Bentornato Maestro! Un’opera scritta per divertimento N

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Lorenzo Costa (continua in seconda pagina) n. 80 - Novembre 2007 A M I C I N U O V O C A R L O F E L I C E Periodico di informazione musicale dell’Associazione Amici Nuovo Carlo Felice Autorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92 Un’opera scritta per divertimento N ino Rota (1911 – 1979) è noto ai più per avere scritto le colonne sonore di molti film divenuti “cult”, come si dice oggi: da “La strada” a “Rocco e i suoi fratelli”, da “Il Gattopardo” a “Prova d’orchestra” da “Giulietta degli spiriti” a “Otto e mezzo”. Due geni come Visconti e Fellini collaborarono tantissimo con questo composi- tore il cui talento supera la pur importante produ- zione cinematografica. Pochi conoscono il repertorio strumentale e sacro di Rota, così come l’importan- za che ebbe il suo incarico di Direttore del Conser- vatorio di Bari dove, fra le tante cose fatte, Rota ammise anche un giovane talentuoso di nome Ric- cardo Muti. Pazienza: la nostra terra a distanza di anni non riesce a cogliere la grandezza di tanti suoi figli, ri- ducendone i meriti ad operazioni in cui la musica nel caso di Rota (beninteso sempre di eccelsa qualità) ha un ruolo ancillare rispetto all’arte del cinema. Per fare un parallelismo basti pensare che Alfred Schnittke, fino agli anni Settanta, era noto in Unione Sovietica soltanto per le sue colonne sonore, ma og- gi è ricordato (ed eseguito) per la sua mirabile pro- duzione sinfonica, strumentale e operistica. Non co- sì per il nostro connazionale. Parziale eccezione è costituita da “Il cappello di pa- glia di Firenze”, farsa musicale in quattro atti iniziata nel 1945 e terminata dieci anni dopo grazie alle in- I l prossimo appuntamento con la stagione li- rica del Carlo Felice riserva un doppio, gra- dito, ritorno. L’opera di Nino Rota, “Il cappel- lo di paglia di Firenze” manca dalle scene genovesi dal lontano 1966 quando fu diretto (al Teatro Margherita) da Paolo Peloso. Opera frizzante e divertente (ne par- la su queste colonne diffusamente il collega Lorenzo Costa), costituirà una bella sorpresa per il pubblico dei più giovani che non ha avuto ancora occasione di ascoltarla e conosce Rota “solo” per le sue magnifiche colonne sonore felliniane. Ma, altro, graditissimo ritor- no, è quello di Bruno Bartoletti. Il direttore toscano in questi ultimi anni è stato frequente ospite del Teatro genovese. Ci ha regalato grandi emozioni esplorando il Novecento, sia quello più popolare, sia quello meno “battuto”: ricordiamo “Cardillac” di Hindemith (1999), “Death in Venice” di Britten (1999), “Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny” di Weill (2001), “Madama But- terfly” di Puccini (2002), “Jenufa” di Janacek (2003), “Turandot” di Puccini con il finale di Berio (2003). Una serie di letture autorevoli e illuminanti che Bruno Bar- toletti ha saputo condurre con la intelligenza e il me- stiere del grande direttore. Bentornato, Maestro. Bentornato Maestro!

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Lorenzo Costa(continua in seconda pagina)

n. 80 - Novembre 2007

A M I C I N U O V O C A R L O F E L I C E

Periodico di informazione musicale dell’Associazione Amici Nuovo Carlo FeliceAutorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92

Un’opera scrittaper divertimento

N ino Rota (1911 – 1979) è noto ai piùper avere scritto le colonne sonore dimolti film divenuti “cult”, come si dice

oggi: da “La strada” a “Rocco e i suoi fratelli”, da “IlGattopardo” a “Prova d’orchestra” da “Giulietta deglispiriti” a “Otto e mezzo”. Due geni come Visconti eFellini collaborarono tantissimo con questo composi-tore il cui talento supera la pur importante produ-zione cinematografica. Pochi conoscono il repertoriostrumentale e sacro di Rota, così come l’importan-za che ebbe il suo incarico di Direttore del Conser-vatorio di Bari dove, fra le tante cose fatte, Rotaammise anche un giovane talentuoso di nome Ric-cardo Muti.

