldi Direzione Amministrazione: SAT - Trento - Via Manci, 57 Abbonamenti: Annuo Euro 10,50 Un numero Euro 3,00 Rivista trimestrale registrata pres- so la Cancelleria del Tribunale Civile di Trento al n. 38 in data 14 maggio 1954. Stampa: Tipolitografia TEMI, Trento - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n 46) art. 1, com- ma 2, DCB Trento - Taxe perue. In copertina: La parete Nord-Est del Fitz Roy fotografata da Elio Orlandi. Su di essa ha tracciato la via Linea di eleganza, impresa che gli L valsa il Premio SAT nella categoria Al- pinismo Sommario LArchivio storico SAT dedicato ad Anna Dalsass Stenico 2 Premio SAT 2005 3 Bruno Angelini Lo Snow-man Trek 8 Ivo-Andrea Bergamo-Andreis Cesarini-Sforza La breve stagione di Oskar Jandl 14 Antonio Rossetto Il taccuino di Ulisse: le marmitte dei giganti 19 Michele Azzali e Mirco Elena Sagge previdenze! 24 Franco Pedrotti Rubriche Alpinismo 29 Alpinismo giovanile 35 Dalle Sezioni 41 Sentieri - Escursionismo 47 Rifugi 55 Notizie 57 Libri 62 Foto Elio Orlandi

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BOLLETTINOSAT

SOCIETÀALPINISTI

TRIDENTINI

ANNO LXVIIIN. 2 - 2005

II TRIMESTRE

Direttore responsabile:Marco BenedettiE-mail: [email protected]:Claudio AmbrosiBiblioteca della montagna-SATTrento - Via Manci, 57Tel. 0461.980211E-mail: [email protected] di redazione:Bruno AngeliniGiorgio BalducciFranco de BattagliaFranco GioppiUgo MerloPiergiorgio MotterEnzo ZambaldiDirezione Amministrazione:SAT - Trento - Via Manci, 57Abbonamenti:Annuo Euro 10,50Un numero Euro 3,00Rivista trimestrale registrata pres-so la Cancelleria del TribunaleCivile di Trento al n. 38 in data14 maggio 1954.Stampa: Tipolitografia TEMI,Trento - Poste Italiane s.p.a. -Spedizione in AbbonamentoPostale - D.L. 353/2003 (conv. inL. 27/02/2004 n° 46) art. 1, com-ma 2, DCB Trento - Taxe perçue.

In copertina:La parete Nord-Est del Fitz Royfotografata da Elio Orlandi. Sudi essa ha tracciato la via Linea dieleganza, impresa che gli è valsa ilPremio SAT nella categoria �Al-pinismo�

Sommario

L�Archivio storico SAT dedicato ad Anna Dalsass Stenico 2

Premio SAT 2005 3Bruno Angelini

Lo Snow-man Trek 8Ivo-Andrea Bergamo-Andreis Cesarini-Sforza

La breve stagione di Oskar Jandl 14Antonio Rossetto

Il taccuino di Ulisse: le �marmitte dei giganti� 19Michele Azzali e Mirco Elena

�Sagge previdenze!� 24Franco Pedrotti

RubricheAlpinismo 29Alpinismo giovanile 35Dalle Sezioni 41Sentieri - Escursionismo 47Rifugi 55Notizie 57Libri 62

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Con una breve, intensa e partecipatacerimonia, il Consiglio Centrale SAT, ve-nerdì 6 maggio, ha dedicato l�Archiviostorico del sodalizio ad Annetta Stenico,alla presenza della figlia Cristina.

Come ricordato da Riccardo Decarlisul Bollettino n°1/2005, Annetta Steni-co, a partire dagli anni 80�, inizia una fat-tiva collaborazione con la Sede centraleoccupandosi della sistemazione dell�Ar-chivio storico.

Il primo risultato è visibile nell�autun-no del 1984, quando Bruno Angelini,con la consulenza di Quirino Bezzi e Ro-mano Cirolini e grazie al paziente lavo-ro di Annetta, realizza il Museo dellaSAT, importante testimonianza della sto-ria del sodalizio.

Il lavoro instancabile di Annetta con-tinua fino al 1996 ed ora i risultati dellaSua preziosa opera sono visibili nella saladell�Archivio, dove migliaia di documen-ti, fotografie, opuscoli ed oggetti sono a

disposizione di tutti coloro che intendo-no studiare la storia della montagna tren-tina e del sodalizio, che da oltre 130 annine è il custode.

L�Archivio storico SAT dedicato ad Anna DalsassStenico

Nella foto di sinistra,sopra la porta - che introduce all�Archivio storico SAT - si nota la targa posta durante lacermonia. Nella stessa foto, al centro, Cristina, la figlia di Annetta.

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Premio SAT 2005di Bruno Angelini

Venerdì 6 maggio ad ore 18, pressola sede della SAT di Via Manci 57 a

Trento, in concomitanza con le manife-stazioni del 53° �TrentoFilmfestival: monta-gna, esplorazione, avventura�, si è svolta la ce-rimonia di consegna dei Premi SAT 2005per le Categorie: Alpinismo - Sociale -Scientifico/Storico/Letteraria.

Alla cerimonia sono intervenuti, con ilPresidente della Giuria Bruno Angelini, ilPresidente Generale del CAI AnnibaleSalsa, il Presidente di TrentoFilmfestival

Italo Zandonella Calleghér e il Presidentedella SAT Franco Giacomoni, che così hacommentato le scelte della Giuria:

Il mio saluto inizia con due grazie, uno a voi,che, come sempre, siete qui numerosi a testimonia-re la vostra ammirazione ed affetto verso i pre-miati, uno alla giuria che riesce, ogni anno, a com-piere scelte tutte dentro i valori e gli obiettivi del�Premio SAT� e della SAT.

Rilevavo, nel mio saluto iniziale, come i valoridi cui sono portatori i premiati siano dentro i va-lori della SAT. Credo sia necessario correggermi,

Il pubblico presente in sala per la consegna del Premio SAT

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questi valori devono e sono patrimonio di tutti noi,s�intrecciano strettamente con il nostro quotidianoagire. La storia di Buddy Maya Sherpa è la testi-monianza, oltre che della sua forza e determina-zione, del mutare, del crescere dentro il mondo del-l�alpinismo, di una solidarietà che ha come obiet-tivo l�autosviluppo e l�autonomia.

Sulla scia di sir Edmond Hillary, un �primouomo� anche in questo campo, gli sherpa, gli hun-za non sono più considerati semplici facchini dausare e dimenticare, con culture e costumi su cuiironizzare, ma protagonisti dell�alpinismo hima-laiano. Un comune sentire in cui si muovono nomiimportanti, penso, tra i tanti, a Fausto De Stefa-ni, premio SAT 2002 e prossimo socio onorariodel CAI, a Eco Himal, Premio SAT 1997, aOreste Forno, tra i primi a scrivere degli sherpa,agli Scoiattoli di Cortina con Renzo Benedetti chesaranno sostenuti, nel loro progetto �acquedotto diKande - Valle di Husche� dal Circuito SAT diCorsa in Montagna.

Mi piace pensare che il Convegno CAI del 16ottobre scorso �Montagna fonte di solidarietà� te-nuto a Trento sia stato un ulteriore stimolo perben operare, senza pietismi ma con concretezza.

Analogo esempio di prospettive più ampie cioffre Enrico Rizzi con il suo grande lavoro diricerca sui Walser. La storia di questa affasci-nante minoranza ci porta, a testimonianza diquanto il nostro mondo sia culturalmente ricco ecapace di superare i nostri confini, alle riflessionidi Luigi Zanzi sul futuro delle Alpi. La storiadei Walser, così come la storia d�altre minoranze,ci conferma come questo territorio sia sempre statoluogo di convivenza, di rifugio, di elaborazioni, diculture, di soluzioni, d�invenzioni originali e nonconflittuali con il territorio. Sono elementi che nonappartengono al passato ma rappresentano i pila-stri per una nuova fase della vita dell�Alpe, perun riappropriarsi della sua dignità e delle sue im-

mense potenzialità positive per l�uomo europeo.Infine Elio Orlandi dimostra che non tutto è

stato fatto nell�alpinismo ma, soprattutto che esi-ste, può esistere ancora un alpinismo non gridato,realizzato tra amici, nella normalità (penso aFabio Giacomelli che finisce le ferie e non può ter-minare la salita), nell�amicizia e nel variare dellegenerazioni (e penso alla dinastia dei Fava).

Ed è bello sapere che �Linea di eleganza� èstata dedicata a Gino Buscaini, ancora un Pre-mio SAT, conferma dell�importanza del ricordodella memoria e della riconoscenza.

Un agire che proietta l�alpinismo trentino, dasempre protagonista in Patagonia, e italiano, sul-la scena mondiale con la presenza al �Piolet d�Or�a riprova della sua qualità e potenzialità.

Senza esaltazione il nome di Elio Orlandipuò essere un esempio per tutti noi sia nell�alpini-smo sia nella vita. Un esempio di sobrietà, di cuiil mondo attuale ha estremo bisogno, un esempiodi modestia, merce rara in questi tempi, un esem-pio di grandissima classe e di grandi realizzazio-ni ottenute con sacrificio e determinazione.

Ancora una volta dunque all�albo d�oro delPremio SAT si aggiungono tre personalità cheonorano il Sodalizio e il mondo dell�alpinismo cuiva il grazie dei 22000 soci della SAT e dellemigliaia di donne e uomini che credono e pratica-no i valori senza tempo dell�alpinismo.

Sinceramente, grazie!Al termine della cerimonia, come da

tradizione, si è esibito, con grande succes-so, il Coro della SAT.

La Giuria del Premio SAT, presiedutada Bruno Angelini Direttore della SAT ePresidente della Commissione Bibliotecadella Montagna e composta da: Franco deBattaglia (Giornalista ed autore di impor-tanti libri di montagna), Marco Benedet-ti (Giornalista e Direttore del Bollettino

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della SAT), Stefano Fontana (Geologo ePresidente della Commissione Scientificadella SAT), Ulisse Marzatico (Libraio eprofondo conoscitore del mondo dellamontagna) e Flavio Casetti (Segretario),si è riunita in data 26 aprile 2005 presso lasede sociale e dopo aver esaminato le can-didature pervenute e la relativa documen-tazione, ha così deliberato:

Premio SAT 2005 per la Categoria so-ciale a BUDDHI MAYA Sherpa (Zanoke -Nepal) con la seguente motivazione:

Giovane Sherpa nepalese che ha saputo rea-lizzare il proprio sogno, gestire un�attività di ser-vizi turistici nel suo paese che contribuisce a mi-gliorare le condizioni economiche di tutto il suovillaggio. Poiché ha avuto la fortuna di poter stu-

diare, ha potuto prendere coscienza delle propriecapacità, pensare e lavorare per raggiungere il suoobiettivo: costruire una scuola nel suo villaggio perle ragazze sherpa così da poter dare loro un futuroindipendente e un� alternativa ad un�esistenza tralavori domestici e nei campi come lei stessa ha di-mostrato possibile.

Premio SAT 2005 per la Categoria Sto-rico - scientifico - letteraria a ENRICO

RIZZI (Formazza - Verbania) con la se-guente motivazione:

È il più autorevole esperto della storia deiWalser, i primi abitatori delle Alpi, ad essi hadedicato un�intera vita di studi per conto dellaFondazione Enrico Monti, testimoniata attraversola mole notevolissima di saggi ed una ventennaleproduzione di pubblicazioni sull�argomento, che

Il tavolo della presidenza. Da sinistra: Claudia Furlani (Presentatrice della manifestazione), Bruno Angelini (DirettoreSAT), Franco Giacomoni (Presidente SAT), Annibale Salsa (Presidente Generale CAI) e Italo Zandonella Callaghér(Presidente TrentoFilmfestival)

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hanno ricevuto prestigiosi riconoscimenti (PremioGambrinus e Premio ITAS) a sottolineare il ri-gore ed il valore dei suoi studi sui Walser.

Premio SAT 2005 per la Categoria:alpinismo a ELIO ORLANDI (S. Lorenzoin Banale - Trento) con la seguente moti-vazione:

La �via dell�eleganza� aperta sulla parete nordest del Cerro Fitz Roy dopo tre anni consecutividi tentativi, è solo l�ultima di una serie di grandirealizzazioni conseguite da questo alpinista in piùdi venti anni di attività portata avanti sempre adaltissimo livello. Un alpinismo sempre rispettosodella montagna e della sua poesia.

I vincitori, qualche notizia in più

BUDDHI MAYA SherpaBuddhy Maia Sherpa è nata a Zarok

vicino a Namche Bazar nel 1968. Figlia diuna guida nepalese, da piccola, al contra-rio della maggior parte dei bambini del suovillaggio, ha avuto la possibilità di frequen-tare la Scuola elementare creata da Sir Ed-mund Hillary, per raggiungere la qualedoveva camminare per circa 1 ora e mezzae superare un passo di 4000 metri, sia al-l�andata che al ritorno. L�alpinista austria-co Rudi Postl, per festeggiare il settantesi-mo compleanno, si recò in Nepal, diven-ne amico del padre di Maya e decise di aiu-tarne la famiglia collaborando per la suaformazione scolastica. Maya a 17 anni ven-ne per la prima volta in Austria dove hapotuto seguire un corso per guida ditrekking. Con questa specializzazione Mayaha posto la prima pietra per il sostenta-mento della sua famiglia e per un miglio-ramento delle condizioni economiche de-gli abitanti del suo villaggio. Ritornata inNepal, prima costruì autonomamente un

lodge su modello alpino, come punto diriferimento per i trekking. Successivamen-te, prima donna in Nepal, Maya ha gestitoda sola un�agenzia viaggi a Kathmandu,dove oggi vive. Con il suo lavoro ha potu-to assicurare sostegno economico alla po-polazione del suo villaggio e del circonda-rio. Con l�aiuto economico dell�AVS hainoltre realizzato il suo progetto �Obbligoscolastico per le ragazze Sherpa�, costruendouna scuola ed incentivando economica-mente le famiglie, permettendo così allefiglie di frequentare la scuola.

ENRICO RIZZI

Nato a Milano nel 1950 è coordinatoredella ricerca della Fondazione EnricoMonti per conto della quale ha promossonegli ultimi 25 anni, in particolare sul temadei Walser, innumerevoli pubblicazioni,convegni ed esposizioni. È autore di circa100 saggi sull�argomento, è considerato ilpiù autorevole esperto della storia dei Wal-ser. Ha curato in particolare le seguentipubblicazioni. �Walser, gli uomini dellamontagna� (1982), �I Walser nella storiadelle Alpi (con Luigi Zanzi - Jaca Book1988- 2002), �Walser Regestenbuch - Fontiper la storia degli insediamenti Walser(1991), �Storia dei Walser� (1992, tre edi-zioni Premio Gambrinus � Mazzotti; tra-duzione tedesca Geschichte der Walser1993), �La casa dei Walser sulle Alpi�(1996Premio ITAS), �Atlante delle Alpi - I Wal-ser� (2003), �Atlante delle Alpi Walser -Storia dei Walser dell�Ovest� (2004).

ELIO ORLANDI

Elio Orandi è nato nel 1954 a San Lo-renzo in Banale dove risiede. Alpinistica-mente nasce nelle Dolomiti di Brenta, lasua palestra �dietro casa�, ma a partire dalla

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metà dagli anni ottanta il suo nome è lega-to alle prime ascensioni sulle pareti anco-ra inviolate di molte cime patagoniche, nelgruppo Torre Fitz Roy e delle Torri delPaine.

Risalgono al 1983 le prime spedizioniin Patagonia: con Giarolli e Salvaterra saleil Fitz Roy dalla Supercanaleta, l�AiguilleGuillaumet, l�Aiguille Poincenot. Nel 1985prima ascensione invernale del Cerro Torrecon Salvaterra, Giarolli, Caruso. Nel 1986la via �Magico est� sulla parete est dellaTorre centrale del Paine. Nel 1987 conMaurizio Giarolli la via �Titanic 87� sullaparete est della Torre Egger. Nel 1989 lavia �Otra Vez� sulla parete ovest del Cer-ro Standhardt 1800 m nel Gruppo delCerro Torre con Giarolli e Salvaterra.

Nel 1994 via �Cristalli nel vento� sullaparete est del Cerro Torre con MaurizioGiarolli, e Odoardo Ravizza. Nel 1998 conFabio Leoni apre sullo sperone nord (pa-rete nord) della Torre nord del Paine la via�Spirito libero�.

Nel 2004 la via dell�eleganza sulla pare-te nord est del Fitz Roy con Horacio Codòe Luca Fava,1450 m di lunghezza, una viacaratterizzata da placconate strapiomban-ti che finora nessuno aveva mai forzato.Grazie a questa realizzazione Elio Orlan-di ed i suoi due compagni sono stati can-didati al Piolet d�Or 2004 un vero oscardell�alpinismo.

E per ultima la nuova via aperta lo scor-so febbraio con gli stessi compagni sullaparete Nord dell�Aiguille Poincenot.

I vincitori. Da sinistra: Elio Orlandi, Ingrid Runggaldier - che ritira il premio a nome di Buddhi Maya Sherpa (nelriquadro in alto a destra), impossibilitata a presenziare alla premiazione - ed Enrico Rizzi.

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Incontro il mio gruppo del SummitClub DAV all�aeroporto di Vienna. Sia-

mo 10 persone, assieme alla Guida alpinabavarese che ci accompagna. Lungo voloper Delhi; il giorno dopo, espletate le ne-cessarie formalità burocratiche, prendiamoil volo della Druk Air diretto a Paro.

All�aeroporto di Paro ci saluta Tille, ilnostro accompagnatore-guida bhutanese,dal ruolo più articolato dei sirdar nepalesi.Attraversando le risaie che ricoprono lavallata abbiamo una prima vista del gran-de Dzong di Paro, imponente fortezza-monastero, sede del potere sia spirituale

Lo Snow-man TrekDiario di una passeggiata fra le nuvole nel paese del �drago tuonante�

di Ivo-Andrea Bergamo-Andreis Cesarini-Sforza

che amministrativo e giudiziario della re-gione; ne incontreremo � di più o menoimponenti � in ogni località di una qual-che importanza.

Ci meraviglia che gran parte della po-polazione porti il costume nazionale. Pereditto reale, volto al mantenimento delleusanze nazionali, ogni cittadino del Bhu-tan è infatti tenuto al rispetto di tale codi-ce di abbigliamento da usarsi a scuola, ne-gli uffici, in ogni occasione pubblica: abi-to lungo, colorato, per le donne (kira); tu-nica che giunge alle ginocchia, fermata invita da una cintura di corda per gli uomini

(gho); il tutto integra-to da uno scialle por-tato sulla spalla sini-stra, dal diverso colo-re in funzione delrango (kabney per gliuomini; rachu per ledonne).

Iniziamo subito lanostra preparazione,mirata a garantire lamigliore acclimata-zione alle alte quoteche raggiungeremonei prossimi giorni.Partiamo con unaescursione alla Tak-tshang Gompa, unmonastero vero nidod�aquila a 3200m; loraggiungiamo conuna bella passeggiataIl tracciato del viaggio con le tappe più importanti

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attraverso una rigogliosa foresta.Oggi inizia il trek. Giungiamo in 0.5h

di pulmino, sotto un cielo grigio, alDrukgyel Dzong (2580m), fortezza in par-ziale rovina dominante l�alta valle del ParoChhu, a controllo di vecchie vie di comu-nicazione (sentieri !) con il Tibet. Da lì ilsentiero si snoda fra risaie; pioviggina e lebasse nuvole nascondono le montagne.Campo a Sharna Zampa (2850m).

Continua a piovere a dirotto. Il sentie-ro è tutto pietre e fango. In un alternarsidi tratti nel bosco e di guadi giungiamo, in8h, al campo di Thangthangka (3610m),dove troviamo le nostre tende già pronte.

Sveglia all�alba; dopo un�abbondantecolazione riprendiamo il nostro cammino,risalendo la valle dagli splendidi alberi diginepro. Attraversati dei piccoli insedia-menti, veri e propri alpeggi, arriviamo in5h al campo di Jangothang (4080m), do-minato da un piccolo forte in rovina e dal-lo splendido Jhomolhari (7314m), monta-gna sacra del Bhutan della quale è proibitala scalata. Splende il sole.

L�alba è magnifica. Dopo colazione ini-ziamo una lunga salita attraverso prati, aldi sopra della linea degli alberi. Splendidavista sulla piramide del Jichu Drakye(6989m). Raggiungiamo, in 4h, il Nyile La(4870m), il primo di numerosi passi cheincontreremo lungo il nostro cammino; èparzialmente innevato. Dopo altre 4h dimarcia lungo pendii ricoperti di rododen-dri giganti poniamo il campo in una val-letta protetta, a Chha Shi Thang (4010m).

Sveglia come al solito; morning tea ecolazione. In 1h di ripida salita giungiamoallo Dzong di Lingzhi (4220m), su di unacresta sovrastante il villaggio, sede ammi-

nistrativa della regione, ove troviamo pureun primitivo ufficio postale. Continuiamoin un sali-scendi lungo le creste di nume-rose montagne; attraversiamo il villaggiodi Goyul, dalle splendide viste sul versan-te nord del Jichu Drakye, per portarci alvillaggio di Chebisa (3880m) ove ponia-mo il campo ai piedi di una alta cascata.

Oggi torniamo ai sali-scendi. Attraver-so un bosco di ginepri, saliamo per un ri-pido pendio sovrastante il villaggio fino alGogu La (4440m), seguito da una discesaattraverso una foresta di rododendri e suc-cessiva salita ad una cresta di 4210m; pran-zo al sacco. Continuiamo per Shakshepa-sa (3980m), con difficile guado di un tor-

La Taktshang Gompa (tiger�s nest), sulla cima di una altaparete di roccia

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rente. Risaliamo all�alpeggio di Cachim(4260m) per porre il campo a Shomuthang(4400m), dopo 7h di marcia abbastanzafaticosa. Notte tranquilla. Ripartiamo; in1.5h raggiungiamo il Jhari La (4750m), conle usuali prayer flags, tipiche del mondo bud-dista. Ridiscendiamo in una vallata rico-perta di rododendri e ginepri per risalire,dopo l�ennesimo guado, al nuovo campoposto nella radura di Robluthang (4150m);durante la marcia belle vedute sulla GreatTiger Mountain. Sono state 5h di marcialeggera, in preparazione della tappa di do-mani. Dopo colazione iniziamo a risalirela montagna, con variabile pendenza, pergiungere in 5h al Sinche La (5005m), dopoessere passati per boschi e ghiaioni; è ilprimo di numerosi passi al di sopra dei5000m. Dopo una sosta d�obbligo alle

prayer flags e dopo avere arricchito di unanuova pietra la mani wall del passo, scen-diamo per un ripido sentiero al cospettodi un grande lago morenico. Campo a Li-mithang (4140m), in una splendida fore-sta di ginepri. Pioviggina.

Oggi si tratta di una tappa leggera. Conmodesti sali-scendi giungiamo in 4h al vil-laggio di Laya (3840m), ponendo il cam-po di fianco alla Gompa (tempio). Il vil-laggio è popolato da una etnia di originetibetana, con le donne dal caratteristico co-pricapo ad imbuto rovesciato, in paglia in-trecciata. Troviamo, dopo 9gg di trek, ilprimo seppure molto primitivo �generalstore�. Saltato il giorno di riposo per lanecessità di accelerare il passo al fine diassicurarci nei prossimi villaggi un nume-ro adeguato di yaks per le tappe in alta

Il villaggio di Chozo, con il suo Dzong e le �prayer flags�

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quota, dopo essere scesi ad un campo mi-litare (3400m) per il controllo dei docu-menti, entriamo nella selvaggia regione diLunana. Per continui sali-scendi, per lo piùin terreno boscoso, raggiungiamo i pascolidi Rodophu (4160m), in una stretta valle,ove poniamo il campo. Giornata coperta,tendente al fresco.

