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ARETÆUS news news Giugno 2008 Anno IV, Numero 2 Centro Lucio Bini Newsletter N on ho mai conosciuto Franco Basaglia, però i suoi scritti lasciano intendere che fosse animato da uno spirito combattivo e sognatore. Questo non significa che il suo lascito sia necessariamente positivo. Troppi hanno creduto fortemente nelle loro idee, sono spesso riusciti a farle promuovere anche se poi queste non hanno resistito all’usura del tempo e del giudizio storico. La legge 180, da lui concepita, venne approvata nel maggio di trent’anni fa in grande fretta per evitare un possibile scontro referendario con lo scopo di umanizzare la malattia psichiatrica. In realtà questo processo era iniziato già negli anni Cinquanta, quando nel giro di dieci anni, comparirono le prime efficaci terapie per i più gravi disturbi psichiatrici: litio, antipsicotici e antidepressivi (tutti ancora in uso). Trattamenti che hanno diminuito molto lo stigma nei confronti delle malattie psichiatriche e hanno poi reso possibili le strutture alternative raccomandate dalla stessa 180. I provvedimenti legislativi erano disegnati sull’esperienza avanzata di alcuni psichiatri a Gorizia, Trieste, Arezzo, e da un giorno all’altro vennero imposti alle altre regioni italiane, del tutto impreparate a cambiamenti così radicali, soprattutto per la mancanza di strutture alternative di accoglienza e di personale. Fu una rivoluzione e, come spesso accade con i cambiamenti repentini, il suo inizio fu un vero e proprio disastro. Intanto, in molte regioni gli ospedali psichiatrici rimasero nell’illegalità per molti anni, altri si adeguarono troppo rapidamente. Come accadde a Cagliari, dove le porte dell’ospedale psichiatrico si aprirono (verso l’esterno) il giorno stesso dell’applicazione della legge e molti pazienti se ne andarono senza sapere bene dove. Alcuni vagarono in giro per la città e tornarono alla sera in ospedale, dove almeno avevano cibo (scarso e di cattiva qualità) e un letto (approssimativo). Altri si allontanarono, morirono di sete, annegarono o vennero investiti da automobili per le strade di notte. Qualcuno si suicidò consapevolmente o meno di quello che stava facendo. I più vennero affidati alle famiglie, ma soltanto un piccolo numero di parenti fu felice di riabbracciare uno zio, una cugina, un figlio, una sorella che negli ultimi anni avevano visto una volta al mese nel migliore dei casi e di ospitarlo a casa, dove spesso non c’era una stanza in più ad accoglierlo. Con uno sforzo complicato da parte dello scarso personale si convinsero famiglie a tenersi il paziente ex-manicomiale in casa a patto di seguirlo a domicilio. L’enorme ingenuità, per usare un eufemismo, della legge fu di attaccare l’ospedale psichiatrico, come se le mura fossero responsabili dell’assistenza (l’umanità ha sempre subito il fascino dei simboli). Per inciso, lo sono tanto poco che, a Cagliari, quelle stesse mura ospitano ora la Clinica psichiatrica universitaria e lo stesso Centro di Salute Mentale. Proprio negli stessi padiglioni dove la dignità umana veniva perduta oggi si riuniscono i nuovi www.centrobini.it [email protected] S ino a qualche anno fa, Scientology suonava alle orecchie di molti di noi come una delle tante stramberie made in USA, o al più come una delle miriadi di culti, sette o chiese esistenti in giro per il mondo. Ha certamente destato curiosità e interesse l’exploit di Tom Cruise di qualche anno fa, in occasione di trasmissioni televisive nelle quali era invitato per promuovere un suo film. Tra l’evangelico e il dionisiaco, saltava come un maniaco per gli studi, parlava con gli occhi sbarrati della religione, spiegava con enfasi che gli scientologisti “sono gli unici che possono davvero aiutare” e derideva come un folle delle “persone oppressive” (in gergo, persone che non riconosco la grandezza di Scientology o, più o meno apertamente, vi si oppongono). Ma altri fattori hanno concorso a suscitare l’attuale interesse che ruota intorno a Scientology, come gli otto milioni di seguaci in tutto il mondo, 2.300 tra chiese e missioni, 107 paesi raggiunti dall’organizzazione (l’Italia, con 15.000 seguaci, è uno dei più importanti). Inoltre, sono oltre 60 milioni in tutto il mondo le copie vendute dei libri di L. Ron Hubbard (1911-1986), fondatore di Scientology e figura considerata alla stregua di un Dio da tutti gli scientologisti. A destare interesse è anche l’esorbitante somma di denaro che gira intorno all’organizzazione. Del resto lo stesso Hubbard indicava la via da seguire negli affari già nel 1972: “Fate soldi. Fate ancora più soldi. Fate in modo che gli altri producano in modo da fare soldi”. Il denaro, in effetti, riveste un ruolo fondamentale in ogni ambito di Scientology. Tranne il primo, i corsi di iniziazione sono invariabilmente a pagamento, e il loro costo è tanto più alto quanto più essi sono avanzati. A un adepto possono venire richieste somme molto forti per la frequentazione dei corsi, o gli può essere proposto di lavorare per la Chiesa per un salario simbolico, usufruendo pertanto dei corsi gratuitamente o a prezzo ridotto. Se però lo “staff” abbandonerà l’incarico prima della scadenza del contratto di collaborazione (che può essere di due anni e mezzo, di cinque anni o di un miliardo di anni nel caso dei membri del gruppo elitario “Sea Org”) sarà tenuto a pagare, se vuole continuare a usufruire di corsi e servizi, un “conto free-loader”, cioè l’ammontare a prezzo pieno di tutti i corsi e servizi fatti a condizioni agevolate. Dai “listini delle donazioni obbligatorie” interni si può quantificare in circa 25mila euro il costo complessivo per raggiungere lo “stato di Clear” (ripulito, cioè, dalla mente reattiva, quella parte della mente formata di ricordi, sotto il livello di consapevolezza di una persona, di crimini commessi o di traumi fisici e mentali subiti sia nella vita attuale che in quelle precedenti, che influenzano negativamente la sua “mente cosciente”), e in circa 250mila euro quello per l’ottenimento del livello di OT VIII, il più alto editoriale scientology e la psichiatria shneidman award (2) opinione (6) ancora sulla TEC (8) con parole mie (10) tanti auguri (12) bipolari famosi (7) (Continua a pagina 11) (Continua a pagina 4) Copyright © 2005-2008 Centro Lucio Bini appuntamenti (2)

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ARETÆUSnewsnewsGiugno 2008 Anno IV, Numero 2

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Non ho mai conosciuto Franco Basaglia, però i suoiscritti lasciano intendere che fosse animato da uno

spirito combattivo e sognatore. Questo non significa che ilsuo lascito sia necessariamente positivo. Troppi hannocreduto fortemente nelle loro idee, sono spesso riusciti afarle promuovere anche se poi queste non hanno resistitoall’usura del tempo e del giudizio storico. La legge 180, dalui concepita, venne approvata nel maggio di trent’anni fain grande fretta per evitare un possibile scontroreferendario con lo scopo di umanizzare la malattiapsichiatrica. In realtà questo processo era iniziato già negli

anni Cinquanta, quando nel giro di dieci anni, comparirono leprime efficaci terapie per i più gravi disturbi psichiatrici: litio,antipsicotici e antidepressivi (tutti ancora in uso). Trattamenti chehanno diminuito molto lo stigma nei confronti delle malattiepsichiatriche e hanno poi reso possibili le strutture alternativeraccomandate dalla stessa 180. I provvedimenti legislativi eranodisegnati sull’esperienza avanzata di alcuni psichiatri a Gorizia,Trieste, Arezzo, e da un giorno all’altro vennero imposti alle altreregioni italiane, del tutto impreparate a cambiamenti così radicali,soprattutto per la mancanza di strutture alternative diaccoglienza e di personale. Fu una rivoluzione e, come spessoaccade con i cambiamenti repentini, il suo inizio fu un vero eproprio disastro. Intanto, in molte regioni gli ospedali psichiatricirimasero nell’illegalità per molti anni, altri si adeguarono tropporapidamente. Come accadde a Cagliari, dove le portedell’ospedale psichiatrico si aprirono (verso l’esterno) il giornostesso dell’applicazione della legge e molti pazienti se neandarono senza sapere bene dove. Alcuni vagarono in giro per lacittà e tornarono alla sera in ospedale, dove almeno avevano cibo(scarso e di cattiva qualità) e un letto (approssimativo). Altri siallontanarono, morirono di sete, annegarono o vennero investitida automobili per le strade di notte. Qualcuno si suicidòconsapevolmente o meno di quello che stava facendo. I piùvennero affidati alle famiglie, ma soltanto un piccolo numero diparenti fu felice di riabbracciare uno zio, una cugina, un figlio,una sorella che negli ultimi anni avevano visto una volta al mesenel migliore dei casi e di ospitarlo a casa, dove spesso non c’erauna stanza in più ad accoglierlo. Con uno sforzo complicato daparte dello scarso personale si convinsero famiglie a tenersi ilpaziente ex-manicomiale in casa a patto di seguirlo a domicilio.L’enorme ingenuità, per usare un eufemismo, della legge fu diattaccare l’ospedale psichiatrico, come se le mura fosseroresponsabili dell’assistenza (l’umanità ha sempre subito il fascinodei simboli). Per inciso, lo sono tanto poco che, a Cagliari, quellestesse mura ospitano ora la Clinica psichiatrica universitaria e lostesso Centro di Salute Mentale. Proprio negli stessi padiglionidove la dignità umana veniva perduta oggi si riuniscono i nuovi

www.centrobini.it [email protected]

Sino a qualche anno fa, Scientology suonava alle orecchie dimolti di noi come una delle tante stramberie made in USA, o

al più come una delle miriadi di culti, sette o chiese esistenti ingiro per il mondo. Ha certamente destato curiosità e interessel’exploit di Tom Cruise di qualche anno fa, in occasione ditrasmissioni televisive nelle quali era invitato per promuovere unsuo film. Tra l’evangelico e il dionisiaco, saltava come un maniacoper gli studi, parlava con gli occhi sbarrati della religione,spiegava con enfasi che gli scientologisti “sono gli unici chepossono davvero aiutare” e derideva come un folle delle “personeoppressive” (in gergo, persone che non riconosco la grandezza diScientology o, più o meno apertamente, vi si oppongono).

