Boccaccio - Opere Volgari 06 - Fiammeta

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Elegia di Madonna Fiammetta, novela en prosa con los amores de Pánfilo y Fiammetta en el Nápoles del siglo XIV

Transcript of Boccaccio - Opere Volgari 06 - Fiammeta

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il'Mi

VOLGARIDI

GIOVANNI BOCCACCIOCORRETTE SU1

TESTI A

PENNA

EDIZIONE PRIMAVOL.VI.

FIRE]%ZEPERI G,

MOUTIER

BtDCCCXXIX.

Col benigno Sovrano rescritto del d 9 Giu'

gno i^iSyfu conceduta ad Ignazio Moutier la privativa per anni otto della stampa del" le Opere volgari di Giovanni Boccaccio

IMPRESSO CONDELLA.

I

TOHCm

STAMPERIA MAGHERI

La Fiammetta

ummihDJ

GIOVANNI BOCCACCIOCORRETTA SU I TESTI A PENNA

rOWME

UNICO

PER

IG.

MOUTIER

1829.

AL

X^opo

il

Decamerone

la

Fiammella

fu pi frequen-

temenle ristampata inBoccaccio.

Italia di tutte le altre

opere del

Si citano

due edizioni del Secolo

XV

,

una

delle quali senza data descritta dal

De Bure4**

al,

N. 3747 come

esistente nella Pinelliana al

N. 32 5o

e l'altra eseguita in Padova nel 147^ ^^

P^"*

Martino de Septem Alhorihusriuscito riscontrare.

,

le quali

non mi n in

I Giunti di Firenze1

ne procura51

rono un* eccellente e bella edizione nel

8. e quindi nel

i533.

Fu

da Filippo Giunti riprodotta nelnella sua lettera dedicatoriadi averla ricorretta

i

594

,

avvertendo

a Iacopo di

Francesco Nerlitutti i

ed emendata da,

nei y e le maglie , che nella bianchezzasi

e,

nella chiarezza delle sue opere

ritruo^^avano,

per via delle stampe y e forse prima per V ignoranza de* copiatori , in esse ha potuto inducerle iltempo m,a non se V ha gi potuto poi mantenere*,

Ed ioal

y

ora mi credo

_,

d^ essere stato assai Buon,

contrastator di sua pessima volont

rendendole

Mondo ^,

suo malgrado,

,

purgate da ogni mac..

chia

e chiare

e lucentitesti

rando y che condentiy

come fu mai opea penna y e da persone inten,.

-

Steno riscontrate , e ridotte alla lor prima,

a

.

VI

e vera letturadere

,

E

questa protesta servi per farla cre-

la migliore edizione di quest's

opera

.

E

di fatto

su questa

modellarono

le

due ristampe di Napoli

con

la falsa data di

Firenze del

1728gli

in 8.", e l'altra

pi moderna eseguita in Parma perstail

Amoretti. Ba-

confronto di poche pagine con una qualunquetesti

di queste tre edizioni e gli antichi

per accorgersidell' e-

immediatamenteditorela.

dell' arbitrarie

emendazioni

In

tutti

i

manoscrilti da jup riscontrati trova si

Fiammettai

divisa in^QapitflLie^ell' edizione giun-

tina del

bg j^ nelle sue copie fudivisal'

divisa in Libri,

Nei manoscritti

opera in n ove capitoliall'

e

neir anzidetta edizione piacquetirla

editore di ripar-

iri^ettelibrij.

Ma

ci

che pi reprensibilesi

nell' edizione di

Filippo Giuntii

di avere impresso

arbitrariamenteversi,

libri

della

Fiammetta senza capinell'antiche e-

quandosi

nei Manoscritti tutti e

dizioni

trova precisamente distribuita la materia

nel

modo che,

da

me

ora pubblicata

con frequentila

capiversi

che ne facilitano mirabilmente

lettura

,

Ma

queste alterazioni fatte contro la mente dell' auto-

re sarebbero

meno da

riprovarsi se la lezione del testo;

fosse stata conservata fedele

ma.

non

cosi va

la

fac-

cenda

,

anzi infedelissima e fantasticamente variata ne

h spesso la sostanza dell' opera

Vaglia per saggio diil

queste capricciose emendazionidal Prologo della

seguente passo trattoil

Fiammetta

.

L'Autrice dirigendo,

suo libro

alle

amorose donne

le

prega a voler legge,

re pietosamente le sue dolorose avventureinoltre:

dicendo>

priegovi die d' averle non rifiutates,

penli;,

sando chevostri casi

come

i

miei cos poco sono stabili

li

quali se a' miei simili ritornassero

VIIil

che cessilo Iddio.

,

care vi sarebhono renden doperiodo

levi

E

nelle tre edizioni su indicate questo:

cosi trasformato

Priegovi adunque , che quelle,

non ritegniate ; pensandocos poco stabili( il

che se a' miei casi, chesimili divenissero,

sono ,

i

vostri

che cessi Iddio ) caro vi sarebbe

che io ve le

rendessi (*). Alla pag. 54 di questa edizione trovaa(*)

Non

cretlodi Jispiarere al ililgenle lellore adtlltmiilo alcun

emen-

tlazioniV.

pi importanti da:

me,

procurate nella presente edizione, pag. 6.di

4

'pggo

rne retinenle

invece

me

renitentep. 9. v.

.

p. 9. v.

9 con de:

bita gravila, e

non: con debita grazia,

a 3, dell* altredette.,

cose.

gi dette estimante^ e non: de IV altre cose gip.

e

islimale

21.

{f.

28.

O gioi'anepili^

pi che alcuna altra mobile., e non:l^:

O

giovane^ assai

eh* alcun'' altra nobile, p. 22. \.

o poco sa-

via sostieni., e per le nostre parole riguarda, se a te quello che alcielo e al

mondo

e bastato e assai.

Quantunque Febo surgente

co* chiari raggi disi tuffa colli lassi

Gange

insino ali* ora che nelV onde d* Esperia

carri ^ alle sue fatiche dare requie , vede nel:

chiaro giorno ec. e nonquel, che al cielo e al

O

poco savia,

sostieni

per

le nostre

parole

mondole lasse

bastato.

Che sui, che quanto Feboallora, che

surgente co^ chiari ragoi did*

Gange,carrap.,

infino,

nelV ondere-

Esperia

si tuffa

con

per dare alle suejatiche\.

quie, vede nel chiaro giorno.

E

22.

i5: Questi (Amore) colleessi la-

sue fiaccole riscaldatisciatii

g*

Iddi

comand per addietro die

cieli

con Jalsi

visi

ahitassono le terre.,

E

non:

Questii

agi* Iddii, dalle sue fiaccole riscaldatieieli

comand, che

lasciativ.

,per innanzi, co*falsili

visi,

abitassero le terre. ^. 23.

7.

Gio:

ve divenuto Giovenco

suoi dossi umili alli gioghi virginei

e

prima leggevasista io credo la

:

//

suoi dossi umili a* ginocchi verginei.i

Ed

que-

prima volta che:

ginocchi ebbero l'onore

della

vergi-

nit, p. 23. V. 17

delle trisuchejolgori, e innanzi leggevasi in odio

a quesl' adieltivo: delle fulgori, p. 3o. v.a* suoi suggelli, etico editore vi

24

:

che non insegna j4more

a che non gli fa egli abili ad imparare? L' anfior di farina, e corresse:

aggiunse uu poco del suoa*

che

non insegna amore

suo suggetti?

E chi

non fa eglip.

abili

ad im-

parare be* costumi, e snvii ragionamenti,

34

v.

i3: colla testa

mancare a me al sommo colmo della beatitudine tenere, reputava senno solamente in aperto mo-

mi pareva

il

cielo toccare, e nulla

strare la cagione della

mia gioia

ec.

e prima fu stampalo

:

con

l

,

vilisi

pi versi stampati in carattere corsivo

,

perch non

avendoli ritrovati in nessuno dei codici dae n pure nelle antiche edizionidella

me veduti,,

Fiammetta

non ho credutotesta

poterli

ammettere nel

testo.

Io non

mi pareva

il

cielo toccare., e nulla

mancare a me. Il sommose

colmo della beatitudine a tenere reputava ^nella

non se solamente inv. i:

aperto poter dimostrare la cagione della mia gioia ec. p, 38.

memoria mi torna quello che ora, in tanta gioia con teca stando, mi vi torn , e ci solamente in pensare ec. e noa; nella memoria mi torna quello, che ora, in tanta gioia, con teco stando mi tormenta, cio solamente il pensare ec. p. 38. v. ultimo j4lla qual cosajuggire per non lasciarti, e prima leggevasi: ^lla,:

qual cosa, per non lasciarli,

p. 39. y.

21: quale allora fosse la

mia

tristizia,

aW altre

non curo di dimostrarlo, perocch cos comeil

ogni altro esempio che

detto, cos ogni parlare ci sarebbe scarso.il

Ma

r antico editore volle far pi chiarotristizia

periodo, e corresse cosi:

quale allora/osse la

deW anima mia,

del suo

amor gi

cibata, e senza misura, ,

amando, accesa, V23

altre

n; perciocch sinel pettoil

come per dimostrarlo ognirebbe scarso, p. 42.5o.V. v.

altro esemplo , cos ogni parlar ci sae prima:.

neW ansio petto,

p.

mio avere Jallito sentendo, appena un^ altra volta in simile smarrimento non caddi. E non: Ma io poi in me rinvenuta, e nel vero il mio aver Jallito veggendo, con pena mi ritenni, che un^ altra volta in simile smarrimento non cadetti, p. So. y. 25 dunque a' egli pure partito? S, rispose la se va. Cui io ancora seguendo addomandai : or con che aspetto si part con grave ? cui ella rispose: niuno maii5:io poi ricevuta

ma

veduta pi libera, e

:

,

A

pili

dolente ne vidi.si

E

prima leggevasi

con

manifesta alterazione

.

