Bauhaus

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Bauhaus-Archiv Museum für Gestaltung Il Bauhaus Archiv/Museo del Design si trova all’interno del Tiergarten, in uno splendido edificio costruito su un progetto di Walter Gropius, fondatore del Bauhaus. tweet 0 condividi 2 +1 0 Info © dpa Qui è conservata la collezione più completa di documenti sulla storia e sulla funzione svolta dal Bauhaus, il movimento fondato da Walter Gropius a Weimar e noto anche come Laboratori Bauhaus. Nonostante il gruppo abbia operato per un periodo relativamente breve (1919-1933), spostandosi da Weimar a Dessau e infine a Berlino, esso rappresenta una delle più importanti scuole di architettura, arte e design del XX secolo. La sua filosofia educativa e la sua concezione estetica conservano intatto nel tempo il loro valore. L’esposizione comprende numerosi oggetti, alcuni dei quali molto noti, come la lampada Bauhaus e la sedia Wassily, oltre a 250 articoli di vario genere che furono progettati per la casa e l’ufficio. L’obiettivo del movimento Bauhaus – al quale fecero capo nomi illustri come Paul Klee, Wassily Kandinsky, Lyonel Feininger, Oskar Schlemmer e Lazlo Moholy-Nagy – era infatti quello di riuscire a combinare tutte le arti in un’unità ideale, eliminando la distinzione tra l’arte e le cosiddette arti applicate. Alcuni prototipi di oggetti pensati per una produzione in scala industriale sono esposti qui insieme a dipinti, disegni, sculture e modelli lasciati da Walter Gropius, Herbert Bayer e Lucia Moholy. Mostre speciali approfondiscono la storia del movimento e temi particolari della sua attività. La biblioteca raccoglie oltre 26.000 opere tra libri, riviste,

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Bauhaus-Archiv Museum für GestaltungIl Bauhaus Archiv/Museo del Design si trova all’interno del Tiergarten, in uno splendido edificio costruito su un progetto di Walter Gropius, fondatore del Bauhaus.

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© dpa

Qui è conservata la collezione più completa di documenti sulla storia e sulla funzione svolta dal Bauhaus, il

movimento fondato da Walter Gropius a Weimar e noto anche come Laboratori Bauhaus. Nonostante il

gruppo abbia operato per un periodo relativamente breve (1919-1933), spostandosi da Weimar a Dessau e

infine a Berlino, esso rappresenta una delle più importanti scuole di architettura, arte e design del XX secolo.

La sua filosofia educativa e la sua concezione estetica conservano intatto nel tempo il loro valore.

L’esposizione comprende numerosi oggetti, alcuni dei quali molto noti, come la lampada Bauhaus e la sedia

Wassily, oltre a 250 articoli di vario genere che furono progettati per la casa e l’ufficio. L’obiettivo del

movimento Bauhaus – al quale fecero capo nomi illustri come Paul Klee, Wassily Kandinsky, Lyonel

Feininger, Oskar Schlemmer e Lazlo Moholy-Nagy – era infatti quello di riuscire a combinare tutte le arti in

un’unità ideale, eliminando la distinzione tra l’arte e le cosiddette arti applicate. Alcuni prototipi di oggetti

pensati per una produzione in scala industriale sono esposti qui insieme a dipinti, disegni, sculture e modelli

lasciati da Walter Gropius, Herbert Bayer e Lucia Moholy. 

Mostre speciali approfondiscono la storia del movimento e temi particolari della sua attività. La biblioteca

raccoglie oltre 26.000 opere tra libri, riviste, cataloghi, manoscritti, lettere e altre pubblicazioni. All’interno, i

visitatori trovano anche il Bauhaus Shop e la caffetteria. Le audio guide sono disponibili in molte lingue.

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Adresse: Klingelhöferstraße 1410785 Berlinzum Stadtplan

Phone: 030 25 40 02 0

Internet: www.bauhaus.de

Opening Hours: Mercoledì - Lunedì 10-17

Admission Fee: Sabato - Lunedì 7,-€, ridotto 4,-€<br>Mercoledì - Venerdì 6,-€, ridotto 3,-€

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Jüdisches Museumbetween the lines (tra le linee) e nei punti in cui le due linee si intersecano si formano zone vuote,

o voids, che attraversano l’intero museo. L'edificio visto dall'alto ha la forma di una linea a zig-zag,

soprannominato blitz, che in tedesco significa fulmine. La forma dell'edificio ricorda una stella di

David decomposta e destrutturata. L'edificio è interamente ricoperto da lastre dizinco e le facciate sono

attraversate da finestre molto sottili e allungate, più simili a squarci o ferite che a vere e proprie finestre,

disposte in modo casuale.

