BIOMONITORAGGIO DELLA QUALITÀ DELL’ARIA NELLA...

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Provincia di Treviso Arpav Settore Gestione del Territorio Dipartimento di Treviso ______________________________________________________________________ BIOMONITORAGGIO DELLA QUALITÀ DELL’ARIA NELLA PROVINCIA DI TREVISO (Sinistra Piave) mediante l’impiego di licheni epifiti (ANNO 2004) Direttore del Dipartimento ARPAV di Treviso Ing. Giancarlo Cunego Dirigente del Settore Gestione del Territorio della Provincia di Treviso Dott. Carlo Rapicavoli Responsabile del Progetto Dr.ssa Marina Raris Coordinatore Scientifico Dr. Giuliano Lazzarin Gruppo di Lavoro Dr. Giuliano Lazzarin, Dr. Gianluca Girardi, Dr.ssa Silvia Menegon Cartografia per i rilievi di campagna Ing. Luca Mion ARPAV Area Tecnico Scientifica - Osservatorio Aria

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Provincia di Treviso ArpavSettore Gestione del Territorio Dipartimento di Treviso______________________________________________________________________

BIOMONITORAGGIO DELLA QUALITÀDELL’ARIA NELLA

PROVINCIA DI TREVISO (Sinistra Piave)mediante l’impiego di licheni epifiti

(ANNO 2004)

Direttore del Dipartimento ARPAV di TrevisoIng. Giancarlo Cunego

Dirigente del Settore Gestione del Territorio della Provincia di TrevisoDott. Carlo Rapicavoli

Responsabile del ProgettoDr.ssa Marina RarisCoordinatore ScientificoDr. Giuliano LazzarinGruppo di LavoroDr. Giuliano Lazzarin, Dr. Gianluca Girardi, Dr.ssa Silvia MenegonCartografia per i rilievi di campagnaIng. Luca MionARPAV Area Tecnico Scientifica - Osservatorio Aria

Biomonitoraggio della qualità dell’aria nella Provincia di Treviso Sinistra Piave

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INDICE

1. Introduzione …………………….…....................................................... Pag. 3

1.1. Premessa ……………………………………………................................... “ 3

1.2. Generalità ……………………………………………................................... “ 4

2. Area di studio …………………............................................................. “ 7

2.1. Localizzazione geografica ………………………………............................. “ 7

2.2. Caratteristiche climatiche …………………..….......................................... “ 8

3. Bioindicazione della qualità dell’aria …………….............................. “ 10

3.1. Il metodo ANPA ………………………………….………............................. “ 10

3.2. Definizione della maglia di rilevamento, individuazione delle stazioni e selezione delle UCP ………………………………………………………….

“ 15

3.3. Scelta dei forofiti ………………………………………………………………. “ 17

3.4. Verifica delle UCS e rilevazione della Biodiversità Lichenica …………….. “ 18

3.5. Elaborazioni cartografiche ………………………………………………….. “ 19

3.6. Elaborazioni statistiche ……………………………………………………… “ 19

3.7. Altre fonti di dati ……………………………………………………………… “ 19

4. Risultati ……………………………………………............................... “ 21

4.1. La flora lichenica ………………………………….………............................. “ 21

4.2. Vegetazione ed indici ecologici ………………………………………………. “ 33

4.3. Carta della Biodiversità Lichenica ……………………………………………. “ 38

4.4. Qualità del dato ………………………………………………….…………….. “ 48

5. Conclusioni ………………………….…………….............................. “ 53

Bibliografia ……………………………………………………………………… “ 56

Allegato 1 - Schede relative ai forofiti delle stazioni di bioindicazione

Allegato 2 – Schede dei rilievi di campagna

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1. Introduzione

1.1. Premessa

Il presente studio è stato svolto dal Dipartimento Provinciale ARPAV di Treviso

nell’ambito della convenzione con l’Amministrazione Provinciale di Treviso, relativa

alla progettazione, realizzazione e gestione di una rete di monitoraggio biologico della

qualità dell’aria nella parte di territorio definito come “Sinistra Piave”.

Già nella prima metà degli anni ’90 erano stati effettuati nella provincia di Treviso degli

studi di biomonitoraggio mediante l’uso di licheni epifiti come bioindicatori di gas

fitotossici (1990; 1995) e bioaccumulatori di metalli in traccia (1994). Si era trattato di

ricerche estese a tutta la Regione del Veneto dalle quali era stato possibile elaborare

delle carte di qualità dell’aria anche per ciascuna provincia veneta.

La relazione che segue, invece, contiene i risultati di una ricerca limitata al territorio

provinciale situato alla sinistra idrografica del fiume Piave, nella quale sono stati

utilizzati i licheni come bioindicatori di gas fitotossici, secondo la metodologia basata

sull’Indice di Biodiversità Lichenica (IBL).

La realizzazione della rete di biomonitoraggio e la raccolta dei dati di bioindicazione è

stata effettuata sulla base delle metodologia ANPA (manuale ANPA 2001).

Le operazioni di campagna consistenti nella ricerca delle stazioni di rilevamento e nella

raccolta dei dati lichenologici sono state eseguite nel periodo compreso tra luglio e

dicembre 2004, mentre nei mesi successivi è stata effettuata l’analisi e l’elaborazione

dei dati mediante l’uso di softwares statistici e cartografici.

La relazione è suddivisa sostanzialmente in due parti: nella prima parte, comprendente i

capitoli 1, 2 e 3 sono descritte brevemente le caratteristiche geografiche della zona

monitorata, nonché le tecniche utilizzate per la raccolta e l’elaborazione dei dati; nella

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seconda, invece, costituita dai capitoli 4 e 5, vengono presentati i risultati della ricerca

in forma numerica e grafica, completata dai commenti agli stessi e dalle conclusioni.

La relazione è corredata di due allegati, nei quali sono raccolte rispettivamente le schede

topografiche ed i rilievi lichenologici di ciascuna stazione di rilevamento.

1.2. Generalità

I licheni sono organismi simbiotici composti da un fungo generalmente ascomicete

(micobionte) e da un’alga verde e/o un cianobatterio (fotobionte). Entrambi gli

organismi coinvolti nella simbiosi ne traggono vantaggio: il fungo può utilizzare le

sostanze organiche prodotte dalla fotosintesi dell’alga, mentre quest’ultima, grazie alla

protezione del fungo che la avvolge, è in grado di insediarsi su substrati poveri d’acqua.

Il consorzio tra fotobionte e micobionte porta alla formazione di organismi originali

caratterizzati da caratteri morfo-fisiologici peculiari (presenza di nuove strutture,

produzione di sostanze nuove che né il fungo né l’alga sarebbero capaci di sintetizzare

vivendo separatamente). I licheni sono così in grado di colonizzare gli ambienti più

diversi, ad ogni latitudine e altitudine, anche quelli caratterizzati da condizioni di vita

estreme quali le bassissime temperature polari o l’estrema siccità e gli sbalzi termici del

deserto. La loro resistenza è da ricondurre alla capacità di passare da uno stato di vita

metabolicamente attiva ad uno di vita latente attraverso una rapida disidratazione. I

licheni sono in grado di vivere in uno stato di quiescenza anche per parecchi mesi sino a

quando, condizioni ambientali favorevoli, non consentano la ripresa dell’ attività

metabolica normale.

I licheni sono tra gli organismi più utilizzati negli studi di biomonitoraggio ambientale

Le principali caratteristiche che rendono i licheni ottimi strumenti a tale scopo sono le

seguenti:

1. mancanza di apparato radicale per cui il metabolismo dei licheni dipende quasi

esclusivamente dalle deposizioni secche e umide dell’atmosfera;

2. mancanza di una cuticola superficiale che favorisce l’assorbimento degli

elementi nutritivi ma anche dei contaminanti atmosferici (sotto forma gassosa, in

soluzione o associati al particellato) su tutta la superficie del lichene;

3. lento tasso di accrescimento e grande longevità del lichene;

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4. resistenza alle basse temperature che permette il mantenimento dell’attività

metabolica dei licheni anche nel periodo invernale, quando i livelli di

inquinamento atmosferico sono in genere più elevati;

5. impossibilità di liberarsi periodicamente delle parti vecchie o intossicate;

6. sensibilità a sostanze inquinanti.

L'utilizzo dei licheni quali bioindicatori si basa sulla loro sensibilità a contaminanti

gassosi fitotossici quali anidride solforosa e ossidi di azoto (SO2 ed NOX), che agiscono

alterando i rapporti simbiotici tra fungo e alga. Specie diverse possiedono una differente

tolleranza a questi inquinanti, per cui la flora lichenica tende ad impoverirsi

progressivamente lungo gradienti di contaminazione crescente.

La biodiversità dei licheni epifiti, ossia quelli che vivono e si sviluppano sulla scorza

degli alberi senza rapporti di parassitismo, ha dimostrato di essere un eccellente

indicatore dell'inquinamento prodotto da sostanze gassose fitotossiche. I licheni, infatti,

rispondono con relativa velocità alla diminuzione della qualità dell'aria e possono

ricolonizzare in pochi anni ambienti urbani e industriali qualora si verifichino dei

miglioramenti delle condizioni ambientali. I licheni sono anche sensibili ad altri tipi di

alterazioni ambientali, tra queste l'eutrofizzazione rappresenta uno degli esempi più

conosciuti .

Negli ultimi decenni sono stati proposti molti metodi che, utilizzando opportune scale di

interpretazione, valutano attraverso i licheni la qualità dell'aria. I ricercatori svizzeri

sono stati tra i primi ad elaborare un modello oggettivo e riproducibile di bioindicazione

sensibile all'effetto combinato di molti inquinanti atmosferici. La tecnica si basa sul

calcolo di un Indice di Qualità dell’Aria (I.A.P. - Index of Air Purity), mediante

l’impiego di una griglia di 10 unità che, appoggiata sul fusto del forofita, serve per

tradurre la biodiversità lichenica e la frequenza delle diverse specie in un dato numerico.