Dunqueve,

pure egli partito? s, rispose la serva: la quale ancora

io seguendo

addimandai,

.

rispose ella

e niuno

Ora con che aspetto si parli? con gramai pi. dolente ne vidi p. 55. v. 5. Io.

pi volte per cacciare daciai molte cose

me

i

non

utili

ragguardamenti

,

comin-

a voler fare ,stare.

maec.

vinta

da nuove immaginazioni non usato battimentopi. volle

quelle lasciai

Il misero cuore con

m^ infestava

;

io

mi ricordava

E non

:

Io,

per cacciarvoler Jail

da

me i non utili riguardamenti , cominciai molte cose a ve: ma vinta da nuove immaginazioni, quelle lasciando,

misero

cuore, con non usalo battimento, continuamente m' infestava. Io mi ricordava etc. E tante altre numerosissime alteraziani che tralascio'^

indicare per

non sUncar

di troppo chi Ic^ge.

,

esiterei

punto a

sospettarli apocrifi

,

e probabilmente

un'aggiunta

dell' editore del

i5g4.

Di

tr ecodigi

manoscritti io

mi sono utilmente,

ser-

vito per

V emendazione568.

di quest* operai

tutti esistenti

in questa Biblioteca Riccardiana sotto

nume ri io8a,bont,

Ilio,

1

Un accurato

confronto della loro leziola loro

ne mi pose in grado di riconoscernequello segnato di

e

numero i568 l'hodi

ritrovato costanaltri

temente di una lezione migliore degli

due

,

Questo manoscritto

forma

in quarto

grande

^

contiene in principio le Vite di Plutarco compendiale,

sotto

il

titolo di

Cronica

,

e

come

ivi

si

legge,

traslatata di

grammatica greca in volgare greco,

e di

greco in aragonese, e di aragonese in volgare

codice5

incompleto

,

che

si

estende fino alla pag.

a35

dopo

succede un manoscritto di pagine

60

in

quarto grande,

che contiene

tutta

la

Fiammettain

del Boccaccio di

scrittura assai chiara estri tto

uniforme, che pu giudicarsiprincipiosi

poco dopo

il

i4oo, e

legge:

Inchominccia ilihro chiamato Elegia di

madonna

Fiammetta dalleidato (^Proh^ho^,

alle in

K

in

namorate donne manfine. Qui Jiniscie illihroattutii ledonne ina'

chiamato Elegia della nobile donna madonna

Fiammetta mandato dalleimorate(11,

de grazia

.

Scritto

per mano

nome Dopo di dice 1082

raschiato )

ahonore di

Madonna Piera^il

questo per bonih di lezione succededi

co-

forma in quarto grande, di,

scrittura

uniforme edi lettere,

assai chiara

ma

di

secca conformazione,

e scritto in

due colonne

e contiene pag,illibro chia,

^i. In principio

sta scritto:

Incomincia

mato Elegia di Madonna Fiammetta

dallej

,

X.-

donne mandato Prolagho Conposto per messer Giovanni Bocchacci da Ciertaldoalle innamorate.

Cittadino Fiorentino

.

Copiato di

mano

di Gio-

vanni Tolosini del mese dottohreinfine:

MCCCCXIo E

Qui

Jiniscie

illibro

chiamato Elegia

della nobile donna

Madonna Fiammetta , man

dato dallejr alle innamorate donne Deo grazias

Amenn AmennIl terzo

manoscritto di N.

inola

di forma di ot-

tavo grande, inferiore ai due su menzionati, tanto perla correzione del testo

che peralla

scrittura

,

la

quale

appare eseguita intornoquintosi.

meta del secolo decimo,

Non ha

alcun

titolo in principio

e in fine

legge un'esclamazione alla

Vergine rozzamente con,

cepita dal copiatore dell'opera

che.

si

intitola Pietro

di Benedetto de' Benedetti in PisaAltri tre codici della

Fiammettai

si

conservano nella,

Biblioteca Biccardiana sotto1 1

numeri io65il

1073

,

4^

I

primi due son mutilati,

terzo completo,

tutti e tre di

una lezione da farne poco conto

con-

tenendo

il

testo copiato,

infedelmente, e con manife.

ste alterazioni1

particolarmente quello segnato di N.,

148Se

,

scritto in cattivo dialetto

e

non toscano.esito di questa

il

molto studio e una ferma volont di far me-

glio potessero assicurarmi

un buon

mia

impresa dell'emendazione, delle Opere volgari delBoccaccio,

ardirei dire d' averlo ottenutola

:

ma

conoe

scendo perfettamente esi fattos'

mia

insufficienza a tanto

lavoro, e le difficolt infinite che naturalmente,

incontrano in questi aridi studiiil

non

tanto per lalezioni,si

lunghezza e

tedio di raccozzare le variei

quanto per contentare

diversi sistemi

che

deside-

.

XI

rano dagli ammiratori di nostra lingua

,

dubito ragiolodi.

nevolmente di meritare pi disapprovazioni che

So bene chesidera chesi

la

maggior parte deigli

letterati italiani

de-

ristampino

antichi classici,

monJatiilil

dal vecchiume che gli contorna

ed approva

mosenti-

derno sistema d' ortogratia

,

che rende chiarolettoredall*.

mento

del periodo

ad ogni

V

per

un' al-

tra classe di dotti

che lungi

approvare qualun,

que cangiamentochesi

al testo dei manoscritti

consigliano

stampino

le antiche scritturetali

consi

tutti g' idio-

tismi, errori, e

rancidumi

e quali

ritrovano nei

manoscritti antichi;

mentre un'altra classe, menoi

per numerosa

,

vorrebbe che

classici antichi

com-

parissero scritture aifatto

moderne, e vorrebbero banin uso n nel

dire quelle voci che

non sono ora pi

parlar familiare ne nella lingua scritta.gersi

L facile accor*

quanto danno recherebbesi

alla storia della lingua

un

sistema

fatto

,

ed desiderabile che non venga

messo

in pratica

da nessuno.,

Da riprovarsi pure

l'al-

tro pi antico sistema

e solo

condannabile a mio

parere perch

si

allontana

da quello spirito di mi ricercato e desi1'

glioramento che tantoderato dagli uominizione degliscritti.

a' di nostriIl

mio sistema pernon puletterati,

emenda-

del Boccaccioclassi di

essere ap-

provato da queste due

ma

voglio

sperare che aggradir alla classe pi illuminata, dalla

quale desidero solo compatimento e sprone per dar

compimento

a questo

mio lungo lavoro

INCOMINCIA IL LIBRO CHIAMATO

ELEGIA DIdalei.

MADONNA FIAMMETTA

alle

INNAMORATE DONNE MANDATO

PROLOGOl^uoleai

miseri crescere di dolersi vaghezza

quan:

do

di so discernoao o sentono in alcuno

compassione

adunque acciocchne

in

me

volonterosa pi che altra a

dolermi di ci per lunga usanza non

menomi

la cagio-

ma

s'avanzi

,

mi

piace, o nobili donne, ne' cuorinel,

delle quali

amore pi chei

mio

forse felicementes'

dimora , narrandotose.

casi

miei

di farvi

io posso pieagli

N mi,

curo per che

il

mio parlareio

uomiil

ni pervenga

anzi in quantosi,

posso

del

tutto

niego loro; perocchd' alcunosi

miseramente inche

me

l'acerbit

discuopre

gli altri simili

immaginan-

do

,

piuttosto schernevole riso che pietosa lagrima ne

vedrei. Voi sole, le quali io per

me medesima,

conole leg-

sco pieghevoli e agi' infortunii piegiatele di.

priego che

Voi leggendo non

troverete favole greche orna-

mohe

bugie, n troiane battaglie sozze per mol-

to

sangue ,

ma

amorose stimolate da molti,

disii

;

nel-

le quali davanti agli

occhi vostri appariranno,

le

mise,

re lagrime, g' impetuosi sospiri

le dolenti voci

e

i

tempestosi pensieri

,

li

quali con stimolo continuoil

molestandomi , insieme

cibo

il

sonno

i

lieti

tempi e

r amata

bellezza

hanno da

me

tolta via

.

Le^quali coI

FIAMMET.

,

a

PROLOGOdonne vele quali a

se se con quel cuore che sogliono essere le

drete, ciascuna per s o tutte insieme adunate, son cer-

ta che

i

delicati visi

con lagrime bagnerete,

me, checheli

altro

non cerco, di dolore perpetuo fieno carifiutatestabililiil,

gione^ priegovi che d'averle nonsi

pensando

come

i

miei cosi poco sono

vostri casi,

quali se,

a'

miei simili ritornassero,.

che

cessilo

Iddioil

care vi sarebbono rendendolevi

E

acciocchtrascordi veni-

tempo pi,

nel parlare che nel piagnereall'

non

ra re

brievementedai miei

impromesso mi sforzerfelici

,

amori pi

che

stabili

cominciando,presente argoinfeli-

acciocch da quella

felicita allo stato

mento prendendoce.

,

me

pi eh' altra conosciate

E

quindi

a' casi infelici

ond' io con ragione pian-

go con lagrimevoleprimieramente^afflitta

stilo

seguir com'io posso.

Ma

se de' miseri

sono

i

prleghi ascollati

siccom' io sono, bagnata delle mie lagrime,s'

priego ,

alcuna deit nel cielo

la cui santa

mente

peraluti

me,

sia

da piet tocca

,

che

la

dolentealla

memoria

e sostenga la tremante

mano,

presente ope-

raio

,

e cosi le facciano possentisentito e sento

che quali nella mente,

ho

V angosce

colali

V una

proffer

le parole,te le scriva

V.

altra

pi a tale ufcio volenterosa che for-

, ,

DELLA

FIAMMETTACAPITOLO LNel qualela

donnali

descrive chi essa fosse , e per

quali segnali

suoi futuri mali le fossono prey

mostrali

,

e in che tempo

e dove e in che,

mo-

do , e di cui ella s'innamorasseletto,

col seguito di-

J_| el

tempo

nel quale la rivestita terra pi che lutto

V altro anno\enni io nel

si

mostra bella , da parenti nobili procreata,

mondo da benigna.

fortuna e abbonde,

vole ricevuta

Oh

maladetto quel giorno

e a

me

pi!

abominevole che alcuno

altro, nel quale io

nacquifossi

Oh

quanto pitristo

felice

sarebbe stato se nata non

o se dal

parto alla sepoltura fossi stata portatai

n pi lunga et avessi avuta che

denti seminati da

Cadmosi le

5

e ad un' ora cominciate e rotte avesse Lachefila,

sue

nella piccola et,

si

sarebbono rinchiusitrista?

gV

infiniti.

guai

che ora di scrivere

cagioneio ci

miso-

sono

Ma

che giova ora di ci dolersi

pur

no, e cosi piaciuto e piace a Iddio che iocevuta adunquee in esse nutritatratta,,

ci sia.