Pazienza: la nostra terra a distanza di anni nonriesce a cogliere la grandezza di tanti suoi figli, ri-ducendone i meriti ad operazioni in cui la musica nelcaso di Rota (beninteso sempre di eccelsa qualità)ha un ruolo ancillare rispetto all’arte del cinema.Per fare un parallelismo basti pensare che AlfredSchnittke, fino agli anni Settanta, era noto in UnioneSovietica soltanto per le sue colonne sonore, ma og-gi è ricordato (ed eseguito) per la sua mirabile pro-duzione sinfonica, strumentale e operistica. Non co-sì per il nostro connazionale.

Parziale eccezione è costituita da “Il cappello di pa-glia di Firenze”, farsa musicale in quattro atti iniziatanel 1945 e terminata dieci anni dopo grazie alle in-

I l prossimo appuntamento con la stagione li-rica del Carlo Felice riserva un doppio, gra-dito, ritorno. L’opera di Nino Rota, “Il cappel-

lo di paglia di Firenze” manca dalle scene genovesi dallontano 1966 quando fu diretto (al Teatro Margherita)da Paolo Peloso. Opera frizzante e divertente (ne par-la su queste colonne diffusamente il collega LorenzoCosta), costituirà una bella sorpresa per il pubblico deipiù giovani che non ha avuto ancora occasione diascoltarla e conosce Rota “solo” per le sue magnifichecolonne sonore felliniane. Ma, altro, graditissimo ritor-no, è quello di Bruno Bartoletti. Il direttore toscano inquesti ultimi anni è stato frequente ospite del Teatrogenovese. Ci ha regalato grandi emozioni esplorando ilNovecento, sia quello più popolare, sia quello meno“battuto”: ricordiamo “Cardillac” di Hindemith (1999),“Death in Venice” di Britten (1999), “Aufstieg und Fallder Stadt Mahagonny” di Weill (2001), “Madama But-terfly” di Puccini (2002), “Jenufa” di Janacek (2003),“Turandot” di Puccini con il finale di Berio (2003). Unaserie di letture autorevoli e illuminanti che Bruno Bar-toletti ha saputo condurre con la intelligenza e il me-stiere del grande direttore. Bentornato, Maestro.

Bentornato Maestro!

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sistenze di Simone Cucia, diretto-re del Teatro Massimo di Paler-mo, che “costrinse” l’autore a fi-nirla. La prima ebbe luogo proprioal Massimo il 21 aprile 1955 conun successo eccezionale.

Il soggetto è tratto dalla com-media omonima dei francesi La-biche e Michel e racconta la buf-fa vicenda farsesca della ricercadi un cappello di paglia mangiatoda un cavallo alla signora Anaide.Umorismo, velocità di azione, col-pi di scena e lieto fine offrono lospunto a Rota per concepire unapartitura che, pur non essendostrutturata rigidamente in nume-ri chiusi, si rifà apertamente al-l’opera buffa italiana con partico-lare vicinanza a Rossini. Ora, nel’55, tutti sanno con quanto so-spetto venisse visto chi scrivevamusica tonale e, in più, “alla ma-niera di”. E’ l’epoca in cui Boulez,Ligeti, Nono, Stockhausen esplo-rano mondi nuovi ed il “passati-smo” della tradizione è messo al-la berlina anche dalla critica. Tut-tavia la storia della musica inse-

gna che accanto a dieci pionieridi grandissima levatura comequelli citati, vi siano abili compo-sitori che seguono il solco dellatradizione. Rota è fra questi, maha dalla sua l’essere stato allievodi Casella e la frequentazione conStravinsky. Sia l’uno che l’altro fu-rono maestri nello scrivere pezziispirandosi a loro illustri prece-denti colleghi, pensiamo a Pulci-nella, ad Apollon Musagète o aScarlattiana. Rota segue questalinea rifacendosi a Rossini. Comegià detto, ma anche a Mozart (laripetuta esclamazione del Suoce-ro “tutto a monte” ha un caratte-re solenne assai simile a quellodel Commendatore in Don Gio-vanni), condendo la farsa conuna strumentazione variegatissi-ma, a tratti molto stravinskiana.Certamente si fa torto enormead un compositore definendo lasua musica in relazione allo stiledi altri autori e occorre quindi ri-badire che il risultato complessi-vo non è quello di un “pastiche”post mozartiano-rossiniano, ma

è una avvincente ed originaleopera musicale dalla tipica im-pronta rotiana.

