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    Baruffi x Alpes aprile 05 28-04-2005 10:52 Pagina 1

  • SOMMARIOALPES N. 5 - MAGGIO 2005

    RECENSIONI 6giuseppe brivio

    LA PAGINA DELLA SATIRA 7aldo bortolotti

    DALLA INVIATA A ROMADI CACAO QUOTIDIANO 8federica morrone

    SOLIDARIETÀ CRISTIANA 9raimondo polinelli

    LA MEMORIA DEL BENE 11pierangela bianco

    DISCIPLINA DELLA CIRCOLAZIONEMOTORIZZATA SU STRADE A FONDO NATURALE E FUORISTRADA 14tito lupi

    TRATTI DI RIFLESSIONE 15luigi oldani

    SARANNO LE FORMICHE LE NUOVE PADRONE DELLA TERRA? 16lorenzo croce

    LA CIMICE DELLE CONIFERE 17alessandro canton

    A ME GLI OCCHI 18roberta piliego

    LA GESTIONE DEL DIRITTO 21vittorio peyrani

    C’ERA UNA VOLTA LA PAURA 23giancarlo ugatti

    CHE FINE HA FATTO LO SPORT? 39gianluca lucci

    LE “FAVOLOSE” SIGNORE DI GIOVANNI BOLDINI 40donatella micault

    IN VISITA A LUCCA 43luciano scarzello

    PERCHÉ TORNARE A NIKOLAJEWKA 44giovanni lugaresi

    OBUTINGA, INFLESSIBILECOMANDANTE TEDESCO ALLA MINIERA DEL DOSSODEI CRISTALLI 46ermanno sagliani

    QUANDO MARIA MITTA,CUSTODE AL “CARATE”,ERA ALPINISTA D’AVANGUARDIA 48ermanno sagliani

    LIVIGNO: DOVE “OGNI FAMIGLIAMENA UNA VITA A SÈ” 49costante bertelli

    PIZZO SCALINO,UN SIMBOLO MALENCO 50giuseppe brivio

    MIFF 2005: IL CINEMAINDIPENDENTE A MILANO 53benedikte del felice

    ARRIVA A TEGLIO IL FUTURISMOCON LO SPETTACOLO“EMOZIONI AL DENTE” 54anna maria goldoni

    TURISMO EQUESTRE 56maurizio azzola

    VENTIQUATTRO GIOVANIVALTELLINESI FREQUENTANOL’ISTITUTO TECNICO AGRARIOSTATALE “A TOSI” DI CODOGNO 25pier luigi tremonti

    IL FUTURO DEI GHIACCIAI 28giuseppe brivio

    I CASTAGNETI DA FRUTTODI CASTELLO DELL’ACQUA 30pielleti

    IL PIACERE DELLA RISCOPERTA...LE OROBIE 32nemo canetta

    CREATIVITÀ E FORMENEL PAESAGGIO DI UN’INEDITACRISTINA MAZZETTI 35ermanno sagliani

    EUGENIO TOMASI,IMPRESSIONISTA TEDESCODI ORIGINI CAMUNE 36dino marino tognali

    LA RADIO, IL PRIMO GRANDEMEDIUM DELLA STORIA 38gianluca lucci

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  • P erchè dedicare un articolo ad una vecchietta di 90 anni che se ne va via inpunta di piedi in un giorno di questo strano inverno?Ma quella vecchietta era mia madre e le volevo bene.Era testarda, ingovernabile, non accettava un consiglio ed un parere, ma era capace di

    esprimere sentimenti e affetti usando lo scritto … una lettera o una poesia!

    Dietro la scorza indurita dal destino nascondeva

    un’anima grande ed un cuore meraviglioso.

    Ha mollato, era stanca, davvero, dopo una vita

    di battaglie.

    Ha chiuso gli occhi e se ne è andata a

    riposare.

    Forse per lei è meglio così.

    Che ci sarebbe stata a fare a questo mondo

    relegata in un letto d’ospedale?

    Sola con i suoi ricordi, ogni giorno più

    triste, più consumata e senza più la voglia

    di sperare.

    “Non sentirò più la tua voce. Il tuo telefono è scollegato e muto ...0342.213152 tu... tu ... tu...Chissà se avrai già incontrato latua mamma, il tuo papà, e perchèno mio padre, tuo marito?Tu lo avrai rimproverato, lui si sarà incavolato e avrete ricominciato alitigare come facevate.Resta il rimpianto di non esserti stato più vicino, ma così è la vita”.

    Rimpiango il poco tempo che ho passato con lei, le cose che non le ho detto e le

    carezze che non le ho fatto.

    Avrei voluto essere stato lì a tenerle la mano quando se ne è andata e dirle un’ultima

    volta grazie.

    Pier Luigi Tremonti

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  • AAllppeessRIVISTA MENSILE DELL’ARCO ALPINO

    Anno XXVI - N. 5 - Maggio 2005

    Direttore responsabilePier Luigi Tremonti - cell. 3492190950

    Redattore CapoGiuseppe Brivio - cell. 3492118486

    Segretaria di redazioneManuela Del Togno

    Direttore editorialeAldo Genoni

    A questo numero hanno collaborato:Maurizio Azzola - Costante Bertelli - Pierangela Bianco

    Aldo Bortolotti - Giuseppe Brivio - Nemo CanettaAlessandro Canton - Lorenzo Croce - Antonio Del Felice

    Benedikte Del Felice - Anna Maria Goldoni - Gianluca LucciGiovanni Lugaresi - Tito Lupi - Donatella MicaultFederica Morrone - Luigi Oldani - Vittorio Peyrani

    Roberta Piliego - Raimondo Polinelli - Ermanno SaglianiLuciano Scarzello - Dino Marino TognaliPier Luigi Tremonti - Giancarlo Ugatti -

    In copertina: Castagne

    (Studio Grafico Mottarella)

    Ed.ce l’Alpes Agia - S. Coop a R.L.23100 Sondrio - Via Vanoni, 96/A

    Direzione e amministrazione:Sondrio - Via Vanoni, 96/A

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    Autorizzazione del Tribunale di Sondrio n. 163 del 2.12.1983

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    BONIFICO

    Tutti i manoscritti pervenuti a questa rivista sono al vaglio deldirettore responsabile e della redazione.Gli articoli firmati rispecchiano solo il pensiero degli autori enon coinvolgono necessariamente la linea della rivista.Testi e foto, pubblicati o meno, non si restituiscono, salvo spe-cifici accordi, e la redazione non si assume la responsabilità perl’eventuale smarrimento.La riproduzione anche parziale, è subordinata alla autorizza-zione della direzione ed alla citazione dell’autore e della rivista.

    Il nostro nuovo sito è pronto ed è in lineaLa Web Agency - nereal.com dell’amico Claudio Frizziero ha concluso il suo lavoro.La rivista è in pdf, con interessanti link e poi “...chi siamo” e altro ancora.Qualcosa ancora manca,ma ora siamo noi della redazione a dovercompletare l’opera.Visitate il nostro sito:http:www.alpesagia.comAttendiamo vostri consigli e suggerimenti.*Alpesagia è il nome della nostra cooperativa ed è il nome con il quale tanti anni fa ènata la nostra rivista.

    MODULO DA PRESENTARE ALLO SPORTELLO DELLA VOSTRA BANCA

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    cuparsi soltanto di mangiare a quattropalmenti e di bere fin quasi ad ubriacar-si, ma poi manifesta intenti e compie ge-sti che per la loro nobiltà suscitano l’en-tusiasmo dei grandi e dei piccini, affron-tando e sconfiggendo con il suo inesora-bile randello ogni sorta di malvagi e di-sonesti.Un altro servizio di sicuro interesse è “Ifontanili della bassa bergamasca - un an-tico patrimonio da salvare”, di Italo Co-mencini; in esso l’autore ci descrive ifontanili, manufatti costruiti apposita-mente per raccogliere e far defluire leacque sgorganti dal suolo naturalmentee originanti paludi e acquitrini. Si trat-ta, come è noto, delle “sorgenti di con-tatto”, presenti tra l’alta e la bassa Pia-nura Padana sulla sinistra orografica delPo, una fascia di acque risorgive largaanche 30 chilometri. I primi scavi di fon-tanili si fanno risalire all’XI e XII seco-lo d.C., allo scopo di bonificare i terre-ni paludosi da parte di ordini monastici,di Comuni e Signorie.I fontanili costituiscono un patrimoniostorico e socio-economico importante,oggi purtroppo in crescente stato di de-grado, a rischio di impaludamento e discomparsa, con gravi danni all’ecosiste-ma. Sono un antico patrimonio da sal-vare e valorizzare.

    Stabello e Giacinto Gambirasio, presen-tati da Luciano Ravasio e Umberto Za-netti.All’interno il quindicinale presenta al-cuni servizi interessanti che meritano diessere citati. Mi riferisco in particolare alresoconto di una Conferenza su “La fi-gura e l’indole di Gioppino, celebre bu-rattino bergamasco”, tenuta da Umber-to Zanetti per il Circolo culturale Grep-

    pi. Dall’articolo emergel’apparente controsen-so di un personaggio,noto da più di due se-coli, che, pur posse-dendo tratti dell’anti-co uomo dei boschi edimostrando la bono-mia e la rozzezza di unpopolano, r iesce alcontempo a cavarselanelle più intricate vi-cende avendo ragionedi maghi e di streghe,di satrapi e di banditi.Egli sembra uno stordi-to o un tonto , maall’occorrenza si rivelaastuto e intraprenden-

    te, sembra rustico e volgare, ma sa starealla pari con le teste coronate e fa il ga-lante con il gentil sesso. Sembra preoc-

    LE FLAMBEAURevue du comité des traditions Valdotaines3, rue De Tellier - 11100 AosteAnno 52 - N° 193 - 1° Trimestre

    Su questo numero della sempre interes-sante rivista valdostana ampio spazio è de-dicato alla figura di André Ferré, il Rim-baud valdostano, poeta e scrittore che si èbattuto per l’affermazione dell’identità cul-turale e linguistica dei Valdostani, scom-parso nel 1954 a soli cinquanta anni.Il direttore di “Le Flambeau”, RaymondVautherin, dedica alcune pagine della ri-vista a François Cerise, l’artigiano che sareinterpretare la tradizione locale usandoil cesello per lavorare il legno come unoscrittore usa la penna.Rollande Mazollier ci presenta le alture diVillaroger, al di là del Piccolo San Ber-

    nardo: una riserva natu-rale ( con al centro unacomunità montana, Vil-laroger appunto, lunga11 chilometri e larga 5),creata nel 1991, estesasu 1.062 ettari, tra i1.200 e i 3.600 metri dialtitudine, offre unagrande varietà di habi-tat e di biotopi e di fau-na molto varia. La riser-va naturale ha per scopodi mantenere una zonadi rifugio per la fauna dimontagna minacciatanei dintorni dalla prati-ca dello sci.Enrico Tognan parla invece dell’ottavameraviglia del mondo: l’Aiguille du Mi-di (3.842 metri di altitudine). Si trattadella magnifica ascensione con la funivia

    del Monte Bianco allaPunta Helbronner, par-tendo da Chamonix, esuccessivamente dellatraversata del ghiacciaioper raggiungere infinel’Aiguille du Midi. Unospettacolo di rara bellez-za!Christel Lambot ci par-la dello scorrere deltempo nei proverbi val-dostani; il suo studio cipermette di comprende-re, partendo dai prover-bi e dai detti, come il fe-nomeno del tempo è

    percepito nella cultura popolare. Ciò èstato possibile per il fatto che il patoisvaldostano (francoprovenzale) è ancoraconosciuto da una buona metà della po-polazione.

