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B Agricoltura e sviluppo rurale Istruzione e cultura Sviluppo regionale Trasporti e turismo DIREZIONE GENERALE POLITICHE INTERNE UNITà TEMATICA POLITICHE STRUTTURALI E DI COESIONE Pesca

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B

Agricoltura e sviluppo rurale

Istruzione e cultura

Pesca

Sviluppo regionale

Trasporti e turismo

Direzione generale Politiche interne

Unità tematica Politiche strUttUrali e di coesione

RuoloLe unità tematiche sono unità di ricerca che forniscono consulenza specializzata alle commissioni, alle delegazioni interparlamentari e ad altri organi parlamentari.

Aree tematicheAgricoltura e sviluppo ruraleIstruzione e culturaPescaSviluppo regionaleTrasporti e turismo

DocumentiVisitare il sito Internet del Parlamento europeo: http://www.europarl.europa.eu/studies

Unità tematica Politiche strUttUrali e di coesione

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Direzione generale Politiche interne

Trasporti e turismo

Sviluppo regionale

Pesca

Culture and EducationIstruzione e cultura

Agricoltura e sviluppo rurale

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DIREZIONE GENERALE DELLE POLITICHE INTERNE DELL'UNIONE

UNITÀ TEMATICA B: POLITICHE STRUTTURALI E DI COESIONE

PESCA

LA PESCA IN ISLANDA: SINTESI

NOTA

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Il presente documento è stato richiesto dalla commissione per la pesca del Parlamento europeo. AUTORE Irina POPESCU, Katrin POULSEN Unità tematica B: Politiche strutturali e di coesione Parlamento europeo E-mail: [email protected] ASSISTENTE ALLA REDAZIONE Virginija KELMELYTE VERSIONI LINGUISTICHE Originale: EN Traduzioni: ES, FR, IT, PT. INFORMAZIONI SULLA PUBBLICAZIONE Per contattare l'unità tematica o abbonarsi alla newsletter mensile pubblicata dalla stessa rivolgersi a: [email protected] Manoscritto ultimato nel marzo 2012. Bruxelles, © Parlamento europeo, 2012. Il presente documento è disponibile al seguente indirizzo Internet: http://www.europarl.europa.eu/studies CLAUSOLA DI ESCLUSIONE DELLA RESPONSABILITÀ Le opinioni espresse nel presente documento sono di esclusiva responsabilità dell'autore e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo. Riproduzione e traduzione autorizzate, salvo a fini commerciali, con menzione della fonte, previa informazione dell'editore e con invio di una copia a quest'ultimo.

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DIREZIONE GENERALE DELLE POLITICHE INTERNE DELL'UNIONE

UNITÀ TEMATICA B: POLITICHE STRUTTURALI E DI COESIONE

PESCA

LA PESCA IN ISLANDA: SINTESI

NOTA

Sommario

Il presente documento è stato richiesto dalla commissione per la pesca per la sua delegazione in Islanda del 2-4 maggio 2012. Negli ultimi anni il settore della pesca islandese e la sua futura evoluzione sono stati interessati da sviluppi significativi: la crisi finanziaria mondiale del 2008, la migrazione dello stock di sgombri verso la ZEE islandese e la controversia al riguardo, la domanda di adesione all'Unione europea presentata dall'Islanda e la prospettiva di una partecipazione del paese alla PCP. Il presente documento fotografa la situazione della pesca in Islanda alla luce dei suddetti sviluppi.

IP/B/PECH/NT/2012-06 Marzo 2012 PE 474.540 IT

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La pesca in Islanda: sintesi

INDICE

INDICE 3

ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI 4

ELENCO DELLE TABELLE 5

ELENCO DELLE MAPPE 5

ELENCO DELLE FIGURE 6

SINTESI 7

1. INTRODUZIONE 11

2. GESTIONE DELLA PESCA 15

2.1. Quadro giuridico e istituzionale 15 2.2. Il sistema delle quote individuali trasferibili 16 2.3. Negoziati di adesione all'UE 19

3. CATTURE 21

4. LA QUESTIONE DELLO SGOMBRO 25

5. FLOTTA DA PESCA 31

6. ESPORTAZIONE DI PRODOTTI MARINI 35

7. OCCUPAZIONE 39

8. ACQUACOLTURA 41

9. RICERCA MARINA 43

RIFERIMENTI 45

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Policy Department B: Structural and Cohesion Policies

ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI

CIEM Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare

FAO Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura

ISK Corona islandese

IWC Commissione baleniera internazionale

MRI Istituto di ricerca marina

NAFO Organizzazione della pesca nell'Atlantico nord-occidentale

NAMMCO Commissione per i mammiferi marini dell'Atlantico settentrionale

NEAFC Commissione per la pesca nell'Atlantico nord-orientale

PCP Politica comune della pesca

QIT Quote individuali trasferibili

SEE Spazio economico europeo

TAC Totale ammissibile di catture

TL Tonnellaggio lordo

TSL Tonnellate di stazza lorda

ZEE Zona economica esclusiva

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La pesca in Islanda: sintesi

ELENCO DELLE TABELLE Tabella 1: Dati principali 7

Tabella 2: Catture in Islanda: volume e valore delle specie principali (2010) 23

Tabella 3: Sgombro nell'Atlantico nord-orientale - riproduzione delle componenti meridionale, occidentale e del Mare del Nord: Catture per paese, in tonnellate (2002-2010) 28

Tabella 4: Sgombro nell'Atlantico nord-orientale- riproduzione delle componenti meridionale, occidentale e del Mare del Nord: catture per paese, espresse in percentuale dei totali delle catture annuali (2002-2010) 29

Tabella 5: Catture totali dello sgombro nord-orientale, confronto con il parere del CIEM (2008-2011) 30

Tabella 6: Flotta da pesca islandese (2011) 31

Tabella 7: Numero di pescherecci nei principali porti di pesca islandesi (2011) 34

Tabella 8: Occupazione nel settore della pesca islandese (2011) 39

ELENCO DELLE MAPPE Mappa 1: Islanda 11

Mappa 2: Morfologia del fondo marino intorno all'Islanda 12

Mappa 3: Delimitazione della ZEE nell'Atlantico nord-orientale 13

Figura 4: Componenti dello stock dello sgombro nord-orientale e le relative zone di riproduzione 25

Figura 5: La principale rotta migratoria dello sgombro occidentale fino al 2000 26

Mappa 6: Distribuzione della catture islandesi di sgombro (2007-2010) 27

Figura 7: Sede dei laboratori distaccati dell'MRI 43

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Policy Department B: Structural and Cohesion Policies

ELENCO DELLE FIGURE Figura 1: Catture totali della pesca islandese (1993-2010) 21

Figura 2: Catture totali per specie nelle acque islandesi, incluse le catture dei pescherecci islandesi nelle altre acque (1900-2010) 22

Figura 3: Catture islandesi per specie (2010): A. Volume, B. Valore 24

Figura 4: Catture dello sgombro nord-orientale- riproduzione delle componenti meridionale, occidentale e del Mare del Nord (2002-2010) 27

Figura 5: Evoluzione della flotta da pesca islandese per categoria (1999-2011): A. Numero di pescherecci, B. Tonnellaggio lordo 32

Figura 6: Catture totali della flotta islandese per attrezzo da pesca (1992-2008) 33

Figura 7: I contingenti di cattura dei principali porti di pesca 34

Figura 8: Quantità e valore dei prodotti marini esportati 36

Figura 9: Valore dei prodotti marini esportati nei paesi dell'UE e in Norvegia (1993-2010) 36

Figura 10: Valore dello sgombro esportato (2006-2010) 37

Figura 11: Numero di persone occupate nella pesca e nella trasformazione del pesce (1991-2011) 40

Figura 12: Produzione totale nel settore dell'acquacoltura in Islanda per specie ittica (1985-2010) 41

Figura 13: Totale dell'esportazione della produzione dell'acquacoltura islandese per volume (asse sinistro) e valore (asse destro, in milioni di corone islandesi al prezzo attuale) (1985-2010) 42

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La pesca in Islanda: sintesi

SINTESI L'Islanda è una delle maggiori nazioni pescherecce al mondo (nel 2009 occupava il 19 posto nella classifica mondiale), nonostante la sua ridotta dimensione demografica. Poche altre nazioni dipendono dal settore della pesca quanto l'Islanda. Dagli inizi del 1900, la pesca ha rappresentato il settore più importante del Paese e da allora ha offerto un contributo fondamentale all'economia nazionale. Tabella 1: Dati principali

Superficie 103 000 km2

Popolazione (al 1 gennaio 2012) 319 575

Capitale Reykjavik

Bandiera

Mari Oceano Atlantico settentrionale, Mare di Norvegia, Mare di Groenlandia e stretto di Danimarca

Zona economica esclusiva 758 000 km2

Superficie continentale 111 000 km2

Lunghezza della linea costiera 4 970 km

Fonti: varie È opinione diffusa che l'Islanda abbia gestito in maniera redditizia il settore della pesca. Il sistema islandese di gestione della pesca è basato sulla determinazione di un totale ammissibile di catture (TAC), stabilito conformemente alle raccomandazioni scientifiche, e sul sistema di quote individuali trasferibili (QIT), che conferisce ai detentori di tali quote il diritto di catturare una determinata percentuale di TAC. Nel luglio 2009 l'Islanda ha presentato la domanda di adesione all'Unione europea e l'anno successivo sono stati avviati i negoziati di adesione. Il capitolo sulla pesca, considerato all'unanimità come il più delicato, non è ancora stato affrontato. L'ingresso dell'Islanda nell'UE comporterebbe la partecipazione del paese alla politica comune della pesca (PCP). La relazione della Commissione europea sullo stato di avanzamento dei negoziati evidenzia le restrizioni da parte dell'Islanda relative all'acquis sul mercato interno (per quanto riguarda il diritto di stabilimento e la libera prestazione dei servizi) e di libera circolazione dei capitali nei settori della produzione e trasformazione dei prodotti ittici. Altre questioni spinose riguardano la caccia alle balene e l'auto-attribuzione da parte dell'Islanda di quote significative di cattura dello sgombro. Nel 2010 le catture totali dei pescherecci islandesi sono state pari a 1 063 000 tonnellate, per un totale di 133 miliardi di corone islandesi. Le specie demersali hanno rappresentato circa il 40% delle catture totali islandesi e costituiscono la percentuale più alta (circa il 70%) del valore complessivo delle catture. Le principali specie demersali sono il merluzzo bianco (34%) e l'eglefino (12%), seguiti dallo scorfano e dal merluzzo carbonaro. Gli sbarchi derivanti dalle attività di pesca pelagica rappresentano oltre la metà delle catture totali annuali islandesi (56% nel 2010), ma costituiscono solo il 21% circa del valore complessivo delle catture. Per quanto riguarda le specie pelagiche, l'aringa e il capelin sono state sfruttate a lungo, mentre le catture di sgombro sono aumentate vertiginosamente negli ultimi anni, raggiungendo nel 2010 l'11,5% del volume totale delle catture e circa il 6% del loro valore totale (la seconda specie pelagica dopo l'aringa atlantico-scandinava).

