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IL VERBO IL CONGIUNTIVO E LA PROPOSIZIONE FINALE Laboratorio di traduzione e analisi (morfologico- sintattica ed etimologico-semantica): il coraggio di Clelia Una ricerca sul termine verbum Verbum-i è un sostantivo neutro che indica propriamente “la parola”. Verbum, verba facere significa “parlare” e si oppone a res, “cosa, realtà”. Nella terminologia grammaticale, il termine designa il verbo, in opposizione a vocabulum, il nome. Aristoteles orationis duas partes esse dicit: vocabula et verba (= ὀνόματα καὶ ῥήματα ) ut homo et equus, et legit et currit. Nella lingua della chiesa, il termine è servito a tradurre il greco λόγος (dal verbo λέγειν che significa scegliere, raccontare, enumerare), il principio creatore, parola e ragione che da Eraclito agli Stoici indica la ragione universale, forza divina immanente nel mondo. Cristo è logos di Dio, partecipe della sua eternità (et Verbum erat apud Deum) strumento di redenzione realizzata facendosi carne secondo il mistero basilare della fede cristiana. Al latino verbum si è poi sostituito il termine “parola”- fr. parole; sp. palabra, ant. paraula; port. palavra- originariamente con il significato di insegnamento, discorso e, specialmente col sopravvenire del cristianesimo, di “parabola” del Vangelo. Per attenuazione del senso primitivo il termine passò a significare “detto”, “motto” e, per estensione, qualunque voce articolata esprimente un concetto, sostituendosi

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IL VERBO

IL CONGIUNTIVO E LA PROPOSIZIONE FINALE

Laboratorio di traduzione e analisi (morfologico-sintattica ed etimologico-semantica): il coraggio di Clelia

Una ricerca sul termine verbum

Verbum-i un sostantivo neutro che indica propriamente la parola.

Verbum, verba facere significa parlare e si oppone a res, cosa, realt.

Nella terminologia grammaticale, il termine designa il verbo, in opposizione a vocabulum, il nome. Aristoteles orationis duas partes esse dicit: vocabula et verba (= ) ut homo et equus, et legit et currit.

Nella lingua della chiesa, il termine servito a tradurre il greco (dal verbo che significa scegliere, raccontare, enumerare), il principio creatore, parola e ragione che da Eraclito agli Stoici indica la ragione universale, forza divina immanente nel mondo. Cristo logos di Dio, partecipe della sua eternit (et Verbum erat apud Deum) strumento di redenzione realizzata facendosi carne secondo il mistero basilare della fede cristiana.

Al latino verbum si poi sostituito il termine parola- fr. parole; sp. palabra, ant. paraula; port. palavra- originariamente con il significato di insegnamento, discorso e, specialmente col sopravvenire del cristianesimo, di parabola del Vangelo. Per attenuazione del senso primitivo il termine pass a significare detto, motto e, per estensione, qualunque voce articolata esprimente un concetto, sostituendosi proprio al lat. verbum, che si volle evitare per il significato sacro di parola fatta carne.

Verbum ricorda got. waurd parola, pruss. wirds parola , lit. vardas nome; tutti da *wer-dh-. Se la e di verbum antica, come probabile, questo vocalismo normale in un neutro (cf. il vocalismo del gr. F, lat. serum. Il vocalismo del got. waurd di un tipo meno corrente, cf. lat. iugum) La parola limitata a una zona dialettale dellindoeuropeo: dal baltico al latino; ma la radice indoeuropea: cf. hitt. weriya- chiamare, gr. F (att. ) e (F) formula legale, legge (attestata in Omero), att. .

Nozioni generali

In ambito grammaticale, il verbo, quale parola pi importante del discorso, la parola per eccellenza, indispensabile a dare senso compiuto a una frase.

Per esprimere i diversi rapporti che ha nel discorso, il verbo si flette, dando luogo alla coniugazione.

Per analizzare correttamente una voce verbale occorre tener presente:

1. La forma (diatesi attiva o passiva);

2. Il modo (modi finiti o personali: indicativo, congiuntivo, imperativo- manca in latino il condizionale, che viene assorbito dal congiuntivo-; modi infiniti o impersonali: infinito, gerundio, supino nomi verbali- ; participio, gerundivo aggettivi verbali-);

3. Il tempo (in latino sono sei distribuiti in diversa misura tra i diversi modi);

4. La persona ( I,II,III singolare; I, II, III plurale)

5. Il numero (singolare e plurale)

Elementi della voce verbale

Gli elementi di cui risulta composta una voce verbale sono tre: tema verbale, suffisso temporale, desinenza.