Tale metodo è stato adottato in molti paesi, specialmente Italia e Germania, spesso con

l'introduzione di alcune modifiche riguardanti l'ampiezza della griglia. Dal 1987 ad oggi

sono stati realizzati centinaia di studi basati su questa metodica, consentendo di

compiere un importante passo verso la standardizzazione sia in Germania che in Italia.

La metodologia utilizzata nella presente ricerca è nata da un confronto europeo a cui

hanno partecipato esperti di vari paesi, allo scopo di elaborare un protocollo comune

tendente ad eliminare gli elementi di soggettività esistenti nelle precedenti linee guida.

In particolare, il nuovo metodo si distingue per la specifica attenzione con cui vengono

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individuati i siti di campionamento, gli alberi su cui compiere il monitoraggio e il

posizionamento della griglia di rilevazione. Tale metodo stima lo stato della diversità

lichenica in condizioni standard dopo una lunga esposizione ad inquinamento

atmosferico e/o ad altri tipi di stress ambientali.

E’ importante precisare che i licheni considerati per la valutazione della biodiversità

sono essenzialmente quelli epifiti, il che consente di limitare la variabilità di parametri

ecologici indipendenti dall’inquinamento (quali tenori in basi o capacità idrica, assai

variabili nei substrati litici).

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2. Area di studio

2.1. Localizzazione geografica

La Sinistra Piave in Provincia di Treviso interessa il territorio di 44 comuni, per

un’estensione complessiva di 1.144,89 Kmq.

L’area in oggetto comprende, da nord verso sud, un settore prealpino che si estende dal

Monte Cesen all’Altipiano del Cansiglio, un’ampia fascia collinare, un’estesa zona di

alta pianura al di sopra della fascia dei fontanili ed una porzione di bassa pianura che

raggiunge quote prossime al livello del mare. E’ quindi possibile distinguere nel settore

più settentrionale un’area montana e collinare, dove prevalgono i processi di erosione e

modellamento, e un settore meridionale pianeggiante, originatosi in seguito al trasporto

e alla deposizione di materiali sciolti ad opera dei principali corsi d’acqua.

Il territorio è solcato da una fitta rete di corsi d’acqua. Tra questi il fiume Piave

rappresenta un asse portante che suddivide la Provincia nei due settori di Destra e

Sinistra Piave (Figura 2.1).

Per quanto riguarda l’utilizzo del suolo, le coltivazioni agricole interessano circa il 74%

del territorio mentre i boschi ed i pascoli coprono circa il 16%, concentrandosi

prevalentemente nella zona montana. Il restante 10% è rappresentato da aree

urbanizzate, caratterizzate spesso da ampie zone industriali.

I principali centri abitati sono le cittadine di Conegliano ed Oderzo, entrambe

caratterizzate da una elevata densità di medie e piccole industrie, nonché Vittorio

Veneto.

La rete infrastrutturale provinciale si appoggia principalmente su due assi viari

fondamentali: la direttrice “Pontebbana”, che collega Venezia all’Austria, e la direttrice

“Postumia” che scorre da est verso ovest. I principali nodi stradali della Sinistra Piave

sono Conegliano e Oderzo.

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Figura 2.1 – Rappresentazione della Provincia di Treviso suddivisa in Destra Piave e

Sinistra Piave.

2.2. Caratteristiche climatiche

Il clima della provincia di Treviso è di tipo continentale su tutto il suo territorio, dalle

zone montane a quelle di pianura. Il vicino mare Adriatico ha una debole azione

mitigante, limitata al settore più prossimo alla provincia di Venezia.

Le precipitazioni medie annue presentano valori compresi tra 750 e 1450 mm,

gradualmente crescenti da sud verso nord. L’inverno è la stagione più secca, mentre

l'autunno e la primavera rappresentano quelle più piovose. L'estate, infine, è

caratterizzata da valori medi di precipitazioni poco elevati, dovuti per lo più a singoli

episodi temporaleschi anche intensi, più frequenti sulla parte centro-settentrionale della

provincia.

La temperatura media annua e la media dei massimi e minimi presentano valori che

decrescono gradualmente procedendo da sud verso nord.

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CON EGLIANO

Oderzo

Mogl ianoVen eto

Volpag o delMontello

TREVISO

ZeroBranco

Montebe lluna

Valdobiadene

Roncade

Maser

Gaiar ine

Ponte diPiave

Crespano delGrappa

Farra diSolig o

Breda diPiave

Belluno

Belluno

Pordenone

Padova

Mestr e

Padova

Vicenza

Bassanodel Grappa

Feltre

VITTORIOVENE TO

Le massime più elevate si registrano:

• in estate → nella zona sud occidentale della provincia;

• in inverno → nella fascia pedemontana non soggetta alla presenza di nebbie.

Le minime più basse si osservano sui rilievi prealpini ed in pianura.

La fascia pedemontana costituisce l'area con il clima più mite.

La direzione prevalente dei venti (Figura 2.4) è quella dal quadrante nord orientale ed è

legata agli afflussi d'aria fredda provenienti dalle Alpi Giulie; la zona montana e quella

collinare sono influenzate anche da un complesso sistema di brezze.

Figura 2.4 - Direzione del ventoprevalente riferita alperiodo 2003-2004 (Dati ARPAV – CentroMeteorologico di Teolo).

10

20

30

°C mm

13,4° 938

20

40

60

80

100

TREVISO (15 m s.l.m.)

(30-30)100

50

N

NE

E

SE

S

SW

W

NW

Figura 2.2 - Diagramma climatico(secondo Walter & Lieth,1960) semplificato dellastazione di Treviso.

Figura 2.3 – Direzione prevalente dei ventirilevata nella stazione di Treviso.Sono riportati i giorni di ventocon velocità maggiore di 0,25m/sec per direzione diprovenienza.

Castelfranco V.to

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3. Bioindicazione della qualità dell’aria

3.1. Il metodo ANPA

Il metodo ANPA (Manuale ANPA 2/2001) si differenzia dalle altre metodiche, basate

sull’Indice di Biodiversità Lichenica (IBL), per la procedura uniforme ed omogenea

utilizzata per l’individuazione delle stazioni di bioindicazione. La scelta di queste

avviene secondo uno schema basato su un insieme di Unità di Campionamento Primarie

(UCP) e di Unità di Campionamento Secondarie (UCS). Queste sono porzioni di

territorio con superficie e forma definite all’interno delle quali, seguendo procedure

standard, vengono individuati gli alberi per il rilevamento della Biodiversità Lichenica.

Esse hanno lo scopo di assicurare uniformità e omogeneità alla distribuzione del

campione sul territorio.

La forma delle UCP è quadrata e la loro dimensione è di 1x1 km. La rete nazionale di

biomonitoraggio è costituita posizionando il centro della stazioni in maniera sistematica

utilizzando una griglia di 18x18 km che si sviluppa seguendo le direzioni Nord Est Sud

Ovest.

Applicando tale griglia alle coordinate dei punti centrali dei quadrati di 1 km2 si ottiene

il campione di UCP su cui effettuare i rilievi, per un totale di 929.

Ciascuna UCP è definita dalle coordinate del suo punto centrale, georeferenziato con il

sistema di riferimento UTM (Universal Transverse Mercatore), e da un codice numerico

(numerazione progressiva da 001 a 929).

Gli alberi da campionare in ciascuna UCP, vengono selezionati all’interno delle UCS

individuate internamente alle UCP.

In ciascuna UCP viene selezionato un campione di alberi compreso tra 3 e 12, a seconda

della disponibilità di alberi in possesso delle caratteristiche di rilevabilità.

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Le UCS sono costituite da aree circolari di raggio 125 m e superficie di circa 5 ettari

che costituiscono un sottocampione di ciascuna UCP. Lo scopo delle UCS è quello di

conferire maggiore robustezza al dato di Biodiversità Lichenica, indagando

omogeneamente il territorio dell’UCP. In ciascuna UCP di 1 km2 vanno individuate 4

UCS, una per ciascun quadrante (NE, SE, SW e NW), dando priorità a quelle più vicine

al centro dell’UCP stessa (Figura 3.1).

Figura 3.1 – Schema delle UCS e della loro

disposizione all’interno dell’ UCP (Tratto da Manuale ANPA 2/2001).

Figura 3.2 – Schema di tutte le UCS individuabili e dell’ordine di sostituzione (Tratto da Manuale ANPA 2/2001).

La selezione delle UCS si svolge procedendo dal quadrante NE in senso orario sino al

quadrante NW della UCP.

Il centro delle UCS 01, 02, 03, 04 è situato ad una distanza di 177 m da quello della

UCP rispettivamente nelle direzioni azimutali di 45° (Nord-Est) - 135° (Sud-Est) - 225°

(Sud-Ovest) - 315° (Nord-Ovest).

Qualora una UCS sia sprovvista di alberi rilevabili, è possibile sostituirla secondo la

procedura schematizzate in Figura 3.2.

All’interno delle UCS, la scelta degli alberi su cui effettuare il rilevamento è basata sul

criterio oggettivo di distanza dal centro della UCS stessa. Verranno selezionati i 3 alberi

più vicini al centro dell’UCS che presentano i seguenti requisiti standard di rilevabilità:

1. inclinazione del tronco non superiore ai 10°, per evitare effetti dovuti

all'eccessiva eutrofizzazione di superfici molto inclinate;

Est

Nord

01

1000

0203

04

354 m 177 m

250

NE

SE

NW

SW

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2. circonferenza minima di 60 cm, per evitare situazioni con flora lichenica

pioniera;

3. assenza di fenomeni evidenti di disturbo (verniciature, gravi malattie della

pianta, etc.).