Ma altri fattori hanno concorso a suscitare l’attuale interesseche ruota intorno a Scientology, come gli otto milioni di seguaci intutto il mondo, 2.300 tra chiese e missioni, 107 paesi raggiuntidall’organizzazione (l’Italia, con 15.000 seguaci, è uno dei piùimportanti). Inoltre, sono oltre 60 milioni in tutto il mondo lecopie vendute dei libri di L. Ron Hubbard (1911-1986), fondatoredi Scientology e figura considerata alla stregua di un Dio da tuttigli scientologisti. A destare interesse è anche l’esorbitante sommadi denaro che gira intorno all’organizzazione. Del resto lo stessoHubbard indicava la via da seguire negli affari già nel 1972: “Fatesoldi. Fate ancora più soldi. Fate in modo che gli altri producanoin modo da fare soldi”. Il denaro, in effetti, riveste un ruolofondamentale in ogni ambito di Scientology. Tranne il primo, icorsi di iniziazione sono invariabilmente a pagamento, e il lorocosto è tanto più alto quanto più essi sono avanzati. A un adeptopossono venire richieste somme molto forti per la frequentazionedei corsi, o gli può essere proposto di lavorare per la Chiesa perun salario simbolico, usufruendo pertanto dei corsi gratuitamenteo a prezzo ridotto. Se però lo “staff” abbandonerà l’incaricoprima della scadenza del contratto di collaborazione (che puòessere di due anni e mezzo, di cinque anni o di un miliardo dianni nel caso dei membri del gruppo elitario “Sea Org”) saràtenuto a pagare, se vuole continuare a usufruire di corsi e servizi,un “conto free-loader”, cioè l’ammontare a prezzo pieno di tutti icorsi e servizi fatti a condizioni agevolate. Dai “listini delledonazioni obbligatorie” interni si può quantificare in circa 25milaeuro il costo complessivo per raggiungere lo “stato di Clear”(ripulito, cioè, dalla mente reattiva, quella parte della menteformata di ricordi, sotto il livello di consapevolezza di unapersona, di crimini commessi o di traumi fisici e mentali subiti sianella vita attuale che in quelle precedenti, che influenzanonegativamente la sua “mente cosciente”), e in circa 250mila euroquello per l’ottenimento del livello di OT VIII, il più alto

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shneidman award 2008

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appuntamenti10 Settembre 2008

WORLD SUICIDE PREVENTION DAY(Giornata della Prvenzione del Suicidio)

Tema: “Pensare globalmente. Pianificare a livello nazionale. Agire localmente”.Questa frase, originariamente usata dal movimento per la salvezza dell’Ambiente, può ugualmente essere utilizzata per la prevenzione delsuicidio:• sviluppare una consapevolezza globale del suicidio come una causa di morte prematura che può essere prevenuta;• descrivere le politiche per la prevenzione del suicidio incluse nelle strategie nazionali di prevenzione del suicidio;• evidenziare i programmi pratici di prevenzione che trasferiscono le politiche e i risultati delle ricerche nelle attività locali e di comunità.

Informazioni dettagliate per la Giornata sono disponibili sul sito: www.iasp.info

Il suicidio non dovrebbe essere considerato un movimentodi avvicinamento alla morte bensì il tentativo estremo di

allontanarsi da un dolore psicologico divenutoinsopportabile. Se tale dolore potesse essere alleviato quellepersone testimonierebbero la loro voglia di vivere.

La suicidologia è la disciplina dedicata allo studioscientifico del suicidio e alla sua prevenzione. Il termine (e ilconcetto) fu usato per primo da Edwin Shneidman nel 1964 eda allora è stato impiegato in diversi ambienti per descrivereaspetti di un training specifico (Fellowship in Suicidology,1967); come parte di una nuova rivista scientifica (Bulletin ofSuicidology, 1968) o come etichetta di un’organizzazione(American Association of Suicidology, AAS, 1968). Si tratta diuna disciplina del comportamento che non includemeramente lo studio del suicidio, ma enfatizza la suaprevenzione e quella di tutti i comportamenti suicidari. Inaltre parole incorpora interventi clinici appropriati perprevenire il suicidio, una caratteristica non sempre esplicitatanella miriade di contributi sul tema.

L’AAS, fondata da Shneidman, è un’istituzione nelpanorama internazionale dello studio e prevenzione delsuicidio. I più grandi nomi della suicidologia hanno direttotale associazione e il più importante periodico sul suicidio(Suicide and Life-Threatening Behavior). Non capita difrequente di essere insignito con un riconoscimento inerenteil suicidio come lo Shneidman Award dall’AAS con lamotivazione “Outstanding early career contributions toSuicidology”. È dunque comprensibile la mia emozione nelrecarmi a Boston per la cerimonia ufficiale il 18 aprile 2008presso la Conferenza Annuale dell’Associazione e di esserepresentato con tutti gli onori da Lanny Berman, ExecutiveDirector dell’AAS. Ancor di più, questo riconoscimentogiunge in un preciso momento temporale di grandesignificato per il suicidio: la celebrazione dei 40 annidell’Associazione e dei 90 anni di Edwin Shneidman. Misono dunque recato a Los Angeles per conoscere il vecchioprofessore, personaggio rappresentativo della nostradisciplina. Ho potuto sentire dalle sue parole ciò che avvennein quel fatidico giorno del 1949 in cui iniziò la storia dellasuicidologia, quando Shneidman lavorava come psicologoclinico presso il Brentwood Veteran Administration Hospitaldi Los Angeles. In quel particolare giorno fu chiamato daldirettore dell’ospedale affinché scrivesse due lettere dicondoglianze per le giovani mogli di due uomini che si eranotolti la vita durante il loro ricovero. Shneidman si recò pressol’ufficio del magistrato nel vecchio Los Angeles Hall ofRecords dove erano stati aperti i fascicoli inerenti alle morte

dei due uomini. Nell’aprire la documentazione egli notò che unodei due fascicoli conteneva una nota di suicidio, un bigliettolasciato dal defunto prima di morire, mentre l’altro non loconteneva. In quell’ambiente, fra migliaia di fascicoli, iniziò adaprirne alcuni e notò che con una frequenza di circa 1 a 15 questifascicoli riportavano una nota di suicidio. Gli tornò in mente ilMetodo della Differenza di Stuart Mill e dunque la possibilità distudiare quel materiale con un metodo scientifico. In quei minutiaccadde qualcosa di unico. Resosi conto di essere circondato dafascicoli di suicidi avvenuti nei cinquant’anni precedenti (circa2000 note), decise di resistere alla tentazione di leggerle tutte,“altrimenti–ammetterà in seguito– avrei finito per trovarci ciò cheio (soggettivamente) mi aspettavo. Avrei appreso molto sullamiseria umana di ciascun soggetto, ma non avrei fatto nulla perporre le basi per lo studio del suicidio, un’area quasi inesistente”.Egli dunque fotocopiò oltre 700 note di suicidio, le mise da partee non le lesse. In seguito, Shneidman pensò di confrontare incieco le note che aveva trovato in quell’archivio con note simulatescritte da persone non suicide. Il lavoro che elaborò con l’aiuto diNorman Farberow fu il primo tentativo di studiare il suicidio, dalpunto di vista psicologico, con un metodo scientifico. I loro sforzifurono premiati con contributi economici sempre crescenti e daquei primi passi nacque il primo centro per la prevenzione delsuicidio, il Los Angeles Suicide Prevention Center che oltre alcontributo di Shneidman e Farberow ebbe quello di RobertLitman.

Nel corso di una vita dedicata alla ricerca, Shneidman haconcluso che l‘ingrediente base è il dolore mentale insopportabileche chiama psychache, “dolore della psiche”. Shneidmansuggerisce le domande chiave che possono essere rivolte ad una

Maurizio Pompili durante la presentazione"Shneidman's suicidology: above and beyond research priorities"

SUICIDOLOGIALE MIE GIORNATE PASSATE A STUDIARE IL SUICIDIO

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persona che vuol commettere il suicidio sono “Dove sentidolore?” e “Come posso aiutarti?”. Se il ruolo del suicidio èquello di porre fine a un insopportabile dolore mentale, allora ilcompito principale di chi deve occuparsi di un individuo suicidache soffre a tal punto è quello di alleviare questo dolore. Infatti, sesi ha successo in questo compito, quell’individuo che volevamorire sceglierà di vivere. Shneidman inoltre considera che lefonti principali di dolore psicologico ovvero vergogna, colpa,rabbia, solitudine, disperazione, hanno origine nei bisognipsicologici frustrati e negati. Nell’individuo suicida è lafrustrazione di questi bisogni e il dolore che da essa deriva, aessere considerata una condizione insopportabile per la quale ilsuicidio è visto come il rimedio più adeguato. Ci sono bisognipsicologici con i quali l’individuo vive e che definiscono la suapersonalità e bisogni psicologici che quando sono frustratiinducono l’individuo a scegliere di morire. Potremmo dire che sitratta della frustrazione di bisogni vitali; questi bisognipsicologici includono il bisogno di raggiungere qualche obiettivo,come trovare un amico o unirsi a un gruppo di persone; ottenereautonomia; opporsi a qualcosa; imporsi su qualcuno; essereaccettati e compresi o ricevere conforto. Shneidman nel 1985propose la seguente definizione del suicidio: “Attualmente nelmondo occidentale, il suicidio è un atto conscio di auto-annientamento, meglio definibile come uno stato di malesseregeneralizzato in un individuo bisognoso che alle prese con unproblema, considera il suicidio come la migliore soluzione”.

La suicidologia classica considera dunque il suicidio come untentativo, sebbene estremo e non adeguato, di porre fine al doloreinsopportabile dell’individuo. Tale dolore converge in uno statochiamato comunemente “perturbato” nel quale si ritroval’angoscia estrema, la perdita delle aspettative future, la visionedel dolore come irrisolvibile e unico. Il termine psychache tentainfatti di esprimere il dramma della mente del soggetto che sisuicida nel quale la colpa, la vergogna, la solitudine, la paura,l’ansia sono caratteristiche facilmente identificabili. Per questimotivi ha dunque necessità di porre fine a tale stato; il rischio disuicidio diviene grave, quando quel soggetto lo considera come lamigliore e unica soluzione per porre fine a quell’immenso dolorepsicologico.

Nella concettualizzazione di Shneidman il suicidio è il risultatodi un dialogo interiore; la mente passa in rassegna tutte leopzioni. Emerge il tema del suicidio e la mente lo rifiuta econtinua la verifica delle opzioni. Trova il suicidio, lo rifiuta dinuovo; alla fine la mente accetta il suicidio come soluzione, lopianifica, lo identifica come l’unica risposta, l’unica opzionedisponibile.

