[email protected] Quella pillola

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versetti petroniani DI GIUSEPPE BARZAGHI desso salta fuori che «vendere è bello». È vero il contrario... Se vendere viene da «venum dare», cioè dare il prezzo, questo esclude che ciò che riceve il Prezzo sia bello: non si tratta infatti di apprezzarne il Valore o il Pregio (che si impone da sé come nobile e appunto bello), ma di dare il Prezzo a ciò che forse non ha Pregio, o di sminuirlo se ce l’ha. Si tratta di mercanteggiare qualcosa. E lo si sa: la merce porta con sé l’idea di vile, perché indica ciò che può essere diviso in parti (meros) e dunque paragonabile, comparabile, o comprabile! Non è bello vendere e essere venduto, perché è segno di necessità e di indigenza; non è bello essere comprato, perché vuol dire essere ceduto ad altri, alienato. È segno di disprezzo: si pensi all’aggettivo «venale»! Gli schiavi erano venduti. La bellezza non ha a che fare col vendere né col comprare, perché non è un possesso. E non aleggia sui luoghi del mercato: non è un affare. Presentare la vendita come qualcosa di bello è l’ennesimo inganno del mercato (Am 8,5-6). Ecco, la vendita è il luogo dell’inganno (gannat = canzona)! Il mercato è per natura mercenario: capace di vendere tutto + Iva* (* nome della mamma). A Il mercato è mercenario ma la bellezza non è un affare DI CHIARA UNGUENDOLI onostante questa sia stata una vicenda terribilmente tragica, anche da essa siamo riusciti a trarre qualche insegnamento: proprio a partire dalla necessità dei ragazzi sopravvissuti di dare un senso al loro esserci, al loro essere rimasti in vita mentre i loro compagni erano morti». Loreta Paris era arrivata da poco come insegnante di Religione all’Istituto tecnico Salvemini, quando avvenne la strage in cui morirono dodici suoi alunni e molti altri rimasero feriti; oggi vi insegna ancora, e in questi anni ha compiuto un lungo, importante percorso, che ha coinvolto le famiglie dei ragazzi deceduti e i loro compagni. «Subito dopo il fatto, i ragazzi percepivano un senso forte, dolorosissimo di impotenza, per non aver potuto far nulla per chi era morto - spiega - e insieme l’esigenza di reagire, di fare qualcosa almeno "dopo". Poi naturalmente c’erano le grandi domande sul senso della vita, del male e della morte che in queste occasioni vengono prepotentemente fuori e che io affrontai nelle mie lezioni. Proprio a partire da queste domande e da quell’esigenza nacque il desiderio di avvicinarsi alle famiglie delle vittime: e con loro, o almeno con alcune di loro, abbiamo fatto un cammino». «È stata una cosa molto bella - continua la Paris - anche perché la morte nella nostra società è un grande tabù, e quindi purtroppo queste N « famiglie spesso si trovano sole, dal momento che c’è un certo timore ad avvicinare chi è stato colpito da un lutto. I ragazzi invece hanno superato questo disagio, e questo li ha fatto molto maturare. Nel primo anno ci incontravamo ogni mese, il giorno 6, lo stesso della strage, nella parrocchia di S. Lucia di Casalecchio, per un momento di preghiera e di riflessione. Pubblicai anche un libretto con alcune riflessioni dei ragazzi deceduti e alcune di quelle scaturite in quegli incontri. Poi abbiamo continuato anche per un secondo anno, anche se con un gruppo più ridotto, e con alcune famiglie sono nati rapporti di amicizia che continuano tuttora, da parte mia e da parte di alcuni ragazzi, poi divenuti adulti. Così il loro desiderio di "fare qualcosa" si è concretizzato ed è divenuto un percorso di vita, per il quale i genitori delle vittime li hanno ringraziati». Per alcuni genitori c’è stato anche un altro percorso, sempre promosso da Loreta: «sono stati e sono tuttora seguiti dal domenicano padre François Dermine - spiega - che è anche colui che solitamente celebra la Messa in occasione dell’anniversario. Così hanno fatto un cammino di fede grazie al quale è nato anche in molti di loro il desiderio di dedicarsi agli altri, di fare qualcosa in ricordo dei propri figli: ora alcuni fanno volontariato, altri lavorano in parrocchia, altri hanno accolto in casa per un periodo dei bambini stranieri. E poi hanno sempre chiesto con forza che ogni anno, per l’anniversario, accanto alle celebrazioni civili ci fosse la Messa, che è stata sempre molto partecipata». Oggi però, per forza di cose, molto è cambiato: «per i miei alunni attuali, quel fatto è un episodio del passato: alcuni non erano neppure nati! - spiega Loreta - Io però ne parlo sempre, per farli riflettere sulle grandi domande che si pongono all’uomo sul senso della vita. L’anno scorso, poi, in occasione dell’anniversario abbiamo fatto un incontro con alcuni genitori delle vittime e alcuni genitori dei bambini morti nel crollo della scuola di S. Giuliano di Puglia: è stata un’occasione molto importante, in cui i ragazzi hanno fatto domande profonde e i genitori sono stati motlto coinvolti». Dai genitori è venuta anche l’idea di chiedere all’Arcivescovo di celebrare la Messa quest’anno per un anniversario importante, il quindicesimo. «Lui sicuramente ci dirà una parola autorevole - conclude la Paris - mentre la scuola, come sempre, curerà l’animazione e i canti, riaffermando così la volontà di non dimenticare e di conservare la "lezione" che quel tragico evento ci ha dato». DI GIORGIO CARBONE* a pillola RU486 provoca la morte dell’embrione umano e la sua espulsione dal grembo materno, se assunta tra il 49° e il 63° giorno dall’ultima mestruazione. La scienza sperimentale, in particolare la biologia dello sviluppo, ha raggiunto l’evidenza che il cosiddetto «prodotto del concepimento» è un essere vivente della specie umana, piccolissimo ma in rapida crescita. È dunque uno di noi. Ripercorriamo alcune argomentazioni usate dai consiglieri della Regione per chiedere l’importazione della RU486, attraverso il resoconto pubblicato dalla stessa Regione. «Assicurare alle donne che ne facciano esplicita richiesta l’accesso a questo metodo, considerato meno drammatico di quello attualmente in uso, altamente sicuro e praticato da molti anni nella totalità dei Paesi Europei». Dubito fortemente che l’aborto con la RU486 sia meno traumatico di quello chirurgico, perché la donna per almeno tre giorni vive nel suo grembo l’agonia del figlio, le violente contrazioni uterine per espellerlo le avverte tutte lei. Che non sia sicuro lo dimostra la letteratura scientifica internazionale, che segnala casi in cui l’embrione non è stato completamente espulso, per cui o si è ricorso all’aborto L chirurgico o la gravidanza ha proseguito con l’alto rischio di gravi malformazioni a danno del figlio (D. GRIMES, Risks of mifepristone abortion in context, in «Contraception» 2005, 71, 161). Inoltre, fin dal 1991 in Francia si è verificato il primo caso di morte conseguente all’aborto da RU486. Più recentemente, il 19 luglio 2005, la Federal Drug Administration degli USA ha reso di dominio pubblico «quattro casi di morti settiche negli Stati Uniti fra il settembre 2003 e il giugno 2005, a seguito di aborto con mifepristone (Mifeprex) e misoprostol» (http://www.fda.gov/cder/drug/advi sory/mifeprex.htm). L’effetto letale della RU486 è dovuto a uno shock tossico, a un’infezione fulminea legata al batterio Clostridium sordellii (R. P. MIECH, Pathophysiology of Mifepristone- Induced Septic Shock Due to Clostridium sordellii, in «The Annals of Pharmacotherapy» sett. 2005, 39, 1483-1488). Quindi, altro che aborto sicuro e facile. Inoltre, il fatto che un azione sia accettata in un paese straniero non è un titolo legittimo per introdurla anche in Italia: si pensi alla prostituzione infantile ammessa in Thailandia, o all’infanticidio ammesso in Cina. È triste constatare che i nostri consiglieri ignorino questi dati sconcertanti. «L’impegno di difendere i diritti delle donne e i diritti di uno Stato laico». Così argomenta un altro consigliere. Ma uno Stato laico non dovrebbe impegnarsi a difendere tutte le parti in gioco, soprattutto quelle più deboli? L’embrione non è una cosa, ma è «un essere umano meritevole di tutela», come ha affermato più volte la laica Corte Costituzionale. La Repubblica laica e la Regione laica se rinunciassero a seguire le ideologie omicide e scegliessero di aiutare la mamma e il figlio nelle primissime fasi della sua vita intrauterina farebbero progredire il nostro livello di civiltà e di solidarietà. C’è anche chi ha invocato lo spauracchio della «rimonta integralista della Chiesa Cattolica dopo l’elezione di Benedetto XVI, che purtroppo ha abbandonato la spinta pacifista contraria alla guerra americana in Iraq». Ma se è ingiusta la guerra in Iraq, è altrettanto ingiusto il ricorso all’aborto: sia gli iracheni sia gli embrioni sono esseri umani che hanno la stessa dignità, perché questa non cambia in base alla nazionalità o al censo. La Chiesa cattolica dà voce a chi, come l’embrione umano, non ha voce ed è indifeso. Infine, anziché prendere le difese dell’uomo, qualcuno ha preso le difese della decisione di Bissoni, definendola «giusta, democratica e legale (...) perché garantisce alla donna la piena libertà nel momento di questa grave decisione, perché amplia il campo dell’autodeterminazione della donna, le dà quindi opportunità in più, consentendole anche di soffrire meno, al di là della sofferenza psicologica». Ritorna l’equivoco concetto di autoderminazione. Ora, è sicuramente giusto parlare di autodeterminazione della donna e dell’uomo, ma solo prima del concepimento, perché dopo di esso la scelta diventa ingiusta, in quanto tra i due titolari del diritto alla vita (madre e figlio), decide per ambedue solo chi può decidere e agire secondo i suoi interessi, che non necessariamente coincidono con quelli del concepito. Autodeterminarsi, infatti, significa che la persona sceglie e causa in modo autonomo la propria condotta, i cui effetti ricadono nell’ambito della propria sfera giuridica. Ma nell’ipotesi dell’aborto volontario gli effetti dell’autodeterminazione ricadono nella sfera giuridica di un altro individuo umano, cioè il figlio concepito. Ora non si può affermare la prevalenza della libertà dell’uomo quando c’è di mezzo la vita di altri uomini. Chi invoca un assoluto potere di autodeterminazione di un essere umano a danno di un altro essere umano, ha ancora la giusta considerazione dell’inviolabilità dei diritti dell’uomo, il primo tra i quali è il diritto alla vita? Può ancora affermare l’esistenza del principio solidaristico o della tutela della parte debole? Eppure questi principi sono veri cardini della nostra civiltà. * Docente di bioetica alla Fter Chi l’ha votata e chi no pprovata dal consiglio regionale la risoluzione del centrosinistra sulla pillola antiabortiva (Ru 486) con 25 voti a favore, 15 contrari (Cdl) e 4 astenuti (i dielle Barbieri e Zoffoli, l’azzurro Nervegna e il socialista Zanca). «L’Assemblea legislativa», si legge tra l’altro nella risoluzione, «considerato che la pratica farmacologica per l’interruzione volontaria della gravidanza è uno strumento già testato in molti Paesi del mondo ed è quindi utilizzabile in Italia solo nelle forme ed alle condizioni previste dal decreto 11.2.97 il quale indica la necessità di una richiesta sempre nominale e corredata dal consenso informato della donna, richiesta nella quale il medico è tenuto a specificare le esigenze particolari che rendono necessario il ricorso a un presidio medico non disponibile sul territorio nazionale... invita la Giunta regionale ad emanare, alla luce dei principi sopra indicati una corretta informazione sulle modalità di accesso al farmaco nei confronti dei medici e delle strutture ospedaliere che ne facciano richiesta». A la risoluzione Martedì 6 Messa dell’Arcivescovo l 6 dicembre 1990, un aereo militare precipitò sulla succursale dell’Istituto tecnico commerciale «Salvemini» a Casalecchio di Reno. Dodici ragazzi morirono sul colpo, 4 rimasero gravemente feriti, come anche l’insegnante. Riportarono invalidità permanenti 72 tra ragazzi e insegnanti. A 15 anni da quel tragico evento, martedì 6 alle 11.30 nella chiesa di S. Giovanni Battista di Casalecchio l’Arcivescovo presiederà la Messa in suffragio. I l’anniversario www.bo7.it «L’aborto tramite il farmaco non è meno traumatico di quello chirurgico» «È triste constatare che i consiglieri ignorino i dati sui possibili effetti letali del prodotto» Quella pillola non ci va giù Il Consiglio regionale «avalla» la Ru 486 ittoria Gennari è la mamma di Alessandra, una delle ragazze che morirono il 6 dicembre 1990 nella tragedia dell’Istituto Salvemini. Per lei, dice, «è come se non fossero passati quindici anni, ma quindici giorni da quel fatto», tanto è ancora vivo il dolore. Nello stesso tempo però in questi anni ha percorso la strada, assieme ad altri genitori delle vittime, tracciata da Loreta Paris, l’insegnante di Religione che «ha avuto la grande forza di farci subito incontrare gli altri ragazzi, compagni di scuola dei nostri figli: e noi aspettavamo con ansia il giorno di quell’incontro, ogni mese - racconta - Questo, nonostante ci fosse all’inizio molto imbarazzo, e anche molta commozione: poi però ci abbracciavamo, piangevamo anche insieme, e alla fine eravamo tutti più sollevati. Poi quei ragazzi hanno cominciato anche a venire in casa mia, e io quasi non riuscivo a guardarli in faccia: ma alla fine ero contenta, anche per l’altra mia figlia, Valeria, che allora aveva 6 anni, e stando con loro ritrovava serenità. Insomma, quel rapporto ha aiutato moltissimo la nostra famiglia!». In seguito, V spiega sempre Vittoria, «abbiamo preso direzioni diverse, ma con alcuni abbiamo mantenuto dei rapporti, come del resto con Loreta: il fatto che loro ricordino la nostra Alessandra ce la fa sentire ancora viva e presente». «Altri grandi aiuti - prosegue - ci sono venuti dall’allora cappellano della nostra parrocchia di Zola Predosa, don Gabriele Riccioni, e dal domenicano padre François Dermine. Lui ci ha anche chiarito le idee, salvandoci dalla tentazione di cercare i nostri figli per vie sbagliate, come medium e veggenti. Ogni anno celebra la Messa in occasione dell’anniversario e poi si ferma con noi a lungo. Questa Messa è un momento al quale teniamo moltissimo, e Loreta è bravissima a "gestirla", convincendo fra l’altro noi mamme a portare ogni anno dei fiori all’altare, anche se i ragazzi all’inizio ci dovevano aiutare perché non ce la facevamo per la commozione. Quest’anno padre Dermine ci ha suggerito di chiedere all’Arcivescovo di celebrarla, e siamo felici che abbia accettato». (C.U.) una mamma. «La mia strada verso la pace» La scena della tragedia (foto FN) La lezione del «Salvemini» Domenica 4 dicembre 2005 • Numero 44 • Supplemento al numero odierno di Avvenire Pagine a cura del Centro Servizi Generali dell’Arcidiocesi di Bologna Via Altabella 6 Bologna - tel. 051 64.80.707 - 051 64.80.755 fax 051 23.52.07 email: [email protected] Abbonamento annuale: euro 46,00 - Conto corrente postale n.° 24751406 intestato ad Arcidiocesi di Bologna - C.S.G. Per informazioni e sottoscrizioni: 051. 6480777 (dal lunedì al venerdì, orario 9-13 e 15-18) Concessionaria per la pubblicità Publione Loris Zanelli Via Punta di Ferro 2/d 47100 Forlì - telefono: 0543/798976 Padre Giorgio Carbone

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versetti petroniani

DI GIUSEPPE BARZAGHI

desso salta fuori che «vendere è bello». È vero il contrario... Sevendere viene da «venum dare», cioè dare il prezzo, questo

esclude che ciò che riceve il Prezzo sia bello: non si tratta infattidi apprezzarne il Valore o il Pregio (che si impone da sé comenobile e appunto bello), ma di dare il Prezzo a ciò che forsenon ha Pregio, o di sminuirlo se ce l’ha. Si tratta dimercanteggiare qualcosa. E lo si sa: la merce porta con sé l’idea

di vile, perché indica ciò che può essere diviso in parti (meros) edunque paragonabile, comparabile, o comprabile! Non è bellovendere e essere venduto, perché è segno di necessità e diindigenza; non è bello essere comprato, perché vuol dire essereceduto ad altri, alienato. È segno di disprezzo: si pensi

all’aggettivo «venale»! Gli schiavi erano venduti. La bellezza non haa che fare col vendere né col comprare, perché non è un possesso. Enon aleggia sui luoghi del mercato: non è un affare. Presentare lavendita come qualcosa di bello è l’ennesimo inganno del mercato(Am 8,5-6). Ecco, la vendita è il luogo dell’inganno (gannat =canzona)! Il mercato è per natura mercenario: capace di venderetutto + Iva* (* nome della mamma).

