BELIEVE IT! - Commedie Teatrali Italiane · È importante quindi che le immagini dello show, ... ce...

49
1 BELIEVE IT! (CREDICI!) di Roberta Skerl

Transcript of BELIEVE IT! - Commedie Teatrali Italiane · È importante quindi che le immagini dello show, ... ce...

1

BELIEVE IT! (CREDICI!)

di

Roberta Skerl

2

PERSONAGGI ELIA e SARA: marito e moglie SERENA: la figlia MIRCO: il figlio TULLIO: un amico di Mirco ELVIRA: la madre di Elia SCENA Periferia romana, il soggiorno della casa dell’anziana Elvira; un ambiente modesto, con un mobilio vecchio e un televisore. Ci sono una porta d’ingresso e una sul fondo. NOTA Il programma televisivo BELIEVE IT! è l’ulteriore protagonista della vicenda. È importante quindi che le immagini dello show, che Serena guarda instancabilmente, siano visibili anche al pubblico in sala.

3

Sul buio si sente un pubblico televisivo che grida entusiasta BELIEVE IT! BELIEVE IT! BELIEVE IT! Sipario. Elvira è sul divano e guarda la TV capando dei fagiolini. Vicino a lei è seduta la nipote Serena, una ventina d’anni, obesa. Il suo corpo sembra strabordare da ogni parte. Come ipnotizzata, fissa lo schermo seguendo la sua ossessione, il programma BELIEVE IT!, un medical-show condotto dal Dr. Soltz, celebre medico americano che dispensa – spesso in modo brutale – consigli sulla salute. Le immagini mostrano il Dr. Soltz che entra nello studio, tra l’euforia del pubblico. DR. SOLTZ Grazie! Grazie e benvenuti a una nuova puntata di BELIEVE IT! CREDICI! Il programma che vi cambia la vita! L’unico e solo medical-show che spiega ai morti come rinascere e ai vivi come non morire! Che vi dice per filo e per segno tutto quello che si deve fare per avere una vita praticamente eterna! Il medical-show del vostro Dr. Soltz! Il Dr. Soltz raggiunge con aria improvvisamente severa il centro dello studio, dove lo attende una ragazza obesa. Signore e signori, questa è Sharon. 19 anni. Obesa. La ragazza comincia sommessamente a piangere, mentre Soltz le mostra un repellente blocco di sostanza spugnosa e giallastra. Invece questo, Sharon, è grasso umano, ed è quello che tu hai dentro di te e che certamente sarà la causa della tua fine. (A Sharon scendono lacrime sempre più copiose) Devi guardarlo, Sharon. Lo so che è difficile ma devi guardarlo, perché questo è quello che tu stai facendo a te stessa. Sharon, un corpo umano necessita di una media di 1500 calorie al giorno. Tu ne assumi 24 mila. Elia entra dalla porta sul fondo. È malato e quindi vive in pigiama e pantofole. Cammina trascinando i piedi e massaggiandosi le reni, e si ferma a guardare il Dr. Soltz che prosegue nella sua invettiva. Tu vivi a hot dogs, marshmallow, pollo fritto, polpettone al formaggio, tortini di patate, litri di succhi e bevande gassate. Mangi otto volte al giorno per un totale quotidiano di 24 mila calorie e non fai un movimento che sia uno. Ed è questa la ragione per cui stai morendo. (Sharon piange sempre di più). Sì, Sharon, hai capito bene. Tu-stai-morendo. E stai morendo per colpa dello schifoso, ripugnante, osceno grasso che divora il tuo corpo! (In un crescendo violento) Diabete, iperglicemia, sindrome metabolica, apnea del sonno, osteoartrite, CALCOLI BILIARI, INFIAMMAZIONE DELLA CISTIFFELA, CIRROSI EPATICA, CANCRO!!!!

4

Sharon scoppia in singhiozzi. ELIA Ma vaffanculo! Ma questo è pazzo! ELVIRA … Morammazzato, pijasse ’n colpo. ELIA Guarda come l’ha fatta piagne! Nun pò parlà così a ’na regazzina! È ’n pedofilo! ELVIRA Sti zozzi. Io nun ho visto mai un dottore in vita mia e sto ‘n fiore. ELIA Serena, amore, perché guardi ’ste stronzate? Ce sò tanti bei film. ELVIRA Ho avuto solo ’na carie, a 32 anni, e me la sò tolta da sola. Tiè! (Fa un gestaccio) Serena s’infila le cuffie per seguire il programma, isolata. ELIA È da ricovero! È fuori come ’n balcone! Ieri pe’ convince uno a smette de fumà j’ha dato foco! Voleva faje vedè cosa sentono i polmoni ogni volta che fai ’n tiro de sigaretta, e pe’ riuscicce j’ha ustionato er palmo de la mano cô la piastra rovente pè stirà i capelli! È fori come ‘na terazza! Dalla porta d’ingresso entra Sara, stracarica di borse della spesa e visibilmente nervosa. Nessuno si muove per aiutarla. SARA Nun ve scomodate che ce la faccio da sola! Elia va ad aiutarla. ELIA Scusa, amore, stavamo a guardà ’sto rincojonito che tortura la gente. Ma io dico, ce sarà qualcuno che ce l’ha mannato in televisione, no? Ma come se fa? È chiaro che uno così deve sta ar manicomio, no in televisione! ELVIRA (A Sara) Che me l’hai preso lo zenzero? SARA (Con rabbiosa ironia) Ecco cosa me sò dimenticata! Lo zenzero! E pensà che m’ero ricordata tutto oggi! De alzamme stamattina alle quattro, de stende la lavatrice e stirà quella de ieri, de lavorà dodici ore, de passà dal medico per le

5

ricette, in farmacia a ritiralle, e de fà la spesa. E me sò dimenticata lo zenzero! Sarò scema? ELVIRA …Nun importa, stellì. Posso fà senza. SARA E menomale. ELIA (A Sara) Che c’è, amò? Sei nervosa? SARA No Elia. Ho avuto ’n’artra giornata schifosa, che motivo ho d’esse nervosa? ELIA … Te aiuto a mette via la spesa. SARA No! M’aiuta Serena! (Toglie con sgarbo le cuffie a Serena) Serena! Metti via la spesa. Adesso! Serena si alza ed esegue. ELVIRA Me dispiace perché ho fatto er minestrone e lo zenzero nel minestrone ce stava a faciolo. ELIA A mà, e daje! Nun c’è lo zenzero, nun l’ha preso. Se l’è dimenticato. Lo so che è ’na tragedia, ma ce dovemo rassegnà. SARA Manco sa che è lo zenzero. Nun l’ha mai mangiato in vita sua. Adesso l’ha scoperto e lo mette pure nel caffè. ELVIRA Lo so che è. È ’na pianta erbacea der Medio Oriente. Me l’ha detto Samir. ELIA Hai capito? Mo’ c’avemo la botanica. SARA (A Elia) Mirco s’è visto? ELIA No. È uscito stamattina e nun è più tornato. SARA Stamattina… A mezzogiorno, vuoi dì.

6

ELIA Andava ar Centro per l’impiego, m’ha detto. SARA Sì, come no. Ar Centro per l’impiego… A morì ammazzato deve annà quello.

Serena ha messo via una borsa della spesa e sta per tornare davanti alla Tv, ma Sara la blocca.

Serena, apparecchia! Stiamo per mangiare, no? Perciò apparecchia la tavola. E nun te lo fa dì tutte le volte. Si deve apparecchiare quando si mangia. Serena esegue. Elia l’accarezza. ELIA Vai, amore, aiuta mamma. (Sottovoce, a Sara) A Sarè, datte ’na calmata però. Si apre la porta d’ingresso ed entrano Mirco e Tullio. Eccetto Serena, che è indifferente a tutto, gli altri si fermano a guardarli senza salutarli. Mirco ha un atteggiamento arrogante, Tullio invece è imbarazzato. TULLIO Bonasera. MIRCO Tullio va ar bagno a fasse ‘na doccia. Serena, prendije n’asciugamano. TULLIO Scusate. Mirco m’ha detto che posso famme ’na doccia qua da voi, si non è disturbo. MIRCO Macché disturbo, nun dì stronzate. (A Serena, che non si è mossa) Allora? Nun sai che è n’asciugamano? Vajelo a prenne. (A Tullio) Vai, vai tranquillo. Te fa vede lei. TULLIO Grazie. Ce metto un minuto. Io sò velocissimo a famme la doccia. È giusto per damme ’na rinfrescata. Serena esce e Tullio la segue. Gli altri fissano Mirco con aria interrogativa. MIRCO Mbè, che c’è? Qualche problema? Ha bisogno de fasse ’na doccia e j’ho detto che poteva falla qua. SARA (Provocatoria) Perché nun je dici se vole restà pure a dormì?

7

MIRCO Infatti j’ho detto. ELIA Allora sei scemo! E ndo se mette? MIRCO Nel letto de Serena, e lei dorme sur divano. Tanto ce stà già tutto er giorno, ora ce stà pure de notte. ELIA È ’n genio… A Leonardo Da Vinci! SARA Mirco tu te devi dà ’na regolata, perché qui nun ce sò i sordi manco pe’ noi, e uno in più nun se lo potemo propio permette. Hai capito?! Viè qua tutte le sere ormai, da più di un mese. Ora pure a dormì! MIRCO Sta ’n mezzo a ’na strada. E io, l’amici, nun li lascio in mezzo alla strada. ELIA Sta in mezzo a ’na strada perché è ’n disgraziato come te. MIRCO Sta ’n mezzo a ’na strada perché quella mignotta de su moje l’ha buttato fori de casa. ELIA E ce sarà ’na raggione! MIRCO Certo che c’è. Perché se n’è messa n’artro drent’al letto. E deve ringrazià Dio che Tullio nun l’ha ammazzata, a lei e a quell’artro. Perciò, adesso, casa de Tullio è questa, e nun ce sta gnente da dì. ELVIRA Veramente, ’sta casa è mia. ELIA Mamma, nun t’entromette tu. SARA No, invece. C’ha raggione. È casa sua perché noi, la nostra, nun ce l’avemo più. Perché “qualcuno”, la nostra, ce l’ha fatta toglie dalla banca. E ringrazia tu, er Signore, che tu nonna ce tiene qua. Sinnò stavamo in mezzo a ’na strada pure noi. Ricordatelo!