Ri-

siccome detto, in altissime deliziee dall'infanzia nella vaga puerizia

,

sotto reverenda maestra

qualunque costume a.

nobile giovane conveniente apparai

E come,

la

miabel.

persona negli anni trapassati crescea

cos le

mie

lezze de' miei mali speziale cagione moltiplicavano

,

4

LA FIAMMETTA,

Om

elle 10

ancora che piccola

fossi

,

udendole a

molti lodare,

me

ne gloriava, e loro con sollecitu-

dine e arte facea maggiori.

Ma,

gi dalla fanciullezza

\enuta ad et pi compiutamaestrata, sentendo qualigere le vaghe donne,

meco

dalla natura

am-

disii a'

giovani possono porla

conobbi che

mia bellezza

,

miserabile dono a chi virtuosamente di vivere disidera, pi miei coetanei giovanetti nobili accese di foco-

so

amore e,,

me

con

atti

diversi

,

male

allora

da

me

conosciutire di

volte infinite tentarono di quello accende-

che

essi

ardevano

,

e che

mi doveva pi

ch'altra

non riscaldare anzi ardere

nel futuro 5 e da molti an-

cora con istantissima sollecitudine in matrimonio fui

addomandatacosa dicevolela infestanteatti

.

Ma

poich di molti uno a,

me

per ogni

m' ebbe

quasi fuori di speranza cessgli

turba degli amanti da sollecitarmi con

suoi

.

Io adunque debitamente contenta,

di taleil

marito felicissima dimorairioso

infino a tantosentito

che

funel-

amore con fuoco non maimente.

non entr

la giovaneil

Oim

,

che ninna cosa fu mai che

mio

disio o d' alcuna altra

donna dovesse chetare.

,

che prestamente a mia sodisfazione non venisseera unico

Io

bene e

felicit singolare del

giovane sposoegli

e cosi egli da

meme

era ugualmentealtra

amato come

mi

amava.se

Oh quanto pi chein

mi

potrei dire felice,

sempre

fosse durato cotale,

amore

!

Vivendo dunque contenta

e in festa continua di-

morandodanestali,

,

la fortuna subita volvitrlce delle cose

mon-

,

invidiosa de' beni

medesimi che

essa avca pre-

volendo ritrarreli

la

mano, n sappiendo da qualavversit trovar via

parte mettere

suoi veleni, con sottile argomento aiall';

miei occhi medesimi fece

e

.

CAPITOLO Lcerto nluna altra che quellasente.ti

5al pre-

onde entr v*era

di

Ma griddii a me favorevoli ancora e a' miei fatme pi solleciti sentendo le occulte insidie di,,

costei

vollero, se io prendere l'avessi sapute,al

armi

porgere

petto,

mio, acciocch disarmata nondovea cadere.

venissi

alla battaglia

nella quale io

E,

con a-

perta visione ne' miei sonni la notte precedente al gior-

no

il

quale

a'

miei mali dovea dar principio

mi

chia-

rirono le future cose in cotal guisa

A memembriuonzia,

,

nelP ampissimo

letto

dimorante con,

tutti

i

risoluti

nelP alto sonno

pareva in uno bel,

lissimo giorno e pi chiaro che alcun' altro

essere

,

so di che, pi lieta che

mai

.

E

con questa

leti-

me

sola infra verdi erbette era avviso sedere in

un prato

dal cielo difeso e da' suoi lumi da diverse

ombre

d' alberi vestiti di

nuove frondi e in quello,

di-

versi fiori

avendo

colti

,

de' quali tutto in

il

luogo era

dipinto, colle candidestimenti raccoltigliscelti leggiadrasta,

mani

un lembo

de' miei ve,

Gore da fiore sceglieva,

e deglila teal-

ghirlander facendo,

ne ornava

mia

.

E

cosi ornata levatami

qual Proserpina,

lora che Pluto la rapi allatra lala

madre

cotale

m' andava

nuova primavera cantando:folta

poi, forse stanca, tra.

pi

erba a giacere postami mi posavatenero pie d' Euridicetrafisse,

Ma nonnascoso

altrimenti

il

il

animale

,

che

me

sopra

1'

erbe distesa

una nascosaalla sinistr?^

serpe venendo tra quelle

,

parve che sotto,

mammella mipoi assicurata

trafiggesse

il

cui

morso

nella

prima,

entrata degli aguti denti pareva che,

mi

cocesse

ma

quasi di peggio temendo,la

mi pareva

mettere nel mio senolei

fredda serpe

,

immaginando

dovere col beneficio del caldo del proprio petto

6rendere a

LA FIAMMETTAme,

pi benigna

;

la

quale pi sicura

fatta

per quello e pi

fiera, al dato

morso raggiunse,

la ini-

qua bocca e dopo lungo spazio avendo molto del nostro sangue bevuto, mi pareva che me retlnenie,

,

uscendo del mio seno vagaspiritosi

fra le

prime erbe,

col

mioe se,

partisse

.

Nel cui partire

il

chiaro giornotutta,

turbato dietro a

me

vegnendo mi copria

condo r andarquasili

di quella cosi la turbazion seguitava

come

a

lei tirante fosse laj

moltitudine de' nuvo,

appiccata e seguissela

e

non dopo molto

come

bianca pietra gittata in profonda acqua a poco a pocosi

toglie alla vista de' riguardanti, cosi

si

tolse agli ocvi-

chi mieidi,

Allora

il

cielo diil

somme,

tenebre chiuso

e quasi partitosia'

sole

e la notte tornata pensai;

quale

Greci torn nel peccato d'Atreo

e le corru,

scazioni correvano per quello senza alcun ordinecrepitanti tuoni spaventavano le terre ete.la

e

i

me

similmenla so-

Ma

la piaga

,

la

quale infino a quell'ora per,

morsura m' avea stimolata,

piena rimasa del vipe,

reo veleno

non valendomi medicina

quasi tutto

il

corpo con enfiatura sozzissima pareva che occupasselaonde io prima senza spinto non soessere rimasa,

5

come parendomiil

e ora sentendo la forza del velenosottili,

cuore cercare per vie molto

per.

le fresche er-

be aspettando

la

morte mi voltolava,

E

gi l'ora di

quella venula parendomidel

offesa ancora dalla

paura

tempo avverso,

,

fu

si

grave la doglia del cuoreil

quella aspettantese e

che tutto

corpo dormenteil

riscos-

ruppe

il

forte sonno.

Dopo

quale rotto,

,

subito,

paurosa ancora delle cose vedutecorsi al

colla destra

mano

morso

lato

,

quello nel presente cercando chee senza alcuna pia-

nel futuro

m' era apparecchiato 5

CAPITOLO Lga trovandolo,

,y

quasi rallegrata e sicura le sciocchezze,

de' sogni cominciai a deridere

e cosi vana feci degli

Iddii la fatica

.

Ahi misera a me! quanto giustamentecon mia grave dogliagli

se io gli schernii allora poi

ho verogl' Iddi

veduti e piantigli senza frutto^

non meno deche quasi non.

dolendomi

,

i

quali con tanta oscurit allei

grosse menti dimostrano

loro segreti

,

mostrati se

non avvenuliil

si

possono dire,

Io

adunqueper.

escitata alzai

sonnacchioso capo

e per piccolo bu-

co vidi entrare nella mia camera

il

nuovo

sole

,

che ogni altro pensiero

gittato via subito

mi

levaiil

Quel giornodo,

era solennissimo quasi a tutto

mon-

per che io con sollecitudine di drappi di molto

oro rilucenti vestitami, e con maestraornata ciascuna parte,

mano

di

mealla

simile alle

Dee vedute da Pa,

ride nella valle d' Ida

tenendomi.

per andare

somma

festa m' apparecchiai mi mirava non altrimenti che

Eil

mentre che

io tutta

paonealtrui

le

sue penne,io a

immaginandopiacea,

di cosi piacere

ad

come

mema-

non

so

come un,

fiore della,

mia corona pre-

so dalla cortina del letto

mio o

forse da celestiale,

no da

de in terragl'

me non veduta quella di capo trattami cadma io non curante all' occulte cose da,

:

Iddii dimostrate,il

quasi

come non

fosse ripresala,

,

sopra

capo

la

mi

riposi e oltre andai

Oim, che

segnale pii manifesto di quello che avvenir doveva

mi

potevano dare

g' Jddii

?

certo ninno

.

Questo bastavalibera

a dimostrarmi che quel giorno ladi s

mia

anima e

donna

,

disposta la sua signoria serva doveva dise la

venire,

come avvenne. Oh!

mia mente

fosse stata

sana

,

quanto quel giorno a,

meV

nerissimo avrei conoavreitrapassato3

sciuto

e vsenza uscir di casa

ma

.

8g'

L\ FIAMMETTAIddi a coloro versoi

quali ossi sono adiratiessi,

,

ben-

ci della loro salute

porgano ad

segno

,

eglino pri-

vano loro del conoscimento debitomostrano di farei\

e cos ad un* oral'

loro dovere e saziano

ira loro

La

fortuna mia,

adunque

me,

vana e non curante so-

spinse fuori

e

accompagnata da molte con lento pastempionel quale giil

so pervenni al sacro

solenne

ufioio debito a quel giorno

si

celebravatra1'

.