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Policy Department B: Structural and Cohesion Policies

Negli ultimi anni lo stock di sgombro dell'Atlantico nord-orientale ha modificato la sua rotta migratoria, espandendosi in maniera significativa in direzione nord-occidentale ed entrando nella zona economica esclusiva(ZEE) dell'Islanda. Tale cambiamento ha avuto gravi ripercussioni sulla gestione dello stock da parte degli Stati costieri, i quali non sono riusciti pervenire a un accordo sulla suddivisione del TAC, raccomandato dal Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare (CIEM), e hanno fissato in via unilaterale delle quote nazionali. Ne deriva che dal 2008 le catture superano notevolmente i valori suggeriti dal CIEM. L'assenza di un accordo internazionale sullo sfruttamento dello stock tra le nazioni coinvolte nell'attività di pesca rappresenta un problema fondamentale, in quanto all'attuale livello delle catture, nel 2013 la biomassa dello stock riproduttore potrebbe ridursi, raggiungendo il livello precauzionale. La flotta peschereccia è solitamente suddivisa in tre categorie principali: pescherecci da traino, pescherecci coperti e pescherecci senza coperta. Alla fine del 2011 si contavano in totale 1 655 pescherecci, con un tonnellaggio lordo complessivo di 82 777 TL e una potenza motrice totale di 281 403 kW. I pescherecci da traino rappresentavano il 4% della flotta peschereccia e il 46% del tonnellaggio lordo complessivo. L'importanza delle diverse categorie di flotta peschereccia varia enormemente in termini di volume e di valore delle catture. Nonostante il numero relativamente elevato, il contributo dei pescherecci senza coperta è limitato in termini di catture totali e in termini di valore. I pescherecci con coperta sono invece quelli che detengono il maggiore volume delle catture, grazie ai grandi volumi pescati dalle reti a circuizione della flotta pelagica. In termini di valore, tuttavia, i pescherecci da traino contribuiscono quasi quanto i pescherecci con coperta. La flotta peschereccia islandese utilizza una varietà di attrezzi da pesca e di tecniche. Le reti a circuizione, e più recentemente le reti da traino pelagiche, consentono le catture maggiori in termini di volume (solitamente circa i due terzi del totale delle catture), in quanto sono impiegate per la pesca di poche specie pelagiche, dalla popolazione molto abbondante. L'attrezzo da pesca con il quale si ottiene il valore più alto in termini di catture è la rete a strascico, con il 40-50% del valore totale delle catture. La seconda tipologia di attrezzi più redditizia sono i palangari. Fatta eccezione per le aragoste, la pesca di invertebrati è piuttosto limitata sia in termini di valore che di volume delle catture. Nel 2010 l'esportazione di prodotti marini ha raggiunto le 632 000 tonnellate, per un valore totale di 220,5 miliardi di corone islandesi. Oltre la metà del valore delle esportazioni deriva dalle specie demersali, in particolare dal merluzzo bianco. L'UE rappresenta il più importante mercato per i prodotti marini islandesi: nel 2010 il valore delle esportazioni verso l'UE è stata pari a 145,6 miliardi di corone islandesi (circa il 66% del totale delle esportazioni). Regno Unito, Norvegia e Spagna sono i principali importatori dei prodotti marini islandesi. L'esportazione dello sgombro ha registrato una crescita spettacolare, passando da un valore praticamente pari a zero nel 2007 a 107 388 tonnellate nel 2010 (17% del volume totale dei prodotti esportati), per un valore di 8,47 miliardi di corone islandesi (3,8% del valore totale delle esportazioni). Il principale mercato dello sgombro è rappresentato dalla Russia, con circa il 66% del valore delle esportazioni. Anche la Lituania rappresenta una quota significativa (circa il 9% del valore delle esportazioni dello sgombro), seguita da Nigeria e Malaysia. L'economia islandese dipende fortemente dal settore della pesca. Negli ultimi dieci anni (2000-2009) il settore della pesca ha rappresentato una quota media di PIL pari al 9%. Sebbene negli ultimi anni è diminuito il contributo relativo al settore della pesca nell'economia islandese, sono aumentati i suoi effetti secondari per l'intera economia. Dai dati relativi all'occupazione emerge che nel 2011 circa 4 600 persone erano impiegate nel settore della pesca (circa il 2,7% dell'occupazione totale in Islanda), e altre 4 200 persone circa lavoravano nell'industria di trasformazione del pesce (ovvero il 2,5% della popolazione

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La pesca in Islanda: sintesi

attiva). Nel complesso, il settore della pesca impiega circa il 5,26% della popolazione attiva. La pesca e le aziende occupate nella trasformazione del pesce rappresentano la più importante fonte di sussistenza delle comunità costiere, nelle quali le possibilità di lavoro sono limitate. A livello regionale, il settore della pesca riveste la più importante percentuale di occupazione nella regione di Vestfirðir. In Islanda il settore dell'acquacoltura ha una produzione molto limitata. La piscicoltura produce principalmente salmone atlantico, salmerino alpino e merluzzo dell'Atlantico. La più alta produzione annuale relativa all'acquacoltura si è registrata nel 2006, anno in cui sono state esportate circa 5 000 tonnellate di prodotti, per un valore pari a quasi 2 miliardi di corone islandesi. Il principale mercato per i prodotti dell'acquacoltura islandese è quello degli Stati Uniti, dove viene esportata una grande quantità di salmerino alpino. L'Istituto di ricerca marina (MRI) è il principale centro di ricerca marina islandese e fornisce un parere scientifico al Ministero della pesca. Le principali attività dell'MRI consistono nella valutazione sistematica degli stock marini e nel ruolo consultivo in materia di gestione della pesca.

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La pesca in Islanda: sintesi

1. INTRODUZIONE L'Islanda è un paese insulare dell'Europa settentrionale, situato tra l'Oceano Atlantico settentrionale, il Mare di Norvegia, il Mare di Groenlandia e lo stretto di Danimarca (mappa 1). È lo Stato europeo più settentrionale e la seconda isola europea in ordine di grandezza (dopo la Gran Bretagna). La superficie totale dell'Islanda è di 103 000 km2: l'isola principale occupa una superficie di 101 826 km2, ma esistono altre trenta isole minori, tra cui Grímsey, un'isola scarsamente abitata, e l'arcipelago di Vestmannaeyjar. La popolazione è di 319 575 abitanti1, il 64% dei quali vive nella capitale Reykjavik e nelle città limitrofe. La seconda città per estensione al di fuori dall'area della capitale è Akureyri, situata nel nord dell'Islanda. Il restante della popolazione vive soprattutto in piccole città lungo la costa. Con una densità di appena 3 abitanti/km2, l'Islanda è uno dei paesi meno densamente popolati d'Europa. L'Islanda è una repubblica costituzionale e una democrazia parlamentare. Nel 1847 ha ottenuto dalla Danimarca lo status di autonomia locale e, in seguito, la piena indipendenza nel 1944. Il presidente in carica è Ólafur Ragnar Grímsson, eletto per la prima volta nel 1996. L'attuale capo di governo è Johanna Sigurdardottir, eletta nel 2009. Il ramo legislativo è rappresentato dall'Althingi, il parlamento unicamerale, che conta 63 seggi parlamentari. Nonostante l'alta latitudine, tangente al circolo polare artico, l'Islanda ha un clima temperato, mitigato da un ramo della corrente del Golfo (la corrente di Irminger) che lambisce le coste meridionali e occidentali del paese. L'Islanda è prevalentemente di origine montagnosa e vulcanica, la sua cima più alta tocca i 2 100 metri. L'entroterra è costituito soprattutto da un altipiano, caratterizzato da deserti di sabbia, montagne e ghiacciai. Le pianure si estendono dalla zona costiera verso l'entroterra, per lo più nella parte meridionale e occidentale. Il paesaggio è contraddistinto dalla presenza di numerosi ghiacciai, tra cui figura il più grande ghiacciaio d'Europa. Mappa 1: Islanda

Fonte: Wikipedia

1 Al 1 gennaio 2012 (Istituto statistico islandese)

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Policy Department B: Structural and Cohesion Policies

La linea costiera islandese si sviluppa per 4 970 km. Le coste rocciose e dalla forma irregolare accolgono numerosi fiordi e insenature, tranne nella zona meridionale, caratterizzata dalla presenza di spiagge sabbiose e dall'assenza di porti naturali. Il fondale marino che contorna l'isola poggia su di una piattaforma continentale piatta e raggiunge i 400 metri circa di profondità. Oltre il limite della piattaforma, la profondità aumenta vertiginosamente e raggiunge i 2 000-3 000 metri nel Mare di Irminger e nel Mare d'Islanda e supera i 3 500 m nel Mare di Norvegia. L'Islanda è situata sulla dorsale medio atlantica, una placca tettonica divergente lungo l'Oceano Atlantico che separa la placca eurasiatica dalla placca nordamericana. La parte della dorsale che attraversa l'Islanda è conosciuta anche con il nome di dorsale di Reykjanes (mappa 2). Mappa 2: Morfologia del fondo marino intorno all'Islanda

Reykjanes Ridge

Faroe-Iceland Ridge

Iceland Basin

Jan Mayen Ridge

Kolbeinsey Ridge

Icela land nd-GreenRidge

Irminger Basin

Norwegian Sea

Fonte: Global Multi-Resolution Topography www.marine-geo.org (Ryan et al., 2009)

Nel 1901 l'Islanda ha ufficialmente dichiarato per la prima volta il limite delle zone di pesca, fissando la zona marittima a 3 miglia nautiche. Tale limite è rimasto in vigore fino al 1952, quando è stato esteso a 4 miglia e successivamente a 12 miglia nel 1958. Nel 1972 il governo islandese decise in maniera unilaterale di estendere la propria giurisdizione a 50 miglia e nel 1975 di portarla a 200 miglia. Tale decisione fu motivo di contestazioni, in quanto tradizionalmente quelle acque costituivano la zona di pesca delle flotte straniere (provenienti principalmente dalla Gran Bretagna, per circa il 60%, in particolare la flotta britannica per la pesca del merluzzo bianco e dalla Germania Ovest, per circa il 30%), le cui catture demersali erano quasi pari a quelle della flotta islandese. La Gran Bretagna impose il divieto di sbarco per i pescherecci islandesi dopo ciascuna delle quattro estensioni di giurisdizione, mentre la Germania Ovest impose tale divieto dopo le ultime due. Nel 1972, durante il terzo conflitto, furono applicate delle sanzioni mediante il protocollo 6 dell'accordo CEE, nel quale si dichiarava che l'Islanda non avrebbe beneficiato di riduzioni specifiche dei dazi sull'importazione del pesce nei paesi della CEE salvo il raggiungimento di un accordo soddisfacente con i suddetti paesi. In diverse occasioni i conflitti raggiunsero il livello di confronti diretti tra le navi di sorveglianza islandesi e la flotta militare britannica, conosciuti con il nome di "guerre del merluzzo" (nel 1958, 1972-73 e 1975-76). Le sanzioni commerciali durano dal 1972 al 1976, quando l'Islanda raggiunse un accordo in merito al limite delle 200 miglia. In seguito, la nozione di zona economica esclusiva che si estende per 200 miglia fu generalmente accettata e codificata nella convenzione delle Nazioni Unite

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La pesca in Islanda: sintesi

sul diritto del mare, completata nel 1982 ed entrata in vigore nel 1994. Dal 1976 le attività di pesca da parte dei pescherecci stranieri all'interno delle acque islandesi sono state molto limitate e non rappresentano una percentuale importante del totale delle catture (Knútsson et al., 2011). Mappa 3: Delimitazione della ZEE nell'Atlantico nord-orientale

Jan Mayen

Greenland

Norway Iceland Faroe

Islands

UK

Ireland

Fonte: Arctic portal, secondo Maritime Boundaries Geodatabase (VLIZ, 2008) La ZEE dell'Islanda ha una superficie di 758 000 km2, sette volte la superficie del Paese (mappa 3). Malgrado la posizione settentrionale dell'isola, le acque islandesi sono molto ricche di specie marine. Tale ricchezza è possibile grazie alle correnti oceaniche attorno all'Islanda: la calda corrente nord-atlantica (continuazione nord-orientale della corrente del Golfo) proviene da sud-ovest e si incontra con la corrente polare proveniente da nord; tale incontro determina la risalita, in quantità considerevoli, di nutrienti dagli strati profondi alla superficie dell'oceano. I nutrienti alimentano la vita microscopica degli strati superficiali, in particolare il fitoplancton e lo zooplancton, e di conseguenza l'intera catena alimentare dell'oceano. Nelle acque islandesi si trovano ricchi fondali di pesca e alcuni dei maggiori stock ittici dell'Atlantico settentrionale, incluso lo stock di merluzzo bianco, ovvero lo stock ittico più importante dell'Islanda, e quello di capelin che è generalmente il più grande. I grandi stock migratori, inclusi gli stock di aringa atlantico-scandinava, di melù e, più recentemente, di sgombro, si spostano da e verso le acque islandesi, mentre altri stock, come quello dello scorfano atlantico, restano prevalentemente prossimi al limite delle 200 miglia (Knútsson et al., 2011).

