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Inizio a scrivere le prime righe di questo editoriale nella data di oggi, 16 gennaio, giornata definita “Blue Monday”, il giorno più triste dell’anno. Ma chi l’ha definito così? Secondo le prime informazioni che si incontrano in rete, un’equipe di matemaci e psicologi, sulla base di un incrocio di varian, come il rientro dopo le vacanze ed il tempo invernale di cui iniziamo ad essere stufi, concorda sul fao che il terzo lunedì di gennaio sia il giorno in cui il nostro umore è ai livelli più bassi di tuo l’anno. Questa storia non mi convince, anzi non mi piace proprio! Vado più a fondo e scopro che, guarda un po’ che caso, lo studio è stato sovvenzionato da un’agenzia di viaggi che, diffondendo la convinzione di senrsi di malumore, avrebbe aumentato le vendite delle proprie proposte di viaggi, vis come un’evasione salvifica dal mondo grigio, o meglio “blue”, in cui viviamo. Oltre a questo caso più eclatante, quodianamente siamo bersaglia da tentavi di condizionare il nostro umore e le nostre scelte di vita. Troppo spesso ho sento dire che “c’è crisi”, “le cose vanno sempre peggio”, “non è il momento di rischiare”, “meglio tenersi streo ogni lavoro”. Anche se il lavoro è soopagato, alienante e ci ruba la maggior parte delle ore della nostra vita. La causa di questa dilagante negavità? Potrebbe essere di ordine economico, come per il caso del “Blue Monday”. Una persona che lavora 40 ore a semana e che plausibilmente non è soddisfaa della propria vita, presenta un’inclinazione maggiore verso lo shopping compulsivo. In soldoni: si lavora per guadagnare denaro, ma non si ha tempo per goderselo e ci si consola acquistando ogge di cui non senremmo affao la necessità se fossimo realmente felici. Ed inoltre una persona che lavora 40 ore a semana non ha forse tempo per chiedersi come si sente o di decidere di meere in discussione la società su cui si fonda l’auale economia, trovando delle soluzioni più sostenibili e a misura d’uomo. Bene, constatato il problema come troviamo una soluzione? Personalmente credo che l’andoto sia smeere di lasciarsi condizionare da queste preoccupazioni, smeere di dar credito all’infinita catena di brue nozie. Non accendo la televisione da quasi tre anni, forse sembrerò un’aliena, ma vi assicuro che sto molto meglio così. C’è la crisi? Ebbene, viviamola come un’opportunità di cambiamento, invenamo nuovi lavori che rispeno la nostra persona, che rifleano chi siamo. Rischiamo, sogniamo, abbandoniamo le nostre zone di comfort. E come mantenere l’entusiasmo quando, com’è naturale, qualcuno ci dirà che siamo degli ingenui, dei folli? Vi suggerisco di rivolgere lo sguardo verso le belle nozie, i segnali di cambiamento. Vi siete accor che il nostro giornale ha più di 180 pun distribuzione sul nostro territorio? Vuol dire che più di 180 persone hanno creduto nei loro proge e ce l’hanno faa! E lo sapete che Biella è la sede di una Transion Town”, ovvero una comunità che promuove uno sle di vita sostenibile? Che nel 2016 Verbania è seconda nella classifica delle cià più sostenibili d’Italia di Legambiente (e prima nel 2015)? Che nel nostro territorio abbiamo ben tre asili nel bosco (ad Arona, Domodossola e Veglio) dove i bambini imparano dalla natura? E che in tuo l’Alto Piemonte sta crescendo Piemex, moneta complementare che valorizza l’economia locale? Ci sarebbero tante altre storie da raccontare ma penso che possano bastare per dare un’idea di ciò che possiamo fare concretamente. E perciò, in questo “Blue Monday”, che blue non è per nulla, passeggio tra le nostre risaie a riposo, in una giornata così nida che la corona di montagne innevate sembra ispirarci ancora più da vicino, indicandoci la strada, la direzione: puntare sempre in alto. Mi perdo in un tramonto mozzafiato che nge di viola e di rosa le nuvole e l’aria che respiro, e la brezza quasi primaverile mi porta alla mente una frase che lessi anni fa, scria di un ragazzo, Devis Bonanni, che seguendo il suo isnto e la sua felicità ebbe il coraggio di cambiare vita creando, in Friuli, il progeo ecologico Pecoranera*: “Gli ingenui non valutarono che l’impresa era impossibile, così la realizzarono”. *Per approfondire vi consiglio la leura dell’omonimo libro: Pecoranera, Devis Bonanni, Marsilio Editore BIO - ECO RIVISTA INDIPENDENTE COPIA OMAGGIO MENSILE - Anno 1 febbraio 2017 - n° 10 FEBBRAIO 2017 10 www.viveresostenibile.net SOGNATE GENTE, SOGNATE! PER NON FARSI FRENARE DALLE CATTIVE NOTIZIE EDITORIALE TEMPO DI LETTURA: 4 min di Rossana Vanetta disegno di Giulia Marone

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Inizio a scrivere le prime righe di questo editoriale nella data di oggi, 16 gennaio, giornata definita “Blue Monday”, il giorno più triste dell’anno. Ma chi l’ha definito così? Secondo le prime informazioni che si incontrano in rete, un’equipe di matematici e psicologi, sulla base di un incrocio di varianti, come il rientro dopo le vacanze ed il tempo invernale di cui iniziamo ad essere stufi, concorda sul fatto che il terzo lunedì di gennaio sia il giorno in cui il nostro umore è ai livelli più bassi di tutto l’anno. Questa storia non mi convince, anzi non mi piace proprio! Vado più a fondo e scopro che, guarda un po’ che caso, lo studio è stato sovvenzionato da un’agenzia di viaggi che, diffondendo la convinzione di sentirsi di malumore, avrebbe aumentato le vendite delle proprie proposte di viaggi, visti come un’evasione salvifica dal mondo grigio, o meglio “blue”, in cui viviamo.Oltre a questo caso più eclatante, quotidianamente siamo bersagliati da tentativi di condizionare il nostro umore e le nostre scelte di vita. Troppo spesso ho sentito dire che “c’è crisi”, “le cose vanno sempre peggio”, “non è il momento di rischiare”, “meglio tenersi stretto ogni lavoro”. Anche se il lavoro è sottopagato, alienante e ci ruba la maggior parte delle ore della nostra vita. La causa di questa dilagante negatività? Potrebbe essere di ordine economico, come per il caso del “Blue Monday”. Una persona che lavora 40 ore a settimana e che plausibilmente non è soddisfatta della propria vita, presenta un’inclinazione maggiore verso lo shopping compulsivo. In soldoni: si lavora per guadagnare denaro, ma non si ha tempo per goderselo e ci si consola acquistando oggetti di cui non sentiremmo affatto la necessità se fossimo realmente felici. Ed inoltre una persona che lavora 40 ore a settimana non ha forse tempo per chiedersi come si sente o di decidere di mettere

in discussione la società su cui si fonda l’attuale economia, trovando delle soluzioni più sostenibili e a misura d’uomo.Bene, constatato il problema come troviamo una soluzione? Personalmente credo che l’antidoto sia smettere di lasciarsi condizionare da queste preoccupazioni, smettere di dar credito all’infinita catena di brutte notizie. Non accendo la televisione da quasi tre anni, forse sembrerò un’aliena, ma vi assicuro che sto molto meglio così. C’è la crisi? Ebbene, viviamola come un’opportunità di cambiamento, inventiamo nuovi lavori che rispettino la nostra persona, che riflettano chi siamo. Rischiamo, sogniamo, abbandoniamo le nostre zone di comfort. E come mantenere l’entusiasmo quando, com’è

naturale, qualcuno ci dirà che siamo degli ingenui, dei folli? Vi suggerisco di rivolgere lo sguardo verso le belle notizie, i segnali di cambiamento. Vi siete accorti che il nostro giornale ha più di 180 punti distribuzione sul nostro territorio? Vuol dire che più di 180 persone hanno creduto nei loro progetti e ce l’hanno fatta! E lo sapete che Biella è la sede di una “Transition Town”, ovvero una comunità che promuove uno stile di vita sostenibile? Che nel 2016 Verbania è seconda nella classifica delle città più sostenibili d’Italia di Legambiente (e prima nel 2015)? Che nel nostro territorio abbiamo ben tre asili nel bosco (ad Arona, Domodossola e Veglio) dove i bambini imparano dalla natura? E che in tutto l’Alto Piemonte sta crescendo Piemex, moneta complementare che valorizza l’economia locale?Ci sarebbero tante altre storie da raccontare ma penso che possano bastare per dare un’idea di ciò che possiamo fare concretamente.E perciò, in questo “Blue Monday”, che

blue non è per nulla, passeggio tra le nostre risaie a riposo, in una giornata così nitida che

la corona di montagne innevate sembra ispirarci ancora più da vicino, indicandoci la strada, la direzione: puntare sempre in alto. Mi perdo in un tramonto mozzafiato che tinge di viola e di rosa le nuvole e l’aria che respiro, e la brezza quasi primaverile mi porta alla mente una frase che lessi anni fa, scritta di un ragazzo, Devis Bonanni, che seguendo il suo istinto e la sua felicità ebbe il coraggio di cambiare vita creando, in Friuli, il progetto ecologico Pecoranera*: “Gli ingenui non valutarono che l’impresa era impossibile, così la realizzarono”.

*Per approfondire vi consiglio la lettura dell’omonimo libro: Pecoranera, Devis Bonanni, Marsilio Editore

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MENSILE - Anno 1 febbraio 2017 - n° 10

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SOGNATE GENTE, SOGNATE!PER NON FARSI FRENARE DALLE CATTIVE NOTIZIE

EDITORIALE

tempo di lettura: 4 mindi Rossana Vanetta

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SCELTE ECOSOSTENIBILI

Echino giornale bambino e le sue storie!Maria Giuliana Saletta ed Elisa Squillace, autrice e disegnatrice di Echino tempo di lettura: 2 min

www.echino.itwww.casaeditricemammeonline.it

Vieni a trovare Echino su www.echino.ite ad acquistare i suoi libri su: www.matildaeditrice.it

Cari bambini e care bambine, viviamo in un’epoca in cui le persone producono una quantità di rifiuti impressionante. Lo sapete che esistono vere e proprie isole di spazzatura galleggianti in mezzo agli oceani? È importante che tutti noi prendiamo coscienza del fatto che la terra ha bisogno del nostro aiuto, grande o piccolo che sia. Provate allora a guardarvi intorno e a cominciare a pensare a ciò che potreste riutilizzare o riciclare con un po’ di fantasia. Vi diamo alcune idee, il resto fatelo voi! Baciotti e caprioline affettuose dai vostri Echino ed Echinella

Aiuta il nostro pianetaProva a riciclare!

Può un libro essere un giornale o un giornale diventare libro?ECHINO può!Se cerchi un racconto c’è e allora ti sembra un libro.Ma scopri che ti ricorda anche tanto il quotidiano che leggono i tuoi genitori: editoriali, articoli di cronaca, di economia, di scienze.Ci sono i giochi e anche la... pubblicità.Ma la pubblicità, come tutto in Echino, mette in luce le idee, non i prodotti.Ogni numero è tematico.Questo si occupa dell’identità di genere.Fin da piccoli spesso ci vengono trasmessi modi e ruoli stereotipati di essere uomo e donna.Ma davvero si è uomini solo se... o donne solo se... ?Proviamo a immaginare in quanti modi si è ugualmente uomini o donne e a giocare a sconfiggere gli stereotipi.Echino ci prende per mano anche in classe, proponendo interessanti argomenti di discussione.

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Sul sito Echino.it troverai tante altre idee per giochi e

attività

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PER APPROFONDIRE:www.raggioverde.com

Cibo: si spreca sempre troppo – 1SCELTE ECOSOSTENIBILI

Fabio Balocco tempo di lettura: 4 min

Sugli sprechi alimentari i numeri ed i rapporti si sprecano a loro volta. E fanno rabbrividire.L’autorevole rapporto Waste Watcher 2015 - presentato in occasione della terza Giornata nazionale di prevenzione dello spreco - rivela che in Italia finiscono nella pattumiera ogni anno generi alimentari per un valore di 8,4 miliardi di euro, cioè 6,7 euro settimanali a famiglia. Lo spreco alimentare, a livello mondiale, costa ogni anno 1.000 miliardi di dollari che salgono a 2.600 miliardi se si considerano i costi nascosti legati all’acqua e all’impatto ambientale. Secondo la FAO, invece, la quantità di cibo che nel modo finisce nella spazzatura supera il 35% della produzione totale, per un costo economico stimato in circa tre milioni di dollari ogni anno. In realtà di sprechi se ne possono individuare ben cinque tipi. Il primo spreco comincia già dai campi, ed è costituito dalle eccedenze alimentari, con i frutti della terra che neanche vengono raccolti. Il secondo avviene in sede di trasformazione dei prodotti primari.

Il terzo avviene in sede di distribuzione, il quarto in sede di ristorazione (ristorazione in senso stretto e ristorazione collettiva), e l’ultimo nelle nostre case, quello che finisce

in pattumiera. Quanto incidano i singoli sprechi sullo spreco totale si evince dalla tabella allegata frutto di un recente studio del

Politecnico di Milano. Percentualmente, vediamo che quello che incide di più è lo spreco domestico, seguito da quello primario, a sua volta seguito da quello della distribuzione, seguito da quello della ristorazione, con infine la trasformazione.Quindi, lo spreco dipende in buona parte da noi, dalle nostre cattive abitudini alimentari, che evidentemente ci portano ad acquistare il superfluo, a fare scadere il già acquistato, a gettare ciò che è scaduto anche se ancora edibile, al cucinare in eccesso, al conservare male, e quant’altro.Alla faccia della fame nel mondo, ed anche alla faccia della povertà dilagante nello specifico nel nostro paese. Evidentemente, la cosa non ci tocca più che tanto. Forse aveva ragione mia nonna quando affermava: “per voi (intesi come voi giovani n.d.r.) ci vorrebbe un po’ di guerra”.

Proseguimento nel prossimo numero di Vivere Sostenibile!

Lo scorso gennaio si è tenuto un incontro sull’attuale situazione di Transition Town Italia, che dal 2008 ad oggi è presente in Italia, con una rete fatta di persone, di incontri, di relazioni, di tante realtà locali.L’incontro tenutosi a Bologna, ha riunito circa una ventina di persone provenienti da tutto il territorio nazionale. Anche Biella ha avuto la sua rappresentanza con una delegazione composta da Ellen Bermann (co-fondatrice di Transition Town Italia e parte del Transition Network ed attiva sul territorio biellese), Emilie Lando e Daniele Bora (entrambi lavorano sul territorio biellese con progetti come il “Biellese che Cambia”, Ri-economy, turismo responsabile, etc) ed Antonio Amelio.

Focus dell’incontro è stato l’organizzazione orizzontale di Transition Italia. Il fatto di essere un movimento, che opta per una gestione orizzontale, e non una semplice associazione, implica il bisogno di avere una struttura che tenga conto di questo fattore - non solo da un punto di vista puramente burocratico (bilancio, elezioni, etc. dell’associazione T.I.) -, ma anche da un punto

di vista relazionale, comunicativo e innovativo. Di conseguenza pensare ad una dinamica che miri ad una maggiore efficacia, trasparenza, equivalenza e flessibilità, su molteplici piani; come la condivisione delle informazioni, il passaggio indolore di ruoli, l’implementazione della resilienza individuale e di gruppo, senza contare un miglior utilizzo dell’intelligenza collettiva.

Il raggiungimento di questo obiettivo è stato facilitato dall’utilizzo della sociocrazia (metodo decisionale/organizzativo in cui ogni individuo è riconosciuto come parte di una grande intelligenza collettiva e dove la decisione è supportata da tutti), con la creazione di 5 gruppi di lavoro - organizzazione, comunicazione, relazioni, formazione e internazionale - che a loro volta collaboreranno per raggiungere degli obiettivi comuni. Un famoso proverbio africano dice che: “da soli si va più veloci, insieme si va più lontani”: è questo il cuore del lavoro, della visione per Transition Italia: connettere il flusso di sogni, di idee, di progetti e di relazioni.

Per maggiori informazioni si scriva a [email protected]

I Biellesi ai Cerchi di Transition Town Italia

tempo di lettura: 3 minAnam

È ufficiale: la Bottega del Mondo Altromercato si sposterà a febbraio in corso Cavallotti, al numero 10-12.Una scelta dettata dal desiderio di rendere più accessibile il negozio, in una zona più centrale e frequentata, dove trovano la loro sede alcune importanti realtà sociali, come la Comunità di Sant’Egidio, il centro culturale Mir e il Centro Servizi di Volontariato ed altri importantissimi poli culturali come l’archivio di stato e la storica biblioteca Negroni.

Corso Cavallotti, dopo alcuni anni di “torpore”, si sta riqualificando anche grazie all’apertura di diversi esercizi e locali che contribuiscono a rendere vivace la via.Una nuova Bottega del Mondo, quindi, dove i clienti, vecchi e nuovi, troveranno l’assortimento dei tradizionali prodotti di commercio equo e solidale (caffè, tè, cioccolato, spezie,zucchero di canna), arricchito da tante gustose novità; troveranno anche la collezione abbigliamento/ accessori, attenta alla qualità ma anche al trend del momento. Non mancherà la vasta gamma di bomboniere, confezionate con la cura e l’originalità che le contraddistingue.Il negozio di via Biglieri si sposterà quindi in corso Cavallotti, ai numeri 10-12, a febbraio, mentre l’inaugurazione, con musica e rinfresco, è prevista per il 18 marzo: un’occasione di festa per conoscere da vicino il commercio equo e solidale a Novara.

Il commercio equosolidale a Novara cambia casa!a cura della redazione tempo di lettura: 3 min

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Alto Piemonte 5altopiemonte.viveresostenibile.netFEBBRAIO 2017

Per quanto il pensiero di Marx possa essere più o meno contestabile o condivisibile, su un punto rimane indiscutibilmente originale: il feticismo della merce. Il lavoratore produce una merce: soggetto, predicato, complemento oggetto. La grammatica del capitalismo -secondo Marx- vuole che l’attenzione si concentri sull’oggetto (la merce) dimenticando il soggetto (l’uomo). Purtroppo questa logica non ci è sconosciuta, dal momento che siamo stati istruiti dalla medesima grammatica.Pensiamoci: quando si incontra un conoscente che indossa, ad esempio, delle scarpe nuove, a nessuno verrebbe in mente di chiedergli chi le abbia prodotte, ma piuttosto dove siano state acquistate, a che prezzo, se fossero in sconto, e via dicendo. Il produttore -il soggetto- l’uomo, non passa in secondo piano: non viene nemmeno preso in considerazione!La smisurata adorazione della merce ha rapidamente sovvertito quell’ordine di valori che vedeva al vertice l’attenzione e il rispetto per la dignità umana.Chi sta dietro a quel paio di scarpe, ai nostri smartphone all’ultimo grido, al litro di latte super scontato, o al filone di pane che troviamo magicamente fresco, ogni giorno, al supermercato?D’altronde, siamo ormai talmente assuefatti alla logica consumistica, che l’agire quotidianamente secondo un’etica ci risulterebbe estremamente difficile. Poiché tutto è mercificato, possiamo comprare ciò di cui abbiamo bisogno senza alcuna difficoltà: basta andare al negozio più vicino, o a quello che propone le migliori offerte; oppure ordinare il bene in questione con un click, restando a casa, comodamente seduti davanti al PC.E molti di noi osano dichiararsi indipendenti... L’essere

indipendenti (inteso alla vecchia maniera) non significa essere in grado di pranzare fuori con un panino comprato “al volo”, ma prepararsi da sé ciò che occorre. Siamo talmente sommersi da cose, da prodotti acquistati, che non ci facciamo neanche più caso.Guardiamoci intorno: cosa c’è, nelle nostre case, che non abbiamo comprato? Cosa invece, possiamo vantare di aver prodotto e modellato con le nostre mani e che per questo motivo ha un valore speciale? Il valore. La misura del valore si è persa con l’avvento dell’industrializzazione, col mito dell’omologazione, con la soppressione della creatività, con l’alienazione dell’uomo dai suoi simili e da se stesso.La logica del materialismo e del consumo non solo ci risparmia la fatica di produrre da noi i beni necessari e non, ma anche quella di sceglierli: sempre più spesso, attraverso la pubblicità, viene enfatizzato lo slogan per cui “i prodotti di cui hai bisogno sono già stati selezionati per te!”.Anche se può non sembrare così, è stupendamente facile non dover scegliere e trovare già tutto pronto.Se ci capita di arrivare al 24 dicembre senza aver ancora provveduto ai regali di Natale, non c’è da preoccuparsi: basta entrare in un negozio e frugare tra gli scaffali.L’uomo è sostanzialmente pigro, e la forma più acuta di questa sua pigrizia è quella cerebrale, che si manifesta indipendentemente dall’età. Non meravigliamoci dunque di imbatterci in generazioni di giovani sempre più confusi e sempre meno in grado di prendere decisioni: si tratta semplicemente di vittime inconsapevoli, di un sistema sbagliato dalle sue fondamenta; un sistema in cui tutti, volenti o nolenti, ci troviamo immersi.