A

Il mercato è mercenario ma la bellezza non è un affare

DI CHIARA UNGUENDOLI

onostante questa sia stata unavicenda terribilmente tragica,anche da essa siamo riusciti a

trarre qualche insegnamento: proprio apartire dalla necessità dei ragazzisopravvissuti di dare un senso al loroesserci, al loro essere rimasti in vitamentre i loro compagni erano morti».Loreta Paris era arrivata da poco comeinsegnante di Religione all’Istitutotecnico Salvemini, quando avvenne lastrage in cui morirono dodici suoi alunnie molti altri rimasero feriti; oggi viinsegna ancora, e in questi anni hacompiuto un lungo, importantepercorso, che ha coinvolto le famiglie deiragazzi deceduti e i loro compagni. «Subito dopo il fatto, i ragazzipercepivano un senso forte,dolorosissimo di impotenza, per nonaver potuto far nulla per chi era morto -spiega - e insieme l’esigenza di reagire, difare qualcosa almeno "dopo". Poinaturalmente c’erano le grandi domandesul senso della vita, del male e dellamorte che in queste occasioni vengonoprepotentemente fuori e che io affrontainelle mie lezioni. Proprio a partire daqueste domande e da quell’esigenzanacque il desiderio di avvicinarsi allefamiglie delle vittime: e con loro, oalmeno con alcune di loro, abbiamofatto un cammino». «È stata una cosamolto bella - continua la Paris - ancheperché la morte nella nostra società è ungrande tabù, e quindi purtroppo queste

N«famiglie spesso si trovano sole, dalmomento che c’è un certo timore adavvicinare chi è stato colpito da un lutto. Iragazzi invece hanno superato questodisagio, e questo li ha fatto molto maturare.Nel primo anno ci incontravamo ognimese, il giorno 6, lo stesso della strage,nella parrocchia di S. Lucia di Casalecchio,per un momento di preghiera e diriflessione. Pubblicai anche un libretto conalcune riflessioni dei ragazzi deceduti ealcune di quelle scaturite in quegli incontri.Poi abbiamo continuato anche per unsecondo anno, anche se con un gruppo piùridotto, e con alcune famiglie sono natirapporti di amicizia che continuanotuttora, da parte mia e da parte di alcuniragazzi, poi divenuti adulti. Così il lorodesiderio di "fare qualcosa" si èconcretizzato ed è divenuto un percorso divita, per il quale i genitori delle vittime lihanno ringraziati».Per alcuni genitori c’è stato anche un altropercorso, sempre promosso da Loreta:«sono stati e sono tuttora seguiti daldomenicano padre François Dermine -spiega - che è anche colui che solitamentecelebra la Messa in occasionedell’anniversario. Così hanno fatto uncammino di fede grazie al quale è natoanche in molti di loro il desiderio didedicarsi agli altri, di fare qualcosa inricordo dei propri figli: ora alcuni fannovolontariato, altri lavorano in parrocchia,altri hanno accolto in casa per un periododei bambini stranieri. E poi hanno semprechiesto con forza che ogni anno, perl’anniversario, accanto alle celebrazioni

civili ci fosse la Messa, che è stata sempremolto partecipata».Oggi però, per forza di cose, molto ècambiato: «per i miei alunni attuali, quelfatto è un episodio del passato: alcuni nonerano neppure nati! - spiega Loreta - Io peròne parlo sempre, per farli riflettere sullegrandi domande che si pongono all’uomosul senso della vita. L’anno scorso, poi, inoccasione dell’anniversario abbiamo fatto unincontro con alcuni genitori delle vittime ealcuni genitori dei bambini morti nel crollodella scuola di S. Giuliano di Puglia: è stataun’occasione molto importante, in cui iragazzi hanno fatto domande profonde e igenitori sono stati motlto coinvolti». Daigenitori è venuta anche l’idea di chiedereall’Arcivescovo di celebrare la Messaquest’anno per un anniversario importante, ilquindicesimo. «Lui sicuramente ci dirà unaparola autorevole - conclude la Paris - mentrela scuola, come sempre, curerà l’animazionee i canti, riaffermando così la volontà di nondimenticare e di conservare la "lezione" chequel tragico evento ci ha dato».

DI GIORGIO CARBONE*

a pillola RU486provoca la mortedell’embrione

umano e la suaespulsione dal grembomaterno, se assunta tra il49° e il 63° giornodall’ultima mestruazione.La scienza sperimentale,in particolare la biologiadello sviluppo, ha raggiuntol’evidenza che il cosiddetto«prodotto del concepimento» è unessere vivente della specie umana,piccolissimo ma in rapida crescita. Èdunque uno di noi.Ripercorriamo alcuneargomentazioni usate dai consiglieridella Regione per chiederel’importazione della RU486,attraverso il resoconto pubblicatodalla stessa Regione.«Assicurare alle donne che nefacciano esplicita richiesta l’accesso aquesto metodo, considerato menodrammatico di quello attualmentein uso, altamente sicuro e praticatoda molti anni nella totalità dei PaesiEuropei». Dubito fortemente chel’aborto con la RU486 sia menotraumatico di quello chirurgico,perché la donna per almeno tregiorni vive nel suo grembo l’agoniadel figlio, le violente contrazioniuterine per espellerlo le avverte tuttelei. Che non sia sicuro lo dimostra laletteratura scientifica internazionale,che segnala casi in cui l’embrionenon è stato completamente espulso,per cui o si è ricorso all’aborto

Lchirurgico o lagravidanza haproseguito con l’altorischio di gravimalformazioni adanno del figlio (D.GRIMES, Risks ofmifepristone abortion incontext, in«Contraception» 2005,71, 161). Inoltre, findal 1991 in Francia si

è verificato il primo caso di morteconseguente all’aborto da RU486.Più recentemente, il 19 luglio 2005,la Federal Drug Administration degliUSA ha reso di dominio pubblico«quattro casi di morti settiche negliStati Uniti fra il settembre 2003 e ilgiugno 2005, a seguito di abortocon mifepristone (Mifeprex) emisoprostol»(http://www.fda.gov/cder/drug/advisory/mifeprex.htm). L’effetto letaledella RU486 è dovuto a uno shocktossico, a un’infezione fulminealegata al batterio Clostridiumsordellii (R. P. MIECH, Pathophysiology of Mifepristone-Induced Septic Shock Due toClostridium sordellii, in «The Annalsof Pharmacotherapy» sett. 2005, 39,1483-1488). Quindi, altro che

aborto sicuro e facile. Inoltre, il fattoche un azione sia accettata in unpaese straniero non è un titololegittimo per introdurla anche inItalia: si pensi alla prostituzioneinfantile ammessa in Thailandia, oall’infanticidio ammesso in Cina. Ètriste constatare che i nostriconsiglieri ignorino questi datisconcertanti.«L’impegno di difendere i dirittidelle donne e i diritti di uno Statolaico». Così argomenta un altroconsigliere. Ma uno Stato laico nondovrebbe impegnarsi a difenderetutte le parti in gioco, soprattuttoquelle più deboli? L’embrione non èuna cosa, ma è «un essere umanomeritevole di tutela», come haaffermato più volte la laica CorteCostituzionale. La Repubblica laica ela Regione laica se rinunciassero aseguire le ideologie omicide e

scegliessero di aiutare la mamma e ilfiglio nelle primissime fasi della suavita intrauterina farebbero progredireil nostro livello di civiltà e disolidarietà.C’è anche chi ha invocato lospauracchio della «rimontaintegralista della Chiesa Cattolicadopo l’elezione di Benedetto XVI,che purtroppo ha abbandonato laspinta pacifista contraria alla guerraamericana in Iraq». Ma se è ingiustala guerra in Iraq, è altrettantoingiusto il ricorso all’aborto: sia gliiracheni sia gli embrioni sono esseriumani che hanno la stessa dignità,perché questa non cambia in basealla nazionalità o al censo. La Chiesacattolica dà voce a chi, comel’embrione umano, non ha voce ed èindifeso.Infine, anziché prendere le difesedell’uomo, qualcuno ha preso le

difese della decisione di Bissoni,definendola «giusta, democratica elegale (...) perché garantisce alladonna la piena libertà nel momentodi questa grave decisione, perchéamplia il campodell’autodeterminazione delladonna, le dà quindi opportunità inpiù, consentendole anche di soffriremeno, al di là della sofferenzapsicologica». Ritorna l’equivococoncetto di autoderminazione. Ora,è sicuramente giusto parlare diautodeterminazione della donna edell’uomo, ma solo prima delconcepimento, perché dopo di essola scelta diventa ingiusta, in quantotra i due titolari del diritto alla vita(madre e figlio), decide per ambeduesolo chi può decidere e agiresecondo i suoi interessi, che nonnecessariamente coincidono conquelli del concepito.

Autodeterminarsi, infatti, significache la persona sceglie e causa inmodo autonomo la propriacondotta, i cui effetti ricadononell’ambito della propria sferagiuridica. Ma nell’ipotesi dell’abortovolontario gli effettidell’autodeterminazione ricadononella sfera giuridica di un altroindividuo umano, cioè il figlioconcepito. Ora non si può affermarela prevalenza della libertà dell’uomoquando c’è di mezzo la vita di altriuomini. Chi invoca un assolutopotere di autodeterminazione di unessere umano a danno di un altroessere umano, ha ancora la giustaconsiderazione dell’inviolabilità deidiritti dell’uomo, il primo tra i qualiè il diritto alla vita? Può ancoraaffermare l’esistenza del principiosolidaristico o della tutela della partedebole? Eppure questi principi sonoveri cardini della nostra civiltà.

* Docente di bioetica alla Fter

Chi l’ha votata e chi nopprovata dal consiglio regionale larisoluzione del centrosinistra sulla

pillola antiabortiva (Ru 486) con 25 voti afavore, 15 contrari (Cdl) e 4 astenuti (idielle Barbieri e Zoffoli, l’azzurro Nervegnae il socialista Zanca). «L’Assemblealegislativa», si legge tra l’altro nellarisoluzione, «considerato che la praticafarmacologica per l’interruzione volontariadella gravidanza è uno strumento giàtestato in molti Paesi del mondo ed èquindi utilizzabile in Italia solo nelle formeed alle condizioni previste dal decreto11.2.97 il quale indica la necessità di unarichiesta sempre nominale e corredata dalconsenso informato della donna, richiestanella quale il medico è tenuto a specificarele esigenze particolari che rendononecessario il ricorso a un presidio mediconon disponibile sul territorio nazionale...invita la Giunta regionale ad emanare, allaluce dei principi sopra indicati una correttainformazione sulle modalità di accesso alfarmaco nei confronti dei medici e dellestrutture ospedaliere che ne faccianorichiesta».

A

la risoluzione

Martedì 6 Messa dell’Arcivescovol 6 dicembre 1990, un aereo militare precipitòsulla succursale dell’Istituto tecnico commerciale

«Salvemini» a Casalecchio di Reno. Dodici ragazzimorirono sul colpo, 4 rimasero gravemente feriti,come anche l’insegnante. Riportarono invaliditàpermanenti 72 tra ragazzi e insegnanti. A 15 annida quel tragico evento, martedì 6 alle 11.30 nellachiesa di S. Giovanni Battista di Casalecchiol’Arcivescovo presiederà la Messa in suffragio.

I

l’anniversario

www.bo7.it

«L’aborto tramite il farmaco non è meno traumatico di quello chirurgico»

«È triste constatare che iconsiglieri ignorino idati sui possibili effettiletali del prodotto»

Quella pillolanon ci va giù

Il Consiglio regionale«avalla» la Ru 486

ittoria Gennari è la mamma di Alessandra,una delle ragazze che morirono il 6

dicembre 1990 nella tragedia dell’IstitutoSalvemini. Per lei, dice, «è come se non fosseropassati quindici anni, ma quindici giorni daquel fatto», tanto è ancora vivo il dolore. Nellostesso tempo però in questi anni ha percorso lastrada, assieme ad altri genitori delle vittime,tracciata da Loreta Paris, l’insegnante diReligione che «ha avuto la grande forza di farcisubito incontrare gli altri ragazzi, compagni discuola dei nostri figli: e noi aspettavamo conansia il giorno di quell’incontro, ogni mese -racconta - Questo, nonostante ci fosse all’iniziomolto imbarazzo, e anche molta commozione:poi però ci abbracciavamo, piangevamo ancheinsieme, e alla fine eravamo tutti più sollevati.Poi quei ragazzi hanno cominciato anche avenire in casa mia, e io quasi non riuscivo aguardarli in faccia: ma alla fine ero contenta,anche per l’altra mia figlia, Valeria, che alloraaveva 6 anni, e stando con loro ritrovavaserenità. Insomma, quel rapporto ha aiutatomoltissimo la nostra famiglia!». In seguito,

V spiega sempre Vittoria, «abbiamo presodirezioni diverse, ma con alcuni abbiamomantenuto dei rapporti, come del resto conLoreta: il fatto che loro ricordino la nostraAlessandra ce la fa sentire ancora viva epresente». «Altri grandi aiuti - prosegue - cisono venuti dall’allora cappellano della nostraparrocchia di Zola Predosa, don GabrieleRiccioni, e dal domenicano padre FrançoisDermine. Lui ci ha anche chiarito le idee,salvandoci dalla tentazione di cercare i nostrifigli per vie sbagliate, come medium eveggenti. Ogni anno celebra la Messa inoccasione dell’anniversario e poi si ferma connoi a lungo. Questa Messa è un momento alquale teniamo moltissimo, e Loreta èbravissima a "gestirla", convincendo fra l’altronoi mamme a portare ogni anno dei fioriall’altare, anche se i ragazzi all’inizio cidovevano aiutare perché non ce la facevamoper la commozione. Quest’anno padreDermine ci ha suggerito di chiedereall’Arcivescovo di celebrarla, e siamo felici cheabbia accettato». (C.U.)

una mamma. «La mia strada verso la pace»La scena della tragedia (foto FN)

La lezione del «Salvemini»

Domenica 4 dicembre 2005 • Numero 44 • Supplemento al numero odierno di Avvenire

Pagine a cura del Centro Servizi Generalidell’Arcidiocesi di Bologna Via Altabella 6 Bologna - tel. 051 64.80.707- 051 64.80.755 fax 051 23.52.07email: [email protected] annuale: euro 46,00 - Contocorrente postale n.° 24751406 intestato ad

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Padre Giorgio Carbone

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DI PAOLO MENGOLI *

ella terza Domenica d’Avvento, chequest’anno è domenica prossima 11dicembre, è felice tradizione che tutte le

parrocchie della diocesi si ritrovino percelebrare l’«Avvento di fraternità». In questagiornata, le comunità pregano e riflettono,avendo davanti agli occhi i tanti fratelli poveri ein difficoltà che il Signore ha fatto loroincontrare nel corso dell’anno che si staconcludendo. Questa «giornata di fraternità»,quest’anno coincide con la conclusionedell’anno dell’Eucaristia voluto dal compiantoPapa Giovanni Paolo II. Nelle Letteraapostolica Mane nobiscum Domine, da Lui scrittaper quest’occasione, al punto 27, l’Eucaristia èpresentata «non solo come espressione dicomunione nella vita della Chiesa», ma anchecome «progetto di solidarietà per l’interaumanità». Più avanti è sottolineato che «ilcristiano che partecipa all’Eucaristia apprendeda essa a farsi promotore di comunione, dipace, di solidarietà, in tutte le circostanze dellavita». Questa parte della lettera è incentrata sul

N«Servizio degli ultimi» e ci può essere d¹aiutonel celebrare questa giornata. Il testo continuaa richiamarci quelli che sono i punti essenzialidel nostro essere cristiani: «Se uno vuol essere ilprimo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti»(Mc 9,35); rileva inoltre, come il Vangelo diGiovanni non faccia menzione dell’istituzionedell’Eucaristia ma della «lavanda dei piedi» (Gv13,1-20). San Paolo, a sua volta, ribadisce convigore che non è lecita una celebrazioneeucaristica nella quale non risplenda la caritàtestimoniata dalla concreta condivisione con ipiù poveri (Cor 11, 17-22,27-34). Questesottolineature del documento donatoci daGiovanni Paolo II, ritengo possa contenerespunti utili per vivere in modo rinnovato lagiornata diocesana dell’Avvento di fraternita. LaCaritas diocesana in questa giornata fa inoltreun appello alla generosità di tutta la comunità,ricordando che la somma raccolta in questadomenica sarà devoluta totalmente per i poveriche si rivolgono ai Centri di ascolto dellaCaritas, ed al funzionamento della «Mensadella Fraternità».

* Direttore Caritas diocesana

DI CARLO CAFFARRA *

ari Bolognesi, la solennitàdell’Immacolata Conce-zione di Maria è giorno di

grazia e di lode al Signore per lemaraviglie che ha operato nellasua Madre Santissima. Nellapersona di Maria noi possiamocontemplare l’umanità piena-mente reintegrata nella sua ori-ginale dignità. Ella diventadunque segno sicuro di speranzaper il nostro cammino, fattosioggi particolarmente faticoso edincerto.Con tali convinzioni interiori viinvito tutti a celebrare anchequest’anno la Solennità dell’Im-macolata e a partecipare alla

CFiorita, che si svolgerà nel po-meriggio di mercoledì 8 dicem-bre in P.zza Malpighi.Alla benedetta Madre di Dio af-fidiamo ancora una volta la no-stra Città.

* Arcivescovo di Bologna

«In Romania la Chiesa è risorta»

«Avvento di fraternità», raccolta per i Centri e la mensa Caritas

DI MICHELA CONFICCONI

opo mezzosecolo nel qualenessuno poteva

fidarsi di nessuno, perchétutto era sorvegliato dallapolizia segreta, la primagrande conseguenza dellafine della clandestinità èstata la necessità, da partedel popolo, di imparare dinuovo a vivere la libertà».