Il tema verbale la parte invariabile del verbo da cui si formano tutti i tempi. In latino il paradigma del verbo consente di risalire ai tre temi di ogni verbo (tema del presente, tema del perfetto, tema del supino), necessari per formare sia i tempi dellazione compiuta sia i tempi dellazione incompiuta.

Es. Laudo as avi - atum - are

I. il tema del presente si ottiene dallinfinito presente togliendo la desinenza re;

lauda-re

II. il tema del perfetto si ottiene dalla terza voce del paradigma, precisamente togliendo alla prima persona singolare del perfetto indicativo la desinenza i;

laudav-i

III. il tema del supino si ottiene dalla quarta voce del paradigma, precisamente togliendo luscita um al supino

laudat-um

Il CONGIUNTIVO

Il congiuntivo un modo finito del verbo ed il modo della soggettivit. Esso, infatti, a differenza dellindicativo, che esprime un fatto reale, unaffermazione oggettiva, serve a esprimere esortazione, possibilit, desiderio, timore. Il congiuntivo latino ha quattro tempi: presente, imperfetto, perfetto e piuccheperfetto. Il modo congiuntivo proprio soprattutto delle proposizioni subordinate come, ad esempio, la proposizione finale, la proposizione consecutiva, il cum e congiuntivo -con valore causale, temporale, concessivo- la proposizione interrogativa indiretta, le completive introdotte da ut, quin, quominus Nella proposizioni indipendenti o principali altres possibile trovare il congiuntivo, che esprime esortazione, dubbio, possibilit, desiderio o un vero e proprio comando. In questultimo caso, abbiamo il congiuntivo esortativo, che sostituisce limperativo nelle forme ad esso mancanti (III pers. sing., I e III pers. pl.), ma con una connotazione meno autoritaria e perentoria rispetto allimperativo.

Il congiuntivo presente attivo e passivo delle coniugazioni regolari si forma dal tema del presente. Ad esso si aggiunge il suffisso modale-temporale a (-e- per la I coniugazione) e le desinenze personali.

I coniugazione

II coniugazione

III coniugazione

IV coniugazione

laud-e-m

mon-a-m

leg- a- m

audi-a-m

laudes

Monas

legas

audias

Laudet

Monat

legat

audiat

Laudmus

Monemus

legmus

audimus

Laudtis

Monetis

legtis

auditis

Laudent

Monant

legant

audiant

Sermo familiaris e lingue neolatine

Il latino che noi conosciamo essenzialmente quello letterario, cio utilizzato dagli autori latini nelle loro opere, ben differente da quello parlato. La maggior parte della popolazione utilizzava il cosiddetto sermo familiaris, in opposizione al sermo doctus, conosciuto unicamente dalla classe colta.

Il latino parlato dal popolo non era una lingua unica in tutto l'impero, ma andava differenziandosi in relazione alle diverse zone geografiche e ai relativi avvenimenti storico-culturali; tale differenziazione divenne pi forte quando inizi la crisi dell'impero e i rapporti con Roma si allentarono, ma anche a causa delle invasioni barbariche. Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente, il latino continu ad essere impiegato dai territori che si estendevano dal Portogallo fino alla Romania, ma sub dei progressivi cambiamenti a seconda dei territori. Da qui si svilupparono, in seguito, delle vere e proprie lingue differenti: le lingue neolatine o romanze come l'italiano, lo spagnolo, il portoghese, il francese, il rumeno ecc. Oggi queste lingue, proprio perch derivano dal latino, presentano non solo vocaboli simili, ma anche strutture grammaticali analoghe. Facendo dei paragoni tra una lingua neolatina e il latino, inoltre, si possono riscontrare somiglianze nelle regole grammaticali o anche nelle formazione dei verbi. Come sappiamo, il latino la lingua madre di tanti idiomi e dialetti moderni, tanto che l'italiano, lo spagnolo, il francese..., vengono dette lingue Neolatine.

Anche le lingue di derivazione anglosassone, per, conservano un legame con la lingua parlata dagli Antichi Romani, dovuto all'ampia zona conquistata da questi ultimi e alla conseguente "contaminazione" linguistica, basti pensare che il cinquanta per cento circa delle parole inglesi ha avuto origine dalla lingua latina.

