Basketinside.com: guida alla stagione NBA 2012/2013
-
Upload
basketinside-sitoweb -
Category
Documents
-
view
226 -
download
1
description
Transcript of Basketinside.com: guida alla stagione NBA 2012/2013
Basketinside.com Guida alla stagione NBA
2012/2013
Indice
Il mercato estivo in tre parti – di Davide Mamone
– P. 3
Howard ai Lakers, Nets a Brooklyn – di Filippo
Antonelli – P. 9
Lo scambio che ha portato Harden ai Rockets – di
Filippo Antonelli – P. 11
Le Finals 2012 – di Filippo Antonelli – P. 12
La corsa all’oro di Team USA a Londra – di Luca
Antonelli – P. 14
Race to the MVP – di Marco Conti – P. 16
Rookie Challenge, il Draft e la Classifica – di
Niccolò Costanzo e Claudio Pavesi – P. 18
Power Rankings – di Filippo Antonelli – P. 25
Introduzione alla «guida musicale» – P. 26
Atlantic Division – P. 27
Boston Celtics – di Matteo Airoldi – P. 28
Brooklyn Nets – di Davide Mamone – P. 30
New York Knicks – di Gabriele Galluccio – P. 31
Philadelphia 76ers – di Luca Antonelli – P. 33
Toronto Raptors – di Niccolò Costanzo – P. 35
Central Division – P. 36
Chicago Bulls – di Luca Antonelli – P. 37
Cleveland Cavaliers – di Luca Antonelli – P. 39
Detroit Pistons – di Fabio Trinchero – P. 41
Indiana Pacers – di Marco Conti – P. 42
Milwaukee Bucks – di Luca Antonelli – P. 43
Southeast Division – P. 45
Atlanta Hawks – di Filippo Antonelli – P. 46
Charlotte Bobcats – di Eugenio Nardone – P. 47
Miami Heat – di Angelo Lenoci – P. 48
Orlando Magic – di Filippo Antonelli – P. 50
Washington Wizards – di Claudio Pavesi – P. 51
Northwest Division – P. 53
Denver Nuggets – di Davide Quaranta – P. 54
Minnesota Timberwolves – di Niccolò Costanzo
– P. 55 Oklahoma City Thunder – di Angelo Lenoci – P. 56
Portland Trail Blazers – di Davide Quaranta – P. 58
Utah Jazz – di Marco Conti – P. 59
Pacific Division – P. 60
Golden State Warriors – di Fabio Trinchero – P. 61
Los Angeles Clippers – di Mattia Kolletzek – P. 62
Los Angeles Lakers – di Davide Mamone – P. 64
Phoenix Suns – di Fabio Trinchero – P. 65
Sacramento Kings – di Marco Conti – P. 66
Southwest Division – P. 67
Dallas Mavericks – di Marco Conti – P. 68
Houston Rockets – di Claudio Pavesi – P. 69
Memphis Grizzlies – di Gabriele Galluccio – P. 71
New Orleans Hornets – di Gabriele Galluccio – P. 73
San Antonio Spurs - di Mattia Kolletzek – P. 74
Il nostro tabellone dei Playoffs – P. 75
Ringraziamenti – P. 76
Il mercato estivo – prima parte
Nei tre mesi più caldi del mercato NBA, tra trade, firme inaspettate,
voci, tweet, idee ed ipotesi sono accadute tante cose. Noi proviamo a
riassumere in tre tappe tutto ciò che è accaduto, analizzando i
movimenti, i tentativi di scambi, le smentite e la risoluzione dell’infinito
Dwightmare.
Ma andiamo con ordine e raccontiamo la prima parte di quest’estate
2012. I Miami Heat, con la Gara-5 giocata il 22 giugno, si aggiudicano
il secondo titolo NBA in sei anni; il primo sotto la gestione Spoelstra, il
primo di LeBron James, il primo del progetto ‘Big Three’ partito due
anni or sono. Ebbene, con la chiusura della stagione si apre
ufficialmente la bollente sessione di mercato. Sin da fine giugno si
rincorrono parecchie voci di corridoio sui destini dei principali
protagonisti NBA, primo fra tutti Dwight Howard. Ma come sempre, i
Big si fanno attendere ed è quindi tempo per movimenti minori. Ecco
quindi che i Detroit Pistons ufficializzano la cessione di Ben Gordon a
Charlotte in cambio di Corey Maggete, che facendo il percorso
inverso si accaserà nel Michigan per l’ultima stagione del suo
contratto, che scadrà proprio nell’estate del 2013.
I primi colpi di scena, comunque, ci sono. Il giorno del suo 28esimo
compleanno (26 giugno), Deron Williams rende noto di voler uscire
dal contratto con i Brooklyn Nets per esplorare il mercato dei Free
Agent. Stessa cosa avviene per Jameer Nelson, che a sorpresa entra
nella Free Agency e non rinnova immediatamente con i Magic (lo farà
poi successivamente). E mentre il 29 giugno i Memphis Grizzlies
scaricano O.J. Mayo sfruttando l’Amnesty, i Boston Celtics mettono a
segno il primo colpo estivo: rinnovo per Kevin Garnett, 36 anni
suonati, triennale da 34$ milioni. Ma sul fronte Celtics, Ray Allen non
segue immediatamente le orme del compagno di squadra ed inizia a
guardarsi in giro: per lui disponibili Heat, Knicks e Nets.
Inizia il mese di luglio e con esso avvengono altri prolungamenti di
contratto: Blake Griffin appone la propria firma su un quinquennale da
95$ milioni con i Clippers, subito seguito da Deron Williams. Il play ex
Jazz, nonostante i corteggiamenti di Dirk Nowitzki per convincerlo a
firmare a Dallas, decide di rimanere ai Nets e firma il massimo
salariale (100$ milioni in 5 anni). Brooklyn, scatenata, diventa la vera
protagonista di questa parte di mercato: tenta di accaparrarsi Howard
con un pressing sfrenato ai Magic, prolunga il contratto di Gerald
Davide Mamone
Il primo trasferimento di
mercato dell’estate 2012 ha
visto protagonisti la guardia
Ben Gordon e l’ala Corey
Maggette: il primo è passato
dai Detroit Pistons ai
Charlotte Bobcats, mentre il
secondo ha percorso la
strada opposta. Di certo non
uno scambio in grado di
spostare gli equilibri della
lega.
Il mercato estivo – prima parte
Wallace, chiude per Mirza Teletovic e firma in sign&trade Reggie
Evans, alla cifra di 5$ milioni. L’europeo è quindi ora un rookie NBA.
Ma non solo Nets. Ad inizio luglio i principali protagonisti sono
playmaker ed esterni. I Celtics acquisiscono Jason Terry, Free Agent,
mentre i Phoenix Suns dicono ufficialmente addio a Steve Nash,
firmando Goran Dragic (triennale da 34$ milioni), che ritorna “a casa”
dopo la parentesi texana. Dicevamo di Nash. Nonostante i suoi 38
anni, si trova decisamente al centro dell’attenzione di molte
franchigie; dopo essere stato accostato prima ai Raptors, poi ai
Knicks, il canadese però prende la sua decisione: i Los Angeles
Lakers. La franchigia Californiana si scuote dall’anonimato dei primi
giorni di mercato, utilizza la Trade Exception ottenuta con la cessione
di Odom a gennaio e acquisisce il playmaker da sempre agognato,
ma mai arrivato. La squadra gialloviola lascia così a piedi Ramon
Sessions, che riuscirà poi ad ottenere un posto da titolare firmando
per i Bobcats. L’altra sponda di Los Angeles, nel frattempo non sta
certamente a guardare. I Clippers confermano Billups, firmano
Crawford, ottengono Lamar Odom (anche per lui, un ritorno alla sua
prima “casa”) e corteggiano Ray Allen. Il quale, però, il 7 luglio fa
sapere che anche i suoi talenti vanno a finire in quel di South Beach,
dove raggiunge i Big Three e dove ritrova un altro Free Agent di
lusso: Rashard Lewis, anch’egli accaparrato dagli Heat dopo aver
lasciato definitivamente gli Washington Wizards.
La nostra prima rassegna si chiude qui, con due grosse notizie. Una
riguarda un ritorno gradito, anzi graditissimo. Brandon Roy, talento
cristallino che ai Blazers ha fatto innamorare tutta l’NBA, dopo gli
enormi problemi alle ginocchia avuti negli ultimi due anni, trova una
seconda opportunità e firma con i Minnesota T’Wolves. La seconda,
invece, vede protagonista un vecchio volpone dell’NBA: Tim Duncan.
Il Caraibico prolunga per altri tre anni con i San Antonio Spurs, 34$ i
milioni di dollari che percepirà fino al 2015, quando avrà 39 anni. .
E’ il 9 luglio, le squadre sono incomplete, il mercato è in fermento e
rimane ancora l’enigma più grande: dove finirà Dwight Howard?
Davide Mamone
I Los Angeles Clippers
continuano a puntare
sull’esperienza per far
rendere al meglio il gruppo.
Oltre alla conferma di
Chauncey Billups, la
dirigenza ha scelto di firmare
Lamar Odom, che aveva già
giocato ai Clippers dal 1999
al 2003.
Il mercato estivo – seconda parte
Il caos nel mercato NBA va in crescendo e si entra nella fase dove le
Trade superano, a livello di importanza, quanto succede nella Free
Agency. I giorni 9-10-11 luglio sembra che siano finalmente quelli
buoni per veder concluso il Dwight Drama. Il pivot degli Orlando
Magic, ambitissimo da più parti e da oltre 8 mesi al centro del
mercato, insiste sul fatto che la sua prima volontà sia quella di
raggiungere Deron Williams in quel di Brooklyn. I Nets continuano a
fare pressioni sui Magic, che però vogliono scelte e un piano solido
per la ricostruzione futura della franchigia. Ecco quindi la blockbuster
trade, che vede protagoniste 4 squadre (Nets, Magic, Cavaliers e
Clippers) e oltre 12 giocatori. Sembra fatta, ma qualcosa all’ultimo
non va; Adrian Wojnarovski, celeberrimo insider NBA per Y! Sports, fa
sapere tramite Twitter che finisce tutto in una bolla di sapone. Forse
per colpa del GM dei Cavaliers che all’ultimo ha chiesto qualcosa di
troppo, forse per un inserimento dei 76ers che ha infastidito gli
accordi tra Nets e Clippers. Probabilmente non lo sapremo mai, fatto
sta che la trade salta. I Nets escono ufficialmente dai giochi per
Dwight Howard e rifirmano così Brook Lopez, con un quadriennale da
61$ milioni. Ma non finisce qui, perché Brooklyn quest’anno avrà
grosse pressioni e la nuova proprietà russa non vuole sfigurare: il 12
luglio viene conclusa una trade con gli Atlanta Hawks, che vede Joe
Johnson approdare ai Nets in cambio di DeShawn Stevenson, Johan
Petro, Jordan Farmar, Jordan Williams e Anthony Morrow.
I nuovi movimenti ufficializzati fioccano: Lowry trova un accordo con i
Raptors, Lou Williams abbandonato dai 76ers va ad Atlanta, gli
Hornets pareggiano l’offerta che Phoenix aveva fatto ad Eric Gordon
e si tengono ben stretti il proprio punto di riferimento tra gli esterni. I
Suns, sfumato Gordon firmano così Scola, che aveva subito
l’Amnesty dagli Houston Rockets. I Denver Nuggets, invece,
piazzano il colpo di mezza estate: Javale McGee viene confermato.
Coach Karl lo adora e lo vuole porre al centro del progetto e così in
Colorado viene raggiunto l’accordo: quinquennale da 50$ milioni. A
fine luglio tutti attendono che Dwight Howard possa cambiare aria.
Nessuno pensa che la questione possa protrarsi oltre l’inizio delle
Olimpiadi, ma invece accade. I Lakers tentano un accordo con i Magic
cedendo loro Andrew Bynum ma la trattativa sfuma. Per l’ennesima
volta. Los Angeles torna ugualmente al centro del mercato: i Lakers
firmano il veterano Antawn Jamison vincendo la concorrenza dei
Bobcats, i Clippers invece convincono Grant Hill per un annuale al
Davide Mamone
Ottimo colpo per i Toronto
Raptors, che si assicurano il
playmaker Kyle Lowry,
reduce da un’ottima stagione
in Texas con i Rockets. L’altro
grande movimento è quello
che porta Joe Johnson a
Brooklyn, dove troverà Deron
Williams e Gerald Wallace.
Johnson nelle ultime stagioni
era stato il giocatore più
pagato degli Hawks.
Il mercato estivo – seconda parte
minimo salariale e completano il reparto lunghi con Ronny Turiaf.
Ad ogni modo, gli ultimi colpi prima dell’inizio delle ostilità a Londra
per le Olimpiadi ci sono. I Nets chiudono per Humpries terminando
una sessione di mercato che li ha visti forse primi protagonisti per
numero di movimenti; Dallas, sfumato Deron Williams a giugno,
completa il roster con Kaman, Brand e Oj Mayo; Andreij Kirilenko
torna in NBA dopo la parentesi europea accasandosi ai Minnesota
TWolves; il nostro Marco Belinelli va a finire a Chicago, dove si gioca
un bel pezzo del proprio futuro NBA. E Jeremy Lin? La Linsanity
continua anche in Off-season, con i Rockets che riescono a vincere la
concorrenza dei New York Knicks, i quali non pareggiano l’offerta
della squadra Texana e lasciano andar via il proprio pupillo. Il ragazzo
per metà originario del Taiwan e per l’altra della Cina, firma un
triennale da 25$ milioni. A proposito di Houston; il primo giorno di
luglio, i Rockets avevano offerto un pazzesco triennale da 25$ milioni
a Omar Asik. Il 24, il front-office dei Chicago Bulls, detentori del
giocatore nella passata stagione, rende noto di non voler pareggiare
l’offerta.
Davide Mamone
I New York Knicks hanno
deciso di lasciar andare
Jeremy Lin, il fenomeno
mediatico della scorsa
stagione. Il play che ha
frequentato Harvard si è così
accasato ai Rockets, dove
sostituirà Lowry. Marco
Belinelli ha scelto invece di
andare a ricoprire il ruolo di
riserva di Richard Hamilton ai
Bulls.
Il mercato estivo – terza parte Il 27 luglio scattano le Olimpiadi di Londra, con la questione
Dwight Howard ancora in sospeso. Dopo due settimane di
totale silenzio, Adrian Wojnarovski riaccende i Rumors NBA il 9
agosto. L’insider di Y! Sports parla di una trade a quattro
squadre, in via di definizione e molto vicina all’ufficialità. La sera
italiana del 10, i quattro General Manager di Lakers, Magic,
76ers e Nuggets sono i protagonisti della multi-chiamata che
chiude positivamente il complicato scambio.
- Dwight Howard, l’ambitissimo e contesissimo centro degli
ultimi mesi nella NBA vola da Orlando a Los Angeles,
accasandosi ai Lakers assieme a Duhon e ad Earl Clark (dai
Magic), seguendo così le orme di Shaquille O’Neal.
- Gli Orlando Magic ottengono Aaron Afflalo e Al Harrington (dai
Nuggets), Moe Harkless e Vucevic (dai 76ers), McRoberts ed
Eyenga (dai Lakers) oltre che tre future prime scelte.
- Andrew Bynum (dai Lakers) giocherà con i Philadelphia 76ers
assieme a Jason Richardson (dai Magic).
- Andre Iguodala, una vita a Philadelphia, raggiunge il nostro
Danilo Gallinari nel reparto esterni dei Denver Nuggets.
Ma ad L.A. il mercato non è ancora chiuso, perché manca un
vice-Kobe: ecco quindi che il giorno dopo Mitch Kupchack, GM
dei Lakers, firma Jodie Meeks, Free Agent ex 76ers. Con la
trade che ha posto fine al Dwightmare, le acque nella Lega si
calmano decisamente. Pochissime le firme da questo momento
a fine settembre; i Phoenix Suns prendono Jermaine O’Neal,
Carlos Delfino porta la sua esperienza agli Houston Rockets,
mentre per Amundson e Leandro Barbosa i destini sono ancora
in dubbio. Darko Milicic infine va a completare il nutrito reparto-
lunghi dei Boston Celtics. Ma come tutti i grandi scenari
americani, anche il mercato estivo dell’NBA termina con un
botto. E si sa, quando si tratta di botti particolari, i New York
Knicks sono sempre presenti; Rasheed Wallace (sì, quel
Rasheed Wallace) trova un accordo annuale nella Big Apple,
dopo che aveva dichiarato chiusa la sua carriera al termine
dell’esperienza ai Boston Celtics nel 2010, dopo le Finals perse.
Davide Mamone
Le due operazioni di mercato
principali hanno visto
spostarsi due giocatori di
grandissimo livello come
Dwight Howard, passato dai
Magic ai Lakers, e James
Harden, trasferitosi dagli
Oklahoma City Thunder agli
Houston Rockets. Quanto
inciderà il loro arrivo
sull’andamento delle loro
nuove franchigie?
Il mercato estivo – terza parte Ma le sorprese non sono ancora finite: con un colpo ad effetto
gli Oklahoma City Thunder decidono di cedere James Harden,
che passa agli Houston Rockets. In cambio OKC riceve Kevin
Martin, Jeremy Lamb, due prime scelte e una seconda.
Una menzione molto particolare, per concludere questo nostro
resoconto, va a Tracy McGrady. Il ragazzo dal talento d’oro e
dalla schiena a pezzi andrà a giocare in Cina, dopo aver fatto
invano un paio di deludenti workout in NBA. McGrady, assieme
ad Allen Iverson e a tanti altri, rappresenta quell’NBA magica di
fine anni ’90/inizio anni 2000 che sta per scomparire e che non
tornerà più. Un in bocca al lupo sentito e sincero per un talento
speciale.
Davide Mamone
Tracy McGrady ha lasciato
ufficialmente la NBA per
trasferirsi in Cina. L’ex stella
dei Rockets aveva disputato
l’ultima stagione americana
con la maglia degli Atlanta
Hawks senza trovare molto
spazio. In Cina troverà
un’altra stella dei primi anni
2000: l’ex playmaker dei
Sixers Allen Iverson.
Howard ai Lakers, Nets a Brooklyn
Il nuovo progetto Nets,
trasferiti a Brooklyn, presenta
un roster interessante in
grado di dare fastidio a un
gran numero di avversarie. La
stella della squadra è senza
dubbio il playmaker Deron
Williams, ma anche diversi
suoi compagni, come l’ala
Gerald Wallace, possono
essere considerati di alto
livello.
Una squadra che lascia la sua città di appartenenza e una stella
che lascia la franchigia in cui è diventata splendente per provare
a vincere da un’altra parte. Insomma, alla base dei temi
principali dell’estate 2012 ci sono due trasferimenti. Epocali
entrambi, perché il passaggio dei Nets dall’oscuro New Jersey
alla fulgente Brooklyn aumenta e non di poco il prestigio della
squadra, mentre l’approdo di Dwight Howard ai Los Angeles
Lakers rende i gialloviola favoriti d’obbligo per il titolo NBA e
porta Dwight sulle tracce di Shaquille O’Neal, che aveva
percorso lo stesso sentiero da Orlando a Los Angeles sedici
anni fa.
I New Jersey Nets, nati nel 1967 come New Jersey Americans,
ma già divenuti nel 1968 New York Nets, sono da sempre una
squadra errante. Da Teaneck a Long Island, poi a Nassau
County e a Uniondale fino al trasferimento più duraturo, quello a
Newark, prima presso l’arena della Rutgers University, poi al
Meadowlands Sport Complex di East Rutherford. I Nets sono
sempre stati considerati, fin da quando erano ancora in ABA, un
po’ i cugini meno prestigiosi dei New York Knicks, che hanno
spesso e volentieri osteggiato l’avvicinamento dei rivali. Era
proprio questo il motivo per cui, alla lunga, i Nets avevano
ripiegato su Newark e sul New Jersey per definire il proprio
bacino d’utenza. Dopo vent’anni altalenanti a East Rutherford, il
nuovo proprietario Mikhail Prokhorov ha deciso di trovare una
sede di maggior prestigio per la squadra che intende costruire:
si torna per cui ad “invadere” l’area metropolitana di New York e
i Nets sono la nuova squadra di Brooklyn. Questa nuova sede e
la vicinanza alla squadra di alcune personalità importanti come il
rapper Jay-Z concedono alla squadra un fascino enorme. Il
progetto di ricostruzione era partito già l’anno scorso con Deron
Williams, ma la dirigenza dei Nets ha aggiunto poi anche Gerald
Wallace e quest’estate ha ceduto cinque giocatori per
acquistare Joe Johnson, mettendo in piedi un reparto esterni da
contender. A Brooklyn i Nets ritroveranno i fasti dei tempi di
Julius Erving o di quelli del trio Jason Kidd-Vince Carter-Richard
Jefferson?
Filippo Antonelli
Howard ai Lakers, Nets a Brooklyn
L’altro evento estivo giunge al termine di un’infinita telenovela.
Tutto parte prima dell’inizio della stagione 2011/2012, quando
Dwight Howard annuncia di voler lasciare gli Orlando Magic,
esattamente come fece Shaquille O’Neal nell’estate del 1996,
quando i Magic diedero l’impressione di scegliere Penny
Hardaway come stella della squadra. Howard ha comunque
disputato la stagione del lockout nella squadra della Florida, dal
momento che i dirigenti hanno sperato fino all’ultimo di trattenerlo.
Addirittura, a ridosso della trade deadline 2012, i Magic hanno
addirittura convinto Howard a prolungare il contratto per un’altra
stagione al fine di non perderlo da free-agent al termine dell’anno.
Le trattative per riportare Howard lontano da Orlando sono
ricominciate al termine della passata stagione e per qualche tempo
si sono rincorse voci su quale squadra sarebbe riuscita nella
difficile impresa di fornire un’adeguata contropartita tecnica
affinché l’affare andasse in porto. Rockets, Mavericks, Nets,
Hawks e Bulls sono state tutte in lizza per acquisire il centro nativo
di Atlanta. Poi, finalmente, la svolta: a farsi avanti sono i Lakers
che sperano di riuscire ad allestire una squadra ulteriormente
competitiva dopo aver già firmato il free-agent Steve Nash. Uno
scambio del genere è difficile da orchestrare e per questo c’è
bisogno dell’ingresso nella trattativa di altre squadre: Lakers e
Magic si accordano con Sixers e Nuggets. Ai Magic arrivano Arron
Afflalo, Al Harrington, Nikola Vucevic, Moe Harkless, Josh
McRoberts e Christian Eyenga; ai Lakers Dwight Howard, Chris
Duhon e Earl Clark; ai Nuggets Andre Iguodala e ai Sixers Andrew
Bynum e Jason Richardson. I Magic avrebbero avuto
probabilmente la possibilità di ottenere Bynum da questo scambio,
ma il centro non ha mai espresso la volontà di voler prolungare il
proprio contratto qualora fosse stato ceduto ai Magic. Per i Lakers
e soprattutto per Howard si apre una nuova era. Howard
affiancherà Pau Gasol sotto canestro e potrà quindi ricevere gli
illuminanti passaggi di compagni di squadra come lo stesso Gasol,
Steve Nash e Kobe Bryant. I Lakers sono pronti per tornare a
puntare di nuovo al titolo dopo due stagioni disastrose nei Playoffs,
con le eliminazioni subite contro Mavericks e Thunder. Riuscirà il
centro 26enne a dimostrarsi un giocatore centrale in un progetto
vincente?