La veccbiadonneas-

usanza e

la

mia nobilt m* avevaluogo servato,

altre

sai eccellentefui, servatoil

nel quale poich assisagli

mio costume,il

occhi subitamente in

giro volti vidite ripieno,

tempio d'uomini e di donne parimen.

e in varie caterve diversamente operareil

N

prima ( celebrandosi,

sacro utco ) nel tempiovolte solca avveniregli

sentita fui

che

si

come V altre,

cosi

quellagli

avvenne

che non solamente,

uo-

minile

occhi torsero a riguardarmi,

ma

eziandio

donnepili

non

altrimenti che se

Venere o Minerva

mai

da loro non vedute, fossero in quel loco lad-

dov' io era nuovamente discese.stessa

O quante fiate tra mecontenta,

ne

risi

essendone con

mecodi

e.

non meLasciate

no che una Dea gloriandomi

tale cosa

adunque quasil'

tutte le schiere de' giovani di

mirare

altre a

me

si

posero d' intorno e,

diritti

quasi in for-

ma

di corona

mi

circuirono

,

e variamente fra loro

della

mia bellezza parlandola

,

quasi in una sentenza.

medesima concludendogli

laudavano

occhi in altra parte voltati mostrava,

Ma io che con me da altra

cura sospesa

tenendo

gli

orecchi a' ragionamenti di,

quelli sentiva dlsiderata dolcezza

e quasi loro paren-

domenechiogli

essere obbligata

,

tal fiata

con pi benigno ocaccorsi

mirava

.

E

non una volta m'

ma mol-

,

CAPITOLOte,

T.

9

che di CI alcuni vana speranza pigliando co' com.

pagni vanamente se ne gloriava

Mentre che

io in colai guisa

poco alcuni mirando,

e molto da molti mirata dimorobellezza altrui pigliasse,

credendo die la miaaltrui

avvenne che V

me

mi-

seramente prese.to,

E

gi essendo vicina al

doloroso pun-

il

quale o di certissima morte o di vita pi che

altra angosciosa

dovea essere cagione, non so da cheocchi con debita gravita elevati intra,

spiritola

mossa

gli

moltitudine de' circostanti giovanidistesi 5 e oltre a tutti,

con aguto rag-

guardamentoa

solo e appoggiato

una colonna marmorea a,

me

dirittissimamente

unnon

giovane opposto vidi

e quello che ancora fatto

avea d'alcuno altro, da incessabile fato mossa,lui ei

meco

suoi

modi cominciai ad estimare

.

Dico che

secondo

da il mio giudicio il quale ancora non era amore occupato egli era di forma bellissimo nrgli,,

atti

piacevolissimo e onestissimo nell' abito suo, e del-

la

sua giovanezza dava manifesto segnale crespa lanu-

igine

che pur

mo

occupava

le

guance sue

,

e

me none

/meno/

pietoso che cauto rimirava tragli

uomo

uomo.

Certo io ebbi forza da ritrarrelo alquanto,

occhi da riguarda r-

j

ma

il

pensiero, dell' altre cose gi detteio

estimante

,

niuno accidente n.

medesima

sforzanessendoj

domi mirto diletto

pot torre

E

gi nella

mia mentenon

effige della sua figura

rimasa,

,

so con che taci4

meco

la

riguardavale

e quasi con pi argo*\

menti affermate vere

cose che di lui,

mi parieno,

^

contenta d' essere da lui riguardata

talvolta cauta.

mente

se esso

miio,

riguardasse mirava

Ma intra

l'

al-

tre volte

che

non guardandomi

dagli amorosi lac-

ciuoli

il

mirai

tenendo alquanto pi fermi che Tu-

.

(IO

LA FIAMMETTA,

salo ne' suoi gli occhi miei

ini,

parve in

essi

parole

conoscere dlcenti

:

O,

donna

tu sola

se' la

beatitudi-

ne nostra Certo

se io dicessianzii si

che esse non mi fossero

piaciute io mentireise del petto

mi piacquero,

,

che^esil

mi

trassero

ua-^a ve ^sospiro

qualeio

veniva con queste parole:dilo

Eil

voi la mia: se:

non che?

me,

ricordandomis'

gliele tolsi,

ma

che valse

quelse,

che non

esprimeva,

cuore lo intendeva con

co

in s ritenendo ci

che.

se di fuori fosse andato

forse libera ancora sarei

Adunque da

quest' ora in-

nanzi concedendo maggiore arbitrio agli occhi mieifolli,

di quello che essi erano gi vaghi.

divenuti

gli

contentava

E,

certo

se g',

Iddi

li

quali tirano a coil

nosciuto fine tutte le cose

non m'avessero:

conosci-

mentoto

levato

io potevaall'

ancora esser mia

ma1'

ogni

considerazione,

ullimo posposta seguitai

appeti

e subitamente atta divenni a potereil

esser presa

Perch non altrimentiin altra balestra,

fuoco s stesso d' una partesottilis-

che una luce per un raggio,

simo trascorrendoocchi miei,

da' suoi partendosi percosse negli,

n in quelli contenta rimaseal

anzi

non so

per quali occulte ve subitamente

cuore j^enetrandote-

ne glo

;

11

quale nel subito avvenimento di quella,

mendo,

rivocate a s le forze esteriori:

me,

pallida e

quasi freddissima tutta lasci

ma non,

fu lunga lae lui

dimoranzasolamente

,

che

il

contrario sopravvenne

non

fatto fervente sentii

anzi le forze tornate,

ne' luoghi loro seco

un

calore arrecarono

il

quale

cacciata la pallidezza,

me

rossissima e caldissima ren-

d come fuocosospirai:

,

e quello mirando onde ci procedea,

n da quell' ora inna nzi niuno pensiero in

me

poleo se non di piacergli

.

CAPITOLO hiIn cosifatti

11

sembianti esso senza mutare luogo,

cautissimo riguardavabattagliela disiata

e forse, siccome esperto in pisi

amorose, conoscendo con quali armipreda pigliaresi,

dovea

ciascun' ora con umilt

mag*

giore pietosissimodesio.

dimostrava e pieno d' amorososotto s quella pietglieffetti

Oim quanto inganno,

m

scondeastrano,

la

quale, secondo cbe

ora dimo-

partitasi dal

cuore

,

ove mai poi non ritorn.

fittizia si

ferm nel suoalto

viso

E

acciocch io non va-

da ogni suo

narrando , de' qua' ciascuno era pieno,

di maestrevole inganno

o egli cbefatta

1'

operasse o,i fati

che

'1

concedessono

,

in

s

maniera and, cbe io

oltre

ad ogni potere raccontare da subito e inopinatotrovai presa,

amore miquale

,

e ancora sono,

Questi adunqueil

o pietosissime donnefolle

fa colui

il

mio cuore con

estimazione tra tanti no-

bili belli e valorosi giovani,

quanti non solamente quivi

presenti

,

ma,

eziandio in tutta la mia Partenope era-

no

,

primo.

ul timo je solo elessi per s ignoreil

deHa miapi che

vitai

(Questi fu colui.

quale io amai eil

amocome

alcuno altro

Questi fu colui

quale essere dovea,

I

W

principio e cagione d'ognidi

mio male

e

io spe-

dannosa morte

.

Questo fu quel giorno nel qua-

le lo

prima

di libera

donna diventai misenssima serva.io

Questo fu quel giorno nel quale

pnma"'more no

mai prima dataminaronoto

me

conosciuto conobbi. Questo fu quelli

giorno nel quale primieramenteil

venerei veleni con-

puro e casto petto. Oim misera, quannel

male per

me

mondo venned' angoscia

si

fatto giorno

!

ol*r

me

quanto di noia esi

sarebbe dasi

me lonta!

na se in tenebremisera quanto fu

fosse

mutato

fattos

giorno

oim

al

mio onore nimico

fatto giorno!

.

14

LA FIAMMETTAche

Ma

le preterite cose

mal

fatte si

possono molto.

pi agevolmeate biasimare che emendarepresa,

Io fui pur,

siccome detto

,

e

qualunque

si

fosse quella

o infernal furia o inimica fortuna chefelicit invidia portasse,

alla,

mia

casta

ad

essa insidiandosi

questo di,

con speranza

d' infallibile vittoria

pot rallegrare,

Soppresa adunquenita e dicl

dalla passione

nuova

quasi attoi

me

fuori sedeva in fra le donne, e

sacri ufi,

appena da

me

uditi

non che

intesi passar lasciavai

e similemente delle mieversi.

compagne

ragionamenti di-

E

si

tutta la,

mente avevagli

il

nuovo e subito

amore occupata

che o con

occhi o col pensiero

sempre V amato giovane riguardava, e quasi con meco medesima non sapeva qual fine disio iosi

fervente di-

mi

chiedessi

,

Oh

quante volte disiderosa di veil

derlomi pi vicino biasimaitri

suo dimorare agli

al-

di dietro

,

quello tiepidezza estimando che5

egli

usava a cautelastanti dinanzi,

e gi

mi

noia vano

i

giovani

a lui

de^ quali

mentre

io fra loro,

alcuna

volta

il

mio intendimento miravail

alcuni credendosisi

in loro

mio riguardar terminasse,.

credettero forse

da

me

essere amatii

Ma

mentre che

in colali termini,

stavano

miei pensierieranole

si fini 1'

uficio solennelevate,

e giio,

per

partirsi1'

mie compagned' intorno,

quando

rivocata

anima che

all'il

imagine del piaconobbi.

ciuto giovane andava vagando

Levata,

adunque

coli' altre

,

e a lui

gli

occhi rivolti

quasi

negli atti suoi vidi quello che io nei miei a lui

m' apil

parecchiava di dimostrare e mostraitir

,

cio che

par-

mi

dolea;

ma,

pure dopo alcun sospiro, ignorandodipartii,

chi

e' si fosse1

mi

Deh

pietose

donne

chi creder possibile in

un

,

CAPITOLOpunto tm cuorecosalterarsi?

I.

i3

chi dir che personasi

mai pi non veduta sommamenteprimasio,

possa

amare

nellail

vista? chi penser accendersi si di vederlavista di quella partendosi

di-

che della,

senta gravis?

sima noia

solo disiderando di rivederla

chi

imma,

giner tutte

r

altre

cose per addietro molto piaciute?

a rispetto della

nuova dispiacere1'

certo niuna perso-

na

,

se,

non chi provato

avr o prova

come

fo io.