8

MIRCO E come faccio a scordammelo, se me lo ripeti seicento volte ar giorno? Tutti me lo dite, ogni volta che entro da quella porta! Cô l’occhi lo fate, perché parole per me nun se sprecano. Sarebbe troppo. Ecché, vuoi parlà a quella merda de Mirco? Serena rientra e va a sedersi davanti alla Tv a guardare BELIEVE IT! con le cuffie. ELIA Che fai, te stai a compatì? Te stai pure a compatì?! Che vuoi, ’n premio pè quello c’hai fatto, eh? MIRCO Nun c’è niente da fà. Me dovete scassà le palle tutte le sere, ogni santa sera me dovete sfonnà! ELIA Te sfonnamo sì, te sfonnamo. Ahò! Chi è che ha tirato sotto quella poraccia perché coreva come ’n pazzo p’annà in discoteca, eh? Io, tu madre, tu nonna? Sei stato te! MIRCO (Tira un pugno sul tavolo) Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo! ELVIRA Se rompe quello se fai così, stellì. SARA Io vorrei sapè chi l’ha fatto, questo. Da ndo’ è uscito? MIRCO Da te sò uscito! (A Elia) Da te e da quest’altro… ELIA (Fa il gesto di dargli un ceffone) Dillo! Quest’altro cosa?! Dillo che t’aribarto! ELVIRA Nun se pò campà così però. Tutte le sere ’na discussione. ELIA Ringrazia il cielo che c’è tu nonna. MIRCO Perché, sinnò che me facevi? Nun te reggi ’n piedi.

Sara glielo molla il ceffone, improvviso, e Mirco reagisce con un calcio violento a una sedia, poi si avvicina alla madre, minaccioso.

…Si me tocchi n’artra volta…

9

SARA Che me fai, eh? …Nun te permette de parlà così a tu padre. Nun te permette de parlà così a nessuno qua dentro! ELVIRA State boni, stelline. SARA (A Mirco) Nun ce lo voglio qui, il tuo amico. Nun m’enteressa si nun c’ha casa, è ’n problema suo. Io so solo che tu sorella nun ce dorme sul divano, chiaro? Lei ce l’ha un letto e ce dorme dentro. Fine del discorso. MIRCO Me fate scoppià er cervello. ELIA Sei tu che lo fai scoppià a noi. Ce fai impazzì, Mirco. MIRCO Nun lo posso sbatte fori. Almeno stanotte deve restà, ormai j’ho detto. ELVIRA E fallo restà pè stanotte, su. ‘Ndo va, porello? Fa pure freddo. ELIA …Che dici, Sarè? SARA Fate quello che ve pare. Basta che me lasciate in pace. ELIA (A Mirco) Pe’ stanotte va bene, ma domani se ne va. Può dormì sulla branda. Ma la prendi tu e j’a metti in corridoio. MIRCO Davanti ar cesso? ELIA Davanti ar cesso, sì. E ringrazia er cielo. E avvertilo pure che io, de notte, ar cesso ce vado dieci volte. Coi reni miei nun posso fa diverso. ELVIRA Quello nun è un problema. Se quarcuno me và a prenne lo zenzero, je faccio ‘na tisana che lo stenne. SARA Se tira fori n’artra volta lo zenzero, giuro su Dio che la faccio rinchiude!

10

ELIA A ma’, la devì piantà cô ’sto zenzero. Hai capito?! Li mortacci tua, dô zenzero e de Samir che te l’ha fatto conosce! Si lo vedo lo faccio nero. ELVIRA È già nero. ELIA E allora lo faccio giallo, vabbè?! Rientra Tullio, con i capelli bagnati. TULLIO Ecco, ho fatto. Velocissimo. Grazie mille. L’asciugamano l’ho messo sur termosifone. Nun sò se ho fatto bene. ELVIRA Hai fatto bene, stellì. Nun te preoccupà. È solo n’asciugamano. ELIA Puoi dormì qui stanotte. Però c’è solo ’na branda che potemo mette in corridoio, davanti ar bagno. TULLIO Va benissimo. Nun c’è problema. ELIA C’è er problema, perché io, coi reni miei, de notte ce vado dieci volte ar cesso. Me devo svuotà. Me dispiace. TULLIO Nun se preoccupi. Io quanno dormo nun sento niente. ELVIRA Io te volevo fa ‘na tisana con lo zenzero ma…

Sara sbatte violentemente qualcosa sul tavolo, ed Elvira cambia discorso.

Vado a scardà er minestrone. ELIA Sì. Mangiamo va, che è mejo. (Va da Serena e le toglie con delicatezza le cuffie). Serena, amore, è pronto. Viè a tavola, cucciolè. Magnamo. Serena obbedisce.

BUIO

11

Notte. Serena è davanti alla TV e guarda BIELIEVE IT! in cuffia. Mirco e Tullio bevono una birra seduti al tavolo, fissando Serena. TULLIO Ma sta sempre davanti alla TV? MIRCO H 24. Pè quello è obesa. TULLIO È sempre stata così? MIRCO No. C’ha avuto un trauma. TULLIO Che c’ha avuto? MIRCO ‘No shock, ’na botta. Aveva 14 anni e usciva da scuola. Stava a camminà co’ ’n’amichetta per tornà a casa. Sfiga vuole che sò passate davanti a ’na gioielleria dove du stronzi stavano a fa ’n colpo. Er gioielliere ha reagito e ha sparato, loro pure e, ner casino, è partito un proiettile che ha preso l’amica de Serena proprio qui, in mezzo ar cranio. J’è schizzato er cervello che è annato tutto addosso a mi sorella. TULLIO Porca mignotta… MIRCO Da quel giorno nun parla più. S’è seduta sul divano e nun se schioda manco se strilli “ar fuoco”. TULLIO E nun esce mai? MIRCO Mai. Sta lì e guarda la televisione, soprattutto quella stronzata de BELIEVE IT! Quella cor medico che guarisce i ciccioni e te spiega come fai a nun morì. TULLIO Che storia… Mirco si alza e va a togliere le cuffie a Serena. MIRCO È mezzanotte. Va’ a dormì.

Serena obbedisce. Mirco si butta sul divano e Tullio lo raggiunge. Si sente lo sciacquone del bagno.

12

Mi padre. E quattro. Je ne mancheno ancora cinque o sei. Si c’hai culo riesci a dormì un paio d’ore. TULLIO Nun c’è problema. MIRCO (Pausa) Che vita de merda. TULLIO Veramente. Mirco guarda le immagini di BELIEVE IT!, che scorrono mute. MIRCO Believe it. Credice, dice lui. Capito? Secondo ‘sto stronzo, basta che credi a ‘na cosa e quella succede. Arrivi dappertutto con la forza de volontà. Ce devi solo crede. TULLIO (Malinconico) Io ce credevo. MIRCO A che? TULLIO A me e Barbara. All’officina, alla casa. Sul serio c’ho creduto che potevamo fa er mutuo e compracce la casa cor giardino, fa dei figli, e diventà vecchi come i miei e i suoi. Ce credevo davero, cazzo. MIRCO Appunto. TULLIO Che? MIRCO No, dico, appunto. Vaffanculo. TULLIO Tu de che te lamenti? C’hai ’na casa, ’na famija. MIRCO ’Na famija? La chiami ’na famija tu? ’Na vecchia fissata cô zenzero, ’n padre che piscia ducento vorte al giorno, ’na madre che se potesse me sbrana e ’na sorella obesa che nun parla da otto anni. Te sembra ’na famija? TULLIO Meglio che esse soli come cani.

13

MIRCO Allora tièttela. Te la regalo. TULLIO … Io gliela voglio fa pagà a Barbara. La voglio incontrà pe’ strada, un giorno, e vedella che sbrocca perché me guarda e pensa quello che s’è persa. (Infervorandosi) Devo fa i soldi, porca puttana! Devo rimette in piedi l’officina, ma no la mia. Vojo un cazzo de posto con l’officina, er garage, er distributore de benzina, l’autolavaggio, er bar. Tutto! Vojo un botto de posto cô le aiuole belle pulite, i meccanici cô la tuta de Dolce&Gabbana e er mejo de la tecnologia pe’ lavorà. MIRCO Dillo a me quello che farei p’avecce ’n posto così, e venderci le mie moto. Me le metto tutte ’n fila, in vetrina, una di fianco all’artra, lucide come specchi. Con un reparto solo per le Enduro e una TT Yamaha sulla scrivania. Poi chiamo mi madre, mi padre e mi nonna e je dico: “Tiè! Guardate qua. Ecco che sa fà quella merda de Mirco. No, le pulizie no! Nemmeno er giardiniere, me dispiace. Mirco la merda nun pulisce i cessi, nun fa er bidello e manco er custode. Mirco la merda c’ha un salone de moto tutto suo e una TT Yamaha sulla scrivania”. TULLIO E io c’avrei pure er posto! È ’na vita che je sto dietro. È di uno che ormai c’ha settant’anni e vuole smette de lavorà ma j’è affezionato e nun lo pò vedè annà a scatafascio. Perciò cede tutto ed è disposto a pijasse i sordi a rate, ma vuole 25 mila euro subito. Il distributore e l’officina ce so’ già e poi, piano piano, t’ingrandisci. Sta lì, porca zozza. A portata de mano. Ce passo davanti tutti i giorni. Basterebbero 25 mila euro per cambià vita. Ma ’ndo cazzo li pijo? MIRCO … 25 mila euro sò tanti. TULLIO ’N botto. MIRCO (Pausa) Però nun sò manco ’na cifra che nun se pò trovà. TULLIO (Ride) Ma che cazzo dici? MIRCO Io, per esempio, lo saprei ’ndo annalli a pijà. TULLIO Cô ’na rapina. MIRCO No. Niente rapina. Tutto legale.