I protagonisti sono i due pro-messi sposi Fadinard (tenore) eElena (soprano). Fanno contornole figure di Beaupertuis (barito-no), Nonancourt (basso), la baro-nessa di Champigny (mezzo so-prano) e altri. Il furto e l’ingestio-ne del cappello da parte del ca-vallo di Fadinard mettono in peri-colo il suo matrimonio, ma dopouna serie di equivoci e colpi discena, ecco apparire tanto ca-sualmente che provvidenzialmen-te un altro cappello a rimetteretutto a posto. Godibilissima anchedal punto di vista della scritturavocale, dove il bel canto si unisceal tocco della commedia musicalefrancese con qualche reminiscen-za wagneriana, il “Cappello” nonapre certo nuovi orizzonti, ma hail pregio di divertire e affascinareper l’immediatezza ed il gusto checaratterizzano ogni pagina.

E questo non è roba da poco.Lorenzo Costa

(segue dalla prima pagina)

Un’opera scritta per divertimento

Teatro Carlo Felice, 20, 22, 25, 27, 28 novembreNino Rota, Il cappello di paglia di Firenze

Bruno Bartoletti, direttore - Damiano Michieletto, regia - Paolo Fantin, scene - Silvia Aymonino, costumi

Antonino Siragusa (Fadinard), Carlo Lepore (Nonancourt), Pietro Spagnoli (Beaupertuis), Thomas Morris(Lo zio Vezinet), Alessandra Marianelli (Elena), Laura Cherici (Anaide), Stefano Pisani (Felice), FrancescaFranci (la Baronessa di Champigny), Bruno Lazzaretti (Achille di Rosalba) e Eleonora Cilli (la modista)

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“L a musica per me ècome una meravigliosadonna che non è mai

diventata compagna di vita, per-ché è sempre rimasta incontrooccasionale, mai approfonditocome avrei voluto, e di questo,ora, mi rammarico.” Marco Sciac-caluga, regista teatrale e condiret-tore del Teatro Stabile di Genova,è cresciuto immerso nella musica:rock, Beatles, Rolling Stones emusica classica, molto amata dalpadre, tanto che i primi spettacolidal vivo che vide, bambino, furonoIl ratto dal serraglio e La fanciulladel West, al Teatro Carlo Felice.“Ritengo di avere una buona cultu-ra musicale, ma il mio rapportocon la musica non si è maiapprofondito abbastanza. Da bam-bino mi dicevano che ero stonato,che era meglio che nel coro muo-vessi solo le labbra, senza emette-re suono, praticamente ero lì perfare numero: non ho mai studiatoseriamente uno strumento e nonsono mai arrivato a poter leggereuno spartito, capacità che, nelmomento in cui si affronta unaregia lirica, può risultare molto uti-le. La musica per me è semprestata una grande passione, vissu-ta “da spettatore””. Anche dal pun-to di vista professionale, però, lamusica riveste un ruolo importan-te, soprattutto nel rapporto cheun regista teatrale può avere conchi compone le musiche di scena:Chi scrive le musiche per unospettacolo è un musicista, ma iointervengo nel lavoro, faccio capirequali sono le mie esigenze di regi-sta; è come se avessi una musica