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I banchi più numerosi di merluzzo si trovano, durante l'inverno, al largo della costa sud-occidentale, e durante tutto l'anno al largo della regione di Vestfirðir (dei Fiordi occidentali) nella zona nord-occidentale. Lo scorfano si trova prevalentemente nella zona meridionale, occidentale e sud-orientale. L'aringa è confinata per lo più alla regione di e alla costa sud-orientale, mentre i fondali di alimentazione del capelin sono localizzati a nord e quelli di riproduzione al largo delle coste meridionali e occidentali. L'ippoglosso nero si trova in banchi che abitano le profondità al largo della regione di Vestfirðir, nonché al largo delle coste settentrionali, occidentali e orientali. Lo scorfano atlantico è catturato lungo la dorsale di Reykjanes, entro e oltre il limite di 200 miglia a sud-ovest dell'Islanda. Gli altri stock, come quelli di gamberetti costieri, di pettinidi, di scampi e di gamberetti boreali, sono distribuiti in maniera omogenea (Ministero della pesca, 2005). Poche altre nazioni dipendono dal settore della pesca quanto l'Islanda. Sebbene l'Islanda sia, in termini di dimensioni demografica, una delle nazioni più piccole al mondo, è tra le più importanti nazioni pescherecce (nel 2009 occupava il 19posto nella classifica mondiale). Dagli inizi del 1900, il settore della pesca è stato il settore economico più importante per l'Islanda e la sua importanza relativa ha raggiunto l'apice negli anni '30 e '40. Nella seconda metà del XX secolo si è registrata un'importante crescita economica, determinata principalmente dal settore della pesca. Da allora il contributo di questo settore all'economia del paese è rimasto sostanzialmente immutato. L'economia islandese ha registrato una sostanziale diversificazione nel 1994, quando il paese ha aderito allo Spazio economico europeo (SEE) e altri settori, in particolare il terziario e il settore manifatturiero, hanno conosciuto una rapida crescita. La diminuzione dell'importanza relativa della pesca durante gli ultimi due decenni è determinata da tale diversificazione, poiché il settore della pesca è continuato a crescere. Negli ultimi anni il settore della pesca islandese e la sua futura evoluzione sono stati interessati da sviluppi significativi: la crisi finanziaria mondiale del 2008, che colpito con particolare durezza l'Islanda, la migrazione dello stock di sgombri verso la ZEE islandese e la controversia al riguardo, la domanda di adesione all'Unione europea presentata dall'Islanda e la prospettiva di una partecipazione del paese alla PCP. Il presente documento fotografa la situazione della pesca in Islanda alla luce dei suddetti sviluppi2.

2 Per un confronto con la situazione della pesca prima del 2008, cfr. Olivert-Amado (2008)

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La pesca in Islanda: sintesi

2. GESTIONE DELLA PESCA

2.1. Quadro giuridico e istituzionale La pietra miliare dell'attuale sistema di gestione della pesca è la legge sulla gestione della pesca del 1990. Tale legge prevede un sistema esaustivo per la gestione della pesca basato sulle QIT. Essa intende promuovere la conservazione e l'utilizzo efficiente degli stock ittici, assicurando la stabilità occupazionale e la redditività economica delle comunità di pescatori. Tale legge si prefigge l'obiettivo di garantire la sostenibilità dell'attività di pesca e di valorizzare al contempo i vantaggi del settore della pesca. La legge sulla gestione della pesca è stata integrata con una serie di ulteriori misure giuridiche, quali la legge concernente il trattamento degli stock ittici destinati al commercio (1996), la legge sulla pesca nella zona di pesca esclusiva islandese (1997), la legge sulla pesca al di fuori della zona di pesca esclusiva islandese (1996), la legge sull'attività di pesca e trasformazione effettuate dai pescherecci stranieri nella zona di pesca esclusiva islandese (1998) e la legge sull'acquacoltura (2008). Nel mese di agosto 2006 la normativa è stata rivista con la legge n. 116/2006, nella quale sono comprese quindi tutte le modifiche apportate alla legislazione originaria del 1990 (Pesca islandese, online). Il principale responsabile della gestione dell'organizzazione della pesca in Islanda è il Ministero della pesca e dell'agricoltura. Le competenze generali del Ministero comprendono la gestione della pesca, la ricerca, la conservazione e il controllo. Inoltre, il Ministero della pesca è responsabile delle decisioni in merito ai TAC annuali, previa consultazione dell'Istituto di ricerca marina (MRI). La Direzione della pesca (Fiskistofa) svolge una funzione di supervisione delle attività di pesca in Islanda, al fine di assicurare il rispetto delle norme. In Islanda vige un meccanismo completo di garanzia dell'applicazione delle norme, in particolare per quanto concerne il controllo degli approdi e il peso di tutte le catture. Conformemente alla legge islandese, vige il divieto di rigetto e tutte le catture devono essere sbarcate. La Direzione della pesca ha la sua sede principale a Hafnarfjörður, poco fuori Reykjavik, ma sono presenti altri uffici in sei località del paese. Dal punto di vista operativo, la Direzione è responsabile dell'attuazione dei regolamenti sulla pesca a nome del Ministero della pesca. La maggior parte delle attività di sorveglianza in mare rientrano sotto la responsabilità diretta della guardia costiera islandese. Le funzioni principali della Direzione comprendono l'attuazione della legislazione, la raccolta e la compilazione di dati relativi alla pesca, il sostegno alla ricerca, la realizzazione di indagini, il sostegno alla guardia costiera e le attività di sorveglianza, di gestione e di controllo del sistema islandese delle QIT. Tutte le catture realizzate dai pescherecci islandesi devono essere pesate e registrate da un ufficiale della Direzione della pesca al porto di sbarco. L'Istituto di ricerca marina svolge attività di ricerca di ampio spettro sullo stato e sulla produttività degli stock commerciali, nonché ricerche a lungo termine sull'ambiente marino e sull'ecosistema che circonda l'Islanda. Sui risultati di tali ricerche si basa il parere in merito al livello sostenibile di catture degli stock ittici (cfr. capitolo 9). La struttura organizzativa del sistema di gestione della pesca è lineare e al suo interno il Ministero della pesca, la Direzione della pesca, l'Istituto di ricerca marina e la Guardia

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costiera svolgono le funzioni centrali. Anche altre autorità governative sono collegate al sistema di gestione della pesca per motivi diversi: il Ministero della giustizia e dei diritti dell'uomo è responsabile dei procedimenti giudiziari, l'Istituto centrale di statistica si occupa della compilazione dei dati statistici concernenti le attività di pesca forniti dalla Direzione, l'autorità portuale svolge una funzione di sostegno alla sorveglianza e alla registrazione degli sbarchi di pesce, dei trasporti terrestri di pesce e delle esportazioni. Esse svolgono una funzione piuttosto continuativa, in quanto controllano, registrano e inseriscono i dati relativi agli sbarchi direttamente nella base dati centrale attraverso i controllori portuali ufficiali. Il controllo della sicurezza alimentare dei prodotti della pesca è di competenza del Ministero della salute e tutti i pescherecci e gli stabilimenti per la trasformazione del pesce devono essere approvati secondo i regolamenti islandesi in materia di igiene (Global Trust, 2010).

2.2. Il sistema delle quote individuali trasferibili È opinione diffusa che l'Islanda abbia gestito in maniera redditizia il settore della pesca. Il sistema di gestione è basato sulla fissazione di un totale ammissibile di catture (TAC), stabilito conformemente alle raccomandazioni scientifiche, e sul sistema di quote individuali trasferibili (QIT), che conferisce ai detentori delle quote il diritto di catturare una determinata percentuale di TAC. Di seguito sono presentate le principali caratteristiche del sistema3.

Assegnazione delle quote

In base all'attuale sistema di QIT, il Ministero della pesca stabilisce i TAC per ciascuna specie. Per la determinazione di tale quota, il Ministero tiene conto delle raccomandazioni dell'MRI e di organismi di ricerca internazionali. Quando l'MRI deve informare il Ministero, fa ricorso a tutti i dati messi a disposizione dalla Direzione della pesca e sulla base di tali informazioni fornisce un suo parere sulla gestione, oltre ad un parere scientifico risultante dalle valutazioni scientifiche dell'MRI. Queste informazioni includono dati sugli sbarchi, dati presi dai giornali di bordo, inchieste e altre fonti che possono rivelarsi utili per determinare lo stato delle risorse marine. A ciascun peschereccio viene assegnata una quota annuale di catture basata sulle percentuali delle quote fisse del peschereccio, nonché sulle quote totali delle specie che il peschereccio intende catturare. L'assegnazione delle percentuali delle quote fisse per i pescherecci è avvenuta principalmente sulla base delle catture storiche, solitamente basandosi su un periodo di tre anni, antecedente l'introduzione del sistema delle quote per le specie. Inoltre, la percentuale complessiva delle quote per tutti i pescherecci equivale al 100% di ciascuna specie. Di norma, la campagna della pesca inizia a settembre e termina nel mese di agosto dell'anno successivo, sebbene per alcune attività di pesca la durata sia inferiore (OCSE, 2010). I piccoli pescherecci non utilizzano lo stesso sistema. Ai pescherecci al di sotto delle 6 TSL si applicano due diversi tipi di meccanismi di gestione della pesca. Mentre alcune decine di questi pescherecci seguono il normale sistema di QIT, la maggior parte di essi (circa 500) rientra in un sistema speciale di QIT per piccole imbarcazioni e le restanti (circa 300) aderiscono ad un sistema basato su un numero limitato di giorni di pesca. Inoltre, la pesca ricreativa è completamente esclusa dal sistema di gestione della pesca basato sulle QIT, in quanto si ritiene che tale tipo di pesca abbia delle conseguenze minime sul totale delle catture (OCSE, 2002). 3 Per una relazione dettagliata sulla gestione della pesca in Islanda, cfr. Mathiasson (2012), Rights-based

fisheries management in Iceland and economic and financial crisis (La gestione della pesca basata sui diritti in Islanda e la crisi economica e finanziaria), Parlamento europeo Unità tematica B: Politiche strutturali e di coesione, 44 pagg.

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La pesca in Islanda: sintesi

Trasferibilità

All'interno del sistema islandese delle QIT,le quote o contingenti di cattura annuali e le loro percentuali sono divisibili e trasferibili ad altri pescherecci. Tuttavia, sono state introdotte nel sistema delle restrizioni minime, al fine di scoraggiare la speculazione di tali quote. Tali restrizioni comprendono il divieto per i pescherecci di acquistare quote che sono chiaramente superiori rispetto alla loro capacità di cattura e la perdita delle percentuali delle quote fisse per tutti i pescherecci che non catturano per due anni di seguito il 50% del loro contingente di cattura annuale. Inoltre, le percentuali delle quote detenute da un'azienda o da un individuo non possono superare determinati limiti, che variano dal 12% del TAC nel caso del merluzzo bianco al 35% nel caso dello scorfano atlantico. Infine le percentuali delle quote detenute da un individuo o da un'azienda non devono eccedere il 12% del valore del totale delle quote assegnate per tutte le specie. Ogni anno viene scambiata una buona percentuale dei contingenti annuali di cattura. In molti casi si tratta di un trasferimento di quote interno che avviene tra pescherecci appartenenti allo stesso armatore. Una porzione sostanziale di tali trasferimenti avviene nella forma di scambi tra specie. Ciò avviene quando un armatore scambia parti delle sue quote annuali di una specie con quote di un'altra specie. Inoltre alcuni dei contingenti annuali di cattura sono scambiati dietro compenso monetario. Il trasferimento delle percentuali della quote è supervisionato dalla Direzione della pesca, che verifica e registra tali trasferimenti. (OCSE, 2010)

Tassazione sulla pesca

Inizialmente i contingenti di cattura dei pescherecci venivano rilasciati gratuitamente dal Ministero della pesca. Tuttavia, a partire dal mese di settembre 2004, è stata introdotta una tassa speciale sulla pesca per l'assegnazione delle quote annuali, basata su una modifica alla legge sulla gestione della pesca del 2002. Tale tassa serve a coprire i costi di controllo e di attuazione del sistema di gestione della pesca, a contribuire economicamente alla ricerca sulla pesca ecc. La tassa è calcolata sulla base di un certo tasso del valore netto delle catture, per esempio sul rimanente del valore totale delle catture di tutte le specie dopo la sottrazione dei costi operazionali e degli stipendi (OCSE, 2010).