    GIOPÌ - Quindicinale bergamasco di cultura, arte,folclore e tradizioniOrgano ufficiale del Ducato di PiazzaPontida - BergamoAnno 112 - N° 6

    Questo numero del quindicinale berga-masco dedica ampio spazio alla Rassegnadi poesia italiana in lin-gua dialettale, da annifulcro della attività delDucato di Piazza Pon-tida, di cui “Giopì” èl’organo ufficiale, que-st’anno inserita nellapiù ampia manifesta-zione denominata ber-gamopoesia 2005, chesi concluderà il 10 e 12maggio con due seratededicate ad un “Incon-tro con la poesia dialet-tale bergamasca”, pre-senti Gianni Bolis, Lu-ciano Ravasio, Ettori-na Gorrieri e Anna Ru-delli che leggeranno ecommenteranno loropoesie, e a “Grandi poeti dialettali ber-gamaschi del passato”: Pietro Ruggeri da

    pagina a cura di Giuseppe Brivio

    R E C E N S I O N I

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  • 7L A PA G I N A D E L L A S AT I R A

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    La notte di sabato non ero a Roma,la notizia della morte del Papa mi haraggiunta nella quieta campagnadell’Umbria. Nessuna tristezza, l’umanasofferenza degli ultimi mesi stava diven-tando un dolore troppo grande, era tem-po di andare via. Ho percepito una gran-de pace, un respiro che si muove verso l’al-to. Pensavo che molti avrebbero accom-pagnato quell’ultimo viaggio con un pen-siero o con una preghiera, mai avrei im-maginato questo delirio collettivo.Al mio ritorno sono stata travolta da unacittà presa d’assedio. A pochi passi dallamia casa si sta consumando un immensoevento mediatico. Una cittadella di gior-nalisti provenienti dall’intero pianeta, rac-conta, riprende, si pettina, dorme e sgo-mita ripetendo una cantilena già prontada mesi. Il pubblico subisce rischiando didimenticare il raccoglimento e la pre-ghiera. Polizia e carabinieri hanno blin-dato la città, camionette dell’esercitosfrecciano sulle vie principali tanto darendere difficile l’attraversamento. I vicolisono invasi da folle inimmaginabili, oltreun milione di persone sono in fila per en-trare a San Pietro.Stiamo parlando della morte di un uomo,di un Papa, di un”grande” come tutti ri-petono. Dov’è dunque il silenzio, l’umilecontemplazione dei fedeli davanti al mi-stero della vita, l’energia muta e leggerache accompagna lo spirito verso “la casadel padre”?Quello a cui stiamo assistendo sembra averpoco a che fare con la fede, disorienta espaventa.Avevo sette anni quando Wojtyla è di-ventato Papa. Il ricordo è nitido, in queigiorni facevo catechismo per la prima co-munione con un sacerdote polacco digrande intelligenza e umanità. Ero in-quieta, la mia innocenza di bambina nonaccettava la scomparsa dopo pochi giornidi Giovanni Paolo I, lo avevo amato im-mediatamente e mi appariva davverospeciale. Forse era fin troppo speciale. Co-sì consideravo un intruso il nuovo elettoe, confesso onestamente, da allora ho sem-pre osservato il suo operato con enormesenso critico. Negli anni l’ho visto in-contrare Pinochet e condannare l’uso delpreservativo laddove la mancanza di pre-venzione è causa di morte. Poi però l’hovisto anche attraversare il mondo e par-

    lare di pace. Ragionando sulle contraddi-zioni di Wojtyla e sul breve cammino delPapa precedente, comincio ad avere leidee più chiare. In fondo per cambiare al-cune cose del mondo prima di tutto è in-dispensabile sopravvivere. Gli equilibri in-terni alla Chiesa sono infinitamente sen-sibili. In questo il Papa è stato davverogrande, è riuscito a cambiare la storia so-prattutto negli ultimi anni, dopo aver con-quistato consensi ed amore.Sapendomi intensamente di sinistra mol-ti sorridono quando scoprono il mioprofondo lato spirituale e si stupiscono del-la disinvoltura con cui ne parlo. Sono con-vinta che esista un modo di intuire il mi-stico assolutamente rivoluzionario, e chela nostra vita non si esaurisca in questopassaggio terreno. Percepisco altro, prego,ho un’essenza al di fuori del mio corpo enon credo di essere pazza. Non mi inte-ressa dare un nome a ciò che sento, mi in-teressano egualmente tutte le religioni edanche se in Oriente riconosco una purez-za a noi sconosciuta, comprendo che quel-la dietro l’angolo è la mia Chiesa. Per ama-re non è indispensabile andare lontano. Edè proprio l’amore a non essere conciliabi-le con l’isteria collettiva, i maxischermi,le file interminabili, il cannibalismo deigiornalisti in cerca di notizie, le forzedell’ordine schierate, la città completa-mente paralizzata. La maggior parte dei fe-deli, dopo oltre dodici ore di attesa, quan-do arriva finalmente di fronte al corpo delSanto Padre non si ferma in silenziosa pre-ghiera ma scatta fotografie. Tutto questomi fa paura. Rispetto il dolore, ma sonoconvinta che non sia necessario precipi-tarsi a Roma, è molto più significativa unapreghiera recitata nella solitudine dellapropria casa o immersi nell’incanto dellanatura. Questa confusione, questa comu-nicazione ossessiva nulla hanno a che fa-re con la fede. Mentre continuano ad ar-rivare migliaia di persone io organizzo lamia fuga. Potrei fare duecento passi per ar-rivare a San Pietro, preferisco fare due-cento chilometri per rifugiarmi nuova-mente nella mistica campagna dell’Um-bria e ricordare senza frastuono le paroledel Papa: “Mai più guerre in nome di Dio”.Spero che tutti coloro che oggi piangono,domani le ricordino. ■

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    Dalla inviata a Roma di C@C@O QUOTIDIANOdi Federica Morrone

    Se si va a cercare una vera grande ri-voluzione non si può non andare aiprimi secoli del Cristianesimo ed alsorprendente messaggio unito all’azioneche si sviluppava dalle comunità cri-stiane. Non si era mai vista prima unacosì profonda mobilitazione in favoredegli altri e senza legami con caste, filo-sofie o chiusure di gruppo. Qui il mes-saggio intimo e spirituale non era certoaccademico ma profondamente vissutoe praticato con un ottimismo vibrantesulla dignità umana quale figlia dellaDivinità, e ciò staccava nettamente lecomunità cristiane dal pessimismo del-le filosofie e dallo scetticismo materia-listico diffusi in quell’epoca. Grazie a ta-le condotta che caratterizzava questesorprendenti comunità (si potevano ve-dere, fra l’altro, l’importantissimo fun-zionario imperiale inginocchiarsi da-vanti al suo Vescovo che era suo schia-vo, o vedere sconosciuti del popolo es-sere abbracciati con amore e rispetto daesponenti delle classi più elevate e im-portanti) così unite spiritualmente, av-veniva un mutamento sociale che si al-largava in cerchi concentrici, semprepiù lontano, e tale condotta era davve-ro rivoluzionaria.I gesti e le parole di Gesù avevano, al-lora come oggi, la potenza del suo mes-saggio che trasformava sia l’uomo che lastoria stessa, poichè la sua esaltazionedella forza di un cuore puro che scon-figgeva lo sterile formalismo dei fariseiera lo splendere dell’amore autentico,dell’amore che univa Dio ed il prossimoin uno.La valorizzazione della preghiera era lavittoria della fede autentica e i cristianierano molto ammirati per la loro irre-movibile certezza di fede. Vi era limpi-do ottimismo sul destino dell’uomo cri-stiano, e il tutto si espletava in un amo-re fraterno che affascinava uomini edonne che vedevano all’opera questecomunità così diverse dal mondo paga-no. Una luce autentica scaldava e con-solava e liberava dal dolore chiunqueentrava in questa società volta al Divi-no. Era davvero una società incredibilee fuori dall’ordinario, paradossale sottoogni aspetto, libera da steccati che im-pedissero il volersi bene l’un l’altro, li-bera da quella insensibilità che caratte-rizzava la solitudine delle masse dellasocietà dell’Impero, libera dal vuoto esi-stenziale che tormentava tante infelicivittime della grandezza di un ordine ret-to solo sulle sue leggi e sulle sue aride lo-giche strutturali.

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    Non vi erano impedimenti sociali, nonve n’erano di razziali, men che meno in-tellettuali o di censo: tutti erano accol-ti con autentico affetto e divenivanointimi di questa famiglia che non di-menticava nessuno. Si può dire che lasolidarietà sia nata proprio qui ed è ve-rissimo affermare che i cristiani erano(come lo possono sempre essere ancheoggi) la vera espressione di una solida-rietà che ognuno può prendere ad esem-pio. Una solidarietà autentica che donasenso sia alla propria vita che a quelladegli altri.Essendo l’ecclesia la collettività dei cri-stiani volta all’unione con Gesù Cristo,la luce cristica si proiettava in lei e leistessa misticamente unita in Lui, appa-riva in una luce radiosa che spiccavaproprio come la luce spicca nella notte:il che avvicinava gli assetati di luce erendeva la comunità calda di un fuoco

    amorevole ricco di grandi sviluppi.Anche oggi, se si vuole cercare la solu-zione dei problemi profondi che nasco-no nel vedere la differenza tra solida-rietà autentica e solidarismo, fra solu-zioni meccaniche contrattualistiche espontaneo creare benessere sociale e in-timo umano, non si può non riandareall’opera di queste comunità libere daivincoli strutturali della loro epoca.Nel cercare di scoprire una risposta au-tentica ai valori materialistici e sensi-stici di questa società attuale che asso-miglia troppo a quella dei tempi dell’Im-pero, la lezione d’amore del cristianesi-mo di quei secoli, espressione dellarealtà cristica, è perenne ed attuale. Eproprio come ha saputo eroicamente fa-re Giovanni Paolo II° varcando i conti-nenti e continuando a riaffermare qua-li siano i valori sociali del cristianesimo“espressione del cuore autentico”, così

    chiunque non potrebbe fare a meno dicercare nella solidarietà nata dal mes-saggio cristico quella svolta che superisia le offerte del liberalismo meramen-te umano che della violenta rivoluzio-ne solo politica contro le prepotenzeche angustiano tanta umanità. Del re-sto, anche un sociologo decisamenteinnovatore e che la sapeva abbastanzalunga, Pitirim A. Sorokin, nell’indaga-re quali potessero essere le soluzioni aiproblemi attuali della società in genere,ch’egli vedeva ormai in fase di dissolu-zione, giungeva a rifiutare sia le rispostebasate sulle da lui definite finte demo-crazie e sui totalitarismi di ogni colore,sia sulle forme di pensiero che eranoancora troppo materialistiche e sensi-stiche.Egli giungeva a valorizzare le associa-zioni morali basate non su meri caratteriorganizzativi ma su un’autentica comu-