Inizia di qui monsignor Virgil Bercea, vescovogreco cattolico di Oradea, venuto a Bologna inoccasione della Giornata nazionale dellaRomania, che si è celebrata giovedì scorso, perparlare della situazione della sua Chiesa dopo ilcrollo del regime comunista che l’aveva resaclandestina per quasi 50 anni. «Per quantoriguarda la vita della Chiesa – prosegue monsignorBercea che oggi nella basilica dei Santi Bartolomeoe Gaetano presiede la Divina liturgia insieme con

D«l’Arcivescovo di Bologna – il problema è statorifare le strutture amministrative e formative, cioèla Curia, il Seminario e così via. E poi le struttureedili: lo Stato ci aveva confiscato tutto,incamerando le nostre proprietà e donando lechiese ai fratelli Ortodossi. Dopo il crollo delregime lo Stato non ci ha restituito nulla, e anchela Chiesa ortodossa ha posto resistenze. A Oradeasiamo tornati in possesso della Cattedrale solo il20 novembre scorso, dopo 16 anni dal crollo delcomunismo». L’anima cristiana del popolo rumeno è soprav-vissuta alla persecuzione?In Romania il senso religioso è molto forte. Nonc’è nessuno o quasi che si dichiari ateo. Durante laclandestinità tutti si facevano battezzare, anche sein segreto, nelle famiglie, di notte. Persino idirigenti del partito comunista chiedevano dibattezzare i propri figli. Poi è chiaro che di qui allafede vissuta c’è strada da fare.Quale contributo può dare la sua Chiesa per ildialogo ecumenico?Noi siamo il ponte tra Oriente e Occidente. Siamo

la testimonianza che è possibile vivere in unionecon Roma pur conservando caratteristiche etradizioni proprie. Dal vostro paese è in atto una massiccia emigra-zione. Come vi ponete di fronte a questo feno-meno?Stiamo organizzando una cura pastorale nei Paesidi destinazione, con l’aiuto dei Vescovi locali eattraverso la presenza di sacerdoti greco-cattolici.In Emilia Romagna stiamo lavorando perché ce nesiano due per ogni arcidiocesi, con il compito dicoordinare la pastorale nelle diocesi collegate.Siamo già presenti in Francia, Spagna e Germania.Abbiamo visto che questa presenza è importante:permette a persone che sono state strappate dalleloro famiglie e dal loro ambiente culturale, direcuperare maggiore serenità e equilibrio. Cosa ricorda dell’epoca della persecuzione?Ho studiato Teologia clandestinamente, mentrefrequentavo Ingegneria all’Università. Sono statoordinato in un giorno feriale e il giorno successivosono tornato al lavoro per non destare sospetti.Ho celebrato clandestinamente la Messa, leesequie, i sacramenti. La gente aveva paura, manon rinunciava alla Chiesa. È stato per me ungrande esempio di fede.

2 Domenica4 dicembre 2005

Ùna chiesa cattolica di Oradea

Le celebrazioni dell’8 dicembreiovedì, 8 dicembre, la Chiesa celebra la solennitàdell’Immacolata Concezione della Beata Vergine

Maria. In diocesi la celebrazione principale sarà laMessa solenne presieduta alle 11 dall’Arcivescovo nel-la Basilica di S. Petronio. Nella Basilica di S. France-sco alle 9 Messa celebrata da padre Antonio Renzini,

ministro provinciale dei Frati minori conventua-li; alle 9.45, corteo di apertura della Fiorita allastatua dell’Immacolata in Piazza Malpighi con rap-presentanza delle Famiglie francescane, delle Fra-ternità secolari e della Milizia dell’Immacolata.Alle 16 in Piazza Malpighi tradizionale Fiorita conomaggio floreale dell’Arcivescovo, dei Vigili delFuoco, delle associazioni cattoliche ed enti citta-dini. Seguirà nella Basilica di S. Francesco il can-to dei Vespri presieduto dall’Arcivescovo.

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Staffetta-fiaccolata a San Lucada sempre l’appuntamento centrale del Csi: lacamminata-staffetta-fiaccolata dell’8 dicembre a

San Luca, che racchiude le due animedell’associazione, quella sportiva e quella legata alleradici cattoliche, riunite nella fatica di arrivare dalMeloncello alla Basilica e nella volontà di onorare laB.V di San Luca, protettrice degli sportivi bolognesi.Nel 2005 si celebrano i 30 anni dell’iniziativa. «Come

vuole la tradizione - dice DanielePerini, vicepresidente provinciale -partenza alle 9 da Piazza della Pacee, dopo le premiazioni sul piazzale,Messa alle 11 in Basilica presiedutada monsignor Carlo Mazza,incaricato della Cei per la Pastoraledello sport e concelebrata dagliassistenti spirituali don LuigiGuaraldi e don Giovanni Sandri. In

questa edizione vorremmo recuperare alcunetradizioni. Ad esempio quella delle fiaccole: le nostresocietà sportive ne faranno partire da diversi puntidella provincia all’alba per riunirsi tutte alMeloncello. Come segno di pace ne partirà unaspeciale dal Santuario di Boccadirio. I partecipantidormiranno a Monte Sole e la mattina proseguirannofino a Piazza della Pace». Per i singoli è possibileiscriversi fino a mezz’ora prima della partenza, igruppi devono contattare il numero 051405318. (M.F.)

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Una storia tragicaa Chiesa cattolica di ritobizantino rappresenta in

Romania una minoranza. Secondoi sondaggi ufficiali comprendecirca l’1% della popolazione. Inrealtà ne fanno parte molte piùpersone, anche se, spiegano isacerdoti, hanno ricevuto ilBattesimo nella Chiesa ortodossa.Questo perché con l’avvento delcomunismo, e la successivavolontà dello Stato diinterrompere i rapporti conl’Occidente e quindi anche con ilVaticano, la Chiesa cattolica venneufficialmente soppressa nel 1948.Ne seguirono terribilipersecuzioni, che hanno vistomartirizzati Vescovi, laici ereligiosi. Il regime tenne invece invita la Chiesa ortodossa. Laclandestinità è finita nel 1990.

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ontemplare il misterodi Maria nella suaImmacolata

Concezione è aprire losguardo e il cuore verso Dio el’uomo. Maria ci dicequalcosa di entrambe questerealtà: per questo mi piacepensare a lei come a una«lettera di Dio» all’umanità,che da una parte ci rivelal’infinito amore di Dio perl’uomo e dall’altra lagrandezza della creaturaumana. «Quando venne lapienezza del tempo Diomandò suo figlio nato dadonna», ci ricorda Paolo.Maria è questa «porta»attraverso la quale il Verbo diDio - ieri come oggi - entranel mondo. È la madre, lacreatura che Dio sceglie e

riserva per la realizzazionedel suo progetto di salvezza.Ma è anche la credente, che siaffida al suo Creatore in unarisposta libera e consapevole,in un cammino di fedequanto mai concreto, vero,audace, esigente che - comesappiamo- la condurrà finsotto la croce. Per questo inMaria, l’Immacolata,ritroviamo il sogno di Diosull’uomo: quello di rendercitutti santi e immacolati al suocospetto nell’amore; direnderci felici, pienamenteuomini e pienamente donne. Cosa dice tutto questo a noioggi? Maria Immacolata ciricorda che la qualità dellavita - intesa come pienezza,realizzazione, felicità -dipende dal rapporto che la

creatura stabilisce con il suoCreatore. Ci ricorda divolgere lo sguardo in alto persapere da dove veniamo e acosa siamo chiamati. Manello stesso tempo ci invita aradicarci bene sulla terra, ainserirci attivamente nelnostro ambiente e nellastoria, per darvi il nostrocontributo in termini direalizzazione del vero bene edi un autentico progressoumano. Allora, come direbbeS. Massimiliano Kolbe, non ciresta che avvicinarci a lei,renderci simili a lei,permettere che ella prendapossesso di tutto il nostrocuore e il nostro essere...perché chi è dell’Immacolatanon andrà perduto.

Angela Savastano

CMaria ci insegna a «guardare in alto»

L’omaggio dei Vigili del Fuoco

Virgil Bercea

Caffarra invita alla Fiorita

Tanzania.Un progetto contro l’Aids dei bambini

Aids sta avendo un impatto devastante sugliabitanti più giovani e più vulnerabili del

mondo. Nell’Africa subsahariana sta aumentandovertiginosamente il numero delle donne infettate(58 per cento nel 2001) che rischiano di generarefigli infetti. A Usokami molte donne in attesa di unfiglio sono sieropositive. Da alcuni mesi, incollaborazione con il dottor Giovanni Guaraldi diModena e alcuni medici suoi collaboratori e con glioperatori del progetto portato avanti in Tanzaniadalla Comunità di S. Egidio, è possibile, con unaspesa contenuta, somministrare farmaci antiviralialla madre e al neonato prima del parto e nei seimesi successivi di allattamento. Dopo, il bambinosarà allattato artificialmente. In questo modo cisono ottime possibilità che il piccolo sopravviva esia sano e forte. Con i bambini vive la speranza. Con400 euro si garantisce una terapia completa. Con100 euro si alimenta un bambino dai sei ai dodicimesi di età.Le offerte potranno essere inviate a: Arcidiocesi diBologna - Missione bolognese Usokami - Tanzania.Ccp numero 67695189. Causale: «Progetto Dream».

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Una staffetta degli scorsi anni

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Page 3: bo7@bologna.chiesacattolica.it Quella pillola

iovedì 8 dicembre alle 11,15nella chiesa di S. Lorenzo diBudrio si apriranno le

celebrazioni per ricordare i 600 anniche i Frati Servi di Maria hannotrascorso prestando il loro serviziopastorale alla comunità di Budrio. Lastoria ci racconta che «la parrocchia diS. Lorenzo di Budrio venne costituitanell’anno 1406 con smembramentodella parrocchia della Pieve, per Bolladi Papa Innocenzo VII in data 2 Luglio1406 e venne affidata su proposta dellaComunità Budriese al1’ordine dei Servidi Maria, e i Padri M. Guglielmo daAlessandria e M. Francesco da Roma neprendevano possesso assieme aiBenefizi annessi, ceduti dal Rettore donUgolino Albuini, il 30 Settembre1406». Le celebrazioni siprolungheranno per tutto l’annoprossimo e termineranno l’8 dicembre2006; inizieranno in sordina, quasi aricordare il lavoro silenzioso maproficuo svolto nei secoli dai Frati, illungo cammino fatto assieme allacomunità, fondato sull’amore e sullacarità, sulla dedizione alla VergineMaria e attenzione al mondocircostante. Sono già in programmapellegrinaggi ai principali Santuaricustoditi dall’Ordine e conferenze perapprofondire la storia e i temi dispiritualità e di missione dell’ordine. Aloro dobbiamo la costruzione delconvento, della chiesa e del chiostro diS. Lorenzo che oggi vediamo e la chiesadelle Creti. Sono già stati organizzaticoncerti vocali e strumentali che siterranno in S. Lorenzo e in S. Agata euna visita guidata alle chiese pervalorizzare il patrimonio artistico estorico. Ai frati dobbiamo anche laconservazione dell’enorme patrimonio

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artistico delle chiese di Budrio. Cisaranno mostre, che culminerannonella grande esposizione in S. Agata,durante la festa paesana di «Agribù», di15 opere d’arte in corso di restauro,datate dal XVI al XVIII secolo, presentinella chiesa di S. Lorenzo, altre giàpresenti nelle chiese delle Creti, S.Maria del Borgo e S. Salvatore e oggicustodite dai frati. Altre manifestazionisono già previste e si possonoconsultare nel programma indistribuzione, fra le quali spicca lapresentazione del progetto di restaurodel complesso del convento, dellachiesa e del chiostro di S. Lorenzo cheil parroco e i confratelli vorrebberoiniziare nel corso dell’anno prossimo.

DI MAURIZIO MARCHESELLI *

omani, dalle 18,45 alle21,15, si terrà nell’AulaMagna della Facoltà

Teologica dell’Emilia Romagna(p.le Bacchelli 4) lapresentazione pubblica delvolume «Gesù, la Cristologia, leScritture» che raccoglie ventisaggi esegetici e teologici dimonsignor ErmenegildoManicardi. Sarà presente ilvescovo ausiliare monsignorErnesto Vecchi. Lamiscellanea,pubblicata dalleEdb come primovolume di unacollana di studi ericerche maturatenell’ambito dellaFacoltà Teologicadell’Emilia-Romagna, si trovain libreria dalloscorso giugno,dopo aver già venduto insottoscrizione oltre 600 copie:un notevole segno di stima ed’amicizia per don Gildo daparte di tanti che hanno potutogodere del suo insegnamento edel suo ministero pastorale. Lacollana che prende avvio conquesto libro (Biblioteca diTeologia dell’Evangelizzazione)ospiterà indagini di taglioteologico e culturale, biblico estorico, filosofico e sistematico inriferimento alla teologiadell’evangelizzazione. Manicardiè attualmente rettore dell’AlmoCollegio Capranica di Roma,dopo aver operato a Bolognacome docente di NuovoTestamento a partire dal 1979 edessere stato a lungo allapresidenza dello StudioTeologico AccademicoBolognese: a lui si deve gran

Dparte del lavoro che ha portatoall’erezione della FacoltàTeologica, di cui è tuttora il primopreside.La serata di domani vuolecertamente essere un modo perringraziarlo del lavoro svolto aBologna per oltre 25 anni, ma èsoprattutto un’occasione perriflettere sulla Scrittura e sul suoposto nella Chiesa. Lo scorso 18novembre abbiamo ricordato i 40anni esatti della promulgazionedella «Dei Verbum» e si può ben

dire che, secondoquanto auspicato da DV26, la venerazione per laParola di Dio nellediocesi dell’EmiliaRomagna sia cresciuta,in questi decenni, ancheattraverso il lavorosvolto da Manicardiperché si radicasserodentro il tessutoecclesiale lo studio e lalectio dei libri sacri. Il

volume «Gesù, la Cristologia, leScritture» è uno specchio fedele diquesto suo impegno al serviziodella Parola. A presentare il librosono stati invitati i professoriPitta e Angelini. Don AntonioPitta è docente di NuovoTestamento alla Facoltà Teologicadell’Italia Meridionale e suoattuale preside: egli esaminerà laparte più esegetica del volume diManicardi. Monsignor GiuseppeAngelini, professore di Teologiamorale e attuale preside dellaFacoltà Teologica dell’ItaliaSettentrionale, prenderà in esameil lavoro di Manicardi nellaprospettiva dell’apporto dellaScrittura alla teologia, allaspiritualità e alla prassi pastoraledella Chiesa. * docente di Nuovo Testamento

alla Facoltà Teologicadell’Emilia Romagna

La Madonna di Guadalupeomenica 11 e lunedì 12dicembre, nella chiesa di S.Caterina di Saragozza, dove

un’immagine di Maria diGuadalupe è venerata dal 1700,tutti i suoi devoti - bolognesi emessicani, sudamericani efilippini- si riuniranno come ognianno per fare festa alla Madonnadella pacificazione edell’integrazione fra i popoli. Dal1998 la Festa della Madonna diGuadalupe ha il suo momento piùalto con la Messa solenne del 12dicembre, che quest’anno saràcelebrata da monsignor GabrieleCavina, provicario generale della diocesi, maogni volta si arricchisce di nuovi eventi e inquest’occasione Claudio Perfetti, autore de «Latilma della Morenita», terrà un conferenzasull’affascinante storia dell’immagineguadalupana. La Madonna di Guadalupe, che

D nel 1531 apparve a Città delMessico (Tenochtitlan), ad unindigeno di nomeCuahutlatóhuac, oggi conosciutocome San Juan Diego, ritornò inEuropa nel secolo XVIII portata daiGesuiti. La «Morenita», né biancacome gli europei, né scura come gliantichi popoli mesoamericani aJuan Diego disse d’essere la Madredi Dio e «Madre di tutti gli uominiche su questa terra sono uno solo».In Italia le immagini ed il culto diMaria di Guadalupe si diffuseroprincipalmente nelle regionidell’Emilia Romagna, la Liguria ed

il Lazio. In Emilia Romagna la Madonna diGuadalupe è venerata a Imola, Faenza, Cesena e,naturalmente, Bologna dove la sua immagine sipuò onorare non soltanto nella bella chiesa diSanta Caterina ma anche in quelle di SassoMarconi e Castel San Pietro.

Farneto, ciclo di incontri sulla vital Centro culturale e di accoglienza «G. Salmi» di S.Lazzaro di Savena promuove un ciclo di incontri

sulla vita che si terranno nella sua sede del Farneto(via Jussi 131, S. Lazzaro) il 6, 13 e 20 dicembre alle 21.Il Centro è un nuovo punto di aggregazione e diaccoglienza promosso dalla parrocchia di S. Lorenzodel Farneto. Esso è un punto di ritrovo fruibile dagiovani, gruppi scouts e quanti richiedano ospitalitàper realizzare attività: formative, culturali e ricreative.Primo incontro il 6 dicembre con monsignor GiovanniNicolini, vicario episcopale per la Carità e la Missione,sul tema «Vedi se percorro una via di menzogna eguidami sulla via della vita... Per una cultura cristianadella Vita». Secondo il 13 con Alberto Migarelli,responsabile dei servizi sociali del Comune di S.Lazzaro, Angela Aldrovandi, coordinatrice del settoreminori del distretto di S. Lazzaro ed Elena Greco,psicologa del consultorio familiare del distretto di S.Lazzaro sul tema «Adozione e affidamento familiare:quali vie percorrere?». Ultimo incontro il 20 dicembrecon Aldina Balboni fondatrice di Casa S. Chiara eDavide e Luisa Tonelli, genitori di una Casa famigliadell’Associazione Papa Giovanni XXIII a Monterenzio,che porteranno testimonianze su «Dar vita alla vita».

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ue anni fa ricevette la visita del cardinale Biffi in occasione del 400° anniversariodella sua presenza a Bologna. Ora, sabato 10 dicembre alle 17.30 la Compagnia di S.