dentro e comuni-cassi che cosavoglio che si espri-ma attraverso diessa. Mi diconoche ci azzecco: for-se sono una sortadi “d i lettantescoistintivo”. Ho lavora-to con compositoriquali Gino Negri,Arturo Annecchino,Andrea Nicolini eCarlo Boccadoro eogni volta è un’esperienza nuova eparticolare. Creare musica per lascena, nei casi in cui il tema musi-cale non sia già previsto nel testo(penso, per esempio, a Brecht)credo debba essere una collabora-zione tra regista e compositore. Sipuò decidere di far nascere una“scenografia musicale”, che per-corra tutto lo spettacolo, o si puòcomporre un tema che segua itempi della scena, i ritmi del parla-to e le sue pause. In quest’ultimocaso vedo il lavoro del composito-re con il regista molto simile aquello che farebbe con un libretti-sta, per un’opera lirica.” La chiac-chierata, a questo punto, si spo-sta sull’esperienza di regista nelteatro musicale, che, per Sciacca-luga “può essere una meravigliosavacanza. Ho fatto poche regie liri-che, ma sono state tutte avventu-re particolari. Ricordo, per esem-pio, Jakob Lenz ad Alessandria,diretta da Humburg, e Falstaffdiretta da Erede. Il lavoro ben fat-to, per quel che riguarda la regia,viene fuori se il rapporto tra diret-tore d’orchestra e regista funziona

anche se, poi, il teatro lirico ha unlivello di stilizzazione diverso daquello di prosa. Credo, però, chesiano importanti sia la parte “daattore” che quella di cantante, per-ché un’opera lirica e i suoi inter-preti possano dirsi “completi”. Aseconda delle occasioni, poi, sipuò essere costretti a deciderequale parte debba prevalere, masono convinto che sia sbagliatoannullare l’aspetto “attoriale” difronte a una bella voce o a unabella messinscena. Lo spettacolone perderebbe.” La musica è ele-mento fondamentale anche nellaformazione degli attori di prosa“perché produce danza e movi-mento del corpo, che si esprimenello spazio attraverso il ritmo.Anche dove non c’è il canto, lamusica serve per descrivere ilgesto, l’azione: la vita stessa ègovernata da una struttura ritmi-ca. La musica non è “sfondo musi-cale” di altre azioni: l’ascoltarla è,per me, cibo indispensabile, essaha bisogno di attenzione, è filtrod’amore per capire di essere vivi.”

Marta Musso

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Sciaccaluga: “Io e la musica”

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I l Concerto di Natale delTeatro Carlo Felice propo-ne quest’anno due lavori

di non frequente esecuzione, laSeconda Sinfonia op. 27 di SerghejRachmaninov (1873-1943) e UneCantate de Noel di Arthur Honneger(1892-1955), affiancando due com-positori curiosamente apparentatida un destino simile: entrambi, purconseguendo in vita un fama invidia-bile, sono stati apprezzati nella lororeale complessità solo in tempirecenti, entrambi furono i testimonidolenti di un mondo ormai al tra-monto. Per molto tempo il nome diRachmaninov fu legato a un sololavoro, quel Preludio in do diesisminore cavallo di battaglia per tantiillustri pianisti, poi al celebre Secon-do Concerto per pianoforte, usato eabusato in innumerevoli colonnesonore. Sopravvissuto agli sconvolgi-menti armonici del primo Novecen-to, Rachmaninov fu accusato diaver rifuggito l’avanguardia, ma lamoderna ricerca musicologica hafinalmente messo nella giusta lucel’intero suo percorso creativo, sgan-ciandolo da quei giudizi precostituiticui lo aveva condannato certa criti-ca. Eseguita per la prima volta aPietroburgo nel 1908, la SecondaSinfonia op. 27 era concepitaseguendo il taglio classicistico diCiaikowsky, con i rituali quattromovimenti legati dal ritorno di ideemusicali, secondo una strutturaciclica che si protraeva per quasiun’ora: era l ’epoca, aper ta daBruckner e riaffermata da Mahler,dei grandi affreschi sinfonici. In tota-le antitesi con l’immagine di consu-mo attribuitagli, il compositore sidimostra elitario ed impegnativo: ilsuo melodizzare, è apparentementesalottiero ma i temi sono sempre