14

TULLIO Ma che stai a dì? MIRCO Com’è che dice ’sto stronzo? BELIEVE IT! Credice! Bisogna credece alle cose si le voi. E si te dico che so ’ndo alzà 25 mila euro, ce devi crede, bello. BELIEVE IT!

BUIO Sul buio si sente una sveglia suonare, è quella di Sara che si alza come sempre alle quattro del mattino. Elia è seduto sul divano e fa le parole incrociate. Sara entra in camicia da notte, assonnata, e si sorprende di vederlo lì. SARA Che ce fai in piedi? Sò le quattro e venti. ELIA Tullio russa come ’n dromedario, nun riesco a dormì. SARA Stamattina se ne va. ELIA Poraccio, sta davvero in mezzo a ’na strada. SARA Chiedite perché. ELIA Il caffè l’ho appena fatto, è ancora caldo si lo voi. SARA Nun lo devi bere il caffè. ELIA Lo so, lo so. Nun posso bere caffè, nun posso magnà, nun posso prenne freddo, nun posso lavorà. Posso solo fa le parole incrociate, che manco me vengono, e sta seduto qui a scassatte l’anima. SARA Nun me la scassi l’anima. ELIA Sì che lo facciamo. Tutti. Io, Serena, Mirco, mi madre…Soprattutto mi madre, che è annata ’n fissa con quer fregno de zenzero…Viè qua, Sarè. Siedite un momento.

15

SARA Devo annà a lavorà. ELIA E vabbè, un minuto solo. Te devo dì ’na cosa. Sara cede e va stancamente a sedersi vicino a Elia. SARA Che c’è? ELIA Nun parliamo più io e te. SARA E de che dobbiamo parlà? ELIA Nun lo so. De quarcosa…De ’sta situazione, de ’sto macello che c’è successo… Perché, Sarè, è successo tutto a noi? SARA Nun me la fa ’sta domanda alle quattro de mattina. E nemmeno alle undici, perché nun te sò risponne. ELIA Qualcosa dobbiamo avella fatta per merità tutti ’sti castighi… Eravamo partiti così bene, te ricordi? Sempre senza soldi, vabbé, ma eravamo partiti bene. Io lavoravo, la gente me chiamava per sistemà le caldaie. Tu stavi a casa coi bambini, che erano un sole, anzi due soli. Mirco tanto bono, e Serenuccia ’na nuvoletta. SARA Perdo er treno. Devo annà. Fa per alzarsi ma si blocca sulla frase di Elia. ELIA …Che errore che hai fatto, Sarè. Vè? ’N errore tremendo. Io lo so che ce pensi. SARA Nun c’ho tempo pe’ pensà. ELIA Invece sì. Te sposavi Claudio e a quest’ora facevi la signora. Invece hai scelto me, e guarda che casino. (Pausa) Nun me dici gnente, Sarè? SARA (Con rabbia) Ma che te devo dì, Elia?! Che vòi da me?!

16

ELIA …Gnente. Nun voglio gnente.

Sara comincia silenziosamente a piangere ed Elia l’abbraccia. Ecco, almeno fai questo, amore. Sfògate. Nun posso bere caffè, pijà freddo e lavorà. Ma questo lo posso fa, tenette così, ogni volta che vuoi. SARA Nun ce la faccio più. Sò stanca, stanca, stanca… ELIA Lo so. SARA Nun lo so dove abbiamo sbagliato, perché Mirco è diventato così. E Serena… Serena, Elì. Dobbiamo fà qualcosa per Serena, sinnò muore così. ELIA Lo so. SARA Nun la posso guardà perché me scoppia il cuore e me fa rabbia. È questo che me fa più male, la rabbia. Io te lo devo dì, Elia, certe volte la odio. È mi fija, ma certe volte la odio perché nun se pò vive così. Cô ’n muro, ’na statua che sta là e nun dice niente. Nun fa niente. Anzi, fa tutto quello che je chiedi ma te soffoca, te uccide cô tutto quer silenzio… E anche Mirco odio. (Furiosa) È colpa sua se siamo finiti così, se abbiamo montagne de debiti da pagà perché lui ha messo in carrozzella quella poraccia corendo come ’n pazzo con la macchina. Lo odio e certe volte me trovo a pensà perché nun c’è rimasto lui! Perché non è finito lui su ’na sedia a rotelle in quell’incidente?! Almeno piangevamo pè ’na raggione. Sò su madre, ma questo penso e tu lo devi sapè, Elia! (Riesplode in un pianto dirotto). ELIA Nun è vero che li odi. È la situazione che te fa parlà così. Tu nun sai odià, Sarè. Sei troppo bona. (Pausa) Me ce so messo pure io, cô sta malattia… Me dispiace. SARA Che c’entri tu? Mica l’hai fatto apposta. ELIA Lo so, però me dispiace. De tutto. Che me sò ammalato, che tu devi annà a fà le pulizie, che Mirco nun me prende sul serio, che mi madre te rompe cô lo zenzero. Me dispiace de tutto. (Pausa) Chissà, forse le cose cambieranno… Com’è che dice quello? Believe it. Credice.

BUIO

17

Serena è sola sul divano, davanti alla TV. E segue BELIEVE IT!. Il Dr. Soltz mostra il bellissimo corpo di una donna. DR. SOLTZ Il corpo di una donna... Anche chi non crede in Dio si ravvede guardando il corpo di una donna. Perché solo qualcuno di sovrannaturale, di non umano, di superiore a noi terreni può avere pensato a una simile creazione. La donna, signori, è una creatura speciale. Io dico che Dio, nel concepire il mondo, ha pensato al suo apice quando ha immaginato il corpo della donna! Lo so, molti di voi staranno pensando che non tutte le donne hanno questo corpo. È vero. Shyla è alta un metro e ottanta e voi magari no. MA! Non ha importanza, perché il corpo di una donna... è il corpo di una donna, e renderlo perfetto si può. Basta crederci! Believe it... Believe it. Elvira entra dalla porta d'ingresso. ELVIRA (Entusiasta) Ho comprato lo zenzero! Serena, stellì, ho comprato lo zenzero. Adesso ce facciamo un po' de latte e ce lo mettiamo dentro. Fa benissimo! Me l'ha detto Samir come se fa. Se mette a bollì er latte con un cucchiaino de zucchero, ’na goccia de aceto bianco e la radice de zenzero. E quanno è pronto, se lascia riposà ’n tantinello. A quel punto è fatto, te lo bevi e i polmoni te se aprono! ... Oddio, stellì, smettila de guardà quella robba. Nun c'è ’na donna così! È ’n fotomontaggio! Sò stronzate della televisione. (Va a sedersi vicino a lei e le prende le mani). Serena, amore, guarda la nonna. Stamme a sentì... Tu sei bellissima. Hai capito? Sei sempre stata bellissima. Da piccola eri la bambina più bella de tutta la scuola e tu madre lo sapeva e questa cosa le piaceva così tanto che passava ore a fatte quelle meraviglie de vestitini pe’ fatte ancora più bella. Nun c'era una, dico una delle altre mamme che nun schiattasse d'invidia. Soprattutto la mamma de Annalisa, che pensava che su fija era chissacché, ma quando c'eri te spariva e s’annava a buttà ar cesso. Quindi, tu pensa come te pare, ma ricordate sempre, stellì, che tu sei bellissima... La più bella de tutte, sei. Entra Elia, che si ferma a guardare la madre. Serena si rimette le cuffie. ELIA Nun te sente, ma’. ELVIRA Sì che me sente. ELIA Nun te sente. ELVIRA Me sente, te dico. ELIA E vabbè, allora te sente.

18

ELVIRA Nun è annata lontano. Nun è cô noi ma nun è annata lontano. E quando meno ce lo aspettiamo, vedrai che torna a casa, Serena stellina. ELIA Io nun ce credo più. ELVIRA Te nun credi più a gnente e fai male. Perché quello è scemo ma c’ha raggione lui. Bisogna credece alle cose si voi che succedono. Belevet. Invece tu stai sempre triste, ’ngrifato, cô ’sta faccia che si te vede la morte se gratta. ELIA Qualche motivo ce l’ho. Che dici? ELVIRA Sì, però c’abbiamo ’na casa, riusciamo a magnà e dormimo ar caldo. A me, me pare già tanto. C’è chi nun c’ha manco questo. ELIA E pure ’sti cazzi, ma’. ELVIRA Ricordatelo quando te senti giù. Fa bene al cuore. Capito, nì? (Lo accarezza) No, nun capisci, nun c’è gnente da fà. Elia, io sto qui. Sò tu madre. Puoi parlà cô me, amore. Che pensi sempre in quella testa? ELIA E che penso, ma’? Certe volte penso che me ne dovrei annà, che dovrei uscì e metteme a camminà, così…finché ce la faccio. E quanno nun ce la faccio più, me fermo e aspetto. ELVIRA E che devi aspettà? ELIA De morì. Me siedo e aspetto de annammene sottotera. Che sto a fa qui? Nun aiuto i miei figli, non aiuto te, Sara. Nun aiuto nemmeno me stesso. Anzi, sò ‘n peso pe’ tutti e certe volte penso che sarebbe ’n sollievo pure pe’ me. Nun solo pe’ voi, ma pure pe’ me stesso. Starei meglio, forse. Più sereno. ELVIRA Si lo fai tu, lo faccio pur’io. Prima de tutto perché nessun fijo deve annassene prima de su madre e poi perché io nun potrei vive senza de te. Sarebbe ’n dolore troppo grande e io nun lo posso affrontà. E poi ce sò i regazzi, tu moje. Nun li puoi lassà, stelline. Lo so che nun ce credi ma loro hanno bisogno de te. Tutti abbiamo bisogno de te… E poi che cazzo stai a dì? Mica lo decidiamo noi quanno se n’annamo, lo dice il Signore. Oppure, se il Signore c’ha da fà che è tanto occupato, lo decide Sant’Antonio. Ma noi no.