Quando in una UCP non si può procedere al rilevamento per la mancanza di forofiti

rispondenti ai requisiti standard, è possibile spostare l’UCP originaria in una cella

territoriale contigua.

La ricerca di UCP alternative è limitata alle 8 celle territoriali di 1 km di lato contigue a

quella originariamente selezionata.

La procedura di spostamento consiste nella ricerca di condizioni di rilevabilità in

ciascuna delle 8 celle contigue alla UCP originaria, secondo la sequenza Nord, Nord-

Est, Est, Sud-Est, Sud, Sud-Ovest, Ovest, Nord-Ovest (senso orario) (Figura 3.3). Per

ciascuna cella delle 8 contigue alla UCP originaria si ripete la ricerca di forofiti idonei

per installare le UCS come descritto in precedenza. Non appena si incontrano le

condizioni di rilevabilità, la cella può venire utilizzata come nuova UCP.

Se ciò non risultasse possibile in nessuna cella, la cella territoriale risulterà non

campionabile e non avrà nessuna attribuzione diretta di Biodiversità Lichenica.

Una UCP sarà considerata rilevabile se almeno su uno dei quattro quadranti sarà

possibile installare una UCS.

1 km

UCP 0

18

7

2

6 5

3

4

Figura 3.3 – Ordine di effettuazione

degli spostamenti della UCP qualora

quella originariamente selezionata

(UCP 0) risultasse non campionabile.

I numeri 1-8 indicano la progressione

dei tentativi

(Tratto da Manuale ANPA 2/2001).

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Tuttavia, il fatto di trovare tali condizioni subito nel primo quadrante (es. in uno dei

settori 01, 11, 12, 13) non esime dall’esaminare le eventuali altre possibili UCS nei

quadranti rimanenti similmente, non è accettabile installare più di una UCS per

quadrante.

In allegato 1 sono riportate le schede relative a tutte i forofiti rilevati nelle stazioni di

biomonitoraggio.

Il rilevamento in campo della Biodiversità Lichenica avviene mediante l’impiego di un

reticolo di campionamento formato da una serie lineare di cinque quadrati di 10x10 cm

(Figura 3.4), che deve essere disposto verticalmente sul fusto del forofita, con la parte

inferiore disposta ad un metro dalla superficie del suolo.

Il reticolo deve essere posizionato in corrispondenza dei quattro punti cardinali,

evitando:

- parti del tronco danneggiate o decorticate,

- parti con presenza di evidenti nodosità,

- parti corrispondenti alle fasce di scolo con periodico scorrimento di acqua

piovana,

- parti con copertura di briofite superiore al 25%.

Per permettere la ripetizione dello studio a distanza di tempo, nella scheda di rilevazione

vanno riportate, per ogni albero:

Figura 3.4 – Collocazione del reticolo di rilevamento

attorno al fusto dell’albero nelle quattro direzioni

cardinali.

(Tratto da Manuale ANPA2/2001).

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- esatta localizzazione dell'albero in cartografia,

- circonferenza del tronco a metà reticolo,

- foto del forofita.

Nell’esecuzione del rilievo (Figura 3.5), per ciascuna direzione cardinale, vanno

annotate tutte le specie licheniche presenti all’interno della griglia e la loro frequenza,

calcolata come numero di quadrati in cui ogni specie è presente (i valori di frequenza di

ciascuna specie variano quindi tra 0 e 5). Per ogni specie vanno inoltre annotati

eventuali segni di evidente danneggiamento dei talli (decolorazione, necrosi, etc.).

Figura 3.5. – Fasi di esecuzione del rilievo in campo.

Per ciascun albero si sono mantenute separate le somme di frequenze relative ai quattro

punti cardinali (BLjN, BLjE, BLjW, BLjS), per mettere in evidenza eventuali differenze

di crescita dei licheni sui diversi lati del tronco (vedi Allegato 2).

In ciascuna stazione sono state effettuate le seguenti operazioni:

1) la somma, per ciascun albero, delle frequenze di tutte le specie rilevate nelle

quattro direzioni cardinali (BL del rilievo);

2) la somma dei valori di BL di tutti i rilievi realizzati nello stesso punto

cardinale e la divisione per il loro numero (BL del punto cardinale);

3) la somma della Biodiversità Lichenica dei 4 punti cardinali (BL della

stazione).

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3.2. Definizione della maglia di rilevamento, individuazione delle stazioni e selezione delle UCP

La Regione Veneto e la Provincia di Treviso sono attraversate da due diversi fusi

geografici (32 e 33). Questa particolare situazione ha determinato una problematica

nella definizione del reticolo, risolta da ARPAV-Osservatorio Regionale Aria con

l’elaborazione di un nuovo reticolo che utilizza il sistema di riferimento Gauss-Boaga e

che adotta come fuso di riferimento per la proiezione dei punti centrali delle UCP il fuso

ovest.

Nella presente indagine a carattere provinciale, pur mantenendo le UCP di 1 km di lato,

si è optato per una maggiore densità di campionamento, distanziando le UCP di soli 9

km.

Le stazioni all’interno della Provincia di Treviso “Sinistra Piave”, quindi, sono state

individuate infittendo la Rete ANPA 18x18 km (modificata da ARPA- Osservatorio

Regionale Aria), in modo tale da ottenere una griglia di 9x9 km.

Allo scopo di ricavare un’informazione più completa, relativamente all’area di indagine,

sono state aggiunte tre stazioni: due del reticolo 9x9 ricadenti in “Destra Piave” (TV10,

TV 11) e una stazione del reticolo 18x18 situata in Provincia di Venezia (VNT095).

Sono state inoltre monitorate quattro stazioni della rete 18x18 ricadenti nel territorio

della “Destra Piave” previste da un progetto regionale ARPAV (Progetto DOCUP 2000

– 2006).

Le stazioni con le relative coordinate del reticolo 18x18 km e quelle aggiunte per

ottenere il reticolo 9x9 km sono riportate rispettivamente nelle Tabelle 3.1 e 3.2 e

Figura 3.6.

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COORDINATE CENTRO STAZIONI PROV. ID ORAR COMUNE

X GBO YGBO

TV VNT082 VALDOBBIADENE 1731949.50 5087843.50

TV VNT083 REFRONTOLO 1749949.50 5087843.50

TV VNT084 GODEGA DI S. URBANO 1767949.50 5087843.50

TV VNT092 ALTIVOLE 1731949.50 5069843.50

TV VNT093 VILLORBA 1749949.50 5069843.50

TV VNT094 PONTE DI PIAVE 1767949.50 5069843.50

VE VNT095 S. STINO DI LIVENZA 1785949.50 5069843.50

TV VNT105 MOGLIANO VENETO 1749949.50 5051843.50

TV VNT106 RONCADE 1767949.50 5051843.50

Tabella 3.1 – Stazioni della Rete Nazionale 18x18 modificata ARPAV - ORAR (in nero sono riportate le stazioni della “Sinistra Piave”, in blu quelle della “Destra Piave”).

COORDINATE CENTRO STAZIONI PROV. ID ARPAV TV COMUNE

X GBO YGBO

TV TV1 VITTORIO VENETO 1758949.50 5105843.50

TV TV2 FOLLINA 1740949.50 5096843.50

TV TV3 TARZO 1749949.50 5096843.50

TV TV4 CAPPELLA MAGGIORE 1758949.50 5096843.50

TV TV5 FARRA DI SOLIGO 1740949.50 5087843.50

TV TV6 SAN FIOR 1758949.50 5087843.50

TV TV10 CROCETTA DEL MONTELLO 1740949.50 5078843.50

TV TV11 NERVESA DELLA 1749949.50 5078843.50

TV TV12 VAZZOLA 1758949.50 5078843.50

TV TV13 FONTANELLE 1767949.50 5078843.50

TV TV14 GORGO AL MONTICANO 1776949.50 5078843.50

TV TV18 CHIARANO 1776949.50 5069843.50

Tabella 3.2 – Stazioni aggiunte per ottenere la rete 9x9 (in nero sono riportate le stazioni della “Sinistra Piave”, in blu quelle della “Destra Piave”).

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Sulla carta di riferimento (Carta Tecnica Regionale in scala 1:5.000) sono stati tracciati i

limiti delle UCP, delle UCS e delle eventuali sostituzioni. Quindi si è provveduto

all’individuazione del percorso più opportuno per raggiungere le stazioni (UCS) ed

iniziare la fase di rilevazione.

3.3. Scelta dei forofiti

La scelta degli alberi su cui effettuare il rilevamento della flora lichenica si basa su due

presupposti fondamentali: a) ampia distribuzione nell’area di studio della/le specie

usate; b) caratteristiche chimico fisiche della scorza favorevoli ad ospitare la flora

lichenica, dal momento che influenzano in misura notevole la vegetazione (Barkman,

1958).

Nell’area di studio queste caratteristiche sono state riscontrate nel Tiglio (Tilia spp.),

ampiamente distribuito soprattutto nei parchi, nei giardini e nelle alberature dei viali.

Inoltre, essendo la scorza del Tiglio di tipo mesotrofico, rappresenta un substrato ideale

per stimare le variazioni di pH indotte dall’inquinamento.

Figura 3.6 – Sovrapposizione della griglia di campionamento 9x9 km alla Provincia di Treviso. In rosso sono evidenziate le stazioni del biomonitoraggio regionale con maglia 18x18 km.

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3.4. Verifica delle UCS e rilevazione della Biodiversità Lichenica

Il lavoro di campagna è stato suddiviso in due fasi: una di individuazione topografica

delle UCS e di verifica della presenza di forofiti idonei alla rilevazione della

Biodiversità Lichenica e la seconda di studio ed analisi delle comunità licheniche.