dilatati, difficilmente cantabili, senon per brevi frammenti, e soprat-tutto immersi in una selva contrap-puntistica incessante, capace didisorientare anche gli orecchi piùesperti. Seppur legato in un certosenso al mondo del passato, Rach-maninov riusciva però a rinnovarlo ead innervarlo di nuovi sapori, crean-do atmosfere indimenticabili, distruggente e melanconica cantabi-lità nutrendolo del mestiere coscien-zioso del buon musicista, degli affet-ti onesti e sani, della vita a contattocon la natura (nelle mie composizio-ni non c’è alcuno sforzo di apparireoriginale, o romantico o nazionali-sta, o qualsiasi altra cosa. Io mettosulla carta la musica che sento den-tro di me […] tento di esprimeresemplicemente e direttamente quelche sente il mio cuore). Era unmondo che già all’epoca forse nonesisteva più, e che di lì a pochi annisarebbe scomparso del tutto, tra-volto dalla Rivoluzione di Ottobre edai successivi sconvolgimenti. Idrammatici avvenimenti del XX°secolo influenzarono in modo deter-minante anche la complessa vicen-da artistica di Honneger, noto peraver fatto parte di quel manipolo divalorosi musicisti passati alla storiacome il “Gruppo dei Sei”, riunitosinella Francia degli anni Venti intornoalla figura animatrice di Erik Satie(ne facevano parte anche Milhaud,Poulenc, Auric, Durey e Tailleferre).Il sestetto ammirava i testi di Coc-teau e Apollinaire, frequentava icafé chantant e i cabaret parigini,dimostrava una particolare predile-zione per la musica da ballo e per iljazz, propugnando la concezioneideale di un’arte veramente moder-na, espressa all’insegna di ironia,sarcasmo e sperimentazione. Ciò

non impedì però ad Honneger di svi-luppare un proprio personale credoestetico cui rimase fedele tutta lavita, un credo che trovava espres-sione nel culto della musica dacamera e sinfonica e dell’architettu-ra musicale, mai sacrificabile aragioni di ordine letterario o descrit-tivo. Della personalità artistica diHonegger si è per lungo tempoconosciuto soprattutto il versantemondano, ma vogliamo qui ricorda-re quello di ispirazione religiosa, chepercorre e pervade grande partedella sua produzione. Il primo pro-getto di una cantata dedicata alNatale risaliva al 1941 ma Honne-ger, dopo aver cominciato a collabo-rare con il poeta Casar Von Arx, fucostretto ad interromperne la com-posizione a causa della morte delpoeta stesso. Negli anni che segui-rono, l’universo interiore del compo-sitore fu caratterizzato da un cre-scente pessimismo, alimentato dallatriste condizione cui era soggettal’Europa: la corsa agli armamenti, laguerra fredda, un materialismosempre più di f fuso, capace diannientare i più alti valori umani espirituali. Nel 1953, nonostante leprecarie condizioni di salute, Honne-ger decise di portare a termine ilprogetto, realizzando una cantataper baritono solista, coro misto,coro di bambini e orchestra. Com-pletò egli stesso il testo con alcunicanti tratti dalla tradizione europea,intonati nel loro idioma originale egiustapposti l’uno all’altro, in unmixage di linguaggi che celebrava inqualche modo un’ideale unità fra lenazioni, un messaggio di speranzaper un mondo in crisi, minacciatodal qualunquismo, dalla meccanizza-zione e dalla guerra.

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Ballerina, attrice, pittrice, sommelier, Natalia Strozzi, principessa trentenne appartenente alnobile casato Guicciardini-Strozzi (fra i suoi antenati, il Guicciardini, Winston Churchill, SanStanislao Kostka), è stata recentemente indicata, insieme alla sorella Irina, come l’ultimadiscendente di Lisa Ghirardini, la Gioconda di Leonardo da Vinci. Natalia Strozzi ha da pocopubblicato un simpatico e interessante libro autobiografico (“Facile da ricordare”) che verràpresentato a Genova al Circo Tunnel dal Lyceum (in collaborazione con la FondazioneBogliasco) il 26 novembre prossimo (ore 17). Interverranno, con l’autrice, Roberto Iovino,Andrea Marini (giornalista Rai, direttore del “Giornale dei Grandi Eventi”), il soprano OlineHiul e la pianista Stefania Garotta.