Latino e spagnolo

Notiamo, ad esempio, che per la formazione del congiuntivo presente, il latino e lo spagnolo si comportano in maniera pressoch analoga.

In spagnolo, infatti, per la prima coniugazione la vocale tematica cambia da -a- ad -e-, per la seconda e la terza coniugazione la vocale tematica -e- diventa -a- .

Latino - Spagnolo

Amo, amas; - avi; -atum; -are

Amar

Amem

ames

amet

amemus

ametis

ament

que yo ame

que t ames

que l ame

que nosotros amemos

que vosotros amis

que ellos amen

Lego, legis; legi;- itum;- legre

Legam

legas

legat

legamus

legatis

legant

Leer

que yo lea

que t leas

que l lea

que nosotros leamos

que vosotros leis

que ellos lean

Peto, petis;-ivi;- itum;-re

petam

petas

petat

petamus

petatis

petant

Pedir

que yo pida

que t pidas

que l pida

que nosotros pidamos

que vosotros pidis

que ellos pidan

Limperfetto congiuntivo, in maniera molto semplice, pu formarsi, in tutti i verbi latini, anche in quelli irregolari, aggiungendo allinfinito presente le desinenze personali.

I coniugazione

II coniugazione

III coniugazione

IV coniugazione

Laudrem

Monrem

Lgrem

audrem

Laudres

Monres

Legres

audres

Laudret

Monret

Legret

audret

Laudarmus

Monrmus

legermus

audirmus

Laudartis

Monrtis

Legertis

audirtis

Laudrent

Monrent

Legrent

audrent

Il perfetto congiuntivo attivo si forma aggiungendo al tema del perfetto il suffisso modale temporale eri- e le desinenze personali.

I coniugazione

II coniugazione

III coniugazione

IV coniugazione

laudav- ri-m

monu-ri-m

lg-ri-m

audivrim

Laudavris

Monuris

Legris

audivris

Laudavrit

Monurit

Legrit

audivrit

Laudavermus

Monuermus

Legermus

audivermus

Laudavertis

Monuertis

Legertis

audivertis

Laudavrint

Monurint

Legrint

audivrint

Il piuccheperfetto congiuntivo attivo si forma aggiungendo allinfinito perfetto (tema del perfetto + -isse) le desinenze personali.

I coniugazione

II coniugazione

III coniugazione

IV coniugazione

laudavisse-m

monu-isse-m

lgisse-m

audivissem

Laudavisses

Monuisses

Legisses

audivisses

Laudavisset

Monuisset

Legisset

audivisset

Laudavissmus

Monuissmus

legissmus

audivissmus

Laudavisstis

Monuisstis

Legisstis

audivisstis

Laudavissent

Monuissent

Legissent

audivissent

PROPOSIZIONI CON IL CONGIUNTIVO

LA PROPOSIZIONE FINALE

La proposizione finale, in italiano come in latino, una proposizione che esprime il fine, lo scopo per raggiungere il quale si attua quanto espresso nella proposizione reggente. In italiano la finale in forma esplicita introdotta dalle congiunzioni affinch, acciocch, perch e ha il tempo al congiuntivo; in forma implicita introdotta dalle preposizioni a, per, di o dalle locuzioni al fine di, allo scopo di, con lintenzione di e il verbo allinfinito.

In latino, comunque siano espresse in italiano, le proposizioni finali si rendono comunemente con ut+congiuntivo se positive, ne+congiuntivo se negative.

Inoltre, dobbiamo osservare:

Proposizione reggente con verbo principale (presente o futuro)ut+cong.presente

Proposizione reggente con verbo storico (imperfetto, perfetto, piuccheperfetto)ut+cong. imperfetto

ex.1 Codrus vitam dedit, ut patria sua salva esset.

