Bandiera della Tunisia Stemma della Tunisia V A, LICEO CLASSICO "A. PANSINI", NAPOLI. A.S.2014-15.

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TUNISIA Caratteristiche generali Bandiera della Tunisia Stemma della Tunisia V A, LICEO CLASSICO "A. PANSINI", NAPOLI. A.S.2014-15

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TUNISIACaratt eristi che generali

Bandiera della TunisiaStemma della Tunisia

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NOME COMPLETO: REPUBBLICA TUNISINA

LINGUA UFFICIALE: ARABO

CAPITALE: TUNISI

FORMA DI GOVERNO:

REPUBBLIC A SEMI-PRESIDENZIALE

CONTINENTE: AFRICA

CONFINI: ALGERIA, LIBIA

DATA DELL’ INDIPENDENZA

20 MARZO 1956

POPOLAZIONE: 10.480.934 AB.

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ECONOMIALa Tunisia si colloca all'81º posto nel mondo con un PIL nominale di 45.407 milioni di dollari USA. Il turismo è fondamentale in quanto fornisce il 20% delle entrate. Il tasso di disoccupazione è alto (14,1%)anche a causa dell'alta natalità che fa sì che la metà della popolazione abbia oggi meno di 15 anni. Anche per questo, la Tunisia è uno dei paesi mediterranei a forte emigrazione e l'Italia, è la seconda destinazione dei migranti tunisini.

15%

28%

56%

Settori

primariosecondarioterziario

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Le rovine della città di Cartagine,sito protetto dall’UNESCO

La Sinagoga La Grhiba

Lago di Chott El Jerid, al confine del deserto del Sahara

Museo del Bardo, Tunisi

TOUR IN TUNISIA

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La Rivolta dei GelsominiFonti: http://it.ibtimes.com/articles/61269/20140114/anniversario-

bilancio-primavera-araba-tunisia.htm http://temi.repubblica.it/limes/la-vittoria-di-niida-tounes-e-la-transizione-

infinita-in-tunisia/67444

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Con l’espressione ‘Rivoluzione dei gelsomini’ si definisce la rivoluzione scoppiata in Tunisia nel dicembre 2010.

• L’inizio della rivolta viene simbolicamente fatto coincidere con il clamoroso gesto di protesta di Mohamed Bouazizi, un giovane

venditore ambulante che il 17 dicembre 2010 si è dato fuoco nella cittadina di Sidi Bouzid per protestare contro le continue vessazioni da

parte delle forze locali di polizia.

•L’episodio ha innescato numerose manifestazioni di piazza contro il dispotismo e la corruzione del regime del presidente Ben ‛Alī, al potere dal 1987.

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• 17 dicembre 2010 – decine di commercianti e di giovani si uniscono alla famiglia di Bouazizi per manifestare la loro protesta. Durante il week-end le manifestazioni diventano più ampie; la polizia tenta di disperderle ma la situazione degenera: diversi agenti e manifestanti restano feriti, si operano degli arresti.

• 22 dicembre 2010 – un altro giovane, Houcine Neji, di 24 anni, si arrampica su un pilone dell’alta tensione gridando che non vuole più miseria, più disoccupazione, afferra i cavi morendo fulminato. Subito la rivolta riprende più violentemente e si estende alle città vicine di Merknassy e Menzel Bouzaiene. In quest’ultima i manifestanti incendiano il municipio e assediano i locali della Guardia nazionale.

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• 24 dicembre 2010 – la rivolta si propaga nel centro del paese, soprattutto a Menzel Bouzaiene, dove Mohamed Ammari viene ucciso da colpi d’arma da fuoco esplosi dalla polizia. La polizia dichiara di aver sparato per legittima difesa. Un quasi coprifuoco viene imposto sulla città dalla polizia.

• 27 dicembre 2010 – rispondendo all’appello di militanti sindacali la rivolta raggiunge la capitale Tunisi dove circa 1000 cittadini esprimono la loro solidarietà a Bouazizi ed ai manifestanti di Sidi Bouzid. L’indomani l’UGTT tenta di organizzare un sit-in a Gafsa ma la polizia lo impedisce. Nello stesso tempo circa trecento avvocati manifestano davanti alla sede del Primo Ministro a Tunisi.

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• 28 dicembre 2010 – Ben Ali va al capezzale di Mohamed Bouazizi. Lo stesso giorno critica, in un discorso diffuso in diretta dalla televisione nazionale, i manifestanti e annuncia sanzioni severe a loro carico. Ma il suo discorso non produce gli effetti sperati e anzi la rivolta si estende in altre città, Gafsa, Sousse, Gabes e Kasserine.

