Beatrice Meoni 2018 · La felicità è un talento, dice Jasmina Reza nel suo libro Felici i Felici...

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Cardelli & Fontana Beatrice Meoni 2018

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Pittura lingua viva. Parola a Beatrice Meonidi Damiano Gullì

Come ti sei avvicinata alla pittura?È stato un avvicinamento molto lento che si è sviluppato per gradi nel tempo e che, a un certo punto, si è palesato nella pratica. Tutto è avvenuto attraverso molti passaggi, oggi posso dire necessari, per scoprire la pratica e l’esercizio del guardare.

Hai iniziato con il teatro, sei stata pittrice di scena e hai lavorato come progettista per la prosa, la poesia e la danza. Quanto di questo background è rimasto nel tuo lavoro?Molto, direi. La dimensione più intima dello studio è certamente diversa da quella di un laboratorio o di un palcosce-nico in cui il lavoro ha un aspetto più collettivo. La fruizione dello spazio d’azione è diversa e conseguentemente anche il segno, ma l’attenzione allo sguardo, alla luce, alla composizione in relazione alla parola, al dettaglio, sono elementi che rimangono ancora molto presenti nella mia pratica.

Chi sono i tuoi maestri e gli artisti, più o meno vicini, a cui guardi?Sicuramente, l’affresco del Cattivo Governo di Lorenzetti, Sant’Antonio abate picchiato dai diavoli del Sassetta e Le Storie di Noè di Paolo Uccello rimangono le prime opere su cui, molto piccola, ho costruito il mio immaginario. In seguito ho sempre guardato molto la pittura spostando il fuoco della mia attenzione nel tempo. Continuo a studiare, osservare, approfondire. Ci sono incontri con pittori che ti stimolano riflessioni su nuove strade: Luca Bertolo, Lorenza Boisi, Pierpaolo Campanini, Riccardo Baruzzi sono, tra gli italiani, i pittori che seguo maggiormente, ma ce ne sono moltissimi altri di cui attualmente apprezzo e stimo il lavoro. Tra gli stranieri, Magnus Von Plessen, Luc Tuymans, Mama Anderson, Richard Aldrich.

La tua pittura si muove tra astrazione e figurazione… Cosa rappresenta per te la maggiore e minore adesione al dato fenomenico e reale?Immagini e oggetti che hanno avuto un tempo un loro valore d’uso ora veicolano un significato diverso. Non mi è chiaro quale sia il loro senso di realtà se non lo smarrimento che producono in me. Il lavoro che compio con quelle che sono delle immagini residuali del mondo fenomenologico è un lavoro molto lento, la partenza appartiene al reale ma nel corso del lavoro non so mai cosa potrà rimanere. Mi occorre un lungo lavoro di rimozione per raggiungere il punto che mi sembra essere quello di arrivo. A volte un’immagine rimane più aderente all’ordine della figurazione per la sua stessa natura, a volte invece si dilata in qualcosa che può sembrare astratto, ma che contiene la stessa matrice.

Gli oggetti appunto - tazze, teiere, bicchieri - sono centrali nelle tue composizioni, ma, per tua stessa ammissione, non sono mai trattati in maniera pienamente mimetica, sono spesso evocati, evanescenti, sono frammenti. Parlaci di questa tua personale metafisica del quotidiano.La vicinanza stretta dello studio alla casa e un saggio di Francesco Orlando sono stati l’incipit del lavoro sugli oggetti comuni. Le tazze, i bicchieri che trasportavo in studio ne venivano assorbiti: è stato l’inizio di piccole composizioni in cui mescolavo oggetti a frammenti di MDF dipinti con avanzi di pittura. Queste composizioni - insieme a quelle immagini residuali di un domestico borghese di vasi, brocche… - sono diventate soggetti pittorici nella rappresentazione di quello smarrimento, carico di déjà-vu, in cui l’oggetto comune è proteso. Uno spazio vuoto “dove il vuoto è luogo di accadimenti per cose che non accadono mai mentre qualcuno sta guardando”.

E gli oggetti solidi che hai creato per la Project Room del museo di Villa Croce a Genova nel 2017?Oggetti solidi è il titolo di una raccolta e del racconto omonimo di Virginia Woolf, sono “oggetti perduti nel corso di un’esistenza” suggerendo “ciò che di straordinario balugina tra le pieghe di momenti ordinari”. Il lavoro per la Project Room di Villa Croce era costituito dall’intreccio di due storie e due spazi diversi. Da una parte il museo, con le forme

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dell’astrattismo geometrico della collezione Ghiringhelli, dall’altra i residui della vita di una falegnameria artigianale a Chiavari con le sagome in legno di seste e dime. Una narrazione minore che si intrecciava alla collezione museale attraverso forme e frammenti.