Natalia Strozzi, “Facile da ricordare”Teatro Carlo Felice, 18 dicembre

Concerto di NataleRachmaninov, Sinfonia n.2in mi minore op. 27

Honegger, Une Cantate deNoël

Jonathan Webb, direttorePeter Savidge, baritonoCiro Visco, maestro del coroGino Tanasini, maestro delCoro di Voci BiancheOrchestra e Coro del TeatroCarlo Felice

Anche quest’anno l’UNCALMha deciso di premiare con ilprestigioso Premio intitolato algrande Puccini due compo-nenti del nostro ConsiglioDirettivo: Gabriella Tassara eAldo Sallo. La cerimonia di consegna si èsvolta nella splendida cornicedel Castello dell’Aquila a Gra-gnola con l’intervento di Auto-rità locali e rappresentanti del-le molte associazioni facentiparte dell’Unione. E’ stata una giornata di piace-voli emozioni in un ambienteaffascinante quale è il Castellodell’Aquila riportato all’anticosplendore dalla volontà dellasquisita “Castellana”: la genti-le Amica Gabriella Girardin.

A GRAGNOLA IL PREMIO PUCCINI OPEROSITÀ

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La musica sacra di Dodero

Fisarmonicista e organista ge-novese, nato a Boccadasse nel1935, Agostino Dodero è figuraben nota nell’ambiente musicalecittadino. Autore di oltre 800 bra-ni, molte canzoni in genovese,una lunga collaborazione congruppi storici, dai Canterini dellaVecchia Sturla al Coro del MonteCauriol, Dodero ha recentementeinciso la sua “Ave Maria zeneize”(parole di Piero Bozzo) che rap-presenta forse la sua creaturapiù importante. In questi ultimianni la musica sacra lo ha assor-bito in maniera quasi esclusiva,regalandogli importanti riconosci-menti. Il suo canto “La croce” suversi di Pier Paolo Parzonese, èstato lodato da Papa Ratzinger,cui il lavoro era stato dedicato,mentre il Cardinale Tarcisio Ber-tone ha avuto lusinghiere paroleper alcune altre composizioni reli-giose di Dodero che proprio inquesti mesi ha edito un Tritticosacro per coro e organo d’inte-ressante fattura e d’intensa sen-sibilità.

Interpretare Chopin

“…ripensare il significato dellamusica per pianoforte; mostrarecon evidenza quanto spazio trovinoin Chopin, l’ardimento, il vigore del-la giovinezza, il desiderio di vittoria,la combattività; motivare e propor-re uno stile d’interpretazione piani-stica della musica di Chopin chesia radicalmente rinnovata rispettoall’unilateralità consacrata dallaconsuetudine e giustificata daun’imperfetta immagine del com-positore”. Lo scrive Quirino Princi-pe nella prefazione al bel libro “In-terpretare Chopin” scritto nel1879 dal pianista e musicologopolacco Jan Kleczynski ed ora pro-posto in una nuova edizione italia-na dalla Vienne-pierre di Milano.L’autore, nel 1879 appunto, tennetre interessanti conferenze a Var-savia dedicate a Chopin che poiriunì in questo libro critico. Comegiustamente rileva Principe, l’obiet-tivo di Kleczynski era quello di libe-rare la musica chopiniana da que-gli atteggiamenti interpretativistucchevoli e “malati” che contra-stano con la personalità del gran-de artista polacco: “Quanti dozzi-nanti – afferma l’autore – suonan-do Chopin con quello che essi defi-niscono, bontà loro, “sentimento”non si accorgono che c’è in quelleopere un substrato forte e gene-roso che essi distruggono a piacerloro!” Scritto con estrema chiarez-za e una rigorosa visione musicale,il libro, pur se datato, si proponecome un documento storico estre-mamente interessante che si se-gnala ai pianisti che si avvicinano aChopin, artista molto “pericoloso”:“…Il suo tocco era così bello chebastava a volte un solo accordo afar fremere di gioia l’uditorio”.