    Solidarietà cristianadi Raimondo Polinelli

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    nione ideale degli spiriti.Il fatto che anch’egli insista sulla gran-de e fondamentale importanza dell’azio-ne singola, di ognuno, anche in questeassociazioni, sui valori dell’altruismo edell’amore sia in famiglia che fuori, quo-tidianamente, per mezzo di un’azioneconcertata tale da formare gruppi via viasempre più grandi, agendo con tecnichedi trasformazione interiore, ci fa capirecome questo sia un ritorno autentico aquegli stessi valori che avevano i primiCristiani. E fa comprendere quella che èstata ed è l’azione rivoluzionaria di un au-tentico Cristianesimo. Ora, ciò è ancorpiù certo quando si vadano a leggere isuoi studi sull’amore altruistico e sulletecniche di trasformazione spirituale. Ilsuo lavoro di comparazione circa le vitedei santi ed i casi di conversione religio-sa e lo studio del comportamento asce-tico e mistico unito allo studio delle co-munità monastiche e delle fratellanzereligiose, lo porta a riconoscere il cam-mino dell’uomo dall’egoismo tribaleall’altruismo universale.E proprio l’altruismo diviene la luce cheanche per lui, scienziato e ricercatore,appare quale salvezza per l’umanità tor-mentata dall’individualismo e dal con-

    trattualismo senza amore: proprio comeallora, proprio come nelle epoche ovel’amore appare la vera unica ed auten-tica soluzione ai problemi dell’umanità.Appare perchè lo è oltre ogni discorsovano, perchè la spontaneità del cuoresbocca come risposta alla falsità del cal-colo egoistico. Ed ancora ci appare ilvolto e la figura del nostro caro Gio-vanni Paolo II°, riascoltiamo le sue pa-role pronunciate anche a folle od a go-vernanti recalcitranti, le sue afferma-zioni giustissime sull’edonismo esull’egoismo, il suo spronare all’abban-dono a quell’Amore che è la soluzioneai problemi interiori e sociali degli uo-mini, oltre le leggi e le vuote program-mazioni che debbono avere in sè stessequel sale che Lui, proprio Lui, ha spar-so ovunque con fermezza e altrettantoAmore.Sinceramente, quell’aiutarsi delle co-munità cristiane viventi del lievitoevangelico nell’importanza della comu-nione nel mistico corpo di Cristo, con-tinua ad essere la soluzione alla soffe-renza attuale, al bisogno di rivoluzioneautentica che sempre ha in sè il Cri-stianesimo, alla necessità di conoscere laLuce Superiore onde realizzare l’armonia

    e la pace in terra.Che poi si utilizzino parole tipichedell’epoca attuale, non si potrà non fa-re a meno di cercar di comprendere il si-gnificato delle parole della fede manife-stata nel Cristianesimo sin dal suo ap-parire, come sapeva fare il Papa, nel ri-cordare la necessità dell’attenersi al ve-ro significato della Parola e al vero via-tico dei Sacramenti.Tornando alla grande importanza dellasolidarietà, noi possiamo quindi con-cludere che se le parole sono tante e lelingue degli uomini molteplici, pure laconcretezza dei fatti permane unica, equindi l’agire in autentica Solidarietà èmanifestazione di qualcosa di Sublimeche tutti possono toccare con mano, co-me lo toccavano coloro che entravanoin quelle meravigliose prime comunitàcristiane.Ed è cosa che anche oggi costituisce unanuova rivoluzione sociale e che ciascunodi noi deve fare nel suo piccolo come ri-sposta ai problemi attuali.Un agire sempre nuovo e fresco, perchèpoggiante sulla segreta necessitàdell’Amore vero, del quale nessuno puòfare a meno, come dell’autentica Solida-rietà che sboccia dall’amore fraterno. ■

    A nostro giudizio le più belle foto di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI

    le abbiamo viste su “Gente” e ve le proponiamo.

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    Èstata un’epocagrandiosa, stra-biliante, perfinoeccessiva in tantiaspetti, ma anche me-schina, violenta, aber-rante. Vi è stato unprogresso tecnico-scientifico che ha por-tato ad un migliora-mento della vita ma-teriale ingente per unaparte considerevoledell’umanità, ma si èaccompagnato ad unregresso etico-politico,ad un impoverimentospirituale e ha genera-to nuove forme di bar-barie purtroppo su lar-ga scala e supportatedallo stesso progresso tecnico-scientifi-co. Si è così segnata una svolta radicalerispetto ai secoli precedenti: è stato iltempo della disillusione, dell’ incertez-za, ma anche del trionfo di una menta-lità mitica fatta di nuovi fideismi. Diconseguenza vi è stato un sommovi-mento radicale che ha investito la realtàglobale e ha sconvolto valori religiosi elaici lasciando al loro posto troppo spes-so morte dello spirito e deserto delle co-scienze. Il mondo occidentale, in parti-colare, ha fatto i conti con molti even-ti drammatici, con inimmaginabili for-me di degradazione e barbarie, ma ha di-mostrato di sapere superare queste pa-tologie. Sarebbe però pericoloso ritene-re che certi eventi siano passati e che orane siamo immuni: basta guardarsi intor-no. Nel ventesimo secolo si è superatoogni limite di violenza e di sopraffazionedell’uomo sull’uomo, si è avuto un pa-rossismo di violenza dovuto principal-mente a ideologie che hanno fattodell’annientamento di un vero o pre-sunto nemico la condizione prima per af-fermare i loro “ideali” (?) di un mondonuovo e di un ordine nuovo. Questonuovo per affermarsi è arrivato all’abie-zione del genocidio, cioè lo sterminio dimassa finalizzato all’annientamento diun gruppo razziale, etnico, sociale, reli-

    gioso, politico. I Lager e i Gulag sono sta-ti i principali luoghi di attuazione di que-sto massacro, i luoghi in cui la violenzamateriale e spirituale si è differenziataradicalmente da tutte le forme prece-denti per quantità e qualità e ha generatoun fenomeno ancor più disumano dellaviolenza stessa: l’assuefazione, la giustifi-cazione, la selezione e perfino la nega-zione se e quando la loro esistenza è sta-ta scomoda da accettare.Ma anche nelle situazioni più aberran-ti, quando il sonno della ragione gene-ra i peggiori mostri e sembra che il ma-le non incontri ostacoli, c’è chi ha il co-raggio di opporsi, chi trova dentro di séla forza di ribellarsi, di non diventarestrumento di male e perfino di rischia-re la propria vita per non soccombere almale ed aiutare un altro uomo. Nellepiù grandi tragedie della storia, quandosembrava che ci fosse solo una nottesenza stelle, ci sono stati uomini capacidi scegliere il bene: a loro deve andareil nostro ricordo, di loro bisogna preser-vare e rendere pubblica la memoria per-ché la speranza viva e cresca negli ani-mi degli uomini che verranno, perché ilricordo del bene vale più di mille di-scorsi ufficiali e di commemorazioni dirito: è un’eredità etica preziosa per lenuove generazioni.

    Con questa convin-zione Moshe Bejski,un ebreo polaccoperseguitato dai na-zisti durante l’inva-sione della Polonia escampato alla depor-tazione grazie aOskar Schindler, haideato a Gerusalem-me un luogo chia-mato Il Giardino deiGiusti. Con la sua at-tività di presidentedella Commissionedei giusti presso ilMemoriale di YadVashem, a Gerusa-lemme, il primo or-ganismo nato per farvivere la memoria di

    chi ha compiuto il bene durante un ge-nocidio, ha mostrato che le testimo-nianze di solidarietà e di concreto aiu-to sono uno strumento per svelare lepotenzialità e la libertà dell’uomo. Lamemoria del bene è rivoluzionaria per-ché dimostra che anche le dittature piùsanguinarie e spietate non possono fartacere tutte le coscienze, che c’è semprechi riesce a dire no e ad offrire un aiu-to. La sua iniziativa è stata un esempiotrainante: altri uomini e altre donnehanno ricercato i giusti nelle tragediedel novecento per poter guardare conmeno orrore ai drammi della storia re-cente. Così ogni anno un medico ita-liano di origine armena, Pietro Ku-cukian si reca a Yerevan per deporre sul-la collina di Dziszernagapert, luogo incui sorge il museo del genocidio, le ce-neri o la terra tombale di quegli uomi-ni che hanno avuto il coraggio di soc-correre gli armeni durante lo sterminiodei turchi. Partendo dalle vecchie foto-grafie scattate da Armin T. Wegner, unufficiale del servizio sanitario tedesco,egli ha iniziato una lunga e faticosa ri-cerca per poter non solo mantenere, maanche gridare in faccia al mondo la me-moria di un milione e mezzo di armenimassacrati per un preciso disegno poli-tico di annientamento.

    La memoria del benedi Pierangela Bianco

    ■ Gulag di Ural. Prigionieri politici estoni (14 agosto 1954)

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    Questo genocidio è stato il primo del‘900 ed è stato non solo dimenticato, maaddirittura negato dalle autorità politi-che turche e fatto passare come l’effet-to di una guerra civile. Kuciukian haanche costituito il primo nucleo di unComitato dei giusti per gli armeni per-ché “Ricordare gli armeni che hannoaiutato i non armeni prima, durante edopo il genocidio del 1915, impedisceche la storia degli omicidi di massa edelle deportazioni sia solo quella co-struita dagli aggressori o quella rein-ventata dai loro successori”.Salvare dall’oblio penso che sia, per tut-ti coloro che possono farlo, prima di tut-to un problema di coscienza morale edintellettuale. Ricordare il bene non èun meccanismo spontaneo e automati-co, ma richiede un’opera di indagine edi divulgazione non solo delle istituzio-ni, che spesso sono lente oppure anchesorde, ma soprattutto dei singoli.Esemplare in questo senso è la vicendadella dottoressa Svetlana Broz, una car-diologa di Belgrado che si è impegnataa ricercare i giusti in quella Jugoslaviaspinta nel baratro della guerra e della di-visione, nell’orrore della pulizia etnica.Nel 1993 questa donna, forte del suocoraggio e del suo senso etico, si recò inBosnia-Erzegovina dove aprì un labora-torio medico per prestare aiuto a tutticoloro che si presentavano, indipen-dentemente dall’etnia e dalla religione.Ciò che la colpì in modo particolare fuscoprire che quella gente infelice, soffe-rente, che aveva perso tutto, era sensi-bile a chi dimostrava anche un piccolosegno di compassione o faceva loro qual-che piccola gentilezza.C’è un’altra grande tragedia, un altroorrore che ha attraversato quasi tutto ilsecolo e ha coinvolto un numero di per-sone altissimo, anche se non potremomai quantificarlo. Ma poi ha davveroimportanza? L’orrore si misura forse coinumeri? Solo negli ultimi anni si è co-minciato a parlare anche dei gulag so-vietici dopo un silenzio greve, forte-mente voluto, sul quale hanno pesato epesano ancora motivi ideologici, con-venienze politiche, il fatto che la storiala scrivono i vincitori, che si è trattatodi un problema di politica interna inuno stato dove il regime totalitario èdurato più di 70 anni. Però il muro diBerlino è caduto, l’U.R.S.S. si è sfascia-ta, gli archivi sono stati aperti e studia-ti e con il male si è incominciato a por-tare alla luce anche la memoria dei giu-

    sti nei gulag. Nel dicembre 2003 a Mi-lano si è tenuto un Convegno interna-zionale sul tema “I Giusti nel Gulag” ein quell’occasione è stato deciso di pian-tare un albero in onore di un dissidentefamoso, Andrei Sacharov e degli altrigiusti, che si sono in qualche modo op-posti alla dittatura sovietica, nello stes-so luogo che ricorda i giusti per gli ebreie per gli armeni. Un unico giardino perricordare assieme, senza divisioni o pre-testuosi distinguo, chi ha fatto il bene.In apertura di convegno Gabriele Nis-sim disse che l’auspicio è che prima o poianche a Mosca si possa inaugurare ungrande giardino dove siano piantati de-gli alberi che ricordino tutti coloro chein quegli anni bui in un grande paesehanno in modi diversi lottato per di-fendere la dignità di altri uomini e, “sal-

    vare l’onore nazionale”. Se questo av-verrà l’umanità avrà fatto un grosso pas-so avanti sul piano dell’etica, dei dirit-ti umani, dell’onestà intellettuale, valoriche costituiscono, a mio modo di vede-re, un’importante barriera contro la de-generazione dei rapporti umani e il pri-mato della violenza.Su questa parte di storia si è appena co-minciato a scrivere, molti orrori ver-ranno alla luce e probabilmente si con-sumerà più inchiostro per il male cheper il bene. Alla fine però i veri vincitori sono sta-ti, sono e saranno i giusti perché, se è ve-ro che non hanno cambiato la storia,hanno però trasmesso un esempio mo-rale e la loro testimonianza offre inse-gnamenti che ci fanno vedere il mondocon occhi diversi. ■

    ■ Deportati lituani in un gulag siberiano non identificato (1952) (archivio KGB).