Marx parlava di feticismo della merce a metà dell’Ottocento, ma oggi, a distanza di un secolo e mezzo, lo stesso concetto risulta ugualmente valido e ancor più evidente. Siamo indotti a riporre fiducia negli oggetti, in ciò che è “altro da noi”, quando non riponiamo più fiducia in noi stessi.Più ci circondiamo di cose e più ci sentiamo al sicuro, ma è solo apparenza: un oggetto materiale ed esteriore non potrà mai colmare uno scompenso interiore. Questa è la malattia della società odierna, questo è ciò a cui ci ha portato il capitalismo. Ma una speranza di guarire c’è ancora: la sola presa di coscienza è già un grosso passo.

Idoli & oggettitempo di lettura: 4 minLaura Fanchini, liceale

SCELTE ECOSOSTENIBILI

“Penso e ripenso e il mio mondo mi sta sempre più stretto…Sento che la parola Progresso perde ogni giorno significato, per me che intendo il progresso come “una azione che abbia al centro la Persona”. In questo senso vedo invece la persona sempre più vessata. Chi ha il lavoro è sempre più stressato ed impegnato, chi non ce l’ha, ha sempre meno chance di trovare la dignità di guadagnarsi il pane e lasciamo i giovani a casa o a fare lavori sottopagati pretendendo che consumino sempre più, nell’illusione di stare bene perché hanno il cellulare di ultima generazione…”. È sempre più comune questo senso di oppressione, incompletezza ed insoddisfazione: ci impegniamo a trovare motivazioni valide per andare avanti nonostante una sensazione di precarietà e di incertezza nel futuro. Posto che queste condizioni fanno irrimediabilmente parte della vita, subiamo continuamente la mortificazione di aspettative tradite, soprattutto da parte di chi ci dovrebbe tutelare e permettere di vivere serenamente la condizione di cittadini, nonché garantirci diritti e servizi. I notiziari mostrano e raccontano quasi unicamente lati negativi e drammatici della nostra martoriata umanità. Meravigliosi prodigi della medicina sono controbilanciati dall’avvelenamento del Pianeta. Leggi che tarpano le opportunità e tassano l’iniziativa ci impediscono di lavorare, in un momento in cui economicamente e psicologicamente, il lavoro è diventato la nostra massima aspirazione - denotando un’alterazione mentale collettiva...Ci si lamenta e sfoga, ma bisogna fare un passo in più per evitare atteggiamenti negativi e vani di autocommiserazione o esasperazione, o peggio depressione o violenza. La cosa più saggia da fare è decidere di progredire noi per primi: a patto che “la persona che si pone al centro” non si identifichi unicamente con sé stessi. Recuperando l’attenzione all’altro, non rivale o nemico, ma persona di pari valore e dignità rispetto a sé, faremmo di ogni ‘soggetto’ un individuo degno di essere incontrato. Se anziché scrutare con diffidenza o limitante indifferenza, re-imparassimo a guardarci in volto proponendo un sorriso o un saluto, noteremmo un sorprendente “effetto-specchio”, come se l’altro non aspettasse che l’occasione di ricambiarceli. Un sorriso non costa, scalda il cuore ed illumina il viso. Un “buongiorno” abbatte un muro in un istante. Prestando attenzione a piccoli gesti -come gettare carte e mozziconi dentro i bidoni, o rispettare le strisce pedonali sia che siamo alla guida sia che stiamo attraversando- scegliendo acquisti

che ci permettano di produrre meno rifiuti piuttosto che differenziarli, dimostreremmo che il senso civico esiste ancora e renderemmo l’ambiente più gradevole per tutti. Evitando i troppi involucri, rivendicheremmo il diritto/potere di non sporcare. Pacificamente uniti, potremmo opporci allo schiavismo che ci

obbliga a lavorare la domenica, la sera ed il giorno di Natale: e potremmo abolirlo del tutto se rinunciassimo allo spasmo di acquistare anche -o soprattutto- nei giorni di festa, meglio valorizzabili dedicandosi ad amici, cucina, lettura, passeggiate, giochi coi bambini. Davvero non abbiamo una sola ora di tempo per far spesa in settimana? Laghi e montagne son così poco attraenti rispetto a catene clonate di centri commerciali? Una pizza fatta in casa non ci fa sentir meglio che un happy meal? Senza la connessione sempre attiva e la televisione sempre accesa potremmo riconnetterci con noi stessi e con gli altri, recuperando rapporti reali ed amicizie più consistenti di quelle su facebook. Ci identificano con password e codici, ma siamo ancora Umani.Parlando del PIL, che non migliora le nostre vite, ma semplicemente sposta continuamente soldi, dovremmo chiederci se non sigli la nostra Perdita Ineluttabile di Libertà che

andrebbe misurata su ben altri parametri, a partire dal tempo libero che non abbiamo più, impegnati appunto come siamo a spostar soldi. Le riflessioni si fanno coi “se”, i cambiamenti coi “faccio”, coi “voglio” e coi “sono”.Stiamo finalmente aprendo gli occhi, stufi di sentirci schiavi di meccanismi che non abbiamo scelto, stanchi del grigiore di una vita che non è più a misura d’uomo, ma solo a forma di salvadanaio - che per di più non riusciamo a riempire. Un fermento che trascina verso esigenze diverse, vere, non di moda, si sta facendo strada, alimentandosi di scambi d’opinione, strette di mano e proposte che non si accontentano di rimanere idee. “La strada troppo spianata non porta mai verso la vetta”, continua saggio l’ispiratore di questi pensieri: il primo ostacolo è un’informazione distorta, quando non falsa, che taglia, gonfia o sminuisce la gravità dei fatti a seconda del potere a cui si asserve. Notizie serissime scivolano in un fiume di banalità che prontamente deviano la nostra attenzione. Abbiamo ancora il potere di parlare e non dobbiamo perderlo: ricercare, confrontarci e riflettere sono un ottimo punto di partenza per visualizzare la realtà dal punto di vista della gente, che spesso non coincide con quello dei media. Il secondo ostacolo sono le responsabilità che prontamente ci insegnano a non prendere: firmiamo liberatorie per ogni cosa, dalle vaccinazioni alle passeggiate dell’asilo, deleghe a qualunque ufficio ed istituto, infiniti fogli in cui cediamo la nostra privacy a svariati enti od entità mentre ci raccontano che in questo modo saremo tutelati e protetti. Così ogni responsabilità ricade sempre su noi stessi e chiunque vìola la nostra libertà o ci arreca un danno, risulta sempre svincolato.Il terzo ostacolo è la paura che ci incutono: se non ci rivolgiamo a qualche esperto o specialista, possiamo esser sicuri di sbagliare; perciò deleghiamo tutto. Sarebbe opportuno riappropriarsi della capacità di pensare e della volontà di decidere. La libertà di esprimere un’idea e di realizzarla non dovrebbe passare da mille permessi: andrebbe semplicemente rispettata. Sedersi a tavola senza telefonino lasciando a tutti spazio per parlare sarebbe un ottimo allenamento. Sviluppare le idee di ciascuno, confrontandole, sarebbe già un traguardo. Consigliare e correggere sarebbe educativo. Progettare insieme ed attuare in concreto, porterebbe alla meta. Non è difficile in verità: basta che la priorità passi da un Video a un Volto. Ogni passo è già un progresso, se ha al centro la Persona.

Progressotempo di lettura: 5 minPatrizia Mazzucchelli – mamma contadina

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PER APPROFONDIRE:www.bellotta.jimdo.com

TURISMO SOSTENIBILE

Ci sono mete che per la loro altezza limitata sono fattibili quasi tutto l’anno e che sono talmente belle e particolari che meritano di essere visitate. A volte si cerca la meta appagante in luoghi lontani e ci sfuggono angoli di paradiso alle porte di casa come questi, raggiungibili con poca fatica, poco dislivello e con una vista impagabile sul nostro Lago Maggiore: sono la Cima di Morissolo e il Monte Morissolino.

L’itinerarioDa Piancavallo, nei pressi dell’Istituto Auxologico Italiano, si percorre l’ampia sterrata (Strada Cadorna) che contorna lungamente le pendici del Monte Morissolino con scorci spettacolari sul Lago Maggiore con l’abitato di Cannero e i suoi castelli, sino a raggiungere nei pressi di una fontana la base della prominenza rocciosa della Cima di Morissolo: un triangolo scenografico a sbalzo sul lago. Da qui due opportunità per salire alla vetta:1) proseguire pianeggiando attraversando una serie di gallerie protette da cancelli sempre aperti e percorribili anche senza pila. Al termine dell’ultima galleria si esce a destra su un balcone a picco sul lago. La placca di roccia alla nostra destra è stata attrezzata come palestra di roccia. Seguire la traccia di sentiero indicata dalla scritta vetta e salire con moderata esposizione al pianoro di vetta attraverso il balcone delle

Tre Croci.2) se si vogliono evitare le gallerie, dalla fontana si può piegare verso sinistra salendo al medesimo pianoro di vetta lungo un sentiero ben tracciato attraverso un incantevole bosco di faggi. Raggiunta la cima (mt. 1313) si resta incantati dalla superba vista a 360 gradi sul lago ed i monti circostanti che si può apprezzare anche attraverso due pannelli illustrativi. Ridiscesi alla base si lascia a destra la carrareccia pianeggiante che conduce a Colle e si risale lungo la panoramica cresta al limitare della faggeta raggiungendo la cima del Monte Morissolino (mt. 1410) con spettacolare vista sul Monte Rosa di fronte e sul Morissolo alle spalle e che da questo punto ci appare come una guglia insormontabile. Si scende quindi lungo la dorsale attraverso un ripido sentiero fino a riprendere la Strada Cadorna nei pressi del complesso ospedaliero dal quale si è partiti.La nota storicaLa Linea Cadorna è un sistema di fortificazioni militari a difesa del confine nord dell’Italia a ridosso della Svizzera. Proteggevano il territorio italiano tra il Gran San Bernardo e la Valtellina. Nel VCO esse coprono un dislivello di 2000 mt. tra la piana del Toce e il Monte Massone e fra il Lago

Maggiore e il Monte Zeda. Furono costruite tra il 1916 e il 1918 in funzione difensiva a fronte di un eventuale attacco austro-tedesco attraverso la Svizzera. Furono volute dal generale Luigi Cadorna, capo di stato maggiore dell’esercito italiano fino al 1917 che era originario di Pallanza e proveniva da una nobile famiglia di tradizioni militari. Il padre Raffaele nel 1870 guidò la conquista di Roma attraverso la “Breccia di Porta Pia”. La Linea Cadorna comprende un fitto reticolo di strade e mulattiere militari, trincee, postazioni d’artiglieria, luoghi di avvistamento, ospedaletti, strutture logistiche e centri di comando. Il sistema difensivo vide la costruzione di 72 km di trincee, 88 baraccamenti, 296 km di strade camionabili e 398 km di mulattiere e furono impiegati fino a 30.000 operai.

L’anello del Morissolo (Verbania)Mauro Carlesso tempo di lettura: 5 min

Per un pranzo al sacco VegUn suggerimento per un gustoso pranzo al sacco vegano a impatto zero: farfrittata di ceci con scarola e uvetta.

La schedaLocalità di partenza: Piancavallo (mt. 1243) –VB- Località di arrivo: Piancavallo Cime sul percorso: Cima di Morissolo (mt. 1313) e Monte Morissolino (1410)Dislivello: mt. 200 circa Tempo di percorrenza slow: ore 2,30 (soste escluse)Lunghezza: Km 5 circaDifficoltà: T/EPeriodo: tutto l’anno

Se state cercando un’idea per una breve fuga all’estero che concili arte, cultura e natura, il mio consiglio è quello di organizzare un tour in bicicletta nelle Fiandre. Il Belgio vi sorprenderà e sedurrà con il suo fascino fiammingo, con un’architettura gotica e medievale, con distese verdi di pascoli e romantiche cittadine sui canali.La bicicletta è il mezzo che si adatta meglio all’esplorazione delle Fiandre, in quanto il territorio è completamente piatto e i tragitti perfettamente segnalati. I percorsi ciclabili costeggiano canali e fiumi, rendendo il viaggio particolarmente suggestivo, per poi penetrare nelle città d’arte. Questa è una valida alternativa per visitare quei luoghi meno battuti dal turismo tradizionale.

1° giorno: Bruxelless – Mechelen 65 kmBruxelles saprà stupirvi con la sua maestosa Grand Place, le sue gallerie e i suoi eleganti edifici. Consigliata una visita all’interno dell’Atomium, icona della capitale belga. Arrivati a Mechelen potrete visitare il museo dei giocattoli e godervi una passeggiata lungo il fiume Dijle per scoprire i palazzi più antichi della città.

2° giorno: Mechelen – Bornem 30 kmIn questo breve tratto pedalerete attraverso Leuven, la più antica città universitaria del Belgio, nota anche come città della birra. Da Bornem potrete raggiungere Anversa in 15 minuti di treno, città caratterizzata da una sorprendente architettura fiamminga.

3° giorno: Bornem – Gent 63 kmCittà natale dell’imperatore Carlo V, Gent è caratterizzata dalle graziose case dei mercati, che si specchiano sulle acque dei canali e dalle torri che sovrastano il centro

storico. I canali e i fiumi sono parte integrante del paesaggio urbano di questa città. Se siete appassionati di biciclette, allora non dovete perdervi il museo / bar Velootje che ospita al suo interno decine di biciclette dal sapore vintage.

4° giorno: Gent – Bruges 50 kmIl centro storico di Bruges è parte dei siti dichiarati patrimonio dell’umanità dell’Unesco ed è una delle cittadine medievali meglio conservate in Europa. Prendetevi il tempo per percorrere gli intimi vicoli, per sbirciare nelle botteghe in cui si vendono cioccolatini di tutti i gusti, per sorseggiare una birra belga, per fare un giro in barca lungo i canali o arrivate fino a Damme in bicicletta e ammirate i mulini lungo il tragitto.

Tour delle Fiandre in biciclettaEliana Lazzareschi Belloni – Web content writer tempo di lettura: 3 min

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PER APPROFONDIRE:altopiemonte.viveresostenibile.itwww.equotube.it TURISMO SOSTENIBILE

L’estate sembra lontana e il freddo vi fa sospirare? Preparate il vostro prossimo viaggio! Ci sono destinazioni che vanno meditate e preparate… quindi quale occasione migliore di una tazza di tè caldo ed un libro da leggere

sulla vostra prossima meta? Ci sono luoghi che danno il meglio di sé in estate o che offrono paesaggi bellissimi anche se non è la stagione migliore per visitarli. Questo mese vi proponiamo due viaggi ai due poli opposti. Il primo, è realizzabile quasi esclusivamente d’estate: un viaggio dedicato a chi è alla ricerca di una meta unica e

indimenticabile, in luoghi sconfinati e solitari, alla ricerca di se stesso e della vera essenza del rapporto uomo - natura. Il secondo viaggio è un evergreen, adatto a tutte le stagioni (anche se ci sono momenti diversi) e a tutte le tipologie di viaggiatori: una meta dedicata a chi vuole rilassarsi, conoscere luoghi e persone e godere di paesaggi unici. Sono due terre che lasciano un’emozione così forte che raramente possono passare inosservate. Ecco allora

le due idee che abbiamo selezionato per voi, ma potrete trovare anche altri viaggi alternativi sul nostro portale dedicato ai lettori di Vivere Sostenibile.

Estate in viaggio, prima ci pensi meglio scegli!

tempo di lettura: 6 min

Mongolia – Tra terra e cielo Quando pensi alla Mongolia la prima cosa che ti viene in mente è Gengis Khan ed i racconti delle sue conquiste. E poi il deserto del Gobi e le sue dune. La Mongolia è molto di più: è un paese di polvere, suoni, silenzi immensi, paesaggi infiniti, orizzonti senza fine. La Mongolia si rispecchia negli occhi di un popolo che vive nelle ger (tende tipiche dove i nomadi vivevano e vivono ancora oggi). Senza luce continua, acqua corrente, agi, divisioni di stanze e, tantomeno, senza bagno. Una tenda dove ogni giorno a qualsiasi ora trovi un termos pieno di tè caldo e un po’ di airag (latte fermentato, con un gusto leggermente salato ed alcolico), pronti per gli ospiti. Un piccolo nucleo, un piccolo mondo aperto a chiunque passi. Non importa chi sia, da dove venga, che lingua parli. Basta fermarsi sulla strada (a volte non c’è nemmeno un sentiero e l’autista si muove come seguendo un filo invisibile in mezzo alla steppa). Qualcuno arriverà, in sella al suo cavallo o ad una moto. Perché nella steppa non ci si ferma, se non per bisogno. Si è continuamente in viaggio. E quando esci da Ulan Bator (o UB, come la chiamano loro) vedi solo quello: una lunga e immensa prateria, che è in continuo divenire. Roccia, deserto, dune, monti, pianura. Caldo a 35° ed il giorno dopo guanti e sciarpa. Il cielo e la terra si toccano e si sfiorano ... in certi punti sembra quasi di poter toccare le nuvole. E allora non stupisce scoprire che una delle principali divinità è Tengger, il dio cielo. E di notte proprio il cielo è lo spettacolo più bello: immenso, stellato, in cui persino scorgi le sfumature di blu della Via Lattea (ebbene no, non esistono solo sui libri!). Un cielo senza interruzioni di luci artificiali per chilometri, immerso in un silenzio che mai avresti immaginato potesse esistere.