Codro diede la vita affinch la sua patria fosse salva = Forma esplicita

Codro diede la vita per salvare la sua patria = Forma implicita

Codrus vitam dedit = Proposizione Principale in cui dedit tempo storico

ut patria sua salva esset = Proposizione Finale con cong. imperfetto

1[Dedit = do-das; dedi; datum;dare, diatesi attiva, modo indicativo, tempo perfetto, terza persona singolare = egli diede; Esset = sum; es; fui; esse, modo congiuntivo, tempo imperfetto, terza persona singolare = egli fosse]

2[Sua = suus; sua; suum. Ricordiamo che nella finale i pronomi personali e i pronomi e gli aggettivi possessivi riferiti al soggetto della proposizione reggente hanno valore riflessivo. Quando il possessivo non si riferisce al soggetto della principale, ma ad un altro elemento all'interno della frase, utilizziamo il genitivo del pronome Is-Ea-Id: Eius; Eorum-Earum-Eorum].

ex.2 Codrus vitam dat, ut patria sua salva sit

Codrus vitam dat = proposizione principale in cui dat un indicativo presente (tempo principale)

Ut patria sua salva sit= proposizione finale con cong presente in dipendenza da un verbo principale.

ex.3 Romani legatos Carthaginem miserunt, ut Poeni imperarent Hannibali ne

bellum contra socios populi Romani gereret.

I Romani inviarono gli ambasciatori a Cartagine, affinch i Cartaginesi ordinassero

ad Annibale di non muovere guerra contro gli alleati del popolo romano.

Romani legatos Carthaginem miserunt = Proposizione Principale con tempo storico

ut Poeni imperarent = Proposizione Finale ut+cong. imperfetto

ne bellum contra socios populi Romani gereret = Proposizione Completiva Volitiva.

[Miserunt = mitto-is; misi; missum; mittere diatesi attiva, modo indicativo, tempo perfetto, terza persona plurale = Essi inviarono. Imperarent = da: impero-as; imperavi; imperatum; imperare diatesi attiva, modo congiuntivo, tempo imperfetto, terza persona plurale = Che essi ordinasserero.

Gereret = gero-is; gessi; gessum; gerere diatesi attiva, modo congiuntivo, tempo imperfetto, terza persona singolare = Che egli muovesse

Carthaginem = complemento di moto a luogo che si esprime in accusativo semplice poich si tratta di un nome di citt. Secondo la regola generale, il moto a luogo si esprime con in/ad+accusativo].

LA PROPOSIZIONE COMPLETIVA VOLITIVA

Questo tipo di proposizione si forma nello stesso modo della finale (ut+congiuntivo), ma, a differenza di quest'ultima, serve a completare il senso della proposizione principale.

ex. Prop. Principale Prop. Finale

Ho prestato a Laura la penna, affinch potesse scrivere.

Prop. Principale Prop. Completiva volitiva

Ho chiesto a Laura di ridarmi la penna

Nel primo caso la proposizione principale ha senso anche se lasciata sola, nel secondo esempio, invece, la proposizione reggente ha bisogno della subordinata per essere completa.

LA STORIA DI CLELIA (www. Roma:Leggenda-Clelia)

Laboratorio

Clelia era una giovane romana che dimostr il suo coraggio nei primi tempi della repubblica (fine VI secolo a.C.), precisamente nel periodo in cui Roma era assediata da Porsenna, re degli Etruschi.Gli Etruschi e i Romani avevano stipulato la pace, ma Porsenna aveva chiesto nove fanciulle in ostaggio che, puntualmente, i Romani gli avevano consegnato. Le fanciulle ben presto scapparono dallaccampamento etrusco e si diressero verso il Tevere. Poich non esisteva pi il ponte Sublicio, Clelia, la ragazza che guidava il gruppo delle fuggitive, invit le ragazze ad attraversare a nuoto il fiume. Tutte si gettarono in acqua senza temere il freddo. Intanto le sentinelle romane le avevano avvistate e, credendo che fossero dei nemici, diedero lallarme. Condotte davanti ai consoli, furono rimandate a Porsenna per rispettare i patti. Porsenna interrog Clelia che si era fatta avanti per dichiararsi colpevole di aver istigato le altre fanciulle a fuggire; ella rispose con fierezza alle domande affermando anche di non essersi pentita di ci che aveva fatto e che anzi lavrebbe di sicuro rifatto.Il re rest ammirato dalla fierezza della ragazza e colpito dalla lealt dei Romani per cui concesse a Clelia di ritornare a Roma e di portare con s altre cinque ragazze. La sera stessa sei fanciulle poterono riabbracciare i genitori.