19

ELIA Sant’Antonio… Bono quello. ELVIRA Sant’Antonio, sì, che ce guarda e ce protegge. Pure stamattina sò annata a accendeje ’na candelina, a Sant’Antonio mio bello. ELIA Forse la devi smette de accenne candeline, ma’. Perché ce deve’esse quarcosa che a Sant’Antonio tuo bello lo fa tanto ’ncazzà ogni volta che te vede. ELVIRA Ma che dici? Me vuole bene a me Sant’Antonio. ELIA Pensa si te voleva male. ELVIRA Oh, mò m’hai rotto li cojoni. Basta cô ’sti pensieri brutti. Via via via! Nun servono a gnente e porteno pure male. Avanti. Arzate e mettete a fa quarcosa. Su, stellì. Fatte due parole incrociate. ELIA (Le dà un bacio) …Te vojo bene. ELVIRA Pur’io, amore. È pè questo che sto ancora al monno. Elvira esce ed Elia va a sedersi vicino a Serena. Le toglie con delicatezza le cuffie. ELIA Nun lo sentì sempre in cuffia, te fa male, cucciolè. Sentiamolo così, insieme. Ecco, comodi comodi. Scorrono le immagini di BELIEVE IT! e del Dr. Soltz. che mostra la foto di una centenaria il cui viso incartapecorito è un'unica, impressionante ruga. DR. SOLTZ La pelle esposta al troppo sole produce questo genere di danni! L'irradiazione continuata di ultravioletti cuoce il tessuto cutaneo come un pollo nel microonde e quindi, è questo quello che succede: eritemi acuti, melanogenesi, ipercheratosi e CANCRO!!! ELIA Ma vaffanculo! … (A Serena) Rimettete le cuffie, cucciolè. Lo senti mejo.

Dalla porta sul fondo entrano Mirco e Tullio. Eccoli qua. Er gatto e la volpe. Sò le undici, nun ve sarete arzati troppo presto?

20

MIRCO Aò, nun comincià. ELIA No, ho già finito ‘nfatti. MIRCO Ecco, bravo. ELIA Tullio, bello de casa, hai dormito bene? TULLIO Sì, grazie. Benissimo. ELIA E beato te. Perché io nun ho chiuso occhio. TULLIO Me dispiace che c’ha ’sta malattia. Certo annà ar bagno dieci volte pe’ notte… ELIA Appunto. Già è ’na croce. Si poi, quanno nun ce vado, ce sei tu che me sfonni i timpani… TULLIO (Mortificato) Ho russato? ELIA Hai russato?! Nun l’hai visto San Pietro che nun c’è più? È caduto. TULLIO Me dispiace, sò le adenoidi. Nun respiro. ELIA Ho capito perché tu moje te c’ha mannato.

Tullio e Mirco lo guardano incattiviti. …Scusa. Ho detto ’na stronzata. MIRCO Sì, l’hai detta. Mettece ’na pezza adesso. ELIA …Nun ce l’ho ’na pezza. Ho detto ’na stronzata e basta. (Pausa) I rapporti tra uomini e donne sò difficili, Tulliè. Sò rebus. Peggio de quelli delle parole ‘ncrociate. Dice: “Te c’incammini e quanno ce sei te perdi” Soluzione: er deserto? No, er matrimonio.

21

MIRCO (A Tullio) Annamo va, che questo stamattina c’ha l’attacco de filosofia. ELIA Te dovesse fà male. MIRCO Dì a mamma che nun torniamo a magnà. ELIA Je dai un dolore.

Mirco e Tullio escono. Elia torna da Serena che guarda Believe it! in cuffia. Si ferma anche lui a guardare le immagini mute del Dr. Soltz che infierisce contro l’ennesimo stile di vita sbagliato.

…Ma vaffanculo.

BUIO Serena è davanti alla TV e guarda BELIEVE IT! in cuffia. Elia è al tavolo con Elvira che fa dei conti scrivendo su un pezzo di carta. Sara li osserva fumando nervosamente. ELVIRA Quanto me piace l’inizio del mese! Dunque, 326 della mia pensione. (A Elia) 272 della tua e, questo mese, 525 de Saretta stellina! Fanno 1123! Ora, le rotture de cojoni: purtroppo ’sto mese ce stà er riscaldamento, e sò 285 euri. Poi, 61 de gas e 78 de luce e lì nun se pò fa gnente. Vanno pagati. Poi ce sò le spese fisse e cioè: 126 le medicine de Serena stellina e 182 quelle di Eliuccio stelluccio. ELIA Un po’ meno ’sto mese. C’ho ancora ’na scatola de Comanex. ELVIRA Mejo! Allora diventano… 163. Giusto? ELIA Giusto. ELVIRA Poi… Sara la interrompe. SARA Me dite perché fate i conti? ELVIRA Come perché, stellì? Li dobbiamo fa pè capì come annà avanti ner mese.

22

SARA Nun se va avanti! Semplicemente nun se va! Siamo in cinque, anzi in sei adesso che Tullio s’è unito ar gruppo, e nun annamo da nessuna parte! Né questo mese né er prossimo. ELVIRA Ma tu hai preso bene ’sto mese, stellì. 525 euro e… Sara le strappa rabbiosamente i fogli di mano. SARA A ottobre nun l’abbiamo pagato er condominio! E quindi qui non sò 285 ma 570 e perciò è già finita senza nemmeno aggiunge er resto! Perché se ce mettemo pure er resto possiamo aprì la finestra e buttacce tutti de sotto! Come fa a nun capì?! Cala un silenzio e, dopo un istante, Elvira si alza stancamente. ELVIRA Me vado a stende un pochino. Me sento stanca oggi, devo avè preso freddo. (Esce). Anche Elia si alza. ELIA Pur’io me vado a mette un po’ a letto. Oggi è ’na brutta giornata. Me fa male tutto. (Esce). Sara continua a fumare nervosa, ma all’improvviso spegne la sigaretta e va da Serena. Le strappa in malo modo le cuffie e l’aggredisce. SARA Serena, sentime bene, tu te devi alzà da ’sto divano e fà quarcosa, perché qui annamo a fondo. Hai capito? Te devi arzà e datte ’na mossa perché io nun ce la faccio più. Tu padre e tu nonna nun se reggono ’n piedi, Mirco è mejo lasciallo perde e quindi ce stamo solo io e te pe’ tenè a galla la baracca. Ma io da sola nun ce la faccio più. Me spacco in quattro per mantenevve a tutti, ma nun ce la faccio più!

Serena la guarda senza reagire e Sara perde la testa. Comincia a tirarla violentemente per farla alzare e poi a colpirla.

Arzate! Arzate da ’sto divano! Arzate o giuro su Dio che te faccio male! Tirate su! Tirate su! Tirate su da ’sto divano! Tirate su! Elia ed Elvira accorrono e cercano di fermare Sara, che però è inarrestabile. ELIA Sara!

23

ELVIRA Stellì, che fai?! SARA (Strattonando Serena) Vojo che te arzi adesso! Alzati! Alzati! Alzati! Alzati! Alzati! ELIA Sara, fermate! Basta! Sara! ELVIRA Oddio, aiuto… Mirco entra correndo e strattona la madre. MIRCO Che cazzo succede qui?! Ferma! A ma’, stai ferma! Ferma!

Mirco allontana a forza Sara. Elvira ed Elia restano impietriti. …Me dite che succede qua dentro?! ELIA Sara, ma che stai a fà? Sara è sconvolta. SARA Deve fà qualcosa, nun posso fà tutto io. Sta bene, è sana, nun c’ha gnente. Perciò se deve arzà da quel divano e venì cô me a fà le pulizie! Se deve trovà un lavoro, (a Mirco) e lo devi trovà pure tu! Dovete fà qualcosa per aiutamme! La dovete fà tutti quanti! Me dovete aiutà!

Nel silenzio degli altri, Sara comincia a camminare avanti e indietro come un leone in gabbia. Poi, di colpo, torna da Serena.

Te dico una cosa, bella mia, e ficcatela bene in testa. Vanessa è morta e nun c’è gnente da fa. Niente! Hai capito? È morta! E se continui così, je vai dietro pure tu. Mori pure tu e sarà colpa tua! Prende al volo una giacca ed esce di casa sbattendo la porta. Serena si rimette le cuffie e Mirco gliele strappa. MIRCO (A Serena) A te nun te ne frega ’n cazzo, vero? De qua te entra e de là te esce. ELIA Nun parlà così a tu sorella.

24

MIRCO Io je parlo come me pare a mi’ sorella. Nun je ne frega ’n cazzo de come sta su madre, de come stiamo noi, de la merda ‘ndo semo finiti! ELIA Perché, a te te ne frega qualcosa? Fai qualcosa tu pe’ dà ’na mano a tu madre? MIRCO Certo che la faccio! La sto a fà! Ma no le stronzate che vuoi tu! Io nun perdo tempo per 400 euro al mese. Stò a fa quarcosa che ce sistema tutti e poi verrai in ginocchio a ringraziamme! Tutti lo dovete fà! Me dovrete chiede scusa! ELVIRA Ma che dici, stellì… Che stai a dì? ELIA Mamma, statte zitta! ELVIRA Sì sì, sto zitta. Sto zitta e me vado a fà er latte cô lo zenzero. MIRCO Ecco, brava. Vatte a fà er latte cô lo zenzero e fattelo annà pe’ traverso. Elvira va da Serena. ELVIRA Hai bisogno de sciacquatte la faccia, stellì. Viè cô nonna. Viè. Elvira e Serena escono. ELIA (Dolcissimo) …’Ndo sei finito, Mirco? ’Ndo sei annato?... Eri così bello…Tu non te puoi immaginà quant’eri bello, amore mio. Te cadevano tutti i riccioli qua, sugli occhi, e io je dicevo a tu madre “tagligli ‘sti capelli che nun ce vede e pare na femmina”, ma lei nun voleva perché te li stava sempre a accarezzà…Je piaceva tanto… MIRCO Fai male a nun credece, papà. Te nun c’hai idea de quello che sto a fà. Sto a mette ’n piedi ’na cosa che quando la vedi te metti a piagne pè quanto è bella, te lascia a bocca aperta. ELIA Se ce riesci so contento pe’ te, ma a me nun me ne frega gnente de restà a bocca aperta. Io voglio solo che te comporti come se deve e nun ce fai vergognà. Tu fai questo, e a me e a tu madre ce basta. Elia esce. Mirco resta qualche istante solo, poi dalla porta d’ingresso entra Tullio.