Equilibrio e instabilità: cosa significano per te e per la tua poetica?L’instabilità dell’equilibrio circola nelle mie composizioni sia di oggetti che pittoriche come qualcosa che muove continuamente uno stato e produce cambiamenti. È proprio quello stato di smarrimento, quel déjà-vu di cui dicevo prima, a produrre l’instabilità: non la cerco a priori, piuttosto creo le condizioni affinché si presenti e, a quel punto, la seguo, con il rischio di rovinose cadute!

Come costruisci le tue composizioni? O sono le composizioni stesse a generarsi di fronte a te?È un declinare l’oggetto attraverso equilibri e cromatismi. Le composizioni, nella loro leggerezza solida, nascono spesso casualmente, seguendo un pensiero o una parola che mi suona in testa. Non c’è casualità nella scelta degli oggetti, talvolta sono necessari diversi giorni per arrivare alla leggerezza che desidero.

Quali sono le tue fonti di ispirazione? Musicali, letterarie, cinematografiche…Leggo molto e spesso, la letteratura è fonte di immagini e di associazioni, come lo sono teatro e cinema. Un film a cui tengo molto è un omaggio al personaggio di Frank Sidebottom di Lenny Abrahamson. Tra l’altro ha una colonna sonora bellissima! Da un po’ di tempo vorrei imparare a suonare il theremin, ma non ho ancora trovato il maestro giusto.

Chi sono i “felici” del tuo recente ciclo di opere?La felicità è un talento, dice Jasmina Reza nel suo libro Felici i Felici in cui tratteggia persone comuni alle prese con una serie di difficoltà di incontro e relazione.Nel mio ciclo di lavori questi diventano composizioni di piccoli gruppi di statuine, le porcellane di Sèvres che una volta si trovavano nelle case, che narrano, attraverso la finzione di un amor cortese, la difficoltà del possedere il talento della felicità.

Ci sono tecniche o materiali che prediligi?Il materiale che si adatta al mio lavoro pittorico è un derivato del legno, costituito da diversi legni di scarto. Poi ci sono il velluto e la seta, per motivi completamente diversi: immediatezza e irrevocabilità del segno.

Cosa è per te il tuo studio?Con la pratica della pittura lo studio è diventato un luogo molto importante. È lo spazio in cui mi raccolgo, in cui cerco, è il centro del lavoro, dei miei oggetti, dei libri, direi il mio ritratto attuale.

La pittura è un fine o un mezzo?Per me entrambe le cose.

Cosa pensi della pittura italiana contemporanea?Seguo con interesse il lavoro di diversi pittori italiani. Essendo arrivata attraverso altre strade a questa pratica trovo molto interessanti le esperienze militanti che alcuni pittori promuovono da tempo come momenti di incontro e di scambio. Trovo che consentano di confrontarsi in maniera ampia e transgenerazionale e che offrano uno spaccato autentico di quello che accade in pittura. Purtroppo.

Pubblicato su www.artribune.com/professioni-e-professionisti/who-is-who/2018/11/pittura-intervista-beatrice-meoni

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Sul piatto, 2018olio su tavolacm 50x40

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Sul piatto, 2018olio su tavolacm 50x40

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Walking 1, 2018olio su tavola cm 100x80

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Walking 2, 2018olio su tavola cm 100x80

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Walking 3, 2018olio su tavola cm 100x80

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Searching for the miracolous (omaggio a Bas Jan Ader), 2018 olio su tavola / oil on panel cm 50x40

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Sono sempre stata affascinata dalla porcellana e dalla terracotta e da quegli oggetti a volte di uso domestico, a volte decorativo, presenti negli scaffali o sui mobili di ogni abitazione. Questi equivalgono per me a narrazioni di un quotidiano minore che non segue esattamente i dettami del design, ma che popola le nostre vite.Ho iniziato a collezionare frammenti di oggetti rotti raccolti un po’ ovunque e ad assemblarli in composizioni e pile instabili formate da oggetti disparati, questo lavoro di manipolazione precede e spesso mi introduce al lavoro pittorico vero e proprio.La composizione di oggetti è quindi una soglia, una preparazione, a volte queste costruzioni si riflettono nella pittura ed entrano a farne parte, come dei prolungamenti dell’opera, altre invece svolta la loro funzione vengono scomposte nuovamente pronte per essere riutilizzate per nuove forme.