Il coraggio di Clelia

Etruscorum regi Porsenae qui, ex pacto, suum exercitum ab Ianiculo removerat, Romani tradiderant, ut pacis pignus praeberent, multos obsides, ex quibus erant pleraeque nobiles virgines. At una inter eas, Cloelia, noctu excubiarum custodiam elusit et tranavit Tiberim cum ceteris comitibus, quas in urbem reduxit ut eas parentibus redderet. Id iram suscitavit regis Porsenae, qui statim legatos ad Romanos misit ut peteret Cloeliam ceterasque virgines. Tunc Romani eas hostium regi reddiderunt, apud quem eae observatae et honoratae sunt. Porsena enim, cuius ira evanuerat, Cloeliam laudavit: eius enim virginis strenua res eum obstupefecerat, eamque is ad suos remisit cum obsidum parte. Romani Cloeliae statuam equestrem in via Sacra collocaverunt ut eius virtutem celebrarent.

Traduzione e analisi

- Etruscorum regi Porsenae qui, ex pacto, suum exercitum ab Ianiculo removerat, Romani tradiderant , ut pacis pignus praeberent, multos obsides, ex quibus erant pleraeque nobiles virgines.

qui (rex Porsena) suum exercitum [...] removerat (attivo, indicativo, piuccheperfetto, 3 persona plurale) = proposizione subordinata relativa

ut (Romani) pacis pignus praeberent (attivo, congiuntivo, imperfetto, 3 persona plurale) = proposizione subordinata finale, ut + congiuntivo imperfetto in dipendenza da un tempo storico (tradiderant, piuccheperfetto)

Romani tradiderant (attivo, indicativo, piuccheperfetto, 3 persona plurale) multos obsides etruscorum regi Porsenae = proposizione reggente

ex quibus = complemento partitivo, e/ex + ablativo tra i quali

I romani avevano consegnato al re degli Etruschi Porsenna che, secondo il patto, aveva rimosso il suo esercito dal Gianicolo, per offrire il pegno di pace, molti ostaggi, tra i quali c'erano molte nobili vergini.

- At una inter eas, Cloelia, noctu excubiarum custodiam elusit et tranavit Tiberim cum ceteris comitibus, quas in urbem reduxit ut eas parentibus redderet.

inter eas = complemento partitivo, inter/apud + accusativo, tra quelle

At una [], Cloelia, excubiarum custodiam elusit (attivo, indicativo perfetto, 3 persona singolare) = proposizione reggente

(Cloelia) tranavit (attivo, indicativo, perfetto, 3 persona singolare) Tiberim (particolarit della 3 declinazione, accusativo in -im, ablativo in -i) = proposizione coordinata alla reggente

cum comitibus = complemento di compagnia, cum + ablativo, con le compagne

in urbem = complemento di moto a luogo, in(ingresso)/ad(avvicinamento) + accusativo, in citt

quas (Cloelia) reduxit (attivo, indicativo, perfetto, 3 persona singolare) = proposizione subordinata relativa

ut eas parentibus redderet (attivo, congiuntivo, imperfetto, 3 persona singolare) = proposizione subordinata finale, ut + congiuntivo imperfetto in dipendenza da un tempo storico (elusit, perfetto)

Ma una tra quelle, Clelia, di notte ingann la sorveglianza delle guardie e attravers a nuoto il Tevere con altre compagne, che ricondusse in citt per restituirle ai genitori.

- Id iram suscitavit regis Porsenae, qui statim legatos ad Romanos misit ut peteret Cloeliam ceterasque virgines.

Id = is, ea, id : pronome di terza persona non riflessivo che in questa frase assume il significato di dimostrativo, questo

Id iram suscitavit regis Porsenae = proposizione reggente

qui (Porsena) [] legatos ad Romanos misit (attivo, indicativo, perfetto, 3 persona singolare) = proposizione subordinata relativa

ut peteret (attivo, congiuntivo, imperfetto, 3 persona singolare) Cloeliam ceterasque virgines = proposizione subordinata finale

Pet, -is, -v (-i), -tum, -re: qui nel senso di chiedere per ottenere, in contrapposizione a quaero, chiedere per sapere. Se si chiede qualcosa a una persona, infatti, le ragioni della richiesta possono essere due: sapere qualcosa o ottenere qualcosa. Mentre litaliano, come il francese (demander), pu usare lo stesso verbo chiedere per ambedue i campi semantici, il latino distingue peto, chiedo per ottenere qualcosa, da quaero, chiedo per sapere qualcosa, come lo spagnolo distingue pedir chiedo per ottenere, da preguntar chiedo per sapere. Il verbo peto, quando viene usato nel significato di chiedere per avere, in latino si costruisce con laccusativo della cosa che si chiede e ab+lablativo della persona a cui si chiede.