Perù – L’impero Inca rivive ancora Il Perù è un paese bellissimo ed autentico, con la sua gente, i suoi mercati e paesaggi incredibili, dove le imponenti rovine dell’antico impero Inca si confondo con la selva Amazzonica. Da un capo all’altro del Perù: Cusco l’antica capitale inca, Machu Picchu la città perduta, la mitica Valle Sacra degli Incas, Puno e lo spettacolare Lago Titicaca, Arequipa e la sua architettura coloniale, Nazca con le sue misteriose linee e per finire un po’ di mare e di natura incontaminata con la riserva naturale di Paracas e le fantastiche isole Ballestas. Per chi ha intenzione di completare il viaggio con una estensione, ci sono le estensioni nella Selva Amazzonica e la possibilità di rilassarsi sulle spiagge del mare tropicale del Nord. Ma il Perù è anche un paese molto povero, in cui convivono ricchezza estrema ed emarginazione profonda, dove l’accesso a sanità ed istruzione è spesso un miraggio per moltissime persone e naturalmente sono i più deboli - come i bambini - i più colpiti da questa situazione. Per chi pensa che il turismo possa dare una mano importante, sia come strumento di conoscenza ed arricchimento culturale reciproco fra i viaggiatori e le popolazioni locali, sia come mezzo di finanziamento di alcune realtà bisognose di aiuto, questo è il modo più concreto per venire in contatto con loro. Viaggiatori, con tante idee e tanto entusiasmo e con la ferma convinzione che il Perù, oltre alla magia del Machu Picchu, sia anche una terra fatta di suoni, colori ma soprattutto di persone … dove la solidarietà ed il turismo possano aiutare a migliorare le cose. Un viaggio per conoscere tutto sul mondo dei Quechua e degli Aymarà, senza dimenticare i progetti di solidarietà che sostengono le situazioni difficili di questa meta.

MONGOLIA

PERU’

Ci siamo lasciati il mese scorso con la tradizione del gusto piemontese e ritorniamo – in occasione nel mese più dolce dell’anno – con un’esperienza del Live – Love – Learn. È il caso di Oropa Natura (presente nel pacchetto ViaggiAttivo e BenEssere) che vi aspetta nel Giardino Botanico di Oropa, piccolo feudo nel Regno delle piante. Immerso nel verde delle montagne e dei parchi naturali, è meta romantica per un turismo di qualità, grazie alla varietà dell’offerta disponibile: attività outdoor e indoor in aree protette che favoriscono la conoscenza approfondita degli aspetti naturalistici, paesaggistici e culturali del territorio.Tra l’altro, il Biellese è anche tra i pochissimi territori in Italia ad annoverare due siti “Patrimonio dell’Umanità UNESCO”: il Lago di Viverone, parte dei “Siti Palafitticoli Preistorici dell’Arco Alpino” ed il Sacro Monte del Santuario di Oropa (ove si trova l’Oasi WWF Giardino Botanico di Oropa). Che dire, avete solo l’imbarazzo della scelta!

Live: Vivi la Valle Oropa. Love: Ama l’avventura. Learn: Conosci la Natura. Oropa Natura nasce dall’esperienza di Clorofilla, una cooperativa di giovani che ha voluto valorizzare la terra in cui vive ed in particolare il Giardino Botanico di Oropa. Se vi capita di vedere il giglio martagone e l’arnica montana in compagnia della rosa rugosa della Cina e della primula himalayana, probabilmente siete nel Giardino Botanico di Oropa. Che non è la Torre di Babele dei vegetali, ma piuttosto un piccolo “feudo” del Regno delle Piante dove sono raccolti rappresentanti di oltre 500 specie diffuse sul nostro pianeta. Tante le attività che si possono svolgere all’interno di questa meravigliosa oasi. Non solo osservazione della ricca varietà botanica, ma anche avventura: infatti, all’interno sono stati allestiti percorsi acrobatici nei boschi! I percorsi sono costituiti da una successione di piattaforme installate a varie altezze e, attraverso una serie di passaggi avventurosi e giochi sospesi, si passa da un albero all’altro. Equilibrio, spirito d’avventura, voglia di mettersi in gioco, coordinazione e forza, sono gli elementi indispensabili per vincere la sfida: sui percorsi si cammina tra le fronde, si attraversano ponti tibetani, si scivola con le carrucole fino a terra per vivere un’esperienza unica e irripetibile dove nulla è artificiale: solo voi e la natura. Insomma, due cuori e un parco da esplorare, insieme!

San Valentino nella naturaEquotube tempo di lettura: 5 minEquotube

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PER APPROFONDIRE:facebook: L’AgriCultura APS

Il Bosco dei PiccoliBAMBINO NATURALE

Il bosco insegna

Saltare nelle pozzanghere, giocare a palle di neve, rotolarsi tra le foglie, camminare sotto la pioggia.Sembra il racconto di una domenica in campagna e invece sono le attività di routine degli allievi dell’asilo nel bosco, bambini per cui andare a scuola non significa rinchiudersi in un’aula ma stare in mezzo alla natura. Si tratta di un modello educativo nato in Danimarca negli anni ‘50 che in seguito si è diffuso in molti paesi d’Europa, ma non in Italia dove si sta sviluppando soltanto ora. Oggi su tutto il territorio nazionale gli asili del bosco sono una sessantina e quattro si trovano in Piemonte.

Per raccontare la storia dell’asilo nel bosco di Veglio, un paesino immerso nel verde del Biellese nord-orientale e famoso per il suo grande parco avventura, abbiamo incontrato Maura Farris, una giovane mamma che lavora da sempre come educatrice. “Dopo 10 anni di lavoro come responsabile di un micronido ero alla ricerca di un metodo didattico diverso. Mi ero resa conto in prima persona che i sistemi utilizzati dalle scuole classiche sono spesso coercitivi e propongono quasi esclusivamente attività strutturate classiche. Per esempio, ci sono bimbi che da subito amano il disegno, altri invece no. Però in una scuola classica non è facile differenziare le attività e quindi tutti finiscono per disegnare, ma a non tutti fa bene. Alcuni bambini preferirebbero stare tutta la giornata con il naso all’insù a guardare il cielo. Se li costringi a disegnare, blocchi il loro motore di crescita interiore.“Da qui è nata la ricerca che mi ha portato all’asilo nel bosco. Mi sono confrontata con Claudia Loglisci e Mattia Ravetti, anche loro educatori, e siamo entrati in contatto con un gruppo di ragazzi che ha fondato un Asilo nel Bosco a Ostia Antica. Siamo stati da loro, abbiamo visto come lavorano e ci siamo resi conto che stavamo cercando proprio una pedagogia di questo tipo”. E così Maura e i suoi colleghi hanno fondato l’Associazione l’AgriCultura e hanno dato il via al progetto il Bosco dei Piccoli. La prima esperienza è stata a Bioglio, un borgo in collina a 13 chilometri da Biella. “Avevamo un centro con una casetta in legno, ma purtroppo dopo alcuni mesi abbiamo subito un incendio; così ci siamo trasferiti a Veglio, dove il comune ci ha offerto la struttura dell’ex scuola materna in disuso da due anni. Il paese ci ha letteralmente adottato: tutti sono felici di avere di nuovo dei bambini per le strade. Molti abitanti hanno animali e i bimbi vengono invitati nelle stalle, ricevono le uova in regalo e così via. Per ora abbiamo nove bambini tra i tre e i sei anni che frequentano tutti i giorni e tre che vengono alcuni giorni a settimana.”Ma cosa significa davvero frequentare un asilo nel bosco?“È molto semplice: si sta quasi sempre fuori. L’educatore è soprattutto un mediatore tra i bambini e la natura. La giornata tipo inizia tre le 8.30 e le 9.15, quando arrivano i bambini. Si fa uno spuntino tutti insieme, poi si esce a passeggio e si gioca all’aperto, anche quando piove - sempre che non diluvi, naturalmente. Se il tempo è bello si mangia fuori, se no in struttura. Il pranzo lo si porta al sacco da casa. Nei mesi freddi abbiamo tute termiche e antineve. E per la pioggia ci sono le tute antipioggia danesi e gli scarponi impermeabili. I bambini non hanno paura del brutto tempo, anzi! Per loro la cosa più bella è potere

saltare nelle pozzanghere senza sentirsi dire niente. Quello del clima e del brutto tempo è un falso problema. In realtà i nostri bambini si ammalano meno di quelli che frequentano la normale scuola materna perché le malattie si trasmettono più facilmente all’interno. Senza contare che un bambino felice ha un sistema immunitario più attivo”.Del resto l’asilo nel bosco è diffuso soprattutto nei paesi nordici dove il clima è decisamente più rigido che in Italia, in particolare in Germania, nel Regno Unito e in Danimarca. Ce ne sono di due tipologie. In quelli più estremi non esiste nessun punto di appoggio: quando piove si tira un tendone per riparare i bambini e si accende il fuoco. Di solito comunque esiste un riparo, spesso una casetta, dove rifugiarsi quando il tempo è brutto, almeno per consumare i pasti.“In Germania una scuola materna su cinque è un asilo nel bosco e sto parlando del settore pubblico. A volte la frequenza dell’asilo tradizionale viene abbinata a qualche giorno alla settimana nell’asilo nel bosco, dove i bambini vengono accompagnati dalle loro insegnanti. In Italia siamo indietro anni luce. Noi abbiamo creato un comitato per promuovere la creazione di asili di questo tipo, che comunque sono sempre più numerosi anche qui. Il guaio è che per la legge italiana l’asilo nel bosco non esiste. Ognuno si organizza a suo modo, magari basandosi su un asilo privato preesistente. Dipende molto dal sostegno della regione e del comune e naturalmente anche dal clima socioculturale che si respira. In regioni come Toscana e l’Emilia Romagna ci sono più facilitazioni”.Viene da chiedersi come cresceranno i piccoli allievi dell’asilo nel bosco e se questa esperienza sarà determinante anche nella loro vita di adulti.“I vantaggi per i bambini sono molti” spiega Maura. “Prima di tutto sono liberi di sperimentare se stessi, sia a livello psichico che motorio e questo crea un bambino sicuro di sé e dà notevoli vantaggi anche nell’apprendimento successivo. Alcuni ci chiedono se non stiamo creando dei selvaggi. Io rispondo di no perché i nostri bimbi imparano molte cose: scoprono la natura, se stessi, la libertà, il ciclo delle stagioni. Le foglie che cadono, la neve, le prime primule, i frutti che maturano: è più di quello che si impara sui libri a quell’età. A quattro anni riconoscono le piante, gli animali, le impronte. Cose che per alcuni bambini di città non esistono nemmeno. Assaggiano i frutti, riconoscono i funghi, sanno che nel bosco non si infila una mano dentro un buco perché un animale ti può mordere. E soprattutto c’è l’autostima, una sicurezza che apre le porte verso il mondo e che conquisti quando da piccolo cammini per mezz’ora nel bosco con il tuo zaino in spalla”.

tempo di lettura: 7 minOlimpia Medici

Con questo breve articolo vogliamo annunciarvi l’avvio, dal prossimo numero, di uno spazio dedicato ad una rubrica pedagogica che affronterà tematiche riguardanti gli aspetti principali della vita quotidiana di ogni genitore/educatore.L’attuale momento storico richiede un grande senso di responsabilità nei confronti del mondo dell’infanzia, del ragazzo e dell’uomo in divenire. Il binomio coerenza\compromesso è spesso messo in crisi dalla facilità (libri, riviste, internet, mass media, ecc…) con cui possono essere acquisiti i “saperi”, spesso slegati da una sana moralità e buon senso. Le persone più sensibili sentono la necessità di una pedagogia basata su un’antropologia vivente, che renda coscienti i genitori delle reali esigenze che il bambino necessita nei diversi stadi di crescita. Si affronteranno per questo tematiche riguardanti il gioco, il ritmo, l’alimentazione, l’abbigliamento, il movimento, lo sviluppo dei sensi ecc.. partendo dagli spunti che Rudolf Steiner ha dato per la nascita della pedagogia Waldorf nel mondo. Questa scelta pedagogica ci permette di aprire i nostri orizzonti verso aspetti non puramente metodologici ma riflessivi, in modo che ogni genitore/educatore possa intraprendere il proprio percorso di “autoeducazione” che lo porti ad agire in modo più consapevole. Non verranno quindi impartite nozioni o dottrine rigide, ma spunti di lavoro perché il primo educatore sia l’”essere” genitore.

Il primo educatore: essere genitoreMaurizio Mora tempo di lettura: 3 min

Fotografie di Claudia Garito Photography

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Maria Montessori, filosofa e scienziata, una delle prime donne italiane laureata in Medicina, candidata più volte al Nobel per la pace, ma soprattutto una delle più influenti educatrici e pedagogiste di tutti tempi, ci ha lasciato in eredità il famoso metodo educativo che prende il suo nome. Apparentemente accantonato per un certo periodo di tempo, negli ultimissimi anni il metodo Montessori sta vivendo un momento di riscoperta e di rinnovata applicazione in particolar modo presso centri ed istituti privati.

Nonostante non sia certo recente, questo sistema educativo si rivela ancora molto attuale e presenta idee rivoluzionarie rispetto alla maggior parte dell’insegnamento tradizionale. Riassumerne il pensiero è un’impresa ardua; nel prossimo articolo Elisa Pulvirenti, educatrice Montessori, ci introdurrà in questo mondo, approfondendo la visione del bambino e di come la scuola dovrebbe seguirne le esigenze per ogni fase di crescita.

Alla (ri)scoperta del metodo Montessoria cura della redazione

Nei primi tre anni di vita il bambino consegue quelle che vengono indicate come le 3 lauree:-Linguaggio-Movimento fino-Movimento grosso-motorio con la conquista dell’equilibrioe della deambulazioneLo sviluppo avviene attraverso acquisizioni inconsce di cui non rimane memoria. Nei primi tre anni possiamo definire la mente come una mente assorbente. Il bambino è creatore inconscio.Dai 3 ai 6 anni assistiamo ad una Fase di stabilizzazione. Il bambino è il lavoratore cosciente. La neocorteccia è ora completamente formata, ciò fa sì che l’apprendimento divenga cosciente. Il bambino ha grande desiderio di fare esperienza sull’ambiente per poter stabilizzare tutto ciò che ha acquisito nei primi 3 anni. È una fase di stabilizzazione delle acquisizioni, di perfezionamento. Anche se è nei primi 3 anni che la mente è in massimo grado assorbente, ancora in questo triennio tale qualità mentale permane, anche se la coscienza prende sempre più piede. L’intero periodo da 0 a 6 anni costituisce l’infanzia. Dai 6 ai 12 anni c’è la fanciullezzaÈ un periodo di stabilità, fisica e mentale, anche a livello di salute. Il fanciullo è caratterizzato da un’intelligenza vivacissima ed è costruttore della cultura. Ha uno spiccato interesse per la conoscenza ed è attratto da tutto ciò che è buono, etico, giusto. Si pone una miriade di domande sull’universo. In risposta a ciò, la scuola si trasforma da “casa del bambino” a laboratorio di conoscenza, dando

la possibilità di esplorare la matematica, la geometria, la cosmica.Dai 12 ai 18 anni incontriamo la fase dell’adolescenzaÈ una fase caratterizzata da una grande rivoluzione psico-fisica (il neonato sociale). La salute, come nell’infanzia, torna a farsi delicata. Come il neonato, l’adolescente presenta una sorprendente crescita staturo-ponderale, accompagnata da grandi trasformazioni corporee e dal risveglio della sessualità. E’ il periodo delle grandi ribellioni, sia a livello personale sia a livello sociale. Tuttavia, la nostra società costringe l’adolescenza ad uno stato di impotenza e questo crea un’enorme frustrazione. Dai 18 ai 24 anni la fase della maturità“Dopo i 18 anni l’uomo può considerarsi completamente formato”. È nuovamente una fase caratterizzata da stabilità. Il giovane uomo dovrebbe essere capace di collaborare al bene comune dell’umanità. La visione in piani di sviluppo mette in discussione il sistema scolastico tradizionale che considera lo sviluppo come lineare. L’intelligenza e le acquisizioni raggiungono il massimo nei primi 12 anni di vita, non dopo. La scuola tradizionale invece parte dal presupposto che più l’individuo cresce più diventa intelligente e capace di acquisire conoscenze. La scuola invece dovrebbe rispondere a quelli che sono gli interessi del bambino:-Da 0 a 6 anni ha interesse per ciò che è concreto. È necessario quindi proporgli varie forme di esplorazione sensoriale.-Da 6 a 12 anni ha interesse per ciò che è astratto, così come

per ciò che è immensamente piccolo o immensamente lontano. Vi è la massima espansione della mente e della conoscenza. Ecco perché Maria Montessori dà enorme importanza all’educazione in questa fascia d’età. -Dai 12 anni si dovrebbe dare molto spazio alla ricerca, integrata da attività produttive. La situazione ideale sarebbe costituita da un college.

BAMBINO NATURALE

Il bambino secondo il pensiero di Maria MontessoriElisa Pulvirenti tempo di lettura: 4 min

Cosa c’è di più sano, etico e sostenibile del latte materno? L’Oms raccomanda allattamento esclusivo fino a 6 mesi e integrato da alimenti almeno fino a 2 anni. Il latte materno è un alimento vivo, ricco di anticorpi, cellule staminali, ormoni, fattori di crescita e micronutrienti. Pronto all’uso, igienico, a rifiuti zero, a cm zero, a costo zero. L’allattamento, soprattutto se prolungato, è un fattore protettivo anche per la salute della mamma. Il latte materno è uno degli alimenti più democratici, perché il suo valore nutritivo è uguale in tutte le mamme, sia povere, sia ricche.Purtroppo, le percentuali di allattamento sono sconfortanti, (benché migliori degli anni ‘80): in Italia le donne che allattano esclusivamente al seno il proprio bambino, a 4-5 mesi di vita, sono il 38%.Eppure, a parte gravi patologie materne, o rarissimi casi di allergia dei bambini al latte materno (galattosemia), tutte le donne possono (in teoria) allattare.Ma cosa impedisce, in pratica, a tante mamme di allattare? Piccoli problemi e ansie che senza supporto possono diventare invalicabili montagne, pregiudizi nella rete familiare, pratiche sanitarie non corrette, politiche lavorative non abbastanza tutelanti, e su tutto, l’immane giro di interessi e corruzione che vortica intorno al latte artificiale.Un’inchiesta di Rec, su Rai tre, svela il costo nascosto del

latte artificiale: quello dei viaggi, dei tablet, degli i-Phone che gli informatori scientifici regalano ai pediatri nella speranza di essere ricambiati con prescrizioni facili.Nei paesi poveri la situazione è ancora più drammatica: mamme spinte ad abbandonare l’allattamento per il marketing criminale delle multinazionali del latte artificiale, costrette ad alimentare i loro bimbi con latte in polvere, senza saper leggere le istruzioni né sterilizzare i biberon, strozzate dalla povertà, diluiscono la polvere in troppa acqua e troppo sporca. E così, tra infezioni e denutrizione, tanti bambini muoiono. “Il latte materno è inquinato” dicono alcuni “meglio quello artificiale”.Benché effettivamente il latte materno concentra in sé molti inquinanti ambientali, la letteratura scientifica dimostra che è comunque preferibile a quello artificiale. A parità di contaminazione in utero se la cavano meglio, in termini di sviluppo neuropsicologico e cognitivo, i bambini allattati al seno, soprattutto se a lungo, rispetto a quelli alimentati con formula o in maniera mista.L’allattamento al seno, infatti, favorisce e protegge lo sviluppo neuropsicologico e cognitivo anche quando sia stato compromesso dall’esposizione ad inquinanti durante la gravidanza.Miracoli della natura, che (ancora per quanto?) è più forte della follia di noi umani.