Quando nell’unità di Campionamento Secondaria (U.C.S.) sussistevano le condizioni di

rilevabilità si procedeva alla georeferenziazione dei tre alberi più vicini al centro,

mediante l’impiego di apparecchiatura GPS (Global Positioning System), e alla

compilazione di una scheda topografica completa di documenti cartografici e fotografici

per la precisa individuazione della località e degli alberi selezionati.

In alcuni casi la ricerca dei forofiti su cui effettuare il rilevamento non ha dato esito

positivo in quanto:

• non sono stati trovati alberi di tiglio all’interno dell’intera stazione (TV1);

• gli alberi disponibili non erano rispondenti ai requisiti minimi richiesti dal

metodo ANPA (circonferenza del fusto inferiore a 60 cm; eccessiva

inclinazione del fusto, superiore al limite massimo del 10%, oppure copertura

muscicola in alcune direzioni, superiore al 25%);

• gli alberi idonei non erano accessibili (all’interno di proprietà private in cui non

è stato concesso l’accesso dai proprietari).

Per non trovarsi nella situazione di dover escludere dall’elaborazione dei dati queste

stazioni si è quindi deciso di monitorare degli alberi situati appena al di fuori del

perimetro delle UCS, e in particolare:

• si è utilizzato un unico tiglio situato a circa 700 metri dal confine settentrionale

dell’UCS più vicina della stazione TV1;

• sono stati utilizzati tre tigli a circa 50 metri dal perimetro meridionale dell’UCS

più vicina della stazione TV14.

Nella seconda fase sono stati effettuati i rilievi di Biodiversità Lichenica sulle piante

precedentemente segnalate.

In totale sono stati monitorati 82 tigli per un totale di 328 rilievi così suddivisi:

• 312 in 26 UCS di 19 UCP;

• 16 nelle stazioni TV1 e TV14.

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3.5. Elaborazioni cartografiche

Tutte le elaborazioni cartografiche sono state effettuate con metodiche computerizzate,

allo scopo di eliminare interpretazioni soggettive nel riporto dei risultati.

E' stato utilizzato il package di programmi SURFER (Golden Software Inc., 1989), che

comprende softwares per la cartografia bi- e tridimensionale. Entrambe sono basate su

una griglia le cui maglie hanno dimensioni calcolate in base ai valori estremi dei dati di

input. Il metodo di interpolazione utilizzato, per creare una maglia regolare a partire da

punti (stazioni) disposti irregolarmente nell'area di studio, è basato sul principio del

valore della media dei valori di BL delle stazioni, ponderata in base alla distanza del

punto da calcolare rispetto ai punti misurati. In sostanza, l’influenza di un dato punto

sugli altri è inversamente proporzionale alle loro distanze.

Il risultato è stata una matrice (corrispondente ad un reticolo regolare sovrapposto

all’area di studio), nella quale il programma ha effettuato una interpolazione

all’inserzione di ogni riga e di ogni colonna. Per ogni punto Z l’interpolazione è stata

calcolata prendendo in considerazione tutti i punti della griglia, dal momento che l’area

di studio aveva dimensioni tali da garantire in tal modo la miglior rappresentazione.

3.6. Elaborazioni statistiche

I dati floristici ottenuti sono stati organizzati in una matrice delle specie e delle stazioni,

realizzata considerando per ogni specie il valore medio di frequenza calcolato su tutti i

rilievi della stessa stazione.

La matrice è stata sottoposta ad analisi multivariata utilizzando il package di programmi

MULVA (Wildi & Orloci, 1984), al fine di evidenziare le eventuali variazioni

geografiche nella distribuzione delle specie e le differenze floristiche tra le stazioni di

rilevamento. Per la classificazione numerica è stata utilizzata come funzione di

somiglianza la Minima Varianza e la Distanza Euclidea come algoritmo di clustering.

3.7. Altre fonti di dati

Le interpretazioni ecologiche di alcune elaborazioni sono state effettuate sulla base di

indici ecologici, in analogia a quanto proposto da Nimis & Dallai (1985) e da Nimis et

al. (1987).

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Gli indici utilizzati sono stati ricavati dal sistema informativo ITALIC consultabile in

rete (http://dbiodbs.univ.trieste.it/). Questi sono espressi da uno o più numeri su una

scala ordinale, che indicano lo spettro di tolleranza ecologica di una specie in

riferimento alle esigenze di acidità del substrato (indice di pH), al grado di

eutrofizzazione (indice di eutrofizzazione) ed alle condizioni di umidità (indice di

igrofitismo) e di luce (indice di fotofitismo).

Gli indici ecologici, quindi, permettono la distinzione tra specie che resistono ad ampie

variazioni delle condizioni ambientali (eurioiche) e specie che possono sopravvivere

solo in un ristretto intervallo di condizioni ecologiche (stenoiche) e possono fornire utili

informazioni per interpretare l’influsso di diversi parametri ecologici sulle variazioni di

composizione della vegetazione lichenica tra stazioni o gruppi di stazioni (Badin &

Nimis, 1996).

I valori degli indici sono riportati in Tabella 3.

Indice di pH del substrato Indice di igrofitismo

1. Specie adatta a substrato molto acido 1. Specie igrofitica (in zone con frequenti nebbie)

2. Specie adatta a substrato subacido 2. Specie abbastanza igrofitica

3. Specie adatta a substrato subneutro 3. Specie mesofitica

4. Specie adatta a substrato leggermente basico

4. Specie xerofitica (in zone da moderatamente secche a secche)

5. Specie adatta a substrato basico 5. Specie molto xerofitica (in zone molto aride)

Indice di eutrofizzazione Indice di fotofitismo

1. Specie non tollerante eutrofizzazione 1. Specie adatta o tollerante situazioni fortemente ombrose

2. Specie tollerante o adatta a eutrofizzazione molto debole

2. Specie adatta o tollerante situazioni ombreggiate

3. Specie tollerante o adatta a eutrofizzazione debole

3. Specie adatta o tollerante luce diffusa ma scarsa irradiazione diretta

4. Specie tollerante o adatta a eutrofizzazione relativamente alta

4. Specie adatta o tollerante situazioni con esposizione all’irraggiamento diretto

5. Specie tollerante o adatta a eutrofizzazione molto alta

5. Specie adatta o tollerante situazioni con alta irradiazione diretta

Tabella 3.3. - Indici ecologici attribuiti alle diverse specie di licheni.

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4. Risultati

4.1. La flora lichenica

La Tabella 4.2 presenta in forma sintetica i risultati dei rilievi di bioindicazione. Nelle

righe sono riportate le specie rilevate mentre nelle colonne le stazioni. I valori nelle

celle di intersezione righe-colonne riportano la frequenza media di ogni specie su tutti i

forofiti della stazione mentre il totale di colonna rappresenta il valore di Biodiversità

Lichenica della stazione.

Nel corso dei rilievi sono state individuate 25 specie di licheni epifiti nella zona della

sinistra Piave a cui se ne aggiungono altre 5 rinvenute nelle quattro stazioni monitorate

nella destra Piave. Rispetto all’elenco floristico di 39 specie stilato nel corso del

biomonitoraggio effettuato nel 1990 in tutta la Provincia di Treviso, quello ottenuto nel

2004 sembra piuttosto limitato. E’ da rilevare, però, che durante l’indagine effettuata nel

1990 erano state monitorate 80 stazioni, rispetto alle 17 utilizzate nel presente lavoro.

Confrontando l’elenco floristico con quello stilato nel corso di lavori simili effettuati nella

pianura Veneta negli ultimi anni, si rileva una variabilità floristica comparabile (Tabella. 4.1;

Figura 4.1).

Indagini di bioindicazione Numero di stazioni Numero di specie

Provincia Treviso sinistra Piave 2004 17 25

Sermide – Ostiglia 2003 36 37

Entroterra di Venezia anno 2002 67 41

Entroterra di Venezia anno 2000 67 40

Provincia di Treviso 1995 30 15

Provincia di Treviso 1990 80 39

Tabella 4.1 – Confronto tra la varietà floristica rilevata in lavori di bioindicazione diversi

realizzati dal coordinatore scientifico nella pianura veneta negli ultimi anni.

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Figura 4.1 – Relazione grafica tra il numero di specie individuate ed il numero

si stazioni rilevate, ricavato elaborando i dati relativi ai lavori di

bioindicazione effettuati dal coordinatore scientifico nella Pianura

Veneta. L’asterisco rosso individua la posizione del dato relativo al

biomonitoraggio della sinistra Piave.

La stazione con la minore varietà floristica è la VNT082 con solo 4 specie; le più ricche,

invece, sono la TV3 e TV14 con ben 13 specie ciascuna. Il numero medio di specie

nelle 17 stazioni è di 9,12.

I licheni crostosi e fogliosi rappresentano insieme la forma biologica più diffusa.

Ciascun gruppo, infatti, è rappresentato da 12 specie, equivalente al 48,00 % del totale. I

licheni fruticosi, invece, sono rappresentati da una sola specie (4,00 %).

Ben 7 specie (28,00 % del totale) compaiono in più di 2/3 dei rilievi; tra queste,

Candelaria concolor e Phaeophyscia orbicularis sono state segnalate in tutte le

stazioni, mentre Hyperphyscia adglutinata e Xanthoria parietina in 16 delle 17 stazioni

di bioindicazione. Il 68,00% delle specie, invece, compare in meno di 1/3 delle stazioni;

tra queste ben 5 specie sono comparse una sola volta.

I licheni più comuni, con frequenza superiore al 67% dei rilievi, sono: Candelaria

concolor, Phaeophyscia orbicularis, Hyperphyscia adglutinata, Xanthoria parietina,

Lecanora chlarotera, Physcia adscendens, e Lecidella elaeochroma.