Filippo Antonelli
Shaq non ha mai avuto parole
buone per Howard e anche di
recente ha dichiarato che per
lui il miglior centro della lega è
Andrew Bynum. Tuttavia i due
hanno avuto inizi di carriera
simili: scelti dai Magic con la
prima assoluta, hanno giocato
e perso una finale NBA prima
di passare ai Los Angeles
Lakers. Shaq in carriera ha
poi vinto 4 titoli, Howard
riuscirà a fare lo stesso?
Lo scambio che ha portato Harden ai Rockets
I due giocatori principali
coinvolti nello scambio che ha
sorpreso il mondo dell’NBA a
pochi giorni dall’inizio della
stagione. Harden, ai Thunder
dal 2009 al 2012, ha tenuto
nella scorsa stagione 16.8
punti, 4.1 rimbalzi e 3.7 assist
di media; Martin, ai Rockets
dal 2009 al 2012, ha viaggiato
invece a 17.1 punti, 2.7
rimbalzi e 2.8 assist a partita.
L’NBA per sua natura non si ferma mai e non smette mai di
sorprendere. Quando alla prima contesa stagionale mancavano
48 ore circa, una notizia è rimbombata in tutto il mondo e ha
sorpreso gli appassionati che si aspettavano che la stagione
cominciasse senza ulteriori scossoni. James Harden, una delle
tre meraviglie degli Oklahoma City Thunder finalisti nella
passata stagione, è stato ceduto agli Houston Rockets. Alla
base di questo scambio ci sarebbe la scelta del giocatore di non
rinnovare il suo contratto, in scadenza nell’estate del 2013, a
cifre basse per arrivare al massimo stipendio consentito in
un’altra squadra. Per il giocatore si può considerare un passo
indietro la scelta di spostarsi da una squadra sicura protagonista
ad una compagine meno di livello, ma sicuramente denota la
scelta di Harden di voler essere protagonista e non comprimario
in una NBA che, invece, sempre di più tende ad accentrare i
talenti in poche squadre.
Ma cos’è successo concretamente e chi altro si è mosso oltre
ad Harden? Ebbene i Thunder hanno comunque mantenuto
forte lo spot di guardia acquistando una guardia realizzatrice
come Kevin Martin e un esterno molto promettente come il
rookie Jeremy Lamb, scelto proprio dai Rockets nello scorso
Draft. A Houston è andato anche il tiratore Daequan Cook,
giocatore non fenomenale, ma comunque importante in uscita
dai blocchi per i Thunder nelle stagioni passate; con Cook si
sono spostati in Texas anche il lungo Cole Aldrich e l’ala Lazar
Hayward. Non solo Martin e Lamb per i Thunder, che ricevono
anche due prime scelte e una seconda scelta con cui ottenere
dei buoni giovani giocatori nei Draft dei prossimi anni. Insomma,
difficile dire ora chi ci abbia guadagnato maggiormente, ma
comunque i Thunder, per un fenomeno che è partito, hanno
acquisito giocatori solidi e scelte per il futuro, mentre i Rockets
hanno puntato sul talento puro da affiancare ad altri giocatori
arrivati in questa sessione di mercato come il playmaker Jeremy
Lin e il centro turco Omer Asik. E chissà se i Thunder, nel primo
incontro stagionale con i Rockets, saranno costretti ad aver
paura della barba…
Filippo Antonelli
Finals 2012
Risultati Finals:
Gara 1: Thunder 105-94 Heat
Gara 2: Thunder 96-100 Heat
Gara 3: Heat 91-85 Thunder
Gara 4: Heat 104-98 Thunder
Gara 5: Heat 121-106 Thunder
Ogni appassionato NBA aspetta un solo momento della
stagione per provare le massime emozioni possibili: le Finals.
Ecco, questa è una regola generale che però, ogni tanto, viene
tradita. È il caso delle finali NBA 2012, una serie di cinque gare
decisamente sottotono rispetto agli standard richiesti a questi
livelli e rispetto alle due squadre che si sono sfidate. Miami Heat
e Oklahoma City Thunder avevano nomi e roster in grado di
mettere in scena uno spettacolo memorabile, ma la mancanza
di gioco di squadra da entrambe le parti non ha permesso agli
spettatori di assistere ad una serie finale dal livello
qualitativamente alto. Eppure alla viglia di temi interessanti ce
n’erano molti: LeBron contro Durant, Harden contro Wade, Bosh
contro Ibaka, LBJ alla sua terza finale, i giovani Thunder ad un
passo dall’anello e chi più ne ha più ne metta. La quasi totalità
del pubblico NBA, però, è d’accordo nel ritenere le passate finali
deludenti rispetto allo spettacolo che era lecito aspettarsi.
La serie parte con gara 1 ad Oklahoma City: lo scontro tra
LeBron (30p) e Durant (36p) è serrato e tra le due squadre c’è
un solo punto di scarto al termine del terzo quarto di gioco.
Nell’ultimo periodo, però, Durant mostra di non avere nessuna
paura nonostante la pressione sulle spalle e segna 17 punti,
permettendo ai Thunder di guadagnare l’1-0 con il risultato di
105-94. Diversa musica in gara 2, quando gli Heat aggrediscono
fin da subito e con le triple di Battier vanno sul 27-15 al 12’. I
Thunder sono ancora sotto di 11 punti al 36’, ma con Durant e
Westbrook parte una rimonta fenomenale: una tripla di Durant
regala ai Thunder il -2 con 37” da giocare, ma è lo stesso
Durant a sbagliare il tiro del pareggio 28 secondi più tardi, con il
dubbio che avesse subito un contatto falloso. Gli Heat vincono
96-100; 32 punti sia per LeBron sia per Durant. Gli Heat
rientrano a casa per gara 3 e la serie è, a questo punto,
nettamente in discesa. La partita è per la verità combattuta, con
il punteggio sull’86-85 a 1’ 30” dalla fine. Gli Heat mettono a
segno cinque tiri liberi mentre i Thunder non riescono a trovare il
fondo della retina; vittoria Miami per 91-85. In gara 4 Westbrook
Filippo Antonelli
Finals 2012
mette in mostra tutto il suo arsenale offensivo (43 i punti messi
a segno dal playmaker nell’arco della gara) e i Thunder si
trovano sul +14 a fine primo quarto. Gli Heat ribaltano la
situazione e trovano due possessi di vantaggio con 2’ sul
cronometro; nel concitato finale è proprio Westbrook a
commettere un’ingenuità, regalando due tiri liberi agli Heat.
Miami vince la gara per 104-98. Gara 5 è la festa dei Miami
Heat, che vanno sul +10 nel primo tempo e dilagano, vincendo
partita e titolo NBA per 121-106.
Le Finals 2012 rimarranno nella storia per diversi motivi, al di là
dello spiacevole gioco espresso dalle due squadre. Per il trio
Westbrook-Harden-Durant queste sono state le prime finali
NBA: il bilancio dice che Durant si è ben comportato, mentre gli
altri due sono stati rimandati. Westbrook ha giocato delle buone
partite in fase offensiva, ma le sue conclusioni fuori da ogni
logica e la sua volontà di apparire protagonista influiscono
pesantemente in negativo sulla sua valutazione complessiva;
Harden, dopo essere stato protagonista contro gli Spurs nelle
finali di Conference, si è rivelato un autentico fantasma e non ha
mai inciso nelle cinque partite. Per gli Heat dei Big Three,
invece, le Finals 2012 sono state un pronto riscatto dopo la
figuraccia delle finali 2011 perse senza appello contro i Dallas
Mavericks di un incontrastabile Dirk Nowitzki. LeBron James, al
terzo tentativo, ha conquistato il suo primo titolo NBA e ha
scacciato così la fama di perdente. Non c’è dubbio che queste
squadre hanno come obiettivo la ricomparsa a questi livelli nella
stagione che sta per cominciare.
Filippo Antonelli
Kevin Durant non ha deluso a
livello di Finals, riuscendo a
tenere una media di 30.6ppg
nelle cinque gare contro i
Miami Heat poi campioni
NBA. Molto meno incisivo è
stato invece James Harden,
l’altro grande atteso nelle file
dei Thunder: il sesto uomo
della stagione 2011/2012 si è
limitato a segnare 12.4 punti a
partita andando in doppia cifra
solo due volte.
La corsa all’oro di Team USA a Londra Le Olimpiadi di Londra 2012 sono state il palcoscenico migliore
per gli Stati Uniti per poter mostrare il loro strapotere e il loro
dominio in campo cestistico. La lista dei preconvocati con tutte
le stelle NBA presenti faceva già presagire quanto Team USA
tenesse alla vittoria del secondo oro olimpico consecutivo, i 12
convocati hanno invece dato la certezza della potenza della
squadra di coach K. Esclusi per infortunio Rose, Griffin e
Howard in Inghilterra si sono presentati Chris Paul (Clippers),
Deron Williams (Nets), Russell Westbrook (Thunder), James
Harden (Thunder), Kobe Bryant (Lakers), Kevin Durant
(Thunder), Andre Iguodala (Nuggets), Carmelo Anthony
(Knicks), LeBron James (Heat), Anthony Davis (Hornets), Kevin
Love (Timberwolves) e Tyson Chandler (Knicks).
Appena ufficializzata la lista dei convocati è iniziato, da parte di
tifosi e addetti ai lavori, il confronto tra questa nazionale e il
famoso Dream Team del ’92 con Jordan, Bird e Magic Johnson.
Nonostante sia praticamente impossibile confrontare squadre di
due epoche diverse, la forza e la potenza di questo Team è
probabilmente quanto di più simile alla squadra più forte di
sempre nell’immaginario collettivo (proprio quella di Barcellona
’92). La formazione di Coach K è stata inserita ne girone A con
Francia, Tunisia, Nigeria, Lituania e Argentina e ha iniziato la
propria corsa verso l’oro proprio contro la nazionale transalpina.
La Francia, una delle nazionali favorite per la medaglia, ha
combattuto un quarto per poi soccombere sotto i colpi di Durant
(22 punti + 9 rimbalzi) perdendo per 98 a 71. Nel secondo
match Team USA ha asfaltato per 110 a 63 la Tunisia degli
ottimi Ben Romdhane e Hadidane con 16 punti di Love ed
Anthony e la prima doppia cifra del rookie Davis (12 punti).
Anche per la Nigeria c’è stato poco da fare, Team USA ha
dominato e ne ha segnati 156 (record per la nazionale a stelle e
strisce). Il mattatore della serata è stato Carmelo Anthony con
una serie incredibile di triple e 37 punti (record per un giocare
USA alle Olimpiadi).
Le ultime due sfide nel girone sono state contro due avversarie
Luca Antonelli
Statistiche:
Kevin Durant 19.5p, 5.8r, 2.6a Carmelo Anthony 16.3p, 4.8r, 1.2a
LeBron James 13.3p, 5.6r, 5.6a
Kobe Bryant 12.1p, 1.8r, 1.2 a
Kevin Love 11.6p, 7.6r ,0.4a
Deron Williams 9p, 1.5r, 4.6a Russell Westbrook 8.5p, 1.6r, 1.6a
Chris Paul 8.3p, 2.5r, 5.1a
James Harden 5.5p, 0.6r, 0.7a
Andre Iguodala 4.3p, 2.8r, 1.4a
Tyson Chandler 4p, 4r, 0.4a
Anthony Davis 3.7p, 2.7r, 0a
La corsa all’oro di Team USA a Londra di buon livello: Lituania e Argentina. Contro la Lituania del super
Linas Kleiza (25 punti) Team USA ha sofferto come mai durante
le Olimpiadi e solo grazie ai 20 punti di James ed Anthony è
arrivata la vittoria per 99 a 94. Contro l’Argentina di Ginobili e
Scola, in un antipasto della semifinale e nella rivincita della
semifinale 2004 ad Atene, Durant con 28 punti e la coppia Paul-
James hanno guidato gli States alla fuga nella ripresa e alla
vittoria finale per 126 a 97. Il dominio nel girone concluso al
primo posto ha accoppiato la formazione di Coach K ai quarti
contro la modesta Australia. Ma la squadra di Andersen e Mills è
rimasta in partita con il cuore fino a metà terzo periodo, poi però
sono iniziate le Olimpiadi di Kobe Bryant (molto in ombra nel
girone) che con 20 punti (insieme ai 18 di Deron e ai 17 di Melo)
ha portato Team USA al successo netto per 119 a 86. In
semifinale gli States hanno la possibilità di vendicarsi della
Argentina e lo fanno dominando il secondo tempo col solito trio
James-Anthony-Durant qualificandosi così per la finale per la
seconda Olimpiade consecutiva (sempre contro la Spagna).
La finale, come a Pechino, è stata uno spettacolo incredibile.
Due squadre di livello mondiale con giocatori di livello assoluto.
A vincere, grazie a un quarto quarto al limite della perfezione,
sono stati gli Stati Uniti con un Durant mattatore della serata (30
punti) e con la coppia James-Bryant al limitedell’immarcabilità.
Alla Spagna non sono bastati i 24 di Pau Gasol, i 17 di Marc e i
21 del “Re” Juan Carlos Navarro. Team USA ha così vinto il
secondo oro olimpico consecutivo e ha dimostrato di essere
decisamente la squadra più forte del Mondo con solo la Spagna
(con un gran numero di giocatori NBA in rosa) a potergli tenere
testa. Durante le Olimpiadi non è stato possibile capire se
questo Dream Team 2012 è superiore al Dream Team 1992 ma,
viste le prestazioni individuali e di squadra, di sicuro il paragone
non è così blasfemo come poteva sembrare all’inizio.
Luca Antonelli
Il cammino di Team USA:
USA-Francia 98-72
USA-Tunisia 110-63
USA-Nigeria 156-73
USA-Lituania 99-94
USA-Argentina 126-97
USA-Australia 119-86
USA-Argentina 109-83
USA-Spagna 107-100
Race to the MVP
LeBron James ha vinto il titolo
di MVP della regular season
per tre volte: nel 2008, nel
2009 e nel 2012. Ha, quindi,
portato a casa questo
prestigioso riconoscimento
individuale sia con la maglia
dei Cleveland Cavaliers, sia
con quella dei Miami Heat.
Nella stagione 2011/2012
James è stato MVP della
regular season e anche delle
Finals.
#10: Andrew Bynum. Dopo aver cambiato aria, sarà la stella di
Philadelphia. Howard ai Lakers avrà meno responsabilità e Bynum
dovrebbe avere la possibilità di diventare il big man con le migliori
statistiche della lega. Almeno 20 punti di media sono un obiettivo
realistico. Fisico permettendo.
#9: Kobe Bryant (2008). Quotazioni in calo per la stella dei Lakers,
che quest'anno sarà affiancato da tre attaccanti di prim'ordine. Per
rendere immarcabile la sua squadra, Kobe deve imparare a (non)
giocare da MVP. Meno possessi passano per lui, più possessi
saranno giocati vicino a canestro dal duo Gasol-Howard.
#8: Rajon Rondo. Allen se n'è andato, Pierce e Garnett restano,
ma con un anno in più. Boston è sempre più la squadra di Rondo e
si può scommettere che anche questa stagione saranno un
problema per tutti.
#7: Tony Parker. Per Parker e gli Spurs vale lo stesso discorso di
Rondo e dei Celtics. Vecchi, sì, ma saranno sempre nelle posizioni
che contano nelle rispettive Conference. E avere due play così
non può far altro che aiutare (tanto).
#6: Danny Granger. Discorso speciale per questo giocatore che è
sempre stato ai margini dell'eccellenza e non è mai riuscito a fare
l'ultimo passo. Vero che la carta d'identità dice già 29, ma i Pacers
hanno bisogno di una stella per competere davvero con le più forti
squadre della NBA e Granger è la stella che gli serve. Se Danny
dovesse riuscire ad elevarsi un gradino sopra il suo abituale
rendimento, lui e i Pacers possono andare lontanissimo.
#5: Carmelo Anthony. Talento allo stato puro, sia Anthony che i
Knicks. Quando la palla scotta, non esiste uomo migliore a cui
affidarsi. Il problema è il gioco di squadra e l'aspetto mentale:
l'arrivo di Kidd dovrebbe migliorare il primo punto debole, mentre il
secondo potrebbe beneficiare dalla nuova chimica. New York è un
punto interrogativo, ma attenzione: se ingranano, è dura per tutti.
#4: Chris Paul. Griffin avrà un anno di esperienza in più e il
supporting cast del duo è in lieve crescita. Paul ha personalità e
Marco Conti
Race to the MVP
intelligenza cestistica da vendere ed è l'anima della sua
squadra. La Western dovrebbe essere ipotecata dai Lakers e
dai Thunder, ma Clippers e Spurs potrebbero essere due
validissime outsider.
#3: Kevin Love. Non c'è grande bisogno di presentazioni, sia per
lui che per il podio intero: le statistiche dell'anno scorso, tanto a
livello individuale quanto a livello di record con Love e senza
Love, parlano da sé. Non sarà presente nell'inizio di stagione a
causa di un infortunio alla mano, ma Minnesota è cresciuta
molto e con Love ha ottime probabilità di tornare ai playoff dopo
tanto tempo.
#2: LeBron James (2009, 2010, 2012). Il tre volte MVP punta a
cogliere il quarto trofeo della sua vita dopo essere riuscito a
mettere le mani sul Larry O'Brien Trophy nel giugno scorso. Le
carte in regola ci sono e la concorrenza sembra lievemente
diminuita (vedi l'assenza di Nowitzki e Rose e il calo in classifica
di Bryant). Resta soltanto un avversario, nella corsa alla
statuina...
#1: Kevin Durant. L'età avanza, l'esperienza anche.
Considerando che lo stesso discorso vale per Westbrook, Ibaka,
Harden e per gran parte dei Thunder, il momento buono
potrebbe essere arrivato. Dal Draft è arrivato un ottimo
giocatore come Perry Jones, che ha le potenzialità per essere
della partita fin da subito: OKC è più pericolosa che mai e per
Durant i tempi di prendere possesso del premio di MVP sono
ormai maturi.
Menzione d'onore: Josh Smith. Incredibilmente mai considerato
nei 10-15 migliori giocatori della lega nonostante l'altissima dose
di giocate spettacolari, Smith è uno dei più efficaci all-around del
nostro tempo. Il fatto che non venga mai menzionato (e che non
abbia mai partecipato a un All-Star Game!) è inspiegabile.
Marco Conti
Dirk Nowitzki e Steve Nash
sono gli unici giocatori non-
statunitensi ad aver vinto il
titolo di MVP. Nash ne ha vinti
due, nel 2005 e nel 2006,
mentre il tedesco ha ottenuto
il titolo nel 2007. Prima di loro
l’avevano vinto due americani
nati però all’estero: Hakeem
Olajuwon, nativo della Nigeria,
nel 1994 e Tim Duncan,
originario delle Isole Vergini,
nel 2002 e nel 2003.
Rookie Challenge – Il Draft
I Kentucky Wildcats campioini
NCAA 2012 hanno fornito al
Draft NBA le prime due
scelte: la stella Anthony Davis
si è guadagnato la prima
chiamata assoluta e si è così
accasato ai New Orleans
Hornets, mentre il suo
compagno Michael Kidd-
Gilchrist è finito ai Bobcats
con la numero due.
Per chiunque scriva di sport (o quantomeno per chi ci prova, come il
sottoscritto) mantenere i toni relativamente bassi aiuta a dare uno
sguardo più attendibile e imparziale dell’argomento, partita o
giocatore che si vuole commentare; questo metodo ha anche un altro
grande vantaggio: evitare di prendere cantonate. Non dico che ci sia
redattore che non le abbia mai prese, ma senz’altro la moderazione
può essere una soluzione molto valida per diminuirne il numero.
L’altra faccia della medaglia, però, è quella di rimanere troppo piatti,
asciutti e ignavi, su un argomento chiave, facendo ancora più danni di
quanti non se ne vogliano prevenire. Chi nel Draft del 2003, quello di
LeBron, Wade, Bosh ed Anthony, tanto per citare i più forti, per paura
di non prendere una cantonata non si è esposto dicendo che poteva
rappresentare la svolta per i quindici anni successivi della NBA, ha
senz’altro la coscienza sporca, o, più che altro, ha commesso un
grossolano errore di valutazione, che io vorrei evitare. Non dico che ci
troviamo di fronte ad un nuovo 2003, questo non si potrà sapere
prima di almeno cinque stagioni, ma il potenziale del Draft 2012 è
senz’altro il più alto dai tempi del 2008, quello di Derrick Rose, Kevin
Love, Russel Westbrook e Danilo Gallinari, e per questo motivo non
va assolutamente sottovalutato.
Nella classe del 2012 sono presenti una quantità altissima di giocatori
di talento, che fanno ben sperare per il ricambio generazionale della
NBA, essendo la maggior parte dei giocatori nata negli anni Novanta,
con i freshman, coloro che prima di dichiararsi hanno giocato
solamente una stagione al college, nati addirittura nel 1993.
Un freshman è il totem di questo Draft, Anthony Davis, che ha
disputato una stagione da dominatore assoluto, trascinando i
Kentucky Wildcats al titolo; scelto ovviamente alla numero uno, Davis
è pronto a ridare entusiasmo ad una New Orleans orfana di Chris
Paul.
Dietro di lui è uno sfoggio di talento puro con Michael Kidd-Gilchrist,
suo ex compagno a Kentucky, pedina fondamentale dei Wildacts,
approdato nei derelitti Bobcats, e Bradley Beal, macchina da guerra e
da punti proveniente da Florida, che potrà formare con John Wall uno
dei backcourt più giovani ed entusiasmanti della Lega.
Era proprio dal sopracitato 2008 che non venivano scelti tre
Freshman nelle prime tre posizioni del Draft, a dimostrazione del
grandissimo talento della classe di giocatori del ’93.
Niccolò Costanzo
Rookie Challenge – Il Draft
Dalla chiamata 4 alla 30, andrebbe fatto un elenco giocatore per giocatore,
per far capire di che primo giro si è trattato, ma presenterò solo i giocatori più
famosi o interessanti; dopo i tre moschettieri, e la scommessa di Cleveland,
rappresentata da Dion Waiters, un Dwyane Wade in fasce, per gli ottimisti, è
stato scelto Thomas Robinson, il giocatore più tifato della passata stagione
NCAA, per via della sua storia difficile, e della dedizione mostrata in ogni
gara sul parquet, che gli è valsa una finale del Torneo. La numero sei,
invece, è una scommessa di Portland, in quanto Damian Lillard, playmaker
esplosivo del 1990, è stato scelto da un college modesto come Weber State;
al momento, però, sembra essere lui uno dei papabili contendenti al titolo di
Rookie dell’anno, insieme a Davis, Beal ed Harrison Barnes, talento
sopraffino da North Carolina, considerato un po’ troppo soft per gli standard
della National Basketball Association dei nostri tempi.
A completare una delle top ten più intriganti di sempre, ci sono Andre
Drummond e Austin Rivers, altri due freshman, il primo in cerca di un gioco
offensivo da affiancare ad un fisico statuario, il secondo, intervistato nella
passata stagione da basketinside.com, di un posto in quintetto base nella
New Orleans di Davis. Ma la vera credibilità di questo Draft si può misurare
con i giocatori che sono stati esclusi dalla top ten, che in un qualsiasi altro
anno, soprattutto nello scorso, avrebbero potuto attentare alle prime cinque
posizioni: i vari Jeremy Lamb, Terrence Jones, Jared Sullinger, crollato alla
21 dopo qualche dubbio sulla sua statura reale, ma anche John Henson,
Kendall Marshall, Marquis Teague e Perry Jones III, passato dall’essere una
possibile numero uno nel 2011 alla chiamata numero 28 del 2012, operata
dagli astutissimi Oklahoma Thunder, adesso ancora più pericolosi, grazie ad
un giocatore dal talento indiscutibile.