Equivalente merluzzo bianco

In Islanda tutte le specie ittiche commerciali che sono gestite sulla base del sistema delle QIT vengono assegnate sulla base dei cosiddetti "equivalenti merluzzo" o "valuta merluzzo". Attraverso tale sistema il Ministero della pesca calcola il valore relativo delle diverse specie in base al valore del merluzzo bianco eviscerato. Per ciascun peschereccio che detiene una quota per diverse specie il totale può essere calcolato in chilogrammi come equivalenti merluzzo. Inoltre, gli equivalenti merluzzo rendono possibile scambiare percentuali delle quote nell'ambito della pesca multispecifica attraverso un'unità di misura che semplifica lo scambio di una specie con un'altra presente nel mercato delle percentuali delle quote. Tale sistema consente ai pescatori di catturare altre specie e di detrarre le catture dalla quota merluzzo bianco, ma non viceversa. Pertanto un armatore può catturare tutte le altre specie senza possedere delle quote o senza dover cedere le catture e, quindi, detrarre le catture dalla rispettiva quota merluzzo. Ciò consente una maggiore flessibilità del sistema e consente altresì di prevenire il rigetto (Christensen et al., 2009).

Divieto di rigetto

Nel 1996 è stato introdotto il totale divieto di rigetto e stabilita una sanzione per la relativa infrazione. In pratica ciò significa che se un peschereccio non possiede un numero

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Policy Department B: Structural and Cohesion Policies

sufficiente di contingenti di cattura per le catture accessorie, è necessario che tali contingenti siano trasferiti da altri pescherecci. Pertanto, se un peschereccio non detiene sufficienti contingenti di cattura per le sue possibili catture, deve sospendere tutte le attività di pesca. Ciò significa che, ai sensi del sistema delle QIT, la politica dei rigetti incide principalmente sulla composizione degli sbarchi e non sul volume complessivo. Tuttavia, il divieto di rigetto presenta un certo margine di flessibilità, in quanto il 5% delle catture demersali ottenute da una bordata di pesca, indipendentemente dalla specie o dalla dimensione dei pesci, può essere escluso dalle restrizioni relative ai contingenti di cattura (a condizione che le catture siano vendute ai mercati pubblici del pesce). La maggiore flessibilità del sistema delle quote ha reso il divieto dei rigetti una soluzione funzionale, tentando di ridurre la necessità da parte dei pescatori di praticare il rigetto. Inoltre, si ricorre più frequentemente all'adozione di misure tecniche, come i fermi temporanei delle zone di pesca, al fine di proteggere il novellame. Tali misure mirano a prevenire la pesca di esemplari giovani e quindi a evitarne il rigetto. Riquadro 1: Caccia alle balene

Fonte: www.hafro.is

In contrast, Iceland traditionally uses whales, considered to be a marine resource subject to sustainable use. Accordingly, the Icelandic government decided to resume commercial whaling in 2006, on fin whales (Balaenoptera physalus) and common minke whales (Balaenoptera acutorostrata). The Marine Research Institutes annually issues advice on the whaling quota, and bases this advice on recommendations of North Atlantic Marine Mammal Commission (NAMMCO) and the Scientific Committess of the IWC.

In 1982 the International Whaling Commission (IWC) adopted a moratorium which suspended commercial whaling. Whales are protected in the EU through strict legislation (Habitats Directive, EU wildlife trade regulations, fisheries measures), and commercial whaling is not allowed in EU waters.

Whaling

ICELAND:

È ampiamente risaputo che il sistema delle QIT ha determinato un calo dei rigetti. Infatti i livelli di rigetti relativamente bassi non vengono in genere considerati come una conseguenza diretta del divieto di rigetto, bensì dello stesso sistema delle QIT. Il sistema islandese delle QIT prevede incentivi economici per l'adozione di tecniche di cattura più selettive, in quanto non sarebbe auspicabile impiegare tempo ed energie per catturare pesci che poi vengono rigettati. Infine, è importante osservare che secondo l'opinione pubblica islandese, il rigetto dei pesci è considerato immorale. Al fine di contenere i rigetti, la Direzione della pesca svolge un'attività di sorveglianza della pesca, intrapresa da ispettori a bordo dei pescherecci. Le presunte violazioni sono denunciate e sanzionate (Studio della CE, 2007).

Fermi

In Islanda la gestione della pesca comprende diverse forme di fermi permanenti al fine di proteggere le zone di crescita e di riproduzione e, dal 1977, ha incluso dei fermi temporanei (in tempo reale) per proteggere il novellame e contribuire alla riduzione dei rigetti. Le attività di pesca sono proibite per almeno due settimane quando gli ispettori constatano che

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La pesca in Islanda: sintesi

la cattura di novellame eccede una determinata percentuale. Negli ultimi 27 anni si sono registrati circa 2 000 fermi (Bailey et al., 2010).

2.3. Negoziati di adesione all'UE In seguito al collasso del sistema bancario e della valuta islandese alla fine del 2008, l'Islanda ha stretto rapporti più solidi con l'UE e nel luglio 2009 ha presentato domanda di adesione all'Unione europea. La decisione del Consiglio europeo del mese di giugno 2010 ha dato il via ai negoziati di adesione. Dei 33 capitoli dell'acquis 11 sono stati aperti e 8 sono stati temporaneamente chiusi; Il capitolo sulla pesca, considerato all'unanimità come il più delicato, non è ancora stato affrontato (marzo 2012). L'ingresso dell'Islanda nell'UE comporterebbe la partecipazione del paese alla PCP. La relazione della Commissione europea sullo stato di avanzamento dei negoziati evidenzia le restrizioni da parte dell'Islanda relative all'acquis sul mercato interno (per quanto riguarda il diritto di stabilimento e la libera prestazione dei servizi) e di libera circolazione dei capitali nei settori della produzione e trasformazione dei prodotti ittici (CE, 2011). Altre questioni spinose riguardano la controversia sullo sgombro (cfr. capitolo 4) e la caccia alle balene (riquadro 1). Le autorità islandesi intendono avviare dei negoziati al fine di preservare le caratteristiche principali del sistema islandese di gestione della pesca che determinano la sua efficacia: il diritto di fissare TAC a livello nazionale basati su un parere scientifico, il sistema di gestione basato sui diritti (QIT), nonché le restrizioni sulla proprietà delle QIT da parte degli stranieri. Data l'importanza del settore della pesca per l'economia e per la politica, l'interesse dell'Islanda nei confronti dell'adesione all'UE sarà determinato dalle condizioni che il paese riuscirà a negoziare per il settore della pesca (OCSE, 2011).

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La pesca in Islanda: sintesi

3. CATTURE Dal 2002 si è registrata una diminuzione costante del totale delle catture da parte dei pescherecci islandesi e nel 2010 il totale è stato pari a 1 063 000 tonnellate (figura 1). Tuttavia, il valore delle catture non ha seguito lo stesso andamento, al contrario ha subito un incremento, in parte dovuto alla svalutazione della moneta nazionale (corona islandese, ISK). Nel 2010 il valore diretto totale delle catture era pari a 133 miliardi di corone islandesi (un aumento del 15,2% rispetto al 2009, o circa dell'11% se calcolato a prezzi costanti). Mentre le catture demersali restano piuttosto stabili (in genere 450 000-500 000 di tonnellate all'anno), le catture pelagiche possono variare notevolmente. Figura 1: Catture totali della pesca islandese (1993-2010)

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500000

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1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

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Fonte dati: Istituto statistico islandese

Il totale della catture nelle acque islandesi è cresciuto passando da circa 200 000 tonnellate prima della Prima guerra mondiale a circa 700 000 tonnellate nel periodo durante le due guerre (figura 2). Dopo la Seconda guerra mondiale, le catture delle specie demersali si sono stabilizzate intorno a questo livello, ma il totale delle catture è aumentato, arrivando a 1,5 milioni di tonnellate, a causa della pesca dell'aringa. Successivamente lo stock dell'aringa si è significativamente ristretto e il totale delle catture è diminuito nuovamente. Alla fine degli anni '70 la produzione è aumentata e da allora subisce oscillazioni, registrando tra 1 e 2 milioni di tonnellate all'anno. Tali oscillazioni sono determinate dalla dimensione volatile dello stock di capelin, che rappresenta circa la metà del totale delle catture recenti. Tuttavia, il capelin ha un valore relativamente basso, in quanto viene per lo più trasformato in farina di pesce e olio (Knútsson et al., 2011). Nel 2010, le specie demersali ammontavano a 430 366 tonnellate, circa il 40% del totale delle catture islandesi (tabella 2). Ciononostante, esse rappresentavano circa il 70% del valore totale delle catture, in particolare il merluzzo bianco (34%) e l'eglefino (12%), seguiti dallo scorfano e dal merluzzo carbonaro (tabella 2, figura 3). Le catture delle specie demersali sono piuttosto costanti durante tutto l'anno, ma raggiungono il loro apice in primavera, ossia durante la campagna di pesca principale, quando alcune delle specie più importanti, come il merluzzo bianco, si concentrano per le migrazioni riproduttive.

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Figura 2: Catture totali per specie nelle acque islandesi, incluse le catture dei pescherecci islandesi nelle altre acque (1900-2010)

Fonte: CIEM

Iceland - Other species Iceland - Cod Iceland - Herring Iceland - Capelin Iceland - Blue whiting Other nations - Blue whiting

Other nations - Capelin Other nations - Herring Other nations - Cod Other nations - Other species

Il merluzzo bianco è sempre stato il pesce più importante in Islanda e fino agli inizi degli anni '80 ha rappresentato oltre la metà del totale delle catture demersali (figura 2). Dopo l'estensione della ZEE a 200 miglia, il numero dei pescherecci da traino è aumentato rapidamente, superando le 100 unità. Anche le catture del merluzzo sono aumentate, seguite da quelle di altre specie. A seguito della recente riduzione del TAC per il merluzzo, è aumentata l'importanza relativa di altre specie e nel 2010 il merluzzo bianco ha rappresentato solo il 17% del totale delle catture, registrando un calo del 52% rispetto al ventennio precedente e del 69% rispetto a 40 anni prima (Knútsson et al., 2011). Ciononostante, il merluzzo resta una delle specie più pregiate e nel 2010 il suo valore ammontava a 44,6 miliardi di corone islandesi (ovvero il 34% del valore totale delle catture). I prezzi del mercato interno sono parimenti aumentati del 31,4% e rappresentavano il 15,4% del totale delle catture di merluzzo. Mentre il TAC del merluzzo bianco, come stabilito dal Ministero delle pesca negli ultimi anni, è stato piuttosto rispettoso del parere dell'MRI, gli sbarchi sono stati marginalmente superiori rispetto a quanto stabilito dal parere scientifico (OCSE, 2010). Gli sbarchi derivanti dalle attività di pesca pelagica rappresentano solitamente oltre la metà delle catture totali annuali islandesi (595 653 tonnellate, ossia il 56% nel 2010), ma costituiscono solo il 21% del valore complessivo delle catture. La pesca delle specie pelagiche è altamente stagionale. La flotta pelagica pesca capelin in inverno inoltrato, quando questo migra per riprodursi; passa alla pesca del melù, dell'aringa atlantico-scandinava e recentemente dello sgombro durante l'estate e, all'inizio dell'inverno, dell'aringa islandese con periodo riproduttivo estivo. Anche la pesca dell'aringa è stata molto importante per l'Islanda. Le aringhe erano particolarmente abbondanti negli anni '60, quando si registravano catture pari a circa 590 000 tonnellate. Nel 1967 lo stock di aringhe ha subito una brusca diminuzione ed è rimasto a lungo a livelli bassi. Tuttavia lo stock di aringhe si è ora riformato completamente e dal 1988 le catture di questo pesce all'interno della ZEE islandese sono state pari a quasi 100 000 tonnellate. Dopo il calo dello stock di aringhe, i pescherecci islandesi con reti a circuizione si sono concentrati sul capelin, largamente ignorato fino a quel momento. Tale

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La pesca in Islanda: sintesi

pesca è aumentata rapidamente raggiungendo circa 1 milione di tonnellate all'anno. Tuttavia la dimensione dello stock del capelin è soggetta a pesanti oscillazioni, in quanto tale pesce ha un ciclo di vita breve e muore dopo la prima riproduzione (Knútsson et al., 2011). Negli ultimi anni, le catture dello sgombro atlantico sono cresciute vertiginosamente; nel 2010 rappresentavano l'11,5% del volume totale e circa il 6% del valore totale (la seconda specie pelagica dopo l'aringa atlantico-scandinava; tabella 2). Tabella 2. Catture in Islanda: volume e valore delle specie principali (2010)