Oim

che amore cosi com' ora in,

me

usa crudeltaltri

non udita

cos nel pigliarmi

nuova legge dagli

diversa gli piacque d'usare. Io

ho pi

volte udito, che,

negU

altri

i

piaceri sono nel principio levisslmi,

ma

poi da' pensieri nutricatisi

aumentandocosi

le

forze loro,

fanno gravi

:

ma

in

me

non avvenne

anzi con

quellasi

medesima forza m' entrarono

nel cuore che es-

vi

sono poi dimorati e dimorano.

Amore

il

primo

diil

ebhe di

me interissma

possessione.

E certo,

siecomeil

verde legno malagevolissimamente riceve

fuoco,

mado,

quello ricevuto pi conserva e con maggior calcasi a

me,

avvenne,

.

Io avanti non vinta da alcu-

no piacere giammaivinta da

tentata,

da molti, ultimamenteservai e servo pi che

uno

e arsi e ardo

altra facesse

giammai

neljpreso fuocp. Lasciando molti

pensieri che nelladiversi

mente quella mattina con accidentioltre,

mi furono1'

a'

raccontati

,

dico

,

che di,

nuovo furore accesade liberanelladisii

e coli'

anima

fatta serva.

l

on-

avea

tratta

mi

ritornai

Quivi,

,

poich

mia cameraaccesa,

sola e oziosa

mi

ritrovai

da diversi

e piena di nuovi pensieri e da molte sol,

lecitudini stimolata

ogni fine di quelli nella immagi,

nata

effigie

del piaciuto giovane terminando

pensai

che

se

amore cacciare da

me non

poteasi,

almeno

,

i'4

LA FIAMMETTAsi

cautosa

reggesse e occulto nel tristo pettosia;

:

la

qnal cose

quanto

dura

a

fare

,

nessuno

il

pu sapere

noi provanoia che

certo io

non credo che.

ella fa^icia

nnenofer-

amore

stesso

E

in tale

proponimento,

mata

,

non sappiendo ancora

di cui.

me,

con mecofos-

medesima chiamava innamoratasero in

Quanti e qualilungo

me

da questo amore

i

pensieri nati5

sa-

rebbe

al lutto volergli,

narrare

ma

alquanti, quasi

sforzandomi

mi

tirano a dichiararsi con alcune cosedilettare.',

ltre all'usato,

incominciatemi a

Dico adunsoloil

que che avendo ognisare all'

altra cosa posposta

pen -

amato giovane m'era caro, e parendomi che,

in questo perseverando

forse quello,

che

io intendeari-

celarepresi;

si

potrebbe presumere

me,

pi volle di ci

maventi

che giovava ?ai

le

mie riprensioni davanoe inutilisi

luogo larghissimo

miei

disii

fuggivano

comeri

.

Io

sommamentevia

disiderai pi giorni di

sapere chi fosse l'agnato giovane, a che nuovi pensie-

mi dierono aperta

,

e

cautamente.

il

seppigli

,

di

che non poco contenta rimasi

Similmente

orna-

menti

,

de' quali io

prima siccome poco bisognosa di,

quegli niente curava

mi cominciarono ad5

esser cari,

pensando pi ornata piacere

e quindi

i

vestimenti

r oro

,

e le perle.

,

e

1'

altre preziose cosea'

pi che pri,

maa'

pregiai

Io infino a quell' oraea"'

templi

alle feste,

marini

liti,

giardini andata senza altra vaghez,

za che solamente colle giovani ritrovarmi

cominciai

con nuovo

disio

i

detti

luoghi a cercare

,

pensando.

che e vedere e veduta potre' essere converamente mi fuggibellezza soleva averela,

diletto

Mamiaca-

fidanza la quale io nellae

mai

fuori

di

s

la

mia

mera non m' aveva

,

senza prima pigliare del

mio

5

'

CAPITOLO

I.

'

1

specchio

il

fidato consiglio; e le

mie mani non,

so da

che maestro nuovamente ammaestrate

ciascuno giorl'artifi-

no pi leggiadra ornatura trovando, aggiuntaciale alla naturale bellezza,

tra

P

altre splendidissima

mi rendeano. Glimianobilts'

onori sinilleinente a,

me

fatti

peralla

propria cortesia dalle donneafFacessono,

ancora che forse

quasi debiti cominciai a

volergli, pensando, che algnifica,

mio amante parendo.

ma-j,

pi giustamente mi gradirebbeinnatale,

L' avarizia,

nellelasci

femmine,

da

me

fuggendosi

cotfile

mi

che cos

mie

cose;

come non mie m' erano,

care, e liberale diventaito

l'audacia crebbe

e alquan-

manco

la

femminile tiepidezza,elio

me

follemente al5

cuna cosa pi cara reputandotutto questoplici nelartilciosi,

prima

e oltre astati

gli

occhi miei infmo a quel di

sem-

guardare, mutaronodivennero

modo>

e mirabilnjente

al loro uficlo.

Oltre a queste an,

cora molte altre mutazioni inli

me

apparirono

le

quasa-

tutte

non curo,

di raccontare,

si

perch troppo

rebbe lungo

e

si

perch credo che voi siccome

me

innamorate, conosciate quali e quante sieno quelle

che a ciascuna avvengono posta in colai caso

.

Era

il

giovane avvedutissimo

,

siccome pi volteEgli rade volte e,

esperienza

mi rend

testimonio

.

onestissimamente venendo cola dove io era

quasi

quel medesimo avesse proposto che ioin tutto,

,

cio di celare

mirava

.

r amorose fiamme con occhio cautissimo mi Cerio se io negassi che quando ci avvenivavedessi,

che

io

il

amore quantunque

e' fosse in,

me

si

possente che pi non potea alcuna cosa

quasi l'animail

ampliando perallora in

forza, crescesse, io negherei

veroj egli,

me

le

fiamme accese faceva pi

vive

e

uou

,, ,

i6so quali spente

LA FIAMMETTAs'

alcuna ve n' era accendevaprincipio che la fine

.

Manon

inri-

questo non era

si lieto il

manesse pineva privataza privatidi chei,

trista,,

qualora della vista di quello rimagli

perciocchal

occhi della loro allegrez-

davano

cuore noiosa cagione di dolersi

sospiri e in quantit e in qualit diventava,

no maggiori ecupando mifossi

11

disio quasi ogni

mio sentimento oc,

toglieva di,

me medesima

e quasi

nonvi-

dov' era

feci

pi volte maravigliare chi

mi,

de

,

dando poi a

cotali accidenti cagioni infnte

da

amore medesimo insegnate.vente la notturna quiete e,

E

oltre a

questo, so-

il

continuo cibo togliendo-

role

mi alcuna volta ad atti pi furiosi che subiti e a pami movevano Inusitate. Ecco che li cresciuti,

ornamenti

gli accesi sospiri

,

1

nuovie1'

atti

,

i

furiosi

movimenti^,

la

perduta quiete,

,

altre cose in

me

per lo nuovo amore venute

tra gli altri

domestichi

familiari a maravigliarsi mossero

una mia balia d'an^

ni antica

e di senno non giovanele tristefiate

la

quale gi seco

conoscendoscerle,

fiamme

,

mostrando di non cono-

pi

mi

riprese de' nuoviil

modiletto

.

Ma

pure

un giorno me trovando soprasa giacere,

mio

malinconofrontecosi

vedendo

di pensieri carica laci,

mia,

poich d'ogni altra compagnia

vide liberea

miin

cominci

a parlare,

.

OTu.

figliuola

me come me metempo

desima caraiquaspiriI

quali sollecitudini da poco?

ti5

stimolanola

ninna ora trapassi senza so-

quale altre volte e senza alcuna malinconiaAllora lo dopo

I

sempre vedere solevaro d' uno

un gran

sospi-

In altro colore

pi d' una volta mutatami

quasi di dormire infignendoml e di non averla udita,

ora qua e ora l rivolgendomi per tempo prendere

,,

CAPITOLOalla risposta,

I.

17

appena potendo,

la

lingua a perfetta pa,

rola conducere

le risposi,

.

Cara nutrice

niuna cosasia

nuova mi slimolasolamentei

n

pivi sento

che io mi

usatad'

:

naturali corsi,

non

tenenti1'

sempre

una

manierasosa.

i

viventi,

ora pi che,

usato,

mi fanno penrispose la vec-

Certo,

fgKuola

tu

m' ingannisia

chia balia;

n pensi quanto

grave

il

fare alle per,

sone attempate credere in parole una cosatra negli atti

e un' al-

i

mostrarne

.

Egli non

t'

bisogno celarin te manifeio udii cosi,:

'

mi

quello che io gi sono pi giorni

stamente conobbi.

Oim, che quandodi

quasi dolendomi e sperando e crucciandomi le dissi

dunque

se tu se,

il

sai

,

che addimandi

?

a te pi

non bisognate,

non celare quel che conosci. Veramenceler io quello ches'

disse ella

non

lecito ch'altran ghiotta,

gli

animi vani emanifesto.

atti

a fargli luogo

e

assai

Ora non veggiamo noi

Venere santissima abitare/

nelle piccole case sovente,?

solamentecertosi,

utile

al

necessario nostro procreamentoil

,

Ma

questi

quale per furore

Amore,

chiaaltro-

maloves'

sempre

le dissolute cose

appetendo.

non

accosta che alla seconda fortuna

Questo schifodi vestimenti

cos de' cibi alla natura bastevolili

come,

dilicati e' risplendieutii

persuade

e con quellicattivelle},

mepernel-

scola

suoi veleni

,

occupando V animevedei

che costui1

cosi volentieri gli alti palagi colentesi,

e povere case rade volte

o non maidilicati

,

peroc,

ch plstolenza che

sola elegge

luoghi

sic-

comemi.

pili al fine delle

sue operazioni inique confor-

Noi veggiamoi

nell'

umile popolo

gli affetti

sani,

masi

ricchi d' ogni parte di ricchezze splendienti, co-

in questoil

come

nell' altre

cose insaziabili

,

sempre

pi che

convenevole cercano 5 e quello che non pu

chi molto

pu desidera

di potere

:

de' quali le

mede-

sima sento essere uua, o infelicissima giovane, in nuo-

.