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La Tabella 4.3 riporta l’elenco delle specie individuate nelle 33 stazioni di

bioindicazione, accompagnato dalla frequenza percentuale di ciascuna riferita al numero

complessivo delle stazioni di rilevamento (17); la figura 4.2. riporta invece la

distribuzione di frequenza.

Sulla base delle loro esigenze ecologiche, le specie presenti nell’area di studio

possono venire classificate in quattro gruppi principali:

Specie Frequenza % Specie Frequenza %

Candelaria concolor 100,00 Amandinea punctata 17,65

Phaeophyscia orbicularis 100,00 Caloplaca cerina 11,76

Hyperphyscia adglutinata 94,12 Flavoparmelia caperata 11,76

Xanthoria parietina 94,12 Lecania cyrtella 11,76

Lecanora chlarotera 88,23 Naetrocymbe punctiformis 11,76

Lecidella elaeochroma 70,59 Ramalina fastigiata 11,76

Physcia adscendens 70,59 Rinodina exigua 11,76

Arthonia radiata 41,17 Candelariella reflexa 5,88

Lecanora gr. carpinea 29,41 Melanelia subaurifera 5,88

Physcia vitti 29,41 Mycoporum antecellens 5,88

Punctelia subrudecta 29,41 Phaeophyscia nigricans 5,88

Catillaria nigroclavata 23,53 Physconia grisea 5,88

Lecanora gr. hagenii 23,53

Tabella 4.3 – Frequenza percentuale di ciascuna specie riferita alle 17 stazioni di rilevamento.

Figura 4.2 – Distribuzione di frequenza delle specie citate nella lista floristica; nella classe 1 ci sono le specie presenti in meno del 6% dei rilievi; dalla 2 alla 4 rispettivamente: dal 4% al 33%, dal 33% al 66%, ed oltre il 66%.

0

2

4

6

8

10

12

14

1 2 3 4

Classi di frequenza

n. d

i spe

cie

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Pag. 25

1) Specie di Xanthorion: Amandinea punctata, Caloplaca cerina, Candelaria

concolor, Candelariella reflexa, Hyperphyscia adglutinata, Lecania cyrtella,

Lecanora gr. hagenii, Phaeophyscia nigricans, P. orbicularis, Physcia

adscendens, Physconia grisea, Xanthoria parietina. Queste specie sono le più

diffuse nelle zone più fortemente antropizzate di tutta Europa. Si insediano su

alberi isolati, a scorza neutro-basica, eutrofizzata, in condizioni di elevata

luminosità. Nella zona di studio sono ampiamente diffuse ovunque. Questi

licheni sono anche tra i più resistenti a fenomeni di inquinamento atmosferico.

2) Specie di aspetti più acidofili e meno nitrofili dello Xanthorion parietinae

(Parmelietum acetabulae): Melanelia exasperatula, Ramalina fastigiata.

Queste specie hanno esigenze ecologiche intermedie tra quelle del gruppo

precedente e quello seguente. Si instaurano su alberi isolati, a scorza

subacida, scarsamente eutrofizzata. Sono leggermente meno eliofile e più

igrofile delle specie precedenti.

Nella zona di studio, queste specie compaiono in modo molto sporadico,

sempre con frequenze molto basse e senza soluzione di continuità con le

stazioni vicine.

3) Specie del Parmelion e del Pertusarietum hemisphaericae: Flavoparmelia

caperata, Melanelia subaurifera. Si tratta di specie strettamente mesofile,

molto comuni nella vegetazione epifita della fascia temperata, su alberi a

scorza acida e subacida, non eutrofizzata, con prevalenza di luce diffusa, in

siti a microclima né particolarmente umido né particolarmente secco. La

maggior parte di queste specie risulta essere molto sensibile a fenomeni di

inquinamento.

Nell’area di studio queste specie sono risultate tutte molto poco frequenti e,

quando presenti, mostravano sempre valori di frequenza molto bassi.

4) Specie del Lecanorion subfuscae: Arthonia radiata, Catillaria nigroclavata,

Lecanora carpinea, L. chlarotera, Lecidella elaeochroma, Mycoporum

antecellens, Naetrocymbe punctiformis, Rinodina exigua. Si tratta di specie

molto diffuse, che costituiscono comunità pioniere su alberi con scorza

giovane, o dotata di scarsa ritenzione idrica. Dato il carattere pioniero, sono

tutte specie scarsamente condizionate dalle caratteristiche climatiche ed

occupano tutte le zone comprese tra la fascia Mediterranea a quella

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Pag. 26

subalpina. Nell’area di studio alcune di esse compaiono con una frequenza

significativa.

Nel complesso, la biodiversità lichenica della zona in oggetto è concentrata nei due

gruppi di specie dello Xanthorion e del Lecanorion subfuscae, risultando perciò

assai modesta dal punto di vista qualitativo in quanto trattasi sempre di elementi

floristici molto comuni.

Le specie più rare e sensibili del Parmelion e del Pertusarion sono

complessivamente quattro, tutte estremamente sporadiche e quando presenti hanno

sempre valori di frequenza molto bassi.

Le Figure seguenti da 4.3 a 4.8 riportano le carte di distribuzione delle 6 specie più

frequenti basate sulle loro frequenze medie nelle stazioni di rilevamento.

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Pag. 27

Figura 4.3 – Distribuzione di Candelaria concolor.

1727

450

1736

450

1745

450

1754

450

1763

450

1772

450

1781

450

1790

450

5056344

5065344

5074344

5083344

5092344

5101344

5110344

0 1 5 10 15 20

Candelaria concolor

Frequenza

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Pag. 28

Figura 4.4 – Distribuzione di Hyperphyscia adglutinata.

1727

450

1736

450

1745

450

1754

450

1763

450

1772

450

1781

450

1790

450

5056344

5065344

5074344

5083344

5092344

5101344

5110344

0 1 5 10 15 20

Hyperphyscia adglutinata

Frequenza

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Pag. 29

Figura 4.5 – Distribuzione di Lecanora chlarotera.

1727

450

1736

450

1745

450

1754

450

1763

450

1772

450

1781

450

1790

450

5056344

5065344

5074344

5083344

5092344

5101344

5110344

0 1 5 10 15 20

Lecanora chlarotera

Frequenza

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Pag. 30

Figura 4.6 – Distribuzione di Phaeophyscia orbicularis.

1727

450

1736

450

1745

450

1754

450

1763

450

1772

450

1781

450

1790

450

5056344

5065344

5074344

5083344

5092344

5101344

5110344

0 1 5 10 15 20

Phaeophyscia orbicularis

Frequenza

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Pag. 31

Figura 4.7 – Distribuzione di Physcia adscendens.

1727

450

1736

450

1745

450

1754

450

1763

450

1772

450

1781

450

1790

450

5056344

5065344

5074344

5083344

5092344

5101344

5110344

0 1 5 10 15 20

Physcia orbicularis

Frequenza

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Pag. 32

Figura 4.8 – Distribuzione di Xanthoria parietina.

1727

450

1736

450

1745

450

1754

450

1763

450

1772

450

1781

450

1790

450

5056344

5065344

5074344

5083344

5092344

5101344

5110344

0 1 5 10 15 20

Xanthoria parietina

Frequenza

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Pag. 33

4.2. Vegetazione ed indici ecologici

Dall’osservazione dei rilievi riportati in Tabella 4.2 si rileva come la vegetazione sia

fortemente influenzata dalla massiccia distribuzione di specie appartenenti all’alleanza

dello Xanthorion parietinae. Come già detto nel commento alla lista floristica,

Candelaria concolor e Phaeophyscia orbicularis sono presenti nel 100% delle stazioni,

mentre Hyperphyscia adglutinata, Xanthoria parietina, Lecanora chlarotera, Lecidella

elaeochroma e Physcia adscendens hanno una frequenza variabile da 94 al 70%.

Questi dati fanno presagire che così come risulta poco variabile la composizione

floristica altrettanto sia per la vegetazione lichenica.

Per un preciso inquadramento della stessa si è provveduto ad una prima interpretazione

basata sull’utilizzo degli indici ecologici attribuiti alle singole specie (paragrafo 3.7).

La Tabella 4.5 riporta i valori medi dei quattro indici ecologici, unitamente alla

distribuzione nelle varie classi, calcolata come percentuale sul totale delle presenze

delle specie negli 84 rilievi effettuati. Gli istogrammi di Figura 4.9, invece, forniscono

una visualizzazione dei risultati; da essi si possono trarre indicazioni sintetiche sulle

condizioni ecologiche prevalenti nell’area di studio.

pH substrato Eutrofizzazione Igrofitismo Fotofitismo

1 0,00 1 1,16 1 0,00 1 0,00

2 15,93 2 4,75 2 2,16 2 0,00

3 37,52 3 25,80 3 50,08 3 17,12

4 33,90 4 37,99 4 46,32 4 42,83

5 12,65 5 30,30 5 1,44 5 40,05 Valore medio 3,43 Valore

medio 3,91 Valore medio 3,47 Valore

medio 4,23

Tabella 4.5 – Valore medio e distribuzione nelle varie classi degli indici ecologici. I valori sono calcolati sull’intera flora.