Di livello è stato anche il secondo giro dove, oltre i soliti Europei, scelti per
non essere poi portati negli States, sono arrivate le chiamate per Draymond
Green, Jae Crowder, Doron Lamb, Quincy Acy, Kim English e Quincy Miller;
la storia di quest’ultimo è la più particolare. Considerato un giocatore molto
simile a Kevin Durant, Miller, si è rotto il crociato nell’ultimo anno di Liceo,
perdendo così il ruolo di leader nella classe del 1993. Dopo un solo anno a
Baylor, Miller ha deciso, richiamato dai soldi facili della NBA, di dichiararsi
per il Draft, rinunciando così ai possibili miglioramenti nel suo gioco. E’
arrivata la chiamata 38, troppo bassa per uno col suo talento, operata dai
Denver Nuggets, che cercheranno di farlo crescere dietro Gallinari, Iguodala
e Chandler. Giocherà mai quest’anno? Probabilmente no. Da seguire infine
Valanciunas e Motiejunas, i due lituani approdati nella NBA dopo essere stati
scelti nel 2011, e Pablo Prigioni e Nando De Colo, finiti in due piazze
importanti come New York e San Antonio. Insomma, il Draft del 2012, ha
tutte le carte in regola per diventare uno dei più importanti della storia recente
della NBA.
Niccolò Costanzo
Diversa la provenienza delle
scelte numero tre e quattro:
con la terza chiamata i
Washington Wizards hanno
optato per il solido esterno
Bradley Beal, proveniente da
Florida. I Cavs hanno invece
virato su Dion Waiters, sesto
uomo di Syracuse nella
scorsa stagione.
Rookie Challenge – La Classifica
La seguente è una classifica dei dieci principali candidati al titolo di Rookie of
the Year a cui seguiranno 5 outsiders, la classifica dunque non riguardano il
valore assoluto del giocatore ma l’impatto che avrà, dal nostro punto di vista,
nell’imminente stagione.
1. Anthony Davis: Ala Grande/Centro, New Orleans Hornets. Provenienza:
Kentucky
Prima scelta assoluta, campione NCAA con Kentucky e medaglia d’oro
olimpica, un palmarés niente male per un giocatore di basket, qualcosa di
strabiliante invece per un ragazzo di 19 anni. Sicuramente deve acquistare
qualche chilo ma le abilità non sono in discussione: è uno stoppatore
impressionante e un gran rimbalzista, anche la visione di gioco è notevole
dato che Davis ha un passato da playmaker/guardia, durante il quarto anno
di liceo infatti è passato da 198 a 208 centimetri, fatto che lo ha costretto a
cambiar ruolo ma senza perdere l’esplosività e il playmaking acquisito negli
anni. La convocazione nel Dream Team olimpico è la prova definitiva delle
capacità di Davis, inoltre la totale assenza di rivalità da parte di pari ruolo
negli Hornets dovrebbe garantirgli il minutaggio necessario per conquistare il
titolo di Rookie of the Year.
2. Bradley Beal: Guardia, Washington Wizards. Provenienza: Florida
Molti dicono che sia il nuovo Ray Allen con più abilità a rimbalzo ma Bradley
Beal non vuole porsi limiti, restando comunque con i piedi per terra. L’ex
stella dei Florida Gators ha chiuso l’unica annata al college con una media di
15 punti e 7 rimbalzi di media conditi da quasi 2 palle rubate, cifre che vuole
provare a ripetere già dal primo anno in NBA, una missione quasi compiuta
per quello che riguarda la preseason visti i suoi 14 punti, più di 3 rimbalzi e 3
assist. I due diretti “concorrenti” di Beal sono Jordan Crawford e Martell
Webster, due buoni giocatori che stanno facendo molto bene in preseason
ma, indipendentemente dai risultati, Beal dovrebbe avere la predilezione sul
minutaggio dal momento che il futuro di Washington passa dal suo atletismo
e dal suo tiro da tre punti.
3. Damian Lillard: Playmaker, Portland Trail Blazers. Provenienza: Weber
State
Il piccolo playmaker col diavolo in corpo proveniente da Weber State sta già
facendo capire chi comanda durante questa preseason, al momento per lui
16 punti e quasi 6 assist a gara (leader dei Blazers in queste statistiche),
oltre che ottime percentuali al tiro. Quando si viene da un piccolo college
come Weber State sei abituato a fare tutto, ma proprio tutto, da solo, un
sistema non accettabile in NBA, al momento infatti Lillard è ancora troppo
affezionato al pallone tra le mani e talvolta pensa di avere di fronte giocatori
di seconda fascia NCAA, cosa che gli costa qualche palla persa di troppo. La
sua faccia tosta però è anche e soprattutto un punto di forza, anzi, sarà
Claudio Pavesi
Thomas Robinson, finalista
NCAA con Kansas, è scivolato
solo alla quinta scelta,
selezionato dai Sacramento
Kings. L’ala forte meritava
forse una chiamata più alta.
Sesta scelta Damian Lillard,
play di Weber State, che
finisce ai Trail Blazers.
Rookie Challenge – La Classifica
proprio ciò che gli consentirà di prendere tra le mani fin da subito le redini di
una squadra NBA
4. Harrison Barnes: Ala Piccola, Golden State Warriors. Provenienza: North
Carolina
L’ex North Carolina non è conosciuto solo per le sue eccellenti doti
cestistiche ma anche per la sua incredibile etica del lavoro e per la sua
maturità, proprio per questo ci si aspetta che Barnes faccia estremamente
bene fin da subito a Golden State. La sua maturità gli permette di capire che i
Warriors non si apettano il salvatore della patria da 30 punti a sera ma un
giocatore che si adatti bene agli altri protagonisti della squadra e cioè
Stephen Curry, Carl Landry e David Lee, senza ovviamente “rubare” tiri a
Klay Thompson, scelta dell’anno scorso di cui ci si aspetta l’esplosione dal
punto di vista realizzativo. Deve migliorare a rimbalzo ma le doti di tiro e di
ball-handling associate alla presenza in una squadra discretamente
competitiva, soprattutto considerando che ha avuto la settima scelta assoluta,
fanno salire molto in alto le quotazioni di Barnes.
5. Michael Kidd-Gilchrist: Ala Piccola/Guardia, Charlotte Bobcats.
Provenienza: Kentucky
Il talento è di quelli rari e già da oggi è uno dei penetratori d’area più energici
della NBA, allora perché “solo” il quinto posto? Come è noto i Bobcats non
sono dotati propriamente di un sistema tattico eccezionale e ciò non può fare
altro che limitare un giocatore che ha passato la sua ultima stagione in un
gruppo vincente e ricco di giocatori ugualmente talentuosi. L’ex Kentucky
dovrà anche condividere il campo con alcuni mangia-palloni di fama
mondiale come Ben Gordon, Ramon Session e Gerald Henderson quindi
sarà dura per lui, in assenza di un playmaker, mettere a referto molti punti
portando avanti un gioco corale ma ci sono pochi dubbi sul suo ruolo in
squadra: Kidd-Gilchrist è il futuro della squadra insieme a Kemba Walker e le
responsabilità non tarderanno ad arrivare già in tempi brevi.
6. Terrence Jones: Ala Piccola, Houston Rockets. Provenienza: Kentucky
All-arounder di altissimo livello, buon tiratore dalla media ma non così buono
da lontano e buono stoppatore a cui aggiunge fisicità e abilità a rimbalzo
davvero strabilianti considerando la sua stazza. L’ennesimo ex Kentucky del
Draft pecca decisamente di etica del lavoro e di concentrazione, problemi
che potrebbero influenzarlo non poco nella lunga distanza ma, al momento,
nonostante sia il rookie scelto più tardi da Houston tra le sue tre scelte al
primo giro, dovrebbe essere il più pronto a dare il suo apporto dalla prima
partita nonostante la concorrenza spietata nel suo ruolo (Chandler Parsons e
Royce White in primis). Le statistiche delle preseason sembrano dargli
ragione al momento, per lui 11 punti, 5 rimbalzi (la metà dei quali offensivi) e
1 stoppata di media in 24 minuti.
Claudio Pavesi
Settima scelta per un altro
giocatore attesissimo di
questo Draft: i Golden State
Warriors hanno preso
Harrison Barnes, ala
realizzatrice di North Carolina.
Alla otto i Raptors, un po’ a
sorpresa, vanno da Terrence
Ross, esterno dell’università di
Washington.
Rookie Challenge – La Classifica
7. Thomas Robinson: Ala Grande, Sacramento Kings. Provenienza: Kansas
Solo il settimo posto per il giocatore statisticamente più dominante dell’intera
NCAA? Ebbene sì, nonostante ci sia la convinzione che il talento di T-Rob
sia più unico che raro e che sceglierlo alla quinta chiamata sia stato un furto
eccezionale, bisogna ammettere che essere approdato ai Kings potrebbe non
essere stata la migliore delle opzioni per l’ex numero 0 di Kansas. Tra i lunghi
troviamo giocatori solidi come DeMarcus Cousins, Chuck Hayes e Jason
Thompson, inoltre in squadra abbondano realizzatori del calibro di Marcus
Thornton e John Salmons, per non parlare della situazione in regia dove il
sempre più scontento Tyreke Evans si divide il posto con il piccolo Isaiah
Thomas e il neo arrivo Aaron Brooks, tutte costante che rendono i Kings una
squadra interessante ma al tempo stesso una polveriera pronta a esplodere e
le statistiche di Robinson ovviamente risentono di questa situazione (in
preseason per lui solo 6 punti e 5 rimbalzi). Anche se quasi certamente avrà
un futuro radioso gli serve solo maggior tempo per imporsi come leader in
campo e fuori.
8. Meyers Leonard: Centro, Portland Trail Blazers. Provenienza: Illinois
Lungo e atletico, il nuovo centro di Portland è ancora un giocatore piuttosto
grezzo dal punto di vista offensivo ma proprio per questo motivo è difficile
trovare una squadra più adatta dei Blazers per l’ex Illinois. La sua presenza
come rimbalzista e stoppatore non può fare altro che bene a LaMarcus
Aldridge e a J.J. Hickson che potranno così dedicarsi alla fase che
prediligono maggiormente e cioè quella offensiva. Da parte loro Aldridge e
Hickson si impegneranno a insegnare qualche segreto in attacco a Leonard il
quale, nel frattempo, si impegnerà a sbarrare la strada a chiunque voglia
entrare nell’area della franchigia dell’Oregon.
9. Jeremy Lamb: Guardia, OKC Thunder. Provenienza: Connecticut
Si ritorna a Houston con l’effettiva prima scelta dei Rockets di quest’anno, o
almeno lo era visto che a circa due giorni dall’inizio della stagione è stato
spedito ai Thunder nell’affare Harden. Lamb è una guardia con grande tiro,
buon ball-handling, personalità da leader e abilità a rimbalzo sopra la media
considerando fisico e ruolo: in poche parole dovrebbe rappresentare il dopo-
Harden ad OKC. Lamb dovrà dividersi il minutaggio con Kevin Martin, suo
compagno anche a Houston, ma le vere battaglie dovrà combatterle per il
numero di palloni da gestire: l’ex UConn infatti mostra il suo meglio con la
palla tra le mane, opzione che non si verificherà molto spesso se in campo ci
sono Kevin Durant, Russell Westbrook, Kevin Martin o Serge Ibaka.
10. Donatas Motiejunas: Ala Grande/Centro, Houston Rockets. Provenienza:
Asseco Prokom (Draft 2011)
213 centimetri di talento direttamente dalla Lituania in ci però possiamo
trovare un po’ di Italia, fondamentale infatti per la sua crescita il periodo nella
Claudio Pavesi
Alla nona scelta i Detroit
Pistons vanno a Connecticut
per pescare il centrone Andre
Drummond, gran prospetto
ancora da sgrezzare. Un figlio
d’arte per la decima scelta:
Austin Rivers di Duke, figlio di
coach Doc Rivers, raggiunge
Anthony Davis agli Hornets.
Rookie Challenge – La Classifica
Benetton Treviso dal 2009 al 2011. Il terzo Rocket di questa classifica è
probabilmente il più atteso del gruppo in quanto è rimasto un anno in più in
Europa a maturare, anno in cui ha tenuto una media di quasi 13 punti e 8
rimbalzi in 31 minuti, alla luce di queste prestazioni infatti Houston ha deciso
di affidarsi quasi totalmente a lui nel reparto lunghi cedendo Scola,
Dalembert e Camby. Motiejunas gioca a livello professionistico in Europa da
quando ha 17 anni con esperienze anche in competizioni continentali,
oltretutto vincendo parecchio sia a livello di club che di nazionale giovanile.
Insomma a 22 anni Motiejunas è già un “usato sicuro” capace di dare il
meglio di sé in ogni campionato d’Europa e la consacrazione anche
oltreoceano non dovrebbe tardare ad arrivare.
Proseguiamo ora la classifica elencando cinque outsiders e cioè cinque
rookies che potrebbero stupire chiunque sconvolgendo la corsa a rookie
dell’anno.
1. Tyler Zeller: Centro/Ala Grande, Cleveland Cavaliers. Provenienza: North
Carolina
Solido, tecnico e preciso l’ex Tar Heel potrebbe fare comodo a gran parte
delle franchigie NBA e non ci sono dubbi che a Cleveland riuscirà a mettere
in mostra le sue doti. L’unico motivo per cui non è in Top 10 è la presenza in
squadra di Varejao e Tristan Thompson, rispettivamente un contratto
importante e una quarta scelta assoluta al Draft, in altre parole due motivi per
cui Zeller verrà impiegato meno del previsto.
2. Dion Waiters: Guardia, Cleveland Cavaliers. Provenienza: Syracuse
Restiamo nell’Ohio, restiamo a Cleveland, questa volta per parlare di
Waiters, il giocatore che a sorpresa di tutti è stato selezionato addirittura con
la quarta chiamata assoluta. Nonostante una scelta così alta l’ex Syracuse si
ritrova tra gli outsiders perché probabilmente è stato leggermente
sopravvalutato dalla dirigenza dei Cavs e necessità di ulteriore maturazione.
Waiters resta comunque un giocatore interessante e una bomba ad
orologeria pronta ad esplodere quindi non stupitevi se lo vedrete alternare
periodi di magra a periodi di onnipotenza cestistica.
3. Austin Rivers: Guardia/Playmaker, New Orleans Hornets. Provenienza:
Duke
Il figlio di Doc Rivers, coach dei Celtics, è una guardia dalla grandissima
personalità, nel suo unico anno a Duke infatti ha dimostrato un’incredibile
leadership nonostante fosse un freshman e ha dimostrato le sue abilità
realizzando più di un buzzer beater. Rivers avrà poca rivalità tra le guardie
ma è anche vero che l’idea degli Hornets vorrebbe vedere spesso l’ex Duke
in regia, ambito in cui necessita di migliorare non poco come dimostra la
media di 1.6 assist mantenuti durante la preseason, molti meno del meno
conosciuto Brian Roberts, rookie proveniente dal Brose Baskets in Germania
Claudio Pavesi
Undicesima scelta per i
Blazers, che affiancano a
Damian Lillard il centro di
Illinois Meyers Leonard. Alla
dodicesima si torna a
Connecticut: i Rockets
scelgono Jeremy Lamb,
guardia che giocava in NCAA
in squadra con Drummond.
Rookie Challenge – La Classifica
dopo una carriera universitaria a Dayton.
4. Jared Sullinger: Ala Grande/Centro, Boston Celtics. Provenienza: Ohio
State
Da quella del piccolo Rivers passiamo alla squadra del padre Doc, i Celtics
infatti si sono resi protagonisti della serata del Draft selezionando Jared
Sullinger con la scelta numero 21 realizzando un vero e proprio furto.
Sullinger era considerato un talento da prime cinque chiamate già al Draft
2011 ma il mancato miglioramento statistico nell’anno da sophomore
aggiunto a numerosi problemi alla schiena avuti nella medesima stagione
hanno portato al crollo delle quotazioni dell’ex stella dei Buckeyes. Le sue
doti restano fuori discussione, al punto che coach Rivers dovrebbe
concedergli il quintetto base in stagione regolare o comunque un largo
minutaggio. Nel frattempo le statistiche prestagionali sembrano dare ragione
al talento di Columbus, per lui al momento ci sono 11 punti e 7 rimbalzi di
media con il 56% dal campo e l’84% dalla lunetta.
5. Perry Jones III: Ala Piccola/Ala Grande, Oklahoma City Thunder.
Provenienza: Baylor
Un Draft di questo livello meriterebbe di avere praticamente ogni giocatore in
classifica ma purtroppo non è possibile, l’ultimo posto lo conquista Perry
Jones III, il talento da prime dieci chiamate scivolato alla numero 28 per via
del mancato miglioramento statistico al secondo anno di college ma
soprattutto per la sua difficile gestione a livello umano oltre che per alcuni
dubbi sulla durata delle sue ginocchia. Jones è un’ala di 211 centimetri in
grado di giocare bene sia fronte a canestro che in post, oltretutto essere stato
scelto da OKC potrebbe limitare il suo minutaggio ma allo stesso tempo
potrebbe farlo brillare più che in ogni altra squadra, inoltre la vicinanza con
giocatori come Kevin Durant non può fare altro che giovargli, non solo dal
punto di vista tecnico. Nel frattempo i suoi 11 punti e 3.3 rimbalzi di media in
prestagione con il 65% al tiro non fanno altro che dar ragione alla scelta dei
Thunder.
Claudio Pavesi
Per le scelte numero 13 e 14 i
Suns e i Bucks pescano a
North Carolina. A Phoenix,
proprio nell’anno dell’addio di
Nash, arriva dai Tar Heels
Kendall Marshall, playmaker
vecchio stampo. Milwaukee
invece opta per il lungo
atletico John Henson.
Power Rankings 2012/2013
Filippo Antonelli
1. Los Angeles Lakers
2. Miami Heat
3. Oklahoma City Thunder
4. Boston Celtics
5. San Antonio Spurs
6. Los Angeles Clippers
7. Indiana Pacers
8. Brooklyn Nets
9. New York Knicks
10. Chicago Bulls
11. Memphis Grizzlies
12. Denver Nuggets
13. Philadelphia 76ers
14. Milwaukee Bucks
15. Minnesota Timberwolves
16. Atlanta Hawks
17. Dallas Mavericks
18. Portland Trail Blazers
19. Golden State Warriors
20. Sacramento Kings
21. Cleveland Cavaliers
22. Utah Jazz
23. New Orleans Hornets
24. Phoenix Suns
25. Houston Rockets
26. Detroit Pistons
27. Toronto Raptors
28. Washington Wizards
29. Orlando Magic
30. Charlotte Bobcats
Introduzione alla «guida musicale»
La Redazione
La stagione NBA è alle porte e avrà finalmente inizio, dopo una lunga
estate di attesa, martedì 30 ottobre. Basketinside non poteva lasciarvi
soli e anche quest’anno presenta la guida che vi porterà all’interno delle
trenta franchigie NBA con informazioni sulle squadre e pronostici.
Quest’anno abbiamo dato un taglio musicale alla nostra guida,
associando ad ogni squadra una canzone che possa rappresentarla.
C’è, ovviamente, molto rap/hip-hop, ma anche pop, rock e una traccia
symphonic metal (A New Saga Begins dei Rhapsody of Fire). Cliccando
sul titolo della canzone è possibile accedere al video su YouTube per
ascoltare la traccia mentre si legge la presentazione della squadra
associata.
Come già successo nella passata stagione, Basketinside vi
accompagnerà nel corso dell’anno con le cronache quotidiane delle
partite, le notizie di mercato e le tre rubriche settimanali già presentate
per la stagione 2011/2012 (Power Rankings, Race to the MVP e Rookie
Rankings). Con la speranza che la lettura di questa guida sia per voi
piacevole, vi invitiamo a continuare a leggerci nella stagione 2012/2013
e a seguirci anche sui social network! Buona lettura!
Basket Inside
NBA News (Basketinside)
@basketinside360
@BasketinsideNBA
Atlantic Division
P. 28
P. 30
P. 31
P. 33
P. 35
Boston Celtics It’s My Life – Bon Jovi
Brooklyn Nets Empire State of Mind – Jay-Z ft.
Alicia Keys
New York Knicks Drop the World – Lil Wayne ft.
Eminem
Philadelphia 76ers A New Saga Begins – Rhapsody of
Fire
Toronto Raptors Don Quixote – Gordon Lightfoot
Classifica scorsa stagione: Boston Celtics 39-27
New York Knicks 36-30
Philadelphia 76ers 35-31
Toronto Raptors 23-43
New Jersey Nets 22-44
Boston Celtics
It’s My Life
Bon Jovi Crush
0.00 3.46
Ft. Kevin Garnett
«It is now or never, I ain’t gonna live
forever», questo potrebbe essere il
motto di Kevin Garnett. La
campanella dei 36 anni è suonata il
19 maggio e viene difficile pensare,
nonostante le sue mostruose
prestazioni nei Playoffs 2012, che la
sua carriera ai massimi livelli possa
durare ancora a lungo. Per questo
motivo i Celtics devono sfruttare
questa stagione, che potrebbe essere
l’ultima o quasi per KG tra le migliori
ali della intera NBA.
1 di 30 Arrivi: Jared Sullinger, Fab Melo e Kris Joseph (Draft); Jason
Collins (FA, Hawks), Darko Milicic (FA, T’Wolves), Rob Kurz (FA),
Jason Terry (FA, Mavericks) e Courtney Lee (trade, Rockets).
Partenze: Ray Allen (FA, Heat), Marquis Daniels (FA, Bucks),
Ryan Hollins (FA, Clippers), Greg Stiemsma (FA, T’Wolves),
JaJuan Johnson (trade, Rockets), E’Twaun Moore (trade,
Rockets), Sasha Pavlovic (trade, Blazers) e Sean Williams (trade,
Rockets); Keyon Dooling (ritiro).
Quintetto: Rajon Rondo, Avery Bradley, Paul Pierce, Brandon
Bass, Kevin Garnett.
I Boston Celtics si presentano ai blocchi di partenza della nuova
stagione con l'ossatura portante della squadra – fatta eccezione
per la partenza di Allen – sostanzialmente invariata. Inoltre, il
mercato e il draft hanno portato in dote ai 'trifogli' importanti nuovi
innesti che sicuramente aumenteranno la competitività del roster
guidato dal corteggiatissimo Doc Rivers (in estate, dopo l'addio
alla panchina della nazionale USA annunciato da Mike Krzyzewski,
Rivers era stato cercato dai vertici della federazione americana per
timonare il futuro Team USA). Rajon Rondo, in cabina di regia,
dovrà confermare quanto di buono fatto lo scorso anno - chiuso a
oltre 11 punti e 11 assist per gara - e cercare di entrare
definitivamente nell'Olimpo dei migliori playmaker del Mondo.
Spetterà invece all'ex Dallas Mavericks Jason Terry il non facile
compito di sostituire - anche nei cuori dei tifosi - Ray Allen, finito ai
rivali Miami Heat. La guardia di Seattle, rispetto al suo
predecessore, ha forse meno punti nelle mani e una minor
percentuale media (in carriera) dalla lunga distanza, ma possiede
maggior visione di gioco e ball handling. A dargli man forte ci sarà
il colpo di mercato last minute Leandro Barbosa, esterno brasiliano
arrivato in Massachusetts dopo un'annata discreta in cui ha
militato nei Toronto Raptors e negli Indiana Pacers (12 punti di
media con il 43% dal campo). Paul Pierce, che insieme a Garnett
e Rondo è uno dei reduci del team che vinse l'anello nel 2008,
cerca un altro titolo e per ottenerlo metterà al servizio della causa
Celtics punti ed esperienza.