Mattina gelida; il sole tarda a farsi ve-dere. Dopo colazione risaliamo un ripidopendio con sparsi rododendri per giunge-re in 3h al Tsomo La (4760m). Dopo ilpranzo al sacco ripartiamo per una lun-ghissima diagonale che ci porterà in 3h alcampo di Narethang (4830m). Abbiamosempre sullo sfondo il Gangla Karchung(6400m). Oggi saliamo in 2h al GanglaKarchung La (5120m), con splendida vi-sta sulle montagne a nord (Kang Bum; TeriGang). Iniziamo una ripidissima discesa;sullo sfondo piccoli laghi morenici alimen-tati dal ghiacciaio del Teri Gang (7300m).Splendida foresta di rododendri. Poniamoil nostro campo a Jagashisa (3870m). Sonostate 9h di faticoso cammino.

Altra tappa faticosa. Dopo avere scesola valle iniziamo a risalire una valle lateralein mezzo a bei boschi. In 4h giungiamoall�insediamento di Woche (3900m); in al-tre 4h raggiungiamo il nostro campo, suprati lungo le rive di un laghetto dalle ac-que azzurre, a 4410m.

Alba nebbiosa. Raggiungiamo in bre-ve tempo il Keche La (4650m); da lì scen-diamo in una valle boscosa; tira un granvento. Breve sosta a Lhedi (3700m), dovesi trovano una scuola e un dispensario, percontinuare il nostro cammino � compli-cato da numerosi guadi di un torrente inpiena � fino al villaggio di Chozo (4090m)

che raggiungiamo dopo 9h di marcia. Bel-le vedute sulla Table Mountain (7100m), anord. Giornata di riposo per raccogliereun numero sufficiente di yaks per le pros-sime tappe. Visita dello Dzong, in parzia-le rovina. Partenza per le tappe in quota.Raggiungiamo in 6h il Sundhi La (5150m),dopo avere passato un laghetto glaciale. Pa-esaggio morenico, drammatico. In altre 2hraggiungiamo il campo a Tshochena(4970m), un bel pianoro erboso. Tappamolto faticosa.

È nevicato tutta la notte. Proseguiamo,nella nebbia e sotto la neve, affrontandoprima il Loju La (5140m), quindi il Rin-chen Zoe La (5320m), completamente im-merso nella neve; i proprietari degli yaks

Panorama da Goyul sulla piramide del Jichu Drakye

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hanno infatti minacciato in caso contrariodi tornare indietro. Discesa per una lungamorena e molti laghetti fino al campo diMitan Chutang (5050m), ove giungiamo altramonto dopo circa 10h di marcia.

Durante la notte vi è stata una pesantenevicata, che ha cancellato il sentiero. Ladiscesa fino al campo di Padam (4200m) èstata resa possibile solo grazie agli yaks chehanno ritrovato la giusta direzione. Tem-po orribile; alla neve ha fatto seguito lapioggia a dirotto.

Oggi, dopo un barlume di sole, si è ri-messo a piovere a dirotto. Risaliamo peruna valletta fino al lago di Thampe Tsho(4400m), ove avremmo dovuto porre ilcampo. L�abbondante neve caduta duran-

te la notte ci consiglia di proseguire. Perun ripido pendio innevato risaliamo finoal Thampe La (4700m), da dove scendia-mo al nostro campo fra i boschi a 3800m,in una radura trasformata in acquitrino dal-la pioggia, dopo una marcia complessivadi 8h. Siamo inzuppati.

Da questo campo il tempo torna al bel-lo. Passando per l�alpeggio di Maurothang(3610m) giungiamo con una lunga cam-minata al ponte sul Nikka Chhu, ove ci at-tendono i veicoli.

Un ultimo tibetan tea; termina così un fan-tastico trek durato tre settimane. Ci acco-miateremo domani, con una grande festa,dallo staff bhutanese che ci ha accompa-gnati durante questa splendida avventura.A pochi minuti di marcia dal Sundhi La

Veduta sul ghiacciaio del Teri Gang e sul suo lago mo-renico

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La SAT incontra il BhutanDurante la settimana di Trento Filmfestival, la Presidenza, la Direzione ed alcuni

consiglieri della SAT hanno ricevuto presso la sede sociale una delegazione governativadel Bhutan presieduta dal Ministro dell�Agricoltura e Turismo Sangay Ngadup. La dele-gazione era accompagnata dal dr. Paolo Hartmann e dr. Michel Jancloes funzionari delWorld Health Organization e da alcuni rappresentanti della Provincia Autonoma di Trento.

L�incontro ha dato modo al Ministro del Bhutan di illustrare i progetti che il governosta predisponendo per la valorizzazione del territorio, in particolare per promuoverel�attività escursionistico-alpinistica con un sentiero che attraversa tutto lo stato. Alla SAT,il Ministro, ha chiesto collaborazione per la tracciatura e segnatura del sentiero e per farconoscere al mondo alpinistico italiano le opportunità escursionistiche di questo paese.Ha inoltre illustrato, in dettaglio, le peculiarità naturalistiche che arricchiscono questiitinerari quasi sconosciuti al mondo occidentale e che offrono delle opportunità difficil-mente riscontrabili altrove.

Il Presidente della SAT Giacomoni ha ringraziato il Ministro per aver scelto la SATquale interlocutore privilegiato, ha tracciato in breve le attività del sodalizio ed ha pro-messo collaborazione ed interessamento alle problematiche esposte.

Le montagne del Bhutan e, in primo piano, il Ministro dell�Agricoltura e Turismo, Sangay Ngadup

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È una bella mattina di settembre con ilcielo terso e l�aria frizzante. Un grup-

po di rocciatori appartenenti per buonaparte alla Sosat di Trento risale il sentieroche porta all�elegante pinnacolo della Ma-donnina della Vigolana. Le cime dei lariciingiallite spuntano tra il verde degli abeti.

I rocciatori sono giovani ed allegri. Rag-giunta la Polsa, metà del tragitto è compiu-to, ma la parte restante è certamente piùfaticosa e soprattutto sotto il sole. Nientedi meglio che fare una pausa e recuperarele forze. Ripartono e lentamente rimonta-no il fianco della Val Larga, percorrono lastretta cengia su cui scorre il sentiero allabase di pareti verticali ed ardite guglie efinalmente arrivano sulla piazzola ai piedidella Guglia della Madonnina: una scheg-gia di pietra e il vuoto tutto attorno. Siamoal centro di un anfiteatro unico. Alle spalledella Madonnina, in perfetto allineamen-to, vigila Il Frate trapassato da parte a par-te da un grosso foro, dietro ancora unmassiccio torrione senza nome la cui pa-rete est precipita sulla Val Larga; a sinistrale Grattarole con la Cima del Gran Die-dro del masso incastrato ed il Becco diFiladonna, a destra la Cima della Vigolanae Cima Campigolet. Il panorama è vera-

La breve stagione di Oskar Jandldi Antonio Rossetto*

mente stupendo: si parte dal Carè Alto, allaPresanella, al Cevedale, alle Dolomiti diBrenta, al Similaun, alle Pale di San Marti-no, alla Catena dei Lagorai per finire a de-stra sui verdi prati dell�altopiano di Lava-rone. Una vista che incanta e ripaga la fati-ca necessaria per raggiungere questo bal-cone naturale.

Un giovane sosatino col maglione ver-de è appoggiato ad un gradino roccioso.Guarda in silenzio la corona delle cime ericonosce o ricorda le vette già scalate, mamolto probabilmente pensa alle salite cheha già messo in programma per l�anno avenire: Cima Piccola di Lavaredo, Cristal-lo, Pelmo, Antelao, Civetta, Campanile diVal Montanaia, Cima di Brenta, Punta dell�Ideale, Cima degli Armi e Cima d�Asta,tutte salite di prim�ordine che testimonia-no il valore alpinistico del giovane arram-picatore.

Il tempo passa inesorabile, meglio par-tire alla volta della cima. Si scelgono lecordate, le ultime raccomandazioni aimeno esperti, i capicordata afferrano i pri-mi appigli e a turno tutti raggiungono lavetta, ma lo spazio è ristretto e alcuni scen-dono per lasciar posto ad altri.

A pomeriggio inoltrato il giovane dalmaglione verde si appresta a scendere acorda doppia dalla vetta. Un rituale giàosservato molte volte: lancia la corda nelvuoto, la passa attorno al corpo, una manoin alto per mantenere l�equilibrio e l�altrain basso per regolare la velocità di discesa,

* Antonio Rossetto risiede a Chiavari (Genova) edè da trent�anni socio del CAI. Nonostante siasempre vissuto in Liguria, ha radici materne aVattaro, circostanza che gli ha permesso di pas-sare periodi di vacanza ai piedi della Vigolana.Da qui il suo interesse per quella montagna eper la sua storia.

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i piedi allontanano il corpo dalla roccia elentamente scende. Tutto sembra proce-dere per il meglio ma, improvvisamente,entrambe le mani mollano la presa e il gio-vane precipita sulle rocce sottostanti. Lacaduta non si arresta, il corpo infine si af-floscia senza vita sul ghiaione sottostante.

�A vent�anni pare un sogno la morte,eppur si muore�.

Cala un grande silenzio sulla Gugliadella Madonnina. Gli amici sono pietrifi-cati, increduli, impotenti a prestare aiutoal compagno. No, non è la montagna chelo ha tradito, ma probabilmente quello stes-so malore che pochi mesi prima il giovanesosatino aveva avvertito sul CampanileBasso.

Così, il 14 settembre 1924 è mortoOskar Jandl: aveva soltanto 19 anni.

Recuperata e ricomposta la salma dellosventurato scalatore, superato il momentodi incredulità e sgomento, si decide il dafarsi anche perché il pomeriggio cominciaa lasciar posto al vespero.

Un gruppo scende i ghiaioni della ValLarga per comunicare agli amici rimasti acasa la tragica notizia e organizzare il tra-sporto delle spoglie di Jandl.

Lassù, a vegliare la salma, rimane unodei più anziani del gruppo. Si chiama Gio-vanni Detassis ed è lo zio di un giovaneche diventerà uno dei più grandi arrampi-catori italiani di tutti i tempi: Bruno De-tassis.

L�indomani il gruppo, rinfoltito da ami-ci e volontari, risale ai piedi della biancaguglia. Non sono più i giovani allegri escanzonati del giorno prima, ma uomini

Il �Torrione Oskar Jandl� che si innalza a fianco del Frate guardando la Val Larga

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silenziosi e consapevoli della missione chestanno per compiere; adagiano con cura ilcorpo su una barrella e lentamente scen-dono a valle.

Nato a Bolzano nel 1905, rimasto orfa-no di entrambi i genitori in tenerissima età,Oskar Jandl termina gli studi commercia-li. La giovinezza è molto dura, gli è vicinasoltanto una vecchia nonna. Pochi amici etanta solitudine portano l�animo del gio-vane a chiudersi. A diciassette anni sente ilrichiamo della natura e delle montagne,compie escursioni sempre più lunghe efaticose: Corno del Renon, Alpe di Siusi,Macaion, Oclini, Gruppo del Catinaccio.Dalla vetta dello Sciliar assiste alla levatadel sole con tutte le cime illuminate sopraun mare di nuvole e scorge la regina delleDolomiti: la Marmolada. È il classico col-po di fulmine. Convinto un amico, lasciaBolzano e raggiunge la Valle di Contrin. Idue passano la notte ospiti di pastori. Ilgiorno seguente tentano la salita della Mar-molada, ma sono respinti dalla troppa nevepresente in parete. Ritornano attraverso ilCatinaccio, salgono a Gardeccia, Passo delPrincipe, scendono a Tires e arrivano aBolzano. Dopo un periodo di riposo,Oskar tenta di salire in vetta al Catinaccioma il maltempo lo costringe al ritiro.

All�inizio del 1923 Jandl lascia Bolzanoe si trasferisce a Trento dove trova lavoro.Per lui inizia una nuova vita: se a Bolzanoaveva pochissimi amici, a Trento viene ac-colto con cordialità nella appena costitui-ta famiglia della Sosat. C�è un folto grup-po di alpinisti, gli arrampicatori più anzia-ni e affermati formano dei discepoli ai qualitrasmettono la loro esperienza, ma svela-

no anche i segreti progetti che la grandeguerra ha interrotto. Oskar compie la sali-ta con gli sci del Bondone, per la primavolta osserva in una splendida mattina ilGruppo del Brenta in tutta la sua grandio-sa bellezza. Ben presto inizia una serie diescursioni sempre più lunghe e difficolto-se per allenare il proprio fisico alla faticadella montagna. Sale sul Becco di Filadon-na, sul Cornetto, sullo Stivo, Piz Gallino,Monte Gazza. Raggiunta una sera di lu-glio Molveno, di notte sale lungo la valledelle Seghe. La luna rischiara il sentiero,passa sotto il Croz della Selvata, una sostaal Baito dei Massodi per godersi lo spetta-colo delle cime di un bianco opalescente.Quando raggiunge il Rifugio i primi raggidel sole illuminano già le guglie soprastanti.

È il prologo di una giornata memora-bile. Raggiunta la vetta di Cima Tosa, puòammirare le guglie e le cime del Brenta,una di queste troverà posto con un riusci-to disegno nel suo diario: il CampanileBasso. Buono, dotato di una grande mo-destia, Oskar in montagna è prudente eattento. È cercato dai sosatini come com-pagno di salite: sanno di poter contare sudi lui come ottimo alpinista e come amicofidato, pronto a dividere i disagi delle lun-ghe marce, le ore amare della sconfitta e legioie della vittoria.

Amante della letteratura alpina, nonperde l�occasione per allargare le propriecognizioni leggendo tutti i libri che puòprocurarsi. Prima di ogni escursione con-sulta molte riviste e guide descrittive, stu-dia scrupolosamente l�itinerario, talvoltacon annotazioni e schizzi a parte sull�inse-parabile taccuino.

In agosto la Sosat ha scelto per la setti-

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mana alpinistica il Rifugio Vajolet. Jan-dl sale la vetta del Catinaccio, al ritornoviene invitato a prendere parte il gior-no seguente alla scalata della TorreWinkler. �Il gran giorno, in cui dovevadare la prova dei forti, era arrivato�sono le sue parole. Con lui in cordatac�erano gli amici Benetti e Buccella, liprecedeva Tita Piaz indiscusso signoredel Vajolet. Raggiunto il passaggio chia-ve della salita deve impegnarsi al mas-simo, lo supera ed in vetta il burberoPiaz gli esprime il suo compiacimentopreannunciandogli un radioso futuroalpinistico.

In serata i sosatini raggiungono il Ri-fugio Sella e il giorno seguente Jandlcon Piaz, Jori e Lunelli compie la tra-versata delle Cinque Dita. Insaziabile,raggiunge la Valle di Contrin, l�indoma-ni la salita della Marmolada avviene sen-za incidenti in compagnia dell�amicoGonsbacher.

Oskar Jandl brucia le tappe, ormai è unalpinista valoroso e intrepido. Il nove set-tembre sale il Campanile Basso con Um-berto Benetti e Lorenzo Lubich. Termi-nata la stagione alpinistica si apre quellasciistica e Jandl è uno dei più diligenti einfaticabili. Ma appena è possibile ritornaalla sua grande passione: la roccia. Nellaprimavera del 1924 con Umberto Benettisale la parete Est della Paganella per la viaFabbro Bianchi Terschak aperta due anniprima. Sale la Brenta Alta, il CampanileAlto; con Marino Pederiva, Carlo Mosnae Lorenzo Lubich scala nuovamente ilCampanile Basso, vuole salire da capocor-data la parete Ampferer ma viene colto daun improvviso malore. Se ne avvede e im-

mediatamente cede il comando a MarinoPederiva. I �boci� trentini sono più chemai intenzionati ad avvicinare il livello del-l�alpinismo dolomitico italiano a quelloraggiunto prima della guerra da Hans Dul-fer e Paul Preuss. Non cercano vie nuovedi salita, ma scelgono di ripetere le vie trac-ciate dai grandi alpinisti austriaci o tede-schi. Infatti ci vuole più coraggio a cimen-tarsi in una salita al limite delle difficoltà esostenere, in caso di sconfitta, il confron-to con chi invece è passato. Siamo a luglio,si è formata una cordata composta da Ri-naldo Daprà, Pino Prati, Giovanni �Sdra-mele� Bertotti e Oskar Jandl con un gran-de progetto: la prima ripetizione di una viadi Paul Preuss e la Marmolada da Sud. Il

La pagina del diario di Pino Prati in cui ricorda la scomparsadell�amico Oskar Jandl

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tre agosto lasciano Trento per il RifugioSella, nel tardo pomeriggio salgono la Ter-za Torre del Sella. La mattina seguente at-taccano la Cima Grohmann per la paretesud, salgono il canalone di sinistra, supe-rano una serie di cinque camini sovrappo-sti e strapiombanti con difficoltà continuedi quarto e quinto grado. Usciti dallo stra-piombo attraversano per un�aerea corniceverso destra e salgono lungo un colatoioliscio, nero e bagnato. Per difficili lastronigiungono alla gran cengia sotto la paretefinale, dalla quale si leva il camino di SanGiovanni dove ogni appiglio è coperto dighiaccio e dove continua a precipitare del-l�acqua. Alle diciotto raggiungono la vetta,bagnati fino alle ossa, senza cibo, intirizzi-ti dal freddo. Il bivacco è inevitabile, tro-vano una nicchia, si accovacciano uno difianco all�altro con i piedi penzoloni nelvuoto e attendono l�alba in un silenzio se-polcrale. Un solo pensiero li aiuta: caldo,sole, riposo. È la prima ripetizione dellaVia dei Camini di Paul Preuss!

Terminata la discesa verso la Forcelladelle Cinque Dita, resa difficile dalla roc-cia in parte vetrata, i quattro si trasferisco-no al Rifugio Contrin. Alloggiati nel sot-totetto dormono profondamente.

Il giorno dopo prima dell�alba sono al-l�attacco della parete Sud della Marmola-da. La lunga battaglia dura fino al pome-riggio, quando quattro hurrà salutano laconquista della vetta. Jandl è il più felice, ilsuo cuore è un tumulto di emozioni.

Dopo queste due ascensioni, sale laPresanella, ritorna al Piz Gallino, è in vet-ta alla Cima dei Lasteri, Croz dell�Altissi-mo e ai primi di settembre sul Monte Cro-ce di Pinè.

Poi il 14 settembre 1924 �Poco meno di un anno dopo, il 12 lu-

glio 1925, gli stessi amici risalgono ancorauna volta i ghiaioni della Val Larga e anco-ra una volta sono estremamente silenzio-si. Uno zaino è particolarmente pesante,contiene la targa in bronzo modellata dalsosatino Emilio Wideman che recita:�Oscar Jandl di anni 19 qui precipitato il14 settembre 1924 fraterno amore sosati-no ricorda�. A distanza di ottant�anni chipassa ai piedi della Madonnina trova la tar-ga ancora lì dove gli amici l�hanno fissata.Mani pietose spesso lasciano un fiore, al-tri pensano a quel giovane che in una ra-diosa domenica di settembre ha conclusola sua vita terrena. Molti, alzando lo sguar-do, vedono una massiccia cima rocciosa lacui parete est precipita sulla Val Larga, manon tutti sanno che per sempre si chiama,per desiderio degli amici, Torrione OskarJandl.

Il 5 agosto 1927 Mario e Silvio Agosti-ni insieme a Elena Nardelli sono sulla Ve-dretta d�Ambiez, la loro attenzione è ri-volta ad una tozza torre inviolata e anoni-ma che si innalza isolata ai piedi della Puntadell�Ideale. In breve ne raggiungono lavetta ed una calorosa stretta di mano av-valora la loro intenzione: quella guglia sichiamerà Torre Oskar Jandl, giusto rico-noscimento per uno sfortunato rocciato-re che tanto ha amato il Gruppo del Bren-ta. Passano ancora trent�anni, il 18 luglio1957 la parte terminale della Torre crollarumorosamente, scivola sui detriti del ghia-ione e si arresta a poca distanza dal Rifu-gio Agostini, dove, spaccatasi, giace tut-t�ora.

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È difficile immaginare che35.000 anni fa (mille più,

mille meno), talune nostre valliavessero forma diversa e fos-sero riempite dai ghiacciai perspessori enormi: ad esempioun chilometro nel luogo doveoggi sorge Trento. Da questeantiche e gelide presenze de-rivano le curiose formazioni dicui tratteremo in queste note:le marmitte dei giganti. Que-ste strutture sono presenti inmaniera rilevante in due zonedella nostra provincia: poco aovest di Nago e, nella valle deiLaghi, tra Vezzano e Pader-gnone.

Fra le marmitte di Nago vene sono alcune piuttosto note,trovandosi a poche decine dimetri dalla strada statale e benindicate. La loro posizione pa-noramica le rende un piacevo-le diversivo all�interno di unagita domenicale. Meno notesono invece quelle presentinella Valle dei Laghi ed a que-ste dedicheremo una descri-zione più particolareggiata.

I primi studi scientifici sul-le marmitte di Vezzano ven-nero eseguiti da uno dei prin-cipali geologi dell�800 italiano,Antonio Stoppani. Lo stu-dioso visitò il Trentino per la

Il taccuino di Ulisse: le �marmitte dei giganti�di Michele Azzali e Mirco Elena

Antonio Stoppani fu un insigne studioso dell�Ottocento.Nacque il 15 agosto 1824 a Lecco, nel 1835 entrò nel Semina-rio di Castello per studiare grammatica. Ben presto sentì lavocazione per il sacerdozio e passò quindi al Seminario diMonza e successivamente a quello di Milano dove fu consa-crato prete nel 1848. Nello stesso anno il giovane sacerdotedi idee liberali partecipò attivamente all�insurrezione delleCinque Giornate schierandosi dalla parte dei patrioti. La suaattività politica non passò inosservata ai suoi superiori che benpresto lo espulsero dal Seminario e anche dal Collegio Calchi-Taeggi di cui era vicedirettore.La sua fama di insegnante era tuttavia ormai ben consolidatae non gli fu difficile trovare lavoro come precettore presso lafamiglia dei Porro, a Como. Fu durante questo periodo cheebbe modo di appassionarsi agli studi di geologia e paleonto-logia, con particolare interesse alla Brianza e alle Alpi Retiche.Dopo la liberazione di Milano lo Stoppani fu riammesso alleprecedenti cariche e nel 1861 fu nominato Straordinario di Ge-ologia all�Università di Pavia. Nel 1867 fu insegnante di geo-logia al neonato Politecnico di Milano. In questo periodo scris-se una grande mole di saggi e di lavori scientifici.La sua opera più celebre fu �Il Bel Paese�, un ponderoso vo-lume di divulgazione scientifica in cui raccontava con linguag-gio semplice e piacevole le bellezze naturalistiche del territo-rio italiano, e fu proprio qui che trattò delle Marmitte dei Gi-ganti del Trentino. Lo scopo dell�opera era quello di fornireagli insegnanti, ma anche alla gente del popolo, uno strumen-to divulgativo che, pur nel rigore scientifico, trattasse dei variargomenti in maniera facile e piacevole. L�ambizioso proget-to ebbe un grande successo, con innumerevoli riedizioni. Lanotorietà di Stoppani fu tale che agli inizi del 1906 la sua effi-ge e il suo termine �Bel Paese� furono utilizzati come etichettadi un noto formaggio.Stoppani fu un precursore di quella sensibilità nei confrontidella bellezza e della varietà dei paesaggi italiani che solo mol-ti decenni dopo si sarebbe insinuata nella coscienza colletti-va. Nel 1874 fu nominato presidente della neonata Sezione diMilano del CAI. Successivamente fu direttore del Museo Ci-vico di Milano e presidente della Società Italiana di ScienzeNaturali. Morì a Milano, per un attacco di cuore, il 2 gennaio1891. (Estratto dal sito internet www.girovagandointrentino.it, edin parte adattato).