Si prova uno stato di costrizione psicologica, una visionetunnel, un restringimento delle opzioni normalmente disponibili.Emerge il pensiero dicotomico, ossia il restringimento delleopzioni a due soli rimedi: avere una soluzione specifica o totale(quasi magica) oppure la cessazione (suicidio). In questo modopiù che il desiderio di morte si cerca la cessazione del flusso delleidee e del proprio stato di coscienza come risoluzione del dolorepsicologico insopportabile. In questi termini, il suicidio siconfigura come la soluzione perfetta per le angosce insopportabilidella vita.

Presso l’Unità Operativa Complessa di Psichiatriadell’Ospedale Sant’Andrea in Roma diretta dal Prof. Tatarelli sista costituendo un ambulatorio dedicato ai soggetti a rischio disuicidio. Intorno a questa iniziativa ruota un folto gruppo dicollaboratori che insieme a me si occupa di diffondere ifondamenti della prevenzione del suicidio nell’ambito dellacomunità. Recentemente, un collega e collaboratore mi ha riferitoquanto segue nel presentare a un presidio medico una brevebrochure nella quale abbiamo riassunti alcuni dati salienti sulsuicidio, compresi i miti e i fatti del fenomeno “...dopo poco la

reazione di medici, infermieri e soprattutto della psicologa è stataveramente incredibile. La psicologa ha chiesto di buttare tuttopensando che fosse “terribile” per chi passa di lì e già sta male,vedere certi argomenti. L'infermiera l'ha considerata come unacosa che può indurre al suicidio chi già è “debole” e il medico l'hadefinita addirittura una possibile forma di deviazione-induzionementale nei giovani che stanno ancora ultimando i processicognitivi. Inutile dirti la validità di ogni mia spiegazione di fronteai loro convincimenti, più di tutto mi ha sconvolto la psicologa. Ilmio personale parere è che per il lavoro sul territorio per quantoriguarda medici e personale para-medico sarà per noi più giovanimolto difficile...”.Non ci stancheremomai di ripetere cheparlare di suicidio echiedere sul suicidiosia senza dubbiol’azione migliore perprevenirlo.

Sarà un duro lavorocorreggere i miti e lefalse convinzioni sulfenomeno. Il suicidiosi può prevenire e lamiseria umana puòessere compresa. Anoi spetta il compitodi cimentarci con leemozioni negative degli individui che pensano al suicidio e dicome trovare quel ponte immaginario che può condurci alla veracomprensione del loro dramma interiore.

Maurizio PompiliPremiato con lo Shneidman Award, Aprile 2008

Ricercatore Ospedale Sant’Andrea, Università “La Sapienza”, RomaCentro Lucio Bini, Roma

BibliografiaShneidman, E. S. (1964). Grand old man in suicidology. A review ofLouis Dublin’s Suicide: a sociological study. ContemporaryPsychology, 9, 370-371.Shneidman, E. S. (1985). Definition of suicide. Aronson, Northvale.Shneidman, E. S. (1993). Suicide as psychache: A clinical approach toself-destructive behavior. Jason Aronson, Northvale.Shneidman, E. S. (1993). Suicide as psychache. The Journal of Nervousand Mental Disease 181, 145-147.Shneidman, E. S. (1996). The suicidal mind. Oxford University Press,New York.Shneidman, E. S. (1998). Suicide on my mind, Britannica on my table.American Scholar 67, 93-104.Shneidman, E. S. (2004). Autopsy of a suicidal mind. (Tr. It: Autopsiadi una mente suicida, Fioriti Editore, 2006). Oxford University Press,New York.Shneidman, E. S. (2005). Anodyne Psychotherapy: A PsychologicalView of Suicide. Clinical Neuropsychiatry 2, 7-12.Shneidman, E. S., & Farberow, N. L. (1956). Clues to suicide. PublicHealth Reports 71, 109-114.Shneidman, E. S., & Farberow, N. L. (1957). Some comparisonsbetween genuine and simulated suicide notes in terms of Mowrer'sconcepts of discomfort and relief. Journal of General Psychology, 56,251-256.

Contatti e informazioni visitando il sito:www.uniroma1.it/suicideprevention

E-mail: [email protected]

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w.centrobini.it

Edwin S. Shneidman, Ph.D. Professore Emeritodi Tanatologia, UCLA, CA e Maurizio Pompili

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attualmente a disposizione. La quantificazione dei costi difrequentazione e di illuminazione è comunque estremamentedifficile, in quanto molto dipende dal “caso” del soggetto.L’“auditing professionale”, o assistenza spirituale, (venduto apacchetti di 12 ore e mezza) può andare da un minimo di 110/120euro orarie fino a 1000 o più dollari l’ora, a seconda della qualificadell’auditor o del prestigio della “chiesa” in cui vieneamministrato. La quantità di ore necessarie per risolvere unparticolare problema (anche di etica) o per sottoporsi a unarevisione dipende naturalmente dal soggetto. Oltreall’elevamento spirituale in quanto tale, le Chiese di Scientologyorganizzano periodicamente grandi eventi che si concludonoinevitabilmente con raccolte di fondi per l’attuazione di progetti.Le testimonianze parlano di forti pressioni a versare ingentisomme di denaro, o all'acquisto di materiali e gadget vari, adesempio il braccialetto in argento per Clear: 370 euro; il busto inbronzo di Hubbard -misura piccola- 3200 euro. Infine c’èl’International Association of Scientologist (IAS), la cui tessera da450 dollari l’anno è obbligatoria dopo i primi sei mesi, e che a suavolta dispone di personale specializzato in raccolta di donazioni.Secondo Impact, la rivista della IAS, esistono diverse categorie didonatori: Sponsor (5.000$); Crociato (10.000$); Honor Roll(20.000$); Patrono (40.000$); Patrono con Onore (100.000$);Patrono Meritorio (250.000$); Silver Meritorious (500.000$); GoldMeritorious (1 milione di $), Platinum Meritorious (2,5 milioni di$). I nomi dei donatori (da Patrono in su) vengono regolarmentepubblicati sulla rivista. Nel 2004 l'unico Platinum Meritoriouselencato era Tom Cruise. Esiste poi il WISE (World Institute ofScientology Enterprises), che raduna le imprese legate almovimento religioso. Sono 235 le aziende che compaiononell’annuario 2006: catene dinegozi d’abbigliamento,lavanderie, commercialisti,avvocati, medici. Per associarsiserve una tessere annuale che vadai 500 ai 6 mila euro. Lo scopo è“assistere e unire le attivitàcommerciali che utilizzano latecnologia di Hubbard”. Secondomolti la finalità sarebbe fare nuovi adepti e far sì che questiguadagnino abbastanza denaro da investire, poi, nella chiesastessa (in Italia Scientology si sta ancora preparando a richiedereil riconoscimento di religione).

Ma a dare grande visibilità pubblica a Scientology hasicuramente contribuito l’ossessiva battaglia che, sin dagli inizi,ha intrapreso contro gli psichiatri e la psichiatria. Qualcunopotrebbe aver avuto la tentazione di liquidare le recentiesternazioni di Tom Cruise contro la psichiatria come i deliri diuna star eccitata ed egocentrica. L’attore ha rimproverato BrookeShields, colpevole, secondo lui, di avere assunto psicofarmaci peraffrontare la depressione post-partum. Cruise ha poi tenuto unalezione a Matt Lauer, padrone di casa del programma Today,sostenendo che la psichiatria è una pseudo-scienza e gliantidepressivi sono farmaci indegni in quanto “non esiste unacosa chiamata squilibrio chimico”. “No?” Ha commentatospiritosamente Lewis Black al Daily Show osservando il filmatodi Cruise che redarguiva Lauer, “Allora come chiameresti quelloche ti sta succedendo adesso?”.

Ma la guerra della Chiesa di Scientology contro la psichiatrianon è uno scherzo. Da decenni gli scientologisti sostengono che lanozione stessa di malattia mentale è una truffa. Essi basano laloro convinzione sui dettami di L. Ron Hubbard che proclamòche la psichiatria era un’impresa malvagia, una forma diterrorismo e la causa del crimine. E adesso stanno cercando difare iscrivere la loro visione della psichiatria nelle leggi di moltistati americani.

In Florida, Utah e New Hampshire gli scientologisti hannorecentemente promosso proposte di legge che cercano discreditare la psichiatria e le terapie farmacologiche, in particolareper i bambini. Le leggi avrebbero penalizzato, addiritturacriminalizzato, gli insegnanti che avessero raccomandatotrattamenti di salute mentale a studenti o genitori.

In realtà medici, psichiatri e scienziati si sono trovati concordinel dire che l’approccio di Scientology alla salute mentale non haalcun fondamento medico e può essere pericoloso per chi si troviin necessità di trattamento. Il 27 giugno 2007, a seguitodell’apparizione di Cruise a Today, la American PsychiatricAssociation ha emesso un comunicato per ricordare aitelespettatori che “la scienza ha dimostrato che le malattiementali sono dei disturbi medici reali”, e che i farmaci sono statiparte essenziale e salvavita dei programmi terapeutici di milionidi persone. “È irresponsabile da parte di Mr. Cruise usare glispazi mediatici riservati alla pubblicità del suo ultimo film perpromuovere la sua ideologia e dissuadere chi soffre di malattiementali dall’intraprendere le cure di cui ha bisogno” ha dettoSteven S. Sharfstein, allora presidente dell’Associazione.

La guerra mondiale della Chiesa di Scientology contro lapsichiatria scaturisce dal suo zelante fondatore. Per motivi notisolo a lui, (ma forse ben intuibili leggendo la sua biografia),Hubbard, scrittore di fantascienza e gioviale leader religioso,concepì un odio violento verso la psichiatria. Forse la suaanimosità ebbe origine quando la American PsychologicalAssociation, dopo la pubblicazione nel 1950 di “Dianetics”, il suotrattato di auto-aiuto, dissuase i propri membri dall’usare letecniche psicologiche di Hubbard sui pazienti.

In un articolo pubblicato nel 1969 su una rivista di Scientologye intitolato “TodayTerrorism”, Hubbardaffermava che “lopsichiatra e i suoi gruppidi facciata operanodirettamente in base aimanuali di terrorismo.La mafia, al confronto di

questi gruppi terroristici, sembra una conventicola di maestredella scuola parrocchiale”. Lo psichiatra, proseguiva Hubbard,“rapisce, tortura e assassina senza la minima interferenza dellapolizia, o alcuna azione delle forze di sicurezza occidentali”. Inseguito Hubbard scrisse che, nella società, “esiste un unicorimedio contro il crimine–sbarazzarsi degli psichiatri! Sono loroche lo provocano”.