Orsola accoglierà nella propria sede di S. Lazzaro di Savena, in via Roma 2, l’arcivescovomonsignor Carlo Caffarra, che vi celebrerà la Messa in occasione del470° anniversario della sua fondazione da parte di S. Angela Merici.La Compagnia venne infatti fondata da S. Angela a Brescia il 25novembre 1535, per offrire un luogo in cui le ragazze potesseroconsacrarsi a Dio senza dover osservare la clausura. Nel fondarla laSanta si ispirò a S, Caterina d’Alessandria, la cui festa cade proprioil 25 novembre: ella infatti voleva creare un gruppo di «spose diCristo» e S. Caterina è raffigurata come colei alla quale GesùBambino infila al dito l’anello nuziale. L’Istituto ebbe un grandesuccesso, e si propagò in breve in tutta Italia. Nel 1603 laCompagnia giunse a Bologna. Spiega la direttrice dell’Istituto,Maria De Sabata: «siamo consacrate laiche e pratichiamo i consigli

evangelici di povertà, castità e obbedienza continuando a vivere nel mondo, ciascuna conun suo lavoro, e per chi lo desidera anche nella sua casa. Non siamo preposte a opereparticolari, perché l’indicazione della fondatrice è solo una: essere spose di Cristo. Questasponsalità però genera una vita, e spesso delle opere». È il caso della Casa di accoglienza diS. Lazzaro, intitolata a S. Angela e che accoglie parenti di degenti negli ospedali della città.La Casa è una realtà nata occasionalmente, spiega la De Sabata: «avevamo creato unastruttura per ospitare le nostre sorelle anziane - afferma - poi il vicino ospedale Bellaria ciha chiesto se potevamo ospitare un parente di un loro paziente. Così è nata la Casa, cheoggi può accogliere fino a 15 persone oltre che, naturalmente, le Orsoline anziane».

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La copertina del volume

topografia.Tra san Donato e Mascarella

Compagnia S. Orsola. Il 470° di fondazione

. Antonio Maria Pucci ieri e oggi:come è cambiato negli anni ilterritorio. Parte dal dato fisico

della parrocchia, ma per abbracciareinterrogativi utili alla pastorale,l’opera di Giuliano Belfiori «Tra S.Donato e Mascarella. Passato ePresente da "S. Egidio Dentro" a S.Antonio Maria Pucci». Il volume, chesarà presentato dall’autore giovedì 8dicembre alle 16 in parrocchia (vialedella Repubblica 28), è a ricordodella Decennale eucaristica del 2004-2005, e si presenta come un saggio diricerca storica e di toponomasticaattuale. Oltre alle indagini su alcunecostruzioni della zona, ancoraesistenti o recentemente scomparse,presenta una corposa sezione

S dedicata alle strade della parrocchia,un tempo parte dell’antico comune diS. Egidio Dentro (cui si accenna neltitolo) e della parrocchia di S. Egidio,e compresa fra le strade maestre di S.Donato e via Stalingrado. Per ogni viaè riportata la data di intitolazione edun breve cenno biografico sul nome oil significato. Per le strade più anticheè anche riportata la successione deicambiamenti negli ultimi 50 anni. Unlavoro, sottolinea il parroco donCleto Mazzanti, che si pone alservizio non solo del desiderio diconoscenza di chi ama una realtà, maanche «di una pastorale adeguata,cioè calata nella realtà, ovvero chetenga conto delle caratteristicheculturali e storiche del territorio per

effettuare scelte opportune dievangelizzazione: nell’annuncioevangelico, nella catechesi, nellacarità, e nella liturgia». Ma anche unlavoro importante dal punto di vistascientifico, in quanto, scrive nellaPrefazione lo storico Mario Fanti,«fissa, nelle notizie e nelle immagini,la memoria di cambiamenti che nonriguardano solamente l’aspetto fisicodel territorio ma anche una nuovarealtà demografica, economica esociale. E, oltre a fornire dati utili giàoggi, somministra elementifondamentali per chi in futuro dovràfare un bilancio di come sia statoamministrato il territorio suburbanofra il XX e XXI secolo, e di come sianata, coi suoi problemi, la "nuova"città». L’opera è corredata difotografie, foto-confronti e pianteantiche e moderne. (M.C.)

resso la chiesaparrocchiale diPieve di Budrio,

sabato 10 dicembredalle 19 alle 22,30 edomenica 11 dicembredalle 15,30 in poi simetterà in scena ilpresepio vivente,organizzato dai gruppigiovanili, con l’aiutodei parrocchiani e conla partecipazione dellascuola materna «SacroCuore». «È ormai unatradizione, visto che losi fa dal 1997, l’annosuccessivo al mioarrivo - spiega ilparroco don EdoardoMagnani - La novitàquest’anno è che larappresentazione saràdivisa in due parti, che

P si terranno in due giorni successivi.La partecipazione della gente, fracoloro che interpretano i varipersonaggi e coloro chesemplicemente assistono, di solito èmolto numerosa, e speriamo che losia anche stavolta: si tratta infatti diun segno importante per ricordare atutti il vero significato del Natale,oltre che di un’occasione di festa edivertimento». «Nellerappresentazioni sono coinvolte uncentinaio di persone dellaparrocchia, più i bambini e i genitoridella scuola materna - confermaBeatrice Marzadori, una delleorganizzatrici - In tutto, ognunadelle due durerà circa tre quartid’ora. La sera del sabatocominceremo alle 19.30 conl’animare la città di Betlemme, chesarà ricostruita con le mura, i varimestieri, le cantine a raffigurare lecarceri, e così via; poi alle 21.30

comincerà la rappresentazione conl’ingresso di Erode, con la suasontuosa corte. Quindi ci saràquindi l’Annunciazione e poi, percontrasto con Erode, l’ingresso umilee povero di Maria e Giuseppe, chenon troveranno posto nella locandae dovranno perciò uscire dalla città.Infine arriveranno gli angeli e lastella cometa, ad annunciare laNatività, che però non ci sarà: verràrinviata al pomeriggio delladomenica, quando saranno presentii bambini della scuola materna.Allora si riprenderà l’azionedall’uscita di Maria e Giuseppe, chesi recheranno alla capanna, dovenascerà Gesù; quindi gli angeli,interpretati dai bambini, andrannofestosamente a dare l’annuncio aipastori, che giungeranno ad adorareil Bambino, seguiti poco dopo daiMagi». Nel malaugurato caso dipioggia, sabato 10 non si farà alcunarappresentazione e domenica 11 sifarà solo la rappresentazione dellaNatività in chiesa.

Chiara Unguendoli

A serviziodellaParola

Domani nell’Aula Magna della Fter verràpresentato il volume «Gesù, la cristologia, lescritture» di monsignor Ermenegildo Manicardi

Il programma della festauesto il programma dellafesta della Madonna di

Guadalupe: domenica 11dicembre dalle 8 alle 18 giornatad’Adorazione eucaristica; alle18.30 Messa in onore di S. JuanDiego celebrata da padre MarioGonzáles dei Legionari di Cristo.Lunedì 12 dicembre: alle 7.30Radio Maria trasmette Rosario,Messa e Lodi presieduti dalparroco monsignor CelsoLigabue; alle 18.15 processione efiaccolata con l’Immagine dellaMadonna dalla Chiesa dei 33 (viaFrassinago 61) a S. Caterina; alle18.30 Messa solenne presiedutada monsignor Gabriele Cavina,canta il Dei Verbum Chorus diPioppe e Vado, organistaMaurizio Motta, direttoreGiovanni Montanaro; alle 19.30conferenza di Perfetti.

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La Natività in un presepe vivente degli scorsi anni

La chiesa di S. Lorenzo di Budrio

S. Angela Merici

Pieve di Budrio, il presepe raddoppia

San Lorenzo di Budrio.Festa per i 600 anni della presenza dei Servi di Maria

3Domenica4 dicembre 2005

Page 4: bo7@bologna.chiesacattolica.it Quella pillola

«Oltre la strada»,il riscatto possibile

DI CHIARA UNGUENDOLI

, assieme a quello peritaliani, uno dei servizipiù importanti della

Caritas diocesana: il Centro diascolto immigrati, in via Rialto7/2°, compie un’operapreziosisa «per coloro - spiega laresponsabile Paola Vitiello - chevivono ancora in condizioneprecaria, che hanno le situazionipiù complesse e non sonoancora riusciti ad arrivare aiservizi sociali, che sonoimmigrati da poco e quindi,disorientati, non sanno a chirivolgersi, che sono ignorati datutti perché non hanno idocumenti a posto». Un luogo«senza barriere», dunque, apertoal pubblico tre giorni allasettimana e su appuntamentonegli altri. Ma anche un luogocon una specifica vocazione efinalità, come tutti i Centrid’ascolto. «Un Centro d’ascolto -spiega infatti la Vitiello - è unluogo nel quale la comunitàcristiana esprime e vive ladimensione dell’incontro,dell’ascolto, della condivisione;un luogo che si pone l’obiettivodi orientare, sostenere,responsabilizzare, ridare dignità,tutelare i diritti delle persone indifficoltà, attraverso percorsi diaiuto. È anche un luogo dove, inbase all’ispirazione cristiana, siguarda all’altro nella suaglobalità, al di là dei bisogni cheesprime». «Certamente -prosegue la Vitiello - il Centropuò e deve "mettere in rete" lerisorse ecclesiali con quelle delvolontariato e dei servizi socialidel territorio; ma altrettantocertamente non può né vuoleessere un servizio sociale

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parallelo a quelli pubblici, chehanno competenze eresponsabilità specifiche».Con questo spirito e questicompiti, il Centro l’anno scorso(gli ultimi dati disponibili) haincontrato 1021 situazioni, dellequali 274 nuclei familiari e 747persone singole, con unaumento rispetto al 2003 del17,4%. Ben 775 persone sonoarrivate al Centro per la primavolta, mentre le rimanenti 246erano già seguite negli anniprecedenti. E le nazionirappresentate sono state ben 71.La maggioranza di chi si èpresentato erano donne(53,3%.), e soprattutto, circa lametà non era in regola con ilpermesso di soggiorno: cosa cherende particolarmentecomplesso il percorso disostegno. In questi casi, glioperatori danno la precedenzaalle situazioni nelle quali ci sonoproblemi di salute, è violata ladignità della persona, c’è unadonna in gravidanza o sola conun bambino, c’è bisogno disollievo attraverso la mensa.«Bisogna tenere presente -ricorda la Vitiello - che quasitutti gli immigrati regolariattualmente presenti in Italiainizialmente erano clandestini.Un passaggio, dunque, cheappare quasi obbligato: sidiventa "regolari" quasi solo inseguito a sanatorie». Riguardoalla nazionalità, sono incontinua crescita i cittadinidell’Europa centro-orientale, chenel 2004 hanno costituito il62% degli utenti del Centro: inparticolare, i rumeni da solisono stati il 27,3%. Seguono, maa distanza, i cittadini africani, col24,7%. Il problema maggioreper queste persone è il lavoro,accompagnato spesso dall’ansiadi non riuscire a rinnovare ilpermesso di soggiorno (29,7%),e al quale si associaimmediatamente il bisogno diun reddito (27,9%); seguono iproblemi abitativi (22%).(8-continua)

Alina, quando la vita ricomincialina è una ragazza moldava di 25 anni, condei bellissimi occhi azzurri, che un giorno

di gennaio arriva al Centro di ascolto immigratidella Caritas e comincia a raccontare. Il suo èun racconto di un passato drammatico, cheperò vuole affacciarsi verso un futuro migliore.È la storia di un’adolescenza vissuta troppo infretta, in Moldavia: e si è ritrovata subitoadulta, con il carico delle difficoltà dellafamiglia. Così si è fatta fare un passaporto,chissà se vero o falso, ed è arrivata a Bolognacarica di speranze: ma le speranze si sonopresto trasformate in un incubo, lungo un vialecon gli uomini che si fermano per caricarla. Poiè arrivata la Polizia, e l’ha portata, assieme atutte le altre come lei, al Cpt, dove è rimasta

Aper molto: ma ad un certo punto ha deciso discommettere sulla propria dignità, ha chiestodi poter parlare con qualcuno ed eccola allaCaritas. Ora vuole ricominciare, e in Questura,come un fiume in piena, parla per due ore,denuncia tutti i suoi sfruttatori, fa nomi ericorda particolari. Grazie a lei, delle personevengono arrestate, e le viene concesso unpermesso di soggiorno di sei mesi. Sempre piùdecisa a rifarsi una vita, accetta le propostedella Caritas, frequenta un corso di italiano e fauno stage di tre mesi in un’azienda tessile: allafine viene assunta. Quando termina il percorso,ha un lavoro, una casa e voglia diindipendenza: ormai quel viale, quegli uominisono solo un brutto ricordo. La sua vita èricominciata. Auguri Alina! (C.U.)

la storia

n luogo dove prendersi cura«integralmente» della personaaffetta da disturbi mentali gravi e,

all’interno di un rapporto quotidiano,guidarla alla realizzazione della propriapersona, in tutti gli ambiti: dalla cura disé, alle relazioni interpersonali,all’inserimento lavorativo. È questo, insintesi, il progetto della «Casa MariaDomenica Mantovani», che saràinaugurata alla presenza dell’arcivescovomonsignor Carlo Caffarra sabato 10dicembre alle 11 in via S. Barbara 9/2.Promotori dell’iniziativa: la cooperativasociale Nazareno, vincitrice della garad’appalto indetta dall’Ausl, e le PiccoleSuore della Sacra Famiglia, che hannomesso a disposizione la struttura «ex VillaAnna», e alla cui fondatrice è intitolata lanuova Casa.Alla cerimonia prenderanno parte lapresidente della Provincia BeatriceDraghetti, l’assessore comunale alla Sanità

U Giuseppe Paruolo, il direttore dell’Ausl diBologna Franco Riboldi, i due presidentidegli enti che hanno contribuito alprogetto ovvero, per la Fondazione DelMonte di Bologna e Ravenna MarcoCammelli, e per la Fondazione Cassa diRisparmio di Modena Andrea Landi e ilparlamentare europeo Pierluigi Bersani. «La Casa Maria Domenica Mantovani èuna Residenza a trattamento protratto(Rtp), convenzionata con l’Ausl diBologna - spiegano i responsabili dellacooperativa "Il Nazareno", esperienzanata vent’anni fa in diocesi di Carpi inrelazione alle persone portatrici dihandicap fisico o mentale - Offrirà unservizio di riabilitazione psicosociale perun massimo di 20 persone inviate dalDipartimento di Salute mentale. Lospirito con cui operiamo è costruireassieme agli ospiti una nuova opportunitàdi vita attraverso l’elaborazione di percorsiriabilitativi che toccheranno tutti gli

ambiti dell’esistenza: dalla cura di sé,alla cura delle relazione, all’inserimentoin un posto di lavoro, inteso comeattività finalizzata alla realizzazionedella propria persona. Il pianopersonalizzato di trattamento,elaborato con ciascun soggetto, è ilpilastro portante dell’intervento». Unanno circa la media della permanenzanella Casa. Lo staff della struttura saràcomposto da personale dell’Ausl (1Dirigente medico e 2 infermieri), edalla équipe riabilitativa dellaCooperativa (1 direttore di struttura, 8educatori professionali e 7 Operatorisocio sanitari). La Cooperativa sociale«Nazareno» opera a Bologna dal 2000 esi è occupata finora dell’inserimentolavorativo delle persone con disturbimentali: in particolare nel Museo di S.Maria della Vita, dove lavorano ora unadecina di persone, e nel Museo dellaFondazione Giacomo Lercaro, dove è incorso un progetto di formazione. Perinformazioni: Cristina Gallo, tel.059664774. (M.C.)

na delle «emergenze» principali dellequali si occupa il Centro di ascoltoimmigrati Caritas è la condizione delle

donne dell’Est europeo e africane schiavizzate efatte prostituire. Parecchie di loro giungono alCentro per chiedere aiuto ad uscire da quellacondizione: la Caritas ha in atto per loro ilprogetto «Oltre la strada», assiemeall’associazione «Papa Giovanni XXIII» e alla«Casa delle donne per non subire violenza».Esso utilizza la possibilità, data dalla legge allevittime di sfruttamento, di ottenere un permessodi soggiorno per «protezione sociale». Durante iltempo del permesso, le donne vengono aiutatea denunciare i propri sfruttatori e a costituirsiparte civile nei processi, sorrette in eventualigravidanze e se hanno dei figli; viene loro offertala possibilità di frequentare corsi di italiano e diformazione professionale per trovare un lavoroe rifarsi una vita, oppure sono aiutate arimpatriare. «Negli ultimi due anni però -spiegano i responsabili - sono nate difficoltà acausa della legge Bossi-Fini, che considera leprostitute anzitutto clandestine da espellere perliberare le strade, e solo dopo, persone daaiutare per sottrarsi allo sfruttamento. Questoviene confermato dall’aumento delle retate edelle espulsioni, con trasferimento delle donneai Cpt, e dal parallelo calo di segnalazioni delleforze dell’ordine alle associazioni che aiutano ledonne». Nel 2004 sono state aiutate 31 donne,in gran parte giovani (17 tra i 18 e i 24 anni,solo 5 con più di 29 anni) e provenientisoprattutto dalla Romania, seguita da Nigeria,Russia, Moldavia, Ucraina, Jugoslavia. Quasitutte avevano gravi problemi nelle famiglie diorigine (separazioni, alcolismo, figli damantenere, miseria economica, culturale esociale) e quindi erano state facilmente attratteda proposte di lavoro di connazionali, che poi sisono rivelati parte di un «commercio» europeodi «carne umana». Dal ’95 al 2004, la Caritas haseguito 232 di queste donne, che ora vivono elavorano a Bologna, perfettamente inserite.