Roster: Barbosa G, Bass F, Bradley
G, J. Collins C, Downs G-F, Garnett
F-C, J. Green F, Joseph F, Kurz F,
Lee G-F, Melo C, Milicic C, Pierce F,
Rondo G, Sullinger F, Terry G, Wilcox
F-C.
Matteo Airoldi
Boston Celtics
1 di 30 Kevin Garnett, fresco di rinnovo triennale (percepirà oltre 11 milioni
di dollari all'anno), ha scelto di restare a Boston fino alla fine di una
sfavillante carriera che lo ha visto assoluto protagonista, negli
ultimi 17 anni, del basket a stelle e strisce. La sua classe, la sua
mole e la sua astuzia tattica saranno armi determinanti per tentare
nuovamente di salire sul tetto della pallacanestro mondiale.
Direttamente dall'ultimo draft, è giunto al Boston Garden – tana dei
Celtics – Jared Sullinger. Ventunesima chiamata del primo giro,
classe '92, 206 centimetri per 118 chili, l'ala di Columbus – nel suo
ultimo anno di college trascorso ad Ohio State University –
viaggiava a 17.2 punti e 9.2 rimbalzi di media a gara. Sullinger,
almeno inizialmente, sarà il cambio di quel Brandon Bass che nel
2011-12 ben si comportò con addosso la 'canotta' della franchigia
del New England (12.5 punti e 6.2 rimbalzi medi). Sotto le plance
bisognerà prestare grande attenzione anche ai 213 centrimetri per
124 chili di Darko Milicic. Il pivot serbo, in NBA dal 2003, deve
riscattare una non esaltante stagione passata nelle fila dei
Minnesota Timberwolves (soli 4.6 punti e 3.3 rimbalzi di media).
Giocatori come Fab Melo, Chris Wilcox e lo scafato Jeff Green
sono gregari di lusso e possibili mine vaganti a disposizione di
coach Doc Rivers.
I punti di forza di questa squadra sono l'esperienza e l'affiatamento
di un gruppo che lavora da tempo assieme. Questi fattori, mixati al
fosforo e all'atletismo dei nuovi arrivati, potrebbero portare la
banda di Doc Rivers a raggiungere dei buoni traguardi. Se tutto
girerà per il verso giusto, infatti, i Celtics avranno l’opportunità di
candidarsi al ruolo di principali antagonisti dei campioni in carica: i
Miami Heat di Lebron James. Ad Est, i primissimi posti in
graduatoria sono assolutamente alla portata dei trifogli.
Tuttavia, l'età media del roster è forse un po' troppo elevata e
questo, in una stagione che può prevedere fino a 82 partite,
potrebbe rappresentare un' ostacolo per i Celtics. Non sarà facile
recuperare fisicamente e mentalmente da impegni così ravvicinati.
La missione di Rivers e dei suoi ragazzi, quindi, sarà ardua ma
non impossibile.
Pronostico: 55/60W.
Matteo Airoldi
I Boston Celtics sono la
squadra che ha vinto più titoli
nella storia dell’NBA: 17
contro i 16 degli storici rivali, i
Los Angeles Lakers. Il
giocatore che ha vinto più titoli
è Bill Russell con 11, mentre il
miglior marcatore della storia
della squadra è John
Havlicek, davanti a Paul
Pierce e Larry Bird.
Brooklyn Nets
Empire State of Mind
Jay-Z ft. Alicia Keys The Blueprint 3
0.00 4.37
Ft. Deron Williams
«Yeah, I’ma up at Brooklyn», così
cantava Jay-Z già nel 2009. Una sorta
di profezia. La sua squadra adesso si
è trasferita dal New Jersey ed è
realmente a Brooklyn. Deron adesso
è la stella di una squadra che gioca in
una città cool e che ha appetibilità
anche dal punto di vista
dell’ubicazione. I Nets sognano in
grande perché, citando sempre Jay-
Z, «There’s nothing you can’t do, now
you’re in New York. These streets will
make you feel brand you, big lights
will inspire you».
2 di 30 Arrivi: Tornike Shengelia e Tyshawn Taylor (Draft); Jerry
Stackhouse (FA, Hawks), Mirza Teletovic (FA), C.J. Watson (FA,
Bulls), Andray Blatche (FA, Wizards), Josh Childress (FA, Suns),
Joe Johnson (trade, Hawks) e Reggie Evans (trade, Clippers).
Partenze: Gerald Green (FA, Pacers), Damion James (FA,
Hawks), Sundiata Gaines (FA, Pacers), Armon Johnson (FA,
Magic), Shelden Williams (FA), DeShawn Stevenson (trade,
Hawks), Johan Petro (trade, Hawks), Anthony Morrow (trade,
Hawks), Jordan Farmar (trade, Hawks) e Jordan Williams (trade,
Hawks).
Quintetto: Deron Williams, Joe Johnson , Gerald Wallace, Kris
Humphries, Brook Lopez.
L’approdo in una nuova città. Un mercato ottimo, con tantissimi
movimenti e con molte novità. Il rinnovo di Deron Williams.
L’arrivo, sfumato, di Dwight Howard. Dunque, ora che la stagione
sta per partire, possiamo tirare le fila e possiamo dire che per i
nuovi Brooklyn Nets l’estate è stata movimentatissima. Avery
Johnson, ex coach dei Mavs, oggi ha a disposizione un roster
esplosi vo, con tanta qualità tra gli esterni e molta quantità sotto le
plance. Un playmaker di lusso come Williams, finalmente, potrà
gestire i ritmi di un quintetto di livello e capace di star dietro al suo
modo di giocare. Questa squadra piace un po’ a tutti, tra gli addetti
ai lavori, perché si tratta di un interessante mix di qualità, atletismo
e talento. Certamente centrale, inoltre, è la nuova location più
vicina alla New York dei Knicks e più lontana dalla fioca luce del
New Jersey.
Brooklyn, in sede di preview, si presenta come la squadra più
imprevedibile dell’NBA. Ma quel che è certo è che la base per fare
bene, visto anche l’entusiasmo crescente attorno a questo roster,
c’è. Specialmente considerando che ci troviamo ad Est, in una
Conference che per di più vedrà un grandissimo assente, Derrick
Rose. Insomma, è tutto pronto per sorprendere: i Nets si
presenteranno all’appello?
Pronostico: 50/55W.
Roster: Blatche F, Bogans G, Brooks
G, Childress F, Dennis G, Evans F,
Humphries F, J. Johnson G, Lopez C,
Mays F, C. Scott F, Shengelia F,
Stackhouse F, Taylor G, Teletovic F,
Wallace F, Watson G, D. Williams G.
Davide Mamone
New York Knicks
Drop the World
Lil Wayne ft. Eminem Rebirth
0.00 3.49
Ft. Carmelo Anthony
Ogni anno per i Knicks è un po’ la
stagione della verità. Tutti si
aspettano tantissimo da una squadra
che può schierare una front-line
composta da Anthony, Stoudemire e
Chandler. Per l’edizione 2012/2013
della squadra la dirigenza ha puntato
sui veterani e sull’esperienza,
firmando giocatori come Jason Kidd e
come Rasheed Wallace. È arrivato il
momento di fare bene, altrimenti i
giudizi critici sui Knicks potrebbero
diventare incontestabili.
3 di 30 Arrivi: Ronnie Brewer (FA, Bulls), Chris Copeland (FA), Jason
Kidd (FA, Mavericks), Pablo Prigioni (FA), John Shurna (FA),
Henry Sims (FA), Mychel Thompson (FA), Rasheed Wallace
(FA), James White (FA), Marcus Camby (trade, Rockets),
Raymond Felton (trade, Blazers) e Kurt Thomas (trade,
Blazers).
Partenze: Landry Fields (FA, Raptors), Jeremy Lin (FA,
Rockets), Toney Douglas (trade, Rockets), Jerome Jordan
(trade, Rockets), Dan Gadzuric (trade, Blazers), Josh Harrellson
(trade, Rockets) e Jared Jeffries (trade, Blazers).
Quintetto: Jason Kidd, Iman Shumpert, Carmelo Anthony,
Amar’e Stoudemire, Tyson Chandler.
Per i Knicks è stata un’estate di grandi cambiamenti e c’è
grande attesa da parte dei fan sul nuovo roster. Inoltre, con i
Nets che si sono nettamente rinforzati, gli uomini di coach Mike
Woodson non si possono permettere di deludere le attese, se
vogliono mantenere la supremazia nella Grande Mela. Il
passaggio della Linsanity a Houston sembra essere stato ben
digerito dagli spettatori del Madison Square Garden, che
ritengono la squadra più forte di quella che nella scorsa
stagione ha chiuso al settimo posto dell’East Conference: fanno
ben sperare gli innesti di un santone della NBA come Jason
Kidd, di Raymond Felton e Marcus Camby, e le conferme di J.R.
Smith e Steve Novak, importantissimi in uscita dalla panchina.
L’obiettivo non dichiarato di questi Knicks è di vincere almeno
50 partite: compito tutt’altro che facile, visto che è più di un
decennio che questa squadra non colleziona così tante vittorie.
Tuttavia, il record di 18-6 fatto registrare con Woodson in
panchina fa ben sperare, anche in considerazione del fatto che i
giocatori hanno avuto tutta l’estate per assimilare i suoi schemi.
Inoltre, sembra esserci una certa stabilità all’interno della
franchigia, con ruoli ben definiti, che potrebbe sicuramente
contribuire al miglioramento delle prestazioni di squadra.
Roster: C. Anthony F, Bellfield G, R.
Brewer G, Camby C, Chandler C,
Copeland F, Felton G, Kidd G, Novak
F, Prigioni G, Shumpert G, Shurna F,
Sims C, J. Smith G, Stoudemire F-C,
K. Thomas F, M. Thompson F, R.
Wallace F-C, J. White G-F.
Gabriele Galluccio
New York Knicks
3 di 30 Pronosticare il cammino dei Knicks nella prossima stagione non
è facile. Di sicuro c’è che il loro attacco sarà uno dei più
pericolosi (97,8 i punti di media a partita segnati l’anno scorso):
non dimentichiamoci che ci sono sempre Amar’e Stoudemire e
Carmelo Anthony, uno dei primi della classe in NBA, che è in
grado di segnare in qualunque situazione e di vincere le partite
da solo. Oltre alle mine vaganti Novak e Smith, in questa
stagione i Knicks potranno contare sulla sconfinata intelligenza
cestistica di Kidd, sulla difesa di Tyson Chandler e
sull’esperienza di Marcus Camby e Kurt Thomas. Secondo gli
addetti ai lavori, i Knicks hanno tutte le qualità per dominare
l’Atlantic Division ed evitare gli Heat al primo turno dei playoffs:
battere squadre come i Celtics, i Bulls ed i Nets non sarà affatto
facile, ma i Knicks possono sperare nella finale di Conference.
Pronostico: 55/60 W, Semifinali Playoffs.
Gabriele Galluccio
La coppia Anthony-
Stoudemire non è la prima
che ha fatto discutere nella
storia dei Knicks. Nel ‘71, con
già in rosa Walt Frazier, i
Knicks acquistarono Earl
Monroe. Molti sostenevano
che i due non potessero
giocare assieme, ma i Knicks
riuscirono con questo duo a
tornare alla vittoria del titolo
NBA:
Philadelphia 76ers
A New Saga Begins
Rhapsody of Fire Triumph or Agony
0.00 4.18
Ft. Andrew Bynum
Gigantesca rivoluzione in casa Sixers
con i tre giocatori più rappresentativi
(Williams, Brand e Iguodala) che
sono stati mandati via per far spazio
alla nuova stella della squadra:
Andrew Bynum. Starà all’ex Lakers
dimostrare di essere maturato e di
poter supportare il peso offensivo dei
Sixers sulle sue spalle portandoli ai
Playoffs.
4 di 30 Arrivi: Arnett Moultrie e Moe Harkless (Draft); Dorell Wright
(trade, Warriors), Nick Young (FA, Clippers), Kwame Brown (FA,
Warriors), Royal Ivey (FA, Thunder), Maalik Wayns (FA),
Andrew Bynum (trade, Lakers), Jason Richardson (trade,
Magic), Mikki Moore (FA), Damien Wilkins (FA, Pistons).
Partenze: Elton Brand (FA, Mavericks), Louis Williams (FA,
Hawks), Craig Brackins (FA), Andre Iguodala (trade, Nuggets),
Nikola Vucevic (trade, Magic), Moe Harkless (trade, Magic),
Jodie Meeks (FA, Lakers), Sam Young (FA, Pacers).
Quintetto: Jrue Holiday, Evan Turner, Thaddeus Young,
Spencer Hawes, Andrew Bynum.
Nella passata stagione i Sixers di Iguodala, Brand e Williams
con 35 vittorie e 31 sconfitte si sono qualificati come ottavi ai
Playoffs nella Eastern Conference. Nella serie contro i Bulls,
complice il grave infortunio accorso a Rose in Gara 1, hanno
sovvertito ogni pronostico vincendo per 4-2 perdendo poi con
onore (4-3) la Semifinale di Conference contro i Boston Celtics
di Rajon Rondo. Nonostante i positivi Playoffs a Philadelphia si
è deciso di cambiare radicalmente il roster prima non
rinnovando Williams (uno dei migliori sesti uomini della lega),
poi “amnistiando” il contrattone di Elton Brand. Inoltre i Sixers
hanno scelto di tradare (nel maxi scambio che ha portato
Howard ai Lakers) la stella Andre Iguodala, il rookie Harkless e il
giovane Vucevic per arrivare ad uno dei centri più forti dell’intera
NBA: Andrew Bynum. Oltre ai giocatori già citati hanno
abbandonato Philadelphia anche Sam Young e il tiratore Jodie
Meeks. Per creare un roster competitivo intorno a Bynum, oltre
alle conferme di Holiday, Hawes, Turner e T.Young, sono arrivati
J.Richardson (a dire il vero molto in ombra nella sua esperienza
in maglia Magic), Dorell Wright dagli Warriors, la talentuosa
guardia ex Clippers Nick Young, la promettente ala grande da
Mississipi State Arnett Moultrie (scelto con la 27° al primo giro
dai Miami Heat e poi girato ai Sixers) e, infine, giocatori di
Roster: L. Allen C-F, K. Brown C,
Bynum C, Hawes F-C, Holiday G,
Ivey G, Moultrie F, J. Richardson G,
Searcy F, Turner G-F, Wayns G,
Wilkins G-F, D. Wright F-G, N. Young
G, T. Young F.
Luca Antonelli
Philadelphia 76ers
complemento come Ivey, Brown e Mikki Moore. Il gioco della
squadra di Collins si baserà moltissimo sul potenziale offensivo
di Bynum e sulla prepotente crescita di Evan Turner e Jrue
Holiday. Una grande stagione di questi tre giocatori sarebbe
sinonimo di Playoffs per i Philadelphia 76ers.
Quest’anno i Sixers possono contare su Bynum che è,
probabilmente, il miglior centro della lega dopo Howard e da
primo terminale offensivo potrebbe veramente esaltarsi. Holiday
sta maturando ed è in grado di giocarsela contro qualsiasi pari
ruolo e Turner nei Playoffs ha fatto intravedere ottime cose. Il
quintetto base in teoria può garantire il giusto mix di atletismo e
qualità per rimanere oltre il 50% di vittorie. La panchina,
soprattutto nel reparto piccoli, può far uscire giocatori utilissimi
come Nick Young, J-Rich e Dorell Wright.
Non ci sono solo fattori positivi però: la difesa, gli infortuni e le
letture sono i punti deboli di Bynum e nel reparto lunghi la
coperta non sembra essere lunghissima. Perdere i tre leader
della franchigia in un colpo solo può dover portare a un periodo
di adattamento più o meno lungo. Hawes da 4, nonostante sia
bravo a giocare anche lontano da canestro, è una scommessa
dal punto di vista difensivo e la coppia Bynum-Hawes rischia di
chiudere molte linee di penetrazione (e, quindi, Bynum dovrà
essere bravo a scaricare bene la palla fuori dall’area creando
spazio per i tiri da 3).
Pronostico: 45W.
Luca Antonelli
I Sixers hanno vinto tre titoli
nella loro storia: il primo come
Syracuse Nationals nel ‘55, il
secondo con Chamberlain nel
‘67 e il terzo con Julius Erving
e Moses Malone nell’83. I due
sono citati anche nella
canzone Basketball di Kurtis
Blow, presente nella colonna
sonora di NBA 2k12: «Just
like I’m the king on the
microphone, so is Dr. J and
Moses Malone».
Toronto Raptors
Don Quixote
Gordon Lightfoot Don Quixote
0.00 3.41
Ft. Andrea Bargnani
Dopo l’addio di Chris Bosh, i Toronto
Raptors sono chiamati alla terza
stagione di probabile transizione.
Andrea Bargnani è sempre la stella
della sua squadra, ma quest’anno
troverà un buon contributo dai suoi
compagni o continuerà a combattere
contro i mulini a vento? I progressi di
DeMar DeRozan e l’approdo in
Canada di Fields e di Lowry fanno
ben sperare.
5 di 30 Arrivi: Quincy Acy, Tomislav Zubcic, Terrence Ross e Jonas
Valanciunas (Draft); Landry Fields (FA, Knicks), John Lucas III (FA,
Bulls), Dominic McGuire (FA, Warriors), Chris Wright (FA, Warriors) e
Kyle Lowry (trade, Rockets).
Partenze: Jerryd Bayless (FA, Grizzlies), Ben Uzoh (FA, Nuggets), Gary
Forbes (trade, Rockets) e James Johnson (trade, Kings).
Quintetto: Kyle Lowry, DeMar DeRozan, Landry Fields, Andrea
Bargnani, Jonas Valanciunas.
Il 2012/2013 sarà un anno fondamentale per i Toronto Raptors. La
franchigia canadese, infatti, viene da stagioni assolutamente deludenti,
appesantite dal tradimento di Chris Bosh, approdato nella soleggiata, e
ormai vincente, Miami. Dietro l’uomo franchigia, Andrea Bargnani, atteso
ad una stagione importante, avendo ormai raggiunto la piena maturità
come giocatore, Colangelo ha deciso, finalmente, di affiancare un
giocatore dalla personalità debordante come Kyle Lowry, reduce da
un’annata strepitosa ai Rockets, molto più adatto a dirigere una squadra
NBA rispetto al bravo ma poco decisivo José Calderon, in attesa di
sistemazione. Oltre a Lowry è arrivato Landy Fields, che potrebbe
rivelarsi uno dei migliori colpi della offseason, in quanto giocatore di
squadra se ce n’è uno, tanto da essere definito già da tutti i compagni di
squadra, “glue guy”, collante; altri colpi importanti sono stati effettuati in
sede di Draft; Terrence Ross, da Washington, è un giocatore
talentuosissimo dotato di una combinazione di fisico e tecnica notevole,
Quincy Acy, per i tanti anni trascorsi a Baylor, potrà dare da subito una
mano alla squadra di Dwane Casey, per non parlare di Jonas
Valanciunas, lungo lituano scelto (nel 2011) per sfruttare finalmente le
potenzialità di Bargnani nel ruolo di ala grande. Il lituano a livello di nome
non convince, ma Lowry si dice entusiasta di poter giocare con lui per via
delle potenzialità che esprime in allenamento. Insomma, difesa e punti
con Lowry e Fields, talento e atletismo con Ross e Valanciunas; ma le
cose interessanti non passano solo attraverso il mercato. Ed Davis e
DeMar DeRozan, i diamanti allo stato grezzo di Toronto sono chiamati
all’anno della verità; attraverso i loro miglioramenti, Davis a livello di
contributo sul parquet, DeRozan per quanto riguarda la leadership nei
momenti caldi delle partite, si potrà capire se Toronto può fare sul serio,
o se manca ancora qualcosa per tornare ad alti livelli.
Pronostico: Best Case 42W – Worst Case 30W.
Roster: Acy F, A. Anderson F-G,
Bargnani F-C. Calderon G, E. Davis
F, DeRozan G, Fields G, Gray C, A.
Johnson C-F, Kleiza F-G, Lowry G,
Lucas III G, Magloire C, McGuire F,
McNeal G, Ross G, Valanciunas C,
C. Wright F, Zubcic F.
Niccolò Costanzo
Central Division
P. 37
P. 39
P. 41
P. 42
P. 43
Chicago Bulls Without Me – Eminem
Cleveland Cavaliers Kick Ass (We Are Young) – Mika
Detroit Pistons Beautiful – Eminem
Indiana Pacers My Time – Fabolous ft. Jeremih
Milwaukee Bucks Mas Que Nada – Sergio Mendes ft.
Black Eyed Peas
Classifica scorsa stagione: Chicago Bulls 50-16
Indiana Pacers 42-24
Milwaukee Bucks 31-35
Detroit Pistons 25-41
Cleveland Cavaliers 21-25
Chicago Bulls
Without Me
Eminem The Eminem Show
0.00 4.52
Ft. Derrick Rose
La stella anche quest’anno è Derrick
Rose, nonostante la lunghissima
assenza per infortunio. La canzone
per i Bulls non può che essere
Without Me. Ce la faranno i rossoneri
a sopperire all’assenza di Rose
vincendo un buon numero di partite?
Difficile, quasi impossibile. «It feels so
empty without me»…
6 di 30 Arrivi: Marquis Teague (Draft); Kirk Hinrich (FA, Hawks),
Vladimir Radmanovic (FA, Hawks), Marco Belinelli (FA,
Hornets), Nazr Mohammed (FA, Thunder), Nate Robinson (FA,
Warriors).
Partenze: C.J Watson (FA, Nets), Ronnie Brewer (FA, Knicks),
Kyle Korver (trade, Hawks), John Lucas III (FA, Raptors), Omer
Asik (FA, Rockets); Brian Scalabrine (ritiro).
Quintetto: Derrick Rose, Richard Hamilton, Luol Deng, Carlos
Boozer, Joakim Noah.
I Chicago Bulls edizione 2012/2013 si presentano ai nastri di
partenza profondamente rivoluzionati per quanto riguarda le
riserve nel roster, ma il quintetto base (almeno quando rientrerà
Rose) è lo stesso della passata stagione in cui la squadra di
Thibodeau (fresco di rinnovo quadriennale) aveva concluso al
primo posto assoluto la regular season (50W-16L). Rose, dopo
essersi rotto il ginocchio in gara 1 dei Playoffs 2012 contro i
Sixers, rientrerà probabilmente verso fine stagione e il problema
più grande rimane quello della sua sostituzione in campo.
L’anno scorso il numero 1 rossonero è stato ben sostituito nel
corso della regular season da Watson e Lucas (bravi nelle
vittorie contro gli Heat), ma durante i Playoffs i due play non
sono riusciti a sopperire all’assenza della stella. Quest’anno nel
ruolo di play, fino al rientro di Rose, giocheranno Hinrich (al
ritorno ai Bulls), Nate Robinson e il rookie Marquis Teague
(l’anno scorso in NCAA a Kentucky). La guardia titolare sarà
ancora Hamilton (poco positivo l’anno scorso) e la sua riserva è
l’italiano Marco Belinelli, chiamato alla consacrazione in una
squadra di alto livello dopo la buona annata in maglia Hornets.
Nello spot di ala piccola c’è l’all star Luol Deng (alle prese
ancora con acciacchi dalla scorsa stagione), mentre sotto
canestro faranno coppia Carlos Boozer (mai decisivo in maglia
Bulls) e Joachim Noah, con Gibson pronto a subentrare dalla
panchina. Rispetto all’anno passato i Bulls hanno perso nel
reparto piccoli giocatori
Roster: Belinelli G, Boozer F, J.