Oggi negli Stati Uniti la Chiesa di Scientology godedell’esenzione fiscale, il che le impedisce di fare lobbismo politicoimportante. Ma gli scientologisti restano attivi in politica enell’arena pubblica grazie ai propri gruppi di facciata. Lo stessoanno in cui Hubbard pubblicava il suo articolo “TerrorismToday”, gli scientologisti fondarono il Citizens Commission onHuman Rights (CCHR), Comitato dei Cittadini per i DirittiUmani (CCDU in Italia), organizzazione che, secondo il suo sitoWeb, si interessa di “investigare e denunciare le violazionipsichiatriche dei diritti umani”. Sul sito si legge che “non è statadimostrata l’esistenza medica di alcuna “malattia mentale”.

Nell’enfatizzare che il CCHR è un “comitato laico”, DavidFigueroa, presidente del capitolo della Florida del gruppo escientologo praticante, sostiene che la malattia mentale comedefinita dalla comunità psichiatrica non esiste. Dice ad esempio,sfogliando libri di testo medici: “Il numero di prove che laschizofrenia sia una singola malattia mentale è pari a zero”. Siinalbera in particolare quando si cita il disturbo da deficit diattenzione e iperattività. “La nostra disputa, fin dall'inizio, è chetali disturbi mentali siano una truffa. Sappiamo che non è maiesistita alcuna prova biologica per nessuna di queste cosiddette

“Non esiste una cosa come losquilibrio chimico in un corpo.”

-Tom Cruise

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malattie mentali con cui vengono etichettati i bambini, che si trattidi ADD o di ADHD. Non esistono. È una truffa al cento percento”.

Nel mondo scientifico, gli psichiatri sono ben lontanidall’affermare di aver trovato risposte adeguate a ogni quesitoinerente la patologia psichiatrica. Tutt’altro. Lo studio e la ricercanell’ambito delle patologie psichiatriche è molto attivo. Clinici ericercatori impegnano quotidianamente tempo ed energie al finedi migliorare la diagnosi e rendere più efficace la terapia, ma allostesso tempo i primi ad affermare che se molto si è fatto nelcampo della psichiatria, molto ancora c’è da fare.

Il fine di Scientology, invece, è l’annientamento totale dellapsichiatria. Nel 1995 David Miscavige, attuale leader delmovimento, tenne un discorso alla International Association ofScientologists a Copenhagen. In quell’occasione disse ai fedeli cheper il nuovo millennio la chiesa aveva due obiettivi,accuratamente riportati da International Scientology News:“Obiettivo Uno: collocare Scientology esattamente al centro dellasocietà. Obiettivo Due: eliminare la psichiatria in ogni sua forma”.

Secondo Hubbard la “setta degli psichiatri” esisterebbe sindall’inizio dei tempi (75 milioni di anni fa secondo le sue idee). Lapsichiatria sarebbe una falsa scienza che vuole l’asservimento a sédelle masse, che spersonalizzerebbe senza alcuna pietà e cheavrebbe inventato dolore e sesso all’unico scopo di rendereschiavi. La vera conoscenza dianetica–si asserisce–salverà la terra(e, in seguito, anche l’intero universo) estirpando piaghe socialicome (secondo il movimento) l’omosessualità, la psicologia, ilcomunismo, l’abuso di alcolici e stupefacenti, l’eccessivapromiscuità sessuale. La “setta degli psichiatri” e i nemici diScientology sarebbero strumenti di Xenu (secondo la dottrina,Xenu era un crudele governatore della galassia vissuto 75 milionidi anni fa; per limitare la popolazione e accrescere il suo potereordinò ai suoi ufficiali di catturare esseri della natura più svariatada vari pianeti, congelarli in alcol e glicole e lasciare miliardi diquesti “grappoli” di esseri sulla Terra). Il sentimento anti-psichiatrico di Scientology è talmente radicato nella sua dottrinache il movimento rifiuta di dare la sua speciale assistenzaspirituale a chi in passato si sia avvalso di terapie psichiatriche oabbia fatto uso di psicofarmaci. Secondo la dottrina, infatti, glipsicofarmaci e le pratiche psichiatriche in generedanneggerebbero irrimediabilmente lo spirito o thetan, rendendoinutile qualsiasi intervento di Scientology, “unica speranza perl'umanità”, e condannando irrimediabilmente l’individuo“all’oblio”. Un notevole documento scritto da Hubbard nel 1968mostra come egli pensasse di essere, assieme alla suaorganizzazione, in guerra con la professione mentale di tutto ilmondo. In una direttiva intitolata “The War”, Hubbardproclamava: “Psichiatria e salute mentale furono scelte comeveicolo per minare e distruggere l’Occidente! E noi ci siamo messidi mezzo”. In quella lettera annunciava che lo scopo diScientology era diventato “l’eradicazione della psichiatria”. Aproposito della sfida lanciata da Scientology contro psichiatria esalute mentale, Hubbard affermò che “è una guerra dura. Tutte leguerre sono dure. E non è finita”, e ancora: “Il nostro errore èstato quello di non aver assunto il controllo totale di tutte le curementali dell'Occidente. Bene, faremo anche quello”. Dopo dueanni annunciò: “Sto lavorando per mettere insieme tutte lepersone sinora formate in associazioni professionali di ognipaese, e per organizzare le cose in modo da prendere il controllodelle strutture di cura mentale e degli stanziamenti sociali delPianeta”.

L’odio ossessivo e indiscriminato nei confronti della Psichiatriaha condotto a dei livelli di speculazione paranoica che hadell’incredibile. La psichiatria diventa responsabile di tutte lemalvagità del mondo. Nel Museo “Industria della Morte”, siapprende come la psichiatria sia la vera chiave per comprendere

Hitler, non il nazionalismo estremo (“nessun uomo nella storia èstato più importante per il sogno psichiatrico di dominazionemondiale...”). E ancora come sia la psichiatria la vera responsabiledell’apartheid, del collasso degli standard educativi degli StatiUniti, dell’aumento dei premi assicurativi delle polizze sanitarie,della esplosione di sparatorie nelle scuole. L’esplosione diviolenza al liceo Columbine viene attribuita alle lezioni di“gestione della rabbia” che i due killer Dylan Klebold e EricHarris si dice frequentassero. La psichiatria è responsabile anchedell’11 settembre. “I kamikaze sono... assassini costruiti graziealle droghe e ai metodi psicopolitici” si legge su uno deicartelloni. “Accurato indottrinamento e trattamento psichiatricopossono far sembrare razionale anche l’atto più barbarico”.

Considerato l’elevato numero di adepti, non sorprende comespesso tali idee abbiano conseguenze tragiche. Famoso, inAmerica, il caso di Lisa McPherson. In un pomeriggio diNovembre 1995, la scientologa 36enne rimase coinvolta in unpiccolo incidente automobilistico. Non riportò ferite, mainspiegabilmente si spogliò completamente e iniziò a camminarenuda per la strada. Un infermiere la caricò immediatamente inambulanza e le chiese perché si fosse denudata. La Sig.na McPherson rispose: “Cercavo aiuto… Cercavo aiuto”. Fu condotta aun vicino ospedale per un controllopsichiatrico, ma sopraggiunserodiversi scientologisti che spiegaronocome la loro religione si oppongaalla psichiatria. “Costringere unoscientologa a ricevere servizipsichiatrici sarebbe comecostringere un ebreo ortodosso amangiare carne di maiale, ocostringere una devota cattolica adabortire” scriveranno gliscientologisti Kendrick Moxon eHelena Kobrin in una memorialegale per conto dei membri dellachiesa. “È semplicementeinaccettabile e impensabile per lanostra fede religiosa e per la nostracoscienza”. Lisa McPherson chiesedi andarsene e, contro il pareremedico, venne consegnata alle curedegli Scientologisti. Passò inisolamento i suoi ultimi giorni, nellacamera 174 sul retro del Fort

Harrison Hotel. All’inizio un legale della chiesa descrisse a unreporter locale il soggiorno di Lisa come un periodo di riposo edisse che non aveva ricevuto cure mediche. Ma 33 pagine di diariscritti a mano raccontano una storia ben diversa. Sono stati tenutidai membri dello staff che controllavano la Mc Pherson 24 ore algiorno, e le note descrivono una donna le cui condizioni mentalisi stavano rapidamente deteriorando, e la cui salute iniziò apeggiorare ben prima della morte. Già nei primi due giorni disoggiorno, raccontano i diari, la Mc Pherson sputava il cibo evomitava. Il quarto giorno era pallida come un cencio efebbricitante. Fu spesso descritta come violenta, picchiava chi laaccudiva e sbatteva contro le pareti. Se la faceva addosso e avevaallucinazioni e deliri in cui diceva di essere Hubbard. Uno deidiari racconta che cercò di lasciare la stanza, nonostante i legalidella chiesa dicano che non vi era tenuta contro la sua volontà.

“Se vuoi poco denaro, scrivi un libro. Se ne vuoimolto, crea una religione.”

-L. Ron Hubbard

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Tra coloro che si presero cura di lei c’era la Dott.sa Janis Johnsondell’ufficio medico della chiesa. La dottoressa, medico, non avevauna licenza per la Florida e nel 1993 aveva patteggiato restrizionisulla sua licenza in Arizona dopo che due ospedali avevanocriticato l’uso che faceva di ricette per farmaci. Il 1° Dicembre1995 la dottoressa somministrò a Lisa Mc Pherson dei sonniferiche richiedevano prescrizione medica, e lasciò istruzioni scritteche al risveglio le fossero dati due litri di liquidi. La sera del 5Dicembre le condizioni di Lisa Mc Pherson deteriorarono alpunto che la Dott.sa Johnson cercò aiuto esterno. Venneaccompagnata in un ospedale distante 45 minuti, ma all’arrivo,come dimostrano verbali e documenti legali, la Mc Pherson nonaveva più battito e venne dichiarata morta dopo 20 minuti ditentativi di rianimarla. Naturalmente si è svolto un processo che èdurato 8 anni, al termine del quale la famiglia della LisaMcPherson avrebbe accettato la quinta proposta di transazioneofferta da Scientology.