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prima volta nell�autunno del 1875, su invi-to della SAT, proprio per studiare i pozziglaciali di questa zona. Ne derivò l�artico-lo �Le marmitte dei giganti� (AnnuarioSAT 1877, pagg. 156-177). Ecco come loStoppani descrive il primo avvistamentodel cosiddetto Bus dela Maria Mata (cosìchiamato dai paesani in quanto era statoper un certo tempo la precaria dimora diun�abitante di Vezzano): �Vedo � quellacaverna � è rotonda � incisa netta nettaentro il calcare, quasi fosse lavoro di scal-pello � accenna a sprofondarsi in giùcome un pozzo�.

Oggi quella marmitta è stata ribattez-zata �Pozzo Stoppani� in suo onore.

Le marmitte dei giganti si presentanocome cavità scavate nella roccia, di formagrosso modo cilindrica, con sezioni circo-lari o ellittiche, a seconda delle caratteristi-che della roccia. Le loro pareti sono piut-tosto lisce e regolari e le loro dimensioniraggiungono al massimo la decina di me-tri di diametro, mentre la profondità puòanche essere un po� più grande di questovalore. Quelle trentine sono fra le maggiorie meglio formate in Europa, e lo stessoStoppani le paragonò, per rilevanza, a quel-le svizzere. Il loro nome, di evidente origi-ne popolare, deriva dalla rassomiglianza agiganteschi pentoloni.

Al momento della loro individuazione

Satini in visita al Pozzo di S. Valentino. Sulle rocce, in primo piano a sinistra, sono ben visibili delle microforme carsiche(di formazione assai più recente del pozzo), di cui si tratterà in un prossimo articolo (foto M. Azzali)

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la quasi totalità di queste cavità era riempi-ta di detriti e di materiali, accumulatisi nel-le migliaia di anni trascorsi dalla loro for-mazione. Se ora molte si presentano sgom-bre da ogni riempimento e in tutta la loroeleganza, lo si deve all�opera di scavo ese-guita dall�uomo. Per quanto riguarda lemarmitte di Vezzano, ed in particolare ilBus dela Maria Mata, lo stesso Stoppaniscrisse: �Farebbe cosa assai lodevole chi siprendesse la briga di sterrare quel pozzo� per vedere a quale profondità realmen-te discende.� Nell�agosto 1879 la SAT de-cise lo svuotamento e al pulitura delle mar-mitte di Vezzano; l�incarico fu affidato al-l�ing. Apollonio ed i lavori furono da que-sti resocontati nell�articolo �I pozzi gla-ciali di Vezzano�, (Annuario SAT 1880,pagine. 37-71). Lo stesso Stoppani fu in-vitato nel 1880 a vedere con i suoi occhi ilrisultato di quest�opera di recupero, chesostanzialmente si presenta immutato an-che al giorno d�oggi.

Già al tempo dello Stoppani si ritenevache questi curiosi monumenti geologicirisalissero all�era glaciale, prodotti dal mo-vimento trapanatore di massi e ciottoli diroccia in balia delle acque turbinose deri-vanti dallo scioglimento dei ghiacci. Tan-t�è che ancora oggi si possono ritorvaresul fondo di molte marmitte i ciottoli ar-rotondati che servirono allo scavo dellecavità. Questo risultava più facile se il mas-so trapanatore era di materiale più durorispetto alla roccia scavata, come potevafacilmente succedere dato che i ghiacciaitrasportavano con sé materiali prelevatianche molte decine di chilometri più amonte.

Nonostante quest�idea veda l�accordo

degli studiosi, meno chiaro è il meccani-smo dettagliato con cui le marmitte sonostate scavate. Per alcuni il più credibile èquello della cascata convogliante acquesciolte dai ghiacciai in un unico punto. Ilcontinuo battere e vorticare dell�acqua,congiuntamente al materiale pietroso tra-sportato, avrebbe trapanato la roccia e for-mato il pozzo. È però difficile accettare ilfatto che una cascata ai bordi o all�internodi un ghiacciaio rimanga nella stessa posi-zione per il tempo sufficiente a formare lamarmitta. L�unico punto in cui si ha sem-pre la presenza di acqua corrente è il fon-do della valle, proprio al di sotto del ghiac-ciaio. Ed ecco quindi che si affaccia l�ipo-tesi, assai verosimile, che tutti questi pozziglaciali si siano formati in punti che unavolta si trovavano proprio sul fondo roc-cioso dei solchi vallivi (vedi fig. 2). L�ero-sione sarebbe successivamente proseguitaapprofondendo la valle in altre direzioni eperfino erodendo la parte �a valle� (oggi)del pozzo, che in alcuni casi è stato perfi-no �dimezzato�, come avviene in moltedelle dodici stutture presenti a Nago.

Oggi esiste un sentiero didattico che

La determinazione dello spessore raggiuntodagli antichi ghiacciai si basa sull�osservazio-ne, oltre che delle forme delle creste monta-gnose, di tracce tipiche nelle rocce, che pos-sono essere state lasciate solo dal passaggiodei ghiacciai. Un�altra forte indicazione è rap-presentata dal ritrovamento di fanghi glaciali,morene, massi erratici (blocchi di roccia chesi trovano in un ambiente a loro estraneo, es-sendo stati colà portati dal movimento delghiacciaio). Se queste tracce o questi residui sitrovano ad una certa quota, ciò vuol dire ne-cessariamente che un tempo il ghiaccio arri-vava sin lì.

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permette di visitare con facilità le princi-pali marmitte dei giganti presenti nellazona settentrionale della valle dei Laghi.Esso si estende sulle falde inferiori occi-dentali del Monte Castion, che costituisceil versante orientale della valle dei Laghisettentrionale, e si estende grosso mododa oriente del paese di Vezzano, verso sudsud ovest, fin quasi all�altezza dell�abitatodi Padergnone. La quota media si aggirasui 450 m.

Il sentiero inizia nel paese di Vezzano;vi sono indicazioni nella parte sud dell�abi-tato, oltre la caserma dei Carabinieri. Dopocirca un centinaio di metri si trova un cam-po da tennis e poco dopo si stacca sullasinistra un sentiero che porta ai primi pozzi(la numerazione dei pozzi non appare or-mai logica, ma tale era quando il �SentieroGeologico Stoppani� venne inauguratooltre trent�anni fa, quando l�accesso aveni-va a nordest del paese, sul curvone dellastatale ove c�è il parcheggio di un negoziodi abbigliamento).

Poco oltre, in moderata salita, si giungeal pozzo Lusan, il n° 6. Esso presenta laforma circolare classica delle marmitte gla-ciali, con pareti lisciate dallo sfregamento

dei ciottoli. Il sentiero proseguequindi verso est, sino ad arrivare,dopo circa 300 m, il bivio con ilsentiero di accesso al quinto poz-zo, detto Còvei de Lusan.

Si continua all�interno della pi-neta giungendo al bivio per i poz-zi n. 1 e 2. Il primo, è in realtà unpozzo in formazione, con dimen-sioni molto esigue e con morfolo-gia poco evidente; il secondo, in-vece, chiamato pozzo Fiorenz, ha

una struttura più sviluppata e dimensionialquanto superiori.

Tornati sul percorso principale si arri-va poco dopo al bivio per il pozzo Stop-pani, sito a 480 m di quota, 100 m sopra ilpaese di Vezzano. La cavità è molto benscavata, con un volume complessivo dioltre 100 metri cubi. La sezione orizzon-tale è quasi circolare. Sul fondo della mar-mitta, al momento del suo svuotamentofurono trovate alcune decine di ciottoli didiverse dimensioni, la maggior parte dinatura porfirica e provenienti dalla piatta-forma porfirica Atesina dell�alta Valle del-l�Adige e dell�Avisio.

Abbandonati i perimi tre pozzi, il sen-tiero punta a sud, portando dopo neanchemezzo km al modesto pozzo Ronch.Dopo pochi metri ci si ricollega (realizzan-do un percorso ad anello) al sentiero pri-ma seguito, ritornando quindi su una stra-da campestre. Continuando verso sud,dopo un mezzo km una diramazione sispinge sulla destra fino a raggiungere ilpozzo n. 7, detto di San Valentino, conforma a cono. Sul fondo si trovano tre sassitrapanatori di porfido.

Tornando sul sentiero principale e sa-

Schema dell�evoluzione erosiva di una valle lungo i cui versanti sitrovano pozzi glaciali

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lendo un poco ma sempre verso mezzo-giorno si arriva al pozzo n. 8, il Bus dei Po-ieti. Ha dimensioni maggiori del Pozzo dlSan Valentino, con una profondità di oltredodici metri. A metà altezza, nella parteest, è visibile una rientranza carsica.

Più complicato è rintracciare gli ultimidue pozzi, detti Van I e II.

Quanto visto sin qui risulta comunquesufficiente ad avere un�idea piuttosto det-tagliata delle marmitte glaciali: fenomeniimpressionanti e anche affascinanti, datoche ci ritroviamo di fronte a strutture ge-neratesi quando nella nostra regione il cli-

ma era totalmente differente da quello at-tuale. Se con una fantascientifica macchi-na del tempo potessimo tornare a queitempi, guardandoci in giro faremmo fati-ca a riconoscere i panorami oggi così fa-miliari. Nelle valli principali avremmoghiacciai quali oggi ritroviamo solo nellearee artiche ed antartiche. Solo in qualcheoasi montana che spuntava dai ghiacci pro-seguiva la vita, con la possibilità di svilup-pare, in quelle situazioni isolate e protette,endemismi che ancora oggi resistono(come ad es. molte specie floristiche delmonte Baldo).

Sono disponibili gli atti dell�Incon-tro Nazionale CAI �Montagna, fon-te di solidarietà� tenutosi a Trento il16 ottobre 2004.

Il volume contiene, oltre alle rifles-sione degli organizzatori, (i ConvegniCAI Veneto Friulano Giuliano e Tren-tino Alto Adige con la Società Alpini-sti Tridentini), gli interventi delle Sezio-ni impegnate in iniziative solidali: SAT,CNSAS, Sezione di Bergamo, Sezionivicentine del CAI, Scuola di Alpinismo�Alpiteam�, Sezione SAT Riva del Gar-da. Seguono poi gli interventi alla tavo-la rotonda di Maria Antonia SironiDiembergher (Eco Himal), Oreste For-no, (Cime di Pace), Giuliano Stenghel(Ass. Serenella) e Flavio Faoro (Oltrele Vette).

Da sottolineare inoltre l�interventodi Roberto De Martin e le conclusionidel Presidente Generale del CAI, An-nibale Salsa.

Il volume può essere richiesto allasede centrale della SAT (Via Manci, 56- 38100 Trento; e-mail: [email protected]) in-dicando chiaramente l�indirizzo a cui in-viare la pubblicazione.

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È noto che Giovanni Pedrotti è sta-to il primo a proporre l�istituzione

di parchi nazionali in Trentino nel Grup-po dell�Adamello e sulle Pale di S. Marti-no. La sua attività per i parchi nazionali èben conosciuta e ne parla anche lo storicoamericano dell�ambientalismo James Sie-vert nel suo libro sulle origini della prote-zione della natura in Italia (Sievert, 2000).

Pedrotti aveva parlato della sua idea conLuigi Vittorio Bertarelli, Presidente delTouring Club Italiano, il quale nel numerodi gennaio del 1919 pubblicò un articoloin tal senso sulla rivista Le Vie d�Italia. �Leproposte non sono nostre, scrive Bertarelli, sono diGiovanni Pedrotti, che avrebbe potuto darci unbrillante articolo per proporre la sua idea e invecenon ha voluto lasciarci che delle note�. GiovanniPedrotti, per quanto se ne sapeva, avevapubblicato un suo articolo soltanto nel1928 sulla rivista Il Corriere del Cacciatore diMilano, avente per titolo �Sagge previden-ze! Parchi nazionali nel Trentino per laprotezione della fauna e della flora�, in cuiriprende e sviluppa quello che aveva dettoal Bertarelli nel 1919. Invece nel 1919 an-che Giovanni Pedrotti aveva pubblicato unarticolo sui parchi nazionali da istituirsi inTrentino di cui non era nota l�esistenza,che mi è stata segnalata dal prof. Luigi Pic-cioni dell� Università della Calabria (Arca-vacata di Rende), al quale va il mio più vivoringraziamento.

L�articolo di Giovanni Pedrotti porta iltitolo �Per l�istituzione di parchi nazionalinel Trentino� ed è stato pubblicato sul

Giornale d�Italia forestale nel numero 27del 14 settembre 1919; dalla sua lettura sicapisce che si tratta delle note consegnatenel 1919 da Pedrotti al Bertarelli.

Inutile sottolineare che l�articolo di Gio-vanni Pedrotti è di grande interesse per ilTrentino, per la SAT (di cui Pedrotti è sta-to Presidente negli anni 1925 - 1928 ) eper la storia della protezione della naturain Italia.

L�articolo inizia con alcune osservazionidi indole generale; Pedrotti accenna al pro-getto per l�istituzione del Parco Nazionaled�Abruzzo per iniziativa di Pietro Romual-do Pirotta, Luigi Parpagliolo, Ercole Sartied altri benemeriti. �Il progetto (per il ParcoNazionale d�Abruzzo) - scrive Giovanni Pe-drotti - ha fatto nascere in me il desiderio di vede-re attuato qualcosa di simile anche nelle valli tren-tine�. Segue una considerazione di grande

�Sagge previdenze!�Giovanni Pedrotti quale precursore dell�istituzione dei parchi nazionali in Trentino

di Franco Pedrotti

A destra, Giovanni Pedrotti

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attualità e che in seguito si è pienamenterealizzata: �In Italia, dove le condizioni dellaflora e della fauna e le stesse linee del paesaggiovariano così grandemente da regione a regione, saràlogica la formazione di una intiera serie di parchinazionali. Dai quali non potranno certo mancarele Alpi, questa splendida cintura montana che isolal�Italia dal resto dell�Europa continentale. Oranon a caso ho scelto proprio fra le più indicate peristituirvi dei parchi, le Alpi del mio Trentino os-sia le Alpi retiche centrali�.

Giovanni Pedrotti presenta quindi unadescrizione delle Alpi del Trentino: �Esseinfatti oltre ad esser dotate di bellezze naturalipari se non superiori a quelle di altre regioni alpi-ne d�Italia (si ricordino i ghiacciai dell�Adamelloe del Cevedale, le Dolomiti di Brenta e di Primie-ro, ecc.) si ammantano di una flora ricca e svaria-ta; mantengono ancora gran parte di quella inte-ressante fauna alpina e montana, che in altre re-gioni dell�Europa meridionale ed occidentale è giàpresso ad estinguersi; nascondono infine dei tesoriper il geologo e il mineralologo. Le nostre valli al-pine sono ancora ricche di boschi [�] ma appun-to per questo bisogna possibilmente prevenire eprevedere fin d�ora il pericolo che l�avidità del gua-dagno da una parte e il rifiorire di un più intensoturismo dall�altra, possono far correre ai nostriboschi ed alla nostra flora alpina. Quanto allafauna, [�] l�orso è veramente limitato alle altevalli del Trentino occidentale. Anche per la faunadunque i parchi nazionali potranno esercitare unafunzione eminentemente benefica, perché si com-porteranno come vaste riserve di caccia, assicuran-do così la continuazione di specie animali interes-santissime per tutto il vasto territorio delle Alpicentrali�.

Passa quindi a descrivere le zone pro-poste per diventare parchi: �Le regioni tren-tine che passerò poi a più partitamente descrivere,

hanno anche il vantaggio non trascurabile di com-prendere gruppi di monti ed alte vallate prive diaggregati importanti di popolazione stabile. Il loroterritorio è composto in parte di roccia e di alti emagri pascoli, in parte di boschi e di prati. Terre-ni insomma, che per quanto possano dare una ren-dita, non presuppongono però uno sfruttamentointensivo come i campi e gli orti delle basse valli�.

Segue la descrizione dei due territori chedovrebbero venir considerati quali parchinazionali, che Giovanni Pedrotti distinguecome segue.

Il parco nazionale del Trentino oc-cidentale

�Dovrebbe essere formato dalle alte Valli delChiese (Val di Daone e Val di Fumo) e dallaValle della Sarca di Genova, come pure dalle ca-tene di monti che le delimitano. Tanto l�alta Valledel Chiese, che la Valle di Genova, hanno le ca-ratteristiche delle alte valli alpine. La prima, chia-mata nella sua parte inferiore Valle di Daone dalpaese che le sta allo sbocco e nella parte superioreValle di Fumo, si addentra risalendo il Chieseper un lungo percorso di oltre 20 chilometri fino alpiede dei ghiacciai di Fumo e del Lares, che scen-dono dal gruppo centrale dell�Adamello. Valle se-vera e grandiosa, si eleva gradatamente da 1200fino a 2000 metri d�altezza contornata ad occi-dente da una lunga cresta che la separa dalla ValCamonica (provincia di Brescia) mentre ad orien-te un�altra catena sulla quale torreggia l�eccelsapiramide del Caré Alto (metri 3465) la dividedalla conca di Tione e dalla Rendena (Giudica-rie). [�] Per la posizione appartata e per le favo-revoli condizioni ambientali, la selvaggina e spe-cialmente i camosci si sono venuti moltiplicando esui monti che circondano la valle non era raro ve-derne (parlo, s�intende, prima della guerra) bran-chi numerosi di 30 e fin 50 individui. Né alla

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valle manca l�orso, ospite, se non frequente, regola-re di tutte le valli del Trentino occidentale. Le sel-ve della Valle di Fumo e delle convalli che vi met-ton capo erano finora poco sfruttate per mancanzadi strade e molte vecchie piante infracidivano sulposto�. Nel contributo del 1928 Pedrottidice che in Val di Fumo �le selve non eranosfruttate da nessuno e il legname marciva in piedinei boschi�. Queste osservazioni fanno pen-sare a foreste primarie in ottimo stato diconservazione, interessate dal processodella fluttuazione, con gli alberi che com-pivano il loro ciclo completo in loco: si-tuazione oggi non più riscontrabile, ma chedovrebbe essere resa possibile in alcunearee dei parchi odierni, destinate a prote-zione integrale.

Nell�articolo del 1928 Giovanni Pedrot-ti scrive che nel triennio 1905, 1906 e 1907si è recato con altri alpinisti in quelle vallied i camosci erano numerosi; �il vecchio cac-ciatore Bertana di Roncone pretendeva che supe-rassero il numero di 3000. Ricordo io stesso d�aver-ne veduto un branco di 30 in una sol volta in unnevaio sottostante al Passo del Cop di Breguzzo�.Giovanni Pedrotti parla poi dell�orso bru-no, che era un ospite costante delle vallied i pastori avevano sempre da raccontaredelle storie più o meno paurose a suo ri-guardo. Però poco dopo aggiunge che �cer-tamente è prevedibile il giorno in cui nelle zoneperiferiche e più battute da alpinisti e cacciatori(Gruppo di Brenta, dintorni di Madonna di Cam-piglio) gli ultimi superstiti di questo plantigradoscompaiano. Invece la Val di Fumo posta quasial centro della zona abitata dall�orso e poco di-sturbata da alpinisti, costituirebbe anche per esso,come per i camosci, un�ideale zona di protezione�.

Giovanni Pedrotti, che si dichiara fidu-cioso per il problema forestale, è invece

�meno tranquillo� per un�altra grande attrat-tiva di quelle valli: l�acqua e le cascate. Econtinua �Non c�è dubbio che gli specialisti inprogetti idroelettrici che vanno alla caccia di forzeda sfruttare e di progetti da vendere, ci avrannogià messo gli occhi addosso. Bisognerebbe anche quiche lo stato (come è intervenuto recentemente perl�incolumità del Parco Nazionale d�Abruzzo)potesse intervenire in qualche caso anche da noi, senon per proibire, almeno per cercar di contempera-re l�incolumità del paesaggio con gli interessi dellegrandi società idroelettriche e dei tecnici progettisti.Anche sotto questo aspetto, il vincolo imposto dal-la costituzione di un parco nazionale sarebbe moltoopportuno�.

�L�altra valle, quella di Genova � continuaPedrotti � più breve, ma meno ampia, meglioprovvista di strade e di sentieri, di rifugi alpini eregolarmente visitata (prima della guerra) da mi-gliaia di turisti, si apre presso Pinzolo ed è famo-sa per le sue magnifiche cascate e per i colossi alpi-ni che le fanno corona (Adamello metri 3534,Presanella metri 3569). Né nell�una né nell�altravalle non vi sono centri abitati di speciale impor-tanza, ma casolari e baite abitate nei soli mesidell�estate. L�area del territorio delle due valli e deimonti contermini non dovrebbe sorpassare di mol-to i 300 chilometri quadrati�.

Il parco nazionale del Trentinoorientale

�Dovrebbe comprendere le valli alpestri del Riodi S. Pellegrino e del Rio Travignolo, tutti dueaffluenti di sinistra dell�Avisio, più la magnificaconca di S. Martino di Castrozza coi monti chela circondano. S. Martino di Castrozza coi suoimagnifici alberghi (ora bruciati dagli austriaci),con i suoi prati ed i suoi boschi, con le splendideDolomiti di Primiero che la sovrastano, è semprestata una rinomata villeggiatura estiva convegno

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di forestieri e di alpinisti. Il magnifico Passo diRolle (metri 2000 circa) sopra cui torreggia ilCimone della Pala (questo Cervino delle Dolomi-ti) mette in comunicazione San Martino con laValle del Travignolo. Quest�ultima contiene lemagnifiche foreste di Paneveggio e di Giuribello,ricche di conifere, e le bellissime praterie della Bel-lamonte, convegno estivo di tutti i contadini che viconvengono per la falciatura. Nei boschi di S.Martino e di Paneveggio sono frequenti i caprioli,mentre sulle cime circostanti si trovano ancor sem-pre i camosci [�]. L�area del territorio dovrebbenon essere molto lontana dai 260 chilometri qua-drati�.

Il contributo del 1928Il contributo di Giovanni Pedrotti del

1928 contiene le stesse considerazioni diquello del 1919, ma in forma più ampia;inizia con un cenno ai parchi nazionaliamericani, fra cui la Riserva Naturale delleHot Springs del 1832 e il Parco Nazionaledi Yellowstone del 1872, per continuarecon i parchi nazionali italiani del GranParadiso e d�Abruzzo, dei quali ricorda leorigini e le iniziative intraprese per la lorocostituzione ad opera di Giorgio Anselmiper quello del Gran Paradiso e Pietro Ro-mualdo Pirotta ed Erminio Sipari per quel-lo d�Abruzzo. Riprende quindi la descri-zione dei due proposti parchi del Trenti-no occidentale e di quello orientale. Pe-drotti osserva che il carattere essenziale perrendere possibile un parco è che dovreb-be abbracciare valli prive affatto di centriabitati, ricche solo di boschi, pascoli e sel-vaggina. Egli prevede che venga istituitoun Ente per la manutenzione del parco, ilquale dovrebbe avere a disposizione i fondiper indennizzare sotto forma di canone

annuo le popolazioni locali. Il divieto dicaccia nel parco per Giovanni Pedrottidovrebbe essere assoluto. I boschi e lemalghe, purché soggette ad un regime eco-nomico razionale, potrebbero benissimovenir goduti dai privati o dai Comuni. Nel-l�Ente di amministrazione dei parchi do-vrebbero venir rappresentati il demanioforestale, i Comuni ed i privati possessoridel suolo, il CAI a mezzo delle sue sezio-ni, il Consiglio provinciale d�agricoltura ela Pro Montibus et Sylvis, che era la piùimportante associazione protezionisticadel momento.