U

Il punto di ascolto della Caritas èoggetto di questa nuova «puntata» sullerealtà caritative operanti in diocesi

«Open day» alle Scuole Maestre Piee Scuole Maestre Pie (Infanzia, Primaria,Secondaria di I Grado, Liceo Scientifico)

terranno il loro «Open Day» sabato 17 dicembredalle 15.30 alle 18.30. «Oppure - ricordano leresponsabili - per appuntamento, la scuola èsempre aperta, in via Montello 42, tel.0516491372». «Le Scuole Maestre Pie - dicono -sono un luogo in cui si coniugano sistematicità ecreatività, acquisizione di saperi e sviluppo diabilità; palestra di pensieri e di progetti; ambito diallenamento dell’essere persona in positiva ecorretta relazione con se stessi, con gli altri e conDio. La nostra scuola vuole assicurare a bambini eragazzi il piacere dello studio-ricerca e dà loro lecompetenze necessarie per esprimere al meglio sestessi. L’azione formativa ordinaria è potenziatacon attività laboratoriali, visite didattiche e lezionifuori sede per favorire quella sana autonomia, checaratterizza la persona. Formare, per noi, èsviluppare nel bambino e nel ragazzo la capacitàdi dare un significato al proprio fare e, ancor più,di cogliere, passo dopo passo, il senso unificantedel proprio vivere».

LCasa Domenica Mantovani, riabilitazione integrale

Collettaalimentare

ono 828.100 ichilogrammi di

merce raccolta inEmilia-Romagna sabatoscorso 26 novembre inoccasione della nonaGiornata nazionaledella CollettaAlimentare, organizzatadalla FondazioneBanco AlimentareOnlus e dallaFederazionedell’Impresa Sociale diCompagnia delle Opere.A Bologna ne sono statiraccolti 181.000, aForlì-Cesena 97.000, aRavenna 72.000, aRimini 104.4000, aFerrara 107.000,aModena a 88.400, aReggio Emilia 85.000 ea Parma 83.300.

S DI MICHELA CONFICCONI

n maggior collegamento tra il I e il IIgrado della scuola secondaria, per favorireuna scelta libera e consapevole dei ragazzi

sull’Irc. È quanto auspicano i docenti diReligione cattolica; perché, spiegano, senzainformazione né le famiglie né i ragazzi possonoscegliere liberamente. Ecco perché i docenti sistanno mobilitando, in questo periodo, permettere in atto alcune «strategie» al fine difavorire la continuità didattica e chiarire semprepiù ai ragazzi il ruolo dell’Irc all’interno delprogetto formativo della scuola secondaria: unruolo che continua ad essere, purtroppo, pocochiaro. «Non è una novità di quest’anno - spiegaGiancarlo Giovagnoni, docente di Religione agliIstituti comprensivi di Sasso Marconi eMarzabotto - La nostra diocesi tradizionalmentesi è occupata di informare, attraverso i media esemplici pubblicazioni in distribuzione nelleparrocchie e nelle scuole, per aiutare le famiglie ei ragazzi a fare una scelta consapevole».Particolarmente utile in proposito è ritenuto unmaggiore collegamento tra gli insegnanti di

U

Irc, informare per far sceglierereligione dei due diversi «gradi». «Nella zona diSasso Marconi - spiega Loreta Paris, insegnanteall’Itc Salvemini - abbiamo organizzato alcunianni fa un pomeriggio in parrocchia, nel qualealcuni di noi, insegnanti delle scuole superioridella zona, abbiamo incontrato i ragazzi di 3°media per presentarci e parlare del nostro mododi lavorare. Un’esperienza positiva, chevorremmo riproporre. Così come quelladell’incontro nelle parrocchie con i genitori, giàsperimentata. È importante far comprenderequanto sia decisivo il loro contributo nell’aiutareil figlio a scegliere non in base a un disimpegno,ma al suo maggior bene. C’è poi anche l’idea dicoinvolgere i parroci: accade infatti a volte chechi frequenta i gruppi giovanili poi non siavvalga dell’Irc; è l’errore di credere le due cosein alternativa, mentre si tratta invece di realtàben diverse». Condivide la posizione dellacollega Giordana Cavicchi, docente all’ItisBelluzzi, che sottolinea anche l’impegnonell’ambito degli «open days»: «offro ladisponibilità ad accompagnare genitori edalunni all’interno della scuola; un gesto

importante chepermette dicomprenderecome l’Irc siauna materia alpari delle altre.Così come mirendodisponibile adillustrare il funzionamento del nostrolaboratorio, e a spiegare la valenza umana eculturale, non catechetica, della mia materia».Iniziativa congiunta degli insegnanti del II gradosono quest’anno le lettere ai ragazzi del terzoanno del I grado e ai loro genitori, affidate allalibertà dei docenti di Religione delle classiinteressate, nelle quali viene illustrato il ruoloeducativo, «laico», della disciplina. «Purtroppo -afferma Francesco Panico, insegnante agli Istituticomprensivi 1 e 11 - nelle scuole c’è la possibilitàdi non attivare alcuna materia alternativa allaReligione, e si permette che il ragazzo abbiacome opzioni, fra le altre, fare i compiti o uscire.Questo potrebbe disorientarlo».

Opera dell’Immacolata,giovedì la festa e il mercatino

iovedì 8 dicembre la Fondazione Operadell’Immacolata-Onlus nella sede di via

Decumana 45/2 festeggia la Beata VergineImmacolata, protettrice dell’Opera. L’Operagestisce attività di formazione professionalee socio-riabilitative a favore di persone condisabilità.Il programma prevede alle 10 lacelebrazione della Messa e l’allestimento diuna Mostra-mercato degli oggetti artigianalied artistici (legno, ceramica, stoffe,cartonnage) realizzati nei Centri: saràun’occasione per comprare simpatici regaliper amici e parenti in occasione delleprossime Festività!Oltre ad avere un significato religioso, lamanifestazione vuole essere occasione diincontro degli amici, dei familiari, deicollaboratori, degli allievi e degli ex allievidell’Opera, che da oltre 40 anni svolge la suaattività per l’integrazione sociale e lavorativadelle persone con handicap.

G

Viene accolto esostenuto chi si trovain condizioni precarieed è più disorientato

8 dicembre

Immagini dal Centro di ascolto

Immigratial Centro

4 Domenica4 dicembre 2005

Page 5: bo7@bologna.chiesacattolica.it Quella pillola

Gina Fasoli, una storica a tutto campoUna Giornata tra arte, storia e musica

arte, l’Europa, la storia e la musica sono della giornata di domenicaprossima, 11 dicembre, nella chiesa dell’Osservanza. Alle 16 Gianfranco

Morra parlerà sul tema «Karol Wojtyla, un Papa per l’Europa», presentando gliatti della XXIV edizione delle giornate dell’Osservanza. Il quaderno dellaFondazione del Monte, a cura di Marco Poli, è dedicato alle «Radicidell’identità. Grandi e piccole patrie tra mondo antico ed età contemporanea»tema di cui discussero l’anno scorso nove illustri relatori. Donatella Biagi Mainopresenterà le nuove acquisizioni del Museo dell’Osservanza: una Sacra Famigliadi Luigi Crespi e l’opera «San Leonardo da Porto Maurizio» di Cristoforo Favini.Padre Gianaroli sottolinea in particolare l’interesse di quest’ultimo artista,anch’egli frate osservante. Cristoforo Favini fu unreligioso che seppe esprimere attraverso l’arte la propriafede nel corso di una lunga carriera ricca di commissionie riconoscimenti. Più famoso nelle Marche, oggi vieneproposta a Bologna la sua opera del 1782 che neevidenzia le peculiarità. Pregevolissima è anche la tela diLuigi Crespi. «Questa Sacra Famiglia», ricorda padreGianaroli «risale al 1762 ed esprime in modo alto lavalenza che il pittore riusciva a profondere in quegli annianche nella sua ritrattistica». Conclude il pomeriggio, alle17, un concerto di Natale. Alberto Astolfi, tromba, eMaria Pia Jacoboni, organo, eseguono musiche diHandel, Purcell, Viviani, Zipoli.

’L

Osservanza

DI CHIARA SIRK

iotto e le arti a Bologna»,inaugurata venerdì alMuseo Medievale, è la

mostra sulla città che non c’è. Comein un romanzo fantasy cerca diricreare dalle cronache, dalle opered’arte rimaste (poche edelegantissime) quello che la cittàsarebbe potuta diventare se la furiaiconoclasta dei bolognesi non avessedistrutto tutto nel 1334. Così oggi ciaccontentiamo di quello chesopravvisse alla cacciata di Bertrandodel Poggetto, il legato pontificio che,su incarico dello zio, Giovanni XXII,doveva preparare la città per la cortepapale. «Bologna poteva diventarecome Avignone» dice MassimoMedica, curatore della mostra e

direttore del Musei Civici d’arteantica. Bertrando arriva nel 1327con un nutrito seguito di francesi,funzionari, soldati, prelati. Ilcardinale è un uomo pratico,abituato ad esercitare il comando.Decide di stabilire il quartieregenerale nella zona di Porta Galliera,facendo in brevissimo tempo erigereun castello. Le mura vengonofortificate, il porto ripristinato,l’aspetto urbanistico riprogettato. Lacittà viene invasa da artisti, artigiani,miniatori, orafi, maestranzespecializzate che hanno il compitodi rendere a Bologna la stessamagnificenza che stata di Roma.Furono sette anni di lavori intensi,nei quali arrivò anche l’artista piùcelebrato in quel momento: Giotto.Giotto a Bologna, appunto, comedice il titolo della mostra. Suo è unmeraviglioso polittico, custoditonella Pinacoteca Nazionale di viaBelle Arti, qui esposto in un contestodi rimandi che ne ricostruiscono ilsenso e la storia. Spiega MassimoMedica: «Il Polittico è una delle soletre opere firmate da Giotto.Interessante è la sua iconografia.Oltre alla Madonna e agli arcangeliMichele e Gabriele, raffigura SanPietro. Di quest’ultimo risalta la

rappresentazione non comune. SanPietro ha le chiavi e la ferula, la crocedata al Papa nell’incoronazionedurante la presa di possesso delLaterano. Il fatto che Giotto loraffiguri con questo simbolo è unachiara allusione a quel potere. Ilpolittico è un’opera strepitosa, creataper una committenza eccezionale. Ciè facile ipotizzare allora che potesseessere destinato ad una dellecappelle del Castello di Galliera.Pensiamo ce ne fossero diverse: unaMagna, per le grandi celebrazioni,una parva, una privata. La Bolla diClemente VI che elenca i beniconservati da Bertrando del Poggettodescrive una serie di croci, reliquiari,paramenti sfarzosi. Quindi un’operacome il polittico facilmente eradestinata a Giovanni XXII». Faràscuola quest’opera? »Sicuramente, lovediamo da alcune opere dellopseudo Dalmasio che abbiamo inmostra, e, soprattutto dalleminiature. I miniatori sono stati acontatto con la pittura giottesca e inquesta esposizione vediamo proprioil gioco di rimandi fra il grandemaestro e gli altri artisti locali». Così,tra avori che sembrano merletti, lebianche sculture del politticomarmoreo della cappella magna di

Giovanni di Balduccio, il crocifissoligneo straziato risalente a quelperiodo (ora nella chiesa di SanGiovanni in Monte) aleggia ilricordo di una capitale che avrebbepotuto essere, ma non fu, di unpalazzo di cui esistono ormai solopoche pietre, di affreschi Della manodi Giotto che non vedremo mai. Lamostra resterà aperta fino al 28marzo. Nell’ambito delle diverseiniziative collaterali, oggipomeriggio, alle ore 18,15,nell’Oratorio di San Filippo Neri,per i sostenitori e gli amici diBologna rifà scuola, viene replicatala lettura in forma di lettura animatadel racconto di Davide Rondoni:«Per l’arrivo di Sofia. Giotto e ilmistero di Porta Galliera».

Un colpo di cannone apre la «Porticata»ormai giunta alla sesta edizione la «Porticata», la festa popolare organizzata dal

Quartiere Saragozza in collaborazione con l’Ascom, con il Comitato per il restaurodel Portico di S. Luca, con la Chiesa di Bologna e con numerose associazioni ed enti pervalorizzare il Portico che collega la città al Santuario della Vergine, nella sua partecittadina. Quest’anno la festa si terrà sabato 10 dalle 15 alle 19.30. L’apertura si avràcome sempre con un colpo di cannone a Porta Saragozza; alle 15,15 avranno inizio leanimazioni e spettacoli lungo tutto il portico di Saragozza da via del Fossato all’arco delMeloncello con saltimbanchi e giocolieri, musici con cornamuse, soldati e cantastorie emangiafuoco. Alle 15,45 inizieranno le visite guidate al Museo della Beata Vergine di SanLuca, a Porta Saragozza, in collaborazionecon il Centro Studi per la Cultura Popolare.Alle 16 sempre a Porta Saragozza sarannopresenti il provicario generale della diocesimonsignor Gabriele Cavina e il sindacoSergio Cofferati, assieme al presidente delQuartiere Saragozza Roberto Fattori e aquello dell’Ascom Bruno Filetti. Durantetutto il pomeriggio, lungo il portico sarannopresenti stand dei commercianti e disvariate associazioni; svolgeranno attivitàanche le parrocchie di S. Eugenio, S.Caterina di via Saragozza, S. Giuseppe eSacra Famiglia. (C.U.)

’Eell’elegante spazio di TaMatete, Living GalleryART’E’ e libreria FMR in

Piazza S.Stefano 17/A, circondatidalle coloratissime opere di UgoNespolo e dai soffici colori deiquadri di Cristóbal Toral, espostinella mostra «Mirabile visione.Dove portano i sogni?»,mercoledì pomeriggio èintervenuto Krzysztof Zanussi.Polacco, due lauree, una lungacarriera come registra di cinema (ottanta epiù film diretti) e teatro, docenteuniversitario, Zanussi è noto al grandepubblico per aver realizzato nel 1981 «Da unPaese lontano. Giovanni Paolo II». MaZanussi non si ferma qui: personaggiopoliedrico, fondato in una fede che coniugaad un forte senso della realtà, riesce aguardare con uno sguardo lucido il mondo.Un mondo, dice, che pensa di essere miglioredi quello passato, come se il trascorrere del

tempo significhi sempre progresso.Ma l’idea del futuro, come mondomigliore, non ha alcun fondamentoreale. «Posso dirlo a ragione veduta!Sono nato 66 anni fa e ho vissuto unsogno terribile in uno statototalitario che si proponeva diportare il paradiso su questa terra.Per i cristiani non è possibile, perMarx sì. Tant’è vero chenell’Internazionale si canta: "questa èla nostra ultima battaglia". Significa

che dopo la vittoria del marxismo sirealizzerà il mondo ideale. Invece si è rivelatoun incubo. Oggi sappiamo che qui ilParadiso non potrà mai esserci. Il nostrotempo non è migliore del passato e se siamopiù civili è solo perché meno motivi ciportano a commettere atti violenti». Questavisione non è pessimistica, perché Zanussiricorda che «esistono possibilità di crescitaper l’individuo. Interpellando la personaallora davvero la società troverà possibilità di

miglioramento. Ma questo è continuamentein divenire. Ci sono periodi in cui le personedanno il meglio di se stesse, come durante laguerra, e altri in cui tornano piccole». Non ècon la politica che si risolvono i problemi,anzi, il regista sembra piuttosto deluso dagliuomini di potere. «Ho avuto il privilegio diconoscere molti politici. Oggi ce ne sonopochi che hanno creduto in qualcosa ».Eppure, in certo modo, i film di Zanussi sonosempre stati anche «politici». Forse anche perquesto in Italia non si riescono a vedere.Oggi,anche nel campo dello spettacolo, sembradifficile trovare dei maestri. È così? «Nonsono d’accordo e non possiamo pretendereche qualche persona molto dotata sia anostra disposizione. È l’estensionedell’atteggiamento consumista: se pago,ottengo. Invece il genio a volte nasce, a volteno. Abbiamo avuto Pasolini, Fellini, Visconti,Antonioni: era una meraviglia, ma non c’è lagaranzia che si ripeterà questa concentrazionedi talenti. Non dipende da noi». (C.D.)

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DI CHIARA SIRK

ina Fasoli» ricorda Mario Fanti «èstata una validissima studiosa. Haavuto parte in varie realizzazioni

culturali che hanno anche interessato laChiesa di Bologna. Per esempio ha diretto ilconvegno di studi del 1990 per il sestocentenario di fondazione della Basilica di SanPetronio. Allora aveva già una certa età, ma,come sempre, le riuscì benissimo d’unire gliaspetti scientifici più alti a quelli organizzativi,che richiedono un senso pratico. Partecipòanche al volume che dedicammo, conGiancarlo Roversi, al Santuario di San Luca.Anzi, avrebbe dovuto scrivere un contributo,

ma è morta prima.Raccontavano che dalla suacamera dell’Ospedale Maggioreguardava il Santuario e diceva"La Madonnina aspetterà".Purtroppo non ce la fece». La professoressa era molto in-teressata alla storia locale? Ha avuto un ruoloimportantissimo, e, direi, noncomune, nella promozionedella ricerca storica locale. Èanche stata presidente dellaDeputazione di Storia patria della provincia diRomagna. È stata un importante tramite tra gliaccademici universitari e gli studiosi . Era frequente che all’epoca una donna inse-gnasse all’Università? Gina Fasoli è stata la prima donna che haoccupato una cattedra di storia nell’Ateneo.Una cosa che lei diceva con una certa civetteriaè che non era un’insegnante di storiamedievale, ma di storia in genere. I suoiinteressi infatti si allargavano a tutti i periodi e

questo le dava un’ampiezza di vedutanotevole. Non era la specialista chiusain un ristretto ambito. Si ricorda di lei come insegnante? Ha avuto molti allievi, sapeva tirarefuori dagli altri il meglio. Si vantava di«non aver mai sbagliato un cavallo». Edavvero ha sempre scelto persone divalore: quelli che ha mandato avantidavvero erano i migliori. Era esigentee critica, da vera maestra nonblandiva gli scolari, ma li sollecitava. Tra le sue ricerche possiamo ricor-

darne qualcuna? La sua attività scientifica ha lasciato unatraccia importante in alcuni campi che hacoltivato in modo particolare. Per esempio hafatto studi sui borghi franchi del Medioevo.Poi ha promosso molto la storia della città,come genesi, evoluzione, vita urbana. Come intellettuale com’era? Grande, eppure semplice. Le complicazioni ledetestava, andava dritto al cuore dellaquestione.