    ■ Gulag di Vokura. Tombe di civili e partigiani estoni (1955)

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  • 23100 Sondrio, Via XXV Aprile - Tel. 0342 512303

    dal 1925

    da allora tante cosesono cambiate,ma non i valori:

    competenza, serietà,riservatezza

    ORO - ARGENTO

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    Il Disegno di Legge N. 2991 presen-tato al Senato è un pericolo per l’am-biente montano e per i suoi fre-quentatori.Già ora attività quali eliski, motoslitte,quad, moto e veicoli fuoristrada, causala carenza di regolamentazione o lo scar-so valore deterrente dei meccanismisanzionatori sono altamente impattan-ti nei confronti dell’ambiente e com-portano esasperanti conflitti nei con-fronti dei fruitori e degli abitanti dellamontagna.Con questo provvedimento verrebberolegalizzate attività come la frequenta-zione di sentieri e mulattiere con motoda trial e verrebbe data la facoltà aglienti locali di concedere l’autorizzazionea compiere percorsi fuoristrada e ad or-ganizzare gare motoristiche su stradebianche.Le associazioni ambientaliste CIPRAItalia, Club Alpino Italiano, Legam-biente, Mountain Wilderness, Pro Na-tura e WWF esprimono il loro dissen-so nei confronti del disegno di leggeformulando un documento unitario,chiedendo che il provvedimento siabloccato e che sia predisposta una seriaregolamentazione delle attività moto-rizzate in montagna.In particolare il Cai attraverso il proprioComitato di Presidenza coordinato dal

    Presidente Generale, prof. AnnibaleSalsa, si è ufficialmente dichiarato d’ac-cordo con il testo proposto dalla Com-missione Centrale Tutela AmbienteMontano del Cai e dalla CIPRA, fa-cendolo proprio nello spirito e nei con-tenuti: che dicono no ad una ulterioreinvasione di fuoristrada su sentieri emulattiere.Le associazioni, presa visione del Disegnodi Legge N. 2991 sulla “Disciplina del-la circolazione motorizzata su strade afondo naturale e fuoristrada”, esprimonocon una lettera al governo la propria po-sizione: “Annotiamo con interesse chenelle finalità del disegno di legge la tu-tela del patrimonio ambientale è preva-lente e sopraordinata alle altre finalità,tuttavia ci sembra che il contenuto deltesto in diversi punti entri in contrastocon tali premesse: Siamo d’accordo conla necessità di una normativa in propo-sito, ma questa proposta non ci pare ri-spondente alle aspettative”.In particolare le associazioni si fannopromotrici dell’osservazione per la qua-le il disegno di legge introduce la defi-nizione di “escursionismo motorizzato”che di fatto legittima l’utilizzo dei mez-zi motorizzati su percorsi fuoristrada perscopo ricreativo, ma contestano il fat-to che se l’attività fuoristradistica deveessere considerata una disciplina spor-

    tiva non si può ammettere per la stessaun fine ricreativo.Il mezzo fuoristrada deve essere auto-rizzato alla circolazione su strade a fon-do naturale solo per motivi di lavoro odi servizio, ivi compreso l’utilizzo deiproprietari di case e terreni.Se si predispongono impianti fissi, co-me già esistono per il motocross e perl’autocross, solo in tali ambiti deve es-sere confinata l’attività sportiva.Qualunque altro percorso dovrà otte-nere l’adeguata identificazione e certi-ficazione, le cui procedure andrannoconcordate con le amministrazioni lo-cali e gli organi preposti alla tutela e alcontrollo del territorio.L’impegno delle maggiori associazioniambientaliste nazionali mira ad impe-dire l’approvazione di un disegno di leg-ge che non porta alla soluzione dei pro-blemi esistenti riguardo la circolazionedei mezzi fuoristrada, e che tende a farapparire la tutela dell’ambiente e delterritorio come una limitazione dellelibertà individuali.Il testo della attuale proposta appareassolutamente inaccettabile e le asso-ciazioni sono disposte a collaborare aduna radicale revisione della stessa, alfine di garantire proprio quella tuteladel patrimonio ambientale che il legi-slatore si dovrebbe prefiggere. ■

    Disciplina della circolazione motorizzatasu strade a fondo naturale e fuoristrada

    Un allarme è stato lanciato da molte associazioni ambientaliste per il tentativo di apertura ai veicoli fuoristrada dei sentieri e delle strade di montagna.

    Un allarme è stato lanciato da molte associazioni ambientaliste per il tentativo di apertura ai veicoli fuoristrada dei sentieri e delle strade di montagna.

    Disciplina della circolazione motorizzatasu strade a fondo naturale e fuoristrada

    di Tito Lupi

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    Questa,l’amaraconsta-tazione che giàalcuni anni famanifestavaapertamentel’allora Cardi-nale di MilanoCarlo MariaMartini.La politica nonè un gioco trale parti o alme-no non dovrebbe. La politica, intesain senso classico, è sì una cosa seria,bellissima se condotta in termini diideale e non di semplice antagoni-smo: questo non produce alcunché.Eppure del termine gioco e di tutti isuoi derivati si è fatto grande appellospecie in questi ultimi anni, tanto nonsolo da colpire l’immaginario colletti-vo di un paese, ma da contagiare per-fino, almeno a livello di terminologiain uso, l’argomentare stesso di moltianche in sede accademica, per quan-to ne è dato da sentire per radio o te-levisione.Gli italiani, tra l’altro, non solo nelgioco del calcio, amano la fantasia,ma chiedono anche concretezza: tira-re la fine del mese per molte famiglieè diventato sempre più difficile.Questo è un paradosso.Non volendo entrare nel merito di unfraseggiare “tutto campo”, proviamo aravvisare almeno ciò che viene pro-pinato e neppure messo al vaglio damaggioranza e opposizione.Un esempio per tutti: il mito dellaqualità patinata. Non credo che co-loro che posero le fondamenta a que-sta Europa, pensiamo ad Adenauer,De Gasperi e Schuman, avessero inmente che si arrivasse a ciò.Che contano sono gli argomenti, icontenuti, non basta la forma, specieper parlare ragionevolmente in spiri-tus cordis come l’ideale politico nonvuole ma esige.

    Fare riferimento in politica allo sportcome al teatro comporta dispersione,non raccoglimento e ri-creazione(creatività si intende).L’ipocrisia e la finzione falsificano ilreale. E niente più.Il dispiegamento di sofisticatissimimezzi di persuasione - ne ho già par-

    lato su Alpes in un articolo dal titolo“Studiati in laboratorio” - non fini-scono col promuovere la democraziama la impoveriscono.

    La politica, ripe-tiamolo, è unacosa seria, moltoseria: pensiamo aquanto una fami-glia riesce a di-battere seguendoun telegiornale digestione pubblicao di gestione pri-vata.La disputa politi-ca, inasprita daun sistema bipo-lare poco conso-no alle radici, al-le tradizioni ed al-la storia del no-stro paese, rara-mente riesce adessere feconda peressere essa stessaoccasione di dia-logo tra padri e fi-gli o tra madri efigli.Ormai, a destra oa sinistra, indi-stintamente, nonsi vede altro cheun dispiegar diforze e di ritorsio-ni, l’un control’altro contrappo-sti: così si è ridot-to il dibattito po-l i t ico, quandonon è proprio unpadroneggiare di

    uomini e di genti?Che cosa si tramanda alle future ge-nerazioni, alle giovani generazioni seciò che gli si presenta è il veder tra-dito già dagli adulti quel valore car-dine e vitale della nostra società cheuna volta veniva connotato col ter-mine pietà? ■

    Tratti di riflessionedi Luigi Oldani

    “Che triste sentir dire il termine gioco nelprestar serviziopolitico”.

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    Saranno le formichele nuove padrone della terra?

    di Lorenzo Croce

    Non si tratta di una semplice de-duzione o di una delle notizieche derivano dal mondo dellafantascienza ma di una vera e nuovacalamità naturale che realmente in-combe sulla terra.Il pericolo è che tra non molti anni di-verse regioni del pianeta potranno es-sere sconvolte da invasioni di milioni diformiche: condizione perché questo ac-cada è il forte aumento della tempera-tura che sarebbe la causa prima dellamaggior riproduzione di questi insetti.A dirlo sono come al solito alcuni ri-cercatori americani dell’universitàdell’Oklahoma i quali hanno verificatoche la grandezza di una colonia di ime-notteri è da mettersi direttamente inrapporto al clima ed in particolare alletemperature. Nelle regioni più calde leformiche hanno sì dimensioni minori,sono più piccole insomma, ma le colo-nie sono di gran lunga più numerose diquelle nei nostri paesi europei.Buone notizie per quanto riguarda il di-scorso della montagna, infatti, secondoi ricercatori dell’Oklahoma nelle regio-ni fredde ed umide le formiche tendo-no ad aumentare la loro grandezza madiminuiscono notevolmente di numero,come dire che da noi vivono gli esem-plari meglio dotati da madre natura.Ciascuna colonia osservata nello stu-dio che sta alla base di queste afferma-zioni variava dalle 63 formiche operaienella fredda foresta tedesca di pini finoagli oltre 9.000 esemplari di formicheoperaie nelle colonie che vivono neitorridi deserti nordamericani.Come tutti sappiamo gli scienziati han-no constatato che su scala globale letemperature si stanno innalzando sem-pre di più.Di conseguenza c’è seriamente da te-mere che nel giro di qualche decenniogli ecosistemi subiscano una sorta ditraslazione dalle latitudini meridionalia quelle più settentrionali, per quantoriguarda l’emisfero boreale, mentre per

    quanto riguarda l’australe la situazionesarà diametralmente opposta.Il fenomeno in realtà è già in atto datempo come dimostrano i pesci tropicalirinvenuti nel Mediterraneo e dei qualiè stata trovata traccia anche nel Navi-glio Martesana che prende le sue acquedirettamente dal fiume Adda. Così co-me sono stati pescati nel mare del Norddelle specie di pesci appartenenti qua-si esclusivamente al mare Mediterra-neo. Lo stesso fenomeno inoltre riguar-da molte specie di piante ed arbusti che,originariamente coltivate nelle regioninelle regioni calde, stanno ora spostan-do la regione in cui vivono sempre piùverso nord, e sempre più verso di noi.Gli studiosi temono dunque che tra nonmolto anche le formiche seguiranno la

    medesima via, e cominciando a spo-starsi verso nord, crescendo di numeroe occupando aree mai raggiunte prima.In particolare, sempre secondo questostudio, il pericolo nel caso di una tra-smigrazione verso nord delle formicheè che gli imenotteri possano pesante-mente incidere sulle attività dell’uomo,prima tra tutte l’agricoltura.Lo studio pubblicato sulle riviste scien-tifiche americane ed europee, realizza-to dal ricercatore americano MichaelKaspari, ha preso in osservazione 665colonie di formiche in 49 diversi ecosi-stemi nel mondo, dislocati tra la tundrae le foreste boreali. ■

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  • ‘‘Giorni fa su una conifera cheho in giardino, vicino aSondrio, ho scoperto un in-setto insolito - mi ha detto l’amico An-gelo Sgualdino - è lungo poco più di uncentimetro, di colore bruno rossastrocon motivo a zig-zag sulle ali.L’addome è caratterizzato da un motivogiallo e nero, visibile quando vola”.