• 29 dicembre 2010 – Ben Ali fa un rimpasto di governo, dimettendo il ministro della Comunicazione e annunciando cambiamenti alla testa di quello del Commercio e degli Affari religiosi e della Gioventù. L’indomani annuncia il mutamento dei governatori di Sidi.

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• 3 gennaio 2011 – le manifestazioni contro la disoccupazione e il carovita degenerano a Thala: 250 persone, per lo più studenti, sfilano in sostegno ai manifestanti di Sidi Bouzid ma vengono dispersi dalla polizia. Per reazione incendiano degli pneumatici e attaccano la sede del RCD (il partito del presidente).

• 8 gennaio 2011 – un commerciante di 50 anni si immola a Sidi Bouzid. Gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine sono sempre più violenti.

• 9 gennaio 2011 – 14 civili sono uccisi da colpi d’arma da fuoco a Thala, Kasserine e Regueb.

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• 10 gennaio 2011 – un altro giovane diplomato di Sidi Bouzid si uccide, portando a 5 il numero dei suicidi. Proseguono gli scontri nel triangolo Thala-Kasserine-Regueb. A Tunisi gli studenti manifestano e la polizia antisommossa circonda l’università El Manar. Ben Ali riprende la parola per denunciare i “delinquenti incappucciati che commettono imperdonabili atti di terrorismo… al soldo dello straniero, che hanno venduto la loro anima all’estremismo e al terrorismo”.

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• 12 gennaio 2011 – Il Primo ministro annuncia il siluramento del ministro degli interni e la liberazione di tutte le persone arrestate dall’inizio del conflitto, nella speranza di spegnere la rivolta.

• 13 gennaio 2011 – Ben Ali annuncia che non si presenterà nel 2014; impartisce altresì alla polizia l’ordine di non sparare sui manifestanti, annuncia la libertà di stampa e di internet e la riduzione dei prezzi di alcuni prodotti alimentari.

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14 gennaio 2011-Viene dislocato l’esercito a Tunisi ma nuovi scontri scoppiano in centro e le forze dell’ordine reprimono le manifestazioni. -Il militante comunista Hamma Hammami viene arrestato. -Ben Ali, presidente, annuncia lo scioglimento del governo e l’indizione di elezioni anticipate nei sei mesi, poi decreta lo stato di emergenza e il coprifuoco. -La contestazione aumenta mentre l’esercito non obbedisce a Ben Ali e comincia a proteggere i manifestanti contro i poliziotti. A questo punto il presidente Ben Ali è costretto a lasciare il paese e rifugiarsi in Arabia Saudita.

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15 gennaioIl presidente del parlamento, Foued Mbazaa (sostituto di Ben Ali), è proclamato presidente della Repubblica ad interim dal Consiglio Costituzionale, escludendo così il ritorno alla testa dello Stato di Ben Ali, ex-presidente, e ostacolando il piano di rientro ideato dalla guardia presidenziale.

16 gennaio Il capo della sicurezza di Ben Ali viene accusato di essere il fomentatore di alcune manovre di destabilizzazione e di “complotto contro la sicurezza interna dello Stato”. Lo stesso giorno l’esercito assalta il Palazzo di Cartagine che ospita dei membri della guardia presidenziale. Inoltre il potere interinale annuncia la costituzione di un governo provvisorio dal quale resteranno escluse figure importanti del regime di Ben Ali.

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17 gennaio Appena costituito il governo di transizione, Mohamed Ghannouchi (capo del governo) annuncia la liberazione di tutti i prigionieri di opinione, l’eliminazione di ogni divieto per la LTDH (Lega Tunisina per i Diritti Umani), la libertà d’informazione. Nello stesso giorno si registrano manifestazioni spontanee e scontri a Tunisi e in altre città per protestare contro la composizione del governo e per lo scioglimento del partito presidenziale. 18 gennaioMigliaia di persone manifestano in tutto il paese contro la presenza di ministri dei governi Ben Ali nel governo di transizione.

20 gennaioLa prima riunione del governo provvisorio ha per ordine del giorno il progetto di un’amnistia generale e di separazione tra le strutture dello Stato e quelle del partito di Ben Ali (RCD). I ministri che appartenevano a quest’ultimo partito annunciano di essersi dimessi dallo stesso.

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21 gennaioIl Primo Ministro Mohammed Ghannouchi annuncia alla televisione che abbandonerà la politica dopo avere assicurato la transizione.