Analisi etimologica e semantica di peto.

La radice *pet- figura in molte lingue indoeuropee. Il verbo presenta significati diversi:

I. dirigersi verso inizialmente con idea accessoria di violenza o ostilit gettarsi su, attaccare (senso fisico o morale); cf. Cic., Or.68,228, gladiatorespetendo vehementer ; Nux,2, petere saxis ; da cui petitio: attacco: - nes proprie dicimus impetus gladiorum, Serv., Ae.9, 439 ( senso classico cf. Cic., Cat. 1, 6, 15, ben attestato accanto al significato pi frequente di domandare);

II. per indebolimento del significato dirigersi verso, raggiungere ; cf. in Lucr. 3, 172, terrae pettus le fait datteindre la terre;

III. in senso morale ricercare, sollecitare, cf. Sall. Ca. 25,3, libidine sic accensa [Sempronia] ut viros saepius peteret quam peteretur ,senso che compare nel desiderativo (raro; Lucr, Cic., Tusc. 2, 62, Fest.) petesso, -is.

IV. infine domandare, chiedere -aliquid ab aliquo- (cf. sp. pedir chiedere per ottenere preguntar chiedere per sapere) impiegato assolutamente nel linguaggio politico con il senso di sollecitare un mandato, essere candidato e nella lingua del diritto con quello di essere richiedente , da cui pettor, -trx, petitio (da cui fare una petizione)

Ricordiamo lespressione tipica del dialetto ciociaro va ptenn nel significato di chiede lelemosina.

Levoluzione semantica di peto ha un parallelo in quella di rogo, che dal significato di dirigersi, tendere verso passato a quello di domandare, interrogare.

Notiamo, poi, che i due significati di attaccare, dirigersi verso e sollecitare, domandare si ritrovano in tutti i composti di peto.

A. appeto, -is: it. avvicinare, attaccare, fr. approcher (cf. it approccio, sp. aproche), da cui appetens, -tenter, appetitus, usati soprattutto in senso morale come tendenza appassionata non guidata dalla ragione, ardente desiderio da cui it. appetito anche come desiderio di cibo, ( cf. fr. apptit, sp. apetito- i buen apetito-).

B. Competo: I) incontrarsi con (cf. competum, compitum, crocicchio carrefour); II) adattarsi, convenire a da cui competens, -tenter, -tentia; III) sollecitare contemporaneamente con un altro, competere da cui competitio, it. competizione, fr.comptition, sp. competicin.

C. Impeto: I) gettarsi su, attaccare, da cui il sostantivo molto usato nel periodo classico impetus, -us. Conservato in toscano e nellantico francese.

D. Repeto: I) prendere di nuovo (epoca imperiale); II) riguadagnare, risalire a (senso fisico e morale ricordarsi ); III) ricominciare, richiedere, antico, classico, da cui repetitio, -titor, termine giuridico che designa lazione intentata contro un governatore di provincia, prevaricatore.

Suppeto: presentarsi, venire sotto le mani, essere a disposizione di; da cui essere in abbondanza, bastare da cui: suppetiae : risorse, aiuto, assistenza. (cf. it supplire, supplente) ].

Questo suscit l'ira del re Porsenna, che invi immediatamente ambasciatori ai romani per richiedere Clelia e le altre vergini.

- Tunc Romani eas hostium regi reddiderunt, apud quem eae observatae et honoratae sunt.

tunc Romani eas hostium regi reddiderunt (attivo, indicativo, perfetto, 3 persona plurale) = proposizione reggente

apud quem = apud + accusativo, presso il quale

Allora i Romani le restituirono al re dei nemici, presso il quale furono rispettate e onorate.

- Porsena enim, cuius ira evanuerat, Cloeliam laudavit: eius enim virginis strenua res eum obstupefecerat, eamque is ad suos remisit cum obsidum parte.

cuius ira evanuerat (attivo, indicativo, piuccheperfetto, 3 persona plurale) = proposizione subordinata relativa

Porsena enim Cloeliam laudavit (attivo, indicativo, perfetto, 3 persona singolare) = proposizione reggente

Res = nome della 5 declinazione che nel contesto assume il significato di impresa, gesto eroico

ad suos = complemento di moto a luogo, in/ad + accusativo

Porsenna, infatti, la cui ira era scoparsa, lod Clelia: infatti il valoroso gesto eroico di quella fanciulla lo aveva stupito, e la rimand ai suoi genitori con parte degli ostaggi.