25

TULLIO Ho fatti tardi, scusate. (Realizza che Mirco è scuro in volto) Che è? È successo quarcosa? MIRCO Mi madre ha sbroccato. TULLIO Pe’ me? MIRCO Cô mi sorella. Tutti hanno sbroccato. Me sa che stasera nun se magna. TULLIO Fa gnente. MIRCO Fa gnente ‘n cazzo. Io sto a morì de fame. TULLIO E dai, bello, nun fà quella faccia. Su con la vita! Se stanno a move le cose, no? Sta a girà la rota. Fra ’n paio de giorni chiudemo l’affare e se comincia a lavorà. Ridi! Ridi che è arrivato er turno nostro. BELIEVE IT!

BUIO È sera. Sono tutti a dormire. Solo Mirco è nel soggiorno e aspetta la madre, che rientra. MIRCO Te stavo a aspettà. È mezzanotte passata. SARA E allora? MIRCO ’Ndo sei stata? SARA A prenne aria. MIRCO Fra tre ore te devi arzà. SARA Lo so a che ora me arzo, nun te preoccupà. Nun c’è bisogno che me lo dici tu. MIRCO Te faccio quarcosa? Io e Tullio se semo fatti ’n piatto de pasta. È nel forno se la vuoi.

26

SARA Che te serve, Mirco? MIRCO (Sorride amaro) Ammazza oh, proprio nun me poi vede. Core de mamma. SARA Che stai a combinà? MIRCO E se per una volta nun stessi a combinà gnente? De brutto, vojo dì. Magari, pe’ ’na vorta, stò a fa ’na cosa bella, positiva. Che ne sai? SARA …Sì… MIRCO E vabbè, nun te lo volevo dì ma te lo dico. Te lo dico perché tu, armeno ‘na vorta, ce devi crede a tu fijo. Sto a aprì ’n’attività co’ Tullio. ’Na cosa che ce sistema a tutti. SARA (Si siede, stremata) Oh Madonna… MIRCO No, nessuna Madonna, ma’. È ’na cosa che ce fa svoltà, stavorta. Se chiama MITU, le iniziali mie e de Tullio ed è ’n enorme centro cô l’officina meccanica, er distributore de benzina, l’autolavaggio, er bar, e – stùrate le orecchie – la rivendita de moto! Tutto nello stesso posto, tutto là a portata de mano. La gente viene e se fa lavà la macchina. Mentre aspetta, se beve un caffè e se guarda le moto e lì, zac, ce sto io che li convinco a comprassene una. Sara scatta furibonda. SARA Sturate le orecchie?! Sturate le orecchie, Mirco?! Ma che stai a dì?! MIRCO Lo sapevo. SARA Ma come fai a raggionà così?! Come te viè in mente de pensà ar salone delle moto quando qua stiamo a morì?! MIRCO Pe’ questo nun te volevo dì niente, perché lo sapevo che reagivi così. Ma questa volta me devi crede, cazzo. Me la devi dà ’sta soddisfazione, ’na vorta te devi fidà de tu fijo! Ho sbagliato, lo so! Lo so! Ce penso sempre a quello sbaglio! Ce l’ho sempre davanti quella poraccia. Nun c’è ’na notte che m’addormento senza vedemmela davanti! (Comincia a piangere, disperato) Su quer cazzo de

27

bicicletta, che me viè addosso e io nun me riesco a fermà! Nun lo so perché nun me riesco a fermà! Io schiaccio er freno ma nun se ferma. Nun se ferma…Lo so che sò ’no stronzo, un bastardo che dovrebbe stà in galera, però nun potete dì che nun ce penso, perché io ce vivo cô quella donna. Ce l’ho in testa, nei capelli, nella pancia, nelle gambe! Ce l’ho dappertutto quella donna. Nun me lascia mai! Mirco piange di un pianto irrefrenabile che confonde Sara, la quale all’improvviso raggiunge il figlio e lo abbraccia, stringendolo a sé. SARA Viè qua… Mirco mio…che devo fa cô te? MIRCO …Te devi fidà. SARA (Pausa) Com’è che se chiama? MIRCO (Piangendo) Che? SARA Er salone delle moto. Come hai detto che se chiama? MIRCO MITU, le iniziali di Mirco e Tullio. E poi MI TO, in inglese, vor dì Io e 2, come a dì che c’è sta ’n legame stretto cor cliente. Io, lui, noi due… Perciò MITU ha come ’n doppio senso. SARA Er doppio senso… MIRCO Che dici? Te piace? SARA …Da morì.

BUIO Serena guarda Believe it! Sara è seduta al tavolo e osserva la figlia e il Dr Soltz che urla. DR. SOLTZ Bere tra i due e i tre litri di acqua ogni giorno è assolutamente fondamentale! Il nostro organismo dipende dall’acqua. I tessuti, le reni, i muscoli, la regolazione della temperatura, il metabolismo e catabolismo cellulare, tutto dipende dall’acqua che beviamo! Se il nostro organismo è privato dell’acqua si disidrata, il peso del corpo scende, la concentrazione plasmatica va in tilt, gli impulsi

28

nervosi non funzionano più, il cuore si affatica e cominciano i crampi, le allucinazioni, gli svenimenti, la pressione crolla e si MUORE! SI MUORE DI UNA MORTE DOLOROSISSIMA, LENTA, ESTENUANTE, CHE LA COSCIENZA VIVE FINO ALL’ULTIMO SECONDO! SARA Ma vaffanculo! Entra Elia. ELIA Io ce lo manno tutti i giorni. SARA Ma è pazzo! ELIA Te lo sto a dì. Serena mette le cuffie e si isola. SARA Nun vojo che guarda quella roba! Je fa male. Glielo devi toglie quel televisore! ELIA Io? E come faccio, Sarè. SARA Sei tu che stai a casa tutto er giorno. Io nun ce sò mai. La devi controllà. Devi trovà er modo almeno de faje vedè quarcos’altro. ELIA (Offeso)…Nun sò bono, Sarè…anche se sto a casa tutto er giorno, c’hai ragione. SARA Oddio, nun se po’ dì più gnente in questa casa. ELIA T’ho solo detto che c’hai ragione. È vero, io sto a casa tutto er giorno. SARA Elia, nun me fa ’ncazzà. Nun volevo dì quello. Dicevo solo che, visto che nun se alza da quel divano, bisognerebbe almeno che nun guardasse tutto er giorno quel deficiente che la spaventa. ELIA E io te dico che nun se pò! Je piace solo lui, guarda solo lui. Tu non ce crederai ma io ho scritto anche ar Messaggero, ar Tempo, ho mannato un fax alle Jene, alla direzione de EMMETIVU’, a Striscia la Notizia, ar presidente della

29

Repubblica pe’ dì che a quello lo devono mette ’n galera. Ma nun c’è gnente da fa! (Pausa) Però ho pensato ’na cosa. SARA Che cosa? ELIA …Sabato è er compleanno de Serena e forse, si nun fa freddo, potevamo fa quarcosa. Tutti ’nsieme. Che ne so, annà ar cinema, a magnà ’na pizza, fa venì quarcuno a casa. SARA E che con che sordi? ELIA …’Nfatti ho detto che l’ho pensato, no che lo facciamo. SARA …E se annassimo solo a fa ’na passeggiata? Qua intorno, facciamo du’ passi, magnamo ’n gelato…Un gelato se pò fa. ELIA Io nun ce la faccio a passeggià, lo sai. Va a finì che a ogni bar me devo fermà p’annà ar cesso… Però puoi portaccela tu. SARA Nun ce viè con me. ELIA Sì che ce viè. Viè dappertutto, lei fa tutto. Basta che je lo chiedi. SARA Come ’na scimmietta. ELIA Come ’na scimmietta, ma ce viè. SARA Nun ce vojo annà a passeggià cô mia fija ar guinzajo. ELIA E allora stamo a casa e famo ’na torta. Lo dici a mì madre e lei te la fa…. Ce mette lo zenzero che nun se pò sentì, però te la fa.

Sara sorride. Ridi, amore mio. Finalmente. Ce sò già io che sembro er sor mortorio. Tu ridi, bella mia.

30

SARA (Pausa) Ho parlato cô Mirco l’altra sera. Stà a fà ’na cosa, ’n’attività. ELIA Nun me lo dì. SARA Sta a fà er MITU. ELIA Che cazzo sta a fà? SARA Er MITU. ’N’officina cor distributore, er lavaggio de le macchine, le moto. Ma che ne so. ELIA Sta a sognà. Quello sogna sempre, e mentre sogna ce manna in rovina. SARA M’ha fatto ’n discorso l’artra notte, su quella sera dell’incidente. Su quella poraccia… S’è messo a piagne come ’n regazzino. Nun l’avevo mai sentito parlà così. M’ha detto che lui ce pensa sempre, giorno e notte, che ce l’ha davanti agli occhi, e nun sa perché la macchina nun ha frenato. C’ha provato tanto, ma nun s’è fermata. ELIA (Pausa) Te ricordi, Sarè, quella sera, da ragazzi, che cô Claudio semo annati alle terme de San Sisto? SARA Sì che me ricordo. ELIA De notte. Che ora era? Le due, le tre. Avevamo già fatto ’na bella serata ma tu hai detto “annamo alle terme” e se semo messi in macchina. Perché io e Claudio nun te dicevamo mai de no. C’era pure quella scemetta de tu’ sorella, che me puntava. SARA E lo sapeva che piacevi a me…Disgraziata… ELIA Te piacevo ma tu non avevi ancora deciso. Stavi a giocà tra me e Claudio. Eravamo già mezzi ’mbriachi. Io e Claudio pure un po’ fatti de ’na canna che c’aveva dato su fratello. Te lo raccomanno quello… Te ricordì Sarè, come ha sbandato la macchina sulla Braccianese, cô quer banco de nebbia che è spuntato all’improvviso. Nun se vedeva più gnente. De colpo la strada nun c’era più e la macchina ha cominciato a sbandà, a annà da tutte le parti e Claudio nun la teneva. Ce provava, bianco come ’n morto, ma nun la teneva. Nun c’era gnente

31

da fà. Se buttava a destra e a sinistra, e noi a gridaje “Frena! Frena! Frena!”… E s’è fermata a un certo punto, così, com’era partita… Nun c’era nessuno su quella strada, perché si c’era qualcuno, si c’era ’na donna che annava ’n bicicletta, de notte, com’è successo a Mirco… Nun lo so che giochi fa la vita, Sarè. È ’n flipper. Noi se semo messi a ride, e Mirco s’è rovinato. C’è un silenzio, poi Sara si alza. SARA Vado a fà la spesa. Dijelo a Serena che nun deve guardà quer pazzo. Je fa male. Elia resta solo per un lungo momento. Poi si spalanca la porta d’ingresso e irrompe Mirco, terrorizzato. MIRCO Papà! ELIA (Spaventato) Che c’è?! MIRCO Ho fatto ’na stronzata… Ho fatto ’na stronzata, papà.