Sano etico e sostenibile: il latte maternoLinda Maggiori tempo di lettura: 3 min

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Alto Piemonte10altopiemonte.viveresostenibile.net FEBBRAIO 2017

PER APPROFONDIRE:www.ilportaledelviverebene.itLA RUBRICA DEL

VIVERE BENE

Coaching Alimentare e cura di sé sono diventati argomenti di estremo interesse nella nostra società perché sono alla base di bisogni e presupposti culturali importantissimi: crescere, migliorare e autorealizzarsi. Osservare una dieta corretta è anche e soprattutto una questione di motivazione: per trovare dentro di sé le risorse per seguire un’alimentazione sana ed equilibrata è possibile affidarsi ad un coach, figura professionale capace di offrire un supporto fondamentale in tema di abitudini alimentari e stili di vita funzionali al raggiungimento del benessere. Ma l’accento va sempre messo sul rapporto fra alimentazione e motivazione, sulla voglia profonda di cambiare una volta per tutte le abitudini dannose che magari abbiamo acquisito fin da bambini e sono così radicate che sembrano impossibili da eliminare. L’alimentazione rappresenta solo il passo iniziale sulla strada verso il benessere, mentre la motivazione è quella molla che ci spinge proprio a muovere il primo passo. La figura professionale del naturopata coach, aiuta le persone a capire qual è il percorso individuale da intraprendere, senza offrire consigli o indicare soluzioni preconfezionate, ma supportando ognuno ad affrontare il cammino più adatto alle esigenze del momento. Diventa un pò un motivatore e un pò uno stratega:

il suo compito è portare la persona a focalizzare la propria attenzione su ciò che per lei è più importante. Il prerequisito indispensabile è la consapevolezza che siamo noi i responsabili della nostra salute e del nostro benessere. “Lavorando assieme e concentrandoci sulle cose che ci piacciono, riusciremo a raggiungere tutti gli obiettivi che ci siamo posti. E sarà davvero un piacere scoprire quanto è facile volersi bene mangiando meglio”.Chi può avere bisogno di questa figura professionale?Chiunque voglia perdere peso ed essere supportato nel raggiungimento di questo obiettivo, per superare le difficoltà e gli ostacoli che si incontrano nel seguire una dieta; chiunque debba, per motivi di salute, seguire un particolare programma alimentare dato dal medico di competenza.Ci rivolgiamo a persone con problemi di:- Obesità- Sovrappeso- Alterazione fame-sazietà- Donne con problemi di sovrappeso legati a cambiamenti fisiologici (pubertà, gravidanza, menopausa, ecc...)- Alterazioni del peso corporeo legate a stress e cambiamenti

di vita- Fame nervosa- Scarsa stima di sé nel perseguire un programmaE molto altro in relazione ad obiettivi da raggiungere.La priorità è seguire la persona oltre il momento della consulta, in empatia e ascolto attivo, accompagnarla affinché comprenda e avanzi verso il suo obiettivo, stabilito all’inizio del percorso e mettere l’accento sulle sue potenzialità, i suoi talenti, sulle sue doti nascoste. Portare in superficie tutto ciò è un momento di rinnovamento importante che potenzia e indirizza verso nuove modalità, nuovi obiettivi e cambiamenti importanti.

Coaching alimentare e cura di sèCaterina Merlo – Naturopata – Life Coach Metacorporeo tempo di lettura: 4 min

Cosa significa la parola meditazione? Spesso diamo alcuni termini per scontati ma hanno più accezioni. In Occidente meditare significa riflettere profondamente su un argomento. Il significato in Oriente, dove questa pratica è nata, è tutt’altro ed è relativo all’osservazione della mente stessa, la disidentificazione con il suo continuo chiacchiericcio ed il raggiungimento di uno stato di pace a contatto con l’essere (che non è la mente) nella sua forma più pura. Al mondo esistono moltissime scuole di meditazione facenti capo a diverse religioni e maestri, alcune utilizzano la visualizzazione, i mantra, posizioni accompagnate allo yoga, altri il rilassamento o all’opposto la concentrazione estrema. Tutte le strade portano a Roma? È possibile, in quanto il centro dell’essere si può raggiungere in molti modi e non c’è una soluzione uguale per tutti. La meditazione del cuore è nata ai piedi del Maestro Osho, da un gruppo di suoi discepoli che hanno intensamente messo in pratica i suoi innumerevoli avvertimenti ed indicazioni sui vari metodi per “navigare” nel mondo interiore. Si tratta di tecniche semplici, mirate a renderci più consapevoli, attenti, presenti ed amorevoli. Il cuore, universalmente, rappresenta la capacità di sviluppare un

amore superiore ed infatti attraverso un’atmosfera amorevole impariamo a non giudicarci ed accogliere le energie disturbanti dentro di noi. Questa è una premessa inevitabile per riuscire a trasformarle e ad imparare a non giudicare il prossimo, raggiungendo la capacità di essere compassionevoli, anche nelle situazioni più difficili. Il cuore ci porta in uno stato di rilassamento e per questo apre una visione più profonda sia del mondo che dei misteri della nostra anatomia sottile interiore. Quando siamo tesi e ansiosi infatti, difficilmente abbiamo una chiara percezione della realtà e delle nostre possibilità di trovare soluzioni nuove e creative ai problemi che la vita ci pone. L’amorevolezza porta guarigione al nostro intero sistema, in quanto sciogliendo il dolore e le rigidità restituisce vitalità, cura vecchie ferite e blocchi e ripristina il flusso dell’energia in tutti gli aspetti della vita. Il cuore crea anche una connessione profonda con il centro dell’essere e quegli strati invisibili in cui risiedono le nostre qualità essenziali, i doni ed i tesori con i quali siamo nati, spesso sepolti sotto le fatiche della vita quotidiana e l’identificazione con la nostra personalità esterna e storia personale. Questo metodo, estremamente pratico, utilizza i

sensi come aperture verso la corretta percezione della realtà esterna e anche verso l’interiorità, ma in uno stato di coscienza particolare, iperconnesso con la vastità della consapevolezza. Il metodo ha lo scopo di portare il praticante ad autogestirsi emotivamente e ad avere un mezzo immediato da usare nella sua vita quotidiana per rilassarsi, aprire la visione e l’intuizione a livelli più elevati, ricevendo messaggi utili da dimensioni interiori non immediatamente accessibili altrimenti.

La Meditazione del Cuore - Il cuore come porta dell’anima nel linguaggio universaleGiulia La Sorte (Ma Dhyan Chameli) tempo di lettura: 4 min

La paura è un’emozione primaria, coma la gioia e la rabbia, comune sia al genere umano che al genere animale. Da un punto di vista evolutivo, la sua funzione è quella di segnalarci un pericolo e di predisporre l’organismo a fronteggiarlo. Anche i bambini sperimentano diverse paure, per lo più legate a fasi diverse della crescita, che sono potenzialmente positive e si estinguono naturalmente.Nonostante questo, a volte, succede che le paure siano eccessive, che interferiscano con la vita del bambino diventando un grande problema sia per loro che per i genitori. Questo può succedere perché si tratta di piccoli con una personalità eccessivamente sensibile, oppure perché sono stati esposti precocemente ad eventi difficili, altre volte perché assorbono le paure e preoccupazioni dei genitori.In tutte queste situazioni, i Fiori di Bach sono un’ottima risorsa per recuperare rapidamente l’equilibrio e la serenità: sono naturali, senza effetti collaterali e dall’azione molto rapida. In particolare, due sono i rimedi maggiormente indicati per le paure tipiche dei bambini.Il Fiore di Bach più noto è senz’altro Mimulus.Questo rimedio è anche un fiore tipologico, corrisponde cioè a delle caratteristiche di personalità, non solamente a stati emotivi momentanei. In particolare, corrisponde proprio al

bambino eccessivamente sensibile, timido e, a volte, timoroso. È molto delicato e risponde con disagio agli stimoli sensoriali estremi come troppa luce, troppo freddo, troppo rumore.Mimulus è anche il rimedio da utilizzare quando i bambini hanno sviluppato una paura specifica in seguito ad un’esperienza negativa. Ad esempio, hanno paura dei cani perché sono stati aggrediti, oppure hanno paura dell’acqua perché al mare sono stati travolti da un’onda, oppure hanno paura del dentista perché hanno sofferto e così via. In questi casi, dove è possibile identificare un’origine traumatica della paura, sarebbe molto utile abbinare anche il rimedio del trauma, Star of Bethlehem.Mimulus aiuta anche a curare le paure concrete legate alle situazioni nuove: imparare a camminare, salire le scale, andare all’asilo. In questi casi, sarà utile abbinare Walnut, il grande adattatore.Ci sono invece paure più indefinite, vaghe, in cui il legame causa-effetto non è così chiaro. Ad esempio, la classica paura del buio, dei mostri, della strega. In questi casi il rimedio indicato è Aspen, il pioppo tremulo. Aspen è utile anche nel caso di incubi notturni e brutti sogni. Per approfondire: www.curarsiconifiori.it . Per appuntamenti: [email protected].

Fiori di Bach per il bambino che ha “troppa” pauraBeatrice Castelli - Psicologa Naturopata tempo di lettura: 3 min

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FEBBRAIO 2017

IBuone pratiche, belle idee e buona amministrazione

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Born to Meet. Io ci sto tra i migrantiTempo di lettura 10 min.

Hélène è una ragazza di 20 anni, la scorsa estate ha deciso di dedicare 10 giorni per vedere con i propri occhi la situazione dei migranti in sud Italia. E’ partita da Milano ed è arrivata a Borgo Mezzanone (FG) nel campo “Io Ci Sto tra i migranti” gestito dai Padri Scalabriniani. Ne è nato un foto diario toccante e veritiero per capire e per capirsi, a occhi aperti sull’uomo e la donna di oggi.

Giorno 1 – Sabato, 23 luglio 2016Qualche ora prima di partire mi siedo sul letto e sento il bisogno di portare vivi alla memoria i perché di questo viaggio: non vo-glio rimanere indifferente davanti ad un problema in “casa mia” e a situazione inversa vorrei che qualcuno lo facesse per me.12.51È a te e a me che dedico questo viaggio.Manca veramente poco e non so come sentirmi: il mio stomaco gira sotto sopra ma il mio respiro mi dice: tranquilla, andrà tutto bene. “Togliersi il cappelloImparare a servire e ad ascoltareQuesto è il mio dono Fatto con un inchino”Treno cancellato, si torna indietro. Ma cosa torna per davvero?

Giorno 2 – Domenica, 24 luglioSvolgersi.Il viaggio è iniziato, cuore e mente si fanno trasportare ma il mio corpo è ancora a casa. La mia consolazione è che nulla accade per caso “Ho fiducia nella vita”. Ore 22.15“Sono capovolgimenti solo se spaventano”Grazie a MarinoBus e 40 euro finalmente il mio corpo si è ricon-giunto a cuore e mente.Fuori è buio. Mi piacciono i viaggi lunghi sui mezzi, ho la sensa-zione di potermi permettere di guardare il passaggio di ciò che mi circonda con molta serenità: una casa, un albero, un lampio-ne, una fabbrica e ancora una casa, un albero, un lampione… ma soprattutto mi piace immaginare la vita delle persone che vivono in quella casa, si sono seduti sotto quell’albero, sono sta-ti illuminati da quel lampione o lavorano in quella fabbrica. Mi piace pensare che magari, in fondo a voler tirare le somme ab-biamo tutti la stessa vita: qualche nodo da sciogliere e qualcuno a cui pensare.Ore 5.15 Io al posto 61, a sinistra la luna e a destra il sole che sorge. Uno spettacolo immenso le cui impalcature sono nuvole che sosten-gono cielo e colori.

Giorno 3 – Lunedì 25 luglioOre 7 circaArriviamo a Foggia e dopo una colazione parecchio sostanziosa cerchiamo la linea 24 con destinazione Borgo Mezzanone. Sa-liamo sull’ autobus e chiedendo all’autista di comprare i biglietti scopriamo non con poca sorpresa che, testuali parole <<qui gli autobus vanno da soli>>, e che quindi il biglietto non bisogna comprarlo. Con la stessa serenità si accende una sigaretta e ini-zia a guidare. Ulivi, campi immensi, ulivi, campi e ancora ulivi. Arriviamo al campo, conosco Alfred che viene dallo Zambia, lui in realtà si chiama Chibale ma non è che Alfred non sia il suo vero nome. In Africa ormai si usa dare un nome che vale per la famiglia e gli amici che in questo caso è Chibale e poi un nome

Reportage di Hélène Carlotta Lupatini

inglese: Alfred, che viene utilizzato dal momento in cui si va a scuola. Seguendo questa linea, lui si chiama anche Fusco e que-sto nome se lo è dato lui. Mi racconta che in questo modo a seconda di come lo si chiama capisce subito con chi sta parlando e a quale periodo della sua vita risale la conoscenza di questa persona.Chibale significa piatto grande, si chiama così perché un certo Chibale che aveva vissuto generazioni prima nella sua famiglia aveva fatto delle cose belle in vita e quindi questo nome viene ridato perché si dice sia propiziatorio.Lo Zambia prende il nome dal fiume che lo attraversa: lo Zam-besi. Mi racconta della società Zambese che è matriarcale e questo implica in parole povere che se tua mamma ha un fratello, è lui che fa le tue veci e decide per te. Si dice che il lavoro conferisca dignità all’uomo, ma che dignità possono dare € 2,50 all’ora per raccogliere pomodori?Ghetto bulgaro.Scendo dal pulmino e vedo un luogo in cui l’uomo non dovrebbe mai vivere. Cammino tra la gente a cui il mio sorriso crea diffi-denza e le centinaia di baracche fatte di cartoni, i cui confini sono porte rubate. Con che coraggio mi presento? Con che coraggio passo tra le loro case senza alcuna scusa per la mia fortuna e la loro disgrazia? Guardo con tristezza piccole bambine dai bei lineamenti perché vedo quelle poco più grandi con già troppa tristezza negli occhi per poterla sopportare. Accolgo affetto e baci da piccole donne che non conoscono ca-rezze. Vorrei regalare loro un po’ della mia vita. Penka e Maria mi abbracciano con tanta forza quasi da strapparmi i vestiti e infondo vorrei che ci riuscissero… ma la cosa più folle è che sono loro - che non hanno nulla - a donarmi qualcosa.Il sole del tramonto più bello brilla sui passi del mio ritorno e vorrei soltanto che tutta quella luce fosse per loro.La migrazione ha un volto, ha un nome; non è una questione di numeri.

Giorno 4 – Martedì, 26 luglioDono.Il nome Abdel significa: servo del dio che perdona.Questa mattina andiamo a Casa Speranza che non è una casa di accoglienza ma un dormitorio. Apre nel 2004 dato che nel 2003 iniziano gli sbarchi. A guidarla è Dina, la stessa che ha in mano gran parte del campo di volontariato. La casa accoglie massimo 12 persone a volta e si propone di <<dare un letto ed una dignità a chi vi alloggia>>. In 12 anni sono passate circa 700 persone, ognuna delle quali si è fermata più anni <<è la qualità e non la quantità di persone che conta>> dice Dina.In questa casa i migranti non hanno qualcuno che fa le cose per loro, ma si fa tutto insieme perché mai nulla è dovuto.Viene chiesto a Dina perché facciamo la scuola di Italiano in piazza e non andiamo più in Pista come negli anni precedenti e lei risponde: <<Prima di tutto perché nulla è dovuto e perché in questo modo si cerca di limitare il processo di ghettizzazione,

e poi anche perché fa bene agli Italiani vedere degli immigrati che hanno voglia di studiare. L’integrazione va fatta anche per loro.>>I servizi che possiamo offrire noi sono tre. Il primo è la scuola di Italiano, il secondo è l’animazione dei bambini e il terzo è la ciclo-officina su cui c’è da spendere qualche parola in più.Per ciclo-officina si intende la riparazione di biciclette. La do-manda sorge spontanea: perché è così di fondamentale impor-tanza riparare le biciclette degli immigrati?Partiamo da un po’ più indietro. Quando un immigrato sbarca in Italia la prima domanda che gli viene fatta insieme al riconosci-mento della persona e alla presa dell’impronta digitale è: sei qui per lavorare? -piccolo excursus- una persona può migrare per cercare un la-voro (in questo caso migrante economico) oppure per cercare protezione dalla guerra. Il migrante indipendentemente dal gruppo a cui appartiene ri-sponde <<sì>>, perché crede che la domanda sia intesa come “sarai disposto a lavorare in questo paese?”.Quel che non sa è che rispondendo <<sì>> automaticamente di-venta un immigrato economico.Ma quel che ancora di meno sa, è che in Italia non c’è un modo legale per entrare come immigrato economico e che quindi oltre ad essere un immigrato economico ora è anche immigrato irre-golare e quindi fuori legge.In realtà esiste una possibilità per entrare legalmente in Italia come immigrato economico e questa si chiama -decreti flus-so- in parole povere prevede che io Italiano che ho un’attività chiamo personalmente Abdel e altri per venire a lavorare da me facendogli un contratto e pagandogli il viaggio; come si può im-maginare in percentuale di praticabilità è inesistente. Quindi andrebbe informato che non dovrebbe rispondere <<sì>> con tanta leggerezza dato che questo gli compromette una vol-ta per tutte la possibilità di essere classificato come immigrato potenzialmente richiedente asilo o protezione (che magari è).Bene.Dove vanno a finire tutti questi immigrati clandestini? Da queste parti a lavorare nella raccolta dei pomodori per €2,50 all’ora e a vivere in delle baracche in mezzo al nulla.Non è ancora finita qui: rientra in tutto questo gioco anche il ruolo del caporalato che è la figura (in questo ambito) interme-diaria tra chi possiede i campi e i braccianti stessi; provvede an-che allo spostamento dei lavoratori dalle baracche al luogo di lavoro attraverso un pullmino al costo di €5 all’andata e €5 al ritorno. Tenendo presente che guadagnano €2,50 all’ora non ci vuole molto a capire che si tratta di un costo insostenibile. Ma i caporali hanno una soluzione anche a questo … perché non pre-tendono di riscuotere i soldi nell’immediato, ma danno la possi-bilità di creare un credito che nella realtà dei fatti trasforma un immigrato sottopagato in uno schiavo indebitato a vita.

Quindi, qual è l’unico modo per diminuire il potere dei caporali sugli immigrati? Fare in modo che i lavoratori possano ---->

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Buone pratiche, belle idee e buona amministrazione

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recarsi autonomamente sul posto di lavoro con una bicicletta. Ora però teniamo conto che essendo le strade non asfaltate le biciclette si rompono di continuo; di conseguenza alcuni di noi riparavano gratuitamente biciclette.I luoghi in cui offriamo servizio sono quattro:

il primo è la piazza davanti alla parrocchia e a dove alloggiamo; qui tirando fuori sedie, panche e tavoli facciamo scuola di Ita-liano.Il secondo luogo è “La Pista” una vera e propria pista di atter-

raggio creata durante la guerra e ora abbandonata. Ai due lati della pista sono spuntate come funghi baracche e bordelli di mi-nori. Qui portiamo la ciclo-officina e fino all’anno scorso anche la scuola di Italiano. Da quest’anno questa è stata portata come

detto prima in piazza.Il terzo posto è il Ghetto di Rignano, nato da poche baracche, al giorno d’oggi si contano all’incirca 2000 persone. Hanno acqua ed elettricità. C’è una vaghissima idea di cittadina organizzata per strade... sottolineo vaghissima. I bambini vanno a scuola.Il quarto posto è il Ghetto Bulgaro. Ora bisogna immaginarsi una discarica, poi delle persone viverci dentro e poi quasi un centi-naio di bambini. Non hanno ne acqua, ne corrente. I bambini sono analfabeti.