    Sono riuscito a prenderne uno e mi hasoffiato un odore sgradevole; l’ho por-tato ad un amico esperto entomologoche mi ha detto trattarsi del Leptoglos-sus occidentalis.Questo mi è bastato per orientare lemie indagini e saperne di più.Il “cimicione delle conifere” fu già se-gnalato con il titolo “Prima segnalazio-

    ne per Friuli Venezia-Giulia”, sui priminumeri del Notiziario Ersa da I. Ber-nardinelli e P. Zandigiacomo, del Di-partimento di Biologia applicata alladifesa delle piante dell’Università diUdine.Distribuito attualmente nell’Americasettentrionale e centrale, il Leptoglos-sus occidentalis fu descritto per la pri-ma volta nel 1910 in California enell’Utah ed è anche presente negliStati dell’ovest (California, Colorado,British Columbia).Nel 1999 fu segnalato in Europa, inLombardia e nel Veneto, nel 2001 nelFriuli-Venezia Giulia (Udine, LignanoSabbiadoro, Pasian di Prato), nel Ve-neto a San Michele al Tagliamento; laspecie è talmente diffusa che si può af-fermare che l’insediamento sia defini-tivo.Il cimicione si alimenta pungendo esucchiando i semi delle conifere, masenza danneggiarle più di tanto.Potrebbe allarmare quando in autunno,temendo i rigori dell’inverno, si pre-senta in sciame perché vorrebbe entra-re in casa, ma poi si accontenta di un ri-paro in una fessura di un muro espostoa sud, oppure attorno a un comignolo.Non arreca danni alle persone.Piante ospiti sono: il Pino Strombo, ilPino Silvestre, il Pino Nero, il Pino

    Mugo, il Peccio ed il Pinodi Douglas.Negli USA non sono sta-ti attuati interventi fito-sanitari a difesa degli al-beri, d’altra parte non esi-stono insetticidi specifi-ci.Per evitare l’insediamen-to nelle pareti esternedelle case si consiglianoinsetticidi con effetto re-pellente a base di pire-troidi, che sono in ven-dita come disinfestantiper uso civile.

    In USA sono molto utilizzati mezzi fi-sico-meccanici: chiudere le fessure diporte e finestre, schermare le finestrecon reti o zanzariere, eliminare gli even-tuali insetti entrati in casa. ■

    La cimice delle coniferedi Alessandro Canton

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    L’INTERVISTA

    Ignaz Von Peczely (1826-1911) e NilsLiljequist (1851-1936) sono conside-rati i fondatori dell’iridologia moderna,ma le prime osservazioni sull’occhio esull’iride sono presenti in antiche opere dimedicina indiana e cinese risalenti al2000 a.C. All’inizio del terzo millennio,verso quale direzione si sta orientando laricerca nel campo dell’iridologia?Gli indirizzi sono molti, ma ritengo cheil più serio sia quello tedesco relativoall’iridologia classica. Lo seguo abba-stanza scolasticamente e, se si può dire,‘scientificamente’. Ci sono scuole ita-liane e straniere che, a mio avviso, van-no un po’ oltre credendo di potere de-durre addirittura una iridologia spiri-tuale... Pretendono troppo dall’osserva-zione! Ci sono poi scuole, come quellarussa, che vogliono tradurre l’iridologiaelettronicamente con l’utilizzo del com-puter, ma ad una macchina mancheràsempre quella sensibilità che conduce aprendere una decisione.Una buona anamnesi, l’esperienza e l’os-servazione del comportamento umanopossono suggerire se la causa dei distur-bi è di origine nervosa o di altra origine.L’iride, più di ogni altra tecnica che ioconosca, aiuta il medico a formulare unadiagnosi ed eventualmente una progno-si. Solo l’uomo può formulare la dia-gnosi!A questo proposito, qual è il ruolo dell’iri-dologia come strumento di medicina pre-ventiva?Le malattie, la maggior parte delle vol-te, sorgono in relazione all’ambiente checoncretizza una predisposizione geneti-ca in termini di definizione di ‘punti diminor resistenza’. Ma occorre esseremolto attenti nel comunicare al pazien-te i suoi punti deboli. Per persone sen-sibili e timorose può essere addiritturaun’arma a doppio taglio. E’ quindi mol-to importante avere delle conoscenze,sia di medicina ufficiale che di psicolo-gia. Le garantisco che si può arrecareanche molto danno.

    Infatti, al Congresso Mondiale di Natu-ropatia che si è svolto a Milano, lei ha af-fermato che “certe parole hanno l’effettodi una sentenza”, e ha fatto riferimento ad“un occhio clinico” capace di relazionar-si con il paziente. L’iridologia è quindianche “un incontro di occhi”. Gli occhidi chi soffre e quelli clinici di chi sa rap-portarsi con cuore e intelligenza alla sof-ferenza.Sì, oltre all’osservazione tecnica occor-re comprensione, l’iride è solo una par-te. E’ importante sapere vedere una per-sona, come cammina, come si siede, co-me gesticola, come muove gli occhi.La persona va considerata in tutto il suoinsieme, non bisogna mai limitarsi a ciòche si conosce. Non basta una vita perconoscere se stessi, figuriamoci cono-scere gli altri per poterli aiutare. Oc-corre sapere ascoltare.Quindi l’iride va guardata, ma ancheascoltata...Va guardata e soprattutto ascoltata. Pri-ma l’ascolto, l’ascolto deve precederel’osservazione. Ma attenzione, occorro-no anni per acquisire la capacità di sa-per scegliere i segni significativi da quel-li che non lo sono.Le deposizioni dei colori e dei segni,all’interno dell’iride, possono raccontarela storia di un uomo, ma come si organizzauna lettura in termini di priorità dei se-gni?Intanto in base all’anamnesi. La fisiolo-gia indica che alcuni disturbi possono es-sere ricondotti a determinati organi che,se non funzionanti, possono determina-re certi sintomi. Quindi si procede ve-rificando se l’organo preso in esame pre-senta segni importanti che possono es-sere messi in relazione. Infine, si consi-dera l’individuazione di eventuali linee

    A me gli occhi!di Roberta Piliego

    Definito da Panorama“Quello scienziatotravestito da frate”,Padre Emilio Ratti è fratefrancescano missionarioin Africa, biologo, medicochirurgo, vice-presidenteASSIRI (AssociazioneIridologa Italiana) eautore di studiimportanti, ultimi fra iquali L’equilibrio delbilancio acido base eAnsia, Depressione,Insonnia dall’Iride, editida ASSIRI.La sua vita si divide tra ilconvento di Genova, alleMissioni francescane,dove segue e visita i suoipazienti nei luoghi piùdisperati del mondo, tracui il Congo dove nel1995 ha fondato unospedale per bambini.La ricerca di Padre EmilioRatti rappresentasicuramente un punto diriferimento importanteper un riconoscimentoscientifico dell’iridologia.

    IncontroconPadre Emilio Ratti

    PADRE EMILIO RATTI pressoConvento Frati francescaniPiazza dell’Annunziata, 4Genova tel-fax 010-24.65.685

    ASSIRI - Associazione Iridologica ItalianaVia Hofer 12/b - 39021 LACES (BZ)tel. 0473-62.35.65 [email protected]

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  • di congiunzione a questi organi. I segnipossono essere più chiari o più scuri. Isegni chiari indicano ciò che attual-mente può essere responsabile, quellipiù scuri, che possono essere cronici elatenti, evidenziano uno stato di debo-lezza a cui non è sopraggiunta ancora lamalattia. Quest’ultima si manifesta nelmomento in cui, vicino al segno scuro,compare un segno chiaro che ne segna-la l’attivazione. Accanto al segno gene-tico si è aggiunto il segno determinatodall’ambiente e dal tempo.Come se il segno genetico, attivandosi,avesse preso luce?Sì, certo. La patografia indica nella “sie-pe” il luogo d’incontro tra l’energia pro-dotta dall’uomo e quella ricevuta dalcosmo.Rispetto all’energia cosmica lei ha fattoriferimento all’elemento acqua. Può spie-garci più in dettaglio cosa intende?Per gli iridologi questo luogo è definitodall’anello cutaneo che contiene tutto ilcorpo e che ci mette in contatto conl’ambiente. Questa barriera indica

    l’equilibrio del sistema neurovegetativoche, se bilanciata, facilita lo scambio tral’energia interna, prodotta dall’uomo, equella esterna rappresentata dalla scle-ra. L’uomo nasce nell’acqua ed è costi-tuito dall’acqua. Invecchiando, l’acquadiminuisce e con lei diminuisce la vita.Captare l’energia del cosmo, che è co-stituita dall’acqua, significa captare leforze dell’universo.Padre Ratti lei è medico, biologo, esper-to in iridologia, ma anche frate france-scano impegnato in Africa. Qual è il filoconduttore di tutte queste figure?Il filo conduttore è sempre quella partedel fare il frate a cui è concesso impe-gnarsi anche in tutto questo. Nella no-stra legge c’è scritto che un frate puòsvolgere qualsiasi lavoro purché sia one-sto. Non c’è limite a tutto quello chepuò fare il frate. Normalmente si pen-sa e si spera che il frate faccia qualcosainerente a Dio e alla Sua parola, ma cisono anche dei momenti e dei luoghi incui è difficile per un frate essere accet-tato in una certa veste. Deve dimostra-

    re di amare veramente, concretamente.Non è sufficiente dire “amatevi fratel-li” e a quegli stessi fratelli buttare le os-sa del pollo che ti sei mangiato. Il fratedeve dimostrare di essere amico, di vo-lere bene. Dio dice di dividere quelloche mangi e allora perché non lo si met-te in pratica? La Chiesa è ancora agliinizi. Non abbiamo ancora capito chel’osservazione delle leggi è una condi-zione interna e che l’osservazioneesterna delle leggi non è sufficiente. E’inutile recitare il rosario, andare aLourdes e poi essere disonesti. Occor-re l’onestà e l’intento di rendere il Van-gelo non soltanto parola. Il Vangelo di-ce di rendere chiari i talenti, soprat-tutto se questo va a beneficio degli al-tri. Io mi sento in perfetta sintonia conl’essere frate praticando la medicina el’iridologia. L’iridologia mi serve ancheper guadagnare un pò di soldi da spen-dere laggiù, altrimenti come farei? Hostudiato, è giusto che venga anche ri-compensato. Certo bisogna poi saperecosa ne si fa dei soldi! ■