Il museo non ha un ingresso dalla strada, ma vi si accede dall'adiacente Berlin-Museum. Una scala e

un sentiero sotterraneo collegano i due edifici, questo a simboleggiare quanto la storia ebraica e quella

tedesca siano collegate e connesse fra loro. La scala conduce ad un sotterraneo, composto di tre

corridoi, denominati assi che simboleggiano i diversi destini del popolo ebraico: l'asse

dell'Olocausto conduce ad una torre che è stata lasciata vuota, denominata laTorre

dell'Olocausto; l'asse dell'Esilio conduce ad un giardino quadrato esterno, denominato Giardino

dell'Esilio, racchiuso fra 49 colonne; l'asse della continuità, collegato agli altri due corridoi, che

rappresenta il permanere degli ebrei in Germania nonostante l'Olocausto e l'Esilio. Questo asse

conduce ad una scala, che a sua volta conduce alla costruzione principale. L'entrata al museo è stata

intenzionalmente resa difficile e lunga, per infondere nel visitatore le sensazioni di sfida e di difficoltà

che sono distintive della storia ebraica.

Berlin-Museum[modifica | modifica wikitesto]

Il Berlin-Museum, noto anche come Kollegienhaus, fu costruito nel 1735 su progetto di Philipp Gerlach.

Fu utilizzato per un lungo periodo come Corte d'Appello prussiana. Durante la Seconda guerra

mondiale venne parzialmente distrutto e la sua ricostruzione venne iniziata nel 1963 e l'edificio venne

adibito a museo della storia di Berlino. Questo perché, a seguito della costruzione del Muro, la parte

ovest della città era rimasta priva di numerosi musei. Oggi fa parte del Jüdisches Museum e ospita il

caffè, il punto informazioni, gli uffici, oltre ad essere utilizzato come spazio per esposizioni.

Giardino dell'Esilio[modifica | modifica wikitesto]

Il Giardino dell'Esilio è una superficie esterna al museo, cui si accede attraverso l'asse dell'esilio. È una

superficie quadrata circondata da 49 colonne di cemento alte sei metri, in modo tale che dall'esterno

non si possa vedere nulla. Il numero delle colonne è simbolico, infatti serve a ricordare l'anno di nascita

dello stato d'Israele, il 1948, un'altra colonna, quella centrale, rappresenta invece Berlino ed è riempita

all'interno di terreno proveniente da Gerusalemme. Sulla sommità delle colonne sono stati piantati

alberi di olivagno. Essi sono il simbolo della pace e della speranza di un ritorno in patria. Ma significano

anche che, come gli alberi riescono a mettere radici in spazi così impervi come la cavità di un pilastro,

così anche coloro che sono esiliati in una lontana terra straniera possono trovare la ragione per

continuare a vivere in un'altra patria. Libeskind ha voluto fare in modo che il visitatore provasse la

stessa sensazione di straniamento e disagio che hanno provato gli ebrei esiliati, e per questo motivo ha

costruito il piano di calpestio inclinato di sei gradi, di modo che camminando tra i pilastri si provi la

sensazione di una mancanza di equilibrio.

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Torre dell'Olocausto[modifica | modifica wikitesto]

La Torre dell'Olocausto è posta alla fine dell'asse della morte e vi si accede aprendo una porta spessa

e molto pesante. È una struttura completamente vuota, buia, non climatizzata (dunque fredda d'inverno

e calda d'estate), che viene illuminata solo dalla luce indiretta del giorno che penetra da una stretta

feritoia posta in alto. Impossibile vedere fuori e capire dove si è; attutiti si sentono i rumori provenienti

dall'esterno. Evidente e palpabile il significato simbolico che vuole ricreare la condizione degli ebrei

deportati che non sapevano in quale luogo si trovavano e non potevano avere notizie. Simbolici

diventano anche una scaletta metallica a circa due metri e mezzo dal pavimento usata per la

manutenzione della copertura (mezzo di salvezza ma irraggiungibile come lo è stata per molti) e i fori

nella parete per far entrare l'aria.

Installazione Shalechet – Foglie cadute[modifica | modifica wikitesto]

10 000 volti in acciaio punzonato sono distribuiti sul pavimento dello Spazio Vuoto della Memoria,

l'unico spazio vuoto dell'edificio di Libeskind in cui è possibile entrare. L’artista israeliano Menashe

Kadishman ha dedicato la sua opera non soltanto alle vittime della Shoah, ma a tutte le vittime di

guerra e violenze. I visitatori sono invitati a camminare sui volti e ad ascoltare il fragore prodotto dalle

lastre di metallo che sbattono l'una contro l'altra e contro le persone che passano. Il frastuono e

l'angoscia per tutti quei morti fanno desiderare di uscire al più presto dalla sala.