SPECIE VOLUME (tonnellate)

VOLUME (%)

VALORE (Milioni ISK)

VALORE (%)

Catture demersali 430366 40,5% 93579 70,4%

Merluzzo bianco 178516 16,8% 44582 33,5%

Eglefino 64948 6,1% 15236 11,5%

Merluzzo carbonaro 53894 5,1% 8480 6,4%

Scorfano 56305 5,3% 12016 9,0%

Scorfano atlantico 14794 1,4% 3649 2,7%

Catture di pesce piatto 24198 2,3% 9169 6,9%

Ippoglosso nero 13309 1,3% 6682 5,0%

Passera di mare 5983 0,6% 1164 0,9%

Catture pelagiche 595653 56,0% 27565 20,7%

Aringa 66579 6,3% 2919 2,2%

Aringa atlantico-scandinava 187894 17,7% 7981 6,0%

Capelin 102196 9,6% 2637 2,0%

Uova di capelin 11904 1,1% 2493 1,9%

Melù 87121 8,2% 3265 2,5%

Sgombro atlantico 122031 11,5% 7824 5,9%

Maurolico 17912 1,7% 446 0,3%

Catture di crostacei 10627 1,0% 2525 1,9%

Aragosta 2541 0,2% 1018 0,8%

Gamberetto 7742 0,7% 1418 1,1%

Altro 2623 0,2% 141 0,1%

TOTALE 1063467 100,0% 132979 100,0%

Fonte: Istituto statistico islandese Dopo l'estensione della ZEE a 200 miglia, le catture effettuate dagli altri paesi sono diminuite rapidamente (figura 2). Attualmente, le flotte d'altura che pescano nelle acque islandesi sono palangari provenienti dalla Norvegia e delle isole Faroe per la pesca d'altura, pescherecci con reti a circuizione provenienti dalla Norvegia, dalle isole Faroe e dalla Groenlandia per il capelin e l'aringa e pescherecci da traino della Groenlandia e dell'UE per

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Policy Department B: Structural and Cohesion Policies

lo scorfano. I pescherecci russi e dell'UE che pescano le aringhe e i pescherecci delle isole Faroe che pescano i melù possono catturare una certa quantità di pesce nelle acque islandesi, in base agli accordi annuali sugli stock transfrontalieri (Knútsson et al., 2011). Figura 3: Catture islandesi per specie (2010): A. Volume, B. Valore

Oceanic redfish 1,4%

Lobster; 0,2% Shrimp 0,7%Pearlside 1,7%

Miscellaneous 0,2%

Capelin roe 1,1%

Capelin 9,6%

Atlantic-Scandian herring 17,7%

Greenland halibut 1,3%Plaice 0,6%

Herring 6,3%

Redfish 5,3%

Haddock 6,1%

Saithe 5,1%

Cod 16,8%

Blue whiting 8,2%

Atlantic mackerel 11,5%

Cod 33,5%

Blue whiting 2,5%

Atlantic mackerel 5,9%

Saithe 6,4%Haddock 11,5%Redfish 9,0%

Herring 2,2%

Plaice 0,9%

Greenland halibut 5,0%

Atlantic-Scandian herring 6,0%

Capelin 2,0%

Capelin roe 1,9% Miscellaneous 0,1%

Pearlside 0,3%Shrimp 1,1%

Lobster 0,8%

Oceanic redfish 2,7%

Fonte: Istituto statistico islandese

A.

B.

24

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La pesca in Islanda: sintesi

4. LA QUESTIONE DELLO SGOMBRO

Si ritiene che lo stock dello sgombro nord-orientale sia uno soltanto, formato da tre diverse componenti che si differenziano in base alla zona di riproduzione e al percorso migratorio (mappa 4):

la componente occidentale (circa il 77% dell'intero stock). Le catture di tale componente erano modeste negli anni '60, ma da allora sono aumentate. La maggior parte del pescato viene catturato durante le attività di pesca diretta dei pescherecci con reti da traino pelagiche e dei pescherecci con reti a circuizione. Le catture più voluminose sono effettuate nel Mare del Nord settentrionale, a ovest della Scozia e nei mari nordici.

la componente del Mare del Nord (circa il 4% dello stock). Le catture più voluminose sono avvenute alla fine degli anni '60, durante le attività di pesca dei pescherecci con reti a circuizione; l'apice delle catture è stato raggiunto nel 1967 con circa 1 milione di tonnellate. Successivamente la componente è diminuita e le catture si sono ridotte, scendendo al di sotto delle 100 000 tonnellate alla fine degli anni '70. Negli ultimi dieci anni si stima che le catture annuali siano state pari a circa 10 000 tonnellate.

la componente meridionale (circa il 19% dello stock). Lo sgombro che appartiene a questa componente è catturato dai pescherecci con reti a circuizione, dai pescherecci con reti a strascico, dai palangari e mediante le reti da posta (per l'87%) durante il primo semestre dell'anno. Le catture sono aumentate, arrivando a circa 40 000 tonnellate agli inizi 2000, hanno raggiunto un massimo di 108 000 tonnellate nel 2009 e sono diminuite, scendendo a 63 000 tonnellate nel 2010 (CIEM, 2011).

Figura 4: Componenti dello stock dello sgombro nord-orientale e le relative zone di riproduzione

Occidentale

Meridionale

Mare del

Nord

Fonte: CIEM (mappa e suddivisioni)

25

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Policy Department B: Structural and Cohesion Policies

Figura 5: La principale rotta migratoria dello sgombro occidentale fino al 2000

Le rotte di colore scuro raffigurano la migrazione verso le zone di riproduzione (la linea sottile indica la rotta fino alla fine degli anni '70, mentre la linea spessa indica la rotta negli anni '90). La rotta di colore chiaro indica il percorso migratorio in seguito alla riproduzione. I mesi sono indicati in cifre romane.

Fonte: Reid et al. (1997) Durante il secondo semestre dell'anno le componenti occidentali e meridionali migrano alla ricerca di cibo nei mari nordici, si uniscono alla componente del Mare del Nord, trascorrono l'inverno nelle acque profonde a est e a nord delle isole Shetland e lungo il confine con gli abissi norvegesi (mappa 5). Durante la primavera la componente occidentale migra al sud, lungo le coste occidentali della Scozia e dell'Irlanda, si unisce alla componente meridionale e si riproduce in una zona che si estende dal Golfo di Biscaglia al nord delle isole Ebridi (Simmonds, 2001). Terminata la stagione della riproduzione, lo sgombro occidentale ritorna a popolare il Mare di Norvegia e il Mare del Nord settentrionale. Il percorso della componente occidentale, che si dirige al sud verso le zone di riproduzione, si è spostato dalle coste delle isole Ebridi (alla fine degli anni '70) verso una zona più al largo durante gli anni '90 (mappa 5; Reid et al., 1997). Negli ultimi anni lo stock si è espanso in maniera significativa in direzione nord-occidentale, durante le migrazioni riproduttive e quelle estive per la ricerca di cibo. Tale cambiamento della distribuzione può essere determinato da una variazione della disponibilità di cibo ed essere legato ad un innalzamento della temperatura dell'acqua e/o un aumento della dimensione dello stock. Ne deriva che dal 2008 sono state catturate ingenti quantità di sgombro in Islanda e nelle acque delle isole Faroe, laddove in passato non erano mai state registrate catture di questo tipo(figura 4, mappa 6). Tradizionalmente, le zone in cui si pescavano le quantità maggiori di sgombro erano la zona intorno alle isole Shetland, il Mare del Nord settentrionale e al largo delle coste occidentali della Scozia e dell'Irlanda. Anche al sud, le catture al largo della costa settentrionale della Spagna sono stati ingenti. Nel 2010 le catture nelle acque dell'Islanda e delle isole Faroe hanno rappresentato circa il 21% del totale degli sbarchi registrati (tabelle 3 e 4; CIEM, 2011).

26

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La pesca in Islanda: sintesi

Dal 1999 l'UE, la Norvegia e le isole Faroe hanno gestito congiuntamente lo stock di sgombro attraverso consultazioni annuali degli Stati costieri. Nel mese di ottobre 2008 gli Stati costieri hanno convenuto un piano di gestione, che il CIEM ha considerato come precauzionale (CIEM, 2008). Tuttavia dal 2009 tale piano di gestione non è stato attuato. Inizialmente gli Stati costieri hanno rifiutato la richiesta presentata dall'Islanda di partecipazione alla gestione dello stock di sgombro. Nel 2010 l'Islanda ha deciso in maniera unilaterale di auto-attribuirsi una quota del 23% del TAC consigliato dal CIEM per la pesca dello sgombro. Allo stesso modo, le isole Faroe hanno aumentato la loro quota, assegnandosi il 15%. In reazione a ciò, il Ministero della pesca e degli affari costieri norvegese ha emesso un divieto sugli sbarchi dello sgombro proveniente dall'Islanda e dalle isole Faroe nei porti della Norvegia (fatta eccezione per le 2 000 tonnellate di sgombro che le isole Faroe possono pescare nelle acque della Norvegia, previste dall'accordo di pesca per il 2010 tra le isole Faroe e la Norvegia; Ministero della pesca e degli affari costieri norvegese, 2010a). In seno all'UE non sono state introdotte misure formali per azioni simili, tuttavia in diverse occasioni sono stati chiusi i porti agli sbarchi provenienti dall'Islanda e dalle isole Faroe (BBCnews, 2011). Figura 4: Catture dello sgombro nord-orientale- riproduzione delle componenti

meridionale, occidentale e del Mare del Nord (2002-2010)

0

100000

200000

300000

400000

500000

600000

700000

800000

900000

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Cat

ches

(to

nn

es)

EUNorwayIcelandFaroe IslandsTOTAL

Fonte dati: Parere CIEM (2011)

Mappa 6: Distribuzione della catture islandesi di sgombro (2007-2010)

Fonte: Heidar (2011)

27

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Policy Department B: Structural and Cohesion Policies

Tabella 3: Sgombro nell'Atlantico nord-orientale - riproduzione delle componenti meridionale, occidentale e del Mare del Nord: Catture per paese, in tonnellate (2002-2010)

PAESE 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Belgio 22 2 5 1 3 1 2 3 29

Danimarca 34376 27900 25665 23212 24219 25223 26726 23491 41445

Francia 21878 22906 20266 16338 14953 20038 15602 18340 11379

Germania 26532 24061 23244 19040 16608 18221 15502 22703 19055

Irlanda 72172 67355 61102 45687 40664 49260 44759 61056 57994

Lituania 0 0 0 0 95 7 0 0 0

Paesi Bassi 33444 30424 27532 25127 24157 24234 19972 23568 23089

Polonia 0 0 0 570 0 978 0 0 0

Portogallo 2934 2749 2289 1509 2620 2605 2381 1753 2363

Spagna 50123 23762 34455 52753 54136 62946 64648 114074 52845

Svezia 5232 445 4437 3204 3209 3858 3664 7303 3428

Regno Unito 194045 183008 174730 152801 95815 133688 112149 157010 160403

Guernsey 0 0 0 0 10 0 0 0 0

Jersey 0 0 0 9 8 6 7 8 6

Isole Faroe 19768 14014 13029 9769 12067 13429 11289 14062 70987

Islanda 53 122 0 363 4222 36706 112286 116160 121008

Norvegia 184291 163406 157364 119678 121993 131691 121524 121229 233952

Russia 45811 40026 49489 40495 33580 35408 32728 41414 59292

Dichiarate erroneamente

6009 0 31 0 0 0 0 0 0

Non assegnate

50543 59172 46596 13171 4954 12453 1069 -139 5163

Rigetti 23774 9481 10972 19760 17970 8615 26766 12854 6977

TOTALE 771007 668833 651206 543487 471283 579367 611074 734889 869415

Fonte dati: Parere CIEM (2011) Nel 2010 l'Islanda è stata riconosciuta quale Stato costiero in riferimento alla pesca dello sgombro, ma gli Stati costieri non sono ancora riusciti a pervenire a una suddivisione soddisfacente del TAC e, di conseguenza, tutte le parti hanno stabilito in maniera unilaterale la propria quota nazionale. Nel mese di dicembre 2010, l'UE e la Norvegia hanno concordato un piano bilaterale di gestione sulla pesca dello sgombro, i cui criteri di assegnazione concedevano all'UE il 62% circa delle risorse e alla Norvegia il 28% circa (Ministero della pesca e degli affari costieri norvegese, 2010b). Per le altre parti interessate la rimanente quota del TAC era pari a circa il 10%. Dal momento che l'Islanda e le isole Faroe non ritenevano che tale quota fosse sufficiente, entrambi i paesi hanno fissato in maniera unilaterale una quota corrispondente a circa il 23% del TAC. Di conseguenza, nel 2011 si è registrato ancora una volta un sovrasfruttamento dello stock.