BUIO

(Fine primo atto)

32

Eccetto Tullio, sono tutti nel soggiorno, immobili, in un silenzio disperato. Serena guarda BELIEVE IT! in cuffia. Dopo un lungo momento, Elia parla con voce stanchissima. ELIA (A Mirco) Te ne devi annà. Devi prenne le tue cose e uscì da qui. Adesso. MIRCO (Disperato) …Papà… Elia ha un’esplosione di rabbia e comincia a pestarlo con violenza ma, malato com’è, fatica tanto da fare quasi pena. È tragico nella sua rabbia. Sara ed Elvira cercano di fermarlo e persino Serena, pur tenendo le cuffie, si volta a guardare la scena. ELIA Nun c’è più papà! Nun c’è più gnente! Nun c’è più nessuno! C’è se sei solo tu e le tue stronzate! SARA Elia! Elia! ELIA Te ne devi annà! Devi morì! Devi sparì dalla faccia della terra! ELVIRA Elia, stelluccia! Te senti male! Nun fa così! SARA Elia, basta! ELIA Devi annà dall’altra parte der monno e nun fatte più vede. Vojo sapè che sei morto! Che t’hanno sotterato! Lo vojo fà io con le mani mie! Elia si sente male. Sara ed Elvira lo soccorrono. SARA Elia! Elia! ELVIRA Oddio! SARA Elia! …Elia! (A Mirco) Aiutami! (Mirco corre ad aiutare Sara e lo fanno sedere).

33

ELIA Lassame… Nun è gnente… …Lassateme stà. (A Mirco) Levame le mani di dosso tu. SARA (A Elvira) Prendi dall’acqua. Diamoje un bicchier d’acqua. Elvira lo prende. ELIA (A Mirco) Nun te vojo più vedè. Devi annà via, adesso. SARA Respira. Calmate… ELIA … Esci subito…Vattene. MIRCO … Papà… SARA (Grida) Sta’ zitto!... Chiudi quella bocca, sta’ zitto! ELVIRA (Con la voce tremante) Calmateve. Nun se risolve gnente così. Mettemose a sede ’n attimo… Cerchiamo de capì come fà. ELIA …Nun c’è gnente da fà. (A Mirco) Ma lo sai chi è quello? (Grida) Lo sai chi è Mauro Marino?! MARCO (Disperato) Sì che lo so! ELIA Sò 24 anni che vivi dentro ’sto quartiere e lo conosci Mauro Marino…TESTA DE CAZZO!... Quello c’ammazza a tutti. Ce viè a cercà a casa e c’ammazza a tutti! ELVIRA Ma come ha fatto a datte 25 mila euro? A te? Nun c’hai gnente, stellì. Come ha fatto a prestatteli? MIRCO … J’ho dato ’na garanzia. SARA (Terrorizzata) Che garanzia j’hai dato?

34

MIRCO … La casa. SARA …La casa? ELVIRA Oh Madonna mia! ELIA … Che casa? Che stai a dì?! Io nun ve capisco. SARA (Distrutta) …Questa casa. J’ha dato questa casa… ELIA Ma che state a dì?! MIRCO J’ho fatto vedè i documenti che la casa è de nonna e che 100 mila euri li vale sicuro. Lui l’ha accettata in garanzia e m’ha dato 25 mila euro per comprà er distributore. Ma all’ultimo momento, quer pezzo de merda de Tullio ha avuto paura de mettese cô Marino e s’è tirato indietro. Er tizio del distributore nun me conosce, conosceva solo Tullio e a me, a quella cifra, nun me l’ha voluto dà. Perciò sò tornato da Marino e j’ho detto che i sordi nun me servivano più, ma lui m’ha detto che nun lo potevo fà. Che gli affari sò affari e quindi, se je ridò i sordi, anche si lo faccio subito, lo devo fà con gli interessi. ELIA Oh Cristo de Dio… ELVIRA E quanto sò ’sti interessi? MIRCO Er 40 per cento se je do tutto entro lunedì. ELVIRA Er 40 per cento?... Quanto fa, stellì? MIRCO 10 mila euro. Più i 25. SARA (Urla, al cielo) Voglio morì! (Scoppia a piangere) Voglio morì, voglio morì… ELIA Ma te nun sei ’n omo. Sei ’n animale, ’na bestia sei!

35

SARA Voglio morì… ELIA (A Mirco) Ma ’ndo ce l’hai la testa? Come fai a campà così?... 35 mila euro…’Ndo li trovamo?... Quello è ‘n disgraziato, viè qua e c’è spara a tutti, nun je fa ne callo né freddo. C’ha passato la vita ar gabbio! È ’n criminale, uno che te spara ’n fronte senza pensacce un secondo! MIRCO Ero sicuro de riuscicce! Facevo lavorà er distributore sei mesi e je davo er triplo a quer bastardo! ELIA Nun ce posso crede…Te sei venduto la casa de tu nonna… MIRCO (Piangendo) Me parlava con la pistola sur tavolo. Nun l’ha toccata ma la teneva lì, ce giocava, la faceva girà come ’na trottola pe’ famme capì che si nun je do i sordi la usa…La usa, cazzo. ELIA E lo deve fà! Perché uno come te nun pò stà a ’sto monno! Tu sei er diavolo! MIRCO Che facciamo adesso?! ELIA Che facciamo?! Che fai tu! Nun c’è tirà in mezzo perché già ce stamo per colpa tua e pe’ tutta la vita! C’è ’na madre de famija in carrozzina e noi nella merda fino all’urtimo dei giorni nostri, e ancora nun te basta e me vienì a dì “che facciamo?!” Ma devi morì, devi!!! Suonano alla porta e tutti si bloccano terrorizzati. Sara guarda Elia, poi va ad aprire. È Tullio. Mirco si avventa contro di lui. Sara ed Elvira cercano di fermarlo. MIRCO A pezzo de merda, me vieni pure a cercà a casa! Sto bastardo fijo de na gran mignotta! Io t’ammazzo! SARA Fermi! TULLIO (Piangendo) Scusa… ELVIRA Basta!

36

SARA Mirco, basta! Riescono a separarli. TULLIO …Io nun volevo… Me dispiace… MIRCO Vaffanculo! M’hai lasciato solo! M’hai fatto fà tutto e poi m’hai lasciato solo! TULLIO Me sò cacato addosso! Lo so che ho sbajato! Sò venuto apposta a ditte che me dispiace! C’ho avuto paura de Marino! MIRCO Lo sapevi ch’era lui! Te l’avevo detto! E te stava bene! TULLIO Lo so! Ma quanno c’ho pensato me s’è stretto er culo! C’hai ragione, sò ’na merda ma si poi nun annava bene?! Si succedeva quarcosa?! A me me succede sempre quarcosa, nun me va mai bene gnente e perciò c’ho avuto paura! (Disperato) È da quanno sò nato che nun me va bene gnente! Er padre nun ce l’ho, mi madre nun sò ’ndo cazzo vive con ’n albanese, Barbara se n’è annata pure lei e io sò solo come ’no stronzo e c’ho avuto paura che annava male pure er distrubutore. Ma se annava male quello, ero morto cô uno come Marino. Sò ’na merda. Scusa…(Piange). MIRCO Nun te vojo più vede! NUN TE VOJO PIÙ VEDE!!! ELIA Io nun ve vojo più vedè. Annatevene, tutti e due. Nun ve vojo davanti agli occhi. Tullio esce, e Mirco va in camera sua. C’è un silenzio. Poi Sara parla stancamente. SARA Elia, dobbiamo parlà. Io e te. Mamma, prenda Serena e la porti de là, per favore. Elvira prende Serena e la fa uscire. Ma all’ultimo si ferma sulla porta. ELVIRA … Io c’ho 12 mila euro.

Elia e Sara la guardano basiti. Nun ve lo volevo nasconne, però ho pensato che era mejo nun dì gnente. Stanno alla posta. Me sò detta: “glielo dico si succede quarcosa”… Mo’ è successa. 35

37

mila meno 12 fa 23… Bisogna trovà solo quelli… Io de più nun posso fa. (Esce). SARA (Pausa) Devo annà da Claudio, Elì. Lui me li dà 23 mila euro. Per lui nun sò gnente. Si nun lo faccio, lunedì mattina a Mirco je aprono la testa e fra ‘na settimana i 35 mila diventeno 50. Quelli ce e vengono a cercà a casa, lo sai. Nun scherzano.