Butler G-F, Deng F, T. Gibson F,
Hamilton G, Hinrich G, Mohammed C,
Noah C, Radmanovic F, N. Robinson
G, Rose G, M. Teague G.
Luca Antonelli
Chicago Bulls
importanti come Korver, Lucas, Watson e Brewer, sostituendoli
però in maniera più o meno discreta. Invece più grave sarà
l’assenza di Omer Asik, preso dai Rockets come restricted free
agent, fondamentale per il suo apporto difensivo nel sistema
Thibodeau e sicuramente non sostituibile da Mohammed. Il
problema principale, ovviamente, non risiede nella sostituzione
dei partenti ma nell’infortunio di Rose. Se il playmaker rientrerà
per la seconda metà di stagione in condizioni accettabili
(difficilissimo) i Bulls potrebbero ambire a una bella posizione ad
Est, se Rose invece rientrerà a fine stagione per i Bulls sarà
anche dura arrivare tra le prime otto.
Senza Rose ci sarà spazio per il rookie Marquis Teague e Luol
Deng sarà ancora più responsabilizzato nel ruolo di leader della
squadra. Tom Thibodeau e il suo sistema sono una certezza per
i Bulls e i lunghi Gibson e Noah sono tra i migliori della lega per
impatto difensivo. Al rientro di Rose, se avverrà in tempi non
lunghissimi, i Bulls potranno schierare uno dei primi 10 giocatori
del Mondo e un playmaker in grado di rendere praticamente da
solo la squadra tra le migliori della NBA.
D’altro canto Hamilton e Boozer non sono stati in grado di
prendere per mano la squadra nel momento importante degli
scorsi Playoffs e sembrano in fase calante dal punto di vista
fisico. Hinrich e Belinelli potrebbero trovare molte difficoltà nel
sistema di Thibodeau e il rookie Teague senza tanti attaccanti di
qualità attorno fatica parecchio. Con Rose fuori non c’è
praticamente nessuno in rotazione capace di creare pericoli dal
palleggio e come go to guy.
Pronostico: 55W (con Rose da metà stagione), 35W (senza
Rose).
Luca Antonelli
I giocatori più rappresentativi
della storia dei Bulls sono
naturalmente Michael Jordan
e i suoi compagni dei due
three-peat, ma anche giocatori
come Artis Gilmore e Bob
Love meritano una menzione.
Gilmore è il miglior stoppatore
della storia della squadra,
mentre Bob Love è il terzo
miglior marcatore dietro alle
leggende Michael Jordan e
Scottie Pippen.
Cleveland Cavaliers
Kick Ass (We Are Young)
Mika Kick Ass: Music from the
Motion Picture
0.00 3.12
Ft. Kyrie Irving
La canzone, soprattutto per il
ritornello «We are young, we are
strong», si adatta molto bene alla
terza edizione dei Cavs post LeBron.
La stella è il sophomore Irving e, oltre
a lui, sono in roster i rookie Waiters e
Zeller e i sophomore Thompson e
Pargo. Sono giovani e hanno voglia di
far bene.
7 di 30 Arrivi: Dion Waiters e Tyler Zeller (Draft); Jon Leuer (FA,
Bucks), Jeremy Pargo (trade, Grizzlies) e CJ Miles (FA, Jazz).
Partenze: Antawn Jamison (FA, Lakers), Manny Harris (FA),
Semih Erden (FA), D.J Kennedy (trade, Grizzlies); Anthony
Parker (ritiro).
Quintetto: Kyrie Irving, C.J. Miles, Alonzo Gee, Tristan
Thompson, Anderson Varejao.
I Cleveland Cavaliers, 21-45 nella passata stagione, entrano
nella terza stagione dall’addio di Lebron James. L’anno scorso
Cleveland, prima di perdere Irving per infortunio, non aveva mal
figurato salvo poi crollare senza la propria stella. In questa
stagione i Cavs hanno la grande ambizione di far crescere i
numerosi giovani a roster in modo da creare un gruppo coeso e
futuribile in grado negli anni futuri di raggiungere i Playoffs con
continuità. La stella sarà ancora una volta Kyrie Irving che è
chiamato a confermare le strepitose medie dell’anno passato,
mentre sotto canestro insieme all’esperto brasiliano Varejao
dovrà migliorare (avendo anche più minuti in campo per l’addio
di Jamison) il sophomore Tristan Thompson. Dalla panchina a
sostituire i due lunghi possono subentrare il rookie Tyler Zeller
(giocatore molto tecnico ed interessante) e i solidi Samuels e
Harangody. Nel reparto piccoli, invece, sono stati aggiunti la
discreta guardia/ala CJ Miles, il play da Memphis Jeremy Pargo
e il rookie da Syracuse Dion Waiters. Proprio Waiters, scelto a
sorpresa con la numero 4, sarà il maggiore osservato di questo
inizio di stagione in quanto le buone prestazioni da sesto uomo
al college non sembrano attualmente giustificare una chiamata
così alta al Draft. A completare il reparto sono stati confermati il
tiratore Gibson, Alonzo Gee e Omri Casspi. Le fortune dei Cavs
passeranno, ovviamente, ancora da Irving ma le premesse in
questa stagione sono probabilmente migliori rispetto alla scorsa
(anche se per i Playoffs sembra mancare ancora qualcosa).
Roster: Miles G-F, D. Gibson G,
Irving G, Waiters G, K. Jones F, Je.
Pargo G, T. Thompson F, Sloan G,
Varejao F-C, Samuels C, Leuer F,
Walton F, Gee G, Casspi F, Zeller C,
Harangody F.
Luca Antonelli
Cleveland Cavaliers
Irving è un fenomeno e avrà tante responsabilità. Varejao è un
ottimo lungo e può aiutare la crescita di Thompson e Zeller.
Waiters (anche se alla quarta scelta è decisamente un azzardo)
può migliorare senza numerosi pressioni vista la probabile
mancanza di ambizioni di classifica. I giovani, però, sono
ancora molto acerbi per poter ambire ai Playoffs, la panchina è
sinceramente corta e con poca qualità e in attacco non
sembrano esserci valide alternative al Irving.
Pronostico: 25/30W.
Luca Antonelli
Non solo LeBron James nella
storia dei Cavaliers:
fondamentali per i Cavs sono
stati anche World B. Free e
Zydrunas Ilgauskas. Il primo,
negli anni ‘80, ha riportato
l’entusiasmo per i Cavs e ha
evitato che la franchigia si
spostasse da Cleveland; il
secondo è dietro solo allo
stesso LeBron James nella
classifica marcatori della
squadra.
Detroit Pistons
Beautiful
Eminem Relapse
0.00 6.32
Ft. Greg Monroe
Un rapper di Detroit e una canzone
con video girato a Detroit per i
Pistons. La stella di questa squadra
giovane e futuribile è ormai il centro
Greg Monroe, protagonista di una
grandiosa stagione un anno fa. Anche
se questa stagione non dovesse
essere di successo, i Pistons hanno
bel materiale per poter sperare in
qualcosa nel futuro.
8 di 30 Arrivi: Andre Drummond, Kris Middleton, Kim English e Kyle
Singler (Draft); Jonny Flynn (FA, Blazers), Vyacheslav Kravtsov
(FA), Corey Maggette (trade, Bobcats) e Terrence Williams
(trade, Kings).
Partenze: Vernon Macklin (FA), Walker Russell (FA, Thunder),
Damien Wilkins (FA, Sixers) e Ben Gordon (trade, Bobcats).
Quintetto: Brandon Knight, Rodney Stuckey, Tayshaun Prince,
Jason Maxiell, Greg Monroe.
Il ritorno dall’infortunio di Jonas Jerebko può essere la notizia
più positiva per i nuovi Detroit Pistons, lo svedese potrebbe
essere una pedina molto importante sia da ala grande che da
ala piccola con Tayshawn Prince e Jason Maxiell davanti a lui in
entrambe le rotazioni. Dopo le ultime stagioni di buio assoluto in
Michigan queste potrebbe comunque considerarsi una stagione
di possibile rinascita viste le scelte al draft dei promettenti Andre
Drummond e Kim English.
Pronostico: 30/35 W.
Roster: Bynum G, Daye F,
Drummond F-C, English G, Flynn G,
Jerebko F, B. Knight G, Kravtsov C,
Maggette F, Maxiell F, Middleton F,
Monroe C, Prince F, Singler F,
Stuckey G, Villanueva F, T. Williams
G-F.
Fabio Trinchero
Indiana Pacers
My Time
Fabolous ft. Jeremih Loso’s Way
0.00 4.00
Ft. Roy Hibbert
Dopo l’ottimo campionato condotto
dalla squadra di Frank Vogel nella
scorsa stagione, per i Pacers questa
può essere un’annata divertente. La
squadra, giovane e talentuosissima,
matura anno dopo anno e dà sempre
più fastidi alle compagini rivali. Roy
Hibbert è cresciuto fino ad essere
considerato uno dei migliori centri
della lega. Il tempo dei Pacers è
arrivato.
9 di 30 Arrivi: Miles Plumlee e Orlando Johnson (Draft); D.J. Augustin
(FA, Bobcats), Sam Young (FA, Sixers), Sundiata Gaines (FA,
Nets), Gerald Green (FA, Nets), Blake Ahearn (FA, Jazz) e Ian
Mahinmi (trade, Mavericks).
Partenze: Louis Amundson (FA, T’Wolves), Kyrylo Fesenko
(FA, Bulls), A.J. Price (FA, Jazz), Darren Collison (trade,
Mavericks) e Dahntay Jones (trade, Mavericks).
Quintetto: George Hill, Paul George, Danny Granger, David
West, Roy Hibbert.
Indiana è probabilmente una delle squadre dal gioco più
omogeneo della NBA, grazie al variegato insieme di giocatori
che compongono il roster e alla profondità della panchina. Le
opzioni offensive sono molte: Granger sarà come sempre il
principale terminale offensivo, anche se Hibbert, West e George
dovrebbero togliergli molte responsabilità. Dalla panchina D.J.
Augustin può portare un altro buon apporto a livello realizzativo,
mentre Gerald Green avrà una buona occasione per mostrare
tutto il proprio talento. Per quanto riguarda i lunghi, entreranno a
partita iniziata Ian Mahinmi, Miles Plumlee e Tyler Hansbrough,
che potranno assicurare un gran numero di energia e rimbalzi.
Tirando le somme, non c'è ragione per pensare che i Pacers
non possano migliorare i risultati dell'anno scorso, se si
considera il buon lavoro estivo svolto e la crescita di giovani
come Roy Hibbert - che si potrebbe consacrare definitivamente
come uno dei centri più forti della lega - e Paul George. Dando
per scontata la supremazia di Miami nella Eastern, Indiana
potrebbe sfruttare l'assenza di Derrick Rose per conquistare il
secondo posto nella Conference, anche se la concorrenza sarà
molto agguerrita.
Pronostico: 55/60W, Conference Finals.
Roster: Augustin G, George G-F,
Granger F, G. Green G-F, T.
Hansbrough F-C, B. Hansbrough G,
Hibbert C, G. Hill G, O. Johnson G,
Mahinmi C, Pendergraph F-C,
Plumlee F, Stephenson G, D. West F,
S. Young F-G.
Marco Conti
Milwaukee Bucks
Mas Que Nada
Sergio Mendes ft. Black Eyed Peas Timeless
0.00 4.22
Ft. Brandon Jennings
I Bucks, con un roster di buona
qualità, si affidano alle due stele
Jennings ed Ellis per tornare ai
Playoffs. A Milwaukee hanno visto
grandi squadre e grandi giocatori in
grado di vincere il titolo, ma anche
contesti di bassissimo livello. Quindi
con Ellis, Jennings e questo roster
non si può sognare ma sicuramente
«Mas Que Nada»…
10 di 30 Arrivi: Doron Lamb e John Henson (Draft); Alando Tucker (FA),
Joel Przybilla (FA, Blazers), Samuel Dalembert (trade, Rockets)
e Marquis Daniels (FA, Celtics).
Partenze: Jon Brockman (trade, Rockets), Jon Leuer (trade,
Rockets), Shaun Livingston (trade, Rockets), Carlos Delfino
(FA, Rockets) e Kwame Brown (FA, Sixers).
Quintetto: Brandon Jennings, Monta Ellis, Luc Mbah a Moute,
Ersan Ilyasova, Drew Gooden.
I Milwaukee Bucks si presentano ai nastri di partenza della
stagione 2012/2013 come una squadra molto ambiziosa e
volenterosa di tornare a disputare i Playoff dopo averli
solamente sfiorati nella passata stagione. Infatti l’anno passato
la formazione di Skiles, dopo aver aggiunto al roster la stella
Monta Ellis in cambio del centro infortunato Andrew Bogut, ha
combattuto fino alla fine della regular season per riuscire ad
entrare ai Playoff contro Sixers e Knicks non riuscendo però
nell’impresa (record 31W-35L e nono posto nella Eastern
Conference). Per riuscire a raggiungere l’ottava piazza ad Est,
obiettivo assolutamente raggiungibile visti i roster delle rivali, i
Bucks hanno deciso di aggiungere peso e centimetri sotto
canestro con l’arrivo di Dalembert e Przybilla dal mercato dei
free agent (al posto del partente Kwame Brown) e dell’ala
grande John Henson dal draft NBA 2012 (14° scelta assoluta,
proveniente da North Carolina). Nel reparto piccoli, partito
Carlos Delfino, sono arrivati a riempire la panchina Alando
Tucker e Marquis Daniels e a dare minuti di riposo alla coppia
Ellis-Jennings è stato preso il rookie da Kentucky Doron Lamb
(42° scelta). Ma il successo più importante per i Bucks è stato
sicuramente quello relativo alla conferma del turco Ersan
Ilyasova, che ha rinnovato con Milwaukee per altre 5 stagioni.
Sarà quindi lui, insieme alle due stelle Jennings-Ellis, a guidare i
Bucks verso le prime otto posizioni. Rispetto alla passata
stagione il roster sembra maggiormente equilibrato, ci sono
Roster: Dalembert C, M. Daniels G-
F, Dunleavy G-F, Ellis G, Farrakhan
G, Gill G, Gooden C-F, Greene G, T.
Harris F, Henson F, Ilyasova F,
Jennings G, D. Lamb G, Mbah a
Moute F, Przybilla C, Sanders F-C,
Tucker F, Udoh C, Udrih G.
Luca Antonelli
Milwaukee Bucks
giocatori di alto livello e i rookie possono già dare una
importante mano a Skiles. I successi della franchigia
passeranno ovviamente dalla forma fisica di Ellis e Jennings,
giocatori letali in attacco e capaci di scambiarsi nel corso della
partita i ruoli di playmaker e guardia.
Ellis e Jennings sono, infatti, un lusso offensivamente per una
squadra che lotta per l’ottavo posto, Ilyasova può fare sempre
più la differenza e i rookie sono di buon livello. Sotto canestro i
nuovi arrivi portano peso, centimetri e difesa e Gooden è
sempre in grado di fornire un buon apporto. Inoltre Skiles è uno
dei migliori allenatori in circolazione.
Di contro Ellis, Jennings e Lamb potrebbero soffrire in difesa
contro avversari più fisici. Manca un tiratore puro dall’arco. Tra i
lunghi l’unico con gioco perimetrale è Ilyasova (il quale però
giocherà e parecchio anche da 3). La coppia Gooden-Dalembert
rischia di chiudere troppo spazio sotto canestro per le
penetrazioni di Monta e Brandon.
Pronostico: 35/40W, ottavo/nono posto a Est.
Luca Antonelli
Kareem Abdul-Jabbar non è
solo il miglior marcatore della
storia della squadra, ma
anche dell’intera NBA. Al
secondo posto della
graduatoria dei Bucks
troviamo l’ala con grandi doti
offensive Glenn Robinson,
capoclassifica anche per palle
perse. Quarta piazza nei punti
segnati per Michael Redd,
stella dei Bucks ad inizio anni
2000.
Southeast Division
P. 46
P. 47
P. 48
P. 50
P. 51
Atlanta Hawks Leaves That Are Green – Simon &
Garfunkel
Charlotte Bobcats Get Back – The Beatles
Miami Heat Lift Off – Jay-Z & Kanye West ft.
Beyoncé
Orlando Magic Boulevard of Broken Dreams –
Green Day
Washington Wizards Another Brick in the Wall – Pink
Floyd
Classifica scorsa stagione: Miami Heat 46-20
Atlanta Hawks 40-26
Orlando Magic 37-29
Washington Wizards 20-46
Charlotte Bobcats 7-59
Atlanta Hawks
Leaves That Are Green
Simon & Garfunkel Sounds of Silence
0.00 2.23
Ft. Josh Smith
Gli Hawks hanno sfoggiato nelle
ultime stagioni squadre non
eccezionali, ma solide ed in grado di
arrivare sempre in alto in regular
season. Per il precedente progetto
però, costruito su Smith, Marvin e
Shelden Williams, Al Horford,
Johnson e Crawford, sembra essere
arrivato l’autunno e le foglie, come
quelle della canzone, stanno
diventando marroni. Solo Smith e
Horford sono ancora in squadra e il
contesto sembra di livello inferiore
rispetto al passato.
11 di 30 Arrivi: John Jenkins e Mike Scott (Draft); Anthony Tolliver (FA,
T’Wolves), Louis Williams (FA, Sixers), Devin Harris (trade,
Jazz), Kyle Korver (trade, Bulls), Anthony Morrow (trade, Nets),
Johan Petro (trade, Nets) e DeShawn Stevenson (trade, Nets).
Partenze: Jason Collins (FA, Celtics), Kirk Hinrich (FA, Bulls),
Vladimir Radmanovic (FA, Bulls), Jerry Stackhouse (FA, Nets),
Jannero Pargo (FA, Wizards), Willie Green (trade, Clippers),
Joe Johnson (trade, Nets) e Marvin Williams (trade, Jazz);
Jordan Farmar e Jordan Williams (free-agent).
Quintetto: Devin Harris, DeShawn Stevenson, Kyle Korver,
Josh Smith, Al Horford.
Questa nuova edizione degli Atlanta Hawks vede grandi novità
di organico con di fatto i soli Josh Smith e Al Horford a
rappresentare ancora il vecchio progetto. Joe Johnson e Marvin
Williams hanno lasciato Atlanta: per il primo gli Hawks hanno
acquisito un pacchetto di quattro giocatori da Brooklyn, mentre
in cambio del secondo è arrivato Devin Harris, che dividerà i
suoi minuti con Jeff Teague. Anche se Joe Johnson ha lasciato
la squadra, nel reparto guardie gli Hawks possono schierare
DeShawn Stevenson e, soprattutto, il secondo miglior sesto
uomo della passata stagione, Lou Williams. Nel reparto ali ci
sarà qualche difficoltà in più: Josh Smith è un giocatore di
grande livello, ma al suo fianco gli Hawks saranno costretti ad
alternare Kyle Korver, Ivan Johnson ed Anthony Tolliver. Sotto
canestro ci si affiderà ai già collaudati Al Horford, nella speranza
che possa non incorrere in problemi fisici, e Zaza Pachulia. Con
questa squadra gli Hawks difficilmente potranno ambire al
fattore campo nel primo turno dei Playoffs, anzi sarebbe un
buon risultato qualificarsi alla post-season. L’impresa non è
impossibile, ma Atlanta non deve sbagliare niente.
Pronostico: 40/45W.
Roster: D. Harris G, Horford F-C,
Jenkins G, I. Johnson F, Korver G,
Morrow G, Pachulia F-C, Petro C,
Scott F, J. Smith F, Stevenson G,
Teague G, Tolliver F, L. Williams G.
Filippo Antonelli
Charlotte Bobcats
Get Back
The Beatles Let It Be
0.00 3.14
Ft. Michael Kidd-Gilchrist
«Get back, get back to where you
once belonged». Chissà quante volte
l’avranno cantata gli abitanti di
Charlotte pensando agli Hornets, la
loro ex squadra che, trasferitasi a
New Orleans, ha avuto prima la
fortuna di abbracciare Chris Paul e
poi la prima scelta al Draft 2012, con
cui è arrivato Anthony Davis. I
Bobcats, invece, sono costretti ad
accontentarsi del compagno di
squadra di Davis a Kentucky, Kidd-
Gilchrist. E se andasse bene lo
stesso?
12 di 30 Arrivi: Michael Kidd-Gilchrist e Jeffery Taylor (Draft); Ramon
Sessions (FA, Lakers), Brendan Haywood (FA, Mavericks),
DaJuan Summers (FA, Hornets) e Ben Gordon (trade, Pistons).
Partenze: Derrick Brown (FA, Spurs), D.J. Augustin (FA,
Pacers) e Corey Maggette (trade, Pistons); Eduardo Najera
(ritiro).
Quintetto: Ramon Sessions, Ben Gordon, Michael Kidd-
Gilchrist, Bismack Biyombo, Brendan Haywood.
Obiettivo principale della franchigia del North Carolina è
migliorare quanto fatto lo scorso anno, cancellare quello che è
stato il peggior record della storia NBA (7 vittorie, 59 sconfitte)
che per di più non ha portato all’assegnazione della prima scelta
(andata a New Orlweans). La missione non è impossibile: la
seconda scelta al draft (Kidd-Gilchrist), l’arrivo di Ramon
Sessions dai Lakers e di Ben Gordon dai Pistons (più una futura
prima scelta) sono il presupposto per poter far bene. Kidd-
Gilchrist porterà in dote le sue forti capacità di attaccare il
canestro e di andare a rimbalzo, Sessions potrebbe formare una
coppia ben assortita con Walker e Gordon risolverà il problema
delle pessime percentuali dall’arco fatte registrare lo scorso
anno (29%). Puntellato è stato anche il settore lunghi con
l’arrivo di Haywood da Dallas. Sarà suo il compito di dare
maggiore “presenza” nel pitturato e dare un maggiore contributo
in difesa.
Rispetto all’anno passato è stato cambiato anche il coach. Sulla
panchina forse meno ambita della Lega siederà Mike Dunlap,
già assistente di George Karl tra il 2006 e il 2008 ai Nuggets e
reduce dall’esperienza alla St. John’s University. Poca
esperienza da head-coach ma gli esperti ne parlano un gran
bene. Questo il quintetto ipotizzabile: Sessions (Walker),
Gordon, Kidd-Gilchrist, Biyombo, Haywood.
Pronostico: 25/30 W.
Roster: Biyombo C, Carroll G, Diop
C, B. Gordon G, Haywood C,
Henderson G, Higgins G, Kidd-
Gilchrist F, Mullens F-C, Owens F,
Sessions G, Summers F, J. Taylor F,
T. Thomas F, K. Walker G, R.
Williams G.
Eugenio Nardone
Miami Heat
Lift Off
Jay-Z & Kanye West ft. Beyoncé
Watch the Throne 0.00 4.26
Ft. LeBron James
Con la vittoria del titolo 2012 LeBron
è riuscito finalmente a scrollarsi di
dosso il peso di una vittoria finale che
gli era sfuggita troppe volte in carriera
e che aveva portato diversi
appassionati ad interrogarsi sulla sua
attitudine. Adesso per LeBron e
compagni c’è il compito più difficile:
confermarsi. Riuscirà LeBron a
sedersi nuovamente sul trono?
13 di 30 Arrivi: Justin Hamilton, Jarvis Varnado e Robert Dozier (Draft);
Ray Allen (FA, Celtics), Mickell Gladness (FA, Heat), Josh
Harrellson (FA, Knicks), Rashard Lewis (FA, Hornets) e Garrett
Temple (FA).
Partenze: Eddy Curry (FA, Spurs) e Ronny Turiaf (FA,
Clippers).
Quintetto: Mario Chalmers, Dwyane Wade, LeBron James,
Udonis Haslem, Chris Bosh.