Giorno 5 – Mercoledì, 27 luglioDue fuochi appiccati per noia. I ragazzi delle case popolari della borgata hanno acceso due incendi nei campi davanti ai nostri bagni. Siamo in guerra?Ancora una volta. Ancora una volta gli sguardi della terra dimen-ticata. Perché?Perché? I bambini. I bambini corrono verso di me, ho bisogno che mi stringano a loro e mi ricordino perché sono qui. Ma a loro qualcuno ricorda perché sono qui? Che motivazione gli danno?Ho desiderio e timore di esserci.Chiedo a Penka (con i gesti dato che non sa una parola di Italia-no) di insegnarmi una canzone nella sua lingua. Cerco di ripeter-ne le parole e lei ride, ride come una matta perché sbaglio tutto e questo mi salva perché finalmente mi sento un po’ più debole

nei suoi confronti, finalmente mi sento meglio.Oggi al ghetto abbiamo trucchi per le bambine, come tiro fuori gli ombretti ogni parte del mio corpo viene assalita da piccole donnine desiderose di diventare tali per qualche ora. Una per una le trucco tutte, una per una colgo l’occasione di accarezzare le loro facce –lentamente-. Ombretto prevalentemente rosa, azzurro o viola e labbra rigo-rosamente rossissime. Dopo un po’ di titubanza si avvicina una ragazza di 25-30 anni che si siede davanti a me, cala il silenzio, e inizia a truccarsi, le bambine sgranano gli occhi in adorazione, sono secondi che sembrano eterni, e anche io mi sento ridiven-tare piccola davanti a gesti tanto belli e precisi.Il gioco che facciamo appena dopo è sacco pieno, sacco vuoto che mi causerà tre giorni di dolori alle gambe. Questo perché in prima istanza mi faccio prendere dalla competizione e poi per-ché la ragazza che scopro chiamarsi Diana si mette a giocare con noi e in particolare mi tiene per mano e continua a condurre i miei movimenti in un fare brusco ma tenero.Arriva il momento di tornare a casa ma i bambini non ci lasciano fisicamente salire sul pullmino. Devono aiutarci i ragazzi a –stac-carceli- di dosso; ma a questo punto come scimmiette si arram-picano sul tettuccio impedendoci di partire e tra le lacrime ini-ziano a sputare sui finestrini.È così difficile capire che gli immigrati non sono animali e tanto meno angeli ma come ognuno di noi persone?

Giorno 6, Giovedì 28 luglioUn’umanità ferita che va curata.La cosa più difficile non è dare, ma creare uno spazio per rice-vere.Al Ghetto di Rignano ci sono 2000 persone.Da ieri 1999.“Con un coltello piantato nel fiancogridai la mia pena e il suo nome:ma forse era stanco, forse troppo occupato,e non ascoltò il mio dolore.”Ma il suo grido tra gli adulti oggi è già silenzio. L’unico luogo in cui ancora risuona il suo eco è nel cuore dei bambini; e questo si trasforma in un disegno di due uomini che si uccidono e in una bambina che porto via da sua madre e non piange.<<Lo ha ucciso per un motivo futile...>> Scuola di ItalianoPuntualissimi iniziano ad arrivare i nostri alunni che dopo un’in-tera giornata di lavoro sotto al sole a raccogliere pomodori han-no ancora il coraggio di venire a lezione di Italiano; ma non solo: sono andati a lavarsi e a mettersi il loro vestito migliore... poco importa che sarà ogni giorno lo stesso. Forse è proprio qui che ho inizia-to a guardarli in modo diverso, forse é proprio in questo mo-mento che ho visto viva nei loro occhi la speranza lottare contro il destino non accettato. La classe in cui lavoriamo poi non é che l’ennesimo pezzo di terra di nessuno: qualche tavo-lo, qualche sedia portati da noi e poi cartoni appoggiati a terra.Vorrei poter dedicare ad ognu-no di questi uomini uno sguardo privilegiato, uno sguardo priva-to, uno sguardo per un volto e non per un immigrato qualsiasi. Ma questo è pressoché impos-sibile e mi sento male a dover correre dall’uno all’altro indistin-tamente. I loro occhi mi cercano delusi quando dopo vari tentati-vi di richiamare la mia attenzione non posso ancora guardarli. Mi trafigge deluderli. Test base, intermedio e avanzato servono per capire a che livello sei e se non riesci a fare nemmeno il base si parte dall’alfabeto. E come glielo dici, tu, che sei unA ragazzA di vent’anni, che ades-so gli insegni l’alfabeto e che deve ricopiare le lettere forse per

la prima volta mentre che tu gli strombazzi i suoni delle lettere un centinaio di volte nelle orecchie? Assolutamente in nessun modo: lo fai.Poi gli “sguardi privilegiati” arrivano, e nascono con i “pochi” che si fermano a sfidare il calar del sole.

Giorno 7, Venerdì 29 luglio Appunti da un incontro di formazione (queste non sono mie considerazioni, bensì appunti presi da slide di uno studioso di cui purtroppo non ho segnato il nome):La migrazione potrebbe anche essere chiamata mobilità umana.Se si calcola in percentuale, i migranti internazionale sono sem-pre stati il 3% della popolazione mondiale: quando la popolazio-ne è aumentata, sono aumentati anche i migranti (ma la propor-zione è rimasta sempre la stessa).Le principali comunità straniere presenti in Italia sono, in ordine: - Romania –Albania –Marocco –Cina –Ucraina –Filippine –Mol-davia –India –Bangladesh –Perù.Forse ci aspettavamo nomi diversi o un ordine diverso? Perché?Il numero dei migranti stagionali è di 13.000 persone.Odiernamente il 99% delle risorse appartiene all’ 1% della po-polazione e quindi l’1% delle risorse al 99% della popolazione; guardando a questi dati si può vedere l’immigrazione come una questione di giustizia: la gente si va a prendere quello che l’altra gente non è capace di condividere.Il legame ai propri confini non è altro che la paura di perdere i propri privilegi; la paura di cedere una parte di quel 99%. Libro consigliato: Migra-tion without borders – PecoudIl problema (non banale) di un’anguria.La storia è questa: oggi ci vengono donate all’in-circa 200 angurie, se non di più.Avendone così tante e sapendo di non poter-le mangiare tutte, decidiamo di donarne a nostra volta un po’ ai bambini del ghetto bulgaro. Ma appena iniziamo a decidere come muoverci ci rendiamo conto di quanti problemi possano creare delle angurie. La conversazione va più o meno così:Proposta: <<facciamo una specie di banchetto, portiamo un tavolo>> Risposta: <<il tavolo non si può portare perché ce lo porterebbero via>>Proposta: <<allora le tagliamo e gliele diamo in mano>>Risposta: <<ma come facciamo a tagliarle se portare un coltello equivale a essere degli incoscienti?>>Proposta: <<possiamo portarle intere e poi se le gestiscono loro>>Risposta: <<come facciamo a evitare che se le tirino in testa?>>Conclusione: <<siamo sicuri di voler portare le angurie?>>Alla fine decidiamo di portarle senza tavolo e senza coltello e semplicemente le daremo ai pochi bambini che ci accompagna-no fino al pullmino che tendenzialmente sono anche i più tran-quilli e affettuosi.Oggi con noi viene Luca ed è la sua prima volta nel ghetto. E così mi trovo a guardare questo posto con occhi nuovi. Non so se è una cosa che fanno tutti, ma a me capita spesso: se sono in un posto che conosco ma con qualcuno di nuovo provo a guardar-lo con i suoi occhi e vedo diversamente, ho sensazioni diverse, noto particolari a cui non ho fatto caso.Questa volta ho una visione ancora più nitida del degrado che mi circonda.Con la mia essenza però non mi sento più di troppo, forse per-ché il mio cuore sa che c’è qualcuno che mi sta aspettando: Ma-ria. Maria mi cerca e mi fa capire che vuole stringere le sue esili braccia al mio collo. La guardo e sono un po’ titubante (e mi faccio pena anche solo a scriverlo) alla vista del sudiciume della sua pelle e dei suoi vestiti. La guardo, poi mi guardo con i suoi occhi e decido che persona essere. La prendo e la stringo.Anche oggi abbiamo i trucchi e in particolare io sono l’addetta allo smalto. Mi si stringe il cuore al constatare che una bambina su due ha funghi alle dita. ----->

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13Buone pratiche, belle idee e buona amministrazione

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23 province | 10 edizioni locali su carta e on line | 1 network di editori

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È la “Bio-Eco rivista locale” dedicata ai temi della sostenibilità ambientale economica e sociale, che si rivolgea un target selezionato e ben identificato di persone attente e consapevoli in tutte le loro scelte quotidiane

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La nostraproposta diaffiliazione

Maria mi accompagna al pullmino, un bacio veloce e un’anguria in mano. Questa è l’ultima im-magine che ho di leiTi guardo andare via e cristallizzo questa immagine di te in me; così forse, in qualche modo, non andrà mai via questa parte di te. Spero che tu possa avere un futuro,spero che tu possa scegliere quel che è bene per te.

Giorno 8, Sabato 30 luglio Ultimo giorno.A gruppi di quattro ognuno, del proprio percorso, inizia a tirare le fila e a preparare la nuova tela. Riporto qualche testimonianza.John (Seminarista africano): <<insomma loro sono i miei fratelli africani… l’immigrazione non è solo volontà, non lo è quasi mai. Io mi chiedo quale sia il loro futuro secondo loroProgettare fa parte dell’uomo, è linfa vitale, mi chiedo se loro riescano ancora a pensare a un progetto... E se non ci riescono come fanno ad andare avantiPerché la delusione per il passato può portare a non crede-re più nel futuro.Una persona che vive come un animale non pensa al do-mani.>>Alessia (23 anni, studentessa): << io avevo bisogno di cono-scere queste persone, di guardarle negli occhi. Per tutto il tempo ho voluto esserci, ho voluto fare scelte e impegnar-mi. Mi sono arrabbiata perché qui rubano l’infanzia.Ho sentito l’importanza di costruire un linguaggio e una co-municazione adatta che nulla centrano con la lingua che uno parla.Ora voglio incominciare da me stessa e lavorare sulla mo-bilitazione delle coscienze che può partire dal raccontare e far vedere le proprie scelte.>>Lidia (Italo Svizzera, 24 anni, studentessa): <<Non mi è mai piaciuto ricevere delle idee, ho sempre voluto essere at-tiva. In questo campo ho fatto qualcosa che avrei voluto regalare a mio nonno. Lui è immigrato a suo tempo e mai nessuno gli ha insegnato la lingua e a leggere, è rimasto analfabeta. Mi sento nel posto giusto al momento giusto.Quello che voglio fare è sfatare i miti, smuovere le opinioni anche perché ora diventa difficile rimanere in silenzio.>>Beatrice (39 anni, insegnante, madre di Luca che partecipa al campo): <<sono tornata a me, al posto giusto. Prima di venire qua pensavo che avrei provato soprattutto rabbia, invece quello che ho pensato maggiormente è –muovia-moci-. Ora torno al mio ambiente ma ho paura perché io adesso sono diversa. So che ci sono realtà simili a questa anche vicine a casa mia e nella mia quotidianità troverò la mia ora per loro.>>Ultimo servizio, ghetto di Rignano.Oggi devo insegnare le sillabe e rimango sconcertata da quanto mi mettono in difficoltà... non so per quale motivo non riesco a darci un senso. Cosa sono le sillabe? A cosa servono? Sembra che tutto inizi a perdere il proprio perché, anche le sillabe. Sono le domande che ti spingono ad andare avanti, con le risposte si rimane fermi.A fine lezione si fermano in due, un ragazzo più o meno della mia età e uno sulla 30ina. <<neanche in Africa viviamo così, forse perché lì ci sentia-mo ancora appartenere a qualcosa...>> mi dice il primo. Lui l’italiano lo sa e a lezione ci viene solo per scappare dal ghetto. Il secondo si vergogna ad ammettere che vive al ghetto da due anni e da come lo dice si capisce che per lui sono molti di più. Mi chiede di parlare un po’ di me, ma come inizio a raccontarmi, inizio anche ad ascoltarmi con le sue orecchie e mi rendo conto. Mi rendo conto.È tardi, sono le 20, il sole è basso e questo vuol dire che è ora di tornare indietro. Ma oggi i ragazzi della ciclo-offici-na hanno troppo lavoro. Vedo Michele voltarsi verso di me senza nemmeno più la forza di mettermi a fuoco. Non so da quante ore lui, Edoardo, Aziz e padre Arcangelo stanno riparando biciclette. Non c’è bisogno di parlargli per capire

che non è soddisfatto, non ho bisogno di parlargli per ca-pire che nonostante tutto quello che ha fatto oggi sta pen-sando alle due persone che dovrà guardare in faccia e dire << oggi non riesco più >>. Torniamo Borgo Mezzanone che sono quasi le 22.Questa sera abbiamo invitato tutti i ragazzi della scuola di

Italiano della piazza per una festa sempre in piazza. Il ca-tering e l’organizzazione prevedono le angurie restanti, un bongo e una chitarra ma posso assicurare che non man-cherà nulla. Bamba suona il bongo, Padre Gianni la chitarra e poi c’è un sol popolo che balla nella notte.Finito tutto noi ragazzi prendiamo dalle tende i materassini e i sacchi a peli per poter parlare e addormentarci con le stelle.

Giorno 9, Domenica 31 luglioSveglia alle 7, saluti e partenza. Non voglio rimanere un secondo di più qua, non voglio guardare i miei compagni un’altra volta. Non voglio patire più del dovuto la fine di questa esperienza, non voglio guardare la gente andarsene, non l’ho mai sopportato. Giorno 10, Lunedì 1 agostoQuasi arrivata a Milano Centrale:vorrei scrivere che ore sono ma non ho alcun mezzo per saperle... e in fondo non mi dispiace.Sono in treno da troppe ore ma non sono contenta all’idea di esser quasi tornata. Che poi non so nemmeno più a cosa sto tornando, quel che adesso so, è da dove vengo.

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Buone pratiche, belle idee e buona amministrazione

DIC-

GEN

2016

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IV

Tempo di lettura 1 min.

Impara a Meditare:Meditazioni Quotidiane

Libri&C. VALUTAZIONE DI VIVERE SOSTENIBILE: OTTIMO SCARSO

Autore: Maneesha JamesEditore: Macro EdizioniPagine: 176 - prezzo di copertina: 13,50 €

Un libro davvero utile per togliersi tanti dubbi e per esplorare, anche da principianti, varie tecni-che meditative. L’autrice ne suggerisce circa 60, spesso ispirandosi a Osho e dividendole tra tecni-che consigliate al mattino, sul lavoro, nel tempo libero e la sera. Tutte corredate da piccole vi-gnette e s e m p l i f i c a t i v e . Un manuale davvero godibile per imparare, con la meditazione, a trovare maggiore equilibrio, a

migliorare le relazioni e a gestire lo stress. A corredo, un cd dal titolo In Sintonia con il Momento, una meditazione guidata condotta dall’autrice, che utilizza una musica creata appositamente per questo cd, portando l’ascoltatore a un bellissimo stato di rilassamento. In trenta minuti, questa meditazione aiuta, passo dopo passo, ad entrare, dal mondo di tutti i gior-ni, al proprio spazio interiore di silenzio.

Tè e Tisane Curative per corpo, mente e spiritoAutori: Jurgen Kitzner, Li WuEditore: Macro EdizioniPagine: 216 - prezzo di copertina: 13,50 €

A ogni malanno o disturbo la sua tisana! Creata con erbe della tradizione europea o con quelle cinesi. Il famoso medico esperto di medicina tradizionale cinese Li Wu e il farmacista e esperto di piante curative Jürgen Klitzner da decenni collaborano insieme e in questo pratico manuale percorrono una nuova via: mettono insieme due grandi tradizioni curative, la medicina

cinese di 5000 anni e le conoscenze europee quasi bimillenarie sui trattamenti naturali con erbe, tisane e infusi. Nella prima parte si descrivono sia i sintomi classici, riguardanti il corpo e la psiche, che i sintomi straordinari, suddivisi per adulti e bambini. Per ogni disturbo vengono consigliate e spiegate le ricette adatte per gli infusi che alleviano o trattano i disturbi. Nella seconda parte del libro sono poi elencate tutte le erbe utilizzate con una breve spiegazione. Due metodi curativi comprovati e ricchi di tradizione vengono fusi insieme in questo libro raggiungendo una totalità nel sapere curativo nuova e senza precedenti.

Basta grano!

Autore: Aldo Bongiovanni Editore: Tecniche NuovePagine: 182 - prezzo di copertina: 19,90 €

Sappiamo tutti che alla base di un’ali-mentazione sana c’è la varietà. Se mangiamo tutti i giorni lo stesso ali-mento avremo un esubero delle pro-prietà che questo ci porta e saremo carenti di quelle che gli mancano. Variando ciò che mettiamo in tavo-la, cambia la nostra spesa, la domanda di mercato e quin-di le coltivazioni. Alternando il grano con cerali alternati-vi, pseudocereali o legumi nella nostra

dieta, lo stesso succederà nei campi. E la terra, esattamen-te come il nostro corpo, ha bisogno di variare. Alternando una pianta che rilascia azoto con una che lo assorbe, ad esempio, ci sarà meno bisogno di concimi e pesticidi chimi-ci, perché le piante saranno più fori e resistenti alle malat-tie. E così anche noi che ce ne nutriremo. Fatevi solleticare l’appetito dalle alternative ricette di Aldo Bongiovanni, tut-te senza glutine. Gioverete alla vostra salute, ai contadini, alla terra, all’ecosistema.

Cosa c’è di meglio che fer-marsi con chi ami? E se il chi ha quattro zampe e una coda significa che abbiamo deciso di fermarci con gli esseri viventi che più di altri ricambiano il nostro affetto, che sia un cane o un gatto.Finora le interviste come Gruppo Macro sul concetto “Fermati, Vivi” (www.ferma-tivivi.it) le abbiamo fatte ad alcuni dei nostri autori che ci hanno dato la loro versio-ne de fatti su cosa significa prendersi ogni tanto una bella pausa e riflettere sui veri valori della vita. Questa volta, sull’ideala panchina gialla ci facciamo accomoda-re una persona che ha scelto di portare avanti la sua atti-vità di veterinario dandole una vera svolta, senza più seguire i metodi standard ma cercando di venire in-contro il più possibile alle vere esigenze degli animali.Si tratta del dott. David Bet-tio, presidente della Società Italiana di Omeopatia Ve-terinaria (SIOV) e Direttore Sanitario dell’Ambulatorio

Fermati, vivi: impariamo come amareveramente il nostro cane o gatto

Veterinario Olikos (a Par-ma); Bettio è anche l’autore delle prefazioni italiane dei libri sulla Dieta Barf per cani e gatti editi da Macro.Partendo proprio da questi due libri, con lui affrontiamo uno dei più importanti punti sul rapporto che dobbiamo avere con i nostri amici a quattro zampe, ovvero l’ali-mentazione.

Dott. Bettio, la dieta Barf sostiene la necessità di ri-spettare la biologia e l’eto-logia di cane e gatto. Cosa significa esattamente?Va detto che il nome Barf deriva da un acronimo che potrebbe essere tradotto come: cibo crudo biologi-camente appropriato. Bio-logicamente significa che rispetta appunto la biologia dell’individuo.Nel caso dei cani e dei gatti, l’uomo, nonostante la conti-nua selezione, non è riuscito a modificarne la biologia e la fisiologia. Per capirci me-glio: cane e gatto, nonostan-te le crocchette, rimangono

dei carnivori. Quindi se noi scegliamo di alimentarli at-traverso la Barf non stiamo facendo altro che rispettare la loro vera natura.

Per i cani, questa dieta con-siglia di dare le ossa mentre gran parte dei veterinari so-stiene che questo è perico-loso. Che fare quindi?In un’alimentazione crudi-sta le ossa rappresentano la fonte principale di cal-

cio. Si possono dare in per-centuali variabili dal 10% al 50% e più della razione totale di cibo. Queste ossa si chiamano ossa polpose e sono ossa con la carne attaccata, devono esse-re date necessariamente crude. Consiglio sempre di fare un passaggio graduale alla dieta cruda proprio per evitare reazioni intestinali, come diarrea o vomito. Se ciò succede non è perché la

carne e le ossa polpose fan-no male, ma significa che il cane non è più abituato a mangiare in modo appro-priato.Ricordo che esiste una dif-ferenza sostanziale tra ossa cotte e ossa crude: le ossa crude, per loro natura, sono elastiche e quando vengo-no rotte dai denti non cre-ano schegge o frammenti pericolosi.