Dall’esame dei dati, considerando il campo di variazione in cui sono comprese la

maggior parte delle specie, si ha la seguente risposta:

pH del substrato Subneutro/leggermente basico

Eutrofizzazione Relativamente alta

Umidità Condizioni da mesofite a moderatamente xerofile

Luminosità Esposizione all’irraggiamento solare diretto

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Pag. 34

Dall’osservazione dei risultati, si constata che nella maggior parte delle stazioni la flora

lichenica non rispecchia le caratteristiche naturali del substrato su cui si sviluppa. In

particolare l’indice di pH rispecchia una vegetazione in cui sono particolarmente

abbondanti le specie a carattere tendenzialmente neutrofitico, in contrasto con le

caratteristiche di pH della scorza del tiglio. Questa specie arborea, infatti, in condizioni

naturali ospita una flora lichenica con indice di pH minore, in sintonia con il carattere

subacido della sua superficie. Questa situazione, è da correlare probabilmente agli effetti

di un fenomeno di eutrofizzazione secondaria delle scorze da parte di nitrati utilizzati in

agricoltura, confermato anche dall’indice di eutrofizzazione che raggiunge valori

relativamente alti (Figura 4.10).

L’indice di igrofitismo e di fotofitismo, invece, sono in accordo con le caratteristiche

delle stazioni di rilievo, costituite prevalentemente da alberi isolati.

Figura 4.9 – Distribuzione delle presenze nelle classi degli indici ecologici. Gli istogrammi sono

stati costruiti sulla base dei dati relativi all’intera flora.

indice di igrofitismo

0

10

20

30

40

50

60

1 2 3 4 5

Classi di frequenza

Freq

uenz

a de

lle s

peci

e in

pe

rcen

tual

e

indice di pH

05

10152025303540

1 2 3 4 5

Classi di frequenza

Freq

uenz

a de

lle s

peci

e in

pe

rcen

tual

e

indice di eutrofizzazione

05

10152025303540

1 2 3 4 5

Classi di frequenza

Freq

uenz

a de

lle s

peci

e in

pe

rcen

tual

e

indice di fotofitismo

0

10

20

30

40

50

1 2 3 4 5

Classi di frequenza

Freq

uenz

a de

lle s

peci

e in

pe

rcen

tual

e

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Pag. 35

Figura 4.10 – Carta del grado di eutrofizzazione.

Al fine di evidenziare le eventuali differenze vegetazionali tra le stazioni di rilevamento,

è stata costruita una matrice ”specie x stazioni”, nella quale in ogni cella è stata riportata

la frequenza di ogni singola specie per ciascuna stazione.

La matrice è stata sottoposta ad analisi multivariata utilizzando il package di programmi

MULVA (Wildi & Orloci, 1984). Per la classificazione numerica è stata utilizzata come

funzione di somiglianza la Distanza Euclidea e la Minima Varianza come algoritmo di

clustering.

Dall’elaborazione dei dati sono state escluse le specie presenti in una sola stazione.

5056344

5065344

5074344

5083344

5092344

5101344

5110344

0.00 2.50 2.80 3.10 3.40 3.70 4.00 4.30

Indice di eutrofizzazione

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Pag. 36

Figura 4.11 – Dendrogramma ottenuto dalla classificazione delle stazioni. Dall’interpretazione del dendrogramma ottenuto (Figura 4.11) sono stati discriminati tre

principali gruppi di stazioni (Figura 4.12; Tabella 4.6).

• Gruppo 1. Comprende 9 stazioni concentrate prevalentemente nei quadranti nord e

sud occidentali dell’area di studio. La flora è rappresentata esclusivamente da specie

tipiche dello Xanthorion parietine mentre gli elementi del Lecanorion subfuscae

diventano sporadici. Le specie di quest’ultimo raggruppamento, per altro, quando

presenti risultano spesso danneggiate. Il numero medio di specie per stazione è

8,55 mentre il valore di Biodiversità Lichenica è pari a 59,11.

• Gruppo 2. E’ costituito da 7 stazioni distribuite lungo una direttrice che da nord

ovest a sud est attraversa da un capo all’altro la zona orientale della carta. Rispetto

al gruppo 1 presenta valori di Biodiversità Lichenica superiori, con un valore medio

di 66,70 ed una varietà floristica di 9,71 specie per stazione. La flora è caratterizzata

dalla presenza massiccia di specie tipiche dello Xanthorion parietine, alle quali,

83 5 94 82 6 12 18 95 2 14 1 311 13 10 84 40

-3.2

7E+0

06.

02E

+01

1.24

E+02

-3.2

7E+0

06.

02E

+01

1.24

E+02

0

1 2 3

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Pag. 37

però, si mescolano, talora con frequenze rilevanti, elementi del Lecanorion

subfuscae.

• Gruppo 3. E’ costituito da una sola stazione (TV-4). Rispetto ai gruppi precedenti

presenta una minore frequenza di Phaeophyscia orbicularis (abbondante il tutte le

stazioni dei due gruppi precedenti) a favore di una presenza abbondante di Physcia

adscendens.Il numero di specie così come l’indice di Biodiversità Lichenica delle

stazioni sono di poco superiori a quelli rilevati nei gruppi 1 e 2.

TV1

TV2TV3

TV4

TV5TV6

TV10 TV11 TV12 TV13

TV14

TV18

VNT082 VNT083 VNT084

VNT094

VNT095

1727

450

1736

450

1745

450

1754

450

1763

450

1772

450

1781

450

1790

450

5056344

5065344

5074344

5083344

5092344

5101344

5110344

505 6344

506 5344

507 4344

508 3344

509 2344

510 1344

511 0344

1727

450

1736

450

1745

450

1754

450

1763

450

1772

450

1781

450

1790

450

1727

450

1736

450

1745

450

1754

450

1763

450

1772

450

1781

450

1790

450

1727

450

1736

450

1745

450

1754

450

1763

450

1772

450

1781

450

1790

450

Figura 4.12 – Distribuzione sul territorio dei tre gruppi di stazioni: in rosso sono le stazioni del

primo gruppo, in nero quelle del secondo gruppo, in azzurro quelle del terzo.

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Pag. 38

Tabella 4.6 – Valori medi degli indici ecologici e dell’indice di Biodiversità Lichenica e valore assoluto relativo al numero di specie di ciascuno dei due gruppi di stazioni. Nell’ultima colonna sono riportati i valori relativi all’intera area monitorata.

4.3. Carta della Biodiversità Lichenica

In Tabella 4.7 sono riportati tutti i valori di biodiversità rilevati su ogni singolo forofita.

Questi dati sono stati utilizzati per il calcolo dell’indice di Biodiversità Lichenica della

stazione.

Tabella 4.7 – Calcolo dell’indice di Biodiversità Lichenica di ogni stazione

Stazione UCP UCS Forofita Esposizione N E S W

Indice BL

TV-1 - - 1 21 25 14 17 - - - - - - - - - - media 21 25 14 17 77,0

TV-2 4 21 1 16 20 17 15 2 24 21 15 25 3 26 11 8 21 media 20 21 17 18 75,5

TV-3 0 21 1 17 16 22 18 2 22 16 13 12 3 16 17 18 13 media 18 16 18 14 66,7

TV-4 1 43 1 16 16 19 23 2 19 19 18 19 3 19 16 17 19 media 18 17 18 20 73,3 (segue)

Indici ecologici Gruppo 1 Gruppo 2 Gruppo 3 Valori relativi all’intera area

Indice di pH del substrato 3,59 3,51 3,69 3,56

Indice di eutrofizzazione 3,97 3,50 3,84 3,85

Indice di pH del substrato 3,59 3,51 3,69 3,56

Indice di igrofitismo 3,44 3,51 3,47 3,48

Indici ecologici Gruppo 1 Gruppo 2 Gruppo 3 Valori relativi all’intera area

BL 59,11 66,70 73,33 63,07

Numero di specie 8,55 9,71 11,00 9,17

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Stazione UCP UCS Forofita Esposizione N E S W

Indice BL

TV-5 5 43 1 12 10 12 10 2 10 11 13 11 3 23 27 13 16 media 15 16 13 12 56,0

TV-6 1 02 1 16 15 1 15 2 18 15 11 13 3 14 10 10 15

TV-6 1 13 1 17 11 5 14 2 12 15 9 8 3 21 15 2 12 media 16 14 6 13 49,00

TV-10 1 11 1 18 17 15 16 2 22 21 17 20 3 18 12 10 17 media 19 17 14 18 67,7

TV-11 7 12 1 14 13 13 13 2 15 15 10 14 3 14 10 10 10

TV-11 7 41 1 18 23 15 19 2 15 25 20 18 3 15 17 9 21 media 15 17 13 16 61,0

TV-12 3 01 1 16 15 14 10 2 22 16 16 17 3 14 13 13 12 media 17 15 14 13 59,3

TV-13 3 23 1 23 16 12 6 2 16 9 15 12 3 21 22 10 17 media 20 16 12 12 59,7

TV-14 - - 1 21 21 15 16 2 22 23 21 27 3 26 13 17 24 media 23 19 18 22 82,0

TV-18 2 22 1 22 15 10 20 2 24 18 14 20 3 22 23 14 21

TV-18 2 32 1 11 11 14 16 2 20 22 12 11 3 15 20 1 13 media 19 18 11 17 64,8

VNT-082 0 21 1 9 10 10 9 2 10 10 10 10 3 6 7 10 5 (segue)

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Stazione UCP UCS Forofita Esposizione N E S W

Indice BL

VNT-082 5 12 1 15 15 15 15 2 9 10 10 10 3 15 14 12 15 media 11 11 11 11 43,5

VNT-083 3 04 1 16 16 10 11 2 12 14 18 17 3 13 18 14 24

VNT-083 3 23 1 12 9 7 13 2 10 9 7 12 3 13 12 6 13 media 13 13 10 15 51,0

VNT-084 0 21 1 8 13 13 17 2 14 11 14 19 3 5 14 15 16 media 9 13 14 17 53,0

VNT-092 0 41 1 12 14 15 14 2 13 11 10 10 3 1 16 13 10 media 9 14 13 11 46,3

VNT-093 2 21 1 15 17 16 16 2 14 13 10 11 3 15 8 13 8

VNT-093 2 32 1 10 10 10 12 2 8 10 10 7 3 12 7 6 10

VNT-093 2 42 1 21 22 14 11 2 16 15 15 20 3 27 13 19 11 media 15 13 13 12 52,4

VNT-094 0 42 1 19 25 15 11 2 18 18 11 10 3 23 16 12 16 media 20 20 13 12 64,7

VNT-095 1 11 1 27 17 11 14 2 28 17 14 16 3 18 21 11 13 media 24 18 12 14 69,0

VNT-105 0 31 1 17 28 24 11 2 26 26 21 21 3 21 18 16 23 media 21 24 20 18 84,0

VNT-106 5 01 1 16 16 15 18 2 17 20 16 14 3 10 10 10 10 (segue)

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Pag. 41

Stazione UCP UCS Forofita Esposizione N E S W

Indice BL

VNT-106 5 03 1 6 6 8 13 2 5 7 10 5 3 19 10 10 8 media 12 12 12 11 46,5

La Figura 4.13 riporta i valori di BL per ciascuna delle 17 stazioni dell’area di studio,

distribuite sul territorio.