,,

ao

LA FIAMMETTA.

va sollecitudine e sconcia entrata per troppo bene Alla (|uale dopoil

molto averla ascoltata io

dissi..

OTuri-

vecchia

,

taci

,

e contro agi' Iddieffetti

non parlare

oramai a questiputata da tutti,

impotente

,

e meritamente

quasi volontaria parli contro di luiti

quello ora biasimando che altra volta

piacque

.

Secosi

r

altre

donne di me pi famose savie e possenti1'

per addietrogli

hanno chiamato

e

chiamanolui

,

io

non

posso dare,

nome

di

nuovo

.

A

sono veramente

soggettafelicit

quale che di cila

si sia la

cagione, o la miaposs' io: le forzesi

o

mia sciagura

,

e pi,

non

mie piritrattesta:

volte alle sue oppostesi

vinte indietroil

son

adunque o

la

morte o

giovane disiato re-

per sola fine alle mie pene :

alle quali tu piuttosto,

se coslse'savia

come

io

ti

tengo,

porgi consiglio e aiu-

to

,

il

quale minorid' inasprirle,

le faccia

io te

ne priego, o1'

ti ri-

manimia,

biasimando quello a chealtro,

anima

non potendo.

con

tutte le sue forze di,

sposta

Ella allora sdegnando

e

non senza ragione,

,

senza rispondermi non so chela

mormorandola

me

,

del-

camera

uscita

,

lasci soletta

Gili

s'era senza

pi favellarmi partita

cara balia ^,

cui consigli male per

me

furono

rifiutati

e io solavolgea:',

rimasa, le sue parole nel sollecito petto frae ancora che abbagliato fossefrutto le sentia piene,

me

il

mio conoscimentopur seguire

di

e quasi ci che assertivamente,

avea davanti a

lei

detto di voler

penten-

domite

,

nella

mente mi

vacillava^ e gi

cominciando a

pensare di voler lasciare andare le cose meritevolmen-

dannose

,

lei

volea richiamare ai mei conforti,

mauna

nuovo e subito accidentenella segreta

me

ne rivolse

.

Perocch,

mia camera

,

non so onde venuta

.

CAPITOLO LI bel] issi

9.1,

ma donna

s'

offerse agli occhi mieila vista

circonda-

Ita

da tanta luce che appena

sosteneajcospetto,

magli

pu-

re stando essa ancora tacita nel,

mio

quantopin-

potei per losi

lume

gli

occhi aguzzare tanto

avanti

,

infino a tanto eh' alla

mia conoscenza per-

venne

la bella

forma, e vidi

lei

ignuda, fuori solamenteil

d'un

soltilissmo

drappo purpureo,il

quale, avvegna-

cHti in

alcune parti

candidissimo corpo coprisse,la vista aj

di quellote,i

non altrimenti toglieva

me

miran,

che posta figura sotto chiaro vetro

e la sua testa

capelli della quale tanto di chiarezzanostri

l'

oro passavano,

quanto l'oro de'

passa

i

vie pi biondi;

aveal'

coperta d' una ghirlanda di verde mortine

sotto

om-

bra della quale

io vidi

due occhiV

,

di bellezza

incom-

parabile e vaghi a riguardare oltrerabile

modononsi

,

rendere mi,

luce

,

e tanto tutto

altro

viso avea bello

quanto quaggiJ

a quello simile,

Iruova

.

Ella

non diceva alcuna cosala riguardassi,

anzi

,

o forse contenta che ioriguardarla con-

ovvero

me vedendo difra la

tentaparti

,

a

poco a poco

fulvida luce di s le bellelei

m'apria pi chiare, per che io bellezze in

da non potere con linguaintra mortali,

ridire n senza vista pensare

conobbis'

.

La quale poichavvide, ,

s

da

me,

considerata per tutto

veggendomi maravi-

gliare e della sua beltate

e della sua venuta quivi

con

lieto viso e

con voce pi che

la nostra assai soave,

cos verso di

me

cominci a parlare,

O^pvanere?re,

pi che alcuna altra mobilet'

che per

li

nuovi consigli della vecchia balia

apparecchi di fa-

Nonche

conosci tu che essi sono pi difficili a seguita-*1'

amore medesimo che

desideri di fuggire

?

Non

pensi tu quanto e quale e

come incomportabile

,

22affannoessiti

LA FrAMMETTAserbino?

Tu

siollissima

,

nuovamentenon nostra

nostra, per le parole d*

una vecchia

balia

farti desideri, siccome colei che ancora quanti e quali

sono

i

nostri diletti noti sai

;

o poco savia sostienite

,

e

perlo e

le nostreal

parole riguarda se a bastato assai.

quello che

al cie-

mondo

Quantunque Feboinsinoall',

surgente co' chiari raggi di

Gange

ora chealle

neir onde d' Esperia

si

tuffa colli lassi carri

sue

fatiche dare requie, vedetra'1

nel chiaro giornosi

;

e ci

che

freddo arluro eil

'1

rovente polo

chiude, signo;

reggia

nostro volante figliuolo senza alcuno niego

e ne' cieli

non chev'

egli

siccome

gli altri sia

Iddio

,

maal-

ancora tanto

pi che

gli altri

potente

,

quanto

cuno non vedalle suein

n' .

che

stato

non

sia

per addietro vinto

armi

Questi con dorate piume leggerissimoli

un momento volando peril

suoi regni tutti gli visiil

ta, eta le

forte arco reggendo, sovra

tiralo

nervo adat-

sue saette da noi fabbricate e temperate nelle^

nostre acque

e

quando alcuno pi degno che

altri

elegge al suo servigio, quello prestissimamente

mangli

da ove

gli

piace. Egli,

commuove

le

ferocissime fiam-

meni

de' giovani,i

e negli stanchi vecchi richiama

spenti calori

e con

non conosciuto fuoco,

delle vergi-

infiamma

casti petti

parimente

le

maritate e le

vedove riscaldando. Questi colle sue fiaccole riscaldalig' Iddiicieli,

comand perfalsi visi

addietro chele terre.

essi

lasciali

i

con

abitassono

Or non,

fu Fe-

bo, vincitore del gran Pitone e accordatore delle celeredi Parnaso,

pi volte da costui soggiogalo

ora

per

Dafne, ora per Climene, e quando per Leucotoe, e peraltre

molte

?

certo

si :

e ultimamente linchiusa la sua

gran luce sotto

la vile

forma

d'

un picciolo pastore

CAPITOLOinnamorato guarddesimo,vestiil

I.

f>3

gli

armenti d*il

Ameto? Giove mesi

quale regge

cielo,

costringendolo costui

minor forma

di s;

egli

alcuna volta in forma1'

di candido uocello

movendo

ali

die

voci pi dolci

che

il

morlenle cigno, e

altra volta,

divenuto giovenco,li

e poste alla sua fronte cornali

mugghi per,

campi eli

suoi dossi umili,

alli

gioghi virginei

e perdi

fra-

terni regni

colle fesse

unghie imitando uficloil

remo,

con forte petto vietandopinacesse.

profondo, god della sua ranella propria

Quello che per Semele

forma

fa-

j

quello che per Alcmena mutato in

A

nltrione;

quello che per Calisto mutato in Diana, o per

Danaeiroj)-

divenuto oro gi fece, non diciamo, che sarebbe

po lungo

E

il

fiero Iddio dell'i

armi

,

la cui

rossezza

ancora spaventari

giganti

,

sotto la sua potenza

tempecostuIrisul-

suoi aspri effetti e divenneal

ama

nte

.

E

il

mato

fuoco fabbro di Giove e facitore delle,

-^

che folgori

da quelle di coitui pi possenli fu tocco;

e noi similmente ancor che

madre

gli

siamo non cenostre

ne slam potute guardare, siccomefecero aperto nella

le,

lagrimeci

mone

d'

Adone

Ma

perch

fa-

tichiamo noicostuisi

in tante

parole? nluna deit in cielo dasola dilettando-

non

ferita se

non Diana: questa

de' boschi l'ha fuggito: la quale

secondo l'opinione.

d' alcuni

non fuggito ma

piuttosto nascososchifi,

Ma

se

tu forse

gli

esempli del cielo incredulagli

e cerchi

chi del

mondoche

abbia

sentiti

,

tanti

sono

,

che da

cui cominciare appena ci occorre,

ma

tanto.

ti

diciamo

veramente

,

tutti stali

sono valorosi

Rimirisi pri,

mamente

al fortissimo figliuolo d'la

Alcmena

il

quale

poste gi le saette e

minaccevole pelle del granalle ditai

leone, sostenne d'acconci. usi

verdi smeralr

,

a4di,

I^/^

FIAMMETTA,

e di dar legge al rozzi capelli

e con quellala

mano

colla quale

poco innanzi portata aveagrande Anteo,

dura mazza

e ucciso

il

e tirato

V

infernal caneal

trasse le fila della lana data

da Iole dietro

pendente

fusoi e gli omeri soprato

i

quali l'alto cielo s'era posa,

mutando

spalla Atalante,

furono in prima dalle

braccia di Iole premutisottili

e poi coperti per piacerle di.

vestimenti di porpora

Che,

fece Paride per coe che Egisto? tutto

stui?il

che Elena, che Clitennestrail

mondo

conosce; e similmente d'Achille, di Scilla,,

di Arianna

di

Leandro, e di Didone.

,

e di molti pi

non dico

,

che non bisogna,

Sauto questo fuoco eil

molto potente Isoggiogata dalni,

credimi

.

Udito hai

cielo e la terra

mio

figliuolo negl' Iddii e negli

uomi-

ma

che dirai tu ancora delle sue forze estendentisi,

negli animali irrazionali

cosi celesti

come

terrenile

?