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    Irapporti fra le personesono regolati e da undiritto istituzionalescritto e da una serie dinorme che sono le con-suetudini sociali.Queste ultime consistonoin una serie di usanze tipi-che di ogni comunità cherientra nel più vasto qua-dro della cultura tradizio-nale di ciascun popolo.La distanza fra il diritto le-gale, quello che si trovanei codici giuridici, equello delle consuetudini,tipico dei comportamentisociali normali, è andataaumentando nel tempo.Ciò a causa di un prepo-tere del primo sulle se-conde: negli ultimi tem-pi, esso vorrebbe cambia-re profondamente la realtàe quindi trova resistenzaad essere accettato per lasua astrattezza.Le norme, quelle conte-nute nei codici, negli ultimi tempi han-no avuto un aumento di numero e dicomplessità tali che, come un tumore,stanno frenando e soffocando ogni atti-vità umana. Leggi, disposizioni, norma-tive, circolari ministeriali, circolari ap-plicative e interpretative, legislazionesulla sicurezza tutto vorrebbero regolare,tutto vorrebbero prevedere, compreseeccezioni ed eccezioni alle eccezioni conuna meticolosità che però non regge pernulla al confronto con la realtà.E molte sono contro ogni istintualitàprofonda del nostro popolo.Ecco quindi l’esigenza di aumentare sen-za limite una funzione giudiziaria fine ase stessa che necessita del supporto diavvocati, periti del tribunale, esperti e ilconseguente allungamento dei processi,senza che peraltro si possa concluderli inmodo efficace per i contendenti o per lasocietà. Questa, infatti, vorrebbe regolechiare, precise e facilmente comprensi-bili, in altre parole la certezza del dirit-to, e malvolentieri accetta verdetti chesconcertano e sono contro ogni ragio-

    nevole aspettativa anche per co-me sono presentati da un’infor-mazione che vuole solo stupire.Le costituzioni dei paesi democra-tici si aprono con auliche dichia-razioni di principio, di un livellotale che non si attaglia per nullaalle esigenze comuni delle gente.Per le grandi liti persone o societàmettono in campo importanti studi le-gali tanto costosi da porre in dubbio chela legge sia eguale per tutti e che chi haragione sia difeso da essa.Ma più disastrosa è la difesa del dirittoper le piccole cose: in questo campo si èalla mercé di qualunque prepotente chemetta le persone di fronte ad un fattocompiuto. Una villania, un insulto, il di-sturbo della quiete, una approvazione oinvasione di proprietà, un’occupazioneindebita di spazi, una imposizione ille-gale di un gruppo, un ritardo ingiustifi-cato nel rilascio di documenti d’obbligo,non sono risolvibili se non con proce-dimenti costosissimi, dai tempi e dagliesiti molto incerti e quasi completa-

    mente indipendenti dallalegalità. Il risultato di unacontesa dipende dallaquantità di denaro in que-stione, dal pagamento di unavvocato più o meno abile,più o meno introdotto oconosciuto nell’ambientegiudiziario, dal numero diesperti tirati in ballo, l’avereffettivamente ragione otorto legali è abbastanza se-condario. Vizi di forma, diprocedura, di notifica pos-sono capovolgere la realtàdei fatti, di situazioni evi-dentissime per ogni perso-na di buon senso.Per questo motivo le per-sone oneste e di buon sen-so non si avventurano inricorsi alla magistratura che

    garantiscono soloemolumenti adavvocati ed esper-ti per anni ed an-ni senza alcunagaranzia di ottene-re riconosciuto ilproprio buon di-ritto.Si preferisce cede-re per evitare ildanno e le beffe. Ivari gradi di giudi-zio, con ricorsi inappello ed in assi-

    se, allungano ancora di più i tempi deiprocessi e spesso ne capovolgono i ri-sultati dando ulteriore prova dell’incer-tezza del diritto.Tempo addietro erano molto diffusi iprocedimenti amministrativi con i qua-li, all’interno di un comparto pubblicoo privato, si definivano liti in tempi bre-vissimi e a giudizio insindacabile di su-periori gerarchici, di probi viri o di uncomitato apposito fra funzionari di altolivello.Oggi chi fosse messo in torto da tali or-ganismi ricorre alla magistratura ordi-naria che, non rifiuta la competenza an-che per questioni di pochissimo conto.Se ne prende invece il carico appro-

    La gestione del dirittodi Vittorio Peyrani

    La distanzafra il dirittodei codicigiuridici e quello delle consuetudini

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    priandosi di un potere che dovrebbespesso rifiutare senz’altro, visti anche imolti anni che le necessitano per svol-gere impegni ben più importanti cui nonriesce a far fronte: ci sono migliaia dipersone in carcere in attesa di giudizio.Dunque la divisione dei poteri legislati-vo, esecutivo e giudiziario dei tempi at-tuali in realtà crea fra le persone del po-polo un’impossibilità pratica di accede-re alla giustizia anziché un più facile ac-cesso ad essa.Mentre il potere giudiziario si espande acoprire troppi spazi ed il legislativo pro-duce continuamente normative senzacurarsi della possibilità reale ed effetti-va di applicazione, l’esecutivo resta inostaggio dei due precedenti poteri e difatto è inceppato quando non del tuttoparalizzato.Nella società che precedeva la rivolu-zione francese i tre poteri erano con-centrati nella persona del sovrano e di-scendevano nei funzionari da esso di-pendenti fino al villaggio con compe-tenze che via via si riducevano, ma chesempre erano incarnate in persone; que-ste sottostavano ad un potere di con-trollo dei superiori. Non esisteva l’aber-razione del “villaggio globale” dove pre-vale un anonimato completamente di-sumanizzato che porta i giudici a con-dannare innocenti per il rispetto di unalegge che in certe fattispecie contrastacon ogni logica e colpisce chi ha ragio-ne assolvendo il vero colpevole.Il derubato può essere accusato di se-questro di persona se trattiene il ladro odi lesioni se per difendersi lo colpisce.Gli enti ed i funzionari locali oggi sonocompletamente privati di potestà di giu-dizio sui comportamenti delle personeche agiscono nella realtà che sono chia-mati a gestire. E spesso quindi sono bloc-cati nell’attesa di pronunce giudiziarieche tardano anni ed anni a giungere condanni economici e per la competitività.Non possiamo reggere la concorrenzainternazionale se i permessi di costru-zione di un capannone o quellodell’A.S.L. per l’istallazione di macchi-ne secondo la normativa tardano a giun-gere anche per anni mentre in Cina eRomania e in molti altri paesi non esi-ste o quasi legislazione in merito e si fa-cilitano in ogni modo le iniziative pro-duttive.In conseguenza di quanto detto sopra,proprio per acquistare un minimo di spa-zio di potere, i funzionari dell’esecutivosono costretti a burocratizzarsi creandonormative applicative sempre più com-plesse potendo così trincerarsi dietro pro-

    cedure incomprensibili agli utenti.Ma i problemi nascono nelle piccole co-se, dai comportamenti prepotenti, peri-colosi ed irresponsabili del vicino di ca-sa o del compagno di lavoro, dell’impie-gato allo sportello che non rispetta i pro-pri doveri. Per questo non vi è alcuna au-torità che possa intervenire in breve condecisioni che risolvano le questioni.Non sembri cosa da poco: spesso fami-glie e persone vivono nel timore di ri-torsioni e aggressioni e nell’impossibilitàdi veder rispettato il proprio buon dirit-to con un disagio esistenziale che nonpuò essere sottovalutato data la sua dif-fusione. Anche l’introduzione del giu-dice di pace non ha attenuato suffi-cientemente il problema.La possibilità di emettere pareri vinco-lanti, cioè piccole sentenze, in materiee su questioni limitate, viene impeditaa chi dovrebbe avere poteri decisionalicreando incertezze, recriminazioni, ina-zione, irresponsabilità.I funzionari in caso di liti fra privatiprendono le distanze, si dichiarano in-competenti a decidere, temono ricorsi oche si possa poi adire alla magistraturacontro di loro. Quindi essi, se interpel-lati sfuggono alle decisioni che risolve-rebbero i problemi limitandosi, nellamigliore delle ipotesi, ad una mera con-statazione dei fatti. Una decisione pervie brevi metterebbe invece il cuore inpace a tutti.Il problema non è quello della separa-zione dei poteri ma resta sempre quello,irrisolto delle scelta delle persone: uncattivo legislatore, un cattivo esecutivoed un cattivo giudice non creano una so-cietà migliore solo perché sono separa-te le loro funzioni. Purtroppo però lascelta desta orrore nelle democrazieegualitarie che caparbiamente non vo-gliono distinguere le persone una dall’al-tra. Si preferisce il sistema anonimo eperverso delle graduatorie o quelloespresso dalle mafie corporative per evi-tare in ogni modo che possa prevalere ilvalore della persona creando gerarchieresponsabili che infastidirebbero il po-tere sempre crescente del denaro. L’ap-plicazione meccanica della legge è un al-tro modo di togliere importanza al va-lore del singolo.In questa vacanza del diritto, in questovuoto di funzioni ed in questa realtà disostanziale ingiustizia prendono spazioaltre organizzazioni, gruppi anonimi dipotere economico, lobbie, mafia, ca-morra, sacra corona, ai quali il privato,isolato, ed impotente, è costretto a ri-volgersi per ottenere ragione e prote-

    zione o anche per cercare di sopraffareun contendente.Probabilmente la forza delle sopra cita-te organizzazioni prende lo spunto daquesto stato di cose, cioè dall’assenzadell’esecutivo e dal prepotere di un giu-diziario lento, inefficiente, incontrolla-to lontano dalle esigenze del pubblico.Sullo sfondo vi è la stupidità e la liti-giosità di molte persone pronte a ricor-rere ai tribunali per ogni nonnulla for-se nel tentativo inconscio di superare leproprie frustrazioni personali o esisten-ziali o forse perché il possesso di dena-ro porta a un delirio di onnipotenza.Forse sessanta anni senza i problemi, isacrifici e le paure che una guerra o gra-vissime calamità nazionali comportanonon permettono di soddisfare il deside-rio di azione, o addirittura di sopraffa-zione e di violenza, insiti nell’istintoprimordiale dell’uomo medio che sfo-gano quindi in banali diatribe cattive esenza senso.Anche la retorica dello sport (non deltifo) che si dovrebbe praticare “per par-tecipare non per vincere” può essereuna delle cause di questa assurda liti-giosità: non si vedono mai definiti i rap-porti di diversità con gli altri in una sca-la di valori naturali.Manca infatti la libertà di una sponta-nea gerarchizzazione fra le persone,soffocata dalle teorie e dai tabù di unaeguaglianza a tutti i costi che rende ga-glioffo il meschino e crudele il forte e di-strugge il senso comunitario.Quando la forza viene rispettata il piùforte diventa sicuro e giusto ed il piùdebole viene sostenuto dalla socializza-zione con gli altri componenti del grup-po. Almeno per i contrasti di piccolaentità si dovrebbe ricorrere al giudizio diuna terza persona, del “più forte” che li-beramente deciderebbe per il meglio esi avrebbe così una gestione del dirittopiù rispondente alle esigenze di tutti.Si dirà che il “più forte” non è sempreil più giusto: in questo caso lo si deve so-stituire. Ma se il giudice non è “giusto”?Purtroppo il suo potere è enorme ed in-controllato e ne potrebbe fare le spesechi viene giudicato.Una buona gestione del diritto nellepiccole e nelle grandi cose resta un pun-to centrale da risolvere. ■