Molti acquistano il cibo in-dustriale perché reperibile ovunque, meno caro, e per-ché non richiede tempo di preparazione. Quali sono i vantaggi se si sceglie invece una dieta Barf per il proprio cane o gatto?Uno dei vantaggi principali è preparare il cibo per il pro-prio cane e gatto, invece di mettere distrattamente nel-la ciotola delle crocchette delle quali non si sa nulla. Questo è un gesto respon-sabile. Preparare il cibo per il proprio cane o gatto è un gesto d’amore perché biso-gna essere presenti, attenti, bisogna trovare il tempo per farlo, bisogna essere consa-pevoli di ciò che si propone e impegnarsi. Tutte qualità che nella relazione con un animale sono fondamentali sopratutto se si vuole diven-tare sempre più responsabili della sua salute.SCARICA L’INTERVENTO DEL DOTT. BETTIO A MODENA BENESSERE su:bit.ly/macro-animali.

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PER APPROFONDIRE:facebook: Canapa in Valsesia: 1^ riunione organizzativa!www.bio-habitat.com

AGRICULTURA ETERRITORIO

Il 4 gennaio si è svolto a Borgosesia l’incontro “Canapa: storia, usi e possibilità future!” condotto da Francesco Cillerai. Interessanti gli interventi di rappresentanti di Assocanapa, di Canapa Alpina e di un medico veterinario che hanno dato un quadro dei vari aspetti nei quali la canapa, come già succedeva nel nostro passato, può svolgere un ruolo utile ed importante anche alla luce delle ultime scoperte scientifiche.Il primo ospite, Cesare Quaglia di Assocanapa, ha approfondito le attività dell’associazione nata tra il ‘96 e il ‘98, che moltiplica le sementi, certificate dall’UE, dal 2002. Le normative di legge impongono l’impiego di varietà certificate sotto lo 0,6% di TCH, misurato direttamente in campo. Assocanapa attualmente non può fare nulla per influenzare i decreti attuativi, ma spera di fare pressione affinché si applichi il limite dello 0,6% di TCH anche negli alimenti trasformati, come le tisane.La canapa si sta dimostrando una grande risorsa sotto molti aspetti, in particolare nel settore alimentare. Il seme viene raccolto a mano o con una mietitrebbia specifica. Con la raccolta a mano è possibile curare solo piccoli appezzamenti ma non si rivela un sistema valido per la produzione industriale da reddito. E a seconda della varietà della pianta si scelgono i migliori strumenti di coltivazione e di raccolta. Il seme della canapa ha una base oleosa, si devono evitare quindi gli sbalzi di calore in quanto potrebbero irrancidirlo e renderlo inutilizzabile per l’alimentazione. La canapa ha un tipo di coltivazione poco esigente: non necessita di particolari antiparassitari, anche se, ovviamente, anch’essa ha i suoi parassiti. Quest’anno, ad esempio, con l’invasione delle cimici si ha avuto qualche problema. Ciononostante è molto meno infestata di altre coltivazioni e non necessita di un impianto di irrigazione dato che non si tratta di una pianta delicata. Le sementi piemontesi attualmente sono molto richieste: sono tra le qualità migliori per la produzione di fibra e hanno alti valori del fitocomplesso terapeutico CBD

(Cannabidiolo, composto con proprietà antipsicotiche, ansiolitiche, analgesiche, antinfiammatorie, antiossidanti, antispasmodiche ed anticonvulsive). Recentemente le sementi nostrane sono state esportate sino in Canada ed è probabile che prossimamente raggiungeranno anche il mercato australiano. Il secondo ospite è stato Fabrizio Manca, medico veterinario, che ci ha parlato della canapa in campo alimentare e medico. Le monoiche (piante che portano sullo stesso individuo fiori di entrambi i sessi) sono le varietà genetiche più interessanti in quanto presentando anche piante di sesso femminile producono tutte principi attivi più elevati dei maschi delle varietà dioiche, suddivise in individui maschili e femminili. L’olio terapeutico a base di CBD si ricava dalle resine dell’infiorescenza mentre quello alimentare dal seme.

La canapa è una pianta ricca di amminoacidi e proteine ed è un ottimo sostituto della carne e del pesce in quanto contiene anche OMEGA3 e OMEGA6. Il THC e il CBD si stanno rivelando molto importanti in campo medico soprattutto per quanto riguarda la ricerca oncologica: a differenza di molti altri medicinali, questi fitocomposti riescono ad arrivare direttamente al cervello dato che il nostro sistema endocannabinoide reagisce bene ai cannabinoidi non creando barriere protettive che bloccano l’azione dei principi attivi.I cannabinoidi sono ottimi anche come antidiabetici perchè fanno diminuire la glicemia, abbassando il livello di zucchero presente nel sangue. Novità interessante: da quest’anno, sul mercato farmaceutico italiano, troveremo cannabis prodotta a Firenze, oltre a quella olandese, che importiamo a caro prezzo e che continuerà ad essere importata in base alla richiesta dei pazienti. Attualmente qualsiasi medico generale la può prescrivere su ricetta bianca.L’incontro si è concluso con il terzo ospite, Simona Brini, che fa parte del Progetto CANAPA ALPINA. L’associazione sta operando dai 200 mt di altezza fino ai 1600 mt. Con pazienza si sta creando una vera e propria rete di collaborazioni a livello di coltivazione e di produzione, soprattutto nella zona della Val d’Ossola, ma anche in valli minori come la Vallanzasca. Un esempio interessante è la scuola di Agraria di Crodo che ha coltivato un piccolo campo di canapa e prodotto una birra artigianale.Si aprono dunque interessanti scenari sul nostro territorio per quanto riguarda la coltivazione della canapa, dal basso impatto ambientale e dall’alta resa produttiva e potenzialmente economica.Da parte di Vivere Sostenibile Alto Piemonte non può esserci che un grande augurio a tutti i protagonisti di questo progetto, il cui passo successivo sarà quello di costruire una filiera dal basso tramite una serie di riunioni organizzative: la prossima il 29 di Gennaio a Borgosesia, all’Oratorio dalle ore 18.00 alle 20.00.

Canapa: storia, usi e possibilità future in Valsesia

tempo di lettura: 3 min

a cura della redazione, con la collaborazione di Francesco Cillerai e Francesca Farina

Nel marzo 2015 la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), organo di riferimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha valutato la cancerogenicità del glifosato classificandolo come cancerogeno probabile (2A), conclusione diversa da quella dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (la Efsa) e più recentemente da un panel di esperti di OMS e FAO, secondo cui è “improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo”. Conclusioni su cui però grava il sospetto di conflitti di interessi, visto che membri del panel sono legati all’International Life Sciences Institute (ILSI), ente no profit finanziato da numerose aziende chimiche, farmaceutiche e dell’agroalimentare. Si attende per il 2017 la valutazione dell’ECHA, l’Agenzia Ue per le sostanze chimiche. L’autorizzazione alla vendita del glifosato era scaduta dal 2012, da allora rinnovata per ben due volte. A fine giugno scadrebbe per l’ennesima volta: la Commissione europea (e le lobbies dell’agrochimica), lottano contro il tempo per un ulteriore rinnovo. Ma grazie alle pressioni ambientaliste, alla mobilitazione della società civile, all’opposizione di partiti politici e stati membri, in prima fila Italia e Francia, l’indiscusso strapotere del “modello Monsanto” ha cominciato a vacillare.Così il 6 giugno la Commissione europea ha chiesto agli stati membri un rinnovo di “soli” 18 mesi (dai 15 anni iniziali). Proposta bocciata: molti paesi membri si sono astenuti, tra cui Italia, Francia e

Germania, facendo fallire l’accordo. Secondo la procedura l’esecutivo dell’Ue ora può ricorrere ad un comitato d’appello chiedendo una nuova votazione e, in caso di un ulteriore stallo, decidere autonomamente. Ma viste le tante opposizioni la decisione non è per nulla scontata.Ma da dove viene il Glifosate e cosa provoca nell’ambiente? Il glifosate è finora il diserbante più utilizzato al mondo, non solo in agricoltura, ma anche in ambito urbano, per usi domestici e industriali, lungo le strade e lungo le ferrovie. Il glifosate fu brevettato come erbicida dalla Monsanto Company nel 1974: presentato come una

sostanza rapidamente biodegradabile e non tossica, è invece ampiamente diffuso nell’ambiente insieme al suo metabolita Ampa. Il glifosate altera gli ecosistemi con cui entra in contatto e compromette la stabilità dei terreni, riduce la biodiversità e contribuisce in modo determinante al dissesto idrogeologico. Con l’utilizzo di quantità sempre più elevate dell’erbicida stanno comparendo specie erbacee sempre più resistenti. Le alternative ecologiche ci sono: sfalcio e pirodiserbo, sempre più adottate anche dalle amministrazioni comunali (protocollo biohabitat – http://www.bio-habitat.com).

Ma non c’è solo il glifosate. Il rapporto Ispra sul biennio 2013-2014 ci dice che nei fiumi sono state trovate 365 tipi di sostanze e non esiste una valutazione complessiva del rischio per le miscele.Tanti obiettano: come sfamare la popolazione mondiale, senza l’uso dei pesticidi e della chimica? Non è vero che i campi coltivati in modo bio danno raccolti inferiori, specialmente nelle regioni più povere. I casi documentati, dal Senegal al Brasile, mostrano che la qualità dei suoli e dei raccolti migliora, e la biodiversità è preservata. D’altra parte, è la grande distribuzione organizzata che causa il più grande spreco di cibo che si sia mai visto nella storia dell’umanità.Quindi acquistiamo locale, evitiamo lo spreco di cibo, premiamo i produttori coraggiosi che ricorrono a metodi di agricoltura rispettosi dell’ambiente, acquistando nei mercati diretti o tramite i Gas (gruppi di acquisto solidale).

Proviamo a far chiarezza sul glifosatoLinda Maggiori

tempo di lettura: 5 min

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PER APPROFONDIRE:viveresostenibilealtopiemonte.

wordpress.com/vegan-ok/ALIMENTAZIONE

CONSAPEVOLE

Vivere insieme a un’altra persona porta con sé una serie di compromessi da condividere e rispettare al fine di poter rendere una convivenza la migliore possibile.Decidendo di passare la propria vita con un altro essere umano che, sappiamo, condividerà i nostri spazi e le nostre abitudini, si può andare

incontro a situazioni a prima vista insormontabili.

Sono molte le persone che, dopo aver scelto, ad esempio, di diventare vegane, si chiedono come sia possibile continuare a vivere con una persona che non ha nessuna intenzione di cambiare le sue abitudini, soprattutto dal punto di vista dell’alimentazione. Può sembrare impossibile, ma, alla fine, comprendendo le ragioni di entrambe le parti, far apprezzare al proprio partner una cucina diversa da quella a cui è abituato può convincerlo e fargli capire che non c’è bisogno di portare in tavola la sofferenza di

nessuno per vivere felici. Le alternative ormai sono realtà.Esistono ormai molte coppie conosciutesi proprio grazie al grande interesse e alla curiosità che questo mondo in continua crescita porta con sé. Gli eventi vegan ai quali partecipare sono sempre più numerosi e la possibilità di incontrare persone, anche online, con le stesse passioni è diventata maggiore.Le difficoltà possono affacciarsi nella nostra vita di coppia quando uno dei due decide di diventare vegano e abbandonare qualsiasi prodotto o comportamento che implichi la sofferenza di altre creature. In questo caso se una relazione è forte, stabile e affonda le sue radici nell’amore e nel rispetto non sarà complicatissimo condividere anche questo aspetto della nostra vita.Molto sta nel modo in cui si esprimono le proprie conoscenze e le proprie idee, perché, se si sa di poter vivere in pace amando le altre creature, è fondamentale che si rispetti anche le altre persone che fanno parte della nostra vita. Un atteggiamento saccente e scontroso, probabilmente, porterà il vostro partner a chiudersi nei confronti dell’argomento e a rifiutare di provare anche solo ad assaggiare ciò che gli proporrete. Come in ogni altro aspetto della vita, bisogna capire e far capire quanto sia importante, argomentando, ciò per cui avete deciso di cambiare stile di vita. Per cambiare si deve capire e il dialogo può essere molto costruttivo.Chi prende di mira i vegani per il loro essere arroganti, lo fa per attirare l’attenzione, proprio perché esiste, come per tutte le categorie di persone, una grande maggioranza che, sottovoce e senza urlare contro a nessuno, diffonde le ragioni di questa scelta etica, anche solo con l’esempio concreto, riuscendo a dimostrare come sia possibile vivere una vita sana senza portare sofferenza a nessuno.

La rubrica di RenataVita di coppia… vegan

di Renata Balducci, Presidente di Associazione Vegani Italiani Onlus tempo di lettura: 5 min

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PER APPROFONDIRE:facebook: Prendi e Porta Biofacebook: Vegan CrazySusy

NON È UNA SEMPLICE PASTA E CECIIngredienti:250 gr di ceci neri bio1 pezzetto di alga kombu1 spicchio di aglioolio evo q.b.sale q.b.1 peperoncino rosso piccante1 rametto di finocchietto selvatico250 g linguine di kamutpomodori pachino secchi a piacerePreparazione:Mettere a bagno i ceci neri per 24 ore cambiando l’acqua almeno 3 volte. Scolarli e sciacquarli. Metterli a cuocere in pentola a pressione in acqua fredda con un pezzetto di alga kombu (servirà ad evitare gonfiori addominali) per il tempo necessario (1 ora circa). Aprire poi la pentola e salarli facendo proseguire la cottura per altri 10 minuti. Non salarli prima altrimenti induriscono. Se la cottura avviene in pentola normale, cuocere i ceci per almeno 3 ore.

Mettere in una padella l’aglio privato del germe interno (indigesto), olio evo, 1 peperoncino rosso piccante, un poco di finocchietto selvatico, 2 cucchiai di acqua e far sobollire senza friggere. Aggiungere poi i pomodori pachino secchi tagliati a fettine sottili, i ceci neri bio già cotti e due mestoli di acqua, salare e far andare per 10 minuti per insaporire. A parte cuocere le linguine di kamut spezzettate in acqua leggermente salata, scolarle e aggiungerle al condimento nella padella. Lasciare riposare il tutto per 3 minuti prima di servire.

Mangio Vegano Le ricette di SusySusanna Cavallo alias Vegan CrazySusy tempo di lettura: 3 min

ALIMENTAZIONECONSAPEVOLE

Ingredienti: pasta sfoglia vegana di forma quadrata (di 15 cm c.a.) 300g besciamella con spinaci* mezza carota un cipollotto qualche oliva nera denocciolata un pochino di finocchio qualche cimetta di broccolo o cavolo romanesco semi di sesamo, sale, pepe e olio evo q.b. *Ingredienti per la besciamella di spinaci 250ml di latte di latte vegetale non dolce (avena, farro o soia non zuccherato)

Prendi e Porta Bio - Torta salata con besciamella di spinaci e verdureAngela Carreras tempo di lettura: 3 min

Fotografia di Giulia Marone 50g di spinaci (congelati o freschi) due cucchiai di farina un cucchiaio di olio EVO sale, pepe q.b. Besciamella di spinaci: Per preparare la besciamella fai tostare in un pentolino la farina nell’olio, mescolando bene con una frusta per non far attaccare la farina, aggiungi poco a poco il latte. Continua a mescolare per evitare che si formino grumi. Aggiungi il sale, il pepe e portate a bollore. Lascia cuocere finché non otterrai la consistenza che desideri. Per questa ricetta consiglio di raggiungere una densità media, se si addensa troppo aggiungi un po’ di latte. Nel caso ci fossero dei grumi, la soluzione è semplice: usa il frullatore ad immersione per scioglierli. Mentre la besciamella si cuoce, fai saltare in una padella con uno spicchio di aglio gli spinaci (se surgelati, copri la padella ed abbassa la fiamma, fino a che non si sono ammorbiditi), aggiusta di sale e pepe e una volta pronti frullali, fino al raggiungimento di una crema. A densità desiderata togli la besciamella dal fuoco. Aggiungi la crema di spinaci ed amalgama bene.La besciamella verde è pronta!

Procedimento: In un recipiente fai bollire per qualche minuto la carota, il finocchio ed il cavolo o broccolo mondati. Nel frattempo stendi su una teglia ricoperta da carta forno la pasta sfoglia e ritaglia delle strisce da usare come bordo e come intersezioni interne. Una volta pronte le verdure, tagliale a rondelle e tocchetti assieme ai cipollotti ed olive. Spalma la besciamella di spinaci e posiziona le strisce, in modo da formare dei quadrati all’interno. Nei quadrati ricavati posiziona le verdure per decorare. Cospargi di semi di sesamo, sale se necessario, pepe, e un filo d’olio. Metti in frigo per 10’ la teglia con la torta salata, nel frattempo accendi il forno a 180°. A temperatura raggiunta, inforna la torta per 25’/30’ o fino a doratura.Lascia raffreddare e gusta!

Fotografia con caserecci diGiulia Marone

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L’Istat in collaborazione con il CNEL (ente che con il referendum volevano abolire), hanno pubblicato anche quest’anno il rapporto BES 2016, “Il benessere equo e sostenibile in Italia”. È un lavoro che affronta e descrive l’evoluzione nel nostro paese di tantissimi ed importanti argomenti: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, ricerca e innovazione, qualità dei servizi. Stranamente non se ne sente parlare quasi mai, eppure è ricco di informazioni sul nostro paese.Un documento che dovrebbero utilizzare e leggere nelle scuole, per dar modo ai ragazzi di capire la situazione e le sue evoluzioni e soprattutto avere gli strumenti di valutazione per le decisioni della loro vita. Senz’altro un documento tecnico, ma utilissimo.La sua lettura ci dà molti elementi per capire meglio la nostra realtà, cosa migliora e cosa peggiora aiutandoci anche a sfatare e sgonfiare polemiche talvolta costruite sul nulla.Per esempio è in continua diminuzione il numero di omicidi e tentati omicidi, il che significa che tali reati contro le donne sono un fenomeno ancora più grave di quanto si pensi.Così come purtroppo si confermano invece pessimi record nazionali (figura 2).