Il pensiero di Giovanni Pedrotti suiparchi nazionali del Trentino è contenutonei suoi due articoli del 1919 e del 1928 enell�articolo di Bertarelli del 1919 (PedrottiG., 1919 e 1928; Bertarelli, 1919); con que-sti contributi egli si colloca fra i precursorie i pionieri della protezione della natura edei parchi nel nostro paese, come ho giàavuto occasione di mettere in evidenza inuno scritto per il centenario della SAT (Pe-drotti F., 1973).

Bibliografia

- Bertarelli L.V., Due parchi nazionali nel Trentino.Le Vie d�Italia, Milano, 1919, III(1): pp. 1-12

- Pedrotti F., La protezione della natura. In: La SATcento anni � 1872-1972. Trento, SAT, 1973: pp.269-284

- Pedrotti G., Per l�istituzione di parchi nazionali nelTrentino. Giornale d�Italia forestale � Supplemento alGiornale d�Italia agricolo, Roma, 14 settembre1919, 27: p. 1

- Pedrotti G., Sagge previdenze! Parchi nazionali nelTrentino per la protezione della fauna e della flora. IlCorriere del Cacciatore, Milano, 1-8 marzo 1928,X: pp. 146-149

- Sievert J., The origins of nature conservation in Italy.Berna, Peter Lang, 2000

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Alpinismo

Scuola Giorgio GrafferL�attività estiva della Scuola Giorgio Graffer si apri-rà con il 60° Corso estivo di roccia �Franco Ga-dotti� che si svolgerà nel Gruppo di Brenta dal31 luglio al 7 agosto 2005, con base il rifugio Sil-vio Agostini (gestore Roberto Cornella tel. 0465-734138) in alta Val d�Ambièz. Direttore: Mauro LossINA - INSA (0461.820481 - 349.6658633). ViceDirettore: Bruno Nardelli IA (349.2843370)Nr. partecipanti: minimo 6 - massimo 12; Quotaiscrizione: � 450,00 (anticipo � 200,00). Termineultimo per le iscrizioni: 22 luglio 2005. La quotadi iscrizione include la pensione completa per unasettimana presso il rifugio, l�uso dei materiali alpi-nistici della Scuola, l�assicurazione, l�istruzione te-orico-pratica, manuali e dispense didattiche, atte-stato e distintivo della Scuola.Il 31° Corso di alta montagna e ghiaccio base�Carlo Marchiodi� si svolgerà in tre fine setti-mana nel periodo dal 24 agosto al 25 settembre2005 (27 -28 agosto, 10 �11 settembre, 23 - 25 set-tembre). Durante il sabato si raggiungerà un rifu-gio dell�arco alpino orientale e saranno effettuatelezioni teoriche. Nella giornata successiva si effet-tuerà una escursione su terreno misto o ghiacciaioper mettere in pratica le nozioni acquisite. Diretto-re: Romano Sebastiani ISA (0461.992012 �349.5868044) Vice Direttore: Marcello Mattivi ISA(tel. 0461.961850 � 320.0262716).Nr. partecipanti: minimo 6 - massimo 12; Quotaiscrizione: � 360,00 (anticipo � 160,00). Termineultimo per le iscrizioni: 12 agosto 2005. La quotadi iscrizione include la pensione completa presso irifugi (extra esclusi), manuale d�istruzione teorico-pratica di alpinismo, uso del materiale alpinisticodella Scuola, assicurazione contro gli infortuni, di-spense, distintivo della Scuola e attestato di parte-cipazione.Per informazioni e iscrizioniScuola di Alpinismo �Giorgio Graffer� c/o SATO.C. via Manci 57, 38100 TrentoTel. 0461.981871; fax 0461.986462; Internet:www.scuolagraffer.it; E-mail:[email protected]

Un sogno chiamato VeronaSono al lago con Renata, sdraiato sull�erba a pren-dere il sole. Dopo aver fatto il bagno in un�acquadecisamente tonificante penso a domani a cosa ciaspetta, a quello che servirà. Qualche dubbio af-fiora nella mia testa, ma ormai è deciso: si va. Ilnostro obiettivo è la parete est di Cima Brenta.Il mio pensiero vola verso quella parete rossa cheincombe sulla Val Perse e ad una serata di tantianni fa quando, alla Sosat, furono presentate le dia-positive della prima invernale alla �via Verona�. Unitinerario che subito mi aveva fatto sognare, mache le strane vie del caso avevano relegato nel pro-fondo di un cassetto. Poi quella telefonata, Adria-no che me la propone e d�improvviso il cassetto siapre e la polvere vola via con uno sbuffo.Ceniamo tutti assieme, un giro per Molveno, ungelato e poi a dormire, dopo gli ultimi preparativi.Alle 5,00 Adriano entra nella camera e mi chiamasottovoce. Mi alzo piano per non svegliare Renatache ancora dorme, siamo di poche parole, faccia-mo colazione in silenzio e poi via verso il rifugioCroz. Un saluto veloce e due chiacchiere con Feli-ce, già in piedi e intento ai primi lavori di giornata,e poi su per la Val Perse senza un fiato, senza unaparola ognuno immerso nei propri pensieri.Finalmente eccola la parete rossa ! Il sole comin-cia a darle vita, il suo colore rosso si accende, unattimo di sosta per una foto e per scrutare il pare-tone alla ricerca della via di salita e poi, sempresilenziosi, di nuovo avanti ricercando una pace in-teriore che è il preludio alla concentrazione perciò che ci attende.Dopo due ore siamo all�attacco e ciascuno di noiinizia i preparativi, i soliti gesti lenti, metodici maprecisi si ripetono: si srotolano le corde, si indossal�imbraco, si sistema il materiale, un�occhiata allarelazione e poi Adriano è pronto a partire. Lo sache a me non piace iniziare.La parte bassa, sono quasi 300 metri, fila via velo-cemente sono tiri non difficili, ma servono perprendere confidenza con la dimensione verticale.Una breve sosta sulla grande cengia, un sorso d�ac-

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qua e una barretta, un�occhiata in alto verso la pa-rete rossa incombente sopra di noi che sembraschiacciarci. Sembra corta una salita veloce. Ci ac-corgeremo che non è così e che le successive sa-ranno ore di impegno intenso e concentrazionemassima. Non ci interessa sapere l�ora. Non avreb-be senso, la nostra meta è là in alto, la giornata èottima e tutto procede a meraviglia.Iniziano le difficoltà. I chiodi sono vecchi ed arti-gianali, ma ci sono e danno una certa sicurezza.Comunque, per non sbagliare, quando è possibilesi integra ed in questo dadi e friend ci danno unanotevole mano e ci consentono di non perderetroppo tempo. Per ora le staffe rimangono ripie-gate sull�imbraco. Sopra la sosta, dove poco dopomi raggiunge Adriano, c�è il primo dei due tettigialli e la difficile traversata a destra rappresenta undei tratti chiave della via, e tocca ad Adriano. Partesicuro e carico di materiale, fatica non poco ancheperché, subito dopo il traverso, non si ferma e pro-segue verso una sosta posta una decina di metripiù in alto che sappiamo più comoda e sicura. Male corde fanno attrito ed è costretto a ridiscendereper allungare alcune protezioni e toglierne altre,ma finalmente dopo un tempo che mi è parso eter-no lo sento gridare. È in sosta. Mi preparo ed alsuo segnale parto, cerco di velocizzare la progres-sione, ma lo zaino e il materiale che raccolgo miimpacciano non poco. Afferro una staffa abban-donata in parete, ma sul più bello, uno dei vecchigradini di plastica rossa con un secco rumore sirompe, il cuore va a 1000, l�adrenalina sale, ma èsolo un attimo, proseguo e poco dopo sono insosta con Adriano che mi chiede spiegazioni. Dueparole in tanto che ci scambiamo il materiale, unastretta all�imbraco e via su per il successivo diedronero. E� poco chiodato, ma per fortuna la fessurasul suo fondo accetta volentieri dadi e friends. Sudoma arrivo al tettino che lo chiude. La relazione miporterebbe a destra ma io, non so per quale stranaragione, mi incaponisco e provo ad uscire a sini-stra, la cosa non mi piace, insisto, pianto un chio-do da sotto in su che non mi solleva nemmeno unpo�, riesco ad uscire con difficoltà, ma a questopunto mi convinco definitivamente che sto sba-gliando. Torno, faticosamente, sui miei passi e pro-vo a destra. Sembrava più ostico ma si va, e appe-na metto fuori il naso alcuni chiodi fanno capoli-

no libero le staffe e con alcune acrobazie sono fuoridal tettino, riprendo ad arrampicare un po� in libe-ra ed un po� in artificiale. Sono in sosta, ma chescomodità, urlo e dopo un po� Adriano mi segnalala sua partenza, sbuffa e fatica con lo zaino che gliimpedisce i movimenti, ma arriva. Siamo ormai adun paio di tiri dalla cengia di uno dei bivacchi deiprimi salitori che segna la fine delle difficoltà e l�ini-zio dei camini d�uscita che ci auguriamo asciutti.Adriano parte supera il breve strapiombino soprala sosta ed inizia la fessura strapiombante successi-va, ma procede con fatica e dopo un po� si ferma esi fa calare in sosta. Solo ora mi dici che la notte haavuto problemi intestinali e ora si sente stanco eprivo di energie. C�è poco da fare ci scambiamomateriale e corde e riparto. La fessura è pratica-mente pulita, era stata superata quasi quarant�annifa con l�ausilio di numerosi cunei di legno. i pochirimasti ci indicano la strada ma servono a poco edanzi, ora uno fa bella mostra di sè nel soggiorno diAdriano. Fatico non poco, mi muovo con costan-za anche se lentamente, friends e stopper mi con-sentono di proteggere bene la fessura e le staffemi permettono di superare i passaggi più ostici.Non so quanto ho impiegato e nemmeno mi inte-ressa, ma finalmente sono in sosta, mi assicuro,grido, sono stanco ma felice e penso per un atti-mo a Rolando che qui, l�anno scorso, è passato inlibera. Veramente tanto di cappello.Adriano non è sulle sue, fatica ma c�è la fa e pareanche aver discretamente recuperato. Mentre ar-rampicavo sulla fessura ha mangiato e bevuto. So-pra di noi la famosa �fascia monolitica di 10 metricon l�uscita su cengia a carponi�, che tanto ci haincuriosito leggendo la relazione, ma non vuoleproseguire. Lo incito, ci sono i chiodi a pressioneed io ho bisogno di recuperare un po�, parte ed inbreve la placchetta e la traversata a carponi sonodietro di noi. Siamo sulla cengia del quarto bivac-co di Navasa e compagni; alcune scatolette arrug-ginite mi fanno pensare a come potevano esserestati quei momenti e mi chiedo cosa poteva passa-re loro per la mente, ma squilla il cellulare e ciò chemi riporta alla realtà è un amico, uno dei pochi chesapeva della nostra meta. Ci chiede come sta an-dando, poche parole e poi Adriano ormai rinfran-cato attacca i diedri d�uscita. Sono asciutti la roccianera è fantastica e solida, si arrampica con sciol-

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tezza e velocemente. Sono le 16.00 e siamo sullacengia Garbari ci guardiamo negli occhi una stret-ta di mano un �Berg Heil� che vola alto nel cielo,brevi momenti, sensazioni intense. Ma non è fini-ta dobbiamo scendere.Ancora gesti usuali le corde sulla schiena, il mate-riale nello zaino e poi giù lungo le Bocchette Altefino alla Bocca di Tuckett, tristemente senza nevee ancora giù a raccattare l�altro zaino. Una pausaper dividere meglio il materiale, un�occhiata allaparete ed alla linea di salita che ora sentiamo unpochino nostra e poi giù per la Val Perse versocasa, senza parlare, ognuno nuovamente immersonei propri pensieri.Un sogno si è realizzato, sembra di aver perso qual-cosa, ma non è così: c�è Adriano, c�è la nostra ami-cizia, il nostro affiatamento ancora una volta rin-saldato e che anche oggi ci ha consentito di supe-rare momenti difficile e vivere emozioni forti, cisono Renata, Pierangela e i bambini che ci aspetta-no. Un sogno si è realizzato e subito un altro neprende il posto, nella mia mente e sicuramenteanche in quella di Adriano. Sono le 18.00 siamonuovamente al rifugio Croz. Non c�è più nessuno.La folla dei turisti domenicali e ritornata a valle,ma Felice ci sta aspettando, ci dice che ci ha tenutod�occhio e non lo dubitavamo. Rispondiamo conpoche parole alle sue precise domande e poi giùalla macchina e verso casa, non senza un ultimosguardo alla parete rossa.

Mauro Loss

La cima d�Asta regina della Coppa saràmondialeLa Sci Alpinistica Lagorai Cima d�Asta, di cui il 13marzo scorso si è disputata la 15. edizione il pros-simo anno sarà mondiale La gara è stata vinta trale donne da Orietta Calliari e Roberta Secco, tra gliuomini dalla coppia dei nazionali Carlo Battel, fas-sano e da Mirco Mezzanotte, profeta in patria es-sendo di Cinte e soprannominato per le sue stra-ordinarie doti atletico alpinistiche il Camoscio delTesino,. La 16. edizione della Lagorai Cima d�Astafarà parte del calendario della Coppa del Mondodi Sci Alpinismo 2006.

La competizione del Tesino si è confermata anchenella sua quindicesima edizione la regina delle garedelle Coppa delle Dolomiti disputata su sei prove.Infatti il tracciato che porta dall�alta Val Malenealla vetta del Zimon, come lo chiamano i �Tesini�e le salite e le discese sulla neve fresca delle Socce-de e di Forcella Magna esaltano la bellezza dellosci alpinismo, sia esso agonistico sia amatoriale. La13. Coppa delle Dolomiti Memorial Fabio Stedilesi è aperta con l�11° Memorial Giampiero Cemin,sulle nevi di Bellamonte, seguito dal 3° TrofeoMichele Cestari sul Bondone che ha preceduto lasempre affascinate, anche se sci alpinistica anoma-la, 11° Sellarnoda Skimarathon (partenza ed arri-vo ad Arabba) che si disputa in notturna ed allaquale va l�onore di aver battuto tutti i record diiscrizioni con oltre 400 coppie al via. La cima d�Astaè stata la quarta competizione poi si è corsa a Pas-so San Pellegrino la Pizolada delle Dolomiti altra

Da sinistra: Orietta Calliari, Hans Jorg Lunger e BiceBones - Foto U. Merlo

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I vincitori della Sci Alpinistica Lagorai Cima d�Asta, MircoMezzanotte e Carlo Battel con Livio Gecele (Presidentedel Comitato organizzatore) - Foto U. Merlo

manifestazione storica giunta alla sua 29 edizione.La chiusura come da tradizione è stata in quel diMadonna di Campiglio con la Sci Alpinistica delBrenta edizione n° 31 sulle nevi del Gruppo diBrenta.La Coppa delle Dolomiti è stata vinta tra gli uomi-ni dall�alto atesino dello Ski Team Fassa Hans JorgLunger che ha preceduto il noneso del Brenta TeamIvan Antiga. Tra le donne si è imposta la portaco-lori del Brenta Team Orietta Calliari del BrentaTeam.

Ugo Merlo

�Quinque anni ad paradisum�Ancora un coperhead, due rivets, la mia vecchiaamata sosta, alcuni passi difficili sulla roccia ghiac-ciata,� è fatta! Sono le ore 19 e mi trovo all�ultimasosta sotto la cima. Piango dalla felicità e dall�emo-zione appoggiato con la testa alla roccia ed aspet-tando che i miei compagni salgano a jumar. Tarda-no più del previsto in quanto Giacomo deve scen-dere 50 metri perché la corda si è incastrata in unalama di roccia e di questo sono contento così rie-sco a stare un po� più di tempo da solo e, egoisti-camente, gustarmi questo momento. Poi saliamo

sotto il fungo e con tutta calma faccio il tiro chemi porta in cima, sul punto più alto del Cerro Tor-re. Per la quarta volta ho il piacere di trovarmi quas-sù. Sono quasi le nove di sera quando ci scambia-mo per fare qualche foto. La temperatura è piutto-sto bassa ed un po� di vento rafforza il freddo.�Quinque anni ad paradisum�!Sì, cinque anni per rincorrere questo sogno, que-sto mio angolo di paradiso. Ne parlò per primoAndrea Sarchi, nel 1985, quando in una bellissimagiornata sul ghiacciaio sotto il Torre, disse che ap-pena saremmo scesi dalla salita invernale si potevafare la est del Torre. Sono quelle cose che si dico-no perché è bel tempo, perché non si è stanchi edentro si ha ancora molta carica. Dopo l�invernaleal Cerro Torre non si accennò più a quella parete.Gli inglesi avevano già fatto il loro incredibile ten-tativo sul grande diedro alla est. Gli Sloveni arriva-rono poco dopo con la Via dell�inferno e raffor-zarono così il mito di questa parete pericolosa.Intanto io, in disparte, vivevo quanto accadeva allaest. Nel �94 Anker e Midderdorf con questo pro-getto, poi spagnoli e cileni, poi i polacchi, poi qual-che altro. Il tutto però si fermava alla base o nontanto in alto.Intanto però gli anni passavano velo-ci e la est era ancora lì, bella e vergine in attesa dichissà chi o di chissà che cosa. La cosa cominciò aprendere piede e già eravamo pronti a partire quan-do un mio socio si ruppe il braccio. Nel �99 già aiprimi di ottobre sono alla base della est con Mau-ro Mabboni. Non mi piace essere retorico, maquando sono alla base del Torre, mi sento una ca-rica dentro che non so descrivere, che mi farebbefare qualsiasi cosa, che mi fa sentire bene, che mifa sentire vivo. Riesco a salire circa 100 metri, coni ramponi ai piedi ma mi diverto e poi ritorniamoal campo base. Passano diversi giorni di brutto tem-po prima di trovarci di nuovo lì. Alla base c�è ungrosso cumulo di neve e ghiaccio. Segno evidentedi una grossa scarica. Mauro mi guarda fisso negliocchi e già intuisco il suo pensiero. Questa scaricaviene dalla est ed io mi trovo a non poter insistere.Mauro ha perso un amico al Torre, nel �94 scen-dendo dalla Maestri e quindi capisco la sua titu-banza, la sua perplessità ed insicurezza. Rinunce-remo al nostro progetto portandoci a fare la va-riante allo spigolo sud-est della Maestri. Intanto iocontinuo a sognare ed il pensiero mi perseguita.

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Organizzo e poi qualcosa non và. Ormai io hovoglia di tentare la est. Parliamo di tante cose, diHimalaya ma alla fine il mio pensiero è sempre là.Nel 2001 con 3 forti compagni di cordata sonoalla base del Torre. Di nuovo per la est, di nuovoper questa storia. In 8 giorni di permanenza inparete, con un tempo infernale, stringendo moltoi denti, riusciamo a salire circa 800 metri ma poi,una brutta storia di gas, al limite della vita, al limitedel cedimento psico-fisico ci fa rinunciare a quelloche ormai è diventato il mio intento primario, divitale importanza.Passano altri due anni di attesa. Mi costa moltorinunciare per problemi dei miei compagni. A vol-te sono arrabbiato ma poi, nonostante la mia in-quietudine, riesco ad aspettare. Io sto bene se giàmolti mesi prima so che il tal giorno partirò e quin-di, già da quel momento riesco a star bene, a vive-re, a progettare ogni momento della salita. E� qua-si la metà di agosto del 2004 quando, dopo mesi diattesa, mi sento dire ancora �no� dai miei soci. Hoquasi 50 anni, non sono molto giovane, lo so, mafisicamente mi sento ancora bene e soprattutto hoancora molto entusiasmo e voglia di fare questecose. Forse domani non sarà più così e quindi nonposso permettermi di aspettare. In due giorni mitrovo ad avere i nuovi compagni per questa storia.Non mi importa se non faranno nemmeno un tiroda capocordata o se non hanno nessuna esperien-za di Patagonia.Quello che più mi interessa è che abbiano entusia-smo nella cosa che stiamo per affrontare. Matteoè forte, forse è un po� matto, come dicono dallesue parti. Lo conosco poco, ho arrampicato soloun paio di volte insieme ma mi sembra deciso.Giacomo, che inizialmente voleva venire con noiper aiutarci a portare gli zaini, si rivelerà una per-sona validissima e squisitamente disponibile in tutto.Alessandro, ha appena terminato i corsi di GuidaAlpina; vive ad un chilometro dal mio paese edanche se, lo conosco poco, mi piace nella sua sem-plicità. Ha comunque un fisico eccezionale e nonè uno che si spaventa di fare fatica. Siamo pron-ti� abbiamo poco più di un mese mezzo a dispo-sizione. Già prima di partire dico che se finiamoprima, io voglio tornare a casa in anticipo perchécose importanti mi attendono. Lasciamo l�Italia il29 di ottobre e già il 2 di novembre accarezzo la

roccia dei primi tiri di corda. Il nostro programmaè di raggiungere il primo nevaio e da quel puntorimanere in parete con le nostre porta-ledges. Lecose non stanno andando male. Anche il temposembra volerci aiutare. Il 6 novembre, dopo avergià fatto un paio di carichi alla base, saliamo io edAlessandro fino a poco oltre il nevaio, dove deci-diamo di mettere le ledges. Intanto, come d�accor-do, Matteo e Giacomo, tireranno su i sacconi finoa quel punto. Verso le ore 15 del pomeriggio nonsono ancora arrivati e la cosa ci preoccupa. Poivediamo arrivare all�inizio del nevaio Giacomo. E�solo e ci raggiunge alla fine del ghiacciaio pensile.Contemporaneamente vediamo un punto scende-re sul ghiacciaio e cominciamo a comprendere.Quando ci raggiunge ci comunica che Matteo harinunciato, che non se la sente di affrontare questaparete. Giacomo invece è ancor più convinto diprima a proseguire.Ci abbracciamo e ci facciamo forza. Scendiamoinsieme e cominciamo a recuperare i sacconi quasifino al nevaio. Ormai è tardi e torniamo alla trunaper passare la notte. Iniziano le giornate più dure.Sveglia alle ore 4 per essere pronti a partire con leprime luci dell�alba. Spesso mi capita di ripensare amolti anni fa, quando al campo base, nonostante ilvento fosse molto forte, a quella ora, o un�ora piùtardi, ci trovavamo svegli solo io e Conrad Anker,per guardare il tempo, o per fare due chiacchiereda soli o fumarci una sigaretta.A sera siamo al no-stro primo bivacco in parete, al bivacco �de lostres� (bivacco dei tre).Il giorno dopo, la neve che cade incessantemente,investendoci sotto forma di cascata, ci permettedi salire solo 130 metri ma, alla sera, rifugiati nellenostre tendine siamo soddisfatti di quanto fatto.Ci troviamo ora all�inizio della zona chiave, la par-te più ripida e difficile della parete. L�arrampicata èdura soprattutto per le condizioni atmosferiche.Trovo un pezzo di corda fissa lasciato 3 anni pri-ma e provo ad avventurarmi su di esso. Ne salgosolo una ventina di metri ed il sudore della tensio-ne mi cola lungo la fronte.La corda è molto sfilacciata ed anche volendo nonriuscirei a proteggermi in quanto, essendo stra-piombante, non riesco ad avvicinarmi alla roccia.Decido di tornare indietro e ripercorrere i due tiriche mi porteranno alla Dalai Lama. Sì, Dalai Lama.