L’atteggiamento persecutorio nei confronti della psichiatria,degli psichiatri e dei pazienti è una continua potenziale fonte di

tragedie. Come medici, prima ancora che come psichiatri, sentiamol’obbligo di opporci con ogni mezzo al dilagare di menzogne e infamieproferite da Scientolgy e dai suoi adepti. Dobbiamo sottolinearel’assoluta mancanza di ogni minima base scientifica ai loro modi dicosiddetta cura, nonché la mancanza di totale verità storica delle lororicostruzioni.

La scienza medica, cui la Psichiatria fa parte a pieno titolo, si fondasu un accurato e rigoroso metodo scientifico, grazie al quale vi è uncontinuo progresso delle nostre conoscenze e un miglioramento deinostri metodi diagnostici, pur con tutti i limiti a esso connaturati.Ogni affermazione non suffragata da robuste prove non ha alcunvalore scientifico. Ci piace ricordare: “Crediamo in Dio, tutti gli altridevono fornire dati”. Noi ci occupiamo di questo.

Gabriele Sani, PsichiatraOspedale Sant'Andrea, Università “La Sapienza”, Roma

Centro Lucio Bini, RomaE-mail: [email protected]

L’attuale discussione sulla psichiatria sarda ospitata sullepagine dell’“L'Unione Sarda”, dischiude interessanti

prospettive di dibattito e di riflessione. Premetto che il sottoscrittoha accolto con interesse il confronto con l'esperienza triestina,anche perchè, lavorando in periferia, non si è imbattuto con laradicalità di posizioni che ha caratterizzato il lavoro dei colleghicagliaritani.

Va detto però, che, seppure all'interno di errori strategici chehanno dato” fuoco alle polveri”, la proposta dell' Assessoratotenta di risolvere le lacune organizzative dei Servizi di SaluteMentale, sintetizzabili in una scarsa produzione di percorsiriabilitativi, di inclusione sociale e nell'assenza di unaorganizzazione dipartimentale degli stessi.

Se è vero che gli psichiatri sardi “sanno da tempo chel'intervento non si esaurisce in una ricetta” va anche detto cheproprio dopo la ricetta iniziano le difficoltà; si cade subito in unmondo di condizionali: “si dovrebbe..., si potrebbe... seavessimo...” Quante volte, colleghi, ci siamo detti queste cose?Certo, non si può negare qualche successo, prima di questa fase econ altri assessori, ma non si è mai riusciti a creare una abitualitàdei percorsi di riabilitazione, con i fondi che si perdevano neimisteriosi meandri dei bilanci aziendali, con le difficoltàburocratiche, coi nostri limiti culturali. L’unico modello sardo, cheaccomuna tutti, è quello che io chiamo la Dignitosa Psichiatriadelle Precarietà: fare i salti mortali con scarsissime risorse.

In fondo, intervenire sul sociale vuol dire accompagnare chichiede aiuto dal ruolo passivo di paziente a quello più attivo diutente (che usa le risorse dei nostri servizi), a cittadino (che usa lerisorse della comunità), per diventare protagonista della propriavita sociale, lavorativa, affettiva. Per dirla con le parole di PierPaolo Pani: una prospettiva di cura o meglio una cura diprospettiva.

Per quest'ultimo passaggio non basta la buona volontà degliOperatori ma è necessaria la presenza di altri attori (ServiziSociali, Volontariato, Cooperazione, etc.).

Quando la Prof. Nereide Rudas inaugurò la ClinicaPsichiatrica, in un commosso intervento ci ricordò che :”Tutti ipazienti sono soli... ma i pazienti psichiatrici sono i più soli tra ipazienti”. Un paziente grave che esce dal ghetto del suo disturbo,

riprende a lavorare e a vivere con gli altri, contribuisce, col suoesempio, alla riduzione del pregiudizio sociale sulla malattiamentale… e facilita l'accesso ai servizi di altri sofferenti psichici econ questo l'intervento precoce, che è il futuro della psichiatria: ilsolo modello che coniuga massima efficacia clinica con ilmassimo contenimento della spesa. Ebbene colleghi, quante voltesiamo riusciti a rompere questa solitudine?

Perché tanta ostilità a questo progetto? Io credo che glipsichiatri sardi siano stati disconfermati, anziché gratificati per“aver resistito”, colpevolizzati per il funzionamento dei servizi,per il numero dei suicidi o per l’uso (irrisorio) della contenzione.Di contro: un numero di accessi superiore alla media nazionalecon organici di poco superiori alla metà; una leggeassistenzialista, regalia delle precedenti gestioni della Sanità (chegiustamente l’attuale Assessorato ha cambiato) che, unica almondo, è riuscita a modificare l’entità degli accessi e la prognosidei disturbi, oltre che depauperare le risorse per la salutementale. Diciamocelo: quando i servizi sono congestionati dallerichieste, la strategia più usata è anche la più pragmatica: ilfarmaco, con buona pace, purtroppo, dei modelli integrati.

Dalla disconferma è facile scivolare nelle comunicazionisimmetriche e nella radicalizzazione identitaria (fra modelli sardoe triestino), sino alla formazione degli pseudo-partiti. Tremendopotere, quello della disconferma, che trita tutto e tutti: lacentralità della Salute Mentale nel Piano Sanitario Regionale, icospicui finanziamenti, i miglioramenti delle strutture, un collegaserio e competente in Regione (la prima volta), e forse anchequesta mia riflessione.

Non è poi quello che accade nella politica in Italia? Adifferenza dei politici però noi psichiatri non possiamopermetterci di misconoscere certi meccanismi, pane quotidianodel nostro lavoro.

Coraggio, colleghi: usciamo da questo corto circuito.Riprendiamo a discutere senza pregiudizi. Facciamolo per i

nostri pazienti, ma anche un po’ per noi.

Enrico Perra, psichiatraCSM Iglesias DSM ASL7

Centro Lucio Bini, Cagliari

a CagliariSALUTE MENTALE: AL DI LÀ DEI PREGIUDIZI E RECIPROCHE DISCONFERME

opinione

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bipolari famosi

Charles Darwin nasce inInghilterra il 12 febbraio 1809 a

Shrewsbury nella Contea delloShropshire. A 16 anni viene “obbligato”

dal padre medico a iscriversi alla Facoltàdi Medicina dell’Università di Edimburgo:

dopo due anni abbandona medicina e –sempre sudecisione del padre– studia teologia e prende i voti, unicaalternativa per evitare di diventare, secondo il genitore, un buono anulla. Segue svogliatamcnte gli studi e si dedica come per ilpassato al collezionismo e in particolare si concentra sui coleotteri;entra a far parte di un gruppo di studenti e professori appassionatidi scienza e spera di coltivare i suoi interessi scientifici medianteviaggi e spedizioni. Nel 1831 l’Ammiragliato britannico staequipaggiando una piccola imbarcazione, il famoso “Beagle”, peresplorare le coste orientali e occidentali dell’America Meridionale;il capitano, Robert FitzRoy, è pronto a dividere la sua cabina conun giovane disposto ad accompagnarlo, senza nessun compenso,in qualità di naturalista. Con l’aiuto di uno zio materno, Charlesriesce a ottenere dal padre il permesso di partecipare allaspedizione. Il viaggio dura 4 anni e mezzo, durante i quali Darwinraccoglie reperti di ogni genere: rocce, pesci, insetti, uccelli,mammiferi, piante, fossili. Al ritorno in Inghilterra nel 1836, vieneaccolto con molto interesse da autorevoli esponenti della comunitàscientifica locale che, insieme a lui, esaminano con notevoleentusiasmo i campioni raccolti dal giovane scienziato durante laspedizione, Per oltre nove anni egli si occupa di riordinare lastraordinaria mole di reperti raccolti durante il suo viaggio;pubblica molte monografie e innumerevoli articoli per rivistespecializzate e si impegna, in privato, a cercare di formulare unateoria in grado di spiegare i processi che avevano portato il mondonaturale ad assumere la sua attuale configurazione. Essendocolpito dalle variazioni che gli animali e le piante presentano indomesticazione, per effetto della selezione praticata dagliallevatori, Darwin pensa che un analogo meccanismo debba agirein natura, quindi parla di “selezione naturale” come conseguenzadella “lotta per la vita” a cui sopravvivono i più adatti, mentre imeno adatti soccombono. Queste variazioni possono esseredeterminate sia da cause interne, che oggi chiameremmogenetiche, sia da cause esterne, ambientali.

Nel 1839 Charles sposa sua cugina Emma Wedgwood e insiemehanno dieci figli, fonte di tanta gioia, ma anche di tanta ansia.Lavoratore instancabile fino alla fine, egli muore nel 1882 all’età di73 anni. Quella di Darwin è una vita intensissima, piena disoddisfazioni e gioie notevoli, di ansie e angosce profonde, sia nelcampo professionalc che in quello familiare, con alternanze, nellasua esistenza, di lunghi periodi di depressione, in cui eraassolutamente incapace di studiare, ed altri di felice iperattivitàlavorativa. Egli stesso nella sua “Autobiografia” (la nuova versioneè curata dalla nipote Nora Barlow e pubblicata nel 1958) ci dànotizie sulla sua salute: ci racconta di aver sofferto di una malattiacronica dai 30 ai 60 anni, i cui sintomi erano palpitazioni,flatulenza, dolori gastrici, tremori, nausea, vomito, eczema edepressione. È interessante cercare di individuare le cause diquesto suo stato di salute.

Nella vita timiliare l’influenza esercitata dal padre su Charles èenorme. Egli vive sempre nel timore di quest’uomo formidabile, ilquale combina insieme gentilezza, generosità, ma anche durezza easpra disapprovazione, quando in casa le cose non funzionanocome lui vuole. E nel figlio vi è sempre il dubbio se ciò che stafacendo è bene o male. Forse è proprio a questa situazione che sideve la sua costante paura delle critiche e il suo ardente desideriodi rassicurazione.

Anche le sorelle maggiori hanno una notevole influenza suCharles; dopo la morte della madre, avvenuta quando egli aveva

solo otto anni, esse non parlano quasi mai di questo eventoluttuoso, forse per evitare al padre il dolore del ricordo. Certo èche, molto probabilmente, il muro di silenzio che le sorelle erigonointorno alla madre morta non è positivo per la psiche del bambinoche non non riesce a “elaborare” quel lutto in modo naturale.

La stessa Emma, la moglie con la quale la vita scorre felice edarmoniosa, forse contribuisce con il suo carattere protettivo a farradicare su Charles quell’ipocondria che lo ha sempre afflitto. Lecontinue ansie per la nascita dei figli, per la loro salute, per la lorofutura vita professionale contribuiscono certamente ad aumentarela sua angoscia. La morte di tre dei suoi dieci figli produce in luigrandissimo dolore con conseguente depressione.