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Quijote, 2018olio su tavola / oil on panel cm 80x60

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Dark thing, 2018olio su tavola / oil on panel cm 50x40

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In scena, 2018olio su tavola / oil on panel cm 35x25

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Felici i felici, 2018olio su tavola / oil on panel cm 50x40

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In scena, 2018olio su tavola / oil on panel cm 50x40

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Toghever on the table, 2018olio su tavola / oil on panel cm 50x40

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Inclinazioni, 2018olio su velluto / oil on velvet cm 165x148

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Chous, 2018olio su velluto / oil on velvet cm 35x25

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Beatrice Meoni (Firenze, 1960)

Acquisizioni Fondo Acquisizioni ArtVerona 2014, Collezione dei Musei di Verona

Residenze“Lunedì o martedì. Uno studio aperto alla discussione”, GAFFdabbasso, Milano, 20 febbraio - 16 marzo 2018“Level 0”, Art Verona 2016, selezionata da Ilaria Bonacossa, Museo di Villa Croce, Genova, 2017“Paper weight”, Dolomiti Contemporanee, Ex Cartiera di Vas (BL), residenza a cura di G. D’Incà Levis, 20-30 agosto 2015

Principali esposizioni2018“Premio Lissone”, MAC Museo d’Arte Contemporanea, Lissone (Mb), a cura di Alberto Zanchetta“Selvatico 13”, Museo Civico Luigi Varoli, Cotignola (Ra), a cura di Massimiliano Fabbri“Slittamenti e Margini”, Galleria Passaggi arte contemporanea, Pisa“Painters–Painting–Painters”, MARS, Milano, happening a cura di Lorenza Boisi“Lunedì o martedì”, GAFFdabasso, Milano

2017“Oggetti solidi”, Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce, Project Room, a cura di M. Commone e L. Conte “L’inizio di una sedia”, Museo Guido e Anna Rocca, Chiavari, a cura di M. Commone e L. Conte“Possibilità sospese. Beatrice Meoni e Stefano Loria”, Cartavetra, Firenze“Unconventional Views”, M.AR.CO, Monza“Un Dimanche à la Campagne”, happening all’interno della mostra di Lorenza Boisi, Villa Vertua Masolo, Nova Milanese, a cura di S. Squadrito

2016“Tra le cose”, Cardelli & Fontana, Sarzana, a cura di E. Bordignon “L’attenzione è tessuto novissimo”, Centro Espositivo Villa Pacchiani, Santa Croce sull’Arno (Pi), a cura di I. Mariotti

2015“[dis]appunti”, Museo Arte Contemporanea, Lissone, a cura di A. Zanchetta“Paper weight”, Dolomiti Contemporanee, Ex Cartiera di Vas (Bl), a cura di G. D’Incà Levis“Hier bin ich nun. Was soll ich tun?”, NOVA, Ex Ceramiche Vaccari, Santo Stefano di Magra (Sp)“Tra lo studio”, LAS, La Spezia

2014“Inside-out: ribaltato, esternato, alla rovescia”, Palazzo Bottigella Gandini, Pavia, a cura di M. Calisti

2013Fondazione Cerratelli, Villa Roncioni, San Giuliano (Lu), a cura di B. Niccoli e S. Burchi“Rooms”, Palazzo Bottigella Gandini, Pavia, a cura di M. Calisti“Costellazione #2”, Cardelli & Fontana, Sarzana (Sp)

2012“Costellazione”, Cardelli & Fontana, Sarzana (Sp), a cura di L. Cerutti

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2011“Sei gradi di separazione”, Centro Espositivo Villa Pacchiani, Santa Croce sull’Arno (Pi), a cura di Ilaria Mariotti“Racconti di cose”, Galleria Traghetto, Venezia“Talee: sulla germinazione della scrittura e della lingua”, Civitavecchia - Roma - Genova - Bologna - VeneziaPremio “Testimone di Pace”, Ovada (Al)

2010“1014. Una storia di uomini e di numeri”, CAMeC, Centro Arte Moderna e Contemporanea, La Spezia“Talee: sulla germinazione della scrittura e della lingua”, Sarzana - Fucecchio - Bolzano - Firenze

2009“Oed’ und leer das Meer”, Emergenze 7, La Spezia, a cura di E. Formica“Una settimana e un giorno”, Galleria Traghetto, Roma, a cura di S. Burchi“Nero, grigio, quasi bianco”, Galleria MichiPasto Arte, Ovada (Al)

2007“Emergenze 5. Solo artisti in un mondo in allarme”, a cura di M. Lucchetti, M. Sara, E. Formica, La Spezia - Sarzana (Sp)

2006“Aprés-ludes”, Galleria Traghetto, Venezia

2005“Camera dei sogni”, Bologna FlashArt Show, Bologna, a cura di I. Quaroni“Toys”, Milano Flash Art Fair, presentata dalla Galleria Traghetto-Venezia, Milano“Andersen”, video presentato in occasione della “Notte Bianca”, Roma“Filophilo”, Miniarttextil 2005, Como