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Così la battezzai nel precedente tentativo. Un�in-credibile ed indescrivibile lama quasi staccata dallaparete. Proprio qualche mese prima avevo avuto lafortuna di conoscere personalmente quella incre-dibile persona del Dalai Lama.Spostiamo lì nostroposto di bivacco e così, dopo quasi 22 ore da quan-do ci siamo alzati, riusciamo a ritornare nei sacchia pelo. Il giorno dopo, con una giornata deliziosa ecalda, raggiungiamo il punto massimo di tre anniprima. Ricordo che in quel punto la bufera era ter-ribile, il vento fortissimo, la neve mi investiva vio-lentemente tanto che non riuscivo a rendermi con-to di dove mi trovavo.Maledissi tutto quel giorno, maledissi anche la Pa-tagonia e ciò che mi aveva portato ad essere là, inquel posto, in quel momento, dove forse pensavoche non sarei più tornato fra i vivi. Fu terribile magià poche ore dopo, scrivendo nel mio diario, eroconvinto che sarei riuscito nel mio intento o co-munque sarei ritornato a ritentare. Ma ora è diver-so e poco dopo, non come era accaduto 3 anniprima, alla sosta non sono solo; ci sono anche Alee Giac. Pochi metri a destra una cengetta. Un pas-saggio delicato con uno sky-hook, un passo diffi-cile in libera, ancora una decina di metri e la sostaè comodissima.Mi sembra di essere al Monte Bianco.Mi sembra che la pendenza della parete diminui-sca e mi sento benissimo. A sera ci troviamo contutto il nostro materiale e porta-ledges a passare lanotte e riesco a salire ancora una trentina di metri.I preparativi per la cena sono piuttosto lenti inquanto, già dal primo bivacco abbiamo solo unfornello. Ormai la cima è vicina e sopra di noi,incombente e misterioso, il grande camino che ciporterebbe sulla parete nord a forse 100 metri dal-la cima. Salgo due tiri quasi completamente in li-bera e finalmente posso guardare il camino. La suaprima parte ha una conformazione di ghiaccioschiumoso sicuramente inconsistente. Oltre si notaun�altra conformazione simile. Io speravo in uncamino ghiacciato sul tipo di Exocet al Cerro Stan-dhardt ma invece non è così. Diventerebbe unascalata troppo pericolosa e non proteggibile e quin-di non me la sento di affrontarla. Quando sale Ales-sandro anche lui la pensa come me e quindi deci-diamo di portarci a prendere la Maestri alla basedella parete terminale. Salgo un altro tiro, piutto-

sto duro, sempre bombardato dai soliti blocchettidi ghiaccio ed alla fine riesco a fare una sosta sottouna placca strapiombante. Il tiro dopo è una lottadi ghiaccio e misto. Nella seconda parte la colatadi ghiaccio mi impegna a fondo. Il ghiaccio è in-consistente e gli attrezzi mi escono continuamen-te. Poi rompo una piccozza, mi schiaccio un dito el�attrezzo mi cade. A fatica collego 3 chiodi da ghiac-cio e mi calo in sosta. Allora convinco Alessandroa proseguire e riesce a salire altri 10 metri, poi ri-torniamo al bivacco �ultimo sole�. Il tempo è cam-biato nuovamente e la cascata di neve che ci inve-ste sembra non avere fine. Al mattino Giacomopropone di fare la giornata di riposo ma io so chesu questa montagna il riposo si fa solo quando siscende. Risaliamo sulle corde con l�intenzione diproseguire per la cima. Alessandro porta a termi-ne il tiro di 90 metri con una dura lotta ma poi,volentieri, mi cede di nuovo la spada. Con un�altralunghezza arrivo alla base della parete terminale.Un altro mondo, un mondo a me molto familiaree rilassante. Veloci saliamo le lunghezze che porta-no al compressore.Rubo un altro ricordo dalla macchina di tante po-lemiche e poi mi infilo sul tiro di Bridwell. Quan-do raggiungiamo la cima decidiamo di passare lì lanotte in quanto abbiamo solo una frontale. Ci in-filiamo sotto un fungo e sbattiamo i piedi e le manitutta la notte. Abbiamo forse mezzo litro di aran-ciata ma è un blocco di ghiaccio. Il termometrosegna -13 ed il vento fa il resto.Raggiungiamo le porta-ledges e decidiamo di fer-marci a riposare, bere e mangiare. Il tempo è pes-simo e la notte a volte siamo molto spaventati perciò che ci cade addosso o vicino.Termina la nostra ottava e ultima notte in parete.L�indomani, molto carichi, verso sera siamo allabase della est.La storia è finita e solo ritornando a El Chalten cirendiamo conto di quanto abbiamo fatto. Ognu-no di noi ha i propri perché, i propri obiettivi, ipropri sogni. Io avevo questo, forse un pezzettoparadiso e l�ho raggiunto.

Ermanno SalvaterraNuova via: �Quinque anni ad paradisum� - Pata-gonia, Cerro Torre (3.128 m), East Face.Salitori: Alessandro Beltrami, Giacomo Rossettied Ermanno Salvaterra

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Alpinismo giovanile

Gioc alp ad ArcoNelle giornate di sabato 4 e domenica 5 giugno siè svolta ad Arco la manifestazione a carattere re-gionale e provinciale �Gioc alp� anche se solo perun numero ridotto di bambini a causa di problemilogistici.Hanno partecipato 14 gruppi per un totale di 150ragazzi seguiti da circa 48 accompagnatori. Le atti-vità si sono svolte su 4 percorsi che si contraddi-stinguono per difficoltà adatte all�età dei parteci-panti, che vanno dai 7 ai 14 anni.1) Percorso sui sassi del Colodri.2) Ferrata del Colodri con la possibilità di arram-

picare sul Muro dell�asino.3) Arrampicata sulle placche del Monte Baone.4) Ferrata nella forra del Rio Saragone.Obbiettivo di questa manifestazione è l�accosta-mento dei ragazzi all�alpinismo attraverso il giocograzie al quale abbiamo trascorso 2 giornate mera-vigliose assistiti anche dal bel tempo.

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Domenica 29 maggio sull�altopiano diNova Ponente, con 443 partecipanti siè svolto il classico incontro annuale trai gruppi di Alpinismo Giovanile dellesezioni CAI dell�Alto Adige e SAT delTrentino. Questo momento di aggre-gazione, da sempre, vuole essere allostesso modo, un�occasione di inter-scambio di attività e programmi fra Ac-compagnatori e un ringraziamento atutte quelle persone che hanno permes-so di far crescere e essere punto di ri-ferimento per chi crede nella nostraattività, al contempo vuol far nascereinteressi nuovi nei nostri giovani che siavvicinano alla nostra associazione e almondo della montagna.Il raduno, organizzato in modo egre-gio dalla sezione CAI di Laives, preve-deva il seguente programma: ritrovo ela registrazione dei gruppi al masoWolflhof, partenza in direzione delpunto di incontro a Schneiderwieserpercorrendo un tratto del sentiero E5, denominato �Sentiero delle leggen-de�, che lambisce alcuni biotopi in un

Raduno Regionale di Alpinismo Giovanile 2005

Sezioni Ragazzi Accompagnatori Totale

Bolzano 6 2 8Brennero 13 2 15Bressanone 31 7 38Brunico 25 8 33Egna-Bassa Atesina 10 5 15Laives 14 20 34Merano 27 8 35Salorno 8 4 12Vipiteno 12 3 15

Arco 40 12 52Cavalese 7 6 13Centa S. Nicolò 10 4 14Cles - Rallo - Tuenno 26 12 38Fondo 14 7 21Lavis 13 4 17Pressano 13 4 17Rovereto 5 2 7Toblino 11 3 14Trento 21 7 28Zambana 13 4 17

Totale 319 124 443

I numeri dei partecipanti al raduno

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bellissimo bosco. A mezzogiorno è stata offertauna pastasciutta a tutti partecipanti. Nel pomerig-gio prevista una attività collettiva, i ragazzi doveva-no costruirsi un portachiavi con il cordino e il mo-schettone ricevuti come ricordo della giornata. Ilsaluto della autorità e la premiazione dei gruppipartecipanti, sancivano la chiusura della manifesta-zione e il rientro alle varie destinazioni.

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Dalle Sezioni

FONDOIn occasione del 25° anno di attività,gli accompagnatori della SAT Gio-vanile di Fondo, con la collaborazio-ne dell�Istituto Comprensivo, hannopromosso il concorso di disegno:�Animali delle nostre montagne: re-altà e fantasia�, rivolto agli alunnidelle Scuole Elementari e della ScuolaMedia.Erano previste sei categorie: 1° ci-clo, 2° ciclo, scuola media, ognunacon duplice possibilità, individuale odi gruppo.L�iniziativa ha raccolto l�adesionequasi unanime degli alunni dell�Isti-tuto, soprattutto grazie agli insegnanti, che hannosaputo coinvolgere i propri ragazzi con compe-tenza e passione, dedicando tempo alla ricerca deisoggetti e sollecitando la creatività e la cura nel-l�esecuzione.La massiccia risposta dei partecipanti ha messo adura prova la giuria, composta di sette membri,esperti di espressività infantile, che hanno dovutovisionare e valutare ben 381 opere, tra le quali sce-gliere le cinque meritevoli di premio, per ognunadelle categorie previste.La conclusione di questo felice percorso di pro-

mozione e di pro-ficua intesa con laScuola si è avuto il18 dicembre, conla presentazione,l�esposizione e lapremiazione deidisegni, presso ilPalanaunia di Fon-do.In una sala gremi-ta all�inverosimile,bambini, genitori,insegnanti ed ami-ci hanno potuto

visionare i prodotti dei ragazzi, commentati dal Pre-sidente della SAT di Fondo, condividendo con stu-pore ed entusiasmo l�incredibile ricchezza di colo-ri, tratti, interpretazioni, con i quali i piccoli artistihanno saputo esprimere la loro idea di animali re-ali o fantastici delle nostre montagne.I presenti hanno successivamente potuto cono-scere l�attività dell�Alpinismo Giovanile con le im-magini dei momenti più significativi degli ultimianni, descritte dal Responsabile del gruppo.Il clima festoso e travolgente e la soddisfazione ditutti per la riuscita della manifestazione, è di buonauspicio per un continuo impegno di collabora-zione tra gli Accompagnatori della SAT Giovanileed il territorio.

Gruppo Alpinismo Giovanile - Attività 2004Hanno un fascino discreto, sono uno spettacolograndioso, hanno una tenacia incrollabile: gli ani-mali da sempre, per diversi motivi, accompagnanoe richiamano l�uomo in montagna. Da questo pre-supposto è nata l�idea del corso che ci ha accom-pagnato quest�anno. Ci sono state due serate in-troduttive al programma, con proiezioni di diapo-sitive riguardanti la fauna delle nostre montagne,relazionate con bravura e passione dal nostro ac-compagnatore Carlo Polastri. La prima uscita, conIl pettirosso triste

Stai attento: ti pungerò!

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le ciaspole, è stata fatta nella zona del lago di Tretcon lo scopo della ricerca di tracce sulla neve deglianimali stanziali. La festa della neve in febbraiosvoltasi in Val Senales è stata molto apprezzata, inuna giornata bellissima tutti hanno potuto diver-tirsi sciando o slittando in uno scenario incante-vole. Bus della Spia a Arco, l�uscita in grotta, comeal solito esercita un fascino del tutto particolarenei ragazzi. Il loro cammino segue la goccia d�ac-qua che penetra negli abissi, fra gallerie e cunicoli,entrano allora nell�oscuro e magico mondo dellaspeleologia. Un grazie dovuto a Walter Bronzetti,Tava Silvano e tutti gli amici del Gruppo SpeleoTrentino della SAT Bindesi - Villazzano sempredisponibili a farci rivivere queste emozioni.La gita di aprile ha permesso ai ragazzi di vederequanta vita gravita intorno a uno specchio d�ac-qua. Dal lago di Caldaro, passando per la valle del-la Primavera, fino ai laghi di Monticolo è stato tut-to un frullo d�ali.In maggio è stato annullato, causa maltempo, Gioc-Alp ad Arco la simpatica manifestazione che siprefigge di giocare con l�arrampicata.L�ormai collaudato Naturalmente Insieme, con lesezioni di Cles Tuenno e Rallo, è stato fatto a giu-gno alla malga di Romeno. Due giorni di giochi,escursioni e buonumore per cementare sempre dipiù l�amicizia fra le varie realtà di Alpinismo Gio-vanile delle sezioni valligiane.Siamo stati a Caderzone in val Rendena per visita-re una malga dove abbiamo visto tutto il lavoroche richiede la trasformazione dal latte al formag-gio o derivati. Ritornati in paese abbiamo potutoapprezzare il museo delle Malghe all� interno delquale vi è la storia della vita dell�alpeggio.Alla fine di agosto ci siamo recati due giorni a malgaSpora nel Brenta orientale. Un ambiente moltosuggestivo, fra marmotte e camosci, con la spe-ranza e la paura di incontrare l�orso sul nostro cam-mino. Bellissima la salita al Piz Gallino con i ragaz-zi entusiasti per aver raggiunto la cima e per ilmeraviglioso panorama che si gode del gruppo delBrenta. In settembre abbiamo partecipato al Ra-duno Regionale di A.G. organizzato dalla sezionedi Zambana in Paganella.Molto particolare è stata l�uscita notturna per sen-tire il bramito dei cervi nel parco dello Stelvio. Pernoi e per i ragazzi un cammino strano, quasi im-

maginario, che parte dalla mente e fa risuonarequell�eco nella fantasia.Insolita è stata pure l�uscita a ARTE Sella nell�omo-nima valle fra creazioni artistiche inserite nella na-tura. È stato organizzato in collaborazione con leScuole dell�Istituto Comprensivo di Fondo un con-corso di disegno con tema ANIMALI DELLENOSTRE MONTAGNE. Gli obiettivi di questainiziativa sono stati principalmente due. Il primo èstato quello di favorire la ricerca su argomenti etemi sulla montagna, focalizzando l�attenzione sul-l�approfondimento delle conoscenze relative all�am-biente che ci circonda, per secondo avvicinare epromuovere la nostra attività direttamente ai ra-gazzi in collaborazione delle scuole.Per finire, vorrei ringraziare tutti gli Accompagna-tori che hanno svolto un lavoro veramente meri-tevole, tutti i ragazzi partecipanti e le persone checi hanno aiutato nel corso dell�attività

AAG Francesco Zini, responsabile del Gruppo

RIVA DEL GARDA2° ciclo di serate alpinismo e solidarietàCon la fine di marzo si è conclusa la seconda edi-zione del ciclo di serate di Alpinismo e solidarietà,organizzata (con il patrocinio del Comune di Rivadel Garda), dalla Sezione SAT di Riva del Gardanell�ambito delle iniziative programmate per il 2005,insieme alla Cassa Rurale Alto Garda, all�Associa-zione Serenella, alle Guide Alpine Arco.L�obiettivo che gli organizzatori delle serate si sonoproposti in merito all�Alpinismo, è stato individua-to nel ravvivare l�interesse, e in particolare quellogiovanile, verso il mondo dell�arrampicata e dellegrandi imprese, proponendo alpinisti di livello na-zionale ed internazionale e la presentazione di lorodiapositive e filmati.Si è pensato che aver la possibilità di dialogare conimportanti attori di questo settore di punta dell�at-tività in montagna, possa permettere di avvicinaree capire le dinamiche che spingono l�uomo a cer-care il limite delle proprie possibilità, più mentali chefisiche. Sono intervenuti:- Marco Furlani con �Oltre la verticale�- Paolo Calzà (Trota) con �Aconcagua�- Luca Campagna con �Sognando montagna�

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- Fabio Giacomelli con �Spirito libero�- Renzo Benedetti con �K2 - La grande mon-

tagna�Crediamo che la loro testimonianza possa esserestata utile per capire anche cosa succede lassù, qua-li atti di eroismo, di amicizia ma anche di miserieumane o di umanità trovino lo scenario in pareti,ghiacci eterni, cime assolute. Per quanto poi con-cerne l�impegno per la Solidarietà, le serate sonostate indirizzate a sostenere tre progetti:�Orfanotrofio Daniele e Anna� - Burundi

L�orfanotrofio intitolato a Daniele Consolati eAnna Nascivera, grazie al gruppo capitanato daMauro Dossi, è stato in gran parte terminato. Iprimi 40 bambini sono entrati in questa grandee nuova struttura nella scorsa primavera. Oramancano gli arredi, armadi, letti, sedie e scriva-nie, ecc. e la realizzazione di una cisterna per l�ac-qua piovana, perché in Burundi perdura il pro-blema emergenza acqua e mancano le struttureatte a raccoglierla e canalizzarla. La parte infe-riore dell�orfanotrofio, adibita a dormitori e la-boratori per piccoli lavori artigianali, è per oreferma, in quanto mancano i fondi per comple-tarla. I referenti del progetto orfanotrofio aBusiga sono: Mauro Dossi e Nzoyisenga Josian-ne - Via Rialto, 8 - Cornè di Brentonico (TN) -Tel 0464.390066.

�Aiuti al dott. Carlo Spagnolli� - ZimbabweIl dott. Carlo Spagnolli, medico � chirurgo;uomo estremamente generoso e amico caro, hascelto, tanti anni fa, di lasciare una sicura carrie-ra in qualche ospedale per dedicarsi interamen-te agli ultimi. Da oltre trent�anni in Africa svol-ge una missione preziosissima nell�ospedale diHarare - Zimbabwe, con rischi indescrivibili: unlavoro straordinario di grande umanità per aiu-tare gli ammalati di Aids.

Acquedotto KandeIl Gruppo Scoiattoli di Cortina d�Ampezzo, nel-l�ambito del progetto �K2 1954 - 2004�, oltreal sostegno al dispensario medico MaurizioMazzoleni nel villaggio Askole (valle del Balto-ro � Pakistan) sostenuto con la vendita dellagiacca ufficiale della spedizione K2, ha deciso dipromuovere un progetto per la realizzazione diun acquedotto, indispensabile per i superstiti delvillaggio di Kande nella valle di Husche: due tre-

mende frane hanno spazzato via le maggiorparte delle case e degli abitanti, lasciando ben165 bambini orfani, in maggior parte di porta-tori, ora accolti da parenti o altre famiglie. IlGruppo Scoiattoli di Cortina d�Ampezzo por-ta avanti questo progetto con contributi vari chevengono da enti pubblici e privati, sostenendol�iniziativa con serate di proiezioni di filmati ediapositive sulla spedizione K2 1954 � 2004 e lavendita di bandiere del sodalizio. La SAT di Rivadel Garda si è impegnata direttamente con �1000 in questo progetto grazie all�opera di sen-sibilizzazione di Renzo Benedetti, vincitore delK2 nello scorso luglio. L�iniziativa partita allagrande in quel di Cortina nel 2004 è ben sup-portata dalla collaborazione in loco del referentesig. Mahdi, capo responsabile dei portatori del-la spedizione e trova nel 2005 l�ulteriore appog-gio di tutto il mondo della SAT con l�iniziativa�Camminando per la Solidarietà� del CircuitoSAT Corsa in Montagna.

Un vivo ringraziamento va a tutti coloro che si sonoimpegnati per la riuscita delle serate e in particolarmodo alla grande generosità degli alpinisti interve-nuti.

VEZZANONel corso dell�annuale assemblea dei soci della se-zione SAT Vezzano-Valle dei Laghi, il presidente diGiulietto Tonelli ha informato i 203 soci sui risul-tati conseguiti nell�anno 2004 (7 uscite con 329 par-tecipanti, 5 serate culturali con 255 presenti, manu-tenzione agli oltre 122 km di sentieri di propria com-petenza, la partecipazione ad alcune iniziative perla protezione dell�ambiente con l�associazione Co-muni Chiamo). Per il 2005 sono in programma 7uscite nelle Alpi Trivenete e la partecipazione all�11°corso di formazione ed aggiornamento di segnale-tica e manutenzione dei sentieri presso il rifugio SAT�Sprugio-Giovanni Tonini� sull�altipiano di Pinè nelmese di maggio. Durante la serata il rappresentan-te della SAT centrale Claudio Verza, ha consegna-to al socio Claudio Aldrighetti l�ambita �Aquilad�oro�, per i 25 anni d�appartenenza allo storicosodalizio dell�alpinismo tridentino.

Roberto Franceschini

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LAVISAncora piste in Paganella!È sabato sera, le previsioni metereologiche indica-no un deciso rialzo delle temperature e cielo lim-pido; ottimo, domani si parte di buon�ora e si va inPaganella per sfuggire alla morsa del caldo.La mattina è tersa e l�aria ancora fresca. L�itinera-rio inizia dalla chiesa di Zambana Vecchia ed im-boccando la Val Manara mi porto al passo Santelpassando vicino al Cason (vecchia malga ormaidimessa ) ed in prossimità della Cross dei Francesi(luogo storico, testimonianza del passaggio del-l�esercito napoleonico). Raggiunto il passo trovosubito le indicazioni SAT (segnavia 602) per rag-giungere la cima.Imbocco la strada forestale per la Rocca, l�aria cherespiro è fresca, il caldo non si sente, si è alzatainvece una dolce brezza. Sbuco sulle nuove pisteda sci ancora da rinverdire; qui le segnaletiche sonoscomparse probabilmente rimosse durante i recentilavori di ampliamento delle piste.Non riconosco più il paesaggio che mi circonda!!