28

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La pesca in Islanda: sintesi

Tabella 4: Sgombro nell'Atlantico nord-orientale- riproduzione delle componenti meridionale, occidentale e del Mare del Nord: catture per paese, espresse in percentuale dei totali delle catture annuali (2002-2010)

PAESE 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Belgio 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0%

Danimarca 4,5% 4,2% 3,9% 4,3% 5,1% 4,4% 4,4% 3,2% 4,8%

Francia 2,8% 3,4% 3,1% 3,0% 3,2% 3,5% 2,6% 2,5% 1,3%

Germania 3,4% 3,6% 3,6% 3,5% 3,5% 3,1% 2,5% 3,1% 2,2%

Irlanda 9,4% 10,1% 9,4% 8,4% 8,6% 8,5% 7,3% 8,3% 6,7%

Lituania 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0%

Paesi Bassi 4,3% 4,5% 4,2% 4,6% 5,1% 4,2% 3,3% 3,2% 2,7%

Polonia 0,0% 0,0% 0,0% 0,1% 0,0% 0,2% 0,0% 0,0% 0,0%

Portogallo 0,4% 0,4% 0,4% 0,3% 0,6% 0,4% 0,4% 0,2% 0,3%

Spagna 6,5% 3,6% 5,3% 9,7% 11,5% 10,9% 10,6% 15,5% 6,1%

Svezia 0,7% 0,1% 0,7% 0,6% 0,7% 0,7% 0,6% 1,0% 0,4%

Regno Unito 25,2% 27,4% 26,8% 28,1% 20,3% 23,1% 18,4% 21,4% 18,4%

Guernsey 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0%

Jersey 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0%

Isole Faroe 2,6% 2,1% 2,0% 1,8% 2,6% 2,3% 1,8% 1,9% 8,2%

Islanda 0,0% 0,0% 0,0% 0,1% 0,9% 6,3% 18,4% 15,8% 13,9%

Norvegia 23,9% 24,4% 24,2% 22,0% 25,9% 22,7% 19,9% 16,5% 26,9%

Russia 5,9% 6,0% 7,6% 7,5% 7,1% 6,1% 5,4% 5,6% 6,8%

Dichiarate erroneamente

0,8% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0%

Non assegnate 6,6% 8,8% 7,2% 2,4% 1,1% 2,1% 0,2% 0,0% 0,6%

Rigetti 3,1% 1,4% 1,7% 3,6% 3,8% 1,5% 4,4% 1,7% 0,8%

TOTALE 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100%

Fonte dati: Parere CIEM (2011)

La visione espressa dall'Islanda è basata sull'idea che i cambiamenti dei flussi migratori e la presenza dello sgombro nella ZEE islandese dovrebbero riflettersi nella divisione delle quote. Il paese sostiene inoltre che l'invasione dello sgombro nell'ecosistema marino islandese incide sullo stock di altre specie di pesci, come l'aringa e il melù, e si ripercuote negativamente sullo stock dei cirelli; pertanto la limitazione delle possibilità di pesca di tali stock devono essere compensate con una quota nella pesca dello sgombro. È risaputo che il valore economico delle catture di sgombro ha svolto un certo ruolo nella ricostruzione del paese dopo la crisi del 2008 (cfr. capitolo 6 sull'esportazione dello sgombro). Il valore delle catture di sgombro è aumentato sensibilmente: mentre nel 2008 e nel 2009 la maggior parte delle catture era impiegata per la produzione di farine di pesce e di olio, la percentuale destinata al consumo umano ha raggiunto il 60% nel 2010 e il 90% nel 2011 (CIEM, 2011; Sigfússon, 2012).

29

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Policy Department B: Structural and Cohesion Policies

L'UE e la Norvegia considerano l'Islanda una novizia della pesca allo sgombro e il fatto che il paese si sia attribuito quote di cattura rappresenta una minaccia alla sostenibilità dello stock. In seno all'UE si registra una forte dipendenza delle comunità costiere dalla pesca dello sgombro, che per decenni ha rappresentato la principale fonte di reddito sia per la grande pesca sia per la pesca artigianale (CE, 2012). Lo stock di sgombro riveste una grande importanza per diversi paesi dell'UE, in particolare il Regno Unito e l'Irlanda. Per il settore della pesca scozzese, lo sgombro rappresenta lo stock di maggior valore e si stima che nel 2009 esso rappresentasse circa un terzo del valore degli sbarchi della flotta scozzese. Inoltre, la Scozia detiene il record in Europa della grande pesca dello sgombro, accreditata presso il Marine Stewardship Council (MSC). L'MSC ha comunicato che in data 31 marzo 2012 saranno sospesi i certificati per tutte le attività di pesca dello sgombro nord-orientale, finché non saranno posti in essere meccanismi concordati volti a garantire che le catture di sgombro abbiano raggiunto un livello sostenibile. Tale misura avrà delle ripercussioni sulle organizzazioni per la pesca in Regno Unito, Irlanda, Danimarca, Paesi Bassi, Svezia e Norvegia (MSC, 2012). In risposta allo stallo dei negoziati, nel mese di dicembre 2011 la Commissione europea ha proposto un regolamento che autorizzerebbe la Commissione ad imporre una serie di misure nei confronti di paesi terzi che consentono l'esercizio di una pesca non sostenibile. Tale proposta, che attende ancora l'approvazione del Parlamento europeo e del Consiglio, è considerata un nuovo strumento per scoraggiare immediatamente pratiche di pesca non sostenibili e per promuovere la cooperazione internazionale in materia di condivisione delle risorse ittiche. Le misure previste spaziano dalla restrizione delle importazioni dei prodotti ittici provenienti dagli stock in questione nonché dalle specie ittiche associate, al divieto di concludere accordi di nolo con operatori economici di paesi che autorizzano una pesca non sostenibile (CE, 2011). Mentre tutti gli Stati costieri hanno convenuto il TAC raccomandato dal CIEM, permangono delle controversie per quanto attiene ai criteri di divisione del TAC. Nel 2009, 2010 e 2011 non è stato concluso alcun accordo internazionale sulla condivisione del TAC. Malgrado i cinque cicli di negoziati nell'autunno 2011 e agli inizi del 2012, non è stato compiuto alcun progresso per la campagna di pesca 2012 e gli Stati costieri fisseranno ancora una volta in maniera autonoma le proprie quote. La quota detenuta dall'Islanda è stata definita pari al 16-17% del totale delle catture e ammonterà a circa 145 000 tonnellate (Ministero della pesca e dell'acquacoltura islandese, 2012). Nel frattempo, dal 2008 le catture hanno superato notevolmente i valori suggeriti dal CIEM (tabella 5). L'assenza di accordi internazionali comprensivi tra le nazioni coinvolte nelle attività di pesca per quanto attiene allo sfruttamento dello stock rappresenta una questione critica e impedisce il monitoraggio del tasso di sfruttamento totale. Se nel 2012 e nel 2013 si manterrà l'attuale livello delle catture, nel 2013 la biomassa dello stock riproduttore potrebbe ridursi, raggiungendo il livello precauzionale Bpa (CIEM, 2011). Tabella 5: Catture totali dello sgombro nord-orientale, confronto con il parere del

CIEM (2008-2011)

SGOMBRO 2008 2009 2010 2011

Totale delle catture 611074 734889 869415 927245*

Parere CIEM (massimo delle catture) 456000 578000 572000 646000

Eccesso 34% 27% 52% 44% *Stime CIEM

Fonte dati: CIEM (2007, 2008, 2009, 2010, 2011)

30

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La pesca in Islanda: sintesi

5. FLOTTA DA PESCA

Tradizionalmente le statistiche ufficiali suddividono la flotta in tre categorie principali (OCSE, 2010):

Pescherecci a strascico, si tratta di pescherecci relativamente grandi, le cui dimensioni variano tra le 200 e le 2 000 tonnellate di stazza lorda e tra i 40 e i 91 metri circa di lunghezza. Tali pescherecci sono impiegati quasi esclusivamente per le attività di pesca demersale che richiedono l'utilizzo di reti a strascico e di reti da traino pelagiche.

Pescherecci coperti, all'interno di questa categoria rientrano diversi tipi di pescherecci, le cui dimensioni variano da 10 TL a oltre 4 500 TL. Si tratta sicuramente della categoria più diversificata, in quanto comprende piccole imbarcazioni (di dimensioni inferiori rispetto a molti pescherecci senza coperta) e grandi imbarcazioni e al suo interno rientrano draghe da pettinidi, palangari, pescherecci con reti a circuizione e imbarcazioni generiche.

Pescherecci senza coperta, che comprendono una varietà di imbarcazioni aventi dimensioni fino a 10 TL; tuttavia la maggior parte dei pescherecci di questa categoria sono inferiori alle 6 TL. Molte di queste imbarcazioni presentano una tecnologia avanzata e sono azionate da motori potenti.

Tuttavia, non è molto chiara la suddivisione tra pescherecci coperti e pescherecci a strascico, in quanto molte imbarcazioni coperte possono operare anche come pescherecci a strascico. Inoltre, dal punto di vista strutturale, molti pescherecci coperti sono simili ai pescherecci per traino poppiero e alcuni pescherecci da traino laterale sono stati trasformati in pescherecci con reti a circuizione e rientrano quindi nella categorie delle imbarcazioni coperte. Tale classificazione risulta infatti obsoleta perché risale ai tempi in cui i pescherecci a strascico erano nettamente superiori a tutte le altre imbarcazioni. La situazione cambiò intorno agli anni '60, quando i grandi pescherecci con le reti a circuizione sono diventati operativi. Tuttavia le fonti di dati islandesi continuano a mantenere tale classificazione delle imbarcazioni (Knútsson et al., 2011). Alla fine del 2011 si contavano 1 655 pescherecci, con un tonnellaggio lordo complessivo di 82 777 TL e una potenza motrice totale di 281 403 kW4 (tabella 6; Istituto statistico islandese). I pescherecci da traino rappresentavano il 4% della flotta peschereccia e il 46% del tonnellaggio lordo complessivo. La vita media delle imbarcazioni è di 24 anni (27 nel caso dei pescherecci da traino). Dopo aver registrato negli ultimi anni un generale andamento negativo in termini quantitativi, nel 2011 il numero dei pescherecci di tutte le categorie ha registrato un leggero aumento (figura 5). Tabella 6: Flotta da pesca islandese (2011)

CATEGORIA PESCHERECCI TONNELLAGGIO POTENZA

N % TL % kW %

Pescherecci senza coperta 833 50% 3988 2% 75371 16%

Pescherecci coperti 764 46% 82777 52% 281403 59%

Pescherecci da traino 58 4% 73137 46% 119713 25%

TOTALE 1655 100% 159902 100% 476487 100%

Fonte dati: Istituto statistico islandese

4 Inoltre a Reykjavik sono presenti quattro baleniere, che non sono state incluse in queste statistiche.

31

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Policy Department B: Structural and Cohesion Policies

Non tutti i pescherecci registrati partecipano alle attività di pesca islandese. Alcuni sono inattivi, mentre altri non detengono una licenza di pesca nelle acque islandesi e pescano invece nelle zone di pesca straniere. Alla stessa maniera, alcuni pescherecci senza coperta sono impiegati esclusivamente a fini ricreativi. Nel complesso, nel 2006 e nel 2007 la pesca rappresentava un'attività commerciale soltanto per circa l'80% dei pescherecci registrati in Islanda. L'importanza delle diverse categorie pescherecce varia enormemente in termini di volume e di valore delle catture. Nonostante il numero relativamente alto, il contributo delle imbarcazioni senza coperta è trascurabile in termini di catture totali e limitato in termini di valore. I pescherecci coperti, invece, registrano i valori più alti delle catture. Ciò è dovuto ai volumi considerevoli della flotta dei pescherecci con le reti a circuizione per la pesca pelagica. In termini di valore, tuttavia, i pescherecci da traino rappresentano quasi la stessa percentuale dei pescherecci coperti. Nel 2009 circa il 42% del valore totale delle catture è stato registrato dai pescherecci da traino, poco più dell'1% dalle piccole imbarcazioni senza coperta e il 57% da altre imbarcazioni aventi dimensioni e capacità diverse. Tuttavia, tali cifre riguardano soltanto le imbarcazioni che detengono una licenza di pesca nelle acque islandesi (Istituto statistico islandese, 2011a). Figura 5: Evoluzione della flotta da pesca islandese per categoria (1999-2011): A.