E’ stata un’estate poco movimentata per i Miami Heat,
sicuramente molto meno rispetto alle ultime. E’ arrivato il titolo,
quindi LeBron è più tranquillo. Inoltre i colpi di mercato sono
stati nel complesso pochi. Sicuramente ben scelti e
complementari al roster, ma numericamente non tanti.
Nonostante sia rimasto sorprendentemente Mike Miller, eroe
delle finals, il team della Florida ha deciso di aggiungere alla
collezione di talenti in maglia Heat due specialisti dal perimetro:
Ray Allen e Rashard Lewis. Entrambi arrivati da free agent, il
primo in scadenza con Boston, il secondo amnistiato da
Washington. L’arrivo di “He got game” è stato sicuramente più
pubblicizzato. Jesus Shuttlesworth, al secolo Ray Allen, è in
cerca del suo secondo anello, dopo quello ottenuto ormai 5
stagioni fa. Lewis invece vorrebbe provare per la prima volta in
carriera la gioia di vincere il titolo. E per questa ragione si è
unito ai più forti, sapendo di potergli dare un contributo
abbastanza importante. A roster ci sono anche un bel po’ di
contratti non garantiti: le conoscenze del basket italiano Jarvis
“Tornado” Varnado (passato per Roma e Pistoia) e Garrett
Temple, protagonista di tanti “losing effort” nella fallimentare
stagione di Casale Monferrato. Sembrerebbe diretto in Europa il
rookie Hamilton. Hanno lasciato South Beach Eddy Curry (Free
agent), Juwan Howard (che potrebbe ritirarsi) e Turiaf, che
viaggia verso lidi losangelini, sponda Clippers. Gli Heat,
nonostante i rinforzi delle rivali, restano comunque uno dei
migliori roster in circolazione (se non il migliore).
Roster: R. Allen G, J. Anthony C,
Battier F, Bosh F, Carney G-F,
Chalmers G, Cole G, J. Hamilton C,
Harrellson C, T. Harris G, Haslem F,
L. James F, J. Jones G-F, Lewis F,
Miller F, Pittman C, Temple G,
Varnado F-C, Wade G.
Angelo Lenoci
Miami Heat
Il titolo finalmente è arrivato. Ed è quello di cui Miami aveva
bisogno più di qualsiasi altra cosa, il vero colpo in vista della
nuova stagione, più di ogni rookie o tiratore. I miglioramenti di
James nell’ultimo anno sono stati tangibili: difesa, leadership e
post basso hanno cambiato profondamente il gioco del
prescelto. Wade si è adattato al ruolo di secondo violino e Bosh
è un complemento sempre migliore. I ragazzi di Spoelstra
incarnano il basket moderno e l’atipicità di quest’ultimo come
pochissimi. Il gioco degli Heat è sempre più lontano dai pick and
roll tra play e pivot, asse portante delle grandi squadre fino a
pochi anni o decenni fa (Magic-Kareem, Stockton to Malone,
Parker-Duncan). Tanto atletismo, palla in mano agli esterni
(guardia e ala piccola), poco gioco spalle a canestro dei lunghi,
anche perché la mancanza di pivot talentuosi si fa sentire.
Questo stile può piacere o meno, ma finché i risultati sono dalla
parte di James e compagni, pochi possono proferire parola.
Ovviamente da Miami ci si aspetta il repeat, nonostante i super
Lakers di Kobe e Howard, i Bulls del rigenerato Rose e i
Thunder sempre più vogliosi di vincere. Perché, nonostante
l’ultimo trionfo, “Not one, not two, not three, not four, not five, not
six, not seven” ce lo ricordiamo tutti.
Pronostico: 60/65W.
Angelo Lenoci
Tra i giocatori storici dei Miami
Heat troviamo Tim Hardaway
e Alonzo Mourning. Il primo
guida la classifica della
squadra per tiri da tre tentati e
segnati, il secondo per
stoppate, rimbalzi offensivi e
totali. Mourning è inoltre
secondo per punti segnati in
maglia Heat e terzo per
presenze, dietro a Dwyane
Wade e Udonis Haslem;
Hardaway, con 367, è decimo.
Orlando Magic
Boulevard of Broken Dreams
Green Day
American Idiot 0.00 4.20
Ft. Jameer Nelson
«I walk a lonely road». Come il
protagonista della canzone, anche
Jameer cammina solo. Nella sua
stagione migliore i Magic sono arrivati
in finale; poi Turkoglu, anche se dopo
ha fatto ritorno, si è svincolato, Lewis
è stato scambiato e Dwight Howard,
l’ex uomo franchigia, ha voltato le
spalle ai suoi. Nelson, invece, ha
rinnovato il contratto. Una bandiera.
14 di 30 Arrivi: Andrew Nicholson e Kyle O’Quinn (Draft); Armon
Johnson (FA, Nets), E’Twaun Moore (FA, Rockets), Arron Afflalo
(trade, Nuggets), Al Harrington (trade, Nuggets), Gustavo Ayon
(trade, Hornets), Josh McRoberts (trade, Lakers), Christian
Eyenga (trade, Lakers), Moe Harkless (trade, Sixers) e Nikola
Vucevic (trade, Sixers).
Partenze: DeAndre Liggins (FA, Thunder), Daniel Orton (FA,
Thunder), Ryan Anderson (trade, Hornets), Earl Clark (trade,
Lakers), Chris Duhon (trade, Lakers), Dwight Howard (trade,
Lakers) e Jason Richardson (trade, Sixers); Quentin
Richardson, Justin Harper e Von Wafer (free-agent).
Quintetto: Jameer Nelson, Arron Afflalo, Hedo Turkoglu, Al
Harrington, Glen Davis.
Il talento va cercato col binocolo in una squadra che ha visto
partire la sua stella e non ha fatto niente per provare a
sostituirla. Dwight ha abbandonato la barca e i Magic, dopo aver
rifiutato Bynum, si sono ritrovati in rosa McRoberts, Eyenga,
Afflalo, Harkless, Vucevic e Harrington. Afflalo ed Harrington
possono essere tra gli uomini di maggior rendimento di una
squadra che può ambire solamente ad una scelta alta al Draft
dell’anno prossimo per provare di nuovo a pescare qualche
talento in grado di spostare gli equilibri. Jameer Nelson con Ish
Smith, Afflalo con J.J. Redick, Turkoglu con Moe Harkless,
Harrington e Big Baby con Gustavo Ayon e il rookie Nicholson.
Non ci sono dubbi sul livello della squadra: basso, anzi
bassissimo. I Magic nella loro storia hanno ricostruito due volte
attraverso una prima scelta al Draft e, in entrambi i cicli, sono
stati in grado di disputare una finale NBA. Shaq e Howard, però,
hanno lasciato la squadra e Orlando è così, per l’ennesima
volta, nella delicata situazione di dover ricostruire da zero.
Quanto ci vorrà? Non è dato sapersi.
Pronostico: 20/25W.
Roster: Afflalo G, Ayon F-C, G. Davis
C-F, Eyenga F, Harkless F,
Harrington F, A. Johnson G, De.
Jones G-F, McRoberts F, Moore G,
Nelson G, Nicholson F, O’Quinn F,
Redick G, I. Smith G, Turkoglu F,
Vucevic F-C.
Filippo Antonelli
Washington Wizards
Another Brick in the Wall
Pink Floyd The Wall
0.00 9.08
Ft. John Wall
«We don’t need no education, we
don’t need no thougt control!». John
Wall ha sempre preso alla lettera
queste parole e ha sempre fatto a
modo suo. In campo è spesso
apparso fuori controllo, una scheggia
impazzita che corre tutto il campo
senza necessariamente che i
compagni riescano a seguirlo.
Quest’anno i Wizards hanno del buon
materiale: Wall riuscirà a guidare la
sua squadra?
15 di 30 Arrivi: Bradley Beal e Tomas Satoransky (Draft); Earl Barron
(FA), Steven Gray (FA), Jannero Pargo (FA, Hawks), A.J. Price
(FA, Pacers), Shavlik Randolph (FA), Martell Webster (FA,
T’Wolves), Trevor Ariza (trade, Hornets) e Emeka Okafor (trade,
Hornets).
Partenze: Andray Blatche (FA, Nets), Morris Almond (FA),
James Singleton (FA) e Rashard Lewis (trade, Hornets).
Quintetto: John Wall, Bradley Beal, Trevor Ariza, Nene, Emeka
Okafor.
I Wizards sono da anni tra le squadre con il peggior record in
NBA ma questo non vuol dire che le cose non possano
cambiare, la dirigenza infatti ha deciso di intraprendere un
percorso preciso aggiungendo, citando i Pink Floyd, diversi
mattoni al muro dove Il muro è ovviamente John Wall, il
concentrato di atletismo ex Kentucky che dovrebbe
rappresentare il futuro della franchigia. Nel frattempo nel District
of Columbia hanno pensato bene di miscelare i giovani prospetti
a giocatori più solidi e concreti invece di aspettare
semplicemente l’esplosione della giovane guardia. Via dunque
l’eterna promessa Blatche e il contratto a dir poco principesco di
Rashard Lewis, al loro posto Okafor, pronto a portare a
Washington la fisicità e la difesa che è sempre mancata sotto i
tabelloni, e Trevor Ariza, il tuttofare che ha sempre dimostrato la
sua utilità in entrambe le metà del campo, senza dimenticare
Martell Webster, non certo un fenomeno ma comunque un
tiratore davvero notevole. Tre giocatori esperti ma non anziani
(solo Okafor raggiunge le 30 primavere) a cui va aggiunto il vero
colpo dell’estate: Bradley Beal, terza scelta assoluta al Draft da
Florida, una guardia davvero completa, un giocatore molto fisico
ma che fa del tiro da lontano la sua arma migliore, in poche
parole il futuro della squadra insieme a Wall.
I Wizards potranno contare anche su Nené dalla prima partita,
proprio il brasiliano infatti, arrivato l’anno scorso a stagione in
Roster: Ariza F, Barron F-C, Beal G,
Booker F, B. Cook F, Jo. Crawford G,
Gray G, Mack G, C. Martin F, Nene
F-C, Okafor C, Ja. Pargo G, Price G,
S. Randolph F, Satoransky G,
Seraphin C, Singleton F, Vesely F,
Wall G, Webster G-F.
Claudio Pavesi
Washington Wizards
corso, si candida a diventare il go-to-guy di Wall grazie al suo
ottimo atletismo, inoltre le sue educatissime mani non possono
fare altro che favorire gli inserimenti di Okafor e i tiri dagli angoli
di Webster, Beal e Jordan Crawford.
Questi sono i punti di partenza di coach Randy Wittman,
confermato dopo il record di 18-31 ottenuto la stagione passata
in cui è succeduto a Flip Saunders, anche se le responsabilità
importanti non mancano, a lui infatti il compito di far maturare
l’ex sesta scelta assoluta Jan Vesely e di insegnare a prendere
le giuste scelte in campo a John Wall, giocatore che ha sempre
seguito la mentalità dei Pink Floyd: “We don’t need no
education, We don’t need no thought control, hey! Teacher!
Leave them kids alone!”.
Pronostico: 30/35W.
Claudio Pavesi
I Wizards presero questo
nome nel ‘97 perché la
dirigenza riteneva che il nome
Bullets, a cui tra l’altro si ispira
l’attuale divisa, fosse troppo
violento. Probabilmente non
sapevano che il nome non
deriva dal “proiettile” ma dal
nome di un paio di scarpe: le
Bata Bullets, prodotte negli
anni ‘40 e ‘50 vicino a
Baltimore, città in cui risiedeva
la franchigia all’epoca.
Northwest Division
P. 54
P. 55
P. 56
P. 58
P. 59
Denver Nuggets Soldier Like Me – Tupac ft.
Eminem
Minnesota Timberwolves All You Need Is Love – The Beatles
Oklahoma City Thunder Now’s My Time – D.J.I.G.
Portland Trail Blazers I Need a Doctor – Dr. Dre &
Eminem ft. Skylar Grey
Utah Jazz A Day in the Life – The Beatles
Classifica scorsa stagione: Oklahoma City Thunder 47-19
Denver Nuggets 38-28
Utah Jazz 36-30
Portland Trail Blazers 28-38
Minnesota Timberwolves 26-40
Denver Nuggets
Soldier Like Me
Tupac ft. Eminem Loyal to the Game
0.00 3.50
Ft. Andre Iguodala
Già nella scorsa stagione i Denver
Nuggets hanno decisamente puntato
sul sistema di gioco, anteponendolo
alle caratteristiche dei singoli. In
quest’ottica va letto l’arrivo di Andre
Iguodala, giocatore che si è distinto
come fenomenale elemento di
sistema nei Philadelphia 76ers. A
Denver potrà trovare tanti «soldati»
che possono combattere al suo
fianco.
16 di 30 Arrivi: Evan Fournier, Quincy Miller e Izzet Turkyilmaz (Draft); Anthony
Carter (FA), Anthony Randolph (FA, T’Wolves), Ben Uzoh (FA, Raptors)
e Andre Iguodala (trade, Sixers).
Partenze: Rudy Fernandez (FA), Arron Afflalo (trade, Magic) e Al
Harrington (trade, Magic).
Quintetto: Ty Lawson, Andre Iguodala, Danilo Gallinari, Anthony
Randolph, JaVale McGee.
I Denver Nuggets arrivano alla stagione NBA 2012/2013 dopo una
buona prova ai playoff, nella serie persa con onore 4-2 contro i più forti
Los Angeles Lakers. Proprio la squadra di Coach Brown ha causato poi,
nei primi giorni di agosto, il più grosso terremoto nel mercato estivo,
mettendo in piedi una trade a quattro squadre che ha rivoluzionato (e
non poco) il panorama NBA, coinvolgendo anche Danilo Gallinari e
compagni: partiti in direzione Orlando Aaron Afflalo e Al Harrington,
coach Karl ha visto arrivare in maglia azzurra Andre Iguodala;una delle
ali piccole più atletiche della lega, che già ai Sixers ha impersonato il
ruolo di leader che sembra ancora non ben definito in Colorado. Con la
conferma di Andre Miller in regia, pronto a dare quell’esperienza che non
guasta mai, con JaVale McGee disponibile già dalla prima partita e con
le conferme di Lawson e di Faried, George Karl potrà lavorare con più
tranquillità e continuare con il progetto di “vinco senza una vera stella”
che finora ha sì portato pochi risultati, ma ha sempre creato problemi a
tutte le altre 29 squadre della lega.
Ciò che sembra davvero funzionare sulle Rocky Mountains è il sistema di
gioco adottato dalla squadra, che fa del ritmo alto e del contropiede la
propria arma migliore, spesso preferito ad un attacco a metà campo;
attacco a metà campo che, proprio per la già citata mancanza di una
stella, a spesso risulta sterile e può rappresentare il vero limite per i
Nuggets. Due parole vanno spese per Danilo Gallinari, apparso in buona
forma nelle partite estive con la nazionale e sempre più go-to-guy,
chiamato a confermare quanto fatto (tanto) di buono nella stagione
passata e a migliorarsi in quella che, senza grossi infortuni, con 82
partite e un ritmo meno incalzante, potrebbe essere davvero quella della
consacrazione tra i grandi (chissà che non possa a questo punto della
sua carriera venire convocato per l’All Star Game 2013…).
Pronostico: 45/50W.
Roster: C. Brewer F, W. Chandler F,
Faried F, Fournier G, Gallinari F, J.
Hamilton G-F, Iguodala G-F, Koufos
C, Lawson G, McGee C, A. Miller G,
Q. Miller F, Mozgov C, A. Randolph
F, Stone G.
Denver Nuggets
Minnesota Timberwolves
All You Need Is Love
The Beatles Magical Mystery Tour
0.00 3.47
Ft. Kevin Love
«Love is all you need». I tifosi dei
Timberwolves non hanno bisogno di
nient’altro. A Love, però, potrebbe
non bastare l’amore di Minneapolis.
Nel corso di quest’estate ha
dichiarato che se i T’Wolves non
dovessero arrivare ai Playoffs
potrebbe pensare di lasciare la
squadra. La dirigenza è determinata a
far sì che Love rimanga ai
Timberwolves a vita.
17 di 30 Arrivi: Robbie Hummel (Draft); Louis Amundson (FA, Pacers), Will Conroy
(FA), Andrei Kirilenko (FA), Alexey Shved (FA), Greg Stiemsma (FA, Celtics),
Chase Budinger (trade, Rockets) e Dante Cunningham (trade, Grizzlies).
Partenze: Michael Beasley (FA, Suns), Anthony Tolliver (FA, Hawks),
Wayne Ellington (trade, Grizzlies), Wesley Johnson (trade, Suns), Brad Miller
(trade, Hornets), Martell Webster (FA, Wizards) e Darko Milicic (FA, Celtics).
Quintetto: Ricky Rubio, Brandon Roy, Chase Budinger, Kevin Love, Nikola
Pekovic.
L’anno della rinascita, l’anno dei primi playoff dell’era post-Garnett,
l’anno di Minnesota. Questo erano, e forse, sono, le premesse per il
2012/2013 dei Timberwolves. I motivi? I più svariati; un mercato di
primissimo piano, con gli arrivi di due potenziali, nonché ex, All Star,
come Brandon Roy e Andrei Kirilenko, l’oro olimpico di Kevin Love, vinto
dando un fondamentale contributo al Team USA, cosa che ha garantito
ancora più rispetto da parte dei big della NBA nei confronti del numero
42, il recupero imminente di Ricky Rubio, rivelatosi da subito un
giocatore di altissimo profilo, di cui i T’Wolves non possono fare a meno.
Eppure il malocchio per i lupi sembra non essere terminato; la sera (in
Europa) del 17 Ottobre, giorno sfortunato più nel Vecchio Continente che
negli Stati Uniti, arriva la notiziaccia: Kevin Love dovrà saltare dalle 4 alle
8 settimane per via di una mano rotta. Nelle peggiore delle ipotesi K-
Love potrà rientrare a metà Dicembre, nella migliore, in quella di
Novembre, il che permetterebbe a Minnesota di usufruire del suo uomo
d’oro pressoché per tutta la stagione. In una squadra che attendeva
ossessivamente il ritorno di Ricky Rubio, non poteva arrivare notizia
peggiore. Gli ottimisti vedono questa come un’occasione per Derrick
Williams di dimostrare il proprio valore, i pessimisti vedono una squadra
incapace di portare a casa dei buoni risultati senza i due giocatori
migliori. Gli unici in grado di traghettare la squadra durante questo
periodo sono Roy e Kirilenko, chiamati immediatamente ad uno sforzo
extra per non mandare tutti gli sforzi del proprietario Glen Taylor alle
ortiche. Se dovessero riuscirci, grazie anche all’aiuto di un supporting
cast di altissimo livello formato da Pekovic, Shved, Stiemsma, Budinger,
Ridnour e Cunningham, poco atletico ma tecnicamente tra i migliori della
NBA, Minnesota potrebbe tentare con Love e Rubio la cavalcata decisiva
verso i playoff e vedere finalmente la luce, fuori dal tunnel imboccato nel
2007.
Pronostico: Best Case 46W – Worst Case 33W.
Roster: Amundson F, Barea G,
Budinger F, Conroy G, Cunningham
F, M. Harris F, Hummel F-G, C.
Johnson F, Jones C-F, Kirilenko F, M.
Lee G, Love F-C, Pekovic C, Ridnour
G, Roy G, Rubio G, Shved G,
Stiemsma C, Tarver G, J. Taylor G,
D. Williams F.
Niccolò Costanzo
Oklahoma City Thunder
Now’s My Time
D.J.I.G. NBA 2k12 Soundtrack
0.00 3.23
Ft. Kevin Durant
Anche senza James Harden, gli
Oklahoma City Thunder restano una
della squadre di punta dell’intera
NBA. La stella assoluta è Kevin
Durant, miglior realizzatore dell’intera
lega. I Thunder hanno già agguantato
la finale NBA nella scorsa stagione e
quest’anno possono e vogliono
puntare ancora più in alto.
18 di 30 Arrivi: Perry Jones III (Draft); DeAndre Liggins (FA, Magic),
Hasheem Thabeet (FA), Kevin Martin (trade, Rockets) e Jeremy
Lamb (trade, Rockets).
Partenze: Royal Ivey (FA, Sixers), Nazr Mohammed (FA, Bulls),
Derek Fisher (FA), James Harden (trade, Rockets), Cole Aldrich
(trade, Rockets), Daequan Cook (trade, Rockets) e Lazar
Hayward (trade, Rockets).
Quintetto: Russell Westbrook, Kevin Martin, Kevin Durant,
Serge Ibaka, Kendrick Perkins.
Dopo un’estate tranquilla, il colpo di scena in casa Thunder
arriva a 3 giorni dall’inizio della regular season. Quando il roster
sembrava dovesse essere speculare a quello dello scorso anno,
è stato raggiunto l’accordo con Houston per una trade che ha
del clamoroso: James Harden a Houston in cambio di Jeremy
Lamb, Kevin Martin e due prime scelte del draft. Insomma, spot
guardia rivoluzionato. Scambio che potrebbe rivelarsi geniale.
Un altro innesto di valore arriva dal draft: Perry Jones III, scelto
alla 28esima, è un giocatore dal talento straordinario, ma sceso
piuttosto in basso al draft a causa dei suoi problemi fisici. Se
limitati questi ultimi, Jones III può essere devastante.
Scommessa sotto le plance con Thabeet: seconda scelta
assoluta, mai decisivo nei Grizzlies dei miracoli. Adesso sbarca
a Oklahoma City per provare il riscatto, partendo da quinto
lungo nella rotazione di coach Brooks. Sostituirà probabilmente
Mohammed, che a 35 anni suonati è tornato a giocare nella sua
città natale, con i Bulls. Anche il venerabile maestro, also known
as Derek Fisher, ha lasciato le pianure dell’Oklahoma, senza
per ora aver trovato una destinazione, nonostante le voci su un
paio di allenamenti con i suoi Lakers. Insomma, il roster è
praticamente invariato rispetto a quello che ha sfiorato l’impresa
nella scorsa stagione.
Le aspettative su Oklahoma non sono poche, è inutile
nascondersi dietro un dito. I Thunder non sono più il gruppo di
Roster: N. Collison F-C, Durant F,
Ibaka F-C, R. Jackson G, P. Jones F,
Jeremy Lamb G-F, Liggins G, K.
Martin G, Maynor G, Perkins C,
Sefolosha G, Thabeet C, Westbrook
G.
Angelo Lenoci
Oklahoma City Thunder
giovani ragazzi all’arrembaggio che tentano l’impresa affidandosi al
talento dei suoi magnifici tre giocatori. Sono un sistema quasi
collaudato, con giocatori complementari, che punta decisamente in
alto. Dopo la spettacolare avventura della scorsa stagione, ci si
aspetta quel salto di qualità in più che possa permettere a Durant e
compagni di conquistare l’anello. Non sono arrivati giocatori capaci di
dare quel qualcosa in più, quindi meno isolamenti, più gioco di
squadra e qualche aggiustamento difensivo devono essere i “must”
per raggiungere un livello più alto in casa Thunder. La stella del
gruppo è sicuramente Kevin Durant, ormai meritatamente titolare
dell’etichetta di super stella al livello dei Lebron e Kobe di questo
mondo. Il secondo violino, e qui casca l’asino, è Russell Westbrook.