C’è poi un ampio capitolo sull’ambiente dal quale si possono trarre una serie interessante di informazioni che in parte ci fanno capire che un processo di maggiore attenzione verso questi temi è in atto da parte dei nostri concittadini. Naturalmente c’è ancora molto da fare, ma è sicuramente una notizia positiva e quindi in un prossimo articolo ne parleremo più approfonditamente.Il rapporto è un documento pubblico e si può scaricare gratuitamente dal sito dell’Istat a questo indirizzo: http://www.istat.it/it/files/2016/12/BES-2016.pdf

Benessere equo e sostenibile in ItaliaEnrico Marone tempo di lettura: 4 min

BENESSERE CORPO E MENTE

Se normalmente consideriamo il 21 marzo il giorno che segna l’inizio della Primavera, secondo il calendario della Medicina Cinese questo cade invece tra fine gennaio ed inizio febbraio e più precisamente coincide con la seconda luna nuova dopo il solstizio d’inverno. Cosa accade quindi? L’energia che in inverno si era interiorizzata e proteggeva i visceri (vedi il numero 09 di Vivere Sostenibile Alto Piemonte, articolo “Rinforzate i Reni”), ora inizia a salire verso la superficie grazie alla forza dell’energia del Fegato.In Medicina Cinese il Fegato ha il ruolo di drenare e purificare il sangue, ma è deputato anche alla libera circolazione del Qi (energia) in tutto il corpo assicurando un equilibrio mentale ed emozionale corretto. Nel caso in cui vi sia un eccesso di energia in questo organo, la persona manifesterà un comportamento irritabile con eccessi d’ira, mentre un Fegato energeticamente in vuoto renderà ansiosi, affaticati fisicamente e psicologicamente e sarà difficile prendere decisioni. Questo organo, che ha uno stretto legame con il sistema nervoso, è collegato anche agli occhi e alla vista e attraverso il sangue nutre le unghie, i muscoli e i tendini, regola la contrazione e il rilassamento muscolare, così come l’elasticità del corpo. Un Fegato in vuoto si manifesterà con crampi, spasmi, tremori, ipotonia, visione offuscata, secchezza degli occhi, unghie fragili e secche, vertigini, acufeni e mestruazioni scarse. Una stasi dell’energia del Fegato comporta invece muscoli contratti, occhi che lacrimano, oppressione

Medicina Cinese - la primavera e il fegatoPaola Massi, operatrice tuina tempo di lettura: 5 min

toracica, insonnia, sensazione di “nodo in gola”, mal di testa e sindrome premestruale. In Medicina Cinese ogni organo ha una sua componente emozionale altrettanto importante di quella fisica e nel caso del Fegato l’emozione collegata è la rabbia, la frustrazione, il risentimento. Credo che ognuno di noi abbia infatti sentito pronunciare frasi del tipo: “mangiarsi il fegato dalla rabbia”, o “farsi venire il fegato amaro”. Entro limiti normali le emozioni non causano alcun problema o debolezza organica, ma la loro durata prolungata o un’emozione estrema possono causare danni patologici.

La rabbia influisce quindi sul Fegato causando la stagnazione del Qi che può portare l’energia di questo organo a risalire verso la testa con conseguenti mal di testa, vertigini e nel tempo, pressione alta e problemi digestivi. Risulta chiaro quanto sia importante prenderci cura del Fegato e la stagione migliore è proprio la primavera, quando le sue energie sono al massimo. Depuriamo quindi il nostro organismo bevendo almeno 2 litri di acqua al giorno e seguendo una dieta appropriata. Sì a verdure a foglia verde e amare come cicoria, a carote, carciofi, barbabietole, cavoli e broccoli, a frutta fresca come limoni (il sapore acido corrisponde

al Fegato), pompelmi, mele, olio di oliva, noci e cereali integrali come l’orzo. Fra le erbe officinali il cardo mariano ha fama di epatoprotettore e depurativo : chiediamo consiglio al nostro erborista di fiducia sulla formulazione più indicata. Gli alimenti da evitare sono invece i grassi di origine animale come il burro, le carni rosse, i salumi, gli zuccheri e i cereali raffinati come pane e pasta, i condimenti speziati e ricchi di grassi, i fritti e le bevande alcoliche. Disintossichiamo il nostro Fegato e saremo pronti aripartire con rinnovate energie secondo i ritmi della natura.

PER APPROFONDIRE:www.istat.it/it/files/2016/12/

BES-2016.pdf

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PER APPROFONDIRE:www.anticaquercia.com

Immobile, sotto una pioggia di petali di ciliegio, occhi stretti al cielo, vibrano leggere le note e le parole di “Starman”, colonna sonora dei dialoghi muti che solo uomini e alberi sanno creare. Questo è un piccolo angolo del mio giardino del cuore, il Monte Rosa a Ovest sorveglia. Un luogo che esiste davvero, un luogo di attesa e di lentezza; ho imparato ad avere molta pazienza nel veder crescere quello che oggi è diventato un albero che incute rispetto in ogni stagione e meraviglia all’arrivo della primavera, quando scarica piogge di petali bianchi. Il cuore l’ha vinta sempre? È tutto così naturale e semplice?Temo di dover dire che invece non è affatto scontato. Bisogna lavorare di pazienza e attese. I giardini per il cuore a volte sono i più lenti a mostrare la loro vivacità, ma per me risultano essere i più belli, semplicemente perché sono autentici e personali, differenti uno dall’altro come i loro “proprietari” e nemici efferati della fretta e della disattenzione.Un giardino per il cuore non può nascere per appagare il desiderio del “tutto e subito” o del “pronto effetto” a tutti i costi, nasce per sostenere il cuore.Nasce dal silenzio, da una visione che diventa traccia di matita e progetto o anche solo traccia invisibile nei pensieri. Si parte con l’idea di aver cura di ciò che crescerà e credere che il risultato finale sarà bellissimo e lo sarà, garantito. Consapevoli che i giardini hanno bisogno di tempo, a volte più che di acqua e concime. Siate pazienti ma vigili, proteggete (lezione sempre valida in amore) cercate accuratamente la vostra idea di giardino, scegliete con entusiasmo le piante, la vostra pianta, quella che sentite più affine al vostro sangue, perché ci saranno momenti nei quali vi parrà di aver bisogno di una trasfusione di linfa e pace, le piante sono anche una buona terapia per l’anima, basta anche una terrazza o un vaso di coccio.

Camminate, camminate, liberate la mente dalla fretta, anche solo per un attimo e immaginate... so che è un lusso che qualcuno di voi pensa di non potersi permettere, ma pensate che magari lo meritate e basta. Sporcatevi le mani di terra e non di impazienza e pensate che ci sono piante verdi o da fiore a cui in pochi pensano e che si adatteranno perfettamente al clima che possiamo concedergli, si sosterranno quasi da sole, poche pretese, forti per natura e che magari faranno proprio al caso vostro. Mi piace pensare che chiunque possa avere un luogo, dove riposare l’anima e trovare familiarità fra le piante che meglio gli si addicono, per indole e carattere; il carattere lo abbiamo noi e lo hanno anche le piante: troverete quella resistente, quella apparentemente fragile e quella delicata e immortale, quella fatta per voi.Trovo sia molto divertente confrontarsi con questo aspetto di ricerca. Tempo fa mi è stato chiesto di pensare ad un

giardino che portasse i colori più caldi dell’autunno poiché è la stagione che i proprietari riescono a vivere con più pienezza. È iniziato un lavoro di ricerca e selezione. Ho pensato che una volta completato dovrà essere non solo bello, ma di sostegno e conforto giorno dopo giorno a tutta la famiglia. Penso ad un altro giardino, frustato dai venti, profumato di macchia mediterranea, in una terra arida ma non meno generosa di frutti. Se i proprietari avranno voglia di ascoltarmi pianteremo anche una vite, avranno così dei grappoli da raccogliere guardando ad Ovest, nei tiepidi tramonti di fine estate, il mare ad Est s’inchina.Nel mio cuore c’è anche un giardino “segreto” e magico: un melograno piantato fra muri di granito. Sembra che stia lì a sostegno della casa in attesa che i proprietari facciano rientro. Non è solo una pianta ad adornare una casa, è un Guardiano. Questi sono i giardini per il cuore, ma siate certi che anche

gli occhi ne avranno giovamento con esplosioni di colore anche se nulla verrà messo a dimora e poi estirpato solo per dare spazio a dei nuovi arrivi in vivaio.Non mi sento di giudicare scelte diverse, i giardini solo per gli occhi a volte sono spettacolari ma anche effimeri, non hanno il tempo di mutare ed evolversi naturalmente, vivono una stagione o poco più. Ad alcune piante non viene data alcuna chance di potersi adattare e per quanto io possa comprendere che a volte esistono esigenze particolari mi domando perché non si abbia voglia di far convivere una pianta annuale con una perenne. È solo una questione di equilibrio, no? Per scegliere la pianta giusta guardate da vicino, osservate, sfiorate, emozionatevi.Sono pochi i gesti d’amore che possiamo dedicare a noi stessi in piena libertà, uno di questi è poter godere e vivere con rispetto un po’ di natura autentica, forse è finito il tempo delle finzioni.

ORTI E GIARDINI

I giardini per gli occhi o per il cuore?tempo di lettura: 4 minLaura Stefanini

Un’antica tradizione pagana, sopravvissuta in molte parti d’Europa, era l’uso in primavera della “bacchetta della vita”. Si credeva che questa bacchetta avesse il potere di far ritornare lo spirito della vegetazione e uomini, animali e alberi venivano colpiti con essa in una benedizione di vita, salute e fertilità.In molte tradizioni questa bacchetta era ricavata dal salice e dal nocciolo, ma il principale albero della vita è sempre stato il sorbo, come indicato dal suo antico nome anglosassone: cvicheam, da cui cvic (vita).Nei miti irlandesi di Fionn Mac Cool, capo dei guerrieri Fianna, si narra della fuga di due amanti che si rifugiarono nel bosco di Dubhos, dove viveva un bellissimo sorbo generato da una bacca della “Terra degli Immortali”, lasciata cadere da un elfo. Vista la bellezza di quell’albero, i guerrieri avevano deciso di proteggerlo con un gigante guardiano, soprattutto per impedire che i mortali potessero raccoglierne le bacche che donavano il potere della giovinezza.Anche nei miti norreni (popoli germanici della Scandinavia centro-meridionale), Thor, il dio del tuono, si salva mentre stava annegando in un fiume, proprio perché riesce ad

afferrare un ramo di sorbo per tirarsi fuori. In molti luoghi toccati dalle popolazioni germaniche si crede che il sorbo possa controllare i fulmini e soprattutto proteggersi da essi, ed in termini di scienze naturali, questa pianta ne è la meno colpita.In Irlanda il sorbo era associato alla dea Brighid, musa dei poeti, guaritori ed artigiani; gli antichi filatoi erano costruiti proprio con legno di sorbo ed era vietato il suo taglio, se non per scopi sacri, come cerimonie funebri o per la divinazione ed era uno dei sette legni sacri per le

pire cerimoniali delle festività del fuoco dei Druidi.Il sorbo assume anche un potere soprannaturale in quanto, la capacità della pianta di crescere in terreni poveri, sulla nuda roccia o nella biforcazione tra due alberi, ne ha rafforzato il potere di albero-portale tra i mondi, per il concetto della magia degli intermedi simile al vischio.Uno dei più potenti talismani contro il potere nefasto dei sortilegi e delle forze oscure è rappresentato da una croce a braccia uguali, fatta di rami di sorbo che va appesa alla finestra della propria magione. Lo stesso

potere protettivo lo si ottiene sulle persone se indossano una collana fatta dalle sue bacche, mentre portare semplicemente le bacche in casa è simbolo di prosperità e successo. Ogni casa magica dovrebbe avere una pianta di sorbo nel proprio giardino. L’energia del sorbo agisce sul vostro potere personale e vi permette di aumentare il vostro intuito per le cose o i pensieri che possono manifestarsi e vi aiuta nella scelta di ciò che è più adatto a voi stessi.Connettendosi con la pianta potrete sviluppare tutti i vostri poteri psichici ed acquisire fiducia nelle vostre capacità intuitive e di osservazione, sempre che crediate nella magia della comunicazione con gli spiriti delle piante.

Il sorbo ed il dono della vitaOssian D’Ambrosio tempo di lettura: 4 min

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PER APPROFONDIRE:bassopiemonte.viveresostenibile.net

ORTI E GIARDINI

CUNEO La stagione scorsa, Tato ed io, abbiamo deciso di cimentarci nella realizzazione di un piccolo, piccolissimo orto sinergico. Dopo aver letto manuali a tema e meditato sulle sinergie, ci siamo occupati di un “minuscolo dettaglio”: dove realizzarlo? Considerato che, viviamo in città (...per ora!) ed il nostro tentativo lo immaginavamo nel verde, ci siamo impegnati nella ricerca di un fazzoletto di terra per poter mettere “a frutto” il nostro desiderio di natura.La ricerca avviata nel mese di gennaio ci ha permesso di trovare accoglienza a primavera inoltrata; per dirla tutta, questa possibilità ci è stata offerta da cari Amici (approfitto di questa occasione per ringraziarli) che hanno compreso la nostra aspirazione, mettendoci a disposizione uno spazio dove sperimentare.Così, “all’alba” di maggio, abbiamo impostato un minuscolo orto sinergico con piantine (troppo tardi per i semi) di pomodori, pomodorini, melanzane, basilico, insalata, ecc...Sicuramente è stato piacevole allestire il tutto, soddisfacente assaggiare i pomodorini saporiti e succosi, ma ancora più interessante rendersi conto di quanto con questo metodo si possano risparmiare tempo, acqua e fatica, ottenendo un prodotto genuino e saporito.Infatti, la maggior quantità di tempo è stata quella impiegata nella preparazione iniziale del terreno, nella sistemazione della paglia e della collocazione delle piantine. Con una buona pacciamatura abbiamo risparmiato moltissima acqua, il terreno rimaneva

sorprendentemente umido anche nei mesi di solleone. Inoltre, grandissimo successo anche nel risparmio di tempo: nel nostro caso, l’erba non si è presentata, se non quale incantevole cornice del nostro orticello.Quest’anno ritentiamo, complici gli Amici, con un orto un pochino più grande, partendo in tempo e lontano da zone industriali, o coltivazioni particolarmente inquinanti (diserbanti, pesticidi, ...); stiamo pensando di tentare con le fragole!L’idea è quella di creare uno spazio orto sinergico, con una zona limitrofa dove poter sostare ad ammirare quanto giorno dopo giorno regala la natura; sarà un sito ideale per lettura, gioco, studio e di sensibilizzazione al rispetto della natura e del miracolo che permette alla terra ascoltata di donare quanto di più prezioso dispone: la vita.

Orto sinergico: la nostra avventura!

tempo di lettura: 3 minMilena Ribero – MammaeTato

Colori e giardini - Un altro invernoGiancarlo Fantini tempo di lettura: 3 min

Comunque andranno le cose dal momento in cui sto scrivendo queste note, al giorno in cui saranno oggetto di lettura, posso tranquillamente affermare che questa volta abbiamo visto (e vissuto) un inverno degno di tale nome. A parte gli eventi calamitosi (e storici) che hanno colpito la parte centrale del Paese, nel nostro piccolo angolo di Italia nord occidentale, non dovremmo avere motivi di preoccupazione o lamento, grazie al riparo offertoci dalla barriera alpina; a parte il fatto che “non ci sono più le stagioni di una volta”, questa volta, questa stagione si è manifestata in tutte le sue vesti classiche. E verrebbe da dire, per fortuna!In pochi si ricorderanno del “non inverno” del 2015/16, ancora meno si saranno accorti degli effetti pesanti sulle piante, sull’ambiente e sulle coltivazioni in genere, ma vi posso garantire che chi, come il sottoscritto, ha più attenzione per i segnali della Natura, ha davvero sperato (e qualcuno pregato) che davvero arrivasse il “generale inverno”.Almeno tre sono le riflessioni necessarie. In primo luogo l’utilità della neve soprattutto per l’effetto isolante che, come recita il detto “sotto la neve pane”, protegge il suolo dalle basse temperature e con esso gli apparati radicali delle piante e la miriade di organismi che contribuiscono al mantenimento della fertilità della terra.Non va poi dimenticato l’enorme valore che le nevicate, soprattutto in alta quota, garantiscono in termini di riserve per la produzione di energia idroelettrica, ma soprattutto per le disponibilità di acqua per la bella stagione.

Infine l’aspetto “sanitario” che le basse temperature ci regalano rispetto al contenimento dei diversi parassiti che, in varie forme, svernano cercando riparo, sia in terra che sulle parti legnose delle piante.Conoscendo questi argomenti, dovremmo, di conseguenza e nel limite delle nostre possibilità, cercare di conservarne ed incrementarne gli effetti, soprattutto se ci pre-

occupiamo delle piante nostre amiche preziose. L’effetto isolante va accentuato evitando di spalare neve laddove non serva a garantirci la nostra incolume mobilità, mentre vanno liberate il prima possibile le fronde, soprattutto se sempreverdi, per ridurre i danni derivanti dal carico e dalla morsa del gelo sui rami e foglie. Ancora più utilmente la neve va sfruttata ulteriormente per spargervi la cenere del

camino che abbiamo conservato, per arricchire i nostri suoli con quei sali che la compongono e si potranno così solubilizzare nel momento più utile. Se davvero poco possiamo fare per aumentare le riserve idriche sotterranee, parecchio invece è il contributo che possiamo aggiungere all’effetto “sanitario” se abbiamo attuato, prima dell’arrivo dell’inverno, la pulizia dei tronchi. Ottima pratica con la quale grattando le cortecce si riducono al minimo le asperità che, da sempre e tanto più se le piante sono vecchie e rugose, offrono riparo ad una moltitudine di insetti parassiti.In attesa della Primavera cominciamo anche noi a svegliarci dal letargo invernale che, prima di tutto, ci deriva dalla riduzione delle ore di luce e dall’assuefazione ai tepori del camino e dei termosifoni.In zona Lago, l’arrivo della Primavera è segnalato oltre che dalle classiche fioriture, che saranno più intense anche grazie ai rigori invernali, dalla comparsa delle farfalle: da molti anni ormai, vedere la prima coppia di farfalle gialle effettuare il “volo nuziale” è per me il segnale che è giunto il momento di mettersi all’opera. Perciò buoni avvistamenti di Lepidotteri!

“Un altro inverno”, Giancarlo Fantini, olio su tela, 2011

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EVENTI

Cerchiamo agenti plurimandatari, professionisti o semplici appassionati che possano collaborare con il progetto editoriale Vivere Sostenibile Alto Piemonte, svolgendo compiti prettamente commerciali. Requisiti: la persona si occupa per lavoro o per passione di ambiente, o di benessere corpo e mente, o di energie sostenibili, o di alimentazione bio, ecc; inoltre, fa parte di una rete di persone, associazioni e attività legate ai temi di cui sopra; infine, è residente ed attivo in almeno una delle provincie di Biella, Novara, Vercelli e Verbania. Contattare: [email protected]

CERCO

PER APPROFONDIRE:facebook: Vivere Sostenibile Alto Piemonte

Con Anna Mansi. Presso Laboratorio Bozà Bozò, in Via Milano 14, Domodossola. Per info: [email protected] - 349 7553105

SABATO 18 ORE 21.00

CONCERTO Concerto del gruppo musicale “Siete Lunas”. Il Gruppo rende omaggio alla figura della “Cantadora” (donna che canta) secondo la tradizione e la cultura Latino Americana, cantano all’amore, alla madre, al corpo che vibra, alla terra al mare ed a tutto cio’ che contiene la forza al femminile. Percussioni voce e chitarra: Astrid Quintero Reyes. Voce e percussioni: Elisa Lomazzi, Valentina Volonte’, Maggie Pitzalis, Lisa Odelli, Paola Beltramelli. Voce e flauto: Matilde Zanni. Baveno Via G. Marconi 8/10, Ass. Spazio Danza dell’Essere. Per info e costi: whatsapp 335-5784119 Marcella, pagina FB Spazio Danza dell’Essere.