Le Figure 4.14 e 4.15 rappresentano le carte di Biodiversità Lichenica elaborate in base

ai dati riportati in Figura 4.13. Per la loro realizzazione sono state utilizzate 7 classi di

Biodiversità Lichenica, corrispondenti ad altrettante fasce di qualità dell’aria.

• La fascia di colore nero (assente) corrisponde alle zone dove i valori di BL delle

stazioni sono risultati inferiori a 1. Questa fascia coincide con il “deserto lichenico”,

e quindi ad una situazione di alterazione molto alta della comunità lichenica, a cui

si fa corrispondere il peggior livello di qualità dell’aria rilevabile con l’indice di

Biodiversità Lichenica (qualità dell’aria pessima).

• La fascia di colore viola (assente) individua zone con un grado di alterazione alta

delle comunità licheniche. I valori di BL delle stazioni sono compresi tra 1 e 15. A

queste zone si attribuisce una qualità dell’aria molto scarsa.

• La fascia di colore rosso (assente) corrisponde a zone con valori di BL delle stazioni

compresi tra 15 e 30, ossia a situazioni di alterazione media delle comunità

licheniche. A queste zone si attribuisce una qualità dell’aria scarsa.

• La fascia di colore giallo (0,72% del territorio) evidenzia zone con valori di BL

delle stazioni compresi tra 30 e 45. Le comunità licheniche presentano un grado di

alterazione/naturalità bassa, a cui si fa corrispondere una qualità dell’aria bassa.

• La fascia di colore verde (44,02% del territorio) evidenzia le zone con valori di BL

delle stazioni compresi tra 45 e 60, dove le comunità licheniche presentano una

naturalità media. Ad esse viene fatta corrispondere una qualità dell’aria discreta.

• La fascia di colore azzurro (29,55% del territorio) segnala le zone con valori di BL

delle stazioni compresi tra 60 e 75, nelle quali le comunità licheniche presentano

una naturalità alta. In queste zone anche la qualità dell’aria è ritenuta buona.

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Pag. 42

• La fascia di colore blu (50,75% del territorio) evidenzia zone con valori di BL delle

stazioni superiori a 75 ed una naturalità molto alta delle comunità licheniche. Ad

esse viene attribuita una qualità dell’aria molto buona.

7 3,00

56,004 9,00

43,50 5 1,00

1727

450

1736

450

1745

450

1754

450

1763

450

1772

450

1781

450

1790

450

5056344

5065344

5074344

5083344

5092344

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5110344

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511 0344

1727

450

1736

450

1745

450

1754

450

1763

450

1772

450

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450

1790

450

1727

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1736

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1790

450

53,00

59,33 59,67

82,00

64,67 66,5069,00

67,6761,00

66,6773,33

7 7,00

Figura 4.13 – Valori di Biodiversità Lichenica nelle 17 stazioni comprese nell’area di studio.

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1727

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450

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450

1772

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1781

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1790

450

5056344

5065344

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5101344

5110344

0 1 15 30 45 60 75 100

Carta della biodiversità lichenica

Bls

TREVISO

Oderzo

Conegliano

Vittorio VenetoPORDENONE

I valori di BL, riscontrati nell’area di studio, variano da un minimo di 43,50

(“Alterazione/Naturalità bassa”) nella stazione VNT-082 ad un massimo di 82,00

(“Naturalità molto alta”), raggiunto nella stazione TV-14.

BL

Figura 4.14 – Carta di Biodiversità Lichenica. (Nonostante la stazione TV1 non fosse rispondente alla metodica ANPA, in quanto rappresentata da un solo forofita, è stata comunque rilevata ed inclusa nell’elaborazione cartografica in quanto il dato di BL risultava coerente a quello rilevato nei quadranti limitrofi).

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Pag.

44

Pag. 44

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Biomonitoraggio della qualità dell’aria nella Provincia di Treviso Sinistra Piave

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Valori di BL superiori a 75 sono stati misurati nella stazione TV-1, oltre alla già citata

TV-14. Tutte le altre stazioni hanno valori superiori a 45 e inferiori a 75, per cui la

qualità dell’aria nella zona monitorata varia da una “Naturalità media” ad una

“Naturalità alta”.

La cartografia mette in evidenza che quasi tutto il territorio monitorato è privo di

rilevanti ricadute di gas fitotossici, con valori di biodiversità lichenica quasi ovunque

elevati, fatto salvo una piccola zona.

Solo lo 0,47 % del territorio, infatti, risulta caratterizzato da valori modesti dell’indice

di biodiversità e quindi da una bassa qualità dell’aria. Questa zona è localizzata nella

parte nord orientale della provincia e corrisponde ad una sola stazione di rilevamento

(VNT-082). Altrove, le condizioni di qualità dell’aria, riferite ai gas fitotossici, variano

da buona a molto buona .

Per confrontare i dati attuali con quelli pregressi, raccolti nel corso delle due campagne

di biomonitoraggio effettuate negli anni 1990 e 1995, che hanno interessato tutta la

Regione del Veneto, si è provveduto ad una rielaborazione dei dati passati per redigere

due carte della sinistra Piave relative al 1990 e al 1995 (Figura 4.16).

E’ da rilevare, però, che i lavori pregressi erano stati effettuati utilizzando l’Indice di

Qualità dell’Aria (I.A.P. – Index of Air Purità) proposto da Herzig & Urech (1991), per

il territorio svizzero, e rielaborato da Nimis et al. (1991), che utilizzava una metodica

diversa per raccogliere i dati di biodiversità lichenica nonché una scala di riferimento

differente.

Per permettere comunque un confronto immediato tra la carta dello stato attuale e quelle

relative agli anni ’90, le scale sono state corredate dei medesimi aggettivi utilizzati per

stimare la qualità dell’aria a cui sono stati fatti corrispondere i medesimi colori.

I dati raccolti nel corso della presente campagna di studio hanno interessato anche le

stazioni provinciali sottoposte al biomonitoraggio regionale attivato dall’ARPAV

Veneto con maglia 18x18. Utilizzando questi dati è stata realizzata anche una carta della

qualità dell’aria che interessa l’intera provincia. La rete di monitoraggio a maglie 18x18

km è risultata però troppo ampia per permettere un’adeguata rilevazione dello stato

generale dell’aria nella provincia di Treviso. Lo ha dimostrato il fatto che la zona di

Sinistra Piave, monitorata con una rete di rilevazione più fitta, ha fornito dei dati più

dettagliati ed adeguati ad una interpretazione su scala provinciale (Figura 4.17).

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A

B

Figura 4.17 – A) Carta della Biodiversità Lichenica della Provincia di Treviso ottenuta

utilizzando i dati raccolti nel corso dell’indagine sulla sinistra Piave (maglia 9x9 km) unitamente a quelli regionali di maglia 18x18 km. B) Carta ottenuta utilizzando solamente i dati del biomonitoraggio regionale.

1710000 1720000 1730000 1740000 1750000 1760000 1770000 1780000 1790000

5050000

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Bls

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BL

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4.4. Qualità del dato

In 2/3 dei quadranti, all’interno dell’UCP è stata individuata una sola UCS per

l’effettuazione dei rilievi di biodiversità. Solo in sette maglie del reticolo di

campionamento è stato possibile rilevare gli alberi di più UCS. Nel quadrante VNT-083

sono state rilevate ben 3 UCS, per un totale di nove forofiti. Viceversa, nella stazione

TV-1 è stato utilizzato un solo esemplare di tiglio in quanto le altre piante presenti negli

immediati dintorni non sono risultate idonee.

Il valore di Biodiversità della stazione è stato ottenuto mediando i valori rilevati. La

discordanza dei valori rilevati nella stessa stazione (espressa come deviazione standard

o come coefficiente di variazione) è una misura della variabilità della Biodiversità

Lichenica della stazione. Nella Tabella 4.8 sono riportati i valori di Biodiversità rilevati

su ogni forofita, la deviazione standard (d.s.) ed il coefficiente di variazione (c.v.)

ottenuti per ciascuna stazione di rilevamento.

Tabella 4.8 – Valori di deviazione standard e di coefficiente di variazione percentuale calcolati per ciascuna stazione di rilevamento.