Non si capisce, e forse mai ci riusciremo, come un playmaker che
pretende per così tanti minuti la palla in mano, possa essere adatto a
un sistema che gli mette accanto due tiratori da favola. L’anno scorso,
nel finale di stagione, il numero 0 ha leggermente migliorato la qualità
delle sue scelte e la selezione dei tiri, ma c’è ancora un bel po’di
strada da fare. E qui tocca a coach Brooks: deve convincerlo che per
portare a casa il titolo deve mettersi al servizio della squadra e non
pretendere che essa sia al suo servizio. Un po’ come successo a
Miami con Dwyane Wade, che ormai ha superato tutti i problemi di
convivenza con James. Le due guardie invece sono i nuovi arrivati:
Kevin Martin e Jeremy Lamb. L’ex Sacramento Kings è un
realizzatore di sopraffino livello, e per la prima volta in carriera avrà
un ruolo importante in una squadra che punta al titolo. I suoi canestri
saranno importanti per la corsa all’anello. Il rookie invece dovrebbe
partire dalla panca, ma non escludiamo che riesca a trovare un posto
in quintetto, visto il suo talento. Se dovesse rispettare le aspettative,
potremmo ricordare questa trade come un vero e proprio furto (nel
senso positivo del termine) di Sam Presti, visto il contemporaneo
arrivo di Martin e due scelte, che probabilmente saranno lottery pick.
Insomma, imparare dalle sconfitte e riuscire a inserire i nuovi acquisti
saranno i leitmotiv della stagione dei Thunder. E potrebbe essere
davvero l’anno giusto: la trade di Green si è rivelata azzeccata, se
anche questa dovesse esserlo, poche squadre saranno in grado di
opporsi a OKC. E a volte i sogni diventano realtà. Non sorprendetevi
se nell’ottobre 2013 gli anelli saranno consegnati ai blu-arancio che 3
o 4 stagioni fa faticavano ad arrivare alle 25 vittorie.
Pronostico: 60/65W.
Angelo Lenoci
Prima di trasferirsi ad
Oklahoma City, i Thunder
avevano il nome di
Supersonics e giocavano a
Seattle, nello stato di
Washington. I Sonics hanno
giocato anche una finale NBA
contro i Bulls di Jordan. Le
stelle di quella squadra erano
Gary Payton e Shawn Kemp.
Portland Trail Blazers
I Need a Doctor
Dr. Dre and Eminem ft. Skylar Grey
Detox 0.00 4.44
Ft. LaMarcus Aldridge
I Blazers negli ultimi anni non hanno
avuto particolari debolezze o problemi
di organico, ma non hanno raggiunto
obiettivi alti a causa dei continui
infortuni. Anche LaMarcus Aldridge,
l’attuale stella della squadra, si è
dovuto sedere in anticipo nel corso
della stagione 2011/2012 per
problemi fisici. I Blazers sperano di
non avere altri problemi gravi al fine
di continuare il processo di
ricostruzione.
19 di 30 Arrivi: Damian Lillard, Meyers Leonard e Will Barton (Draft); Adam
Morrison (FA), Joel Freeland (FA), Victor Claver (FA), Ronnie Price
(FA, Suns), Jared Jeffries (trade, Knicks) e Sasha Pavlovic (trade,
Celtics).
Partenze: Dan Gadzuric (FA, Sixers), Shawne Williams (FA), Jamal
Crawford (FA, Clippers), Jonny Flynn (FA, Pistons), Joel Przybilla
(FA, Bucks), Craig Smith (FA), Raymond Felton (trade, Knicks), Jon
Diebler (trade, Rockets) e Kurt Thomas (trade, Knicks).
Quintetto: Damian Lillard, Wesley Matthews, Nicolas Batum,
LaMarcus Aldridge, Meyers Leonard.
L’ultima stagione in casa Blazers può essere etichettata come
“dispari”, di quelle da cancellare dal calendario, nella quale si spera
solo che tutto finisca al più presto per poter riordinare le idee e
ricostruire con calma in vista della nuova annata. La base da cui
ricominciare è senza dubbio LaMarcus Aldridge, che nonostante le
partenze di Wallace e Camby(e il ritiro di Brandon Roy) ha deciso di
rimanere in Oregon, convinto da quello che sembra un progetto
giovane e di belle speranze. Assieme a lui, i tifosi si aspettano molto
da Nicolas Batum, che ha rinnovato il contratto dopo che i Blazers
hanno dovuto la non proprio bassa offerta proveniente dai Minnesota
Timberwolves e da Wesley Matthews, destinato alla definitiva
esplosione. L’arrivo di Neil Olshey (Il GM che regalò ai Clippers Chris
Paul, Chauncey Billups e altri) ha portata una ventata di entusiasmo,
dovuta all’ingaggio di una sesta scelta assoluta come Damian Lillard
(sperando che non si ripeta il dramma Oden), insieme all’acquisizione
dei due eroi greci dell’ultima Eurolega Papanikolaou e Printezis, che
però, per ora, rimarranno ancora all’Olympiakos. Se il mercato in
entrata risulta un buon punto d’appoggio per l’avvio della regular
season (importante anche il rinnovo di Hickson), quello in uscita può
essere in grosso punto interrogativo: oltre a Felton e Kurt Thomas,
diretti verso i Knicks, i rossoneri hanno ceduto Jamal Crawford ai
Clippers e Jonny Flynn ai Pistons, mancando così di quell’esperienza
necessaria per poter fare strada nelle 82 partite di stagione regolare.
Il progetto è buono, ma probabilmente non destinato a dare frutti nel
breve periodo.
Pronostico: 30/35W.
Roster: Aldridge F, Babbitt F, Barton
G, Batum F-G, Claver F, Freeland F,
Hickson F, Jeffries F, M. Leonard C,
Lillard G, Matthews G, Pavlovic G-F,
R. Price G, C. Smith F, N. Smith G, E.
Williams G.
Davide Quaranta
Utah Jazz
A Day in the Life
The Beatles Sgt. Pepper’s Lonely
Hearts Club Band 0.00 5.23
Ft. Al Jefferson
Ci sono squadre fenomenali e
squadre incredibilmente scarse. Poi ci
sono quelle di mezzo, ordinarie, che
si apprestano a vivere stagioni non
indimenticabili, ma nemmeno da
buttare. I Jazz appartengono a questa
categoria. Al Jefferson è un centro
solido che, con Paul Millsap, forma un
reparto lunghi invidiabile, ma il
contesto è di livello medio. Nemmeno
i punti di Mo Williams e Randy Foye
dovrebbero riuscire a garantire ai
Jazz una stagione di successo.
20 di 30 Arrivi: Kevin Murphy (Draft), Brian Butch (FA), Randy Foye (FA,
Clippers), Trey Gilder (FA), Darnell Jackson (FA), Chris Quinn
(FA), Marvin Williams (trade, Hawks) e Mo Williams (trade,
Clippers).
Partenze: C.J. Miles (FA, Cavaliers), Blake Ahearn (FA, Pacers)
e Devin Harris (trade, Hawks).
Quintetto: Mo Williams, Randy Foye, Gordon Hayward, Paul
Millsap, Al Jefferson.
Stagione di transizione per gli Utah Jazz, bloccati nel limbo tra
la mediocrità assoluta che significa possibilità di ricostruzione al
draft ed eccellenza, che significa possibilità di lottare per il titolo.
Proprio nel mezzo stanno i Jazz, che hanno trascorso un'estate
anonima seppur cambiando qualcosina a livello di roster. Mo
Williams, Marvin Williams e Randy Foye saranno sicuramente
giocatori importanti all'interno delle rotazioni, che saranno però
prive di Devin Harris, sbarcato ad Atlanta. Sotto le plance Utah
non ha nulla da invidiare a nessuno, con il frontcourt composto
da Paul Millsap e Al Jefferson. Dalla panchina faranno la loro
comparsa i giovani Enes Kanter e Derrick Favors, che
sicuramente saranno in grado di offrire un contributo più
sostanzioso rispetto alla stagione passata. Il problema dei Jazz
risiede però tra gli esterni, che hanno poca pericolosità
offensiva: Mo Williams, Foye e Hayward possono sì aprire la
difesa, ma non essere delle presenze realizzative importanti per
lunghi periodi di tempo. Dall'anno scorso non cambierà poi
molto nel rendimento di Utah: vincere a Salt Lake City non è e
non sarà mai facile, ma alla squadra che fu di Stockton e
Malone non basterà per essere una contender. Un primo turno
di playoff sarebbe già un successo.
Pronostico: 40/45W.
Roster: R. Bell G, Burks G, D. Carroll
F, J. Evans F, Favors F-C, Foye G,
Hayward F, A. Jefferson C, Kanter C,
Millsap F, K. Murphy G, Tinsley G, E.
Watson G, Mo Williams G, Ma.
Williams F.
Marco Conti
Pacific Division
P. 61
P. 62
P. 64
P. 65
P. 66
Golden State Warriors California Love – Tupac ft. Dr. Dre
Los Angeles Clippers To Live and Die in L.A. – Tupac ft.
Val Young
Los Angeles Lakers All Eyez on Me – Tupac ft. Big Syke
Phoenix Suns You Are My Sunshine – Johnny
Cash
Sacramento Kings Young, Wild and Free – Wiz Khalifa
& Snoop Dogg ft. Bruno Mars
Classifica scorsa stagione: Los Angeles Lakers 41-25
Los Angeles Clippers 40-26
Phoenix Suns 33-33
Golden State Warriors 23-43
Sacramento Kings 22-44
Golden State Warriors
California Love
Tupac ft. Dr. Dre All Eyez on Me
0.00 6.25
Ft. Stephen Curry
Roster giovane ed altamente futuribile
per i Golden State Warriors, che si
presentano alle porte della stagione
2012/2013 con un quintetto di enorme
talento e diversi elementi della
squadra che possono stupire la lega.
Al fianco di Steph Curry troviamo Klay
Thompson, sophomore che ha fatto
faville nell’anno da rookie, Harrison
Barnes, ala talentuosissima in uscita
da North Carolina, e il solidissimo
David Lee, protagonista degli
Warriors nelle ultime stagioni.
21 di 30 Arrivi: Harrison Barnes, Festus Ezeli, Draymond Green e
Ognjen Kuzmic (Draft); Kent Bazemore (FA), Carl Landry (FA,
Hornets) e Jarrett Jack (trade, Hornets).
Partenze: Earl Barron (FA, Wizards), Nate Robinson (FA,
Bulls), Dominic McGuire (FA, Raptors), Kwame Brown (FA,
Sixers) e Dorell Wright (trade, Sixers).
Quintetto: Stephen Curry, Klay Thompson, Harrison Barnes,
David Lee, Andrew Bogut.
I Warriors si presentano alla nuova stagione cambiati
profondamente, sulla carta il quintetto potrebbe essere lo stesso
dell’anno scorso: Bogut, Lee, Rush, Thompson, Curry; ma gli
arrivi di due sesti uomini come Carl Landry e Jarrett Jack e del
rookie Harrison Barnes fanno salire di parecchio le quotazioni
della franchigia di Oakland. Green, Bazemore e Ezeli sono
elementi molto interessanti e il loro impatto con l’NBA farà da
bilanciere per la stagione dei Warriors.
Pronostico: 35/40W.
Roster: H. Barnes F, Bazemore G,
Biedrins C, Bogut C, S. Curry G, Ezeli
C, D. Green F, Jack G, R. Jefferson
F, C. Jenkins G, Landry F, D. Lee F-
C, Rush F-G, K. Thompson G, Tyler
F-C.
Fabio Trinchero
Los Angeles Clippers
To Live and Die in L.A.
Tupac ft. Val Young The Don Killuminati: The 7
Day Theory 0.00 4.34
Ft. Chris Paul
«To live and die in LA it’s the place to
be…». Mai come quest’anno la città
degli Angeli è il centro del mondo
cestistico. E CP3, dopo dei Playoffs di
livello eccelso e una medaglia d’oro
olimpica che proprio schifo non fa, è
pronto a caricarsi sulle spalle i suoi.
Ha voluto LA, e con la complicità di
Stern è finito nella metà “sbagliata”.
Può renderla quella giusta, può
vincere o perdere, vivere o morire: in
ogni caso «It’s the place to be!».
22 di 30 Arrivi: Matt Barnes (FA, Lakers), Jamal Crawford (FA, Blazers),
Grant Hill (FA, Suns), Ryan Hollins (FA, Celtics), Ronny Turiaf
(FA, Heat), Willie Green (trade, Hawks) e Lamar Odom (trade,
Mavericks).
Partenze: Ryan Gomes (FA), Randy Foye (FA, Jazz), Nick
Young (FA, Sixers), Reggie Evans (trade, Nets) e Mo Williams
(trade, Jazz).
Quintetto: Chris Paul, Chauncey Billups, Caron Butler, Blake
Griffin, DeAndre Jordan.
Facciamo per un attimo finta che questo sia un mondo perfetto.
Donald Sterling – proprietario leggenda dei Clips – osserva da
uno skybox dello Staples la presentazione della versione più
forte di sempre della sua squadra. Si dispiace un po’ per il suo
portafogli, ma vedere tutti insieme due pluricampioni NBA
(Odom e Billups), un futuro Hall of Famer che a 40 anni gioca
come un ventenne (Hill), un potenziale (ed ex) Sixth Man of the
Year (Crawford), una solidissima guardia titolare (Green) e altri
tre giocatori dalla panca che sarebbero in quintetto in almeno
15 squadre NBA (Turiaf – Barnes – Hollins) è una bella
soddisfazione. Senza contare che sono rimasti uno dei centri
più atletici della Lega (De Andre Jordan), l’ala piccola più
sottovalutata, e produttiva, d’America (Butler). Ah sì, poi ci
sarebbero quei due: Blakezilla e CP3, ovvero – rispettivamente -
il giocatore più elettrizzante e il playmaker più devastante del
modo conosciuto.
Sempre se fossimo in un mondo ideale, Vinny del Negro – una
stagione 2011-2012 vissuta pericolosamente a causa di un
rapporto vittorie/aspettative pendente sul denominatore e
terminata male in semifinale di Conference contro i più esperti
Spurs – arringherebbe i suoi più o meno così: «Ok ragazzi,
l’anno scorso è andata bene, ma non benissimo. Quest’anno
però abbiamo un roster con i controc… Lo so che molto
dipenderà dalla tenuta fisica dei nonni (senza offesa a Grant e a
Roster: M. Barnes F, Billups G,
Blakely F, Bledsoe G, C. Butler F, Ja.
Crawford G, W. Green G, Griffin F, G.
Hill F, Hollins C, Jordan C, Leslie G,
Odom F, Paul G, Plaisted F,
Thompkins F, Thorns G, Turiaf C.
Mattia Kolletzek
Los Angeles Clippers
Big Shot) e dalla capacità di rimanere concentrati in difesa.
Concentrati Lamar, non come l’anno scorso, ok? No non mi
interessa uscire con un Kardashian. Comunque, abbiamo
esperienza e talento come mai nella nostra storia. Se giochiamo
altruisti non ci ferma nessuno, tanto meno quelli là…dai avete
capito chi parlo, quelli che stanno antipatici a Matt».
Già, ma non siamo in un mondo ideale, sfiga. I Clippers
2012/2013 cono pazzeschi, per profondità, esperienza e talento.
Ma proprio quest’anno “quelli là” (i giallo viola per chi non
l’avesse capito) hanno allestito un all-star team. I
biancorossoblu potrebbero seriamente essere i primi ad Ovest.
Rischiano di non essere i primi a Los Angeles. That’s why I love
L.A. (Clippers).
Pronostico: 50+W.
Mattia Kolletzek
Il miglior marcatore della
storia dei Clippers è Randy
Smith, guardia/ala che ha
giocato con la maglia di
questa squadra (con le
denominazioni di Buffalo
Braves e San Diego Clippers)
prima dal 1971 al 1979 e poi
anche nella stagione
1982/1983. Alle sue spalle
Bob McAdoo e poi un
giocatore ancora in attività, il
lungo Elton Brand.
Los Angeles Lakers
All Eyez on Me
Tupac ft. Big Syke All Eyez on Me
0.00 5.08
Ft. Kobe Bryant
Quest’anno non ci sono più scuse: il
roster allestito dalla dirigenza dei
Lakers è stellare e deve per forza
ambire a vincere il titolo NBA. Più che
su Kobe Bryant, la cui mano in
carriera non ha mai tremato, gli occhi
di tutti sono sul centro Dwight
Howard, che ha scelto di
abbandonare i suoi Magic per provare
a vincere con Nash, Kobe, Metta e
Gasol.
23 di 30 Arrivi: Darius Johnson-Odom e Robert Sacre (Draft), Antawn
Jamison (FA, Cavs), Jodie Meeks (FA, Sixers), Earl Clark (trade,
Magic), Chris Duhon (trade, Magic), Dwight Howard (trade, Magic)
e Steve Nash (trade, Suns).
Partenze: Ramon Sessions (FA, Bobcats), Andrew Bynum (trade,
Sixers), Christian Eyenga (trade, Magic) e Josh McRoberts (trade,
Magic).
Quintetto: Steve Nash, Kobe Bryant, Metta World Peace, Pau
Gasol, Dwight Howard.
I Red Hot Chili Peppers il cui bassista, ‘Flea’, è un grandissimo fan
dei Lakers, cantavano in un loro celebre pezzo “Dreaming
Californication”. Ecco, l’idea che quest’anno nella città degli angeli
si seguirà un sogno c’è, eccome. Los Angeles sponda Lakers ha le
ali dell’entusiasmo spiegate dopo un’estate di mercato clamorosa
che ha permesso la creazione di un quintetto-base di abnorme
qualità cestistica. Certo, la Pre Season della squadra allenata da
Mike Brown non ha propriamente seguito i buoni auspici che ci
sono, invece, per la stagione. E certo, la chimica tra Nash, Bryant,
Gasol e Howard è un problema, così come difficile sarà inserire
giocatori di questo spessore individuale in un sistema come può
essere quello della Princeton Offense. Lo staff tecnico ha parlato
più volte di questo aspetto, ma tanti sono ancora i punti di
domanda, relativi anche alla rotazione adeguata che il roster potrà
avere. Meeks o Ebanks come vice-Kobe? Jamison da schierare
come ala grande o meglio ala piccola per lasciare il giusto spazio a
Jordan Hill (anch’egli colpito dall’ernia al disco, tra l’altro)? Questi e
tanti altri sono i punti interrogativi. Cosa accadrà lo vedremo nei
prossimi mesi. Sicuramente ad oggi i Los Angeles Lakers sono più
una squadra da Regular Season che da Playoffs. E questo,
aggiunto al fatto che i principali rivali sulla carta ad Ovest
(Thunder) e ad Est (Heat) hanno già una chimica e un gruppo
collaudato potrà fare decisamente la differenza. Mike Brown ha del
lavoro da fare: riuscirà a mostrarsi all’altezza di questo compito
con il roster di grandissimo livello che ha a disposizione?
Pronostico: 58-60W.
Roster: Blake G, Bryant G, Clark F,
Duhon G, Ebanks F, P. Gasol F-C, J.
Hill C, Howard C, Jamison F,
Johnson-Odom G, Meeks G, D.
Morris G, Nash G, Sacre C, World
Peace F.
Davide Mamone
Phoenix Suns
You Are My Sunshine
Johnny Cash Unearthed
0.00 2.35
Ft. Marcin Gortat
«But now you left me to love another,
you have shattered all of my
dreams». I Suns sono ovviamente
distrutti dalla partenza del playmaker
Steve Nash, ma nel roster c’è un
elemento che potrebbe essere più
disperato degli altri. Con i passaggi
illuminanti del playmaker canadese, il
centro polacco Marcin Gortat si è
affermato come uno dei migliori dieci
centri della lega nella stagione
passata. Riuscirà a ripetersi senza
Nash?
24 di 30 Arrivi: Kendall Marshall (Draft), Michael Beasley (FA,
T’Wolves), Goran Dragic (FA, Rockets), Solomon Jones (FA),
Jermaine O’Neal (FA), P.J. Tucker (FA), Luis Scola (FA,
Rockets) e Wesley Johnson (trade, T’Wolves).
Partenze: Josh Childress (FA), Grant Hill (FA, Clippers), Ronnie
Price (FA, Blazers), Steve Nash (trade, Lakers), Robin Lopez
(trade, Hornets) e Hakim Warrick (trade, Hornets).
Quintetto: Goran Dragic, Shannon Brown, Jared Dudley, Luis
Scola, Marcin Gortat.
La partenza di Steve Nash e la probabile assenza a lungo
termine di Channing Frye per problemi al cuore, cambiano
radicalmente l’aspetto dei Phoenix Suns rispetto alla passata
stagione. Ma nonostante tutto la franchigia dell’Arizona si è
rinforzata sotto canestro grazie alla firma dell’argentino Luis
Scola, che va a comporre con Marcin Gortat una frontline di
tutto rispetto. Nello slot di ala piccola Micheal Beasley e il più
che collaudato Jared Dudley si contenderanno i minuti sul
parquet; tra le guardie si segnala l’apprezzato ritorno da
Houston del figliol prodigo cresciuto sotto l’ala del maestro
Steve Nash, Goran Dragic. Mentre il draft ha portato il miglior
assistman delle passata stagione NCAA, Kendall Marshall. Loro
due paiono in poleposition per i posti in quintetto da esterno, ma
scalpiteranno in panchina in attesa di minuti in campo Shannon
Brown e il playmaker Sebastian Telfair, ex Timberwolves.
Pronostico: 30/35W.
Roster: Beasley F, S. Brown G,
Dragic G, Dudley F, Frye F-C, Garrett
G, Gortat C, W. Johnson F, Marshall
G, M. Morris F, O’Neal C, Scola F,
Telfair G, Tucker F, L. Zeller F-C.
Fabio Trinchero
Sacramento Kings
Young, Wild and Free
Wiz Khalifa & Snoop Dogg ft. Bruno Mars
Mac & Devin Go to High School
0.00 2.35
Ft. DeMarcus Cousins
Uno dei lunghi più efficaci della
scorsa stagione, nonostante
l’elevatissimo numero di tiri, è stato
DeMarcus Cousins, che si è
ufficialmente candidato per il titolo di
stella dei Sacramento Kings. I Kings
sono «giovani, selvaggi e liberi», sono
una squadra composta da talenti
fenomenali che però, troppo spesso,
sembrano lavorare poco con la testa
in campo. Se dovessero esserci
miglioramenti nei giocatori chiave, i
Kings potrebbero diventare nel corso
delle prossime stagioni una squadra
devastante.
25 di 30 Arrivi: Thomas Robinson (Draft); Aaron Brooks (FA).
Partenze: Terrence Williams (FA, Raptors) e Hassan Whiteside
(FA).
Quintetto: Tyreke Evans, Marcus Thornton, Francisco Garcia,
Thomas Robinson, DeMarcus Cousins.
Al termine di quella ricostruzione che durò poco più di un lustro
e che avrebbe dovuto riportare fiducia nell'ambiente Kings, a
Sacramento non sembra essere cambiato molto. E dire che di
talento ce n'è: Tyreke Evans e DeMarcus Cousins sono due dei
giovani più promettenti della NBA, ma i Kings proprio non
riescono ad essere competitivi. Nonostante i grandi
miglioramenti di Cousins dopo il licenziamento dell'ex coach
Paul Westphal, il record non aveva però beneficiato dei passi
avanti del lungo dell'Alabama. Certamente la dirigenza ripone
molte speranze in Thomas Robinson, 5° scelta - a sorpresa,
perché si pensava finisse più in alto - del draft: il prodotto di
Kansas assicurerà sicuramente punti e rimbalzi alla causa e
insieme a Cousins potrebbe rappresentare un temibile
pacchetto lunghi. Tra gli esterni, Thornton ed Evans
contribuiranno moltissimo a livello realizzativo, mentre Fredette
deve ancora dimostrare molto al mondo NBA dopo la
difficilissima stagione iniziale. Brooks è un buon innesto, ma la
sensazione è che nel roster ci sia più individualismo che talento:
per questo Sacramento migliorerà sì lievemente i risultati della
stagione passata, ma navigherà a debita distanza dall'ottavo
posto utile per l'accesso ai Playoffs, seppur ai Kings il talento
non manchi di certo. Possibile squadra del futuro.