22 gennaioVi sono manifestazioni per un nuovo governo privo di esponenti del vecchio regime e con rivendicazioni di carattere sociale e settoriale: i dipendenti comunali reclamano il miglioramento delle condizioni di lavoro, dipendenti di imprese chiedono aumenti salariali. Lo stesso giorno numerosi poliziotti in borghese e in uniforme sfilano per le strade di Tunisi per chiedere la creazione di un sindacato di polizia. Sempre nello stesso giorno una carovana di diverse centinaia di giovani provenienti dal centro-ovest del paese marcia su Tunisi per reclamare l’esclusione dal governo delle personalità del vecchio regime.

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23 gennaioi manifestanti, cui si sono aggiunti centinaia di Tunisini, istituiscono un presidio nella Kasbah (Piazza del governo), determinati a far cadere il governo di transizione. 24 gennaio

continua il presidio e si registra qualche scontro con le forze dell’ordine.

25 gennaiocontinua il presidio mentre il governo effettua delle consultazioni per “portare dei miglioramenti alla composizione inziale”.

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26 gennaioil presidio continua e si registrano scontri tra manifestanti e polizia. L’esercito si interpone tra loro. Nel frattempo, nel corso di una conferenza stampa, Lazhar Karooui Chebbi, ministro della giustizia, annuncia una serie di misure, tra cui soprattutto l’emissione di un mandato di arresto internazionale contro Ben Ali, sua moglie e certi familiari per “acquisizione illegale di beni mobili e immobili” e “illecito trasferimento di valuta all’estero, chiedendo la collaborazione dell’Interpol.

27 gennaiodopo tre giorni di negoziati e transazioni difficili, Mohamed Ghannouchi presenta un nuovo governo e provoca un’esplosione di gioia tra i manifestanti della piazza della Kasbah, accampati li da quattro giorni.

7 e 9 febbraiole due Camere del Parlamento tunisino votano una legge che consente al presidente ad interim di emanare decreti-legge. Inoltre il partito presidenziale RCD viene sospeso, le sue attività vietate, le sedi chiuse, in vista dello scioglimento

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8 febbraioil ministero della difesa annuncia il richiamo dei riservisti, mentre continuano le voci di complotti e le manifestazioni.

10 febbraioMovimenti in corso in seno alla centrale sindacale unicaUGTT, dove prevale l’ala sinistra che chiede un cambio didirezione , giudicata troppo debole nei confronti del Vecchio regime.

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Oggi• "Siamo diventati liberi, ma dobbiamo

pagare questa libertà con una transizione difficile" ha affermato Mahmoud Boualif, un professore 68enne. E infatti non si può dire che la nuova costituzione abbia avuto un processo semplice. Tanti sono stati i ritardi, tantissimi i dibattiti feroci, primo su tutti quello riguardante il rapporto tra Stato e religione, senza contare che solo la scorsa settimana sono stati approvati gli articoli riguardanti i diritti delle donne.

• Il bilancio di quest'anno, che prevede dei tagli ai sussidi alimentari e un aumento delle imposte, riflette le riforme richieste dal Fondo monetario internazionale (Fmi) per

concedere un prestito di 1,74 miliardi di dollari. Il Fmi ha ritardato più volte il prestito dicendo che le riforme economiche tunisine non erano sufficienti, mettendo di fatto al Paese un cappio finanziario. La disoccupazione è alle stelle.

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• «Sono trascorsi tre anni.. Eppure sembra molto di più: in questo lasso di tempo la disperazione ha preso il posto della speranza, la paura si è sostituita all’ottimismo, la violenza trionfa dove prima c’erano manifestazioni per lo più pacifiche. Solo tre anni per far dimenticare quanto le folle del Medio Oriente, e assieme a loro tanti nel mondo occidentale, inizialmente fossero rimasti affascinati dalla forza trainante, innovativa, rivoluzionaria e giovane di quelle che furono quasi subito definite “le primavere arabe”. Oggi il fanatismo islamico in crescita quasi dovunque nel mondo musulmano, i massacri, il terrorismo, la follia distruttrice in Siria, la destabilizzazione egiziana, il caos in Yemen, lo sfascio della Libia, hanno cancellato le speranze iniziali. Ma proprio per questi motivi vale la pena di ricordarle.»

• -Lorenzo Cremonesi, dal «Corriere della Sera»

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Elezioni 2014• Con circa il 38% dei voti e un totale di 84 seggi su

217, il vincitore è Nidaa Tounes. Staccato di circa 9 punti percentuali Ennahda, del partito islamista, è principale sfidante della coalizione laica uscita vincitrice dal verdetto delle urne.