La freccia indica la valletta tra le piste della Malga di Fai e della Nuvola Rossa dove verrà costruita la nuova pista

Non c�era un bivio? Ah eccolo! Le due piste che siincrociano, ma la tabella? Dovrebbe essere lì!Confidando sul fatto che conosco bene la zona(povero me se fossi un turista) giungo finalmentein una valletta caratteristica tra le piste della malgadi Fai e della Nuvola Rossa dove ho sempre vistodegli animali o i segni del loro passaggio.Vado acolpo sicuro, anche quest�anno i rari galli cedronisi sono fermati qui, infatti, sotto il solito larice ab-bondanti fatte (escrementi) segnalano la loro pre-senza.Proseguo sul sentiero che taglia il costone dietro ildosso Larici esposto bene al sole: una femmina dicamoscio col suo piccolo mi guarda incuriosita.Rinfrancato ed emozionato da queste belle imma-gini che mi avevano fatto dimenticare per un atti-mo i sfregi arrecati al territorio dagli ultimi lavoriper l�ampliamento delle piste, improvvisamente unsegno di colore arancione su un albero attira lamia attenzione e a terra vedo un picchetto dellostesso colore. Subito l�orrendo dubbio mi assale:una nuova pista?? Vado avanti per il sentiero e

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purtroppo altri picchetti e altri segni alimen-tano il mio dubbio. Proseguo ed in terratrovo una piuma bianca e vicino degli escre-menti: sono le tracce inconfondibili dellapernice bianca che da anni non si vedevain questi posti. Il sentiero ora prosegue amezzacosta dove numerose sono le traccelasciate dalla lepre; d�un tratto un rumoreimprovviso di rami scossi mi fa sobbalzare,ma mi permette di ammirare due bei ma-schi di gallo forcello che scollinano nonmolto lontano. Dalla valletta sbuco nuova-mente sulla pista Nuvola Rossa a quota1.800 circa. Da qui posso osservare la cimadella Paganella con le sue brutte antenne, itralicci, le piste, i rifugi e inoltre il nuovoimpattante innesto sulla pista Selletta e mirammarico pensando che probabilmente anchequesta valletta che ho appena percorso, forse unadelle ultime conche incontaminate di questa mon-tagna dove trovano rifugio animali, dove cresconofiori e piante tipiche della zona, dove si possonoammirare importanti fenomeni carsici, scompari-rà lasciando posto ad una nuova pista da discesa.Dove andranno i galli forcelli, i cedroni, i camosci,le pernici, le lepri, i caprioli ed altri animali che viabitano? E dove andranno le emozioni provatedurante questa giornata? Mi chiedo: non possia-mo fare proprio nulla per frenare questo sfrutta-mento sconsiderato del territorio e fare in modoche anche i nostri figli possano salire sulla monta-gna di casa e cantare in cima la famosa canzone�Paganella, Paganella de pu� bele no ghe ne�!!�

TAIO� non solo ciaspoleAnche in quest�ultimo inverno si è sentito parlarespesso di Ciaspole & affini, lasciando così in om-bra uno sport quasi simile, almeno per quel cheriguarda la fatica delle salite. Lo scialpinismo, unosport nel quale lo sforzo dell�ascesa viene almenoin parte ripagato dal divertimento ed emozioniprovate nella discesa, per quanto difficoltosa pos-sa risultare. Negli ultimi anni, questo sport ha su-bito un notevole incremento di partecipanti, vuoiperché l�alpinista che frequenta la montagna d�esta-

te ne vuole assaporare la silenziosità e maestositàanche durante la stagione invernale, vuoi perchélo sportivo che raggiunge queste zone, ne trovasicuro giovamento psicofisico.Anche all�interno della SAT di Taio c�è un gruppodi scialpinisti che spesso si trova ad effettuare ra-duni in varie località, tra queste possiamo vantarequello del Peller, il raduno del Roen arrivati terziper numero di partecipanti, alla Sgabanada di Ver-miglio dove partecipando, abbiamo vinto (orgo-gliosamente) il trofeo quale gruppo ospite più nu-meroso (il trofeo rimarrà definitivamente alla sededi Taio se verrà vinto per due anni consecutiva-mente), oltre che il premio per il concorrente sin-golo che ha stabilito il tempo ideale di percorren-za e la tradizionale collana di salamelle per gli ulti-mi arrivati, singolare maschile e femminile, signifi-cando che il valore del raduno non è la competiti-vità ma il giungere alla fine soddisfatti di quantocompiuto.Il gruppo si è fatto conoscere anche partecipandoal raduno �Ai piedi del Vioz� che si svolge a Peio,al raduno dei laghi di Val Bona, alla notturna delLunarally al Passo del Tonale ed infine, a conclu-sione di questa stagione d�escursioni, al famosoraduno del Mortirolo (Bs), giunto alla sua diciotte-sima edizione dove, abbiamo ricevuto i compli-menti dagli organizzatori poiché eravamo, a lorodire il primo gruppo ufficiale trentino che vi par-tecipava. Un ringraziamento dovuto, senza men-zionare nessuno in particolare, va anche alle per-sone che coinvolte dagli iscritti della SAT di Taio

Una delle fantastiche scialpinistiche sull�Altopiano della Predaia�Malga di Tres�

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hanno partecipato ai raduni inquestione perché in questo ge-nere di manifestazioni non vi èsolo la fatica ed il divertimen-to, si trova anche il tempo digodere della compagnia e dellacucina locale facendo quattrochiacchiere in allegria. Augu-randoci di replicare se non in-crementare i risultati di que-st�anno, ci diamo appuntamen-to alla prossima stagione inver-nale speranzosi di un sicuromaggior coinvolgimento daparte degli appassionati di que-sta disciplina.

Mauro Ravizza Gli scialpinisti della Sezione di Taio al Raduno del Mortirolo (BS)

SUSATUn�esperienza di lavoro in montagna? Al Ri-fugio �Taramelli� in Val di FassaLa SUSAT dai primi anni del 1960, ha in affida-mento il Rifugio SAT Monzoni �Torquato Tara-melli�, situato a quota 2.045 m in Val dei Monzo-ni, una laterale della Val San Nicolò, sopra Pozzadi Fassa. Il rifugio è affidato ad un gestore profes-sionista (dall�estate 2005 Nicola Albertini), affian-cato da un assistente in cucina, che nella condu-zione del rifugio si avvale anche della collabora-zione gratuita di soci e di volontari, sotto for-ma di gruppi di lavoro settimanali nei mesi di lu-glio e agosto. La SUSAT offre anche ad altri ai sociCAI e SAT interessati ad una esperienza di la-voro in montagna, l�opportunità di poter colla-borare, con la formula del lavoro volontario, allagestione di questo rifugio nelle Dolomiti trentine.Secondo un calendario di turni settimanali, gruppifino a due persone raggiungeranno il rifugio percollaborare nella conduzione. Sarà il gestore ad af-fidare loro i compiti da lui individuati. Trattandosidi lavoro volontario non è previsto alcun compensoeconomico al di là del vitto e dell�alloggio gratuito.Nei momenti liberi non mancheranno le oppor-tunità per fare interessanti escursioni nei dintornie vivere una settimana a stretto contatto con lamontagna. Chi fosse interessato a questa esperienzache dà la possibilità di lavorare e di conoscere da

vicino una delle attività i vive di montagna, puòcontattare in uno dei seguenti modi la SUSAT perrichieste di ulteriori informazioni o per concorda-re il periodo in cui si rende disponibile per unacollaborazione nella conduzione del rifugio:- Roberto Conti: 0461.934365; 368.7444484; e-

mail: [email protected] Nicola Albertini: 0461.910121; 340.2781536;

e-mail: [email protected] Paolo Pezzedi (Segretario SUSAT): 348.4942455

ore pasti.

Attività estive 2005 al Rifugio TaramelliPresso il rifugio Monzoni �Torquato Taramelli�,nel corso dell�estate 2005, tra giugno e settembre,saranno proposte attività culturali come corsi difotografia, concorsi di pittura, letture a tema diautori di libri montagna ed escursioni di appro-fondimento del territorio alpino della Val di Fassanei suoi molteplici aspetti: naturalistico, geologico,storico e molto altro ancora.GIUGNOSab. 18: Apertura estiva del rifugio.Sab. 25 - dom. 26: Concorso di pittura dal vivo

�1° Concorso Montagna è Arte� organizzato daMarco Consoli e Paolo Pezzedi. Iscrizione ve-nerdì 17 giugno dalle ore 20:30 presso la sededella SUSAT con versamento della quota di 30euro (comprensiva di cena, pernottamento,

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colazione e pranzo al rifugio). Numero massi-mo partecipanti 14: non sono accettati mino-renni. Lo spirito del concorso è: �Il pittore va inmontagna alla ricerca della fonte di ispirazione, la tro-va e immediatamente la ritrae�. Regolamento sulsito internet della SUSAT o presso la SAT.

LUGLIOSab. 2: Giornata di manutenzione sentieri: lavori

di manutenzione straordinaria (canalette, chiu-sura scorciatoie, sistemazione fondo) lungo ilsentiero E604 dal rifugio al lago delle Selle. Ri-trovo ore 9:00 presso il rifugio. ResponsabileGian Marco Richiardone.

Dom. 3: Festa del rifugio - Seguendo l�esperienzadell�anno scorso, si è deciso di dare vita ad unappuntamento fisso: la prima domenica di lu-glio grande festa al rifugio. Non solo un mo-mento di festa e di ritrovo per tutti i soci pres-so il rifugio ma anche la possibilità di parteci-pare alla vita del rifugio con realizzazione dipiccoli lavori di supporto al gestore (questoanno manutenzione straordinaria della legnaiae raccolta e accumulo della legna).

Dom. 10: Escursione guidata della Società diScienze Naturali del Trentino con tema �L�am-biente naturale dei Monzoni� - a cura di SandroZanghellini. Partenza ad ore 10 con ritrovo 50m a monte di Malga Monzoni.

Gio. 14: Escursione guidata con tema �Flora efauna dei Monzoni� - a cura di Elisabetta Pelle-grini. Partenza ad ore 10 con ritrovo 50 m amonte di Malga Monzoni.

Sab. 16: Musica, poesia e danza con l�associa-zione culturale �Laboratorio sul moderno�. Inserata proiezione del filmato sulla �Festa dellamodernità sulla neve� (www.labmod.org).

Dom. 17: Primo laboratorio di �Naturarte�, espe-rienze di didattica artistica ed ambientale per ibambini con una professionista ed insegnantedella Galleria civica di arte contemporanea diTrento.

Ven. 22: Escursione notturna con cena al rifu-gio. A cura di Francesca Trentini e Paolo Pez-zedi. Ritrovo ore 15 inizio Strada forestale perMalga Monzoni - Rif. Taramelli. La cena è pre-vista per le ore 21 al rifugio con rientro in valleintorno a mezzanotte. Iscrizione 20 euro.

Gio. 28: Escursione guidata con tema �Flora e

fauna dei Monzoni� dal rifugio - a cura di SandroZanghellini. Partenza ad ore 10 con ritrovo 50m a monte di Malga Monzoni.

Nel corso del mese di luglio e agosto sono previ-ste delle serate dal titolo �Astrogastro� effettuate incollaborazione con l�Associazione Astrofili Tren-tino e con il Gruppo Astrofili Val di Fiemme. Ledate saranno comunicate all�A.P.T. di Pozza di Fassae saranno pubblicate sul sito internet della SUSATe del rifugio. Il programma prevede una cena coni piatti tipici della cucina trentina al rifugio, e dopocena un�immersione totale nella notte stellata. Gliesperti dell�Associazione guideranno tutti i parte-cipanti in un �viaggio tra le stelle� con l�ausilio di unpotente telescopio tenuto presso il rifugio. La pre-notazione è obbligatoria da effettuarsi esclusiva-mente presso il rifugio. Il ritrovo è direttamente alrifugio, alle ore 19:30.

AGOSTOGio. 4: Escursione guidata con tema �Flora e fau-

na dei Monzoni� dal rifugio - a cura di SandroZanghellini. Partenza ad ore 10 con ritrovo 50m a monte di Malga Monzoni.

Dom. 7: Secondo laboratorio di �Naturarte�, espe-rienze di didattica artistica ed ambientale per ibambini con una professionista ed insegnantedella Galleria civica di arte contemporanea diTrento.

Gio. 11: Escursione guidata con tema �La valledei Monzoni nella storia� - a cura di Gian MarcoRichiardone. Partenza ad ore 9 con ritrovo 50m a monte di Malga Monzoni.

Gio. 18: �A merenda... coi libri� appuntamento let-terario a cura di Riccardo Decarli (Bibliotecadella Montagna-SAT).

Gio. 25: Escursione guidata con tema �La valledei Monzoni nella storia� - a cura di Gian MarcoRichiardone. Partenza ad ore 9 con ritrovo 50m a monte di Malga Monzoni.

SETTEMBRESab. 17 - dom. 18: �Incontri di fotografia� al rifu-

gio Taramelli - a cura di Roberto Calliari.Dom. 25: Chiusura della stagione estiva al rifugio.

Per ulteriori informazioni:SUSAT - Via Manci 57 - 38100 Trento (mercoledìsera dalle ore 20:30 alle ore 22). Tel.: 348.8995520;fax: 0461.986462; e-mail: [email protected]

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Sentieri - Escursionismo

Est 710 sentiero del Mulaz11 settembre 2001! In tutto il mondo è una datache rimarrà segnata nei libri di storia, ma per ilsentiero Est 710 della SAT è l�inizio di una nuovastoria. Quel giorno, insieme ad alcuni tecnici eoperai del Parco Paneveggio Pale di San Martino,è stato tracciato il nuovo percorso del sentieroE710, nel gruppo delle Pale di San Martino.Ci troviamo al confine orientale della Provincia,nell�area ricompresa tra il Passo di Valles a nord eil Passo Rolle a sud, in destra orografica della ValVenegia. In questa incantevole valle, famosissimaper le orchidee spontanee, nasce il torrente Travi-gnolo.Il vecchio sentiero E710, iniziava in corrispondenzadella stazione di valle della teleferica per il rifugioMulaz, in località Campigol della Vezzana (q. 1.920m ca.) e, salendo lungo il bordo meridio-nale dei ghiaioni, taglia gli stessi a quota2.300 - 2.400 m arrivando sino alla stazio-ne di monte intermedia della teleferica. Daqui il sentiero proseguiva in direzione delPasso del Mulaz (q. 2.616 m), superandoil confine con la Regione Veneto e scen-dendo al rifugio Mulaz (q. 2.571 m). Il sen-tiero ricade quasi interamente sul territo-rio del Comune di Tonadico, tranne chenel secondo pezzo, in discesa, in cui rica-de sul territorio del Comune di Canaled�Agordo, in provincia di Belluno.Il percorso ha sempre rivestito un elevatovalore escursionistico, in quanto rappre-senta la via di accesso diretta al rifugioMulaz �Giuseppe Volpi�, sito in territo-rio veneto, per chi proviene dalla Val Ve-negia e dal Passo Rolle. Già nell�edizione1949 del testo �Sentieri - segnavia - rifugi delTrentino� di C. Colò e G. Strobele (pubbli-cazione divulgativa del catasto sentieriS.A.T. nato in quegli anni) è riportato ilsentiero Est 710 con il seguente percorso:Passo di Rolle - Ponte Rivai delle Fosse -Passo della Costazza - Sorgenti del Travi-

gnolo - Passo del Mulaz - Rifugio Mulaz.Gli interventi di sistemazione del sentiero, realiz-zati nell�estate del 2003, assumono un�elevata im-portanza per la sicurezza di chi percorre il sentie-ro. Infatti negli anni precedenti erano stati realiz-zati numerosissimi interventi di manutenzione perripristinare il tracciato nel tratto tra il Campigolodella Vezzana (q. 1.920 m) e la stazione intermediadella teleferica del Mulaz (q. 2.400 m ca.), a causadi continui fenomeni di erosione e caduta di mate-riale roccioso lungo i colatoi e ghiaioni sottostantialle pareti occidentali del Campanile di Val Gran-de, della Cima di Val Grande e della Cima dei Bu-reloni. Tali interventi dovevano poi essere ripresicompletamente ogni primavera, effettuando ancheinterventi di ripristino più volte nel corso della sta-gione estiva, per garantire il passaggio agli escur-

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sionisti e agli alpinisti. Queste sono le motivazioniche hanno portato SAT ed Ente Parco Paneveg-gio Pale di San Martino ad individuare una solu-zione alternativa, progettando e realizzando unavariante al vecchio percorso.Il nuovo tracciato realizzato si diparte dalla stradaforestale su cui corre anche il sentiero E749 (Cam-pigolo della Vezzana - Forcella Venegia bivio E751),un centinaio di metri dopo l�incrocio con la stradadella Val Venegia. Da qui il sentiero si dirige versosud-est attraverso un rado lariceto frammisto amughi e costeggiato da qualche masso affiorante.Il sentiero si sposta verso una piccola dorsale emer-gendo rapidamente dal bosco e passando in mez-zo a massi ciclopici frammisti a mughi e sassi piùpiccoli. Il sentiero a questo punto piega leggermen-te verso est e raggiunge la parete rocciosa, costeg-giandola verso nord per poi riprendere la direzio-ne est e salire lungo una valletta sino a raggiungerela dorsale soprastante. La valletta è caratterizzatadalla presenza di numerosi cespugli e si trova in unarea in cui sono spesso presenti animali: principal-mente passaggio di camosci, ma anche marmotte.Dopo aver risalito la dorsale, il sentiero si accostaalla parete rocciosa, immediatamente sopra allatestata di un canale. Da qui il sentiero sale in mez-zo a un deposito di massi di grosse dimensioni econ alcuni tornanti e un lungo traverso si portalungo il versante erboso, sottostante alla stazioneintermedia della teleferica del Mulaz. Con alcunitornanti si arriva infine a collegarsi al penultimotornante del vecchio sentiero, poco sotto la vec-chia stazione intermedia della teleferica. Da qui inpoi si ripercorre il vecchio tracciato.È stato predisposto anche un sentiero di collega-mento per chi proviene dal Passo Rolle: questopercorso si collega al sentiero vero e proprio pocosotto quota 2.000 m. Dal primo tornante, salendo,della strada della Val Venegia si stacca il sentieroche porta direttamente a incrociarsi con il vecchiotracciato del E710 e quindi, attraverso il Campigo-lo della Vezzana e i vari depositi di ghiaia presenti,supera il cordone morenico raggiungendo il nuo-vo percorso a quota 2.000 m. I lavori per questotratto di sentiero sono stati limitati alla realizzazio-ne della segnaletica orizzontale e alla formazionedi un tracciato mediante posizionamento di sassilungo il perimetro del sentiero stesso (una specie

di definizione della carreggiata) in modo tale damantenere gli escursionisti all�interno di un per-corso ed evitare la formazione di numerose tracceal piede del ghiaione. Tale tipo di intervento è giàutilizzato in zona, come in altre parti del Parco.Al sentiero è stata assegnata la denominazione uf-ficiale di �sentiero del Mulaz� e nell�estate 2004 è sta-to intitolato alla memoria della guida alpina Quin-to Scalet.Per quanto riguarda il vecchio percorso è necessa-rio segnalare che è stato completamente abbando-nato e dismesso: la segnaletica orizzontale è statacancellata e non viene più effettuata la manuten-zione. Affrontare tale percorso diventa quindi pro-blematico, soprattutto per quanto riguarda la sicu-rezza: le pareti soprastanti continuano a scaricaremateriale rendendo pericoloso il passaggio. Inol-tre preme ricordare che ci troviamo all�interno diun Parco naturale, in cui è previsto che gli escur-sionisti e i visitatori rimangano all�interno dei per-corsi segnalati, al fine di ridurre i possibili disturbialla fauna e il danneggiamento delle piante.

Convegno sentieri DAV30 aprile 2005 a Wuerzburg (Germania)Si è svolto il 30 aprile nella città storica universitariadi Wuerzburg - posta fra le colline vinicole del Menoin posizione baricentrica della Germania, il conve-gno �Wege und Steige im Alpenraum�, letteralmen-te �vie e sentieri nell�ambiente alpino� una sorta diconvegno nazionale sulla sentieristica di Germaniaed Austria che ha radunato oltre 200 referenti deisentieri dei club alpini dei due Paesi.Anche il CAI vi ha partecipato con una sua delega-zione che ha potuto rendersi conto della realtà sen-tieristica e gestionale di DAV e OEAV e trarne in-teressanti raffronti, spunti e considerazioni in me-rito alla gestione nella nostra rete, anche se va det-to che la situazione organizzativa e logistica tede-sca non è come quella italiana; al centro (Monaco)c�è un organizzazione coordinata da alcuni profes-sionisti/dipendenti DAV e il volontariato è espres-so anche da molti soci delle sezioni delle città delcentro e nord Germania che hanno in carico e siimpegnano per la manutenzione dei sentieri sulleAlpi, quindi nel sud del Paese a centinaia di chilo-

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metri di distanza.In sintesi sono qui riportati i punti salienti e mag-giormente interessanti della lunga giornata congres-suale che ha coinvolto 10 relatori e sviluppato unvivace dibattito.Anzitutto alcuni dati statistici sulla situazione socidel DAV: i soci del DAV sono oltre 700mila; l�80%pratica regolarmente l�escursionismo e la loro etàmedia è di 48 anni. Le socie donne, un tempo mi-noranza, si iscrivono oggi quasi come gli uomini; il50% dei soci è diplomato e il 75% degli studentidell�ultimo anno di superiori pratica l�escursionismo.È in crescita sia l�escursionismo a piedi estivo edinvernale e soprattutto quello in bicicletta.In merito alla manutenzione dei sentieri, un primointervento ha messo bene in evidenza come a frontedel venir meno del numero di volontari disponibilia intervenire sui sentieri, diverse sezioni hanno in-tenzione di non occuparsi più di questa attività; maforte è stato il richiamo a non sfuggire ai compitiistituzionali e ad evitare di rinunciare ad una presen-za attiva sul territorio, di tutela e valorizzazione se-condo i principi dei club alpini. Il DAV, a seguito del

recente periodo di recessione economica ha con-statato una diminuzione significativa della frequenzanei rifugi della popolazione tedesca e si sta interro-gando su come sostenere anche economicamentequelle strutture che si trovano in difficoltà; ha av-viato una strategia di marketing dei propri rifugi esentieri basata sulle aspettative dei frequentatori:apposite pubblicazioni e un sito internet seleziona-no i rifugi e sentieri adatti a vari tipi di interesse(escursioni a piedi, in bici, in ferrata, da rifugio a ri-fugio, in bassa, media o alta montagna, in diversi tipidi ambiente, secondo la lunghezza, la difficoltà, coni bambini, la famiglia, lo sportivo, l�interesse cultu-rale, naturalistico, ecc), il tutto integrato con delleofferte di ospitalità e accompagnamento. La presen-za degli alpinisti è diventata una minoranza e il mitodella cima è in calo: la popolazione tedesca preferi-sce escursioni di media montagna, nei parchi e ne-gli ambienti montani naturali qualitativamente mi-gliori. Uno studio economico ha poi stabilito che ilmovimento turistico-escursionistico in Germaniae Austria produce annualmente circa 12 miliardi diEuro di fatturato di cui 5 di spese turistiche; l�escur-

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sionismo costa a chi lo pratica circa 2,5 Euro a chi-lometro e nonostante la crisi economica è un�atti-vità in crescita.È in corso un progetto per il controllo della qualitàdelle escursioni che prende in considerazione varicriteri di valutazione del tipo di sentiero e segnale-tica (ad esempio almeno il 65% dell�itinerario devesvolgersi su sentiero vero e proprio), presenza dipunti di appoggio affidabili, punti panoramici, qua-lità dell�ambiente. In alcuni casi si è intervenuti perrestringere i sentieri. Peter Weber coordinatore dellasentieristica DAV, intervenuto in merito ai proble-mi manutentivi dei 40mila km di sentieri in caricoal DAV, ha evidenziato la necessità di creare mag-giore consapevolezza del ruolo istituzionale dei socidel club alpino, di creare maggiori legami con lepopolazioni e amministrazioni pubbliche locali e dimantenere obiettivi alti e di qualità;nel tempo si sono creati diversi problemi di passag-gio in terreni privati ed ha richiesto un maggiorimpegno per mantenere passaggi pubblici e dispo-nibilità a mediare in caso di conflitti.La manutenzione dei sentieri pone il problema dellacollaborazione fra soci delle sezioni di città e quellidi valle e l�organizzazione di settimane di lavoro conbase nei rifugi di proprietà; al fine di ottimizzare lerisorse, che ammontano annualmente e comples-sivamente a circa 2milioni di euro, è richiesta unabuona pianificazione e maggiore motivazione. Lapresentazione del progetto regionale di informatiz-zazione dei dati dei sentieri e loro segnaletica inVorarlberg ha mostrato le potenzialità dei sistemiinformatizzati territoriali sia ai fini manutentivi chepromozionali; si è prospettata la collaborazione conaltri soggetti per avviare accordi di reciprocità nellaconsultazione dei dati. Sul problema del degrado deisentieri per erosione sono stati presentati interes-santi dati e prospetti frutto di approfonditi studi eaccordi universitari che hanno dimostrato la capa-cità di assorbimento/deflusso delle acque nei varitipi di terreno e le possibili contromisure nella co-struzione/manutenzione dei sentieri; è in corso direalizzazione un apposito manuale per gli interventi.In Vorarlberg vengono organizzati annuali corsi performare i manutentori e riunioni con i referenti deisentieri i cui nominativi sono comunicati ufficial-mente ai comuni di competenza. Si è creato unpositivo rapporto con le amministrazioni locali.