Oltre all’influenza esercitata su di lui dai membri della suafamiglia bisogna considerare quei tratti della personalità che lorendono particolarmente vulnerabile alle avversità e che gliprocurano grande sofferenza psicologica. Charles findall’adolescenza è considerato un compagno piacevole dallepersone più anziane, rispettoso di ogni tipo di autorità, pronto allescuse se non era d’accordo con loro, concentrando la sua attenzionesui difetti del proprio carattere. Nello stesso tempo le critiche ostililo sconvolgevano e se non fosse stato per gli amici e gli ammiratori,numerosissimi, esse lo avrebbero annientato.

Anche nella vita professionale ci sono ansie e angosce. Prima, almomento della scelta del campo di studio, poi al momento dellapartenza con il “Beagle” avversata dal padre, poi ancora laconvivenza, per quattro anni e mezzo, col capitano FitzRoy, uomogeneroso ma collerico e depresso. Dopo la spedizione, durantel’elaborazione della teoria sull’evoluzione, egli è in conflitto con lasua innata religiosità. Dopo la pubblicazione dell”Origine dellespecie”, un’amara delusione ricevuta da un collega più anziano, dicui egli desiderava il sostegno alle sue teorie, lo fa sprofondare inuna grave depressione. Per Darwin questi sono anni senza dubbiodi grande eccitazione intellettuale, ma caratterizzati anche dallapresenza di un’angoscia immensa.

Molti illustri medici vengono consultati dal nostro illustrepaziente, ma nessun rimedio efficace viene trovato: anchel’idroterapia che, Charles inizia con molto entusiasmo, non haalcun esito rilevante.

Le ipotesi moderne sulla sua malattia sono molte: chi parla diuna colecistite cronica, o forse di un’ernia iatale, o di una forma ditripanosomiasi, comune in Sud America, trasmessa dal morso dicimici infette durante il suo viaggio. Ma un’attenta analisi dellasintomatologia e delle circostanze in cui i sintomi compaiono fapropendere piuttosto verso un’origine psicologica dei suoi disturbi:per capire qualcosa bisogna spiegare la sua ipersensibilità aglieventi stressanti. Alcuni medici (A. Keith, I.P. Atkins, W.C. Alvarez)invocano una forte predisposizione ereditaria: la madre condepressione post-partuin; il padre con disturbi dell’alimentazione,depresso e iperattivo; un fratello con forti sbalzi di umore e oppio-dipendente; uno zio suicida; la nonna paterna alcolista. Altripsichiatri (E.J. Kempf, D. Hubble) avanzano l’ipotesi che i sintomidi Darwin siano il risultato dello stress enorme subito a causa dellasua intensa vita professionale e familiare. Gli eventi stressantigenerano ansia e angoscia in qualsiasi essere umano, tuttavia soloin una minoranza di individui si verifica l’incapacità di affrontarela vita quotidiana, quindi una teoria che invochi lo stress comefattore capace di contribuire al crollo psicologico deve anchespiegare perché una persona è vulnerabile a tale evento mentreun’altra non lo è. Come spesso accade, il modello dei disturbipsichici è multifattoriale: fattori genetici e ambientali possonoinsieme determinare una situazione per cui la vita diventa difficile.Se ancora oggi siamo incapaci di trovare soluzioni sicure edefinitive a questo problema, quanto più difficile deve essere statoil tentativo di soluzione del caso Darwin per i medici del suotempo!

Lidia Spadafora Lombardi

CHARLES DARWIN:UNA PERSONALITÀ VULNERABILE

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ancora sulla TECar

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Koukopoulos o Bersani e altri non diventano certo Presidentidell' AITEC per ottenere gloria, onori o emolumenti, ma perchésono medici che non dormono sugli allori e sulle conoscenzeconquistate nella loro vita di lavoro, ma ancora si aggiornano,cercano, sperimentano e soprattutto “studiano” con molta umiltàanche di notte, dopo aver finito l'ultima visita e risposto (anche sestanchi morti) a TUTTE LE CHIAMATE DEI LORO PAZIENTISUI LORO TELEFONINI.

Come dice Professore? “Quando sento parlare di questepetizioni, mi vergogno di essere psichiatra”. La prima rispostache mi verrebbe da darLe, leggendo questa enormità, è: “...e fabene, Professore, a vergognarsi”. Perché la figura dello psichiatra(come quelli che ho avuto la fortuna di incontrare io), dovrebbeessere quella di una persona speciale, superiore alla media,umana e soprattutto umile, di quella umiltà di cui parlavaSocrate… (si RICORDA, Professore, quando Socrate diceva aisuoi allievi “L'unica cosa che so, è di non sapere”?).

Perché, lo/la psichiatra è per il malato (specie se grave, comequelli di cui si parla in questo numero della newsletter) lapersona più importante del mondo; per un malato che sta permettere in atto un suicidio. Si RICORDI, Professore, loPSICHIATRA, e non lo Psicoterapeuta (che avrà in seguito, o avràavuto in passato la sua importanza nella storia di questo malato, enessuno lo nega), ma per quel malato lì (come per LE DONNE INGRAVIDANZA, o gli ANZIANI che non possono assumere altre

medicine per curare la depressione) servono interventi immediati,che solo un bravo medico, uno di quelli consapevoli, informati,decisionisti, che di comune accordo (“consenso congiunto”)appunto con il malato e i suoi familiari, può decidere di ricorrerealla TEC, e salvarlo. E io penso che, se anche si sarà riusciti asalvare quell'unica vita umana, ne sarà valsa la pena.

Non si vergogni, Professore. C'è ben altro di cui vergognarsi. Si informi meglio, si tenga aggiornato, magari trovi il tempo difare, ad esempio, quello che ha fatto l'ottimo giornalistaForcignanò, (del quotidiano “Il Giornale”) che ha voluto assisteredi persona a una seduta di TEC e l'ha descritta minuziosamente,facendo un atto di vera informazione (vedi numero precedente diAretaeus Newsletter).

E magari, RICORDI/RIPASSI attentamente il Giuramento diIppocrate.

Si RICORDA, Professore, il Giuramento di Ippocrate? Io ne conoscevo l'esistenza, ma non lo avevo mai né sentito néletto. In questa occasione, ho voluto leggerlo e farlo conoscere:

“Consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto checompio e dell'impegno che assumo, giuro: di esercitare lamedicina in libertà e indipendenza di giudizio, e dicomportamento; di perseguire come scopi esclusivi la difesa dellavita, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievodella sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costanteimpegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio attoprofessionale; di non compiere mai atti idonei a provocaredeliberatamente la morte di un paziente; di attenermi nella miaattività, ai princìpi etici della solidarietà umana, contro i quali, nelrispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie

Avrei tanto voluto scrivere questo articolo a quattro mani, conGiorgio Gaber che considero il più grande cantautore che

l'Italia abbia avuto, colto, sensibile, raffinato e soprattutto un“profeta” che ha descritto sentimenti e anche realtà italiane delmomento anticipando quelle del futuro.

Ora che lui non c'è più, prenderò in prestito le sue canzoni chemi aiuteranno, a scrivere come tanto mi hanno aiutato nella vita:

E l’Italia giocava alle carte e parlava di calcio nei bar...E l’Italia rideva e cantava...

In Italia, alcuni battaglieri psichiatri facenti capo all'AITEC(Associazione Italiana Terapia Elettroconvulsiva ) hannopresentato una petizione al Ministero della Salute Pubblica. Sichiede l'apertura in Italia di nuove strutture psichiatriche, doveun paziente possa essere trattato con la TEC, terapia largamenteutilizzata nelle strutture di tutta Europa (Olanda 35, Belgio 32,Danimarca 35, Germania 159, Svezia 65, Norvegia 44, Finlandia40, Ungheria 34, Scozia 27, Irlanda 16, nel Regno Unito 16, inItalia 9 e addirittura uno anche in Groenlandia).

Ne è nata una complessa disputa....ma come? Lei, Prof. Xxx (il nome, di un noto psichiatra è stato

omesso, NdR), boccia sbrigativamente la TEC, definendola“inutile”, e l'iniziativa dell'AITEC definendola “stupida”. Leispiega poi che “a volere una maggiore considerazione della TEC,sono quegli psichiatri che non riescono a entrare “in contatto” con

i loro pazienti. È vero che “elettroshock” è una parola difficile dacapire, e il non capirla la rende ancora più paurosa; ma “l'agitocontro-transferale” dove lo vogliamo mettere? Io per ora non hoavuto il tempo materiale di andare a sfogliare il suo testo “Ladepressione: conoscerla per guarirla”, ma lo farò e lo leggerò conmolto interesse, perchè invece, leggendo i titoli di altri suoi lavorinon mi sembra, posso sicuramente sbagliare, ma non mi sembraproprio che lo studio sull'elettroshock sia un argomento da Leisceverato, e lo dico non ironicamente, ma con molta umiltà ecuriosità di capire.

Io che la TEC l'ho fatta nel 1968, non sono mai uscita, come dicelei, dalla terapia “intontita” e “un po’ euforizzata”, gravementecolpita nella MEMORIA, e poi, rendendomi conto di quello chemi era successo (“era successo”?... ma se l'avevo chiesto io, comelo chiedono molti depressi gravi) e quindi, come dice Lei,rendendomi conto di ciò, non sono andata immediatamente aduccidermi, come Lei ha ipotizzato in questo suo intervento.

“Come dice Professore?” L'elettroshock è una delle cose chepiù piacciono (che strano concetto del piacere ha Lei,Professore–di che stiamo parlando, di un gelato–?) ai“pitecantropi” della psichiatria (pitecantropo, dal greco pithekòs(scimmia) e anthropos (uomo), tipo fossile partecipe dellecaratteristiche fisiche delle scimmie antropomorfe e dell'uomo icui resti furono rinvenuti in isole dell'Indonesia)… ma io sareitentata di dirle “Come vi permettete, Lei e il suo collegaamericano Jay Haley, quando si sta conducendo una battaglia cosìimportante per la psichiatria e per i malati affetti da disturbipsichici, di ironizzare chiamando scimmie e offendendo chiancora “crede”? Questi pitecantropi della psichiatria, come

“Consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro: diesercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio, e di comportamento; di perseguire come scopi

esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza, cuiispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale...”