    da “Rinascita” Quotidiano di liberazione nazionale del 17 aprile 2005

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    Di certo è vero, ma nella vita le di-fese possono crescere in modoabnorme fino a diventare unamuraglia, tale da impedire alla nostrapersonalità di respirare e di espandersi.Quando queste paure tendono a so-praffare ogni rapporto ragionevole conla realtà parliamo di “fobie” vere e pro-prie.Per esempio una moderata paura dei la-dri, dei baratri, degli insetti, del buio odella notte può essere sopportabile, mapensiamo per un attimo ad una perso-na che abbia paura dei ladri e che vivasempre in agguato, non dorma mai opochissimo, giri armato o rinchiuso trasolide inferriate nella propria casa qua-si fosse un carcerato, oppure un altroche abbia paura degli incendi e chebandisca qualsiasi fonte di calore.Ci si rende piena-mente conto

    che per questi individui la paura non èpiù una difesa, ma si trasforma in un at-teggiamento negativo che mina quasi adistruggere l’intero ciclo della vita.La psichiatria moderna aggiorna conti-nuamente il lunghissimo elenco dellefobie: paura di diventare pazzi, pauradella notte, di rimanere in luoghi chiu-si (claustrofobia), paura di camminareper le strade (agorafobia), degli insetti,di essere infettati o colpiti da un maleterribile .....Tutte queste paure, o fobie che dir si vo-glia, sarebbero ancora ragionevoli ocomprensibili, ma nel lunghissimoelenco ne vengono citate altre moltopiù bizzarre e che ci danno la misuradell’irrazionalità del fenomeno stesso.Esistono persone che temono le novitàdi qualsiasi genere perché dietro ad es-

    se si può agevolmente mimetiz-zare un pericolo od

    C’era una volta la pauradi Giancarlo Ugatti

    Mio nonno paterno durante ilunghi pomeriggi invernali erasolito intrattenere noi bambiniattorno al fuoco scoppiettantedel camino raccontandoci fiabee aneddoti simili a piccolelezioni di vita.Fuori c’era la galaverna cherivestiva di un leggero mantocolor argento le siepi ed i prati,trasformando il tutto in unmondo di fiaba, qualche raropassante camminava sveltotutto infreddolito cercando diripararsi dal gelido vento ditramontana.Noi bambini eravamo tuttiattenti ed a voltedimenticavamo addirittura l’oradella merenda consistente perlo più in una fumante tazza dicioccolata, tanto eravamo rapitidalla dolcezza del nonno nelraccontare le cose.Sicuramente nessuno di noiavrebbe rimpianto la televisionecon i programmi di oggi perragazzi, anzi nei momenti ditristezza penso con nostalgia atutte le cose che ho assimilatoin quei pomeriggi e che ancoraoggi mi servono come guida perla vita, anzi ne ricordo alcuni inparticolare quando si parlavadelle paure che spesse volte ciattanagliano per piccole cose,imprevisti e situazioni anomale.Il nonno diceva: “Senza paurasaremmo sempre in pericolo,una certa dose di paura èragionevole, diventa unadifesa per tutti noi ...”.

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    una qualsiasi forma di inganno, perso-ne che hanno paura dei colori con unaparticolare avversione per il viola, perl’amaranto o il rosso vivo, il che po-trebbe essere scambiato per una fortedose di superstizione, quando in realtànon è altro che voler nascondere unterrore profondo legato a quello che icolori significano nel loro subconscio,un richiamo alla mor-te, ai delitti, al sesso ... Per quello che riguar-da le donne nel parti-colare, il loro apicedella irragionevolezzaè rappresentato dallafobia di rimanere gra-vide, ossia in terminispecifici, dalla cie-sofobia che investe eriguarda in modo par-ticolare ragazze vergi-ni.La giustificazione nonè da imputare allaestrema ignoranza odalla carenza di educa-zione sessuale ma adun irrazionale mecca-nismo che può colpi-re senza esclusione dicolpi.C’è chi ha la fobia diun determinato lavo-ro, chi per gli anima-li, chi per tutto ciòche trova a sinistra oa destra.Volendo parlare an-cora di fobie tipichefemminili scopriamoche queste ultime an-cora in particolaresoffrono di odinofo-bia, praticamente del-la paura dei dolori fi-sici.Sicuramente l’idea di questi dolori ècollegata al rapporto sessuale e moltevolte all’avversione per il matrimonio,alla frigidità o ad una vita impostatasulla solitudine.Ma come nascono queste fobie? Di so-lito quando ci si accorge di questi stra-ni ed irragionevoli comportamenti co-me primo passo cerchiamo di investi-gare nel nostro passato, nell’infanzia,nei rapporti avuti con i genitori, con iprimi amici e così via, la nostra logicaci suggerisce che sicuramente per tuttoquesto ci sarà un motivo e si continuala ricerca di una motivazione per spie-

    gare il terrore di oggi, cioè della nostravita di tutti i giorni.Di spiegazioni ce ne possono essere tan-tissime ed una diversa dall’altra solo chedifficilmente combaciano con la realtà.Sicuramente, come diceva mio nonno,le paure simboliche, visibili ci elimina-no l’angoscia di paure più grosse e ciproteggono da qualcosa che non viene

    dal mondo esterno, ma che vive in noi.Quali sono i meccanismi che la fobiamette in atto per difenderci?Sembrerà strano ma è proprio la sua ir-razionalità, è infatti questa che ci aiutaa criticarla, a distaccarcene emotiva-mente, a sdrammatizzarla ed in alcunicasi persino a sorriderne.Il fobico nella maggior parte dei casigiudica il suo stato nè più, nè meno co-me una leggera malattia o malessere,come per esempio un mal di denti, unraffreddore, un’infezione, quasi comefosse una sintomatologia esterna a lui.Senz’altro molte volte l’oggetto della

    fobia ha un significato simbolico di pe-ricolo; è così, infatti, che molto spesso“il paziente” se la prende direttamentecon l’oggetto del suo turbamento, ecco,infatti, la spiegazione di comportamen-ti insoliti, come l’andare a caccia di mi-crobi o il pulire in continuazione, riu-scendo così a scaricare parte dell’ag-gressività o dell’ansia che lo attanaglia

    che in caso contrario po-trebbe riversare negativa-mente su altri.In più la fobia è rassicu-rante perché molto diffusa.Sicuramente oggigiorno èdifficile, quasi impossibiletrovare persone che nonsoffrano di fobie o di pau-re, anche se in maniera lie-ve e non da destare seriepreoccupazioni.Che bisogna fare allora?Lasciare le cose come stan-no? Accettare di trascor-rere la nostra vita tra pau-re, terrori, sudori freddi etremori? Facendo appelloanche al ragionamento oalla volontà o a quelle chein fondo sono consideratele qualità più elevate ditutti noi, altro non faremoche minare comunque unadifesa del nostro equilibrio.La medicina cerca di alle-viare questi stati fobici conqualche blando tranquil-lante o ansiolitico che pos-sono di certo far diminui-re lo stato ansioso ma nonpreservare dalla formazio-ne della fobia.Per concludere che dire?Cerchiamo di conviverecon le nostre fobie o pau-re, cercando di sdramma-tizzarle e di distaccarcene

    pensando che alla fine queste paureche tanto ci angosciano, se non fosse-ro trasferite, minerebbero la nostra in-tera personalità, facendola sprofonda-re nell’angoscia e precipitare nella benpiù grave situazione della malattiamentale.Ringraziamo in cuor nostro chi ci hadotato di questo efficacissimo sistemadifensivo che ci consente di vivere e diconvivere con i nostri simili e di gu-stare le bellezze della vita e di sorri-dere, anche se qualche volta queste in-desiderate compagne si aggregano anoi. ■

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    L’Istituto Tecnico Agrario Statale(I.T.A.S) fu istituito nel 1959 co-me unico Istituto Tecnico ad in-dirizzo agrario della provincia di Lodi.E’ ubicato in Codogno, importante cen-tro della bassa lodigiana e di rinomataimportanza nel campo agrario e zoo-tecnico; infatti Co-dogno è sede diun’importante Fie-ra Agricola, presti-giosa da tutti i pun-ti di vista, che sitiene ogni anno nelmese di novembree che ha già festeg-giato il favolosotraguardo delleduecento edizioni.L’Istituto Agrarioforma un comples-so unico con ampispazi verdi, convit-to con sezione ma-schile e femminile,unico nella provin-cia, azienda agricola con stalla, caseifi-cio e serra.Sono impegnati ben 58 docenti in or-ganico dei quali 47 sono di ruolo: alcu-ni di essi, i docenti delle discipline tec-nico-scientifiche, portano nella scuolala loro esperienza ed il loro aggiorna-

    mento dal mondo del lavoro.Durante l’anno scolastico sono dispo-nibili un medico scolastico, psicologi,esperti del mondo del lavoro e docentiuniversitari nell’ambito della stesura edall’attuazione dei progetti che ogni an-no si intendono effettuare.

    La scuola si av-vale poi anche

    di personale specializzato per garantirela funzionalità del convitto, dell’azien-da agraria e dell’Istituto.L’Istituto è collegato in rete sia internetche intranet. Tutte le aule, i laborato-ri, gli uffici sono collegabili tra loro eall’esterno mediante computer e siste-ma Wireless. E’ attivo il nuovo sistemadi videoconferenza che, oltre a mette-re in rete tutti gli Istituti Agrari dellaLombardia (ITA-net) è in grado di for-nire il servizio di videoconferenza sututto il territorio regionale.

    Il curriculum scolastico prevede unbiennio dedicato alla preparazione dibase ed al primo rapporto con la realtàagricola, seguito da un triennio carat-terizzato dalle specifiche aree profes-sionali:• Agronomia, coltivazioni, meccani-

    ca: studio delle tecniche agricole eco-compatibili applicate alle coltivazio-ni erbacee, arboree ed alla gestione

    Ventiquattro giovani valtellinesi frequentano l’IstitutoTecnico Agrario Statale“A. Tosi” di Codognodi Pier Luigi Tremonti

    ■ BesseghiniMassimo (di Grosio),Crapella Ermanno(di Sondalo), MenattiMarco (di Tresivio) eAndreoli Tanis (diSamolaco) nellastalla dell’Istitutocon una vacca dirazza brunalpina.

    ■ Ghilardi Mattia (diGrosotto), TebaldiDorotea (diValdidentro), ColturiMichela (diValdisotto), con dueamiche in unacamera, all’internodel Convitto.

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    del verde, studio dei motori e dellameccanizzazione agricola ed indu-striale.

    • Biologia applicata: studio della eco-logia e della patologia applicata.

    • Zootecnia: studio della anatomia, del-la fisiologia e della genetica degli ani-mali. Alimentazione, tecniche di al-levamento e di riproduzione.

    • Chimica ed industrie agrarie: chi-mica del terreno e dei vegetali, anti-parassitari e concimi. Tecnologiadell’industria enologica, lattiero ca-searia, conserviera e mangimistica.