Quartier Schützenstraße   – aldo rossi

Grande edificio a blocco per residenze, uffici, spazi commerciali e ampio parcheggio sotterraneo comune, progettato nel 1992-94 e realizzato nel 1995-98. Occupa un intero isolato di delimitato da Schützenstraße, Charlottenstraße, Zimmerstraße e Markgrafenstraße. La costruzione si trova nei pressi della Friedrichstraße, in una zona gravemente bombardata durante la II Guerra mondiale. Fino al 1990, quest’area si trovava nella "Todesstreifen", la striscia della morte del Muro di Berlino. Il terreno, tranne due frammenti di case d’affitto, si trovava da anni in uno stato di totale abbandono, a causa dei bombardamenti e delle demolizioni del Dopoguerra. Per la sua progettazione Rossi si è rifatto all’antica struttura urbanistica della Friedrichstadt, con l’obiettivo di ricostruire un frammento della Berlino del primo Novecento, in gran parte caratterizzata dal tradizionale modello tipologico dell’isolato a corte delimitato da quattro vie. In base alla struttura particellare anteguerra, il blocco edilizio è stato scomposto in 12 sezioni, molto diverse tra loro per stile, dimensioni, forme, colori, materiali e tecnologie edilizie. Esse si presentano verso l’esterno con molte più facciate, a volte anche molto strette. L’unico elemento che unisce tutte le unità edilizie è lo zoccolo grigio dei piani bassi, che contrasta con i piani superiori dai colori molto forti (principalmente rosso e verde), tipici della produzione di Rossi. La ripresa dell’edilizia anteguerra, l’antica struttura particellare e l'altezza di gronda corrispondeva alle richieste

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dell’allora assessore Stimman inerenti la "kritische Rekonstruktion". Le facciate, sia esterne che sulle corti, presentano riferimenti tipologici che vanno dall’edilizia di età guglielmina alle forme del Razionalismo italiano e alle citazioni rinascimentali. La compresenza di stili storici e moderni, i dettagli particolarmente curati, gli infissi, le cornici, il bugnato cinquecentesco evidenziano la visione postmoderna di Rossi, combinata con l’uso di elementi in ferro, vetro e altri materiali della moderna tecnologia. I corpi di fabbrica interni creano quattro corti, concepite sia come luogo di vita interna (in particolare la grande corte alberata) sia come elemento di passaggio pubblico da un lato all’altro dell’isolato, con l’obiettivo di aprire l’architettura alla città. I prospetti, i tetti mansardati, l’ampio campionario di finestre, le torrette, le variegate forme delle coperture e, soprattutto, le proporzioni generali, evidenziano i forti legami con l’edilizia berlinese premoderna. Lungo la Schützenstraße sono stati restaurati e integrati anche i due frammenti edilizi posti sotto tutela, tra cui una vecchia casa d’affitto di età guglielmina in stile neorinascimentale. Come pendant di questa facciata, sempre sulla stessa via, l'architetto ha ricoperto l’altro frammento superstite dell’antico isolato, con la copia fedele di tre campate della facciata sul cortile di Palazzo Farnese, commissionato a Roma nel 1514 ad Antonio da Sangallo il Giovane e concluso da Michelangelo nel 1546. Nei quattro lati del blocco edilizio sono presenti molte facciate, ma in realtà sono sei diversi disegni che, alternativamente e con poche modifiche, si ripetono lungo tutto il perimetro, in modo da ottenere un certo equilibrio compositivo. Tutto ciò doveva doveva dare l'impressione che l’isolato si fosse sviluppato in epoche e modi diversi. Dietro le facciate, le singole particelle sono funzionalmente collegate fra loro; i piani hanno tutti la stessa altezza, in modo che gli spazi interni possano svilupparsi in modo continuo anche dietro a più facciate. Inoltre le singole unità sono internamente trasformabili, in modo che possano essere unite o ulteriormente suddivise a seconda delle esigenze degli utenti. L’intervento non ha però funzionato come previsto, in quanto già dalla fine degli anni Novanta gli edifici residenziali sono stati gradualmente convertiti in alberghi e in pensioni. Oggi solo una unità edilizia è adibita a residenza; il resto è occupato da uffici e unità commerciali. (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti riservati)

La scelta architettonica utilizzata da Aldo Rossi è data dalla riproposizione del tipico isolato berlinese, che nasce da una serie di edifici accostati tra di loro, talvolta molto diversi e realizzati in anni differenti. In questo modo si ha quindi l’impressione di un isolato realizzatosi nel tempo. Gli stili architettonici utilizzati riprendono ovviamente quelli della tradizione e degli edifici preesistenti nella zona, ma fanno riferimento anche a diversi stili architettonici

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Klunkerkranich Al sesto ed ultimo piano del grande centro commerciale di Neukölln Arkaden,

attraversare il centro commerciale e salire sino all’ultimo piano del parcheggio, camminare verso la rampa e poi godersi il panorama favoloso su una delle panche di legno, aggirandosi fra le erbe, i fiori, gli odori di timo ed origano, che arrivano dal bellissimo giardino pensile installato.