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Un duo fra sax ed elettronica

Michele Selva, sax e Massimilia-no Messieri, live electronics eregia del suono, sono i protagoni-sti di un interessante CD editorecentemente. I due artisti propon-gono pagine di Giacinto Scelsi (Ixor,Maknongan, Tre Pezzi), di Gualtie-ro Dazzi (Le fond de l’eau est par-sénne d’étoile), di Sylvano Bussotti(Ballerina gialla, Pettirosso), diMassimo Lauricella (Ilynx), di Fabri-zio Festa (Libera Toccata IX) e del-lo stesso Messieri (Die Märchen-prinzfantasien). Si tratta di un’anto-logia di pagine alquanto diverseper caratteri, ma accomunate dauna ricerca timbrica ed espressivache coinvolge ora solo il sax, ora ilsax con l’elettronica, in un conte-sto di sperimentazione assai sti-molante. Suggestive le pagine diBussotti, al pari di quelle di Scelsi:“La partitura di Maknongan diScelsi – si legge nelle note dicopertina - non prevede elettronicadal vivo, ma il bordone aggiuntonella presente incisione non fa cherendere udibile e pregnante ciòche il testo contiene virtualmente,senza risultare pleonastico”.

“Questo brano – ha spiegato in-vece Lauricella a proposito del suolavoro “Ilynx” - ispirato dal sensodella vertigine è composto da ununico movimento che alterna, sen-za soluzione di continuità, il suononaturale del sax contralto ad unmondo di suoni sintetizzati. Talisuoni sono stati ottenuti dalladeformazione di suoni registrati inprecedenza dallo stesso sax eche, durante l’esecuzione, ad es-so girano intorno tramite il mezzodei live electronics: da qui il sensodi vertigine”.

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I NOSTRI CONCERTI Gianluca e Marco Allocco costituiscono unduo (violino e violoncello) che abbiamo giàavuto modo di conoscere anni or sono. Ilprogramma che ci hanno presentato com-prendeva “Duo n. 1 in Do maggiore” diBeethoven, “Sonate puor violon et violon-celle” di Ravel e “Duo op. 7” di Kodaly: pro-gramma affascinante svolto con rigore,impegno e passionalità che hanno conqui-stato gli ascoltatori affascinati dalle compo-sizioni e dall’interpretazione dei due fratelliAllocco. Insomma, un successo strepitoso.

Martedì 2 ottobre è iniziato il nuovo anno sociale con un concerto del “Trio Icaro” compostoda Andrea Sarotto (clarinetto), Paolo Dutto (fagotto) e Elisa Ferrara (pianoforte). L’originalitàdell’amalgama dei suoni del “Trio”, così inusuali, ci ha consentito di apprezzare l’interpreta-zione di composizioni raramente ascoltate quali il Trio op. 11 di Beethoven, Concertpiece n.1 e n. 2 dell’op. 113 di Mendelssohn e il Trio pathétique di Glinka.L’affiatamento e la musicalità dei componenti il Trio ha immediatamente conquistato il foltopubblico dei nostri soci accorsi all’inaugurazione che ha compensato il bellissimo concertocon i più calorosi applausi.

Il “Trio Artistico Francesco Paolo Tosti” ci ha introdotti nel magico mondo delle romanze dasalotto, quelle di Francesco Paolo Tosti appunto. La suadente malinconia che pervade granparte della musica di Tosti ha saputo risvegliare negli ascoltatori, ricordi e sensazioni di altritempi e la forza delle poesie dei suoi poeti ha affascinato tutto l’uditorio. L’atmosfera dimusica e poesia ha tratto grande forza dall’interpretazione approfondita, musicalmente epoeticamente mirabile del tenore Silvano Santagata e dell’attore Vanni Valenza con il sensi-bile accompagnamento al pianoforte di Silvia Boscaro. Un mirabile e romantico successo.