DOMENICA 19

CORSA DI BENEFICENZA

PIATTO TRAIL Corsa podistica non competitiva e affiliata FIDAL Biella-Vercelli. Quattro i percorsi: Giro Lungo 14 Km, Nordwalking 14 Km, Giro Corto 7km E Mini Giro 2 Km. Iscrizioni a pagamento. Il ricavato delle iscrizioni sarà devoluto ai bambini del territorio affetti da patologie che necessitano di supporto. Tel. 349.7167475 - www.circuito-viola.it Lenta (VC)

VENERDÌ 24 ORE 20.30

INCONTRO

“Si informi chi può” Incontro pubblico informativo sul progetto INTERCONNECTOR Svizzera-Italia380KV - Piedimulera (VB) Sala Consiliare, Comitato Salviamo il Paesaggio Valdossola.Info: Filippo Pirazzi tel. 338 613 2825 [email protected] Facebook: Interconnector Svizzera-Italia 380kv

SABATO 25 ORE 20.45

CERIMONIALE

“Preghiera per la Madre Terra” secondo la tradizione dei Lakota degli Indiani d’America.Incontro ad offerta libera, Baveno Via G. Marconi 8/10, Ass. Spazio Danza dell’[email protected] - pagina FB Spazio Danza dell’Essere

per una comunicazione empatica e costruttiva tra adulto e bambimo. Il Mondo dei Chi, via Ravenna 30, Domodossola

LUNEDÌ 6 ORE 18:30

INCONTRO

YOGA DELLA RISATA. Tutti i lunedì un incontro gratuito con il club di yoga della risata per offrirti una carica di benessere. Per info: [email protected], associazione Into the light- la danza dell’Anima, via Fornace Vecchia 1, Novara

GIOVEDÌ 9 ORE 21:00

INCONTRO

MEDITAZIONE PER MADRE TERRA. Evento ad offerta libera, tutto il ricavato sarà devoluto a progetti locali di sostenibilità ambientale e sociale. Per info: [email protected], associazione Into the light- la danza dell’Anima, via Fornace Vecchia 1, Novara

SABATO 11 ORE 20.45

INCONTRO

RITUALE DI DANZA “TRANCE DANCE” È un ritorno alla danza estatica, libera, spontanea che conduce ad un viaggio nel proprio essere.Accompagnata e supportata dal suoni di percussioni, ritmi tribali e ancestrali. Una miscela di suoni di guarigione alla frequenza di 432hz, di tecniche di trasformazione mediante il respiro e l’impiego di una benda o bandana, per coprire il senso della vista più connesso con l’emisfero razionale del nostro cervello. Ass. Spazio Danza dell’Essere, Baveno Via G. Marconi 8/10. Per iscrizione e [email protected] o whatsapp 3355784119 komalika - www.danzadellessere.it, pagina FB Spazio Danza dell’Essere

LUNEDÌ 13 ORE 21.30

INCONTRO

TENDA ROSSA Incontro con il femminino divino in occasione della Luna Bianca di febbraio. Per info: [email protected], associazione Into the light- la danza dell’Anima, via Fornace Vecchia 1, Novara

MERCOLEDÌ 15 ORE 18.15

WORKSHOP

Seminario Di Acquerello 2016/2017. Lo Zodiaco e i Suoi Influssi – Costellazione Dell’acquario.

SABATO 28 GENNAIO ORE 10.00

ESCURSIONE

PASSEGGIAMO NEL BOSCO: incontro per famiglie, camminata nei boschi con attività per bimbi. Chi vorrà potrà fermarsi con noi a condividere il pranzo, portando qualcosa. Barquedo di Invorio, Vagaboschi 338 4975370

DOMENICA 29 GENNAIO DALLE 18.00

INCONTRO

Secondo incontro per porre l’attenzione sulla rinascita della coltivazione della canapa, mettersi in gioco in prima persona con mezzi e competenze per poter creare una filiera di coltivazione di Canapa in Valsesia. Oratorio di Borgosesia, dalle ore 18.00 alle 20.00.

FEBBRAIO 2017DA MERCOLEDÌ 1 A VENERDÌ 20

MOSTRA

EMOZIONI DI NATURA. Mostra fotografica naturalistica con scatti di Roberto Pegolo. La sua visione da appassionato fotografo, amante e esperto della natura, vuole aiutare a comprendere e ad amare questa forza generatrice spesso sconosciuta. La volontà di far conoscere la natura a noi più vicina, tramite lo sguardo semplice di questo fotografo, è stata la guida trainante di questa mostra, l’emozione di scoprire un ambiente visivamente “selvaggio” ma quotidiano.Palazzo Bellini, piazza martiri, Oleggio DA MERCOLEDÌ 1

MOSTRA

Novara - Parchi: sensazioni ed atmosfere I Parchi e le Aree protette del Piemonte nord orientale, fotografie che vogliono suscitare serene sensazioni e incoraggiare la sensibilità verso le nostre ricchezze naturali.martedì a venerdì dalle 9.00 alle 12.30; sabato dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 19.00; domenica dalle

14.00 alle 19.00 fino al 12 Marzo, Museo di Storia Naturale Faraggiana - Società Fotografica Novarese, ferrandi [email protected] - www.societafotograficanovarese.org

VENERDÌ 3 ORE 21.00

CONCERTO PER AMATRICE

Songs for brotherhood, Note di fra-tellanza. Occhieppo Inferiore e Su-periore (BI). Weekend benefico per i nostri amici di Amatrice colpiti dal sisma. Concerto Fiori all’Occhiep-po + Spotless Mind nella palestra oratoriale di Occhieppo Superiore; durante la serata ci sarà una fornitissi-ma zona bar il cui ricavato sarà sempre impiegato nella raccolta fondi. Info Annalisa Tel 015 591134 - Fax Enrica Miglietti - tel. 339 1367673

SABATO 4 ORE 21.00

CONCERTO PER AMATRICE

Songs for brotherhood, Note di fratellanza. Occhieppo Inferiore e Superiore (BI). Weekend benefico per i nostri amici di Amatrice colpiti dal sisma. Concerto “Un libro di note” della Banda Provinciale Giovanile nella chiesa parrocchiale di Occhieppo Inferiore; al termine pasta all’amatriciana in oratorio. Info Annalisa Tel 015 591134 - Fax Enrica Miglietti - tel. 339 1367673

DOMENICA 5 ORE 12.30 PRANZO PER AMATRICE

Songs for brotherhood, Note di fratellanza. Occhieppo Inferiore e Superiore (BI). Weekend benefico per i nostri amici di Amatrice colpiti dal sisma. Pranzo al Polivalente di Occhieppo Inferiore alle ore 12.30; prenotazioni entro il 1° febbraio. Info Annalisa Tel 015 591134 - Fax Enrica Miglietti - tel. 339 1367673

SABATO 4 E DOMENICA 5

WORKSHOP

COMUNICAZIONE EMPATICA E NON VIOLENTA TRA ADULTO E BAMBINO. Esercizi e strumenti, pratici e teorici

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EVENTIPER APPROFONDIRE:

facebook: Vivere Sostenibile Alto Piemonte

VUOI PUBBLICARE ANCHE TU I TUOI EVENTI SOSTENIBILI?

[email protected]

Il 9 febbraio alle 21 presso l’Associazione Culturale Into the Light - La danza dell’Anima di Novara si terrà la meditazione in onore di Madre Terra: un cerchio aperto per concentrare le energie e i Cuori verso il nostro pianeta Terra che tutti noi respiriamo, camminiamo, amiamo. Un ringraziamento quindi a questa magica sfera di vita, che sempre ci accoglie e sostiene. La serata sarà aperta a chiunque voglia aprirsi allo scambio e focalizzare le sue intenzioni per il miglioramento e la creazione di una nuova realtà. Partiremo dalle nostre radici per porre le basi del rispetto e della consapevolezza che ogni pensiero e azione ha un impatto sul benessere di ognuno di noi. Le offerte verranno devolute ad Associazioni locali che indirizzano il loro impegno nella tutela ambiente e nella salvaguardia dei diritti animali. Un primo passo per creare un mondo diverso, da cui trarre nutrimento e gioia. “La Natura non è una semplice veste, ma è il nostro Essere.” Ti aspettiamo. Per info: [email protected]

Da Volere a Crearetempo di lettura: 2 minInto the light - La danza dell’Anima

“La mia idea di vita è la sobrietà. Concetto ben diverso da austerità, termine che avete prostituito in Europa, tagliando tutto e lasciando la gente senza lavoro. Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà. E se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi. L’alternativa è farti schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui, che però ti tolgono il tempo per vivere.”

José “Pepe” Mujica, presidente dell’Uruguay, ex prigioniero politico, dirigente dei Tupamaros.

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PER APPROFONDIRE:

Pro Loco CrodoVia Bagni 20 - Crodo

Associazione AlbatrosPiazza Convenzione 17 - Domodossola

Bio Bottega LidiaCorso moneta 7 - Domodossola

C’era una volta... BIOVia Cadorna 4 - Domodossola

Erboristeria SoldaniVia Antonio Rosmini 15 - Domodossola

Giallo VerdeVia Monte Grappa 27 - Domodossola

Il mondo dei chi - centro didatticoVia Ravenna 30 - Domodossola

La prateriaRegione Nosere - Domodossola

Sali e pistacchiPiazza mercato - Domodossola

Wonderland bookVicolo Cuccioni 10 - Domodossola

Evolvo LibriPiazza Vittorio Veneto 1 - Gravellona Toce

Birrificio OssolanoVia Conte Mellerio 47 - Malesco

Associazione CanovaFraz. Ghesio 2 - Montecrestese

Erboristeria SoldaniVia IV Novembre 108 - Omegna fraz. Crusinallo

Il Fior di Loto12/A Via Manzoni - Omegna

Libreria UbikVia Manzoni 18 - Omegna

Trattoria La stazionePiazza Paolo Ferraris 9 - Trontano

Armonie della NaturaVia San Vittore 97 - Verbania

BIO-E’ S.R.L.Via Muller 35/26 - Verbania

DookilPiazza Cavour 42 - Verbania

EdenaturaPiazza Mercato 25 - Verbania

FROOLVia San Fabiano 40 - Verbania

Premiata Ditta UccelliVia San Vittore 158 - Verbania

Biblioteca Civica del Comune di VerbaniaVia Vittorio Veneto 138 - Verbania Intra

Libreria SpalaveraVia Ruga 16 - Verbania Pallanza

PROVINCIA DI VERCELLI

Coop Raggio VerdeVia Combattenti d’Italia 1 - Borgosesia

Drogheria RemognaPiazza Mazzini Giuseppe 6 - Borgosesia

Le Quattro StagioniVia Combattenti D’Italia 24 - Borgosesia

Magica NaturaVia Sesone 41 - Borgosesia

Erboristeria La SelvaCorso Valsesia 27 - Gattinara

Erboristeria Differenti AlchimieCorso Garibaldi 104 - Gattinara

La Fonte del benessereCorso Valsesia 127 - Gattinara

Estetica OrchideaVia Ferraris 8 - Palazzolo Vercellese

Erboristeria Il MughettoCorso Rolandi 81 - Quarona

Officina cosmetica Antichi RicordiLocalità Campi dell’oro 19/b - Quarona

Farmacia PasquinoCorso Italia 7/A - Trino

ATL VaralloCorso Roma 38 - Varallo Sesia

Biblioteca Civica del Comune di VaralloCorso Umberto I 69 - Varallo Sesia

C’era una volta...l’usatoCorso Roma 11 - Varallo Sesia

L’isola che non c’èVia Umberto I 58 - Varallo Sesia

Puncetto SOMSVia Umberto I - Varallo Sesia

Pasticceria Dolce VaralloVia Umberto I 56 - Varallo Sesia

ATL VercelliViale Garibaldi 90 - Vercelli

Bar BreakVia Gioberti 36 - Vercelli

Erboristeria Erba d’caPiazza Cavour 24 - Vercelli

Il mercante di birreVia dei mercati 15 - Vercelli

I PelosiVia Mameli 10/15 - Vercelli

Il mattarelloC.so Abbiate 66 - Vercelli

L’angolo del gusto - naturalmente gelatoVia dei mercati 1 - Vercelli

L’orto sotto casaVia Paggi 19/a - Vercelli

Le antiche erbeCorso libertà 175/177 - Vercelli

Libreria dello SpiritoVia Gioberti 20 - Vercelli

Pachamama BioSfusoVia Foa’ 61 - Vercelli

Parafarmacia del NordVia Cesare Balbo 29 - Vercelli

Riso e RisoVia Cesare Balbo 17 - Vercelli

ZenzeroVia Failla 33 - Vercelli

ZeroGlutinePiazza Risorgimento - Vercelli

PROVINCIA DI BIELLA

Agriforneria BiodinamicaVia Mazzini 31 - Biella

AlchechengiVia Trieste 46/48 - Biella

Alice Gelateria NaturaleVia Italia 12 - Biella

BioriginalVia Italia 43 b - Biella

Cafeteria LuogoComuneVia Serralunga 27 - Biella

Caffè BiffiVia Delleani 37/A - Biella

Cappuccetto GialloVia Losana 26/e - Biella

Celiachia PointVia S. Ferrero 14 - Biella

Cooperativa L’Altro MercatoVia Italia 61 - Biella

ECRU AtelierVia Case Sparse, 87 - Biella

Edicola giardini zumagliniPiazza Vittorio Veneto - Biella

Erboristeria La RugiadaCorso Risorgimento 4/B - Biella

Erboristeria MillefogliePiazza Vittorio Veneto 16/P - Biella

Erboristeria OlisticaVia Duomo 8 - Biella

Fito HouseVia Italia 47/A - Biella

Grano SalisVai Nazario Sauro 19/c - Biella

L’apricotVia San Filippo 11 - Biella

Mapo Natural AlternativeVia Costantino Crosa 5 - Biella

NaturasìVia Tripoli 6/A - Biella

Ossian La bottega dell’antica querciaVia Italia 76 - Biella

Parafarmacia & NaturopatiaVia Lamarmora 5 c/o Giardini - Biella

Rilegato a manoCorso del Piazzo 18 - Biella

Secondamanina BiellaVia Trieste 29 - Biella

Solletico CaffèPiazza San Giovanni Bosco 7 - Biella

Spazio RunaStrada Regione Casale 14 - Biella fraz. Chiavazza

Viaggio nella NaturaVia Torino 34/c - Biella

Biblioteca Civica del Comune di CossatoVia Ranzoni 24 - Cossato

DolcenaturaVia Martiri della Libertà 50 - Cossato

Erboristeria NaturalmenteVia Martiri della Libertà 113 - Cossato

L’Alimento BiologicoVia Mercato 17/19 - Cossato

PROVINCIA DI NOVARA

Preti Romina - NaturopataCascina La Valle 16 - Armeno

Apriti Sedano Ristorante VeganoVia Roma 89 - Arona

Biblioteca Civica del Comune di AronaPiazza San Graziano - Arona

La bottega biologicaVia San Carlo 40 - Arona

No work teamViale Francesco Baracca 13 - Arona

WoodVia Roma 78/80 - Arona

Az. Agr. Cascina RosettaVia Leonardo Da Vinci 115 - Borgomanero

Bar MetropolVia Novara 65 - Borgomanero

Biblioteca Civica del Comune di Borgoma-neroViale Marazza - Borgomanero

CaprillaCorso Mazzini 33 - Borgomanero

Chiara YogaCorso Sempione 100 - Borgomanero

Cicogne e CanguriCorso Roma 78 - Borgomanero

Clinica San LuigiVia Piave 2 - Borgomanero

Cooperativa Raggio VerdeVia Rosmini - Borgomanero

DadaLindoVia Rosmini - Borgomanero

Dolce CaffèVia IV Novembre - Borgomanero

Erboristeria Il MelogranoCorso Roma 58 - Borgomanero

InestasiCorso Garibaldi 126 - Borgomanero

La bottega senza glutineVia Arona 11/d - Borgomanero

La NutriceuticaViale Kennedy 28 - Borgomanero

Mastro CesarePiazza XX Settembre - Borgomanero

Oasi del mareVia Novara 29 - Borgomanero

Oltre al PaneCorso G. Mazzini 36 - Borgomanero

Panetteria ZoppisCorso Cavour 70 - Borgomanero

Parafarmacia CraveroCorso Mazzini 74/A - Borgomanero

Angelo Valsesia PelletteriaCorso Mazzini 18 - Borgomanero

Erboristeria DiademaVia Sempione 219 - Castelletto Sopra Ticino

Joy coffee&greenStrada Statale del Sempione - Castelletto

Sopra Ticino

L’indispensabile in dispensaVia Dante 2 - Cavallirio

Villaggio Verdec/o Villaggio Verde - Cavallirio

La casa di pagliaVia della Pace - Fontaneto D’Agogna

Gatto Blu Circolo ACLIVia Cerri 1 - Fosseno di Nebbiuno

Diego Calleri - operatore olisticoVia Turbigo 5 - Galliate

Km0Viale Dante 49 - Galliate

Biblioteca Civica del Comune di GhemmeVia Quintino Sella 4/6 - Ghemme

New PharmaVia Novara 18 - Ghemme

Cascina CantaVia Case Sparse 11 - Gionzana

Biblioteca di InvorioVia Pulazzini 17 - Invorio

Ristoriante PasciaVia Monte Rosa 9 - Invorio

Biblioteca Comunale G. CarcanoVia Roma 14 - Lesa

Bottega equo-solidaleVia Manzoni 14 - Lesa

Azienda Agricola Fabrizio CapraVia Pier Lombardo 190 - Lumellogno

Biblioteca Civica del comune di MeinaPiazza Rodolfo Carabelli 5 - Meina

Museo Meina “Vox Horti”Chalet di Villa Faraggiana S.S. Sempione 21 - Meina

Ufficio ATLVia Carlo Bedone 1 - Meina

Al caffèViale Roma 15/b - Novara

Assa Isola EcologicaVia Sforzesca 2/a - Novara

Assa Isola EcologicaVia Delle Rosette angolo Via Delle Americhe - Novara

ATL NovaraBaluardo Quintino Sella 40 - Novara

Attico delle ArtiLargo Donegani 5/a - Novara

Biblioteca NovaraCorso Cavallotti 4 - Novara

BiobottegaVia S. Pietro 16 - Novara

BiologiqueViale Roma 15/a - Novara

Birreria MarconiVia Marie Curie 13 - Novara

Circolo Arci Big LebowskiCorso Trieste 15 - Novara

Cooperativa Raggio VerdeVia Biglieri 2/b - Novaranext Corso F. Cavallotti 10/12 - Novara

Cuor di mammaViale Giulio Cesare 67 - Novara

Erboristeria BianchiCorso Risorgimento 65/a - Novara

Eurytmica - musicoterapia e danzaterapiaVia Goito 12 - Novara

FatLane BikesVicolo Palazzo Civico 4 - Novara

HordeumCorso Vercelli 120 - Novara

I sapori di Nonna FiordalisoCorso Italia - Novara

Il giardino segretoViale Volta 5 - Novara

Into the light - la danza dell’animaStrada Fornace Vecchia - Novara

Il tempio magicoVia Monte San Gabriele 42 - Novara

Libera presenza - Studio di naturopatiaVia Zara 10 - Novara

MacamCorso Italia 40 - Novara

NamastèVia Oxilia 5 - Novara

Natura SìVia Marconi 12 - Novara

SantosVia XX Settembre 45 - Novara

Studio di medicine naturali Il fiore bluVia Alcarotti 1 f - Novara

Studio Naturopata AudreyVia Dominioni Francesco 3/D - Novara

The king of saladsCorso Felice Cavallotti 24 - Novara

Residence “La Bellotta”Via Vecchia Ticino 35 - Oleggio

La ca’ di asuVia delle scuole 16 - Olengo

EquotubeVia Roma 50/E - Trecate

Libreria Due CuoriPiazza Cavour 42 - Trecate

Movida DanzaVia Adua 3 - Trecate

PROVINCIA DI VERBANIA

Bar FattoriniVia Roma 19 - Baceno

Canapa AlpinaBaceno

Comune BacenoVia Roma 56 - Baceno

Pro Loco BacenoVia Roma 56 - Baceno

Le Azalee B&BVia Bertarello 47 - Baveno

Comune CrodoVia Pellanda 56 - Crodo

Istituto agrario FobelliVia Roma 9 - Crodo

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