Numero di pescherecci, B. Tonnellaggio lordo

0

500

1000

1500

2000

2500

1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

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A.

B. Fonte dati: Istituto statistico islandese

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La pesca in Islanda: sintesi

Negli anni '90 è cambiata l'unità di misura per la suddivisione della flotta da pesca, che è passata dal TSL al TL. Tuttavia, la vecchia unità di misura è ancora parzialmente impiegata, ma non è applicabile universalmente. Ciò ha determinato un'apparente rottura dello sviluppo sul lungo periodo della flotta e rende difficile ogni interpretazione dei graduali cambiamenti nella composizione della stessa. Dal momento che il numero delle imbarcazioni nelle categorie maggiori è relativamente basso, ogni ingresso di una grande imbarcazione all'interno della flotta può determinare significativi cambiamenti alla serie (OCSE, 2010). In generale, la flotta peschereccia islandese fa ricorso a una tecnologia avanzata e impiega una varietà di attrezzi da pesca e di tecniche. Per quanto concerne gli attrezzi da pesca per le specie demersali e il pesce piatto, si elencano le reti a strascico, il palangaro, le reti da imbrocco, la lenza a mano e la sciabica danese. Le reti a circuizione e le reti da traino pelagiche sono utilizzate per le specie pelagiche e per gli invertebrati si impiegano draghe e reti da traino. Le reti a circuizione, e più recentemente le reti da traino pelagiche, consentono le catture maggiori in termini di volume (solitamente circa i due terzi del totale delle catture), in quanto sono impiegate per la pesca di poche specie pelagiche che hanno però una densa popolazione(figura 6). Tuttavia, tali dati non riflettono la situazione in termini di valore,, in quanto il valore delle specie pelagiche è inferiore rispetto a quello delle specie demersali. L'attrezzo da pesca con il quale si ottiene il valore più alto in termini di catture è la rete a strascico, responsabile del 40-50% del valore delle catture totali. La seconda tipologia di attrezzi più redditizia è quella del palangaro. Fatta eccezione per le aragoste, la pesca di invertebrati è piuttosto limitata sia in termini di valore che di volume delle catture (Istituto statistico islandese, online). Figura 6: Catture totali della flotta islandese per attrezzo da pesca (1992-2008)

Fonte: Knútsson et al. (2011), secondo l'Istituto statistico islandese

La maggior parte dei pescherecci sono registrati nella parte occidentale dell'isola (circa il 70%). Il principale porto di pesca è Reykjavik (tabella 7, figura 7). Altri porti importanti sono Hafnarfjörður (nella zona della capitale), Stykkishólmur, Ólafsvík e Akranes (nella regione occidentale), Grindavík (nella regione a sud-ovest) e Bolungarvík (nella regione di

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Policy Department B: Structural and Cohesion Policies

Vestfirðir). I pescherecci da traino sono localizzati principalmente a Reykjavik (16% del numero totale), Vestmannaeyjar e Akureyri (tabella 7). Tabella 7: Numero di pescherecci nei principali porti di pesca islandesi (2011)

PORTO REGIONE PESCHERECCI

SENZA COPERTA

PESCHERECCI COPERTI

PESCHERECCI DA TRAINO

TOTALE

Reykjavik Zona della capitale 31 38 9 78

Stykkishólmur Ovest 42 27 - 69

Hafnarfjörður Zona della capitale 32 26 2 60

Ólafsvík Ovest 20 35 - 55

Grindavík Sud-ovest 11 39 3 53

Akranes Ovest 33 16 4 53

Vestmannaeyjar Sud 16 30 7 53

Bolungarvík Vestfirðir 23 24 1 48

Grundarfjörður Ovest 23 20 - 43

Akureyri Nord-est 31 6 6 43

Fonte dati: Istituto statistico islandese Figura 7: I contingenti di cattura dei principali porti di pesca

Fonte: Ministero della pesca e dell'agricoltura (2010)

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La pesca in Islanda: sintesi

6. ESPORTAZIONE DI PRODOTTI MARINI Nel 2010 l'esportazione di prodotti marini è stata pari a 632 000 tonnellate, per un valore totale di 220,5 miliardi di corone islandesi. Dal 2008 si registra un calo della quantità delle esportazioni, mentre il relativo valore è aumentato sensibilmente in seguito alla svalutazione della corona islandese (figura 8). I prodotti surgelati hanno rappresentato oltre la metà del valore dei prodotti marini esportati, ma i maggiori proventi legati al settore delle esportazioni derivano dal merluzzo bianco salato non trattato. Oltre la metà del valore delle esportazioni proviene dalle specie demersali, in particolare dal merluzzo. Una percentuale consistente è rappresentata dall'eglefino, dal merluzzo carbonaro e dallo scorfano. I prodotti provenienti dalle specie ittiche pelagiche e dagli invertebrati hanno registrato un valore quasi identico e rappresentano la porzione restante (Istituto statistico islandese, 2011b). L'UE rappresenta il mercato più importante per i prodotti marini islandesi: nel 2010 il valore delle esportazioni verso l'UE è stato pari a 145,6 miliardi di corone islandesi (circa il 66% del totale delle esportazioni). Regno Unito, Norvegia e Spagna sono i principali importatori dei prodotti marini islandesi, seguiti da Paesi Bassi, Francia e Germania (figura 9). La maggior parte delle esportazioni verso l'Europa è rappresentata dalle specie demersali, la cui percentuale è aumentata rapidamente durante gli ultimi anni. Le specie pelagiche, come il capelin e l'aringa, rappresentano una parte consistente e piuttosto stabile delle esportazioni, mentre gli invertebrati, principalmente il gamberetto boreale e lo scampo, costituiscono una percentuale notevole, seppure in calo. La maggior parte delle esportazioni verso l'Europa è costituita da prodotti surgelati, i cui mercati principali sono localizzati nel Regno Unito (merluzzo ed eglefino, destinati al tradizionale piatto britannico a base di pesce fritto e patatine fritte) e in Germania (scorfano e merluzzo carbonaro surgelati). I mercati dei prodotti a base di farina di pesce ricavati dalle specie pelagiche sono principalmente in Norvegia, nel Regno Unito e in Danimarca. La farina di pesce è impiegata nei mangimi per gli animali terrestri e viene usata come mangime per l'acquacoltura. Il mercato dell'olio di pesce è principalmente in Norvegia (Knútsson et al., 2011). Il maggiore mercato asiatico è rappresentato dal Giappone, ma negli ultimi anni è aumentato il valore delle esportazioni verso Cina e Taiwan. Il mercato nord-americano (principalmente gli Stati Uniti), tradizionalmente uno dei maggiori mercati per i prodotti ittici islandesi, ha registrato un notevole calo della domanda nell'ultimo decennio. Per quanto possa apparire sorprendente, l'Africa rappresenta un mercato tradizionale per i prodotti marini islandesi: in pratica la Nigeria è l'unico importatore, ma queste importazioni registrano un valore superiore a quello degli Stati Uniti, un tempo il più importante mercato per il pesce islandese (Knútsson et al., 2011).

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Policy Department B: Structural and Cohesion Policies

Figura 8: Quantità e valore dei prodotti marini esportati

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Fonte: Istituto statistico islandese

Figura 9: Valore dei prodotti marini esportati nei paesi dell'UE e in Norvegia (1993-2010)

0 20000 40000 60000 80000 100000 120000 140000 160000 180000

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2006

2007

2008

2009

2010

Value (Million ISK)

United KingdomSpainNetherlands FranceGermanyLithuaniaBelgiumDenmarkPortugalPolandOther EU countriesNorway

Fonte dati: Istituto statistico islandese L'esportazione dello sgombro ha registrato una crescita spettacolare, passando da un valore praticamente pari a zero nel 2007 a 107 388 tonnellate nel 2010 (17% del volume totale dei prodotti esportati), per un valore di 8,47 miliardi di corone islandesi (3,8% del valore totale delle esportazioni). Il mercato principale è rappresentato dalla Russia, che registra circa il 66% del valore dell'esportazione di sgombro. Anche la Lituania rappresenta una quota significativa (circa il 9% del valore delle esportazioni dello sgombro), seguita da Nigeria e Malaysia (figura 10).

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La pesca in Islanda: sintesi

Figura 10: Valore dello sgombro esportato (2006-2010)

0

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Fonte dati: Istituto statistico islandese

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Policy Department B: Structural and Cohesion Policies

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La pesca in Islanda: sintesi

7. OCCUPAZIONE L'economia islandese dipende fortemente dal settore della pesca. Nel 2010 la pesca e la trasformazione dei prodotti marini ha rappresentato oltre l'11% del PIL, sebbene tale percentuale sia stata per certi versi potenziata dal basso valore del tasso di cambio. Negli ultimi dieci anni (2000-2009) il settore della pesca ha rappresentato una quota media nel PIL del 9%. Durante gli ultimi anni è diminuito il contributo relativo del settore della pesca all'economia islandese, mentre sono aumentati i suoi effetti secondari per l'intera economia. Settori quali la cantieristica, l'elettronica e le agenzie marittime sono strettamente legati alla pesca. Alcuni studi hanno riscontrato che un aumento dell'1% del valore della produzione nel settore della pesca determina nel breve periodo un aumento del 0,3% del PIL (OCSE, 2011). Si calcola che nel 2011 circa 4 600 persone fossero impiegate nella pesca, di cui la grande maggioranza (93%) era costituita da uomini (tabella 8). Tale cifra rappresenta circa il 2,7% dell'occupazione totale in Islanda. Inoltre, circa 4 200 persone risultavano impiegate nel settore della trasformazione del pesce (2,5% della popolazione attiva), di cui circa il 38% era rappresentato da donne. Nel complesso, il settore della pesca impiega circa il 5,26% della popolazione attiva. Sebbene da tali cifre non traspaia il contributo apportato all'economia, il settore della pesca risulta fondamentale per l'intera economia e, in particolare, per mantenere la crescita economica e il benessere al di fuori dell'area della capitale. La pesca e le aziende occupate nella trasformazione del pesce rappresentano la più importante fonte di sussistenza delle comunità costiere, nelle quali le possibilità di lavoro sono limitate. A livello regionale, il settore della pesca riveste la più importante quota di occupazione nella regione di Vestfirðir. Tabella 8: Occupazione nel settore della pesca islandese (2011)

OCCUPATI PESCA TRASFORMAZIONE

DEL PESCE

TOTALE POPOLAZIONE

ATTIVA

N % N % N PESCA %

Uomini 4300 93% 2600 62% 87000 2.75%

Donne 300 7% 1600 38% 80300 2.51%

Totale 4600 100% 4200 100% 167300 5.26%

Fonte dati: Istituto statistico islandese Fino al 2008 si è registrato un costante calo dell'occupazione nel settore della pesca in tutte le regioni del paese (figura 11). La maggiore efficienza della pesca ha avuto un effetto negativo sulle opportunità occupazionali nelle zone periferiche, largamente dipendenti dal settore della pesca. Tale situazione è stata in parte determinata dal successo del sistema delle QIT, che ha spinto alla razionalizzazione del settore e ha indotto i pescatori delle zone periferiche a vendere le loro quote ad altri operatori più efficienti localizzati altrove. I progressi tecnologici hanno ridotto la necessità di lavoro manuale. Infine, un altro fattore è rappresentato dalla riduzione del TAC, che si è rivelata necessaria per garantire la sostenibilità delle risorse ittiche (Knútsson et al., 2011). Nel 2008 vi è stata un'inversione di tale tendenza e negli ultimi anni si è registrato un aumento occupazionale costante.