    • Topografia e costruzioni: cartografia,materiali e progettazione di struttureagricole ed agro industriali.

    • Economia ed estimo: bilanci azien-dali, analisi dei processi produttivi,tecniche di mercato e valutazioni dibeni.

    Sono funzionanti attrezzati laboratoriper biologia, scienze, patologia ed en-tomologia agraria, chimica, agronomia,meccanica, cartografia, fisica ed infor-matica multimediale.Alle aule per audiovisivi si aggiungeuna Aula Magna (con 400 posti), una

    palestra, con annesso campo di gioco(rugby, calcetto) e un bar.Una vera e propria azienda agricola èannessa all’Istituto di cui rappresentail laboratorio più importante.L’azienda ha una su-perficie di Ha 22 edè configurata comeun’azienda tipicadella zona.E’ infatti ad indiriz-zo cerealicolo-zoo-tecnico e le coltiva-zioni prevalenti(mais, orzo, soia eforaggio) fornisco-no prodotti dareimpiegare inazienda medianteutilizzazione nell’al-levamento del be-stiame. La stallapresenta una consi-stenza di circa cen-to capi bovini dirazza frisona e brunalpina, selezionateper la produzione di latte.Sono in atto attività di ricerca e divul-

    gazione sull’allevamento di suini, api ebachi da seta.L’azienda è inoltre dotata di un casei-ficio, di una serra utilizzata per la pro-duzione di piante da fiore e d’apparta-mento, di grossi tunnels per la produ-

    ■ Moratti Marco (diTeglio) spiega ad unascolaresca delleelementari alcunenozioni di zootecnia.

    ■ A destra: Del GiorgioEmanuele nel caseificiodell’Istituto.

    ■ Del Giorgio, Rodigari, Cervo, De Monti, davanti all’ingressodell’Istituto.

    ■ Sopra a destra: Della Maddalena conuna manzacampionessa.

    zione di ortaggi, di un piccolo frutteto.In azienda è presente inoltre una sta-zione meteorologica computerizzataadatta ad un efficace rilevamento e ana-lisi dei dati climatici.Il convitto annesso alla scuola è in gra-do di ospitare un centinaio di convittorie 36 semiconvittori, tra ragazzi e ragaz-ze, seguiti e assistiti da 12 istitutori e da4 istitutrici.Gli allievi sono ospitati in camere a piùletti, in una struttura moderna provvi-sta di servizio mensa (colazione, pran-zo, merenda e cena), di servizio guar-daroba con lavanderia e stireria, di ser-vizio infermeria, di una sala lettura (nu-merosi gli abbonamenti a quotidiani,settimanali e mensili), di due sale TV,di sale giochi, di palestra, di spazi ester-

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    ni per l’attività varia, oltre alle sale per lo stu-dio assistito.La vita in convitto è essenzialmente basatasull’educazione, sul rispetto e sulla responsabi-le partecipazione alle attività scolastiche e co-munitarie. La presenza in convitto è infatti fi-nalizzata al diritto-dovere di ognuno ad atten-dere con serietà al proprio compito di studen-te.Per i convittori è attivata la struttura oraria ditempo/scuola su 5 giorni settimanali: inizia al-le 08.10 di lunedì e termina alle 12.50 di ve-nerdì. Altra figura legata al convitto è il semi-con-vittore. E’ caratterizzato dalla possibilità di usu-fruire del servizio mensa per il pranzo e dei ser-vizi convittuali (studio, vigilanza, assistenzascolastica) per alcune ore dopo il pranzo, ma ce-na e dorme presso la famiglia.Un nuovo pulmino offre i passaggi per Codo-gno per le libere uscite e in stazione per gli ar-rivi e le partenze dei convittori.Le risorse finanziarie della Scuola sono costi-tuite oltre che dai fondi erogati dal M.P.I., dal-le tasse scolastiche per la gestione dell’Istitutoe dalle rette degli alunni convittori per le spe-se di convitto. Ulteriori entrate provengonodalla vendita dei prodotti dell’azienda agrariaper le spese ad essa inerenti e da fondi reperitipresso Enti o Istituzioni privati e pubblici. ■Istituto tecnico Agrario Statale“A. Tosi” Viale Marconi, N° 6026845 - Codogno (Lodi)Tel. 0377/32250 - 32733http://agrariotosi.ite-mail: [email protected]

    Alunni Valtellinesi e ValchiavennaschiBen ventiquattro giovani valtelli-nesi e valchiavennaschi frequen-tano l’Istituto Tosi.Si tratta di cinque ragazze e di-ciannove ragazzi che dai loro pae-si (Oga, Bormio, Valdidentro, Gro-sotto, Grosio, Cosio, Teglio, Tresi-vio, Samolaco, Sondrio e Buglioin Monte) alla domenica seraprendono il treno per Codogno erientrano nel pomeriggio del ve-nerdì.Molti di loro hanno interessi lega-ti al mondo dell’agricoltura edell’ambiente: posseggono unaazienda, si recano in alpeggi estivi,hanno caseifici o desiderano tro-vare occupazione nei vari settorilegati all’ambiente ed alla agricol-tura (guardie forestali, agriturismie gestione di aziende)Hanno in comune un forte legamealla loro terra ed alle tradizioni.

    Abbiamo raccolto alcune testimo-nianze.

    ■ Mattia Ghilardi di Grosio eDante Franzina di Buglio in Mon-te (5° anno)“Ci siamo trovati molto bene el’anno prossimo continueremo i

    nostri studi in agraria all’Univer-sità Cattolica di Piacenza”.

    ■ Fabio Della Maddalena di Son-drio (3° anno)“In famiglia abbiamo una aziendaed un caseificio a Sondrio doveproduciamo casera e bitto. In futu-ro voglio proseguire il lavoro deimiei”.

    ■ Dorotea Tebaldi e Michela Col-turi di Valdidentro (3° anno)“A noi piace molto la zootecnia,vorremmo avere una azienda e cipiacerebbe fare i giudici di gara nel-le fiere”.

    ■ Massimo Besseghini di Grosio(2° anno)“Parto da casa alle 16 del pomerig-gio di domenica per Tirano conl’amico Ermanno Crapella. Siamogià in un buon gruppo quando ar-riviamo a Milano e sempre in tre-no raggiungiamo Codogno alle 20.Al venerdì finiamo la scuola a mez-zogiorno e facciamo il percorso in-verso. Lungo il tragitto incontria-mo parecchi compagni che pro-vengono dalla provincia di Leccoe dal milanese”.

    ■ Samuele De Monti di Oga (3°anno)“Sono un grande appassionato dizootecnia, lavoro nelle fiere e nelperiodo estivo vado in alpeggio ailaghi di Cancano con le vacche”.

    ■ Emanuele Del Giorgio di Sa-molaco (3° anno)“Anch’io vado in alpeggio per tut-ta l’estate a Madesimo con un cen-tinaio di vacche di razza bruna”.

    ■ Dimitri Menatti di Tresivio (1°anno)“In convitto la sveglia è alle 7,30.Dopo colazione andiamo a scuolafino alle 12,50. Dopo pranzo an-cora scuola fino 15,20 e un’altraora di compiti e studio. Poi siamoliberi di uscire fino all’ora di cena.Si va a letto alle 22,30. La scuola èabbastanza impegnativa, ma conl’azienda, le serre ed il caseificiofacciamo parecchie attivitàall’aperto”.

    Il perito agrario secondo il “Nuovo Progetto Cerere”deve essere in grado di:

    • dirigere aziende agrarie di non rilevante complessità;• assistere sotto l’aspetto tecnico-economico, aziende agrarie ed organismi

    associativi nel campo della produzione, conservazione, trasformazione e com-mercializzazione dei prodotti agro-alimentari;

    • dirigere strutture trasformative di medie dimensioni nel settore agro-ali-mentare;

    • assistere privati e operare in organismi associativi ed enti pubblici per ilmiglioramento e le trasformazioni delle realtà territoriali;

    • gestire allevamenti zootecnici;• operare nel campo delle stime e delle divisioni di fondi rustici, del rilievo

    delle superfici, della progettazione aziendale, nonchè in quello dell’asset-to territoriale dal punto di vista ecologico e della difesa ambientale;

    • affrontare i problemi della meccanizzazione rurale;• concorrere a posti di tecnico o esperto nell’ambito delle amministrazioni

    centrali e periferiche.

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    “Acqua per la vita, 2005-2015”

    Si è da poco celebrata la “Giornatamondiale dell’acqua” che apre ideal-mente il decennio internazionale“Acqua per la vita, 2005 - 2015”, inizia-tiva voluta dalle Nazioni Unite con unobiettivo ambizioso ed importante: por-tare acqua pulita e servizi igienici nelle ca-se e nelle scuole di tutto il mondo. Un mi-liardo di persone nel mondo non ha ac-cesso all’acqua potabile. Per molti popo-li bere, cucinare, lavarsi appaiono attivitànormali poiché essi dispongono di acquapulita, per molti altri invece la risorsa ac-qua presenta grosse difficoltà o per la suascarsità o per la sua insalubrità.In occasione della “Giornata mondialedell’acqua” l’Organizzazione Mondialedella Sanità ha infatti diffuso dati in-quietanti: le malattie legate all’acqua in-quinata causano almeno 30 mila mortialla settimana; la disponibilità di due sec-chi d’acqua al giorno sarebbe sufficientea salvare la vita a 11 milioni di bambiniogni anno. La Fao a sua volta ricorda cheper produrre un chilo di grano si consumaaddirittura una tonnellata d’acqua!Di fronte a questi crudi dati non resta chefare opera di sensibilizzazione sulla im-portanza dell’acqua e sulla necessità dievitare sprechi di una risorsa tanto essen-ziale per la vita delle popolazioni umane.

    Il ghiaccio è oro per le AlpiAlle considerazioni sopra esposte occorreaggiungere alcune ulteriori riflessioni.E’ bene innanzitutto ricordare che a cau-sa dell’effetto serra (surriscaldamento de-gli strati bassi dell’atmosfera e di mari edoceani) e dei mutamenti climatici in at-to, la Terra tende alla desertificazione edi ghiacciai, tra il 1985 ed il 2000, hannoperso una superficie glaciale pari al 18%;questi ultimi dati ci riguardano da vicino,dato che sono stati elaborati dal centroglaciologico di Davos, nei Grigioni, incollaborazione con l’Università di Zurigo,riferiti al territorio elvetico, ma hanno

    trovato conferma un po’ su tutto l’arcoalpino.E’ noto che i ghiacciai alpini hanno unaduplice importanza: sono riserve d’ac-qua per tutta l’Europa continentale e so-no anche equilibratori dei versanti alpi-ni.Ma lasciamo a questo punto parlare i da-ti statistici.Secondo il più recente censimento suighiacciai del Comitato glaciologico ita-liano del 1989 la superficie dei ghiacciaiitaliani è passata dai 52.500 ettari del1958 ai 48.182 del 1989; stime successi-ve parlano di 43.000 ettari per il 2004.Negli ultimi 150 anni il limite delle nevisi è innalzato di circa 100 metri, con ar-retramenti del fronte dei ghiacciai di 4,8metri l’anno.

    La situazione da noiOgnuno di noi andando in montagnad’estate si accorge a vista d’occhio dellacrisi dei ghiacciai che diventa evidentis-sima se si va in qualche posto che aveva-mo visitato l’ultima volta qualche anno fa.I dati della “Campagna Glaciologica