Andar per mostre6/12 ore 16, PALAZZOROSSO: IL TORMENTO EL’ESTASI,

24/1 ore 16, PALAZZODUCALE: DA LEGA AGUTTUSO,

7/2 ore 16, MUSEO DELRISORGIMENTO: GENOVAGARIBALDINA,

28/2, ore 16 GALLERIAD’ARTE MODERNA, NERVI:DA RODIN A D’ANNUNZIO(appuntamento alla Stazione di Nervialle 15,30)

Il 25 ottobre è iniziata la nuova serie di “Concerti nei Musei” organizzata in collaborazionecon l’Associazione Amici del Conservatorio “N.Paganini” e con le Soprintendenze per i beniarchitettonici e del paesaggio della Liguria (Palazzo Reale) e per il patrimonio storico artisti-co e etnoantropologico della Liguria (Galleria Nazionale di Palazzo Spinola). Il primo concer-to, svoltosi nel Salone da Ballo di Palazzo Reale, ha visto alla ribalta un complesso che ave-vamo già avuto modo di apprezzare: Warner Brass Quintet. I cinque giovani che lo compon-gono si sono esibiti in un repertorio che spazia dal Barocco al Novecento con un affiata-mento, una sensibilità musicale e una simpatia nella presentazione del programma che,come avvenuto lo scorso anno, ci hanno ancora una volta conquistato.

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Periodico d’informazione musicaleDirettore responsabile

Roberto IovinoAssociazione

Amici Nuovo Carlo Felice

Presidente: Giuseppe IsoleriSegretaria: Adriana Caviglia

Tel. (010) 352122 - Fax (010) 5221808www.AmiciNuovoCarloFelice.it

E-mail: [email protected]

Stampa: Genova

Si ringrazia

per la concreta collaborazione

ATTIVITA’ SOCIALE DAL 17 NOVEMBRE AL 29 GENNAIO 2008La nostra attività si svolge prevalentemente presso il Salone di Rappresentanza del Circolo Ufficiali via S. Vincenzo, 68 – Genova, agli orari indicati, tranne le seguenti manifestazioni:- Audizioni discografiche: Auditorium “E. Montale” del Teatro Carlo Felice- Storia del Melodramma: Biblioteca Berio, Sala dei Chierici- Concerti nei Musei: Museo di Palazzo Reale e/o Galleria Nazionale di Palazzo Spinola.

Sabato 17 novembre, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHEIL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE: L’inesauribile creatività di Nino RotaRelatore Lorenzo Costa,

Martedì 20 novembre, ore 15,30OMAGGIO A LEONCAVALLOA cura di Claudia Habich,

Giovedì 22 novembre, ore 16,30CONCERTI NEI MUSEI: PALAZZO REALECONCERTO DEL DUO MAZZOLA – ALBERTI, violino e violoncelloIn collaborazione con Associazione Amici del Conservatorio “N. Paganini”,

Martedì 27 novembre, ore 16CONCERTO PREMIO ALLIEVO DEL CONSERVATORIO “N. PAGANINI”

Martedì 04 dicembre, ore 15,30LA “GIOVANE SCUOLA ITALIANA”A cura di Adolfo Palau,

Martedì 11 dicembre, ore 16CONCERTO DI AGATA GLADYSIAK, pianoforteMusiche di Beethoven, Chopin, Skriabjn, Szymanowski, Prokofiev,

Venerdì 14 dicembre, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: I GRANDI INTERPRETI: ARTURO TOSCANINIA cura di Sebastiano Zerbino,

Sabato 05 gennaio, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHEMANON LESCAUT: Puccini e l’amore disperatoRelatore Lorenzo Costa,

Martedì 08 gennaio, ore 15,30LA MUSICA SINFONICA DI JANACEKA cura di Lorenzo Costa,

Sabato 12 gennaio, ore 16INCONTRI ALLA BIBLIOTECA BERIO: STORIA DEL MELODRAMMALE SCUOLE MUSICALI NAZIONALI: LA RUSSIA (II°)NICOLAJ RIMSKIJ – KORSAKOVRelatore Lorenzo Costa,

Martedì 15 gennaio, ore 16CONCERTO DEL DUO LANZI – SOLCI, pianoforte e violoncello,Musiche di Beethoven, Mozart,

Venerdì 18 gennaio, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: RUSALKA di A. DvorakA cura di Claudia Habich,

Martedì 22 gennaio, ore 15,30I GRANDI CONCERTI PER PIANOFORTE E ORCHESTRAA cura di Pietro Timossi,

Martedì 29 gennaio ore 16CONCERTO DI MARCO PASINI, pianoforteOmaggio alla memoria di ALMA BRUGHERA CAPALDO.