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Policy Department B: Structural and Cohesion Policies

Figura 11: Numero di persone occupate nella pesca e nella trasformazione del pesce (1991-2011)

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Fish processingFishing

Fonte dati: Istituto statistico islandese

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La pesca in Islanda: sintesi

8. ACQUACOLTURA Sebbene l'Islanda sia uno dei principali Stati al mondo che praticano l'attività di pesca, nel settore dell'acquacoltura si registra una produzione molto limitata5. Le principali specie allevate sono il salmone atlantico, il salmerino alpino e il merluzzo atlantico (figura 12). Nel 2008 si contavano in Islanda 86 stabilimenti di acquacoltura registrati, dei quali 45 praticavano la piscicoltura d'acqua dolce. Circa 30 aziende allevano novellame, principalmente destinato alle immissioni di salmoni, mentre quattro aziende allevano novellame di specie marine. Inoltre, si contavano 12 aziende di allevamento ittico in gabbia, che allevavano soprattutto merluzzo, e 30 allevamenti a terra per la produzione di salmonidi. Inoltre, sono operativi 15 allevamenti di cozze, oltre a quattro istituti di ricerca. Figura 12: Produzione totale nel settore dell'acquacoltura in Islanda per specie

ittica (1985-2010)

Fonte: Knútsson et al. (2011), secondo la Direzione della pesca

L'acquacoltura su scala commerciale ha avuto il via intorno al 1985, con i primi tentativi di allevamento del salmone (Salmo salar). Nel 1990, dopo un accumulo su larga scala, la produzione ha raggiunto quasi le 3 000 tonnellate ed è rimasta a questo livello per oltre 10 anni (lungi dai livelli di produzione dell'allevamento di salmone norvegese realizzato a latitudini simili). Una seconda fase dello sviluppo dell'allevamento salmone iniziò nel 2004, quando la produzione raddoppiò, tale fase fu seguita però da un successivo crollo della produzione nel 2007. Da allora l'allevamento di salmone è stato condotto su scala ridotta (figura 12). Tuttavia, vi è un settore dell'allevamento del salmone che sta registrando un'espansione, ossia la riproduzione selettiva e l'esportazione di uova e novellame. Lo sviluppo dell'allevamento del salmerino alpino (Salvelinus alpinus) è avvenuto in maniera alquanto diversa. Tale allevamento ha avuto inizio su scala ridotta, quasi contemporaneamente all'allevamento del salmone. La crescita è stata lenta ma costante e, negli ultimi anni, la produzione di salmerino alpino è superiore a quella di altre specie allevate. Oltre ad aumentare la produzione, è stata condotta una solida campagna di commercializzazione volta a sostenere le vendite e i prezzi. Il salmerino alpino si è rivelato un successo e l'Islanda è diventata il maggiore produttore di salmerino alpino al mondo. 5 Il presente capitolo è basato su Knútsson et al. (2011) e Gunnarsson (2011)

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Policy Department B: Structural and Cohesion Policies

Dal 1992 il paese ha sperimentato l'allevamento del merluzzo. La crescita in questo settore è stata lenta ma costante. È stato possibile realizzare l'allevamento di pesci selvatici e la maggior parte della produzione proviene dagli allevamenti. Anche il novellame viene allevato nelle stazioni di sperimentazione, ma su larga scala tale soluzione non si è ancora rivelata vantaggiosa dal punto di vista economico. È stato sperimentato l'allevamento di molte altre specie, ma nella maggior parte dei casi si è trattato di un contributo minore rispetto a quello delle specie di cui sopra. Ha registrato un certo successo l'allevamento dell'ippoglosso atlantico, sebbene il valore della produzione sia ridotto, a causa del fatto che viene per lo più esportato per l'allevamento del novellame. Altre specie, il cui allevamento si trova ancora in fase di sperimentazione oppure è condotto su scala ridotta, sono il rombo chiodato (Scopthalmus maximus), il mitilo comune (Mytilus edulis), la tilapia (Oreochromis niloticus) e la trota arcobaleno (Oncorhynchus gairdneri). Il 2006 è stato l'anno che ha registrato la più alta produzione di acquacoltura annuale, con 5 000 tonnellate esportate e un valore pari a circa 2 miliardi di corone islandesi (figura 13). L'anno successivo ha registrato una diminuzione, dovuta al forte calo della produzione del salmone, per poi registrare un nuovo rialzo ai livelli precedenti, legati in parte a felici campagne di commercializzazione per il salmerino alpino e in parte al tasso di cambio favorevole della corona islandese. Il maggiore mercato dei prodotti dell'acquacoltura islandese è rappresentato dagli Stati Uniti, dove viene esportata una grande quantità di salmerino alpino. Il novellame dell'ippoglosso è esportato negli allevamenti norvegesi, mentre le uova e il novellame del salmone in Cile. Figura 13: Totale dell'esportazione della produzione dell'acquacoltura islandese

per volume (asse sinistro) e valore (asse destro, in milioni di corone islandesi al prezzo attuale) (1985-2010)

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Fonte dati: Istituto statistico islandese

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La pesca in Islanda: sintesi

9. RICERCA MARINA Da oltre un secolo si conducono attività di ricerca marina nelle acque islandesi. L'Istituto di ricerca marina islandese - MRI (Hafrannsóknastofnunin) è succeduto nel 1965 al suo predecessore, il Dipartimento della pesca dell'Istituto di ricerca universitaria, fondato nel 1937. L'MRI è un istituto governativo sotto l'egida del Ministero della pesca a Reykjavik e fornisce un parere scientifico al Ministero sulla base delle sue ricerche. L'MRI possiede cinque laboratori distaccati, localizzati a Akureyri, Höfn, Vestmannaeyjar, Ísafjörður e Ólafsvík, i quali forniscono dati relativi alle attività di pesca e svolgono attività di ricerca a stretto contatto con le comunità di pescatori locali. Inoltre, l'MRI dirige un laboratorio sperimentale di maricoltura a Grindavík. Figura 7: Sede dei laboratori distaccati dell'MRI

Fonte: http://www.hafro.is L'MRI offre lavoro a 170 persone, tra cui 1 000 scienziati e assistenti ricercatori e conduce due navi da ricerca, Bjarni Sæmundsson (55 metri) e Árni Friðriksson (70 metri). Le navi da ricerca impiegano diversi attrezzi da pesca e predispongono le strutture per la campionatura e le misurazioni. Sono dotate di laboratori a bordo per l'analisi dei campioni e l'elaborazione dei dati in mare. In genere, l'MRI conduce annualmente 100 progetti di ricerca. Le attività di ricerca marina nelle acque islandesi includono lo studio degli stock sfruttabili di pesci, crostacei e molluschi, nonché ricerche sulle balene, sugli stock ittici transzonali e sulle specie sottoutilizzate. Le maggiori attività dell'MRI consistono nella valutazione sistematica degli stock marini e nel ruolo consultivo in materia di gestione della pesca. Ogni anno, nel mese di maggio, l'Istituto pubblica una relazione approfondita sullo stato degli stock marini e sulle previsioni per il successivo anno contingentale. Tale relazione contiene delle raccomandazioni destinate al Ministro della pesca e dell'agricoltura relative al TAC per ciascuno stock. L'MRI è diviso in tre sezioni principali:

La sezione dell'ambiente marino si concentra prevalentemente sulle condizioni dell'ambiente marino (nutrienti, temperatura, salinità), sulla geologia marina, l'ecologia delle alghe, dello zooplancton, delle larve, del novellame e del bentos. Tra i progetti principali figurano lo studio delle correnti marine attraverso i pescherecci monitorati dal satellite, la valutazione della produttività primaria, le immigrazioni invernali dello zooplancton e la relativa riproduzione di primavera e studi sulla riproduzione dei più importanti stock ittici sui quali viene esercitata l'attività di cattura.

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Policy Department B: Structural and Cohesion Policies

La sezione dedicata alle risorse marine si occupa principalmente di calcolare le dimensioni dello stock e i TAC per ciascuno stock. Conduce anche ricerche sullo sfruttamento degli stock di pesce, di crostacei, di molluschi e di mammiferi marini. Alcuni dei principali progetti all'interno di questa sezione riguardano le indagini annuali sui pesci demersali nella zona della piattaforma intorno all'Islanda e le indagini per valutare gli stock di gamberetti costieri e boreali, di aragoste e pettinidi. Anche gli stock di capelin e di aringa sono controllati su base annuale attraverso indagini approfondite basate su metodi acustici. Recentemente è stato inoltre condotto un vasto programma incentrato sulle interazioni degli stock sfruttati nelle acque islandesi.

La sezione di consulenza sulla pesca esamina le valutazioni degli stock ed elabora le raccomandazioni formali relative ai totali ammissibili di catture (TAC) e alle strategie di pesca sostenibile per il governo.

Inoltre l'MRI si avvale del supporto di numerosi dipartimenti, quali il Dipartimento di sviluppo dei modelli, il Dipartimento di elettronica e la biblioteca dedicata alla pesca. Il Dipartimento di sviluppo dei modelli si occupa della pesca e dei modelli matematici associati all'ecologia e partecipa altresì a progetti riguardanti i problemi metodologici nella valutazione degli stock ittici. Il Dipartimento di elettronica monitora l'installazione, le verifiche e la manutenzione della strumentazione per la ricerca. La libreria dedicata alla pesca raccogli libri e riviste in ogni campo delle scienze marine. Il laboratorio di maricoltura di Grindavík è stato istituito nel 1988 ed è stato costruito nei pressi di un grande allevamento salmonicolo a terra, Iceland Salmon Ltd, il quale rifornisce il laboratorio di acqua marina filtrata. Le ricerche pongono l'accento sullo studio del potenziale di allevamento dell'ippoglosso, del merluzzo, del rombo chiodato e dell'abalone.

L'MRI collabora alle ricerche internazionali e partecipa attivamente ai lavori del CIEM e del suo Comitato consultivo per la gestione della pesca. I risultati relativi alle valutazioni degli stock dell'MRI vengono verificati dal CIEM prima che siano elaborate le raccomandazioni sui TAC. L'MRI è rappresentato inoltre in diverse organizzazioni, quali la Commissione della pesca dell'Atlantico nord-orientale (NEAFC), l'Organizzazione per la pesca dell'Atlantico nord-occidentale (NAFO), Commissione per i mammiferi marini dell'Atlantico settentrionale (NAMMCO) e la Commissione baleniera internazionale (IWC). L'MRI collabora con le università islandesi e gli studenti seguono corsi di formazione pratica e collaborano a progetti di ricerca presso l'Istituto. Inoltre, il programma di formazione sulla pesca dell'università delle Nazioni Unite è svolto sotto la supervisione dell'MRI. Matis è un istituto di ricerca indipendente, di proprietà del governo, che si occupa di ricerca e sviluppo per il settore alimentare, per la pesca e per l'acquacoltura. Fondato nel 2007, l'istituto rappresenta la fusione di tre precedenti istituti di ricerca pubblica nel settore alimentare: i laboratori islandesi della pesca - IFL (un istituto di ricerca indipendente nel settore alimentare del Ministero della pesca), MATRA (una joint venture tra IceTec e l'istituto di ricerca agricola del Ministero dell'industria e dell'agricoltura) e il dipartimento di ricerca dell'agenzia per l'ambiente e l'alimentazione (che operava sotto la direzione del Ministero dell'ambiente). Matis ha incluso inoltre Prokaria, un'azienda privata nel settore della biotecnologia, e Iceprotein, un'azienda che si occupa della sintesi di proteine. A oggi Matis conta 9 filiali in tutta l'Islanda, compresa la sede centrale a Reykjavik, e impiega circa 100 addetti, tra cui esperti di tecnologia alimentare, di ricerca alimentare e biotecnologia, chimici, biologi, ingegneri e ricercatori del settore della pesca.

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La pesca in Islanda: sintesi

RIFERIMENTI

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Policy Department B: Structural and Cohesion Policies

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