Sulla responsabilità nella manutenzione dei sentie-ri la situazione è molto complessa e contradditto-ria: in Germania è responsabile il manutentore (lesezioni DAV che hanno in carico i sentieri) che devefare in modo di prevenire eventuali incidenti, secon-do le conoscenze disponibili; i sentieri per la leggetedesca sono considerati come le strade; è comun-que giuridicamente accettato il principio che inambiente alpino può esserci caduta sassi e che deveesserci una certa capacità degli escursionisti; se adesempio un itinerario è soggetto a frequenti cadutedi sassi, si deve apporre un cartello che avverte delpericolo; se questo pericolo è occasionale non ènecessario alcun cartello; per le vie ferrate non c�èobbligo di assicurazione, ma prima dell�apertura vaverificata la percorribilità; almeno una volta all�an-no ogni sentiero deve essere ispezionato così comedopo eventi meteorologici e ambientali ecceziona-li ed eventuali difficoltà devono essere avvisate af-finché l�escursionista non cada in una sorta di trap-pola e in tal caso il sentiero va dichiarato chiuso onon mantenuto.In Austria invece è responsabile chi paga per lamanutenzione ma l�uso non adeguato del sentieroda parte di chi lo percorre esclude la responsabilitàdel finanziatore; tuttavia il sentiero �non adeguato�a un certo uso dovrebbe essere in qualche modoevidenziato.C�è l�obbligo da parte della sezione di assicurare (acosti esigui) tutti coloro che intervengono a variotitolo nella manutenzione dei sentieri, ognuno deveavere il suo abbigliamento di protezione a norma eusare le attrezzature pericolose solo se esperti; sec�è pericolo durante i lavori il sentiero va chiuso.I finanziamenti del DAV per la manutenzione deisentieri vanno dal 40% all�80% della spesa ammes-sa, detratti i finanziamenti di enti pubblici e la se-zione deve dimostrare di non avere altre entrate; èraccomandato l�impegno di richiedere finanziamen-ti a terzi.Nel dibattito si è posto il problema dell�uniformitàdella segnaletica che stranamente non è ovunquecosì uniforme come ci si aspetterebbe.In chiusura c�è stato il tempo di portare i saluti delpresidente della CCE Filippo Cecconi e di esporrein estrema sintesi l�impegno del CAI per i sentieri.Tarcisio Deflorian (Gruppo lavoro sentieri CCE-CAI)

Hans Mattioli (Presidente Comm. Sentieri SAT)

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Corso SentieriSabato 21 e domenica 22 maggio 2005, si è svoltol�11° incontro di formazione e aggiornamento perla segnaletica e manutenzione dei sentieri, volto apotenziare e qualificare l�attività sentieristica. Ilcorso era riservato principalmente ai soci volonta-ri operanti sul territorio attraverso le sezioni SATe CAI e a quanti interessati, nell�ambito dell�attivi-tà sociale, alle problematiche della manutenzionedei sentieri. L�incontro formativo di quest�anno siè avvalso della collaborazione della sezione SAT diPinè, del gestore del rifugio Sprugio �G. Tonini�,del Comune di Baselga di Pinè e dell�Azienda diPromozione Turistica Pinè - Cembra. Il corso si èsvolto a Bedollo in località Centrale e al RifugioSprugio �G. Tonini�, con la partecipazione, in qua-lità di esperti, di alcuni componenti della Com-missione Sentieri Escursionismo SAT e del grup-po di lavoro sentieri della Commissione Centraleper l�escursionismo del CAI.Sabato si è iniziato con il ritrovo a Bedollo pressola sala delle Cooperazioni della Cassa Rurale Pine-

tana, dove, dopo il saluto di benvenuto, il presi-dente della CSE Hans Mattioli ha tenuto una con-ferenza. Supportato da strumenti multimediali, ilpresidente si è soffermato sui vari aspetti che ca-ratterizzano la sentieristica, in particolare sul ripri-stino, la manutenzione e la corretta esecuzione dellasegnaletica. Il funzionario provinciale Claudio Fab-bro ha poi parlato degli aspetti storico - filosofici emanutentivi dei sentieri. Con l�ausilio di diapositi-ve ha illustrato le varie tecniche di costruzione dimuri a secco, gabbionate, canalette, ecc. Infine haporto il ringraziamento a tutti i volontari che ope-rano nell�ambito della sentieristica e in particolareai corsisti presenti, augurando loro un proficuo la-voro. Gli interventi si sono conclusi con il salutodel presidente della Sezione SAT di Pinè Ivan Bo-neccher e con l�esposizione dettagliata, da parte diTarcisio Deflorian (coordinatore dell�incontro), delprogramma delle due giornate di corso.È seguito il pranzo offerto dalla Sezione SAT diPinè, quindi, verso le 13.30, i partecipanti sono stati

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divisi in gruppi e accompagnati in località Regna-na e Malga Stramaiolo dove sono iniziate le eserci-tazioni pratiche. Dopo la verifica di materiali edattrezzi, lungo il sentiero n. 443, sono stati effet-tuati rilevamenti di luoghi di posa, e alcuni piccoliinterventi di sistemazione di segnaletica orizzon-tale e verticale. Al termine del-la giornata tutti i gruppi sisono ritrovati al rifugio Spru-gio �G. Tonini�, per la cena eil pernottamento. Il mattinosuccessivo, dopo la colazione,sono riprese le esercitazionisui sentieri circostanti al rifu-gio (n. 443, n. 340, n. 468). Inparticolare sono stati appro-fonditi i seguenti temi:- segnaletica verticale, mo-

dalità di indicazione delle località di destinazio-ne, corrett-o posizionamento e fissaggio delletabelle segnavia;

- segnaletica ad un bivio d�inizio sentiero;- segnavia sulle piante;

- segnaletica orizzontale su sassi - costruzione diometti;

- sistemazione fondo del sentiero;- chiusura di scorciatoie;- realizzazione di traversine taglia acqua con

materiali locali.A conclusione delle esercita-zioni, verso le 14.30 tutti igruppi sono rientrati al rifu-gio Sprugio per i saluti e lachiusura dell�incontro. Le duegiornate sono state conforta-te dalle ottime condizioni at-mosferiche che hanno per-messo di sviluppare tutte letematiche in programma. Al-l�incontro erano anche pre-senti, come osservatori, due

esponenti del CAI di Parma. Vista la buona parte-cipazione e il clima positivo che ad ogni fine corsosi instaura tra i partecipanti (locali e non), la CSEha allo studio la possibilità di estendere a due que-sti incontri annuali.

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Collaborazione tra Comuni e SezioniSATPubblichiamo, di seguito, la lettera a firma del Pre-sidente dei Comuni Trentini e del Presidente dellaSAT relativa alla collaborazione nella gestione del-la rete sentieristica.La riteniamo un positivo esempio di cooperazio-ne tra soggetti che, pur diversi nei loro compiti enella loro funzione, possono promuovere un or-dinato sviluppo del territorio.

Trento, 10 marzo 2005OGGETTO: collaborazione tra Comuni e Sezioni SAT.

Il Consorzio dei Comuni Trentini e la Società degli Alpi-nisti Tridentini (SAT), in un comune intento di collabora-zione, considerano opportuno richiamare la sua attenzionesul giusto utilizzo della rete di sentieri in provincia.Da sempre le comunità, tramite le loro Amministrazioni e- dal 1872 - la SAT, si sono occupati di sentieri.Nelle tracce lasciate dal tempo nelle nostre Comunità, inognuno di noi, sopravvivono anche i sentieri insieme al ricor-do delle usanze, dei modi di dire.Attualmente il sentiero è vissuto, anche se non esclusiva-mente, nel tempo libero, dello svago, dell�esplorazione del-l�ambiente ed anche di se stessi. Camminare permette discoprire, o riscoprire, territori nuovi ed aiuta a svelare ine-splorate parti di noi stessi. Camminare affatica, ma appagaaltre esigenze; provoca il piacere di nuove e più alte solleci-tazioni.Il sentiero rimane un presidio culturale imprescindibile, unmezzo necessario per raggiungere, preservare, conoscere mete,ambiti, scenari.Adesso i maggiori utilizzatori dei sentieri montani sonoturisti, escursionisti, alpinisti.La presenza di reti di sentieri e passeggiate efficienti e sicu-re, costituisce per la maggior parte dei nostri ospiti unadiscriminante decisiva sulla scelta della località nella qualetrascorre il proprio tempo libero.Oggi più che prima gli Enti Locali e la SAT, sono chia-mati ad un rinnovato impegno per la loro salvaguardia,messa in sicurezza, corretto uso.Attualmente, sul territorio Trentino si osserva il fiorire d�ini-ziative di enti e/o associazioni che, per attività diverse dal-l�escursionismo (mountain bike � ippica), prevedono l�uti-lizzo, parziale o integrale, a volte anche con modifiche, deisentieri che la SAT ha iscritto nell�apposito registro pressoil Servizio Turismo della PAT (vedi L. P. No. 8 dl

15.03.1993, art. 3). Si tratta spesso di iniziative lodevoli,che, in assenza di un coinvolgimento preventivo delle Sezio-ni SAT operanti sul territorio, possono portare, come giàavvenuto, a incomprensioni e attriti.La SAT, fedele alla sua tradizione di collaborazione congli Enti Territoriali, nel mentre chiede di essere messa aconoscenza di eventuali programmi che interessino la retesentieristica di cui cura manutenzione e segnaletica, assicu-ra nello stesso tempo il proprio contributo ad affrontare, erisolvere, eventuali problemi che dovessero sorgere a seguitodei progetti elaborati.I Presidenti del Consorzio dei Comuni e della Società degliAlpinisti Tridentini, concordando sulla necessità e sull�uti-lità di una stretta collaborazione tra Enti Locali e SAT,invitano quindi i Comuni e le Sezioni della SAT presentisul territorio a costruire corretti rapporti di informazione ecollaborazione garantiti dalla secolare esperienza satina.In particolare, la Società degli Alpinisti Tridentini intendepromuovere:- L�impiego di una segnaletica conforme per i sentieri al-

pini, i sentieri alpini attrezzati e le vie ferrate insistentisul territorio provinciale ed

- un uso dei sentieri adeguato alla loro conformazionemorfologica, rispettoso verso l�ambiente e gli ecosistemiattraversati.

Ringraziando per l�attenzione, il Consorzio dei ComuniTrentini e la SAT confidano nella collaborazione degli EntiLocali per promuovere assieme il nostro inestimabile patri-monio territoriale.Con viva cordialità.

Renzo Anderle (Presidente Cons. Comuni Trentini)Franco Giacomoni (Presidente SAT)

Sentieri danneggiati e chiusiElenco aggiornato al 27 maggio 2005

O 208 Dal Rif. Stella Alpina al Masso del Bivac-co; chiuso per manutenzione; sentiero fra-nato.

O 227 Pian del Cuc-bivio sent. 220; chiuso permanutenzione; sentiero inagibile; tratti daattrezzare.

O 278 Per Malga Valchestria e Passo Falculotta ;Chiuso per manutenzione; sentiero ina-gibile.

O 359 Sentiero del Vallon; chiuso per manuten-

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zione; frane e smottamentiO 374 Da loc. Pontaron q. 1180 al Biv. Mezol;

Chiuso per manutenzione. Il bivacco sipuò raggiungere ugualmente seguendo lastrada forestale

O 426 Sentiero attrezzato del Rampin (M. Casa-le); chiuso per la necessità di adeguamen-ti tecnici alle attrezzature.

O 529 Sentiero dell�Eremo di Santa Giustina;chiuso per manutenzione. A seguito delrilascio di parte delle acque del torrenteNoce, è interrotto in prossimità dell�al-veo del torrente. L�accesso all�Eremo èquindi ora possibile solo dal lato di Der-mulo.

O 604 Da Malga Zambana a Cima Paganella;chiuso per manutenzione; sono in corsolavori di sbancamento e sistemazione dellepiste da sci.

O 606 Da Andalo a Doss Pelà; chiuso per ma-nutenzione; sono in corso lavori di sban-camento e sistemazione delle piste da sci.

O 611 Dalla discarica di Trento a Bocca Paloni;chiuso accesso da Trento; a causa dei la-vori della discarica di Ischia Podetti, l�ac-

cesso da Trento non è possibile.L�imbocco è raggiungibile solamente daZambana Vecchia.

O 680, O 681, O 682 Soprastanti l�abitato di Zam-bana Vecchia; benché attualmente precor-ribili sono ancora chiusi per ordinanza sin-dacale. Nel frattempo sono state sostitu-ite e messe a norma le attrezzature (funicorrimano), sul sentiero 682, nei pressidella località �Doss de la Cordina�.

E 513 Da bivio 518/A q. 1.815 a Baito di ValSossoi q. 1.922; chiuso per manutenzio-ne; sentiero franato tratti da ripristinare.

E 447 Pian dei Zirezari e bivio sent. 446 in loc.Doredondo chiuso per tratto franato; ina-gibile.

E 402 Val Mistai - da Carbonaia al Monte Cali-sio. Chiuso per manutenzione. A seguitodi una frana a quota 930 m c., sotto il�Croz de la Madonina�, il sentiero è in-terrotto. È segnalata deviazione per laCima Monte Calisio.

E 425 Località Costila - Chiuso per manutenzio-ne. A seguito di una frana il sentiero è in-terrotto in loc. Costila a quota 1622 m ca.

Durante l�Assemblea dei Delegati SAT,svoltasi sabato 23 aprile presso l�Aula Ma-gna dell�Istituto Agrario di S. Michele al-l�Adige, il Presidente Franco Giacomoni,ha consegnato ufficialmente alla nuova Se-zione �Val Genova�, il gagliardetto sezio-nale.Il riconoscimento a Sezione è stato deli-berato dal Consiglio centrale SAT nella riu-nione del 29 ottobre 2004, dopo il bene-stare della Sezione madre �Carè Alto�, cheha ospitato il Gruppo fin dal 1985. La nuo-va Sezione fa riferimento ai Comuni di Bo-cenago, Caderzone e Strembo.Al Presidente Luca Leonardi ed ai suoi col-laboratori gli Auguri di buon lavoro conun benaugurante Excelsior!

B. A.

Nasce la nuova Sezione SAT �Val Genova�

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La Commissione Rifugi della SAT, seguendo unaormai consolidata tradizione, organizza una riunio-ne di tutti i gestori dei suoi rifugi verso la fine di mag-gio, nella Sede Centrale di Trento.La riunione è da intendersi propedeutica all�aperturaufficiale del 20 giugno, prevista dalla normativa pro-vinciale. Anche questo anno l�incontro si è svolto il26 maggio e la presenza dei gestori è stata pressochétotale. I lavori della riunione sono stati coordinati dalPresidente della Commissione Rifugi della SAT Ma-rio Benassi. A portato il saluto ufficiale il Presidentedella SAT Franco Giacomoni, anche con alcune os-servazioni inerenti la gestione.Presente pure il Direttore Bruno Angelini, che avevafra l�altro predisposto parte del materiale da conse-gnare ad ogni rifugio. Il Presidente della Commissio-ne Sentieri della SAT, Giovanni Mattioli, ha richiama-to i gestori all�attenzione che devono avere per i sen-tieri loro assegnati (previsto nel contratto di gestio-ne), e alla relativa segnaletica. Il Geom. Noldin hasvolto con la consueta competenza ogni aspetto or-ganizzativo e raccolto osservazioni e proposte. È in-tervenuto anche Mauro Mazzola di MeteoTrentino, perringraziare ma anche ricordare il prezioso supportoche i gestori dei rifugidanno, per la segnalazio-ne di dati ai fini delle pre-visioni meteorologiche.Particolarmente graditala presenza dell�Ing.Claudio Fabbro, attualefunzionario dell�Asses-sorato Provinciale al Tu-rismo, con competenzaspecifica per i rifugi delTrentino. In particolaresi sono trattate le proble-matiche principali relati-

ve alla corretta apertura dei rifugi quali:- sanitizazzione degli impianti idrici e potabilizza-

tore;- controllo ufficiale degli estintori;- gestione impianto trattamento reflui, (griglie,

imhoff, disoleatori);- controllo cartelli per sentieri ed eventuale telefe-

rica;- consegna del prezziario per la stagione 2005/

2006, con indicato il nome dell�ispettore (confer-mati quelli del 2004);

- richiamo all�uso obbligatorio del sacco lenzuolo.Si è anche potuto verificare che i gestori avevano gra-dito e partecipato ai corsi organizzati dall�Associazio-ne Gestori Rifugi del Trentino, per gli aggiornamen-ti previsti dalla legge.Si sono date istruzioni scritte per prenotazioni, ma-nutenzioni gruppi elettrogeni, rilevamento pernotta-menti ecc. L�occasione è stata utile per presentare inuovi gestori del rifugio Roda di Vael (Guida AlpinaBruno Deluca), del rifugio Peller (Panizza Rinaldo)e del rifugio Taramelli (Albertini Nicola). Tutto quan-to sopra esposto nel tempo di circa due ore e mezza;poi un saluto ed un arrivederci ai rifugi.

Rifugi

Un momento della riunio-ne. Al tavolo, da sinistra,Bruno Angelini, FrancoGiacomoni, Mario Benassie Claudio Fabbro

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Notizie

53° TrentoFilmfestival, la prima voltadel BrasileLa direzione artistica di Maurizio Nichettisupera l�esame: Festival più vicino alla città eal pubblicoPer la prima volta nella sua storia il TrentoFilmfe-stival premia con il massimo riconoscimento unfilm di alpinismo brasiliano. Tra i 45 film in con-corso, la Giuria internazionale presieduta dalla re-gista Stefania Casini ha attribuito il più prestigiosoriconoscimento del TrentoFilmfestival - la Gen-ziana d�Oro �Gran Premio Città di Trento� - alfilm Extremo Sul dei registi brasiliani Monica Sch-miedt e Sylvestre Campe, una delle proposte dipunta dell�industria cinematografica del paese su-damericano che pochi giorni dopo il riconoscimen-to di Trento è stato presentato al mercato del Fe-stival di Cannes. Un film che racconta il confrontofra sogno e realtà che anima sempre chi si accingead affrontare un�impresa dove l�uomo deve misu-rarsi con la natura, le sue paure e i suoi limiti. L�im-presa è il tentativo di scalare il Monte Sarmiento,una delle cime più difficili della Terra del Fuoco(scalata per la prima volta negli anni �50 da duealpinisti italiani e fra loro il trentino ClementeMaffei Guerèt) che i protagonisti documentano in

ogni sua fase, raccontando di fronte alla telecame-ra i loro dubbi, le loro ansie e paure, le motivazio-ni, il frantumarsi del sogno di portare a terminequesta impresa. Il nuovo direttore artistico Mauri-zio Nichetti, lo scorso novembre aveva annuncia-to l�intenzione di fare del TrentoFilmfestival (suaanche l�idea della rivisitazione grafica e del mar-chio) un momento di festa per tutta la città. E perraggiungere questo obiettivo ha messo a disposi-zione il suo entusiasmo per coinvolgere nel Festi-

val il maggior numero possibile di isti-tuzioni trentine. Un obiettivo che èstato raggiunto e al quale nessuno siè sottratto: dal Comune alla Provin-cia, dalla Trentino spa all�Azienda peril Turismo alla Camera di Commer-cio. I Bim del Trentino. Ma ancheprivati e operatori culturali della cit-tà: il Centro Santa Chiara, il MuseoTridentino di Scienze naturali, la Gal-leria Civica, la Fondazione Cassa diRisparmio, Il Museo degli usi e co-stumi di San Michele all�Adige, LaGalleria Civica, il settimanale VitaTrentina, negozianti e ristoratori, lesale da cinema interessate, le scuole.Ognuno ha voluto e saputo aderire

Monica Schmiedt, vincitrice assieme a Sylvestre Campe dellaGenziana d�oro, riceve il premio dalle mani del sindaco diTrento, Alberto Pacher

Maurizio Nichetti tra i ragazzi nell�incontro �Cordate nel futuro� presso lasede della SOSAT

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Tutte le genziane

Premio speciale della Giuria a TIBET - CRYOF THE SNOW LION di Tom Peosay (USA).

Menzione speciale della Giuria nella cate-goria sport e avventura sportiva a THECENTER OF THE UNIVERSE di Max Rei-chel e Franz Hinterbrandner (Germania).

Menzione speciale della Giura nella cate-goria ambiente montano e di promozionedello sviluppo sostenibile a THE FALCONTHAT FLEW WITH MAN di Leo Dickin-son (Gran Bretagna).

Menzione speciale della Giuria nella cate-goria montagna a AM ANFANG WAR DERBLICK di Bady Minck (Lussemburgo-Austria).

Genziana d�argento per il miglior film disport e avventura sportiva a ERIK(A) di KurtMayer (Austria).

Genziana d�argento per il miglior film diesplorazione a GIANT GRIZZLY di Andre-as Kieling (Germania).

Genziana d�argento per il miglior film di am-biente montano e di promozione dello svilup-po sostenibile a THE GORILLAS OF MYGRANDFATHER di Adrian Warren (Austria).

Premio della Città di Bolzano - Genzianad�oro per il miglior film di montagna a THEDEVIL�S MINER di Richard Ladkani e KiefDavidson (Germania - USA).

Premio del Club Alpino Italiano - Genzia-na d�oro per il miglior film di alpinismo a SURLE FIL DES 4000 di Gilles Chappaz (Francia).

Genziana d�oro - Gran Premio Città diTrento a EXTREMO SUL di Monica Sch-miedt e Sylvestre Campe (Brasile).

nel migliore dei modi all�invito di Maurizio Nichettie al suo progetto di un TrentoFilmfestival che coin-volgesse tutta la città. Grazie a queste collabora-zioni che hanno fatto percepire il TrentoFilmfe-stival come un bene condiviso dalla città e da tuttala comunità trentina, circa 1000 ragazzi delle scuo-le nell�arco della settimana sono stati ospiti per

un�intera giornata del TrentoFilmfestival ed han-no così avvicinato il variegato mondo della mon-tagna, dai mestieri all�arrampicata, dal cinema alleesplorazioni polari filo conduttore della 53° edi-zione. Nel cuore di Trento per l�intera durata dellamanifestazione è sorta la �Piazza del Festival� acura del Consorzio Trento Iniziative. Le sale dellaFondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rove-reto e di Palazzo Roccabruna hanno ospitato perl�intera settimana incontri con i protagonisti e di-battiti su tematiche alpinistiche, scientifiche, cine-matografiche. Sat e Sosat hanno ospitato come datradizione gli incontri con gli alpinisti (�Cordatenel futuro� e il premio SAT), la Sala degli affreschidella Biblioteca comunale quelli con gli autori nel-l�ambito di TrentoLibri, la Rassegna internaziona-le dell�editoria di montagna che ha accompagnatola settimana cinematografica. Le immagini degliincontri con i principali protagonisti, dall�ex Mon-thy Python e oggi documentarista-viaggiatore Mi-chael Palin, all�esploratore polare Borge Ousland,a Reinhold Messner, sono state diffuse per la pri-ma volta in un Festival di cinema in diretta attra-verso la rete internet e attraverso una rete di mo-

Un fotogramma tratto dal film �Extremo Sul� vincitoredella Genziana d�oro

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nitor dislocati nel centro della città. Non ha vintosolo il cinema dunque, ma anche un nuovo mododi stare insieme e ritrovarsi, per una settimana, nelsegno della cultura della montagna. Al futuro con-siglio direttivo il compito di proseguire nella stra-da imboccata facendo tesoro anche di osservazio-ni e alcune critiche (più spazio e attenzione nellarassegna per gli alpinisti, recuperare un luogo diaggregazione della manifestazione, quelle che han-no trovato maggiore voce), per migliorare e cre-scere ancora.