Per costui

la tortola

il

suo maschio seguita, e

nostre

colombeaffezione

ai suoi,

olombi vanno dietro con caldissiman'

n nessuno altro:

che dalla maniera dii

questi fugga alcuna voltafatti

e ne' boschicostuigli

timidi cervi,

frase feroci,

quando

tocca

per

le dlsi-

derate cervie combattendo ecaldi mostrano segnali.

mugghiando

delll costui

E

i

pessimi cinghiar i divenengli

do per ardore spumosi aguzzanoi

eburnei dentii

5

e

leoni affrlcani da,

amore tocchi vibranodico chei

colli

.

Ma

lasciando le selve

dardi del nostro figliuole greggi dei

lo ancora nelle fredde

acque sentono.

marini Iddii e de' correnti fiumioccultoti

Ne crediamo che,

sia,

quale testimonianza gi Nettunoe altriassai

Glau,

co, e Alfeo

n'abbiano renduta

non

potendo colle loro umide acque non che spegneresolamente alleviare la costui fiamma 5la

ma

quale ancora

,

CAPITOLO Lgi sopra terra e nelP

25,

acque saputa da ciascuno,

si

muove penetrandopaludisi

la terra

e infino al re dell'il

oscure

fa sentire.

Adunque

cielo la terra

il

mare e.

r

inferno per esperienza conoscono

le sue armi

E

acciocch io in brievi parole ogni cosa comprenda della

potenza di costui, dico che ogni cosagiace, e

alla

natura sogessa

da

lei

ninna potenza liberacostuiil

,

ed

medesigli

ma

sotto

Amore. Quandosuoi fuochie

comanda

an-

tichi odii periscono, e le vecchie ire e le novelle

dannostende

luogoil

alli

j

ultimamente tanto

si

suo potere, che alcuna volta le matrigne fa graziose,

a' figliastri

che non piccola maraviglia?

Dunque?

che cerchitanti Iddii.

che dubititanti

?

che mattamente fuggitanti

se

,

uomini ,

animali da questi sonti

vinti?sai

Se tuti

d' esser vinta

da lui

vergognerai, tu

non

che

fare: se tu forse di sottometterti a,

costui

aspetti

riprensione

ella

non

ciil

dee poter cadereseguire ci,

perciocch millealtri

falli

maggiori, e

che

gli

pi di

te eccellenti

hanno

fattoi

te

,

come poco,

avendo

fallito e.

meno

potente che

gi dettiti

rende-

ranno scusata

Ma se,

queste parole non,

e pure resistere vorrai a quella di Giove

pensa

la

tua virt

muovono , non similee

n in senno potere aggiugnere Fe,

bo

,

n in ricchezze Giunone

n noi in bellezze?

;

tuttise'

siamo

vinti,

.

Dunque

tu sola credi vincere.

tu

ingannata

e

ultimamente pur perderaiil

Bastiti,

quello che per innanzi a tuttoti

mondo

bastato

n

faccia a ci tiepida

il

dire

:

io

ho marito, e

le saul:

leggi e la

promessa fede mi vietano queste cose

pe-

rocch argomenti vanissimi sono coiitraEgli siccome pi fortel'

la costui virt,

altrui leggi

non curando an-

nuUisce e d

le sue. Pasife

simibnente avea marito, e

.

a6Fedramariti

LA FIAMMETTAe noi ancora

quando aniamoio*forte Ettore e,

Essi.

medesimiRiguarda.

amano

le,

pi volte avendo moglieeil

Giasone^ Teseo

Ulisse

Dunqueessi

non

si

fa loro ingiuria

se

per quella legge che

trattano altrui sono trattati essi; a loro niuna prero-

gativa pi che alle

donne conceduta,

,

e perci ab-

bandona

gli

sciocchi pensierial

e sicura

cominciato. Ecco, se tusoggiacere fuggiregliti

potente:

ama come hai Amore non vuoiEgli ha in ognivai ne' suoi regni

conviene

e dove fuggirai tu che?

non

ti

seguiti e

non:

li

giunga

luogo egual potenza

dovunque tu

dimori

,

ne' quali alcunogli

non

gli si

pu nasconderegio-

quando

piace

il

ferirlo. Bastiti

sommamente, o

vane, clie di non abominevol fuoco

come Mirra, Semiti

ramide, Biblide, Canace

,

e Cleopatra fece

molesti.

Niuna cosa nuova dal nostrooperata-,

figliuolo verso di te sar

egli

ha

cos leggi

come alcunoprima,

altro

Iddio1'

,

alle quali seguire tu

non

se'

ne d' esserti

ulti-

ma/

dei avere speranza. Se forse al presente:

credi so-

la

vanamente credi,

lasciamo starela tua cittti

1'

altro

mondo che,

.

tutto n' pieno

ma

solamente rimira:

la

quale infinite compagne

pu mostrare

esi

ricordati

che niuna cosasconcia.

fatta

da

tanti

meritamente,

pu

dire

Seguita adunque noi

e la molto riguardata,

bellezza colla deit nostra vera ringrazia

la

quale del

numerodonit'

delle semplici a conosceretirata

il

diletto de' nostri

abbiamo

Deh! donnei

pietose, se

amore felicemente adempia

vostri disiitali

,

che doveva io o che poteva rispondereparole e di tale

a tante eti

Dea

,

se

non

,

sia

come

piace

?

Adunque

dico che ella gi taceva quando iointelletto raccolte, fra

k sue parole

avendo nello

me

,

CAPITOLOdo,

I.

9.7lei

piene d'infinite scuse sentendole, ea ci fare,

gi

conoscen-

mi

disposi

:

e subitamente del letto le-

vatami

e poste con umile cuore le ginocchia in terra

costemorosa incominciai.na,

O

singolare bellezza e eter-

o deit celeste

,

o unica donna della mia mentefiera chi fatta

la cui

potenza sente pialla

pi

si

difende

,

pei'-

dona

semplice resistenza

de

del tuo figliuolo

non conosciuto, e,

me contra l'armi di me sia come titempo meritala

piace e

come promettinumero

e a luogo e a

mia fede, acciocchcrescail

io di te tra l'altre

lodandomi,Queste

de' tuoi sudditi senza fine.

.parole aveva io appena dette, quando ella del luogo*

ove stava mossasi, verso

me venne,

e con ferventissi-

mo

disio nel',

sembiante abbracciandomi mi basci,

la fronte

poi

quale

il

falso

Ascanio nella bocca

a Bi-

done alitando accesele occulte fiamme,in

colale a

menel-

bocca spirando fece

i

primiil

disli

pi focosi,

come,

io senili.lel'

E

aperto alquanto

drappo purpureo1'

sue braccia tra le dilicate

mammellemi

effigi?

del-

amato giovane ravvolta

nel sottil paglio

con

solleci-

tudini alle mie non dissimilidisse.

fece vedere, e cosi,

O

giovane donna,

,

riguarda costui; non Lissa

non Geta

non Birria, n loro pari t'abbiamo per.

a-

mante donato

Egli, per ogni cosa degno d'essere da,

qualunque Dea amato

te

pi che s medesimoet'

sic-

comeper

noi

abbiamo voluto, amasicura nel suo

amera sempre, eabbandona. Li tuoi

lieta e

amore

prieghi hanno con piet tocchi

li

nostri orecchi1'

,

sic-

comefallo

degni; e per spera

,

che secondo

opere senza

merito prenderai

.

E

quinci senza pi dire subi-

ta si tolse agli

occhi miei.

Oim

msera, che,

io

nonio-

dubito che

,

le cose seiiuitc

mirando

non Veneri'

a8stei

LA FIAMMETTAche m' apparvegli,

ma

Tisifone fosse piuttosto

,

la

quale posti gi

spaventevoli crini ,

non altrimenti,

che Giunone

la

chiarezza della sua deitsi vesti la,

e vestita la,

splendida forma qual quellasi

senile

cosi

mi:

fece vedere

come

essa a

Semele

simigliante consiella

glio d'il

ultima distruzione qual fece,

porgendomi

quale io miseramente credendo,

o pietosissima

fe-

del'

o reverenda vergogna

,

e o castit santissima del,

oneste donne unico e caro tesoro5

mi fu cagione

di

cacciarvi

ma,

perdonatemisostenuta,

,

se penitenza data al pec-

catoretrare.

pu

perdono alcuna volta impe-

Poich del mio cospettone' suoi piaceri con tuttol'

si

fu partita la

Dea

,

io:

animo rimasi

disposta

e

come cheriosa

ogni altro senno,

mi

togliesse la passione fu-

che

io sostenea

non so per qual mio merito,,

so-

lo

un

bene di molti perduti mi fu lasciato

cio

il

co-

noscere che rade volte o non mai fu ad

amor

palese

conceduto

felice fine,

.

E

peregli

tra gli altri

miei pi

sommi

pensieri

quanto eh'

mi

fosse gravissimo ail

fare, disposi di

non proporre.

alla ragione,

volere neiio

recare a fine cotal disiote volte fossi

E certo

quanto che

mol-

per

divei'si

accidenti fortissimamente co-

stretta

,

pur

tanta di graziail

mi fu conceduta

,

che senl'

za trapassare

segno

,

virilmente sostenendo

affan-

no passaisiglio,

.

E

in verit ancora durano le forze a tal conio scriva cose verissime,

perocch quantunquefatto ordinel'

,

sotto

si

ho,

disposte

che eccetto colui,

che

cos

come

io le sa

essendo di tutte cagione

nin-

no

altro,

per quantunque avesse aguto l'avvedimento,fossi

potrebbe chi io mise

conoscere

.

E

io lui priego

,

mai per avventura questo

libretto alle

mani

gli

pcr-

'

CAPITOLO,

1.il

29quale gi mi por-

vienet,

,

che

egli

,

per quello amore

e' cieli

quello

che a

lui

n utile n onore pu

manifestando! tornare.averlo io meritato,s,

E

se egli

m'ha

tolto,

senza

non mi voglia

torre quell' ono-

re,

il

quales,

io,

avvegnach ingiustamente porto, esso,

come

volendo non

mi potrebbe render giammai

.