Elia la fissa in silenzio. Dimme quarcosa, Elì. ELIA …Che te devo dì? SARA L’hai detto tu chi è Marino. Quello lo ammazza a Mirco, o prende tu madre pe’ strada e la spaventa, o aspetta me quanno esco alle quattro del mattino p’annà a lavorà e me fa ripassà dai suoi amici. Vuoi questo, Elì? ELIA … Io nun vojo gnente. SARA Eh no! Io ce vado da Claudio ma nun me ce puoi mannà così! Ce devi stà pure tu! Devi esse convinto pure tu che è l’unica cosa da fà! Nun me le mette le mani addosso, Claudio. Stai tranquillo, nun me tocca. Lo conosci. Me dà i sordi e basta, nun me fa manco domande. Ma io lo so cosa pensi tu, e devi esse d’accordo con me! Devi dimme che faccio bene e nun te vojo sentì dì gnente per il resto della vita! ELIA …Fai bene, Sara. Fai bene. Sara resta ancora un istante a guardarlo, poi prende la giacca e la borsa ed esce. Un momento dopo, Mirco rientra. MIRCO … Che avete deciso? ELIA Tu madre è annata da Claudio Tomei. Lui je darà i soldi e te salva. MIRCO Chi è Claudio Tomei? ELIA (Stancamente) Chi è Claudio Tomei. Vuoi sapè chi è Claudio Tomei? E io te lo dico. Claudio Tomei era un mio compagno de scuola e un compagnuccio pure

38

de tu madre. Stavamo sempre insieme quando eravamo piccoli, tutti e tre, appiccicati come la colla. E ‘nnammorati, io e lui, da sempre, de tu madre. Poi siamo cresciuti e lei ha giocato per un po’ cô tutti e due. Ma alla fine ha scelto me. E Claudiuccio se n’è fatta ’na raggione. Cô la testa però, perché cor core no. Nun se l’è fatta mai la raggione cor core… È ’n omo bono, in gamba, che s’è fatto un bucio de culo così nella vita e da manovale è diventato imprenditore. Costruisce palazzi adesso, e c’ha i soldi pe’ salvatte dalle tue stronzate. MIRCO Che vor dì? Che mamma ce deve annà a letto? ELIA No. Magari dovesse. Almeno pure tu madre se lo toglierebbe dalla testa. Invece no. Claudio nun glielo chiede de annacce a letto. Te l’ho detto. È ’na persona per bene. MIRCO …Me dispiace papà. ELIA Sta zitto… Nun me parlà. Va’ da Marino e dije che lunedì je porti i sordi. Tutti, perché quello che nun ce mette Claudio ce lo mette tu nonna. Poi torni qui, te fai la valigia e nun te fai più vede. Mai più, Mirco. Nun scherzo. Pe’ noi sei morto. Mirco esita un istante. Poi esce. Dopo un momento entra Elvira. ELVIRA (Pausa) Claudio è ’na brava persona. ELIA Lo so, ma’. ELVIRA Nun c’è gnente de male a fasse aiutà quanno uno ha bisogno. ELIA Lo so, lo so. (Lunga pausa) Come cazzo hai fatto a mettete via 12 mila euro? ELVIRA È Sant’Antonio che me fa vince al lotto. Entra Serena, che si ferma sulla porta. ELIA Vieni, cucciolè. Siediti a guardà un po’ de televisione. Mettete qua, vicino a papà. Serena si siede a guardare BELIEVE IT! Elia le si siede accanto ed Elvira esce.

39

DR. SOLTZ Le femminilità…È la femminilità che governa il mondo. Una calza di seta nera, due labbra che si schiudono in un sorriso, un battito di ciglia velate di mascara Chanel, uno sguardo seducente, il portamento di una donna che… Elia spegne di colpo il televisore. ELIA Serena, io nun lo so se me senti. Spero de sì, ma anche se nun me senti io te lo dico lo stesso perché in fondo al cuore prego Dio che me senti. Questo è ’no stronzo, Serè. È ’n pazzo che guadagna mijoni de sordi sulla pelle de quelli come te che lo stanno a guardà tutto er giorno. Ma è ’n pazzo. Questo è scappato dar manicomio 25 anni fa e ancora lo stanno a cercà perché chissà che plastica s’è fatto e nun l’hanno riconosciuto. Ma prima o poi lo sgamano e lo vengono a prenne. E quer giorno lo porteranno via cô la camicia de forza. Tu non lo devi ascoltà, amore. Te devi alzà e annà a camminà, a vive, a fà la tua vita, che pò esse bellissima! Si cominci a camminà e a vive, dimagrisci, t’innamori e te metti a ride de ‘sto rincojonito che prima o poi morirà come moriamo tutti. Tutti! Ma dopo avè vissuto!... Hai capito, cucciolè?! Serena lo guarda per un istante. Poi si mette le cuffie.

BUIO

Elia è solo nel soggiorno. Aspetta Sara, che entra. Stanchissima e affranta. SARA Lunedì ce sò i soldi. Ha detto che li dà lui a Marino e je dice pure che a noi nun ce deve toccà. ELIA Marino lo sta a sentì a Claudio. Nun ce cercherà più. (Pausa) Come sta Claudio? SARA Sta bene. ELIA Che t’ha chiesto? SARA Nun m’ha chiesto gnente. Gli ho detto che è successo e lui m’ha detto “va bene”. ELIA È ’n signore. (Pausa) Ce sta ancora co’ quella che c’ha er negozio a via dei Giubbonari? SARA Nun lo so.

40

ELIA …Me sa de sì. È tanto ormai che stanno insieme. Quanto sarà? Sei, sette anni… SARA Elia, che vuoi?! ELIA Gnente, dicevo così, pe’ parlà. SARA Bè, io nun c’ho voglia de parlà. Nun me ne frega gnente de parlà. Me ne vado a letto. Elia la ferma, improvvisamente violento. ELIA No, nun ce vai a letto! Me stai a sentì invece. Perché sta storia nun se chiude così. Mirco se n’è annato. L’ho buttato fori io, e te ne devi annà pure tu, cô Serena. SARA …Sei impazzito? ELIA No, sto benissimo. Nun sò mai stato mejo. Hai fatto ’na cosa grande stasera, e io ero d’accordo, però adesso te ne vai. SARA Elia, che stai a dì? ELIA Te ne vai perché io nun me reggo ’n piedi, c’ho i reni marci e me faccio mantenè da mi moje e mi madre. Ma sò ’n omo. Sò ’n omo, Sara. Io sò ancora ’n omo.

Di colpo scoppia a piangere. Sara resta un momento immobile poi gli si avvicina ma Elia l’allontana e grida.

Nun me toccà! Nun me toccà. Vattene! Annatevene tutti! Vojo sta solo! Vojo sta solo e trovà er coraggio de buttamme da quella finestra perché nun ce la faccio più! Hai capito?! Io nun ce la faccio più! SARA Nun gridà così… ELIA Sì invece. Grido finché me pare perché sto zitto da troppo tempo. Perciò grido. Grido! Grido!

41

SARA Smettila, Elì. Basta! ELIA (Minaccioso) E nun t’azzardà a dimme quello che devo fà! Nun me dì come me devo comportà perché te arzo le mani. Hai capito?! Te metto le mani addosso, si me dici n’artra parola. Ma che te credi? Che nun me faccio schifo?! Che nun me viè da vomità tutte le mattine quanno me guardo allo specchio? Cô sta faccia da morto? Cô 272 euro de pensione de merda, meno de quella de mi madre? Meno de quella d’una vecchia? Io lavoravo, hai capito?! Scaldavo la gente cô le mie caldaie e ve ce mantenevo bene, a tutti quanti! E nun è colpa mia se m’è venuta ’sta malattia. Nun l’ho voluta io! Nun se sceglie, ’na malattia! Te viè e basta! E nun ce puoi fà gnente! Sara cerca di abbracciarlo ma Elia è incontenibile. SARA Elia, nun fà così. Stai calmo, te senti male. ELIA Ma io me vojo sentì male! Vojo cadè a faccia a terra e nun rialzamme più! Così sei libera de tornà da Claudio! Sei libera d’annà da lui e de fà la vita che te meriti! SARA Elia… ELIA De fatte portà a letto e fà l’amore come nun lo fai più! Perché a me nun me s’arza! Nun c’è verso, Sara. Nun lo farai più con me l’amore. Nun me se arzerà mai più! Hai capito?! Mai più! SARA Elia… ELIA Nun lo faremo più, e te nun te lo meriti! Te ne devi annà e portà Serena a vive da n’artra parte! SARA (Lo stringe a forza) Basta basta basta basta basta… Elia (Piangendo) Te ne devi annà…Te ne devi annà… … Sulla porta sul fondo compare Serena. Sara se ne accorge. SARA …Vai a letto, amore. È tutto a posto. (Serena non si muove) Vai tesoro. Papà sta bene… Nun è successo niente. Io e papà stamo a parlà.

42

Serena esce. Sara, sfinita, si siede al tavolo. (Pausa) È vero che ce penso. Non sempre, ma ce penso; non a Claudio ma a quello che ha. Alla bella casa che s’è fatto, a quer macchinone che se porta in giro, a come me piacerebbe de stà seduta nel giardino della sua villa de Formello a prenne er sole… Ce penso, sì. E allora? Che vuoi fa? Me vuoi ammazzà? ELIA Sì. SARA E fallo. Sto qui. Lo puoi fà. ELIA Nun dì stronzate. SARA Nun le dì tu, le stronzate. ELIA Perché hai scelto me? SARA …Per come facevi l’amore. Per come me sapevi toccà, e bacià… e riempì de parole che Claudio nun sapeva dì. Nun l’ha mai saputo fà. ELIA Sò sempre stato bravo a parole, io. SARA Ce puoi giurà. ELIA Solo cô quelle. SARA Sò tanto le parole. Sò importanti. Te fanno sognà. ELIA Claudio nun te faceva sognà? SARA Claudio parlava parlava parlava, de quello che avrebbe fatto, de come se sarebbe ingrandito… delle gru che stava a comprà. ELIA Che cojone.

43

SARA A letto nun se parla de gru. Nun è poetico. Invece tu me dicevi “amore mio, stella mia, cucciolè” e s’apriva er cielo. ELIA Te ne devi Anna, Sarè. SARA Ma vaffanculo, Elì. ELIA Te ne devi annà. SARA A dormì vado. È l’una e tra due ore me devo arzà. (Si alza). ELIA Me manchi tanto. L’amore cô te me manca da morì… Era così bello. Sara si riavvicina a lui e lo abbraccia. Restano così. In silenzio.