Romani Cloeliae statuam equestrem in via Sacra collocaverunt ut eius virtutem celebrarent

In via Sacra = complemento di stato in luogo, in + ablativo, nella via Sacra

Romani Cloeliae statuam equestrem collocaverunt (attivo, indicativo, perfetto, 3 persona plurale) = proposizione reggente

ut eius vitutem celebrarent (attvo, congiuntivo, imperfetto, 3 persona plurale) = proposizione finale

I romani costruirono una statua equestre a Clelia nella via Sacra per celebrare il suo valore.

Notiamo che il verbo celebrare significa frequentare, visitare , spesso in folla, un determinato luogo. In senso traslato assume diversi significati quali usare con frequenza, esercitare oppure riempire, far echeggiare. In altri casi indica, invece, la celebrazione solenne di un avvenimento (celebrare, esaltare, solennizzare) o la diffusione di una notizia (divulgare, rendere noto). In italiano il verbo celebrare ha assunto soprattutto il significato di lodare pubblicamente, festeggiare con solennit anniversari o ricorrenze oppure, nel linguaggio ecclesiastico, eseguire una cerimonia sacra (es. celebrare la messa).

Scheda lessicale

Il lessico dellesercito, della guerra e della pace.

Exercitus, -us , esercito (dal verbo exerceo tenere in esercizio, addestrare e legio, -onis legione (dal verbo lego, scegliere) mettono in luce i due momenti fondamentali dellorganizzazione militare presso i Romani: lesercitazione fisica in vista dellattivit bellica e la leva, cio la scelta dei cittadini idonei alla guerra.

Le espressioni dilectum agre, habre, constiture (fare la leva, lett.: la scelta, arruolare), exercitum scribre, conscribre (arruolare un esercito), legiones conscribre (arruolare le legioni) indicavano le prime operazioni che venivano compiute quando si doveva allestire un esercito in vista di uno scontro armato. I cittadini scelti per il servizio militare ( stipendia mercre, assolvere il servizio militare) dovevano prestare giuramento (sacramentum dicre) davanti al comandante, il quale provvedeva poi ad organizzare lesercito ( exercitum comparare, colligre ,cogre ) nei suoi diversi reparti.

La schiera, lesercito in marcia, era detto agmen (primum agmen era lavanguardia, medium agmen era il centro, extremum agmen la retroguardia) e molte erano le espressioni che indicavano i movimenti (agmen instrure, allestire la schiera agmen ducre, comandare, condurre la schiera agmen claudre, chiudere la schiera agmen cogre, chiudere, serrare la marcia (in modo che le singole parti procedessero ben ordinate) agmen constiture fermare lesercito in marcia, ordinare la fermata, agmine venire, avanzare in file serrate, munito agmine venire, avanzare a schiera coperta, contrapposto a agmine incauto senza precauzioni

Il sostantivo copiae-copiarum indicava le milizie, le truppe, sia terrestri (copiae terrestres, pedestres), sia navali (copiae navales); le copiae terrestres potevano essere di fanteria (copiae peditatus, pedestres) o di cavalleria (copiae equestres). Copias comparare, o parare, significava riunire soldatesche, copias educre (e) castris, condurre le milizie fuori dellaccampamento, copias cogre radunare le truppe.

Inoltre, poich linsegna (signum, i) era il simbolo della legione, venivano spesso indicati i movimenti dellesercito attraverso i movimenti delle insegne (signa sequi, seguire le insegne, marciare dietro le bandiere; signa amittre o relinqure, disertare; signa observare, servare, rimanere nel proprio reparto; signa ferre, mettersi in marcia, avanzare; signa movre, mettersi in marcia; signa conferre, radunare le insegne in un luogo -cio unire le proprie forze-. In senso ostile, lespressione indica venire a battaglia).

Per indicare, poi, lo scontro armato i Latini usavano, con sfumature di significato diverse, i termini bellum, proelium, pugna, certamen, dimicatio, ai quali erano strettamente connessi i verbi bellare, proeliari pugnare, certare, dimicare.