Pseudo Jacopino, «Esequie di San Francesco», tempera su tavola.

Krzysztof Zanussi

Krzysztof Zanussi: «Il talento? Non lo possiamo comprare»

I predicatori e le piazzeartedì 6 dicembre, alle ore 17.30,nella Sala dello Stabat Mater della

biblioteca dell’Archiginnasio, MariaGiuseppina Muzzarelli presenta ilvolume «Pescatori di uomini.Predicatori e piazze alla fine delMedioevo» edito dal Mulino.Intervengono con l’autrice SergioCofferati e padre Paolo Garuti. CoordinaUgo Berti Arnoaldi.

M

libri

Giotto e Bologna

Inaugurata venerdì scorso al Museo civico medievale, è la mostra sulla «città che non c’è»

Il centenario della nascita èstato ricordato con un convegnoa Bologna e a Bassano del Grappa, sua città natale

«fabbricerie».Un percorso tra diritto, cultura e religionel tema «Le fabbricerie, diritto, cultura,religione» sarà dedicata sabato una giornata distudio che si svolgerà a Ravenna, nel Salone

della Prefettura (Piazza del Popolo). Al Convegnoparteciperanno tra gli altri monsignor Mauro Rivella,Ufficio problemi giuridici Cei, il cardinale FrancescoMarchisano, arciprete della patriarcale basilicaVaticana, Graziano Campanini, Museo dell’Oratorio di.S.Maria della Vita a Bologna.Spiega José Ignacio Alonso Pérez,della Facoltà di Giurisprudenzadell’Università di Bologna,curatore dell’iniziativa: «Lefabbricerie sono organismiparticolari. Nate all’interno dellaChiesa, hanno subito unatrasformazione radicale. Sin daiprimi secoli all’interno dellebasiliche troviamo un organismoche si occupa solo della gestionedel patrimonio. Le "fabbricaeecclesiae" esistono già nel secoloV. Oggi l’esempio più fedele a quel modello è laFabbrica della Basilica patriarcale di San Pietro aRoma che nel 2006 celebrerà il 500esimoanniversario di costituzione». Queste non sono ancora le fabbricerie? No, le fabbricerie nascono imitando tutto questo,

A ma in epoca napoleonica. Napoleone creò questienti per interferire nella gestione delle Chiesecattoliche. Era un organismo composto da laici,che, in realtà, aveva lo scopo di sottrarre un po’ dipotere alla Chiesa, sottoponendola ai controllidello stato. In Italia, soprattutto nei duomi e nellechiese di alto valore storico-artistico, le fabbriceriehanno avuto grande diffusione. Nel 1929, firmato

il Concordato, esse tornanonell’ambito dell’amministrazioneecclesiastica. Si sottolinea, però, chenon devono interferire con lagestione del culto. Firmati nel 1984gli accordi di Villa Madama, moltesono scomparse. Oggi ne restanouna trentina. Quale può essere il loro ruolo?Oggi le fabbricerie potrebberoservire a valorizzare i beni culturalidi proprietà della Chiesa.Attualmente potrebbero svolgere unruolo importante a livello sociale,

diventando un punto di collaborazioneimportante tra Chiesa e Stato. Questo significa chesi potrebbe prevedere un sostegno dello stato nelrestauro di questi edifici, soprattutto perché sitratta di luoghi che hanno un valore culturale,artistico di grande rilievo.

storia

«San Leonardo»

5Domenica4 dicembre 2005

Giotto, «Polittico», dipinto su tavola, Pinacoteca Nazionale di Bologna

Page 6: bo7@bologna.chiesacattolica.it Quella pillola

DOCU

MEN

TI «La responsabilità sociale dell’impresa: abbozzo etico»E’ questo il tema della relazione svoltadall’Arcivescovo in occasionedel 60° anniversario di Assindustria

magistero on line

iportiamo in questa pagina stralci esintesi dell’intervento dell’Arcivescovo

nella sede di Assindustria in via SanDomenico per il sessantesimoanniversario dell’Associazione; dellaseconda lezione ai docenti universitari edell’omelia per la Veglia d’Avvento inCattedrale. I testi integrali sonoconsultabili nel sito della diocesiwww.bologna.chiesacattolica.it

R

6 Domenica4 dicembre 2005

OGGIAlle 10 nella Basilica dei Ss. Bartolomeoe Gaetano celebra la Divina Liturgia conmonsignor Virgil Bercea, vescovo grecocattolico di Oradea. Alle 11.45 nell’AulaMagna S. Lucia prende parte all’incontroorganizzato dall’Alma Mater e dal RotaryInternational su «Donazione e Trapianti:parliamone insieme!». Alle 17 conferisceil ministero pastorale di S. Carlo al Portoa don Massimo D’Abrosca.

MARTEDI’ 6Alle 11.30 a S. Giovanni Battista diCasalecchio Messa per il 15° anniversariodell’incidente aereo in cui morirono glialunni dell’Istituto «G. Salvemini». Alle 18nell’Aula di Istologia dell’Università,terza lezione ai docenti.

MERCOLEDI’ 7Alle 18.30 conferisce il ministero

pastorale della parrocchia di Loiano adon Enrico Peri.

GIOVEDI’ 8Alle 11 nella Basilica di S. Petronio Messaper la solennità dell’ImmacolataComcezione. Alle 16 in Piazza Malpighitradizionale Fiorita e a seguire canto deiPrimi Vespri nella Basilica di S.Francesco.

SABATO 10Alle 11 inaugurazione della «Casa BeataMaria Domenica Mantovani» dellaCooperativa sociale «Il Nazareno» in viaS. Barbara 9/2. Alle 15.30 conferisce ilministero pastorale della parrocchia diCastel d’Aiano a don Cristian Bisi. Alle17.30 a S. Lazzaro di Savena Messa per laCompagnia di S. Orsola nel 470° dellafondazione.

DI CARLO CAFFARRA *

i sta imponendo sempre più laconvinzione che l’etica non deve entrarein azione dopo la produzione, quasi per

compensare i danni umani provocati, madeve regolare la produzione stessa. Secondoquesto nuovo approccio, già nella fase dellaproduzione della ricchezza si devonoosservare principi etici, esplicitamenteformulati in vere e proprie carte di valori.Il concetto di responsabilità sociale delleimprese (Rsi) connota un’attivitàimprenditoriale governata in ogni suomomento da una vera e propria eticadell’impresa.Se ora passiamo dalle figure oggettiveall’attitudine soggettiva dell’imprenditorenei confronti della Rsi, troviamo unapluralità di comportamenti d’impresa.Vi sono imprese che accolgono le proceduree gli strumenti tipici della Rsi perchécostrette dalla pressione esterna, civile e/opolitica. Si tratta di soggetti che, appena èloro possibile, ben volentieri accettano diliberarsi da tali vincoli, ad esempiotrasferendo impianti o rami d’azienda làdove questa pressione non esiste (esistonoPaesi nei quali è consentito che bambini di12 anni lavorino 10 ore al giorno).Vi sono poi imprese che accettano di attuarepratiche di Rsi in quanto constatano chequesta accettazione genera buoni risultati sulmercato, conferendo un’onorabilità socialeche si traduce in un vero e proprio capitalereputazionale. Si tratta di imprese"illuminate", che hanno a cuore laprofittabilità a lungo termine della loroazienda, che non peccano cioè di miopia.Tuttavia esse si muovono ancora entro unaprospettiva meramente strumentale, inordine al fine ritenuto unico.Vi sono infine imprese che praticano la Rsiper ragioni intrinseche, perché coloro che lecostituiscono e le dirigono condividono,facendoli propri, quei valori etici e queiprincipi di condotta che portano arapportarsi responsabilmente con tutte lecategorie di soggetti che, dentro e fuoridell’impresa, concorrono al bene comune.Va da sé che nella realtà si incontranoimprese il cui comportamento è unacombinazione, variamente pesata, dei tretipi sopra descritti.Tutte le critiche alla (necessità di una) Rsipossono essere ridotte alla seguente sinteticaformulazione: l’unica Rsi è incrementare iprofitti. Poiché l’impresa trova in se stessa eper se stessa la sua ragione d’essere, la suaunica Rs è che raggiunga il suo obiettivo:massimizzare il profitto. Esiste poi un’altra osservazione cheimpedisce di ricavare l’autolegittimazionedell’impresa dall’autolegittimazione delmercato. È così formulata limpidamente daStefano Zamagni. La derivazione di cuisopra "dà per scontato un assunto che non èaffatto tale. E cioè che il principioorganizzativo del mercato sia il medesimo diquello dell’impresa. Il che non è, perchémentre il mercato postula rapportiorizzontali e simmetrici tra tutti coloro chevi prendono parte ... l’organizzazioneinterna dell’impresa si fonda, oggi come ieri,sul principio di gerarchia - tanto è vero che èil comando il suo strumento principale".C’è infine una terza considerazione criticache parla contro la tesidell’autolegittimazione dell’impresa, la

S

quale postula che l’impresa nel perseguimentodei suoi obiettivi rispetti tutte le "regole delgioco". La critica sta in ciò: la condizione sarebbesufficiente a validare la tesi in questione, se fossevero che le regole del gioco or ora ricordate sonosempre "complete", capaci cioè di prevederetutte le situazioni possibili, e se fosse vero che laproduzione di nuove regole sia sempre al passocoll’evoluzione delle vicende economiche oggipiù che mai soggette a rapidi mutamenti. Inbuona sostanza: a condizione di operare in unquadro di istituzioni efficienti, giuste erispondenti alla situazione.Orbene, tutti sappiamo che la situazione non èquesta. E pertanto il necessario apporto al benecomune da parte dell’impresa non può limitarsial rispetto di regole date quando si sa che questesono incomplete o obsolete. È necessario cheanche dal mondo dell’impresa giunga ilcontributo necessario a generare quell’ethoscivile da cui solamente poi possono nascereistituzioni civili e giuste. E’ questa la grandefrontiera della responsabilità socialedell’impresa, oggi.La Rsi può essere definita nei suoi contenutimediante la compatibilizzazione degli interessidi tutti coloro che cooperano nell’impresa allacreazione del valore in quanto portatori di

interessi specifici (capitale finanziario; capitaleumano; clienti, ecc.). La Rsi è assicurata quandoe se l’interesse di ciascuno è equamentecompatibilizzato coll’interesse di ogni altro, percui l’impresa non ha come suo unico eprincipale obiettivo il profitto ma l’equasoluzione contrattuale degli interessi fra tutti glistakeholder. Dunque: la Rsi è assicurata dalcalcolo razionale delle conseguenze prevedibilied obiettivamente possibili, in un contesto dicontrattazione accettata da ciascun stakeholdered in cui l’uguaglianza morale di ciascuno diessi è assicurata.In realtà se volessimo ancorarel’etica nell’impresa attraverso questa strada, nonaffronteremmo la questione di fondo, la qualeemerge da una domanda assai semplice: e chi, eche cosa assicura il rispetto effettivo degliaccordi contrattualmente raggiunti? Anche nelcaso che sulla base di questi ci si dia un "codiceetico" da rispettare da parte dell’impresa, chi ciassicura che verrà effettivamente obbedito?Ciò che è decisivo in ordine al compimento delbene non è la costituzione di una regola, ma lacostituzione morale della persona, edificatadalle virtù. La Rsi in sostanza è realizzata dalleimprese i cui componenti hanno interiorizzatoquei valori etici che sono alla base di unrapporto giusto con il territorio e la società.Essere uomini virtuosi non è solo necessario peressere buoni cittadini: cosa risaputa da sempre.È necessario anche per essere buoniimprenditori, capaci cioè di far funzionarel’impresa anche dal punto di vista del profitto.Per questa ragione l’assetto istituzionale, checomunque influenza le performanceeconomiche anche nel lungo periodo, devefavorire la fioritura di imprese che voglionoessere socialmente responsabili e non invecescoraggiarle, come talvolta succede, portandoleallo scetticismo morale. Sappiamo bene che cisono imprenditori che accolgono e cercano dimettere in pratica la prospettiva dell’etica dellevirtù. Essi saranno minoranza, ma non possononon essere creativi: creativi di una cultura civiledi impresa, di cui oggi avvertiamo grandebisogno.

* Arcivescovo di Bologna

«È necessario che anche dalmondo dell’impresa giunga il contributo necessario a generare l’ethos civile»

veglia.Quella luce che illumina il nostro sguardo sulla realtà

l profeta rimprovera il suopopolo di non «guardare»nel modo giusto la realtà:

«voi guardavate in quel giornoalle armi del palazzo dellaForesta...; ma voi non aveteguardato a chi ha fatto questecose». È un rimprovero grave,che ancora oggi continua arisuonare. L’uomo si pone, siassesta dentro alla realtà aseconda del cuore con cui laguarda; del modo cioè con cuila comprende, la interpreta. Ilprofeta questa sera ci avverte chepossiamo porci, assestarci dentroalla realtà in modo giusto, vero ebuono, oppure in modo ingiusto,falso e cattivo. Coloro cui sirivolgeva storicamente il profetasi ponevano nella realtà in modosbagliato. Vivendo in unmomento di difficoltà e diincertezza, essi fannoaffidamento esclusivamente sullepossibilità umane: fondano laloro sicurezza sulla potenza - oggidiremmo: sulle possibilità

tecniche - delle loro opere. Chi sipone così dentro alle situazionidiventa schiavo del provvisorio:«mangiamo e beviamo, perchédomani moriremo». Le parole delprofeta sono questa sera rivolteanche a ciascuno di noi. Esse dicostringono alla domanda: comemi pongo dentro alle variesituazioni con cui la vita mi faincontrare? verso chi/che cosavolgo lo sguardo? i miei desideripiù profondi sono tagliati sullamisura dell’istante presente? Laparola profetica in sostanza ciinvita a porci dentro alla realtà - acomprenderla, interpretarla,viverla - alla luce della fede nelPadre del Signore nostro GesùCristo. Carissimi, il tempodell’Avvento è un itinerario diattesa alla venuta del Signorenella nostra vita. Il Signore vienenella misura in cui la suapresenza è la luce che illumina ilnostro sguardo sulla realtà, ècriterio dei nostri giudizi.Dall’omelia dell’Arcivescovo per laVeglia di Avvento

I

l concetto di dignità èstrettamente connesso aquello di persona. Parlando di

dignità stiamo dunque parlandodel valore che ha la persona. E sideve dire che il valore o dignitàdella persona ha unaquadruplice fonte. Il valore della persona consistein primo luogo nel suo stessomodo di essere: in sé e per sé.Non esiste un modo di esserepiù perfetto. È la sua dignitàontologica inerente al suoesserci stesso. Questa dignità è inogni persona, dall’istante del suoconcepimento, qualunque sianole sue condizioni.Il valore della persona consistenella sua vita cosciente, nel fattocioè che la persona è capace diconoscere e di scegliereliberamente. Ovviamente questadimensione della dignità dellapersona non è presente in ognipersona, ma solamente in coloroche sono capaci di esercitare laloro ragione e la loro libertà.Il valore della persona umanaconsiste nella sua vita morale, dirisposta libera cioè ai valoripropriamente morali. L’uomoonesto, giusto, temperante, forte

I

ha in sé uno splendore echiede una venerazione, chenon rifulge nell’uomodisonesto, ingiusto,intemperante, pusillanime. Èla dimensione morale delladignità della persona, cheraggiunge il suo vertice nellasantità.Il valore della persona consistenel possesso di doti che nondipendono dalla proprialibertà né dalla natura umanacome tale. Sono doti o talentinaturali: pensate alla dignitàparticolare posseduta dallapersona di Michelangelo. Sonofunzioni particolarmenteimportanti: pensate alladignità propria del Capo delloStato. La persona deve essereaffermata in sé e per sé a causadel suo essere stesso:l’assolutezza dell’essere-personale implical’incondizionatezza del suoriconoscimento. È nella stessavisione intellettiva che hointelligenza dell’essere propriodella persona e del suo valore.La famosa legge di Hume (nonsi da passaggio dall’assertodescrittivo all’assertovalutativo-imperativo) è inrealtà una pura invenzione,che nasce dall’errore diriconoscere come saperesperimentale soltanto il saperebasato sull’esperienzasensibile.Dalla seconda lezione dell’Arcive-scovo ai docenti universitari

Si svolgerà martedì 6dicembre alle 18 nell’Auladi istologia l’ultima lezione dell’Arcivescovo ai docenti universitari

Dignità & persona

Nel riquadro il presidente di Assindustria Maccafferri mentre consegna all’Arcivescovo un’immagine di santa Caterina de’Vigri

Veglia d’Avvento in Cattedrale

Il profitto ela vita buona

Riti d’AvventoSabato 10 alle 21.15 in Catte-drale terza Veglia di Avvento,presieduta dall’Arcivescovo.Domenica 11 alle 17.30 in Cat-tedrale Messa della terza do-menica d’Avvento, presiedutadal Vescovo ausiliare.

il presidente

Il saluto di MaccaferriSalutando l’Arcivescovo il presidente GaetanoMaccaferri ha sottolineato come l’Assindustria ab-bia sempre «guardato alla Chiesa bolognese e aisuoi Pastori come a risorse preziose per la crescitadella comunità locale.Più volte è partita da qui la ri-chiesta di affiancarci nell’approfondire riflessioni sutemi di interesse umano,piuttosto che direttamen-te religioso.Noi imprenditori»,ha aggiunto «in que-sti tempi nebbiosi e contraddittori,abbiamo grandebisogno di confrontarci con chi da secoli è insedia-to nel cuore della convivenza umana».