Marco Benedetti

7° edizione di BiblioCaiSabato 7 maggio, durante il Filmfe-stival internazionale montagnaesplorazione avventura �Città diTrento�, si è svolta presso la SATla 7° edizione di BiblioCai, il con-vegno dei bibliotecari del Club al-pino italiano. La partecipazione èstata, come sempre, cospicua, con40 bibliotecari in rappresentanzadelle biblioteche sezionali CAI di:Albenga, Belluno, Bergamo, Bo-logna, Cividale, Cuorgnè, Chieri,Feltre, Firenze, Lucca, Milano,Modena, Novara, Parma, Porde-none, San Pietro in Cariano (VR),Schio, Trieste (XXX Ottobre),

Varallo, Vicenza, Vigevano, Biblioteca nazionaleCAI e Biblioteca della montagna-SAT; erano inol-tre presenti i bibliotecari responsabili della Biblio-teca �F. Anelli� della Società Speleologica Italianain Bologna e della Biblioteca della Maison de lamontagne Valsavarenche, Rodolfo Tafani, Presi-dente della Associazione Italiana Biblioteche Se-zione Trentino-Alto Adige, e Laura Zanette, fun-zionario del Catalogo Bibliografico Trentino. Dopoi saluti del Presidente SAT Franco Giacomoni, diquello del Filmfestival Italo Zandonella Calleghere del CAI Annibale Salsa, il coordinatore naziona-

le di BiblioCai Riccardo Decarli(Biblioteca della montagna-SAT)ha relazionato sull�attività svolta, hapresentato il nuovo direttivo com-posto da Decarli, Alessandra Ra-velli, Cristiana Casini e Diego Sti-vella, ha illustrato il nuovo perio-dico �Notizie da BiblioCai�, ed haposto l�accento sul principale nodoche andra sciolto nel corso dell�an-no: dare seguito alla delibera CAI26/26.06.04 e individuare una de-gna collocazione di BiblioCai al-l�interno del club alpino. RobertoMontali (CAI Parma) ha presen-tato quindi il progetto catalogounico delle biblioteche CAI, illu-strando le caratteristiche dei variprodotti esaminati nel corso del-

L�interno del tendone della �Rassegna internazionale dell�editoria di monta-gna�

Un momento di BiblioCai

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l�anno. Graziella Cusa (CAI Varallo) haillustrato l�attività del Gruppo lavoroperiodici, che ha proseguito nel lavo-ro di censimento delle testate CAIgiungendo al considerevole numero di530 periodici (tra spenti e correnti) edi-ti da più di 340 sezioni CAI. Allo statoattuale lo spoglio dei periodici, realiz-zato su base dati creata da Diego Sti-vella, ha coinvolto le seguenti testate:la Rivista della montagna, Le Alpi Ve-nete, Scandere, il Notiziario del CAIVarallo e la prima serie del Notiziariodel CAI di Pordenone.Diego Stivella (CAI Pordenone) hainformato sullo stato attuale del sitoweb di BiblioCai e sulla lista di discus-sione che ha visto lo scambio sino ad ora di oltre1.300 messaggi. Alessandra Ravelli (Biblioteca Na-zionale CAI) ha illustrato una relazione sulla sog-gettazione, proponendo la realizzazione di un the-saurus per le biblioteche di montagna, ossia un elen-co di descrittori da utilizzare per la soggettazioneche possa funzionare come guida per chi catalogama anche come strumento per guidare gli utentinella ricerca bibliografica. Particolarmente interes-sante è risultata la parte riguardante la forma nor-malizzata da adottare per i toponimi, Ravelli haaccennato al nuovo sistema internazionale di par-tizione del sistema alpino SOIUSA, che potenzial-mente rappresenterà il punto d�approdo per diri-mere definitivamente le molte contraddizioni sullamateria. Invitato dal coordinatore è intervenutoalla discussione anche Dante Colli, Presidente del-la Commissione Centrale Pubblicazioni CAI, cheha accolto positivamente la proposta di realizzareun manuale CAI per la gestione delle bibliotechesezionali.

Riccardo Decarli

Renzo Videsott nel centenario dellanascitaIl 9 aprile scorso, presso la Casa della SAT, si èsvolto un Convegno a ricordo di Renzo Videsottnel centenario della nascita.Organizzato dalla SAT, con il patrocinio dell�Ac-

cademia degli Accesi e della Presidenza della Pro-vincia Autonoma di Trento il Convegno ha ricor-dato la figura di un grande trentino, fondatore del-l�Unione Internazionale per la protezione dellaNatura, promotore del Parco Nazionale del GranParadiso e per molti anni Direttore dello stesso.Videsott (socio della SUSAT) fu anche un valentearrampicatore ed il Suo nome è legato ad impor-tanti vie dolomitiche.A ricordare le molteplici e non sempre facili vicis-situdini ambientaliste di Videsott, si sono ritrovatialla SAT importanti relatori. Le relazioni sono sta-te introdotte da un saluto del Presidente della SATFranco Giacomoni, dal Presidente dell�Accademiadegli Accesi Mario Cristofolini e dal coordinatoredel Convegno, Franco Pedrotti, dell�Università diCamerino.Arnaldo Gabutti (CAI di Torino), Pierre Passerind�Entreves (Rettore Università di Aosta), PaoloScrollavezza (Università di Camerino), Luigi Pic-cioni (Università della Calabria), Edgar Meyer(S.T.O.A. Milano), Lorenzo Arnone Sipari (Uni-versità di Cassino) e Mario Cristofolini (Accade-mia degli Accesi) hanno ricordato l�attività di Ren-zo Videsott ricostruendo tutte le battaglie da luisostenute per la salvaguardia dell�ambiente e perun Parco Nazionale autonomo e propositivo.Il Convegno si è concluso con l�intervento dellefiglie di Videsott, Cecilia ed Elena, che hanno trat-teggiato un ricordo del padre.

Bruno Angelini

Relatori e pubblico al convegno dedicato a Renzo Videsott

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A 90 anni dallo scoppio della Grande Guerra,Vi proponiamo un�escursione che permette divisitare il massiccio montuoso che per tutta ladurata del conflitto fu teatro di tremendi scontritra gli eserciti Italiano ed Austriaco. Oltre all�in-discusso valore storico, l�itinerario ha il pregio dioffrire una visione complessiva del sistema mon-tuoso che presenta, data la sua posizione a ca-vallo tra pianura veneta e dolomiti trentine, no-tevoli contrasti morfologici tra i due versanti edè sicuramente appagante dal punto di vista am-bientale e paesaggistico. L�attraversata, è propo-sta, iniziando dalle retrovie italiane, guadagnan-do quindi l�acrocoro sommitale, per concludersinelle zone occupate dalle retrovie austriache.L�itinerario, in ogni modo, è altrettanto interes-sante se percorso in senso inverso e nulla vietadi farlo se luogo di provenienza o tempi tecnicidi trasferimento degli escursionisti lo consiglias-sero.

1° giorno: arrivo a Colle Xomo (m 1058). Pro-venendo da Rovereto o da Schio, lungo la stradadel Pasubio, bisogna tenere presente che il trat-to di strada �Ponte Verde - Passo Xomo� non èpercorribile con i pullman, è possibile ovviare alproblema servendosi di bus-navetta disponibilesu prenotazione.Dallo Xomo si prosegue per Bocchetta Campi-glia (m 1216) da dove inizia la �Strada delle 52gallerie�, segnavia n. 366, costruita al fine di per-mettere un raggiungimento del teatro di guerradefilato dal fuoco delle artiglierie austriache.Opera di notevole pregio, offre emozionantiscorci sulle vallate sottostanti e presenta 52 gal-lerie in successione, per coprire un dislivello di870 m fino a raggiungere le �Porte del Pasubio�(m 1928) dove è localizzato il Rif. Papa, tempomedio di percorrenza due ore e 30� circa, indi-spensabile la torcia elettrica. Qui è possibile fer-marsi per la notte.La �Strada delle 52 gallerie� è l�itinerario più co-nosciuto e frequentato del Pasubio e può essere

tranquillamente scelta come gita da realizzarsi ingiornata. Al ritorno, in questo caso, si percorrela comoda �Strada degli Scarrubi�, segnavia n.370, chiusa al transito dei mezzi motorizzati cheriporta a Bocchetta Campiglia (m 1216) ore due,o scendere al �Pian delle Fugazze� ore due e 30�circa dove recuperare i pullman.

2° giorno: la giornata è dedicata alla visita del-l�acrocoro sommitale, laddove i combattenti sifronteggiarono con sfibranti battaglie di posi-zione. Soglio dell�Incudine, Cima Palon, DenteItaliano, Dente Austriaco, Roite, segnavia n° 105,sono le cime che si toccano attraversando la�Zona Sacra� disseminata di trincee, fortifica-zioni, gallerie, caverne. Splendida è la visuale chesi gode percorrendo la cresta sommitale che lecongiunge e che ci fa spaziare con lo sguardodal Carè Alto, alle Dolomiti di Brenta, alle Paledi S. Martino fino ad arrivare, nelle giornate ter-se, guardando verso la pianura veneta, a farciscorgere Venezia, il mare e i monti dell�Istria, asera si raggiunge il Rif. Alpe Pozze �V. Lancia�(m 1825) dove si può pernottare.Per chi disponesse di una sola giornata, è possi-bile effettuare la traversata della zona sommitaleapprofittando dei bus navetta che fanno servi-zio, i fine settimana da giugno a settembre e nelmese di agosto o su prenotazione, dal �Passodelle Fugazze� alla �Galleria D�Havet�. Da quisi può facilmente raggiungere il Rif. A. Papa lun-go la spettacolare �Strada degli Eroi�, quaranta-cinque minuti, o portarsi direttamente a �CimaPalon� lungo il �sentiero delle creste�, segnavian° 398. Si prosegue quindi per il n° 105 fino alRif. Alpe Pozze �V. Lancia�.Il ritorno può essere fatto lungo il sentiero n°120 che passa per �Malga Buse Bisorte�, �sellet-ta del Groviglio�, chiesetta di �Santa Maria�, ri-fugio A. Papa, Galleria D�Havet, da dove si puòriprendere il bus navetta o scendere a piedi.

3° giorno: dal Rif. si guadagna la fronteggianteBocchetta delle Corde (m 1900) proseguendoquindi per Bocchetta Foxi m 1720, da qui, dopouna doverosa deviazione fino al monte CornoBattisti m 1761, s�imbocca il sentiero di discesa

Attraverso il PasubioStrada delle Gallerie, Dente italiano,Corno Battisti

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che si snoda lungo l�omonima valle percor-rendola con feroci zig-zag in un ambiente dalfascino selvaggio che ci conduce direttamenteall�abitato di Anghebeni m 649, da dove il busnavetta, disponibile su prenotazione, permet-te di recuperare i mezzi eventualmente lasciatia �Bocchetta Campiglia�.La traversata può essere comodamente effet-tuata anche in due giorni, dedicando menotempo alla visita dell�acrocoro sommitale epreferendo la più semplice discesa lungo lastrada forestale che porta all�abitato di Giaz-zera m 1092. In questo caso il tempo minimorichiesto per il tratto di strada dal Rif. A. Papaal Rif. Lancia è di circa tre ore, altre due sononecessarie per arrivare fino a Giazzera.

Paolo Bortoloso(Gestore Rifugio Alpe Pozza �V. Lancia�)

Renato Leonardi(Gestore Rifugio. A. Papa)

Montagne e SolidarietàIl gruppo di volontariato �Montagne e Solidarie-tà� è sorto del tutto spontaneamente nel 2002,�Anno internazionale della montagna�. Allora al-cuni amici della SAT e del CAI di Vicenza decise-ro di compiere una spedizione nella Cordillera Blan-ca in Perù dove sapevano esserci tre rifugi dell�Ope-razione Mato Grosso. Era loro intenzione però, diapprofittarne di questa spedizione anche per com-piere alcuni rilievi preliminari indispensabili per lasuccessiva costruzione di una centralina idroelet-trica che sarebbe stata poi regalata ad una di que-ste strutture.Ma una volta arrivati in terra andina il programmaè cambiato secondo la volontà del sacerdote fon-datore dell�OMG p. Ugo de Censi, convinto cheerano ben altre le priorità da soddisfare per lo svi-luppo di quelle comunità. Condivise pienamentele necessità del sacerdote salesiano, che in trent�annidi presenza in Perù è riuscito con la collaborazio-ne di molti volontari a realizzare ospedali, scuole,laboratori artigianali e 90 missioni che spaziano dallaforesta amazzonica fino ai quattro mila metri d�al-titudine; il gruppo di amici alpinisti è stato impe-gnato nei rilievi di 9 siti sui quali sarebbero sorte le

future centraline idroelettriche.Nel 2003 i primi due impianti di generazione sonoandati a regime e così anche il Festival della Mon-tagna di Trento ha ritenuto di assegnare un parti-colare riconoscimento ai volontari per l�iniziativaintrapresa. Il 2004 è servito invece per stilare nuo-vi progetti. Quelli portati a buon fine funzionanoperfettamente.Il primo, realizzato a Hecroncocha a 3.800 mslmeroga l�energia necessaria per far funzionare i la-boratori della missione, le case del villaggio ed unmulino con macine in pietra che verrà messo gra-tuitamente a disposizione della gente per macina-re frumento, mais ed orzo. Il secondo è stato rea-lizzato a Huachucocha che si trova a 4.200 mslm:l�energia generata viene qui utilizzata da una malgache sta uscendo dalla fase sperimentale lanciarsisul mercato con la produzione di generi caseari, lacui vendita comporterà delle evidenti ricadute sututta la comunità locale.L�altro progetto realizzato riguarda le cucine eco-nomiche di cui sono del tutto sprovviste le abita-zioni dei villaggi peruviani della Sierra. Da annil�OMG per migliorare le condizioni di vita di que-sta gente distribuisce milioni di tegole destinate asostituire la paglia che, oltre ad essere a rischio d�in-cendio, specie nella stagione delle piogge è fontedi umidità e ricettacolo di parassiti. Un locale edun tavolo intorno al quale riunirsi, rafforzerebbeindubbiamente il concetto di �famiglia� molto de-bole a queste latitudini.Ma il gruppo di volontari di �Montagne e Solida-rietà� ora sta cullando un sogno ancora più ambi-zioso che riguarda la centrale di Yanama, dove sonogià iniziati, a cura dell�OMG, i lavori di costruzio-ne delle opere di presa. Il villaggio si trova a 3.400mslm in una zona ricca di lagune e coronata dacime candide, dominate dall�incredibile piramidedel Chacraraju, la più difficile cima della CordilleraBlanca.Oltre alla parrocchia, in zona si trova anche unospedale costruito da poco e attrezzato come am-bulatorio, reparto di maternità e laboratori di ana-lisi, una segheria e falegnameria, un centro di ac-coglienza con scuole e un orfanotrofio. Poco piùin là sta per sorgere anche un centro agricolo eduna malga. Il fabbisogno energetico di conseguenzaaumenta e l�attuale impianto di generazione instal-

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lato nel 1986, benché ancora funzionante, non puòpiù ritenersi affidabile anche per l�utilizzo delleapparecchiature sanitarie del nuovo nosocomio. Vaquindi sostituita l�opera di presa, la condotta for-zata, l�edificio della centrale ed il generatore. An-che tutti gli impianti elettrici sono da rifare cosìcome è indispensabile ottimizzare l�uso dell�ener-gia di supero che attualmente viene dissipata incalore. La parte dolente di questo ambizioso pro-getto non riguarda però la grande mole di lavoroche attende ma che non spaventa i volontari di�Montagne e Solidarietà�, ma è il notevole impe-gno finanziario quantificato in 65.000 euro a crea-re qualche preoccupazione.Il nuovo impianto permetterà anche di poter uti-

Una delle centraline idroelettriche costruite

lizzare l�incubatrice orainutilizzata per mancanzadi energia e di fare elettro-cardiogrammi ed altre ana-lisi ora impensabili a causadi abbassamenti di tensio-ne ma permetterà anche diriscaldare ambienti e l�ac-qua per usi igenico-sanita-ri, grazie all�energia elettri-ca in esubero.Per finanziare parte di que-sto progetto il gruppo divolontari ha messo in pie-di una grande lotteria echiede quindi collabora-zione di singole persone edi gruppi alla vendita deirelativi biglietti. Già in pas-sato alcune sezioni SAThanno ospitato i volontari

di �Montagne e solidarietà� per delle serate di pre-sentazione e collaborato al finanziamento delleprime due centraline. Aiutare questa associazionesarebbe anche un nobile gesto per testimoniaretutta la nostra solidarietà alpina verso quelle popo-lazioni che quotidianamente devono affrontaredifficili situazioni.Gli stessi amici di �Montagne e Solidarietà� sonodisponibili ad illustrare i loro progetti o anche sol-tanto a far conoscere le loro spedizioni alpinisti-che nell�affascinante ambiente andino alle sezioniche ne faranno richiesta.Per informazioni contattare Giovanni Rudari (tel.349.1806220) oppure consultare il sito internet:www.montagneesolidarieta.it

Cronachette dalla montagna - Anno 2004di Mariella Butterini e Gian Paolo MargonariVolumetto pubblicato dalla Sezione SAT di Trento che raccoglie i resocon-ti delle gite fatte dalla Sezione durante il 2004. Si raccontano, con una buo-na dose di auto ironia e senza prendersi troppo sul serio, un anno di escur-sioni su e giù per le montagne: �Passo dopo passo risalgo il pendio in silenzio;dietro di me l�indomita Loretta conversa con le vicine, raccontando della sua ultimavacanza a Rodi. - Ma dove troverà la forza - mi chiedo con una punta di invidia - diparlare anche in salita? - E non sono l�unica a chiedermelo! Anche qualche espertoescursionista della sezione si pone lo stesso interrogativo...�

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Libri

Arrampicarsi all�infer-no: tragedia sull�EigerJack OlsenCda&Vivalda (TO), 2005Pagine 241, Euro 14,00La drammatica vicenda diCorti, Longhi, Nothdurfte Mayer sull�Eiger. Comein una sorta di reality i turi-sti assistono allo svolgersidegli eventi comodamen-te seduti sulle terrazze de-gli alberghi a valle e la rico-struzione di Olsen è ammantata di giallo.

Diamanti: a caccia difortuna in VenezuelaAlfonso VinciCda&Vivalda (TO), 2005Pagine 399, Euro 16,00La straordinaria vicendadell�autore, alpinista, parti-giano, geologo e �avventu-riero�, nel miglior sensodella parola, impegnatonella ricerca di diamanti inVenezuela alla fine deglianni quaranta.Alla ricerca della �pietra pazza� non per arricchir-si, ma per continuare a viaggiare.

Ortles-Cevedale: conquiste a fil di cieloLivio PiattaEdizioni World images(Sondrio), 2004Pagine 175, Euro 49,00Volume fotografico sullamaggiore catena montuo-sa della nostra regione. Lefotografie illustrano il per-corso alpinistico dell�auto-re alla scoperta delle prin-cipali vette e dei maestosighiacciai.

Precipizi liquidiPeter HellerCorbaccio (MI), 2005Pagine 351, Euro 18,50La prima, e unica, discesain kayak del fiume Tsan-gpo, l�Everest dei fiumi,che attraversa il Tibet daest a ovest per 1500 km a3000 m di altitudine, conuna gola profonda tre vol-te più del Grand Canyon.Un racconto pubblicato a puntate su �Outside� (lastessa rivista di Jon Krakauer) e ora in questo ap-passionante diario di viaggio.

Deep play: l�odissea diun climber da Llanberisalle big wallPaul PritchardVersante Sud (MI), 2005Pagine 207, Euro 16,00�L�arrampicata ai tempidella Thatcher� potrebbeessere il sottotitolo di que-sto libro di Pritchard, tra lemigliori novità degli utlimianni. Coinvolgente, since-ro e immediato, qualitànon comuni nella letteratura alpinistica, con unanota d�interesse aggiuntiva per i lettori trentini: l�in-troduzione dell�alpinista roveretano Mario Manica.

UP European climbing reportVersante Sud (MI), 2004-�05Euro 14,90L�ultimo numero dell�an-nuario europeo dell�ar-rampicata, curato da Mau-rizio Oviglia, Erik �vab edEugenio Pinotti. Una rivi-sta così interessante e cu-rata che sembra quasi ame-ricana�

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Spelaion 2003: atti radu-no nazionale di speleo-logia, San Giovanni Ro-tondo, 5-8- dicembre2003Alexander Wagensommer (acura di)Parco nazionale del Gar-gano (Monte Sant�Ange-lo), 2004Pagine 303, Euro 25,00Atti del Raduno naziona-le di speleologia tenutosi inPuglia nel 2003.

Scalate nelle AlpiGiusto GervasuttiCda&Vivalda (Torino),2005Pagine 227, Euro 12,00Le memorie di Gervasut-ti, il �Fortissimo� scom-parso poco meno di ses-sant�anni fa, costituisconoun classico della letteratu-ra alpinistica italiana lettoanche all�estero ed ora ri-proposto a cura dell�esper-to Crivellaro.

Viaggio in Persia trastoria e leggendaSilvia TenderiniCda&Vivalda (Torino),2005Pagine 151, Euro 13,00Taccuino di un viaggio inIran, culla della civiltà, maanche occasione d�incon-tro con i grandi personag-gi del passato legati a que-sto travagliato paese.Una lettura interessante, che ci proietta verso luo-ghi di grande fascino.Il libro permette di andare oltre i drastici ed erratigiudizi, spesso veicolati dai media contemporanei,per avvicinarci ad una terra ed a un popolo che ap-paiono destinati ad occupare, nei prossimi anni, glispazi delle scena politica internazionale.

34° Premio ITAS�Le regioni del cuore� (Cda&Vivalda, Torino),avvincente biografia dell�alpinista britannicaAlison Hargreaves scomparsa nel 1995 sul K2scritta dai giornalisti Ed Douglas e David Rosesi è aggiudicata il 34° Premio Tas del Libro diMontagna, manifestazione legata al Trentofil-mfestival montagna esplorazione avventura. Ilpremio è stato assegnato all�unanimità da tuttala Giuria presieduta dallo scrittore Mario RigoniStern.Ed Douglas, scrittore e giornalista, vive in In-ghilterra ed è attualmente direttore dell�AlpineJournal, la più prestigiosa pubblicazione alpi-nistica del mondo. Scrive regolarmente per te-state giornalistiche e ha firmato alcune pubbli-cazioni per il National Geographic. DavidRose, alpinista e scrittore freelance, vive in In-ghilterra e collabora anch�egli alle testate inglesi�The Guardian� e �The Observer�. Douglas,presente a Trento per la consegna del premioha raccontato di come ha conosciuto, al Cam-po Base dell�Everest, Alison Hargreaves, alpi-nista trentatreenne madre di due figli, che hadato davvero la vita per l�Alpinismo, fonte direddito e di sicurezza per la sua giovane fami-glia. Alison è morta scendendo dalla vetta delK2, dove era arrivata in solitaria.Poche settimane prima, sempre in solitaria,aveva raggiunto la cima dell�Everest, ma non leera bastato. Una scelta estrema, dettata dall�an-sia di dimostrare al mondo tutto il suo valore,di superare tanti pregiudizi legati al mondo hi-malayano, ma mossa anche dall�amore e daldesiderio di dare un futuro diverso alla sua fa-miglia ed ai suoi figli. Questi gli altri Premi as-segnati: �Cardo d�argento� (per la saggistica) a�Le tigri delle nevi� - Guide dell�Himalaya, diJonathan Neale, Collana �Le Tracce� dellaCDA&Vivalda di Torino. �Cardo d�argento�(per opere che rivelino interesse nel campo del-l�ambiente montano tecnico/alpinistico) a:�Ecosistema Dolomiti� - Guida alla letturaecologica dell�ambiente dolomitico, di Miche-le Zanetti, a cura del Comitato Scientifico Ve-neto-Friulano-Giuliano del CAI, EdizioniDuck di Castelfranco Veneto.