Pronostico: 30/35W. Roster: Brooks G, Cousins C, T.
Evans G, Fredette G, Garcia F-G,
Hayes F-C, Honeycutt F, J. Johnson
F, Outlaw F, T. Robinson F, Salmons
F-G, I. Thomas G, J. Thompson F, M.
Thornton G.
Marco Conti
Southwest Division
P. 68
P. 69
P. 71
P. 73
P. 74
Dallas Mavericks Everybody’s Changing – Keane
Houston Rockets Hi, I’m James – Dirty Dike
Memphis Grizzlies Mind Your Manners – Chiddy
Bang ft. Icona Pop
New Orleans Hornets Get Ready for This – 2 Unlimited
San Antonio Spurs Young Forever – Jay-Z ft. Mr.
Hudson
Classifica scorsa stagione: San Antonio Spurs 50-16
Memphis Grizzlies 41-25
Dallas Mavericks 36-30
Houston Rockets 34-32
New Orleans Hornets 21-45
Dallas Mavericks
Everybody’s Changing
Keane Hopes and Fears
0.00 3.36
Ft. Dirk Nowitzki
Sembra passata una vita da quando i
Mavericks erano una squadra in
grado di vincere il titolo NBA, ma in
realtà è passato poco più di un anno
solare. Le partenze di giocatori come
Kidd, Barea e Chandler hanno
cambiato completamente il volto della
squadra campione NBA 2011. Dirk
Nowitzki adesso si trova ad essere la
stella di una squadra che deve lottare
per guadagnarsi un posto tra le prime
otto, che non più così scontato come
lo era negli anni passati.
26 di 30 Arrivi: Jared Cunningham, Bernard James e Jae Crowder (Draft);
Chris Kaman (FA, Hornets), O.J. Mayo (FA, Grizzlies), Elton Brand
(FA, Sixers), Darren Collison (trade, Pacers) e Dahntay Jones
(trade, Pacers).
Partenze: Jason Kidd (FA, Knicks), Jason Terry (FA, Celtics), Yi
Jianlian (FA), Brendan Haywood (FA, Bobcats), Ian Mahinmi
(trade, Pacers), Lamar Odom (trade, Clippers) e Kelenna Azubuike
(trade, Cavaliers).
Quintetto: Darren Collison, O.J. Mayo, Shawn Marion, Dirk
Nowitzki, Chris Kaman.
I Dallas Mavericks hanno provato, in estate, a ricostruire un
roster che ormai sembrava obsoleto intorno alla stessa stella,
Dirk Nowitzki. Il fallimento del mercato estivo di Dallas è
evidente, visto che Deron Williams, obiettivo di punta della
franchigia texana, ha risposto picche all'offerta dei Mavericks
per accasarsi a Brooklyn. Ciononostante, Mark Cuban e Donnie
Nelson non si sono lasciati prendere la mano e sono riusciti a
fare dei buoni colpi pur mantenendo libero il salary cap per la
prossima estate. I cambiamenti nel roster di Dallas sono stati
profondi e per questo i Mavericks potrebbero non iniziare
benissimo la stagione alla ricerca dei giusti equilibri. A
peggiorare la situazione è il ginocchio di Nowitzki, che non ha
risposto bene all'inizio di stagione e sta dando noie al tedesco,
tanto che un'operazione potrebbe essere necessaria. La
squadra appare migliorata rispetto all'anno scorso, ma la
situazione fisica di molti dei protagonisti è un'incognita: a partire
dallo stesso Nowitzki passando per gli "injury-proned" Beaubois
e Kaman fino ad arrivare ai probabili futuri acciacchi dei
"vecchietti" Carter e Marion. Di talento ce n'è da vendere e
rispetto all'anno scorso i Mavericks hanno un pacchetto lunghi di
ottimo livello, con gli innesti di Kaman e Brand; la tenuta fisica è
però tutta da verificare e per questo pronosticare più di una
stagione da 6°-7° posto nella terribile Western appare difficile.
Pronostico: 45/50W.
Roster: Beaubois G, Brand F, Carter
G-F, Collison G, Crowder F,
Cunningham G, Curry C, Douglas-
Roberts F, Ely C-F, B. James C, Da.
Jones G-F, Do. Jones G, Kaman C,
Marion F, Mayo G, Nowitzki F, De.
West G, B. Wright F.
Marco Conti
Houston Rockets
Hi, I’m James
Dirty Dike Hi, I’m James
0.00 2.23
Ft. James Harden
«Ciao a tutti, io sono James». Non ha
in realtà bisogno di presentazioni
James Harden, nuovo arrivato in casa
Rockets. Fenomeno mediatico (e non
solo) della scorsa stagione a causa
della sua barba, Harden affianca
adesso un altro giocatore
celebratissimo dai media di tutto il
mondo, Jeremy Lin. Sarà una coppia
esplosiva in positivo o in negativo?
27 di 30 Arrivi: Jeremy Lamb, Terrence Jones e Royce White (Draft);
Donatas Motiejunas (FA), Omer Asik (FA, Bulls), Jeremy Lin
(FA, Knicks), Carlos Delfino (FA, Bucks), Scott Machado (FA),
James Harden (trade, Thunder), Cole Aldrich (trade, Thunder),
Lazar Hayward (trade, Thunder), Daequan Cook (trade,
Thunder), Jon Brockman (trade, Bucks), Toney Douglas (trade,
Knicks), Gary Forbes (trade, Raptors), JaJuan Johnson (trade,
Celtics) e Shaun Livingston (trade, Bucks).
Partenze: Goran Dragic (FA, Suns), Josh Harrellson (FA, Heat),
Jerome Jordan (FA, Grizzlies), Jon Leuer (FA, Cavs), E’Twaun
Moore (FA, Magic), Luis Scola (FA, Suns), Sean Williams (FA),
Kevin Martin (trade, Thunder), Jeremy Lamb (trade, Thunder),
Chase Budinger (trade, T’Wolves), Samuel Dalembert (trade,
Bucks), Courtney Lee (trade, Celtics) e Kyle Lowry (trade,
Raptors).
Quintetto: Jeremy Lin, James Harden, Chandler Parsons,
Terrence Jones, Omer Asik.
Per commentare l’offseason dei Rockets con una canzone si
sarebbe anche potuto usare Revolution dei Beatles
considerando gli infiniti cambiamenti attuati in estate: via i primi
sei realizzatori, via i primi tre rimbalzisti così come anche i primi
tre assistman. L’obbiettivo era quello di svecchiare la squadra e
la missione dovrebbe essere compiuta dato che i principali
indiziati a prendere il posto dei precedenti leader dovevano
essere cinque rookies scelti meticolosamente, tra loro infatti
oltre a due all-arounder come Royce White e Terrence Jones,
due lunghi rimbalzisti con esperienza europea come Furkan
Aldemir (rimasto a crescere in Europa) e Donatas Motiejunas,
potevamo trovare la prima scelta del grande lotto di rookie e
cioè Jeremy Lamb, il leader del futuro. Nonostante sia stato
scelto pochi mesi fa siamo già costretti a parlare di lui al passato
quando lo correliamo ai Rockets, solo il 28 ottobre infatti, a
pochi giorni dall’inizio della stagione, si è potuto compiere il
grande progetto del GM Daryl Morey il quale ha deciso di
Roster: Aldrich C, Asik C, Brockman
F, D. Cook G, Delfino G-F, T.
Douglas G, Forbes G-F, Harden G, L.
Hayward F, J. Johnson F, T. Jones F,
Lin G, Livingston G, Machado G, M.
Morris F, Motiejunas F-C, Parsons F,
Patterson F-C, G. Smith C-F, R.
White F.
Claudio Pavesi
Houston Rockets
disfarsi di Lamb (oltre che di Kevin Martin e un paio di prime
scelte future) per acquistare il neo campione olimpico James
Harden dai Thunder, giocatore che ora dovrà prendersi sulle
spalle una delle franchigie più giovani e inesperte della NBA.
A supportare “il barba” ci sarà Donatas Motiejunas, il rookie più
atteso del gruppo. Dopo essere stato scelto al Draft 2011 infatti
è rimasto un ulteriore anno in Europa a maturare e, ritenendolo
ormai pronto, i Rockets non si sono preoccupati a disfarsi di
Scola, Dalembert e Camby, convinti di aver trovato il lungo del
futuro.
Ovviamente non sono mancati gli investimenti sul mercato Free
Agent, in regia e sotto il tabellone sono arrivati due giocatori dal
contratto molto importante: Jeremy Lin e Omer Asik. Entrambi
però sono scelte rischiose, l’ex Harvard infatti ha brillato solo
per 26 partite e ha avuto molti problemi col numero di palle
perse e col suo ginocchio, il turco invece viene dal suo secondo
anno in NBA, il migliore dal punto di vista statistico ma non certo
strabiliante, per lui 3.1 punti di media, 5.3 rimbalzi e 1 stoppata
in quasi 15 minuti a gara, cifre che al momento non giustificano i
25 milioni in 3 anni strappati in estate.
Il progetto è totalmente sperimentale ma il talento non manca e
l’energia tipica di questi giovani ragazzi (l’unico a raggiungere i
30 anni in tutto il roster è Carlos Delfino) potrebbe giocare
qualche brutto scherzo alle corazzate della lega. Ora tocca a
coach Kevin McHale dare vita al progetto, aiutato dal nuovo
leader della franchigia. Chi? Ovvio, come cantano i Dirty DIke:
“Ciao, mi chiamo James”.
Pronostico: 40W.
Claudio Pavesi
Tutti sanno che l’era d’oro dei
Rockets va collegata ad
Olajuwon grazie a cui vinsero
gli unici due anelli della loro
storia. Pochi invece sanno che
l’ex stella numero 34, essendo
musulmano e quindi
impossibilitato a vestire
oggetti d’oro, dovette mettere
all’asta l’anello del titolo del
’94. In occasione di quello del
’95 i Rockets ne fecero una
versione in platino solo per lui.
Memphis Grizzlies
Mind Your Manners
Chiddy Bang ft. Icona Pop Breakfast
0.00 3.17
Ft. Zach Randolph
«Take a second look and you’ll see
there is no one like me». No, al
mondo non esiste veramente
nessuno come Zach Randolph. Nei
Playoffs 2011, da trascinatore
assoluto e con Rudy Gay ai box,
Randolph eliminava gli Spurs e
portava i Grizzlies a gara 7 contro i
Thunder. Nei Playoffs 2012, invece, i
problemi fisici che lo hanno tenuto a
lungo lontano dal campo non gli
hanno permesso di essere incisivo e i
Grizzlies sono andati a casa al primo
turno contro i Clippers. Quale
Randolph vedremo quest’anno?
28 di 30 Arrivi: Tony Wroten (Draft); Wayne Ellington (FA, T’Wolves) e
Jerryd Bayless (trade, Raptors).
Partenze: O.J. Mayo (FA, Mavericks), Dante Cunningham
(trade, T’Wolves) e Jeremy Pargo (trade, Cavaliers).
Quintetto: Mike Conley, Tony Allen, Rudy Gay, Zach Randolph,
Marc Gasol.
Nella scorsa stagione i Grizzlies sono stati accreditati come
possibile sorpresa dei playoffs, ma, a differenza del 2011,
quando eliminarono gli Spurs e persero solo a gara 7 con i
Thunder, stavolta non sono riusciti ad andare oltre il primo turno
a causa della sconfitta per 4-3 con i Clippers. Nonostante la
squadra non abbia brillato nella post-season, il gm Chris
Wallace quest’estate non ha fatto grandi cambiamenti, in quanto
fermamente convinto della forza del suo roster. O.J. Mayo ha
lasciato Memphis ed è stato rimpiazzato da Tony Wroten, classe
1993, scelta n.25 dell’ultimo Draft, che nell’ultima stagione in
NCAA ha fatto registrare numeri di tutto rispetto (16,7 punti, 5,0
rimbalzi e 3,6 assisti di media a partita). Non fa più parte del
team Gilbert Arenas, mentre sono stati firmati Jerryd Bayless e
Wayne Ellington e ritornerà a disposizione Darrell Arthur. Se la
stagione dei Grizzlies sarà migliore o peggiore delle ultime due,
dipenderà principalmente da Zach Randolph: dopo aver
spiegato pallacanestro a mezza NBA nel 2011, lo scorso anno
ha dovuto affrontare un brutto infortunio e nei playoffs è stato
solo la brutta copia del giocatore che siamo abituati ad elogiare.
Da allora, però, è passata un’intera estate e la speranza dei
Grizzlies è che Z-Bo torni a giocare al 100% delle sue
possibilità. La forza dei Memphis è che hanno una filosofia di
gioco che al giorno d’oggi è molto rara nella NBA, se non
addirittura unica. Gli uomini di coach Hollins giocano con grande
aggressività su entrambi i lati del campo, ma soprattutto in
difesa, come testimoniato dal fatto che sono in testa alla
graduatoria di palle recuperate. Inoltre, i Grizzlies possono
contare su Tony Allen, che è uno dei migliori difensori perimetrali
Roster: T. Allen G-F, Arthur F,
Bayless G, Conley G, Ellington G, M.
Gasol C, Gay F, Haddadi C,
Pondexter G-F, Z. Randolph F, Selby
G, Speights F-C, Wroten G.
Gabriele Galluccio
Memphis Grizzlies
3 di 30 dell’intera NBA ed è uno dei leader del gruppo, assieme a Mike
Conley. Diversi addetti ai lavori pensavano che quest’ultimo non
meritasse un contratto importante, ma in questo momento il
gioco offensivo della squadra si identifica nel play di
Indianapolis, che nelle ultime stagioni è migliorato molto anche
in difesa. Per fare il salto al prossimo livello, deve capire che i
compagni hanno più bisogno dei suoi assist che dei suoi punti,
visto che c’è gente come Rudy Gay e Marc Gasol che deve
essere innescata bene per rendere al meglio. Supponendo che
Randolph tornerà ad essere almeno il giocatore simile a quello
della stagione 2010-11, i Grizzlies saranno sicuramente una
squadra che nessuno vorrà affrontare ai playoffs. A volte soffre
di lunghe amnesie offensive, ma Memphis è in grado di battere
tutti ed ha voglia di andare oltre le semifinali di Conference.
Thunder, Lakers e Spurs sono avvisati.
Pronostico: 50 W.
Gabriele Galluccio
Due fratelli in graduatoria:
Pau Gasol è il miglior
marcatore della storia dei
Grizzlies, nonché miglior
rimbalzista (offensivo e
difensivo), miglior stoppatore
e primo per minuti giocati,
partite disputate, tiri segnati e
tiri liberi a segno. Il fratellino
Marc è invece nono per punti
e quinto per rimbalzi.
New Orleans Hornets
Get Ready for This
2 Unlimited Get Ready!
0.00 3.43
Ft. Anthony Davis
State pronti, Anthony Davis è arrivato.
Non ha ancora giocato una partita in
NBA, ma ha già vinto l’oro olimpico
con la nazionale statunitense a
Londra. Dopo aver vinto il titolo NCAA
con Kentucky nel suo anno da
freshman, Davis è stato prima scelta
al Draft e si presenta come uno dei
migliori giocatori usciti dal college
negli ultimi anni. Gli Hornets sono
sicuri di aver fatto un colpo in grado di
risollevarli.
29 di 30 Arrivi: Anthony Davis, Austin Rivers e Darius Miller (Draft); Roger
Mason (FA), Brian Roberts (FA), Ryan Anderson (trade, Magic), Robin
Lopez (trade, Suns) e Hakim Warrick (trade, Suns).
Partenze: Trevor Ariza (trade, Wizards), Marco Belinelli (FA, Bulls), Carl
Landry (FA, Warriors), Chris Kaman (FA, Mavs), Rashard Lewis (FA,
Heat), Gustavo Ayon (trade, Magic), Brad Miller (trade, Suns), Jerome
Dyson (trade, Suns), Jarret Jack (trade, Warriors), Emeka Okafor (trade,
Wizards) e Daryl Watkins (trade, Sixers).
Quintetto: Greivis Vasquez, Eric Gordon, Al-Farouq Aminu, Ryan
Anderson, Anthony Davis.
In una sola estate gli Hornets sono passati dall’essere la seconda
peggior squadra della NBA (al primo posto, ovviamente, ci sono i poveri
Bobcats di MJ) ad una possibile sorpresa. Quest’anno si riparte dalla
guida di Monty Williams, che dovrà cercare di tirar fuori il meglio
soprattutto dai due rookie: stiamo parlando di Anthony Davis, prima
scelta dell’ultimo Draft, e di Austin Rivers. Il primo, a soli 19 anni, vanta
già un curriculum che farebbe invidia a tanti ‘colleghi’ della NBA: ha vinto
il campionato NCAA, il premio di MVP delle Final Four e la medaglia
d’oro con la nazionale USA. Squadra migliore in cui mettersi alla prova al
‘piano superiore’ difficilmente poteva capitargli: a New Orleans, infatti,
ricoprirà fin da subito un ruolo da protagonista e gli sarà concesso tutto il
tempo per sbagliare ed imparare. Il figlio di Doc, invece, è una grande
scommessa degli Hornets: il suo talento offensivo è indiscutibile, è uno di
quei pochi giocatori in grado di creare un canestro dal nulla, ma è una
guardia e in quel ruolo gli Hornets sono coperti benissimo, grazie alla ri-
firma di un certo Eric Gordon. Sembra che coach Williams voglia dare
spazio a Rivers principalmente come point guard, nonostante non sia
proprio un eccelso marcatore. un punto di forza della nuova New Orleans
potrebbe essere la difesa: sulla carta, infatti, il roster presenta elementi
come Robin Lopez, Al Farouq Aminu, Xavier Henry e lo stesso Gordon
che possono dare buon contributo difensivo. Non va dimenticata
un’aggiunta che forse non ha avuto la sua meritata rilevanza: si tratta di
Ryan Anderson, vincitore nel 2011 del premio Most Improved Player. Il
24enne sarà sicuramente un’arma importante per gli Hornets, che potrà
mitragliare da oltre l’arco sugli eventuali scarichi dal post basso di Davis.
Dire dove potrà arrivare questa squadra non è facile: l’obiettivo minimo è
fare più di 30 vittorie, il sogno è tornare a disputare i playoffs dopo l’addio
di Chris Paul, più realisticamente si fermeranno intorno alle 40 vittorie.
Pronostico: 40 W.
Roster: Aminu F, R. Anderson F, A.
Davis F-C, E. Gordon G, Henry G, R.
Lopez C, Mason G, D. Miller F, Rivers
G, Roberts G, J. Smith F-C, L.
Thomas F, Vasquez G, Warrick F.
Gabriele Galluccio
San Antonio Spurs
Young Forever
Jay-Z ft. Mr. Hudson The Blueprint 3
0.00 4.13
Ft. Tim Duncan
«Forever young, I wanna be, forever
young/Do you really want to live forever
and ever?». Eh sì, Timmy è ancora lì. Ne
ha passate tante, ne ha vinte pure di più.
Ha detto che vuole provarci un’altra volta.
E in effetti può farlo,. Lo dimostra la
stagione precedente. Lui, Tony P e Manu:
se, e siamo certi che sarà così, Popovich
li gestirà – contando su cambi affidabili –
verso aprile-maggio ce li ritroveremo a
vendere la pelle cara ai Lakers o ai
Thunder di turno. E comunque vada,
vedendoli uscire dal campo un brivido ci
percorrerà ancora una volta. «Bye-
byes are not for legend, I’m forever
young, my name shall survive…».
30 di 30 Arrivi: Nando De Colo (FA) e Derrick Brown (FA, Bobcats).
Partenze: James Anderson (FA, Hawks) e Derrick Byars (FA).
Quintetto: Tony Parker, Danny Green, Kawhi Leonard, Tim Duncan,
Boris Diaw.
Cari, vecchi Spurs… Lo sappiamo che anche quest’anno sarete lì, a
giocarvela con la cabala dell’anno dispari. Sappiamo che avete il
coach-agente segreto che è un sergente di ferro e o lo rispetti o sei
fuori. Non avete cambiato molto, anzi non avete cambiato quasi nulla.
Continuerete a giocare quel vostro magnifico basket collettivo, tutto
tecnica e spaziature. Tanto voi i “big 3” li avete inventati, anzi ve li
siete costruiti come se fosse una barzelletta: ci sono un caraibico che
voleva fare il nuotatore, un francobelgamericano diplomato all’Isef e
un italo argentino col naso grosso e due razzi alle caviglie…
Tutto ancora una volta passerà da quei 4, dalla loro voglia di far
vedere che old is gold, con il solito impensabile supporting cast, che
però rischia di fare la differenza. Avete aumentato la colonia francese
rifirmando Diaw e portando di qua Nando de Colo, che in preseason
ve ne ha vinte un paio (occhio, qua nella Vecchia Europa era
sottovalutato: ergo è perfetto per voi). In più sono rimasti i soliti, in
particolare Kahwi Leonard, che se continua così vi diventa il quarto
big. Poi gli altri: Blair (non litigare più con Pop, dai..), Neal, Bonner,
Splitter, Green… Tutti utili, tanto lo sappiamo che da voi tutti, ma
proprio tutti rendono al massimo. Anche quel “Captain” Jackson che
ha creato problemi ovunque tranne che sotto il Fort Alamo.
Permettetemi in conclusione di rivolgermi agli altri: non sottovalutateli
questi cari, vecchi Spurs. L’anno scorso non ne avevano più alla
finale di conference, troppo vecchi han detto. Vero, ma per loro un
anno in più vuol dire più esperienza, più capacità di gestirsi, senza la
faticaccia del calendario concentrato. E quei tre lì non regalano
nulla… E poi ve l’ho detto: c’è quella storiella dell’anno dispari…
Pronostico: 55/60W.
Roster: Blair C, Bonner F-C, D.
Brown F, De Colo G, Diaw F-C,
Duncan F, Ginobili G, D. Green G-F,
S. Jackson F-G, C. Joseph G, K.
Leonard F-G, Mills G, Neal G, T.
Parker G, J. Powell F, Splitter F-C,
Wilkerson F, Witherspoon G-F.
Mattia Kolletzek
Tabellone Playoffs Basketinside
La Redazione
Eastern Conference 1. Miami Heat 8. Atlanta Hawks
4. New York Knicks 5. Brooklyn Nets
3. Indiana Pacers 6. Chicago Bulls
2. Boston Celtics 7. Philadelphia 76ers
Western Conference 1. Los Angeles Lakers 8. Minnesota Timberwolves
4. Los Angeles Clippers 5. Denver Nuggets
3. San Antonio Spurs 6. Memphis Grizzlies
2. Oklahoma City Thunder 7. Dallas Mavericks
Ringraziamenti
La Redazione
Hanno collaborato: Matteo Airoldi (@Airmattew), Filippo
Antonelli (@FiloAntonelli), Luca Antonelli (@LucaTonio11),
Marco Conti (@Marco_Conti91), Niccolò Costanzo, Gabriele
Galluccio (@gabrielegall), Mattia Kolletzek (@MattiaKolletzek),
Angelo Lenoci (@fiero26), Davide Mamone (@DaviforThree),
Eugenio Nardone, Claudio Pavesi (@ClaudioPavesi), Davide
Quaranta (@D_Forty) e Fabio Trinchero.
Impaginazione: Filippo Antonelli.
Idea: Mattia Kolletzek.