Il «Veritatis Splendor» apre al pensiero economico

l Compendio della Dottrina sociale dellaChiesa dice che «l’obiettivo dell’impresa

deve essere realizzato in termini e con cri-teri economici, ma non devono essere tra-scurati gli autentici valori che permettonolo sviluppo concreto della persona e dellasocietà» (338). E più particolarmente rivol-gendosi agli imprenditori dice che essi «ri-vestono un’importanza centrale dal puntodi vista sociale», ma «non possono tenerconto esclusivamente dell’obiettivo econo-mico dell’impresa» (344). La sintesi pensatae vissuta dell’efficienza economica con losviluppo integrale dell’uomo è il compitonon più rimandabile. La Chiesa di Bolognaattraverso l’Istituto Veritatis Splendor simette a disposizione per offrire spazi estrumenti per un grande pensiero econo-mico che vada nella direzione di quellasintesi. Potrebbe essere uno dei frutti matu-ri di questa celebrazione.

I

la conclusione

Page 7: bo7@bologna.chiesacattolica.it Quella pillola

Riprende la «Scuola di preghiera» dei giovani dell’AcMario Bortolotti nuovo presidente regionale dell’Mcl

diocesiUFFICIO LITURGICO. Da domani sonodisponibili al Centro servizi generali delladiocesi (via Altabella 6, 3° piano) i testidella Liturgia penitenziale d’Avvento e sonoscaricabili anche dal sito internet delladiocesi.

parrocchie e chieseCREVALCORE. Giovedì 8 dicembre, inoccasione della solennità dell’ImmacolataConcezione, alle 10 il vescovo ausiliaremonsignor Ernesto Vecchi celebrerà la Messanella chiesa parrocchiale di Crevalcore.S. EUGENIO E CASAGLIA. Le parrocchie di S.Eugenio e Casaglia celebrano insiemegiovedì 8 dicembre la solennitàdell’Immacolata Concezione: dopo la Messadelle 10, «Fiorita» e benedizione deibambini; poi Messa alle 11.30 e al terminepranzo insieme, quindi tombola. Prenotarsientro oggi dopo le Messe.S. DOMENICO SAVIO. Mercoledì 7 dicembrealle 19 nella parrocchia di S. DomenicoSavio il vicario generale monsignor ErnestoVecchi terrà un incontro in preparazioneall’istituzione ad Accolito del parrocchianoFilippo Bortolini.BASILICA S. MARIA DEI SERVI. Venerdì 9

dicembre alle 18 nella Basilica di S. Mariadei Servi (Strada Maggiore) incontro dipreghiera in occasione dell’89° anniversariodella nascita del Servo di Dio Fra VenanzioMaria Quadri, e per la sua beatificazione.SPIANAMENTO. Oggi a Spianamento(Castiglione dei Pepoli) festa di S. Barbara,patrona dei minatori. Alle 14.30 Messa,quindi processione con la statua della Santaaccompagnata dalla banda di Castiglionedei Pepoli; alle 16 discorso delle autorità.Seguirà un momento conviviale.

associazioni e gruppiLIONS CLUB. Sabato 10 dicembre alle 18.30nella Cripta della Cattedrale il vescovoausiliare monsignor Ernesto Vecchi celebreràla Messa in suffragio dei soci dei Lions Clubdefunti. La celebrazione è promossa dalLions Club Bologna.AZIONE CATTOLICA. Il settore giovanidell’Azione Cattolica diocesana riprende la«Scuola di preghiera»: alcuni appuntamentinell’anno per imparare l’arte della preghiera.Il primo incontro sarà domenica 11dicembre alle 20.45 nella parrocchia di S.Lazzaro. Per informazioni: 051239832 -www.azionecattolicabo.itGRUPPI S. PIO. Martedì 6 dicembre alle 15.30nella chiesa di S. Maria delle Muratelle (viaSaragozza 2) sotto la guida di monsignorAldo Rosati, coordinatore diocesano, iGruppi di preghiera di S. Pioda Pietrelcina si riunirannoper il tradizionale incontrodi Avvento. Verrà recitato ilRosario in preparazione alNatale e comeringraziamento per ilsecondo anniversario dellaposa della statua a S. Pio.ADORATRICI. Mercoledì 7dicembre alle 16 in via S.Stefano 63 nella sededell’Associazione adoratricie adoratori monsignorMassimo Cassani proseguiràle riflessioni su «Eucaristia efamiglia»; seguirà alle 17 laMessa.VEDOVE. Il movimentovedovile «Vita nuova» siriunirà per la Messa mensilein S. Pietro sabato 10 dicembre alle 9.30.RELIGIONE E PSICOLOGIA. Il Gruppo studiReligione e Psicologia organizza mercoledì 7dicembre dalle 9.30 alle 12.30 un incontroallo Studentato dei Dehoniani (via Scipionedal Ferro 4) sul tema «L’identità del sénell’evoluzione della personalità»; parlerà ilprofessor Augusto Palmonari. MCL REGIONALE. Si è riunito a Bologna ilnuovo Consiglio regionale del Movimentocristiano lavoratori eletto in occasione del10° Congresso.Il presidente uscente Floriano Roncarati hasuggerito che l’Esecutivo regionale Mcl siaformato da cinque componenti; ha propostopoi come nuovo presidente regionale MarioBortolotti. Le vicepresidenze sarannoricoperte da Giuseppe Capezzuto di

Piacenza e da Daniele Piolanti di Faenza;amministratore sarà Roncarati, di Bologna,mentre la segreteria è stata affidata adAnnarosa Pasquali di Medicina.CIF. In preparazione al Natale, il Cif siritroverà a pregare sabato 10 dicembre alle10 nel Santuario di S. Maria della Vita (viaClavature, 10). La Messa sarà celebrata dalconsulente ecclesiastico padre GiorgioFinotti.CVS. Il Centro volontari della sofferenzasvolgerà domenica 11 dicembre il proprioritiro di Avvento, allo Studentato delleMissioni (via Scipione da Ferro 4). Alle 9arrivi; alle 9.30 meditazione; alle 10.15 OraMedia; alle 12.45 pranzo; alle 15.15 rito diadesione al Cvs; alle 15.45 Messa. Occorreprenotarsi entro il 7 dicembre.

le saledellacomunità

A cura dell’Acec - Emilia-Romagna

ALBA v. Arcoveggio 3 I fantastici 4 051.352906 Ore 14.30 - 16.30 - 18.30

20.30

ANTONIANOv. Guinizelli 3 Madagascar051.3940212 Ore 17

Non bussarealla mia portaOre 21

BELLINZONAv. Bellinzona 6 Elisabethtown051.6446940 Ore 20.15 - 22.30

CASTIGLIONEp.ta Castiglione 3 La fabbrica051.333533 del cioccolato

Ore 15.30 - 17.50 - 20.1522.30

CHAPLINP.ta Saragozza 5 Crash051.585253 Ore 15.30 - 17.50 - 20.10

22.30

GALLIERAv. Matteotti 25 Caché051.4151762 Ore 16 - 18.10 - 20.20 22.30

ORIONEv. Cimabue 14 The interpreter051.382403 Ore 15 - 17.30 - 20051.435119 22.30

PERLAv. S. Donato 38 L’amore non basta mai051.242212 Ore 21.30

TIVOLIv. Massarenti 418 Oliver Twist051.532417 Ore 15.30 - 18 - 20.30

CASTEL D’ARGILE (Don Bosco)v. Marconi 5 Chicken Little051.976490 Ore 14.45 - 16.30 - 18.15 20.30

CASTEL S. PIETRO (Jolly)v. Matteotti 99 Harry Potter051.944976 e il calice di fuoco

Ore 15 - 18 - 21

CREVALCORE (Verdi)p.ta Bologna 13 La seconda notte051.981950 di nozze

Ore 16 - 18.30 - 21

LOIANO (Vittoria)v. Roma 35 The interpreter051.6544091 Ore 21

S. GIOVANNI IN PERSICETO (Fanin)p.zza Garibaldi 3/c Chicken Little051.821388 Ore 15 - 16.50 - 18.40

20.30 - 22.30

S. PIETRO IN CASALE (Italia)p. Giovanni XXIII Harry Potter051.818100 e il calice di fuoco

Ore 15 - 18 - 21

VERGATO (Nuovo)v. Garibaldi La bestia nel cuore051.6740092 Ore 21

incontriCARDINALE BIFFI. Proseguono domani dalle18.30 alle 19.15 all’Istituto VeritatisSplendor (via Riva di Reno 57) le catechesidel cardinale Giacomo Biffi su «L’enigmadella storia e l’avvenimento ecclesiale».

societàBIOETICA. Prosegue il corso di Bioetica dibase «Alle radici di una cultura della vita»organizzato dall’Istituto Veritatis Splendor incollaborazione con il Centro di consulenzabioetica «A. Degli Esposti». Venerdì 9dicembre alle 15 nella sede del Veritatis (viaRiva di Reno 57) i professori AndreaPorcarelli e Marco Tibaldi parleranno di«Bioetica ed educazione: costruire unacultura della vita».S. DOMENICO. Martedì 6 dicembre alle 21,nel Salone Bolognini della Bibliotecamonumentale del Convento S. Domenico, ilCentro S. Domenico presenta: «Che Natalesarà?»: fra Paolo Garuti intervista SergioCofferati, sindaco di Bologna.MONDIALITÀ. Per il Seminario di educazionealla mondialità martedì 6 dicembre dalle 18alle 21 nella sede del Centro Poggeschi (viaGuerrazzi 14) Andrea Segré, preside dellaFacoltà di Agraria e presidente del Centroper l’Europa Centro Orientale e Balcanicaparlerà de «Gli sprechi dei ricchi:l’esperienza a Bologna di impiego sociale deicibi non utilizzati». Riflessione biblica: padreJ. P. Hernandez sj.

culturaLIBRO. L’editrice Il Mulino e la Bibliotecadell’Archiginnasio presentano martedì 6dicembre alle 17.30 nella Biblioteca (PiazzaGalvani 1) il libro di Maria GiuseppinaMuzzarelli «Pescatori di Uomini. Predicatorie piazze alla fine del Medioevo» edita da IlMulino. Intervengono l’autrice, SergioCofferati e padre Paolo Garuti.

mercatiniCALDERARA. Da giovedì 8 a domenica 11dicembre la Caritas parrocchiale diCalderara di Reno organizza la tradizionale«Fiera della solidarietà» nel salone dellaparrocchia, il cui ricavato andrà a favoredelle povertà locali e dei progetti di donPietro Cecchelani, missionario in Brasile.Orario: 9-12.30 e 15.30-18.30.S. EUGENIO. Nella parrocchia di S. Eugeniodall’8 al 18 dicembre si terrà il «Mercatinodell’occasione», con i seguenti orari: l’8dicembre 16-18, sabato e domenica 11-13 e16-18, dal lunedì al venerdì 16-18.

musicaVESPRI D’ORGANO. Nella chiesa sussidialedi S. Tomaso della parrocchia di Gessosabato 10 dicembre alle 17.45 Vesprid’organo l’Avvento: organista AndreaAssiri.CONCERTO. Mercoledì 7 dicembre alle 21nella parrocchia della Beata VergineImmacolata concerto dei Ragazzi cantoridi S. Giovanni in Persiceto.

12PORTE. Un numero speciale sul peccatonel giorno dell’Immacolata e dell’anniversario

a puntata di giovedìprossimo del settimanale

diocesano avrà un caratterespeciale: cade infatti nel giornofestivo della ImmacolataConcezione e nel momento incui si celebrano i due anni divita della trasmissione. Latrasmessione avrà il ritmo diun talk show, con alcuni ospitiin studio e interviste raccoltetra la gente su un tema

spinoso: che cos’è il peccato?che cosa si cerca nelsacramento della confessione?La redazione vuole così offrireuna sosta rispetto allaprogrammazione ordinaria,che costituisca un momento diriflessione e diapprofondimento nel giorno incui si esalta il mistero dellaRedenzione di Cristo operata intutta l’esistenza della Vergine.

L

San Pietro di CentoFesta per il restauro

un momento atteso da circa10 anni: giovedì 8 dicembre,

dopo una lunga e impegnativa seriedi lavori, verrà finalmenteinaugurata la chiesa restaurata di S.Pietro di Cento. L’evento si colloca

nell’ambito di una giornata di festa per la parrocchia: per ilsacramento della Cresima che il cardinale Giacomo Bifficonferirà alle 10.30 a 61 parrocchiani, tra ragazzi e adulti, ela solennità dell’Immacolata Concezione, particolarmentecara alla cultura popolare locale. La festa viene preparatacon una novena guidata da dom Ildefonso Maria Chessa,benedettino olivetano, e da un gesto di carità: il tradizionaleMercatino di solidarietà a favore della Caritas parrocchiale,iniziato il 30 novembre e che rimarrà aperto fino a giovedì.Quel giorno, nel corso della Messa delle 18 la parrocchiaverrà affidata a Maria. «Abbiamo rifatto il tetto - spiega donPietro Mazzanti, il parroco - e, all’interno, l’intonaco per unaaltezza di circa due metri. Siamo intervenuti sull’impianto diilluminazione e sugli affreschi, molti dei qualirinascimentali». Un progetto ambizioso che è stato sostenutodalla Cassa di risparmio di Cento, ma soprattutto, sottolineail parroco, dalla generosità dei parrocchiani. (M.C.)

’E

l testo del profeta invita a preparare la strada. La strada fa pensare a desiderio dicambiamento; mettersi in strada vuol dire aprirsi all’aspettativa di una possibilità

diversa. Anche l’immagine successiva è piena di suggestioni, si tratta del deserto: chi èmandato a preparare la strada, Giovanni si presenta a battezzare nel deserto. Partire daldeserto, per noi oggi, significa ripartire da capo, fare verità nella nostra vita, senzadimenticare quello che abbiamo fatto; è utile per un confronto ed una verifica sul bene eil male. La bella notizia sta nel fatto che anche a noi è ancora offerta la possibilità diripensare alla nostra vita, di capire che la strada percorsa era sbagliata. Occorreimmergersi in un deserto, che diventa prova di verità in quanto, nella solitudine, siamoprivi degli aiuti offerti dalla relazione con le persone e lì non ci costruiamo maschere perapparire: nel distacco ci è dato di verificare la capacità di intraprendere una stradanuova, se sappiamo fare a meno del superfluo. Il deserto è anche luogo di purificazione.Lì, dove ognuno confessa i propri peccati, parte un nuovo cammino: di noi stessi, di unacomunità, dell’umanità, di Dio in mezzo agli uomini. Da lì, nell’ammissione del bisognodi perdono, arriva l’aiuto. Infine, l’immagine di Gesù, che è presentato come «uno che èpiù forte di me». Il ricordare che Gesù è forte ci serve per indicare la sua superiorità almale. La fede ci dice che il male è presente nel mondo, ma Gesù ha vinto il malepercorendo una strada diversa da quella degli uomini. La domanda rimane aperta: qualestrada possiamo concretamente percorrere per seguire Gesù, colui che ha vinto il male?

I

Maria Regina Mundi. Arrivail nuovo parroco padre Vinci

riflessione. Ripartire dal «deserto» per seguire Gesù

’ tornato a Bologna dopo 24 anni, e ne èmolto contento, «perché qui avevo lasciato il

cuore, e ora me lo riprendo», dice. Padre FeliceVinci, 64 anni, vincenziano, domenica 11dicembre alle 11 riceverà dal vescovo ausiliaremonsignor Ernesto Vecchi il ministero pastorale

della parrocchia di Maria Regina Mundi, della quale era statocappellano dal 1969 al 1981. «Era il mio primo incarico comesacerdote - racconta - e a Bologna trovai un ambiente molto vivace ebello. Mi occupai dei giovani, e fu un impegno appassionante: era ilperiodo post-’68, quindi in un certo senso tremendo, per via dellacontestazione, ma anche appunto ricchissimo di fermenti, dipassione, di impegno. Mi trovai benissimo, e mi dispiacque moltoandarmene. Dopo, fino ad oggi, sono stato parroco a Grosseto, nellacomunità del Sacro Cuore, la più grande di quella città. Lì l’ambienteè completamente diverso, molto chiuso, difficile, per la presenza dimolti immigrati dalla campagna e dal Meridione. Poi, quando tihanno conosciuto, le persone divengono molto accoglienti, ma certoa Bologna è un’altra cosa: questa è la mia casa!». Padre Vinci èoriginario di Montecompatri (Roma), ma quando era ancorabambino si è trasferito a Siena. Lì è entrato nei Vincenziani, tra iquali ha emesso i voti solenni nel 1964; ha svolto gli studi teologicial Collegio Alberoni di Piacenza ed è stato ordinato nel ’68 (C.U.)

E

cine

ma

Chi vuol esserefigurante?

Isola Montagnola

l 6 gennaio si terrà l’annualerappresentazione sacra dei Magi: un

corteo in costume che percorrerà il centrodalla Montagnola fino a Piazza Maggiore.Agio invita tutti gli interessati a prendereparte all’evento come figuranti volontarie partecipare al successivo rinfresco. Leiscrizioni sono aperte fino al 10dicembre: per informazioni contattarel’ufficio figuranti in Montagnola (orario:dal lunedì al sabato ore 14.30-19), tel.0514228708, e-mail [email protected]

I

Messa per il diacono Tintia comunità parrocchiale della SacraFamiglia si unisce al vescovo di

Carpi monsignor Elio Tinti perricordare, con riconoscenza ed affetto,il diacono permanente Guerrino Tinti,fratello del Vescovo e fedeleparrocchiano della Sacra Famiglia alMeloncello. La fedeltà e l’entusiasmocontagioso con cui egli ha vissuto ilministero diaconale è stato di esempioper tutto il gruppo dei Diaconipermanenti e di stimolo per coloro cheiniziavano il cammino di preparazione.È con profondo rammarico, ma insiemecon grande gioia, che, in comunione difede, ci riuniremo per la preghiera disuffragio martedì 13 dicembre alle 18nella chiesa parrocchiale (via IrmaBandiera 24). L’Eucaristia saràpresieduta da monsignor Elio Tinti. Peri sacerdoti che desiderano intervenire èpossibile la concelebrazione portandocon sé amitto, camice e stola bianca(sarà celebrata la memoria di S. Lucia).I Diaconi permanenti cheinterverranno con Alba e stola rossaavranno, in presbiterio, un posto lororiservato. La moglie Angela,unitamente ai familiari ed allacomunità parrocchiale, ringrazia tutticoloro che vorranno unirsi al cantodell’Alleluia «della strada», in attesa dicantare, con il diacono Guerrino, quellodella Patria celeste.