Stazione UCP UCS Forofita BL dev. st. coeff. var. % TV_2 4 21 1 68

2 85 3 66 media 73 10,44 14,30

TV-3 0 21 1 73 2 63 3 64 media 66,67 5,51 8,26

TV-4 1 43 1 74 2 75 3 71 media 73,33 2,08 2,84

TV-5 5 43 1 45 2 44 3 79 media 56,00 19,92 35,58

TV-6 1 02 1 47 2 57 3 49 media 51,00 5,29 10,38

TV-6 1 13 1 47 2 44 3 50 media 47,00 3,00 6,38 (segue)

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Stazione UCP UCS Forofita BL dev. st. coeff. var. % TV-10 1 11 1 66

2 80 3 57 media 67,67 11,59 17,13

TV-11 7 12 1 53 2 54 3 44 media 50,33 5,51 10,94

TV-11 7 41 1 75 2 78 3 62 media 71,67 8,50 11,87

TV-12 3 01 1 55 2 71 3 52 media 59,33 10,21 17,22

TV-13 3 23 1 57 2 52 3 70 media 59,67 9,29 15,57

TV-14 - - 1 73 2 93 3 80 media 82,00 10,15 12,38

TV-18 2 22 1 67 2 76 3 80 media 74,33 6,66 8,96

TV-18 2 32 1 52 2 65 3 59 media 58,67 6,51 11,09

VNT-082 0 21 1 38 2 40 3 28 media 35,33 6,43 18,20

VNT-082 5 12 1 60 2 39 3 56 media 51,67 11,15 21,58

VNT-083 3 04 1 53 2 61 3 69 media 61,00 8,00 13,11

VNT-083 3 23 1 41 2 38 3 44 media 41,00 3,00 7,32 (segue)

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Stazione UCP UCS Forofita BL dev. st. coeff. var. % VNT-084 0 21 1 51

2 58 3 50 media 53,00 4,36 8,22

VNT-092 0 41 1 55 2 44 3 50 media 49,67 5,51 11,09

VNT-093 2 21 1 64 2 48 3 44 media 52,00 10,58 20,35

VNT-093 2 32 1 42 2 35 3 35 media 37,33 4,04 10,83

VNT-093 2 42 1 68 2 66 3 70 media 68,00 2,00 2,94

VNT-094 0 42 1 70 2 57 3 67 media 64,67 6,81 10,53

VNT-095 1 11 1 69 2 75 3 63 media 69,00 6,00 8,70

VNT-105 0 31 1 80 2 94 3 78 media 84,00 8,72 10,38

VNT-106 5 01 1 65 2 67 3 40 media 57,33 15,04 26,24

VNT-106 5 03 1 33 2 27 3 47 media 35,67 10,26 28,78

Piccoli valori di deviazione o di coefficiente di variazione fra i rilievi di una stazione

indicano omogeneità dei dati e quindi un certo grado di certezza nell’attribuire alla

stazione il valore medio di biodiversità di tutti i rilievi effettuati; al contrario, variabilità

elevate esprimono un certo margine di incertezza del quale bisogna tenere conto nel

commentare il valore di Biodiversità Lichenica assegnato ad una stazione. Si rileva,

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Pag. 51

comunque, che il coefficiente di variazione percentuale (c.v. = d.s./BL *100), se da un

punto di vista puramente statistico può risultare più appropriato per esprimere il grado

di variabilità dei dati, nelle stazioni che hanno basso valore di Biodiversità Lichenica

presenta l’inconveniente di sovrastimare quelle che da un punto di vista puramente

pratico sono di per sé modeste variazioni della reale biodiversità.

Dal confronto fra la carta della Biodiversità Lichenica di Figura 4.14 e quelle di qualità del dato

di Figura 4.18, basate sulla deviazione standard e sul coefficiente di variazione percentuale, è

possibile valutare la precisione con cui sono state tracciate le fasce di biodiversità.

Soltanto 1 stazione presenta una variabilità interna consistente (dev. st. >15), dovuta ad una

scarsa omogeneità dei dati ottenuti nei singoli rilievi. Questa stazione, compresa nella fascia

arancio, a peggiore livello di qualità del dato, è quella contrassegnata con la sigla TV-5, ubicata

in località Col San Martino, in Comune di Farra di Soligo (Figura 4.18).

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Pag. 53

5. Conclusioni

Dall’analisi dei risultati del monitoraggio biologico eseguito attraverso la valutazione

della biodiversità lichenica, si sono tratte diverse considerazioni in relazione alla qualità

dell’aria nel territorio esaminato.

• Durante i rilievi effettuati in campo, sono state individuate 25 specie di licheni

(Tabella 4.2). La flora lichenica epifita dell’area indagata può essere considerata

moderatamente ricca in specie, la maggior parte delle quali è ad ampia diffusione e

poco vulnerabile all’inquinamento atmosferico. Le specie sensibili invece mancano

quasi completamente.

• La flora lichenica è ricca di specie nitrofile, sia nelle zone urbane che rurali. Tale

dato è evidenziato dalla carta dell’eutrofizzazione (Figura 4.10), che segnala valori

elevati dell’indice in tutta la Provincia, segno della dispersione nell’ambiente di

sostanze azotate.

• Le carte che rappresentano la distribuzione nel territorio delle specie di licheni più

frequenti (Figure da 4.3 a 4.8) risultano scarsamente significative, poiché non

forniscono indicazioni correlabili con la carta di Biodiversità Lichenica (Figura

4.14). Solamente la carta relativa alla specie Lecanora chlarotera (Figura 4.5) ripete

un andamento simile alle fasce di qualità dell’aria.

• I valori di Biodiversità Lichenica delle stazioni indagate sono in prevalenza medio-

buoni, poiché ricadono nelle due fasce di qualità dell’aria corrispondenti a

“Naturalità media” (45-60) e a “Naturalità alta” (60-75). Il range di variabilità è

comunque ampio (Figura 4.13). Un’unica stazione (VNT082) presenta un indice di

Biodiversità Lichenica al di sotto di 45, con un valore di 43.50

(“Alterazione/Naturalità bassa”) e solamente due stazioni (TV-1, TV-14) hanno un

valore di BL maggiore di 75 (“Naturalità molto alta”).

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• Dalla distribuzione sul territorio dei valori di Biodiversità non risultano zone con

effetti evidenti di inquinamento atmosferico da gas fitotossici. La cartografia (Figura

4.14 e 4.15) mette in evidenza una fascia di minore biodiversità (“Naturalità media”)

che taglia la Sinistra Piave da nord est verso sud ovest, partendo dal confine con la

provincia di Pordenone per dirigersi verso il vicentino seguendo la direzione dei

venti prevalenti (Figura 2.2).

• Dal confronto della carta di Biodiversità Lichenica del 2004 (Figura 4.14) con

quelle realizzate nel corso del biomonitoraggio regionale effettuato negli anni 1990

e 1995 (Figura 4.16), risulta che la situazione odierna e sensibilmente migliore. Nel

corso dei quindici anni trascorsi dalla prima indagine (1990) si è verificato, infatti,

un progressivo aumento della copertura lichenica a testimoniare una sempre minore

emissione di gas a elevato effetto fitotossico.

• Comparando la carta della biodiversità lichenica della Sinistra Piave (stazioni di

rilevamento distanti 9x9 km) (Figura 4.17 A) con quella ottenuta utilizzando le

stazioni indicate dal progetto di monitoraggio regionale attualmente in corso, basata

sull’impiego del reticolo standard di 18x18 km (Figura 4.17 B), emerge la minore

significatività di quest’ultima nel dare una oggettiva interpretazione della qualità

dell’aria a livello provinciale. La Sinistra Piave, caratterizzata da una maggiore

densità delle stazioni presenta, infatti, una migliore definizione delle diverse fasce di

qualità, facendo emergere una situazione qualitativa più elevata nella parte nord

ovest della provincia (Figura 4.17 A), non evidenziata invece nella cartografia con

reticolo 18x18 Km (4.17 B).

In sintesi dai risultati ottenuti nel presente studio, si può ritenere soddisfacente la

situazione della qualità dell’aria nella Sinistra Piave della Provincia di Treviso.

Dai dati di Biodiversità Lichenica emerge una chiara diminuzione delle emissioni di

anidride solforosa (SO2), il più comune ed il più efficace tra i gas ad effetto fitotossico.

Questa riduzione trova spiegazione nel miglioramento della qualità dei combustibili

(basso tenore di zolfo), nella sempre maggiore metanizzazione degli impianti e nella

maggiore efficienza negli stessi dei processi di combustione.

D’altra parte la carta dell’eutrofizzazione rileva una diffusa contaminazione da sostanze

azotate (NOx e nitrati in genere) che esprimono un effetto fitotossico solo su

determinate specie di licheni (specie sensibili) rispetto ad altre. L’emissione di queste

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sostanze è in genere dovuta ad uno spettro di attività molto ampio: nelle zone rurali

sono maggiormente responsabili le attività agricole (utilizzo di fertilizzanti azotati nelle

campagne), mentre nelle zone urbane le emissioni dovute al traffico veicolare.

La presente ricerca basata sulla valutazione della Biodiversità Lichenica

(bioindicazione) ha fornito un quadro indicativo dell’inquinamento atmosferico nel

territorio considerato. Delle informazioni aggiuntive potranno tuttavia essere prodotte

affiancando a questa tecnica di biomonitoraggio, il metodo del bioaccumulo che misura

la concentrazione degli inquinanti nei talli lichenici. I licheni sono infatti in grado di

assorbire ed accumulare i contaminanti persistenti generalmente presenti nell’atmosfera

in bassissime concentrazioni (es. metalli pesanti).

Le metodiche di biomonitoraggio vanno ad integrarsi alle indagini basate sull’impiego

di apparecchiature elettroniche (centraline di rilevazione), in grado di fornire dati

assoluti sulla presenza di sostanze inquinanti nell’aria, non possono sostituirsi ad esse,

ma servono come base propedeutica per pianificare tutti gli approcci metodologici che

hanno costi di realizzazione molto elevati.

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BIBLIOGRAFIA A.A.V.V. (2001). Stato dell’Ambiente in Provincia di Treviso- 2001. Provincia di Treviso Assessorato

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