Bellum, i (da duellum,ii forma antica attestata in Ennio come parola trisillabica; compare in iscrizioni, nelle opere di poeti e glossatori e nella locuzione allitterante domi duellique in pace e in guerra. Spesso viene usata al plurale essendo la guerra qualcosa di complesso e vario. Il termine non passato nelle lingue romanze, che lhanno rimpiazzato con un rappresentante di una parola germanica. Cf. comunque it. belligerante, bellico, bellicoso, imbelle, debellare, ribellare; fr. belliqueux, imbelliqueux non atto alla guerra, belligrant, belligrance; sp. belicoso, beligerante, belicosidad; ingl. incite to rebel; tedesco rebellieren) indicava propriamente la lotta tra due, quindi la guerra.

Pugna, ae, il combattimento corpo a corpo, il duello, a differenza di proelium, ii, che definiva il combattimento tra due eserciti.

Certamen, inis, era la gara, la contesa tra rivali non necessariamente armata.

Dimicatio, onis, indicava la battaglia, la lotta decisiva.

Molte erano le espressioni che definivano le varie fasi dello scontro armato.

Bellum instrure equivaleva a fare i preparativi di guerra, alicui bellum inferre portare guerra a qualcuno, bellum indicre dichiarare guerra, bellum suscipre,capre, intraprendere la guerra, bellum ducre, trahre tirare in lungo la guerra, bellum deponere porre fine alla guerra. Cos proelium committre attaccare battaglia proelium (pugnam o certamen) consrere venire a battaglia.

Il sostantivo acies, aciei designava la schiera, lesercito schierato, lo schieramento, ma anche la battaglia, il campo di battaglia. Cos aciem instruere vale schierare lesercito in ordine di battaglia, in aciem exercitum educre condurre lesercito in campo di battaglia, acie dimicare combattere in campo aperto, acie excedere uscire dal campo di battaglia. Prima acies era lavanguardia e novissima o extrema acies la retroguardia.

Hostis, is, inizialmente con il significato di straniero, ospite. La parola si poi specializzata nel senso di nemico pubblico, a spese di perduellis, per opposizione a inimcus, nemico privato. In epoca imperiale e in poesia, hostis prende il significato di nemico in generale. Hostis passato in tutte le lingue romanze; spesso diventato sostantivo femminile , sotto linfluenza della sua terminazione in is e ha preso il significato di un collettivo (cf fr. ost sostantivo femminile).

La parola non si ritrova altrove se non nel significato di straniero, ospite (cf. fr hte, got. gasts). Il significato di ospite, straniero stato, invece, assunto in latino da hospes.

Pax, pacis (cf. paciscor fare un patto, ma anche fidanzarsi con, impegnare, pactum patto, accordo, ma anche modo, maniera) indica accordo (tra due parti); al plur. paces significa trattati di pace, condizioni di pace; in senso figurato vale pace, quiete, calma, tranquillit, quindi anche dominazione pacifica. Il termine formato dalla radice *pak-, fissare con una convenzione, risolvere con un accordo tra due parti, alternata con *pag- , che designa soprattutto un atto fisico; cf. pang(pangere pacem e pacisci pacem).

A questa stessa radice appartengono le forme antiche pacit, pacunt, da un verbo pacere , usate nella legge delle XII Tavole 8, 2, ni cum eo pacit, talio esto se egli non conclude un accordo con lui; 1,6, rem ubi pacunt, oratoni pacunt, nel caso in cui essi concludano laffare con un accordo. La lingua classica usa paciscor, -eris, pactus sum, pacsci (allotropo pacsc, -is in Nevio e Plauto), con lo stesso significato di pacere e pactio.

Pacis pignus, -eris indica il pegno di pace, lostaggio dato da un popolo a un altro, a garanzia della pace stipulata. Il termine pignus in origine un termine del diritto, pegno fornito dal debitore al suo creditore. Nella lingua comune ha assunto il senso generale di pegno, prova, assicurazione. Nella lingua poetica di epoca imperiale, pignora designa i patti damore. Lantichit della parola forse attestata dalla forma anteriore al rotacismo pignosa.

Il neutro pactum patto, convenzione (conservato nelle lingue romanze cf. fr pacte e in germanico cf pfhta) simpiega spesso nelle espressioni qu pact, tl pact in cui pact per indebolimento di significato non altro che mod, ratine.

[1]Gli scrittori latini, collana diretta da Nicola Flocchini, Autori per il liceo classico, Paravia.

[2] A. Ernout et A. Meillet, dictionnaire tymologique de la langue latine, histoire des mots, Paris Klincksieck, 2001.