-dal Giuramento di Ippocrate

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NON FACCIAMO CAMPAGNA DISINFORMATIVA

Lettera firmata: CagliariHo sofferto in passato di disturbo bipolare e, per anni, alternavo alunghi periodi di depressione, stati di eccitazione maniacale chespesso sfociavano in terribili deliri di colpa. Gli antidepressivipeggioravano la situazione, dato che facevano ciclicamente virareil mio umore dalla depressione alla mania. Ho iniziato la terapiacon la TEC che ha spezzato questa catena infernale. Da allora stomolto bene; non prendo più farmaci e nel frattempo mi sonopotuta creare una famiglia con due splendidi bambini. La TEC ètutt’altro che dannosa, anzi rivitalizza i neuroni atrofizzati dallamalattia. Il vero scandalo è che nessuno si preoccupi di questosilenzioso olocausto che avviene ogni giorno sotto gli occhidistratti di tutti, sicuramente pronti a lottare per l’abolizione dellapena di morte e nel contempo a infliggerla, facendo campagnadisinformativa ai più sfortunati, in nome di un passato che nonc’è più.

Da: Il Sardegna, 1 aprile 2008

DALL’INGHILTERRA

Cari colleghi,ho seguito il recente dibattito sulla petizione dell’AITEC conmolto interesse e ho sentito il dovere di contribuire con la miaopinione sull’argomento. Devo dire che rimango sempre stupitodalle forti posizioni ideologiche che in Italia si assumono su quasiogni argomento. Rimango ancora più stupito sulladisinformazione che spesso guida e determina opinioni forti sutemi delicati e importanti. Attualmente lavoro in Gran Bretagna,dove la pratica della TEC è accettata come un’ulteriore opzioneterapeutica che ha una robusta evidenza scientifica per quantoriguarda la sua efficacia. Poiché la Gran Bretagna è un paesepragmatico, il Royal College degli psichiatri ha pubblicato undocumento con precise linee guida sull’uso della TEC e le sueindicazioni, documento a cui è possibile accedere attraversointernet (www.rcpsych.ac.uk).

Qualcuno ha menzionato quanto sia etico ricevere untrattamento come la TEC. Io assumo la posizione opposta eprovoco ulteriormente la discussione affermando che trovoalquanto dubbia l’etica di chi è pronto a privare di una terapiavalida un gruppo di pazienti sofferenti che potrebberobeneficiarne. Durante la mia esperienza come psichiatra, hoprescritto la TEC molto raramente (probabilmente un caso ognidue anni), ma quando è successo il paziente mi ha sempreringraziato. Inoltre, qual è l’alternativa nei casi più gravi didepressione catatonica o resistente al trattamento? Probabilmenteun’agonia prolungata inutilmente per il paziente stesso e per chigli sta vicino e talvolta persino il suicidio.

La psichiatria ha fatto molti progressi e continua a farne.Oggigiorno i trattamenti sono supportati da una ricerca che devepassare attraverso lo scrutinio di commissioni etiche molto rigidee penso che il tempo degli esperimenti e abusi sia passato,perlomeno nei paesi più progrediti come accade in Europa. Noncredo che nazioni come la Germania e la Gran Bretagna sianoincivili, eppure contano il maggior numero di centri che offronola TEC. Qualche motivo ci sarà.

Personalmente sono contento di lavorare in un paese che puòoffrire un più ampio spettro di trattamenti per i pazienti piùdifficli e bisognosi. Per di più, questi trattamenti sono disponibiliquasi sotto casa.

Dott. Alberto SalmoiraghiPrimario Wrexham Maelor Hospital

Senior Lecturer in Psychiatry, University of Liverpool

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conoscenze; di prestare la mia opera con diligenza, perizia eprudenza, secondo scienza e coscienza e osservando le normedeontologiche che regolano l'esercizio della medicina, e quellegiuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della miaprofessione; di affidare la mia reputazione esclusivamente allamia capacità professionale e alle mie doti morali; di evitare, ancheal di fuori dell'esercizio professionale, ogni atto e comportamentoche possano ledere il prestigio e la dignità della professione. Dirispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni; dicurare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno,indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano, eprescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità,condizione sociale e ideologia politica; di prestare assistenzad'urgenza a qualsiasi infermo, che ne abbisogni, e di mettermi, incaso di pubblica calamità, a disposizione dell'Autoritàcompetente; di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto delmalato alla libera scelta del suo medico, tenuto conto che ilrapporto tra medico e paziente è fondato sulla fiducia e in ognicaso sul reciproco rispetto; di osservare il segreto su tutto ciò chemi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuitonell'esercizio della mia professione, o in ragione del mio stato; diastenermi dall'accanimento diagnostico e terapeutico.

RICORDIAMOCI tutti che l'Italia ha bisogno di capire. I malatidi depressione hanno bisogno di capire e di guarire,possibilmente. Siamo stanchi di balletti di persone che, per la lorodisinformazione e i loro “io credo, io non credo”, finiranno perspedirci tutti in Groenlandia: la Groenlandia costerebbe troppo, ei depressi spesso sono persone non abbienti. Che tutti cerchino dinon parlare a vanvera su questo argomento: la conoscenza non sibutta così a vuoto.

(Buttare lì qualcosa)

Ho visto aiutare chi sta malesperare in un mondo più civileho visto chi si sa sacrificarechi è sensibile al doloreed ho avuto simpatia.[...]ma non ho visto mai nessunobuttare lì qualcosae andare via[...]Diffondere e insegnare la conoscenzaimporre a tutti i costi la propria esperienzaguidare, guidare per farsi seguireopporsi al poteree infine riuscire a cambiare il potere.[...]e non ho visto mai nessuno buttare lì qualcosae andare via.

Ma Lei, Professore, a parte il problema del contatto si è maiposto il problema di “compatire” un suo paziente (compatire nelsenso latino di cum patio)?

Gli psicoterapeuti che ho conosciuto io no, gli psichiatri cheancora frequento e ammiro io, sì. E quanto patiscono, lottano eincoraggiano i loro pazienti! Gli psichiatri che ho conosciuto ioutilizzano la TEC con molta competenza e circospezione e spessocon ottimi risultati (come molte persone che ho conosciuto io chel'hanno fatta con successo e stanno bene come continuerò araccontare nei prossimi articoli).

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Vi racconto una storia da mattiDacia Maraini da l'Unità - 13 Maggio 2008

Questa sera all'Aquila va in scena un testo che la Maraini ha scrittotrent'anni fa mentre crollavano i manicomi.

“È la storia di ex degenti che tornano a casa e ne escono per darvita a una piccola comune. “L'ho scritta poco dopo l'entrata invigore della legge 180, proprio mentre si aprivano i manicomi e i‘matti’ tornavano alla vita normale. Quanti anni sonopassati? Allora mi occupavo di questa rivoluzioneistituzionale molto da vicino e mi pareva e mi pareuna cosa grande. Così provai ad immaginare cosasarebbe accaduto agli ex degenti psichiatrici, unavolta fuori dalle mura di quelle orrendeprigioni…”

Intitolai il testo “Stravaganze” e mi permisi dicogliere l'aspetto umoristico della sofferenzamentale proprio mentre le si restituiva la dignitànegata dalla contenzione. Gran bei tempi, bellacultura…” Sarà ben vero che non conviene farsigovernare dalla nostalgia, è comunque dura nonsubire il fascino di quella particolare ‘atmosfera italiana’che consentì a Franco Basaglia di far passare in Parlamento unalegge che distruggeva i manicomi. Che si potesse compiere, sottoil profilo istituzionale, un passo tanto radicale era certamentemerito di quel ‘professore veneziano’ geniale e coraggioso maanche di un paese che, nei suoi gangli vitali, aveva sufficienteadrenalina culturale per mettere definitivamente in crisiistituzioni e relazioni di potere . In questa pièce mi interessava ildopo: mi pareva che la legge fosse magnifica ma che le mancasseuna ‘casa’...

Toni Jop:– “Conoscevi Franco Basaglia? Hanno detto di lui che era un

umanista ma non uno scienziato, che negava l'esistenza dellamalattia mentale…”

– Personalmente era una persona deliziosa, con lui si stavabene, era molto disponibile. Ne hanno dette di tutti i colori su dilui, ma era, è stato un grande scienziato e non ha mai negato lamalattia mentale, semmai ha sempre accusato l'istituzionemanicomiale di impedire di riconoscerla per quel che era, senzacreare altra sofferenza.

– Del resto non era compito del manicomio curare i sofferenti…– E si vedeva. Ne ho visitati tanti, allora. Luoghi mostruosi di

segregazione totale in cui i reclusi venivano azzeratisistematicamente come esseri umani…

Purtroppo le istituzioni hanno tradito la legge 180, non hannoattuato ciò che la legge annunciava: il trasferimentodell'assistenza sul territorio. Troppi ex-degenti lasciati soli adaffrontare il dramma delle relazioni con le famiglie, troppefamiglie lasciate sole ad affrontare la relazione con il disagiomentale… Hanno consentito che in molti casi la liberazione fossevissuta come un accidente: i pazienti che tornano a casa conentusiasmo ma non trovano quello che si aspettavano, sono statisostituiti, le loro esistenze pressoché cancellate. Il fastidio, ladiffidenza scavavano attorno a loro una nuova solitudine. Allora imiei ‘matti’ decidono di tornarsene al vecchio manicomiodove la prigione non c'è più, restano i muri; ciò che basta perinventarsi una nuova vita, una piccola comune…

– Chissà come andrebbero oggi le cose….– Non sono pessimista ma avvilita sì. Oggi governa la paura a

molti livelli e la paura è proprio ciò che è stato messo in scaccocon quella legge ma per fortuna non si torna indietro, aimanicomi.

– Ai manicomi no, ma ci sono altre realtà in cui la contenzione

Dedicato ai malati di mente

...che purtroppo, nonostante la 180, Legge Basaglia, vedocontinuamente camminare inebetiti o eccitati per le strade diRoma, straparlando e dormendo sotto i ponti.

[Dall'altra parte del cancello - G.Gaber]

Ho visto un uomo mattoè impressionante come possa fare effettoun uomo solo, dimenticato, abbandonatodietro le sbarre sempre chiuse di un cancello

Noi fuori dal cancellonoi che siamo normali, noi possiamo far tuttonoi che abbiamo la fortuna di esser saninoi ragioniamo senza perdere la calmacol controllo di noi stessi, senza orribili visioni.

Noi siamo sani, noi siamo normalinoi siamo fuori dai problemi della psichesempre in pace col cervello e con i nostri sentimenticosì normali, i nostri gesti equilibratinon danneggiano nessuno, sempre lucidi e coscienti.