Cotale proponimento adunque servando, e sotto

grave peso di sofferenzarosissimi di mostrarsiatti,

domando i miei disii volontem' ingegnai con occultissimi,

quando tempo micom',

fu conceduto

d'accendereardeva,

il

giovane in

quelle medesime fiammeio era.

ov' io

e

di farlo cauto

E

in verit in ci

non miio in

fu lunga fatica

perocch

,

se ne' sembianti vera testlsi

rooiiianza delle qualit del cuore

comprende,

poco tempo conobbil'effetto^ e

al

mio

desiderio essere seguito

non solamentefu a gradoil

dell'

amoroso ardore,

,

ma

ancora di cautela perfetta

il.

vidi pieno

il

che som-

mamente miquandoil

Esso con intera considera,

zione vago di sei'vare

mio onore

e d' adempierei

luogo e

i

tempi

lo concedessero

suoi disii,

credo non senza gravissima pena usando molta artes'

ingegn,

d'

avere la familiarit di qualunque m'era

parente

e ultimamente del

mio marito:

la

quale nonla,

solamente ebbe,

ma

ancora con tanta grazia

ps^

sedette, che a ninno niuna cosa era a grado

s

non

tanto quanto con lui la

comunicava

.

Quanto questoil

mi

piacesse credo che senza scriveresi stolta

conosciate

:

e

chi sarebbe quella

che non credesse cheil

sotii-

ma mentecuna

da questa familiarit nacque

potermi

al-

volta e io a lui in pubblico favellare?sottili

Macose,

gi

parendogli tempo di procedere a pi

oraio

eoa uno ed ora con un

altro

,

quando vedeva che

3o

LA FIAMMETTA,

e udire potessi e intenderloli

porlava cose per le qua-

io, volonterosissimasi

d'imparare, conobbi che nonpoteva P affezione dimostrare,

solamente favellando

ad

altrui e la risposta pigliarne

ma

eziandio con^

atti

diversi e delle

mani e

del viso

si

potea fare

e ci pia-

cendomi molto, conegli a

tanto avvedimento compresi, che

me

n

io a lui significar volea1'

alcuna cosa

,

che

assai

convenevolmente

unos'

1'

altro

non intendesse.

Ne

a

questo contento standotal

ingegn per figura parparlare, e di farmie s Panfilo

lando, e d' insegnarmi a

modo

pi certa de' suoi

disii

,

me Fiammetta

nominandoe de' miei

.

Oim

quante volte gi in mia presenzacaldo di festa di cibo e d'amore,stali greci,

pii cari,

fingendo Fiammetta e Panfilo essere r eglistati

nar-

comee

io di lui ed esso dipresi,

me

primieramenten' erano

eravamo,

con quanti accidenti poi

seguitati

a'

luoghi e alle persone pertinenti alla no.

vella

dando convenevoli nomi

Certo io ne

risi

pi

\olte, e

non meno

della sua sagacitk

che della sempli-

cit degli ascoltanti.

E

tal volta

fu che io temetti, chelngua disavveduta-

troppo caldo non trasportasse

la

mentecheio

ov' essa andare

non voleva;

masi,

egli

pi savio

non pensava, astutissimamente.

guardava dal

falso latino

O pietosissime donne,

che non insegnagli fa

Amore

a'

suoi suggetti?

e a che

non

egli abili

ad imparare

Io semplicissima

giovane ed appena

potente a disciogliere la lingua nelle materiali e semplici cose trai

le

mie compagne

,

con tanta affezione,

modi

del parlare di costui raccolsi

che in brieve

spazio io avrei di fingere e di parlare passato ogni poeta;

e poche cose furono,

,

alle quali udita la sua posi-

zione

io

con una

finta novella

non

dessi risposta di-

CAPITOLOcevole. Coseassai, ,

I.

3tparere, malagevoli

secondo

il

mio

ad imprendere

e mollo pi ad operare ad

una giovaniuno

ne,

lio raccontJite;

ma

tutte piccolissime e di,

peso parrebbono scrivendo ioil

se la

presente materia

richiedesse

,

con quanta

sottile

esperienza fosse per,

noi provataalla quale

la

fede d' una miadi

famigliarissima servail

diliberammoa

commettere

nascoso fuo-

co, ancora

niuna

altra

persona palese, consideranes-

do che lungamente senza gravissimo affanno, nonsendovi alcun mezzoste,

si

poteva servare

.

Oltre a que-

sarebbe lungolui

il

raccontare quanti e quali consiglivarie cose fossero presi,

e per

e per

me a

;

forse

non

che persati gi

altrui operati:

ma

appena che io creda penancora che io al presente,

m mai

le quali tutte le

in

mioSe

detrimento

conosca operale

non per mi

duole d' averle sapute.io,

o donne

,

non erro immaginando,,

egli

nonin-

fu piccola la fermezza degli animi nostritera

se

con

mente

si

guarda quanto

difficile cosa sia

due amo-

rose menti e di

due giovani sostenere un lungo temd'altra

po

,

che esse o d' una parte o,

da soverchi:

disii

sospinte

della ragionevole via,

non trabocchinoforti

anzifa-

fu bene tanta e tale

che

I

pi

uomini ci.

cendo laude degna e

alta n' acquisterienos*

Ma

la

mia

penna meno onesta che vagare quelli ultimi termini

apparecchia d scriveai

d'amore,

quali a niuno

concedutopi oltre.

il

potere n con disio n con opera andarin

Ma

prima che

io a ci

pervenga

,

quan,

to pi supplicemente posso la vostra piet invoco

e

quella amorosa forza

lai

quale ne' vostri teneri pettivostri disiri; e priegovi,

stando, a cotal fineseil

tira

che,

mio

parlare vi par grave

dell'

opera non dico

3o.

L FIAMMETTAse a ci stale

che so chetesa,

non

siete gih d' esservi disia-

che esse prontissime in voi surgano

alla

mia scu-

.

E

tu onesta vergogna lardi da,

me

conosciuta peralsi.

donamile

e alquanto,

li

priego che qui presti luogo,

timide donne

acciocch da te non minacciateci che di s

cure di'

me, legganoall'i i

amando

disiano

L' un giornosuoi e,

altro dopo traevano con isperanzadisii,

sollecita

miei

e ci ciascheduno agrnil

raente portaval'altro

avvegnach l'uno1'

dimostrasse al-

occultamente parlando, e

altro all'

uno

di

ci

si

mostrasse schifo oltremodo, siccome voi medevi sa-

sime, la quali forse forza cercate a ci che pi

rebbefare.

a

grado, sapete che soglionoalle

le

donne amatecre-

Esso adunque in ci poco,

mie parole,

devolein ci

luogo e tempo convenevole riguardalogli

pi

che

avvenne avventurato che savio,

,

e con

pi ardire che ingegno

ebbe da

me

quel che io sicco,

m'

egli

,

bench del contrario infignessimila

disiava

,

Certo se io dicessi che questa fosse quale io l'amassici nella,

cagione per la

io confesserei

che ogni volta chefosse dolore a niu-

memoria mi

tornasse

misia

no

altro simile;

ma

in ci

mi

Iddio testimonio,

che colale accidente fu ed cagione menomissima dell'

amore che

io gli porto

:

non pertanto niego che ci.

e ora e allora non quellas

mi,

fosse carissimo

E 'chi

sarebbe

poco savia

che una cosa eh' amasse non vo?

lesse anzi

che lontana vicina

e quanto maggiore fos?

se

1'

amore pi

sentirsela appresso

Dico adunque che

dopoto

cotale avvenimento, da

me

avanti

non che sapu-

ma pure pensato, non una mo piacere e la fortuna e iltal

volta

ma

molte con som-

nostro senno ci consol

lungo tempo a

partito

;

avvegnach a

me

ora in

CAPITOLO Lbrieve pi che alcuno vento fuggitosi

33

mi

si,

mostri

Ma

mentre questi

cosi lieti

tempi passavanoil

siccome

Amore veramente pune posso darelicitoil,

dire

quale solo testimonio

alcuna volta non fu senza tema a

me

suo venire che egli per occulto

modo non foscara, e

se

meco.

Oh quanto

gli

era la

mia camera!

comeessa

lieta essa lui

vedea volentieri

lo

il

conobbi ad.

pi reverente che ad alcun tem pio

Oim

,

quanti

piacevoli baci, quanti amorosi abbracciari, quante notti

ragionando graziose pi che!

il

chiaro giorno senza

sonno passatete in quella,

quanti

altri diletti cari

ad ogni aman!

avemmo

ne*

lieti

tempi

O

santissima,

vergogna durissimo freno

alle

vaghe menti?

perch

non

ti

parti tu pregandotene ioatta,

perch

ritieni tu la,

mia penna a dimostrare

gli

avuti beni

accioc-

ch mostrati interamente

le seguite infelicit avesso-

no forza maggiore di porre perrosi petti?

me piet,

negli

amoforse

oim che tu m* offendi credendomi

giovarelasci.

.

Io disiderava di dir pi cose

ma

tu

non mi

Quelle adunque,

alle quali tanto

di privilegio

hale

la natura prestato

che per

le dette,

possano quel-

cheil

si

tacciono comprendere-,

ali* altre

non

cosi sa-

vie

manifestino

n alcuna,

me

quasi non conoscen-

te di tanto stolta dica

che

assai,

bene conosco che pi

sarebbe scritto

il.

tacere stato onesto

che ci manifestare che

Ma

chi

pu

resistere

ad Amore, quandos*

egli

f con

tutte le sue forzelasciai

oprando

oppone

?

Io a que-

^o punto/:

pi volte la penna , e pi volte da lui,

infestata la ripresiio ne' prlncipii

e ultimamente a colui

,

al

quale,

non seppi

libera ancora resistere;

con-

venne chetantoi

io serva obbedissi

egli

mi mostri

altretla

I

diletti nascosi

valere

,

quanto

tesori sotto

FIAMMET.

3

.

34terra occultati.

LA FIAMMETTAMa?

perch miio dico

diletto io tanto intor-

no a queste parolegraziai la santalelti.si,

che