L

7Domenica4 dicembre 2005

«Forza venite gente»torna nell’originale

orza venite gente», il musical sullavita di S. Francesco d’Assisi famosoormai in varie parti del mondo,

verrà rappresentato a Bologna dallacompagnia originale che lo ideò e realizzò25 anni fa, per la regia di Mario Castellucci ele musiche di Michele Paulicelli venerdì 9dicembre alle 21, al Teatro delle Celebrazioniin via Saragozza 234. L’occasione è un tourche la compagnia sta realizzando per il 25°anniversario della nascita dello spettacolo, eche la porterà a toccare nel giro di un meseben 24 piazze del Nord Italia. Sono presentimolti degli attori che determinarono ilsuccesso della produzione fin dall’esordio:Roberto Bartoletti (il lupo), Rossana Rossi(la Morte), Rita Tomassetti Galdieri (laPoverà), Barbara Sciorilli (la Cenciosa), PinoDelle Chiae (Pietro Bernardone); nuovo saràinvece il corpo di ballo: lo stesso che hadanzato nel tour del musical «Madre Teresa».«Lo spettacolo presenta la figuraintramontabile di S. Francesco e i grandivalori universali da lui testimoniati,utilizzando una chiave fresca e naif - affermail produttore Elia Faustini - che lo rendeadatto a tutte le età, anche ai più piccoli. Inarmonia con la sensibilità del poverello diAssisi, animano lascena anche le forzedella natura: la Luna,il Sole, gli Uccelli eperfino "sorellamorte"». Labiglietteria è apertadal lunedì al sabatodalle 15 alle 19.Verranno applicateagevolazioni per igruppi di almeno 10persone.

[email protected]

Padre Felice Vinci L’interno della chiesa

S. Maria Maggiore, mercatino.A.A. finanziamenti cercasi: il parrocodella Basilica di S. Maria Maggiore,

don Giacinto Benea insieme al Consigliopastorale parrocchiale lancia un appello eorganizza un mercatino benefico, persensibilizzare l’opinione pubblica per inecessari restauri della Basilica in vistadella Decennale eucaristica. Il Mercatinocomincia oggi presso la Basilica, in viaGalliera 10. Quello del parroco, molto piùdi un semplice appello, sarà il primo passoper la realizzazione di un restauro di uncomplesso architettonico di indubbiovalore artistico, per il quale anche il piùpiccolo contributo può essere decisivo. «Ilmercatino è un’iniziativa simbolica -precisa don Giacinto - che speriamo segnil’inizio di una nuova epoca per la nostraparrocchia. L’iniziativa intende dare l’avvioad un lavoro che si potrà portare avantisolo se si avrà la collaborazione di tutti.Difatti, come c’è bisogno di questoimpegno comune per far sì che la Basilicasia veramente un centro educativo e diformazione cristiana, occorre porre manoa varie ristrutturazioni per lavalorizzazione del patrimonio cheabbiamo».

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mosaico

La Bibbia in carceregni sabato alcuni volontaritengono un dialogo sulle

letture bibliche della domenicacon un gruppo di personedetenute nella sezione Penaledella Casa circondariale dellaDozza. A questo gruppo delVangelo - che ha una continuità dialmeno otto anni e che ha vistoavvicendarsi storie e persone -partecipano negli ultimi tempiuna ventina di detenuti, con tantemotivazioni e inquietudini, che inqualche modo trapelano neldialogo e nel commento.

Pubblichiamo qui a fianco il testo che è stato ricavatodal dialogo del 26 novembre sui testi di oggi, secondadomenica di Avvento: Is. 40, 1-5; 9-11; Salmo 85; 2Pt.3, 8-14; Mc. 1, 1-8.

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Il 50° del Cuore Immacolato di Marian occasione dei 50 anni della parrocchia del Cuoreimmacolato di Maria (al Villaggio Ina-Casa), oggi alle 10

il vescovo ausiliare monsignor Ernesto Vecchi, già parroconella stessa comunità, presiederà la solenne liturgiaeucaristica. Alle 15, l’assemblea parrocchiale celebrerà i50 anni della parrocchia con la presentazione e ildibattito sui due libri pubblicati per ricordare la propriastoria e progettare il proprio futuro. Nel primo fascicolo levicende parrocchiali sono raccontate attraverso i fumettiche ripercorrono le tappe principali. Il secondo fascicoloriporta, anche qui con l’ausilio dei fumetti, i principalidocumenti della storia cinquantennale e gli interventi-interviste di 55 parrocchiani. Per informazioni:parrocchia, via Mameli 2. tel. 051400201, fax 051404754.

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Page 8: bo7@bologna.chiesacattolica.it Quella pillola

DI MICHELA CONFICCONI

ipensare la missione apartire dal mutato contestosociale e antropologico

procurato dai media. È di questoche parlerà don Dario Viganò,

responsabile Cei per ilCinema e lospettacolo, nel corsodella Mattinataseminariale dimartedì. «Lacontemporaneità è abitata da uncomplesso e articolato sistemadella comunicazione - spiega -Quando si parla dei media nonsi può prescindere dalleinnovazioni tecnologiche che inquesti anni si sono evolute emoltiplicate in manieraesponenziale. È proprio ilrapporto tra tecnologia e profiliantropologici che domanda allacomunità ecclesiale da una partela comprensione dei fenomeni,dall’altra il ripensamento deimodelli di presenza».Può spiegare con un esempioperché il problema è così rile-vante?Nella storia per esempio,l’introduzione della stampaprima e della produzione dipiccoli testi trasportabili poi, hacontribuito alla nascita dellafigura dell’autodidatta, che

R

SOCI

ETA’ Comunicare?

Una missione

8 Domenica4 dicembre 2005

offerenza e morte fanno partedella narrazione di tutti itempi, e quindi non possono

non interessare anche il cinema -afferma Giancarlo Zappoli, criticocinematografico - Il problema è il"come". Nella nostra epoca questitemi vengono, più che affrontati,esorcizzati. Questo perché viviamo inun’epoca che ha rimosso la morte el’ha reclusa negli ospedali. Nei periodidi guerra i film horror, per intenderci,scompaiono: non occorre esorcizzareil dolore, perché lo si ha lì, davanti agli occhi». Perché tanta insistenza sulla morte violenta, spesso raccontatacon particolari raccapriccianti?Se da una parte c’è la necessità di esorcizzare, la televisione ci stafacendo tuttavia da morfina. Non reagiamo più a niente o quasi. Ciimpressioniamo ormai solo davanti a catastrofi quali lo Tsunami.Si mangia mentre si vede il tg e si ascolta il bilancio dei morti invarie parte del mondo. Non riusciamo più a renderci conto cheogni morto ha un peso per i suoi cari. Il cinema, allora, deva essere«più largo della vita». Deve cioè mostrare di più. Se vuole scuotertideve farti inorridire, essere «un pugno nello stomaco».In quali casi ciò che viene proposto ha un’utilità educativa per ilpubblico?Sono solito dire che il percorso virtuoso per un film è: occhio,cuore, cervello. Occhio, perché ciò che si vede deve esserepiacevole. Cuore, perché deve emozionare, procurare una reazione,

sia essa di rigetto che di approvazione. Cervello, perché deve farevenire la voglia di tornarci a pensare. Spesso purtroppo nei filmmanca uno di questi pezzi. Un bell’esempio recente è «Parla conlei» di Almodovar, che parla del rapporto tra un infermiere e unapaziente in coma. Soffermiamoci in particolare sul cinema italiano: ha un modo«suo» di parlare della morte e del dolore?Purtroppo il cinema italiano non esiste come tale. Esistono singoliregisti che raccontano storie loro. Il grave limite di molte di esse èl’essere lontane dalla realtà. Ormai si trova più vicinanza al vissutodelle persone nella fiction televisiva che nei film. Il nostro cinemariesce raramente a raccontare cose che tocchino il pubblico, perchéchi lo dirige non ha più la percezione non tanto di ciò che ilpubblico vuole, ma di ciò che il pubblico è. Un esempio incontrotendenza è «Alla luce del sole», di Roberto Faenza, cheracconta l’uccisione di don Puglisi. Faenza è un laico che hautilizzato un attore come Zingaretti, che ha dato una buonainterpretazione, e ha saputo trasmettere una profonda emozione,mostrando un uomo che ha fatto una scelta di vita precisa, peraiutare gli altri. Ci sono, nei film contemporanei, tracce di sguardo cristiano sul-la sofferenza?Un bell’esempio è quello di Zanussi, regista polacco molto legatoalla Chiesa. Ha fatto un film che in Italia non è uscito, e che hauno dei titoli più tristi e più belli del cinema contemporaneo: «Lavita come malattia mortale trasmissibile per via sessuale». Titolo«forte» ma vero, che tratta dell’argomento morte e dolore con unasensibilità cristiana.

Michela Conficconi

A colloquio con don Dario Viganò, responsabile Ceiper il cinema

cinema

intrattiene un rapporto con il sapereassolutamente differente rispetto alleepoche precedenti. Immagini come latecnologia dei «new media» possaincidere sullo sviluppo di nuovi modellisociopedagogici oggi.Il cinema può essere uno strumentopositivo di missione? Il cinema è un grande prodottoculturale e come tale entra nelledinamiche del sapere e del dibattitopubblico. In particolare il cinema è ungrande bagaglio di memoria e diimmaginario sociale: basti pensare acome proprio la settima arte hacontribuito a costruire un immaginario

simbolico di tipoapocalittico sulpassaggio tra ilsecondo e il terzomillennio. Diviene«strumento» dimissione nel sensoche la comunitàecclesiale può farsipromotrice di unascelta tra i grandi testi

cinematografici che diventiorientamento e percorso di senso.Le «Sale di comunità» possono dareun contributo in questa direzione?Si. Infatti la sala della comunità ha duegrandi segreti: il legame stretto con ilterritorio e, quelle più avvertite, unaprogrammazione capace di creare unprecisa e forte identità che fidelizza ilpubblico. In questo scenario, la salanon solo costruisce un palinsesto capacedi orientare l’attenzione ai problemiimportanti dell’esistenza, ma proponeanche occasioni di dibattito e diapprofondimento per una fruizionesempre più consapevole e condivisa.Cosa pensa delle fiction sulle vite deiSanti cui stiamo assistendo in tv?Facendo parlare i dati d’ascolto, mi pareche si tratti di una grande bisogno daparte del pubblico di storie non banali,di racconti di vite che abbiano sapore ecolore. Certo non siamo dinanzi aprodotti cinematografici ma televisivi,

che vengono prodotti per un vastopubblico di stampo generalista. Questoporta necessariamente a qualchesemplificazione e a volte anche aqualche facile scivolamento. Comunquesia, gli ingredienti di una sceneggiaturaben calibrata, una narrazione piana equasi didascalica, cast internazionali,garantiscono successo di pubblico.Crede che sia necessaria una formazio-ne per chi si occupa delle sceneggiatu-re relative a opere di carattere religio-so?Credo che sia necessaria e ancheurgente. Per la verità abbiamo assistitoad alcune fiction migliori e ad altre diminor rilievo. Questo deriva anche dalfatto che a volte i produttori riescono acoinvolgere consulenti ed esperti cherealmente fanno la differenza. Il genere «reality tv», con la lunga seriedi spettacoli ad esso ispirati: perchétanto successo e quale il suo giudizio?Perché la gente ha perso il senso dellarealtà e si accontenta di trovarla nellafinzione.Davanti ad una tv dalla quale stascomparendo la preoccupazione edu-cativa, qual è la giusta reazione: tener-sene lontani o tentare di cambiarla? È trascorso il tempo nel quale ci sipreoccupava di cosa facesse la tv aglispettatori, e siamo nel tempo in cui ci sidomanda cosa fanno gli spettatori conla tv. Questa prospettiva evidenzia dauna parte l’audience come parte attivadel processo comunicativo, dall’altramostra l’urgenza di una assunzione diresponsabilità nel discernimento.Personale e comunitario. La famiglia,che certo deve essere aiutata, in questonon può abdicare ad una graveresponsabilità.Le sembra positiva la presenza dei sa-cerdoti nei programmi televisivi?Esiste un riferimento nei documenti delMagistero, che convergono nelDirettorio Comunicazione e Missione.Mi pare che l’atteggiamento da avere siacomunque quello della necessariaprudenza.

Morte e dolore, presenze scomode nei film

Martedì mattinata di studio

artedì 6, alle 9.20, si terrà inSeminario la seconda delle 3

Mattinate seminariali previstenell’ambito dell’Aggiornamentoteologico presbiteri. L’argomento,«Comunicazione e missione», si collocasulla scia del recente «Direttorio sullecomunicazioni sociali», che ha peroggetto l’inculturazione della fede el’evangelizzazione della cultura in unmondo segnato dalla presenza incisiva ecapillare dei media. Interverranno donDario Viganò, docente alla PontificiaUniversità Lateranense di Roma, cheparlerà di «Comunicazione e missione.L’attuale contesto e la prassi credente», eGiancarlo Zappoli, criticocinematografico, che affronterà invece iltema «Sofferenza e morte nel cinemacontemporaneo». L’appuntamento dà ilvia anche al Laboratorio di spiritualità,promosso dalla Facoltà teologicadell’Emilia Romagna, dal Centroregionale vocazioni e dall’Uciim.

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L’ I N T E R V E N T O

I GIOVANI E LA RELIGIONENONOSTANTE I PREGIUDIZI

«DIO NON È MORTO»ERNESTO VECCHI *

a riflessione dell’Associazione Culturale «Claterna» sulmondo giovanile e il suo rapporto con la religione siinserisce nel contesto dell’attenzione primaria che in

questo momento la Chiesa di Bologna ha per i giovani eche l’arcivescovo monsignor Carlo Caffarra promuove conpassione e forte determinazione in ogni circostanza.Nell’ultimo numero della rivista laicista MicroMega(7/2005) il direttore, nel suo editoriale pone uninterrogativo stimolante: «A chi appartiene la tua vita?».Questo appassionato teorico del «disincanto del mondo»risponde che la vita appartiene a chi la vive e a nessun altroe che non ha nessun senso dire che la vita è un dono diDio. Nello stesso numero della stessa rivista, una notascrittrice contesta l’«occhio ottuso» degli osservatorimediatici, che ritengono i giovani politicamente «in sonno».E a riprova del loro risveglio indica le proteste contro lamafia a Locri e il gruppo di giovani che ha contestato ilcardinale Ruini a Siena, in una presunta difesa dellalaicità dello Stato. Ora, di fronte a questo forzato divorziotra Dio e la vita e all’ottica riduttiva dell’analisi socio-politica giovanile, è necessario ritrovare il coraggio diguardare in faccia la realtà e di riproporre il compitoeducativo come occasione per riscoprire, con onestàintellettuale, le straordinarie potenzialità che emergono nelmondo variegato delle nuove generazioni.Del resto, come possono essere considerate oggettivamentefondate le affermazioni apodittiche di Paolo Flores d’Arcais,se nel 1992 scriveva un libro come «Etica senza fede», doveriduce il magistero di Giovanni Paolo II a «ideologiaoscurantista»? Come spiega che nel 2005 tutto il mondo havissuto la morte di questo Papa - il Papa dei giovani - comerivisitazione della sua vita, vedendo in Lui la «grande luce»che ha illuminato e ravvivato le «ragioni» della speranzauniversale?Certe analisi frettolose, frutto del pregiudizio ideologico,non sono in grado di vedere che nei giovani «Dio non èmorto» e che la dimensione religiosa riemerge nel codicegenetico della nostra società «post moderna». In alternativaa tante proposte, che periodicamente seducono eabbandonano i giovani a loro stessi, comprese certe

esperienze religiose «fai da te», i soggettieducativi sono chiamati a risvegliare ilsonno della ragione, per rimetterla incircolazione come strumento datogratuitamente all’uomo da Dio Creatoreperché elevi se stesso, aiutato dalleinfinite risorse della fede. «Fede eragione sono - infatti - come le due alicon le quali lo spirito umano si innalzaverso la contemplazione della verità»(Fides et ratio).Di fronte al «vaniloquio» dilagante deinostri giorni è necessario irrorare lecoscienze giovanili con il «Verbo di Dio»,la «Parola» che duemila anni fa si èfatta visibile in Gesù Cristo, che in

questi giorni di Avvento attendiamo con rinnovataconsapevolezza liturgica, ecclesiale e storica. I giovanihanno bisogno di maestri capaci di agganciarli alle certezzedel progetto originario preparato da Dio per l’uomo cheprevede, mediante l’anno liturgico, un continuo «ripartire

da Cristo», unico Salvatore e Redentoredell’umanità. Solo così l’Europa ritroveràl’ago della bilancia per incrementare lasua potenzialità creativa, nel contesto diuna vera laicità, capace di costruire unasocietà democratica partecipata e solidale.In tale prospettiva, i giovani sonointerpellati in prima persona, perché sistringano attorno a Cristo «pietra viva» evengano essi stessi «impiegati come pietrevive» (Cf. 1 Pt 2,4-5) nell’edificazione diuna Chiesa capace di «prendere il largo»(Lc 5, 4) per seminare nel mondo lasperanza e la nostalgia di una misura«alta» della vita, per una gioia senzafine.

* Vescovo ausiliare

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