Noi siamo sani, noi siamo normalinoi che sappiamo di contare sul cervellosiamo sicuri, siamo forti, siamo interie noi dall'altra parte del cancello…

Un uomo, lo sguardo fissoun uomo solo alla ricerca di se stessoun uomo a pezzi, così impaurito, così bloccatodietro le sbarre sempre chiuse di un cancello

Noi fuori dal cancello noi che siamo normaliNoi possiamo far tutto….

Noi che sappiamo di contare sul cervellonoi prepariamo in nostri figli per domani

E noi da quale parte del cancelloda quale parte del cancello..

Noi siamo sani, sì, noi siamo saninoi siamo fuori dai problemi della psichesempre in pace col cervello e con i nostri sentimenticosì normali, i nostri gesti equilibratinon danneggiano nessuno, sempre lucidi e coscienti.

Noi siamo sani, noi siamo noi siamo normaliNoi siamo sani, noi siamo sani,noi siamo ....

[Goal!!]

con parole miear

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Franco Basaglia

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11ARETÆUS news

Forse perché ci sono momenti in cui il mio cervello simula in terral'Infinito e danza al ritmo vorticoso e assordante delle lineemelodiche di questa musica rinascimentale-barocca, ma noncreda alle mie parole, è solo poesia.

3. Questa mattina ho nuotato per due ore, ininterrottamente.Lungo 7000 metri d’acqua ho attraversato gli universi possibiliche, girando molto più velocemente del nostro, consentono diviaggiare nel tempo. Ho pensato a Gödel e alla sua paranoicapaura della morte e al fatto che probabilmente avesse intravisto lapossibilità di continuare a vivere in questo strano modo. Hopensato che l’uomo possiede un’esperienza del tempo e dellospazio piuttosto limitata, ma non io. Bracciata dopo bracciata misono trovata di fronte alla possibilità di cambiare il passato perimpedire il presente. Pertanto, io potrei uccidere un mio antenatoin modo da escludere la mia nascita... E poi, le implicazionimatematiche della musica, la sordità di Beethoven aggravata dafarmaci sbagliati e da apparecchi meccanici introdotti da mediciincapaci, i problemi renali di Mozart, i dentisti incompetenti cheestrassero a Paganini tutti i denti della mascella inferiore, iltumore di Gershwin e tutta la musica che abbiamo perso. Hopensato che era meglio fermarmi, che era inutile cercare di dareun senso a ciò che mi stava succedendo. Ho pensato che durantela nostra prossima visita Lei sarà sicuramente in grado dispiegarmi se la chimica è il principio delle mie ansie e depressionio la conseguenza di un mio io mal strutturato.

o il ghetto, magari tradotti con le dovute cautele, non vengonofatti apparire poi così terribili…

– Pensi agli anziani? Certo, ai cronicai in cui raccoglierli comevuoti a perdere, alle case di cura in cui dimenticare esistenze chesono diventate un peso. È proprio così: stiamo attraversando unafase di regressione culturale, ma voglio credere che il futuro nonci sarà così ostile.

Le istituzioni dovrebbero dare finalmente ai servizi territorialiciò di cui hanno bisogno: case-alloggio, équipe mobili eculturalmente preparate, assistenza 24 ore su 24… Si capisse che,come diceva Basaglia, tutti noi abbiamo un granello di follia chepuò venire a galla in qualunque momento. E che la malattiamentale non è un’altra razza, è la nostra.

Lettera firmata

1. Siamo una moltitudine. Affolliamo le sale d'attesa avvoltinell'imbarazzo di chi vorrebbe nascondere ma sa che ormaisarebbe sciocco farlo. Mentre le nostre vite rotolano e il mondo sirovescia, ci accorgiamo della nostra banalità, della nostra nonunicità. Ripetibile è ogni parola che proferiamo, interscambiabileè la nostra sofferenza. Vite si mescolano davanti ai vostri occhisonnacchiosi, vite che un vostro sbadiglio rende ancora piùbanali. Siamo tanti, ma se ci stringiamo l'uno all'altro riempiamola vostra ombra, non abbiate paura. Avrei voluto non esserci maistata nel suo studio, quella prima volta e tutte le altre volte. Nellamoltitudine, io, non vorrei esserci mai stata. Prima che il cielo sispezzasse ero fuori dalla moltitudine, a volte ero fuori da me, maandava bene così. Tutto era possibile e probabile, ogni parola

viveva nella luce, ogni nota mi attraversava senzadeformarsi, pura, perfetta,piena. Poesia. Il cielo si èspezzato, sono caduta

nella moltitudine. Seinella moltitudinequando sei malato e

soffri e capisci che nellasofferenza non sei poi così

originale. Sei nellamoltitudine quando ti

curi e la chimica tiomologa e il DSM-IV ticlassifica più di quanto tu

non lo sia già. Sei nellamoltitudine quando ti

suicidi e le statistiche banalizzanoil tuo gesto, tu che volevi rivendicare la

tua unicità, sciocco!Sciocco...

2. La “Folìa” è un'antica danza nata in Portogallo nel XIV secolo,la cui musica consiste in un tema ripetuto più volte in forma divariazioni sia melodiche che ritmiche. Sono proprio questibruschi cambiamenti di andamento ritmico, la reiterazione dischemi melodici fissi e il fatto che la danza raggiunga momentiparticolarmente concitati (una sorta di frenesia corporea), acontribuire ad accostare il tema allo stato mentale della follia.Insieme a Sarabande, Ciaccone e Passacaglie, la Folìa appartiene aquelle danze proibite, bersaglio dei moralisti per il loroinquietante e demonico fascino, per le quali fu istituita unapunizione di duecento colpi di frusta per chi le cantasse oballasse. Nel suo ritmo ternario si nasconde un che di fatalistico,un senso di triste presagio, un dominante senso di malinconia, diineluttabilità, da rintocco del destino. La “folìa” e la “follia”...“Folìa” come sinonimo di “fuori le righe”, di insania strumentale;“follia” come perdita della ragione. Perché racconto tutto ciò?

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malati. La riflessione allora va spostata dalle mura, innocenti,verso i veri colpevoli della vecchia assistenza psichiatrica: ilpersonale medico e non, spesso non all’altezza dei compiti.Medici che entravano in servizio e uscivano subito dopo perlavorare fuori, infermieri che passavano il tempo a giocare a carte.Alcuni, interpretando a modo loro l’idea che il lavoro fosseun’ottima terapia, portavano i malati giovani e volenterosi adissodare giardini e campagne in cambio di remunerazionisimboliche o di un pacchetto di sigarette. Ecco, la 180 contribuìmoltissimo a mettere un punto fermo a tutto quello e l’operazionepiù concreta e positiva fu il trasferimento dei pazienti psichiatrida quegli ospedali ai servizi negli ospedali generali. Per dire,quello che oggi si vorrebbe smantellare riaprendo centri di salutementale al di fuori degli stessi ospedali. Motivo? Per nonconsiderare il malato psichiatrico come tale, come se ci si dovessevergognare di esserlo tanto che nel lessico neopsichiatrico èdiventato di volta in volta un utente, come quello della Telecom oun ospite, come fosse in albergo. Miracoli del politicamentecorretto che nasconde la realtà della sofferenza cercando diguarirla con un’operazione di facciata. Il linguaggio può ancheinfluenzare il pensiero, come i linguisti sanno e i termini chedovrebbero proteggere i pazienti dallo stigma, in realtà negano illoro stato. A meno che non si voglia negare la malattiapsichiatrica tout court, la cui dignità viene rispettata proprioquando se ne riconosce la presenza. Sulla stessa scia di pensieroanche lo psichiatra, lo psicologo, l’infermiere e l’assistente socialesono diventati tutti operatori. Ma per livellare le differenze in unainterpretazione eccessivamente democratica dei rapporti sociali oper diminuire le singole responsabilità?

Leonardo Tondo

editoriale (dalla prima pagina)

ARETÆUS news ospita lettere spedite alla rivista oppure ricevute dai medicidei Centri Lucio Bini. In ogni caso le lettere vengono pubblicate in modoanonimo (se richiesto) e soltanto dopo autorizzazione scritta alla loropubblicazione da parte del mittente . Le lettere vengono redatte e, senecessario, i nomi di persone o luoghi sono resi irriconoscibili.

Page 12: Basaglia

ARETÆUS newsRivista Ufficiale del Centro Lucio Bini

Direttore responsabileLeonardo Tondo

Coordinamento e redazioneAthanasios Koukopoulos, Daniela

Reginaldi, Gabriele Sani, AlexiaKoukopoulos

RicercaGiulio Ghiani

DesignJoseph Akeley

StampaGrafiche Pisano (Cagliari)[email protected]

Autorizzazione Tribunale di CagliariN. 12/05 del 07/04/05

Potete mettervi in contatto con noi per commenti, suggerimenti, lettere o altri contributi:Roma: Via Crescenzio 42 · 00193 · Tel.: (+39) 06 6874415/75 · Fax: (+39) 06 68802345Cagliari: Via Cavalcanti 28 · 09128 · Tel.: (+39) 070 486624 · Fax: (+39) 070 496354

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Un'associazione fra professionisti psichiatri, psicologici e psicoterapeuti fondata a Roma nel 1975, a Cagliari nel 1977 e a New York nel1991. Ci occupiamo dello studio e del trattamento di disturbi psichiatrici e problemi psicologici. I centri sono specializzati nel trattamentodelle varie forme depressive e di ansia, dei disturbi dell'umore, del disturbo dell'attenzione con iperattività e di alcuni problemi sessualidi origine psicologica. A Roma: Athanasios Koukopoulos, Daniela Reginaldi, Pamela Bruni, Paolo Caliari, Paola Cimbolli, Giorgio DeCesare, Marco De Murtas, Adele De Pascale, Eleonora De Pisa, Paolo Decina, Vittorio Digiacomoantonio, Paolo Girardi, Rosanna Izzo,

Alexia Koukopoulos, Maurizio Pompili, Gabriele Sani, Rosa Maria Sollazzo. A Cagliari: Leonardo Tondo, Gianfranco Floris, Maria Cantone, CarmenGhiani, Beatrice Lepri, Simona Mercenaro, Marco Murtas, Maria Grazia Rachele, Enrico Perra, Marilena Serra. A New York: Gianni Faedda, Nancy Austin,Ngaere Baxter, Joseph Hirsch

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tanti auguri paolo girardi!

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