BUIO

La mattina dopo, Serena è seduta davanti alla TV e guarda BELIEVE IT! in cuffia. Elvira sta spazzando per terra. Elia entra. Incredibilmente si è vestito e la madre lo guarda spaventata. ELVIRA Oddio, che è?! Perché te sei vestito? Te senti male?! ELIA No, me sò solo vestito. ELVIRA (Angosciata) Che voi fà, Elì? Dove devi annà? ELIA Da nessuna parte, mà. Sta’ tranquilla. Nun è gnente. Ho pensato che nun se pò stà tutto er giorno in pigiama, pure si sei malato. Te mette tristezza. ELVIRA È giusto, c’hai raggione, stellì. Si uno è depresso, er pigiama te deprime ancora de più. ELIA Appunto... E poi, devo fà ’na telefonata. ELVIRA (Compiacente) Bravo! Me sembra ’na bona idea.

44

ELIA …Nun è ’n’idea, ma’. È ’na telefonata. ELVIRA Vuoi restà solo? ELIA Eh, si nun te dispiace. ELVIRA E perché? Ce mancherebbe, stellì. C’ho da fà de là, io. ELIA Grazie. Nun te stancà però.

Elvira esce. Elia si siede al tavolo e prende il telefono. (Teso e imbarazzato) ...Claudio?... Ciao, sò Elia... Te disturbo?... Te volevo ringrazià. // Come al solito, un giorno su e un giorno giù, e tante vorte ar cesso. Che ce vuoi fà? È così… Senti, t’ho chiamato per ditte grazie e perché stavo a pensà ’na cosa. Si me manni affanculo, lo capisco. Però, c’ho pensato e te la vojo dì… Io e Sara nun riusciremo mai a ridatte i sordi. // Sì, lo so che nun li vuoi, però…Io nun possò lavorà, Claudio. Non tutto er giorno almeno. Nun ce la faccio, e nun posso fà cose pesanti sinnò me sdrumo… Però, me chiedevo… Si te capita de sentì quarcosa, o si tu c’hai bisogno, magari in uno dei cantieri, de quarcuno che lavora tre, quattr’ore, anche non tutti i giorni. Un lavoro dove nun se sta tanto in piedi… (ride imbarazzato) e ’ndo c’è ’n cesso vicino. Io, quello, lo posso fà. E i sordi te li tieni tu, anche se sò pochi ma te li tieni tu, così almeno quarcosa la ripiji. // Quanno vuoi tu. Figurate. Io nun faccio ’n cazzo tutto er giorno. Dimme tu quanno me vuoi vedè e io ce vengo. // Va bene… Alle tre, senz’altro. Se vedemo più tardi allora e parliamo. // Grazie, Claudiè. Grazie. Chiude. Dopo un momento di riflessione, raggiunge Serena vicino alla TV, incuriosito dall’immagine di una foto del Dr. Soltz. Toglie le cuffie a Serena e ascolta l’audio. La voce di un giornalista annuncia. VOCE GIORNALISTA …del celebre cardiochirurgo americano, Barnard Soltz, protagonista assoluto delle nuove frontiere della medicina e del benessere con il suo medical-show BELIEVE IT! Soltz, come ogni mattina, stava facendo jogging sulla spiaggia di Malibù ed è stato colpito da un arresto cardiaco. Altri corridori lo hanno trovato ormai esanime, riverso sulla spiaggia, e ai medici prontamente intervenuti, non è rimasto che certificarne il decesso. Elia esulta. ELIA È morto! È morto! È morto!

45

Elvira rientra spaventata dalla porta sul fondo e contemporaneamente, da quella d’ingresso, entra Sara, altrettanto angosciata. ELVIRA Che è successo? SARA Chi è morto?! ELIA (Saltando) Er cojone de BELIEVE IT! È morto! J’è preso er coccolone mentre stava a fà giogging sulla spiaggia de Malibù! L’hanno trovato ’na salma e nun c’è stato gnente da fà!! (Alla foto di Soltz, compiendo gestacci) Pijatela ’n der culo! Toh! Toh! Toh! Sara corre a rimettere le cuffie a Serena, anche se è contenta e ride pure lei. SARA (A Elia) Sccc! Nun fa così che pe’ lei è ’n dolore! Elvira, Elia e Sara sono entusiasti e quasi ballano, ridendo. ELVIRA È stato Sant’Antonio! L’ho pregato tanto! ELIA ‘Sto fijo de ’na mignotta ha finito de rompe er cazzo! E bévete l’acqua, e nun magnà, e nun ride, e nun respirà, e nun aprì la finestra che te viè er cancro! (Altri gestacci) Toh! Toh! Toh! Serena tiene le cuffie ma spegne la TV e ci resta immobile davanti. SARA Sccc. Zitto! Basta! ELIA Ma esiste un Dio su stà tera! Hai capito? È morto sulla spiaggia de Malibù! Sto stronzo! Je l’accendo pure io la candela a Sant’Antonio! Ce vado subito! Si apre la porta ed entra Mirco. Tutti si paralizzano. Serena nemmeno si volta. ELIA (Durissimo) Che vuoi? MIRCO (Pieno di vergogna) …Sò venuto a pijà du cose pè cambiamme. Ce metto un minuto e me ne vado. (Va a prenderle). Scende un silenzio. Sara si mette ad apparecchiare ed Elvira l’aiuta. Dopo un momento, però, Elvira non riesce a tacere.

46

ELVIRA È domenica. Se mangia insieme la domenica. Diteje de fermasse. C’è un altro lungo silenzio, finché Mirco rientra con una borsa e va alla porta. Ma quand’è sulla soglia, Sara parla. SARA Puoi mangià qua se vuoi. Mirco, colpito, esita un istante. MIRCO Grazie ma nun posso. Sto co’ Tullio. ELIA Di nuovo insieme: stronzo e più stronzo. ELVIRA E vallo a chiamà, stellì. Dije de venì su casa. Mirco guarda i genitori. SARA Vallo a chiamà. Mirco apre la porta. MIRCO (A Tullio) Entra. ELIA Già dietro la porta stava… Morammazzati tutti e due. Tullio entra, imbarazzatissimo. TULLIO Buongiorno. ELVIRA Ciao stellì. Viè qua, accomodati. Qualche minuto e se mangia. TULLIO Grazie, signò. (A Elia) …S’è vestito… ELIA Te dispiace? TULLIO No! Dicevo pe’ dì che sta mejo.

47

ELIA (Ironico) Sò ’n leone. SARA È vero, manco me n’ero accorta. Te sei vestito? ELIA C’ho ’n appuntamento. SARA (Stupita) E cô chi? ELIA Cô Claudio. L’ho chiamato. J’ho chiesto si me trova un lavoretto da fà. Poca cosa, quarche ora la settimana, e lui m’ha detto che ce l’ha. Lo devo vedè alle tre. Sara lo guarda sorpresa, senza dire niente. MIRCO Pur’io ho trovato ‘na cosa. Cô Tullio. Famo i traslochi. ELIA Cioè annate a rubbà nelle case. TULLIO No, so traslochi, veri, sor Elì. L’albanese che sta cô mi madre c’ha ’na ditta de traslochi. Ha detto che ce chiamava quanno aveva bisogno, ma è già ’na settimana che ce fa lavorà tutti i giorni. Pure oggi, de domenica. ELIA E che c’è? Siete stanchi? ELVIRA E basta, stellì. L’ha capito, su. Magnamo adesso. Sarè, damme ’na mano. SARA Metteteve a tavola. Sara ed Elvira escono. Mirco, Tullio ed Elia si siedono a tavola. MIRCO Che c’ha Serena che tiene la Tv spenta? ELIA È morto er cazzone. MIRCO Ma chi?! Lo scemo de BELIEVE IT!?

48

ELIA (Non riesce a non gioire) Stava a fà giogging sulla spiaggia de Malibù e è cascato come i muri de Pompei! Buum! De schianto! J’è scoppiato er core e l’hanno trovato cadavere. Te rendi conto?! MIRCO (Gestaccio) E vattela a pijà ’nder culo! ELIA È quello che ho detto io! TULLIO ’Sto stronzo! Elia si rende conto di aver sorriso al figlio e torna subito ostile. ELIA (A Mirco) Io a te t’ho detto ’na cosa e nun me la rimagnio, nun te crede. Pe’ me sei morto, e nun hai idea di quello che devi fa pe’ famme cambià idea. MIRCO La sto a fà. ELIA (A Tullio) E vale anche pe’ te. Che nun sei fijo mio ma stai sempre qui a rompe li cojoni e quindi te becchi tutto quello che c’è da beccasse. TULLIO Me sta bene. ELIA Te sta bene sì, te sta! Io ve lo dico: si vedo quarcosa che nun va, o se anche me sfiora er pensiero, er sospetto, si solo c’ho ’n abbaglio de idea che state a fà ’na stronzata, pe’ te chiamo er marito de tu madre e te faccio deportà in Albania, e pe’ te chiamo Mauro Marino e je dico de usà la pistola che c’ha in tasca. E nun ce vojo più tornà su storia, Mirco. M’hai capito? MIRCO Sì, sì. ELIA No “sì sì”! M’hai capito, Mirco?! Sara rientra portando una teglia. SARA (A Mirco) Nun lo so che t’ha detto tu padre, ma qualsiasi cosa t’ha detto è giusta. Io la penso come lui ed è l’ultima volta che me umilio pe’ colpa tua. Te lo giuro su Dio.

49

Elvira entra con un’insalatiera. ELVIRA Semo tutti d’accordo. Basta adesso. Mangiamo. ELIA Serena, viè a tavola, amore. Viè, che nonna ha fatto le lasagne. Te piacciono tanto. Viè, cucciolè. Serena si alza e li raggiunge. Si siede a tavola e cominciano a mangiare in silenzio. Poi, di colpo, Serena domanda alla nonna: SERENA Che, ce l’hai messo lo zenzero?

FINE